Guida al rilevamento dei Giardini Fenologici Italiani. - Cra-Cma
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M.I.P.A.<br />
Progetto fin<strong>al</strong>izzato “Phenagri: Fenologia per l’Agricoltura”<br />
Coordinatore gener<strong>al</strong>e dott. A.Brunetti<br />
GUIDA AL RILEVAMENTO DEI<br />
GIARDINI FENOLOGICI ITALIANI<br />
Sottoprogetto 2: Fenologia delle piante arboree<br />
Ricerca 2.3: Studio dello sviluppo fenologico di specie guida nei giardini fenologici.<br />
Responsabile scientifico: prof. Bruno Romano<br />
0
I Parte<br />
INDICE<br />
Studio dello sviluppo fenologico di specie guida nei <strong>Giardini</strong> <strong>Fenologici</strong> Pg. 2<br />
Bruno Romano<br />
Una rete di <strong>Giardini</strong> fenologici in It<strong>al</strong>ia: fin<strong>al</strong>ità e criteri Pg. 5<br />
Paolo Mandrioli<br />
<strong>Guida</strong> ai rilievi fenologici<br />
Giovanna Puppi Branzi Anna Letizia Zanotti Pg. 9<br />
Indicazioni per la costituzione di un giardino fenologico. Pg. 14<br />
Andrea M<strong>al</strong>ossini<br />
II Parte<br />
Le specie guida <strong>dei</strong> giardini fenologici. Pg. 16<br />
Lucio Botarelli, V<strong>al</strong>eria Sacchetti<br />
Foto di A.M<strong>al</strong>ossini R.E.R.<br />
A cura di Lucio Botarelli e V<strong>al</strong>eria Sacchetti<br />
Servizio meteorologico ARPA Emilia-Romagna<br />
1
I Parte<br />
STUDIO DELLO SVILUPPO FENOLOGICO DI SPECIE GUIDA NEI GIARDINI<br />
FENOLOGICI<br />
Bruno Romano<br />
Facoltà di Agraria. Università degli Studi di Perugia<br />
Descrizione della ricerca<br />
La ricerca in oggetto si prefigge di studiare il comportamento fenologico di <strong>al</strong>cune specie<br />
arboree ed arbustive della flora spontanea, collocate nei <strong>Giardini</strong> fenologici it<strong>al</strong>iani, che<br />
possono fungere come specie guida delle fenofasi critiche di <strong>al</strong>tre specie di interesse<br />
agricolo.<br />
Per fenofasi critiche delle specie di interesse agricolo si intendono quelle fasi in<br />
concomitanza delle qu<strong>al</strong>i, a causa di un particolare andamento meteorologico, si<br />
manifestano fenomeni avversi e/o che rendano necessario un intervento da parte degli<br />
operatori agricoli. Fenomeni ad esempio come lo sviluppo di insetti nocivi <strong>al</strong>le colture, o<br />
interventi vincolati da particolari fasi come la fioritura e la maturazione (raccolta).<br />
Le unità speriment<strong>al</strong>i (<strong>Giardini</strong> fenologici it<strong>al</strong>iani) interessati <strong>al</strong> progetto di ricerca sono<br />
nove la cui superficie tot<strong>al</strong>e interessata è di circa 5.000 mq ciascuna:<br />
− Giardino Fenologico di Fontanella - S.Apollinare di Marsciano (Perugia)<br />
− Giardino Fenologico dell’Orecchiella - Garfagnana, Corfino (Lucca)<br />
− Giardino Fenologico presso i Campi Speriment<strong>al</strong>i dell’Istituto di Coltivazioni Arboree<br />
(Sassari)<br />
− Giardino Fenologico presso l’Arboreto di Arco (Trento)<br />
− Giardino Fenologico di Bonisiolo di Mogliano Veneto (Treviso)<br />
− Giardino Fenologico della Facoltà di Agraria dell’Università Federico II - Portici (Napoli)<br />
− Giardino Fenologico di San Pietro Capofiume - Molinella, Bologna<br />
− Giardino Fenologico “Pantanello” di Bern<strong>al</strong>da (Matera)<br />
− Giardino Fenologico di Montep<strong>al</strong>di (Firenze)<br />
L'attività va ad inserirsi qu<strong>al</strong>e integrazione e natur<strong>al</strong>e sviluppo della già avviata attività <strong>dei</strong><br />
<strong>Giardini</strong> fenologici it<strong>al</strong>iani. D<strong>al</strong> 1992 il Gruppo di lavoro nazion<strong>al</strong>e per i <strong>Giardini</strong> fenologici,<br />
<strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e fanno parte i rappresentanti degli Enti impegnati nella costituzione e conduzione<br />
<strong>dei</strong> <strong>Giardini</strong> (Università, Consiglio Nazion<strong>al</strong>e delle Ricerche, Regioni, ecc.), si è<br />
preoccupato di dare una linea comune <strong>al</strong>le diverse re<strong>al</strong>tà loc<strong>al</strong>i, facendo in modo che la<br />
gestione degli stessi seguisse un'unica regia.<br />
Attu<strong>al</strong>mente i <strong>Giardini</strong> seguono le medesime procedure su tutto il territorio it<strong>al</strong>iano e, nel<br />
corso del periodo di ricerca in oggetto, ogni Giardino sarà provvisto di materi<strong>al</strong>e vegetativo<br />
con la stessa origine (clonato d<strong>al</strong>le piante madri presenti a San Pietro Capofiume).<br />
Le specie prescelte sono diffusamente distribuite sul territorio nazion<strong>al</strong>e, presentano cicli<br />
produttivi diversi e, in particolare, fioriture scaglionate d<strong>al</strong>l’inverno <strong>al</strong>la tarda primavera. In<br />
particolare gli individui sono geneticamente ugu<strong>al</strong>i in tutti i <strong>Giardini</strong> perché cloni di una<br />
stessa pianta madre; questi dati saranno di particolare interesse in quanto le variazioni<br />
nelle risposte fenologiche saranno ascrivibili essenzi<strong>al</strong>mente ai fattori ambient<strong>al</strong>i<br />
(andamento meteorologico e terreno).<br />
I rilievi saranno estesi successivamente anche <strong>al</strong>le specie arbustive e arboree della flora<br />
mediterranea presenti già nel Giardino fenologico.<br />
2
Si è previsto un triennio di rilevazioni fenologiche (che andranno ad aggiungersi, per i<br />
<strong>Giardini</strong> già in attività, a quelle già effettuate negli anni passati), da effettuare in<br />
contemporanea nei sopracitati <strong>Giardini</strong>, la cui dislocazione, in luoghi climaticamente<br />
diversi del territorio it<strong>al</strong>iano, permetterà di avere risposte fenologiche differenziate.<br />
Le osservazioni fenologiche delle specie frutticole verranno eseguite su campi limitrofi ai<br />
<strong>Giardini</strong> fenologici.<br />
Le specie scelte per questa ricerca sono arbusti e <strong>al</strong>beri della flora spontanea: S<strong>al</strong>ix<br />
acutifolia, S<strong>al</strong>ix smithiana, S<strong>al</strong>ix vimin<strong>al</strong>is, Sambucus nigra, Ligustrum vulgare, Robinia<br />
pseudoacacia, Corylus avellana, <strong>Cra</strong>taegus monogyna, Cornus mas, coltivati già da<br />
tempo in tutti i <strong>Giardini</strong> fenologici sopra citati. Si tratta di specie comuni, diffusamente<br />
distribuite sul territorio, che presentano cicli riproduttivi diversi e in particolare fioriture<br />
scaglionate d<strong>al</strong>l'inverno <strong>al</strong>la tarda primavera, requisiti questi ottim<strong>al</strong>i per la successiva<br />
utilizzazione come specie guida.<br />
Il programma di lavoro si affianca sia per fin<strong>al</strong>ità che per procedure agli <strong>al</strong>tri programmi<br />
riguardanti la fenologia delle specie spontanee.<br />
Presso la sede di Perugia è stato propagato il materi<strong>al</strong>e veget<strong>al</strong>e prelevato a San Pietro<br />
Capofiume da distribuire ai vari <strong>Giardini</strong> fenologici.<br />
I dati fenologici e meteorologici raccolti nel triennio, insieme ai dati già disponibili, possono<br />
costituire una consistente base informativa per la messa a punto di modelli di simulazione<br />
dello sviluppo fenologico.<br />
Fasi di sviluppo della ricerca<br />
1° Anno<br />
In questa fase inizi<strong>al</strong>e verrà completata la distribuzione <strong>dei</strong> cloni delle piante spontanee a<br />
tutti i <strong>Giardini</strong> che non ne sono ancora provvisti. Andranno poi definite le sc<strong>al</strong>e fenologiche<br />
e le fasi da rilevare nelle specie frutticole. T<strong>al</strong>e scelta verrà fatta in accordo con il<br />
coordinatore del sottoprogetto "Fenologia delle specie arboree coltivate", nonché con il<br />
coordinatore del programma "Studio dello sviluppo fenologico di specie guida nei <strong>Giardini</strong><br />
it<strong>al</strong>iani". Per le metodologie di rilevazione delle specie spontanee e la re<strong>al</strong>izzazione di<br />
materi<strong>al</strong>e didattico si farà riferimento a quanto già stabilito e predisposto d<strong>al</strong> Gruppo di<br />
lavoro nazion<strong>al</strong>e per i <strong>Giardini</strong> fenologici;<br />
A. campagna di rilevazione<br />
B. acquisizione e organizzazione <strong>dei</strong> dati fenologici<br />
C. acquisizione e organizzazione <strong>dei</strong> dati meteorologici<br />
D. produzione di elaborati<br />
Sempre durante il primo anno dovrà essere completata la già avviata re<strong>al</strong>izzazione di un<br />
manu<strong>al</strong>e in cui siano descritte le metodologie di rilevazione ed illustrate le fasi fenologiche<br />
delle diverse specie spontanee <strong>al</strong>levate nei <strong>Giardini</strong>.<br />
2° Anno<br />
A. campagna di rilevazione<br />
B. acquisizione e organizzazione <strong>dei</strong> dati fenologici<br />
C. acquisizione e organizzazione <strong>dei</strong> dati meteorologici<br />
D. produzione di elaborati<br />
Relazione dell'attività svolta nei primi due anni.<br />
3
3° Anno<br />
A. campagna di rilevazione<br />
B. acquisizione e organizzazione <strong>dei</strong> dati fenologici<br />
C. acquisizione e organizzazione <strong>dei</strong> dati meteorologici<br />
Relazione sull'esito dell'attività del triennio con produzione di un elaborato conclusivo sui<br />
risultati raggiunti.<br />
Risultati attesi<br />
Lo studio dello sviluppo fenologico di specie guida nei <strong>Giardini</strong> fenologici, dovrebbe<br />
consentire l'individuazione delle fenofasi critiche di <strong>al</strong>cune colture frutticole.<br />
La re<strong>al</strong>izzazione di prove speriment<strong>al</strong>i effettuate in diversi ambienti climatici e geografici<br />
d'It<strong>al</strong>ia consentirà di raccogliere una serie di dati specifici sullo sviluppo delle specie<br />
spontanee influenzati dai princip<strong>al</strong>i parametri meteorologici che condizionano l'evoluzione<br />
delle fasi fenologiche.<br />
I dati raccolti, le metodologie di rilevazione e il materi<strong>al</strong>e didattico re<strong>al</strong>izzato nella fase<br />
propedeutica <strong>al</strong>le rilevazioni sarà oggetto di interesse per le U.O. del P.F. che<br />
svilupperanno le aree di ricerca relative <strong>al</strong>le tecniche di documentazione e <strong>al</strong>la costituzione<br />
di banche dati fenologici.<br />
L'esperienza maturata nella ricerca costituirà la base metodologica per eventu<strong>al</strong>i futuri<br />
studi o ricerche in ambito nazion<strong>al</strong>e sulla raccolta di dati a campo per la verifica di nuovi<br />
modelli matematici o lo studio di relazioni clima-veget<strong>al</strong>e per nuove colture.<br />
4
UNA RETE DI GIARDINI FENOLOGICI IN ITALIA: FINALITA’ E CRITERI<br />
Paolo Mandrioli<br />
FISBAT, Consiglio Nazion<strong>al</strong>e delle Ricerche, Bologna<br />
Da "Procedure per il <strong>rilevamento</strong> fenologico nei <strong>Giardini</strong> fenologici" R.E.R. 1993.<br />
Introduzione<br />
Quando anni fa, nel 1982, nell’ambito di una collaborazione con il Dipartimento Attività<br />
Produttive, Agricoltura e Alimentazione della Regione Emilia-Romagna, demmo inizio <strong>al</strong><br />
progetto di re<strong>al</strong>izzazione di un Giardino fenologico presso la Base Meteorologica di San<br />
Pietro Capofiume (BO), l’obiettivo primario fu di preparare una stazione di osservazione<br />
fenologica che potesse rappresentare l’It<strong>al</strong>ia, del tutto assente, nella rete europea <strong>dei</strong><br />
<strong>Giardini</strong> <strong>Fenologici</strong> Internazion<strong>al</strong>i (IPG, Fig.1) coordinati d<strong>al</strong> Servizio Meteorologico<br />
Tedesco.<br />
Dopo un avvio non facile durato <strong>al</strong>cuni anni per consentire l’attecchimento di piante<br />
provenienti da ambienti climaticamente molto differenti da quello padano orient<strong>al</strong>e,<br />
decidemmo di affiancare <strong>al</strong>la lista delle piante suggerite d<strong>al</strong>la rete IPG, un certo numero di<br />
piante indicatrici, diffuse comunemente nel nord It<strong>al</strong>ia, scelte fra quelle di maggior<br />
interesse agrario e forest<strong>al</strong>e, creando così una “sezione it<strong>al</strong>iana” accanto a quella<br />
“internazion<strong>al</strong>e”.<br />
Grazie <strong>al</strong>l’interessamento ed <strong>al</strong>la tenacia di coloro che hanno collaborato in questa<br />
impresa in tutti questi anni, il Giardino Fenologico di San Pietro Capofiume, <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e è<br />
stato assegnato il codice internazion<strong>al</strong>e 80, ha già prodotto diversi anni di dati e,<br />
<strong>al</strong>trettanto importante ed ancor più significativo, ha giocato concretamente il ruolo di punto<br />
di riferimento e di stimolo per il progetto e la re<strong>al</strong>izzazione nel nostro Paese di <strong>al</strong>tri <strong>Giardini</strong><br />
fenologici (Fig.2).<br />
Si sono così create, quasi natur<strong>al</strong>mente, le condizioni per la costituzione di un Gruppo di<br />
Lavoro nazion<strong>al</strong>e avente la funzione di coordinare l’attività delle singole stazioni ( gestite<br />
autonomamente) e, soprattutto, di definire un protocollo comune delle osservazioni<br />
fenologiche e del trattamento <strong>dei</strong> dati. A questo Gruppo collaborano Enti appartenenti <strong>al</strong>le<br />
Amministrazioni di <strong>al</strong>cune Regioni, la Società Botanica It<strong>al</strong>iana, l’Associazione di<br />
Aerobiologia ed <strong>al</strong>cuni Istituti Universitari.<br />
L’attività di ciascun Giardino fenologico e l’attività di Rete, debbono poter rispondere <strong>al</strong>le<br />
domande poste qui di seguito.<br />
Qu<strong>al</strong>i sono le caratteristiche princip<strong>al</strong>i di un Giardino fenologico rispetto ad un Orto<br />
Botanico o ad una stazione di osservazione? Il Giardino fenologico svolge la propria<br />
attività attraverso person<strong>al</strong>e preparato <strong>al</strong>la osservazione fenologica su piante scelte ad<br />
hoc, a seconda del programma di lavoro, e messe a dimora con precisi criteri.<br />
Par<strong>al</strong>lelamente <strong>al</strong>la raccolta delle osservazioni fenologiche vengono eseguite, nello stesso<br />
sito, le misure microclimatiche riguardanti come minimo le misure <strong>dei</strong> parametri<br />
meteorologici di base.<br />
Una rete di <strong>Giardini</strong> fenologici coordina l’attività di più punti di osservazione attraverso un<br />
protocollo comune riguardante le mod<strong>al</strong>ità di impianto, l’elenco delle piante da<br />
considerare, la metodologia di osservazione, l’archiviazione ed il trattamento <strong>dei</strong> dati.<br />
Obiettivi di una rete fenologica<br />
Oltre <strong>al</strong>l'interesse legato più strettamente <strong>al</strong>lo studio <strong>dei</strong> ritmi stagion<strong>al</strong>i, caratteristici della<br />
attività vegetativa e riproduttiva delle piante, vi sono obiettivi che possono essere raggiunti<br />
attraverso le informazioni fornite da una rete fenologica partendo d<strong>al</strong> concetto che le<br />
5
isposte ritmiche della vegetazione sono determinate sia d<strong>al</strong>le caratteristiche genetiche di<br />
ogni pianta, sia d<strong>al</strong>l'impatto di numerosi parametri ambient<strong>al</strong>i (terreno, clima, pratiche<br />
coltur<strong>al</strong>i, inquinamento del suolo e dell'aria, fitopatogeni) sulla vegetazione stessa.<br />
Potremmo suddividere le fin<strong>al</strong>ità di una rete fenologica in fin<strong>al</strong>ità scientifiche e fin<strong>al</strong>ità<br />
applicative: le prime sono soprattutto centrate verso una migliore conoscenza <strong>dei</strong> processi<br />
connessi <strong>al</strong>le fenofasi ed <strong>al</strong>la individuazione di piante potenzi<strong>al</strong>mente interessanti come<br />
indicatori biologici; le seconde concernono l'utilizzo di piante indicatrici, non solo come<br />
sensori delle variazioni climatiche, ma anche come sensori della qu<strong>al</strong>ità dell'ambiente<br />
soprattutto dell'aria, nei riguardi di sostanze inquinanti.<br />
Per meglio esemplificare questo ultimo aspetto, sottolineando ancora che la pianta in<br />
questo caso viene considerata come uno strumento in grado di integrare risposte<br />
complesse derivate d<strong>al</strong>l'impatto con l'ambiente in cui vive e si sviluppa, possiamo<br />
evidenziare <strong>al</strong>cune applicazioni in agricoltura, nel monitoraggio ambient<strong>al</strong>e e nei riguardi<br />
della s<strong>al</strong>ute dell'uomo.<br />
In agricoltura e selvicoltura: la v<strong>al</strong>utazione dell'impatto delle variazioni del clima e del tipo<br />
di suolo sugli eventi fenologici, in piante di importanza agricola o forest<strong>al</strong>e, per ricavarne<br />
indicazioni utilizzabili nella programmazione della gestione delle colture. In questo settore<br />
vengono utilizzate piante, predittori stagion<strong>al</strong>i dell'andamento climatico.<br />
Nel monitoraggio ambient<strong>al</strong>e: le risposte della pianta sottoposta <strong>al</strong>l'azione di agenti chimici<br />
e fisici di origine non natur<strong>al</strong>e, come gas, particelle inquinanti e radiazioni, osservando non<br />
solo le modificazioni <strong>dei</strong> ritmi biologici ma anche quelle, <strong>al</strong>meno a livello macroscopico, di<br />
tipo patologico. Ovviamente la scelta <strong>dei</strong> bioindicatori sarà rivolta particolarmente a quelle<br />
piante più sensibili agli agenti inquinanti.<br />
Riguardo <strong>al</strong>la s<strong>al</strong>ute dell'uomo, le osservazioni fenologiche si affiancano a quelle sui<br />
fito<strong>al</strong>lergeni aerodispersi, responsabili di patologie respiratorie che oggi interessano il 12-<br />
15% della popolazione che vive nelle grandi città. La previsione di date di fioritura di una<br />
specie <strong>al</strong>lergenica, permette a medici e pazienti di meglio programmare terapie ed attività<br />
fisica.<br />
Così dicendo abbiamo ampliato il concetto e la funzione canonica del Giardino fenologico<br />
suggerendo un possibile programma di lavoro che permetterebbe di produrre dati ed<br />
informazioni utili ed interessanti, non solo a livello strettamente scientifico, fin dai primi<br />
momenti di costituzione del giardino stesso, in attesa di raggiungere l'equilibrio, necessario<br />
<strong>al</strong> nuovo impianto, per poter effettuare osservazioni affidabili.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Arboreta Phaenologica. Information of the working group of Internation<strong>al</strong> Phenologic<strong>al</strong><br />
Gardens, Hann.Munden and Offenbach.<br />
Mandrioli P., M<strong>al</strong>ossini A., Negrini M.G., Ventre A., 1982. Fenologia e Agricoltura – La<br />
stazione fenologica di S.Pietro Capofiume, Bologna, Regione Emilia-Romagna.<br />
Schnelle F.,1955. Plant phenology – Problems in Bioclimatology, Vol.3 Leipzig,<br />
E.Germany.<br />
Schnelle F.,Volkert E.,1964. Internation<strong>al</strong>e Phaenologische Garten, Agric.Met.1:22-29.<br />
6
Fig.1<br />
7
GUIDA AI RILIEVI FENOLOGICI<br />
Giovanna Puppi e Anna Letizia Zanotti<br />
Ist.di Botanica Dip.di Biologia - Università di Bologna<br />
Terminologia<br />
Poiché in fenologia si fa uso in certi casi di una terminologia specifica, per rendere agevole<br />
la comprensione del testo e delle figure elenchiamo qui brevemente i princip<strong>al</strong>i termini<br />
tecnici con il loro significato.<br />
Stazione fenologica: è il luogo dove si effettuano le osservazioni.<br />
Fenoide: è una singola pianta oggetto delle osservazioni.<br />
Fenofase: è lo stadio di sviluppo o fase fenologica di una pianta (fenoide).<br />
Unità di osservazione: rappresenta ciò che viene osservato d<strong>al</strong> rilevatore per giungere <strong>al</strong>la<br />
attribuzione dello stadio fenologico o fenofase; l’unità di osservazione può coincidere con il<br />
fenoide (la pianta in toto) oppure con parti di essa (singoli rami, infiorescenze, ecc).<br />
Chiave fenologica: è una guida per il riconoscimento delle diverse fenofasi.<br />
Criteri informatori del <strong>rilevamento</strong><br />
I rilievi fenologici devono essere effettuati nel rispetto <strong>dei</strong> seguenti criteri informatori:<br />
A)Il <strong>rilevamento</strong> deve essere rappresentativo dello sviluppo fenologico di ciascuna specie<br />
e cioè deve permettere di descrivere la sequenza degli eventi fenologici nei suoi tratti<br />
essenzi<strong>al</strong>i.<br />
B)Il <strong>rilevamento</strong> deve essere obbiettivo, per permettere il confronto <strong>dei</strong> dati provenienti da<br />
diversi rilevatori: si deve fare attenzione che la metodologia adottata per effettuare i rilievi<br />
lasci poco spazio a interpretazioni soggettive del rilevatore.<br />
C)Il <strong>rilevamento</strong> deve permettere di v<strong>al</strong>utare la variabilità fenologica tra piante della stessa<br />
specie, in modo da poter sottoporre i dati rilevati a confronti statistici: per questa ragione<br />
nei <strong>Giardini</strong> <strong>Fenologici</strong> vengono coltivati e osservati più esemplari di ogni specie ( di norma<br />
da 3 a 5 piante).<br />
Metodo di rilievo<br />
I rilievi fenologici nei <strong>Giardini</strong> <strong>Fenologici</strong> si svolgono sia sullo sviluppo vegetativo, d<strong>al</strong>la<br />
ripresa vegetativa <strong>al</strong>la senescenza e caduta delle foglie, sia sulle fasi riproduttive: fioritura,<br />
fruttificazione e disseminazione.<br />
Il metodo di <strong>rilevamento</strong> qui adottato si basa innanzitutto sulle esperienze della rete <strong>dei</strong><br />
<strong>Giardini</strong> <strong>Fenologici</strong> Internazion<strong>al</strong>i (Schnelle F. e Volkert E., 1964), da noi integrate e<br />
approfondite per ottenere rilievi il più possibile obbiettivi e accurati.<br />
L’oggetto del <strong>rilevamento</strong> fenologico è la singola pianta (fenoide), che nel metodo qui<br />
adottato coincide con l’unità di osservazione.<br />
I rilievi si effettuano mediante chiavi e schede di <strong>rilevamento</strong> appositamente preparate,<br />
accluse qui in figura.<br />
9
Periodicità <strong>dei</strong> rilievi<br />
La periodicità <strong>dei</strong> rilievi dovrebbe seguire la velocità di sviluppo fenologico delle specie da<br />
osservare, in modo da avere <strong>al</strong>meno una osservazione per ogni fenofase; per motivi di<br />
ordine pratico però si è convenuto di effettuare rilievi con periodicità fissa settiman<strong>al</strong>e<br />
durante tutto il periodo vegetativo: i rilievi settiman<strong>al</strong>i infatti garantiscono un monitoraggio<br />
pressoché completo delle fenofasi di tutte le specie.<br />
Nei casi in cui il passaggio da una fenofase <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra sia più rapido della periodicità di<br />
rilievo, è sempre possibile ottenere una stima della data di comparsa delle fenofasi<br />
mancanti mediante interpolazione <strong>dei</strong> dati.<br />
Chiavi fenologiche<br />
Per effettuare i rilievi ci si serve di chiavi fenologiche e schede di <strong>rilevamento</strong>, che sono<br />
state redatte appositamente e via via perfezionate da una commissione di esperti<br />
(composta da L.Botarelli, A.M<strong>al</strong>ossini, G.Puppi, V.Sacchetti e P.Grossoni) appartenenti <strong>al</strong><br />
Gruppo di Lavoro per i <strong>Giardini</strong> <strong>Fenologici</strong> It<strong>al</strong>iani (vedi anche M<strong>al</strong>ossini, 1993).<br />
Le chiavi adottate sono di tipo sequenzi<strong>al</strong>e con fenofasi consecutive: cioè tutto il ciclo<br />
fenologico viene suddiviso in interv<strong>al</strong>li, e a ciascun interv<strong>al</strong>lo corrisponde una fenofase; ne<br />
consegue che in qu<strong>al</strong>unque momento dell’anno è possibile attribuire una fenofase <strong>al</strong>la<br />
pianta osservata e quindi si possono effettuare rilevamenti a cadenza regolare<br />
(settiman<strong>al</strong>e).<br />
Nella preparazione delle chiavi si è tenuto conto della variabilità fenologica <strong>al</strong>l’interno delle<br />
singole piante, affinché la sc<strong>al</strong>arità delle manifestazioni fenologiche entro gli individui non<br />
crei dubbi e diversità di interpretazione nei rilevatori.<br />
La obbiettività del metodo di <strong>rilevamento</strong>, requisito indispensabile per poter confrontare i<br />
dati, è stata conseguita con una opportuna scelta delle fenofasi da osservare, corredate<br />
da una descrizione precisa e dettagliata e da immagini fotografiche che facilitino il<br />
<strong>rilevamento</strong>.<br />
Schede di <strong>rilevamento</strong><br />
Le schede di <strong>rilevamento</strong> (fig.3 e 4) sono predisposte per effettuare le osservazioni<br />
fenologiche sui singoli individui (fenoidi).<br />
Ciascuna scheda quindi si riferisce ad una particolare pianta del Giardino Fenologico, di<br />
cui deve essere indicata la specie, la sigla di riconoscimento (posizione) e l’anno di rilievo.<br />
In testa <strong>al</strong>la scheda è riportata la chiave di <strong>rilevamento</strong> con le diverse fenofasi<br />
sinteticamente descritte: le fenofasi vegetative sono contrassegnate da sigle composte<br />
d<strong>al</strong>la lettera V seguita da un numero intero che va da 1 a 14, mentre le fenofasi<br />
riproduttive hanno sigle precedute d<strong>al</strong>la lettera R con numeri che vanno da 1 a 12.<br />
Segue una tabella da compilare durante i rilievi, composta da 36 righe che corrispondono<br />
<strong>al</strong>le diverse fenofasi e da 52 colonne che corrispondono <strong>al</strong>le diverse settimane dell’anno.<br />
La compilazione della tabella di rilievo consiste nel registrare la data di rilievo nella<br />
apposita casella in testa <strong>al</strong>la colonna della rispettiva settimana e nell’apporre un simbolo<br />
(gener<strong>al</strong>mente una X) nella casella individuata d<strong>al</strong>la colonna della data di rilievo e d<strong>al</strong>la<br />
riga che rappresenta la fenofase presente nella pianta in quella data.<br />
Solitamente il simbolo di rilievo è X , tuttavia in casi particolari, come nelle specie con fiori<br />
unisessu<strong>al</strong>i, si usano simboli diversi ( I per le fasi di fioritura <strong>dei</strong> fiori e infiorescenze<br />
maschili, O per la fioritura di fiori e infiorescenze femminili).<br />
Per una stessa data di rilievo si possono registrare una o più fenofasi diverse: ad esempio<br />
l’una riguardante lo sviluppo vegetativo e l’<strong>al</strong>tra quello riproduttivo. In qu<strong>al</strong>che caso accade<br />
10
di dover registrare anche due fenofasi dello stesso tipo: ad esempio può accadere che una<br />
pianta presenti l’inizio della fioritura (R02) e contemporaneamente i frutti residui dell’anno<br />
precedente (R12).<br />
La scheda di <strong>rilevamento</strong> così strutturata si è dimostrata di agevole uso e anche di<br />
immediata lettura: infatti in pratica viene visu<strong>al</strong>izzato l’andamento dello sviluppo della<br />
pianta fino <strong>al</strong> momento dell’ultimo rilievo effettuato, come in un grafico fenofasi-tempo;<br />
questo metodo di rilievo permette inoltre di individuare facilmente eventu<strong>al</strong>i errori di<br />
registrazione.<br />
Nel retro della scheda è riportata una sintesi di tutte le informazioni relative <strong>al</strong>la pianta<br />
osservata, tra cui anche: provenienza, età e <strong>al</strong>tre eventu<strong>al</strong>i osservazioni (fitopatie e<br />
operazioni coltur<strong>al</strong>i). Vi si trova inoltre una sintesi del metodo di <strong>rilevamento</strong> e una<br />
versione estesa della chiave fenologica con la spiegazione del significato delle varie<br />
fenofasi .<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
M<strong>al</strong>ossini A. ed. 1993. Procedure per il <strong>rilevamento</strong> fenologico nei <strong>Giardini</strong> It<strong>al</strong>iani. Gruppo<br />
di Lavoro nazion<strong>al</strong>e per i <strong>Giardini</strong> fenologici. Assessorato Agricoltura, R.E.R.<br />
Schnelle F., Volkert E., 1964. Internation<strong>al</strong>e Phanologische Garten. Agric. Met. 1:2229.<br />
11
Fig.3<br />
SCHEDA OSSERVAZIONI FENOLOGICHE<br />
Angiosperme legnose<br />
SPECIE POSIZIONE ANNO<br />
VO1 Gemme in riposo<br />
FASI FENOLOGICHE<br />
V10 Inizio disseccamento foglie R05 Inizio sfioritura: fiori aperti e fiori appassiti; amenti maturi e amenti<br />
sfioriti<br />
V02 Gemme rigonfie prossime <strong>al</strong>la schiusura V11 Foglie prev<strong>al</strong>entemente disseccate R06 Completa sfioritura: fiori appassiti; amenti sfioriti<br />
V03Gemme rigonfie insieme a gemme aperte, con foglioline ripiegate V12 Inizio caduta foglie R07 Allegagione: inizio ingrossamenti ovari<br />
V04 Gemme appena aperte insieme a foglioline giovani con lembo disteso V13 Foglie prev<strong>al</strong>entemente cadute R08 Inizio fruttificazione<br />
V05 Foglie giovani a lembo disteso V14 Pianta completamente spoglia R09 Frutti evidenti ma in prev<strong>al</strong>enza immaturi<br />
V06 Foglie giovani insieme a foglie adulte R01 Boccioli o amenti presenti ma poco sviluppati R10 Culmine della fruttificazione<br />
V07 Foglie adulte R02 Boccioli prossimi <strong>al</strong>la schiusura, rigonfi, con pet<strong>al</strong>i visibili; amenti R11 Frutti in parte caduti, degenerati o secchi<br />
sviluppati ma immaturi<br />
V08 Inizio della decolorazione fogliare R03 Boccioli rigonfi e fiori aperti; amenti immaturi e amenti maturi R12 Presenza di soli frutti residui<br />
V09 Foglie prev<strong>al</strong>entemente decolorate R04 Piena fioritura: boccioli, fiori aperti, fiori sfioriti, amenti maturi<br />
Data Data<br />
Set. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 Set.<br />
V01 V01<br />
V02 V02<br />
V03 V03<br />
V04 V04<br />
V05 V05<br />
V06 V06<br />
V07 V07<br />
V08 V08<br />
V09 V09<br />
V10 V10<br />
V11 V11<br />
V12 V12<br />
V13 V13<br />
V14 V14<br />
R01 R01<br />
R02 R02<br />
R03 R03<br />
R04 R04<br />
R05 R05<br />
R06 R06<br />
R07 R07<br />
R08 R08<br />
R09 R09<br />
R10 R10<br />
R11 R11<br />
R12 R12<br />
Indicare con: I= fenofasi relative ai fiori e amenti maschili O= fenofasi relative ai fiori e amenti femminili X= <strong>al</strong>tre fenofasi<br />
12
Fig.4<br />
Scheda osservazioni fenologiche – Angiosperme legnose - parte II<br />
Giardino fenologico di……………………………………………………………..…………………………………...…………………………………………………..……….<br />
Specie……………………………….…………….…Varietà……………………………..…………………….Nome comune……………………….…………………..………<br />
Famiglia……………………………………..…………..…………..Posizione…………………………Età………………….…….Provenienza………………………..….……<br />
Osservazioni_____________________________________________________________________________________________________________________<br />
Norme di <strong>rilevamento</strong> e note<br />
Le rilevazioni fenologiche vanno effettuate sui singoli individui di ciascuna specie con cadenza settiman<strong>al</strong>e. Il <strong>rilevamento</strong> consiste nell’identificazione della fase fenologica (t<strong>al</strong>ore si verifica la<br />
compresenza di più fasi) in cui si trova l’individuo. Le fasi fenologiche (fenofasi) da rilevare sono indicate nella relativa chiave di <strong>rilevamento</strong>. Osservazioni: spazio riservato <strong>al</strong>le osservazioni che non<br />
rientrano nelle tipologie previste dagli <strong>al</strong>tri settori della scheda: fitopatie (m<strong>al</strong>attie fungine, attacchi di insetti, virosi, batteriosi, danni provocati d<strong>al</strong>la grandine, d<strong>al</strong> gelo, d<strong>al</strong> vento, d<strong>al</strong>le lepri, danni<br />
accident<strong>al</strong>i,ecc.), operazioni coltur<strong>al</strong>i (potatura, trattamenti antiparassitari, concimazioni, irrigazioni, diradamento, spollonatura, ecc.). Non vanno segn<strong>al</strong>ate le norm<strong>al</strong>i cure del giardino come fresatura,<br />
zappatura, rasatura erba, ecc..<br />
Chiave di <strong>rilevamento</strong><br />
V01 Gemme in riposo: le gemme non hanno ancora iniziato ad ingrossarsi R01 Boccioli o amenti presenti ma poco sviluppati: i boccioli o gli amenti sono ben visibili ma<br />
non hanno ancora completato il proprio sviluppo.<br />
V02 Gemme rigonfie prossime <strong>al</strong>la schiusura: le gemme sono rigonfie ma non lasciano ancora R02 Boccioli prossimi <strong>al</strong>la schiusura, rigonfi, con pet<strong>al</strong>i visibili; amenti sviluppati ma<br />
vedere le foglioline sottostanti.<br />
immaturi: i boccioli sono prossimi <strong>al</strong>la schiusura: è visibile il colore <strong>dei</strong> pet<strong>al</strong>i; gli amenti sono<br />
completamente sviluppati: quelli maschili hanno stami con antere intatte che non emettono<br />
polline.<br />
V03 Gemme rigonfie insieme a gemme aperte, con foglioline ripiegate: sono visibili le foglioline R03 Boccioli rigonfi e fiori aperti; amenti immaturi e amenti maturi:compresenza di boccioli<br />
nelle prime gemme aperte, le foglioline non hanno ancora disteso il lembo.<br />
nei qu<strong>al</strong>i è visibile il colore <strong>dei</strong> pet<strong>al</strong>i e fiori aperti; gli amenti sono completamente sviluppati: quelli<br />
maschili, in parte, emettono polline.<br />
V04 Gemme appena aperte insieme a foglioline con lembo disteso:le gemme sono quasi tutte R04 Piena fioritura: boccioli, fiori aperti, fiori sfioriti, amenti maturi: fiori sbocciati, pistlli e<br />
aperte e hanno già emesso le prime foglioline; parte di esse hanno il lembo disteso.<br />
stami pronti per l’impollinazione; amenti maturi: quelli maschili hanno antere aperte che emettono<br />
polline.<br />
V05 Foglie giovani a lembo disteso: le giovani foglie hanno spianato il lembo che inizi<strong>al</strong>mente era R05 Inizio sfioritura: fiori aperti e fiori appassiti; amenti maturi e amenti sfioriti: i fiori e gli<br />
ripiegato dentro le gemme.<br />
amenti hanno quasi completato la fioritura.<br />
V06 Foglie giovani insieme a foglie adulte:<strong>al</strong>le giovani foglie col lembo aperto si accompagnano R06 Completa sfioritura: fiori appassiti; amenti sfioriti: la fioritura è stata completata e sulla<br />
foglie completamente sviluppate.<br />
pianta rimangono solo fiori appassiti o amenti sfioriti.<br />
V07 Foglie adulte: le foglie sono completamente sviluppate. R07 Allegagione: inizio ingrossamento ovari: gli ovari fecondati sono visibili e hanno iniziato a<br />
trasformarsi in frutti.<br />
V08 Inizio della decolorazione fogliare:le foglie assumono colorazioni diverse d<strong>al</strong> verde (es. virano R08 Inizio fruttificazione: sono visibili sia ovari ingrossati che frutti in fase di accrescimento<br />
d<strong>al</strong> rosso <strong>al</strong> gi<strong>al</strong>lo), per fenomeni di senescenza.<br />
V09 Foglie prev<strong>al</strong>entemente decolorate: la maggior parte delle foglie ha cambiato colore. R09 Frutti evidenti ma in prev<strong>al</strong>enza immaturi: i frutti sono ben visibili, ma immaturi.<br />
V10 Inizio disseccamento foglie: le foglie, dopo aver mutato colore, iniziano a disseccarsi. R10 Culmine della fruttificazione: i frutti sono maturi e cambiano consistenza (intenerimento<br />
<strong>dei</strong> carnosi e indurimento nei secchi).<br />
V11 Foglie prev<strong>al</strong>entemente disseccate: la maggior parte delle foglie è disseccata. R11 Frutti in parte caduti, degenerati o secchi: completata la maturazione i frutti sono in parte<br />
caduti, degenerati o secchi.<br />
V12 Inizio caduta foglie: <strong>al</strong>cune foglie sono cadute, la chioma è ancora folta. R12 Presenza di soli frutti residui: i frutti sono tutti caduti, degenerati o secchi.<br />
V13 Foglie prev<strong>al</strong>entemente cadute:. la maggior parte delle foglie è caduta e la chioma è<br />
visibilmente diradata.<br />
V14 Pianta completamente spoglia: tutte le foglie sono cadute e la pianta è spoglia.<br />
13
INDICAZIONI PER LA COSTITUZIONE E LA GESTIONE DI UN GIARDINO<br />
FENOLOGICO<br />
Andrea M<strong>al</strong>ossini.<br />
Regione Emilia-Romagna<br />
Scelta del sito<br />
La scelta del sito nel qu<strong>al</strong>e costituire un Giardino fenologico è spesso trascurata, vuoi per<br />
mancanza di <strong>al</strong>ternative, vuoi per mancanza di elementi conoscitivi. Questo fatto è di per<br />
sé abbastanza negativo, visto che tra le fin<strong>al</strong>ità <strong>dei</strong> <strong>Giardini</strong> esiste anche quella di dover<br />
rappresentare una determinata zona.<br />
Per poter far questo, come avviene per le stazioni meteorologiche, è necessario far<br />
precedere, <strong>al</strong>la scelta del sito, un'accurata indagine climatologica. Questa delicata<br />
operazione, comunque necessaria per poter collocare l'indispensabile stazione<br />
meteorologica, è bene che accada prima ancora dell'an<strong>al</strong>isi delle caratteristiche del<br />
terreno, <strong>al</strong>tro elemento importante, affinchè le scelte avvengano in modo ordinato e<br />
corretto.<br />
Le caratteristiche fisiche e chimiche del terreno sono, come detto, l'<strong>al</strong>tro elemento<br />
fondament<strong>al</strong>e e, di conseguenza, la scelta del sito deve essere fatta tenendone conto. Può<br />
infatti capitare che, ad esempio, in terreni con eccesso di c<strong>al</strong>care o con pH anorm<strong>al</strong>e,<br />
<strong>al</strong>cune piante non riescano ad attecchire. Oppure che terreni troppo sciolti o <strong>al</strong> contrario<br />
fortemente argillosi, creino problemi molto simili a quelli provocati d<strong>al</strong>la scarsità di acqua o<br />
da un suo eccesso. Poter evitare questi intoppi può voler dire riuscire o meno nell'impresa,<br />
o per lo meno, risparmiarsi costosi interventi correttivi.<br />
Oltre <strong>al</strong>la scelta del sito in senso gener<strong>al</strong>e, che come abbiamo visto va fatta ccon<br />
oculatezza, prima di procedere <strong>al</strong>la messa a dimora delle piante bisigna considerare<br />
l'esposizione delle stesse (intesa come orientamento nei siti collinari), e la disponibilità di<br />
acqua per l'irrigazione.<br />
Per l'esposizione v<strong>al</strong>gono le considerazioni fatte per la climatologia, (mettere una pianta su<br />
un versante esposto a nord non è la stessa cosa che metterla in uno esposto a sud).<br />
Per l'acqua invece, anche se in condizioni norm<strong>al</strong>i le piante non andrebbero irrigate, è<br />
bene prevedere un sistema in grado di fornirne la quantità necessaria a far attecchire le<br />
giovani piantine.<br />
Gestione del Giardino fenologico<br />
La gestione del Giardino fenologico è in apparenza molto semplice, considerato il fatto che<br />
le piante indicatrici devono essere lasciate crescere il più possibile in modo natur<strong>al</strong>e.<br />
Resta però il fatto che sempre di un Giardino si tratta, ed <strong>al</strong>cune operazioni, speci<strong>al</strong>mente<br />
se ci si trova in un ambiente dove l'agricoltura intensiva è molto sviluppata, devono essere<br />
compiute.<br />
Cure coltur<strong>al</strong>i<br />
Il terreno <strong>dei</strong> <strong>Giardini</strong> fenologici a regime va tenuto inerbito tra le file e lavorato lungo la<br />
fila, mentre è consigliata la lavorazione di tutta la superficie nel periodo dell'affrancamento<br />
(i primi 2 o 3 anni). L'irrigazione, d<strong>al</strong> momento che le piante sono affrancate, non va più<br />
eseguita. Stesso discorso anche per le concimazioni.<br />
Discorso diverso per la potatura ed i trattamenti antiparassitari. Nel primo caso, anche se<br />
non è consigliata, è bene procedere <strong>al</strong>la spollonatura (per circa un metro in <strong>al</strong>tezza), e <strong>al</strong><br />
taglio delle parti secche o fonte di inoculo di m<strong>al</strong>attie.<br />
14
Per i trattamenti antiparassitari il discorso è invece molto più complicato. Di norma anche<br />
questo intervento non dovrebbe essere eseguito, ma vista la situazione nazion<strong>al</strong>e, dove le<br />
aree incontaminate sono rare, e i <strong>Giardini</strong> sono spesso inseriti in ambienti fortemente<br />
urbanizzati o contigui a colture intensive, il farlo diventa una scelta quasi obbligatoria.<br />
Le avversità che colpiscono le specie comunemente utilizzate nei <strong>Giardini</strong> fenologici sono<br />
princip<strong>al</strong>mente di tipo anim<strong>al</strong>e. Insetti ed acari in particolare. Le avversità di natura<br />
veget<strong>al</strong>e, come le crittogame, seppur frequenti, difficilmente pregiudicano il regolare<br />
sviluppo delle piante.<br />
Di margin<strong>al</strong>e importanza le m<strong>al</strong>attie prodotte da batteri e virus, sia perché scarsamente<br />
diffuse, ma pure perché, nel caso che l'infezione si diffonda, non esistono v<strong>al</strong>idi metodi di<br />
lotta. La presenza di batteriosi o di virosi sulla vegetazione nei primi anni di vita delle<br />
piante, dovrebbe prevedere l'abbattimento e la sostituzione delle stesse, in quanto<br />
difficilmente, col tempo, la situazione andrà a migliorare. Stesso discorso in caso di<br />
accertamento di m<strong>al</strong>attie di natura vascolare o di marciumi radic<strong>al</strong>i.<br />
Gli interventi consigliati per contrastare infestazioni di insetti sono princip<strong>al</strong>mente di natura<br />
meccanica. Anche se di difficile esecuzione, sarebbe meglio intervenire, ad esempio, con<br />
spazzolature per eliminare le cocciniglie, con irrorazioni per afidi, acari o ripulire le piante<br />
da residui vari tipo melata, oppure con raccolta manu<strong>al</strong>e di nidi, ricoveri, g<strong>al</strong>le, ovature e<br />
quant'<strong>al</strong>tro sia ricettacolo o prodotto di queste avversità. Altrettanto utile è l'utilizzo di<br />
trappole <strong>al</strong>imentari o sessu<strong>al</strong>i per catturare gli insetti adulti.<br />
Quando comunque le infestazioni provocate da insetti non sono <strong>al</strong>trimenti controllabili, è<br />
indispensabile intervenire con prodotti di natura chimica.<br />
15
II Parte<br />
LE SPECIE GUIDA DEI GIARDINI FENOLOGICI<br />
Lucio Botarelli, V<strong>al</strong>eria Sacchetti<br />
Servizio Meteorologico Region<strong>al</strong>e. ARPA Emilia Romagna<br />
Nel 1993 si è costituito il Gruppo di lavoro nazion<strong>al</strong>e per i <strong>Giardini</strong> fenologici avente il<br />
compito di coordinare l’attività di più punti di osservazione attraverso un protocollo comune<br />
riguardante le mod<strong>al</strong>ità di impianto, l’elenco delle piante da considerare, la metodologia di<br />
osservazione, l’archiviazione ed il trattamento <strong>dei</strong> dati fenologici.<br />
Il Gruppo ha predisposto un elenco di specie indicatrici comuni a tutti i giardini ottenute per<br />
propagazione vegetativa da piante madri presenti nel Giardino di San Pietro Capofiume:<br />
<strong>Cra</strong>taegus monogyna, Corylus avellana, Ligustrum vulgare, Robinia pseudoacacia,<br />
Sambucus nigra.<br />
Per conservare un legame con la rete internazion<strong>al</strong>e <strong>dei</strong> <strong>Giardini</strong> fenologici (I.P.G.) il<br />
Gruppo ha incluso in questo elenco anche le tre diverse specie di S<strong>al</strong>ix (S. acutifolia,<br />
vimin<strong>al</strong>is e smithiana), inviate nel 1986 d<strong>al</strong>l’I.P.G. <strong>al</strong> Giardino di San Pietro Capofiume.<br />
La clonazione è effettuata presso il Dipartimento di Biologia Veget<strong>al</strong>e dell’Università di<br />
Perugia. La distribuzione del materi<strong>al</strong>e veget<strong>al</strong>e ai <strong>Giardini</strong> della rete it<strong>al</strong>iana è iniziata<br />
nella primavera del 1994 e prosegue tuttora per integrare le specie mancanti o non<br />
attecchite.<br />
Vengono qui riportate le schede descrittive inerenti le specie guida presenti in ogni<br />
Giardino fenologico della rete it<strong>al</strong>iana. Ciascuna scheda è corredata da immagini<br />
fotografiche delle princip<strong>al</strong>i fasi fenologiche da rilevarsi sulle singole specie.<br />
Le foto sono di A.M<strong>al</strong>ossini (RER)<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
AA.VV. 1983. Alberi e arbusti dell’Emilia-Romagna, Bologna, Azienda Region<strong>al</strong>e delle<br />
Foreste dell’Emilia-Romagna<br />
AA.VV.1964. Flora Europaea, Cambridge, Cambridge University Press.<br />
Fiori A.1969. Nuova Flora An<strong>al</strong>itica d’It<strong>al</strong>ia, Bologna, Edagricole.<br />
Martini F.; Paiero P.1988. I s<strong>al</strong>ici d’It<strong>al</strong>ia, Trieste, Lint Ed.<br />
Pignatti S.1982. Flora d’It<strong>al</strong>ia, Bologna, Edagricole.<br />
Puppi Branzi G. 1989. Rilevamenti fenologici su piante della flora spontanea, Quaderni<br />
metodologici n.12 – Metodi di rilievo e di rappresentazione degli stadi fenologici,<br />
Roma,CNR – IPRA.<br />
Polunin O.1977. <strong>Guida</strong> agli <strong>al</strong>beri e arbusti d’Europa. Zanichelli.<br />
16
Cornus mas L.<br />
Famiglia: Cornaceae<br />
Nome comune: Corniolo maschio<br />
Arbusto o piccolo <strong>al</strong>bero caducifolio, <strong>al</strong>to sino ad 8 m. Corteccia grigia con crepe<br />
rossastre. Rami giovani quadrangolari. Fiorisce da febbraio ad aprile e fruttifica da agosto<br />
a settembre.<br />
Descrizione<br />
Le gemme sono avvolte da 2 squame acute, carenate, pubescenti. Le foglie sono opposte,<br />
da ov<strong>al</strong>i ad ellittiche-acuminate, con margini interi e 3-5 paia di nervature vistose.<br />
I fiori compaiono prima delle foglie; sono piccoli, gi<strong>al</strong>li, raggruppati in numero di 10-25 in<br />
ombrelle semplici di 1 cm di diametro; l’infiorescenza è brevemente peduncolata e con 4<br />
brattee gi<strong>al</strong>lastre <strong>al</strong>la base. I fiori hanno 4 sep<strong>al</strong>i minuti, 4 pet<strong>al</strong>i, 4 stami, ed 1 ovario infero<br />
con 1 lungo stilo costituito di 2 carpelli.<br />
Il frutto è una drupa ovoid<strong>al</strong>e, lunga 1,5 cm, pendula, carnosa, sanguigna, che diventa di<br />
color rosso vivo a maturità o raramente gi<strong>al</strong>la; contiene 1 seme.<br />
Diffusione, habitat ed uso<br />
Ampiamente distribuito <strong>al</strong>lo stato spontaneo nell’Europa centr<strong>al</strong>e e sud-orient<strong>al</strong>e. Diffuso in<br />
tutto il territorio nazion<strong>al</strong>e, ma soprattutto nell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e e centr<strong>al</strong>e, nei boschi<br />
della collina e submontani. Si trova sulle rive, nelle boscaglie e ai margini <strong>dei</strong> boschi,<br />
gener<strong>al</strong>mente su terreni c<strong>al</strong>carei. Non ha importanza forest<strong>al</strong>e.<br />
Il legno è durissimo, usato per lavori di tornio e per la costruzione di attrezzi agricoli.<br />
17
Foto fasi fenologiche del Cornus mas L.<br />
R1:gemma a fiore poco sviluppata V.2: gemme vegetative prossime <strong>al</strong>la schiusura;<br />
R2: apertura dell’ombrella, boccioli prossimi<br />
<strong>al</strong>l’apertura<br />
R3: boccioli prossimi <strong>al</strong>la schiusura<br />
e boccioli aperti<br />
V5: foglie giovani a lembo disteso;<br />
R6/7: completa sfioritura e <strong>al</strong>legagione<br />
V.3: apertura della gemma con foglioline ripiegate;<br />
R5: inizio sfioritura<br />
V7: foglie adulte;<br />
R8: ingrossamento frutti<br />
18
Foto fasi fenologiche del Cornus mas L.<br />
V7: foglie adulte;<br />
R9/1: frutti ancora immaturi e nuove<br />
gemme riproduttive poco sviluppati<br />
V7: foglie adulte<br />
R10/1: culmine della fruttificazione e<br />
nuove gemme riproduttive poco sviluppate<br />
V9/12: foglie prev<strong>al</strong>entemente decolorate e inizio caduta foglie;<br />
R12/1: frutti caduti e gemme riproduttive poco sviluppate.<br />
19
Cornus sanguinea L.<br />
Famiglia: Cornaceae<br />
Nome comune: Sanguinello<br />
Arbusto deciduo, <strong>al</strong>to sino a 4 metri, che produce molti polloni con esili rami <strong>al</strong>lungati e<br />
flessibili di colore rosso scuro, molto vistosi in inverno; rami giovani sparsamente<br />
pubescenti, con due angoli appena accennati. Fiorisce da aprile a giugno e fruttifica in<br />
agosto-settembre.<br />
Descrizione<br />
Le gemme sono senza squame. Le foglie sono opposte, di color verde intenso, ed in<br />
autunno diventano rosso sanguigno scuro; largamente ov<strong>al</strong>i, acuminate, con margine<br />
intero, di 4-10 cm, con vistose nervature later<strong>al</strong>i ricurve e confluenti <strong>al</strong>l’apice. Glabre di<br />
sopra, pubescenti di sotto. Stipule nulle.<br />
I fiori sono numerosi, raccolti in cime corimbiformi peduncolate senza involucro, di 4-5 cm<br />
di diametro, portate <strong>al</strong>l’estremità <strong>dei</strong> rami. I fiori hanno c<strong>al</strong>ici a 4 denticini e corolla<br />
composta di 4 pet<strong>al</strong>i bianchi lanceolato-acuti e patenti. Gli stami sono in numero di 4.<br />
Ovario infero, biloculare con 1 stilo.<br />
I frutti sono drupe globose di 5-7 mm di diametro, zigrinate, riunite in dense infruttescenze;<br />
di colore nero lucido a maturità, di sapore amaro.<br />
Diffusione, habitat ed uso<br />
Diffuso in tutto il territorio nazion<strong>al</strong>e d<strong>al</strong> mare fino a 1200 m. Presente in tutta Europa,<br />
eccetto, nell’estremo Nord, ed Asia occident<strong>al</strong>e. Cresce in suoli profondi e fertili, di<br />
preferenza c<strong>al</strong>carei, nelle boscaglie, ai margini <strong>dei</strong> boschi, nel sottobosco e nelle siepi;<br />
forma spesso macchie. Si presta per il cespugliamento di pendici argillose, speci<strong>al</strong>mente<br />
su terreni <strong>al</strong>c<strong>al</strong>ini e neutri.<br />
20
Foto fasi fenologiche del Cornus sanguinea L.<br />
V3: gemme appena aperte con foglioline ripiegate; V4: gemme aperte con foglioline con lembo<br />
appena disteso;<br />
R1: boccioli presenti ma poco sviluppati;<br />
V5: foglie giovani a lembo disteso;<br />
R1: boccioli poco sviluppati<br />
V7: foglie adulte;<br />
R3: boccioli rigonfi e fiori aperti<br />
V7: foglie adulte;<br />
R2: boccioli prossimi <strong>al</strong>la schiusura<br />
21
Foto fasi fenologiche del Cornus sanguinea L.<br />
V7: foglie adulte;<br />
R6/7: completa sfioritura ed <strong>al</strong>legagione<br />
V7: foglie adulte:<br />
R8: ingrossamento frutti<br />
V8: inizio decolorazione fogliare;<br />
R10: culmine della fruttificazione<br />
V9/12:foglie prev<strong>al</strong>entemente decolorate e inizio caduta;<br />
R12: frutti caduti.<br />
22
<strong>Cra</strong>taegus monogyna Jacq.<br />
Famiglia: Rosaceae<br />
Nome comune: Biancospino<br />
Arbusto spinoso o piccolo <strong>al</strong>bero, <strong>al</strong>to fino a 6m, di forma molto variabile, con chioma<br />
espansa ed intricata. Fusto a corteccia compatta grigio aranciata; rami giovani scuri,<br />
glabri, con spine acute <strong>al</strong>la base <strong>dei</strong> rami abbreviati (brachiblasti). Fiorisce tra maggio e<br />
giugno e fruttifica in estate.<br />
Descrizione<br />
I rami dell’annata sono privi di fiori ed hanno foglie sparse con grandi (1-2 cm) stipole<br />
persistenti; i rami fioriferi portano le foglie riunite a 3-6 sui rami later<strong>al</strong>i abbreviati e le<br />
stipole sono piccole, caduche, in estate gener<strong>al</strong>mente scomparse.<br />
Le foglie sono <strong>al</strong>terne (o quasi opposte), su esile picciolo lungo 2-3 cm, a lamina coriacea<br />
lunga 3-5 cm, chiara <strong>al</strong> di sotto; di forma ov<strong>al</strong>e o romboid<strong>al</strong>e e profondamente lobata a 3-5<br />
(7) lobi, con bordi par<strong>al</strong>leli e senza dentelli <strong>al</strong>meno nella parte inferiore; dentelli 2-4 presso<br />
l’apice, base tronca o cuneata; stipole a ventaglio. Le foglie giovani sono assai pubescenti.<br />
Le infiorescenze sono corimbi multiflori con assi lanosi o pubescenti, dritti, verdi; c<strong>al</strong>ice<br />
campanulato con 5 brevi e sottili denti; corolla con 5 pet<strong>al</strong>i bianchi e subrotondi; 20 stami<br />
ed 1 stilo.<br />
Frutto ov<strong>al</strong>e o globoso, di 6-9 mm di diametro, rosso e ceroso, con polpa farinosa ed un<br />
solo seme gi<strong>al</strong>lo.<br />
Diffusione, habitat ed uso<br />
Specie frug<strong>al</strong>e, eliofila e moderatamente xerofila, è comune <strong>al</strong> margine <strong>dei</strong> boschi e<br />
colonizza i pendii erbosi; si trova in siepi e boschi luminosi; prende parte ai cespuglieti di<br />
ricostruzione <strong>dei</strong> boschi a Querce caducifoglie; è diffuso in tutto il territorio nazion<strong>al</strong>e sia in<br />
pianura che in collina. Il legno è duro, a grana fine.<br />
23
Foto fasi fenologiche del <strong>Cra</strong>taegus monogyna Jacq.<br />
V02: gemme rigonfie prossime <strong>al</strong>la schiusura V03: apertura delle gemme<br />
V05: foglie giovani a lembo disteso<br />
R01: boccioli poco sviluppati<br />
V05: foglie giovani a lembo disteso<br />
R02: boccioli rigonfi prossimi <strong>al</strong>la schiusura, con<br />
pet<strong>al</strong>i visibili<br />
24
Foto fasi fenologiche del <strong>Cra</strong>taegus monogyna Jacq.<br />
V06: foglie giovani insieme a foglie adulte<br />
R04: piena fioritura<br />
V08: inizio della decolorazione fogliare<br />
R10: culmine della fruttificazione<br />
V07: foglie adulte<br />
R06/7: completa sfioritura e <strong>al</strong>legagione (inizio<br />
ingrossamento ovari)<br />
V09/12: foglie prev<strong>al</strong>entemente decolorate e inizio<br />
caduta foglie<br />
R12: caduta frutti, presenza di soli frutti residui.<br />
25
Corylus avellana L.<br />
Famiglia: Corylaceae<br />
Nome comune: Nocciolo<br />
Arbusto o <strong>al</strong>berello caducifolio, pollonifero, raggiunge i 6-8 m. Fusto cilindrico quasi dritto o<br />
leggermente inclinato, con corteccia di colore cinereo scuro, liscia e cosparsa da macchie<br />
più chiare. Rametti giovani e tomentosi con radi grossi peli glandoliferi rossastri e corteccia<br />
bruno rossastra.<br />
Fiorisce nel periodo gennaio-marzo e fruttifica da agosto a settembre.<br />
Descrizione<br />
Le foglie sono quasi orbicolari, brevemente acuminate, con margine doppiamente<br />
seghettato, cordate <strong>al</strong>la base, a volte vagamente lobate, pubescenti e brevemente<br />
picciolate. I piccioli hanno peli ghiandolari e gemme ottuse.<br />
I fiori sono monoici: quelli maschili sono raggruppati in amenti penduli, lunghi fino a 9 cm,<br />
con due bratteole perigon<strong>al</strong>i entro ogni squama. I fiori femminili sono piccoli, raccolti in<br />
capolini gemmiformi, di cui solo le squame superiori portano ciascuno due fiori, ognuno<br />
con due stimmi, che sono simili a peluzzi rossi o violacei. Gli amenti maschili sono in<br />
boccio fin d<strong>al</strong>l’autunno precedente e fioriscono assieme ai fiori femminili.<br />
I frutti sono noci, solitari od aggregati a 2-3. Verdi prima e poi di colore bruno più o meno<br />
intenso, quasi completamente rivestiti da un involucro verde aperto <strong>al</strong>l’apice e suddiviso in<br />
lobi irregolarmente seghettati. La lunghezza dell’involucro è più o meno come quella <strong>dei</strong><br />
frutti. Si propaga per seme o per polloni radicati.<br />
Diffusione, habitat ed uso<br />
Specie mediamente lucivaga, abbastanza frug<strong>al</strong>e; adattabile <strong>al</strong> substrato, preferisce<br />
comunque terreni profondi e sciolti, rifuggendo da quelli troppo compatti. E’ presente in<br />
tutto il territorio nazion<strong>al</strong>e, Europa, Asia occident<strong>al</strong>e, Africa settentrion<strong>al</strong>e Si trova <strong>al</strong><br />
margine o dentro boschi di diverso tipo della fascia collinare, submontana e montana. Si<br />
presta per la colonizzazione delle radure <strong>dei</strong> boschi d<strong>al</strong>l’orizzonte mediterraneo superiore<br />
a quello del faggio. E’ buona specie per il consolidamento di pendici e di scarpate strad<strong>al</strong>i.<br />
Il legno è tenero, adatto per piccoli lavori di artigianato, buon combustibile. Il frutto è edule<br />
e viene destinato <strong>al</strong>l’industria dolciaria o <strong>al</strong> consumo diretto.<br />
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Foto fasi fenologiche del Corylus avellana L.<br />
Amento maschile<br />
R4: piena fioritura<br />
V4: gemma appena aperta insieme<br />
a foglioline giovani con lembo disteso.<br />
V6: foglie giovani insieme a foglie adulte<br />
R8: inizio della fruttificazione.<br />
fiore femminile<br />
V5: giovani foglie a lembo disteso.<br />
o<br />
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Foto fasi fenologiche del Corylus avellana L.<br />
V7: foglie adulte<br />
R9: frutti ingrossati ma ancora immaturi.<br />
V9: foglie prev<strong>al</strong>entemente decolorate<br />
R12: frutti caduti; R1: amenti maschili poco sviluppati<br />
V13: foglie prev<strong>al</strong>entemente cadute<br />
R1: amenti maschili poco sviluppati.<br />
V8: inizio della decolorazione fogliare<br />
R10: culmine della fruttificazione.<br />
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Ligustrum vulgare L.<br />
Famiglia: Oleaceae<br />
Nome comune: Ligustro<br />
E’ un arbusto cadicifoglio <strong>al</strong>to 2-3 m, con corteccia bruno-verdastra, liscia con lenticelle<br />
subrotonde o ellittiche, trasverse; rami espansi e flessibili, quelli giovani minutamente<br />
pubescenti. Fiorisce in maggio e giugno e fruttifica in settembre.<br />
Descrizione<br />
Le foglie sono intere, opposte, lanceolate, di 3-6 cm, spesso persistenti anche d’inverno<br />
nelle zone a clima mediterraneo; picciolo di 2 mm e lamina ellittica nelle foglie bas<strong>al</strong>i <strong>dei</strong><br />
rami o lanceolata nelle foglie apic<strong>al</strong>i.<br />
I fiori sono bianchi, pesantemente odorosi, raccolti in pannocchie termin<strong>al</strong>i, ovate, dense<br />
ed erette; hanno un piccolo c<strong>al</strong>ice a 4 denticini, caduco; la corolla è imbutiforme, a tubo<br />
breve e quattro lacinie ov<strong>al</strong>i; 2 stami e 1 ovario supero.<br />
I frutti sono bacche globose, nere a maturità, grosse come piselli di 6-8 mm, lucide, con<br />
polpa violetta, persistenti tutto l’inverno.<br />
Diffusione, habitat ed uso<br />
Ampiamente diffuso nell’Europa occident<strong>al</strong>e, centr<strong>al</strong>e e meridion<strong>al</strong>e, arriva a Nord sino <strong>al</strong>la<br />
Scandinavia meridion<strong>al</strong>e, in Asia occident<strong>al</strong>e. Diffuso su tutto il territorio nazion<strong>al</strong>e escluso<br />
le isole. Si trova in boschi caducifogli termofili, soprattutto <strong>al</strong> margine, nei boschi degradati<br />
e nei cespuglieti, siepi e rive, speci<strong>al</strong>mente su terreni <strong>al</strong>c<strong>al</strong>ini.<br />
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Foto fasi fenologiche del Ligustrum vulgare L.<br />
V3: gemme rigonfie insieme a gemme aperte, con<br />
foglioline ripiegate<br />
V5: foglie giovani;<br />
R1: boccioli presenti ma poco sviluppati<br />
V6: foglie giovani insieme a foglie adulte;<br />
R2: boccioli sviluppati prossimi <strong>al</strong>la schiusura<br />
V4: gemme aperte insieme a foglioline giovani con<br />
lembo disteso<br />
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Foto fasi fenologiche del Ligustrum vulgare L.<br />
V6: foglie giovani insieme a foglie adulte<br />
R3: boccioli rigonfi e fiori aperti<br />
V7: foglie adulte;<br />
R5: inizio sfioritura; R7: <strong>al</strong>legagione<br />
V12: inizio caduta foglie;<br />
R10: culmine della fruttificazione<br />
V7: foglie adulte;<br />
R9: frutti ingrossati ma immaturi<br />
V11: foglie decolorate;V12 inizio caduta foglie<br />
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Robinia pseudacacia L.<br />
Famiglia: Leguminoseae<br />
Nome Comune: Robinia, Acacia.<br />
Albero <strong>al</strong>to sino a 25 m, armato di robusti spini originati d<strong>al</strong>le stipole fogliari. Il tronco è<br />
eretto con corteccia rugosa, bruna e profondamente fessurata longitudin<strong>al</strong>mente. I rami<br />
sono fragili, contorti e lisci, i rametti angolosi e bruno-rossastri. Fiorisce da maggio a luglio<br />
e fruttifica in estate.<br />
Descrizione<br />
Le foglie sono <strong>al</strong>terne, imparipennate con 4-10 paia di foglioline opposte, glabre,<br />
brevemente picciolate, ov<strong>al</strong>i, ellittiche o bislunghe, a margine intero, arrotondate <strong>al</strong>l’apice,<br />
sono verdi superiormente e grigio-verdi inferiormente. Spesso dotate di spine <strong>al</strong>la base.<br />
Fiori odorosi raggruppati in racemi, ascellari e penduli con asse subglabro; il c<strong>al</strong>ice è<br />
campanulato, verde chiaro e peloso, a brevi denti triangolari; la corolla è papilionacea,<br />
bianca, precocemente caduca, con vessillo gi<strong>al</strong>lo <strong>al</strong>la base, ampio ad apice da arrotondato<br />
a debolmente rostrato.<br />
Il legume è coriaceo, lineare, appiattito, <strong>dei</strong>scente, rosso bruno a maturità, lungo cm 5-10;<br />
i semi da 3 a 10, sono piccoli, duri e bruno-nerastri, oblungo-reniformi, aventi un <strong>al</strong>to<br />
potere germinativo.<br />
Diffusione, habitat ed uso<br />
La Robinia è specie eliofila, ampiamente adattabile e spontanea sia in stazioni c<strong>al</strong>de ed<br />
assolate sia in luoghi più o meno freschi ed umidi: E’ originaria dell’America centr<strong>al</strong>e e<br />
settentrion<strong>al</strong>e ed è stata introdotta in Europa nel XVII secolo. La sua diffusione è stata,<br />
anche eccessivamente, favorita d<strong>al</strong>la attività umane. È ampiamente natur<strong>al</strong>izzata su tutto il<br />
territorio nazion<strong>al</strong>e ed in particolare nei luoghi abbandonati, siepi, argini, però sempre<br />
sinantropica, ed assume spesso il carattere di vera e propria infestante. Può formare<br />
consorzi misti con castagno, querce, pino silvestre, etc.: in genere mostra nei confronti<br />
delle specie associate una eccessiva invadenza, quindi deve essere usata con cautela<br />
nelle formazioni forest<strong>al</strong>i natur<strong>al</strong>i.. Trova impiego nelle consolidazioni di pendici franose o<br />
nel rivestimento di terreni degradati e sterili.<br />
Si propaga facilmente per seme, per t<strong>al</strong>ea, e per polloni radicati.<br />
Il legno è duro, ricco in tannini, brucia anche da fresco, resiste bene <strong>al</strong>l’aperto e risulta<br />
quindi adatto a molti usi agricoli; viene impiegato come combustibile, per p<strong>al</strong>eria di vario<br />
utilizzo, parti di piccole imbarcazioni, attrezzi vari.<br />
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Foto fasi fenologiche della Robinia pseudacacia L.<br />
V2: gemme prossime <strong>al</strong>la schiusura<br />
V4: gemme appena aperte insieme a<br />
foglioline giovani con lembo disteso<br />
V3: gemme aperte con foglioline ripiegate<br />
V6: foglie giovani insieme a foglie adulte;<br />
R4: piena fioritura<br />
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Foto fasi fenologiche della Robinia pseudacacia L.<br />
V7: foglie adulte;<br />
R6/7: sfioritura ed <strong>al</strong>legagione<br />
V7: foglie adulte;<br />
R10: culmine delle fruttificazione<br />
V7: foglie adulte;<br />
R8: fruttificazione<br />
V8: inizio della decolorazione fogliare;<br />
R11: frutti secchi<br />
V11/13: foglie completamente decolorate e prev<strong>al</strong>entemente cadute;<br />
R12: presenza di soli frutti residui.<br />
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I SALICI<br />
Famiglia: S<strong>al</strong>icaceae<br />
Sono <strong>al</strong>beri o arbusti più o meno <strong>al</strong>ti, raramente con aspetto erbaceo, con foglie <strong>al</strong>terne,<br />
semplici, caduche e picciolate.<br />
Le gemme hanno una sola squama. I fiori sono nudi (aclamidati), unisessu<strong>al</strong>i, su piante<br />
diverse (dioiche), disposti in amenti rigidi, portanti nettare. I fiori maschili sono costituiti di 1<br />
brattea squamosa e di 2 stami. I fiori femminili possiedono 1 brattea e 1 ovario supero, con<br />
1 loggia, con numerosi ovuli anatropi, e placentazione pariet<strong>al</strong>e. Gli stimmi sono 2;<br />
l’impollinazione è entomofila.<br />
Il frutto è una capsula unicolare, che si apre in 2-4 v<strong>al</strong>ve lasciando uscire numerosi semi,<br />
pelosi, senza <strong>al</strong>bume.<br />
I s<strong>al</strong>ici si ibridano facilmente rendendo spesso difficile la loro identificazione.<br />
Diffusione, habitat ed uso<br />
Hanno una diffusione <strong>al</strong>quanto diversa nel continente europeo: S. acutifolia e S. smithiana<br />
sono diffusi prev<strong>al</strong>entemente in Europa centr<strong>al</strong>e e settentrion<strong>al</strong>e, mentre S. vimin<strong>al</strong>is è<br />
diffuso in Europa centro-meridion<strong>al</strong>e ed occident<strong>al</strong>e. Sul territorio it<strong>al</strong>iano è spontaneo solo<br />
il S. vimin<strong>al</strong>is.<br />
I s<strong>al</strong>ici sono eliofili, e frug<strong>al</strong>i, resistono <strong>al</strong> freddo; preferiscono i terreni umidi ed inondati.<br />
Sono utili per contenere e consolidare le rive <strong>dei</strong> corsi d’acqua. Si adattano ai terreni di<br />
nuova formazione purché umidi e ben aerati; rifuggono da quelli compatti. Tollerano<br />
l’inquinamento atmosferico ed i venti marini. Si moltiplicano con facilità per t<strong>al</strong>ee piantate<br />
nel suolo. Il legno è leggero, compatto, resistente agli urti ed <strong>al</strong>la compressione.<br />
S<strong>al</strong>ix acutifolia Willd.<br />
Pianta arbustiva di notevoli dimensioni. Fiorisce tra febbraio e aprile, prima della<br />
fogliazione, fruttifica in maggio-giugno.<br />
Descrizione<br />
Le foglie sono lunghe 6-15 cm, 5 volte più lunghe che larghe, lanceolate o linearilanceolate,<br />
acuminate, serrate; grigio chiaro e lucide superiormente, opache grigio-verdi e<br />
p<strong>al</strong>lide inferiormente. Picciolo lungo circa 15mm. Stipole lanceolate, acuminate e serrate.<br />
Gli amenti sono coperti da una lunga e lucente peluria biancastra, prima della fioritura;<br />
peduncolo corto.<br />
S<strong>al</strong>ix vimin<strong>al</strong>is L.<br />
Pianta arbustiva di grosse dimensioni con lunghi rami flessibili, grigio pubescenti, poi<br />
glabri, opachi, gi<strong>al</strong>lo-verdastri o bruno-grigiastri, a corteccia internamente verde. Fiorisce<br />
tra febbraio e aprile, prima della fogliazione e fruttifica da maggio a giugno.<br />
Descrizione<br />
Le foglie sono lineari o lineari-lanceolate ovvero strettamente lineari, lunghe fino a 15 cm,<br />
8-18 volte più lunghe che larghe, attenuate <strong>al</strong>l’apice, cuneate <strong>al</strong>la base, a margine spesso<br />
revoluto, intero od oscuramente sinuato-dentato; di sopra verdi scure, inferiormente bianco<br />
sericee. Picciolo lungo fino a 1 cm, pubescente.<br />
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Gli amenti sono piuttosto tozzi, con peduncolo densamente pubescente, provvisto di<br />
qu<strong>al</strong>che foglia; i maschili lunghi 3-3,5 cm eretti, i femminili lunghi 3 cm, più o meno arcuati,<br />
densiflori. Brattee ov<strong>al</strong>i, bicolori, bruno scure <strong>al</strong>l’apice, più chiare in basso, lungamente<br />
grigio-villose. Stami a filamenti lunghi fino a 3 volte la brattea glabri; antere gi<strong>al</strong>le.<br />
Il frutto è una capsula ovoid<strong>al</strong>e, sessile, lunga fino a 5-6 mm, fittamente pubescente. Stilo<br />
lungo più della metà dell’ovario.<br />
S<strong>al</strong>ix smithiana Willd. (S<strong>al</strong>ix X dasyclados Wimm) (S<strong>al</strong>ix vimin<strong>al</strong>is X caprea L.)<br />
S<strong>al</strong>ice arbustivo di notevoli dimensioni, a rami fittamente bianco-pubescenti, glabri e bruno<br />
scuri a maturità. Fiorisce da febbraio ad aprile, prima della foliazione e fruttifica in maggiogiugno.<br />
Descrizione<br />
Le foglie sono lanceolate, lunghe 13-25 cm, a margine debolmente revoluto, crenulato o<br />
crenulato-dentato, di sopra glabre, sulla pagina inferiore dapprima pubescenti, infine<br />
glabre. Picciolo lungo 1/10 del lembo. Gli amenti sono cilindrici, lunghi 4-5cm, bianco<br />
villosi, provvisti di peduncoli con 2-4 foglie. Brattee ov<strong>al</strong>i o largamente lanceolate, bicolori,<br />
brunastre, più scure <strong>al</strong>l’apice. I fiori maschili e femminili hanno un solo nettario. Filamenti<br />
glabri.<br />
Capsula ov<strong>al</strong>e, lunga fino a 4 mm, brevemente stipitata, densamente bianco-pubescente.<br />
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Foto fasi fenologiche del S<strong>al</strong>ix smithiana L.<br />
V01: gemme vegetative in riposo<br />
R01: amenti presenti ma poco sviluppati<br />
R02: amenti sviluppati ma immaturi<br />
R01: amenti presenti ma poco sviluppati<br />
R04: amento completamente sviluppato con<br />
emissione di polline ; piena fioritura<br />
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Foto fasi fenologiche del S<strong>al</strong>ix smithiana L.<br />
R06: amento completamente sfiorito V03: apertura della gemma vegetativa con foglioline<br />
ripiegate<br />
V07: le foglie sono completamente sviluppate, adulte V09/12: foglie prev<strong>al</strong>entemente decolorate ed inizio<br />
caduta foglie<br />
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Sambucus nigra L.<br />
Famiglia: Caprifoliaceae<br />
Nome comune: Sambuco<br />
Arbusto o piccolo <strong>al</strong>bero caducifolio <strong>al</strong>to fino a 8 m, di odore fetido. Rami giovani verdi con<br />
lenticelle longitudin<strong>al</strong>i di 1,5-3 mm; corteccia bruna con fratture longitudin<strong>al</strong>i e solchi<br />
profondi di 5-8 mm. Midollo bianco abbondante. Fiorisce tra aprile e luglio e fruttifica a<br />
settembre.<br />
Descrizione<br />
Le foglie sono di colore verde brillante e fortemente odorose se stropicciate; opposte,<br />
imparipennate con 5-7 segmenti ellittici o lanceolati, acuminati, brevemente picciolati. I<br />
maggiori segmenti sono seghettati. Stipule rudiment<strong>al</strong>i o nulle.<br />
I fiori sono di colore bianco avorio, assai odorosi in cime corimbose spianate di diam.1-2<br />
dm, nel frutto pendenti; fiori later<strong>al</strong>i sessili. C<strong>al</strong>ice subnullo; corolla di diam.5 mm, con tubo<br />
subnullo e 5 lobi arrotondati; stami in numero di 5 con antere gi<strong>al</strong>le.<br />
Il frutto è una drupa subsferica di diam.5-6 mm, lucida, dapprima rossa, poi nero-violacea<br />
a maturità.<br />
Diffusione, habitat ed uso<br />
Il sambuco è diffuso in tutto il territorio nazion<strong>al</strong>e, d<strong>al</strong> livello del mare ai 1800 m; si trova in<br />
boschi, in siepi e in ambienti di reinsediamento della vegetazione forest<strong>al</strong>e, anche un poco<br />
ruder<strong>al</strong>i; è presente su suoli umidi e sciolti, derivati spesso da discariche di terra e t<strong>al</strong>ora<br />
adibiti ad immondezzai. Tipica specie delle aree suburbane. Il legno è bianco gi<strong>al</strong>lastro,<br />
duro e forte.<br />
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Foto fasi fenologiche del Sambucus nigra L.<br />
V03: gemma appena aperta V03:foglioline ripiegate<br />
con foglioline ripiegate<br />
V06: foglie giovani insieme a foglie adulte<br />
R01: boccioli poco sviluppati<br />
V06: foglie giovani insieme a foglie adulte<br />
R02: boccioli prossimi <strong>al</strong>la schiusura, rigonfi, con pet<strong>al</strong>i<br />
visibili<br />
V05: foglioline giovani a lembo disteso.<br />
R01: boccioli poco sviluppati<br />
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Foto fasi fenologiche del Sambucus nigra L.<br />
R04: piena fioritura<br />
V07: foglie adulte<br />
R06/7: completa sfioritura e <strong>al</strong>legagione<br />
V07: foglie adulte<br />
R09: frutti evidenti ma in prev<strong>al</strong>enza immaturi<br />
V07: foglie adulte<br />
R08: inizio fruttificazione<br />
V08: inizio della decolorazione fogliare<br />
R10: culmine della fruttificazione<br />
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Si ringrazia per la gentile collaborazione Giovanna Puppi Branzi, Anna Letizia Zanotti,<br />
Claudia Pizzirani, Andrea Pasqu<strong>al</strong>i e Claudio Mulazzani.<br />
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