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Tesi Andrea Serena YOGADARSANA - India con Massimo Taddei

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UNIVERSITÀ CÀ FOSCARI DI VENEZIA<br />

Facoltà di Lettere e Filosofia<br />

Corso di Laurea in Filosofia e Teoria delle Scienze<br />

YOGADARŚANA<br />

Relatore: Ch.mo Prof. UMBERTO GALIMBERTI<br />

Correlatore: Ch.mo Prof. LUIGI VERO TARCA<br />

Laureando: ANDREA SERENA<br />

Matricola 780572


Anno Accademico<br />

2004-2005<br />

Indice<br />

Introduzione pag. 3<br />

I. INTORNO ALLA FILOSOFIA INDIANA<br />

1. Peculiarità della Filosofia <strong>India</strong>na >> 11<br />

2. Cenni sulla storia della Filosofia <strong>India</strong>na >> 14<br />

2.1 Periodo Vedico >> 15<br />

2.2 Periodo Epico >> 19<br />

2.3 Periodo dei Sutra >> 20<br />

2.4 Periodo della Rinascenza >> 21<br />

3. I Darsana>>25<br />

3.1 Nyaya >> 26<br />

3.2 Vaisheshika >> 29<br />

3.3 Samkhya >> 31<br />

3.4 Yoga >> 34<br />

3.5 Mimansa >> 35<br />

3.6 Vedanta >> 37<br />

3.7 Jainismo >> 39<br />

3.8 Buddhismo >> 41<br />

3.9 Charvaka >> 45<br />

1


II. GLI YOGASUTRA DI PATANJALI >> 47<br />

III. PARAFRASI DEGLI YOGASUTRA >> 95<br />

APPENDICE >> 127<br />

GLOSSARIO >> 130<br />

BIBLIOGRAFIA >> 139<br />

2


INTRODUZIONE<br />

“Senza lo Yoga come<br />

potrebbe mai la <strong>con</strong>oscenza <strong>con</strong>ferire la liberazione?<br />

Senza la <strong>con</strong>oscenza poi come potrebbe lo Yoga<br />

procurare la liberazione?<br />

Pertanto chi ardentemente aspira, più di ogni altra cosa,<br />

alla liberazione dovrebbe sforzarsi di perseguire sia la<br />

Conoscenza sia lo Yoga”.<br />

3<br />

Yogaskhopanisad: I, 13-14<br />

Il presente lavoro si propone di presentare lo yoga classico.<br />

Conosciuto anche come raja yoga o yoga regale, lo yoga<br />

classico è descritto magistralmente negli "Yogasutra" di<br />

Patanjali, l’opera di riferimento dello Yogadarshana, uno dei<br />

nove sistemi della filosofia classica indiana.


Per rendere chiara ed accessibile l’esposizione al lettore che non<br />

abbia familiarità <strong>con</strong> la filosofia indiana in generale e <strong>con</strong> lo yoga<br />

in particolare, si è scelto di iniziare dal <strong>con</strong>testo culturale e<br />

filosofico indiano in cui è nato e si è sviluppato lo yoga classico.<br />

Non è proprio della cultura orientale l’uso cartesiano di dividere<br />

metodologicamente in settori ciò che appartiene alla vita nella<br />

sua visione più totale. Non si in<strong>con</strong>tra distinzione tra filosofia,<br />

psicologia e religione.<br />

In <strong>India</strong> la filosofia permea inidistintamente tutti i campi della<br />

vita, non rimane uno studio astratto ed accademico, ma si<br />

propone, e viene accolta, come vero e proprio stile di vita.<br />

Nella cultura indiana la filosofia stessa diviene un modo di vivere,<br />

la teoria si realizza nella prassi e l’uomo si offre alla realizzazione<br />

spirituale seguendo “la via”.<br />

Il fine, comune a tutti i percorsi di ricerca, siano essi filosofici,<br />

religiosi, spirituali è di liberarsi dall’ignoranza e dalla sofferenza .<br />

Una delle vie che <strong>con</strong>du<strong>con</strong>o alla liberazione è lo Yogadarshana,<br />

visione filosofica dell’esistenza.<br />

Il fondatore dello Yogadarshana è Patanjali, un illuminato, una<br />

figura leggendaria. Intorno alla sua vita non si sa nulla, alcuni gli<br />

attribuis<strong>con</strong>o una incarnazione divina dal dio Vishnu. Persino il<br />

4


periodo della sua esistenza è motivo di dibattito tra gli studiosi, si<br />

presume sia vissuto o nel II sec. a.C. o nel II sec. d.C..<br />

Yoga, etimologicamente, deriva dalla radice sanscrita yuj, che<br />

può significare: <strong>con</strong>nettere, collegare, legare insieme, tenere<br />

stretto, aggiogare. Da yuj derivano anche il latino jungere, jugum<br />

e l’inglese yoke.<br />

Darshana, deriva dal sanscrito drs che significa “vedere”; un<br />

vedere che include percepire, speculare, verificare, intuire. Nella<br />

tradizione i darshana sono le scuole di pensiero, i sistemi<br />

filosofici classici del periodo dei sutra.<br />

Sutra significa filo, corda, sutura. È il filo che unisce le<br />

centonovantacinque affermazioni di Patanjali. In italiano viene<br />

tradotto <strong>con</strong> aforisma o sermone, in lingua pali <strong>con</strong> sutta, in<br />

giapponese <strong>con</strong> kyo. Per sutra s’intendono anche dei passi o<br />

delle parti di testi sacri.<br />

Oltre allo yoga classico di Patanjali vi sono anche altre tradizioni<br />

che hanno un loro yoga, si <strong>con</strong>os<strong>con</strong>o, tra gli altri uno yoga<br />

buddhista ed uno yoga jainista.<br />

Per estensione, possiamo dire che ogni sentiero sulla via della<br />

realizzazione spirituale può essere chiamato yoga.<br />

Yoga è unire un’esistenza ad uno stato di liberazione.<br />

Questo è lo scopo dello yogi che, attraverso la pratica, raggiunge<br />

lo stato di kaivalya, liberazione, nella quale si realizza l’unione<br />

5


dell’essere <strong>con</strong> il principio supremo: il dio dei religiosi, la verità<br />

assoluta dei filosofi e, per gli yogi, lo stato divino, in cui la pura<br />

coscienza, il purusha, dimora in sé stessa.<br />

Lo Yogadarshana è una scienza di realizzazione spirituale, non è<br />

una religione perchè non prevede né riti, né culti, nè dogmi, né<br />

atti di fede, anzi, lo yoga è vera sperimentazione.<br />

Il praticante che percorre il sentiero attraverso la disciplina in otto<br />

parti, l’ashtanga yoga di Patanjali, sperimenta personalmente i<br />

progressi ed i cambiamenti che la pratica apporta alla sua<br />

esistenza.<br />

Gli otto elementi costitutivi dello yoga classico sono:<br />

1-2 Le pratiche di yama e niyama, le norme etiche, di <strong>con</strong>dotta<br />

verso gli altri e verso sé stessi, migliorano lo stato della mente<br />

che non viene più disturbata da pensieri disturbanti e<br />

<strong>con</strong>seguenti azioni negative.<br />

3 La pratica degli asana, le posizioni, migliora lo stato del corpo,<br />

lo mette in pace, affinché l’agitazione e la malattia non<br />

compromettano la ricerca.<br />

4 La pratica di pranayama migliora l’attività respiratoria ed aiuta a<br />

stabilizzare la mente.<br />

5 Le pratiche di pratyahara <strong>con</strong>sente il <strong>con</strong>trollo sui sensi.<br />

6


6-7-8 La pratica di dharana, <strong>con</strong>centrazione di dhyana,<br />

meditazione e di samadhi, portano a stati elevati di<br />

<strong>con</strong>sapevolezza.<br />

Il praticante si rende <strong>con</strong>to, da subito, dell’efficacia dello yoga, la<br />

salute fisica e mentale aumentano e la ricerca della felicità viene<br />

intrapresa in una <strong>con</strong>dizione di forma migliore.<br />

Vivere lo Yogadarshana significa non solo pensare, ma anche<br />

agire, allo scopo di superare i propri limiti e migliorare la propria<br />

esistenza <strong>con</strong>dizionata dalla non <strong>con</strong>oscenza.<br />

L’ignoranza, avidya, è il campo in cui la sofferenza cresce.<br />

Un’ignoranza che può essere vinta offrendosi ad una nuova<br />

prospettiva di <strong>con</strong>oscenza salvifica.<br />

Questo yoga è una terapia integrale, anche psicologica, la mente<br />

intraprende un lavoro di purificazione dalle afflizioni mentali. Le<br />

false identificazioni, le avversioni, le paure, gli attaccamenti<br />

vengono superati.<br />

Lo yoga di Patanjali è una grande scuola di psicologia che,<br />

duemila anni prima di Freud, tratta dell’in<strong>con</strong>scio e delle forze<br />

che in esso sono <strong>con</strong>tenute ad esempio le vasana: impressioni<br />

mentali in<strong>con</strong>sce causate dal vissuto, il frutto di esperienze,<br />

azioni, pensieri del passato o di vite precedenti; oppure i<br />

7


samskara: veri e propri semi psichici pronti ad emergere e<br />

svilupparsi in vasana, così potenti da <strong>con</strong>dizionare azioni,<br />

espressioni, comportamenti. Le vasana sono gli impulsi<br />

dell’essere ad agire, o meglio, a fare.<br />

E’ per mezzo della pratica meditativa dello yoga che le afflizioni<br />

mentali, klesha, così, come le vasana possono essere prima<br />

attenuate e poi estinte.<br />

Lo Yogadarshana è rivolto all’uomo che, ovunque e da sempre,<br />

si <strong>con</strong>fronta <strong>con</strong> il proprio dolore e <strong>con</strong> la propria sete di ricerca.<br />

Questo lavoro vuole portare <strong>con</strong>oscenza, ma nessuna parola<br />

potrà mai sostituirsi alla pratica di vita necessaria per<br />

comprendere profondamente l’attualissimo messaggio di<br />

Patanjali, il dono di un saggio a tutti i ricercatori spirituali di ogni<br />

epoca.<br />

8


I INTORNO ALLA FILOSOFIA INDIANA<br />

1. Peculiarità della filosofia indiana<br />

La filosofia indiana è pragmatica, ri<strong>con</strong>osce che la vita è<br />

sofferenza, quindi cerca e trova vie di interpretazione, darshana,<br />

ossia modi di vedere, che <strong>con</strong>du<strong>con</strong>o alla liberazione. Non è<br />

importante se queste vie siano portatrici della verità ultima, ma<br />

sono da <strong>con</strong>siderarsi vere quando diventano efficaci rimedi al<br />

dolore di vivere la cui causa fondamentale è ri<strong>con</strong>osciuta nel<br />

desiderio. Il soffrire dell’individuo è dovuto alla differenza tra ciò<br />

che si è e ciò che si vorrebbe essere, tra ciò che si ha e ciò che<br />

si vorrebbe avere.<br />

Il rimedio a questo dolore sta nel far corrispondere soddisfazione<br />

e desiderio, ma poiché la ricerca della soddisfazione degli<br />

incessanti desideri potrebbe essere infinita, nel suo<br />

pragmatismo, la filosofia indiana propone di estinguere la causa<br />

della sofferenza alla sua fonte: il desiderare.<br />

Se <strong>con</strong>trollare i desideri diviene la disciplina, ne <strong>con</strong>segue che<br />

per ri<strong>con</strong>oscere tali desideri il praticante debba iniziare una vera<br />

e propria indagine introspettiva, una ricerca del sé, il “ti esti” degli<br />

9


antichi filosofi greci. L’atto di nascita di una spiritualità intesa<br />

come momento di <strong>con</strong>oscimento, o meglio di ri<strong>con</strong>oscimento di<br />

se stessi, del proprio rapporto <strong>con</strong> le cose del mondo e momento<br />

di promozione di un auto<strong>con</strong>trollo sui desideri che porta ad uno<br />

stato di soddisfazione al quale <strong>con</strong>segue uno stile di vita.<br />

Uno degli aspetti fondanti di questo stile d vita è la pratica della<br />

non-violenza, intesa come pratica di abbandono di quella<br />

violenza utile e necessaria al <strong>con</strong>seguimento della soddisfazione<br />

di desideri-pulsioni-compulsioni. Una non-violenza né verso se<br />

stessi né verso gli altri. Non è poi così assurda l’equazione:<br />

“quando desidero soffro” equivalente a “quando soffro mi faccio<br />

violenza”. E non è nemmeno così assurdo pensare che per<br />

soddisfare i miei desideri probabilmente viene fatta violenza a<br />

qualche essere della natura.<br />

La realtà ci ritrova dispersi, tra bisogni e desideri, in uno stato di<br />

sofferenza che nemmeno la società più opulenta può estinguere,<br />

tanto meno una società di mercato come è la nostra, che, per<br />

sopravvivere, deve creare sempre nuovi bisogni e nuovi desideri<br />

al fine di produrre e <strong>con</strong>sumare incessantemente.<br />

In <strong>India</strong> la filosofia è spirituale e strettamente legata alla<br />

religione; una religione non dogmatica, che cresce <strong>con</strong> il<br />

10


crescere del pensiero che la costituisce, non morale, ma<br />

spirituale e <strong>con</strong>templativa.<br />

Ogni movimento religioso indiano è sostenuto da un impianto<br />

filosofico sempre disponibile a nuovi commenti e a nuove<br />

interpretazioni.<br />

Sono le istanze spirituali intorno alla natura del divino, all’anima e<br />

allo scopo della vita ad alimentare il prolifico pensiero indiano.<br />

Come sostiene Radhakrishnan: “…la tendenza spirituale è la<br />

nota dominante dello spirito indiano; essa ha plasmato tutto il<br />

pensiero dell’<strong>India</strong> e ha dato un’impronta a tutta la sua civiltà”…”<br />

è una caratteristica dello spirito indiano il crescere, <strong>con</strong>siste nel<br />

prendere quanto c’è di buono nel passato e aggiungergli<br />

qualcosa: ereditare la fede dai padri e modificarla se<strong>con</strong>do lo<br />

spirito dei tempi.”<br />

La filosofia in <strong>India</strong> non viene intesa come mero esercizio<br />

intellettuale, ma come stile di vita; anche lo stesso filosofo mette<br />

in praxis la propria theoria vivendo in phronesis, saggezza.<br />

A tale proposito è opportuno avvalersi ancora una volta del<br />

prezioso pensiero di Radhakrishnan relativo ai darshana, le<br />

scuole filosofiche, e all’essere filosofi: …“Darshana, la visione<br />

filosofica, è una percezione spirituale, una visione totale, rivelata<br />

alla comprensione dell’anima. Questa visione interiore é<br />

possibile solo dove e quando la filosofia venga vissuta, questa è<br />

11


la nota caratteristica di un vero filosofo; così le eccelse glorie<br />

della filosofia sono possibili solo a coloro che hanno acquisito la<br />

purezza d’animo. Questa purezza si basa su un’accettazione<br />

profonda dell’esperienza ed è realizzata solamente quando viene<br />

trovato nell’uomo un centro di forza nascosto dal quale egli non<br />

solo può esaminare, ma anche comprendere la vita. Da tale<br />

fonte interiore il filosofo ci rivela la verità della vita, una verità che<br />

il semplice intelletto non è in grado di scoprire: la visione<br />

scaturisce, quasi naturalmente come un frutto dal fiore, dal<br />

centro invisibile da cui tutte le esperienze si <strong>con</strong>ciliano”.<br />

2. Cenni sulla storia della filosofia indiana<br />

Nel pensiero indiano è sempre stata data più importanza al<br />

“cosa” rispetto al “chi” e più importanza al “come” rispetto al<br />

“quando”. Ne <strong>con</strong>segue che una storia della filosofia indiana,<br />

intesa come una narrazione sistematica degli eventi filosofici,<br />

ordinati cronologicamente, per la mancanza di documentazioni e<br />

la frammentarietà dei reperti, risulta davvero difficile da produrre.<br />

Sono, tuttavia, ri<strong>con</strong>osciuti dei periodi fondamentali: il periodo<br />

vedico (1500 a.C.- 600 a.C.), il periodo epico (600 a.C.- 200 d.<br />

C.), il periodo dei Sutra (dal 600 a.C. al 600 d.C.), il periodo<br />

12


scolastico, corrispondente a quello occidentale ed il<br />

<strong>con</strong>temporaneo periodo della Rinascenza.<br />

Nella tradizione indiana sono più importanti i sistemi e le scuole<br />

filosofiche piuttosto che la personalità dei filosofi stessi come,<br />

invece, avviene in occidente. Della vita, della persona dei<br />

filosofi indiani, siano essi stati fondatori di scuole o autorevoli<br />

commentatori, si sa poco e ciò che si rac<strong>con</strong>ta di loro non<br />

sempre è supportato da dati certi e spesso il rac<strong>con</strong>to s<strong>con</strong>fina<br />

nella leggenda.<br />

2.1 Periodo vedico<br />

Questo periodo va, presumibilmente, dal 4000 a.C. al 700 a.C.<br />

Il termine sanscrito veda significa scienza, dottrina sacra.<br />

I testi vedici sono il frutto di un processo plurisecolare in cui la<br />

cultura degli antichi indiani e la cultura delle popolazioni ariane,<br />

che emigrarono in <strong>India</strong>, si fusero dando vita ai più antichi<br />

documenti dello spirito umano.<br />

Vi sono quattro raccolte nei testi Veda: Rig, Yajur, Sama,<br />

Atharva. Ciascuna raccolta <strong>con</strong>siste di tre parti: Mantra che<br />

<strong>con</strong>tengono gli inni spesso rivolti alla natura; Brahmana che<br />

<strong>con</strong>tengono i precetti e i doveri religiosi; Upanisad e Aranyaka<br />

che trattano temi filosofici.<br />

Il Rigveda, Veda degli inni, la cui stesura fu <strong>con</strong>clusa attorno<br />

all’anno 1000 a.C., è costituito dalla raccolta di circa 1028 inni<br />

13


dedicati alle numerose divinità induiste e sono divisi in dieci libri<br />

di epoca e derivazione diverse.<br />

Lo Yajurveda, Veda delle formule liturgiche sacrificali è suddiviso<br />

in 40 sezioni, è una raccolta di preghiere, per la maggior parte<br />

composte <strong>con</strong> versi tratti dal Rigveda, riadattati per le grandi<br />

cerimonie, durante le quali venivano recitate dal sacerdote<br />

officiante.<br />

Il Samaveda, Veda dei canti, raccoglie 1800 strofe, quasi tutte<br />

tratte dal Rigveda, accompagnate da indicazioni musicali e<br />

disposte in modo da costituire canti liturgici per la celebrazione<br />

dei grandi sacrifici. Gli inni sono dedicati, principalmente, alle<br />

divinità Agni, Soma e Indra.<br />

L’Atharvaveda, da Atharvan, mistico sacerdote del fuoco, è il<br />

Veda delle formule magiche e comprende 731 inni suddivisi in 20<br />

libri, <strong>con</strong>tiene formule magiche per incantesimi amorosi,<br />

preghiere da recitare nelle situazioni di vita comune e inni di<br />

carattere filosofico.<br />

Le Upanisad costituis<strong>con</strong>o la parte <strong>con</strong>clusiva dei Veda, ne<br />

proseguono e ne approfondis<strong>con</strong>o l’indagine. Questi sacri testi<br />

trasmettono una sapienza elevata. Essi trattano temi di natura<br />

mistica, filosofica, cosmologica, come dell’origine dell’universo,<br />

dell’essenza del divino, dell’anima individuale, atman, e<br />

dell’anima universale, brahman, delle cause della vita e il del<br />

destino dell’uomo dopo la morte.<br />

14


Upa-ni-sad è un termine sanscrito e significa “sedersi vicino”, “ai<br />

piedi del maestro” intesa come l’azione del discepolo che si<br />

dispone all’ascolto dell’insegnamento del maestro.<br />

In forma di dialoghi, leggende, parabole, enigmi si <strong>con</strong>tano oltre<br />

300 Upanisad, di queste 108 vengono <strong>con</strong>siderate canoniche,<br />

chiamate antiche e medie, sono <strong>con</strong>siderate le più importanti. Le<br />

più antiche, denominate vediche, sono 14 e fanno parte della<br />

rivelazione divina.<br />

Le Upanishad costituis<strong>con</strong>o un punto di riferimento<br />

fondamentale per tutto il pensiero indiano.<br />

Altra raccolta letteraria fondamentale è costituita dai Purana, i<br />

libri antichi, nei quali le verità enunciate nei Veda sono<br />

trasmesse e rese accessibili a tutti, <strong>con</strong> opportune interpretazioni<br />

ed illustrazioni. Anche le persone più semplici, alle quali non è<br />

<strong>con</strong>sentito accedere direttamente alla rivelazione sacra, grazie ai<br />

Purana <strong>con</strong>os<strong>con</strong>o il messaggio dei Veda.<br />

Il canone classico dei Purana prevede 18 Mahapurana, Purana<br />

maggiori e 18 Upapurana, Purana minori. Si narra che fu lo<br />

stesso dio Vishnu, nelle sembianze del mitico saggio Vyasa, a<br />

sistematizzare in “sole” quattrocentomila strofe quest’enorme<br />

opera di letteratura sacra. I Purana trattano argomenti della<br />

prassi religiosa hindu, come i pellegrinaggi, l’adorazione delle<br />

divinità, i canti, gli inni, i voti, le donazioni e le celebrazioni.<br />

Inoltre sono trattati temi quali la manifestazione del mondo, la<br />

15


imanifestazione del mondo successiva al riassorbimento<br />

dell’universo nell’uno indifferenziato, le genealogie di dei e<br />

veggenti, le epoche dei patriarchi del mondo e le storie dei<br />

sovrani delle dinastie solare e lunare.<br />

Upa-ni-sad è un termine sanscrito e significa “sedersi vicino”, “ai<br />

piedi del maestro” intesa come l’azione del discepolo che si<br />

dispone all’ascolto dell’insegnamento del maestro.<br />

In forma di dialoghi, leggende, parabole, enigmi si <strong>con</strong>tano oltre<br />

300 Upanisad, di queste 108 vengono <strong>con</strong>siderate canoniche,<br />

chiamate antiche e medie, sono <strong>con</strong>siderate le più importanti. Le<br />

più antiche, denominate vediche, sono 14 e fanno parte della<br />

rivelazione divina.<br />

Le Upanisad costituis<strong>con</strong>o la parte <strong>con</strong>clusiva dei Veda, ne<br />

proseguono e ne approfondis<strong>con</strong>o l’indagine, trasmettono una<br />

sapienza elevata. Trattano temi di natura mistica, filosofica,<br />

cosmologica, come l’origine dell’universo, l’essenza del divino,<br />

l’anima individuale, atman, e l’anima universale, brahman, le<br />

cause della vita e il destino dell’uomo dopo la morte.<br />

Questo insieme di testi sacri costituisce un punto di riferimento<br />

fondamentale per tutto il pensiero indiano.<br />

16


2.3 Il periodo epico<br />

Questo periodo va, presumibilmente, dal 1000 a.C. al 200 d.C.<br />

Al fine di trasmettere al popolo la sapienza <strong>con</strong>tenuta nei testi<br />

vedici, ma non sempre accessibile, fiorisce una letteratura<br />

tradizionale sacra composta da storie e poemi.<br />

Le raccolte più importanti e <strong>con</strong>osciute sono il “Mahabharata” ed<br />

il “Ramayana”.<br />

Il Mahabharata è la narrazione epica delle lotte di <strong>con</strong>quista<br />

svolte nel territorio indiano, si tratta di una monumentale opera<br />

ricca di insegnamenti riguardanti la medicina, le regole di vita, la<br />

politica, la filosofia, la religione.<br />

La Bhagavad Gita, “Il canto del Beato” costituisce il momento più<br />

alto della raccolta. Questo canto tratta della natura dell’uomo,<br />

dell’universo e della ri<strong>con</strong>ciliazione tra spirito e materia come<br />

mezzo per il raggiungimento della liberazione.<br />

Il Ramayana è un poema suddiviso in quattro parti.<br />

Questa narrazione epica propone modelli di ordine sociale ed<br />

individuale. Protagonisti ne sono il divino Rama, incarnazione di<br />

Vishnu, e la moglie Sita, modelli della virilità maschile e della<br />

femminilità ideale.<br />

17


Nel periodo epico vennero anche formulate varie esposizioni che<br />

non hanno la forma della narrazione, tra queste il Dharma<br />

Shastra, <strong>con</strong>tenente regole di comportamento di vita sociale ed<br />

individuale; l’Artha Shastra di Kautilya, sull’importanza e la<br />

necessità ed il <strong>con</strong>seguimento dei mezzi di sostentamento; il<br />

Manu Shastra sull’ordine sociale e la giustizia gestiti dalle<br />

istituzioni e dai re; lo Shastra di Yajnavalkya sull’ordine della vita<br />

individuale ed il Kama Shastra, meglio <strong>con</strong>osciuto come Kama<br />

Sutra di Vatsyayana sull’ottenimento del piacere.<br />

2.4 Il periodo dei Sutra<br />

Questo periodo, il più importante per la presente trattazione, va,<br />

presumibilmente, dal 600 a.C. al 600 d.C.<br />

E’ la grande stagione dei “darsana”, le visioni filosofiche.<br />

La sapienza e la ricchezza del pensiero indiano vengono<br />

sistematizzate nelle varie scuole. Una speculazione filosofica di<br />

grande spessore offre la nascita ai nove sistemi classici.<br />

Tre di essi sono <strong>con</strong>siderati non ortodossi, nastika, in quanto non<br />

aderenti ai Veda: Buddhismo, Jainismo e Charvaka.<br />

I restanti sei sono <strong>con</strong>siderati ortodossi, astika, in quanto<br />

aderenti ai Veda e sono: Nyaya, Vaisheshika, Samkhya, Yoga,<br />

Purva Mimansa e Vedanta.<br />

18


Al fine di <strong>con</strong>testualizzare al meglio lo Yogadarshana, argomento<br />

principale di questo lavoro, i vari darshana sono singolarmente<br />

trattati nelle pagine seguenti.<br />

2.5 Il periodo della Rinascenza<br />

Questo periodo parte dal 1800 d.C. circa.<br />

Autorevoli commentatori come Ram Mohun Roy, Ramakrishnan,<br />

Radhakrishnan, Aurobindo produ<strong>con</strong>o un grande lavoro di<br />

revisione e riesame delle tradizioni filosofiche indiane anche in<br />

virtù dei <strong>con</strong>tatti e le influenze avute <strong>con</strong> la filosofia occidentale.<br />

Ram Mohan Ray nasce Radhanagar, nel Bengala. Cresciuto alla<br />

corte del Gran Mogol, viene educato alla cultura araba-persiana.<br />

Trasferito a Patna apprende l’arabo, il persiano, il greco, il<br />

sanscrito e traduce , in bengali, opere di Platone, Aristotele,<br />

Plotino e parti del Corano. Grande studioso, si reca in Tibet per<br />

studiare il buddhismo. Sostiene che il colonialismo inglese sia<br />

utile all’<strong>India</strong> e questo gli crea non pochi problemi famigliari.<br />

Attacca gli usi e costumi hindu più retrivi e gazie al suo attivismo<br />

nel 1832 venne proibita l’arsione delle vedove, il sati.<br />

Nel 1816 pubblica il “Vedanta-sara” nel quale sostiene<br />

l’abbandono del politeismo a favore del monoteismo vedantico.<br />

19


Nel 1828 fonda il movimento Brahmo Samaj che invita alla<br />

tolleranza ed al superamento delle caste. Ram Mohan Ray<br />

crede in un unico dio eterno, onnisciente, creatore. Un dio che<br />

<strong>con</strong>cilia in sé il brahman delle Upanishad e del Vedanta e il dio<br />

delle religioni monoteistiche.<br />

Ramakrishnan, viene <strong>con</strong>siderato un avatar, incarnazione del<br />

divino, è un grande maestro spirituale. Non scrive ed il suo<br />

messaggio è trasmesso grazie all’opera dei suoi discepoli che<br />

compilano “ il vangelo di Ramakrishnan”. Egli nasce nel 1816 in<br />

Bengala, fin da bambino manifesta la sua religiosità, ventenne<br />

diviene sacerdote del tempio di Kali, la grande dea, ogetto della<br />

sua infinita devozione.<br />

Una sintesi del suo pensiero la ritroviamo in “ Vita di Shri<br />

Ramakrishnan”: “… i tre grandi sistemi <strong>con</strong>osciuti come<br />

dualismo, dvaita, monismo qualificato, visistadvaita, e monismo,<br />

advaita, egli li intese come stadi differenti sulla strada verso la<br />

meta. Egli sostenne che non erano <strong>con</strong>traddittori, bensì<br />

complementari, in quanto <strong>con</strong>seguivano a diversi modi di<br />

vedere… Ogni studioso di forme religiose sa che tempesta di<br />

opinioni in <strong>con</strong>flitto sia stata via via sollevata da parte degli<br />

aderenti delle diverse dottrine, a proposito di questi sistemi. Non<br />

cogliendone l’armonia che soggiaceva, ogni setta ha tentato la<br />

sua interpretazione da un solo punto di vista, escludendo gli altri<br />

due, <strong>con</strong> il risultato che le discussioni filosofiche son diventate<br />

20


per taluni uno spauracchio e hanno invece portato altri<br />

all’agnosticismo o all’ateismo… pertanto egli afferma che<br />

l’advaita è l’ultima parola nel processo della realizzazione. È<br />

qualcosa che deve essere esperito nel samadhi perché<br />

trascende la mente ed il discorso… per gli uomini comuni, assai<br />

attaccati ai sensi, sono utili le forme dualistiche della religiosità,<br />

in cui si trovano incorporati diversi elementi che hanno una base<br />

materiale, come la musica e i simboli”.<br />

Ramakrishnan ha una visione universalistica e ritiene gli dei delle<br />

diverse religioni manifestazioni differenti di un unico assoluto e<br />

della realtà ultima.<br />

Lasciò il corpo il 16 agosto 1886.<br />

Aurobindo Ghosh è nato nel 1872 a Calcutta. Studia in<br />

Inghilterra, dove <strong>con</strong>osce la cultura classica occidentale, evento<br />

fondamentale per la successiva formazione del suo pensiero.<br />

Attivista politico <strong>con</strong>tro il colonialismo britannico deve riparare a<br />

Pondicherry, protettorato francese, dove egli fonda il suo ashram<br />

e muore nel 1950.<br />

Aurobindo è <strong>con</strong>siderato un ponte tra Oriente ed Occidente. Il<br />

suo pensiero è raccolto in diverse opere, la più <strong>con</strong>osciuta è “La<br />

sintesi dello Yoga”, nella quale egli tratta la teoria dello yoga<br />

integrale, purna-yoga: “da lunghissimo tempo lo yoga si è<br />

allontanato dalla vita, e gli antichi sistemi che tentarono di<br />

abbracciare la vita, come quelli dei nostri antenati vedici, sono<br />

21


ormai troppo lontani da noi; il loro linguaggio non ci è più<br />

accessibile e le loro formule non sono più applicabili. Da<br />

quell’epoca in poi l’umanità ha percorso molta strada sull<br />

corrente eterna del tempo, e, quantunque il problema resti lo<br />

stesso, il modo di trattarlo deve essere necessariamente nuovo”.<br />

Il tema innovativo approfondito da Aurobindo è quello del<br />

supermentale, una nuova forma di coscienza superiore, una<br />

facoltà che <strong>con</strong>duce l’uomo ad identificarsi <strong>con</strong> il divino. Egli<br />

sostiene che: “La supermente <strong>con</strong>osce nel modo più completo e<br />

sicuro, non per pensiero, ma per identità, per pura immediatezza<br />

delle cose nel sé e per il sé […] Il pensiero supermentale è<br />

avvertito fondamentalmente come un <strong>con</strong>tatto, una unione o una<br />

identità cosciente della sostanza del <strong>con</strong>oscente <strong>con</strong> la sostanza<br />

essenziale della cosa <strong>con</strong>osciuta”.(da “La via divina”).<br />

Radhakrishnan Sarvapalli, nato nel sud dell’<strong>India</strong> a Tirutani, nel<br />

1888. Egli è filosofo e <strong>con</strong>oscitore dell’induismo, del buddhismo,<br />

della filosofia greca, del pensiero moderno. Intraprende <strong>con</strong><br />

successo la carriera accademica e la carriera politica, viene<br />

eletto Presidente della Repubblica <strong>India</strong>na dal 1962 al 1967.<br />

È autore di saggi tra i quali citiamo: “La filosofia indiana”, “La<br />

visione hindu della vita”, “La visione idealistica della vita”.<br />

Nel suo pensiero, che attinge al Vedanta di Shankara e<br />

all’idealismo di Hegel, egli sostiene la necessità di fondare una<br />

nuova etica che <strong>con</strong>templi una visione organica dell’universo,<br />

22


dell’anima e dell’uomo. Se<strong>con</strong>do Radhakrisnan, l’<strong>India</strong> ha<br />

ancora molto da offrire al mondo nell’ambito dell’esperienza<br />

religiosa. Esperienza indispensabile per l’acquisto di quella<br />

<strong>con</strong>sapevolezza che è necessaria per far sorgere questo grande<br />

cambiamento etico sociale.<br />

3. I Darshana<br />

Non vi sono infinite soluzioni alle istanze filosofiche indiane, né vi<br />

sono tanti filosofi che abbiano ognuno una propria verità, ma le<br />

stesse soluzioni sono destinate a rinnovarsi in epoche diverse.<br />

Pertanto, per comprendere il panorama filosofico indiano è<br />

opportuno ordinarlo per scuole, piuttosto che cronologicamente,<br />

o per singoli filosofi. Queste scuole vengono chiamate Darshana.<br />

Darshana, in elogio a Sarvepalli Radhakrishnan, leggiamo<br />

l’autorevole spiegazione di questo termine, <strong>con</strong>tenuta nella<br />

celeberrima “La filosofia indiana”: “Il termine darshana deriva<br />

dalla parola drs che significa “vedere”; tale vedere può indicare<br />

sia l’osservazione percettiva che la <strong>con</strong>oscenza di ordine<br />

<strong>con</strong>cettuale, oppure l’esperienza intuitiva; può anche significare<br />

la verifica di certi fatti, la ricerca logica o l’intuizione spirituale.<br />

Generalmente <strong>con</strong> la parola darsana intendiamo le esposizioni<br />

23


critiche, le valutazioni logiche o le scuole di pensiero. Questo<br />

termine viene adoperato per indicare una visione filosofica<br />

<strong>con</strong>seguita mediante l’esperienza intuitiva e <strong>con</strong>validata da<br />

argomentazioni logiche.<br />

Sotto il profilo filosofico, darsana significa mettere alla prova<br />

l’intuizione e svilupparla logicamente.<br />

Per darsana si intende anche un’ esposizione logica della realtà<br />

qualsiasi siano le <strong>con</strong>cezioni che la mente dell’uomo può avere<br />

riguardo ad essa, pur essendo punti di vista diversi, essi vogliono<br />

descrivere una stessa realtà”.<br />

Ed ancora il Tucci in “Storia della filosofia indiana”: “darsana fu il<br />

nome che divenne comune per designare un particolare indirizzo<br />

di pensiero, che vuole dire visione, cioè visione della verità o<br />

come viene qualche volta definita: tattvajnanasadhanam<br />

sastram, una dottrina la quale <strong>con</strong>duce <strong>con</strong> argomentazioni<br />

logiche alla <strong>con</strong>oscenza della realtà; e per estensione si dice<br />

pure siddhanta, che essenzialmente vuole designare il<br />

documento e la prova di un particolare punto di vista, una tesi<br />

certa e poi viene ad indicare l’insieme di un sistema<br />

metodicamente svolto…il darsena fornisce i mezzi logici per<br />

<strong>con</strong>oscere la verità e farci di quella persuasi, ma viene il<br />

momento in cui queste argomentazioni razionali debbono cedere<br />

il posto all’esperienza, anubhava, onde quella verità diventa vita;<br />

alla <strong>con</strong>oscenza teorica, in altre parole, succede il sadhana, il<br />

24


dramma psicologico che sottraendo l’io al flusso del divenire,<br />

definitivamente lo reintegra nella sua indifferente e distaccata<br />

luminosità, nella sua singolarità impassibile e trascendente, nella<br />

immota purezza della coscienza cosmica…”<br />

3.1 Nyaya<br />

La parola sanscrita nyaya significa “analisi”, riferita a questo<br />

sistema per la sua peculiarità analitica riguardo l’esposizione di<br />

un sistema di logica e di metodi attraverso i quali la verità può<br />

essere accertata.<br />

È un sistema ortodosso teistico.<br />

Il fondatore è ritenuto il bramano Gotama, vissuto tra il II ed il VI<br />

sec. a.C.<br />

La realtà è ri<strong>con</strong>osciuta in nove sostanze.<br />

L’Atma è <strong>con</strong>siderato sostanza e vi sono molti atma.<br />

La coscienza è <strong>con</strong>siderata una qualità accidentale dell’anima.<br />

Gli elementi sono: terra, acqua, luce, aria, etere, tempo, spazio,<br />

sé, mente.<br />

Il <strong>con</strong>cetto del divino è presente.<br />

Le fonti di <strong>con</strong>oscenza sono la percezione, l’inferenza, il<br />

<strong>con</strong>fronto, la testimonianza.<br />

È, prevalentemente, un sistema basato sullo studio della logica<br />

dei testi sacri e dei processi cognitivi. Non propone una nuova<br />

25


visione del mondo, ma si cura di analizzare le argomentazioni<br />

delle varie tesi, siano esse di carattere ritualistico, medico,<br />

sociale o altro.<br />

Il Nyaya è frutto di una lunga elaborazione, gli stessi sutra furono<br />

<strong>con</strong>tinuamente revisionati ed aggiornati.<br />

Gli Nyayasutra, (III sec.) sono divisi in cinque libri e vengono<br />

attribuiti ad Aksapada. Ad essi seguirono numerosi i<br />

commentari, il più antico fu quello di Vatsyayana intorno al IV-V<br />

sec., seguirono,tra gli altri, quelli del logico buddhista Dinnaga,<br />

di Uddyotakara, di Dharmakirti, di Vacaspati, di Udayana, di<br />

Jayantabhatta.<br />

Nel tredicesimo secolo il Tattvacintamani di Gangesa Upadhyaya<br />

costituisce una nuova scuola Nyaya.<br />

La liberazione dal samsara,scopo del Nyaya si <strong>con</strong>segue <strong>con</strong> la<br />

perfetta <strong>con</strong>oscenza delle categorie: “anima, corpo, organi dei<br />

sensi, oggetti dei sensi, intelletto, esperienza, mente, attività,<br />

difetti, rinascita, dolore, supremo bene, costituis<strong>con</strong>o la realtà<br />

che deve essere <strong>con</strong>osciuta”(Nyayasutra, I,1,9).<br />

I mezzi di <strong>con</strong>oscenza sono la percezione diretta, l’inferenza, la<br />

comparazione e la testimonianza. Tali mezzi sono da intendersi<br />

validi e veritieri e tale <strong>con</strong>oscenza non può essere soggetta a<br />

dubbio o <strong>con</strong>traddizione.<br />

Le categorie del Nyaya sono sedici: Pramana, mezzi di<br />

<strong>con</strong>oscenza esatta per <strong>con</strong>seguire la liberazione; Prameya,<br />

oggetto della esatta <strong>con</strong>oscenza; Samsaya, dubbio tra due<br />

26


alternative per arrivare alla certezza di una; Prayojana, intento<br />

all’agire per ottenere o evitare; Drstanta, esempio, di cosa nota e<br />

<strong>con</strong>divisa; Siddhanta, tesi accettata, <strong>con</strong>futata, ammessa;<br />

Ragionamento sillogistico in cinque termini: premessa, ragione,<br />

esempio negativo e positivo, uso dell’esempio, <strong>con</strong>clusione;<br />

Tarka, ipotesi; Nirnaya, determinazione; Vada, discussione;<br />

Jalpa, disputa; Vitanda, opposizioni cavillose; Hetvabhasa, errori<br />

logici; Chala, travisamento; Jati, <strong>con</strong>futazione insussistente;<br />

Nigrahasthana, punti di s<strong>con</strong>fitta.<br />

3.2 Vaisheshika<br />

Il nome del sistema è derivato dalla dottrina delle individualità<br />

atomiche, visheshas, una delle dottrine principali di questa<br />

scuola.<br />

È un sistema ortodosso teistico.<br />

Kanada, vissuto intorno al II sec. a.C. è <strong>con</strong>siderato il fondatore.<br />

La realtà è ri<strong>con</strong>osciuta in nove sostanze.<br />

L’Atma è <strong>con</strong>siderato sostanza e vi sono molti atma.<br />

La coscienza è <strong>con</strong>siderata una qualità accidentale dell’anima.<br />

Gli elementi sono: terra, acqua, luce, aria, etere, tempo, spazio,<br />

sé, mente.<br />

Il <strong>con</strong>cetto del divino è presente.<br />

Le fonti di <strong>con</strong>oscenza sono la percezione e l’inferenza.<br />

27


Il Vaisheshika <strong>con</strong>sidera il mondo costituito da atomi eterni, in<br />

costante divenire, che danno vita alle forme.<br />

Inoltre classifica i dati dell’esperienza in categorie.<br />

I sutra Vaisheshika attribuiti a Kanada sono suddivisi in nove<br />

capitoli a loro volta divisi i prima e se<strong>con</strong>da parte. I commentari<br />

succeduti ai Vaisheshikasutra portarono questo sistema ad<br />

affiancarsi al Nyaya, così da completarsi a vicenda. La<br />

<strong>con</strong>cezione atomica del primo si affiancò ai modelli logici del<br />

se<strong>con</strong>do.<br />

Per il Vaisheshika tutto ciò che si percepisce è reale, le cose<br />

esistono indipendentemente dal fatto che noi le percepiamo. Il<br />

mondo è una combinazione di atomi in <strong>con</strong>tinuo movimento.<br />

Il <strong>con</strong>oscibile è diviso nelle 6 categorie:<br />

sostanza, dravya, comprendente nove elementi: terra, acqua,<br />

fuoco, aria, etere, tempo, spazio, anima, mente;<br />

guna, da intendere come le 17 qualità di: colore, gusto, odore,<br />

tatto, numero, dimensione, individualità, <strong>con</strong>giungimento,<br />

anteriorità, posteriorità, intelligenza, piacere, dolore, piacere,<br />

avversione, volizione, gravità; inoltre le 6 qualità di: disgiunzione,<br />

fluidità, viscidità, suono, merito, demerito, autorestituzione;<br />

karma, inteso come movimento o azione: moto ascendente,<br />

moto discendente, <strong>con</strong>trazione, espansione, cambiamento di<br />

posizione;<br />

samanya o generalità: risiede in sostanza, qualità, azione e si<br />

riferisce al genere o alla specie;<br />

28


vishesha o individualità atomica o separativa : dimorante nelle<br />

sostanze eterne come mente, anima, tempo, spazio, etere, terra,<br />

acqua, luce, aria;<br />

samavaya o coesione: tra le parti ed il tutto, tra qualità ed<br />

oggetto qualificato, tra azione ed agente, tra atomi e sostanza,<br />

ecc…<br />

Venne in seguito aggiunta una settima categoria:<br />

abhava, la non esistenza: non esistenza che non ha principio ma<br />

ha un fine, non esistenza che ha principio e non ha termine, non<br />

esistenza senza principio né fine, non esistenza come negazione<br />

dell’identità.<br />

Molti vaisheshikas non <strong>con</strong>dividono questa settima categoria,<br />

ritenuta non filosofica e non affine al pensiero indiano.<br />

3.3 Samkhya<br />

Samkhya significa numero,calcolo.<br />

E’ un sistema ortodosso ateistico, i rigorosi limiti della<br />

<strong>con</strong>oscenza attraverso i quali questa scuola intende indagare il<br />

mondo non <strong>con</strong>sentono di sostenere <strong>con</strong> prove logiche, <strong>con</strong> la<br />

percezione o <strong>con</strong> la testimonianza, l’esistenza di una realtà<br />

divina. In un periodo più recente, intorno al XV sec., forse<br />

dovuto all’influenza del Vedanta, si parla di un Samkhya teistico,<br />

ma la tradizione rimane ateistica.<br />

29


Kapila è <strong>con</strong>siderato il fondatore.<br />

In questo sistema non è <strong>con</strong>templato un dio creatore, il mondo è<br />

l’effetto dell’interazione tra la potenzialità della natura prakriti<br />

<strong>con</strong>tinuamente attiva ed il purusha, la pura coscienza<br />

in<strong>con</strong>dizionata.<br />

La realtà è costituita dalla pura coscienza del purusha e dalla<br />

prakriti, la natura costituita e <strong>con</strong>dizionata dall’attività dei tre<br />

guna.<br />

Vi sono molti atma e sono <strong>con</strong>cepiti come purusha.<br />

Gli elementi costitutivi dell’essere sono ventiquattro: terra,<br />

acqua, fuoco, aria, spazio; olfatto, gusto, forma, tatto, suono;<br />

senso dell’olfatto, senso del gusto, senso della vista, senso del<br />

tatto, senso dell’udito; organi di escrezione, organi di<br />

procreazione, organi di locomozione, capacità di presa, capacità<br />

di parola; manas o mentale; ahamkara o senso dell’io; buddhi o<br />

intelletto; prakriti o manifestazione della natura.<br />

Le fonti di <strong>con</strong>oscenza valida sono la percezione, l’inferenza, la<br />

testimonianza.<br />

Ogni tipo di <strong>con</strong>oscenza implica tre fattori: il soggetto<br />

<strong>con</strong>oscente, il processo cognitivo, l’oggetto <strong>con</strong>osciuto.<br />

Se<strong>con</strong>do Vacaspati: “ogni uomo usa all’inizio i sensi esterni, poi<br />

percepisce (col manas), quindi riferisce i diversi oggetti al suo<br />

ego (ahamkara), ed infine decide <strong>con</strong> l’intelletto (buddhi) cosa<br />

fare”.<br />

30


L’esperienza <strong>con</strong>cerne il purusha e gli strumenti necessari sono<br />

buddhi, ahamkara, manas ed i sensi per mezzo dei quali<br />

l’oggetto viene percepito.<br />

Il samkhya ricerca una spiegazione razionale del mondo e delle<br />

esperienze.<br />

Considera la <strong>con</strong>oscenza la via per raggiungere la liberazione<br />

dalla sofferenza. La triplice sofferenza che può essere di origine<br />

interna che nasce dalla natura psico-fisica dell’uomo, relativa a<br />

cause del mondo o dovuta a fattori esterni.<br />

In sintesi, il purusha esiste da sempre e per sempre; è la non<br />

<strong>con</strong>oscenza della distinzione tra purusha e prakriti che causa il<br />

ciclo samsarico delle rinascite.<br />

Anche per le origini di questo darshana una datazione certa<br />

risulta impossibile, vi sono delle analogie di pensiero anche nel<br />

RigVeda, inoltre <strong>con</strong>cetti samkhya sono presenti in altri sistemi<br />

filosofici indiani, su tutti, nello Yogadarsana di Patanjali.<br />

Per la letteratura di questa scuola, “Samkhyakarika” di<br />

Isvarakrishna del IV e V sec. d.C. è il trattato più autorevole, non<br />

si tratta dell’opera più antica, ma sicuramente della più<br />

significativa; da ricordare la raccolta “Samkhyasutra” del XV sec.<br />

circa, epoca in cui si ebbe una rinascita di questo sistema<br />

filosofico.<br />

31


3.4 Yogadarsana<br />

Yoga significa unione, unificazione.<br />

È un sistema ortodosso teistico. Il divino viene anche inteso<br />

come uno stato dell’essere, una <strong>con</strong>dizione di purusha speciale.<br />

Patanjali è il compilatore della disciplina dello yoga e il fondatore<br />

dello Yogadarshana. Egli è l’autore degli Yogasutra, il testo di<br />

riferimento di questo sistema. Anche per quanto riguarda la vita<br />

di Patanjali, le informazioni sono poche e <strong>con</strong>raddittorie, alcuni<br />

studiosi ritengono che sia vissuto intorno al II sec. a.C., per altri<br />

intorno al II sec. d.C..<br />

La realtà è costituita dalla pura coscienza del purusha e dalla<br />

prakriti, la natura costituita e <strong>con</strong>dizionata dall’attività dei tre<br />

guna: sattva, rajas, tamas.<br />

Vi sono molti atma e vengono <strong>con</strong>cepiti come purusha.<br />

Gli elementi costitutivi dell’essere sono ventiquattro:<br />

terra, acqua, fuoco, aria, spazio;<br />

olfatto, gusto, forma, tatto, suono;<br />

senso dell’olfatto, senso del gusto, senso della vista, senso del<br />

tatto, senso dell’udito;<br />

organi di escrezione, organi di procreazione, organi di<br />

locomozione, capacità di presa, capacità di parola;<br />

manas, mentale; ahamkara, senso dell’io; buddhi, intelletto;<br />

prakriti, la manifestazione della natura.<br />

32


Le fonti di <strong>con</strong>oscenza valida sono la percezione, l’inferenza, la<br />

testimonianza.<br />

Lo Yogadarshana non rimane una visione puramente intellettiva,<br />

ma propone un cammino pratico che <strong>con</strong>duce alla felicità<br />

attraverso la liberazione dalla sofferenza. L’applicazione della<br />

disciplina investe l’individuo nei suoi aspetti etico, corporeo e<br />

mentale. Un’attività materiale che porta allo spirituale, una<br />

pratica esteriore che promuove l’interiorità. Yoga è l’unificazione<br />

di questi opposti apparenti, al fine di reintegrare l’essere e per<br />

ri<strong>con</strong>oscerne l’essenza più pura. Per mezzo della pratica,<br />

sull’agire, sulle posizioni del corpo, sul respiro, sui sensi, sulla<br />

<strong>con</strong>centrazione, sulla meditazione, il praticante progredisce<br />

avvicinando stati di <strong>con</strong>sapevolezza, di saggezza, di beatitudine<br />

sempre maggiori. Fino a raggiungere lo stato di kaivalya, la<br />

liberazione dalla sofferenza, la <strong>con</strong>quista della felicità.<br />

Infine, ma non per ultimo, è da ricordare che l’impianto filosofico<br />

del Samkhya sta alla base dello Yogadarshana.<br />

3.5 Mimansa<br />

Il termine sanscrito mimansa significa investigazione, ricerca,<br />

esame. Associato a “purva” che significa primo o precedente, il<br />

Mimansa è anche chiamato Purva Mimansa, ossia “prima<br />

33


investigazione”, nome usato in <strong>con</strong>trapposizione a Uttara<br />

Mimansa che significa “Ultima Investigazione” uno dei nomi<br />

attribuiti al sistema Vedanta.<br />

Jaimini ne è <strong>con</strong>siderato il fondatore, o meglio il raccoglitore e<br />

compilatore delle antiche interpretazioni ortodosse.<br />

E’ un sistema ortodosso.<br />

La realtà è ri<strong>con</strong>osciuta in nove sostanze.<br />

L’Atma è <strong>con</strong>siderato quale sostanza e vi sono molti atma.<br />

La coscienza è <strong>con</strong>siderata una qualità accidentale dell’anima.<br />

Gli elementi sono: terra, acqua, luce, aria, etere, tempo, spazio,<br />

sé, mente.<br />

Il <strong>con</strong>cetto del divino nel Mimansa è molto dibattuto dai vari<br />

commentatori.<br />

Le fonti di <strong>con</strong>oscenza sono percezione, inferenza,<br />

testimonianza, <strong>con</strong>fronto, postulato, non esistenza.<br />

Il Purva Mimansa è basato sulla liberazione attraverso<br />

l’osservanza dei riti ortodossi, delle cerimonie, dell’adorazione,<br />

della preghiera se<strong>con</strong>do l’insegnamento dei Veda e delle grandi<br />

opere religiose indiane. Per questa scuola tutto ciò che è nei<br />

Veda è sacro, vero ed assoluto. La liberazione viene dalla fede,<br />

dallo studio e dalla osservanza dei Veda. Questo è il sistema<br />

prediletto dalle scuole religiose ortodosse e <strong>con</strong>servatrici indiane.<br />

Viene promosso il karma yoga, lo yoga che porta alla liberazione<br />

mediante l’azione ed il lavoro dedicati. Oltre a curare il tema del<br />

34


karma yoga, il Mimansa approfondisce l’indagine sul dharma,<br />

inteso come dovere, virtù, legge, rettitudine.<br />

3.6 Vedanta<br />

E’ un sistema ortodosso teistico.<br />

Il termine sanscrito Vedanta significa “l’ultimo dei Veda”.<br />

Badarayana e Vyasa si <strong>con</strong>tendono il titolo di fondatore.<br />

Anche per il Vedanta la data di nascita è incerta, viene stimata<br />

attorno al 700 a.C.<br />

Il Brahma-Sutra di Badaryana, chiamato anche Vedantasutra è<br />

l’opera letteraria di riferimento.<br />

La realtà è una: Brahman. L’Atma è uno in tanti.<br />

La coscienza è la pura coscienza di Brahman.<br />

Gli elementi sono: buddhi o principio della coscienza; ahamkara<br />

o principio dell’autocoscienza; spazio, aria, fuoco, acqua, terra;<br />

suono, <strong>con</strong>tatto, forma, sapore, odore; udito, tatto, vista, gusto,<br />

olfatto; corde vocali, capacità di presa, apparato locomotorio,<br />

apparato riproduttore, apparato escretore; manas o mentale.<br />

Le fonti di <strong>con</strong>oscenza sono la percezione, l’inferenza, la<br />

testimonianza, il <strong>con</strong>fronto, il postulato, la non esistenza.<br />

La ricerca di Brahman, l’assoluto e delle sue manifestazioni<br />

nell’universo fenomenico assume un’importanza fondamentale.<br />

35


In questa scuola sono accettati e ri<strong>con</strong>osciuti gli antichi<br />

insegnamenti riferiti al rituale, al culto, alle cerimonie.<br />

Le Upanishad costituis<strong>con</strong>o il fertile terreno dove nasce la<br />

speculazione vedantina.<br />

Il Vedanta è un sistema universale, valida risposta alle istanze<br />

religiose delle persone di tutti i livelli di pensiero.<br />

Dalla ritualità popolare alle elevate <strong>con</strong>cezioni filosofiche. la sua<br />

universalità ed apertura sono motivo di grande diffusione, senza<br />

rinnegare il credo precedente è possibile <strong>con</strong>vertirsi a questo<br />

darshana che nella sua struttura semplice e profonda accoglie<br />

diverse forme di credo, riportandole ad un modello correlativo.<br />

Il <strong>con</strong>cetto di monismo, advaita, inteso come esistenza di un<br />

unico principio ed il <strong>con</strong>cetto di dualismo, dvaita, inteso come<br />

differenza tra l’anima umana e questo assoluto, dà vita a diverse<br />

scuole all’interno del Vedantadarshana. Dove la distinzione è<br />

determinata dal diverso modo di <strong>con</strong>cepire i rapporti fra il mondo<br />

e l’io, fra l’atman individuale e l’atman universale.<br />

La figura di maggior spicco di questo darshana è Shankara,<br />

vissuto a cavallo tra l’VIII ed il IX sec. d.C., nato nel sud dell’<strong>India</strong><br />

da una famiglia di brahmani. Egli è autorevole commentatore dei<br />

Brahmasutra e caposcuola della dottrina Advaita Vedanta.<br />

La scuola Advaita, quindi non dualistica, sostiene l’esistenza di<br />

un’unica realtà dove brahman, l’anima assoluta, e atman, l’anima<br />

individuale, coincidono. La molteplicità dei fenomeni è effetto di<br />

maya, l’illusione, il cui velo può essere strappato solo liberandosi<br />

36


dalla avida, la non-<strong>con</strong>oscenza; dissolta l’ignoranza, che causa il<br />

samara, il ciclo delle rinascite, si realizza la beatitudine <strong>con</strong> la<br />

coscienza dell’unione tra brahman ed atman.<br />

Altro pensatore vedantino è Ramanuja, vissuto tra i secoli XI e<br />

XII. Egli si oppone al monismo assoluto di Sankara, teorizzando<br />

un non dualismo qualificato, per il quale le anime sono sempre<br />

attributi dell’assoluto, ma <strong>con</strong>servano un certo grado di realtà.<br />

Nel momento della liberazione l’anima non si fonde totalmente<br />

<strong>con</strong> l’assoluto, ma mantiene le proprie caratteristiche di<br />

individualità.<br />

3.7 Jainismo<br />

Il Jainismo, il Buddhismo e il Charvaka sono i tre darshana non<br />

ortodossi, nastika, poiché non vengono ritenuti adeguati agli<br />

insegnamenti <strong>con</strong>tenuti nei Veda.<br />

Rsabha è <strong>con</strong>siderato il fondatore. Ma il personaggio di maggior<br />

spicco di questa scuola fu il principe Vardhamana Mahavira,<br />

deceduto nel V sec. a.C. Egli è chiamato il Vittorioso che in<br />

sanscrito si traduce Jina, da qui deriva il nome del darsana jaina,<br />

dei vittoriosi. Jina fu preceduto da altri 24 maestri che rivelarono<br />

la dottrina jaina quale mezzo necessario al superamento del ciclo<br />

samsarico delle esistenze purificando l’anima dalla materia.<br />

37


Il canone jainista, Svetambara, sistematizzato da Jina, redatto<br />

nella se<strong>con</strong>da metà del V sec. d.C., a quest’opera seguono una<br />

gran quantità di commentari. Il testo più celebre è il<br />

Tattvarthadhigamasutra di Umaswami, sintesi del pensiero<br />

jainista, è composto in forma di sutra, successivamente<br />

commentati.<br />

La realtà diveniente si compone di sette principi di verità: infinite<br />

anime immateriali ed eterne, jiva o sostanze senza anima, ajiva,<br />

possono affluire nell’anima, asrava, rendendola impura e<br />

causando i <strong>con</strong>dizionamenti, bandha. Questa negativa unione tra<br />

anima e materia genera il karma, si rende quindi necessario<br />

l’interruzione di questo affluire di materia nell’anima, samara, e la<br />

distruzione del karma accumulato, nirjara, così sarà possibile<br />

raggiungere la liberazione, moksha.<br />

La disciplina jainista prevede l’osservanza di quelli che vengono<br />

chiamati i tre gioielli: la retta fede, la retta <strong>con</strong>oscenza e la retta<br />

<strong>con</strong>dotta. Quest’ultima prevede cinque precetti: non violenza,<br />

non mentire, non rubare, castità, rinuncia al possesso. Il primo di<br />

questi precetti caratterizza particolarmente lo stile di vita dei<br />

jainisti che prevede il non nuocere ad alcun essere vivente<br />

compresi gli animali, è pertanto osservata la dieta vegetariana.<br />

Vi sono due movimenti principali tra i jainisti, gli shvetambara<br />

ossia i vestiti di bianco, dal colore delle loro tuniche e gli<br />

digambara ossia i vestiti di aria, che vivono rispettando il voto<br />

della nudità.<br />

38


Il mondo della materia è costituito da cinque sostanze inanimate<br />

e prive di intelligenza:<br />

1) pugdala, la materia oggetto di percezione di tatto, gusto,<br />

olfatto e colore e può essere in due modi, anu-atomica o<br />

skandha-aggregata;<br />

2) dharma, sostanza imponderabile, indivisibile e senza forma, la<br />

quale rende possibile il moto;<br />

3) adharma, sostanza imponderabile che rende possibile il<br />

riposo;<br />

4) akasa, spazio, la cui qualità è di <strong>con</strong>tenere le cose, ed è<br />

<strong>con</strong>tinuo, divisibile in un nmero infinito di punti (pradesa);<br />

5) kala, tempo, in virtù del quale le sostanze si modificano e<br />

mutano. Il tempo è divisibile in istanti.<br />

3.8 Buddismo<br />

E’ un sistema non ortodosso, ossia nastika.<br />

Il nome deriva dal Buddha storico, il Risvegliato, attributo del<br />

fondatore Gautama Siddharta Sakyamuni, nato verso il 567 a.C.<br />

e morto verso il 478 a.C.<br />

Nei pressi di Varanasi il Buddha storico avvia la ruota del<br />

dharma, la dottrina enunciando le quattro nobili verità intorno alla<br />

sofferenza: la sofferenza esiste, la sofferenza è causata, la<br />

39


sofferenza può essere vinta, attraverso l’ottuplice sentiero. La<br />

via per la liberazione è descritta nell’ottuplice sentiero:<br />

1) Retta Visione: 1.1 sulla realtà del dolore, sull’origine del<br />

dolore causato dal desiderio ardente, sull’estinzione di<br />

questo desiderare; 1.2 sulla qualità anatta, interdipendente,<br />

di ogni realtà;<br />

2) Retta Intenzione: 2.1 non attaccamento; 2.2 benevolenza,<br />

maitri e metta, senza discriminazione, 2.3 non violenza o in-<br />

nocenza, ahimsa;<br />

3) Retta Parola: 3.1 non chiacchere e pettegolezzi, 3.2 non<br />

espressioni maliziose, maleducate e ingiuriose, 3.3 non<br />

maldicenza o calunnia, ovvero tutte le espressioni che<br />

possono produrre <strong>con</strong>trasti tra persone, 3.4 non menzogne e<br />

falsità;<br />

4) Retta Azione: 4.1 non uccidere, 4.2 non prendere ciò che<br />

non è stato dato, 4.3 non avere rapporti sessuali illeciti, 4.4<br />

non offendere, 4.5 non assumere sostanze inebrianti;<br />

5) Retto Comportamento: 5.1 non caccia, 5.2 non<br />

macellazione, 5.3 non costruzione e commercio di armi;<br />

6) Retto sforzo: 6.1 prevenire l’insorgere di stati mentali<br />

negativi per se stessi e per gli altri, 6.2 eliminare tutti gli stati<br />

mentali negativi già presenti, 6.3 far sorgere stati mentali<br />

positivi per se stessi e per gli altri, 6.4 sviluppare gli stati<br />

mentali positivi già presenti;<br />

40


7) Retta <strong>con</strong>sapevolezza: 7.1 al corpo, nelle sue varie parti,<br />

posizioni, funzioni e fasi di sviluppo, 7.2 alle sensazioni ed<br />

alle emozioni, alle loro qualità positive o negative o neutre, al<br />

loro sorgere, divenire, svanire, 7.3 all’attività della mente, 7.4<br />

ai <strong>con</strong>tenuti della mente, <strong>con</strong>cetti, idee, <strong>con</strong>cezioni;<br />

8) Retta Concentrazione: 8.1 sulla separazione dai fattori nocivi<br />

come l’attaccamento, il cui antidoto è la generosità,<br />

l’ignoranza il cui antidoto è la <strong>con</strong>oscenza, l’avversione il cui<br />

antidoto è la benevolenza, 8.2 sulla stabilizzazione del<br />

precedente livello, che comporta calma nella riflessione,<br />

gioia, benessere, 8.3 sull’equanimità, la quale subentra alla<br />

gioia, 8.4 sul <strong>con</strong>solidamento dell’equanimità e<br />

dell’attenzione.<br />

La letteratura canonica buddista è costituita dal Tripitaka, che<br />

significa tre gruppi o tre ceste, diviso in: Suttapitaka, <strong>con</strong>tenente<br />

gli insegnamenti ed i discorsi di Buddha Sakyamuni;<br />

Vinayapitaka, <strong>con</strong>tenente le regole monastiche che prescrivono<br />

ciò che i monaci devono o non devono fare;<br />

Abhidhammapitaka, <strong>con</strong>tenente la sezione dottrinale.<br />

Anche la letteratura buddhista comprende una gran quantità di<br />

commentari.<br />

41


Nel pensiero buddhista la persona umana viene <strong>con</strong>siderata<br />

composta da cinque aggregati: corporeità, percezione,<br />

sensazione, impressioni, coscienza.<br />

Altro <strong>con</strong>cetto fondamentale di questo darshana è riferito alla<br />

ruota del divenire, bhavachakra, ove ignoranza, impulsi<br />

all’azione, coscienza, corpo e mente, sei organi di senso,<br />

impressione dei sensi, percezione, desiderio, attaccamento,<br />

divenire, nascita, vecchiaia e morte si susseguono<br />

incessantemente dando vita all’esistenza samsarica<br />

caratterizzata dalla sofferenza. Una sofferenza che, come già<br />

detto, può essere s<strong>con</strong>fitta attraverso l’applicazione dell’ottuplice<br />

sentiero.<br />

Questo grande movimento di pensiero ritenuto per alcuni una<br />

filosofia, per altri una religione <strong>con</strong>osce la divisione in diverse<br />

scuole. La divisione più significativa avviene tra Mahayana e<br />

Theravada alla quale seguono altre divisioni al loro interno,<br />

anche se le differenze di pensiero non sono così nette ed<br />

evidenti.<br />

Nella sua apertura il Buddihsmo non cambia radicalmente il<br />

credo dei paesi in cui si diffonde, ma ne integra le<br />

caratteristiche. Tant’è che si parla di Buddhismo tibetano<br />

influenzato dal bon, di Buddhismo giapponese influenzato dallo<br />

shinto e così via nelle diverse aree di espansione.<br />

42


3.9 Charvaka<br />

E’ un sistema ateista non ortodosso, nastika.<br />

Prende il nome dal fondatore Charvaka,che visse circa 3000<br />

anni fa, gli appartenenti vengono anche chiamati lokayata,<br />

materialisti o nastika, negatori o ucchevadin,nichilisti.<br />

La realtà è <strong>con</strong>siderata una: la materia.<br />

Non c’è il <strong>con</strong>cetto di atma.<br />

La coscienza risulta dalla combinazione della materia.<br />

Gli elementi materiali sono la terra, l’acqua, il fuoco, l’aria.<br />

La fonte di <strong>con</strong>oscenza è data solo dalla percezione diretta,<br />

mentre inferenza e deduzione non sono <strong>con</strong>siderati strumenti<br />

validi poiché si basano su generalizzazioni che non possono<br />

essere provate dai sensi.<br />

Scuola materialista ed edonista, i charvakas ritengono che la<br />

realtà risiede nel principio della materia, composta dai quattro<br />

elementi, dalla quale si sviluppano il corpo e la mente.<br />

L’anima è costituita dalle facoltà mentali che svanis<strong>con</strong>o <strong>con</strong> la<br />

morte, alla quale non seguono rinascite.<br />

La letteratura charvaka è piuttosto ridotta al Tattvopaplava di<br />

Jayasri del IX sec., si aggiungono alcuni scritti di minore<br />

importanza.<br />

Un’analogia <strong>con</strong> questa scuola di pensiero si ritrova nel Rig-<br />

Veda dove viene menzionato il filosofo Brhaspati, se<strong>con</strong>do il<br />

quale la materia è il fondamento ultimo delle cose.<br />

43


Lo scopo della vita per i charvakas è procurare piacere al corpo<br />

ed evitare il dolore.<br />

Il Charvaka è duramente criticato dai suoi oppositori. Uno dei<br />

motivi sta anche nel fatto che, politicamente, questo movimento<br />

promuove l’uguaglianza tra gli uomini, in un paese dove insiste il<br />

sistema delle caste.<br />

44


II YOGASUTRA DI PATANJALI<br />

Presentazione dell’opera e argomenti dei<br />

quattro libri<br />

Gli Yogasutra <strong>con</strong>sistono in quattro libri, pada.<br />

Il primo libro è il “Samadhipada”, <strong>con</strong>tiene cinquantuno sutra. Il<br />

se<strong>con</strong>do libro è il “Sadhanapada”, <strong>con</strong>tiene cinquantacinque<br />

sutra. Il terzo libro è il “Vibhutipada”, <strong>con</strong>tiene cinquantacinque<br />

sutra. Il quarto libro è il “Kaivalyapada”, <strong>con</strong>tiene trentaquattro<br />

sutra e da alcuni viene ritenuto un aggiunta successiva, poiché<br />

tratta di temi precedentemente <strong>con</strong>siderati ed ha una lunghezza<br />

inferiore ai tre libri precedenti.<br />

Quest’opera è una sequenza di centonovantacinque sutra.<br />

Opera commentata da autorevoli studiosi, tra gli antichi<br />

commentatori ricordiamo il mitico Vyasa, Vacaspati Mishra,<br />

Vijnana Bikshu.<br />

Nei commentari italiani spesso sutra viene tradotto <strong>con</strong> aforisma.<br />

Tuttavia l’aforisma, come osserva il Ferrini, sta in piedi da sé, ha<br />

un suo senso compiuto, mentre gli yogasutra, a volte ermetici ed<br />

incomprensibili, acquisis<strong>con</strong>o senso in correlazione ai precedenti<br />

ed ai successivi. Probabilmente i sutra hanno una forma così<br />

45


sintetica per rendere più agevole la trasmissione orale che<br />

avveniva tra maestro e discepolo in tempi remoti.<br />

ARGOMENTI DEL PRIMO LIBRO:<br />

Definizione e scopo dello yoga. Le vrtti, le modificazioni del<br />

mentale. Abhyasa, limportanza dello sforzo e della pratica<br />

costante. Vairagya, il non attaccamento. Samprajnata e<br />

asamprajnatasamadhi. Samadhi, elementi e mezzi per<br />

raggiungerlo. Ishvara, il divino come stato di pura coscienza.<br />

Om. Ostacoli e come superare li ostacoli. Gli effetti della<br />

pratica. Savitarka samadhi, l’argomentato. Nirvtarka samadhi, il<br />

non argomentato. Savicara e nirvicara samadhi, riflessivo e<br />

sovrariflessivo. Estensione del samadhi. Sabija e nirbijia<br />

samadhi, il samadhi <strong>con</strong> seme e senza seme.<br />

ARGOMENTI DEL SECONDO LIBRO:<br />

Kriya, l’azione yoga. Realizzazione del samadhi. Klesha, le<br />

afflizioni mentali. Klesha, la loro eliminazione e motivo.<br />

Veggente e visibile, l’errata identificazione. Il visibile, la prakriti.<br />

I tre guna. Il veggente, purusha. La prakriti e la sua funzione.<br />

L’identificazione ed il suo scopo. Avidya, l’ignoranza come<br />

causa. Kaivalya, la liberazione. Viveka, il discernimento.<br />

Prajna, la saggezza in sette stadi. L’illuminazione della<br />

46


<strong>con</strong>oscenza. Yoganga, le otto parti costitutive dello yoga.<br />

Yama, le regole sociali. Niyama, le regole personali. Gli<br />

impedimenti e le inclinazioni <strong>con</strong>trarie. Yama e loro<br />

<strong>con</strong>seguimenti. Niyama e loro <strong>con</strong>seguimenti. Asana.<br />

Pranayama. Dharana. Pratyahara.<br />

ARGOMENTI DEL TERZO LIBRO:<br />

Dharana, la <strong>con</strong>centrazione. Dhyana, la meditazione.<br />

Samadhi, l’enstasi, l’assorbimento. Samyama, il <strong>con</strong>trollo<br />

perfetto. Parinama, l’evoluzione. La sostanza ed i mutamenti.<br />

Le facoltà ed i poteri <strong>con</strong>seguenti al samyama. Kaivalya,<br />

l’emancipazione. Altre facoltà. Per il raggiungimento dello<br />

stato di kaivalya.<br />

ARGOMENTI DEL QUARTO LIBRO:<br />

Orgine dei poteri. Parinama, l’evoluzione. La mente. Il karma.<br />

Samskara. Attività dei guna. La percezione. Viveka, il<br />

discernimento. Eliminazione dei <strong>con</strong>tenuti mentali.<br />

Dharmamegahsamadhi. Cessazione dei klesha e del karma.<br />

Cessazione dell’attiità dei guna. Lo stato di kaivalya è raggiunto.<br />

47


I° SAMĀDHIPĀDA<br />

I.1<br />

atha yogānuśāsanam<br />

ora la disciplina dello yoga<br />

I.2<br />

yogaś citta - vrtti – nirodhah<br />

lo yoga è la sospensione delle fluttuazioni della mente<br />

I.3<br />

tadā drastuh svarūpe ’vasthānam<br />

così, colui che percepisce rimane nella sua natura essenziale e<br />

fondamentale<br />

I.4<br />

vrtti sārūpyam itaratra<br />

negli altri stati vi è identificazione <strong>con</strong> le fluttuazioni della mente<br />

I.5<br />

vrttayah paňcatayyah klistā aklistāh<br />

le fluttuazioni mentali sono di cinque tipi e sono coinvolgenti o<br />

non coinvolgenti<br />

48


I.6<br />

pramana - viparyaya - vikalpa - nidra – smrtayah<br />

retta <strong>con</strong>oscenza; erronea <strong>con</strong>oscenza; fantasie ed<br />

immaginazione; sonno; ricordi e memorie<br />

I.7<br />

pratyaksānumānāgamāh pramānāni<br />

la retta <strong>con</strong>oscenza, pramana, si basa sulla percezione<br />

sensoriale diretta, sulla deduzione, sulla testimonianza affidabile<br />

I.8<br />

viparyayo mithyā - jňānam atad-rūpa – pratistham<br />

la <strong>con</strong>oscenza erronea, è fondata sulla non corrispondente forma<br />

della cosa<br />

I.9<br />

sabda - jňānānupātī vastu - śūnyo vikalpah<br />

fantasia e <strong>con</strong>oscenza immaginaria, sono causate dalle parole<br />

prive di sostanza<br />

I.10<br />

abhāva - pratyayālambanā vrttir nidrā<br />

49


quella modificazione mentale che si fonda sull’assenza di<br />

cognizione è il sonno, nidra<br />

I.11<br />

smrtih Anubhūta – visayāsampramosah<br />

la memoria, smrti, è quel che è rimasto dell’esperienza, ciò che<br />

non è stato dimenticato<br />

I.12<br />

abhyāsa - vairāgyābhyām tan-nirodhah<br />

mediante la pratica costante ed il non-attaccamento si ha la loro<br />

cessazione<br />

I.13<br />

tatra sthitau yatno ‘bhyāsah<br />

abhyasa è lo sforzo per ottenere la stabilità<br />

I.14<br />

sa tu dīrgha - kāla - nairantarya - satkārāse vito drdha – bhūmih<br />

la pratica diventa stabile quando la si persegue per lungo tempo,<br />

senza interruzione e <strong>con</strong> attitudine ricettiva<br />

50


I.15<br />

drstānuśravika - visaya-vitrsnasya vasīkāra - samjňā vairāgyam<br />

vairagya è il il non attaccamento, la capacità di sviluppare<br />

cosciente dominio sul desiderare gli oggetti dei sensi visti e uditi<br />

I.16<br />

tat param purusa - khyāter gunavaitrsnyam<br />

a causa della realizzazione del purusha, vi è cessazione del<br />

desiderio a livello dei guna, il non attaccamento supremo<br />

I.17<br />

vitarka - vicārānandāsmitānugamāt samprajňātah<br />

il samprajnata samadhi è quello cui si accompagnano il<br />

ragionamento, la riflessione, la beatitudine, il senso dell’ essere,<br />

la forma<br />

I.18<br />

virāma - pratyayābhyāsa - pūrvah samskāra - śeso’nyah<br />

l’altro, l’asamprajnata samadhi, è <strong>con</strong>seguito <strong>con</strong> la pratica<br />

costante per cessare il flusso dei <strong>con</strong>tenuti psichici, pur restando<br />

attive le profonde impressioni mentali residue, samskara<br />

51


I.19<br />

bhava - pratyayo videha – prakrtilayānām<br />

coloro che sono deva- yogi o yogi immersi nella prakriti, alla<br />

nascita possono già entrare in samadhi<br />

I.20<br />

sraddhā - vīrya - smrti - samādhi - prajňāpūrvaka itaresām<br />

negli altri è <strong>con</strong>seguito <strong>con</strong> la fede, <strong>con</strong> la forza, <strong>con</strong> la memoria<br />

e <strong>con</strong> l’intelligenza superiore necessari per il samadhi<br />

I.21<br />

tivra - samvegānām āsannah<br />

è vicino per coloro la cui pratica è intensa<br />

I.22<br />

nrdu - madhyādhimātrarvāt tato ’pi viśesah<br />

leggero, medio ed intenso i modi di praticare<br />

I.23<br />

Īśvara - pranidhānād vā<br />

oppure abbandonandosi al divino<br />

52


I.24<br />

kleśa - karma - vipākāśayair aparāmrstah purusa - viśesa<br />

Īśvarah<br />

isvara è uno speciale purusha , non toccato dalle afflizioni della<br />

vita, né dalle azioni né dai risultati ed impressioni prodotti da tali<br />

azioni<br />

I.25<br />

tatra niratiśayam sarvajňa – bījam<br />

in questo stato vi è la suprema sorgente dell’onniscienza<br />

I.26<br />

sa pūrvesām api guruh kālenāna - vacchedāt<br />

non <strong>con</strong>dizionato dal tempo è maestro anche degli antichi<br />

maestri<br />

I.27<br />

tasya vācakah pranavah<br />

suo è il simbolo-suono OM<br />

I.28<br />

tajjapas tad - artha – bhāvanam<br />

53


la ripetizione <strong>con</strong>tinua e la meditazione sul suo significato<br />

I.29<br />

tatah pratyak - cetanādhigamo ’pyantarāyā - bhāvaś ca<br />

portano alla <strong>con</strong>sapevolezza interiore ed alla scomparsa degli<br />

ostacoli<br />

I.30<br />

vyādhi - styāna - samśaya - pramādālasyāvirati - bhrānti -<br />

darśanālabdhabhūmi - katvānavasthitavāni citta - viksepās te<br />

’ntarāyāh<br />

malattia, indolenza, dubbio, noncuranza, pigrizia, brama, visioni<br />

errate, non raggiungimento e non mantenimento di un livello del<br />

percorso, sono i disturbi della mente e costituis<strong>con</strong>o gli ostacoli<br />

I.31<br />

duhkha - daurmanasyāngamejayata - śvāsa - praśvāsā viksepa –<br />

sahabhuvah<br />

sofferenza, depressione, tremori e respirazione disturbata sono<br />

i sintomi accompagnatori<br />

I.32<br />

tat - pratisedhārtham eka – tattvābhyāsah<br />

per <strong>con</strong>trastarli, un metodo: la pratica costante<br />

54


I.33<br />

maitrī - karunā - muditopeksānam sukha - duhkha - punyāpunya<br />

- visayānam bhāva - nātaś citta – prasādanam<br />

ma mente si rischiara coltivando gli atteggiamenti dell’amicizia,<br />

della compassione, della gioia e della neutralità nei <strong>con</strong>fronti del<br />

piacere, della sofferenza, della virtù e della non virtù<br />

I.34<br />

pracchardana - vidhāranābhyām vā prānasya<br />

o mediante l’espirazione volontaria e la ritenzione del prana<br />

I.35<br />

visayavatī vā pravrttir utpannā manasah sthiti – nibandhanī<br />

o <strong>con</strong> la diretta esperienza sensoriale, utile per la stabilità della<br />

mente<br />

I.36<br />

viśokā vā jyotismatī<br />

o <strong>con</strong> serenà luminosità<br />

55


I.37<br />

vita - rāga - visayam vā cittam<br />

o <strong>con</strong> la mente che <strong>con</strong>templa coloro che hanno trasceso<br />

l’attaccamento per gli oggetti dei sensi<br />

I.38<br />

svapna - nidrā - jňānālambanam vā<br />

o attraverso ciò che il sogno ed il sonno ci possono insegnare<br />

I.39<br />

yathābhimata - dhyānād va<br />

o mediante la meditazione prescelta<br />

I.40<br />

paramānu - parama - mahattvānto’sya vaśīkārah<br />

ed il <strong>con</strong>trollo si estende dal piccolo atomo alla massima infinità<br />

I.41<br />

ksīna - vrtter abhijātasyeva maner grahītr - grahana -grāhyesu<br />

tatstha - tadaňjanatā samāpattih<br />

liberato dalle vrtti, come un cristallo che poggiato su un oggetto<br />

ne assume la colorazione, così samapattih è fusione tra<br />

<strong>con</strong>oscente, cognizione e <strong>con</strong>osciuto<br />

56


I.42<br />

tatra śabdārtha - jňāna - vikalpaih samkīrnāsavitarkā<br />

la <strong>con</strong>oscenza verbale, percepita e immaginata, insieme,<br />

costituis<strong>con</strong>o il samadhi argomentato<br />

I.43<br />

smrti - pariśuddhau svarūpa - śūnyevārthamātra - nirbhāsā<br />

nirvitarkā<br />

alla memoria purificata l’oggetto risplende nella sua propria<br />

forma essenziale nel samadhi non argomentato<br />

I.44<br />

etayaiva savicārā nirvicārā ca sūksma - visayā vyākhyātā<br />

ciò predetto sono stati pure spiegati i samadhi degli stadi<br />

riflessivo e sovrariflessivo<br />

I.45<br />

sūksma - visayatvam cāliňga – paryavasānam<br />

il samadhi <strong>con</strong>cernente gli oggetti sottili si estende fino allo stadio<br />

indifferenziato dei guna<br />

I.46<br />

tā eva sabījah samādhih<br />

57


questi sono i samadhi <strong>con</strong> seme<br />

I.47<br />

nirvicāra - vaiśāradye ’dhyātma – prasādah<br />

raggiunto il samadhi sovrariflessivo si ha la chiarezza spirituale<br />

I.48<br />

rtambharā tatra prajňa<br />

portatrice di verità e di <strong>con</strong>oscenza<br />

I.49<br />

srutānumāna - prajňābhyām anya – visayāviśesārthatvāt<br />

la <strong>con</strong>oscenza fondata sull’inferenza o sulla rivelazione è diversa<br />

dalla <strong>con</strong>oscenza ,prajna, che si ottiene negli stati superiori della<br />

coscienza, <strong>con</strong> la percezione particolare dell’ oggetto<br />

I.50<br />

taj - jah samskāro ’nya - samskāra - prati – bandhī<br />

l’impressione, samskara, nata dal sabijah samadhi, <strong>con</strong> seme,<br />

blocca le altre impressioni<br />

58


I.51<br />

tasyāpi niridhe sarva - nirodān nirbījah samādhih<br />

quando anche questa impressione, samskara sarà cessato, <strong>con</strong><br />

la cessazione di tutte le impurità, si raggiunge il samadhi senza<br />

seme, l’asamprajnata samadhi<br />

59


II° SĀDHANA PĀDA<br />

II.1<br />

- tapah - svādhyāyeśvara pranidhānānikriyā - yogah<br />

disciplina, l’ abbandonarsi al divino, studio e <strong>con</strong>oscenza di sé,<br />

cosituis<strong>con</strong>o il kriya yoga<br />

II.2<br />

samādhi - bhāvanārthah kleśa - tanūkaranārthaś ca<br />

il samadhi si realizza <strong>con</strong> la riduzione delle afflizioni mentali, i<br />

klesha<br />

II.3<br />

avidyāsmitā - rāga - dvesābhinivesāh kleśāh<br />

l’ignoranza, la falsa identificazione, l'attaccamento ed il piacere,<br />

l’avversione, la paura della morte e l’attaccamento alla vita, sono<br />

le afflizioni mentali<br />

II.4<br />

avidya ksetram uttaresām prasupta - tanuvicchinnodā – rānām<br />

l’ignoranza, è il campo dei fattori disturbanti che possono essere<br />

latenti, attenuati, interrotti attivi<br />

60


II.5<br />

anityāśuci - duhkhānātmasu nitya - śucisukhātmakhyātir avida<br />

l’ignoranza è la mancanza di <strong>con</strong>oscenza e di discriminazione,<br />

tra ciò che non è permanente e ciò che è permanente, tra ciò che<br />

non è puro e ciò che è puro, tra il dolore ed il piacere, tra il<br />

non sé ed il sé<br />

II.6<br />

drg - darśana - śaktyor ekātmatevāsmitā<br />

l'identificazione non corretta tra le potenzialità del vedere e dell’<br />

essere veduti è asmita<br />

II.7<br />

Sukhānuśayi rāgah<br />

al piacere <strong>con</strong>segue l’attaccamento<br />

II.8<br />

duhkhānuśayī dvesah<br />

alla sofferenza <strong>con</strong>segue l’avversione<br />

II.9<br />

svarasavāhī viduso ’pi tathā rūdho ’bhiniveśah<br />

61


l’attaccamento alla vita insiste per sua stessa forza anche<br />

nell’uomo saggio<br />

II.10<br />

te pratiprasava - heyāh sūksmāh<br />

essi, che sono molto sottili, possono essere ridotti e risolti<br />

<strong>con</strong>trastandoli<br />

II.11<br />

dhyāna - keyās tad – vrttayah<br />

la meditazione riduce e risolve le modificazioni mentali<br />

II.12<br />

kleśa - mūlah karmāśayo drstādrsta – janmavedanīyah<br />

I klesa sono la causa-effetto radice delle nascite e delle vite ora o<br />

allora percepite<br />

II.13<br />

sati mūle tad - vipāko jāty - āyur – bhogāh<br />

l’esistente radice karmica delle azioni, <strong>con</strong>dizionerà la nascita, la<br />

lunghezza della vita e le sue esperienze<br />

62


II.14<br />

te hlāda - paritāpa - phalāh punyāpunya – hetutvāt<br />

le azioni virtuose frutteranno piacere, le azioni non virtuose<br />

frutteranno dolore<br />

II.15<br />

parināma - tāpa - samskāra - duhkhair guna - vrtti - virodhāc ca<br />

duhkham eva sarvam vivekinah<br />

il divenire, l’ansia, le impressioni residue, il <strong>con</strong>flitto tra i guna, le<br />

vrtti… tutto è dolore e miseria per colui che discerne<br />

II.16<br />

heyam duhkham anāgatam<br />

la sofferenza non ancora venuta può essere evitata<br />

II.17<br />

drastr - drśyayoh samyogo heya - hetuh<br />

l’erronea identificazione tra veggente e visibile è causa da evitare<br />

II.18<br />

prakāśa - kriyā - shiti - śīlam bhūtendriyātmakam<br />

bhogāpavargārtham drśyam<br />

Il visibile ha natura di luce, azione, inerzia e <strong>con</strong>siste in elementi,<br />

in organi, in sensi, allo scopo di sperimentare la liberazione finale<br />

63


II.19<br />

viśesāviśesa - lingamātrālingāni guna – parvāni<br />

differenziato, indifferenziato, specifico, non specifico sono gli stati<br />

dei guna.<br />

II.20<br />

drastā drśimātrah śudhho ’pi pratyayā – nupaśyah<br />

sebbene il veggente sia pura coscienza sembra vedere<br />

<strong>con</strong>cettualmente<br />

II.21<br />

tadartha eva drśyasyātmā<br />

la natura visibile è in funzione di questo<br />

II.22<br />

krtārtham prati nastam apy anastam tad - anya – sādhāranatvāt<br />

la natura cessa la sua funzione per gli esseri emancipati, ma<br />

<strong>con</strong>tinua per gli altri<br />

II.23<br />

sva - svāmi - śaktyoh svarūpopalabdhi - hetuh samyogah<br />

la <strong>con</strong>giunzione di purusha e prakriti è funzionale all’acquisire<br />

<strong>con</strong>sapevolezza della verità essenziale<br />

64


II.24<br />

tasya hetur avida<br />

l’ignoranza è la causa della falsa identificazione<br />

II.25<br />

tad - abhāvāt samyogābhāvo hānam tad drśeh kaivalyam<br />

l’assenza di ignoranza è assenza di identificazione e questa è la<br />

liberazione<br />

II.26<br />

viveka - khyātir aviplavā hānopāyah<br />

Il discernimento percettivo costante è il mezzo per evitare<br />

l’ignoranza<br />

II.27<br />

tasya saptadhā prānta - bhūmih prajňā<br />

i livelli di <strong>con</strong>oscenza sono sette<br />

II.28<br />

yogāňgānusthānād aśuddhi - ksaye jňāna - dīptir ā viveka -<br />

khyāteh<br />

la pratica dello yoga, in otto parti, distrugge le impurità e genera<br />

saggezza e discernimento<br />

65


II.29<br />

yama - niyama - āsana - prānāyāma - pratyāhāra - dhāranā -<br />

dhyāna - samādhayo ’stāv angāni<br />

le regole sociali, le regole personali, le posizioni, il <strong>con</strong>trollo del<br />

respiro, il ritiro dei sensi verso la loro origine, la <strong>con</strong>centrazione,<br />

la meditazione e i samadhi sono le otto parti che compongono lo<br />

yoga<br />

II.30<br />

ahimsā - satyāsteya - brahmacaryāparigrahā yamāh<br />

non violenza, veridicità, onestà, <strong>con</strong>tinenza e non accumulo sono<br />

gli yama<br />

II.31<br />

jāti - deśa - kāla - samayānavacchinnāh sārvabhaumā mahā -<br />

vratam<br />

non <strong>con</strong>dizionati dalla classe sociale, dal luogo, dal tempo, dalle<br />

circostanze ed estesi a tutti i livelli, costituis<strong>con</strong>o la grande<br />

disciplina<br />

II.32<br />

śauca - samtosha - tapah - svādhyāyeśvara - pranidhānāni<br />

la purezza, l’ac<strong>con</strong>tentamento, l’austerità, lo studio di sé e<br />

l’abbandono al divino sono i niyama<br />

66


II.33<br />

vitarka - bādhane - pratipaksa – bhāvanam<br />

riflettere sugli opposti per vincere le passioni perturbanti<br />

II.34<br />

vitarkā himsādauah krta - kāritānumoditā lobha - krodha - moha -<br />

pūrvakā mrdu - madhyādhimātrā duhkhājňānānanta - phalā iti<br />

pratipaksa – bhāvanam<br />

le inclinazioni <strong>con</strong>trarie come la violenza ed altre, compiute, fatte<br />

compiere o approvate, causate da invidia, ira, <strong>con</strong>fusione<br />

possono essere lievi,medie o intense; esse generano ignoranza<br />

e dolore; l’antidoto è meditare sugli opposti<br />

II.35<br />

ahimsā - pratishāyām tat - samnidhau vairatyāgah<br />

in presenza di chi ha realizzato la non-violenza le ostilità<br />

vengono abbandonate<br />

II.36<br />

satya - pratisthāyām kriyā – phalāśrayatvam<br />

le parole di colui che è ben stabilito nella pratica della verità,<br />

diventano così potenti da realizzarsi<br />

67


II.37<br />

asteya - pratisthāyām sarva - ratnopasthānam<br />

stabilita l’onestà i gioielli vengono da sé<br />

II.38<br />

brahmacarya - pratisthāyām vīrya – lābhah<br />

stabilita la <strong>con</strong>tinenza si ottengono vigore ed energia<br />

II.39<br />

aparigraha - sthairye janma - kathamtā – sambodhah<br />

stabilito il non accumulo si ottiene la <strong>con</strong>oscenza delle vite<br />

passate e future<br />

II.40<br />

saucāt svānga - jugupsā parair asamsargah<br />

dalla purezza viene meno l’attaccamento per il proprio corpo e<br />

per il <strong>con</strong>tatto fisico <strong>con</strong> gli altri<br />

II.41<br />

sattvaśuddhi - saumanasyaikāgryendriya - jayātma - darśana -<br />

yogyatvāni ca<br />

dalla purezza mentale vengono gioia, <strong>con</strong>centrazione, <strong>con</strong>trollo<br />

dei sensi e visione del sé<br />

68


II.42<br />

samtosād anuttamah sukha – lābhah<br />

dall’ac<strong>con</strong>tentamento viene una felicità senza eguali<br />

II.43<br />

kāyendriya - siddhir aśuddhi - ksayāt tapasah<br />

l’austerità brucia tutte le impurità e porta alla perfezione degli<br />

organi sensoriali e del corpo<br />

II.44<br />

svādhyāyād ista - devatā – samprayogah<br />

l’osservazione del sé porta all’in<strong>con</strong>tro <strong>con</strong> la propria divinità<br />

II.45<br />

samādhi - siddhir Īśvara - pranidhānāt<br />

.<br />

la perfezione nel samadhi viene <strong>con</strong> l’abbandono al divino<br />

II.46<br />

sthira - sukham āsanam<br />

stabile e comoda deve essere la posizione<br />

69


II.47<br />

prayatna - śaithilyānanta – samāpattibhyām<br />

<strong>con</strong> il rilassamento nello sforzo e la meditazione sull’infinito<br />

II.48<br />

tato dvandvānabhighātah<br />

da qui l’emancipazione dalle dualità<br />

II.49<br />

tasmin sati śvāsa - praśvāsayor gativicchedah pranāyāmah<br />

la <strong>con</strong>sapevole sospensione di inspiro ed espiro è pranayama<br />

II.50<br />

bāhyābhyantara - stambha - vrttir deśakālasamkhyābhih<br />

paridrsto dīrghasūksmah<br />

il pranayama ha tre movimenti: verso l'esterno, verso l'interno, il<br />

fermarsi spontaneamente; la zona del corpo, i tempi, il numero<br />

possono cambiare e l’esperienza può essere vissuta a livello<br />

superficiale grossolano oppure a livello molto profondo e sottile<br />

II.51<br />

bāhyābhyantara - visayāksepī caturthah<br />

70


trascende gli interni e gli esterni il quarto<br />

II.52<br />

tatah ksīyate prakāśāvaranam<br />

per suo mezzo è dissolto il velo che copre la luce<br />

II.53<br />

dhāranāsu ca yogyatā manasah<br />

la mente dello yogi entra in uno stato di <strong>con</strong>centrazione<br />

II.54<br />

sva - visayāsamprayoge citta - svarūpānukāra ivendriyānām<br />

pratyāhārah<br />

<strong>con</strong> il ritiro dagli oggetti esterni si ha il raccoglimento dei sensi ed<br />

il loro <strong>con</strong>formarsi alla mente<br />

II.55<br />

tatah paramā vaśyatendriyānām<br />

da questo si ha l’assoluto <strong>con</strong>trollo sui sensi<br />

71


III° VIBHŪTI PĀDA<br />

III.1<br />

desa - bandhas - cittasya dharana<br />

fissare la mente su un oggetto è <strong>con</strong>centrazione<br />

III.2<br />

tatra pratyayaika - tanata dhyanam<br />

il flusso <strong>con</strong>tinuo della mente verso l’oggetto è meditazione<br />

III.3<br />

tad - evartha - matra - nirbhasam sva - rupa - sunyam - iva<br />

samadhih<br />

<strong>con</strong>templare l’oggetto di meditazione nella sua essenza è<br />

samadhi<br />

III.4<br />

trayam - ekatra samyamah<br />

l’unione dei tre costituisce samyama<br />

III.5<br />

taj - jayat - prajnalokah<br />

72


samyama accende la luce della <strong>con</strong>oscenza<br />

III.6<br />

tasya bhumisu viniyogah<br />

questa è applicata a diversi livelli<br />

III.7<br />

trayam - antarangam purvebhyah<br />

questi tre componenti sono interni rispetto agli altri<br />

III.8<br />

tad - api bahir - angam nirbijasya<br />

questi sono però esterni al samadhi senza seme<br />

III.9<br />

vyutthana - nirodha -samskara - yor - abhibhavapradur - bavau<br />

nirodha - ksana - cittanvayo nirodha - parinamah<br />

le evoluzioni avvengono tra il manifestarsi delle impressioni<br />

dispersive dell’esperienza ordinaria e la tendenza all’arresto del<br />

mentale<br />

III.10<br />

tasya prasantavahita samskarat<br />

73


questo <strong>con</strong>sente un tranquillo fluire del mentale<br />

III.11<br />

sarvarthataikagratayoh ksayodayau cittasya samadhi -<br />

parinamah<br />

l’evoluzione nel samadhi avviene <strong>con</strong> lo sparire della dispersione<br />

e l’apparire della <strong>con</strong>centrazione<br />

III.12<br />

santoditau tulya - pratyayau cittasyaikagrata – parinamah<br />

l’evoluzione nello stabilizzare la mente su un punto avviene<br />

quando il pensiero uscente ed il pensiero entrante sono uguali<br />

III.13<br />

etena bhutendriyesu dharma - laksanavastha - parinama<br />

vyakhyartah<br />

queste evoluzioni <strong>con</strong>sentono di spiegare i mutamenti delle<br />

caratteristiche, delle <strong>con</strong>dizioni temporali, della sostanza negli<br />

elementi e negli organi sensoriali<br />

III.14<br />

santoditavyapadesya - dharmanupati darmi<br />

la sostanza è comune alle proprietà manifestatesi, emergenti e<br />

non ancora manifestate<br />

74


III.15<br />

kramanyatvam parinamanyatve hetuh<br />

la successione degli eventi avviene per l’evoluzione<br />

III.16<br />

parinama - traya - samyamad - atitanagata - jnanam<br />

samyama delle tre trasformazioni <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza di<br />

passato e futuro<br />

III.17<br />

sabdartha - pratyayanam - itaretaradhyasat -<br />

samkarastat - pravibhaga - samyamat - sarvabhuta - ruta -<br />

jnanam<br />

samyama sulla distinzione tra parola, significato, idea,<br />

mentalmente sovrapposti, <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza del linguaggio<br />

di tutti gli esseri<br />

III.18<br />

samskara - saksatkaranat - purva - jati - jnanam<br />

la percezione diretta sulle impressioni latenti <strong>con</strong>sente la<br />

<strong>con</strong>oscenza delle vite passate<br />

III.19<br />

pratyayasya para - citta - jnanam<br />

75


…e sui <strong>con</strong>tenuti mentali <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza della mente<br />

altrui<br />

III.20<br />

na ca tat - salambanam tasyavisayibhutatvat<br />

…ma non degli oggetti che supportano il pensiero<br />

III.21<br />

kaya - rupa - samyamat - tad - grahya - saktistambe cak - suh -<br />

prakasasamprayoge' ntardhanam<br />

samyama sulla forma del corpo <strong>con</strong>sente la sospensione della<br />

<strong>con</strong>nessione luce-occhio permettendo l’invisibilità, avviene così<br />

anche per gli altri sensi<br />

III.21 bis<br />

etena sabdadyantardhanamuktam<br />

da qui la scomparsa del suono e degli altri<br />

III.22<br />

sopakramam nirupakramam ca karma tat - samyamad - aparanta<br />

- jnanam - aristebhyo va<br />

samyama sul karma attivo o latente <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza sul<br />

momento della morte<br />

76


III.23<br />

maitryadisu balani<br />

sulle virtù viene forza<br />

III.24<br />

balesu hasti - baladini<br />

sulle forze la potenza dell’ elefante<br />

III.25<br />

pravrttyaloka - nyasat - suksma - vyavahita - viprakrsta - jnanam<br />

rivolgere la luce delle facoltà <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza del piccolo,<br />

del nascosto, del lontano<br />

III.26<br />

bhuvana - jnanam surye samyamat<br />

il samyama sul sole <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza dell’universo<br />

III.27<br />

candre tara - vyuha - jnanam<br />

sulla luna <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza l’ordine delle stelle<br />

77


III.28<br />

dhruve tad - gati – jnanam<br />

sulla stella polare <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>osceza dei loro movimenti<br />

III.29<br />

nabhi - cakre kaya - vyuha - jnanam<br />

sul chakra dell’ombelico <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza<br />

dell’organizzazione del corpo<br />

III.30<br />

kantha - kupe ksut - pipasa – nivrttih<br />

sulla gola fa sparire fame e sete<br />

III.31<br />

kurma - nadyam sthairyam<br />

sulla nadi della tartaruga <strong>con</strong>sente la stabilità<br />

III.32<br />

murdha - jyotisi siddha - darsanam<br />

sulla luce alla sommità del capo <strong>con</strong>sente la visione degli esseri<br />

realizzati<br />

78


III.33<br />

pratibhad - va sarvam<br />

sull’intuizione <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza del tutto<br />

III.34<br />

hrdaye citta - samvit<br />

sul cuore <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza della mente<br />

III.35<br />

sattva - purusayor - atyantasamkirnayoh pratyayavis - eso<br />

bhogah pararthatvat<br />

svartha - samyamat - purusa – jnanam<br />

samyama sulla distinzione tra gli scopi di sattva e purusha,<br />

normalmente <strong>con</strong>fusi, <strong>con</strong>sente la vera <strong>con</strong>oscenza del purusa<br />

III.36<br />

tatah pratibha - sravana - vedanadarsasvada - varta jayante<br />

da qui la percezione intuitiva di udito, tatto, vista, gusto, olfatto<br />

III.37<br />

te samadhavupasarga vyuttane siddhayah<br />

queste facoltà sono ostacoli al samadhi, ma poteri nella vita<br />

ordinaria<br />

79


III.38<br />

bandha - karana - saithilyat - pracara - samvedanacca cittasya<br />

para – sariravesah<br />

l’indebolimento dell’identificazione e la <strong>con</strong>oscenza dei passaggi<br />

mentali <strong>con</strong>sente di entrare nel corpo altrui<br />

III.39<br />

udana - jayaj - jala - panka - kantakadisvasanga utkrantis - ca<br />

il <strong>con</strong>trollo di udana <strong>con</strong>sente la levitazione, il non <strong>con</strong>tatto <strong>con</strong><br />

acqua, fango, spine e così via.<br />

III.40<br />

samana - jayaj - jvalanam<br />

il <strong>con</strong>trollo di samana <strong>con</strong>sente di risplendere<br />

III.41<br />

srotrakasayoh sambandha - samyamad - divyam srotram<br />

il samyama sulla relazione tra spazio e udito <strong>con</strong>sente un udito<br />

divino<br />

III.42<br />

kayakasayoh sambandha - samyamal - laghu - tula - samapattes<br />

- cakasa - gamanam<br />

80


il samyama sulla relazione corpo e spazio e l’immedesimarsi <strong>con</strong><br />

ciò che è leggero come il cotone, <strong>con</strong>sente di attraversare lo<br />

spazio<br />

III.43<br />

bahir - akalpita vrttir - maha - videha - tatah prakasa - avarana -<br />

ksayah<br />

nello stato disincarnato, la mente agisce fuori dal corpo e il velo<br />

che copre la luce della rivelazione si dissolve<br />

III.44<br />

sthula - svarupe - suksmanvayarthavattva - samyamad - bhuta –<br />

jayah<br />

il samyama sullo scopo e sugli stati grossolano, essenziale,<br />

sottile, interdipendente degli elementi <strong>con</strong>sente la padronanza su<br />

di essi<br />

III.45<br />

tato 'nimadi - pradhurbavah kaya - sampad - tad -<br />

dharmanabhigatas - ca<br />

da qui la facoltà di diventare piccoli, la perfezione del corpo e la<br />

non alterazione delle sue funzioni<br />

III.46<br />

rupa lavanya - bala - vajra - samhananatvani kaya – sampat<br />

81


grazia, bellezza, forza e la compattezza di un diamante<br />

costituis<strong>con</strong>o l’eccellenza del corpo<br />

III.47<br />

grahana - svarupasmitanvayarthavattva - samyamad - indriya –<br />

jayah<br />

il samyama sui sensi, sulla percezione, sulla loro reale natura,<br />

sulla loro individualità, sulla loro inter<strong>con</strong>nessione e sul loro<br />

scopo, <strong>con</strong>sente il dominio sui sensi stessi<br />

III.48<br />

tato manojavitvam vikarana - bhavah pradhana - jayas - ca<br />

da questo vengono la velocità di pensiero, l’emancipazione dai<br />

sensi e il dominio sulla natura<br />

III.49<br />

sattva - purusanyata - khyati - matrasya sarvabhavadhi -<br />

sthatrtvam sarva - jnatrtvam ca<br />

la distinzione <strong>con</strong>sapevole tra sattva e purusha <strong>con</strong>sente la<br />

supremazia su tutti gli stati e le forme dell’esistenza e la<br />

<strong>con</strong>oscenza di ogni cosa<br />

III.50<br />

tad - vairagyad - api dosa - bija - ksaye kaivalyam<br />

82


dalla distruzione dei semi dell’errore e dal non attaccamento a<br />

queste facoltà, viene il kaivalya<br />

III.51<br />

sthany - upanimantrane sanga - smaya - karanam punar - anista<br />

– prasangat<br />

l’invito degli dei non deve provocare orgoglio e<br />

attaccamento,causa e pericolo di una indesiderabile ricaduta<br />

III.52<br />

ksana - tat - kramayoh samyamad - vivekajam - jnanam<br />

samyama sugli istanti ed il loro succedersi <strong>con</strong>sente la<br />

<strong>con</strong>oscenza discriminativa<br />

III.53<br />

jati - laksana - desair - anyatanavacchedat - tulyayos - tatah<br />

pratipattih<br />

da qui la capacità di discriminare specie, caratteristica e<br />

posizione tra due cose simili, normalmente non distinguibili<br />

III.54<br />

tarakam sarva - visayam sarvatha - visayam - akramam ceti -<br />

vivekajam – jnanam<br />

83


la <strong>con</strong>oscenza discriminativa su tutti gli oggetti trascende anche<br />

il loro succedersi nel tempo<br />

III.55<br />

sattva - purusayoh suddhi - samye kaivalyam<br />

la perfetta purezza di sattva e purusha portano al kaivalya<br />

84


IV° KAIVALIA PĀDA<br />

IV.1<br />

janmausadhi - mantra - tapah - samadhijah siddhayah<br />

nascita, erbe, mantra, ascesi, samadhi <strong>con</strong>sentono le siddhi<br />

IV.2<br />

jatyantara - parinamah prakrtiapurat<br />

le trasformazioni evolutive necessitano di un potente flusso di<br />

energia naturale<br />

IV.3<br />

nimittam - aprayojakam prakrtinam varana - bhedas - tu tatah<br />

ksetrika - vat<br />

la cause non agis<strong>con</strong>o sulle tendenze naturali, ma le fanno fluire<br />

rimuovendo gli ostacoli, come fa il <strong>con</strong>tadino<br />

IV.4<br />

nirmanacittanyasmitamatrat<br />

i differenti mentali sono creati artificialmente dalle egoità<br />

85


IV.5<br />

pravritti - bhede prayojakam cittam – ekamanekesam<br />

molte sono le fluttuazioni di un’unica mente<br />

IV.6<br />

tatra dhyanajam – anasayam<br />

di queste attività mentali solo quelle sorte dalla meditazione sono<br />

libere da influenze e impressioni latenti<br />

IV.7<br />

karmasuklakrsnam yoginas -trividhamitaresam<br />

il karma dello yogi non è né bianco né nero, negli altri è di tre tipi<br />

IV.8<br />

tatas - tad - vipakanugunanam - evabhivyakrtivasana-nam<br />

di <strong>con</strong>seguenza si manifestano le tendenze maturate<br />

IV.9<br />

jati - desa - kala - vyavahitanam - apy - anantaryam smrti -<br />

samskarayor - eka – rupatvat<br />

al di là di nascita, luogo e tempo l’azione-relazione ininterrotta di<br />

memoria e impressioni latenti rimane, da una vita all’altra<br />

86


IV.10<br />

tasam - anaditvam casiso nityatvat<br />

di queste non vi è inizio perché il desiderio di vivere è senza fine<br />

IV.11<br />

hetu - phalasrayalambanaih samgrhitatvadesam - abhave tad –<br />

abhavah<br />

il venir meno del legame causa ed effetto, sostrato ed oggetto<br />

<strong>con</strong>sente la loro scomparsa<br />

IV.12<br />

atitanagatam svarupato 'sty - adhvabhedad – dharmanam<br />

passato e futuro nella loro natura sono motivati dal trasformarsi<br />

delle caratteristiche<br />

IV.13<br />

te vyakta – suksma gunatmanah<br />

esse sono manifeste o non manifeste, partecipano della natura<br />

dei guna<br />

IV.14<br />

parinamaikatvad - vastu – tattvam<br />

87


l’ unicità della trasformazione costituisce l’essenza dell’oggetto<br />

IV.15<br />

vastu - samye - citta - bhedat - tayorvibhaktah panthah<br />

uno stesso oggetto è percepito in modi diversi dalle molteplici<br />

menti<br />

IV.16<br />

na caika - citta - tantram vastu tad - apramanakam tada kim syat<br />

l’esistenza di un oggetto non dipende da un’unica mente; non<br />

esisterebbe l’oggetto qualora non fosse percepito da questa?<br />

IV.17<br />

tad - uparagapeksitvac - cittasya vastu jnatajnatam<br />

un oggetto è <strong>con</strong>osciuto o s<strong>con</strong>osciuto quando<br />

la mente ne viene o non viene colorata<br />

IV.18<br />

sada jnatas - citta - vrttayas - tat - prabhoh purusasya -<br />

aparinamitvat<br />

le modificazioni della mente sono sempre <strong>con</strong>osciute<br />

all’immutabile superiore purusha<br />

88


IV.19<br />

na tat - svabhasam drsyatvat<br />

la mente non brilla di luce propria perché è essa stessa<br />

percepibile<br />

IV.20<br />

eka - samaye cobhayanavadharanam<br />

la mente non può percepire un oggetto e se stessa<br />

simultaneamente<br />

IV.21<br />

cittantara - drsye buddhi - buddheratiprasangah smrti - samkaras<br />

- ca<br />

se vi fosse la cognizione di una mente da parte di un’altra mente<br />

avremmo pure la cognizione delle cognizioni e <strong>con</strong>seguente<br />

<strong>con</strong>fusione delle memorie<br />

IV.22<br />

citer - apratisamkramayas - tad - akara - pattau svabuddhi -<br />

samvedanam<br />

la <strong>con</strong>oscenza della propria natura attraverso l’autocognizione si<br />

ottiene quando la mente non è mutevole<br />

89


IV.23<br />

drastr - drsyoparaktam cittam sarvartham<br />

la mente colorata di <strong>con</strong>oscente e di <strong>con</strong>oscibile comprende ogni<br />

cosa<br />

IV.24<br />

tad - asamkhyeya - vasanabhis - citram - api parartham<br />

samhatya - karitvat<br />

seppur variegata da innumerevoli tendenze ed impressioni la<br />

mente agisce, in associazione, per un altro principio<br />

IV.25<br />

visesa - darsina atma - bhavana - vinivrttih<br />

veduta la distinzione, si <strong>con</strong>templa la cessazione dell’essere<br />

inerente del sé<br />

IV.26<br />

tada viveka - nimnam kaivalya - pragbharam cittam<br />

<strong>con</strong> il discernimento ci si avvicina al kaivalya<br />

IV.27<br />

tac - cidresu pratyayantarani samskarebhyah<br />

a causa dei samskara possono indugiare altri <strong>con</strong>tenuti mentali<br />

90


IV. 28<br />

hanam - esam klesavad - uktam<br />

l’eliminazione di questi avviene nello stesso modo dei klesa,<br />

come già descritto<br />

IV.29<br />

prasamkhyane 'py - akusidasya sarvatha viveka - khyater -<br />

dharmameghah samadhih<br />

il non attaccamento, per la completa <strong>con</strong>oscenza e per la<br />

realizzazione della discriminazione, <strong>con</strong>sente il dharmamegah<br />

samadhi<br />

IV.30<br />

tatah klesa - karma - nivrttih<br />

ne <strong>con</strong>segue la cessazione dei klesa e del karma<br />

IV.31<br />

tada sarvavarana - malapetasya jnanasyanantyaj - jneyam –<br />

alpam<br />

allora, rimossi tutti i veli e le impurità, non rimarrà quasi nulla da<br />

<strong>con</strong>oscere<br />

91


IV.32<br />

tatah krtarthanam parinama - kramasamaptir - gunanam<br />

da qui, raggiunto il loro scopo, i guna pongono termine al<br />

processo evolutivo<br />

IV.33<br />

ksana - pratiyogi parinamaparanta - nirgrahyah kamah<br />

il divenire, nel succedersi degli istanti, viene compreso nel<br />

momento definitivo del processo evolutivo<br />

IV.34<br />

purusartha - sunyanam gunanam pratiprasavah kaivalyam<br />

svarupa - pratistha va citisaktir – iti<br />

raggiunto il loro scopo si ha l’involuzione dei guna, qui, nello<br />

stato di kaivalya, il purusha dimora nella pura coscienza, sua<br />

vera essenza ritrovata. fine.<br />

92


III PARAFRASI DEGLI YOGASUTRA<br />

I – SAMĀDHI PĀDA<br />

I. 1 Ora viene presentata la disciplina dello yoga.<br />

I. 2 Lo yoga è la sospensione delle <strong>con</strong>tinue fluttuazioni della<br />

mente.<br />

I. 3 Nello stato di yoga, si trova colui che rimane nella<br />

percezione della propria natura essenziale e fondamentale,<br />

I. 4 mentre negli altri stati mentali, ci si identifica <strong>con</strong> le<br />

fluttuazioni della mente e questa dinamica erronea crea<br />

sofferenza.<br />

I. 5 Le fluttuazioni mentali sono di cinque tipi e sono<br />

coinvolgenti o non coinvolgenti,<br />

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I. 6 Esse sono: la retta <strong>con</strong>oscenza; l’erronea <strong>con</strong>oscenza; le<br />

fantasie ed l’immaginazione; il sonno; i ricordi e le memorie.<br />

I. 7 La retta <strong>con</strong>oscenza, in sanscrito pramana, si basa sulla<br />

percezione sensoriale diretta, sulla deduzione, sulla<br />

testimonianza affidabile<br />

I. 8 La <strong>con</strong>oscenza erronea, viparyaya si ha quando non c’è<br />

corrispondenza sulla forma della cosa.<br />

I. 9 La fantasia e l’immaginazione, vikalpa, sono causate da<br />

parole prive di sostanza.<br />

I.10 Il sonno, nidra è quella modificazione mentale che si fonda<br />

sull’assenza di cognizione.<br />

I.11 La memoria, smrti, è quel che è rimasto dell’esperienza,<br />

ossia ciò che non è stato dimenticato.<br />

I.12 Mediante la pratica costante, abhyasa ed il non-<br />

attaccamento, vairagya si ha la loro cessazione, vritti nirodhah.<br />

I.13 L’abhyasa è lo sforzo nella pratica, necessario per ottenere<br />

la stabilità, citta-vritti-nirodhah.<br />

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I.14 La pratica diventa stabile quando la si persegue per lungo<br />

tempo, senza interruzione e <strong>con</strong> attitudine ricettiva.<br />

I.15 Vairagya è il non attaccamento cioè la capacità di<br />

sviluppare un cosciente dominio sul desiderare gli oggetti dei<br />

sensi, visti e uditi.<br />

I.16 Con la realizzazione della pura coscienza, il purusha, si<br />

avranno il supremo non attaccamento e la cessazione del<br />

desiderio a livello dei guna: sattva, rajas, tamas, che sono i tre<br />

costituenti del fenomenico, prakriti.<br />

I.17 Il samprajnata samadhi è quello differenziato, è <strong>con</strong>oscere<br />

la totalità in modo dettagliato e si <strong>con</strong>segue <strong>con</strong> supporto del<br />

ragionamento, tarka, la riflessione, vicara, la beatitudine, ananda,<br />

il senso dell’ essere, asmita, la forma, rupa, si ottiene fissando il<br />

pensiero su un oggetto di supporto che può essere un <strong>con</strong>cetto,<br />

il respiro, un’immagine o altro.<br />

I.18 L’altro samadhi, l’asamprajnata samadhi, quello<br />

indifferenziato, senza supporto, è <strong>con</strong>seguito <strong>con</strong> la pratica<br />

costante, esso <strong>con</strong>sente il cessare del flusso dei <strong>con</strong>tenuti<br />

95


mentali, pratyaya, anche se rimangono i samskara, profonde<br />

impressioni mentali residue.<br />

I.19 Per coloro che sono deva- yogi disincarnati e per gli yogi<br />

immersi nella prakriti fin dalla nascita possono raggiungere lo<br />

stato di samadhi, questo è dovuto al karma precedentemente<br />

accumulato.<br />

I.20 Negli altri praticanti il samadhi è <strong>con</strong>seguito <strong>con</strong> la fede, la<br />

forza, la memoria e l’intelligenza superiore.<br />

I.21 Il samadhi è più vicino per coloro che praticano<br />

intensamente.<br />

I.22 Vi sono tre tipi di impegno: leggero, medio ed intenso.<br />

I.23 Oppure, si ottiene il samadhi praticando l’abbandono al<br />

divino, inteso come l’essenza-coscienza più pura dell’essere,<br />

l’isvara.<br />

I.24 L’Isvara è uno stato divino dell’essere, è uno speciale<br />

purusha , non toccato dalle afflizioni della vita, né dalle azioni né<br />

dai risultati ed impressioni prodotti da tali azioni<br />

96


I.25 In questo stato vi è la suprema sorgente dell’onniscienza<br />

I.26 E non essendo <strong>con</strong>dizionato dal tempo è maestro anche<br />

degli antichi maestri.<br />

I.27 Il suo simbolo-suono è OM.<br />

I.28 La ripetizione <strong>con</strong>tinua e la meditazione sul suo significato<br />

I.29 Portano alla <strong>con</strong>sapevolezza interiore e alla scomparsa<br />

degli ostacoli.<br />

I.30 Gli ostacoli alla pratica sono: la malattia, l’indolenza, il<br />

dubbio, la noncuranza, la pigrizia, la brama, le visioni errate, il<br />

non raggiungimento o il non mantenimento di uno dei livelli del<br />

percorso, i disturbi della mente.<br />

I.31 Mentre la sofferenza, la depressione, i tremori e la<br />

respirazione disturbata sono i sintomi accompagnatori.<br />

I.32 Per <strong>con</strong>trastare gli ostacoli è necessario il metodo della<br />

pratica costante, abhyasa.<br />

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I.33 Inoltre, la mente si rischiara nel cercare di farsi amici<br />

persone felici, sukha, stabilendo <strong>con</strong> loro amicizia, maitri, invece<br />

di invidiarle; avere compassione dei sofferenti, dukkha,<br />

stabilendo un rapporto di empatia <strong>con</strong> chi soffre, karuna intesa<br />

come comprensione della sofferenza, senza coinvolgimento;<br />

rallegrarsi <strong>con</strong> chi fa del bene ed essere ancora più felici, mudito,<br />

se qualcuno fa qualcosa di buono, punya; essere indifferenti,<br />

upeksa, nei riguardi di chi fa del male, apunya. Solo così si può<br />

rimanere in uno stato di equilibrio che permette di crescere ed<br />

evolvere, bhavana - tah - citta – prasadana.<br />

I.34 O, mediante l’espirazione volontaria e la sospensione del<br />

respiro si può <strong>con</strong>trollare la mente.<br />

I.35 O, mediante l’osservazione diretta dell’esperienza<br />

sensoriale è utile per la stabilità della mente.<br />

I.36 O, mediante la sperimentazione di sereni stati di luminosità<br />

interiore.<br />

I.37 O, mediante la <strong>con</strong>templazione dei saggi che hanno<br />

trasceso l’attaccamento per gli oggetti dei sensi.<br />

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I.38 O, si può anche ottenere la chiarezza mentale mediante ciò<br />

che il sogno e il sonno ci possono insegnare.<br />

I.39 O, mediante la meditazione prescelta.<br />

I.40 Così il <strong>con</strong>trollo si estende dal minimo atomo alla massima<br />

infinità.<br />

I.41 Nella mente liberata dalle vritti, si ha il samapattih cioè la<br />

fusione tra <strong>con</strong>oscente, cognizione e <strong>con</strong>osciuto, in completo<br />

assorbimento, come un cristallo che poggiato ad un oggetto ne<br />

assume la colorazione.<br />

I.42 Vi sono quattro livelli di samprajnata samadhi, il primo, il<br />

savitarka samadhi, ossia il samadhi argomentato è supportato<br />

dalla <strong>con</strong>oscenza verbale, dalla <strong>con</strong>oscenza percepita e dalla<br />

<strong>con</strong>oscenza immaginata e si <strong>con</strong>segue <strong>con</strong> il flusso <strong>con</strong>tinuo di<br />

<strong>con</strong>centrazione sull’oggetto <strong>con</strong>siderato nel suo aspetto<br />

materiale.<br />

I.43 Il se<strong>con</strong>do, il nirvitarka samadhi prevede che l’oggetto<br />

risplenda nella propria forma essenziale, non <strong>con</strong>dizionata da<br />

associazioni verbali o logiche; in questo samadhi si è liberi dal<br />

senso dell’io, ahamkara.<br />

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I.44 Ciò predetto sono spiegati il terzo, il savicara samadhi, lo<br />

stadio riflessivo ove il pensiero non si ferma più all’aspetto<br />

esteriore degli oggetti e indaga nell’aspetto più sottile dei<br />

tanmatra: suono,tatto, forma, gusto,olfatto; il quarto, il<br />

sovrariflessivo nirvicara samadhi, prevede che alla<br />

<strong>con</strong>templazione dei tanmatra degli oggetti non <strong>con</strong>segua<br />

opinione, giudizio ed in questo stato di neutralità anche le<br />

categorie dello spazio e del tempo vengano trascese.<br />

I.45 Il samadhi <strong>con</strong>cernente gli oggetti sottili si estende fino allo<br />

stadio indifferenziato dei guna, quando i tre guna, sattva, rajas,<br />

tamas sono in equilibrio; definito lo stato alinga dei guna.<br />

I.46 Questi quattro sono i samadhi <strong>con</strong> seme, bija; il vitarka ed il<br />

nirvitarka supportati da elementi grossi, il vicara ed il nirvicara<br />

supportati da elementi più sottili.<br />

I.47 Raggiunto il nirvicara samadhi si ha la chiarezza spirituale.<br />

I.48 Qui portatrice di verità e <strong>con</strong>oscenza.<br />

I.49 Quella fondata sull’inferenza o sulla rivelazione è la<br />

<strong>con</strong>oscenza ordinaria, ben diversa dalla <strong>con</strong>oscenza, prajna, che<br />

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si ottiene negli stati superiori della coscienza, <strong>con</strong> la percezione<br />

dell’oggetto in tutte le sue particolarità e nei suoi aspetti passato,<br />

presente e futuro.<br />

I.50 Dal samadhi <strong>con</strong> seme, il sabijah, nasce l’impressione,<br />

samskara, che blocca le altre impressioni, samskara.<br />

I.51 E quando anche questo samskara è sospeso, <strong>con</strong> la<br />

cessazione di tutti i samskara, le vrtti, ecc... si raggiunge il<br />

samadhi senza seme, nirbijah, l’asamprajnata samadhi.<br />

101


II – SĀDHANA PĀDA<br />

II. 1 lo yoga attivo è costituito dalla austerità, tapas; dallo studio<br />

delle scritture, dalla <strong>con</strong>oscenza di sé, svadhyaya;<br />

dall’abbandonarsi al divino, isvara pranidhana.<br />

II. 2 Il samadhi si realizza <strong>con</strong> la riduzione delle afflizioni<br />

mentali, i klesha.<br />

II. 3 I cinque klesha, afflizioni mentali sono: l’ignoranza, avidya;<br />

la falsa identificaione, asmita; l’attaccamento ed il piacere, raga;<br />

l’avversione, dvesa; la paura della morte e l’attaccamento alla<br />

vita, abhinivesa.<br />

II. 4 L’ignoranza, avidya è la <strong>con</strong>dizione mentale in cui gli altri<br />

klesha possono manifestarsi latenti, attenuati, interrotti o attivi.<br />

II. 5 L’ignoranza è la mancanza di <strong>con</strong>oscenza e di<br />

discriminazione tra ciò che non è permanente e ciò che è<br />

permanente, tra ciò che non è puro e ciò che è puro, tra il dolore<br />

ed il piacere, tra il non-sé ed il sé.<br />

II. 6 Asmita è la falsa identificazione egoica tra il potere<br />

veggente del purusha ed il semplice poter vedere della mente.<br />

102


II.7 Al piacere, raga, <strong>con</strong>segue l’attaccamento.<br />

II.8 Alla sofferenza, dvesha, <strong>con</strong>segue l’avversione.<br />

II.9 Abhinivesha è l’attaccamento alla vita che insiste, per sua<br />

stessa forza, anche nell’uomo saggio.<br />

II.10 I klesha che sono sottili , possono essere attenuati ed<br />

eliminati <strong>con</strong>trastandoli.<br />

II.11 Con la meditazione che riduce e risolve le modificazioni<br />

mentali.<br />

II.12 I klesa, costituenti del deposito karmico, sono la causa-<br />

effetto radice della nascita e della vita percepite ora, nel passato<br />

e nel futuro.<br />

II.13 Il karma, la legge di causa-effetto delle azioni, <strong>con</strong>diziona<br />

la nascita in un determinato <strong>con</strong>testo sociale, la lunghezza della<br />

vita e le esperienze che vengono vissute.<br />

II.14 Queste esperienze fruttano piacere se le azioni sono<br />

virtuose o dolore se le azioni non sono virtuose.<br />

103


II.15 Il divenire, l’ansia, le impressioni residue, il <strong>con</strong>flitto tra i<br />

guna, le vrtti, ecc…, tutto è ri<strong>con</strong>osciuto come sofferenza per<br />

colui che sa discernere.<br />

II.16 La sofferenza non ancora venuta può essere evitata.<br />

II.17 L’identificazione tra il purusha veggente e la prakriti visibile<br />

è l’errore che causa sofferenza, quindi è da evitare.<br />

II.18 Il visibile ha natura dei guna, la luce-sattvica, l’azione-<br />

rajasica, l’inerzia-tamasica e <strong>con</strong>siste in elementi-maha bhutas,<br />

in organi-indriyas e in sensi-tanmatras, il tutto, allo scopo di<br />

raggiungere e sperimentare la liberazione finale.<br />

II.19 Gli stati dei guna sono: visesha, specifico,una<br />

combinazione di sattva, rajas e tamas; non specifico, avisesha,<br />

quando aumenta rajas; linga, differenziato quando prevale solo<br />

sattva; alinga, indifferenziato,quando i tre guna sono in equilibrio.<br />

II.20 Sebbene il purusha veggente sia pura coscienza sembra<br />

vedere per mezzo dei <strong>con</strong>tenuti mentali, pratyaya.<br />

II.21 La natura fenomenica visibile, prakriti esiste allo scopo di<br />

portare gli individui alla <strong>con</strong>oscenza ultima.<br />

104


II.22 La natura cessa la sua funzione per gli esseri che si sono<br />

emancipati, ma <strong>con</strong>tinua per gli altri esseri che sono ancora nel<br />

cammino.<br />

II.23 La <strong>con</strong>giunzione tra purusa e prakriti è funzionale<br />

all’acquisire <strong>con</strong>sapevolezza della propria essenza.<br />

II.24 L’ignoranza, avidya, è la causa della falsa identificazione<br />

del purusa <strong>con</strong> la prakriti.<br />

II.25 L’assenza di ignoranza è assenza di identificazione,<br />

questa è la liberazione dalla sofferenza.<br />

II.26 Viveka, il discernimento costante è il mezzo per eliminare<br />

l’ignoranza.<br />

II.27 Per chi realizza il discernimento si generano sette livelli di<br />

<strong>con</strong>oscenza.<br />

II.28 La pratica degli elementi costitutivi della pratica dello yoga<br />

distrugge le impurità e genera saggezza e discernimento.<br />

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II.29 Gli otto costituenti che compongono la disciplina dello<br />

yoga sono: yama, le regole sociali; niyama, le regole personali;<br />

asana, le posizioni; pranayama, la veicolazione del prana;<br />

pratyahara, il ritiro dei sensi verso la loro origine; dharana, la<br />

<strong>con</strong>centrazione; dhyana, la meditazione e il samadhi.<br />

II.30 Gli yama sono: ahimsa, non violenza; satya, veridicità;<br />

asteya, non appropriazione, brahmacarya, <strong>con</strong>tinenza dal<br />

godimento sensoriale; aparigraha, non accumulo.<br />

II.31 Gli yama non <strong>con</strong>dizionati dalla classe sociale, dal luogo,<br />

dal tempo, dalle circostanze ed estesi a tutti i livelli, costituis<strong>con</strong>o<br />

la grande disciplina.<br />

II.32 I niyama sono: saucha, la purezza; samtosha,<br />

l’ac<strong>con</strong>tentamento; tapas, l’austerità; svadhyaya, lo studio di sé;<br />

isvarapranidhana, l’abbandono al divino.<br />

II.33 Per vincere le passioni perturbanti si pratica la<br />

meditazione sugli opposti-antidoti.<br />

II.34 Le inclinazioni <strong>con</strong>trarie come la violenza ed altre,<br />

compiute, fatte compiere o approvate, causate da invidia, ira,<br />

<strong>con</strong>fusione possono essere lievi,medie o intense; esse generano<br />

106


ignoranza e dolore. Meditare sugli opposti come l’amore,<br />

antidoto per l’avversione e la <strong>con</strong>oscenza, antidoto per<br />

l’ignoranza è la pratica da seguire.<br />

II.35 Alla presenza di colui che ha realizzato ahimsa, la non<br />

violenza, si generano le <strong>con</strong>dizioni per cui le ostilità tra le<br />

persone vengano abbandonate.<br />

II.36 Le parole pronunciate da colui che è realizzato nella<br />

pratica della verità, satya, sono così potenti da realizzarsi.<br />

II.37 Realizzata asteya, la non appropriazione, le cose<br />

preziose, le ricchezze, i gioielli si presentano spontaneamente.<br />

II.38 Realizzato brahmacharya, la <strong>con</strong>tinenza dal dispendio di<br />

energie per la soddisfazione dei godimenti sensoriali, si ottiene<br />

vigore.<br />

II.39 Realizzato aparigraha, il non accumulo, si ottiene la<br />

<strong>con</strong>oscenza delle vite passate e future.<br />

II.40 Shaucha, la purezza, porta a ri<strong>con</strong>oscere le impurità, da<br />

questa comprensione <strong>con</strong>segue il distacco, sia verso il proprio<br />

corpo sia verso il corpo altrui.<br />

107


II.41 Quando il mentale è purificato vengono gioia,<br />

<strong>con</strong>centrazione, <strong>con</strong>trollo dei sensi e visione del sé.<br />

II.42 Praticando samtosā, l’ac<strong>con</strong>tentarsi, si ottiene una felicità<br />

senza eguali.<br />

II.43 Praticando tapas, l’austerità, si bruciano tutte le impurità e<br />

si <strong>con</strong>segue la perfezione degli organi sensoriali e del corpo.<br />

II.44 Lo studio sul sé porta all’in<strong>con</strong>tro <strong>con</strong> la propria divinità.<br />

II.45 La perfezione nel samadhi avviene <strong>con</strong> l’abbandono al<br />

divino, isvarapranidhana.<br />

II.46 L’asana, la posizione, terzo costituente della disciplina<br />

dello yoga, deve essere stabile e comodo.<br />

II.47 L’assenza di sforzo nell’asana porta alla meditazione<br />

sull’infinito, simboleggiato dal serpente Ananta.<br />

II.48 Con la corretta pratica degli asana si <strong>con</strong>segue la<br />

<strong>con</strong>dizione di emancipazione dalle dualità e, quindi, dai<br />

<strong>con</strong>dizionamenti derivanti dalla <strong>con</strong>flittualità degli opposti.<br />

108


II.49 Al compiersi dell’asana segue il pranayama,<br />

<strong>con</strong>sapevolezza nella sospensione e nel movimento del respiro.<br />

II.50 Nel pranayama si ri<strong>con</strong>os<strong>con</strong>o i movimenti verso l'esterno,<br />

verso l’interno ed il fermarsi spontaneamente; la zona del corpo<br />

dove si manifesta il movimento, i tempi di esecuzione e ascolto<br />

ed il numero delle ripetizioni possono cambiare; l’esperienza<br />

nella pratica può essere vissuta a livello superficiale grossolano<br />

oppure a livello molto profondo e sottile.<br />

II.51 Il quarto tipo di pranayama, il pranayama superiore, il<br />

kevalakumbhaka, trascende quello esterno, bahya, e quello<br />

interno, abhyantara; esso è la sospensione spontanea del<br />

respiro, un arresto che avviene senza sforzo assieme alla<br />

sospensione delle vritti.<br />

II.52 Per mezzo del pranayama viene dissolto il velo karmico<br />

che copre la luce della pura coscienza.<br />

II.53 La mente dello yogi entra nello stato di <strong>con</strong>centrazione,<br />

dharana, grazie, anche, alla pratica del pranayama.<br />

109


II.54 Quando l’attività mentale viene ritirata dagli oggetti esterni<br />

si ha il raccoglimento dei sensi, pratyahara. questo permette un<br />

<strong>con</strong>tatto <strong>con</strong> il sé interiore.<br />

II.55 Stabilizzato pratyahara si ha il completo <strong>con</strong>trollo sui sensi<br />

e questo rende possibile accedere agli stadi superiori dello yoga.<br />

110


III – VIBHŪTI PĀDA<br />

III. 1 Dharana, la <strong>con</strong>centrazione <strong>con</strong>siste nel fissare la mente<br />

su un oggetto che può essere fisico o mentale, interno o esterno;<br />

la <strong>con</strong>centrazione sull’oggetto è alternata.<br />

III. 2 Il flusso <strong>con</strong>tinuo di <strong>con</strong>centrazione sull’oggetto è<br />

meditazione, dhyana; la <strong>con</strong>sapevolezza è fissata sull’oggetto<br />

della <strong>con</strong>centrazione.<br />

III. 3 Contemplare l’oggetto di meditazione nella sua essenza è<br />

samadhi; la coscienza è unificata <strong>con</strong> l’oggetto della<br />

meditazione.<br />

III. 4 L’unione dei tre, dharana, dhyana e samadhi costituisce<br />

samyama, la disciplina superiore dello yoga.<br />

III. 5 Realizzare samyama accende la luce della <strong>con</strong>oscenza<br />

che <strong>con</strong>duce allo svelamento dell’essenza delle cose.<br />

III. 6 Questa disciplina di samyama è applicata a diversi livelli,<br />

dai più grossolani ai più sottili.<br />

111


III. 7 Questi tre elementi, dharana, dhyana, samadhi, che<br />

svolgono una funzione profonda, vengono detti interni,<br />

antaranga, e <strong>con</strong>siderati più importanti rispetto agli altri che sono<br />

detti esterni, bahiranga, yama, niyama, asana, pranayama,<br />

pratyahara.<br />

III. 8 Questi, dharana, dhyana e samadhi, sono supportati da un<br />

oggetto mentale o fisico e sono perciò esterni all’asamprajnata<br />

samadhi senza seme dove c’è solo pura coscienza.<br />

III. 9 Le evoluzioni, parinama, che avvengono <strong>con</strong> la pratica di<br />

meditazione, sono: il nirodhaparinama in cui vi si verifica la<br />

tendenza all’arresto del mentale <strong>con</strong> momenti di sospensione tra<br />

un manifestarsi e l’altro, delle impressioni dispersive, i samskara;<br />

il samadhiparinama in cui la <strong>con</strong>centrazione-<strong>con</strong>templazione<br />

sorge e si mantiene spontaneamente; l’ekagrataparinama, in cui<br />

la coscienza è stabilizzata in sé stessa.<br />

III.10 Questa evoluzione, il nirodhaparinama, <strong>con</strong> la pratica,<br />

diviene un pacifico fluire <strong>con</strong>templativo.<br />

III.11 L’evoluzione nel samadhi avviene <strong>con</strong> lo sparire della<br />

dispersione e l’apparire della <strong>con</strong>centrazione.<br />

112


III.12 L’evoluzione nello stabilizzare la mente su un punto,<br />

ekagrata, avviene quando il pensiero uscente ed il pensiero<br />

entrante sono uguali.<br />

III.13 Queste evoluzioni, parinama, <strong>con</strong>sentono di spiegare i<br />

mutamenti delle caratteristiche, dharma; delle variazioni<br />

temporali, laksana; delle <strong>con</strong>dizioni di stato, avastha; negli<br />

elementi e negli organi sensoriali.<br />

III.14 La sostanza di base, dharmin, è comune sia per le<br />

proprietà, dharma, passate già manifestatesi, sia per le proprietà<br />

presenti emergenti e sia per le proprietà future non ancora<br />

manifestate.<br />

III.15 La successione degli eventi avviene in accordo ed allo<br />

scopo dell’evoluzione.<br />

III.16 La <strong>con</strong>oscenza di passato e futuro di un essere si<br />

<strong>con</strong>segue <strong>con</strong> il samyama applicato sui tre parinama, evoluzioni<br />

dell’essere stesso, che sono la sua natura, dharma; la sua<br />

<strong>con</strong>dizione temporale, laksana; ed il suo stato, avastha.<br />

III.17 La <strong>con</strong>oscenza del linguaggio di tutti gli esseri si<br />

<strong>con</strong>segue <strong>con</strong> il samyama applicato su un oggetto ed in<br />

113


particolare sulla non commistione tra il suono-parola del suo<br />

nome; la sua forma; l’idea che si può avere di esso.<br />

III.18 Il samyama praticato sui samskara, le predisposizioni<br />

karmiche latenti, <strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>sapevolezza delle vite passate.<br />

III.19 Il samyama praticato sui <strong>con</strong>tenuti mentali, pratyaya,<br />

<strong>con</strong>sente la <strong>con</strong>oscenza della mente altrui…<br />

III.20 Intesa come la <strong>con</strong>oscenza delle emozioni che emergono<br />

nella mente altrui, ma non degli oggetti-soggetti mentali dell’altrui<br />

pensiero che non sono ri<strong>con</strong>oscibili.<br />

III.21 Il samyama praticato sulla forma del corpo interrompe la<br />

<strong>con</strong>nessione luce-occhio permettendo l’invisibilità del corpo, a<br />

causa della sospensione della percezione; la stessa dinamica<br />

avviene, anche per gli altri sensi.<br />

III.21 bis. La stessa dinamica avviene anche per la scomparsa<br />

del suono e degli altri tanmatra, odore, sapore, <strong>con</strong>tatto.<br />

III.22 Il samyama praticato sul karma, attivo o inattivo, <strong>con</strong>sente<br />

la <strong>con</strong>oscenza del momento della morte.<br />

114


III.23 Dal samyama praticato sull’amicizia e sulle altre virtù<br />

vengono forza e potenza.<br />

III.24 Dal samyama praticato sui vari tipi di forze viene la<br />

potenza corrispondente, <strong>con</strong> il samyama praticato sulla forza<br />

dell’ elefante se ne acquisisce la potenza.<br />

III.25 Rivolgere la luce sattvica dell’intelletto <strong>con</strong>sente la<br />

<strong>con</strong>oscenza del sottile, del nascosto, del lontano.<br />

III.26 Dal samyama praticato sul sole viene la <strong>con</strong>oscenza<br />

dell’universo, il macrocosmo.<br />

III.27 Dal samyama praticato sulla luna viene la <strong>con</strong>oscenza<br />

sulla posizione delle stelle.<br />

III.28 Dal samyama praticato sulla stella polare viene la<br />

<strong>con</strong>oscenza del movimento di tutte le stelle.<br />

III.29 Dal samyama praticato sul chakra dell’ombelico viene la<br />

<strong>con</strong>oscenza dell’organizzazione del corpo, i tre umori ed i sette<br />

elementi, il microcosmo.<br />

115


III.30 Dal samyama praticato sulla gola viene la cessazione<br />

della fame e della sete.<br />

III.31 Dal samyama praticato sui canali energetici, nadi della<br />

tartaruga, situati nel torace e chiamati anche loto del cuore,<br />

vengono la stabilità, l’immobilità.<br />

III.32 Dal samyama praticato sulla luce che sta alla sommità del<br />

capo viene la visione degli esseri realizzati, siddha.<br />

III.33 Dalla luce dell’intuizione, pratibha, viene la <strong>con</strong>oscenza<br />

salvifica di ogni cosa.<br />

III.34 Dal samyama praticato sul cuore viene la percezione<br />

diretta della propria sostanza mentale.<br />

III.35 Dal samyama praticato sulla distinzione tra il mezzo,<br />

sattva ed il fine, purusha, normalmente <strong>con</strong>fusi, viene la vera<br />

<strong>con</strong>oscenza del purusha, pura coscienza in<strong>con</strong>dizionata.<br />

III.36 Da qui vengono la percezione intuitiva, patibha, e le facoltà<br />

straordinarie in udito, tatto, vista, gusto, olfatto.<br />

116


III.37 Queste facoltà, siddhi, sono poteri straordinari nella vita<br />

ordinaria, ma sono pericolosi per la pratica di samadhi, possono<br />

causare dispersione e aumento dell’ego.<br />

III.38 Dall’indebolimento del karma dell’identificazione tra corpo<br />

sottile e corpo fisico e dalla <strong>con</strong>oscenza dei passaggi mentali<br />

viene la facoltà di entrare <strong>con</strong> la mente nei corpi altrui.<br />

III.39 Il <strong>con</strong>trollo di udana vayu, il soffio energetico che governa<br />

i movimenti ascendenti, <strong>con</strong>sente la levitazione evitando il<br />

<strong>con</strong>tatto <strong>con</strong> acqua, fango, spine.<br />

III.40 Il <strong>con</strong>trollo di samana vayu, il soffio energetico<br />

equilibrante che governa l’assimilazione del nutrimento e che<br />

ravviva il fuoco interiore, <strong>con</strong>sente il risplendere dell’aura.<br />

III.41 Dal samyama praticato sulla relazione tra l’organo<br />

dell’udito e l’etere, akasha, viene un udito sovrannaturale.<br />

III.42 Dal samyama praticato sulla relazione tra corpo e spazio<br />

e l’immedesimarsi <strong>con</strong> ciò che è leggero come il cotone, viene la<br />

facoltà di muoversi attraverso lo spazio.<br />

117


III.43 Nello stato incorporeo, disincarnato di mahavideha, nel<br />

quale la mente agisce libera dalle vritti, il velo che copre la luce<br />

sattvica della rivelazione si dissolve.<br />

III.44 Dal samyama praticato sulla natura degli elementi, sulle<br />

loro caratteristiche, grossolana, apparente, sottile,<br />

interdipendente e sul loro scopo di emancipare il purusha, viene<br />

il <strong>con</strong>trollo sugli elementi stessi.<br />

III.45 Dal <strong>con</strong>trollo sugli elementi, vengono le otto facoltà: di<br />

rimpicciolire, di alleggerirsi, di espandersi, di appesantirsi, di<br />

spaziare, di soddisfare i desideri, di <strong>con</strong>trollare gli oggetti, di<br />

creare e distruggere; inoltre viene la perfezione del corpo e la<br />

liberazione da tutti gli ostacoli: la terra non ferma, l’acqua non<br />

bagna,il fuoco non brucia, l’aria non sposta, l’etere non rende<br />

visibile.<br />

III.46 Le caratteristiche di grazia, bellezza, forza, compattezza,<br />

proprie del diamante costituis<strong>con</strong>o, anche, le caratteristiche di<br />

perfezione del corpo umano.<br />

III.47 Dal samyama sui sensi, indriya, praticato sulla<br />

percezione, sulla loro reale natura, sulla loro individualità, sulla<br />

118


loro interdipendenza e sul loro scopo rivelativo, viene il dominio<br />

sui sensi stessi.<br />

III.48 Da questo dominio, <strong>con</strong>seguono le tre “capacità del<br />

miele”: lo spostamento del corpo alla velocità del pensiero;<br />

l’emancipazione dai cinque sensi; il dominio sugli oggetti prodotti<br />

dalle trasformazioni della natura, prakriti.<br />

III.49 La distinzione <strong>con</strong>sapevole tra il sattva mentale ed il<br />

purusha <strong>con</strong>sente l’onniscienza ed il <strong>con</strong>trollo su tutti gli stati e le<br />

forme dell’esistenza.<br />

III.50 Dal non attaccamento nemmeno a questi grandi poteri<br />

che appartengono alla prakriti si ha la distruzione dei semi<br />

karmici e viene, finalmente, lo stato di kaivalya, la libertà.<br />

III.51 Nemmeno l’invito degli dei deve provocare tentazioni,<br />

orgoglio e attaccamento che potrebbero essere causa di una<br />

indesiderabile ricaduta.<br />

III.52 Dal samyama praticato sugli istanti di tempo, kshana, e<br />

l’ordine della loro successione viene la <strong>con</strong>oscenza nata dalla<br />

discriminazione, viveka.<br />

119


III.53 Da questa realizzazione di viveka, la <strong>con</strong>oscenza<br />

discriminativa, viene il ri<strong>con</strong>oscimento distintivo per specie,<br />

peculiarità, spazialità tra due cose che normalmente appaiono<br />

simili.<br />

III.54 La <strong>con</strong>oscenza discriminativa, viveka, si estende a tutti gli<br />

oggetti, nella loro forma passata, presente e futura,<br />

trascendendo il loro succedersi e trasformarsi nell’andare del<br />

tempo.<br />

III.55 Quando la perfetta purificazione di sattva guna e la<br />

perfetta purezza del purusha sono eguali, si accede allo stato di<br />

liberazione, kaivalya.<br />

120


IV – KAIVALYA PĀDA<br />

IV. 1 Le siddhi possono essere <strong>con</strong>seguite alla nascita, <strong>con</strong><br />

l’uso di erbe, <strong>con</strong> la recitazione di mantra, <strong>con</strong> la pratica<br />

ascetica, <strong>con</strong> il samadhi.<br />

IV. 2 La trasformazione, parinama, da una forma vitale ad<br />

un’altra, necessita di un potente flusso di energia naturale,<br />

prakriti.<br />

IV. 3 Le cause per una rinascita non agis<strong>con</strong>o direttamente<br />

sulle tendenze naturali che operano la trasformazione, ma<br />

rimuovono gli ostacoli e le fanno fluire, così, come fa il <strong>con</strong>tadino<br />

che rompe gli argini per irrigare un campo.<br />

IV. 4 Asmita, l’egoità, è la causa che dà origine ai vari tipi di<br />

mentale.<br />

IV. 5 Varie sono le attività di un’unica mente.<br />

121


IV. 6 Di queste attività mentali solo quelle sorte dalla<br />

meditazione sono libere da influenze e impressioni latenti,<br />

samskara<br />

IV. 7 Il karma dello yogi non è né bianco né nero, le sue azioni<br />

non produ<strong>con</strong>o frutti; negli altri esseri è di tre tipi, nero per i<br />

malvagi, bianco per i virtuosi, bianco e nero per chi fa bene e<br />

male.<br />

IV. 8 Dalla legge di causa ed effetto si manifestano le tendenze<br />

e le impressioni, vasana, maturate dal karma accumulato.<br />

IV. 9 Indipendentemente dalla nascita, dal luogo e dal tempo<br />

l’azione-relazione tra memorie, smriti e impressioni latenti,<br />

samskara, rimane in una successione ininterrotta da una vita<br />

all’altra; l’eperienza, bhoga, genera impressioni, vasana, che<br />

diventano semi, samskara, che si manifestano nel karma, il quale<br />

viene bruciato <strong>con</strong> la pratica dello yoga.<br />

IV.10 Di questo ciclo, samsara, non vi è ne inizio ne fine<br />

giacchè il desiderio di vivere permane in eterno.<br />

IV.11 La scomparsa delle tendenze, vasana, è <strong>con</strong>seguente<br />

alla scomparsa di causa, effetto, sostrato mentale ed oggetto,<br />

122


ossia al venir meno dei fattori dai quali esse dipendono<br />

interdipendentemente.<br />

IV.12 Passato, presente e futuro esistono nella loro natura<br />

temporale in funzione del manifestarsi sempre diverso delle<br />

caratteristiche, dharma, delle cose.<br />

IV.13 Le <strong>con</strong>dizioni temporali partecipano della natura dei guna<br />

e sono manifeste quando sono al presente, o sottili quando sono<br />

passate e future.<br />

IV.14 L’unicità di un oggetto dipende dalla trasformazione,<br />

parinama, operata dai tre guna, sativa, rajas, tamas.<br />

IV.15 Uno stesso oggetto può essere percepito in modi diversi<br />

da differenti osservatori, a causa della diversità del loro stato<br />

mentale.<br />

IV.16 Un oggetto non può esistere dipendentemente e grazie<br />

ad un’unica mente che lo sta percependo; altrimenti sarebbe da<br />

chiedersi se esistesse, o meno, lo steso oggetto qualora non<br />

fosse percepito da questa mente.<br />

123


IV.17 Un oggetto può dirsi <strong>con</strong>osciuto o s<strong>con</strong>osciuto, nella<br />

misura in cui la mente che lo percepisce ne viene o non viene<br />

colorata, uparaga.<br />

IV.18 Le modificazioni, vritti, della mente sono sempre<br />

<strong>con</strong>osciute dall’immutabile pura coscienza superiore, il purusha.<br />

IV.19 La mente non brilla di luce propria in quanto è essa<br />

stessa un oggetto percepibile.<br />

IV.20 La mente può percepire un oggetto esterno, ma non può<br />

nello stesso momento percepire anche se stessa.<br />

IV.21 Se vi fosse la percezione di una mente da parte di un’altra<br />

mente vi sarebbe pure una lettura tra un intelletto e l’altro, cosa<br />

che, nella sua dinamica infinita, causerebbe una gran <strong>con</strong>fusione<br />

anche nei ricordi.<br />

IV.22 La mente quando non è mutevole prende coscienza della<br />

propria natura per mezzo dell’attività autocognitiva dell’intelletto.<br />

IV.23 La mente colorata dal <strong>con</strong>oscente, il purusha, e da ciò<br />

che è <strong>con</strong>oscibile, la prakriti, comprende ogni cosa.<br />

124


IV.24 Seppur variegata da innumerevoli tendenze ed<br />

impressioni, vasana, la mente, in associazione <strong>con</strong> gli oggetti, gli<br />

elementi, gli organi di senso ed il resto, agisce ed esiste per il<br />

solo scopo del purusha.<br />

IV.25 Contemplata la distinzione tra purusha e citta, cessa la<br />

speculazione della mente sull’essenza del sé.<br />

IV.26 Realizzato il discernimento, citta è incline allo stato di<br />

kaivalya.<br />

IV.27 Negli intervalli del flusso di <strong>con</strong>oscenza discriminativa, a<br />

causa dei samskara, ancora debolmente attivi, possono<br />

indugiare altri <strong>con</strong>tenuti mentali, pratyaya.<br />

IV.28 L’eliminazione di questi samskara avviene nello stesso<br />

modo già descritto per i klesa, bruciati dal fuoco della<br />

<strong>con</strong>oscenza.<br />

IV.29 Dal non attaccamento, realizzato anche nei <strong>con</strong>fronti della<br />

più sublime meditazione, e dalla costante pratica del<br />

discernimento sorge il dharmamegah samadhi, nuvola del<br />

dharma, che fa piovere meriti, ultimo stadio del nirbijasamadhi, il<br />

samadhi senza seme.<br />

125


IV.30 Ne <strong>con</strong>segue la cessazione dell’attività dei klesha e del<br />

karma.<br />

IV.31 Una volta che sono stati rimossi il velo oscurante e tutte le<br />

impurità, la <strong>con</strong>oscenza diviene infinita e non rimane quasi<br />

null’altro da <strong>con</strong>oscere.<br />

IV.32 A questo punto anche i guna hanno raggiunto il loro<br />

scopo, portando a compimento il loro incessante processo<br />

evolutivo.<br />

IV.33 Il divenire, nel suo <strong>con</strong>tinuo succedersi di istanti, viene<br />

interamente compreso nel momento finale del processo<br />

evolutivo.<br />

IV.34 Raggiunto il loro scopo, l’attività dei guna viene meno, ne<br />

<strong>con</strong>segue il ritorno al kaivalya, lo stato in cui la pura coscienza, il<br />

purusha, dimora nella sua propria essenza. Fine.<br />

126


APPENDICE<br />

127


Note per la comprensione e la pronuncia dei<br />

termini sanscriti<br />

I termini sanscriti per loro peculiarità sono polisemici e,<br />

pertanto, ogni termine assume significati diversi a se<strong>con</strong>da del<br />

<strong>con</strong>testo in cui è inserito. Vi sono alcuni termini, come ad<br />

esempio samadhi, che non vengono tradotti, per evitare<br />

imprecisioni, ma che vengono semplicemente traslitterati; vi<br />

sono, inoltre, termini che costituis<strong>con</strong>o veri e propri serbatoi<br />

semantici, ad esempio, il termine citta che comprende buddhi,<br />

ahamkara e manas, qui tradotto <strong>con</strong> mente.<br />

Per difficoltà tecniche di edizione, non si sono potuti adoperare i<br />

segni diacritici nella trascrizione delle parole sanscrite e, per<br />

ovviare, nella traslitterazione vengono, spesso, aggiunte delle<br />

“h” a seguito delle <strong>con</strong>sonanti per renderne dolce il suono in<br />

fase di lettura, ad esempio, l’originale “darsana” viene<br />

traslitterato in “darshana”.<br />

Al fine di rendere più agevole la comprensione è, comunque,<br />

presente un glossario dei termini sanscriti.<br />

Il testo sanscrito dei sutra <strong>con</strong>tiene i segni diacritici, seguono<br />

alcune indicazioni per la pronuncia.<br />

128


Vocali e dittonghi, all’incirca come in italiano: “e” ed “o” sono<br />

sempre lunghe e strette, come in “pena” e “limone”. La “g” è<br />

sempre dura come in “ghiro”, anche se seguita da “i” o “e”. La<br />

“c” è sempre dolce, come in “cera”, anche seguita da “a”, “o”,<br />

“u”, “h”. La “d” e la “t” sono palatali e vanno pronunciate al modo<br />

del “th” inglese. La “j” come in francese, del pari la “ç”. La “n”,<br />

e la “m” sono palatali e nasali. Tutte le <strong>con</strong>sonanti seguite da “h”<br />

sono aspirate: “kh”, “gh”, “th”, “ph”, ecc…La “r” in sanscrito è una<br />

vocale e va pronunziata in modo liquido e rapido.<br />

129


GLOSSARIO<br />

Abhinivesa, sete di vivere, ostinazione vitale.<br />

Abhyasa, pratica costante, esercizio.<br />

Acetana, mancanza di <strong>con</strong>sapevolezza.<br />

Adhyatma-prasada, serenià interiore.<br />

Agama, autorità.<br />

Ahamkara, ego.<br />

Ahimsa, non-violenza.<br />

Ajapa, recitazione silenziosa.<br />

Akasa, etere, spazio.<br />

Akasa-gamana, capacità di spostarsi nello spazio.<br />

Aklista, non disturbante, non coinvolgente.<br />

Alinga, indifferenziato.<br />

Ananda, beatitudine.<br />

Anga, membro, parte.<br />

Angamejayatva, tremore.<br />

Animan, atomizzazione.<br />

Anitya, impermanente.<br />

Antaraya, ostacolo.<br />

Anumana, inferenza.<br />

Apana, uno dei cinque vayu, verso l’esterno.<br />

Aparigraha, non accumlo.<br />

Apunya, demerito.<br />

130


Artha, sinificato, scopo,oggetto.<br />

Asamprajnata, non cognitivo.<br />

Asana, posizione, postura.<br />

Asmita, falsa identificazione.<br />

Asteya, onestà.<br />

Asuddhi, impurità.<br />

Avastha, stato.<br />

Avidya, ignoranza.<br />

Avisesa, aspecifico.<br />

Bala, forza.<br />

Bhavana, <strong>con</strong>templazione, realizzazione.<br />

Bhrantidarsana, illusione.<br />

Bhumi, stadio, livello.<br />

Bhuta, elemento.<br />

Bija, seme.<br />

Brahmacarya, castità, <strong>con</strong>tenimento.<br />

Brahman, la realtà assoluta.<br />

Buddhi, intelletto.<br />

Cakra, punto energetico, plesso sottile.<br />

Citta, pensiero, l’unione di buddhi, ahamkara e manas.<br />

Citta-prasadana, serenità mentale.<br />

Citta-viksepa, fonte di distrazione della mente.<br />

131


Darsana, visione filosofica.<br />

Daurmanasya, ansia.<br />

Dharana, <strong>con</strong>centazione, attenzione.<br />

Dharma, dottrina, legge, merito, caratteristica.<br />

Dharmamegha, nuvola del dharma.<br />

Dhyana, meditazione.<br />

Divyasrotra, udito divino.<br />

Drastr, veggente, soggetto.<br />

Drsi, veggente, soggetto.<br />

Drsya, visibile, oggetto.<br />

Duhkha, dolore.<br />

Dvandva, coppia di opposti.<br />

Dvesa, avversione.<br />

Ekagrata, unintenzionalità, <strong>con</strong>centrazione in un solo punto.<br />

Ekatanata, uniformità.<br />

Gariman, gravitazione.<br />

Guna, qualità costitutiva.<br />

Gunaparvan, membro dei guna.<br />

Guru, maestro.<br />

Indriya, organo, senso.<br />

Isitva, dominio.<br />

Ista-devata, divinità prescelta.<br />

132


Isvara, il divino.<br />

Isvarapranidhana, devozione e abbandono al divino.<br />

Japa, recitazione <strong>con</strong> voce.<br />

Jnana, <strong>con</strong>oscenza, saggezza, nozione, idea.<br />

Kaivalya, isolamento, liberazione.<br />

Kaya, corpo.<br />

Kaya-sampat.<br />

Kamasayitva, adempimento dei desideri.<br />

Karman, legge di causa-effetto, opera.<br />

Karmasaya, deposito latente.<br />

Karuna, compassione.<br />

Kevalakumbhaka, ritenzione spontanea del respiro.<br />

Khyati, discriminazione.<br />

Klesa, afflizione mentale, vizio originale.<br />

Klista, disturbante, viziato.<br />

Kumbhaka, ritenzione del respiro.<br />

Laghiman, levitazione.<br />

Laksana, determinazione, implicazione.<br />

Lingamatra, puro-differenziato.<br />

Mahat, grande, principio cosmico.<br />

Mahavrata, grande voto.<br />

133


Mahiman, magnificazione.<br />

Maitri, benevolenza.<br />

Manas, mente, il senso interno, il mentale.<br />

Mantra, formula, preghiera, parola sacra, versetti.<br />

Mudita, compiacimento.<br />

Nabhi-cakra, chakra dell’ombelico.<br />

Nadi, canale energetico, vaso sottile.<br />

Nidra, sonno.<br />

Nirbija, senza seme.<br />

Nirodha, cessazione, inibizione.<br />

Nirvcara, non riflessivo.<br />

Nirvitarka, non ragionato, non cogitativo.<br />

Nitya, permanente.<br />

Niyama, osservanze, regole.<br />

Om, la sillaba sacra<br />

Parinama, evoluzione, mutamento.<br />

Phala, frutto.<br />

Prakamya, volontà efficace.<br />

Prajna, gnosi, <strong>con</strong>sapevolezza, <strong>con</strong>oscenza.<br />

Prakrti, la natura.<br />

Prakrti-laya, dissoluzione della natura.<br />

Pramada, negligenza.<br />

134


Pramana, <strong>con</strong>oscenza valida.<br />

Prana, respiro, soffio, energia vitale.<br />

Prana-vayu, uno dei cinque vayu, vento, soffio.<br />

Pranava, Om.<br />

Pranayama, <strong>con</strong>trollo del respiro, <strong>con</strong>duzione del prana.<br />

Prapti, estensibilità.<br />

Prasamkhyana, perfetta discriminazione.<br />

Prasvasa, espiro.<br />

Pratyahara, raccoglimento, <strong>con</strong>trollo.<br />

Pratyaksa, percezione.<br />

Pratyaya, rappresentazione, <strong>con</strong>tenuto mentale.<br />

Prayatna, sforzo.<br />

Punya, merito.<br />

Purusa, pura coscienza, spirito.<br />

Raga, passione.<br />

Rajas, uno dei tre guna, dell’azione.<br />

Rta, verità.<br />

Rtambhara, infallibile.<br />

Sabda, parola.<br />

Sabija, <strong>con</strong> seme.<br />

Samadhi, enstasi, assorbimento.<br />

Samana, uno dei cinque vayu.<br />

Samapatti, immedesimazione.<br />

135


Samprajnata, cognitivo.<br />

Samsaya, dubbio.<br />

Samskara, impressione, seme karmico.<br />

Samtosa, letizia.<br />

Samyama, unione di <strong>con</strong>centrazione e meditazione e samadhi.<br />

Sattva, uno dei tre guna, luminoso.<br />

Satya, veracità, verità.<br />

Sauca, purezza.<br />

Savicara, riflessivo.<br />

Savitarka, giusto ragionamento, cogitativo.<br />

Siddhi, perfezione, poteri, facoltà.<br />

Smrti, memoria.<br />

Sraddha, fede.<br />

Sthairya, fermezza.<br />

Styana, indolenza.<br />

Suci, puro.<br />

Suddha, puro.<br />

Suddhi, purificazione, purezza.<br />

Sukha, piacere, piacevolezza.<br />

Susumna, canale energetico centrale.<br />

Svadhyaya, preghiera.<br />

Svapna, sogno.<br />

Svarupa, essenza, forma propria.<br />

Svasa, inspiro.<br />

136


Tamas, uno dei tre guna, inerzia.<br />

Tapas, ascesi.<br />

Tattva, principio ontologico, categoria.<br />

Udana, uno dei cinque vayu, ascendente.<br />

Upeksa, indifferenza.<br />

Vairagya, non attaccamento, impassibilità.<br />

Vasana, impressioni mentali subcoscienti.<br />

Vasitva, arbitrio.<br />

Vhibuti, dispiegamento, manifestazione di energia.<br />

Vicara, riflessione.<br />

Vikalpa, astrazione, immaginazione.<br />

Viksepa, distrazione.<br />

Vipaka, retribuzione.<br />

Viparyaya, errore, <strong>con</strong>oscenza erronea.<br />

Virya, energia, virilità<br />

Visaya, oggetto.<br />

Visesa, particolare, specifico, speciale.<br />

Vitaraga, impassibile.<br />

Vitarka, ragionamento, tentazione.<br />

Viveka, discriminazione, discernimento.<br />

Vivekakhyati, <strong>con</strong>oscenza discriminativa<br />

Vivekin, dotato di discernimento.<br />

Vrtti, funzione, fluttuazione, attività, modificazione.<br />

137


Vyadhi, malattia.<br />

Vyana, uno dei cinque vayu, pervadente.<br />

Vyutthana, dispersione.<br />

Yama, regole, precetti.<br />

Yatna, sforzo.<br />

138


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140

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