Il moderno imaging delle neoplasie faringo-laringee
Il moderno imaging delle neoplasie faringo-laringee
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ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITA’DI BOLOGNA<br />
Scuola di Spec.ne in Radiodiagnostica<br />
Direttore Prof. Romeo Canini<br />
Titolo:<br />
<strong>Il</strong> <strong>moderno</strong> <strong>imaging</strong> <strong>delle</strong> <strong>neoplasie</strong><br />
<strong>faringo</strong>-<strong>laringee</strong><br />
TESI DI SPECIALIZZAZIONE<br />
Presentata dal Dott. Relatore Chiar.mo Prof.<br />
Giulio Neri Romeo Canini<br />
A.A. 2005-2006
Indice<br />
Introduzione……………………………………………...................…………3<br />
Cenni di anatomia……………………………….………………....................6<br />
Le principali metodiche di <strong>imaging</strong>…………..…………………................12<br />
Le principali applicazioni cliniche……………………………................…23<br />
Metastatizzazione linfonodale…………………………………...................32<br />
<strong>Il</strong> rinofaringe……………………………………………………...................41<br />
L’orofaringe……………………………………………………....................49<br />
L’ipofaringe………………………………………………….…...................55<br />
<strong>Il</strong> laringe…………………………………………………………..................65<br />
Bibliografia...……………………………………………………..................75<br />
2
Introduzione<br />
I tumori del distretto <strong>faringo</strong>-laringeo rappresentano circa il 7% di tutti i<br />
tumori maligni, con una incidenza mondiale media di circa 16/100.000<br />
abitanti, e si caratterizzano per l’alta morbilità e mortalità.<br />
Dal punto di vista epidemiologico il distretto in assoluto più colpito è il<br />
laringe rappresentando, da solo, quasi il 70% di tutte le <strong>neoplasie</strong><br />
<strong>faringo</strong>-<strong>laringee</strong> e il 5% circa di tutti i tumori maligni.<br />
<strong>Il</strong> carcinoma del faringe e del laringe colpisce soprattutto l’età adulta,<br />
con picco tra i 50-60 anni.<br />
<strong>Il</strong> sesso più colpito è quello maschile risultando l’incidenza negli uomini<br />
circa 8 volte maggiore rispetto alle donne.<br />
Per i tumori dell’orofaringe, dell’ipofaringe e della laringe, il fumo<br />
rappresenta di gran lunga il principale fattore di rischio nei paesi<br />
sviluppati.<br />
Dopo il tabacco, il secondo fattore di rischio per importanza è il<br />
consumo elevato di bevande alcoliche, peraltro più rilevante per il<br />
faringe che per il laringe, con un'interazione moltiplicativa tra fumo e<br />
alcool che innalza di 50-100 volte il rischio neoplastico nei soggetti<br />
fumatori ed etilisti.<br />
3
I tumori della rinofaringe sono rari, eccetto che nel sud-est asiatico ed in<br />
alcune aree del Nord Africa.<br />
Nella aree ad alto rischio, il carcinoma rinofaringeo mostra numerose<br />
differenze epidemiologiche rispetto agli altri tumori maligni del distretto<br />
<strong>faringo</strong>-laringeo presentando una minor incidenza negli uomini rispetto<br />
alle donne, con un picco nell'adolescenza, ed una modesta associazione<br />
con il fumo o con l’assunzione di bevande alcoliche.<br />
I fattori più importanti nell'insorgenza del carcinoma della rinofaringe<br />
sembrano essere il virus di Epstein-Barr ed alcune abitudini alimentari<br />
(soprattutto il consumo, fin dalla più tenera età, di pesce ed altri cibi in<br />
salamoia).<br />
Dal punto di vista istologico più del 95% dei tumori <strong>faringo</strong>-laringei<br />
sono rappresentati da carcinomi epidermoidali a cellule squamose (o<br />
carcinomi squamocellulari) mentre il linfoma, secondo per frequenza,<br />
costituisce meno del 5% di tutte le <strong>neoplasie</strong> maligne di questo distretto.<br />
Una caratteristica peculiare di tutti i carcinomi della testa e del collo è<br />
la tendenza ad essere accompagnati (5-10% dei casi) o seguiti (10-20%<br />
dei casi entro 5 anni) da un altro tumore <strong>delle</strong> vie aereo-digestive<br />
superiori o e del polmone. L'alta frequenza di tumori multipli si spiega<br />
con la persistente influenza dei fattori di rischio neoplastico, soprattutto<br />
del fumo, a livello di ampie aree epiteliali <strong>delle</strong> alte vie digerenti e del<br />
tratto respiratorio che hanno già subito le prime trasformazioni<br />
preneoplastiche.<br />
Le <strong>neoplasie</strong> <strong>faringo</strong>-<strong>laringee</strong> risultano sensibili alla radioterapia, che<br />
rappresenta il trattamento esclusivo degli stadi precoci. Negli stadi<br />
avanzati il trattamento è quello chirurgico che, nonostante i recenti<br />
progressi <strong>delle</strong> tecniche ricostruttive, risulta in genere assai destruente,<br />
a causa della complessa anatomia del distretto cervico-cefalico, tanto da<br />
produrre un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita del<br />
paziente.<br />
Da quanto esposto si comprende come la diagnosi precoce e la precisa<br />
stadiazione, con la valutazione della diffusione e della metastatizzazione<br />
linfonodale, rappresentino i requisiti fondamentali per intraprendere una<br />
terapia mirata e per programmare il follow-up e in tal senso l’<strong>imaging</strong><br />
4
svolge un ruolo sempre più determinante con il progredire<br />
dell’evoluzione tecnologica <strong>delle</strong> apparecchiature diagnostiche.<br />
<strong>Il</strong> nostro obiettivo è quello di descrivere le caratteristiche tecniche <strong>delle</strong><br />
moderne metodiche di <strong>imaging</strong> nella diagnostica oncologica del distretto<br />
<strong>faringo</strong>-laringeo e di valutarne l’efficacia diagnostica.<br />
5
Cenni di anatomia<br />
<strong>Il</strong> rinofaringe rappresenta la porzione nasale del faringe. <strong>Il</strong> suo<br />
scheletro è costituito dalla fascia <strong>faringo</strong>-basilare , spessa struttura<br />
connettivale su cui si inserisce il muscolo costrittore del faringe. <strong>Il</strong> seno<br />
sfenoidale e la base dello sfenoide formano il tetto che si continua in<br />
dietro con il clivus e l’atlante a formare il muro posteriore.<br />
Anteriormente il rinofaringe è in continuità con le coane che ne<br />
costituiscono il limite anteriore. <strong>Il</strong> muro laterale del rinofaringe è<br />
formato, dall’avanti all'indietro, dal muscolo pterigoideo mediale, dai<br />
muscoli palatali, dal torus tubarius e dal recesso faringeo laterale (fossa<br />
di Rosenmüller). Inferiormente, infine, il palato molle separa il<br />
rinofaringe dall'orofaringe. Le adenoidi occupano il tetto del rinofaringe<br />
e tendono ridursi dimensionalmente con l’età sebbene in molti adulti<br />
siano ancora presenti e ben visibili. Lo spazio parafaringeo è una<br />
struttura fibro-grassosa che separa il muro della mucosa rino-faringea<br />
dallo spazio masticatorio ed è spesso sede di invasione neoplastica da<br />
parte di tumori del rinofaringe con possibile infiltrazione dei muscoli<br />
masticatori.<br />
L’orofaringe è la porzione del farnge comune alla via aerea e a quella<br />
digestiva.<br />
6
Fig 2.1: Faringe in sezione sagittale [tratto da Atlante di anatomia umana –<br />
Frank H. Netter]<br />
7
<strong>Il</strong> suo margine anteriore è formato da un piano che unisce il bordo<br />
posteriore del palato molle superiormente con i pilastri tonsillari<br />
anteriori inferiormente.<br />
<strong>Il</strong> bordo superiore dell’orofaringe è costituito dal palato molle quello<br />
inferiore dalle vallecole glosso-epiglottiche.<br />
<strong>Il</strong> margine laterale consiste nelle regioni tonsillari, costituite dal pilastro<br />
tonsillare anteriore (muscolo palatoglosso), dal pilastro tonsillare<br />
posteriore (muscolo palato-faringeo) e dal tessuto linfoide contenuto<br />
nella fossa localizzata tra i due pilastri (tonsilla palatina).<br />
L’Ipofaringe appartiene esclusivamente alla via digestiva. E’ la<br />
porzione più caudale del faringe e si estende dal livello dell'osso ioide<br />
fino alla porzione inferiore della cartilagine cricoide. Al disopra<br />
dell’osso ioide si trova l'orofaringe, al di sotto della cartilagine<br />
cricoidea inizia l'esofago cervicale. Anatomicamente l’ipofaringe può<br />
essere diviso in tre sottoregioni: la coppia di seni piriformi, il muro<br />
posteriore dell’ipofaringe, e la regione retro-cricoidea.<br />
I seni piriformi sono formati da un muro anteriore (in contatto diretto<br />
con lo spazio para-laringeo posteriore), uno mediale (il margine libero<br />
della tasca ari-epiglottica) e uno laterale (la membrana tiro-ioidea<br />
superiormente e la cartilagine tiroidea inferiormente). <strong>Il</strong> muro posteriore<br />
del seno piriforme non è definito anatomicamente perché quest'area è in<br />
diretta continuità con il faringe posteriore. Ciò nonostante se un tumore<br />
del seno piriforme si estende nel muro posteriore ciò và considerato<br />
come l’infiltrazione di una seconda struttura con la modificazione dello<br />
stadio da lesione clinicamente T1 a T2 in accordo con i criteri di TNM.<br />
<strong>Il</strong> limite superiore del seno piriforme è la plica <strong>faringo</strong>-epiglottica<br />
mentre il margine inferiore, chiamato apice, è localizzato a livello del<br />
piano cordale.<br />
<strong>Il</strong> muro posteriore dell’ipofaringe inizia a livello <strong>delle</strong> vallecole e<br />
caudalmente converge nella mucosa che ricopre il muscolo crico-<br />
faringeo e quindi nell'esofago cervicale.<br />
L'area retro-cricoidea, anche chiamata giunzione <strong>faringo</strong>-esofagea, si<br />
estende dal livello <strong>delle</strong> cartilagini aritenoidi fino al bordo inferiore<br />
della cartilagine cricoidea ed è composta dalla mucosa che ricopre la<br />
8
Fig 2.2: Faringe vista aperta posteriormente [tratto da Atlante di anatomia<br />
umana – Frank H. Netter]<br />
9
lamina posteriore della cartilagini cricordi. Questa area separa<br />
l’ipofaringe posteriormente e il laringe anteriormente. Subito<br />
caudalmente a questo si trova l’inlet esofageo: la giunzione tra la<br />
porzione post-cricoidea e l'esofago cervicale.<br />
<strong>Il</strong> laringe è una struttura mediana di circa 4 cm di lunghezza e di<br />
larghezza e presenta una forma grossolanamente piramidale con la base<br />
rivolta in alto. Le facce antero-laterali sono ricoperte dai lobi laterali<br />
della tiroide mentre la faccia posteriore sporge, introflettendo la parete<br />
anteriore del faringe e originando, lateralmente, i seni piriformi.<br />
Fig 2.3: Laringe<br />
La base della laringe si trova al di sotto e al di dietro della radice<br />
linguale ed è costituita, in direzione antero-posteriore, dal margine<br />
10
superiore della cartilagine tiroide e dall'epiglottide. I mezzi di fissità<br />
della laringe sono rappresentati dalla continuità con la trachea e dal<br />
faringe, oltre che dai muscoli e dai legamenti che la connettono con<br />
l'osso ioide superiormente. La laringe è formata da varie strutture<br />
cartilaginee tra loro articolate tramite legamenti: la cartilagine tiroide,<br />
la più grande, anteriormente; la cartilagine cricoide, di forma anulare,<br />
circoscrive posteriormente il laringe ed è localizzata postero-<br />
inferiormente alla cartilagine tiroide; l’epiglottide, mediana, posta sopra<br />
la cartilagine tiroide e dietro l'osso ioide ed infine le cartilagini<br />
aritenoidi, di forma piramidale, situate posteriormente e al di sopra della<br />
cricoide. Queste ultime sono strutture molto mobili in quanto ricevono<br />
l'attacco di numerosi muscoli e del legamento vocale e sono<br />
fondamentali nel processo di fonazione. La cavità della laringe è molto<br />
meno ampia della sua circonferenza esterna e nella sua parte media si<br />
presenta come una fessura sagittale per la presenza di due rilievi<br />
orizzontali che sono le bande ventricolari (superiormente) e le corde<br />
vocali (inferiormente) tra le quali si interpone il ventricolo laringeo.<br />
11
Le principali metodiche di <strong>imaging</strong><br />
Tomografia computerizzata<br />
L’introduzione della TC nell’iter diagnostico <strong>delle</strong> <strong>neoplasie</strong> del<br />
distretto <strong>faringo</strong>-laringeo ha consentito straordinari passi avanti nella<br />
diagnosi dell’estensione sottomucosa della neoplasia, non visibile<br />
mediante esame clinico-endoscopico né mediante le indagini di<br />
radiologia convenzionale, unico presidio diagnostico di <strong>imaging</strong> in<br />
epoca pre-TC.<br />
La neoplasia veniva infatti diagnosticata in stadio molto avanzato e la<br />
sua estensione alle strutture circostanti poteva essere sospettata solo<br />
attraverso segni indiretti.<br />
L’impiego della TC nella pratica clinica ha reso possibile la diagnosi<br />
precoce ed ha permesso di comprendere i meccanismi di diffusione<br />
neoplastica.<br />
L’esame va eseguito con paziente a collo leggermente iperesteso, spalle<br />
abbassate e sospensione della deglutizione, specie nello studio elettivo<br />
del laringe.<br />
La regione d’esame va dalla base del cranio al mediastino superiore,<br />
questo per consentire una ottimale valutazione della diffusione<br />
metastatica linfonodale della malattia, mentre il piano di scansione<br />
12
dovrebbe essere il più possibile parallelo al palato duro nello studio del<br />
rinofaringe, al piano occlusale nello studio dell’orofaringe e alle corde<br />
vocali vere nello studio del laringe. Non essendo possibile visualizzare<br />
le corde vocali vere nella immagine scout si può utilizzare come<br />
riferimento il piano passante per gli spazi intersomatici medio-cervicali.<br />
Particolare importanza va data alla simmetria del paziente in quanto<br />
spesso sono proprio le lievissime asimmetrie che consentono una<br />
tempestiva diagnosi.<br />
Per una migliore definizione della lesione, nello studio dell’orofaringe,<br />
possono venire inoltre utilizzati dei distanziatori che dissociano la<br />
lingua dal palato.<br />
Uno dei principali limiti della TC è la forte suscettibilità ad artefatti da<br />
protesi metalliche, particolarmente problematici in questo distretto. Per<br />
ovviare a questo inconveniente l’accorgimento più spesso utilizzato<br />
consiste nell’acquisire due gruppi di scansioni con angolature divergenti<br />
anteriormente per cercare di ridurre al minimo la porzione di arcata<br />
dentaria compresa nella acquisizione.<br />
Un esame TC convenzionale con scansioni assiali sequenziali non<br />
dovrebbe utilizzare sezioni di spessore maggiore di 2,5 mm e dovrebbe<br />
cercare di mantenere il tempo di scansione intorno al secondo per strato<br />
per ridurre al minimo gli artefatti da movimento.<br />
L’avvento della TC spirale e in particolare <strong>delle</strong> TC multislice di ultima<br />
generazione ha modificato in maniera significativa l’approccio a questo<br />
distretto riducendo innanzitutto drasticamente i tempi di acquisizione e<br />
ridimensionando molto il problema degli artefatti da movimento. La<br />
possibilità, inoltre, di riprodurre voxel isotropici consente eccellenti<br />
ricostruzioni multiplanari che permettono di evitare acquisizioni<br />
sequenziali in coronale, particolarmente scomode per il paziente e di<br />
conseguenza molto spesso caratterizzate da grossolani artefatti da<br />
movimento. La ricostruzione su piani obliqui risulta molto utile per<br />
studiare metastasi linfonodali e sottili strutture come la base del cranio,<br />
il pavimento dell'orbita e il palato duro.<br />
E’ inoltre possibile ottenere <strong>delle</strong> eccellenti ricostruzioni 3D<br />
particolarmente utili, ad esempio, nella pianificazione chirurgica di<br />
interventi demolitivi e ricostruttivi del massiccio facciale.<br />
13
La somministrazione di mdc iodato è indispensabile nella diagnostica<br />
TC di questo distretto e poiché i tumori di questa regione, come pure le<br />
adenopatie metastatiche, si caratterizzano per un lento e tardivo<br />
enhancement, è importante eseguire la scansione non troppo<br />
precocemente dopo l'iniezione di mezzo di contrasto. <strong>Il</strong> metodo ideale è<br />
di iniettare 90-100 ml con velocità di 2 ml/sec e di avviare<br />
l’acquisizione al termine dell’iniezione del mdc. Questo accorgimento<br />
permette di visualizzare al meglio la captazione di contrasto da parte del<br />
tumore e allo stesso tempo consente la differenziazione ottimale tra vasi<br />
arteriosi, venosi ed eventuali linfoadenopatie.<br />
L’esame TC consente inoltre manovre dinamiche come la scansione in<br />
fonazione e durante la manovra di Valsalva, particolarmente utili nello<br />
studio dell’ipofaringe e laringe. Queste manovre permettono di<br />
visualizzare al meglio alcune strutture anatomiche particolari; durante la<br />
fonazione infatti viene studiata particolarmente bene la mobilità <strong>delle</strong><br />
cartilagini aritenoidee e può essere al meglio visualizzato il ventricolo<br />
laringeo, il margine libero <strong>delle</strong> corde vocali vere e gli spazi para-<br />
glottici. La manovra di Valsalva, invece, consente una migliore<br />
valutazione dei seni piriformi e della regione post-cricoidea.<br />
14
Tab 3.1: protocolli consigliati per lo studio del collo da parte di alcuni<br />
autorevoli autori (J. Sandstede, Institute of Radiology, University of<br />
Würzburg, Germany; U. Baum, Diagnostic Radiology, University of<br />
Erlangen, Germany)<br />
Single Slice CT-Protocol<br />
Scan parameter Sandstede Baum<br />
Detector configuration (in mm) 1 x 2,5 1 x 2,5<br />
Pitch factor 1,5 1,7<br />
Table speed/gantry rotation 4,5 5<br />
Reconstructed slice thickness (in mm) 2,5<br />
Reconstruction interval (in mm) 2,5 2,5<br />
Contrast volume (in ml) 90 150<br />
Contrast concentration (mg l/ml) 300 300<br />
Contrast injection rate (ml/sec) 1,5 2,5<br />
4-Slice CT-Protocol<br />
Scan parameter Sandstede Baum<br />
Detector configuration (in mm) 4 x 1 4 x 1<br />
Pitch factor 1,375 1,5<br />
Table speed/gantry rotation 5,5 6<br />
Reconstructed slice thickness (in mm) 2,5/1,25 per MPR 1,25<br />
Reconstruction interval (in mm) 2,5/0,6 per MPR 0,8<br />
Contrast volume (in ml) 90 120<br />
Contrast concentration (mg l/ml) 300 300<br />
Contrast injection rate (ml/sec) 1,5 2,5<br />
16-Slice CT-Protocol<br />
Scan parameter Sandstede Baum<br />
Detector configuration (in mm) 16 x 0,75 16 x 0,75<br />
Pitch factor 1 1<br />
Table speed/gantry rotation 12 12<br />
Reconstructed slice thickness (in mm) 2,5/1 per MPR 1<br />
Reconstruction interval (in mm) 2,5/0,5 per MPR 0,5<br />
Contrast volume (in ml) 90 120<br />
Contrast concentration (mg l/ml) 300 300<br />
Contrast injection rate (ml/sec) 1,5 2,5<br />
15
Risonanza magnetica<br />
La risonanza magnetica è superiore rispetto alla TC in termini di<br />
risoluzione tissutale e, fino all’introduzione <strong>delle</strong> TC multislice di<br />
ultima generazione, era l’unica tecnica in grado di produrre immagini<br />
multiplanari. E’ importante ricordare come la risonanza magnetica sia<br />
meno suscettibile rispetto alla TC agli artefatti da protesi dentarie ma,<br />
visti i tempi di acquisizione ancora piuttosto elevati, è soggetta a<br />
frequenti artefatti da movimento.<br />
La risonanza magnetica è l’indagine elettiva nello studio del tumore del<br />
rinofaringe, e questo non solo per l’ottima risoluzione di contrasto tra<br />
tessuto sano e neoplastico, ma anche per l’alta sensibilità nella<br />
definizione della eventuale estensione intracranica del tumore. Anche<br />
per lo studio dell’orofaringe la RM rappresenta il gold standard nella<br />
diagnostica per immagini mentre per ipofaringe e laringe, pur essendo la<br />
metodica di riferimento, viene limitata ai pazienti sufficientemente<br />
collaboranti a causa dell’alta suscettibilità agli artefatti da movimento.<br />
Lo studio di questo distretto mediante risonanza magnetica richiede<br />
un’apparecchiatura RM ad alto campo (1,5 Tesla) e l'utilizzo di una<br />
bobina dedicata. La matrice deve essere il più elevata possibile e lo<br />
spessore di fetta non superiore a 3-4mm.<br />
<strong>Il</strong> paziente dovrebbe essere esaminato in posizione supina con il collo<br />
leggermente iperesteso e la testa immobilizzata; è importante che il<br />
paziente sia in una posizione confortevole, eventualmente in uno stato di<br />
leggera sedazione, al fine di ridurre al minimo gli artefatti. È necessario<br />
un respiro leggero e regolare durante l'esame, preferibilmente<br />
utilizzando respiro addominale.<br />
Le sequenze T1 senza contrasto sono quelle che consentono una migliore<br />
risoluzione spaziale ma non sono in grado di fornire una adeguata<br />
risoluzione di contrasto tra tessuto neoplastico e tessuto sano.<br />
Le sequenze T2 sono le sequenze in grado di fornire la migliore<br />
risoluzione di contrasto tra tessuto sano e lesione tumorale presentando<br />
quest'ultima un lungo tempo di rilassamento T1 e T2 e risultando quindi<br />
tendenzialmente iperintensa. Bisogna d’altronde considerare che le<br />
16
sequenze T2 presentano una minore risoluzione spaziale rispetto alle<br />
sequenze T1 e che l’edema peri-lesionale si presenta anch’esso<br />
iperintenso e quindi difficilmente differenziabile dal tessuto neoplastico.<br />
Le sequenze T1 con somministrazione di mezzo di contrasto, elemento<br />
che riduce il tempo di rilassamento T1 dei tessuti captanti, forniscono<br />
invece è un'ottima risoluzione spaziale e di contrasto tra il tessuto<br />
tumorale, captante, e l’edema perilesionale (ipointenso).<br />
Le sequenze T1 e, in genere, tutte le sequenze multieco di ultima<br />
generazione, si caratterizzano per una elevata iperintensità derivante dal<br />
tessuto adiposo per cui può risultare difficile nelle sequenze T1 dopo<br />
contrasto differenziare il tessuto tumorale e/o linfonodi metastatici<br />
captanti il mdc dal tessuto grasso circostante.<br />
Proprio per questa ragione è preferibile, nelle sequenze T1 dopo<br />
contrasto, utilizzare sequenze con soppressione del tessuto adiposo<br />
(tecniche FAT-SAT).<br />
I mdc utilizzati in prevalenza sono i chelati del gadolinio essendo i mdc<br />
superparamagnetici ancora in fase di studio sperimentale e utilizzabili<br />
esclusivamente per determinati quesiti diagnostici (caratterizzazione<br />
linfonodale).<br />
Uno dei protocolli più accreditati nello studio del distretto <strong>faringo</strong>laringeo<br />
prevede:<br />
coronale STIR - ottima risoluzione di contrasto per tumore e linfonodi<br />
assiale T2 FAT-SAT - ottima risoluzione di contrasto per tumore,<br />
linfonodi e d.d. con lesioni cistiche<br />
assiale T1 - invasione del grasso peri-tumorale e informazioni<br />
anatomiche precise<br />
assiale T1 FAT-SAT + Gd - ottima risoluzione di contrasto e spaziale<br />
del tumore con differenziazione tra limiti del tumore ed edema<br />
perilesionale<br />
Nel caso di tumori molto laterali o eccentrici o che interessano la base<br />
cranica può essere utile associare una coronale T1 e una coronale T1-<br />
FAT-SAT + Gd<br />
Nel caso invece di tumori della linea mediana e della base cranica può<br />
essere utile associare <strong>delle</strong> scansioni sagittali T1 e T1–FAT-SAT+Gd<br />
17
Spettroscopia RM<br />
Lo studio mediante spettroscopia RM <strong>delle</strong> lesioni tumorali del distretto<br />
<strong>faringo</strong>-laringeo si basa sulla osservazione in tali lesioni di un<br />
incremento del rapporto tra la colina e la creatina nei tessuti tumorali e<br />
nei linfonodi metastatici rispetto al tessuto muscolare normale di<br />
controllo.<br />
Mentre in quest'ultimo infatti il picco della colina e della creatina sono<br />
molto simili, in caso di lesione tumorale si è osservata una importante<br />
prevalenza del picco della colina rispetto quello della creatina.<br />
<strong>Il</strong> picco della colina si compone della concentrazione di colina e di suoi<br />
derivati come la fosfocolina, fosfatidilcolina e glicerofosfocolina, in<br />
gran parte derivati dal metabolismo cellulare di membrana per cui una<br />
<strong>delle</strong> ipotesi più accreditate è che il picco della colina stesso possa<br />
essere considerato in realtà un marker di attività cellulare proliferativa.<br />
Molti sono i problemi tecnici legati all'utilizzo di questa metodica:<br />
innanzitutto è richiesto un apparecchio di risonanza magnetica ad alto ed<br />
omogeneo campo; tale distretto è inoltre molto suscettibile ad artefatti in<br />
rapporto alla vicinanza con i seni paranasali, l'aria nel cavo orale e nel<br />
faringe, le ossa della base del cranio e della mandibola. Altri artefatti<br />
molto frequenti in questo tipo di indagine solo gli artefatti da<br />
movimento, particolarmente problematici nel distretto aereo-digestivo, e<br />
la pulsatilità <strong>delle</strong> carotidi che non consente di analizzare con precisione<br />
lesioni tumorali che interessano le loro prossimità.<br />
Dal punto di vista clinico, questa metodica, non consente di<br />
incrementare le potenzialità diagnostiche nella differenziazione tra<br />
lesioni benigne e maligne in quanto si è osservato un alterato rapporto<br />
colina/creatina anche in lesioni benigne come i tumori glomici,<br />
l’adenoma pleomorfo, l’angiofibroma giovanile, il papilloma invertito e<br />
i polipi infiammatori.<br />
Per quanto riguarda la differenziazione tra residuo-recidiva tumorale nel<br />
follow-up post-trattamento questa metodica sembrerebbe poter avere un<br />
qualche ruolo diagnostico in prospettiva in quanto sembra che il<br />
rapporto colina/creatina nel residuo-recidiva di tumore abbia un valore<br />
18
molto più elevato che nell'infiammazione post-trattamento (peraltro<br />
anch'essa caratterizzata da un incremento dello stesso), purtroppo però<br />
piccole lesioni possono frequentemente essere misconosciute con questa<br />
metodica.<br />
L'applicazione clinica nella quale la spettroscopia RM sembra più<br />
promettente è nel monitoraggio prospettico post-trattamento: sembra<br />
infatti che l’entità del decremento del rapporto colina/creatina nei<br />
pazienti trattati non chirurgicamente possa essere utilizzato come<br />
elemento per la valutazione dell'efficacia del trattamento stesso.<br />
Peraltro, ad oggi, la spettroscopia RM diagnostica di questo distretto<br />
non è ancora entrata nella pratica clinica quotidiana ed è tuttora oggetto<br />
di numerosi studi sperimentali.<br />
Utilizzo di USPIO (ultrasmall superparamagnetic iron oxide) come mezzo<br />
di contrasto in risonanza magnetica<br />
<strong>Il</strong> razionale che sta dietro all’utilizzo in RM di questi mdc di ultima<br />
generazione nasce dall’osservazione che, mentre le molecole di ferro più<br />
grandi di 80-100 nm di diametro vengono riconosciute e intrappolate a<br />
livello splenico ed epatico, le particelle di ferro molto piccole, di<br />
diametro minore di 20 nm, sono in grado di attraversare la rete capillare,<br />
entrare nell'interstizio e nel sistema linfatico e conseguentemente essere<br />
captate dai macrofagi nei linfonodi.<br />
Dopo somministrazione intravenosa di USPIO, i linfonodi a funzione<br />
normale captano le particelle di ferro riducendo il proprio segnale nelle<br />
sequenze T2. Poiché le cellule cancerose non posseggono funzione<br />
fagocitica, i linfonodi metastatici contenenti cellule tumorali<br />
mantengono alto segnale nelle sequenze pesate in T2 (specie in sequenze<br />
gradient echo) dopo somministrazione di USPIO. Un recente studio ha<br />
presentato i seguenti interessanti risultati su 63 linfonodi resecati e<br />
studiati istologicamente entro 24-36h dall’indagine di MRI con USPIO:<br />
sensibilità del 96%, specificità del 78.9%, valore predittivo positivo del<br />
75%, valore predittivo negativo del 96.8%.<br />
19
La PET (tomografia a emissione di positroni) e la PET-TC<br />
La PET è un indagine emissiva di <strong>imaging</strong> che fa uso di radionuclidi i<br />
quali, decadendo, emettono particelle cariche positivamente chiamate<br />
positroni. Questi positroni attraversano una piccola distanza nel tessuto<br />
(1-2mm) prima di scontrarsi con un elettrone, carico negativamente. Da<br />
tale collisione risulta la annichilazione del positrone e dell'elettrone con<br />
conversione della massa in energia ed emissione di due fotoni a 511KeV<br />
di energia, a 180° di direzione l’uno dall’altro.<br />
Questi fotoni escono dal corpo facilmente e sono rilevati dal tomografo<br />
PET, in grado di fornire sezioni tomografiche di circa 4mm di spessore.<br />
La rilevazione simultanea di questi due fotoni da parte di detettori<br />
opposti l'uno all'altro è registrata e tale informazione viene utilizzata per<br />
ricostruire la distribuzione dell'evento di collisione.<br />
<strong>Il</strong> radiofarmaco più frequentemente utilizzato è il 18-fluoro-2-desossi-Dglucosio<br />
(18F-FDG), un analogo del glucosio. <strong>Il</strong> 18F-FDG ha una<br />
emivita di 110 minuti che lo rende utilizzabile anche per gli scanner che<br />
non possiedono un ciclotrone dedicato. L’FDG è un analogo del<br />
glucosio, con il quale compete per lo stesso meccanismo di trasporto<br />
facilitato. E’ captato dal tessuto normale e neoplastico in misura diversa<br />
in proporzione al grado di glicolisi. Le cellule neoplastiche hanno<br />
caratteristicamente un alto grado di glicolisi con captazione intensa di<br />
contrasto che consente di differenziare bene tra tessuto normale e<br />
neoplastico.<br />
L'attività metabolica è normalmente più alta nelle ghiandole<br />
sottolinguali, seguita dal tessuto linfoide dell'anello del Waldeyer, dalle<br />
parotidi e dalle ghiandole sottomandibolari. I muscoli striati mostrano<br />
una moderata attività, in particolare si osserva una intensa captazione di<br />
FDG da parte dei muscoli del laringe durante e subito dopo la fonazione<br />
che non deve essere scambiata con una captazione patologica da parte di<br />
materiale neoplastico.<br />
Dopo radioterapia il metabolismo <strong>delle</strong> strutture normali non è<br />
significativamente alterato mentre si ha frequentemente un aumento di<br />
captazione da parte del tessuto sottocutaneo.<br />
20
Un limite della PET-FDG è che il radiofarmaco si accumula sia nei<br />
tessuti neoplastici che in quelli infiammatori, elemento che abbassa<br />
parzialmente la specificità di questa metodica essendo la principale<br />
causa di falsi positivi. Si è peraltro osservato come il grado di accumulo<br />
di FDG sia associato con l'attività proliferativa della lesione e in<br />
particolare recenti studi hanno messo in evidenza come la maggioranza<br />
<strong>delle</strong> lesioni tumorali presentino valori di SUV maggiori o uguali a 3.<br />
<strong>Il</strong> SUV (Standardized Uptake Value) è un metodo semiquantitativo che<br />
consente di valutare l’entità della captazione di FDG da parte di un<br />
tessuto e viene calcolato utilizzando la seguente formula:<br />
SUV =<br />
attività del tracciante nel tessuto (uCi/g)<br />
dose di radiotracciante iniettata<br />
(mCi)/peso del paziente (Kg)<br />
Altri radiofarmaci possono venire utilizzati nello studio dei tumori della<br />
testa-collo e consistono in aminoacidi marcati con il carbonio-11 come<br />
tirosina e metionina. Questi sono aminoacidi essenziali per la sintesi di<br />
proteine e per altre reazioni che sono accelerate nei tessuti a<br />
trasformazione maligna (lesione primitiva e linfonodi metastatici). Le<br />
grosse aspettative nei confronti di questi nuovi radiofarmaci sono legate<br />
al fatto che, in apparenza, non sono suscettibili ai falsi positivi cui è<br />
soggetto l’FDG dovuti alla captazione simultanea anche da parte di<br />
tessuto infiammatorio e di strutture normali. <strong>Il</strong> principale problema è che<br />
il carbonio-11 ha una emivita di 20 minuti e quindi per eseguire indagini<br />
con questi radiofarmaci è necessaria la presenza di un ciclotrone<br />
dedicato.<br />
I falsi negativi sono invece più spesso legati alla presenza di lesioni<br />
molto piccole, al di sotto di 5 mm, non rilevabili dal tomografo PET;<br />
oppure da tipi istologici con scarsa attività metabolica, limite di scarsa<br />
rilevanza per quanto riguarda questo distretto essendo il carcinoma<br />
squamocellulare un tumore ad elevato metabolismo.<br />
21
La recente diffusione dei tomografi ibridi PET-TC ha acceso l’interesse<br />
clinico verso questa innovativa metodica di <strong>imaging</strong> funzionale, che<br />
permette di fondere le informazioni morfologiche della TC con quelle<br />
funzionali della PET.<br />
Bisogna inoltre aggiungere che l'utilizzo dei dati TC per la correzione<br />
della attenuazione PET ha consentito di ridurre notevolmente i tempi di<br />
acquisizione dell'indagine che da 45-60 minuti sono passati, attualmente,<br />
a circa 25-35 minuti.<br />
22
Stadiazione<br />
Le principali applicazioni cliniche<br />
TC ed RM sono le indagini utilizzate routinariamente nella stadiazione iniziale<br />
<strong>delle</strong> <strong>neoplasie</strong> del distretto <strong>faringo</strong>-laringeo. <strong>Il</strong> ruolo della TC nella<br />
stadiazione locale si è assai ridotto dopo l’introduzione <strong>delle</strong> nuove<br />
apparecchiature RM con sequenze veloci capaci di una migliore risoluzione di<br />
contrasto, sebbene ancora inferiori in termini di risoluzione spaziale.<br />
Attualmente la TC rimane l’indagine d’elezione solo nei casi in cui sia<br />
necessario un particolare bilancio del danno osseo, soprattutto a livello del<br />
basicranio, nei tumori del rinofaringe. Viene inoltre preferita alla risonanza<br />
nei pazienti con una respirazione molto rapida e irregolare, nei pazienti che<br />
tossiscono frequentemente o in coloro nei quali la risonanza magnetica non<br />
sia eseguibile (presenza di pacemaker, clips metalliche o paziente affetto da<br />
severa claustrofobia). L’RM è diventata l’indagine di riferimento nella<br />
stadiazione locale <strong>delle</strong> <strong>neoplasie</strong> di questo distretto in quanto, grazie alla<br />
risoluzione di contrasto notevolmente superiore rispetto alla TC, è in grado di<br />
dimostrare esattamente l’estensione, profonda o superficiale del tumore e di<br />
definire i suoi rapporti con i piani fasciali, i muscoli, i vasi e nervi ed il<br />
periostio. La Risonanza Magnetica è caratterizzata inoltre da un alto valore<br />
predittivo negativo per quanto riguarda la rilevazione di invasione neoplastica<br />
23
<strong>delle</strong> cartilagini <strong>laringee</strong>; è infatti molto più sensibile della TC sebbene<br />
presenti scarsa specificità con conseguente rischio di incorrere in falsi<br />
positivi, specie nella valutazione dell'invasione dello scudo tiroideo.<br />
Mediante la RM è possibile definire, con precisione maggiore rispetto alla TC,<br />
il volume tumorale che rappresenta un altro importante elemento prognostico.<br />
La RM è in grado inoltre di dimostrare direttamente l’infiltrazione neoplastica<br />
del midollo osseo in assenza di lisi della corticale, altro fattore prognostico<br />
sfavorevole in quanto si associa ad un aumentato rischio di metastasi a<br />
distanza.<br />
Nella stadiazione dei linfonodi del collo la TC presenta pari affidabilità della<br />
RM ed entrambe possiedono una insoddisfacente specificità, soprattutto se<br />
paragonate alla biopsia ecoguidata. Infatti queste metodiche si affidano<br />
esclusivamente a valutazioni morfo-dimensionali e a pattern di captazione di<br />
contrasto per definire la presenza o meno di invasione metastatica linfonodale.<br />
Assai più sensibile appare la PET-TC, in grado di fornire informazioni<br />
sull’attività metabolica del linfonodo in esame e garantendo un elevato valore<br />
predittivo negativo. Ciò nonostante il suo ruolo nella stadiazione <strong>delle</strong><br />
<strong>neoplasie</strong> <strong>faringo</strong>-<strong>laringee</strong> è attualmente di integrazione alla RM o alla TC non<br />
essendosi il suo contribuito rivelato determinante al punto da sostituirsi a<br />
queste indagini.<br />
Risulta invece indispensabile la TC total body nella ricerca di eventuali<br />
metastasi a distanza o per la ricerca di eventuali tumori primitivi concomitanti,<br />
specie del distretto digestivo alto e dei polmoni. Particolarmente sensibile per<br />
la ricerca di metastasi a distanza è la PET-TC, elemento questo da tenere<br />
presente in fase di follow-up in quanto con questa indagine è possibile al<br />
contempo valutare la ripresa locale di malattia e monitorare la diffusione<br />
metastatica a distanza.<br />
Ricerca del tumore primitivo occulto<br />
Una piccola percentuale di pazienti con adenopatie laterocervicali metastatiche<br />
per tumore della testa-collo non presentano una lesione primitiva identificabile<br />
clinicamente.<br />
24
L'uso combinato di TC, RM e panendoscopia con biopsia random della<br />
nasofaringe, base lingua, fossa tonsillare e seno piriforme possono aiutare a<br />
identificare il sito della lesione primaria che però in molti casi rimane occulto.<br />
Se il sito primario non viene identificato il paziente viene trattato mediante<br />
irradiazione di entrambi i lati del collo e tutti i siti primari di tumore, incluso<br />
il rinofaringe.<br />
L’identificazione del primitivo limita l'estensione della terapia e la<br />
conseguente morbilità. La PET e la PET-TC con FDG sono utili<br />
nell'identificare il tumore primitivo occulto risultando efficaci nel riconoscere<br />
la lesione primaria nel 25-65% dei casi.<br />
Impiego nel follow-up<br />
Pazienti con tumore squamocellulare della testa-collo sono generalmente<br />
trattati con resezione chirurgica, radioterapia o entrambi, associati o meno a<br />
chemioterapia. Sia la chirurgia che la radioterapia producono una importante<br />
distorsione tissutale e fibrosi con conseguente significativa limitazione ai<br />
successivi esami clinici e di <strong>imaging</strong> convenzionale risultando difficile<br />
distinguere il residuo-recidiva di tumore dalle modificazioni post-terapeutiche.<br />
Tale problema risulta ulteriormente aggravato nei pazienti sottoposti a<br />
interventi di ricostruzione maggiore con posizionamento di lembi liberi.<br />
Le principali modificazioni dopo radioterapia:<br />
Dopo irradiazione si apprezza un diffuso edema e reticolazione del tessuto<br />
sottocutaneo e della mucosa del tratto aereo-digestivo con ispessimento della<br />
mucosa e aumento di densità del grasso sottocutaneo per deposito di fluidi.<br />
L'edema della mucosa è caratterizzato da una elevata intensità di segnale nelle<br />
sequenze T2 pesate in risonanza magnetica e da ipointensità in T1. Tenuto<br />
conto che anche il carcinoma squamocellulare tende ad avere una riduzione<br />
del tempo di rilassamento T1 e T2 risulta molto difficile differenziare una<br />
eventuale recidiva neoplastica dall’infiammazione post-attinica.<br />
Alterazioni fibrotiche del tessuto trattato con radioterapia sono caratterizzate<br />
da un basso segnale sia nelle sequenze T1 che nelle sequenze T2 pesate. Si<br />
segnala inoltre una trasformazione del midollo bruno in midollo giallo con<br />
aumento della intensità di segnale nelle sequenze T1 pesate proveniente dalle<br />
25
Fig 4.1: completo sovvertimento morfologico e tomodensitometrico della regione<br />
orofaringea destra, dell’ipofaringe e del laringe in paziente già portatore di neoplasia<br />
trattato fino a 4 mesi prima con radio-chemioterapia. Impossibile con la TC definire<br />
quanta parte della voluminosa massa ipodensa disomogeneamente captante il<br />
contrasto sia da imputarsi alla necrosi tumorale o agli esiti della recente chemioradioterapia<br />
e quanta sia invece da riferirsi a residuo-recidiva di malattia.<br />
26
vertebre della regione irradiata. In fase relativamente precoce dopo<br />
irradiazione, inoltre, è facile rilevare aree di necrosi tumorale, anche piuttosto<br />
estese, con disomogenee anomalie di captazione di contrasto; risulta molto<br />
difficile, quindi, definire se nel contesto di queste aree sia presente residuo-<br />
recidiva di malattia utilizzando le metodiche di <strong>imaging</strong> morfologico.<br />
Sono molto frequenti l’ipotrofia <strong>delle</strong> ghiandole salivari e la flogosi <strong>delle</strong><br />
cellule mastoidee o dei seni paranasali.<br />
Le principali modificazioni post-operatorie:<br />
Gli interventi chirurgici di questo distretto prevedono la resezione spesso di<br />
ampie porzioni di tessuto con, in alcuni casi, la sostituzione della massa<br />
asportata con lembi liberi costituiti da tessuto muscolare trapiantato. La<br />
cicatrice si presenta in fase precoce come tessuto molle con margini irregolari<br />
ed intenso enhancement e, in questa fase, non è possibile differenziala dal<br />
tumore utilizzando le metodiche di <strong>imaging</strong> morfologico. Successivamente la<br />
cicatrice produce retrazione e distorsione del tessuto circostante mentre il<br />
tumore presenta caratteristiche espansive, inoltre la cicatrice matura si<br />
caratterizza in risonanza magnetica per la bassa intensità di segnale sia in T1<br />
che in T2 e, dopo circa sei mesi, tende a non captare più contrasto. <strong>Il</strong> lembo<br />
muscolare trapiantato si atrofizza rapidamente degenerando in tessuto grasso,<br />
ben differenziabile dalla recidiva tumorale.<br />
Altri cambiamenti post-operatori precoci, come l’edema e l'infiammazione,<br />
sono difficilmente distinguibili dalla recidiva di tumore con TC o RM mentre<br />
l'ematoma mostra caratteristiche di segnale RM tipiche che si modificano nei<br />
controlli successivi in rapporto alle varie fasi di degradazione dell'emoglobina.<br />
I principali criteri morfologici di valutazione della recidiva:<br />
Con un lungo intervallo dalla irradiazione, si ha una significativa riduzione<br />
dell'edema con maggiore possibilità di rilevare piccole lesioni. Una massa<br />
espansiva locale iso-ipodensa in TC con segnale RM intermedio in T1,<br />
iperintenso in T2 e captante contrasto è fortemente sospetta per recidiva. Alla<br />
TC un altro segno molto sensibile e specifico di recidiva tumorale è la<br />
rilevazione di masse focali di contrast-enhancement con associata distruzione<br />
<strong>delle</strong> strutture ossee limitrofe o <strong>delle</strong> cartilagini. L’altro segno fondamentale<br />
da tenere presente nel sospetto di recidiva tumorale è il progressivo<br />
27
Fig 4.2: PET-TC con FDG di lesione del laringe posteriore<br />
28
Fig 4.3: controllo dopo radioterapia ad alto campo dello stesso caso<br />
della Fig 4.2. Non si apprezza più accumulo patologico pertanto, il<br />
sovvertimento strutturale osservabile a livello della pregressa<br />
lesione è da attribuirsi esclusivamente agli esiti della terapia e non<br />
alla persistenza-recidiva di neoplasia<br />
29
incremento volumetrico dei linfonodi laterocervicali, specie se in prossimità<br />
della regione di resezione, rispetto alla indagine di riferimento eseguita dopo<br />
la chirurgia o la radioterapia.<br />
Tenuto conto che queste alterazioni anatomico-morfologiche post-terapeutiche<br />
intervengono nel primo anno dopo l’intervento, il periodo più a rischio di<br />
recidiva tumorale, risulta molto importante il timing del follow-up. A questo<br />
proposito va tenuto presente come nei primi 3-4 mesi l’edema, la necrosi<br />
tumorale, la cicatrice chirurgica, l’anastomosi e l’infiammazione acuta e<br />
cronica non siano differenziabili dalla recidiva-persistenza del tumore. La<br />
strategia più frequentemente messa in atto è quindi di eseguire<br />
una prima TC di base a circa 2 mesi dalla fine della radioterapia o<br />
dell’intervento chirurgico con eventualmente una RM a 4 mesi; verranno poi<br />
eseguiti esami di controllo (TC o RM) ogni 6 mesi per i primi 2 anni, o più<br />
ravvicinati tra loro in caso di sospetto di ripresa o di neoplasia particolarmente<br />
a rischio di recidiva.<br />
A giudicare da numerosi recenti studi sembra che PET e soprattutto PET-TC<br />
siano in grado di rilevare la recidiva tumorale molto più precocemente e con<br />
una sensibilità molto maggiore rispetto a TC o alla RM. Un recente studio ha<br />
confrontato il valore diagnostico della FDG-PET con quello della RM nella<br />
diagnosi di residuo-recidiva neoplastica in pazienti sottoposti a radioterapia<br />
per <strong>neoplasie</strong> del distretto testa-collo ed ha dimostrato che la PET, eseguita<br />
almeno quattro mesi dopo la sospensione del trattamento radioterapico,<br />
presenta un’accuratezza circa del 95%, pari quasi al doppio di quella della<br />
RM. In molti casi i falsi negativi sono associati a foci di malattia più piccoli di<br />
4-5mm o aree largamente necrotiche contenenti solo piccole porzioni di<br />
tessuto tumorale vivente. Le maggiori aspettative sono rivolte verso i nuovi<br />
radiofarmaci, come la 11C-Metionina, che sembrerebbero in grado di<br />
migliorare la specificità della PET e della PET-TC in termini di<br />
discriminazione tra tessuto flogistico e recidiva neoplastica.<br />
La PET-TC inoltre, grazie all’alta risoluzione spaziale della TC associata<br />
all’alta sensibilità della PET per le aree ipermetaboliche, risulta essere<br />
un'ottima guida per la biopsia mirata di aree sospette.<br />
30
Impiego dell’imanging nella pianificazione radioterapica<br />
La TC ha fornito un contributo determinante nella formulazione dei piani di<br />
trattamento radioterapici grazie all’impiego dei TC-simulatori. <strong>Il</strong> progresso<br />
della tecnologia informatica e <strong>delle</strong> apparecchiature TC ha permesso di<br />
perfezionare sempre più tali strumenti ed ha reso possibile l’impiego della<br />
radioterapia conformazionale (3D-RTC) che consente di disporre i campi di<br />
irradiazione in modo da eseguire il trattamento nelle tre dimensioni.<br />
La PET-TC ha contribuito all’impiego di un nuovo trattamento, la radioterapia<br />
ad intensità modulata, che permette di erogare una dose adattata alla<br />
conformazione volumetrica del tumore con il vantaggio di salvaguardare gli<br />
organi circostanti, preservando l’efficacia terapeutica .<br />
Recenti studi hanno riportato eccellenti risultati sul controllo loco-regionale<br />
del carcinoma <strong>faringo</strong>-laringeo trattato con radioterapia ad intensità modulata.<br />
31
Metastatizzazione linfonodale<br />
La metastatizzazione linfatica è il meccanismo più importante di diffusione del<br />
tumore squamocellulare della testa-collo.<br />
<strong>Il</strong> grado di estensione <strong>delle</strong> metastasi linfonodali riflette realmente<br />
l'aggressività del tumore primitivo ed è quindi un importante fattore<br />
prognostico.<br />
Non solo la presenza ma anche il numero <strong>delle</strong> metastasi, la localizzazione nel<br />
collo, le dimensioni, le caratteristiche morfologiche sono importanti fattori<br />
prognostici.<br />
L'indagine di primo livello è la palpazione (esame clinico), indagine che<br />
presenta sensibilità e specificità pari circa al 60-70%. I tumori T1-T3<br />
presentano un rischio di metastasi linfonodali occulte alla palpazione che<br />
variano dal 20 al 50%.<br />
Attualmente i linfonodi sono classificati in 6 livelli, 5 dei quali sono<br />
routinariamente eliminati in corso di svuotamento laterocervicale [Fig. 5.1].<br />
Livello 1: corrisponde al triangolo sottomentale e sottomandibolare e drena le<br />
regioni anteriori del cavo orale, le labbra e la regione rino-sinusale. Le<br />
metastasi sono più frequentemente localizzate davanti e lateralmente alla<br />
ghiandola sotto mandibolare.<br />
32
Livello 2: corrisponde alla regione sotto-digastrica o regione giugulare altra ed<br />
è il livello più frequentemente interessato nel collo. La maggioranza dei<br />
tumori che originano dall’orofaringe, dalla cavità orale posteriore, dalla<br />
laringe sovraglottica e dalla ghiandola parotide interessano questo livello.<br />
Livello 3: corrisponde alla regione medio-giugulare, interessando i linfonodi<br />
lungo la vena giugulare tra l'osso ioide e la cartilagine cricoide. Questa è la<br />
prima regione di metastatizzazione dei tumori della glottide, sovra-glottide e<br />
dell’ipofaringe.<br />
Livello 4: corrisponde alla regione giugulare bassa con linfonodi localizzati al<br />
di sotto del livello della cartilagine cricoide. Questo livello è raramente<br />
interessato da tumori primitivi della testa-collo, in caso di metastasi<br />
linfonodale a tale livello, il tumore primitivo è di solito localizzato a livello<br />
sotto-glottico, nella ghiandola tiroide, o a livello dell'esofago cervicale.<br />
Occasionalmente tumori della lingua anteriore, dell'esofago cervicale medio o<br />
basso, della mammella, del polmone o carcinomi gastrici possono presentarsi<br />
inizialmente con le metastasi di livello 4.<br />
Livello 5: corrisponde al triangolo posteriore, dietro il muscolo<br />
sternocleidomastoideo. Questo livello è solo raramente interessato in tumori<br />
non avanzati della testa-collo. Qui metastatizzano frequentemente solo i<br />
tumori del rinofaringe.<br />
Livello 6: corrisponde all'area iuxta-viscerale contenente i linfonodi parafaringei<br />
e para-tracheali. I linfonodi para-faringei e retro-faringei possono<br />
essere interessati in tumori della faringe e, meno frequentemente, nei<br />
carcinomi rino-sinusali. Metastasi para-tracheali sono spesso la prima<br />
localizzazione metastatica nel cancro della tiroide e nei tumori sotto-glottici,<br />
dell’ipofaringe e dell'esofago.<br />
33
Tab 5.3: classificazione TNM (UICC e AJCC, 2002) esclusi rinofaringe e tiroide<br />
Nx Linfonodi regionali non valutabili<br />
N0 Linfonodi regionali liberi da metastasi<br />
N1 Metastasi in 1 solo linfonodo omolaterale di dimensione massima uguale o inferiore a<br />
3 cm.<br />
Tab. 5.1: sensibilità e specificità per i differenti Cut-off<br />
dimensionali linfonodali laterocervicali (Van den Brekel et al.)<br />
Minimal Axial Diameter<br />
(level 2: 1mm larger)<br />
N2 Metastasi in un solo linfonodo omolaterale di dimensione massima fra 3 e 6 cm; in più<br />
linfonodi omolaterali, nessuno dei quali abbia dimensione massima superiore a 6 cm; o in<br />
linfonodi bilaterali o controlaterali nessuno con dimensione massima superiore a 6 cm<br />
N2a Metastasi in un solo linfonodo omolaterale di dimensione massima fra 3 e 6 cm<br />
N2b Metastasi in linfonodi omolaterali, nessuno dei quali abbia dimensione massima<br />
superiore a 6 cm<br />
Sensivity<br />
(%)<br />
Tab 5.2: sensibilità (%) per differenti Cut-off dimensionali a<br />
seconda dei differenti livelli linfonodali (Van den Brekel et al.)<br />
Minimal Axial Diameter Level 1 Level 2 Level 3-5<br />
4 mm 82 (79) 92 (87) 81 (68)<br />
5 mm 77 (71) 91 (87) 80 (63)<br />
6 mm 67 (57) 89 (81) 76 (53)<br />
7 mm 56 (43) 87 (77) 72 (43)<br />
8 mm 46 (21) 81 (58) 61 (32)<br />
9 mm 44 (14) 73 (39) 49 (11)<br />
N2c Metastasi in linfonodi bilaterali o controlaterali, nessuno dei quali abbia<br />
dimensione massima superiore a 6 cm<br />
Specificity (%)<br />
4 mm 90 33<br />
5 mm 86 44<br />
6 mm 80 59<br />
7 mm 61 76<br />
8 mm 41 84<br />
9 mm 27 95<br />
10 mm 16 98<br />
N3 Metastasi in qualsiasi linfonodo di dimensione massima superiore a 6 cm<br />
34
Fig 5.1: stazioni linfonodali del collo<br />
35
I principali elementi utilizzati da parte dell'<strong>imaging</strong> morfologico TC ed RM<br />
nella differenziazione tra linfonodi metastatici e reattivi, sono i seguenti:<br />
Forma arrotondata: nell’ 86% dei linfonodi reattivi il diametro maggiore ha<br />
dimensioni circa 2 volte o più rispetto al diametro minore<br />
Dimensioni: per quanto riguarda questa caratteristica sono stati presi in esame<br />
numerosissimi diversi valori di cut-off, da 5 a 30 mm. Molti autori impongono<br />
diversi valori di cut-off in funzione dei differenti livelli del collo [Fig. 5.1] un<br />
buon compromesso è l’utilizzo di un cut-off di 6mm per quanto riguarda il<br />
diametro linfonodale minore.<br />
Morfologia: presenza o meno di disomogenea captazione di contrasto<br />
(caratteristico anello periferico di captazione) o presenza di aree di necrosi<br />
centrale, sintomo pressochè certo di metastatizzazione nel caso di stadiazione<br />
pre-trattamento. Nel caso invece di pregressa radioterapia o chemioterapia può<br />
essere segno di necrosi post-attinica e non necessariamente di recidiva-ripresa<br />
di malattia.<br />
Per quanto riguarda le indagini di <strong>imaging</strong> che vengono utilizzate di routine<br />
nella stadiazione clinica della diffusione linfatica, TC e RM hanno sensibilità<br />
(circa 80%) maggiore alla palpazione e sono tra loro praticamente<br />
sovrapponibili ma entrambe possiedono una insoddisfacente specificità,<br />
soprattutto se paragonate alla biopsia ecoguidata.<br />
La tabella 5.1 riporta i differenti valori di sensibilità e specificità <strong>delle</strong><br />
metodiche morfologiche nella diagnosi di metastasi linfonodali, in funzione<br />
dei diversi cut-off dimensionali.<br />
Bisogna inoltre ricordare che i pazienti già precedentemente trattati con<br />
radioterapia presentano una diffusa fibrosi che rende assai meno sensibile<br />
l’esame palpatorio della regione laterocervicale imponendosi quindi in questo<br />
caso la valutazione mediante tecniche di diagnostica per immagini.<br />
Per quanto riguarda l'ecografia questa presenta una sensibilità e una specificità<br />
maggiore dell'esame clinico palpatorio mentre rispetto alla TC e alla RM i<br />
pareri sono piuttosto discordanti: alcuni autori ritengono che l'ecografia abbia<br />
una sensibilità e una specificità maggiore mentre altri la pensano<br />
diversamente. L’ecografia è comunque l'unica metodica utilizzabile<br />
36
frequentemente nei follow-up non richiedendo la somministrazione di<br />
radiazioni ionizzanti e per i suoi bassi costi. Un altro elemento importante è la<br />
possibilità di misurare con precisione anche linfonodi di dimensioni inferiori<br />
al centimetro. Le metodiche eco-power-doppler di ultima generazione<br />
consentono inoltre di ottenere ottime informazioni sulla vascolarizzazione del<br />
linfonodo stesso e rendono possibile quindi rilevare anche piccole irregolarità,<br />
potenzialmente causate da aree di necrosi, anche se rare in linfonodi più<br />
piccoli di 1cm.<br />
Sembrano infine molto promettenti i rapporti preliminari sull'utilizzo dei<br />
mezzi di contrasto ecografici di ultima generazione, che forniscono<br />
informazioni aggiuntive sui diversi patterns di vascolarizzazione linfonodale<br />
rispetto all’ecografia di base ed all’eco-power-doppler, consentendo un più<br />
agevole riconoscimento dei linfonodi secondari.<br />
La PET è in grado, grazie alle informazioni funzionali, di fornire sensibilità<br />
(90%) e specificità (94%), assai maggiori rispetto alla TC, alla RM e<br />
all’ecografia. Non sono ancora stati pubblicati studi corrispondenti eseguiti<br />
utilizzando i tomografi PET-TC di ultima generazione; si può però<br />
ragionevolmente pensare che, viste le informazioni combinate morfologico-<br />
funzionali che queste macchine sono in grado di produrre, la sensibilità e<br />
specificità avranno valori ancora più elevati rispetto alla stessa indagine PET<br />
di base.<br />
L’ago-aspirato eco-guidato con esame citologico è in grado di fornire la<br />
massima specificità (100%) pur risultando non sempre agevole prelevare una<br />
quantità sufficiente di materiale per consentire una corrispondentemente<br />
elevata sensibilità.<br />
Molto interessante, soprattutto dal punto di vista prospettico, il possibile<br />
utilizzo di molecole USPIO in risonanza magnetica (vedi capitolo sulla TC e<br />
RM).<br />
37
Fig 5.2: a sinistra un linfonodo intraparenchimale parotideo visto in<br />
ecografia; ipoecogeno, di aspetto fusiforme, apparentemente di natura<br />
reattiva. A destra un linfonodo del III livello di sinistra parzialmente necrotico<br />
nella sua porzione centrale di natura secondaria<br />
Fig 5.3: linfonodo laterocervicale sinistro di tipo reattivo prima (a<br />
destra) e dopo (a sinistra) somministrazione di USPIO. Si apprezza<br />
molto bene la perdita di segnale del linfonodo stesso dopo mdc<br />
superparamagnetico in rapporto alla intensa captazione da parte dei<br />
macrofagi linfonodali<br />
38
Fig 5.4: PET-TC che evidenzia la presenza di una grossolana linfoadenopatia<br />
del V livello di sinistra intensamente captante l’FDG, di natura secondaria. Si<br />
apprezzano in alto a sinistra l’immagine TC, a destra l’immagine PET e in<br />
basso a sinistra l’immagine di fusione PET-TC<br />
39
Lo svuotamento laterocervicale<br />
I pazienti con metastasi linfonodali confermate vengono sottoposti a<br />
svuotamento laterocervicale radicale o modificato.<br />
Lo svuotamento radicale prevede l'asportazione della vena giugulare interna e<br />
esterna, del muscolo sterno-cleido-mastoideo, della ghiandola sotto<br />
mandibolare, del nervo accessorio spinale e di tutti le stazioni linfonodali<br />
laterocervicali omolaterali.<br />
Lo svuotamento modificato prevede la conservazione <strong>delle</strong> strutture non<br />
linfatiche (come il muscolo sternocleidomastoideo, il nervo accessorio spinale<br />
e la vena giugulare interna), nel caso non risultino infiltrate dal tumore.<br />
Infine lo svuotamento selettivo è previsto in pazienti senza metastasi<br />
linfonodali confermate e la tipologia e l’estensione della resezione sono in<br />
funzione della localizzazione e della classificazione T del tumore primitivo<br />
non essendo prevista la rimozione di tutti i gruppi linfonodali.<br />
40
<strong>Il</strong> rinofaringe<br />
Per la sua disposizione anatomica, profonda nel distretto cervico- cefalico, il<br />
rinofaringe risulta di difficile esplorazione clinico-endoscopica. Per tale<br />
ragione l’ausilio della diagnostica per immagini risulta fondamentale nel<br />
definire, in modo accurato e non invasivo, la sede e l’origine (faringea o<br />
extrafaringea) di una lesione neoplastica, la sua estensione, il grado di<br />
infiltrazione <strong>delle</strong> strutture limitrofe, l’eventuale diffusione linfatica ai fini<br />
della stadiazione e della pianificazione terapeutica.<br />
<strong>Il</strong> trattamento <strong>delle</strong> <strong>neoplasie</strong> del rinofaringe è quasi esclusivamente di tipo<br />
radioterapico, essendo il trattamento chirurgico fortemente demolitivo, in<br />
questo distretto, e limitato a pochi casi selezionati o in presenza di <strong>neoplasie</strong><br />
recidivanti in pazienti già precedentemente sottoposti a cicli di radioterapia ad<br />
alte dosi.<br />
La chemioterapia viene riservata di solito ai casi di recidiva o in presenza di<br />
metastasi a distanza, e si associa a radioterapia nelle patologie avanzate.<br />
La diagnostica per immagini interviene in maniera significativa sia nella fase<br />
di stadiazione (definizione del volume tumorale effettivo, grado di estensione<br />
locale, presenza di metastasi linfonodali o di metastasi a distanza), sia in corso<br />
di follow-up al fine di riconoscere precocemente l’eventuale recidiva/ripresa<br />
di malattia.<br />
41
Fig 6.1: diagnosi TC di neoplasia del rinofaringe che si origina dalla fossetta di<br />
Rosenmüller di destra<br />
42
La maggioranza dei tumori del rinofaringe si sviluppa a partire dalla fossetta<br />
di Rosenmüller (uno dei primi segni di malignità è infatti l'obliterazione della<br />
fossetta stessa) con l'infiltrazione sottomucosa verso i muscoli del palato. <strong>Il</strong><br />
muscolo più frequentemente interessato è l'elevatore del velo del palato,<br />
ovvero il muscolo che apre la tuba di Eustachio durante la deglutizione; in<br />
caso di tumore infiltrante l’elevatore del velo del palato, si crea un<br />
disequilibrio pressorio tra orecchio medio e rinofaringe con conseguente<br />
frequente incidenza di otiti medie, uno peraltro dei sintomi d’esordio più<br />
frequenti del tumore del rinofaringe.<br />
Principali vie di diffusione del carcinoma squamocellulare del rinofaringe:<br />
Sviluppo anteriore: spesso tali tumori si sviluppano anteriormente nella fossa<br />
nasale con l'erosione del muro osseo e infiltrazione del seno mascellare.<br />
Frequente è l'infiltrazione della fossa pterigo-palatina attraverso il forame<br />
sfeno-palatino (il segno radiologico più precoce è l'obliterazione del normale<br />
contenuto di grasso) con forte rischio di infiltrazione del nervo mascellare.<br />
Non rara risulta la diffusione encefalica per contiguità attraverso il foro<br />
rotondo e l'infiltrazione dell'apice dell'orbita attraverso la fessura orbitaria o,<br />
posteriormente, l'invasione del seno cavernoso.<br />
Sviluppo laterale: la regione più colpita in questo caso è lo spazio<br />
parafaringeo con eventuale infiltrazione dei muscoli pterigoidei e conseguente<br />
trisma.<br />
Postero- lateralmente: può infiltrare lo spazio retrostiloideo con eventuale<br />
infiltrazione e dislocazione dello spazio carotideo.<br />
Sviluppo posteriore: spazio retro-faringeo (muscoli prevertebrali)<br />
Sviluppo inferiore: molti tumori tendono allo sviluppo verso il basso, ossia<br />
verso l'orofaringe<br />
Sviluppo verso l'alto: la base cranica è erosa in 1/3 dei casi e segni di<br />
infiltrazione dell’encefalo sono visibili nel 12% dei casi alla TC e nel 31% dei<br />
casi alla RM, grazie alla sua migliore risoluzione di contrasto. L’invasione del<br />
forame ovale rappresenta la via di diffusione endocranica più frequente; a<br />
seguire si ha la diffusione attraverso soluzioni di continuità neoformate da<br />
erosione diretta ed infine attraverso il foro lacero.<br />
43
Fig 6.2: diagnosi RM di neoplasia del rinofaringe di sinistra che si estende<br />
fino all’orofaringe; immagini assiali e coronali dipendenti dal T1 dopo<br />
somministrazine di mdc paramagnetico<br />
44
Diffusione metastatica:<br />
I carcinomi del rinofaringe presentano una frequente e precoce diffusione<br />
metastatica per via linfatica mentre la diffusione ematogena è più rara, tardiva<br />
e prevalente nelle <strong>neoplasie</strong> con alto grado di malignità.<br />
- Metastasi linfonodali laterocervicali<br />
o Presenti all’esordio nel 75-80% dei casi e nella metà dei pazienti<br />
sono bilaterali<br />
o I linfonodi più frequentemente colpiti sono quelli del II, III e V<br />
livello laterocervicale e quelli retrofaringei, più raramente i<br />
linfonodi dei livelli laterocervicali più bassi o quelli mediastinici<br />
- Metastasi a distanza, presenti già all’esordio clinico nel 13,5% dei casi<br />
o 20% osso<br />
o 13% polmone<br />
o 9% fegato<br />
Classificazione TNM dei tumori del rinofaringe:<br />
Tab 6.1: classificazione della neoplasia primitiva (UICC, AJCC 2002)<br />
Tx Tumore primitivo non definibile<br />
T0 Tumore primitivo non evidenziabile<br />
Tis Carcinoma in situ<br />
T1 Tumore limitato alla rinofaringe;<br />
T2 Tumore esteso ai tessuti molli;<br />
T2a esteso all’orofaringe e/o alla fossa nasale senza estensione parafaringea<br />
T2b con estensione parafaringea<br />
T3 Tumore invade le strutture ossee e/o i seni paranasali;<br />
T4 Tumore con estensione intracranica e/o interessamento dei nervi cranici, della fossa<br />
infratemporale, dell’ipofaringe, dell’orbita o dello spazio masticatorio<br />
Tab 6.2: classificazione <strong>delle</strong> metastasi linfonodali (UICC, AJCC 2002)<br />
Nx Linfonodi regionali non valutabili<br />
N0 Linfonodi regionali liberi da metastasi<br />
N1 Metastasi in uno o più linfonodi omolaterali, di dimensione massima uguale o inferiore<br />
a 6 cm, al di sopra della regione sovraclaveare<br />
45
N2 Metastasi in uno o più linfonodi bilaterali, di dimensione massima uguale o inferiore a<br />
6 cm, al di sopra della regione sovraclaveare<br />
N3 Metastasi in uno o più linfonodi di dimensione massima superiore a 6 cm e/o nella<br />
regione sovraclaveare<br />
N3a di dimensione massima superiore a 6 cm<br />
N3b nella regione sovraclaveare<br />
Nota: i linfonodi mediani sono considerati omolaterali<br />
Tab 6.3: classificazione <strong>delle</strong> metastasi a distanza<br />
Mx Metastasi a distanza non valutabili<br />
M0 Assenza di metastasi a distanza<br />
M1 Presenza di metastasi a distanza<br />
Follow-up post-trattamento:<br />
Le recidive locoregionali si verificano nel 13-30% dei casi entro i primi due<br />
anni dall’inizio della radioterapia ma possono manifestarsi anche dopo cinque<br />
anni dalla sospensione del trattamento e la loro diagnosi precoce rappresenta<br />
un importante fattore prognostico.<br />
L'endoscopia con biopsia è la modalità più sensibile nella dimostrazione di<br />
recidiva; d'altronde l'infiammazione post-radioterapia o la presenza di cicatrici<br />
esuberanti e sanguinamenti sottomucosi può rendere molto difficile una<br />
diagnosi adeguata di tipo endoscopico-istologico.<br />
L’impiego dell’<strong>imaging</strong> dopo trattamento è quindi necessario per completare<br />
lo studio endoscopico ed è raccomandato a partire da 3-6 mesi dal termine<br />
della terapia e ogni 3-6 mesi per i primi 2 anni.<br />
Ma l’<strong>imaging</strong> post-trattamento non è importante solo per la diagnosi di una<br />
eventuale recidiva-persistenza locale di malattia: vista infatti la frequente<br />
fibrosi del collo post-radioterapia che riduce sensibilmente l’efficacia<br />
dell'esame clinico-palpatorio, è fondamentale anche per la ricerca di metastasi<br />
linfonodali.<br />
Le complicanze della radioterapia:<br />
Sono in funzione della grandezza e del numero dei campi utilizzati.<br />
46
Fig 6.3: PET-TC di neoplasia del rinofaringe con intensa captazione<br />
di FDG<br />
47
Osteoradionecrosi: secondaria a distruzione osteoblastica, interviene<br />
solitamente a circa 1 anno dalla radioterapia ed è lentamente progressiva.<br />
All’<strong>imaging</strong> si evidenziano aree di osteolisi alternate ad aree di sclerosi, tracce<br />
aeree profonde, ulcerazioni.<br />
Questi aspetti possono mimare una recidiva tumorale. L’assenza di tessuto<br />
molle esuberante captante contrasto può però aiutare nella diagnosi.<br />
Necrosi cerebrale post-radioterapia: la necrosi del lobo temporale è una<br />
complicanza ben riconosciuta della radioterapia che interviene con una<br />
incidenza di circa il 3% insorgendo dopo 2-13 anni dalla fine della<br />
radioterapia. Interessa sia la sostanza bianca che la sostanza grigia e si<br />
caratterizza per edema cerebrale vasogenico e presenza di nido necrotico<br />
visibile come una lesione regolare localizzata nella sostanza grigia, nella<br />
sostanza bianca o in entrambe. Per più della metà, questi pazienti sono<br />
asintomatici o presentano sintomi lievi con marcata discrepanza tra il rilievo<br />
radiologico e clinico. Tale lesione può esitare in atrofia del lobo temporale o<br />
in una encefalomalacia macro-cistica. Può invece in alcuni casi progredire in<br />
maniera aggressiva o complicarsi con emorragia intralesionale.<br />
La risonanza magnetica è molto più sensibile della TC nella diagnosi di<br />
necrosi del lobo temporale.<br />
Vasculopatia da radiazioni: può interessare le carotidi e le vertebrali<br />
manifestandosi con occlusione, placche ateromasiche, trombi intramurali<br />
localizzati, aneurismi o, raramente, con rottura spontanea.<br />
Neuropatia post-radioterapia: è una eventualità piuttosto rara che interviene 2-<br />
7 anni dopo la radioterapia e non riguarda direttamente i nervi ma è<br />
conseguente alla compressione nervosa da parte della fibrosi peri-neurale o si<br />
deve alla vasculopatia dei vasi perineurali. <strong>Il</strong> nervo ipoglosso è il più<br />
frequentemente interessato, seguito dal nervo ottico.<br />
Tumori radio-indotti: i più frequenti sono i sarcomi (soprattutto osteosarcoma)<br />
seguiti dai meningiomi, gli schwannomi, i glomi e i tumori tiroidei.<br />
48
L’orofaringe<br />
<strong>Il</strong> carcinoma dell’orofaringe, sebbene di facile approccio clinico-endoscopico,<br />
è uno dei tumori del distretto <strong>faringo</strong>-laringeo che forse più di ogni altro<br />
necessita di una valutazione integrata da parte <strong>delle</strong> moderne tecniche di<br />
<strong>imaging</strong>.<br />
L'esame clinico-endoscopico, infatti, spesso sottostima l’estensione di questi<br />
tumori per la loro tendenza alla diffusione sottomucosa.<br />
Lo sviluppo <strong>delle</strong> tecniche del <strong>moderno</strong> <strong>imaging</strong> ha significativamente<br />
modificato il trattamento e la gestione di queste <strong>neoplasie</strong>.<br />
Importanti decisioni riguardo alla terapia, che una volta venivano attuate<br />
intraoperatoriamente, ora sono prese dopo attenta stadiazione preoperatoria<br />
eseguita mediante TC ed RM.<br />
Sedi anatomiche<br />
Anteriore (Base lingua, Vallecula, Faccia linguale dell’epiglottide)<br />
Laterale (Loggia tonsillare, Solco amigdalo-glosso)<br />
Posteriore<br />
Superiore (Velo pendulo, Palato molle)<br />
49
Tab 7.1: Classificazione (UICC, AJCC 2002)<br />
Tx Tumore primitivo non definibile<br />
T0 Tumore primitivo non evidenziabile<br />
Tis Carcinoma in situ<br />
T1 Tumore la cui dimensione massima non supera i 2 cm;<br />
T2 Tumore la cui dimensione massima è fra i 2 ed i 4 cm;<br />
T3 Tumore la cui dimensione massima supera i 4 cm;<br />
T4a <strong>Il</strong> tumore invade laringe, muscolatura profonda estrinseca della lingua, pterigoide<br />
mediale, palato duro o mandibola<br />
T4b <strong>Il</strong> tumore invade pterigoide laterale, lamine pterigoidee, rinofaringe laterale,<br />
basicranio o ingloba la carotide interna.<br />
Tab 7.2: Stadiazione dei tumori del cavo orale, orofaringe, ipofaringe e laringe<br />
secondo la VI edizione TNM ( UICC ed AJCC, 2002)<br />
Stadio 0 T1s N0 M0<br />
Stadio I T1 N0 M0<br />
Stadio II T2 N0 M0<br />
Stadio III T1, T2<br />
T3<br />
Stadio IVA T1, T2, T3<br />
T4a<br />
Stadio IV B Ogni T<br />
T4b<br />
N1<br />
N0, N1<br />
N2<br />
N0, N1, N2<br />
N3<br />
Ogni N<br />
M0<br />
M0<br />
M0<br />
M0<br />
M0<br />
M0<br />
Stadio IV C Ogni T Ogni N M1<br />
I tumori della base della lingua vengono comunemente approcciati<br />
chirurgicamente mediante glossectomia parziale; controindicazioni assolute a<br />
questa procedura sono l’infiltrazione neoplastica di una arteria linguale e/o di<br />
un nervo ipoglosso.<br />
50
Fig 7.1: le principali vie di<br />
diffusione del carcinoma<br />
della base della lingua<br />
Fig 7.2: le principali vie di<br />
diffusione del carcinoma<br />
della tonsilla<br />
Fig 7.3: Le principali vie di<br />
diffusione del carcinoma<br />
del palato molle<br />
51
Sia la TC che la RM possono essere utilizzate in fase preoperatoria per<br />
valutare i pazienti con carcinoma della base della lingua fornendo numerose<br />
informazioni che possono modificare sensibilmente l'approccio chirurgico:<br />
- La neoplasia avvolge o infiltra il fascio neurovascolare omolaterale, la<br />
sottomucosa di aree adiacenti tra cui la base della bocca<br />
- <strong>Il</strong> tumore supera la linea mediana.<br />
- La neoplasia supera la linea mediana con infiltrazione del fascio<br />
neurovascolare dell’emilingua controlaterale.<br />
La diffusione del tumore attraverso la linea mediana, in stretta prossimità con<br />
il fascio neurovascolare dell’opposta emilingua, preclude la possibilità di<br />
eseguire una glossectomia parziale e rende necessaria la glossetomia totale.<br />
<strong>Il</strong> trattamento dei carcinomi della tonsilla e dei carcinomi del palato molle<br />
dipende dalle dimensioni della lesione e dall'invasione <strong>delle</strong> strutture<br />
circostanti.<br />
In questi tumori le erosioni ossee sono un riscontro piuttosto infrequente,<br />
presenti solo in carcinomi del palato molle in stadio piuttosto avanzato che si<br />
estendono anche al palato duro.<br />
Piccoli tumori possono essere rimossi chirurgicamente con escissioni locali<br />
attraverso un approccio intraorale.<br />
Tumori avanzati che si estendono alla sottomucosa attraverso il muscolo<br />
costrittore superiore e che invadono gli spazi parafaringeo e masticatorio,<br />
richiedono resezioni estese di porzioni della base della lingua, della mandibola<br />
o di parti del massiccio facciale.<br />
La progressiva crescita di questi tumori può svilupparsi lungo il decorso della<br />
carotide interna o dei piani muscolari e nervosi fino alla base del cranio.<br />
Questa profonda estensione sottomucosa non può essere identificata<br />
endoscopicamente e richiede ancora una volta l’utilizzo di tecniche di <strong>imaging</strong><br />
per consentire una adeguata stadiazione dell’estensione locale della malattia,<br />
l’infiltrazione di strutture nobili come il fascio vasculo-nervoso, l’erosione di<br />
strutture ossee limitrofe, oltre che la presenza o meno di metastasi linfonodali<br />
e a distanza.<br />
<strong>Il</strong> trattamento d’elezione dei tumori dell’orofaringe è sempre stato<br />
tradizionalmente considerato la resezione chirurgica; in recenti studi però,<br />
alcuni autorevoli autori, hanno dimostrato che interventi non<br />
52
Fig 7.4: RM di neoplasia della base della lingua sinistra; a sinistra T2 mentre a<br />
destra T1 + Gd<br />
Fig 7.5: PET-TC con FDG di neoplasia al passaggio oro-ipofaringe<br />
con captazione intensa in corrispondenza della vallecola glossoepiglottica<br />
di destra.<br />
53
chirurgici di preservazione terapeutica dell'organo (radioterapia o radio-<br />
chemioterapia) possono assicurare un ottimo controllo del tumore essendo,<br />
come già noto, il carcinoma squamocellulare un tipo istologico<br />
particolarmente sensibile alla radioterapia.<br />
Diversi gruppi di studio hanno identificato una correlazione diretta tra il<br />
volume tumorale del sito primario e il rischio di recidiva locale del carcinoma<br />
dell’orofaringe.<br />
Questi studi suggeriscono che l'<strong>imaging</strong> pre-trattamento consente, attraverso la<br />
valutazione del volume tumorale, di quantificare il rischio di recidive per<br />
neoplasia dell’orofaringe in pazienti trattati mediante sola radioterapia.<br />
Infatti piccoli tumori possono essere approcciati mediante radioterapia<br />
esclusiva con alta probabilità di radicalità. Tumori invece di grandi dimensioni<br />
con alto rischio di recidiva locale sono trattati meglio con combinazione di<br />
radioterapia e chemioterapia e/o resezione chirurgica + radio-chemioterapia.<br />
Appare quindi di tutta evidenza come l'<strong>imaging</strong> pre-trattamento, anche alla<br />
luce di questi studi avrà, in futuro, un ruolo sempre più determinante<br />
nell'identificazione di pazienti con tumori dell’orofaringe, nella stadiazione di<br />
questi e nella pianificazione terapeutica radicale sia essa di tipo chirurgico,<br />
radioterapeutico o combinato chirurgico, radioterapico e chemioterapeutico.<br />
54
L’ipofaringe<br />
L’ipofaringe è situata tra l'orofaringe e l'esofago cervicale ed è in stretta<br />
correlazione anatomica e funzionale con il laringe.<br />
Questa stretta associazione è importante sia per le implicazioni cliniche sia per<br />
quelle diagnostiche. La resezione chirurgica parziale del carcinoma<br />
dell’ipofaringe è eccezionale e la rimozione chirurgica di questi tumori quasi<br />
sempre include simultaneamente la chirurgia del laringe.<br />
Proprio a causa di questa intima relazione lo studio per immagini<br />
dell’ipofaringe deve includere anche il laringe.<br />
I tumori che originano dall’ipofaringe presentano di solito maggiore<br />
aggressività dei tumori del laringe avendo la tendenza ad infiltrare molto più<br />
in profondità e presentando, spesso, caratteristiche istologiche di maggiore<br />
anaplasia.<br />
Presentazioni cliniche<br />
L’ipofaringe è una regione clinicamente silente, pertanto le lesioni precoci<br />
sono spesso asintomatiche per lunghi periodi ed è quindi frequente la<br />
presentazione primaria di carcinoma squamocellulare di questa regione in<br />
stadio avanzato (T3 o T4).<br />
<strong>Il</strong> 75% dei pazienti risulta clinicamente positivo alla presenza di metastasi<br />
linfonodali sebbene si sia notata spesso un discrepanza tra piccole lesioni<br />
55
primitive e grandi metastasi linfonodali regionali; va ricordato, inoltre, che<br />
molto frequentemente la presenza di tumefazioni laterocervicali del collo è<br />
l’unico sintomo di presentazione del tumore di questo distretto.<br />
Dal 20% al 40% dei pazienti, inoltre, presenta già all’esordio metastasi a<br />
distanza, più frequenti a carico dei polmoni, mentre il 10% circa è portatore<br />
anche di un secondo tumore primitivo del tratto respiratorio o digestivo<br />
superiore.<br />
Quando sintomatico tale tumore si presenta spesso con odinofagia, emissione<br />
di saliva striata di sangue e mutamento della voce.<br />
Le lesioni dell'apice del seno piriforme e della regione retro-cricoidea non<br />
sono visibili attraverso la laringoscopia diretta. Possono provocare ristagno di<br />
secrezioni nell’apice del seno piriforme e nella regione aritenoidea, indicando<br />
in tal caso una parziale ostruzione della porzione cervicale dell'esofago.<br />
Sedi anatomiche<br />
Giunzione <strong>faringo</strong>-esofagea (area postcricoidea)<br />
Seno piriforme<br />
Parete faringea posteriore<br />
Tab 8.1: Classificazione (UICC, AJCC 2002)<br />
Tx Tumore primitivo non definibile<br />
T0 Tumore primitivo non evidenziabile<br />
Tis Carcinoma in situ<br />
T1 Tumore limitato ad una sottosede o la cui dimensione massima non supera i 2<br />
cm;<br />
T2 Tumore invade una sottosede dell’ipofaringe o altra sede adiacente o la cui<br />
dimensione massima è fra i 2 ed i 4 cm, senza fissazione dell’emilaringe;<br />
T3 Tumore la cui dimensione massima supera i 4 cm o con fissazione<br />
dell’emilaringe;<br />
T4a <strong>Il</strong> tumore invade la cartilagine tiroidea o cricoide, l’osso ioide, la tiroide,<br />
l’esofago o i tessuti molli del compartimento centrale del collo (muscoli prelaringei<br />
e grasso sottocutaneo)<br />
T4b <strong>Il</strong> tumore invade la fascia prevertebrale, ingloba la carotide o coinvolge le<br />
strutture mediastiniche<br />
56
Seno piriforme<br />
Patterns di diffusione del carcinoma dell'ipofaringe<br />
<strong>Il</strong> seno piriforme è la regione dell’ipofaringe più frequentemente interessata da<br />
processi neoplastici; infatti circa il 65-75% dei carcinomi squamocellulari<br />
dell’ipofaringe originano in tale sede. Un piccolo tumore (T1) può essere<br />
confinato a uno dei muri ma più frequentemente il carcinoma apparirà come<br />
una spessa massa infiltrante che circonda il seno piriforme con<br />
l'interessamento di tutti e tre i muri.<br />
L'estensione del tumore al muro posteriore indica il passaggio dallo stadio T1<br />
a quello T2.<br />
La diffusione sottomucosa verso l'endo-laringe, non evidente clinicamente, si<br />
sviluppa quando il tumore penetra nel muro anteriore e cresce centralmente<br />
nello spazio para-glottico. Questa crescita può estendersi allo spazio ariepiglottico<br />
e sovraglottico controlaterale per via sottomucosa.<br />
Alternativamente una neoplasia del seno piriforme può penetrare e infiltrare la<br />
tasca ariepiglottica.<br />
L'apice del seno piriforme è localizzato a livello della corda vocale vera per<br />
cui una massa a questo livello o una obliterazione del tessuto grasso<br />
57
paraglottico è indicativo di un interessamento dell'apice. Non è possibile<br />
valutare lo stato dell'apice del seno piriforme endoscopicamente a causa<br />
dell'ostruzione meccanica che si sviluppa in caso di lesioni che interessano la<br />
porzione alta e media del seno piriforme stesso, per cui la valutazione e<br />
stadiazione locale di tumori questa regione è appannaggio esclusivo di TC e<br />
RM.<br />
L'apice del seno piriforme è strettamente associato alla cartilagine laringea<br />
(aritenoidea, cricoidea e tiroidea) e tumori che infiltrano l'apice molto spesso<br />
causano erosione e/o infiltrazione della cartilagine con passaggio immediato<br />
allo stadio T4. Alcuni studi dimostrano però che la sclerosi cartilaginea, pur<br />
essendo suggestiva di invasione microscopica, può essere anche solo<br />
espressione di flogosi reattiva.<br />
Le lesioni del muro laterale, specialmente quelle che infiltrano l'apice,<br />
invadono spesso la cartilagine tiroidea, con distruzione di estese porzioni di<br />
cartilagine e non rara estensione extra-laringea del tumore. All’<strong>imaging</strong> la<br />
diffusione extra-laringea si manifesta con l'obliterazione di piani sottocutanei<br />
di grasso e dislocazione <strong>delle</strong> strutture adiacenti.<br />
L’invasione della muscolatura profonda produce solitamente una fissità della<br />
corda vocale (T3), ben visibile mediante scansioni TC in fonazione.<br />
L’infiltrazione della convergenza verso l'esofago cervicale (T4), si evidenzia<br />
alla TC solo con un asimmetrico ispessimento dell'esofago cervicale superiore.<br />
Quando i riscontri TC sono equivoci, una RM a strato sottile può confermare<br />
l'invasione del muscolo costrittore inferiore non risultando spesso l’esame<br />
endoscopico di questa regione sufficiente ad una diagnosi di certezza.<br />
Muro posteriore<br />
I carcinomi del muro posteriore del faringe infiltrano frequentemente<br />
l'orofaringe. Questi tumori causano ispessimenti simmetrici dell'intero muro<br />
posteriore, visibili nelle scansioni assiali in TC ed in RM, con estensione per<br />
contiguità anche al seno piriforme.<br />
La lesione può svilupparsi verso l’alto, estendendosi al muro posteriore<br />
dell’orofaringe ed eventualmente anche ai pilastri tonsillari, oppure può<br />
estendersi caudalmente fino all'esofago cervicale prossimale mentre<br />
l’invasione della cartilagine e dei muscoli prevertebrali non è frequente, tranne<br />
nel caso di carcinomi particolarmente aggressivi. Questo è un elemento<br />
58
Fig 8.1: TC con mdc; neoplasia della base della lingua che erode parzialmente<br />
l’osso ioide e che si estende inferiormente fino alla regione della glottide<br />
59
diagnostico molto importante perché l’infiltrazione dei muscoli prevertebrali<br />
preclude la radicalità chirurgica. Alla TC è frequente il riscontro di una<br />
estensione ai piani adiposi della regione pre-vertebrale ma sembra che<br />
l’utilizzo di questo criterio di valutazione per la definire l’invasione dei<br />
muscoli prevertebrali abbia bassissima sensibilità e specificità. Alcuni Autori<br />
consigliano di eseguire un esame di <strong>faringo</strong>grafia con bario in proiezione<br />
laterale al fine di studiare la corretta meccanica del muro posteriore del<br />
faringe in fase di deglutizione, assai frequentemente alterata in caso di<br />
invasione dei muscoli prevertebrali. E’ importante ricordare come i tumori<br />
della parete posteriore siano a forte rischio di metastatizzazione dei linfonodi<br />
retro-faringei; la rilevazione di questi linfonodi alla TC o alla RM può<br />
cambiare completamente la strategia terapeutica da chirurgica a<br />
radioterapeutica (palliativa).<br />
Regione post-cricoidea<br />
<strong>Il</strong> carcinoma primitivo della regione post-cricoidea è raro e tende a infiltrare in<br />
maniera circonferenziale il lume dell'ipofaringe, attraverso una crescita che è<br />
solitamente sottomucosa e quindi visibile solo con l'<strong>imaging</strong>.<br />
Nelle immagini assiali il carcinoma post-cricoideo apparirà tipicamente come<br />
un ispessimento diffuso del tessuto molle post-cricoideo e l’ispessimento<br />
tenderà frequentemente a estendersi fino all'esofago cervicale prossimale.<br />
Spesso questi tumori si estendono alla laringe posteriore con invasione <strong>delle</strong><br />
cartilagini aritenoidi e della cricoide con frequente paralisi cordale.<br />
Imaging dell’ipofaringe<br />
Numerose sono le metodiche di <strong>imaging</strong> che intervengono nella diagnosi del<br />
tumore dell’ipofaringe, prima fra tutte l’esofago<strong>faringo</strong>grafia con bario che<br />
spesso, ancora oggi, è l’indagine di primo approccio al paziente sintomatico.<br />
L'<strong>imaging</strong> pre-trattamento richiede comunque TC o RM per il bilancio<br />
preterapeutico dell’estensione locale, della diffusione linfonodale, anche a<br />
quelle stazioni non accessibili alla palpazione e spesso clinicamente occulte, e<br />
della eventuale presenza di metastasi a distanza.<br />
60
Impatto dell'<strong>imaging</strong> sul trattamento<br />
Elementi principali da definire mediante l’<strong>imaging</strong> in fase di stadiazione<br />
pretrattamento:<br />
- estensione locale in tutte le direzioni:<br />
o diffusione inferiore verso l'apice del seno piriforme e attraverso la<br />
sottomucosa verso l'esofago cervicale<br />
o superamento della linea mediana<br />
o invasione extra-faringea attraverso i tessuti molli del collo e verso<br />
lo spazio retro-faringeo (infiltrazione o meno della muscolatura<br />
prevertebrale)<br />
o invasione <strong>delle</strong> cartilagini <strong>laringee</strong><br />
- Volume tumorale<br />
- Secondarismi linfonodali<br />
- Metastasi a distanza<br />
Le possibilità di trattamento terapeutico chirurgico includono la <strong>faringo</strong>-<br />
laringectomia totale o parziale. La maggioranza dei pazienti con tumore del<br />
seno piriforme sono trattati con laringectomia totale e parziale faringectomia o<br />
laringofaringectomia totale a seconda della estensione della lesione. Alcuni<br />
casi selezionati di <strong>neoplasie</strong> superficiali di piccolo volume posteriori e<br />
superiori possono essere trattati mediante una resezione transorale.<br />
I tumori del seno piriforme che interessano l'apice sono frequentemente trattati<br />
con <strong>faringo</strong>laringectomia totale mentre quelli che non infiltrano l'apice<br />
possono essere trattati con <strong>faringo</strong>laringectomia parziale.<br />
<strong>Il</strong> margine inferiore del tumore ed i suoi rapporti con l’inlet esofageo sono<br />
elementi importanti da valutare in quanto l'invasione della regione post-<br />
cricoidea con estensione verso l'esofago cervicale richiede una esofagectomia<br />
in associazione alla <strong>faringo</strong>laringectomia totale. L’estensione ai muscoli pre-<br />
vertebrali controindica la resezione chirurgica.<br />
La radioterapia è un trattamento efficace, non invasivo, dei tumori T1 e T2 del<br />
seno piriforme con controllo locale di entità simile alla terapia chirurgica<br />
conservativa e consente, allo stesso modo, la preservazione della funzione<br />
laringea.<br />
61
Fig 8.2: TC con mdc; neoplasia del seno piriforme di sinistra che si estende<br />
anche alla regione laringea sovraglottica; si apprezza inoltre una<br />
linfoadenopatia laterocervicale parzialmente necrotica sempre dal medesimo<br />
lato<br />
62
Lo studio del volume tumorale mediante TC pre-trattamento è risultato molto<br />
efficace nel predire la possibilità di controllo locale del tumore mediante<br />
radioterapia e terapia chirurgica conservativa.<br />
Lo studio TC del volume tumorale può inoltre essere utilizzato per identificare<br />
i pazienti che possono essere trattati esclusivamente mediante radioterapia ad<br />
alte dosi.<br />
<strong>Il</strong> controllo locale di tumori con volumi al di sotto di 6,5cc è del 90% mentre<br />
il controllo locale mediante radioterapia di tumori di dimensioni superiori a<br />
6,5cc è del 25%.<br />
I tumori con minimo o assente interessamento dell'apice del seno piriforme<br />
hanno un 89% di chance di controllo locale; al contrario i tumori che<br />
interessano l'apice hanno un 25% di probabilità di cura mediante il trattamento<br />
esclusivo con radioterapia.<br />
Tumori ad alto volume e/o tumori che interessano l'apice vengono solitamente<br />
trattati chirurgicamente con associata radioterapia ed eventuale chemioterapia.<br />
Studio post-trattamento dell'ipofaringe.<br />
Dopo laringectomia totale l'ipofaringe ha un aspetto tipico: non ci sono più<br />
strutture di fissità o strutture anteriori che comprimono il faringe il quale<br />
risulta molto anteriorizzato e più prominente che di norma.<br />
In rapporto al primo sito tumorale trattato con radioterapia la TC può essere<br />
utile in una differenziazione precoce tra i tumori responders e non responders<br />
alla radioterapia: allo studio TC di base, eseguito 3 o 4 mesi dopo il<br />
completamento della radioterapia, 3 pattern diversi possono essere<br />
differenziati:<br />
- Completa risoluzione del tumore nel sito primario e apparente simmetria<br />
del tessuto laringeo e ipofaringeo, sono segni che indicano un controllo<br />
locale completo. In questi casi è previsto un monitoraggio mediante<br />
<strong>imaging</strong> tranne nei casi in cui si sospetti clinicamente una recidiva.<br />
- Riduzione di volume del tumore pari al 50-75% è segno di persistenza<br />
neoplastica. In questo caso i pazienti vanno controllati mediante <strong>imaging</strong><br />
e ravvicinati follow – up clinici in quanto un terzo di questi ha una<br />
elevata probabilità di presentare una recidiva locale.<br />
63
- Riduzione tumorale inferiore al 50% (risposta parziale alla terapia) è<br />
sospetta per persistenza-recidiva locale del tumore. In questi casi uno<br />
studio immediato bioptico per confermare la presenza di recidiva è<br />
indicato.<br />
Si consiglia un controllo TC ogni 3-4 mesi per i primi due anni dopo il<br />
completamento della radioterapia.<br />
Nella radioterapia dell'ipofaringe, il laringe è completamente incluso nel<br />
campo di irradiazione.<br />
In una minoranza di casi una radioterapia ad alte dosi può indurre maggiori<br />
complicanze, in particolare edema della laringe e condronecrosi che può<br />
portare a completa perdita della funzione laringea. L'aspetto TC non è<br />
specifico sebbene la presenza di bolle di gas attorno alla cartilagine sia<br />
fortemente suggestiva di condroradionecrosi. In questi casi i pazienti vengono<br />
sottoposti a laringectomia totale e diventano permanentemente dipendenti<br />
dalla tracheostomia.<br />
64
<strong>Il</strong> laringe<br />
<strong>Il</strong> carcinoma laringeo rappresenta la neoplasia maligna più frequente <strong>delle</strong> vie<br />
aerodigestive superiori e costituisce circa il 4,5% di tutte le <strong>neoplasie</strong> maligne.<br />
L’evoluzione dei carcinomi laringei avviene per invasione locale con<br />
interessamento <strong>delle</strong> diverse strutture, ostruzione <strong>delle</strong> vie respiratorie e<br />
paralisi <strong>delle</strong> corde vocali. La sintomatologia iniziale più comune, infatti, è la<br />
comparsa di disfonia progressivamente ingravescente, mentre nelle<br />
localizzazioni sopraglottiche può essere presente dolore e difficoltà alla<br />
deglutizione; nei casi più avanzati può infine essere presente dispnea. La<br />
principale localizzazione del tumore del laringe è la corda vocale vera e<br />
l’interessamento linfonodale è presente nel 40% dei casi, mentre molto rare<br />
sono le metastasi a distanza. La sopravvivenza globale a 5 anni varia tra il 50<br />
e il 75%.<br />
Sedi anatomiche<br />
Glottide (Commissura laringea anteriore e posteriore, Corde vocali)<br />
Sopraglottide (Epiglottide sopra- e sotto-ioidea, Plica ariepiglottica – versante<br />
laringeo, Aritenoide, False corde)<br />
Sottoglottide<br />
65
Tab 9.1: Classificazione TNM (UICC, AJCC 2002)<br />
Tx Tumore primitivo non definibile<br />
T0 Tumore primitivo non evidenziabile<br />
Tis Carcinoma in situ<br />
Sovraglottide<br />
T1 Tumore limitato ad una sola sottosede della sovraglottide, con motilità normale <strong>delle</strong><br />
corde vocali.<br />
T2 <strong>Il</strong> tumore invade la mucosa di più di una <strong>delle</strong> sottosedi adiacenti della sovraglottide o<br />
della glottide o regioni esterne alla sovraglottide (ad esempio mucosa della base della<br />
lingua, vallecola, parete mediale del seno piriforme)senza fissazione della laringe<br />
T3 Tumore limitato alla laringe con fissazione della corda vocale e/o invasione di una<br />
qualsiasi <strong>delle</strong> seguenti strutture: area post-cricoidea, tessuti pre-epiglottici, spazio<br />
paraglottico, e/o minima erosione cartilaginea<br />
T4a <strong>Il</strong> tumore invade la cartilagine tiroidea e/o si estende nei tessuti extra-laringei (es.<br />
trachea, tessuti molli del collo, inclusi i muscoli estrinseci della lingua, muscoli<br />
pretiroidei, tiroide o esofago).<br />
T4b <strong>Il</strong> tumore invade lo spazio prevertebrale, ingloba la carotide o invade le strutture<br />
mediastiniche<br />
Glottide<br />
T1 Tumore limitato alla(e) corda(e) vocale(i) (può coinvolgere la commissura anteriore o<br />
quella posteriore) con normale motilità<br />
T1a Lesione di una sola corda vocale<br />
T1b Lesione di entrambe le corde vocali<br />
T2 <strong>Il</strong> tumore si estende alla sovraglottide e/o alla sottoglottide, e/o con compromissione<br />
della mobilità <strong>delle</strong> corde vocali<br />
T3 Tumore limitato alla laringe con fissazione <strong>delle</strong> corde vocali e/o invade lo spazio<br />
paraglottico e/o presenta minima erosione cartilaginea<br />
T4a <strong>Il</strong> tumore invade la cartilagine tiroidea e/o si estende nei tessuti extra-laringei (es.<br />
trachea, tessuti molli del collo inclusi i muscoli estrinseci della lingua, muscoli pretiroidei,<br />
tiroide, esofago)<br />
T4b <strong>Il</strong> tumore invade lo spazio prevertebrale, ingloba la carotide o invade le strutture<br />
mediastiniche<br />
Sottoglottide<br />
T1 Tumore limitato alla sottoglottide.<br />
T2 <strong>Il</strong> tumore si estende a una o entrambe le corde vocali, con mobilità normale o<br />
compromessa<br />
T3 Tumore limitato alla laringe con fissazione <strong>delle</strong> corde vocali<br />
T4a <strong>Il</strong> tumore invade la cartilagine tiroidea e/o si estende nei tessuti extra-laringei (es.<br />
trachea, tessuti molli del collo, inclusi i muscoli estrinseci della lingua, muscoli<br />
pretiroidei, tiroide o esofago).<br />
T4b <strong>Il</strong> tumore invade lo spazio prevertebrale, ingloba la carotide o invade le strutture<br />
mediastiniche<br />
66
Fig 9.1: TC con mdc di neoplasia laringea sovraglottica; si evidenzia una<br />
massa bilaterale di tessuto molle captante intensamente il contrasto che<br />
erode lo scudo tiroideo<br />
67
Terapia<br />
<strong>Il</strong> trattamento gold standard dei tumori del laringe è la laringectomia totale,<br />
tecnica chirurgica molto demolitiva e invalidante per la perdita della funzione<br />
vocale e per i disturbi della deglutizione.<br />
Per i tumori di I stadio in sede glottica o sovraglottica si è visto che la<br />
radioterapia ottiene ottimi risultati, corrispondenti alla terapia chirurgica e<br />
viene quindi ad essa preferita.<br />
Per i tumori di II stadio la terapia chirurgica conservativa e la radioterapia<br />
sono parimenti efficaci (medesima sopravvivenza a lungo termine) ma la<br />
radioterapia può provocare complicanze a lungo termine quali disfagia,<br />
xerostomia, carie dentaria, afte e ulcerazioni orali, ipotiroidismo e la<br />
condroradionecrosi.<br />
Negli stadi più avanzati il trattamento chirurgico è quello radicale<br />
rappresentato dalla laringectomia totale seguita o meno da radioterapia ed<br />
eventualme chemioterapia.<br />
<strong>Il</strong> trattamento chirurgico conservativo per il tumore glottico include:<br />
- l’escissione microscopica laser<br />
o indicata nelle lesioni confinate alla glottide e alla sovraglottide<br />
senza fissità della corda vocale, invasione cartilaginea o<br />
interessamento della commissura anteriore o posteriore<br />
- tiro-ioidotomia mediana con cordectomia<br />
o nelle lesioni unilaterali limitate alla corda vocale vera senza fissità<br />
della stessa<br />
- laringectomia verticale parziale<br />
o nelle lesioni che interessano solo il laringe senza fissità della<br />
corda vocale, invasione della cartilagine o della commissura<br />
anteriore o interessamento aritenoideo bilaterale<br />
o nei tumori trattati precedentemente senza successo con<br />
radioterapia, nei tumori trans-glottici, nei tumori che interessano<br />
entrambe le aritenoidi, nella asimmetrica motilità <strong>delle</strong> corde<br />
vocali; non può essere applicata in pazienti con tumori ad<br />
interessamento anche sottoglottico, con fissità <strong>delle</strong> aritenoidi o<br />
interessamento dell’osso ioide<br />
68
Le lesioni sovra-glottiche (plica ari-epiglottica, corda vocale falsa ed<br />
epiglottide) vengono trattate tipicamente mediante laringectomia orizzontale<br />
sovra-glottica o mediante laringectomia sovra-cricoidea. La laringectomia<br />
sopra-glottica è indicata nelle lesioni contenute nella regione sovraglottica,<br />
corda vocale falsa e/o minimo interessamento della base della lingua mentre<br />
non può essere applicata in pazienti con tumori che interessano anche la corda<br />
vocale vera, il seno piriforme, o con importante interessamento della base<br />
della lingua o infiltrazione cartilaginea per i quali è necessaria la<br />
laringectomia totale.<br />
Diagnostica e stadiazione pre-trattamento<br />
La diagnostica di questi tumori prevede la valutazione endoscopica con<br />
eventuale prelievo bioptico; mentre la stadiazione viene ancora oggi eseguita<br />
principalmente mediante TC e/o RM.<br />
I criteri utilizzati di routine dall’<strong>imaging</strong> morfologico per diagnosticare una<br />
infiltrazione tumorale della laringe sono:<br />
- L’anormale captazione del contrasto e/o anomali caratteristiche di<br />
segnale in RM<br />
- Presenza di ispessimento mucoso (un ispessimento del tessuto molle<br />
maggiore di 1 mm a livello della commissura anteriore è considerato<br />
patologico e qualunque ispessimento mucoso tra lo spazio aereo e<br />
l'anello cricoideo è considerato tumore sottoglottico).<br />
- Presenza di una massa di tessuto molle<br />
- Infiltrazione del tessuto adiposo (eventualmente senza distorsione o<br />
dislocazione del tessuto molle circostante)<br />
- La combinazione di tutti gli elementi descritti<br />
La TC può misconoscere piccoli foci di mucosa tumorale o sovrastimare il<br />
volume neoplastico nei casi di importante flogosi ed edema peri-lesionali.<br />
La TC presenta, inoltre, scarsa sensibilità e specificità nella definizione della<br />
infiltrazione neoplastica <strong>delle</strong> cartilagini <strong>laringee</strong>, a causa dell’ampia<br />
variabilità nei pattern di ossificazione <strong>delle</strong> cartilagini stesse, mentre la<br />
dimostrazione di tumore in sede extralaringea è un segno specifico ma tardivo.<br />
69
Fig 9.2: aspetto PET-TC di carcinoma dell’emilaringe di destra.<br />
70
La asimmetrica sclerosi <strong>delle</strong> cartilagini è un segno sensibile ma non specifico<br />
rilevabile alla TC, infatti solo nel 45% <strong>delle</strong> cartilagini che dimostrano<br />
sclerosi asimmetrica, si apprezza la presenza di cellule tumorali nel midollo<br />
osseo mentre la lisi e l’erosione sono risultati essere dei criteri molto specifici.<br />
<strong>Il</strong> volume tumorale è difficile da rilevare clinicamente vista la complessità<br />
della regione anatomica e il comportamento infiltrante di questi tumori. Con la<br />
RM, dotata di assai maggiore risoluzione di contrasto rispetto alla TC, è<br />
possibile una valutazione volumetrica molto accurata del tessuto molle<br />
neoplastico.<br />
Gli errori diagnostici più frequenti sono legati alla presenza di infiammazione<br />
o fibrosi in stretta contiguità con il tessuto neoplastico. La Risonanza<br />
Magnetica, ad oggi, è da considerare un'indagine ad altissimo valore predittivo<br />
negativo sulla eventuale infiltrazione <strong>delle</strong> cartilagini <strong>laringee</strong> (pressoché<br />
assenti falsi negativi in caso di normalità di segnale proveniente dalle<br />
cartilagini <strong>laringee</strong>); si segnala invece una percentuale ancora piuttosto elevata<br />
di falsi positivi.<br />
Gli elementi più importanti da valutare mediante le indagini di <strong>imaging</strong> pre-<br />
trattamento sono:<br />
- il volume della massa tumorale in quanto esiste una forte correlazione<br />
tra rischio di recidiva e volume del tumore primitivo, nei pazienti<br />
sottoposti a terapia radiante<br />
- l'infiltrazione o meno <strong>delle</strong> cartilagini <strong>laringee</strong>, elemento che fa virare lo<br />
stadio del tumore a T4 e obbliga all'intervento chirurgico di<br />
laringectomia totale<br />
- l’invasione neoplastica di entrambe le emilaringi sono elementi che<br />
impongono l’intervento chirurgico di laringectomia totale piuttosto<br />
l’intervento di laringectomia parziale con conservazione della funzione<br />
vocale.<br />
- Sede del tumore: sovraglottico, glottico, sottoglottico o trans-glottico<br />
Valutazione dopo trattamento<br />
Dopo terapia radiante la sensibilità diagnostica dell'esame endoscopico è<br />
molto limitata in quanto la presenza di residuo-recidiva di carcinoma è molto<br />
difficile da rilevare.<br />
71
Fig 9.3: TC con mdc; neoplasia laringea sovraglottica; si apprezza la<br />
grossolana neoformazione captante intensamente e disomogeneamente il<br />
contrasto che erode lo scudo tiroideo e si sviluppa anteriormente nei<br />
tessuti molli extralaringei<br />
72
Fig 9.4: TC con mdc; voluminosa tumefazione eteroplastica della regione della<br />
glottide di sinistra con infiltrazione e sclerosi della cartilagine aritenoide<br />
omolaterale<br />
73
Lo studio per immagini risulta molto difficile nei pazienti sottoposti a<br />
radioterapia, a causa dell’edema, della fibrosi e della flogosi che rendono<br />
difficile la diagnosi differenziale tra esiti e persistenza-recidiva neoplastica.<br />
Proprio per questa ragione sembra essere una buona strategia di follow –up<br />
l'esecuzione di una TC di base a 6-8 settimane dopo la fine del trattamento<br />
radiante e il successivo controllo (TC o RM) a sei mesi dalla fine della terapia<br />
radiante nei pazienti con tumori a medio-alto rischio di recidiva come tumori<br />
sovraglottici, tumori glottici T3 o T4 e tumori dell’ipofaringe.<br />
Nei piccoli tumori della laringe non è necessario un follow-up TC a breve<br />
distanza dopo il ciclo di radioterapia in quanto il rischio di recidiva, specie nei<br />
primi mesi, è molto basso.<br />
L’elemento morfologico più importante nella diagnosi di recidiva neoplastica<br />
è la presenza di masse di tessuto soffice, specie se captanti disomogeneamente<br />
mdc; masse di diametro superiore ai 10 mm hanno il 63% di probabilità di<br />
essere maligne.<br />
<strong>Il</strong> controllo mediante PET-TC con FDG può risultare molto più utile della TC<br />
o della RM nel monitoraggio della risposta del tumore al trattamento radiante<br />
per i tumori del distretto testa-collo soprattutto per il suo elevato valore<br />
predittivo negativo.<br />
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