Master triennale in “Counseling e Sviluppo Organizzativo” - ARIELE ...

Master triennale in “Counseling e Sviluppo Organizzativo”
2010/2011 – III^ anno di corso
Docenti: Gabriella Albieri
4 Aprile 2011
Master triennale in “Counseling e Sviluppo Organizzativo”
2010/2011 – III^ anno di corso

09,30 - 10,00 Presentazione giornata
10,00 - 11,00 Relazione: I capisaldi per declinare la
consulenza nella polis
11,00 – 11,30 Break
11,30 - 12,00 Discussione
12,00 - 13,00 Una testimonianza: I bambini e il
villaggio – dr. D. Piccioni
PRANZO
La consulenza al ruolo nella polis
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14,00 - 15,00 Sottogruppi: raccogliere dubbi e
scoperte, risonanze con le esperienze di ognuno
15, 30 - 17,30 Plenaria e chiusura
Docenti Master triennale in “Counseling e Sviluppo Organizzativo”
2010/2011 – III^ anno di corso

• « Il manager sociale», S. Galli, M. Tomè :
• 44
Fonti
• Gli elementi distintivi del management nel welfare di Francesco Longo,
• La sfida della cura: le istituzioni che curano di Giuseppe Varchetta
Rapporto CENSIS- sintesi
• Gruppo di ricerca «Polis, tra villaggio e nebulosa Cambiamento e cittadinanza
attiva nella polis» report anno 2008- 2009
• G. Albieri, E. Melloni, D. Pasquali, D.Piccioni: “I bambini e il Villaggio”: integrare
sguardi, pensieri ed azioni per una crescita sana del bambino - Seminario
provinciale UN APPROCCIO NELLE COSTRUZIONI DI RELAZIONE E DI CURA
Valorizzare la rete integrata dei servizi nel progetto “I bambini e il villaggio”-
Ravenna 13 aprile 2010
• G. Albieri, E. Melloni, D. Pasquali, D.Piccioni: I bambini e il villaggio, in Prospettive
Sociali e Sanitarie , anno XL n.15 1 settembre 2010
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Preme innanzi tutto sottolineare
che adottiamo il termine
“politico” nella sua accezione più
etica, mutuata da Aristotele, di
“politica” (dal greco πoλιtικoς,
politikòs), intimamente connessa
al termine polis, la città, la
comunità dei cittadini.
Politica, secondo il filosofo
ateniese, significava
amministrazione della polis per il
bene di tutti: la determinazione
di uno spazio pubblico al quale
tutti i cittadini partecipano.
Cos’è Polis
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Premessa:
La “finestra” psico-socio-analitica
A partire dall'intuizione di Freud che " amare" e "lavorare" sono i
verbi fondamentali della vita umana, la psico-socio-analisi collega le
la dimensione emotiva profonda degli individui al gruppo e alle
esperienze di lavoro.
Individuo Gruppo
Amore Genitus Globus
Lavoro Faber Officina
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Le parole chiave della Polis
Agorà, Welfare, relazioni, comunità, legami, bene comune,
ordinamento sociale, individui e gruppi, cultura, sicurezza, cura,
fragilità, omogenea opportunità e protezione, equità sociale,
sviluppo socio-culturale ed economico delle comunità e delle
persone, servizi che promuovono lo sviluppo dei singoli e della
comunità, integrazione, responsabilità….
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Agorà ἀγορά, da ἀγείρω = raccogliere, radunare
• nella Grecia antica indicava
la piazza principale della
polis.
• luogo della democrazia per
antonomasia, sede delle
assemblee dei cittadini che
vi si riunivano per discutere
i problemi della comunità e
decidere collegialmente
sulle leggi.
• Nell'agorà si creavano e
mantenevano le relazioni
interpersonali.
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…continua
Agorà
• Cuore pulsante di ogni attività; la sua funzione politica
venne acquisita quando, terminata l’epoca micenea che
vedeva un re al comando, le istituzioni furono spostate
nella città bassa, mentre precedentemente si trovavano
nel palazzo reale situato sull‘acropoli.
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Gerarchico
funzionale
…...da legami
…solida…
Quale Polis oggi?
Per processi
Time based
forti…… ….a legami
……liquida……….
A rete
deboli….
…gassosa...
da razionalità assoluta……. ……a razionalità limitata
da gerarchia …………. ………a negoziazione
da compiti ………. ..…… a progettualità
da scissione……….. ……….a ricomposizione
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Caratteristiche attuali della Polis
…’ Il filo rosso che tiene insieme
tutto questo sembra quindi essere
costituito dall’idea della
frammentazione. Siamo di fronte
a una situazione in cui emerge una
visione caleidoscopica della realtà.
I servizi si compongono,
interagiscono e si ricompongono;
le organizzazioni e le famiglie
pure.
Francesco Longo: Gli elementi distintivi del
management nel welfare- in « Il manager
sociale», S. Galli, M. Tomè
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..cosa è diventata la
società italiana …
processi di declino
… la nostra società non ha
spessore e vigore
adeguati alle sfide
complesse che dovremo
affrontare.
Rapporto censis
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• Spessore e vigore come espressione dinamica di una complessa
maturazione della società.
• …nell’attuale realtà italiana: fragilità sia personali che di massa
• … perdita di consistenza (anche morale e psichica) del sistema nel suo
complesso ...
• frequente il riscontro di comportamenti e atteggiamenti spaesati,
indifferenti, cinici, passivamente adattativi o arrangiatorii,
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• …una società “piatta” * + appiattisce (fa franare) anche tutti i
soggetti presenti in essa, …
• Una società ad alta soggettività … si ritrova a dover fare i
conti proprio con il declino della soggettività.
• …non sono i soggetti a decidere le cose, ma viceversa.
• …cresce l’indistinto, cioè la indeterminatezza del quadro e
dei contorni in cui si muove la dinamica sociale
• cresce la configurazione “indisciplinare” del sistema
• cresce la sregolazione delle pulsioni e dei comportamenti
individuali.
• …Non siamo, come qualcuno ha detto, una società solo
“liquida”, ma ancor più decisamente indistinta.
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• …tale autocoscienza di massa può
nascere solo dalla consapevolezza
che la strategia dell’offerta
continuata giova al tardo
capitalismo, ma non alla gente
comune; …occorre ricominciare ad
esprimere domande autonome;
• occorre “tornare a desiderare”
• occorre perciò sviluppare una
mente immaginale, capace di
innovare pensieri e richieste.
E forse quel che dobbiamo
desiderare è questo ritrovare una
mente in opera, un riarmo mentale
più che morale.
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“Ti arrivano messaggi
continui che ti si
appoggiano addosso e ti
creano assuefazione al
“brutto , autorizzarsi ad
uscire dalla “scia”….
“il mondo dato per
scontato” è alla base
dell’idea di destino…
(Gramsci ).
Oggi come viene messo in
discussione?
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Schegge impazzite di Potere al servizio
del Narcisismo di Morte, perché
nega il limite … ma la finta immortalità
non è vita, è divieto di pensiero!…
E il Potere al servizio del Narcisismo
di Vita? …Abbiamo la responsabilità
politica di generare pensiero.
Ricominciamo a parlare con la gente:
Ascoltare è stare a sentire qualcosa
che non è ancora stato detto, pensieri
nuovi, desideri diversi da quelli che ci
siamo rappresentati.
Curare la speranza
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Avere Cura:
>
Allora l’Aver cura non è solo dell’Altro, ma anche di sé, nel senso del
costruirsi possibilità per accrescere la propria capacità di affrontare le
angosce narcisistiche primarie.
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… primarietà della cura “nel
senso che l’essere umano ha
bisogno di essere preso in
cura, ma nello stesso tempo di
prendersi cura” (Mortari,
2002, p. 4): ha bisogno di
essere curato fin dalla nascita
per poter sopperire allo stato
di neotenia … ha bisogno di
curare per conferire attraverso
la costruzione di una rete
relazionale un significato alla
sua esistenza.
La sfida della cura: le istituzioni che curano
di Giuseppe Varchetta
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La specificità delle “istituzioni che curano” si riferisce
alla necessità di dilatare all’interno delle organizzazioni
gli spazi dell’esperienza, ………. uno stato intermedio
tra l’incapacità e la crescente capacità di soggetti
umani esposti a esperienze profondamente nuove.
Produce uno spostamento del punto di vista (Iacono,
2010) e genera la meta-competenza “di saper vivere
nella compresenza di più mondi, in termini tali che
l’immersione in un mondo non implica l’esclusione di
altri mondi, ma la loro percezione laterale (Iacono,
2010).
La sfida della cura: le istituzioni che curano
di Giuseppe Varchetta
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……….. La ricerca di un terzo spazio
“intermedio” crea, attraverso il
confronto, prospettive di ricerca nuove,
verso capacità critiche che sostengono
l’assunzione di responsabilità.
…Il modo estensivo dell’ascolto - e
siamo così alla terza indicazione - è
centrale nella prospettiva delle
“istituzioni che curano”…
Nell’esperienza organizzativa giorno
dopo giorno si scopre che pensare è
aver ascoltato……
La sfida della cura: le istituzioni che curano
di Giuseppe Varchetta
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La cura deve essere indicata - e questo è il nocciolo di
quella “sfida della cura” che le “istituzioni che curano”
devono saper raccogliere - come un’attività umana
irrinunciabile. Tutto questo contro le teorie etiche
liberali; queste ultime non registrano la cura come
attività umana irrinunciabile e derubricano,
conseguentemente, il valore dei soggetti umani che
nella cura sono coinvolti con ruoli diversi.
La sfida della cura: le istituzioni che curano
di Giuseppe Varchetta
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La Fine della modernità, è la rottura delle certezze
positiviste. Il futuro cambia di segno : futuro
“minaccia” (dall’ottimismo al pessimismo,
dall’onnipotenza all’impotenza) è l’epoca delle
“passioni tristi”.
Il neoliberismo, con linguaggio pubblicitario,
suggerisce :
globalizzazione = competizione = incertezza =
necessità di essere vincenti = opportunità di
sviluppo: “diamoci da fare!”
L’eroe per il paradigma liberista del “vincente” è
solo contro i nemici, non può mostrare fragilità
ne troppa vicinanza, è “responsabile” solo di se
stesso, della sua vittoria o della sua sconfitta
poiché tutto gli è teoricamente possibile.
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Alla base dell’approccio
comunicativo c’è:
“negazione”, per rimuovere il
“principio di realtà” … per
sostituirlo con un’onnipotenza che
nega il confronto con i limiti . È una
comunicazione “psicotizzante”, un
non pensiero che oscilla tra
sicurezza/soffocamento e
insicurezza/solitudine.
L'alternativa è interdipendenza/integrazione
Queste si possono sviluppare solo attraverso una nuova
co-costruzione di senso e di “legami”: ruolo della cura
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• da prendere in carico a prendersi
cura
• relazione d’ascolto nella posizione
di partecipe osservatore
• crea spazi di pensiero
• accompagna nella ricerca di
soluzioni in un processo integrato
È un cambiamento di prospettiva che
mette al centro il prendersi cura
come asse portante del
cambiamento verso l’integrazione.
03/04/11
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“Ciò che rende la vita emozionale, l’affettività, premessa
essenziale a ogni cura è il fatto che in essa c’è sempre relazione
e, cioè, costruzione, sia pure a volte fragile e frammentaria, di
dialogo e di ascolto, di silenzio e di contatto: di
intersoggettività”.
“L’arcipelago delle emozioni” E.Borgna ed Feltrinelli 2001
03/04/11
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• Perché questo si realizzi è necessario un
“gruppo affettivo” capace di accogliere e
contenere la complessità, la fatica e
l’incertezza, aiutando i suoi membri,
attraverso la condivisione dei diversi sguardi, a
sviluppare quella capacità empatica, funzione
alfa /gamma, per diventare un contenitore che
promuove sviluppo.
03/04/11
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La funzione del gruppo rispetto alla trasformazione è come un
caleidoscopio … un Mandala.C’è la dimensione individuale e
collettiva, il gruppo stesso può fare da specchio per ognuno di noi.
Il gruppo è il dispositivo che consente l’equilibrio tra narcisismo e
socialismo
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Far dialogare narcisismo e socialismo
C’è un Narcisismo necessario
Perché il Narcisismo sia sano deve
coniugarsi con un Socialismo,
socialmente e personalmente utile
e piacevole.
La dimensione personale, legata
alla crescita, fa comunque
riferimento alla dimensione
collettiva che permette di
generare un pensiero nuovo
nella dimensione di gruppo.
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"...la cooperazione va inventata; ed è un'invenzione difficile,
faticosa, piena di incognite. Richiede un progetto in cui è una
sfida, che può essere vertiginosa, perchè bisogna sporgere il
capo sul pozzo dell'ambiguità"
(Gino Pagliarani)
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Dimensioni del cambiamento
• Il “Cambiamento
prescritto”: un aspetto
mimetico dell’onnipotenza
• Il NONSIPUOTISMO per
eludere il Transito alla
Responsabilità.
• La Trasformazione: da
Cambiamento come
crescita a cambiamento
come a-crescita : il
transito è
trasformazione
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RESPONSABILITA’ …
ovvero diventare poeti, GERMINABILITA’
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• …il dominio dell’intelligenza sull’emozione
è in crisi. Non basta più l’intelligenza
emotiva di Goleman per siglare una nuova
alleanza tra ragione ed emozione.
• L ’emozione non come aggettivo alla
ragione, ma come sostantivo di cui la
ragione è una qualità: occorre cioè parlare
di emozione intellettiva o intelligente.
• L’apprendimento emotivo ha una doppia
faccia: una è quella che guarda a come
gestire (esprimere/reprimere) le emozioni
esistenti; l’altra è quella che guarda a
come creare (inventare/scoprire=in se
stessi/negli altri) nuove emozioni.’
(Spaltro – formazione ed emozione)
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G.Pagliarani parla di “Rivoluzione della bellezza” intendendo per rivoluzione
della bellezza “la capacità di uscire dal nostro modo anestetico di vivere, cioè di
rifiutare, rimuovere, appianare le emozioni e di vivere invece fino in fondo le
emozioni con tutta la sofferenza che (a volte) le emozioni comportano;……” (G.
Pagliarani 1986)
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Se temo il conflitto e il
caos che le emozioni
possono portare con sé
posso scegliere di ‘non
sentire’, anestetizzarmi …
Si tratta di trovare un
equilibrio tra l’anestesia –
la non vita in difesa dalle
emozioni – e l’iperestesia
– l’assoluto che travolge,
uccide.
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La funzione alfa (Bion 1962) è una funzione relazionale, nasce dal rapporto
madre-bambino. La madre attraverso un processo di rêverie elabora e trasforma
le angosce e l’indistinto del suo bambino. «Mostrando come si fa» lo aiuta ad
acquisisce la capacità trasformativa: la funzione Alfa-rêverie.
F. Corrao (1981) propone una funzione gamma che sarebbe per il gruppo l’
‟analogo simmetrico” della funzione alfa dell’ ‟individuo”, elementi gamma
necessari alla produzione di sogni e miti di gruppo, allucinazioni di gruppo,
memoria di gruppo ecc …
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Chiunque abbia una capacità “materna”
può svolgere la funzione di rèverie.
L’analista, il consulente ma anche le
Organizzazioni e il contesto sociale
(Jaques) sono potenzialmente capaci di
réverie: essi sono Contenitori.
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Come posso trovare / ripristinare
una relazione Contenitore che
garantisca lo “spazio mentale”
necessario per il cambiamento?
Come posso “ricostruire” l’ordine
simbolico?
Come avere cura e recuperare le
emozioni come fonte
d’apprendimento? Come passare
da un apparato per non pensare ad
una mente che pensa?
IL PENSIERO E’ UNA EMOZIONE CHE PRENDE LA FORMA DI
UN’IDEA
Salomon Resnik
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Il Benessere della polis
Il welfare è l’insieme dei servizi pubblici e privati che promuovono l’integrazione e lo
sviluppo socio-culturale ed economico delle comunità e delle persone che ne fanno
parte. Essi si rivolgono a tutti i segmenti sociali, seppure con finalità diverse: il
beneficio che si cerca di trasferire ai più fragili è il sostegno e la protezione e,
laddove possibile, il progressivo reinserimento sociale. La classe media trova nei
sistemi di welfare una rete di servizi (scolastici, culturali, sociali ecc.) che
promuovono lo sviluppo dei singoli e della comunità, garantendo una base
omogenea di opportunità e protezione, indipendente dalle oscillazioni nelle storie
individuali e familiari e dai talenti e dagli sforzi degli individui.
…La persona non necessita più solo di protezione fisica ed economica, ma richiede
il sostegno nel mantenimento delle proprie reti sociali, nel proprio sviluppo
esistenziale e psicologico
Gli elementi distintivi del management nel welfare
di Francesco Longo
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