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Relazione Annuale 2011 della Banca d'Italia - Legautonomie

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anno <strong>2011</strong> centodiciottesimo esercizio<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

Presentata all'Assemblea Ordinaria<br />

dei Partecipanti<br />

Roma, 31 maggio 2012<br />

esercizio<br />

CXVIII


<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

Presentata all’Assemblea Ordinaria<br />

dei Partecipanti<br />

anno <strong>2011</strong> - centodiciottesimo esercizio<br />

Roma, 31 maggio 2012


© <strong>Banca</strong> d’Italia, 2012<br />

Indirizzo<br />

Via Nazionale, 91<br />

00184 Roma - Italia<br />

Telefono<br />

+39 0647921<br />

Sito internet<br />

http://www.bancaditalia.it<br />

Tutti i diritti riservati.<br />

È consentita la riproduzione<br />

a fini didattici e non commerciali,<br />

a condizione che venga citata la fonte<br />

ISSN 1972-845X (stampa)<br />

ISSN 2280-4129 (online)<br />

Stampato nel mese di maggio 2012<br />

presso la Divisione Editoria e stampa<br />

<strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia in Roma<br />

L’Appendice alla <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong>, contenente le tavole statistiche, le note metodologiche, i principali<br />

provvedimenti in materia economica, il glossario e il siglario, è disponibile sul sito internet <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia


L’ECONOMIA INTERNAZIONALE<br />

INDICE<br />

1. Le economie e le politiche economiche dei principali paesi e aree 3<br />

L’economia statunitense 4<br />

L’economia giapponese 9<br />

L’economia <strong>della</strong> UE 10<br />

Le principali economie emergenti: Cina, India, Brasile e Russia 12<br />

2. I mercati finanziari e valutari 17<br />

I paesi industriali 17<br />

I paesi emergenti e i nuovi membri <strong>della</strong> UE non appartenenti all’area dell’euro 22<br />

3. Il commercio internazionale e le bilance dei pagamenti 27<br />

Il commercio internazionale 27<br />

I prezzi delle materie prime 30<br />

Gli squilibri nelle bilance dei pagamenti 33<br />

4. Il G20 e la cooperazione economica internazionale 38<br />

Politiche di sostegno alla crescita e contenimento dei rischi di instabilità finanziaria 38<br />

Riforma <strong>della</strong> sorveglianza dell’FMI e del sistema monetario internazionale 41<br />

Gli impegni per lo sviluppo e la riduzione <strong>della</strong> povertà 43<br />

ANDAMENTI MACROECONOMICI, POLITICHE DI BILANCIO<br />

E POLITICA MONETARIA NELL’AREA DELL’EURO<br />

5. Gli andamenti macroeconomici 47<br />

La congiuntura nell’area dell’euro 47<br />

I prezzi e i costi 51<br />

L’occupazione 54<br />

La bilancia dei pagamenti 54<br />

6. Le politiche di bilancio 58<br />

La riforma <strong>della</strong> governance europea 64<br />

7. La politica monetaria comune 67<br />

I tassi di interesse e il cambio dell’euro 68<br />

La moneta e il credito 71<br />

Le operazioni di politica monetaria 72<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

III


IV<br />

L’ECONOMIA ITALIANA<br />

8. La domanda, l’offerta e i prezzi 81<br />

I consumi delle famiglie 81<br />

Gli investimenti 86<br />

Le esportazioni e le importazioni 88<br />

L’offerta produttiva 89<br />

L’andamento dell’attività industriale nell’ultimo biennio 90<br />

I prezzi e i costi 91<br />

9. Il mercato del lavoro 94<br />

L’occupazione e la domanda di lavoro 94<br />

La composizione dell’occupazione residente 97<br />

L’offerta di lavoro e la disoccupazione 99<br />

La regolamentazione del mercato del lavoro 101<br />

Le retribuzioni, il costo del lavoro e le relazioni industriali 103<br />

La distribuzione delle retribuzioni e del reddito familiare 105<br />

10. La struttura produttiva e le politiche strutturali 107<br />

Le dinamiche settoriali 107<br />

Le imprese e la crescita 110<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa 112<br />

Regolamentazione e concorrenza nel settore dei servizi 115<br />

Le infrastrutture fisiche e tecnologiche 116<br />

11. Il ruolo delle donne nell’economia italiana 118<br />

I divari nel mercato del lavoro e nelle imprese 118<br />

Le radici dei divari di genere 122<br />

Le politiche 125<br />

12. La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero 128<br />

Il conto corrente e il conto capitale 128<br />

Gli investimenti 136<br />

La posizione patrimoniale sull’estero 137<br />

13. La finanza pubblica 139<br />

La finanza pubblica nel <strong>2011</strong> 140<br />

La politica di bilancio per il <strong>2011</strong>: obiettivi e risultati 140<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche 142<br />

Il fabbisogno e il debito delle Amministrazioni pubbliche 146<br />

Le Amministrazioni locali 149<br />

La politica di bilancio per il 2012 e per il medio termine 153<br />

Le manovre correttive per il triennio 2012-14 153<br />

Le stime più recenti sui conti pubblici del 2012 158<br />

I programmi e le prospettive per il triennio 2013-15 160<br />

14. La condizione finanziaria delle famiglie e delle imprese 162<br />

Le famiglie 163<br />

Il risparmio finanziario e la ricchezza delle famiglie 163<br />

L’indebitamento delle famiglie 166<br />

La vulnerabilità delle famiglie indebitate 170<br />

Le imprese 171<br />

La redditività e il fabbisogno finanziario 171<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


L’indebitamento e la struttura finanziaria 173<br />

Il credito 177<br />

Fragilità finanziaria e difficoltà di rimborso dei debiti 180<br />

Il capitale di rischio 181<br />

15. I mercati finanziari 183<br />

I titoli pubblici 183<br />

Il mercato delle obbligazioni delle imprese e delle banche 186<br />

Il mercato azionario 189<br />

BANCHE E INTERMEDIARI NON BANCARI<br />

16. Il sistema finanziario 195<br />

Gli andamenti nell’anno 195<br />

La struttura del sistema finanziario 197<br />

17. L’attività delle banche e degli intermediari finanziari 201<br />

La raccolta e la gestione <strong>della</strong> liquidità 201<br />

Le attività 204<br />

I primi mesi del 2012 206<br />

Il rischio di credito e il rischio paese 208<br />

La redditività 210<br />

Il patrimonio 213<br />

L’attività degli intermediari non bancari 215<br />

18. L’attività degli investitori istituzionali 218<br />

I fondi comuni di investimento 219<br />

Le gestioni patrimoniali 224<br />

Le compagnie di assicurazione 225<br />

I fondi pensione 226<br />

19. L’azione di vigilanza 231<br />

L’attività di controllo sulle banche 231<br />

L’attività di controllo sugli intermediari non bancari 235<br />

Le procedure straordinarie di banche e di intermediari non bancari 240<br />

Trasparenza, rapporti tra intermediari e clienti ed educazione finanziaria 241<br />

Il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo 243<br />

L’attività sanzionatoria 244<br />

La cooperazione internazionale 245<br />

I lavori <strong>della</strong> Commissione europea 250<br />

I lavori delle autorità di vigilanza europee e gli accordi di cooperazione 252<br />

La normativa nazionale 254<br />

IL SISTEMA DEI PAGAMENTI, I MERCATI E LE LORO INFRASTRUTTURE<br />

20. Le infrastrutture del sistema dei pagamenti all’ingrosso e dei mercati<br />

monetario e finanziario 261<br />

Evoluzione del quadro regolamentare 261<br />

Linee di recente evoluzione 263<br />

Il regolamento in base monetaria 264<br />

Il mercato monetario 268<br />

I mercati all’ingrosso dei titoli di Stato 270<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

V


VI<br />

Il sistema multivalutario Continuous Linked Settlement (CLS) 271<br />

I sistemi di gestione accentrata, regolamento, garanzia 272<br />

21. I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale 276<br />

I servizi e i sistemi di pagamento al dettaglio nel processo di armonizzazione europea 276<br />

Gli strumenti di pagamento 277<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici 282<br />

IL BILANCIO DELLA BANCA D’ITALIA<br />

22. <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio 287<br />

<strong>Relazione</strong> sulla gestione 288<br />

L’assetto istituzionale 288<br />

Gli sviluppi organizzativi 288<br />

Le risorse umane, informatiche e logistiche 289<br />

L’attività di spesa 290<br />

La circolazione monetaria 291<br />

Le risorse finanziarie 292<br />

Operazioni di politica monetaria 294<br />

I rischi finanziari 295<br />

Il controllo interno e i rischi operativi 296<br />

Informazioni attinenti all’ambiente e alla sicurezza sul lavoro 297<br />

Sintesi delle risultanze di bilancio 297<br />

Eventi successivi alla chiusura del bilancio 299<br />

Stato patrimoniale e conto economico 301<br />

Nota integrativa 305<br />

Principi, criteri e schemi di bilancio 305<br />

Commento alle voci dello stato patrimoniale 311<br />

Commento alle voci del conto economico 331<br />

Proposte del Consiglio superiore 341<br />

23. Documentazione allegata al bilancio 342<br />

<strong>Relazione</strong> del Collegio sindacale 342<br />

Dati di bilancio delle società controllate e collegate 345<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>della</strong> società di revisione 351<br />

CONSIDERAZIONI FINALI (in fascicolo separato)<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

AVVERTENZE<br />

Le elaborazioni dei dati, salvo diversa indicazione, sono eseguite dalla <strong>Banca</strong> d’Italia; per i dati dell’Istituto si omette<br />

l’indicazione <strong>della</strong> fonte.<br />

Segni convenzionali:<br />

– il fenomeno non esiste;<br />

.... il fenomeno esiste, ma i dati non si conoscono;<br />

.. i dati non raggiungono la cifra significativa dell’ordine minimo considerato;<br />

:: i dati sono statisticamente non significativi.<br />

BANCA D’ITALIA


anno <strong>2011</strong> centodiciottesimo esercizio<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

Presentata all'Assemblea Ordinaria<br />

dei Partecipanti<br />

Roma, 31 maggio 2012<br />

esercizio<br />

CXVIII


<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

Presentata all’Assemblea Ordinaria<br />

dei Partecipanti<br />

anno <strong>2011</strong> - centodiciottesimo esercizio<br />

Roma, 31 maggio 2012


© <strong>Banca</strong> d’Italia, 2012<br />

Indirizzo<br />

Via Nazionale, 91<br />

00184 Roma - Italia<br />

Telefono<br />

+39 0647921<br />

Sito internet<br />

http://www.bancaditalia.it<br />

Tutti i diritti riservati.<br />

È consentita la riproduzione<br />

a fini didattici e non commerciali,<br />

a condizione che venga citata la fonte<br />

ISSN 1972-845X (stampa)<br />

ISSN 2280-4129 (online)<br />

Stampato nel mese di maggio 2012<br />

presso la Divisione Editoria e stampa<br />

<strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia in Roma<br />

L’Appendice alla <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong>, contenente le tavole statistiche, le note metodologiche, i principali<br />

provvedimenti in materia economica, il glossario e il siglario, è disponibile sul sito internet <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia


L’ECONOMIA INTERNAZIONALE<br />

INDICE<br />

1. Le economie e le politiche economiche dei principali paesi e aree 3<br />

L’economia statunitense 4<br />

L’economia giapponese 9<br />

L’economia <strong>della</strong> UE 10<br />

Le principali economie emergenti: Cina, India, Brasile e Russia 12<br />

2. I mercati finanziari e valutari 17<br />

I paesi industriali 17<br />

I paesi emergenti e i nuovi membri <strong>della</strong> UE non appartenenti all’area dell’euro 22<br />

3. Il commercio internazionale e le bilance dei pagamenti 27<br />

Il commercio internazionale 27<br />

I prezzi delle materie prime 30<br />

Gli squilibri nelle bilance dei pagamenti 33<br />

4. Il G20 e la cooperazione economica internazionale 38<br />

Politiche di sostegno alla crescita e contenimento dei rischi di instabilità finanziaria 38<br />

Riforma <strong>della</strong> sorveglianza dell’FMI e del sistema monetario internazionale 41<br />

Gli impegni per lo sviluppo e la riduzione <strong>della</strong> povertà 43<br />

ANDAMENTI MACROECONOMICI, POLITICHE DI BILANCIO<br />

E POLITICA MONETARIA NELL’AREA DELL’EURO<br />

5. Gli andamenti macroeconomici 47<br />

La congiuntura nell’area dell’euro 47<br />

I prezzi e i costi 51<br />

L’occupazione 54<br />

La bilancia dei pagamenti 54<br />

6. Le politiche di bilancio 58<br />

La riforma <strong>della</strong> governance europea 64<br />

7. La politica monetaria comune 67<br />

I tassi di interesse e il cambio dell’euro 68<br />

La moneta e il credito 71<br />

Le operazioni di politica monetaria 72<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

III


IV<br />

L’ECONOMIA ITALIANA<br />

8. La domanda, l’offerta e i prezzi 81<br />

I consumi delle famiglie 81<br />

Gli investimenti 86<br />

Le esportazioni e le importazioni 88<br />

L’offerta produttiva 89<br />

L’andamento dell’attività industriale nell’ultimo biennio 90<br />

I prezzi e i costi 91<br />

9. Il mercato del lavoro 94<br />

L’occupazione e la domanda di lavoro 94<br />

La composizione dell’occupazione residente 97<br />

L’offerta di lavoro e la disoccupazione 99<br />

La regolamentazione del mercato del lavoro 101<br />

Le retribuzioni, il costo del lavoro e le relazioni industriali 103<br />

La distribuzione delle retribuzioni e del reddito familiare 105<br />

10. La struttura produttiva e le politiche strutturali 107<br />

Le dinamiche settoriali 107<br />

Le imprese e la crescita 110<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa 112<br />

Regolamentazione e concorrenza nel settore dei servizi 115<br />

Le infrastrutture fisiche e tecnologiche 116<br />

11. Il ruolo delle donne nell’economia italiana 118<br />

I divari nel mercato del lavoro e nelle imprese 118<br />

Le radici dei divari di genere 122<br />

Le politiche 125<br />

12. La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero 128<br />

Il conto corrente e il conto capitale 128<br />

Gli investimenti 136<br />

La posizione patrimoniale sull’estero 137<br />

13. La finanza pubblica 139<br />

La finanza pubblica nel <strong>2011</strong> 140<br />

La politica di bilancio per il <strong>2011</strong>: obiettivi e risultati 140<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche 142<br />

Il fabbisogno e il debito delle Amministrazioni pubbliche 146<br />

Le Amministrazioni locali 149<br />

La politica di bilancio per il 2012 e per il medio termine 153<br />

Le manovre correttive per il triennio 2012-14 153<br />

Le stime più recenti sui conti pubblici del 2012 158<br />

I programmi e le prospettive per il triennio 2013-15 160<br />

14. La condizione finanziaria delle famiglie e delle imprese 162<br />

Le famiglie 163<br />

Il risparmio finanziario e la ricchezza delle famiglie 163<br />

L’indebitamento delle famiglie 166<br />

La vulnerabilità delle famiglie indebitate 170<br />

Le imprese 171<br />

La redditività e il fabbisogno finanziario 171<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


L’indebitamento e la struttura finanziaria 173<br />

Il credito 177<br />

Fragilità finanziaria e difficoltà di rimborso dei debiti 180<br />

Il capitale di rischio 181<br />

15. I mercati finanziari 183<br />

I titoli pubblici 183<br />

Il mercato delle obbligazioni delle imprese e delle banche 186<br />

Il mercato azionario 189<br />

BANCHE E INTERMEDIARI NON BANCARI<br />

16. Il sistema finanziario 195<br />

Gli andamenti nell’anno 195<br />

La struttura del sistema finanziario 197<br />

17. L’attività delle banche e degli intermediari finanziari 201<br />

La raccolta e la gestione <strong>della</strong> liquidità 201<br />

Le attività 204<br />

I primi mesi del 2012 206<br />

Il rischio di credito e il rischio paese 208<br />

La redditività 210<br />

Il patrimonio 213<br />

L’attività degli intermediari non bancari 215<br />

18. L’attività degli investitori istituzionali 218<br />

I fondi comuni di investimento 219<br />

Le gestioni patrimoniali 224<br />

Le compagnie di assicurazione 225<br />

I fondi pensione 226<br />

19. L’azione di vigilanza 231<br />

L’attività di controllo sulle banche 231<br />

L’attività di controllo sugli intermediari non bancari 235<br />

Le procedure straordinarie di banche e di intermediari non bancari 240<br />

Trasparenza, rapporti tra intermediari e clienti ed educazione finanziaria 241<br />

Il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo 243<br />

L’attività sanzionatoria 244<br />

La cooperazione internazionale 245<br />

I lavori <strong>della</strong> Commissione europea 250<br />

I lavori delle autorità di vigilanza europee e gli accordi di cooperazione 252<br />

La normativa nazionale 254<br />

IL SISTEMA DEI PAGAMENTI, I MERCATI E LE LORO INFRASTRUTTURE<br />

20. Le infrastrutture del sistema dei pagamenti all’ingrosso e dei mercati<br />

monetario e finanziario 261<br />

Evoluzione del quadro regolamentare 261<br />

Linee di recente evoluzione 263<br />

Il regolamento in base monetaria 264<br />

Il mercato monetario 268<br />

I mercati all’ingrosso dei titoli di Stato 270<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

V


VI<br />

Il sistema multivalutario Continuous Linked Settlement (CLS) 271<br />

I sistemi di gestione accentrata, regolamento, garanzia 272<br />

21. I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale 276<br />

I servizi e i sistemi di pagamento al dettaglio nel processo di armonizzazione europea 276<br />

Gli strumenti di pagamento 277<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici 282<br />

IL BILANCIO DELLA BANCA D’ITALIA<br />

22. <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio 287<br />

<strong>Relazione</strong> sulla gestione 288<br />

L’assetto istituzionale 288<br />

Gli sviluppi organizzativi 288<br />

Le risorse umane, informatiche e logistiche 289<br />

L’attività di spesa 290<br />

La circolazione monetaria 291<br />

Le risorse finanziarie 292<br />

Operazioni di politica monetaria 294<br />

I rischi finanziari 295<br />

Il controllo interno e i rischi operativi 296<br />

Informazioni attinenti all’ambiente e alla sicurezza sul lavoro 297<br />

Sintesi delle risultanze di bilancio 297<br />

Eventi successivi alla chiusura del bilancio 299<br />

Stato patrimoniale e conto economico 301<br />

Nota integrativa 305<br />

Principi, criteri e schemi di bilancio 305<br />

Commento alle voci dello stato patrimoniale 311<br />

Commento alle voci del conto economico 331<br />

Proposte del Consiglio superiore 341<br />

23. Documentazione allegata al bilancio 342<br />

<strong>Relazione</strong> del Collegio sindacale 342<br />

Dati di bilancio delle società controllate e collegate 345<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>della</strong> società di revisione 351<br />

CONSIDERAZIONI FINALI (in fascicolo separato)<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

AVVERTENZE<br />

Le elaborazioni dei dati, salvo diversa indicazione, sono eseguite dalla <strong>Banca</strong> d’Italia; per i dati dell’Istituto si omette<br />

l’indicazione <strong>della</strong> fonte.<br />

Segni convenzionali:<br />

– il fenomeno non esiste;<br />

.... il fenomeno esiste, ma i dati non si conoscono;<br />

.. i dati non raggiungono la cifra significativa dell’ordine minimo considerato;<br />

:: i dati sono statisticamente non significativi.<br />

BANCA D’ITALIA


L’economia internazionaLe


1. Le economie e Le PoLiticHe economicHe<br />

Dei PrinciPaLi PaeSi e aree<br />

Nel <strong>2011</strong> l’economia mondiale ha rallentato. Il prodotto è cresciuto del 3,9 per<br />

cento, dal 5,3 dell’anno precedente. Il divario tra i ritmi di sviluppo delle principali<br />

aree si è accentuato: quello delle economie avanzate si è dimezzato (all’1,6 per cento),<br />

mentre quello dei paesi emergenti e in via di sviluppo si è ridotto in misura assai più<br />

contenuta (al 6,2), fornendo il contributo principale alla crescita mondiale. La fase<br />

di debolezza congiunturale è proseguita nel primo trimestre del 2012, più accentuata<br />

in Europa, meno negli Stati Uniti e nelle economie emergenti.<br />

Le differenze nella dinamica dell’attività economica si sono fatte più acute anche<br />

tra i paesi avanzati. Negli Stati Uniti la crescita, molto modesta nella prima parte<br />

dell’anno, ha ripreso vigore nella seconda; nel Regno Unito è rimasta assai contenuta,<br />

frenata dalla caduta <strong>della</strong> domanda interna e dall’aumento <strong>della</strong> disoccupazione; in<br />

Giappone è divenuta negativa, risentendo dei gravi danni alla struttura produttiva<br />

causati dal terremoto che ha colpito il paese nel marzo del <strong>2011</strong>.<br />

Nei paesi emergenti e in via di sviluppo, dove l’espansione ha continuato a<br />

essere sostenuta principalmente dalla domanda interna, l’attività economica ha subito<br />

un rallentamento diffuso nella seconda metà del <strong>2011</strong>. In paesi come la Cina,<br />

l’India e soprattutto il Brasile, che nel 2010 avevano sperimentato una ripresa assai<br />

rapida e dove la capacità produttiva era tornata su un livello prossimo al pieno utilizzo,<br />

la decelerazione ha riflesso principalmente gli effetti delle politiche restrittive<br />

messe in atto nella prima metà dell’anno in risposta alle pressioni inflazionistiche.<br />

A questo fattore si è aggiunto, verso la fine del <strong>2011</strong>, l’indebolimento <strong>della</strong> domanda<br />

estera, in particolare quella dell’area dell’euro. In Russia l’attività economica ha<br />

beneficiato degli accresciuti proventi delle esportazioni dovuti agli elevati prezzi del<br />

petrolio (cfr. il capitolo 3: Il commercio internazionale e le bilance dei pagamenti).<br />

Le banche centrali delle maggiori economie avanzate, in un clima di incertezza<br />

connessa con le tensioni sui mercati del debito sovrano dei paesi dell’area dell’euro,<br />

hanno accentuato l’orientamento espansivo delle politiche monetarie. Le misure non<br />

convenzionali sono state rafforzate e prolungate nel tempo; i tassi di riferimento sono<br />

rimasti su livelli eccezionalmente bassi negli Stati Uniti, in Giappone e nel Regno<br />

Unito, mentre sono tornati a scendere, nello scorcio dell’anno, nell’area dell’euro<br />

(cfr. il capitolo 7: La politica monetaria comune). Nei primi mesi del 2012 la Riserva<br />

federale e la <strong>Banca</strong> del Giappone hanno modificato la strategia di conduzione <strong>della</strong><br />

politica monetaria, al fine di aumentarne la trasparenza. L’inflazione, che nei primi<br />

nove mesi del <strong>2011</strong> era aumentata, sospinta dai rincari delle materie prime energetiche<br />

e alimentari, dall’autunno è tornata a flettere.<br />

Negli Stati Uniti la politica di bilancio è stata oggetto di forti contrasti tra l’Amministrazione<br />

e il Congresso. Sebbene alcune misure a sostegno <strong>della</strong> crescita siano<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

3


4<br />

state estese sino alla fine del 2012, il disavanzo di bilancio è lievemente diminuito.<br />

Le leggi vigenti, che prevedono l’entrata in vigore di alcuni tagli automatici alla spesa<br />

pubblica e il venir meno di una serie di riduzioni di imposta, comporterebbero un<br />

forte calo del rapporto tra deficit e PIL nel 2013. Nel Regno Unito il disavanzo di<br />

bilancio si è ridotto, anche se in misura inferiore rispetto a quanto previsto dal piano<br />

di risanamento delle finanze pubbliche avviato nel 2010. In Giappone i costi di ricostruzione<br />

delle aree distrutte dal terremoto hanno determinato un peggioramento del<br />

deficit pubblico, costringendo il governo a rimandare la definizione di programmi<br />

volti alla riduzione dell’ingente debito.<br />

Nella seconda metà del <strong>2011</strong>, in seguito al deteriorarsi del quadro congiunturale<br />

globale e all’attenuarsi delle tensioni inflazionistiche interne, le banche centrali<br />

dei principali paesi emergenti hanno avviato un graduale allentamento delle<br />

condizioni monetarie; è invece proseguita l’azione di consolidamento dei bilanci<br />

pubblici avviata nel 2010 per rientrare dalle misure di stimolo adottate durante la<br />

crisi globale.<br />

L’economia statunitense<br />

Negli Stati Uniti nel <strong>2011</strong> il prodotto è aumentato dell’1,7 per cento (tav. 1.1).<br />

La crescita, assai modesta nel primo trimestre, si è in seguito rafforzata per l’accelerazione<br />

dei consumi privati, degli investimenti non residenziali e, nello scorcio<br />

dell’anno, per la dinamica delle scorte. Nel terzo trimestre il livello del PIL ha superato<br />

il picco raggiunto prima <strong>della</strong> crisi.<br />

I consumi sono aumentati del 2,2 per cento, un ritmo superiore a quello del<br />

reddito reale disponibile (1,3 per cento). Il saggio di risparmio nella media dell’anno<br />

è così sceso al 4,7 per cento, dal 5,3 del 2010. Le famiglie hanno tuttavia continuato<br />

a ridurre il proprio indebitamento, portandolo al 105,4 per cento del reddito<br />

disponibile, un valore inferiore di quasi 20 punti percentuali rispetto alla fine del<br />

2007, quando si è avviata la fase di riduzione <strong>della</strong> leva finanziaria.<br />

Gli investimenti produttivi sono cresciuti dell’8,8 per cento, ma in rapporto<br />

al PIL rimangono ancora inferiori ai valori massimi del 2008. Quelli residenziali<br />

hanno continuato a contrarsi (dell’1,3 per cento), anche se a un ritmo notevolmente<br />

più basso rispetto a quello degli ultimi anni. La produttività oraria è aumentata<br />

solo lievemente dopo un biennio di forti guadagni; il più marcato incremento dei<br />

compensi per ora lavorata ha così determinato un aumento del costo del lavoro per<br />

unità di prodotto (pari al 2,0 per cento).<br />

L’occupazione dipendente nel settore non agricolo è aumentata di 1,8 milioni<br />

di unità nel <strong>2011</strong>. Nell’ultimo biennio sono state complessivamente recuperate<br />

2,9 milioni di posizioni lavorative, appena un terzo di quelle perdute nei due anni<br />

precedenti. Il tasso di disoccupazione si è ridotto di quasi un punto percentuale,<br />

portandosi in dicembre all’8,5 per cento, anche per effetto di un calo <strong>della</strong> partecipazione<br />

alla forza lavoro. L’incidenza dei disoccupati di lunga durata (oltre le 27<br />

settimane) sul totale è rimasta al di sopra del 40 per cento; il loro riassorbimento<br />

rimane difficile anche a causa del deterioramento del capitale umano generalmente<br />

associato a prolungati periodi di inattività.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


VOCI<br />

PIL, domanda e inflazione nei principali paesi industriali<br />

(variazioni percentuali)<br />

Tavola 1.1<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> <strong>2011</strong> 2012<br />

1° trim. 2° trim. 3° trim. 4° trim. 1° trim.<br />

Stati Uniti<br />

PIL (1) -3,5 3,0 1,7 0,4 1,3 1,8 3,0 2,2<br />

Domanda interna (1) -4,4 3,4 1,6 0,7 1,0 1,3 3,1 2,1<br />

Inflazione (2) -0,4 1,6 3,2 2,1 3,4 3,8 3,3 2,8<br />

Giappone<br />

PIL (1) -5,5 4,4 -0,7 -7,9 -1,2 7,6 0,1 4,1<br />

Domanda interna (1) -4,0 2,7 0,1 -7,1 2,9 4,4 3,1 3,5<br />

Inflazione (2) -1,4 -0,7 -0,3 -0,5 -0,4 0,1 -0,3 0,3<br />

Unione Europea<br />

PIL (1) -4,3 2,0 1,5 2,6 0,7 1,1 -1,0 -0,2<br />

Domanda interna (1) -4,3 1,5 0,5 1,0 .. .. -2,4 ….<br />

Inflazione (2) 1,0 2,1 3,1 2,9 3,2 3,1 3,2 2,9<br />

Regno Unito<br />

PIL (1) -4,4 2,1 0,7 1,0 -0,2 2,3 -1,2 -0,8<br />

Domanda interna (1) -5,4 2,9 -0,8 -3,7 0,9 2,1 -2,0 ….<br />

Inflazione (2) 2,2 3,3 4,5 4,1 4,4 4,7 4,7 3,5<br />

Canada<br />

PIL (1) -2,8 3,2 2,5 3,7 -0,6 4,2 1,8 ….<br />

Domanda interna (1) (3) -2,1 4,5 3,0 2,1 2,6 1,7 2,1 ….<br />

Inflazione (2) 0,3 1,8 2,9 2,6 3,4 3,0 2,7 2,3<br />

Economie avanzate<br />

PIL (4)<br />

Per memoria:<br />

-3,6 3,2 1,6 …. …. …. …. ….<br />

PIL mondiale (4) -0,6 5,3 3,9 …. …. …. …. ….<br />

Fonte: BCE, FMI e statistiche nazionali.<br />

(1) Quantità a prezzi concatenati; per i dati trimestrali variazioni sul periodo precedente espresse in ragione d’anno. – (2) Indice dei<br />

prezzi al consumo; per i dati trimestrali variazioni sul periodo corrispondente. – (3) Per il Canada, domanda finale interna. – (4) Media<br />

ponderata, con pesi del PIL alle parità dei poteri d’acquisto, dei tassi di crescita delle economie incluse nell’aggregato.<br />

A differenza di quanto accaduto nella fase di ripresa seguita alla recessione del 2001, durante<br />

l’attuale espansione il contributo del settore pubblico alla crescita dell’occupazione è stato negativo.<br />

Dopo quasi tre anni dall’avvio <strong>della</strong> ripresa, l’occupazione era allora aumentata sia nel comparto privato<br />

(di oltre 400.000 unità) sia in quello pubblico (di 300.000 unità). A partire dal giugno del 2009 a<br />

oggi, invece, l’occupazione – il cui aumento è stato complessivamente superiore, anche per la maggiore<br />

profondità <strong>della</strong> fase recessiva – è salita di circa 3 milioni di unità nel settore privato, mentre è diminuita<br />

di oltre 500.000 in quello pubblico (calo interamente concentrato nelle amministrazioni degli Stati<br />

e in quelle locali, costrette a forti tagli di bilancio).<br />

Secondo stime preliminari, nel primo trimestre del 2012 il PIL ha continuato a<br />

crescere, sebbene a un ritmo inferiore rispetto a quello del trimestre precedente (2,2 per<br />

cento in ragione d’anno, da 3,0). La decelerazione è stata determinata da una caduta<br />

degli investimenti produttivi e da un minor contributo delle scorte, in parte compensati<br />

dall’accelerazione dei consumi e delle esportazioni. Nei primi quattro mesi del<br />

2012 sono proseguiti il recupero dell’occupazione dipendente nel settore non agricolo<br />

(803.000 unità) e il calo del tasso di disoccupazione, sceso in aprile all’8,1 per cento.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

5


6<br />

La situazione del mercato immobiliare resta fragile, condizionata dalla contrazione<br />

dell’offerta di mutui ipotecari da parte del sistema bancario e dal numero ancora<br />

elevato degli avvii di procedure esecutive. Nel corso del <strong>2011</strong> i prezzi degli immobili<br />

residenziali, nella rilevazione dell’indice Case-Shiller relativo alle dieci principali aree<br />

metropolitane, sono scesi. Nel febbraio 2012 l’indice risultava inferiore del 5,9 per<br />

cento rispetto al dicembre 2010, del 35 rispetto al valore massimo registrato nel giugno<br />

2006. Le quotazioni dei futures sullo stesso indice segnalano tuttavia attese di una stabilizzazione<br />

dei prezzi nei prossimi mesi.<br />

Le licenze di nuove costruzioni e i nuovi cantieri avviati, pur essendo aumentati<br />

significativamente nei dodici mesi terminanti a dicembre del <strong>2011</strong> (del 6,5 e di quasi<br />

il 30 per cento, rispettivamente), rimangono entrambi su livelli ancora molto bassi nel<br />

confronto storico. Il rapporto tra lo stock di nuove abitazioni invendute e le transazioni<br />

realizzate su base mensile è sceso dal 6,9 al 5,3 nel corso del <strong>2011</strong>, mantenendosi su tali<br />

livelli anche nei primi mesi del 2012.<br />

L’inflazione, misurata dalla variazione sui dodici mesi dell’indice dei prezzi al consumo,<br />

è aumentata fino a raggiungere un picco del 3,9 per cento in settembre, per poi<br />

diminuire gradualmente fino al 2,3 nell’aprile di quest’anno. Il tasso di crescita del<br />

deflatore dei consumi ha seguito la stessa dinamica, salendo fino al 2,9 per cento in<br />

settembre, per poi calare fino al 2,1 per cento in marzo.<br />

In un contesto di aspettative di inflazione stabili, per contrastare la debolezza del<br />

mercato del lavoro, la Riserva federale, pur mantenendo il tasso di riferimento in un<br />

intervallo compreso tra lo 0,0 e lo 0,25 per cento (fig. 1.1), ha reso più espansiva la<br />

politica monetaria facendo ricorso sia a una più esplicita strategia di comunicazione<br />

sia a ulteriori misure non convenzionali. Nell’aprile del <strong>2011</strong> essa ha indicato di attendersi<br />

che le circostanze giustificheranno il mantenimento del tasso di riferimento<br />

su livelli eccezionalmente bassi fino alla metà del 2013; dal gennaio di quest’anno ha<br />

esteso tale orizzonte fino all’ultima parte del 2014. Nel primo semestre del <strong>2011</strong>, la<br />

<strong>Banca</strong> centrale statunitense ha completato il programma di acquisto di titoli a lungo<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

-1<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Tassi di interesse ufficiali (1)<br />

(dati giornalieri; valori percentuali)<br />

2005 2006 2007 2008 2009<br />

2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Stati Uniti Area dell'euro Regno Unito Giappone<br />

Figura 1.1<br />

Fonte: BCE e statistiche nazionali.<br />

(1) Per gli Stati Uniti: tasso obiettivo sui federal funds; per il Giappone: tasso obiettivo sui prestiti interbancari overnight non collateralizzati;<br />

per l’area dell’euro: tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali; per il Regno Unito: tasso sulle riserve delle banche commerciali<br />

presso la <strong>Banca</strong> d’Inghilterra, prima del 18 maggio 2006 tasso pronti contro termine.<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

-1<br />

BANCA D’ITALIA


termine del Tesoro che era stato avviato nel novembre 2010, per un ammontare pari a<br />

600 miliardi di dollari (equivalenti al 4 per cento del PIL). La dimensione del bilancio<br />

<strong>della</strong> Riserva federale si è così portata a circa il 19 per cento del PIL (fig. 1.2). Come<br />

per le altre banche centrali, l’espansione del suo bilancio nel periodo più recente ha<br />

riflesso anche fattori non legati alle risposte date alla crisi (cfr. il capitolo 7: La politica<br />

monetaria comune). In settembre la Riserva federale ha annunciato l’intenzione di<br />

allungare la vita media dei titoli nel proprio portafoglio attraverso l’acquisto di obbligazioni<br />

pubbliche con maturità residua superiore a sei anni per 400 miliardi di dollari<br />

entro la fine del mese di giugno 2012 e la contestuale vendita di un eguale ammontare<br />

di titoli pubblici con maturità residua inferiore a tre anni (cosiddetta operation twist).<br />

Allo stesso tempo, per rendere più distese le condizioni del mercato dei mutui, ha<br />

deciso che i proventi derivanti dai rimborsi di obbligazioni delle agenzie governative<br />

e di mortgage-backed securities (MBS) detenuti nel proprio portafoglio sarebbero stati<br />

reinvestiti in MBS e non più in titoli di Stato.<br />

Figura 1.2<br />

Dimensione dei bilanci di alcune banche centrali (1)<br />

(dati mensili; valori in percentuale del PIL annuale del <strong>2011</strong>)<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Fonte: Thomson Reuters Datastream.<br />

(1) Attività totali.<br />

<strong>Banca</strong> del Giappone Eurosistema Riserva federale <strong>Banca</strong> d'Inghilterra<br />

Nella riunione del 24-25 gennaio scorso la Riserva federale ha apportato due importanti modifiche<br />

alla strategia di conduzione <strong>della</strong> politica monetaria, col fine di aumentarne la trasparenza. In<br />

primo luogo, ha precisato che l’obiettivo di stabilità dei prezzi deve intendersi come il mantenimento,<br />

nel lungo periodo, di un livello del tasso di crescita sui dodici mesi del deflatore dei consumi pari al 2<br />

per cento. Negli Stati Uniti questo indicatore ha mostrato persistentemente una dinamica più contenuta<br />

di quasi mezzo punto percentuale rispetto a quella dell’indice dei prezzi al consumo, tipicamente utilizzato<br />

dalle altre banche centrali. Questa divergenza è riconducibile a ragioni tecniche legate al diverso<br />

trattamento degli affitti imputati e alla maggiore rapidità con cui il deflatore tiene conto del mutamento<br />

nei comportamenti di spesa dei consumatori.<br />

In secondo luogo, la Riserva federale ha voluto aumentare la trasparenza <strong>della</strong> propria comunicazione,<br />

includendo nelle previsioni trimestrali rese pubbliche – oltre alle proiezioni sui tassi di crescita,<br />

di disoccupazione e di inflazione – anche la distribuzione dei livelli del tasso di riferimento ritenuti<br />

appropriati dai membri del Federal Open Market Committee (FOMC) su un orizzonte temporale di tre<br />

anni e nel lungo periodo (cfr. il riquadro: Le recenti modifiche alla strategia di conduzione <strong>della</strong> politica<br />

monetaria <strong>della</strong> Riserva federale, in Bollettino economico n. 68, 2012). Ad esempio, le ultime previsioni<br />

pubblicate nell’aprile scorso indicano che la maggioranza degli attuali 17 membri del FOMC (solo 10<br />

dei quali con facoltà di voto nelle decisioni di politica monetaria per il 2012) ritiene che il tasso sui<br />

federal funds debba essere mantenuto nell’intervallo 0,0-0,25 per cento almeno sino alla fine del 2014;<br />

circa un terzo di essi, tuttavia, giudica appropriato l’avvio <strong>della</strong> fase restrittiva già nel corso del 2013 e<br />

prevede valori compresi tra il 2 e il 3 per cento alla fine del 2014.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

7


8<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

La politica di bilancio ha mantenuto un orientamento espansivo, nonostante una<br />

lieve riduzione dell’ampio disavanzo federale (all’8,7 per cento del PIL). Al netto del ciclo,<br />

secondo le stime del Fondo monetario internazionale (FMI), il disavanzo si sarebbe<br />

ridotto al 7,2 per cento nel <strong>2011</strong>, dal 7,8 nel 2010. Lo scorso agosto, dopo una fase di<br />

stallo durata diverse settimane, l’Amministrazione e il Congresso hanno raggiunto un<br />

accordo sull’aumento del valore massimo del debito pubblico (Budget Control Act of<br />

<strong>2011</strong>), in mancanza del quale gli Stati Uniti non sarebbero stati in grado di onorare i propri<br />

impegni finanziari. In dicembre il Congresso ha approvato l’estensione, fino alla fine<br />

del 2012, di alcune misure temporanee di stimolo che erano in scadenza: la riduzione dei<br />

contributi previdenziali a carico dei lavoratori e l’estensione dei sussidi di disoccupazione.<br />

Il Budget Control Act of <strong>2011</strong> prevede una serie di meccanismi per salvaguardare la sostenibilità<br />

delle finanze pubbliche, attraverso la possibilità di aumentare il valore massimo del debito pubblico solo<br />

con una contestuale riduzione del disavanzo. L’accordo di agosto, in particolare, ha previsto tagli alla<br />

spesa per oltre 900 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni (di cui 21 nel 2012), a fronte di un aumento<br />

immediato del valore massimo del debito di 400 miliardi di dollari e di uno attuato in settembre,<br />

di altri 500 miliardi. La legge aveva previsto la formazione di una Commissione che, entro novembre<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche<br />

(dati in percentuale del PIL)<br />

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012 2013 2014 2015 2016 2017<br />

Stati Uniti Regno Unito Canada Area dell'euro Giappone<br />

Debito lordo delle Amministrazioni pubbliche<br />

(dati in percentuale del PIL)<br />

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012 2013 2014 2015 2016 2017<br />

Stati Uniti Regno Unito Canada Area dell'euro Giappone (scala di destra)<br />

Fonte: FMI, World Economic Outlook, aprile 2012 e Fiscal Monitor, aprile 2012.<br />

Figura 1.3<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

260<br />

240<br />

220<br />

200<br />

180<br />

160<br />

140<br />

BANCA D’ITALIA


del <strong>2011</strong>, avrebbe dovuto raggiungere un’intesa sulle misure da attuare per ridurre il disavanzo di un<br />

ammontare di almeno 1.200 miliardi di dollari nei successivi dieci anni a fronte dell’incremento del<br />

valore massimo del debito per la stessa entità, entrato in vigore lo scorso gennaio. Non essendo stato<br />

raggiunto alcun accordo, dal 2013 e per i prossimi dieci anni entreranno in vigore delle riduzioni automatiche<br />

che andranno a incidere prevalentemente sul bilancio per la difesa e per le spese sanitarie,<br />

per complessivi 1.200 miliardi di dollari.<br />

Nelle stime del Congressional Budget Office (CBO), in uno scenario con legislazione<br />

invariata, il disavanzo federale si ridurrebbe al 7,6 per cento del PIL nell’esercizio<br />

finanziario in corso e al 3,8 in quello terminante a settembre del 2013, soprattutto a<br />

causa dell’entrata in vigore dei tagli automatici previsti dall’accordo sul debito dello<br />

scorso agosto e al venir meno delle misure espansive temporanee in essere per tutto<br />

il 2012. In uno scenario alternativo, dove si ipotizza l’estensione a tutto il prossimo<br />

anno di tali ultime misure, il disavanzo nel 2013 sarebbe pari al 6,3 per cento del PIL.<br />

Nella valutazione dell’FMI, che per il prossimo anno considera lo scenario alternativo<br />

del CBO più verosimile, il debito complessivo continuerebbe a salire, raggiungendo il<br />

110,2 per cento del PIL alla fine del 2013 (102,9 alla fine del <strong>2011</strong>; fig. 1.3).<br />

L’economia giapponese<br />

In Giappone lo scorso anno il PIL si è ridotto dello 0,7 per cento (cfr. tav. 1.1).<br />

Gli eventi calamitosi del marzo <strong>2011</strong> hanno provocato gravi danni al sistema produttivo.<br />

L’attività economica ha risentito soprattutto delle difficoltà di fornitura di beni<br />

intermedi e di energia elettrica, che hanno contribuito al calo delle esportazioni e delle<br />

scorte, nonché all’aumento delle importazioni (cfr. il capitolo 3: Il commercio internazionale<br />

e le bilance dei pagamenti). I consumi privati e gli investimenti, fortemente ridimensionatisi<br />

dopo il terremoto, hanno recuperato vigore nella seconda metà dell’anno,<br />

con l’avvio dell’attività di ricostruzione. Le condizioni del mercato del lavoro sono<br />

lievemente migliorate. Lo scorso dicembre il tasso di disoccupazione era pari al 4,5 per<br />

cento, quattro decimi di punto in meno rispetto alla fine del 2010.<br />

Nel primo trimestre dell’anno in corso l’accelerazione del prodotto, al 4,1 per cento<br />

in ragione d’anno, ha beneficiato del buon andamento dei consumi delle famiglie e<br />

<strong>della</strong> dinamica delle scorte.<br />

Le tendenze deflazionistiche si sono attenuate nel <strong>2011</strong> rispetto al biennio precedente.<br />

Al netto dei prodotti energetici e alimentari, il calo dell’indice dei prezzi al<br />

consumo sui dodici mesi è passato dall’1,2 per cento nel dicembre del 2010 allo 0,4<br />

nello scorso marzo. Calcolata sulla base dell’indice complessivo dei prezzi al consumo,<br />

l’inflazione nei primi mesi del 2012 si collocava su livelli lievemente positivi.<br />

La <strong>Banca</strong> del Giappone ha mantenuto il tasso di riferimento di politica monetaria<br />

in un intervallo compreso tra lo 0,0 e lo 0,1 per cento e ha ampliato a più riprese, tra<br />

il marzo <strong>2011</strong> e lo scorso aprile, il programma volto a erogare finanziamenti a tre e a<br />

sei mesi e ad acquistare titoli di Stato e strumenti finanziari emessi dal settore privato<br />

(Asset Purchase Program). I fondi disponibili nell’ambito del programma sono pari<br />

attualmente a 70.000 miliardi di yen, equivalenti a circa il 15 per cento del PIL, un<br />

valore doppio rispetto a quanto previsto a ottobre del 2010. In aprile la durata del<br />

programma è stata estesa sino a giugno del 2013 e la sua composizione è stata modificata<br />

aumentando la quota destinata all’acquisto di titoli pubblici. La dimensione del<br />

bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale, che contabilizza solo gli acquisti di titoli finora effettuati,<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

9


10<br />

è così arrivata fino al 30 per cento del prodotto (fig.1.2). Nel marzo di quest’anno la<br />

<strong>Banca</strong> del Giappone ha inoltre incrementato di 2.000 miliardi di yen (a 5.500 miliardi)<br />

i fondi disponibili per il programma di prestiti agevolati alle banche commerciali<br />

(Growth-Supporting Funding Facility), varato nel giugno del 2010 con l’obiettivo di<br />

finanziare investimenti nei settori a più alto potenziale di crescita; nel contempo, ha<br />

reso meno stringenti le condizioni per accedere a tali prestiti e ha esteso di due anni,<br />

sino al marzo del 2014, la durata del programma. La disponibilità del fondo di 1.000<br />

miliardi di yen destinato al sostegno dei prestiti bancari alle imprese situate nella regione<br />

colpita dal sisma, istituito nell’aprile <strong>2011</strong>, è stata prolungata fino all’aprile 2013.<br />

Nella riunione del 14 febbraio scorso la <strong>Banca</strong> del Giappone ha modificato la propria strategia di<br />

comunicazione indicando esplicitamente che l’obiettivo di stabilità dei prezzi deve essere interpretato<br />

come una variazione sui dodici mesi dell’indice generale dei prezzi al consumo positiva e uguale o inferiore<br />

al 2 per cento, da conseguire su un orizzonte temporale di medio-lungo periodo. Coerentemente<br />

con tale obiettivo, la <strong>Banca</strong> centrale ha deciso di fissare all’1 per cento la variazione dei prezzi che<br />

intende conseguire durante la fase attuale. Tale valore sarà riesaminato con cadenza annuale.<br />

Il disavanzo delle Amministrazioni pubbliche è salito al 10,1 per cento del PIL nel<br />

<strong>2011</strong>, anche per effetto delle ingenti spese di ricostruzione; secondo le stime dell’FMI<br />

dovrebbe scendere soltanto nel 2013. Il debito pubblico lordo continuerebbe ad aumentare,<br />

superando il 240 per cento del PIL alla fine del 2013 (fig. 1.3).<br />

L’economia <strong>della</strong> UE<br />

Le economie appartenenti all’Unione europea (UE-27) sono cresciute nel complesso<br />

dell’1,5 per cento nel <strong>2011</strong>, un valore simile a quello registrato nell’area dell’euro.<br />

Regno Unito. – L’attività economica nel Regno Unito ha subito una forte decelerazione,<br />

allo 0,7 per cento (dal 2,1; cfr. tav. 1.1). I consumi delle famiglie sono diminuiti<br />

dell’1,2 per cento, risentendo del calo del reddito reale disponibile e delle condizioni<br />

restrittive nell’offerta di credito. La debolezza <strong>della</strong> domanda ha inciso sugli investimenti,<br />

diminuiti dell’1,2 per cento. Le esportazioni nette hanno invece contribuito positivamente<br />

alla crescita, per un punto percentuale. L’inflazione al consumo è salita fino<br />

a raggiungere in settembre il 5,2 per cento sui dodici mesi; in seguito è bruscamente<br />

scesa, attestandosi al 3,5 lo scorso marzo. La dinamica dell’inflazione è stata influenzata<br />

dagli effetti dell’innalzamento dell’imposta sul valore aggiunto e dell’incremento<br />

dei prezzi delle materie prime. Il tasso di disoccupazione ha continuato ad aumentare,<br />

raggiungendo, in dicembre, l’8,4 per cento, il valore più elevato degli ultimi quindici<br />

anni. Le retribuzioni nel settore privato hanno registrato un rialzo moderato (2,5 per<br />

cento nella media del <strong>2011</strong>, dall’1,9 dell’anno precedente), riflettendo la stabilità delle<br />

aspettative di inflazione e la debolezza del mercato del lavoro.<br />

La <strong>Banca</strong> d’Inghilterra ha mantenuto il tasso di riferimento di politica monetaria<br />

allo 0,5 per cento e ha ampliato l’ammontare dei fondi destinati al programma di acquisto<br />

di titoli, quasi esclusivamente pubblici, di 75 miliardi di sterline in ottobre e di<br />

ulteriori 50 nello scorso febbraio, per un totale di 325 miliardi di sterline; il suo bilancio<br />

ha raggiunto il 23 per cento del PIL (cfr. fig. 1.2). Nelle valutazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Inghilterra,<br />

l’elevata capacità produttiva inutilizzata e la riduzione dei prezzi dei beni importati<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


concorrerebbero a ridurre l’inflazione, che tuttavia rimarrebbe al di sopra dell’obiettivo<br />

del 2 per cento fino alla metà del 2013.<br />

Nell’esercizio finanziario <strong>2011</strong>-12, conclusosi nel marzo scorso, il fabbisogno del<br />

settore pubblico è diminuito di un punto percentuale, all’8,3 per cento del PIL. Il<br />

miglioramento dei conti pubblici è leggermente inferiore rispetto a quanto era stato<br />

previsto nella legge di bilancio varata nel marzo <strong>2011</strong>. Ne risultano così allungati i tempi<br />

per l’avvio <strong>della</strong> riduzione del rapporto tra debito netto del settore pubblico e PIL<br />

e per l’azzeramento del saldo obiettivo <strong>della</strong> politica di bilancio (il disavanzo corretto<br />

per il ciclo e al netto delle spese per investimenti) che sono rispettivamente previsti per<br />

gli esercizi 2015-16 e 2016-17. Secondo le stime dell’FMI, il debito lordo del settore<br />

pubblico alla fine dello scorso dicembre si attestava all’82,5 per cento del PIL, dal 75,1<br />

dell’anno precedente; nel 2014, raggiungerebbe un picco del 92,8 per cento (fig. 1.3).<br />

Paesi nuovi membri <strong>della</strong> UE. – Dei dodici paesi entrati a far parte <strong>della</strong> UE tra il<br />

2004 e il 2007, cinque sono già divenuti membri dell’area dell’euro; l’ultimo, nel <strong>2011</strong>,<br />

è stata l’Estonia. Nei rimanenti sette paesi che non hanno ancora adottato l’euro, il PIL<br />

nel <strong>2011</strong> è aumentato in media del 3,2 per cento, con differenze significative nei profili<br />

di crescita tra i paesi (tav. 1.2). L’attività è stata particolarmente vivace nelle economie<br />

in cui vi è stato un forte sostegno <strong>della</strong> domanda interna (Lettonia, Lituania e Polonia),<br />

mentre nelle altre la fiacchezza dei consumi e degli investimenti non è stata compensata<br />

da un adeguato sostegno <strong>della</strong> domanda estera.<br />

Tavola 1.2<br />

Principali indicatori macroeconomici dei paesi nuovi membri <strong>della</strong> UE<br />

che non fanno parte dell’area dell’euro<br />

(variazioni percentuali sull’anno precedente, salvo diversa indicazione)<br />

PAESI<br />

PIL Prezzi<br />

al consumo<br />

(1)<br />

Saldo di conto<br />

corrente<br />

(2)<br />

Debito<br />

estero<br />

(2) (3)<br />

Saldo del bilancio<br />

pubblico<br />

(2)<br />

Debito<br />

pubblico<br />

(2)<br />

2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

Bulgaria 0,4 1,7 3,0 3,4 -1,0 0,9 87,2 -3,1 -2,1 16,3<br />

Lettonia -0,3 5,5 -1,2 4,2 3,0 -1,2 134,2 -8,2 -3,5 42,6<br />

Lituania 1,4 5,9 1,2 4,1 1,5 -1,6 75,0 -7,2 -5,5 38,5<br />

Polonia 3,9 4,3 2,7 3,9 -4,7 -4,3 62,6 -7,8 -5,1 56,3<br />

Repubblica Ceca 2,7 1,7 1,2 2,2 -3,9 -2,9 43,6 -4,8 -3,1 41,2<br />

Romania -1,6 2,5 6,1 5,8 -4,4 -4,4 66,0 -6,8 -5,2 33,3<br />

Ungheria 1,3 1,7 4,7 3,9 1,2 1,4 146,9 -4,2 4,3 80,6<br />

Totale 2,1 3,2 3,2 3,9 …. …. 72,9 -6,4 -3,5 50,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat e <strong>Banca</strong> Mondiale.<br />

(1) Indice armonizzato dei prezzi al consumo. – (2) In rapporto al PIL. – (3) Lordo.<br />

Gli effetti del rallentamento economico nell’area dell’euro si sono manifestati con ritardo, in<br />

ragione del fatto che questi paesi hanno legami commerciali più intensi con le economie dell’area non<br />

direttamente interessate dalla crisi del debito sovrano e, nell’ambito <strong>della</strong> filiera produttiva internazionale,<br />

sono prevalentemente specializzati nell’assemblaggio di beni finali. Inoltre, in Polonia e nei due<br />

paesi baltici la domanda estera si è mantenuta vivace per gran parte dell’anno, riflettendo il maggiore<br />

peso dell’interscambio con la regione scandinava e con la Russia. Negli altri paesi, invece, le esportazioni<br />

hanno progressivamente perso slancio, in misura più accentuata nella Repubblica Ceca, entrata<br />

in recessione nella seconda parte dell’anno. Nei primi mesi del 2012 il deterioramento congiunturale<br />

dell’area dell’euro si è tuttavia riverberato sull’intera regione e gli indicatori più recenti mostrano un<br />

diffuso rallentamento dell’attività produttiva.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

11


12<br />

Nella media del <strong>2011</strong> l’inflazione al consumo, nell’insieme dei sette paesi, è stata<br />

lievemente superiore all’anno precedente, attestandosi al 3,9 per cento, dal 3,2 del<br />

2010. Il fenomeno ha riflesso sia i rincari dei prodotti alimentari ed energetici, sia, in<br />

diversi paesi, gli interventi sull’imposizione indiretta e sui prezzi amministrati.<br />

In risposta all’intensificarsi delle pressioni inflazionistiche, nella prima metà del<br />

<strong>2011</strong> le banche centrali di Polonia e Ungheria hanno innalzato i tassi di riferimento,<br />

rispettivamente di 75 e 25 punti base. Nello scorcio dell’anno, la <strong>Banca</strong> centrale ungherese<br />

ha ulteriormente aumentato il tasso di riferimento, in due interventi successivi<br />

per complessivi 100 punti base, per contrastare le crescenti tensioni sul cambio.<br />

In Romania, il miglioramento delle prospettive di inflazione ha invece consentito alla<br />

<strong>Banca</strong> centrale di allentare le condizioni monetarie.<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> è proseguita la riduzione dei disavanzi pubblici, grazie sia alle<br />

favorevoli condizioni cicliche, sia alle misure di risanamento che hanno consentito una<br />

riduzione strutturale dei disavanzi.<br />

L’avanzo di bilancio registrato in Ungheria riflette quasi esclusivamente entrate di natura temporanea,<br />

associate al trasferimento alla previdenza pubblica delle gestioni pensionistiche private e dei<br />

relativi attivi e, in misura minore, all’imposizione straordinaria su alcuni settori introdotta nel 2010.<br />

L’entità complessiva di tali entrate, al netto degli effetti di segno opposto di altre misure temporanee, si<br />

sarebbe attestata, secondo le valutazioni <strong>della</strong> Commissione europea, a circa 9,5 punti di PIL, mentre<br />

il disavanzo strutturale sarebbe peggiorato di circa 2 punti di PIL. A marzo il Consiglio <strong>della</strong> UE ha approvato<br />

una nuova raccomandazione, nel quadro <strong>della</strong> Procedura per disavanzi eccessivi, chiedendo<br />

all’Ungheria di adottare misure strutturali idonee ad assicurare un contenimento duraturo e sostenibile<br />

del disavanzo pubblico entro il limite del 3 per cento del PIL. Il Consiglio ha inoltre preannunciato la<br />

sospensione, a partire dal 1° gennaio 2013, degli stanziamenti del Fondo di coesione a favore del paese,<br />

per un importo di 495,2 milioni di euro (lo 0,5 per cento circa del PIL), qualora non fossero adottate<br />

nell’anno in corso le misure correttive richieste.<br />

I saldi di parte corrente <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti si sono mantenuti invariati o<br />

sono migliorati rispetto all’anno precedente; solo in Lettonia e Lituania i saldi si sono deteriorati,<br />

per effetto <strong>della</strong> forte dinamica <strong>della</strong> domanda interna. È aumentato l’avanzo del<br />

conto capitale, che nel <strong>2011</strong> si è attestato in media all’1,6 per cento del PIL, contribuendo<br />

in misura rilevante a finanziare il passivo delle partite correnti. Il suo incremento negli<br />

ultimi anni riflette il crescente utilizzo in tutti questi paesi dei fondi strutturali <strong>della</strong> UE.<br />

Le principali economie emergenti: Cina, India, Brasile e Russia<br />

Cina. − Nel <strong>2011</strong> il prodotto è cresciuto del 9,2 per cento, ritmo inferiore rispetto<br />

a quello registrato nel 2010 (10,4; tav. 1.3). Mentre i consumi hanno continuato a<br />

mostrare una dinamica sostenuta, investimenti ed esportazioni hanno rallentato nella<br />

seconda metà dell’anno. La debolezza di queste due componenti <strong>della</strong> domanda si è<br />

protratta anche nel primo trimestre di quest’anno, contribuendo a un’ulteriore decelerazione<br />

del prodotto (all’8,1 per cento rispetto allo stesso periodo del <strong>2011</strong>).<br />

L’accumulazione di capitale ha risentito del rallentamento degli investimenti pubblici<br />

in infrastrutture e di più tese condizioni finanziarie. Come già nel 2009 il contributo<br />

delle esportazioni nette alla crescita del prodotto è stato leggermente negativo<br />

(per 0,5 punti percentuali), riflettendo un rallentamento delle esportazioni più forte di<br />

quello delle importazioni. Ciò ha comportato una riduzione dell’avanzo di parte corrente<br />

(cfr. il capitolo 3: Il commercio internazionale e le bilance dei pagamenti).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


PAESI<br />

Principali indicatori macroeconomici di Cina, India, Brasile e Russia<br />

(variazioni percentuali sull’anno precedente, salvo diversa indicazione)<br />

PIL Prezzi<br />

al consumo<br />

Saldo di<br />

conto corrente<br />

(1)<br />

Tavola 1.3<br />

Saldo di<br />

bilancio pubblico<br />

(1) (2)<br />

2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

Cina 10,4 9,2 3,3 5,4 5,1 2,8 -2,3 -1,2<br />

India (3) 8,5 7,1 12,0 8,6 -3,3 -2,8 -9,2 -8,7<br />

Brasile 7,5 2,7 5,0 6,6 -2,2 -2,1 -2,8 -2,6<br />

Russia 4,3 4,3 6,9 8,4 4,7 5,5 -3,5 1,6<br />

Fonte: FMI e statistiche nazionali.<br />

(1) In rapporto al PIL. – (2) Settore pubblico consolidato. – (3) Il PIL è valutato al costo dei fattori.<br />

Se da un lato l’ultima crisi globale ha contribuito a ridurre la dipendenza <strong>della</strong> crescita<br />

economica dalle esportazioni, dall’altro permane uno squilibrio di natura interna<br />

dovuto all’eccessivo peso degli investimenti sulla domanda. Lo sviluppo dei consumi<br />

è stato a lungo inibito da politiche economiche che hanno favorito il risparmio e l’accumulazione<br />

di capitale, a scapito <strong>della</strong> crescita del potere d’acquisto delle famiglie e<br />

<strong>della</strong> spesa sociale.<br />

Tra il 2008 e il <strong>2011</strong> gli investimenti hanno continuato a crescere a un tasso elevato, in media di<br />

circa il 14 per cento l’anno. Tale andamento ha riflesso principalmente il piano di stimolo fiscale deciso<br />

dal governo nel 2008-09 per sostenere l’attività economica. In seguito a tale programma, è aumentata<br />

l’incidenza degli investimenti infrastrutturali, a fronte di un parziale spiazzamento di quelli privati nel<br />

settore manifatturiero. Nel complesso, la quota degli investimenti sul PIL, già elevata nel 2008, è salita<br />

di altri sei punti percentuali, fino a circa il 45 per cento nel <strong>2011</strong>.<br />

Nello stesso periodo il peso dei consumi privati sul PIL ha continuato a scendere, fino al 34 per<br />

cento nel <strong>2011</strong> (nell’area dell’euro è pari al 56 per cento). Questa tendenza riflette innanzitutto una<br />

distribuzione del prodotto nazionale sfavorevole ai redditi da lavoro. A ciò si aggiunge un’elevata propensione<br />

al risparmio delle famiglie cinesi, in parte ascrivibile all’inadeguatezza <strong>della</strong> rete di sicurezza<br />

sociale. In base all’indagine sulle famiglie condotta annualmente dall’Ufficio nazionale di statistica, tra<br />

il 2008 e il 2010 il reddito disponibile pro capite è cresciuto del 9 per cento l’anno, ritmo in linea con<br />

il quinquennio precedente, ma ancora inferiore a quello del prodotto (9,7 per cento). Nel <strong>2011</strong> questa<br />

tendenza si è interrotta, grazie ai cospicui aumenti dei salari e dell’occupazione che hanno portato<br />

la dinamica del reddito disponibile delle famiglie intorno al 10 per cento in termini reali, superando<br />

quella del PIL.<br />

Gli aumenti del salario minimo decisi in molte province (in alcuni casi anche superiori al 20<br />

per cento) hanno inciso soprattutto sulle retribuzioni dei lavoratori immigrati dalle zone rurali. Il<br />

potere d’acquisto di questi ultimi ha anche beneficiato di una parziale estensione delle tutele sociali<br />

precedentemente riservate ai cittadini ufficialmente residenti. Il governo ha altresì introdotto alcune<br />

agevolazioni fiscali a sostegno del reddito delle famiglie meno abbienti, caratterizzate da una propensione<br />

al consumo più elevata. Inoltre, è stata ampliata la spesa sociale, soprattutto nei comparti <strong>della</strong><br />

sanità e delle pensioni, fino al 9 per cento del PIL. Si stima che, se la spesa sociale salisse di altri sei punti<br />

raggiungendo il 15 per cento, un valore in linea con quello di altri paesi a medio reddito, la quota dei<br />

consumi privati sul prodotto potrebbe aumentare di oltre sette punti percentuali.<br />

Il recente orientamento è coerente con l’obiettivo fissato dalle autorità nell’ultimo piano quinquennale<br />

(<strong>2011</strong>-16), in base al quale la quota dei consumi privati dovrebbe salire fino al 40 per cento<br />

entro il 2016. Tuttavia, dato il basso livello di partenza di tale quota, l’obiettivo appare ambizioso e potrebbe<br />

richiedere un rafforzamento dell’azione di politica economica: ipotizzando una crescita media<br />

annua del PIL attorno all’8 per cento, il suo conseguimento comporterebbe un’espansione dei consumi<br />

delle famiglie dell’11,5 per cento l’anno in termini reali nel prossimo quadriennio (a fronte dell’8 per<br />

cento nella media dello scorso decennio).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

13


14<br />

Per tutta la prima metà del <strong>2011</strong> le pressioni inflazionistiche sono rimaste elevate,<br />

sospinte dai prezzi dei prodotti alimentari, su cui hanno inciso non solo la crescita<br />

delle quotazioni internazionali ma anche le strozzature dell’offerta sul mercato interno.<br />

In luglio l’indice dei prezzi al consumo ha raggiunto un picco del 6,5 per cento sul<br />

periodo corrispondente, per poi scendere gradualmente fino al 4,1 in dicembre. Nella<br />

media del <strong>2011</strong>, l’inflazione si è attestata al 5,4 per cento, nettamente al di sopra<br />

dell’obiettivo fissato dalle autorità (4 per cento). Al netto dei prodotti alimentari ed<br />

energetici, l’inflazione al consumo, risentendo dei rincari nei servizi abitativi, ha raggiunto<br />

il 2,4 per cento, il valore più elevato dal 2006, quando l’indice è stato reso disponibile.<br />

Al fine di contrastare l’inflazione, nella prima metà del <strong>2011</strong> la <strong>Banca</strong> centrale ha<br />

intensificato l’azione di restrizione intrapresa nel 2010, attraverso l’innalzamento del<br />

coefficiente di riserva obbligatoria delle banche (fino al 21,5 per cento per gli istituti di<br />

maggiori dimensioni) e del tasso di riferimento sui prestiti bancari a un anno (per complessivi<br />

75 punti base). Inoltre, per contenere l’accelerazione dei prezzi immobiliari, le<br />

autorità hanno inasprito i vincoli alla concessione del credito al settore e introdotto<br />

ulteriori restrizioni all’acquisto di abitazioni, oltre a quelle già in vigore dal 2010. Dalla<br />

seconda metà del <strong>2011</strong> i prezzi delle abitazioni hanno iniziato a decelerare nettamente;<br />

a marzo del 2012 erano in calo in 42 delle 70 principali città.<br />

La manovra monetaria restrittiva ha determinato un netto rallentamento del credito<br />

e <strong>della</strong> moneta: il tasso di crescita dell’ammontare totale dei prestiti concessi dalle<br />

banche ha decelerato al 15,8 per cento sui dodici mesi alla fine del <strong>2011</strong> (dal 19 per<br />

cento nel 2010) e quello dell’aggregato di moneta M2 si è attestato ben al di sotto<br />

dell’obiettivo del 16 per cento fissato dalle autorità. A partire dall’autunno, in seguito<br />

al venir meno delle pressioni inflazionistiche e ai segnali di peggioramento <strong>della</strong> congiuntura<br />

economica, la <strong>Banca</strong> centrale ha iniziato ad allentare le condizioni monetarie,<br />

riducendo il coefficiente di riserva obbligatoria per complessivi 150 punti base. Le<br />

autorità hanno inoltre intrapreso un allentamento selettivo del credito, soprattutto a<br />

favore delle piccole e medie imprese.<br />

Nel <strong>2011</strong> il deficit del settore pubblico è diminuito all’1,2 per cento del PIL (dal<br />

2,3 nel 2010), beneficiando del forte aumento del gettito fiscale e del parziale ridimensionamento<br />

delle spese per opere infrastrutturali. Il piano di bilancio per il 2012<br />

prevede un lieve ampliamento del disavanzo pubblico, all’1,5 per cento, riflettendo un<br />

aumento <strong>della</strong> spesa sociale e degli investimenti in edilizia popolare. In base alle stime<br />

ufficiali il debito pubblico si sarebbe collocato al 25,8 per cento del PIL alla fine del<br />

<strong>2011</strong>; secondo le valutazioni dell’OCSE, che includono anche le passività fuori bilancio<br />

dei governi locali e quelle di altre Amministrazioni pubbliche, il livello del debito<br />

sarebbe superiore, intorno al 45 per cento del prodotto.<br />

Il governo ha annunciato un programma di riforme che prevede anche la riorganizzazione<br />

delle competenze in materia fiscale tra Stato e governi locali, per agevolare<br />

e rendere più trasparente il finanziamento <strong>della</strong> spesa pubblica, soprattutto nelle province<br />

meno ricche.<br />

La riforma prevede un aumento dei trasferimenti dal governo centrale alle Amministrazioni locali<br />

e introduce la possibilità per queste ultime di finanziarsi con l’emissione di titoli di debito, finora vietata.<br />

La riforma nasce dall’esigenza di correggere le distorsioni nelle modalità di finanziamento <strong>della</strong><br />

spesa pubblica emerse negli ultimi anni, quando la quota di spesa gestita dai governi locali è aumentata<br />

sensibilmente (dal 65 per cento nel 2000 a circa l’85 per cento nel <strong>2011</strong>). L’insostenibilità del sistema<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


è emersa soprattutto nel biennio 2009-2010, quando le Amministrazioni locali, per far fronte alla spesa<br />

in investimenti infrastrutturali, sono ricorse in maniera massiccia al credito bancario, servendosi di<br />

veicoli finanziari e di strumenti fuori bilancio per aggirare il divieto di indebitamento. In base alle stime<br />

dell’autorità di vigilanza, alla fine del 2010 il credito concesso dalle banche ai governi locali attraverso<br />

tali strumenti ammontava a circa il 35 per cento del PIL. L’eccessiva esposizione del sistema bancario<br />

verso investimenti dai rendimenti incerti ha indotto il governo a predisporre un piano di rientro da tali<br />

debiti da completarsi entro il 2016.<br />

India. − La crescita del PIL è scesa al 7,1 per cento (dall’8,5 nel 2010). Il rallentamento<br />

nel corso del <strong>2011</strong> è stato più intenso nel comparto manifatturiero e nel settore<br />

delle costruzioni, più esposti al peggioramento delle condizioni finanziarie. Dal lato<br />

<strong>della</strong> domanda, si è azzerato il contributo alla crescita dell’accumulazione di capitale<br />

fisso, mentre la dinamica dei consumi delle famiglie è rimasta robusta.<br />

L’inflazione, misurata dall’indice dei prezzi all’ingrosso, è rimasta elevata (9,5 per<br />

cento nella media dell’anno), sospinta dai prezzi delle materie prime, soprattutto energetiche<br />

e alimentari, su cui ha pesato il sensibile deprezzamento <strong>della</strong> rupia indiana.<br />

Nello scorcio dell’anno le pressioni si sono attenuate, beneficiando del netto rallentamento<br />

dei prezzi degli alimentari. Nondimeno, lo scorso aprile l’inflazione all’ingrosso<br />

si collocava al 7,2 per cento sui dodici mesi, un valore ancora superiore alla soglia di<br />

stabilità dei prezzi definita dalla <strong>Banca</strong> centrale (inferiore al 6 per cento). L’inflazione<br />

rilevata dal nuovo indice dei prezzi al consumo, che include anche le aree rurali e risente<br />

in misura preponderante dell’andamento dei prezzi dei beni alimentari, si collocava<br />

nello stesso mese al 10,4 per cento (dal 12 nel 2010).<br />

Per contrastare le pressioni inflazionistiche la <strong>Banca</strong> centrale indiana ha proseguito<br />

l’azione restrittiva avviata nel 2010 con ripetuti rialzi del tasso di rifinanziamento,<br />

divenuto il principale tasso di politica monetaria (per un totale di 450 punti base,<br />

fino all’8,5 per cento) e del coefficiente di riserva bancaria obbligatoria (per 100 punti<br />

base, al 6 per cento). All’inizio del 2012, in risposta al deterioramento del quadro congiunturale<br />

e alle tensioni sul mercato <strong>della</strong> liquidità, la <strong>Banca</strong> centrale ha modificato<br />

l’intonazione <strong>della</strong> politica monetaria, abbassando il coefficiente di riserva obbligatoria<br />

di 125 punti base e, nello scorso aprile, riducendo di 50 punti base il tasso di interesse.<br />

Le condizioni delle finanze pubbliche indiane rimangono più fragili rispetto a<br />

quelle delle altre principali economie emergenti. Nel <strong>2011</strong> il disavanzo del settore pubblico<br />

consolidato si è attestato su un livello elevato, pari all’8,7 per cento del PIL,<br />

riflettendo la difficoltà di contenere la spesa, in particolare quella destinata ai sussidi<br />

al consumo di beni alimentari ed energetici (pari al 2,4 per cento del PIL). Secondo le<br />

proiezioni dell’FMI, nel prossimo biennio il disavanzo pubblico resterebbe sul livello<br />

attuale e il debito pubblico si manterrebbe attorno al 67 per cento del PIL, un valore<br />

ben superiore a quello medio dei paesi emergenti.<br />

Brasile. – Dopo la forte ripresa registrata nel 2010 (7,5 per cento), lo scorso anno<br />

il PIL ha bruscamente rallentato, con un aumento di appena il 2,7 per cento. A fronte<br />

<strong>della</strong> netta decelerazione di investimenti ed esportazioni, la dinamica dei consumi delle<br />

famiglie è rimasta robusta, grazie al basso tasso di disoccupazione e alla forte espansione<br />

del credito bancario nella prima metà dell’anno.<br />

Dal lato dell’offerta, l’industria ha registrato una decelerazione particolarmente<br />

marcata, con una contrazione media del valore aggiunto pari al 2,5 per cento in ragione<br />

d’anno negli ultimi tre trimestri del <strong>2011</strong>.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

15


16<br />

Sulla debolezza del settore industriale incidono, oltre a effetti ciclici legati all’apprezzamento del<br />

cambio e al rallentamento <strong>della</strong> domanda interna ed esterna, fattori strutturali. La bassa dinamica<br />

degli investimenti e <strong>della</strong> produttività, a fronte di una crescita salariale più elevata rispetto ai principali<br />

partner commerciali, rende difatti il settore manifatturiero scarsamente competitivo. Tra il 2008<br />

e il <strong>2011</strong> il peso di questo comparto si è ridotto, passando dal 17,0 al 14,6 per cento del PIL. Al fine<br />

di contrastare tali tendenze, nel <strong>2011</strong> e all’inizio di quest’anno, il governo ha varato due pacchetti di<br />

misure a sostegno dei settori più vulnerabili (particolarmente quelli automobilistico, <strong>della</strong> plastica, tessile<br />

e dell’abbigliamento) che includono tagli al costo del lavoro, prestiti agevolati, incentivi fiscali per<br />

gli investimenti in innovazione, nonché alcune misure di natura protezionistica. Secondo le stime del<br />

governo, i due pacchetti dovrebbero mettere in campo risorse pari a circa il 2 per cento del PIL, di cui<br />

meno di un terzo graverebbe direttamente sul bilancio pubblico.<br />

Nella prima parte del <strong>2011</strong> le autorità monetarie hanno proseguito l’azione restrittiva<br />

avviata nella primavera del 2010, innalzando il tasso di riferimento Selic per<br />

complessivi 225 punti base, fino al 12,5 per cento, e rafforzando le politiche macroprudenziali<br />

volte a contenere la crescita del credito alle famiglie. Sono state altresì intensificate<br />

le misure finalizzate a contenere la crescita dell’indebitamento a breve sull’estero,<br />

che aveva contribuito a un’eccessiva espansione <strong>della</strong> liquidità. Tali interventi hanno<br />

favorito un’attenuazione delle pressioni inflazionistiche: dal picco del 7,3 per cento<br />

raggiunto alla fine del terzo trimestre, la variazione tendenziale dei prezzi al consumo<br />

è ridiscesa entro l’intervallo-obiettivo prefissato dalle autorità monetarie (4,5 ± 2 per<br />

cento). Con l’indebolirsi dell’attività economica, la <strong>Banca</strong> centrale ha poi invertito il<br />

segno <strong>della</strong> propria azione, riducendo il tasso di riferimento per complessivi 350 punti<br />

base, fino al 9 per cento, valore minimo degli ultimi due anni.<br />

L’allentamento delle condizioni monetarie si è accompagnato al proseguimento<br />

dell’azione di consolidamento fiscale: il disavanzo delle Amministrazioni pubbliche è<br />

sceso al 2,6 per cento del PIL (dal 2,8 nel 2010), grazie ai tagli di spesa decisi dal governo,<br />

e l’avanzo primario si è attestato al 3,1 per cento. Secondo le stime dell’FMI, il<br />

saldo primario rimarrebbe invariato nel 2012 e nel 2013.<br />

Russia. – Nel <strong>2011</strong> il PIL è aumentato del 4,3 per cento, sostenuto dalla domanda<br />

interna che ha beneficiato degli accresciuti ricavi da esportazioni di prodotti energetici.<br />

L’inflazione al consumo, dopo aver raggiunto il 9,4 per cento a metà del <strong>2011</strong>, è ridiscesa<br />

fino al 3,6 lo scorso aprile; al netto delle componenti più volatili rimane tuttavia<br />

più elevata (5,3 per cento).<br />

Dopo aver adottato graduali misure restrittive nella prima metà del <strong>2011</strong>, in dicembre<br />

le autorità monetarie hanno abbassato il tasso di interesse di riferimento all’8<br />

per cento. Il saldo di bilancio del settore pubblico consolidato ha registrato un avanzo<br />

(1,6 per cento del PIL), grazie alle elevate entrate fiscali derivanti dal settore energetico.<br />

La dipendenza da tali entrate, tuttavia, costituisce un elemento di vulnerabilità delle finanze<br />

pubbliche, rendendo l’equilibrio di bilancio fortemente soggetto alle fluttuazioni<br />

del prezzo del petrolio.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


2. I MERCATI FINANZIARI E VALUTARI<br />

Nel <strong>2011</strong> il peggioramento delle prospettive di crescita nelle economie avanzate e l’incertezza<br />

circa l’evoluzione delle finanze pubbliche in alcuni paesi dell’area dell’euro hanno<br />

innescato una fase di marcata instabilità dei mercati finanziari. Le tensioni hanno investito<br />

i mercati del debito sovrano di un numero crescente di paesi dell’area, tra cui l’Italia e la<br />

Spagna, causando un brusco aumento dell’avversione al rischio, che ha sospinto la domanda<br />

di titoli pubblici degli Stati ritenuti più affidabili e provocato forti ribassi dei corsi azionari<br />

e delle obbligazionari societarie; sono saliti i costi di raccolta per le banche. Ad accrescere<br />

le tensioni hanno contribuito i dubbi degli operatori circa l’adeguatezza dei meccanismi<br />

comunitari di gestione <strong>della</strong> crisi. Grazie all’azione <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale europea (BCE), alle<br />

misure prese da alcuni governi e al raggiungimento di un accordo sull’assistenza finanziaria<br />

alla Grecia, nei primi mesi del 2012 la situazione è temporaneamente migliorata; a partire<br />

dal mese di aprile, tuttavia, il diffondersi di timori circa le difficoltà dell’economia in alcuni<br />

paesi dell’area dell’euro e le attese di un deterioramento del quadro congiunturale mondiale<br />

hanno determinato un nuovo incremento dei premi per il rischio sovrano, che comunque<br />

restano inferiori ai massimi toccati durante lo scorso inverno.<br />

L’andamento dei mercati finanziari e valutari dei paesi emergenti ha risentito di<br />

questi fattori avversi. Nel complesso dell’anno i capitali privati hanno continuato ad affluire<br />

dalle economie avanzate verso quelle emergenti, attratti dai rendimenti più elevati<br />

e dalle migliori prospettive di crescita nel medio periodo; si è tuttavia ridimensionata la<br />

componente, più volatile, degli investimenti di portafoglio, che aveva guidato il ritorno<br />

degli afflussi nel biennio precedente.<br />

I paesi industriali<br />

Nei primi mesi del <strong>2011</strong> sui mercati finanziari si era osservato un complessivo miglioramento,<br />

pur in un contesto di accresciuta volatilità connessa, da un lato, con la crisi<br />

libica e con il terremoto in Giappone, dall’altro con l’emergere di nuove tensioni sui titoli<br />

di Stato di Grecia, Irlanda e Portogallo. Le difficoltà di questi paesi non sembravano avere<br />

ricadute significative sui titoli pubblici dei principali paesi industriali; le condizioni sui mercati<br />

interbancari si mantenevano distese; proseguiva la flessione dei premi per il rischio sulle<br />

obbligazioni societarie, così come la tendenza al rialzo dei corsi azionari.<br />

Intorno alla metà dell’anno ha preso avvio una fase di rapido deterioramento. Le tensioni<br />

sui mercati finanziari si sono estese ad altri paesi dell’area dell’euro, in particolare quelli<br />

con alto debito pubblico o privato quali l’Italia, la Spagna e, in misura minore, il Belgio. Vi<br />

hanno contribuito il peggioramento delle prospettive di crescita nelle economie industrializzate,<br />

le indecisioni nell’ambito dell’Unione europea circa le politiche di contrasto alla crisi<br />

e l’incertezza relativa al coinvolgimento del settore privato nella ristrutturazione del debito<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

17


18<br />

greco. Il brusco aumento dell’avversione al rischio, determinando una ricomposizione dei<br />

portafogli degli investitori verso attività finanziarie ritenute più sicure, ha penalizzato in misura<br />

accentuata il settore bancario, che ha visto innalzarsi i costi di provvista soprattutto per<br />

gli intermediari europei, maggiormente esposti al rischio sovrano a causa dell’ammontare di<br />

titoli pubblici in portafoglio. In luglio le autorità europee hanno concordato un nuovo piano<br />

di assistenza finanziaria alla Grecia e reso più flessibile l’impiego delle risorse dello European<br />

Financial Stability Facility (cfr. il riquadro: Le decisioni del Consiglio dell’Unione europea del<br />

21 luglio <strong>2011</strong>, in Bollettino economico, n. 66, <strong>2011</strong>); in agosto, inoltre, la BCE è tornata<br />

ad acquistare titoli pubblici sul mercato secondario nell’ambito del Securities Markets<br />

Programme (cfr. il capitolo 7: La politica monetaria comune). Ciononostante, le tensioni sono<br />

andate aggravandosi fino ad assumere, nello scorcio dell’anno, rilevanza sistemica; vi hanno<br />

contribuito i ripetuti declassamenti dei titoli sovrani e delle banche di molti paesi europei<br />

da parte delle agenzie di rating e il deterioramento del quadro macroeconomico (cfr. il capitolo<br />

1: Le economie e le politiche economiche dei principali paesi e aree). Le decisioni adottate<br />

nell’ambito dei vertici europei del 26 ottobre e del 9 dicembre (cfr. il riquadro: Le decisioni<br />

dei Capi di Stato e di governo dell’area dell’euro del 26 ottobre e del 9 dicembre <strong>2011</strong>, in Bollettino<br />

economico, n. 67, 2012) non hanno fugato i dubbi degli operatori circa l’adeguatezza dei<br />

meccanismi di gestione <strong>della</strong> crisi.<br />

I premi sui credit default swap (CDS) a cinque anni sui titoli di Stato <strong>della</strong> Grecia e<br />

del Portogallo sono saliti fino a raggiungere, sul finire dell’anno, nuovi massimi, pari a circa<br />

10.000 e 1.200 punti base, rispettivamente, da 1.000 e 500 punti all’inizio del <strong>2011</strong> (fig. 2.1);<br />

aumenti significativi, anche se più contenuti, si sono registrati anche per quelli sui titoli di<br />

Stato di Italia, Spagna, Belgio e Francia, che in novembre hanno raggiunto picchi di 550, 480,<br />

400 e 245 punti base, rispettivamente. I rendimenti dei titoli di Stato a dieci anni dei paesi<br />

considerati più sicuri hanno iniziato a flettere dalla metà di marzo dello scorso anno, dapprima<br />

per la maggiore incertezza sulle prospettive congiunturali e poi anche per effetto dell’aumento<br />

dell’avversione al rischio e <strong>della</strong> conseguente ricerca di attività rifugio (safe haven): quelli degli<br />

Stati Uniti, <strong>della</strong> Germania e del Regno Unito sono diminuiti di circa 1,5 punti percentuali<br />

per attestarsi, alla fine dell’anno, in prossimità dei valori minimi storici, attorno al 2 per cento;<br />

quelli del Giappone, già molto bassi, sono scesi solo lievemente, all’1 per cento (fig. 2.2).<br />

1.600<br />

1.400<br />

1.200<br />

1.000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Premi sui CDS a 5 anni sui titoli di Stato di alcuni paesi (1)<br />

(dati di fine settimana; punti base)<br />

Germania Irlanda Italia<br />

Portogallo Regno Unito Spagna<br />

Stati Uniti Francia Grecia (2)<br />

2009 2010<br />

<strong>2011</strong><br />

2012<br />

Figura 2.1<br />

40.000<br />

35.000<br />

30.000<br />

25.000<br />

20.000<br />

15.000<br />

10.000<br />

Fonte: Thomson Reuters Datastream.<br />

(1) L’ultimo dato raffigurato è quello <strong>della</strong> settimana terminante il 18 maggio 2012. – (2) Scala di destra. L’ultima quotazione disponibile è quella <strong>della</strong><br />

settimana terminante il 9 marzo, durante la quale è stato raggiunto l’accordo per il coinvolgimento del settore privato nella ristrutturazione del debito.<br />

5.000<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

Rendimenti delle obbligazioni pubbliche decennali (1)<br />

(dati giornalieri; valori percentuali)<br />

2009 2010 <strong>2011</strong><br />

2012<br />

Germania Giappone Regno Unito Stati Uniti<br />

Fonte: statistiche nazionali.<br />

(1) L’ultimo dato raffigurato è quello del 18 maggio 2012.<br />

Figura 2.2<br />

La liquidità sui mercati interbancari si è andata progressivamente inaridendo nella<br />

seconda metà dello scorso anno, soprattutto per i prenditori europei. Tra luglio e dicembre i<br />

differenziali tra i tassi sui depositi interbancari a tre mesi senza garanzia e quelli sui contratti<br />

swap su indici overnight (OIS) con eguale durata – una misura dei rischi di controparte e di<br />

liquidità – sono quadruplicati a quasi 100 punti base per l’euro e raddoppiati per il dollaro<br />

e la sterlina a circa 50 e 60 punti, valori che non si osservavano dalla metà del 2009; sono<br />

rimasti pressoché invariati per lo yen (fig. 2.3). Gli intermediari europei hanno, in particolare,<br />

incontrato difficoltà significative a finanziarsi in dollari, soprattutto a causa <strong>della</strong> minore<br />

offerta da parte dei fondi monetari statunitensi. Per far fronte ai rischi derivanti da carenze<br />

improvvise di liquidità in tale valuta, alla fine di novembre, le principali banche centrali<br />

hanno reso meno onerosa l’attivazione delle linee di swap in dollari concordate a maggio del<br />

2010 e, contestualmente, prorogato a febbraio del 2013 la scadenza di tali accordi. I premi<br />

sui CDS a cinque anni relativi alle principali banche internazionali hanno avuto un andamento<br />

sincrono con quello dei differenziali di interesse sul mercato interbancario: dopo<br />

essersi mantenuti attorno a 140 punti base (valore mediano) nei primi sette mesi dell’anno,<br />

sono saliti fino a novembre, con un picco di circa 420 punti per le banche statunitensi, che<br />

risentono dell’esposizione nei confronti degli Stati e degli intermediari finanziari dell’area<br />

dell’euro e dei rischi legali connessi con le operazioni domestiche in mutui immobiliari.<br />

Le tensioni si sono sensibilmente allentate nei primi mesi dell’anno in corso, grazie alle<br />

misure adottate dai governi di alcuni paesi dell’area dell’euro; all’azione <strong>della</strong> BCE, che ha<br />

fornito al sistema bancario un ingente ammontare di liquidità a medio termine attraverso<br />

due aste condotte in dicembre e in febbraio (cfr. il riquadro: Gli effetti delle operazioni di<br />

rifinanziamento a tre anni, in Bollettino economico, n. 68, 2012); al raggiungimento di un<br />

nuovo accordo sulla ristrutturazione del debito <strong>della</strong> Grecia e sull’assistenza finanziaria a tale<br />

paese (cfr. il riquadro: Il coinvolgimento del settore privato nella risoluzione <strong>della</strong> crisi greca, in<br />

Bollettino economico, n. 68, 2012). I differenziali sui mercati interbancari si sono ridotti, attestandosi,<br />

nella terza settimana di maggio, attorno a 50 punti base per la sterlina, a 40 punti<br />

per l’euro e a 30 punti per il dollaro, valori comunque alti nel confronto storico. Anche i<br />

premi sui CDS a cinque anni relativi ai principali intermediari creditizi internazionali sono<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

19


20<br />

ridiscesi a circa 300 punti base sia per le banche statunitensi, sia per quelle europee. Con il<br />

distendersi delle condizioni sui mercati finanziari, il credito alle imprese ha mostrato alcuni<br />

segnali di miglioramento.<br />

Figura 2.3<br />

Differenziali di rendimento tra tassi interbancari e tassi sui contratti swap<br />

su indici overnight (OIS) con scadenza trimestrale (1)<br />

(dati giornalieri; punti base)<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Fonte: Thomson Reuters Datastream e Bloomberg.<br />

(1) L’ultimo dato raffigurato è quello del 18 maggio 2012.<br />

euro dollaro<br />

sterlina yen<br />

I risultati delle indagini sul credito bancario condotte nei principali paesi industriali, relative al<br />

primo trimestre del 2012, indicano, in generale, una tendenza al miglioramento delle condizioni di<br />

offerta di credito alle imprese, mentre l’andamento <strong>della</strong> domanda da parte di queste ultime appare<br />

più diversificato. Negli Stati Uniti l’indagine <strong>della</strong> Riserva federale segnala un aumento <strong>della</strong> domanda<br />

di credito da parte delle società commerciali e industriali e un lieve miglioramento nelle condizioni di<br />

accesso ai prestiti. In Giappone i risultati dell’indagine sul credito indicano un aumento <strong>della</strong> domanda<br />

di prestiti da parte del settore industriale, trainata dalle grandi imprese, e un generalizzato allentamento<br />

delle condizioni di offerta. Secondo la Credit Conditions Survey condotta dalla <strong>Banca</strong> d’Inghilterra,<br />

nel Regno Unito l’offerta di credito alle imprese non finanziarie è rimasta pressoché invariata, mentre la<br />

domanda si è contratta; i tassi di insolvenza sono rimasti stabili per le piccole imprese e hanno ripreso<br />

ad aumentare per quelle di media grandezza. Nell’area dell’euro la Bank Lending Survey mostra un<br />

considerevole miglioramento delle condizioni di accesso al credito da parte delle imprese, dovuto in particolare<br />

ai minori costi di raccolta da parte delle banche; la domanda di prestiti risulta in significativa<br />

diminuzione (cfr. il capitolo 7: La politica monetaria comune).<br />

Nuove turbolenze sono, tuttavia, affiorate dalla fine di marzo: nella terza settimana<br />

di maggio il premio sui CDS sui titoli pubblici <strong>della</strong> Spagna ha registrato un nuovo massimo<br />

storico di circa 550 punti base; quelli sui titoli di Italia, Francia, Belgio e Irlanda si<br />

collocavano, invece, su valori ancora inferiori ai picchi raggiunti sul finire del <strong>2011</strong>. I tassi<br />

di interesse a lungo termine sui titoli di Stato si sono attestati all’1,7 per cento negli Stati<br />

Uniti, all’1,8 nel Regno Unito, all’1,3 in Germania e allo 0,8 in Giappone.<br />

La flessione dei premi per il rischio sulle obbligazioni private, in atto quasi senza<br />

interruzione da oltre due anni, si è interrotta nell’estate dello scorso anno: tra luglio<br />

e dicembre i differenziali di rendimento tra le obbligazioni denominate in dollari e in<br />

euro delle società non finanziarie con merito di credito elevato (BBB) e i titoli pubblici<br />

a dieci anni sono aumentati di circa 40 punti base, a 220 e 196 punti; quelli relativi<br />

alle obbligazioni high yield sono saliti di 70 e 200 punti base, a 605 e 750 punti, rispettivamente.<br />

Nei primi mesi del 2012 tali premi per il rischio si sono ridimensionati<br />

attestandosi, nella terza settimana di maggio, su valori comunque superiori a quelli<br />

osservati all’inizio dell’anno precedente (fig. 2.4). Nel <strong>2011</strong> le imprese hanno fatto mi-<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


nor ricorso al mercato obbligazionario: negli Stati Uniti, nell’area dell’euro e nel Regno<br />

Unito l’ammontare delle emissioni al netto dei rimborsi è stato pari, complessivamente,<br />

a circa 100 miliardi di dollari, quasi la metà nel confronto con l’anno precedente,<br />

ma nettamente superiore al valore minimo del 2008 (50 miliardi).<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

Differenziali di rendimento tra obbligazioni di imprese non finanziarie<br />

e titoli di Stato in dollari e in euro (1)<br />

(dati di fine settimana; punti base)<br />

BBB in euro (2)<br />

BBB in dollari (3)<br />

high yield in euro (2) (4)<br />

high yield in dollari (3) (4)<br />

2009 2010 <strong>2011</strong><br />

2012<br />

Figura 2.4<br />

Fonte: Merrill Lynch.<br />

(1) L’ultimo dato raffigurato è quello <strong>della</strong> settimana terminante il 18 maggio 2012. – (2) Obbligazioni a tasso fisso e con vita residua non<br />

inferiore all’anno emesse sull’euromercato; i differenziali sono calcolati con riferimento ai titoli di Stato francesi e tedeschi. – (3) Obbligazioni<br />

a tasso fisso denominate in dollari e con vita residua non inferiore all’anno emesse sul mercato interno statunitense; i differenziali sono<br />

calcolati con riferimento ai titoli di Stato statunitensi. – (4) Scala di destra.<br />

Il peggioramento del quadro congiunturale e l’aumento dell’avversione al rischio<br />

hanno penalizzato i mercati azionari; le quotazioni hanno registrato nel corso<br />

dell’estate perdite comprese tra il 15 per cento in Giappone e negli Stati Uniti e il<br />

26 nell’area dell’euro (fig. 2.5), con cali più consistenti per i titoli del comparto<br />

finanziario. A partire dall’autunno vi è stato un recupero: nella terza settimana di<br />

maggio, rispetto ai livelli registrati alla metà di settembre del <strong>2011</strong>, i corsi risultavano<br />

superiori del 14 per cento negli Stati Uniti, del 6 nell’area dell’euro, del 4 nel Regno<br />

Unito e dell’1 in Giappone.<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

2009<br />

Indici azionari (1)<br />

(dati di fine settimana; indici: 1° settimana di gennaio 2009=100)<br />

Area dell'euro: Dow Jones Euro Stoxx<br />

Giappone: Nikkei 225<br />

Regno Unito: FTSE All Share<br />

Stati Uniti: S&P 500<br />

Fonte: Thomson Reuters Datastream.<br />

(1) L’ultimo dato raffigurato è quello <strong>della</strong> settimana terminante il 18 maggio 2012.<br />

2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

2.400<br />

1.800<br />

1.200<br />

600<br />

0<br />

Figura 2.5<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

21


22<br />

Negli Stati Uniti il tasso di crescita sui dodici mesi degli utili delle società quotate, da<br />

un ritmo del 40 per cento all’inizio del <strong>2011</strong>, è gradualmente sceso fino al 10 nella terza<br />

settimana di maggio; il rapporto tra quotazioni e utili corretti per il ciclo economico appare<br />

sostanzialmente in linea con la media storica di lungo periodo, a segnalare l’assenza<br />

di fenomeni di sopravvalutazione dei corsi azionari. Nell’area dell’euro la crescita degli<br />

utili, da valori prossimi al 40 per cento, è divenuta negativa; il rapporto tra quotazioni e<br />

utili, inferiore alla media storica, riflette anche l’elevata incertezza connessa con le turbolenze<br />

in atto nell’area.<br />

Il mercato dei cambi ha risentito solo limitatamente delle tensioni sul debito sovrano:<br />

l’euro, che nel primo trimestre del <strong>2011</strong> si era apprezzato nei confronti delle altre principali<br />

valute, si è successivamente indebolito cumulando, nell’anno, un deprezzamento del 3,2,<br />

dell’8,2 e del 2,5 per cento nei confronti del dollaro, dello yen e <strong>della</strong> sterlina, rispettivamente<br />

(fig. 2.6). Nonostante l’intervento coordinato delle banche centrali del Gruppo dei Sette<br />

(G7) in aprile, lo yen ha continuato ad apprezzarsi nei confronti del dollaro. Il flight to quality<br />

si è tradotto in nuove pressioni all’apprezzamento del franco svizzero, che nei confronti<br />

dell’euro ha toccato, in agosto, un valore minimo storico di 1,04 franchi; per contrastare<br />

tale tendenza, all’inizio di settembre la <strong>Banca</strong> nazionale svizzera ha indicato una soglia<br />

minima di 1,20 franchi per euro; in seguito il franco si è mantenuto, con oscillazioni contenute,<br />

in prossimità di tale valore. Nei primi mesi dell’anno in corso il cambio dell’euro<br />

si è temporaneamente apprezzato, per poi riportarsi nella terza settimana di maggio su<br />

livelli prossimi a quelli <strong>della</strong> fine del <strong>2011</strong>. In termini effettivi nominali, ad aprile del<br />

2012, il dollaro e lo yen si erano riportati attorno ai valori di inizio dello scorso anno, la<br />

sterlina si era lievemente apprezzata (2,6 per cento) e l’euro deprezzato (-2,2 per cento).<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

cambi bilaterali nominali (1)<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

sterlina/euro (2) dollaro/euro (2)<br />

yen/euro (3) yen/dollaro (3)<br />

Tassi di cambio delle principali valute<br />

(dati medi mensili)<br />

1,8<br />

1,6<br />

1,4<br />

1,2<br />

1,0<br />

0,8<br />

0,6<br />

115<br />

110<br />

105<br />

100<br />

95<br />

90<br />

85<br />

cambi effettivi nominali (4)<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

dollaro sterlina<br />

yen euro<br />

Figura 2.6<br />

Fonte: BCE e statistiche nazionali.<br />

(1) Unità <strong>della</strong> prima valuta per una unità <strong>della</strong> seconda; i dati relativi a maggio 2012 si basano solamente sui primi 18 giorni del mese. –<br />

(2) Scala di destra. – (3) Scala di sinistra. – (4) Indici: gennaio 2009=100.<br />

I paesi emergenti e i nuovi membri <strong>della</strong> UE non appartenenti all’area dell’euro<br />

Nel <strong>2011</strong> i mercati azionari delle economie emergenti hanno avuto una dinamica<br />

complessivamente negativa, dopo i forti recuperi segnati nel 2010 (fig. 2.7). Nella prima<br />

metà dell’anno l’andamento è stato incerto, in parte riflettendo l’inasprimento delle condi-<br />

115<br />

110<br />

105<br />

100<br />

95<br />

90<br />

85<br />

BANCA D’ITALIA


zioni monetarie per contrastare i rischi di surriscaldamento e le conseguenti pressioni inflazionistiche.<br />

Nel terzo trimestre il riacutizzarsi <strong>della</strong> crisi del debito sovrano nell’area dell’euro<br />

e il rallentamento dell’attività economica hanno determinato una caduta dei corsi, accompagnata<br />

da deflussi di capitali di portafoglio. Le perdite hanno interessato intensamente le<br />

piazze dell’Europa centrale e orientale, più esposte all’evoluzione nell’area dell’euro.<br />

300<br />

260<br />

220<br />

180<br />

140<br />

100<br />

60<br />

Totale paesi emergenti<br />

America latina<br />

Asia (2)<br />

Europa centrale e orientale (3)<br />

Paesi avanzati<br />

Indici azionari in dollari statunitensi (1)<br />

(dati giornalieri; indici: media gennaio 2009=100)<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Fonte: Thomson Reuters Datastream e Morgan Stanley.<br />

(1) L’ultimo dato raffigurato è quello del 18 maggio 2012. – (2) Escluso il Giappone. – (3) Inclusa la Russia.<br />

Figura 2.7<br />

Il forte calo delle quotazioni azionarie ha determinato una riduzione generalizzata nel rapporto<br />

tra prezzi e utili societari. Correggendo per gli effetti del ciclo economico, alla fine dello scorso dicembre<br />

tale rapporto si collocava su valori inferiori alla media di lungo periodo in tutte le principali economie<br />

emergenti, per oltre il 30 per cento in Brasile e in Russia, per circa il 20 in Cina e in India.<br />

I premi per il rischio sul debito sovrano, dopo essere rimasti stabili su livelli relativamente<br />

contenuti nella prima parte del <strong>2011</strong>, nel corso dell’estate hanno segnato un brusco<br />

rialzo (fig. 2.8). Il differenziale di rendimento tra i titoli sovrani in dollari e quelli degli Stati<br />

800<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

Differenziali di rendimento tra obbligazioni sovrane a lungo termine<br />

in dollari delle principali economie emergenti e i corrispondenti<br />

titoli del Tesoro statunitense (1)<br />

(dati giornalieri; punti base)<br />

2009<br />

Totale paesi emergenti<br />

America latina<br />

Asia (2)<br />

Europa centrale e orientale (3)<br />

Fonte: Thomson Reuters Datastream e JP Morgan Chase Bank.<br />

(1) L’ultimo dato raffigurato è quello del 18 maggio 2012. – (2) Escluso il Giappone. – (3) Inclusa la Russia.<br />

2010<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

2012<br />

<strong>2011</strong><br />

300<br />

260<br />

220<br />

180<br />

140<br />

100<br />

60<br />

Figura 2.8<br />

800<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

23


24<br />

Uniti è salito di più di 100 punti base per la media dei paesi emergenti, fino a oltre 400 punti.<br />

L’aumento dei premi per il rischio è stato molto accentuato in alcuni nuovi membri <strong>della</strong><br />

UE non appartenenti all’area dell’euro, riflettendo tensioni specifiche alle singole economie.<br />

In Ungheria i premi per il rischio hanno raggiunto i 760 punti base nello scorso gennaio, un livello<br />

più che doppio rispetto all’inizio del <strong>2011</strong>. A fronte degli ingenti pagamenti attesi per il rimborso del<br />

debito estero in scadenza nell’anno in corso, l’evoluzione dei premi ha risentito delle incertezze relative<br />

alla concessione di un nuovo programma di assistenza finanziaria internazionale. Queste si sono acuite<br />

con l’interruzione dei negoziati, in seguito all’approvazione, da parte del Parlamento ungherese, di<br />

una serie di norme ritenute dalla Commissione europea in contrasto con i Trattati, con la conseguente<br />

apertura in gennaio di una procedura di infrazione. Nei primi mesi del 2012 i premi si sono ridotti,<br />

attestandosi intorno ai 630 punti base in maggio, riflettendo il venir meno delle pregiudiziali all’avvio<br />

dei negoziati con la UE e l’FMI.<br />

L’apprezzamento delle valute dei paesi emergenti nei confronti del dollaro, spinto<br />

dai sostenuti afflussi di capitali, era proseguito nella prima metà del <strong>2011</strong>, soprattutto<br />

nelle economie con regimi di cambio flessibile e sistemi finanziari maggiormente integrati<br />

(fig. 2.9). In alcune di queste, tra cui il Brasile, sono state intensificate le misure<br />

volte a limitare gli afflussi di capitali speculativi e il loro impatto sulle valute. A partire<br />

dall’estate la volatilità sul mercato dei cambi è bruscamente aumentata e le valute hanno<br />

segnato un netto e generalizzato indebolimento. In un certo numero di paesi (tra cui<br />

Brasile, Corea, India, Indonesia, Messico, Russia e Turchia) le autorità monetarie sono<br />

intervenute a difesa delle rispettive valute impiegando le riserve ufficiali.<br />

120<br />

110<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

2009<br />

Tassi di cambio delle principali valute dei paesi emergenti (1)<br />

(dati giornalieri; indici: media gennaio 2009 =100)<br />

2010<br />

real brasiliano renminbi cinese rublo russo rupia indiana won coreano<br />

Fonte: Thomson Reuters Datastream.<br />

(1) Un aumento dell’indice segnala un deprezzamento. L’ultimo dato raffigurato è quello del 18 maggio 2012.<br />

<strong>2011</strong><br />

2012<br />

Figura 2.9<br />

Nel <strong>2011</strong> gli afflussi netti di capitali privati verso le economie emergenti e in via<br />

di sviluppo sono stati ancora sostenuti, collocandosi al 2 per cento del PIL, un valore<br />

solo lievemente inferiore a quello segnato nel 2010 (fig. 2.10). Tuttavia, mentre nella<br />

prima metà del <strong>2011</strong> i flussi sono stati cospicui, nel corso dell’estate, in seguito all’aumentata<br />

incertezza sui mercati finanziari internazionali, le componenti più volatili<br />

hanno nettamente decelerato. Mentre gli investimenti diretti – relativamente stabili –<br />

si sono intensificati, fino a rappresentare oltre la metà degli afflussi complessivi in America<br />

latina e in Asia, quelli di portafoglio, che avevano contribuito alla rapida ripresa<br />

120<br />

110<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

BANCA D’ITALIA


dei movimenti di capitale nel biennio precedente, si sono nettamente ridimensionati. Il<br />

calo è stato più pronunciato nel comparto azionario rispetto a quello obbligazionario;<br />

per entrambe le tipologie nel quarto trimestre si sono verificati cospicui disinvestimenti<br />

da tutte le principali aree, di intensità simile a quelli avvenuti durante la crisi finanziaria<br />

del 2008-09.<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

-200<br />

-400<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

-100<br />

-200<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo: flussi netti di capitale privato (1)<br />

(miliardi di dollari salvo ove diversamente specificato)<br />

Paesi emergenti<br />

America latina<br />

'03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11<br />

6,0<br />

4,5<br />

3,0<br />

1,5<br />

0,0<br />

-1,5<br />

-3,0<br />

4,0<br />

3,0<br />

2,0<br />

1,0<br />

0,0<br />

-1,0<br />

-2,0<br />

investimenti diretti investimenti di portafoglio altri investimenti (4)<br />

flussi finanziari netti flussi finanziari netti<br />

(in % del PIL) (5)<br />

Figura 2.10<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

-100<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

-100<br />

-200<br />

Asia (2)<br />

Europa centrale<br />

e orientale (3)<br />

'03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11<br />

Fonte: elaborazioni su dati FMI.<br />

(1) Saldo degli afflussi e dei deflussi di capitali verso e dall’area; esclude le variazioni delle riserve ufficiali, così come gli altri flussi riconducibili<br />

al settore ufficiale. – (2) Escluso il Giappone. – (3) Inclusa la Russia. – (4) Gli altri investimenti comprendono crediti bancari e commerciali,<br />

depositi in valuta, altre attività e passività. – (5) Scala di destra.<br />

Gli afflussi di capitali bancari (inclusi nella voce “altri investimenti” <strong>della</strong> bilancia<br />

dei pagamenti) si erano solo in parte ripresi fino al 2010, risentendo degli effetti<br />

prolungati del consolidamento dei bilanci delle principali banche internazionali dopo<br />

la crisi finanziaria. Nella prima metà del <strong>2011</strong> questi afflussi, soprattutto quelli verso<br />

l’Asia, avevano mostrato un netto rafforzamento, interrottosi la scorsa estate in seguito<br />

all’accelerazione del processo di riduzione <strong>della</strong> leva finanziaria (deleveraging) da parte<br />

delle banche dei paesi dell’area dell’euro.<br />

Secondo i dati provenienti dalle banche dichiaranti alla <strong>Banca</strong> dei regolamenti<br />

internazionali e relativi alle attività transfrontaliere nei confronti delle economie emergenti<br />

(fig. 2.11), a fronte di afflussi per circa 320 miliardi di dollari nella prima metà<br />

dell’anno, nella seconda i deflussi sarebbero stati pari a circa 94 miliardi di dollari. Nei<br />

paesi dell’Europa centrale e orientale – i cui sistemi finanziari sono più vulnerabili poiché<br />

dipendono dai finanziamenti erogati dalle banche dell’area dell’euro, data l’insufficiente<br />

raccolta di depositi presso i residenti – le uscite di capitali, dopo aver raggiunto<br />

-1,0<br />

10,0<br />

-2,5<br />

-5,0<br />

<strong>2011</strong><br />

5,0<br />

4,0<br />

3,0<br />

2,0<br />

1,0<br />

0,0<br />

7,5<br />

5,0<br />

2,5<br />

0,0<br />

25


26<br />

la massima intensità nel terzo trimestre, si sono in seguito attenuate, ammontando<br />

complessivamente a quasi 50 miliardi di dollari (1,2 per cento del loro PIL annuo). In<br />

alcuni paesi emergenti dell’Asia si sono registrati bruschi deflussi circoscritti al quarto<br />

trimestre (67 miliardi di dollari, pari allo 0,5 per cento del PIL annuo di quei paesi),<br />

per i disinvestimenti di titoli e il mancato rinnovo di crediti a breve termine. Le più solide<br />

condizioni patrimoniali e di liquidità dei sistemi finanziari locali consentirebbero,<br />

comunque, di limitare gli effetti restrittivi sull’offerta di credito.<br />

200<br />

100<br />

0<br />

-100<br />

-200<br />

-300<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

1°trim.<br />

2°trim.<br />

Variazioni delle attività bancarie nei confronti dei paesi emergenti (1)<br />

(dati trimestrali; miliardi di dollari; variazioni aggiustate per il cambio)<br />

3°trim.<br />

4°trim.<br />

1°trim.<br />

2°trim.<br />

3°trim.<br />

4°trim.<br />

1°trim.<br />

2°trim.<br />

2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

3°trim.<br />

America latina Asia (2) Europa centrale e orientale (3)<br />

4°trim.<br />

1°trim.<br />

2°trim.<br />

3°trim.<br />

4°trim.<br />

1°trim.<br />

2°trim.<br />

3°trim.<br />

Figura 2.11<br />

Fonte: BRI statistiche bancarie su base locale per residenza.<br />

(1) Attività transfrontaliere (comprese quelle intragruppo) delle banche dichiaranti alla BRI, in tutte le valute. – (2) Escluso il Giappone. –<br />

(3) Inclusa la Russia.<br />

4°trim.<br />

200<br />

100<br />

0<br />

-100<br />

-200<br />

-300<br />

BANCA D’ITALIA


3. IL COMMERCIO INTERNAZIONALE E LE BILANCE<br />

DEI PAGAMENTI<br />

Alla rapida ripresa del commercio mondiale di beni e servizi nel 2010 (12,9 per<br />

cento) è seguita, nel <strong>2011</strong>, una crescita assai più debole (5,8 per cento), frenata dal rallentamento<br />

<strong>della</strong> domanda nei paesi avanzati e dalle ripercussioni dei disastri naturali<br />

che hanno colpito il Giappone e la Thailandia.<br />

Dopo aver raggiunto un apice nella primavera dello scorso anno, i prezzi delle<br />

materie prime hanno ripiegato, pur restando su un livello elevato nel confronto storico.<br />

A causa delle tensioni geopolitiche che attraversano l’Africa e il Medio Oriente e dei<br />

conseguenti rischi di interruzione dell’offerta, il prezzo del greggio ha ripreso a salire già<br />

dallo scorso autunno, segnando alla fine del primo trimestre del 2012 un nuovo picco.<br />

Il rafforzamento delle ragioni di scambio dei paesi esportatori di energia ha contribuito<br />

al notevole aumento del loro avanzo di parte corrente, che ormai supera in valore<br />

il precedente picco del 2008. Il disavanzo degli Stati Uniti non ha subito variazioni di<br />

rilievo; l’area dell’euro è rimasta sostanzialmente in equilibrio, pur con notevoli disparità<br />

al suo interno (cfr. il capitolo 5: Gli andamenti macroeconomici). Si sono invece<br />

ridotti gli avanzi delle economie asiatiche esportatrici di manufatti, in particolare quelli<br />

del Giappone e <strong>della</strong> Cina.<br />

Il commercio internazionale<br />

Il forte rallentamento del commercio internazionale nel <strong>2011</strong> è dipeso principalmente<br />

dalla debole domanda delle economie avanzate, i cui volumi di importazioni<br />

sono aumentati del 4,3 per cento (dall’11,5 nel 2010). Nella seconda metà dell’anno, la<br />

contrazione delle importazioni dell’area dell’euro è stata solo in parte compensata dalla<br />

vivacità di quelle degli Stati Uniti, sospinte dalla ricostituzione delle scorte industriali.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> il livello delle importazioni di beni dei paesi avanzati era ancora inferiore<br />

al picco del primo trimestre del 2008 (fig. 3.1).<br />

La debolezza <strong>della</strong> domanda delle economie avanzate si è riflessa sulle esportazioni<br />

di quelle emergenti, con effetti più pronunciati sui paesi dell’Asia specializzati<br />

nella produzione di beni intermedi e di consumo durevole. Dati i forti legami esistenti<br />

nell’ambito <strong>della</strong> filiera produttiva internazionale <strong>della</strong> regione, le vendite all’estero<br />

dei paesi asiatici hanno temporaneamente risentito delle interruzioni nell’approvvigionamento<br />

di beni intermedi a seguito del terremoto avvenuto in Giappone nel marzo<br />

del <strong>2011</strong> e dell’alluvione in Thailandia nello scorso ottobre. In Cina lo sviluppo delle<br />

vendite all’estero, pur rallentando nettamente (9,5 per cento dal 27,5 del 2010), è<br />

rimasto comunque superiore a quello medio del mondo e degli altri paesi emergenti.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

27


28<br />

Nell’ultimo ventennio le esportazioni cinesi hanno beneficiato del ruolo di principale<br />

paese assemblatore finale <strong>della</strong> produzione asiatica, in seguito destinata ai paesi avanzati,<br />

assunto dalla Cina.<br />

140<br />

130<br />

120<br />

110<br />

100<br />

90<br />

80<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Commercio internazionale di beni: principali aree geografiche (1)<br />

(dati medi trimestrali; in quantità; indici: 1° trimestre 2007=100)<br />

esportazioni importazioni<br />

2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> '12<br />

2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> '12<br />

mondo paesi avanzati paesi emergenti dell'Asia altri paesi emergenti<br />

Fonte: CPB Netherlands Bureau for Economic Policy Analysis.<br />

(1) Per il primo trimestre 2012, media dei primi due mesi dell’anno.<br />

Figura 3.1<br />

La riduzione delle barriere commerciali e l’evoluzione delle tecnologie delle telecomunicazioni<br />

hanno favorito la frammentazione internazionale dei processi produttivi, consentendo la suddivisione<br />

tra paesi delle varie fasi <strong>della</strong> catena del valore sulla base dei relativi vantaggi di costo e sfruttando le<br />

economie di scala. Questo processo ha riguardato in particolare la regione asiatica, dove le prime fasi<br />

di produzione, solitamente a più alto contenuto tecnologico ed elevata intensità di capitale, sono svolte<br />

in Giappone e nei paesi di recente industrializzazione (soprattutto in Corea del Sud), mentre quelle più<br />

a valle <strong>della</strong> catena del valore sono realizzate nelle aree in via di sviluppo, in primo luogo in Cina (dove<br />

la quota di beni intermedi sfiora il 75 per cento delle importazioni, escludendo i prodotti energetici;<br />

fig. 3.2a). Questa frammentazione ha interessato in maniera preponderante le produzioni di beni più<br />

complessi, come quelle legate all’information technology in cui, dato l’elevato numero di fasi produttive,<br />

la divisione internazionale del lavoro apporta i maggiori benefici.<br />

Non solo la Cina e gli altri paesi emergenti hanno assunto un peso maggiore<br />

nell’interscambio mondiale di beni, ma alcuni di essi sono anche riusciti a diversificare<br />

e migliorare qualitativamente le loro produzioni.<br />

La diffusione di filiere internazionali di produzione (catene globali del valore) richiede di adeguare<br />

anche i parametri con cui si valuta l’evoluzione del modello di specializzazione di ciascun paese. Nel<br />

caso <strong>della</strong> Cina, ad esempio, i tradizionali indicatori di vantaggi comparati rivelati – basati sui flussi<br />

lordi di esportazioni – mostrano un netto spostamento, tra il 1995 e il 2010, verso segmenti a più alta intensità<br />

tecnologica (fig. 3.2b). Ciò rifletterebbe, tuttavia, in buona parte il crescente peso <strong>della</strong> Cina nelle<br />

attività di assemblaggio finale, piuttosto che un reale miglioramento delle produzioni, come si evince dal<br />

progresso assai più contenuto del valore aggiunto effettivamente prodotto all’interno del paese.<br />

I paesi esportatori di materie prime hanno beneficiato di un ulteriore miglioramento<br />

delle ragioni di scambio nel <strong>2011</strong>; il guadagno più cospicuo, del 15 per cento<br />

circa, ha interessato i produttori di petrolio. Dalla metà degli anni 2000, le ragioni di<br />

scambio sono migliorate del 4,9 per cento l’anno nei paesi dell’ex URSS, del 3,3 nei<br />

paesi dell’America latina e del 2,7 per cento in Medio Oriente e in Africa.<br />

140<br />

130<br />

120<br />

110<br />

100<br />

90<br />

80<br />

BANCA D’ITALIA


84<br />

80<br />

76<br />

72<br />

68<br />

64<br />

60<br />

Frammentazione <strong>della</strong> produzione su scala internazionale: il ruolo <strong>della</strong> Cina<br />

a) Quota delle importazioni di beni intermedi<br />

sul totale al netto dell’energia<br />

(valori percentuali)<br />

'95 '97 '99 '01 '03 '05 '07 '09<br />

Cina totale (escluso energia) Cina ICT<br />

84<br />

80<br />

76<br />

72<br />

68<br />

64<br />

60<br />

Figura 3.2<br />

b) Cina: indici di specializzazione settoriale<br />

per livello di intensità tecnologica (1)<br />

(valori compresi tra -1 e 1;<br />

valori positivi indicano specializzazione)<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

0,6<br />

0,4<br />

0,2<br />

0,0<br />

-0,2<br />

-0,4<br />

-0,6<br />

esportazioni lorde valore aggiunto domestico delle<br />

esportazioni<br />

1995 2010 1995 2010<br />

basso medio-basso medio-alto alto<br />

Fonte: elaborazioni su dati OCSE.<br />

(1) Il valore aggiunto delle esportazioni è stato ricavato utilizzando le tavole input-output dell’OCSE per depurare i flussi lordi di esportazioni<br />

dal contenuto di beni intermedi in ciascun settore. Per il 2010 le tavole si riferiscono al 2005 (ultimo aggiornamento disponibile).<br />

Indicazioni ancora parziali sembrano prefigurare una moderata ripresa del commercio<br />

mondiale nei primi mesi del 2012, favorita dal rafforzamento degli scambi tra i paesi<br />

emergenti, a fronte di una dinamica delle importazioni ancora debole in quelli avanzati.<br />

L’accresciuta integrazione delle economie emergenti trova riscontro anche nell’evoluzione<br />

degli accordi multilaterali che disciplinano il commercio internazionale, limitando<br />

il ricorso a misure protezionistiche. Nell’ottavo vertice ministeriale dell’Organizzazione<br />

mondiale del commercio (OMC), svoltosi lo scorso dicembre a Ginevra, è<br />

stato sancito l’ingresso <strong>della</strong> Russia fra i paesi membri dell’Organizzazione (dopo quello<br />

<strong>della</strong> Cina nel 2001).<br />

Nello stesso vertice è stato inoltre rilanciato l’accordo plurilaterale sugli appalti pubblici,<br />

i cui paesi firmatari sono saliti a 42 (i paesi membri dell’Unione europea, UE, e<br />

altre economie avanzate, tra cui Israele, Singapore, Corea del Sud, Taiwan e Hong Kong).<br />

Il nuovo accordo aumenta l’apertura degli appalti pubblici alla concorrenza estera, vietando<br />

discriminazioni nei confronti dei fornitori delle altre nazioni firmatarie, introducendo requisiti di<br />

trasparenza, ampliando la gamma di soggetti e settori interessati (in particolare nei servizi e nelle<br />

costruzioni, poiché il comparto dei beni era già pressoché totalmente coperto dal precedente accordo).<br />

Secondo le valutazioni dell’OMC, gli impegni riguardano commesse per un valore annuale pari a circa<br />

il 2,5 per cento del prodotto mondiale. Benefici molto maggiori potrebbero derivare dall’eventuale<br />

estensione dell’accordo ai principali paesi emergenti, tra cui in particolare la Cina e l’India (entrambi<br />

membri dell’OMC). Le offerte di apertura avanzate dalla Cina in questo campo sono tuttavia sembrate<br />

finora insufficienti, limitandosi alla sola disciplina sugli appalti del governo centrale ed escludendo<br />

quella sugli appalti di imprese statali e Amministrazioni locali.<br />

Non è stata invece superata la fase di prolungato stallo del negoziato di liberalizzazione<br />

commerciale multilaterale del Doha Round, avviato circa dieci anni fa. I rischi<br />

di un fallimento sono elevati e diviene sempre più probabile un crescente ricorso ad<br />

accordi preferenziali su base bilaterale o regionale, potenzialmente distorsivi dei flussi<br />

-0,2<br />

-0,4<br />

-0,6<br />

<strong>2011</strong><br />

0,6<br />

0,4<br />

0,2<br />

0,0<br />

29


30<br />

commerciali mondiali e penalizzanti soprattutto per i paesi più piccoli e poveri, con<br />

minore potere negoziale.<br />

Importanti mutamenti di natura economica contribuiscono a spiegare le crescenti difficoltà incontrate<br />

dal negoziato multilaterale. Lo sviluppo <strong>della</strong> potenza economica cinese ha fatto diventare i più diretti<br />

paesi competitori, inclusi quelli emergenti e in via di sviluppo produttori di beni ad alta intensità<br />

di lavoro, restii a concedere una riduzione dei dazi sulle importazioni di manufatti (come invece<br />

richiesto dai paesi avanzati). Inoltre, il forte aumento dei prezzi internazionali dei prodotti agricoli<br />

ha reso meno appetibili, per i paesi in via di sviluppo più competitivi in questo settore, gli impegni di<br />

quelli avanzati a diminuire il grado di protezione dei loro mercati agricoli. Infine, l’avversione di parte<br />

dell’opinione pubblica nei paesi avanzati verso alcune conseguenze <strong>della</strong> globalizzazione ha creato un<br />

clima generalmente ostile alla conclusione di accordi commerciali internazionali.<br />

I prezzi delle materie prime<br />

La fase di rincaro delle materie prime, in atto dal 2009, aveva subito un’accelerazione<br />

tra l’autunno del 2010 e l’inizio dello scorso anno. Nei mesi successivi le quotazioni<br />

hanno ripiegato, rispondendo ai segnali di rallentamento <strong>della</strong> domanda globale.<br />

Nonostante questa inversione di tendenza, nella media del <strong>2011</strong> i prezzi in dollari dei<br />

prodotti alimentari sono aumentati del 20 per cento circa rispetto all’anno precedente,<br />

quelli dei metalli del 14 (fig. 3.3).<br />

350<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Prezzi delle materie prime non energetiche e del petrolio (1)<br />

(dati mensili; dollari al barile e indici)<br />

2005 2006 2007 2008<br />

2009<br />

2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

totale agricoli non alimentari alimentari metalli<br />

petrolio<br />

Figura 3.3<br />

Fonte: FMI.<br />

(1) Per le materie prime non energetiche, indici: gennaio 2005=100. Per il petrolio, prezzo medio in dollari al barile delle tre principali qualità<br />

(Brent, Dubai e WTI; scala di destra).<br />

L’offerta globale dei principali metalli e prodotti agricoli è andata adeguandosi ai più elevati tassi di<br />

crescita strutturale <strong>della</strong> domanda mondiale osservati negli ultimi anni. Ciò ha facilitato la ricostituzione<br />

delle scorte e potrebbe contribuire a moderare la futura dinamica delle quotazioni. Per alcuni prodotti,<br />

come il rame, le spinte al rialzo seguiterebbero a provenire da vincoli stringenti all’espansione <strong>della</strong> produzione;<br />

nel caso del granoturco, che ha guidato i rincari dei prodotti agricoli nella prima parte del <strong>2011</strong>,<br />

e <strong>della</strong> soia continuerebbe a incidere la forte domanda per l’utilizzo nella produzione di biocarburanti<br />

(cfr. il capitolo 3: Il commercio internazionale e le bilance dei pagamenti nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010).<br />

Nell’ultima parte dell’anno l’andamento delle quotazioni del greggio si è nettamente<br />

differenziato da quello degli altri prodotti di base, a causa di rinnovate tensioni<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

BANCA D’ITALIA


geopolitiche, che hanno provocato interruzioni <strong>della</strong> produzione petrolifera in alcuni<br />

paesi dell’Africa e del Medio Oriente e un aumento dei premi per il rischio. Ne è conseguito<br />

un rincaro pari al 31,6 per cento in media d’anno valutato in dollari, più forte<br />

rispetto alle altre materie prime e paragonabile a quello avvenuto nel 2008.<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> il mercato petrolifero è rimasto in condizioni di eccesso di domanda:<br />

pur a fronte di un rallentamento di quest’ultima, l’espansione <strong>della</strong> produzione<br />

è stata insufficiente.<br />

La crescita <strong>della</strong> domanda mondiale di greggio si è ridimensionata: dal 3,3 per cento<br />

nel 2010 allo 0,9 nello scorso anno, un tasso più che dimezzato rispetto a quello medio del<br />

quinquennio 2003-07. Tale decelerazione deriva dalla marcata flessione nei paesi avanzati<br />

(-1,3 per cento, nonostante la forte richiesta giapponese seguita al terremoto stimata in<br />

145.000 barili aggiuntivi al giorno, pari al 3,3 per cento dei consumi in Giappone) e dal<br />

rallentamento degli acquisti dei paesi emergenti (3,1 per cento dal 5,8 nel 2010), dovuto<br />

prevalentemente alla minore dinamica dei consumi di petrolio in Cina (tav. 3.1).<br />

VOCI<br />

Domanda e offerta di petrolio (1)<br />

Milioni di barili al giorno Variazione<br />

percentuale<br />

Tavola 3.1<br />

2005 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

Domanda<br />

Mondo 84,6 88,4 89,2 3,3 0,9<br />

OCSE 49,9 46,2 45,6 1,3 -1,3<br />

non OCSE 34,7 42,2 43,5 5,8 3,1<br />

di cui: Cina 6,7 9,1 9,5 12,3 4,4<br />

Offerta<br />

Mondo 84,8 87,2 88,3 2,0 1,3<br />

OPEC 34,8 34,6 35,6 1,8 2,9<br />

di cui: Arabia Saudita 9,1 8,3 9,3 1,7 12,3<br />

non OPEC 50,0 52,6 52,7 2,1 0,2<br />

di cui: Nord America (2) 13,9 14,1 14,5 3,7 2,8<br />

Fonte: IEA, Oil Market Report.<br />

(1) A causa di arrotondamenti la somma dei parziali potrebbe differire dal valore totale riportato nella tavola. – (2) Stati Uniti, Canada e Messico.<br />

La crescita dell’offerta ha anch’essa rallentato, contribuendo a un calo delle scorte<br />

mondiali per il secondo anno consecutivo. Nonostante l’incremento nell’America settentrionale,<br />

la produzione dei paesi non OPEC ha ristagnato, risentendo <strong>della</strong> strutturale<br />

riduzione <strong>della</strong> capacità estrattiva in Europa (soprattutto in Gran Bretagna),<br />

connessa con la maturità dei bacini. I paesi dell’OPEC hanno cercato di compensare la<br />

diminuzione <strong>della</strong> produzione di greggio <strong>della</strong> Libia dopo lo scoppio <strong>della</strong> guerra civile<br />

(in media pari a 1,4 milioni di barili al giorno fra marzo e ottobre), attingendo principalmente<br />

ai margini di capacità produttiva inutilizzata in Arabia Saudita.<br />

Nel tentativo di contrastare le tensioni sui prezzi, i governi dei paesi dell’OCSE hanno decretato<br />

in giugno lo smobilizzo di parte delle scorte strategiche (2 milioni di barili al giorno nell’arco del mese<br />

successivo), una misura destinata tuttavia a produrre solo effetti temporanei. In autunno, nonostante<br />

un recupero <strong>della</strong> produzione libica, subentravano altre riduzioni dell’offerta, dovute a cali delle esportazioni<br />

dallo Yemen e dalla Siria (per complessivi 265.000 barili al giorno) e, nei primi mesi del 2012,<br />

alla diminuzione delle esportazioni dall’ex Sudan, conseguente alla separazione politica del paese e<br />

alla contesa sui diritti di transito del greggio dal Sud al Nord che ne è scaturita.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

31


32<br />

Le interruzioni dell’offerta colpivano soprattutto i mercati di sbocco dell’Europa<br />

e dell’Asia. In Europa il livello delle scorte di greggio del settore privato si assottigliava<br />

progressivamente nella seconda metà dell’anno, fino a scendere in dicembre sul valore<br />

più basso dell’ultimo decennio. Riflettendo le diverse situazioni sui mercati regionali,<br />

nel <strong>2011</strong> si è ampliato il differenziale di prezzo tra le qualità di greggio Brent e Dubai<br />

(di riferimento, rispettivamente, per Europa e Asia) e WTI (di riferimento per il Nord<br />

America), raggiungendo il massimo storico di 13 dollari al barile.<br />

Negli ultimi anni è cresciuto il ruolo del gas naturale negli approvvigionamenti<br />

energetici internazionali; un’accelerazione di tale tendenza è stata impressa nel <strong>2011</strong><br />

dall’interruzione nella produzione di petrolio in vari paesi e di energia nucleare in<br />

Giappone. I prezzi tuttavia hanno segnato andamenti differenziati per regione, riflettendo<br />

la natura ancora locale dei mercati del gas: mentre si sono discostati dai corsi del<br />

petrolio negli Stati Uniti, sono rimasti allineati a questi in Europa e in Asia.<br />

Il mercato del gas naturale presenta forti potenzialità di sviluppo: dal lato <strong>della</strong> domanda per la<br />

climatizzazione degli ambienti, per gli usi industriali e soprattutto per la generazione di energia elettrica,<br />

dato il suo minore impatto ambientale rispetto al carbone e al petrolio; dal lato dell’offerta per la<br />

relativa abbondanza delle riserve mondiali rispetto a quelle di petrolio.<br />

Il gas naturale soddisfa oltre un quinto del fabbisogno mondiale di energia primaria; il petrolio<br />

circa un terzo. Fra il 2005 e il 2010, l’offerta di gas è cresciuta di quasi il 20 per cento, in gran parte in<br />

seguito all’impiego di nuove tecnologie estrattive negli Stati Uniti, dove norme flessibili e una pluralità<br />

di operatori hanno consentito lo sfruttamento di risorse non convenzionali, aumentando l’elasticità<br />

dell’offerta alle condizioni <strong>della</strong> domanda.<br />

Nonostante il progresso tecnologico degli ultimi anni, il mercato mondiale del gas naturale è tuttora<br />

caratterizzato da una forte segmentazione geografica. Ciò dipende dai costi elevati associati sia<br />

alla realizzazione dei metanodotti per il trasporto del combustibile in stato gassoso, sia al processo di<br />

liquefazione e rigassificazione <strong>della</strong> materia prima necessario per la spedizione via nave.<br />

Nell’ultimo triennio i prezzi del gas naturale hanno segnato andamenti differenziati tra regioni:<br />

negli Stati Uniti il forte aumento <strong>della</strong> produzione e la domanda stagnante hanno più che dimezzato le<br />

quotazioni, scese a valori storicamente bassi. Viceversa, in Europa il costo del gas, importato soprattutto<br />

dalla Russia e dal Nord Africa, ha avuto un andamento in linea con quello del petrolio per la presenza<br />

di contratti di lungo termine con clausole di indicizzazione alle quotazioni del greggio e dei suoi<br />

derivati.<br />

Nei primi mesi del 2012 i corsi delle materie prime non energetiche hanno segnato<br />

un parziale recupero, le quotazioni del greggio un ulteriore aumento. Il prezzo del<br />

petrolio ha risentito anche <strong>della</strong> prevista riduzione delle esportazioni iraniane, pari a<br />

circa un milione di barili al giorno, dovuta all’embargo deciso dalla UE alla fine dello<br />

scorso gennaio e al blocco totale delle transazioni con gli intermediari finanziari iraniani,<br />

disposto dagli Stati Uniti già nel novembre del <strong>2011</strong>. Questa riduzione colpirebbe<br />

principalmente l’Asia e l’Europa, mercati di sbocco rispettivamente di due terzi e di un<br />

terzo delle esportazioni iraniane.<br />

A partire dalla fine di marzo si è avuto un calo dei corsi di tutte le materie prime,<br />

legato al riemergere di timori sulla tenuta <strong>della</strong> ripresa economica mondiale (cfr. il<br />

capitolo 1: Le economie e le politiche economiche dei principali paesi e aree). Nei primi<br />

venti giorni di maggio il prezzo del petrolio (media delle tre principali qualità) era<br />

sceso a 107 dollari al barile; i mercati anticipavano un ritorno delle quotazioni a 90<br />

dollari nell’arco di un quinquennio, livello prevalente prima dell’acuirsi delle tensioni<br />

geopolitiche.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Gli squilibri nelle bilance dei pagamenti<br />

Dopo un leggero peggioramento nel 2010, lo scorso anno il disavanzo corrente<br />

degli Stati Uniti è rimasto sostanzialmente invariato, intorno a 470 miliardi di dollari,<br />

pari al 3,1 per cento del PIL, circa la metà rispetto ai valori elevati registrati nel quinquennio<br />

precedente l’ultima recessione globale (tav. 3.2). L’ampliamento del disavanzo<br />

commerciale, dovuto essenzialmente al più alto costo delle importazioni di petrolio, è<br />

stato controbilanciato dal maggiore avanzo nei comparti dei servizi e, soprattutto, dei<br />

redditi netti da capitale.<br />

Il disavanzo commerciale degli Stati Uniti è cresciuto verso tutte le principali aree geografiche.<br />

L’aumento delle quotazioni del greggio ha determinato un peggioramento del saldo nei confronti<br />

dei paesi esportatori di petrolio fino a 209 miliardi di dollari, valore comunque inferiore al picco<br />

registrato nel 2008. Il deficit bilaterale con la Cina ha invece raggiunto il massimo storico di 296<br />

miliardi. Tale valore, tuttavia, non indica effettivi squilibri macroeconomici tra i due paesi, ma<br />

riflette piuttosto la somma di quelli nei confronti del complesso dei paesi asiatici che servono l’economia<br />

statunitense, non più direttamente ma tramite la Cina, paese assemblatore delle fasi finali<br />

<strong>della</strong> produzione.<br />

I flussi finanziari internazionali verso gli Stati Uniti si sono indeboliti rispetto al<br />

2010 (tav. 3.3). Gli investimenti di portafoglio sono diminuiti notevolmente, risentendo<br />

del crollo di quelli azionari e dei minori acquisti di titoli del Tesoro da parte<br />

degli investitori esteri. Questi ultimi si sono dimezzati, dopo il forte incremento del<br />

2010, nonostante la ripresa nella seconda parte del <strong>2011</strong> (cfr. il capitolo 2: I mercati<br />

finanziari e valutari). Gli afflussi di investimenti diretti esteri sono rimasti pressoché<br />

invariati dopo il recupero registrato nel 2010. Nel complesso, la riduzione degli afflussi<br />

di capitali esteri ha riguardato sia quelli privati, soprattutto nella prima parte dell’anno,<br />

sia quelli riconducibili ad autorità ufficiali estere, scesi a circa un terzo del livello<br />

medio del precedente quinquennio. A fronte di questi andamenti, si sono ridotti ancor<br />

più nettamente i deflussi per investimenti all’estero da parte dei residenti americani,<br />

presumibilmente in seguito alla liquidazione di attività internazionali legata al peggioramento<br />

<strong>della</strong> crisi del debito nell’area dell’euro.<br />

La posizione debitoria netta degli Stati Uniti, ferma nel 2010 al 19,6 per cento<br />

in rapporto al PIL, potrebbe essere tornata a peggiorare nel <strong>2011</strong>. Al flusso di passività<br />

finanziarie dovuto al disavanzo corrente potrebbero essersi aggiunti, contrariamente a<br />

quanto avvenuto nel 2010, gli sfavorevoli effetti di valutazione derivanti dall’apprezzamento<br />

del dollaro nei confronti delle altre principali valute e dall’andamento negativo<br />

dei mercati azionari in Europa e nei paesi emergenti.<br />

Nel <strong>2011</strong>, grazie al miglioramento delle ragioni di scambio, i paesi esportatori di<br />

petrolio hanno registrato un notevole aumento del loro attivo di parte corrente, che ha<br />

raggiunto il precedente picco storico del 2008 (oltre 580 miliardi di dollari), portandosi<br />

al 13,0 per cento del PIL (dal 9,0 del 2010). I notevoli introiti di petrodollari dell’ultimo<br />

biennio hanno sostenuto la dinamica delle importazioni di beni in questi paesi.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

33


34<br />

PAESI E AREE<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Bilance dei pagamenti correnti e flussi di riserve valutarie<br />

(valori in miliardi di dollari e quote percentuali)<br />

Saldi correnti (1) Riserve<br />

Tavola 3.2<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Valore Quota<br />

sul PIL<br />

Valore Quota<br />

sul PIL<br />

Valore Quota<br />

sul PIL<br />

Valore Valore Valore<br />

Stati Uniti -376,6 -2,7 -470,9 -3,2 -473,4 -3,1 53,1 1,7 15,5<br />

Area dell’euro -32,2 -0,3 -56,5 -0,5 -42,2 -0,3 64,1 17,4 16,5<br />

Giappone 146,6 2,9 204,0 3,7 119,3 2,0 12,9 39,3 196,7<br />

Regno Unito -31,4 -1,5 -75,1 -3,3 -46,4 -1,9 11,4 12,6 10,9<br />

Canada -40,1 -3,0 -49,3 -3,1 -49,0 -2,8 10,5 2,8 8,7<br />

America latina -22,4 -0,6 -55,2 -1,1 -68,2 -1,2 50,5 104,6 119,4<br />

Asia 468,9 5,2 368,9 3,4 325,9 2,6 696,5 636,5 438,6<br />

Paesi di recente<br />

industrializzazione<br />

dell’Asia 123,9 7,7 137,3 7,2 137,3 6,6 161,3 88,9 53,5<br />

Corea del Sud 32,8 3,9 29,4 2,9 26,5 2,4 68,8 21,6 12,8<br />

Hong Kong 18,0 8,6 12,4 5,5 12,4 5,1 73,3 12,9 16,6<br />

Singapore 30,3 16,3 55,6 24,5 57,2 22,0 13,6 37,9 12,2<br />

Taiwan 42,9 11,4 39,9 9,3 41,3 8,8 5,6 16,6 11,9<br />

ASEAN-4 73,8 6,3 45,5 3,1 46,1 2,7 50,7 87,4 52,3<br />

Filippine 9,4 5,6 8,9 4,5 7,1 3,3 5,6 16,6 11,9<br />

Indonesia 10,6 2,0 5,1 0,7 2,1 0,2 14,0 29,3 13,6<br />

Malaysia 31,9 16,5 27,2 11,4 32,2 11,5 4,3 9,5 26,9<br />

Thailandia 21,9 8,3 13,2 4,1 11,9 3,4 26,8 32,0 -0,1<br />

Cina 297,1 6,0 237,8 4,0 201,7 2,8 466,8 450,0 336,7<br />

India -26,0 -2,1 -51,6 -3,2 -59,2 -3,5 17,8 10,1 -4,0<br />

Europa centrale<br />

e orientale -49,5 -3,1 -81,8 -4,7 -114,1 -6,0 39,1 22,0 7,3<br />

Paesi esportatori<br />

di petrolio 175,2 4,0 341,7 9,0 590,1 13,0 19,9 61,3 167,6<br />

OPEC (2) 91,2 4,9 222,7 11,2 429,5 17,5 12,6 9,7 136,9<br />

Algeria 0,4 0,3 12,1 7,5 19,6 10,3 5,8 13,6 20,2<br />

Angola -6,7 -8,9 8,6 10,4 8,2 8,1 -4,2 6,1 8,6<br />

Arabia Saudita 21,0 5,6 66,8 14,8 141,1 24,4 -32,6 35,0 96,0<br />

Ecuador -0,2 -0,3 -1,9 -3,3 -0,2 -0,3 -0,9 -1,4 0,2<br />

Emirati Arabi Uniti 9,1 3,4 9,1 3,1 33,3 9,2 49,6 -45,5 13,9<br />

Iran 9,5 2,6 25,3 6,0 51,4 10,7 …. …. ….<br />

Iraq -8,9 -13,8 -1,4 -1,7 9,1 7,9 -3,8 6,3 10,4<br />

Kuwait 25,9 24,4 36,9 29,6 73,9 41,8 3,2 1,0 4,6<br />

Libia 9,4 14,9 16,8 20,9 1,6 4,4 6,4 0,9 0,4<br />

Nigeria 13,3 7,9 2,5 1,3 14,8 6,2 -8,2 -9,8 0,3<br />

Qatar 10,0 10,2 33,5 26,3 49,4 28,4 8,7 12,3 -14,4<br />

Venezuela 8,6 2,6 14,4 4,9 27,2 8,6 -11,4 -8,6 -3,2<br />

Messico -5,1 -0,6 -3,1 -0,3 -8,8 -0,8 4,5 20,7 23,7<br />

Norvegia 40,5 10,8 51,9 12,4 70,6 14,6 -2,1 3,9 -3,4<br />

Russia 48,6 4,0 70,3 4,7 98,8 5,3 4,9 26,9 10,4<br />

Fonte: FMI e statistiche nazionali.<br />

(1) A causa di errori, omissioni e asimmetrie nelle statistiche internazionali, il saldo mondiale <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti correnti,<br />

anziché essere nullo, è divenuto positivo nel 2004 (secondo stime dell’FMI è stato pari a 373,5 miliardi di dollari nel <strong>2011</strong>). – (2) I flussi<br />

di riserve valutarie escludono l’Iran; per gli Emirati Arabi Uniti, i flussi di riserve valutarie per il <strong>2011</strong> si riferiscono alla fine di settembre.<br />

BANCA D’ITALIA


Bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti: afflussi netti di capitali di non residenti (1)<br />

(miliardi di dollari)<br />

Tavola 3.3<br />

VOCI 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Totale (2) 2.065,2 2.064,4 431,4 335,8 1.245,7 783,7<br />

Per tipo di flusso<br />

Investimenti diretti 243,2 221,2 310,1 158,6 236,2 2.27,9<br />

Investimenti di portafoglio 1.099,2 989,5 237,3 487,5 744,4 279,3<br />

di cui: azioni 145,5 275,6 126,8 221,0 172,4 20,9<br />

titoli di debito 953,7 713,9 110,5 266,5 572,0 258,4<br />

Altri investimenti<br />

Per tipo di investitore estero<br />

722,8 853,8 -116,0 -310,3 265,1 276,6<br />

Investitori privati 1.577,2 1.583,6 -123,2 -144,4 896,0 618,9<br />

Autorità ufficiali estere<br />

Per memoria:<br />

487,9 480,9 554,6 480,2 349,8 164,8<br />

Saldo del conto delle partite correnti -800,6 -710,3 -677,1 -376,6 -470,9 -473,4<br />

Saldo del conto capitale -1,8 0,4 6,0 -0,1 -0,2 -1,2<br />

Saldo del conto finanziario (3) 640,0 617,1 730,6 242,5 254,3 424,3<br />

Investimenti diretti -170,9 -192,9 -19,0 -145,0 -115,1 -178,4<br />

Investimenti di portafoglio 734,0 623,0 434,6 257,3 592,4 186,4<br />

Altri investimenti 44,8 180,9 352,7 133,0 -234,9 395,2<br />

Transazioni in strumenti derivati (4) 29,7 6,2 -32,9 49,5 13,7 36,9<br />

Variazione delle riserve 2,4 -0,1 -4,8 -52,3 -1,8 -15,9<br />

Errori e omissioni -6,7 92,7 -59,4 130,8 216,8 80,5<br />

Fonte: Bureau of Economic Analysis.<br />

(1) Al netto dei disinvestimenti. – (2) Esclude gli afflussi netti derivanti da transazioni in strumenti derivati, a causa dell’indisponibilità di<br />

tale dato. – (3) Afflussi netti da parte di non residenti meno deflussi netti da residenti. – (4) Per il <strong>2011</strong>, dato parzialmente stimato.<br />

Nel biennio 2010-11 il rapporto tra la variazione assoluta delle importazioni totali di beni e quella<br />

degli introiti petroliferi (respending) è stato pari al 68 per cento, in netta flessione rispetto a quanto<br />

avvenuto nella precedente fase di rialzo delle quotazioni petrolifere (2003-08; tav. 3.4). L’intensità del<br />

respending è diminuita in quasi tutti i principali paesi esportatori, in particolare in Arabia Saudita e in<br />

Kuwait. A beneficiare <strong>della</strong> spesa <strong>della</strong> rendita petrolifera, secondo una tendenza prevalsa nell’ultimo<br />

decennio, sarebbero stati soprattutto gli esportatori <strong>della</strong> UE e <strong>della</strong> Cina.<br />

Nei prossimi anni, secondo stime del Fondo monetario internazionale (FMI), la rendita petrolifera<br />

dovrebbe diminuire, a causa di un indebolimento dei corsi del greggio e <strong>della</strong> forte dinamica dei<br />

consumi interni di energia nei paesi produttori (circa il 4 per cento l’anno nell’ultimo quinquennio<br />

in Medio Oriente) che riduce la quota di produzione disponibile per le esportazioni. Secondo le stime<br />

dell’International Energy Agency (IEA), nei paesi produttori del Medio Oriente circa un terzo dell’incremento<br />

<strong>della</strong> produzione di greggio fra il 2010 e il 2015 sarà assorbito dall’aumento dei consumi interni.<br />

Questi ultimi sono sospinti da prezzi interni in molti casi tenuti artificialmente bassi da sussidi statali,<br />

con un consistente onere implicito per i bilanci pubblici dei paesi produttori. Secondo l’IEA, l’attuale<br />

livello <strong>della</strong> spesa pubblica nei principali paesi produttori è sostenibile solo a condizione che il prezzo<br />

internazionale del greggio continui a oscillare fra gli 80 e i 100 dollari al barile.<br />

Gli avanzi correnti delle economie dell’Asia esportatrici di manufatti hanno risentito<br />

negativamente del calo <strong>della</strong> domanda mondiale e del peggioramento delle ragioni<br />

di scambio. Un deterioramento particolarmente intenso ha riguardato il saldo corrente<br />

del Giappone, sceso da 204 a 119,3 miliardi di dollari (2 per cento del PIL) e rimasto<br />

positivo solo grazie agli attivi sull’estero accumulati nel passato, che hanno continuato<br />

a garantire cospicui introiti di redditi da capitale. Per la prima volta da oltre trent’anni<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

35


36<br />

la bilancia commerciale del paese ha segnato un deficit, pari allo 0,6 per cento del PIL.<br />

Le esportazioni di beni in valore sono scese del 2,6 per cento, risentendo, oltre che dei<br />

danni alla struttura produttiva, anche dell’apprezzamento dello yen e del rallentamento<br />

<strong>della</strong> domanda estera. Il valore delle importazioni, salito del 12,3 per cento, è stato<br />

gonfiato dal rincaro del petrolio e dal coincidente aumento del fabbisogno energetico<br />

seguito all’interruzione nella produzione di energia nucleare.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

PAESI<br />

Indicatori di spesa per i principali paesi esportatori di petrolio<br />

Variazioni in miliardi<br />

di dollari<br />

Importazioni<br />

di beni<br />

2003-2008 2010-<strong>2011</strong><br />

Esportazioni<br />

di petrolio<br />

Indicatore<br />

di respending<br />

(1)<br />

Variazioni in miliardi<br />

di dollari<br />

Importazioni<br />

di beni<br />

Esportazioni<br />

di petrolio<br />

Tavola 3.4<br />

Indicatore<br />

di respending<br />

(1)<br />

Algeria 24,6 53,2 0,46 5,6 15,6 0,36<br />

Arabia Saudita 67,7 199,3 0,34 13,3 86,8 0,15<br />

Emirati Arabi Uniti 130,5 73,8 1,77 36,4 37,0 0,98<br />

Iran 40,6 59,3 0,69 1,9 26,3 0,07<br />

Iraq (2) 22,0 38,7 0,57 9,7 27,0 0,36<br />

Kuwait 13,1 63,0 0,21 2,1 33,3 0,06<br />

Libia 10,9 46,2 0,24 -13,3 -28,9 0,46<br />

Messico 138,1 32,0 4,31 49,4 14,7 3,35<br />

Nigeria 19,4 57,6 0,34 6,4 20,2 0,32<br />

Norvegia 50,5 36,1 1,40 14,9 12,2 1,23<br />

Qatar 20,8 49,6 0,42 2,1 25,3 0,08<br />

Russia 215,8 187,3 1,15 74,6 69,5 1,07<br />

Venezuela 39,0 67,4 0,58 7,8 25,8 0,30<br />

Media (3) 61,0 74,1 0,96 16,2 28,1 0,68<br />

Fonte: elaborazioni su dati FMI.<br />

(1) Rapporto tra la variazione delle importazioni totali di beni e la variazione delle esportazioni di petrolio. – (2) Dati disponibili dal 2005. –<br />

(3) Media semplice.<br />

Alle cause temporanee che spiegano buona parte del peggioramento del saldo corrente giapponese<br />

nel <strong>2011</strong>, si aggiungono tendenze negative di lunga data. La prospettiva di una graduale riduzione del<br />

saggio di risparmio nazionale, legata all’invecchiamento <strong>della</strong> popolazione, da un lato, e la delocalizzazione,<br />

in atto da tempo, di parte <strong>della</strong> produzione manifatturiera nei paesi emergenti dell’Asia che posseggono<br />

manodopera a basso costo ma con elevate qualifiche, dall’altro, eserciteranno nel medio periodo<br />

una pressione negativa sul saldo commerciale. A questi fattori, potrebbe associarsi la chiusura definitiva<br />

di alcuni impianti nucleari, che accrescerebbe in modo permanente la dipendenza dalle importazioni<br />

di fonti energetiche.<br />

In Cina il surplus di parte corrente ha subito una nuova riduzione, scendendo<br />

al 2,8 per cento del PIL, livello molto inferiore rispetto a quelli raggiunti prima <strong>della</strong><br />

recessione (circa il 10 per cento nel 2007). L’andamento ha riflesso principalmente la<br />

forte contrazione dell’avanzo commerciale determinata non solo dal repentino calo<br />

<strong>della</strong> domanda nelle economie avanzate e dal netto rincaro del greggio, ma anche da<br />

cause di natura strutturale.<br />

Tra le determinanti di più lungo periodo spiccano la sempre maggiore dipendenza dalle importazioni<br />

di materie prime, sui cui prezzi, ormai, la Cina esercita una sensibile pressione al rialzo e, nel<br />

periodo più recente, la crescente competizione cui sono esposti i prodotti cinesi da parte di nuovi paesi<br />

emergenti a basso costo del lavoro. Secondo recenti stime dell’FMI, il deterioramento delle ragioni di<br />

BANCA D’ITALIA


scambio spiegherebbe tra il 20 e il 40 per cento <strong>della</strong> flessione dell’avanzo negli ultimi quattro anni.<br />

Anche i cambiamenti strutturali in atto in Cina potrebbero comportare una progressiva riduzione del<br />

peso del settore manifatturiero, e quindi delle esportazioni, incrementando al tempo stesso la spesa per<br />

consumi e la produzione di servizi. Tenendo conto del concorso di questi fattori, l’FMI ha ridimensionato<br />

la precedente stima sull’andamento dell’avanzo corrente che si stabilizzerebbe, nell’arco del prossimo<br />

quinquennio, poco al disopra del 4 per cento del PIL.<br />

Nel <strong>2011</strong> le riserve valutarie globali sono salite di circa 1.000 miliardi di dollari,<br />

un aumento analogo a quello registrato l’anno precedente. Mentre nei paesi esportatori<br />

di petrolio l’accumulo è continuato a tassi superiori a quelli del 2010, nelle economie<br />

dell’Asia, ad eccezione del Giappone, il ritmo di accumulazione si è sensibilmente ridotto.<br />

La Cina, primo detentore di riserve mondiali, ha aumentato lo stock di circa 330<br />

miliardi di dollari (al netto dell’oro), dopo l’incremento di 450 nel 2010, portando le<br />

consistenze a quasi 3.200 miliardi di dollari, pari al 40 per cento del PIL. Le riserve<br />

cinesi sono cresciute a un ritmo sostenuto nella prima parte del <strong>2011</strong> in corrispondenza<br />

di un cospicuo surplus commerciale e di afflussi di capitali dall’estero. Il venir meno di<br />

questi ultimi spiega almeno in parte il rallentamento occorso dall’estate; nei primi mesi<br />

del 2012 sarebbero tuttavia emersi alcuni segnali di ripresa dell’accumulazione.<br />

Le autorità cinesi non diffondono dati circa la composizione delle proprie riserve, ed è pertanto<br />

arduo monitorare eventuali tentativi di diversificazione dei flussi verso attività non denominate in dollari.<br />

I dati del Tesoro statunitense forniscono indicazioni a questo riguardo; tuttavia, il quadro che ne<br />

risulta è reso poco chiaro dalla difficoltà di quantificare gli acquisti effettuati attraverso centri offshore.<br />

Nel <strong>2011</strong> le consistenze (in valore) dei titoli emessi dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti<br />

e detenuti dalla Cina sarebbero rimaste pressoché invariate, dopo l’aumento di circa 260 miliardi nel<br />

2010; ciò potrebbe aver riflesso un temporaneo decumulo di titoli intorno alla metà dell’anno, nella fase<br />

di incertezza circa gli esiti del dibattito sul bilancio federale statunitense (cfr. il capitolo 1: Le economie<br />

e le politiche economiche dei principali paesi e aree).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

37


38<br />

4. IL G20 E LA COOPERAZIONE ECONOMICA<br />

INtERNAZIONALE<br />

Nel <strong>2011</strong> e nei primi mesi dell’anno in corso la comunità internazionale ha risposto<br />

all’indebolimento delle prospettive economiche e agli accresciuti rischi di instabilità<br />

finanziaria con una serie di iniziative. In occasione del vertice dei Capi di Stato e di governo<br />

svoltosi a Cannes nel novembre <strong>2011</strong>, il Gruppo dei Venti (G20) ha assunto impegni<br />

di politica economica tesi a contrastare i maggiori fattori di rischio e a sostenere<br />

la crescita (Cannes Action Plan for Growth and Jobs). Nei primi mesi del 2012 il G20<br />

si è fatto promotore di un ulteriore potenziamento delle risorse del Fondo monetario<br />

internazionale (FMI) e, parallelamente, ha cercato di dare nuovo vigore al processo di<br />

ratifica <strong>della</strong> riforma delle quote e <strong>della</strong> governance dell’FMI approvata nel 2010.<br />

Al fine di rafforzare l’assetto del sistema monetario internazionale, il G20 ha definito<br />

alcuni principi in materia di gestione dei movimenti di capitale; ha altresì continuato<br />

a promuovere il potenziamento dei meccanismi regolatori e di vigilanza del<br />

settore finanziario.<br />

Il Gruppo, infine, ha approvato un articolato piano di azione in materia di sviluppo<br />

e lotta alla povertà, che comprende, tra l’altro, iniziative volte a dare nuovo impulso<br />

agli investimenti in infrastrutture, ridurre la variabilità dei prezzi dei beni alimentari,<br />

facilitare i trasferimenti internazionali di rimesse da parte dei migranti e migliorare<br />

l’accesso dei più poveri ai servizi finanziari (inclusione finanziaria).<br />

Politiche di sostegno alla crescita e contenimento dei rischi di instabilità finanziaria<br />

I negoziati sulle politiche di sostegno a una crescita equilibrata e di contrasto<br />

all’instabilità finanziaria hanno riflesso le differenti priorità dei principali attori: per<br />

gli Stati Uniti, la flessibilità dei tassi di cambio, quale premessa per un contenimento<br />

degli squilibri esterni; per i paesi europei, il potenziamento delle risorse del Fondo,<br />

quale strumento per fronteggiare l’attuale crisi del debito; per le principali economie<br />

emergenti, la riforma delle quote e <strong>della</strong> governance dell’FMI, per accrescere la propria<br />

capacità di indirizzo sulle politiche del Fondo stesso.<br />

Framework for Strong, Sustainable and Balanced Growth: il Cannes Action Plan for<br />

Growth and Jobs. – Nel <strong>2011</strong> è proseguito nell’ambito del G20 il processo di mutua valutazione<br />

delle politiche economiche nazionali (Mutual Assessment Process), asse portante<br />

di un’azione coordinata volta a garantire una crescita forte, sostenibile e bilanciata.<br />

In occasione del vertice di Cannes, il G20 ha deciso di pubblicare i rapporti sui paesi<br />

che presentavano i più rilevanti squilibri esterni e interni (Cina, Francia, Germania,<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Giappone, India, Regno Unito, Stati Uniti). I rapporti analizzano le cause degli squilibri<br />

e formulano raccomandazioni circa le politiche economiche idonee a ridurli.<br />

Nel rapporto sulla Cina si identifica un problema di eccesso di risparmio privato, riconducibile,<br />

per quanto attiene alle famiglie, all’assenza di una rete di protezione sociale adeguata e a problemi di<br />

razionamento del credito; per quanto attiene alle imprese, alla presenza di elevati sussidi e all’assenza<br />

di concorrenza sul mercato interno. Si rileva, inoltre, l’eccedenza strutturale delle partite correnti, suggerendo<br />

un apprezzamento <strong>della</strong> valuta cinese. Nel rapporto sugli Stati Uniti si pone, invece, l’accento<br />

sul disavanzo pubblico e su quello estero. Nel primo caso, si suggerisce un piano di consolidamento<br />

basato su una dinamica più contenuta <strong>della</strong> spesa sanitaria e previdenziale e sull’aumento del gettito;<br />

nel secondo, si propone una riforma del settore finanziario e <strong>della</strong> regolamentazione, tesa anche a<br />

prevenire il riemergere di un’eccessiva dinamica del credito e dell’indebitamento delle famiglie, fattori<br />

che nel recente passato avevano contribuito a ridurre il saggio di risparmio. Nel rapporto sul Giappone<br />

si mette a fuoco un problema di sostenibilità del debito pubblico, suggerendo una politica articolata<br />

in due linee di intervento: aggiustamento fiscale e riforme strutturali volte a innalzare la crescita potenziale,<br />

ad esempio attraverso il rafforzamento <strong>della</strong> concorrenza nel settore dei servizi. Nel rapporto<br />

sulla Germania si propone un ventaglio di riforme strutturali tese a innalzare la crescita potenziale e a<br />

ridurre l’avanzo delle partite correnti nel medio periodo.<br />

I Capi di Stato e di governo del G20 hanno accolto tali raccomandazioni e concordato<br />

un piano di azione che contiene precisi impegni di politica economica a livello<br />

nazionale, differenziati a seconda del periodo temporale di riferimento. Per il medio<br />

periodo il piano si articola in diversi punti. Il primo si riferisce a misure di consolidamento<br />

delle finanze pubbliche; in particolare, nove paesi (Australia, Canada, Corea del<br />

Sud, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti) hanno confermato<br />

l’impegno, assunto in occasione del vertice di Toronto del giugno 2010, di dimezzare<br />

entro il 2013 i disavanzi di bilancio rispetto ai livelli del 2010 e di stabilizzare entro<br />

il 2016 il rapporto tra debito pubblico e PIL. In secondo luogo, i paesi con elevati<br />

avanzi di parte corrente si sono assunti l’onere di stimolare le componenti interne <strong>della</strong><br />

domanda; la Cina, in particolare, rafforzerà le proprie reti di protezione sociale, quale<br />

premessa per una riduzione del saggio di risparmio delle famiglie. Inoltre, tutti i paesi si<br />

sono impegnati a realizzare riforme strutturali volte a innalzare il prodotto potenziale,<br />

a completare l’attuazione delle riforme del settore finanziario concordate nel vertice di<br />

Seul del novembre 2010 e a evitare l’adozione di misure protezionistiche.<br />

Consapevole di non disporre di strumenti in grado di imporre il rispetto di tali raccomandazioni,<br />

il G20 nel vertice di Cannes ha sancito esplicitamente l’impegno a sviluppare un sistema di monitoraggio<br />

volto a verificare la coerenza delle scelte di politica economica con gli obiettivi fissati negli incontri<br />

annuali dei Capi di Stato e di governo.<br />

Risorse dell’FMI e prestiti ai paesi membri. – Nel <strong>2011</strong> il Fondo ha approvato<br />

cinque nuovi programmi di assistenza finanziaria, per un totale di 28,2 miliardi di<br />

diritti speciali di prelievo (DSP), contro gli undici programmi dell’anno precedente,<br />

per 60,2 miliardi di DSP. A queste risorse si aggiungono i 70,3 miliardi di DSP impegnati<br />

in favore dei tre paesi (Colombia, Messico e Polonia) già sottoscrittori <strong>della</strong><br />

Flexible Credit Line (FCL), che hanno richiesto il rinnovo di questa linea di credito<br />

precauzionale per altri due anni. Nei primi quattro mesi del 2012 sono stati approvati<br />

tre nuovi programmi, tra cui un Extended Fund Facility (EFF) <strong>della</strong> durata di quattro<br />

anni per la Grecia.<br />

Dei cinque nuovi programmi approvati nel <strong>2011</strong>, il più consistente è stato l’EFF del Portogallo<br />

(23,7 miliardi di DSP, pari al 2.300 per cento <strong>della</strong> quota del paese). Di un ammontare simile è l’EFF<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

39


40<br />

<strong>della</strong> Grecia (23,8 miliardi di DSP, pari al 2.159 per cento <strong>della</strong> quota del paese), approvato nel marzo<br />

2012; queste risorse si aggiungono ai 17,5 miliardi di DSP già erogati al paese nell’ambito dello<br />

Stand-by Arrangement sottoscritto nel 2010.<br />

Lo stock di crediti dell’FMI<br />

nei confronti dei paesi membri,<br />

pari a 55,6 miliardi di DSP alla<br />

fine del 2010, è salito a 87,3 miliardi<br />

alla fine del <strong>2011</strong> e a 94,2 ad<br />

aprile di quest’anno; poco più <strong>della</strong><br />

metà di quest’ultimo ammontare<br />

risulta erogata in favore di paesi<br />

dell’area dell’euro. Nelle stesse<br />

date, lo stock di risorse finanziarie<br />

impegnate ma non ancora erogate<br />

dal Fondo era pari, rispettivamente,<br />

a 103,8, 116,0 e 121,6 miliardi<br />

di DSP (fig. 4.1).<br />

Per quanto riguarda il reperimento<br />

delle risorse necessarie<br />

all’attività dell’FMI, la riforma<br />

dei New Arrangements to Borrow<br />

(NAB) è formalmente entrata in<br />

vigore l’11 marzo <strong>2011</strong> (cfr. il capitolo<br />

4: Il G20 e la cooperazione<br />

economica internazionale nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010). L’ammontare di risorse messe<br />

a disposizione dai paesi aderenti ai NAB è pari a circa 370 miliardi di DSP (590 miliardi<br />

di dollari). Alla fine di aprile la forward commitment capacity dell’FMI, ossia la<br />

capacità effettiva di erogare nuovi finanziamenti (tenendo conto dei NAB, delle erogazioni<br />

e dei rimborsi già programmati nei prossimi mesi e al netto di accantonamenti<br />

prudenziali) era pari a 247,5 miliardi di DSP.<br />

In considerazione dei rischi associati alle persistenti tensioni sul mercato dei<br />

titoli sovrani europei e in risposta alle pressanti sollecitazioni dell’FMI, lo scorso<br />

aprile diversi paesi del G20 si sono impegnati a potenziare le risorse del Fondo<br />

monetario, attraverso prestiti bilaterali, per un ammontare complessivo pari a 430<br />

miliardi di dollari. I più rilevanti impegni a contribuire sono stati formalizzati dai<br />

paesi dell’area dell’euro (circa 200 miliardi), dal Giappone (60 miliardi), dall’Arabia<br />

Saudita (15), dalla Corea del Sud (15) e dal Regno Unito (15); Brasile, Cina, India<br />

e Russia non hanno ancora quantificato il proprio impegno diretto. Gli Stati Uniti<br />

e il Canada non si sono impegnati a partecipare a tale potenziamento di risorse<br />

dell’FMI.<br />

Sono stati altresì potenziati i meccanismi di finanziamento regionale prevalenti in<br />

Europa e in Asia. In particolare, il 30 marzo scorso l’Eurogruppo ha deciso di accrescere<br />

le risorse a disposizione dello European Financial Stability Facility e dello European<br />

Stability Mechanism (cfr. il capitolo 6: Le politiche di bilancio). A maggio il Giappone,<br />

la Cina, la Corea del Sud e i paesi che fanno parte dell’Association of Southeast Asian<br />

Nations (ASEAN) hanno deciso di raddoppiare le risorse conferite alla Chiang Mai<br />

Initiative, portandole a 240 miliardi di dollari.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Figura 4.1<br />

Fondo monetario internazionale: stock di credito<br />

e risorse impegnate non erogate<br />

(dati di fine periodo; dati in miliardi di DSP)<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

'96 '97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11 '12<br />

consistenze dei crediti effettivamente erogati dall'FMI (1)<br />

di cui: crediti nei confronti di paesi dell'area dell'euro (2)<br />

risorse finanziarie impegnate ma non ancora erogate dall'FMI (3)<br />

Fonte: FMI.<br />

(1) Crediti a tasso ordinario. Per il 2012, si riporta il dato di aprile. – (2) Risorse<br />

erogate a Grecia, Irlanda e Portogallo. Per il 2012, si riporta il dato di aprile. –<br />

(3) Includono le risorse impegnate attraverso sportelli puramente precauzionali,<br />

come la FCL e la PLL. Per il 2012, si riporta il dato di aprile.<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

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20<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


Già in occasione del vertice di Cannes nel <strong>2011</strong>, i paesi del G20 avevano convenuto alcuni principi<br />

generali sul coordinamento tra il Fondo monetario internazionale e i meccanismi di finanziamento<br />

regionale. Tali principi sottolineano la necessità di salvaguardare l’indipendenza delle istituzioni coinvolte;<br />

incoraggiano lo scambio di informazioni; mirano ad assicurare una sostanziale omogeneità delle<br />

condizioni applicate ai rispettivi prestiti; ribadiscono la condizione di creditore privilegiato del Fondo.<br />

Quote e governance dell’FMI. – Il G20 è attualmente impegnato a garantire l’effettiva<br />

ratifica delle riforme da esso approvate nel 2010 (cfr. il capitolo 4: Il G20 e la cooperazione<br />

economica internazionale nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010). Tali riforme, relative<br />

alla modifica delle regole per l’elezione dei membri del Consiglio di amministrazione<br />

e al raddoppio delle quote di capitale dell’FMI (da 238,4 a 477,0 miliardi di DSP),<br />

non sono ancora entrate in vigore a causa del mancato raggiungimento delle soglie di<br />

maggioranza previste.<br />

Sino ad aprile del 2012, 70 membri (tra cui l’Italia) – per un totale del 46,1 per cento del potere di<br />

voto – avevano ratificato l’accordo sulla modifica <strong>della</strong> composizione del Consiglio di amministrazione;<br />

tra questi non compaiono gli Stati Uniti che, con un potere di voto del 16,75 per cento, possiedono<br />

di fatto il diritto di veto sull’entrata in vigore <strong>della</strong> riforma.<br />

All’aumento delle quote corrisponderebbe una pari diminuzione delle risorse acquisite<br />

attraverso i NAB; la quantità di risorse nel complesso disponibili rimarrebbe<br />

così invariata, ma il venir meno <strong>della</strong> necessità di approvare un piano di attivazione<br />

(previsto per i NAB) ne renderebbe più flessibile l’utilizzo.<br />

Revisione degli sportelli finanziari dell’FMI. – Nel <strong>2011</strong> sono state approvate alcune<br />

riforme degli strumenti di assistenza finanziaria dell’FMI. In particolare, si è deciso<br />

di creare il Rapid Financing Instrument (RFI) – espressamente volto a fronteggiare<br />

situazioni di emergenza – e di sostituire la Precautionary Credit Line (PCL), creata nel<br />

2010, con la più flessibile Precautionary and Liquidity Line (PLL). Inoltre, nel marzo<br />

del 2012, è stata approvata una modifica dell’Extended Fund Facility che ne estende la<br />

durata da tre a quattro anni.<br />

L’RFI è uno strumento attraverso il quale i paesi possono ottenere velocemente e in via anticipata<br />

un ammontare limitato di risorse (50 per cento <strong>della</strong> rispettiva quota in un anno e 100 per cento in<br />

totale), nei casi in cui un dettagliato programma di risanamento non sia necessario (ad es., perché gli<br />

squilibri di bilancia dei pagamenti sono limitati o transitori) o fattibile (come, ad es., in situazioni di<br />

particolare urgenza o fragilità). L’RFI sostituisce i due preesistenti sportelli per l’assistenza finanziaria<br />

di emergenza in situazioni postbelliche e di disastri naturali. Le due principali novità <strong>della</strong> PLL rispetto<br />

alla PCL risiedono nella possibilità di accedere al programma anche qualora il paese abbia un problema<br />

di bilancia dei pagamenti effettivo e non solo potenziale e nella possibilità di richiedere il programma<br />

anche per una durata di appena sei mesi, per far fronte a problemi di breve termine.<br />

Riforma <strong>della</strong> sorveglianza dell’FMI e del sistema monetario internazionale<br />

Sorveglianza dell’FMI sui paesi membri. – Nell’autunno <strong>2011</strong> si è completato il tradizionale<br />

esercizio di valutazione triennale delle attività di sorveglianza economica del<br />

Fondo monetario internazionale. Nel rapporto conclusivo sono state identificate cinque<br />

priorità operative, volte a migliorare la qualità e l’efficacia <strong>della</strong> sorveglianza sui paesi<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

41


42<br />

membri: (a) adottare una visione “sistemica” per tener conto delle ripercussioni che le<br />

politiche economiche in un paese possono avere su paesi terzi; in tale prospettiva, gli<br />

spillover report, pubblicati per la prima volta nel <strong>2011</strong> solo per cinque paesi e aree economiche<br />

di rilievo sistemico (Stati Uniti, Giappone, area dell’euro, Cina e Regno Unito),<br />

diventerebbero pubblicazioni periodiche; (b) approfondire la valutazione dei rischi<br />

macroeconomici e finanziari – in particolare di quelli che possono avere conseguenze<br />

sistemiche – e dei relativi meccanismi di trasmissione; (c) condurre una vigilanza più<br />

incisiva sui sistemi finanziari nazionali, estesa anche alle politiche macroprudenziali;<br />

(d) rafforzare l’analisi <strong>della</strong> stabilità esterna dei paesi, evitando di concentrare l’attenzione<br />

esclusivamente sui tassi di cambio; (e) potenziare la capacità di indirizzo del Fondo<br />

sulle scelte di politica economica dei singoli paesi (cosiddetta traction); questo obiettivo<br />

va perseguito attraverso una maggiore trasparenza <strong>della</strong> sorveglianza, migliorando le<br />

strategie di comunicazione e promuovendo un più serrato dialogo con le autorità di<br />

politica economica dei singoli paesi.<br />

Riforma del sistema monetario internazionale. – In occasione del vertice di Cannes,<br />

il G20 ha concordato alcuni importanti principi in materia di gestione e controllo dei<br />

movimenti di capitale (capital flow management measures), da attuare su base volontaria<br />

a livello nazionale. Tali principi, frutto di un delicato compromesso tra paesi avanzati<br />

ed emergenti, tendono a fissare limiti al ricorso alle misure in questione. Queste ultime<br />

comprendono, pur non esaurendovisi, i controlli sui movimenti di capitale, che sono<br />

più specificamente volti a condizionare l’acquisizione di attività finanziarie da parte<br />

di investitori esteri. Nei principi si riconosce che di fronte a un’elevata dimensione e<br />

volatilità dei flussi di capitale, le misure di gestione di tali movimenti possono svolgere<br />

un’utile funzione di stabilizzazione; esse, tuttavia, possono essere di complemento, ma<br />

non sostituirsi a politiche monetarie, prudenziali, del cambio e di gestione delle riserve<br />

valutarie atte a promuovere la stabilità macroeconomica e finanziaria. Le misure dovrebbero,<br />

inoltre, essere usate in funzione anticiclica, indirizzate a contrastare rischi ben<br />

identificati, definite in modo trasparente e comunicate in modo appropriato; queste caratteristiche<br />

concorrerebbero a conferire loro un carattere essenzialmente temporaneo.<br />

Riforma dei meccanismi di vigilanza e supervisione del settore finanziario. – Nel<br />

<strong>2011</strong> il G20 ha continuato il suo impegno per la riforma dei meccanismi regolatori e<br />

di vigilanza del sistema finanziario (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza). In particolare,<br />

nel vertice di Cannes è stato adottato un insieme di misure per affrontare i rischi<br />

associati alle istituzioni finanziarie di rilevanza sistemica (Global Systemically Important<br />

Financial Institutions), stabilendo la necessità di sottoporre queste ultime a una vigilanza<br />

rafforzata per ridurre la probabilità e l’impatto di un loro fallimento. Altri temi discussi<br />

dal G20 in campo finanziario sono stati: (a) il rafforzamento <strong>della</strong> vigilanza sul sistema<br />

bancario ombra; (b) la valutazione dell’attuazione delle raccomandazioni del Financial<br />

Stability Board (FSB) in materia di riforma dei mercati dei derivati over-the-counter<br />

(OTC); (c) il rafforzamento dell’autonomia e delle risorse dell’FSB, in considerazione<br />

dell’importanza del suo ruolo nel coordinare le riforme del sistema finanziario internazionale;<br />

(d) la conferma dell’esigenza che vengano applicati i principi stabiliti dall’FSB<br />

sulle prassi di remunerazione degli operatori del sistema finanziario; (e) l’urgenza di ridurre<br />

il peso attribuito ai rating delle agenzie esterne; (f) la convergenza degli standard<br />

contabili internazionali.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Gli impegni per lo sviluppo e la riduzione <strong>della</strong> povertà<br />

L’agenda del G20 per lo sviluppo. – I paesi del G20 hanno approvato nel <strong>2011</strong> un<br />

piano di azione in materia di sviluppo e di lotta alla povertà, riconoscendo che tali tematiche<br />

non possono prescindere da una crescita economica globale forte, sostenibile<br />

e bilanciata. Negli ultimi anni i tassi di povertà hanno risentito sensibilmente del rallentamento<br />

<strong>della</strong> crescita globale, nonché delle due fasi di forte aumento dei prezzi dei<br />

beni alimentari nei bienni 2007-08 e 2010-11.<br />

Il piano è articolato lungo due direttrici principali: la creazione di fondamenta solide<br />

per la crescita dei paesi poveri e il rafforzamento <strong>della</strong> loro capacità di fronteggiare<br />

gli shock economici avversi. In merito alla prima, la presidenza francese del G20 ha<br />

dato particolare impulso al capitolo sugli investimenti in infrastrutture. In particolare,<br />

sono stati concordati criteri generali per l’identificazione e il finanziamento di progetti<br />

infrastrutturali di migliore qualità, in termini sia di impatto sulla crescita sia di sostenibilità<br />

economica e ambientale. In merito alla seconda direttrice di lavoro, sono state<br />

avviate iniziative volte a ridurre la variabilità dei prezzi dei beni alimentari e a fornire alle<br />

fasce di popolazione più vulnerabili un’efficace protezione dall’oscillazione di tali prezzi.<br />

Nell’agenda del G20 per lo sviluppo sono confluite anche due importanti iniziative,<br />

avviate negli anni più recenti, volte a facilitare i trasferimenti internazionali di<br />

rimesse da parte dei migranti e a migliorare l’accesso dei più poveri ai servizi finanziari<br />

(inclusione finanziaria). Nel primo caso, i lavori hanno riguardato principalmente il<br />

miglioramento delle statistiche, l’analisi delle relazioni tra fenomeni migratori e sviluppo<br />

economico, le infrastrutture di pagamento. Il G20, inoltre, ha fatto proprio l’obiettivo,<br />

stabilito nel 2009 in occasione del vertice G8 a L’Aquila, di ridurre di cinque<br />

punti percentuali in cinque anni il costo medio del trasferimento delle rimesse verso i<br />

paesi in via di sviluppo (dal 10 per cento nel 2008 al 5 per cento nel 2013).<br />

In merito all’inclusione finanziaria, prosegue da un biennio l’impegno del G20<br />

per favorire l’accesso dei meno abbienti ai servizi bancari e finanziari al dettaglio e il<br />

finanziamento alle piccole e medie imprese. I lavori seguono tre filoni principali: l’attuazione<br />

dei principi generali per l’inclusione finanziaria, il finanziamento delle piccole<br />

e medie imprese, la raccolta di dati per la misurazione del fenomeno dell’esclusione<br />

finanziaria a livello globale. Per l’anno in corso, la presidenza messicana ha posto l’enfasi<br />

su due temi ritenuti cruciali per il miglioramento dell’accesso ai servizi finanziari:<br />

l’istruzione finanziaria e la protezione dei consumatori.<br />

Il quadro di riferimento per lo sviluppo e per la lotta alla povertà ha subito una trasformazione radicale<br />

con la transizione dal G7 al G20 come principale foro di cooperazione economica internazionale.<br />

Fino al 2009 il quadro di riferimento era costituito dai cosiddetti Obiettivi di sviluppo del millennio e<br />

dagli impegni di Monterrey. I primi sono otto obiettivi misurabili da raggiungere entro il 2015, mentre i<br />

secondi prevedono che – entro la stessa data – i paesi donatori incrementino gli aiuti ufficiali fino allo<br />

0,7 per cento del proprio prodotto interno lordo.<br />

Il nuovo quadro di riferimento, denominato Seoul Development Consensus for Shared Growth,<br />

pone la crescita economica e lo sviluppo del settore privato come requisiti per un miglioramento delle<br />

condizioni di vita. Molto importante è ritenuto il ruolo dei principali paesi emergenti, in considerazione<br />

del loro contributo ormai preminente alla crescita globale, nonché dei recenti successi ottenuti sul<br />

versante <strong>della</strong> riduzione <strong>della</strong> povertà. Facendo leva proprio sulle diversità esistenti tra i paesi membri<br />

del G20 (rispetto alla composizione più omogenea del G7), i tratti caratterizzanti del nuovo approccio<br />

sono la condivisione delle rispettive esperienze di successo, la formulazione di principi generali e un<br />

più intenso ricorso all’assistenza tecnica. Nel nuovo contesto vige il principio di triangular cooperation,<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

43


44<br />

secondo cui la partecipazione ai gruppi di lavoro non è limitata ai paesi del G20, ma è di volta in volta<br />

estesa a un gruppo di paesi poveri per i quali una determinata tematica assume particolare rilievo.<br />

Gli Obiettivi di sviluppo del millennio. – Secondo stime <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> Mondiale, a<br />

livello globale due degli otto Obiettivi sarebbero stati già raggiunti nel <strong>2011</strong>, in anticipo<br />

rispetto alla data prevista del 2015: si tratta del dimezzamento, rispetto al livello del<br />

1990, <strong>della</strong> percentuale di popolazione al di sotto <strong>della</strong> soglia di povertà (Obiettivo 1)<br />

e di quella senza accesso a fonti di acqua potabile (Obiettivo 7). Vi avrebbe contribuito<br />

in modo decisivo la rapida crescita economica di Cina e India. Sempre a livello globale,<br />

sussistono concrete prospettive di raggiungere anche gli Obiettivi relativi all’uguaglianza<br />

di genere e all’istruzione primaria universale; al contrario, si sono accumulati ritardi<br />

preoccupanti con riferimento all’accesso a impianti igienico-sanitari di base e agli<br />

Obiettivi legati alla disponibilità di beni alimentari e alla qualità <strong>della</strong> nutrizione, come<br />

il miglioramento <strong>della</strong> salute materna e la riduzione <strong>della</strong> mortalità infantile.<br />

Gli aiuti bilaterali. – Nel <strong>2011</strong> gli aiuti pubblici allo sviluppo, misurati a prezzi e<br />

cambi costanti, sono diminuiti del 2,7 per cento rispetto all’anno precedente. Escludendo<br />

i flussi legati alle operazioni eccezionali di cancellazione del debito, si tratta del<br />

primo calo dal 1997, riconducibile agli sforzi per il riequilibrio delle finanze pubbliche<br />

in atto nei maggiori paesi donatori.<br />

Gli aiuti erogati dai paesi membri del Development Assistance Committee hanno raggiunto 133,5<br />

miliardi di dollari (0,31 per cento del loro reddito nazionale lordo), di cui il 54 per cento proviene dalle<br />

nazioni appartenenti all’Unione europea. I paesi che hanno erogato il maggior volume di aiuti sono<br />

stati, nell’ordine: Stati Uniti (30,7 miliardi di dollari, -0,9 per cento rispetto al 2010), Germania (14,5<br />

miliardi, +5,9 per cento), Regno Unito (13,7 miliardi, -0,8 per cento), Francia (13 miliardi, -5,6 per<br />

cento) e Giappone (10,6 miliardi, -10,8 per cento).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


ANDAMENTI MACROECONOMICI,<br />

POLITICHE DI BILANCIO E POLITICA<br />

MONETARIA NELL’AREA DELL’EURO


5. GLI ANDAMENTI MACROECONOMICI<br />

Il tasso di crescita del PIL è sceso nel <strong>2011</strong> all’1,5 per cento, dall’1,9 dell’anno precedente.<br />

L’attività economica si è indebolita dall’estate; il prodotto rimane inferiore di circa<br />

un punto percentuale ai livelli del 2008. La dinamica del PIL è stata molto diversa tra i<br />

paesi: assai sostenuta in Germania, debole in Spagna e in Italia, fortemente negativa in<br />

paesi sottoposti a un programma di aggiustamento fiscale, come la Grecia e il Portogallo.<br />

Nel complesso dell’area le esportazioni hanno sostenuto l’attività economica, trainate<br />

dagli scambi con i mercati emergenti; si sono portate sopra i livelli precedenti la<br />

recessione. Si è invece indebolita la domanda interna. La spesa in beni di consumo ha<br />

risentito delle preoccupazioni connesse con le deboli prospettive del mercato del lavoro<br />

e del reddito disponibile; gli investimenti hanno segnato un modesto incremento dopo<br />

un triennio di contrazione. La fase negativa del ciclo delle costruzioni si è leggermente<br />

attenuata.<br />

Il quadro macroeconomico, ancora favorevole nei primi due trimestri del <strong>2011</strong>, è<br />

rapidamente peggiorato dall’estate, risentendo dell’indebolimento del ciclo economico<br />

internazionale e successivamente, in misura crescente, delle tensioni sui mercati finanziari<br />

che si sono ripercosse sulle condizioni di finanziamento e sulla domanda interna.<br />

Il PIL si è ridotto nel quarto trimestre; nei primi tre mesi del 2012 è rimasto invariato.<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> i disavanzi di parte corrente si sono attenuati in Grecia, Portogallo<br />

e Spagna, anche per effetto dell’andamento sfavorevole dell’attività economica.<br />

Gli squilibri all’interno dell’area restano tuttavia ampi; si riflettono sulle posizioni nette<br />

con l’estero, che in alcuni casi sono fortemente debitorie. Il finanziamento dei disavanzi<br />

è stato reso più difficile dalle tensioni finanziarie, che hanno indotto una interruzione<br />

dei flussi di capitali verso alcuni paesi.<br />

L’inflazione al consumo è salita, nella media del <strong>2011</strong>, al 2,7 per cento, dall’1,6<br />

dell’anno precedente. L’aumento è in larga parte dovuto ai forti rincari delle materie<br />

prime e ai rialzi delle imposte indirette introdotti in alcuni paesi nell’ambito delle manovre<br />

di aggiustamento delle finanze pubbliche. L’inflazione di fondo, misurata sulla<br />

base dell’indice che esclude i prodotti alimentari e quelli energetici, si è mantenuta su<br />

livelli contenuti, all’1,4 per cento. Le aspettative di inflazione relative agli orizzonti di<br />

medio e di lungo periodo sono rimaste stabili e coerenti con la definizione di stabilità<br />

dei prezzi dell’Eurosistema.<br />

La congiuntura nell’area dell’euro<br />

Nel <strong>2011</strong> il PIL dell’area dell’euro, che dal 1° gennaio dell’anno scorso include<br />

anche l’Estonia, è aumentato dell’1,5 per cento rispetto al 2010 (dell’1,9 l’anno pre-<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

47


48<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

PAESI<br />

PIL, importazioni e principali componenti <strong>della</strong> domanda<br />

nei maggiori paesi dell’area dell’euro (1)<br />

(quantità a prezzi concatenati; variazioni percentuali sul periodo precedente)<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> <strong>2011</strong><br />

Tavola 5.1<br />

Anno Anno Anno 1° trim. 2° trim. 3° trim. 4° trim.<br />

Francia -3,1 1,7 1,7 0,9 .. 0,3 0,1<br />

Germania (2) -5,1 3,7 3,0 1,3 0,3 0,6 -0,2<br />

Italia (2) -5,5 1,8 0,4 0,1 0,3 -0,2 -0,7<br />

Spagna (2) (3) -3,7 -0,1 0,7 0,4 0,2 .. -0,3<br />

Area dell'euro (2) -4,3 1,9 1,5 0,7 0,1 0,1 -0,3<br />

PIL<br />

Importazioni<br />

Francia -9,6 8,9 4,9 3,1 -0,6 0,4 -1,4<br />

Germania -9,2 11,7 7,4 1,0 2,9 2,7 -0,3<br />

Italia -13,4 12,7 0,4 -2,3 -1,4 -1,2 -2,5<br />

Spagna (3) -17,2 8,9 -0,1 0,1 -1,8 2,3 -6,5<br />

Area dell'euro -11,7 9,6 3,8 0,7 0,4 0,7 -1,4<br />

Esportazioni<br />

Francia -12,1 9,6 5,3 1,2 0,9 1,4 1,1<br />

Germania -13,6 13,7 8,2 1,6 2,7 2,6 -0,8<br />

Italia -17,5 11,6 5,6 0,2 0,7 2,0 ..<br />

Spagna (3) -10,4 13,5 9,0 2,0 0,7 4,1 -1,6<br />

Area dell'euro -12,7 11,2 6,2 1,3 1,2 1,4 -0,4<br />

Consumi delle famiglie (4)<br />

Francia 0,3 1,5 0,3 .. -0,9 0,4 0,1<br />

Germania -0,1 0,6 1,5 0,5 -0,7 1,2 -0,2<br />

Italia -1,6 1,2 0,3 .. -0,1 -0,3 -0,7<br />

Spagna (3) -4,3 0,8 -0,1 -0,5 0,2 0,1 -1,0<br />

Area dell'euro -1,2 0,9 0,2 .. -0,5 0,2 -0,5<br />

Consumi collettivi<br />

Francia 2,5 1,8 0,2 -0,1 .. 0,2 0,2<br />

Germania 3,3 1,7 1,4 0,1 0,8 0,6 0,1<br />

Italia 0,8 -0,6 -0,9 0,3 -0,4 -0,6 -0,7<br />

Spagna (3) 3,7 0,2 -2,2 1,3 -1,9 -2,0 -1,1<br />

Area dell'euro 2,5 0,5 .. .. .. -0,2 -0,3<br />

Investimenti fissi lordi<br />

Francia -10,6 1,2 3,5 1,3 0,7 0,2 1,3<br />

Germania -11,4 5,5 6,4 4,0 .. 0,3 1,1<br />

Italia -11,7 2,1 -1,9 .. -0,1 -0,6 -2,4<br />

Spagna (3) -16,6 -6,3 -5,1 -0,4 -1,1 -0,4 -4,3<br />

Area dell'euro -12,1 -0,5 1,3 1,6 -0,2 -0,2 -0,5<br />

Domanda nazionale (5)<br />

Francia -2,5 1,6 1,6 1,4 -0,5 .. -0,6<br />

Germania -2,6 2,4 2,4 1,1 0,2 0,5 0,1<br />

Italia -4,4 2,1 -0,9 -0,5 -0,3 -1,1 -1,4<br />

Spagna (3) -6,2 -1,0 -1,7 -0,1 -0,5 -0,5 -1,8<br />

Area dell'euro -3,8 1,2 0,5 0,4 -0,2 -0,2 -0,7<br />

Fonte: elaborazioni su statistiche nazionali e su dati Eurostat; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Le serie trimestrali sono destagionalizzate e corrette per i giorni lavorativi. – (2) I dati trimestrali incorporano informazioni resesi<br />

disponibili successivamente alla pubblicazione del quadro completo dei conti. – (3) La variazione percentuale annua è ottenuta sulla<br />

base dei dati trimestrali. – (4) Consumi delle famiglie residenti e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. –<br />

(5) Comprende anche la variazione delle scorte e oggetti di valore.<br />

BANCA D’ITALIA


cedente; tav. 5.1), con andamenti differenziati tra i paesi membri. La crescita è stata<br />

più robusta in Germania (3,0 per cento), in linea con la media in Francia (1,7 per<br />

cento), debole in Italia e in Spagna (rispettivamente 0,4 e 0,7 per cento). Il prodotto<br />

si è contratto in Grecia e in Portogallo.<br />

Le vendite all’estero hanno continuato a fornire ovunque il principale contributo<br />

alla dinamica del prodotto; dalla primavera dello scorso anno sono state sostenute<br />

dal recupero di competitività riconducibile al deprezzamento dell’euro (fig. 5.1). Le<br />

esportazioni dell’area sono cresciute di oltre il 6 per cento nel <strong>2011</strong>; l’incremento è<br />

stato particolarmente forte in Germania (8,2 per cento), mentre è risultato in linea<br />

con la media dell’area in Francia e in Italia. Tenendo conto del contestuale rialzo delle<br />

importazioni, l’interscambio con l’estero ha contribuito per un punto percentuale alla<br />

dinamica del PIL dell’area.<br />

120<br />

115<br />

110<br />

105<br />

100<br />

95<br />

90<br />

85<br />

Indicatori di competitività dei maggiori paesi dell’area dell’euro<br />

e tasso di cambio effettivo reale dell’euro<br />

basati sui prezzi alla produzione dei manufatti (1)<br />

(indici: 1999=100)<br />

Francia<br />

Germania<br />

Italia<br />

Spagna<br />

tasso di cambio effettivo reale dell'euro<br />

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Figura 5.1<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia e, per il tasso di cambio effettivo reale dell’euro, BCE.<br />

(1) Un aumento segnala una perdita di competitività. Gli indicatori di competitività sono calcolati nei confronti di 61 paesi concorrenti (che<br />

includono anche i membri dell’area dell’euro); il tasso di cambio effettivo reale dell’euro è calcolato nei confronti di 20 paesi concorrenti<br />

esterni all’area.<br />

La spesa delle famiglie ha ristagnato nel complesso dell’area e nei principali<br />

paesi. Fa eccezione la Germania, dove i consumi hanno accelerato, interrompendo una<br />

prolungata fase di debolezza, sospinti dalle condizioni assai favorevoli del mercato del<br />

lavoro. I consumi delle Amministrazioni pubbliche dell’area sono rimasti stazionari<br />

per effetto delle manovre di riequilibrio dei conti in atto nella maggior parte dei paesi.<br />

Nel <strong>2011</strong> il reddito disponibile reale delle famiglie totali nell’area dell’euro non è cresciuto: l’aumento<br />

del reddito nominale è stato interamente compensato dall’accelerazione dei prezzi. In termini reali,<br />

le dinamiche più favorevoli sono state rilevate in Francia e in Germania, con incrementi nell’ordine<br />

dell’1 per cento, cui si è contrapposto un calo in Italia e, soprattutto, in Spagna. In quest’ultimo paese il<br />

reddito disponibile reale si è contratto di oltre sette punti percentuali nell’ultimo biennio.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

120<br />

115<br />

110<br />

105<br />

100<br />

95<br />

90<br />

85<br />

49


50<br />

La propensione al risparmio delle famiglie si è ridotta lievemente (al 13,6 per<br />

cento), in ragione delle diminuzioni registrate in Spagna (oltre due punti percentuali,<br />

all’11,6 per cento) e, in misura più modesta, in Italia (cfr. il capitolo 8: La domanda,<br />

l’offerta e i prezzi).<br />

Gli investimenti fissi lordi sono aumentati moderatamente, dell’1,3 per cento<br />

nella media del <strong>2011</strong>, dopo tre flessioni consecutive, sostenuti dalla componente<br />

dei macchinari e delle attrezzature (4,0 per cento). È invece proseguito il calo degli<br />

investimenti in costruzioni (-0,9 per cento; -16,5 dal 2007), che è stato particolarmente<br />

accentuato in Spagna, riflettendo le condizioni del mercato immobiliare.<br />

Fra i maggiori paesi, solo la Germania è risultata in controtendenza, segnando una<br />

crescita del settore del 5,8 per cento nel <strong>2011</strong>; la ripresa del comparto avviatasi nel<br />

2010 si è consolidata, dopo la fase di ristagno che si protraeva dalla metà degli anni<br />

novanta.<br />

Nel <strong>2011</strong> le quotazioni degli immobili residenziali hanno segnato un lieve rialzo in termini nominali<br />

nell’area dell’euro nel suo complesso e in Italia; hanno subito nuovi, forti cali in Irlanda e in<br />

Spagna; si sono invece registrati aumenti in Germania, con una rivalutazione complessiva del 3,1 per<br />

cento nel biennio 2010-11, e in Francia. In quest’ultimo paese, tuttavia, alla fine dello scorso anno si è<br />

osservata una modesta correzione al ribasso.<br />

Dall’estate del <strong>2011</strong> le condizioni macroeconomiche sono peggiorate risentendo<br />

delle nuove tensioni sui mercati del debito sovrano e del rallentamento del ciclo economico<br />

internazionale. L’accresciuto pessimismo di famiglie e imprese si è riflesso sulle<br />

decisioni di spesa per consumi e investimenti; la produzione industriale è diminuita<br />

(fig. 5.2). Nell’ultimo trimestre il PIL dell’area ha segnato una flessione (-0,3 per cento<br />

sul periodo precedente), la prima dalla primavera del 2009; nei primi tre mesi del 2012<br />

il prodotto ha ristagnato. In primavera l’indicatore mensile €-coin calcolato dalla <strong>Banca</strong><br />

d’Italia, che misura la dinamica del prodotto dell’area depurata dalla volatilità di breve<br />

periodo, si è collocato su un livello lievemente negativo, prefigurando il protrarsi <strong>della</strong><br />

fase di debolezza ciclica (fig. 5.3).<br />

120<br />

115<br />

110<br />

105<br />

100<br />

95<br />

90<br />

85<br />

80<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Produzione industriale nei maggiori paesi dell’area dell’euro (1)<br />

(medie mobili dei 3 mesi terminanti nel mese di riferimento)<br />

Francia<br />

Germania<br />

Italia<br />

Spagna<br />

Area dell'euro (2)<br />

Figura 5.2<br />

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Fonte: elaborazioni su dati Istat ed Eurostat.<br />

(1) Indici: 2005=100; dati destagionalizzati. – (2) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi.<br />

120<br />

115<br />

110<br />

105<br />

100<br />

95<br />

90<br />

85<br />

80<br />

BANCA D’ITALIA


1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

-0,5<br />

-1,0<br />

-1,5<br />

-2,0<br />

-2,5<br />

-3,0<br />

Indicatore ciclico coincidente (€-coin) e PIL dell’area dell’euro (1)<br />

(variazioni percentuali sui 3 mesi)<br />

€-coin PIL (2)<br />

Figura 5.3<br />

-3,0<br />

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia ed Eurostat.<br />

(1) Cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. Dettagli sull’indicatore €-coin sono disponibili sul sito internet: http://eurocoin.<br />

bancaditalia.it/. – (2) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi.<br />

I prezzi e i costi<br />

Nella media del <strong>2011</strong> l’inflazione al consumo nell’area dell’euro è salita di circa un<br />

punto percentuale, al 2,7 per cento (tav. 5.2). L’aumento è quasi totalmente ascrivibile<br />

ai rincari dei prodotti energetici (11,9 per cento) e degli alimentari trasformati (3,3<br />

per cento) che hanno riflesso le tensioni sulle quotazioni internazionali delle materie di<br />

base. Al netto delle componenti più volatili, la dinamica dei prezzi è rimasta contenuta<br />

(1,4 per cento). L’inflazione è stata sostenuta anche dagli aumenti delle imposte indirette<br />

in alcuni paesi.<br />

VOCI<br />

Indicatori di inflazione nei maggiori paesi dell’area dell’euro<br />

(variazioni percentuali su periodo corrispondente)<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

-0,5<br />

-1,0<br />

-1,5<br />

-2,0<br />

-2,5<br />

Tavola 5.2<br />

Francia (1) Germania Italia Spagna (1) Area dell’euro<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> 2009 2010 <strong>2011</strong> 2009 2010 <strong>2011</strong> 2009 2010 <strong>2011</strong> 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Prezzi al consumo (2)<br />

Indice generale 0,1 1,7 2,3 0,2 1,2 2,5 0,8 1,6 2,9 -0,2 2,1 3,1 0,3 1,6 2,7<br />

Indice al netto<br />

dei beni alimentari<br />

ed energetici 1,4 1,0 1,1 1,3 0,6 1,2 1,6 1,7 2,0 0,9 0,8 1,2 1,4 1,0 1,4<br />

di cui: beni 0,5 0,2 0,5 1,2 0,5 1,0 1,3 1,2 1,4 -0,9 0,3 0,5 0,6 0,5 0,8<br />

servizi 2,2 1,5 1,6 1,5 0,7 1,4 1,8 1,9 2,5 2,2 1,1 1,6 2,0 1,4 1,8<br />

Beni alimentari 0,5 1,3 2,3 -0,3 1,5 2,5 1,9 0,5 2,7 0,2 1,1 2,8 0,7 1,1 2,7<br />

di cui: trasformati 0,8 0,7 2,9 -0,1 0,8 3,0 1,9 0,9 2,9 1,0 1,4 4,2 1,1 0,9 3,3<br />

freschi -0,1 2,1 1,4 -0,7 3,0 1,4 1,9 0,0 2,5 -0,7 0,7 1,3 0,2 1,3 1,8<br />

Beni energetici -11,2 9,7 12,0 -5,4 3,9 10,0 -8,9 4,2 11,2 -9,0 12,5 15,7 -8,1 7,4 11,9<br />

Prezzi alla produzione (3) -6,4 3,4 6,0 -4,0 1,5 5,6 -5,4 3,1 5,0 -3,4 3,2 6,9 -5,1 2,9 5,9<br />

Deflatore del PIL 0,5 0,8 1,6 1,2 0,6 0,8 2,1 0,4 1,3 0,1 0,4 1,4 0,9 0,7 1,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.<br />

(1) Per il <strong>2011</strong> il deflatore del PIL è calcolato sulla base dei conti nazionali trimestrali. – (2) Indice armonizzato dei prezzi al consumo. –<br />

(3) Indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno.<br />

51


52<br />

Il contributo <strong>della</strong> componente fiscale alla dinamica dei prezzi è desumibile dal confronto tra l’andamento<br />

dell’indice armonizzato complessivo e quello del corrispondente indicatore a tassazione costante,<br />

calcolato dall’Eurostat sottraendo dai prezzi di vendita l’impatto delle variazioni delle imposte indirette<br />

nell’ipotesi che esse siano state traslate immediatamente e per intero. Lo scostamento fra le due misure<br />

di inflazione, sostanzialmente nullo nel 2009, si è ampliato dalla metà del 2010, portandosi a circa tre<br />

decimi di punto percentuale (fig. 5.4), a seguito delle manovre in Grecia, Portogallo e Spagna. Esauritisi<br />

gli effetti di questi provvedimenti, tale scostamento è poi tornato a crescere dall’ultimo trimestre del <strong>2011</strong>,<br />

risentendo soprattutto degli aumenti delle imposte indirette in Italia (cfr. il capitolo 8: La domanda, l’offerta<br />

e i prezzi) e, all’inizio di quest’anno, in Francia e in Portogallo. Lo scorso gennaio la crescita sui dodici<br />

mesi dell’indice al netto delle variazioni delle imposte era inferiore di quasi mezzo punto percentuale a<br />

quella dell’indice complessivo (2,3 e 2,7 per cento, rispettivamente).<br />

Le manovre fiscali sono alla base dei divari di inflazione registrati tra i maggiori paesi dell’area<br />

dell’euro nel <strong>2011</strong>: nella media dell’anno l’indice armonizzato dei prezzi al consumo è cresciuto a ritmi<br />

più elevati in Italia e in Spagna (2,9 e 3,1 per cento, rispettivamente) che in Francia e in Germania (2,3 e<br />

2,5 per cento); tuttavia, per i quattro paesi l’incremento dell’indicatore a tassazione costante si è collocato<br />

intorno al 2,5 per cento. Alla fine dell’anno l’effetto delle variazioni delle imposte indirette sulla dinamica<br />

dei prezzi al consumo è risultato particolarmente elevato in Italia (circa un punto percentuale), riflettendo<br />

i rialzi delle accise sui carburanti osservati a partire dall’estate e l’aumento dell’IVA introdotto in settembre.<br />

Dall’inizio di quest’anno l’inflazione nell’area è lievemente scesa, al 2,6 per cento in<br />

aprile dopo aver toccato il 3,0 nello scorcio del <strong>2011</strong>, in connessione con la decelerazione<br />

<strong>della</strong> componente energetica; l’inflazione di fondo si è mantenuta sull’1,5 per cento.<br />

0,40<br />

0,30<br />

0,20<br />

0,10<br />

0,00<br />

-0,10<br />

-0,20<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Figura 5.4<br />

Contributi di alcuni paesi al differenziale di crescita fra l’IPCA complessivo<br />

e a tassazione costante nell’area dell’euro<br />

(punti percentuali)<br />

-0,20<br />

2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Spagna Grecia Italia Francia Germania Portogallo Area Euro (1)<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.<br />

(1) Differenziale calcolato rispetto alle variazioni percentuali sui 12 mesi dell’IPCA complessivo e a tassazione costante.<br />

I prezzi alla produzione, i costi e i margini. – Nella media del <strong>2011</strong> l’inflazione alla<br />

produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno è stata del 5,9 per cento<br />

(2,9 nel 2010). I prezzi hanno accelerato decisamente nella prima metà dell’anno,<br />

sospinti dalle componenti più direttamente influenzate dai rincari delle materie di base.<br />

Il successivo allentamento delle tensioni sui costi degli input si è riflesso in una graduale<br />

attenuazione dell’inflazione all’origine, proseguita all’inizio del 2012: lo scorso marzo<br />

la variazione sui dodici mesi dell’indice dei prezzi alla produzione si è portata al 3,3 per<br />

cento. Nella media del <strong>2011</strong>, in un contesto di sostanziale stabilità del cambio effettivo<br />

nominale dell’euro, i prezzi alla produzione dei beni non energetici venduti all’esterno<br />

dell’area sono cresciuti pressoché in linea con quelli praticati sul mercato interno (3,5<br />

e 3,8 per cento, rispettivamente).<br />

0,40<br />

0,30<br />

0,20<br />

0,10<br />

0,00<br />

-0,10<br />

BANCA D’ITALIA


Lo scorso anno il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) ha ripreso a crescere<br />

(0,8 per cento contro un calo dell’1,0 nel 2010; tav. 5.3). Vi hanno contribuito in<br />

eguale misura l’accelerazione dei redditi per ora lavorata (al 2,1 per cento, dall’1,1) e il<br />

rallentamento <strong>della</strong> produttività oraria (all’1,3 per cento, dal 2,1) connesso con l’indebolimento<br />

ciclico nel secondo semestre dell’anno. Il CLUP ha mostrato andamenti diversi<br />

nei vari comparti produttivi: all’aumento dell’1,4 per cento nel settore dei servizi<br />

si è contrapposto un ulteriore calo nell’industria in senso stretto (-0,5 per cento) dove<br />

la crescita del valore aggiunto è stata più sostenuta. Ne è discesa una stazionarietà <strong>della</strong><br />

quota dei profitti nei servizi privati (al 45,0 per cento) e un aumento nell’industria,<br />

dove si è riportata sui livelli registrati prima <strong>della</strong> crisi (intorno al 40 per cento).<br />

PAESI<br />

Costo del lavoro per unità di prodotto<br />

e sue componenti nei maggiori paesi dell’area dell’euro (1)<br />

(variazioni percentuali sull’anno precedente)<br />

Redditi per ora<br />

lavorata<br />

Produttività<br />

oraria<br />

Valore aggiunto (2) Ore lavorate<br />

Tavola 5.3<br />

Costo del lavoro<br />

per unità<br />

di prodotto<br />

2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

Industria al netto delle costruzioni (3)<br />

Francia 3,7 3,9 7,1 0,9 3,3 0,5 -3,6 -0,4 -3,2 2,9<br />

Germania -1,5 2,0 6,3 2,4 9,8 5,9 3,3 3,4 -7,3 -0,3<br />

Italia 2,4 2,2 9,0 0,4 7,0 1,2 -1,9 0,9 -6,1 1,8<br />

Spagna 1,2 1,9 6,1 4,2 0,6 1,9 -5,1 -2,2 -4,6 -2,2<br />

Area dell’euro 1,2 2,5 7,7 3,0 6,9 3,6 -0,8 0,6 -6,1 -0,5<br />

Servizi (4)<br />

Francia 2,2 2,4 1,2 1,0 1,8 2,1 0,7 1,1 1,0 1,4<br />

Germania 0,4 2,6 0,0 0,6 2,2 1,9 2,2 1,3 0,4 2,0<br />

Italia 1,6 0,5 1,3 0,2 1,4 0,8 0,1 0,6 0,4 0,3<br />

Spagna -0,4 -0,7 1,9 0,3 1,4 1,1 -0,5 0,7 -2,3 -1,0<br />

Area dell’euro 1,0 1,8 0,8 0,4 1,4 1,2 0,7 0,7 0,3 1,4<br />

Totale economia<br />

Francia 2,5 2,7 1,7 1,1 1,5 1,8 -0,2 0,7 0,8 1,5<br />

Germania -0,1 2,5 1,8 1,2 4,1 2,9 2,3 1,7 -1,9 1,3<br />

Italia 1,9 0,9 2,6 0,3 2,1 0,6 -0,5 0,3 -0,7 0,6<br />

Spagna -0,3 -0,3 2,4 1,6 0,0 0,6 -2,3 -1,0 -2,6 -1,9<br />

Area dell’euro 1,1 2,1 2,1 1,3 2,0 1,5 0,0 0,2 -1,0 0,8<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat; per l’Italia elaborazioni su dati Istat; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Sulla base delle ore effettivamente lavorate. Per la Francia la variazione percentuale annua è ottenuta sulla base dei dati trimestrali<br />

grezzi. – (2) Valore aggiunto a prezzi base, valori concatenati, anno di riferimento 2005. – (3) Attività manifatturiere, estrazione di<br />

minerali e produzione e distribuzione di energia elettrica. – (4) Comprende i settori “commercio, trasporti e telecomunicazioni”, “intermediazione<br />

finanziaria e proprietà immobiliari” e “altri servizi”.<br />

Le aspettative di inflazione. – Lo scorso anno le aspettative degli analisti sull’inflazione<br />

al consumo nell’area dell’euro nella media del <strong>2011</strong> censite da Consensus<br />

Economics, pari all’1,8 per cento in gennaio, sono salite in linea con il rialzo<br />

dell’inflazione effettiva. Quelle relative al 2012, stabili appena sotto il 2 per cento<br />

fino allo scorso gennaio, sono state successivamente riviste lievemente al rialzo (2,4<br />

per cento in maggio; tav. 5.4). Sugli orizzonti più distanti le attese degli operatori<br />

professionali e quelle desumibili dai mercati finanziari sono rimaste sistematicamente<br />

coerenti con l’obiettivo <strong>della</strong> stabilità dei prezzi dell’Eurosistema (cfr. il capitolo 7:<br />

La politica monetaria comune).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

53


54<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Aspettative di inflazione nei maggiori paesi dell’area dell’euro<br />

censite da Consensus Economics (1)<br />

PAESI 2012 2013<br />

Francia 2,1 1,7<br />

Germania 2,1 1,9<br />

Italia 3,0 2,5<br />

Spagna 2,0 1,6<br />

Area dell’euro 2,4 1,8<br />

Fonte: Consensus Economics.<br />

(1) Formulate a maggio 2012.<br />

L’occupazione<br />

Tavola 5.4<br />

Secondo i dati di contabilità nazionale nel <strong>2011</strong> l’occupazione nell’area dell’euro è<br />

rimasta pressoché invariata sui livelli dell’anno precedente. L’incremento registrato nel<br />

primo semestre è stato quasi interamente compensato dal calo nei mesi successivi, legato<br />

all’indebolimento <strong>della</strong> fase ciclica. A partire dall’estate anche il tasso di disoccupazione<br />

ha preso a salire; lo scorso marzo si collocava al 10,9 per cento, un punto percentuale in<br />

più rispetto a dodici mesi prima; la quota dei disoccupati è circa doppia se misurata sulla<br />

popolazione attiva di età inferiore ai 25 anni.<br />

In Germania, dove il PIL ha interamente recuperato i livelli precedenti la recessione<br />

del biennio 2008-09, il numero di occupati è cresciuto nel <strong>2011</strong> dell’1,3 per cento<br />

(oltre mezzo milione di unità); il tasso di disoccupazione è calato fino al 5,6 per cento<br />

nello scorso marzo, il minimo dai primi anni novanta.<br />

In Spagna l’occupazione è invece nuovamente scesa (-2,0 per cento nel complesso<br />

dell’anno); la flessione è stata particolarmente marcata nel comparto delle costruzioni<br />

(-15,0 per cento), dove dal picco ciclico del 2007 il numero di occupati si è ridotto di<br />

oltre un milione di unità. Lo scorso marzo il tasso di disoccupazione ha raggiunto il<br />

24,1 per cento.<br />

In Italia e in Francia il numero di occupati è moderatamente aumentato nella<br />

media del <strong>2011</strong>, dello 0,3 e 0,7 per cento, rispettivamente. In entrambi i paesi il tasso<br />

di disoccupazione è tuttavia salito nella seconda parte dell’anno, risentendo del peggioramento<br />

del quadro congiunturale; lo scorso marzo si collocava al 9,8 per cento in<br />

Italia, al 10,0 in Francia.<br />

La bilancia dei pagamenti<br />

Il conto corrente dell’area dell’euro ha registrato nel <strong>2011</strong> un sostanziale pareggio<br />

(-3,2 miliardi, pari allo 0,03 per cento del PIL; tav. 5.5), dopo il lieve disavanzo dell’anno<br />

precedente. Il risultato è dovuto all’incremento dell’avanzo nei servizi, parzialmente<br />

controbilanciato dalla riduzione di quello nelle merci. I deflussi netti nel conto finanziario<br />

sono saliti a 24,6 miliardi.<br />

BANCA D’ITALIA


Bilancia dei pagamenti dell’area dell’euro (1)<br />

(miliardi di euro)<br />

Tavola 5.5<br />

VOCI 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Conto corrente 7,4 -143,5 -21,9 -6,8 -3,2<br />

Merci 42,2 -21,8 31,3 15,1 4,6<br />

Servizi 47,9 42,1 36,4 49,6 61,1<br />

Redditi 5,3 -66,8 3,5 31,8 31,7<br />

Trasferimenti unilaterali -88,1 -97,0 -93,1 -103,3 -100,6<br />

Conto capitale 4,8 10,0 6,7 6,4 10,8<br />

Conto finanziario 3,0 121,3 9,4 -2,5 -24,6<br />

Investimenti diretti -90,4 -231,1 -105,1 -113,9 -151,1<br />

Investimenti di portafoglio 126,8 261,4 265,7 165,1 308,3<br />

Derivati -66,9 -84,5 20,0 18,5 -20,8<br />

Altri investimenti 38,6 178,9 -175,7 -61,7 -150,7<br />

di cui: istituzioni finanziarie<br />

monetarie (2) 85,9 -132,1 67,7 -19,5 -339,2<br />

Variazione riserve ufficiali (3) -5,1 -3,4 4,6 -10,5 -10,2<br />

Errori e omissioni -15,1 12,2 5,8 3,0 17,0<br />

Fonte: BCE.<br />

(1) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi. – (2) Escluso l’Eurosistema. – (3) Il segno (-) indica un<br />

aumento di riserve.<br />

Le partite correnti. – Le esportazioni di beni sono aumentate del 13,2 per cento<br />

a prezzi e cambi correnti (tav. 5.6), riportandosi sopra i valori del 2008. A un forte<br />

aumento nel primo trimestre del <strong>2011</strong> ha fatto seguito una dinamica più modesta<br />

che, nonostante il miglioramento <strong>della</strong> competitività di prezzo, ha riflesso l’andamento<br />

meno sostenuto del commercio internazionale. Le importazioni di beni sono aumentate<br />

del 14,0 per cento, in parte a causa dell’incremento delle quotazioni del petrolio e<br />

di altre materie prime, soprattutto nel primo semestre.<br />

Il surplus nei servizi ha continuato a crescere, a 61,1 miliardi. Il saldo dei redditi<br />

è rimasto positivo per 31,7 miliardi. I redditi da investimenti diretti hanno registrato<br />

un significativo aumento degli introiti (circa 20 miliardi) quasi esclusivamente concentrato<br />

nel comparto azionario; è invece peggiorato il saldo dei redditi da titoli di portafoglio,<br />

legato soprattutto all’incremento dei pagamenti per interessi su titoli di debito<br />

emessi nell’area. È rimasto stabile il surplus nei redditi da lavoro.<br />

Il modesto disavanzo nel conto corrente dell’area dell’euro continua a derivare da posizioni molto<br />

differenziate tra i singoli Stati membri. Gli squilibri di bilancia dei pagamenti di alcuni paesi rimangono<br />

considerevoli, sebbene si siano ridotti nel <strong>2011</strong> in Portogallo e, in misura inferiore, in Grecia e<br />

in Spagna, mentre l’Irlanda è tornata al pareggio nel 2010. Il finanziamento dei disavanzi di questi<br />

quattro paesi nell’arco dell’ultimo decennio (per l’Irlanda fino al 2009) si è riflesso nella formazione<br />

di cospicue posizioni debitorie sull’estero. Una stima <strong>della</strong> ripartizione per “paese controparte” delle<br />

principali tipologie di attività (investimenti diretti, investimenti di portafoglio in azioni, quote di fondi<br />

comuni e strumenti di debito, prestiti e depositi delle banche) può essere ottenuta in base a informazioni<br />

di fonte BRI, Eurostat e FMI. Da tale stima emerge che nel corso dell’ultimo decennio la crescita delle<br />

attività lorde detenute dai maggiori paesi europei (Francia, Germania, Italia e Regno Unito) nei confronti<br />

delle quattro nazioni sopra riportate è stata pronunciata. Tale crescita si è arrestata nel corso del<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

55


56<br />

2010 (fig. 5.5); si sono in particolare bruscamente ridotti i titoli di debito e i prestiti e depositi bancari,<br />

che includono anche i rapporti interbancari (i dati sono disponibili fino al terzo trimestre del <strong>2011</strong>).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Area dell’euro: interscambio commerciale fob-fob per paese o area (1)<br />

(miliardi di euro; variazioni percentuali sul 2010 e composizione percentuale)<br />

PAESI<br />

Esportazioni Importazioni Saldo<br />

Tavola 5.6<br />

<strong>2011</strong> <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

Valori Variazioni Composizione<br />

(2)<br />

Valori Variazioni Composizione<br />

(2)<br />

Paesi <strong>della</strong> UE esterni all’area 565,8 12,9 32,0 490,3 14,3 27,6 72,2 75,6<br />

Danimarca 33,7 10,7 1,9 30,3 10,5 1,8 3,0 3,4<br />

Regno Unito 232,0 10,6 13,4 185,5 14,1 10,5 47,3 46,5<br />

Svezia 59,1 12,8 3,3 51,5 11,2 3,0 6,1 7,6<br />

Altri paesi <strong>della</strong> UE (3) 241,1 15,6 13,3 223,0 15,7 12,4 15,7 18,1<br />

Resto del mondo 1.207,9 13,3 68,0 1.278,9 13,9 72,4 -57,1 -70,9<br />

Brasile 30,3 12,9 1,7 31,2 19,1 1,7 0,6 -0,9<br />

Canada 20,7 13,4 1,2 15,0 17,4 0,8 5,4 5,6<br />

Cina 115,7 20,3 6,1 210,1 3,6 13,1 -106,7 -94,3<br />

Giappone 39,6 13,7 2,2 52,7 2,7 3,3 -16,5 -13,1<br />

India 30,9 13,6 1,7 28,4 21,3 1,5 3,7 2,4<br />

Russia 80,6 18,9 4,3 134,5 26,4 6,9 -38,6 -53,9<br />

Stati Uniti 199,1 8,5 11,7 142,4 7,8 8,5 51,4 56,7<br />

Svizzera 123,6 21,6 6,5 99,7 14,6 5,6 14,6 23,9<br />

Altri paesi 567,5 11,4 32,5 564,9 17,5 31,0 28,9 2,6<br />

Totale 1.773,8 13,2 100,0 1.769,1 14,0 100,0 15,1 4,6<br />

Fonte: BCE.<br />

(1) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi. – (2) La composizione percentuale si riferisce al 2010. –<br />

(3) Include l’interscambio, di ammontare esiguo, con le istituzioni <strong>della</strong> UE che sono considerate entità con residenza esterna all’area.<br />

La Francia mostra un’esposizione complessiva nei confronti di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna<br />

pari a circa il 27 per cento del PIL, la Germania al 19 per cento; in entrambi i casi la principale<br />

componente rimane quella dei titoli di debito, seguita dai prestiti delle banche. Per l’Italia l’esposizione<br />

si attesta su livelli più contenuti, intorno al 10 per cento del PIL, mentre per il Regno Unito risulta nettamente<br />

maggiore (circa il 35 per cento), in particolare verso l’Irlanda e relativamente al settore bancario.<br />

Gli investimenti diretti e gli investimenti di portafoglio. – Nel conto finanziario<br />

dell’area dell’euro nel <strong>2011</strong> si sono registrati afflussi netti per investimenti diretti e di<br />

portafoglio per 157,1 miliardi di euro, soprattutto a seguito dell’aumento (per 143,2<br />

miliardi) <strong>della</strong> componente dei titoli di portafoglio, solo parzialmente compensato da<br />

maggiori deflussi netti per investimenti diretti.<br />

Gli investimenti diretti sono tornati a crescere dopo le sensibili riduzioni dei flussi<br />

in entrata e in uscita registrate nel 2010; quelli verso l’esterno dell’area hanno segnato<br />

un incremento (26,3 per cento) interamente dovuto al comparto non bancario dell’area<br />

dell’euro e concentrato nella componente azionaria.<br />

L’andamento degli investimenti di portafoglio è stato molto differenziato nel corso<br />

dell’anno. Il primo semestre è stato contraddistinto da flussi netti in entrata straordinariamente<br />

elevati; vi hanno contribuito soprattutto i consistenti acquisti dall’estero di<br />

titoli emessi da banche e imprese non finanziarie. La domanda estera si è rivolta ai titoli<br />

Valori<br />

BANCA D’ITALIA


caratterizzati da maggiore liquidità e da più elevato rating, in un contesto di alta volatilità<br />

e accresciute tensioni sui mercati finanziari. Nel secondo semestre del <strong>2011</strong> l’acuirsi<br />

di queste ha innescato un processo di rimpatrio dei capitali; gli investitori esteri hanno<br />

ritirato fondi, mentre i residenti dell’area, in particolare il settore bancario, hanno effettuato<br />

vendite nette di strumenti esteri, per compensare la riduzione <strong>della</strong> raccolta di<br />

fondi dall’estero (cfr. il paragrafo: Depositi e prestiti).<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Francia<br />

'01'02'03'04'05'06'07'08'09'10'11<br />

Attività per paese investitore e strumento nei confronti di<br />

Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna (1)<br />

(in percentuale del PIL)<br />

Germania<br />

'01'02'03'04'05'06'07'08'09'10'11<br />

'01'02'03'04'05'06'07'08'09'10'11<br />

Regno Unito<br />

'01'02'03'04'05'06'07'08'09'10'11<br />

titoli di debito azioni e fondi comuni investimenti diretti prestiti e depositi delle banche<br />

Figura 5.5<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

Italia<br />

Fonte: elaborazioni su dati BRI, Eurostat e FMI.<br />

(1) Le consistenze di prestiti e depositi delle banche sono registrate al 30 settembre <strong>2011</strong>.<br />

Depositi e prestiti. – Nel complesso dello scorso anno è stata registrata una variazione<br />

pressoché nulla delle passività sull’estero, sotto forma di prestiti ottenuti o depositi ricevuti<br />

dai residenti. Tuttavia, nel quarto trimestre si è verificata una forte riduzione dei flussi<br />

dall’estero verso le istituzioni finanziarie dell’area, indotta dalle preoccupazioni degli investitori<br />

non residenti circa la stabilità dei sistemi bancari di alcuni paesi. Tale riduzione è<br />

stata controbilanciata dagli altri settori; hanno contribuito gli interventi dell’Eurosistema<br />

coordinati con altre banche centrali sotto forma di scambio di liquidità nelle reciproche<br />

valute. Tra le attività, i depositi effettuati e i prestiti erogati dai residenti verso l’estero<br />

sono aumentati per 158,9 miliardi di euro nel complesso del <strong>2011</strong>; tuttavia, nello scorcio<br />

dell’anno le rinnovate tensioni sui mercati finanziari hanno indotto uno smobilizzo di<br />

fondi, prevalentemente da parte del settore bancario residente.<br />

La posizione patrimoniale sull’estero. – Alla fine del <strong>2011</strong> la posizione patrimoniale<br />

verso l’esterno dell’area è risultata passiva per 1.136,4 miliardi (12,1 per cento del PIL,<br />

era il 13,4 alla fine del 2010). Oltre alla riduzione nelle passività nette registrata nel<br />

conto finanziario, il miglioramento riflette le variazioni favorevoli dei prezzi delle attività<br />

e passività finanziarie e il deprezzamento dell’euro nella seconda metà dell’anno.<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

<strong>2011</strong><br />

5<br />

0<br />

57


58<br />

6. LE POLITICHE DI BILANCIO<br />

Nel <strong>2011</strong> i saldi di bilancio dei paesi dell’area dell’euro hanno registrato in media<br />

un ampio miglioramento, nonostante lo sfavorevole andamento congiunturale. Lo<br />

sforzo di risanamento dei conti pubblici non è stato omogeneo tra i paesi. Secondo le<br />

stime <strong>della</strong> Commissione europea, il miglioramento continuerà nel 2012 e nel 2013,<br />

per effetto delle misure finora adottate e per la graduale ripresa dell’attività economica<br />

che, sebbene di modesta entità, è attesa già dalla seconda metà di quest’anno.<br />

Le tensioni sul mercato dei titoli del debito sovrano di diversi paesi hanno imposto<br />

un’accelerazione al processo di riforma <strong>della</strong> governance europea. I governi e le istituzioni<br />

europee hanno definito un insieme di interventi volti a rafforzare la disciplina di<br />

bilancio, a coordinare le politiche economiche, a gestire gli squilibri macroeconomici e<br />

le crisi finanziarie, nonché a dare impulso alle riforme strutturali.<br />

Le politiche e i risultati di bilancio nel <strong>2011</strong>. – L’indebitamento netto delle Amministrazioni<br />

pubbliche nell’area dell’euro, dopo la lieve riduzione registrata nel 2010, è diminuito<br />

lo scorso anno di 2,1 punti percentuali, al 4,1 per cento del PIL (tav. 6.1). Nelle<br />

stime <strong>della</strong> Commissione europea l’indebitamento netto strutturale (ossia corretto per gli<br />

effetti del ciclo economico e delle misure temporanee) è diminuito di 1,0 punti percentuali,<br />

al 3,4 per cento del PIL.<br />

Nell’ottobre del <strong>2011</strong>, in occasione <strong>della</strong> seconda notifica dei paesi dell’Unione europea (UE) alla<br />

Commissione nell’ambito <strong>della</strong> Procedura per i disavanzi eccessivi, l’indebitamento netto delle Amministrazioni<br />

pubbliche dell’area dell’euro è risultato lievemente più elevato in ciascuno degli anni del triennio<br />

2008-2010. Relativamente al 2010 il saldo è stato portato dal 6,0 al 6,2 per cento del PIL. L’aumento è<br />

stato determinato dall’ampia revisione al rialzo del disavanzo effettuata in particolare dalla Germania<br />

(di 1,0 punti di PIL), solo in parte compensata dalle modifiche in senso opposto apportate principalmente<br />

in Irlanda (di 1,1 punti) e Paesi Bassi (di 0,3 punti).<br />

Nel <strong>2011</strong> i risultati sono stati in media migliori degli obiettivi indicati negli aggiornamenti<br />

dei programmi di stabilità presentati lo scorso anno, in base ai quali l’indebitamento<br />

netto dell’area sarebbe dovuto diminuire di oltre 1,5 punti percentuali del<br />

PIL. I miglioramenti dei saldi realizzati tra il 2010 e il <strong>2011</strong> sono risultati superiori alle<br />

attese soprattutto in Germania (di 2,5 punti percentuali del PIL), Portogallo (di 2,4<br />

punti), Estonia (di 1,3 punti) e Austria (di 1,2 punti).<br />

In questo capitolo si fa riferimento ai dati pubblicati dalla Commissione europea l’11 maggio<br />

del 2012, che recepiscono le informazioni notificate dai paesi lo scorso aprile. Relativamente a questi<br />

dati, l’Eurostat ha espresso riserve solo con riferimento all’Irlanda, che ha registrato tra i trasferimenti<br />

in conto capitale importi non ancora definitivi per i piani di ristrutturazione di due banche. In sede<br />

di notifica i dati relativi ai disavanzi del triennio 2008-2010 comunicati nell’ottobre del <strong>2011</strong> sono<br />

stati oggetto di alcune revisioni; tuttavia, l’entità delle modifiche non è stata tale da influenzare i saldi<br />

dell’area dell’euro.<br />

Il 17 maggio scorso l’Instituto Nacional de Estadística (INE) ha comunicato all’Eurostat che l’indebitamento<br />

netto <strong>della</strong> Spagna del <strong>2011</strong> è stato rivisto al rialzo di 0,4 punti percentuali del PIL (all’8,9<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


per cento) rispetto a quanto comunicato nella prima notifica nell’aprile del 2012. Il peggioramento del<br />

saldo è connesso con la non inclusione nel precedente dato di alcune spese delle Regioni autonome.<br />

Tavola 6.1<br />

Indebitamento netto e debito delle Amministrazioni pubbliche: risultati e previsioni<br />

(in percentuale del PIL)<br />

PAESI<br />

Indebitamento netto Debito<br />

2010 <strong>2011</strong> 2012 (1) 2013 (1) 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

(1) (2)<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

2013<br />

(1) (2)<br />

Austria 4,5 2,6 3,0 1,9 71,9 72,2 74,2 74,3<br />

Belgio 3,8 3,7 3,0 3,3 96,0 98,0 100,5 100,8<br />

Cipro 5,3 6,3 3,4 2,5 61,5 71,6 76,5 78,1<br />

Estonia -0,2 -1,0 2,4 1,3 6,7 6,0 10,4 11,7<br />

Finlandia 2,5 0,5 0,7 0,4 48,4 48,6 50,5 51,7<br />

Francia 7,1 5,2 4,5 4,2 82,3 85,8 90,5 92,5<br />

Germania 4,3 1,0 0,9 0,7 83,0 81,2 82,2 80,7<br />

Grecia 10,3 9,1 7,3 8,4 145,0 165,3 160,6 168,0<br />

Irlanda 31,2 13,1 8,3 7,5 92,5 108,2 116,1 120,2<br />

Italia 4,6 3,9 2,0 1,1 118,6 120,1 123,5 121,8<br />

Lussemburgo 0,9 0,6 1,8 2,2 19,1 18,2 20,3 21,6<br />

Malta 3,7 2,7 2,6 2,9 69,4 72,0 74,8 75,2<br />

Paesi Bassi 5,1 4,7 4,4 4,6 62,9 65,2 70,1 73,0<br />

Portogallo 9,8 4,2 4,7 3,1 93,3 107,8 113,9 117,1<br />

Slovacchia 7,7 4,8 4,7 4,9 41,1 43,3 49,7 53,5<br />

Slovenia 6,0 6,4 4,3 3,8 38,8 47,6 54,7 58,1<br />

Spagna 9,3 8,5 6,4 6,3 61,2 68,5 80,9 87,0<br />

Area euro 6,2 4,1 3,2 2,9 85,6 88,0 91,8 92,6<br />

Fonte: Commissione europea, Spring Forecast, maggio 2012.<br />

(1) Previsioni. – (2) Le previsioni del debito dei singoli paesi includono, coerentemente con quanto deciso dall’Eurostat il 27 gennaio<br />

2012, la quota di pertinenza di ciascun paese dei prestiti effettuati dallo European Financial Stability Facility (EFSF), i prestiti bilaterali<br />

concessi ad altri paesi <strong>della</strong> UE e la quota di partecipazione al capitale dello European Stability Mechanism (ESM).<br />

La riduzione del disavanzo primario di 2,4 punti percentuali del PIL, all’1,1 per cento,<br />

ha riflesso il notevole calo delle spese primarie (1,8 punti, al 46,3 per cento), dovuto<br />

alle misure di consolidamento dei conti pubblici; poco più <strong>della</strong> metà <strong>della</strong> diminuzione<br />

è riconducibile alla componente in conto capitale, passata dal 4,4 al 3,4 per cento del PIL.<br />

La spesa per interessi è cresciuta di 0,2 punti, al 3,1 per cento del prodotto, riflettendo<br />

l’aumento, nella quasi totalità dei paesi, sia del debito sia del suo costo medio.<br />

Nel <strong>2011</strong> in Italia l’indebitamento netto è sceso dal 4,6 al 3,9 per cento del PIL, in linea con gli<br />

obiettivi. Il miglioramento dei conti ha riflesso la contrazione delle spese in rapporto al PIL, nonostante<br />

l’aumento degli oneri per interessi (cfr. il capitolo 13: La finanza pubblica).<br />

Con riferimento alla spesa corrente, incisivi sono stati gli interventi nel comparto<br />

del pubblico impiego, soprattutto nei paesi caratterizzati da livelli retributivi particolarmente<br />

elevati rispetto al settore privato. I redditi da lavoro dipendente delle Amministrazioni<br />

pubbliche sono diminuiti nel <strong>2011</strong>, per il secondo anno consecutivo, di 0,2<br />

punti percentuali del PIL, al 10,6 per cento.<br />

Secondo i dati dell’indagine campionaria EU-SILC relativi a dieci paesi dell’area dell’euro e al<br />

quadriennio 2004-07, il differenziale salariale lordo orario tra i dipendenti maschi (per i quali il<br />

confronto è più omogeneo) del settore pubblico e quelli delle imprese private con più di 50 addetti è<br />

particolarmente elevato, in media circa il 25 per cento, in Irlanda, Portogallo e Spagna; è intorno al 20<br />

per cento in Italia e Slovenia; si colloca tra il 12 e il 13 per cento in Austria e Grecia; è trascurabile in<br />

Belgio, Francia e Germania. Controllando per le caratteristiche dei lavoratori (in particolare il livello<br />

di istruzione e l’esperienza lavorativa, relativamente più elevate nel settore pubblico) il differenziale<br />

salariale scende a circa il 16 per cento in Spagna, si attesta tra il 6 e il 10 per cento in Irlanda, Italia<br />

e Portogallo, diventa trascurabile in Austria e Grecia e negativo nei restanti paesi (tra il 4 e l’11 per<br />

cento). Per l’Italia, un’analisi condotta sui dati relativi ai redditi netti del periodo 1998-2008 riportati<br />

<strong>2011</strong><br />

59


60<br />

nell’Indagine sui bilanci delle famiglie <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, che consente di individuare anche imprese<br />

di maggiori dimensioni, mostra che il differenziale corretto per le caratteristiche dei lavoratori<br />

si annulla nel confronto con le imprese con oltre 100 addetti. Quest’ultimo risultato riflette i salari e<br />

la produttività relativamente più elevati nelle grandi imprese. In tutti i paesi il differenziale aumenta<br />

quando l’analisi è estesa anche alle imprese di piccole dimensioni, soprattutto in Grecia e Portogallo,<br />

mentre si riduce se il confronto con le imprese private si restringe a quelle finanziarie o manifatturiere.<br />

Tali risultati segnalano che il differenziale è influenzato dalle caratteristiche settoriali e dimensionali<br />

<strong>della</strong> struttura produttiva privata. Per i lavoratori con livelli salariali più bassi il differenziale è sempre<br />

maggiore, riflettendo sia più alti livelli di istruzione e di esperienza lavorativa sia una migliore remunerazione<br />

di tali caratteristiche nel settore pubblico. Per i lavoratori con livelli di salario più elevati,<br />

invece, la remunerazione dell’istruzione nel settore pubblico è inferiore a quella riconosciuta nel settore<br />

privato nella maggior parte dei paesi.<br />

Il saldo di bilancio è migliorato nel <strong>2011</strong> in tutti i paesi dell’area dell’euro con<br />

l’eccezione di Cipro e <strong>della</strong> Slovenia (dove l’indebitamento netto è aumentato, rispettivamente,<br />

di 1,0 e 0,4 punti percentuali del PIL). L’entità del miglioramento è stata<br />

molto diversa tra i paesi: è stata maggiore in Irlanda, Portogallo, Germania, Slovacchia,<br />

Finlandia, Francia e Austria.<br />

Tra i 14 paesi che nel 2010 avevano un disavanzo superiore al 3 per cento del PIL, Austria,<br />

Germania e Malta hanno riportato il loro saldo al di sotto <strong>della</strong> soglia nel <strong>2011</strong>: Malta ha rispettato<br />

esattamente i termini concordati con il Consiglio <strong>della</strong> UE nell’ambito <strong>della</strong> Procedura per i disavanzi<br />

eccessivi; Austria e Germania lo hanno fatto con due anni di anticipo (<strong>2011</strong> anziché 2013). Relativamente<br />

agli altri 11 paesi per i quali è in corso la Procedura, il termine per ricondurre il disavanzo entro<br />

la soglia del 3 per cento è compreso tra il 2012 e il 2015.<br />

Nel <strong>2011</strong> il rapporto tra il debito e il PIL è aumentato di 2,4 punti nella media dell’area<br />

dell’euro, all’88,0 per cento del PIL. Esso è risultato superiore al 60 per cento in 12 paesi,<br />

al 100 per cento in 4. Alla Grecia e all’Italia, che già superavano tale soglia nel 2010, e il cui<br />

debito ha raggiunto, rispettivamente, il 165,3 e il 120,1 per cento del PIL, si sono aggiunti<br />

l’Irlanda e il Portogallo, con un debito pari, rispettivamente, al 108,2 e al 107,8 per cento.<br />

Complessivamente, il rapporto tra il debito pubblico e il PIL dell’area dell’euro è stato rivisto al rialzo<br />

tra la notifica di aprile <strong>2011</strong> e quella di aprile 2012 di 0,2 punti nel 2008, 0,6 nel 2009 e 0,2 nel 2010.<br />

I valori del debito pubblico dell’area dell’euro riportati dalla Commissione europea per il 2010 e il<br />

<strong>2011</strong>, pari alla somma dei debiti pubblici nazionali, sono superiori a quanto indicato dall’Eurostat per<br />

gli stessi anni (rispettivamente, 85,3 e 87,2 per cento del PIL). Le differenze sono attribuibili al consolidamento<br />

dei prestiti a sostegno dei paesi in difficoltà.<br />

Il sostegno finanziario ai paesi in difficoltà. – Nel <strong>2011</strong> è continuato il sostegno<br />

alla Grecia basato sul meccanismo dei prestiti bilaterali tra i paesi dell’area dell’euro.<br />

Nel maggio del 2010 i paesi dell’area si erano impegnati a sostenere la Grecia per un<br />

importo pari a 80,0 miliardi. Di questi, 21,0 miliardi sono stati erogati nel 2010 e 31,9<br />

nel <strong>2011</strong> (tav. 6.2). Contestualmente, il Fondo monetario internazionale (FMI) si era<br />

impegnato a sostenere finanziariamente la Grecia per un importo pari a 30,0 miliardi,<br />

di cui 10,5 sono stati prestati nel 2010 e 9,6 nel <strong>2011</strong>.<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> il sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro in difficoltà<br />

è stato attuato anche attraverso l’impiego di strumenti comuni: lo European Financial<br />

Stabilisation Mechanism (EFSM) e lo European Financial Stability Facility (EFSF).<br />

L’EFSM e l’EFSF sono due strumenti per l’assistenza finanziaria temporanea ai paesi dell’area<br />

dell’euro in difficoltà istituiti, rispettivamente, con un regolamento e una decisione del Consiglio <strong>della</strong><br />

UE nel maggio del 2010 (cfr. nel Glossario le voci: EFSF ed EFSM).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Nel <strong>2011</strong> sono iniziate le emissioni obbligazionarie dell’EFSM garantite dal bilancio<br />

<strong>della</strong> UE per finanziare il programma di sostegno in favore dell’Irlanda concordato<br />

nel novembre del 2010 e quello del Portogallo definito nel maggio del <strong>2011</strong> (cfr. il capitolo<br />

6: Le politiche di bilancio nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010). Nel <strong>2011</strong> le emissioni<br />

sono ammontate a 28,0 miliardi; tali risorse sono state destinate per 13,9 miliardi all’Irlanda<br />

e per 14,1 al Portogallo. Nel medesimo periodo gli stessi paesi hanno ricevuto,<br />

rispettivamente, 12,5 e 13,0 miliardi dall’FMI.<br />

VOCI<br />

Dettaglio del sostegno finanziario ai paesi in difficoltà<br />

(miliardi di euro)<br />

2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

(gen. - mag.)<br />

(1)<br />

Totale fino a<br />

maggio 2012<br />

Tavola 6.2<br />

Totale del piano<br />

di sostegno<br />

IRLANDA<br />

Prestiti bilaterali 0,0 0,5 1,1 1,6 4,8<br />

EFSF 0,0 7,6 4,6 12,2 17,7<br />

EFSM 0,0 13,9 4,5 18,4 22,5<br />

FMI 0,0 12,5 3,6 16,1 22,5<br />

Totale 0,0 34,5 13,8 48,3 67,5 (2)<br />

PORTOGALLO<br />

EFSF – 6,9 2,7 9,6 26,0<br />

EFSM – 14,1 6,0 20,1 26,0<br />

FMI – 13,0 5,6 18,6 26,0<br />

Totale – 34,0 14,3 48,3 78,0<br />

GRECIA<br />

Primo piano di sostegno<br />

Prestiti bilaterali 21,0 31,9 – 52,9 52,9<br />

FMI 10,5 9,6 – 20,1 20,1<br />

Totale 31,5 41,5 – 73,0 73,0 (3)<br />

Secondo piano di sostegno<br />

EFSF – – 72,9 72,9 144,6 (4)<br />

FMI – – 1,7 1,7 28,0<br />

Totale – – 74,6 74,6 172,6<br />

Fonte: per i prestiti concessi dall’EFSF, dall’EFSM e dall’FMI, Commissione europea e EFSF; per i prestiti dell’FMI relativi al secondo piano<br />

di sostegno alla Grecia, FMI; per i prestiti bilaterali all’Irlanda, accordo del 21 marzo 2012 tra Danimarca e Irlanda e dichiarazioni del Financial<br />

Secretary allo UK Treasury del 31 gennaio 2012 e del 17 aprile 2012 per il prestito tra il Regno Unito e l’Irlanda. I dati relativi ai prestiti<br />

dell’FMI risentono del tasso di cambio utilizzato per trasformare in euro gli importi espressi in diritti speciali di prelievo.<br />

(1) I dati per i prestiti dell’EFSF e dell’EFSM si riferiscono alle operazioni effettuate entro il 16 maggio; quelli relativi ai prestiti dell’FMI riguardano<br />

operazioni realizzate fino al 30 aprile. – (2) Il dato non include i 17,5 miliardi a carico dell’Irlanda costituiti da fondi dell’Irish Treasury<br />

e del National Pensions Reserve Fund. – (3) Il primo piano di sostegno finanziario alla Grecia ammontava a 110 miliardi, di cui 30 a carico<br />

dell’FMI. L’ammontare qui riportato si riferisce a quanto effettivamente prestato fino alla fine del <strong>2011</strong>. La parte non versata è stata inglobata<br />

nel secondo piano di sostegno. – (4) Tale ammontare non include i 35 miliardi di titoli emessi dall’EFSF per l’attivazione dello schema di<br />

riacquisto finalizzato a sostenere la qualità dei titoli emessi o pienamente garantiti dalla Grecia.<br />

Nel <strong>2011</strong> l’EFSF ha emesso titoli per circa 18,0 miliardi e ha concesso prestiti<br />

all’Irlanda e al Portogallo, rispettivamente, per 7,6 e 6,9 miliardi.<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> sono state prese alcune decisioni volte a potenziare l’EFSF: (a)<br />

è stato aumentato il valore delle garanzie concesse dagli Stati dell’area dell’euro da 440<br />

a 780 miliardi; (b) è stata ammessa la possibilità che l’EFSF intervenga con acquisti sul<br />

mercato primario e su quello secondario dei titoli di Stato dei paesi membri; (c) è stato<br />

consentito che l’EFSF agisca sulla base di programmi precauzionali e che finanzi la<br />

ricapitalizzazione di istituzioni finanziarie; (d) è stato previsto lo sfruttamento di effetti<br />

di leva finanziaria mediante la concessione di garanzie parziali sulle nuove emissioni di<br />

titoli di Stato dei paesi dell’area dell’euro e/o attraverso la costituzione di una o più società<br />

veicolo che raccolgano fondi da investitori e istituzioni finanziarie (cfr. il riquadro:<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

61


62<br />

Le decisioni dei Capi di Stato e di governo dell’area dell’euro del 26 ottobre e del 9 dicembre<br />

<strong>2011</strong>, in Bollettino economico, n. 67, 2012).<br />

Nel gennaio del 2012, a seguito <strong>della</strong> revisione al ribasso del merito creditizio di nove paesi<br />

dell’area dell’euro, l’agenzia Standard & Poor’s ha abbassato la valutazione delle emissioni di debito a<br />

lungo termine dell’EFSF da AAA a AA+.<br />

Lo scorso 2 febbraio sono state decise alcune modifiche del Trattato che istituisce lo<br />

European Stability Mechanism (ESM): ne è stata anticipata di un anno, a luglio del 2012,<br />

l’entrata in vigore ed è stata inclusa tra le regole di voto la maggioranza qualificata dell’85<br />

per cento. Il ricorso a tale maggioranza, in luogo dell’unanimità dei voti espressi, è possibile<br />

qualora la Commissione europea e la BCE ritengano necessario adottare, per la stabilità<br />

finanziaria ed economica dell’area dell’euro, decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria<br />

ai paesi. Inoltre, come per l’EFSF, sono stati ampliati gli strumenti a disposizione<br />

dell’ESM per intervenire a sostegno dei paesi in difficoltà attraverso la possibilità di: effettuare<br />

acquisti di titoli di Stato dei paesi membri anche sul mercato secondario e, con una<br />

maggiore flessibilità rispetto a quella già prevista, su quello primario; agire sulla base di<br />

programmi precauzionali; finanziare la ricapitalizzazione di istituzioni finanziarie.<br />

L’ESM è un meccanismo permanente per la gestione delle crisi la cui costituzione è stata concordata<br />

dal Consiglio europeo del 28-29 ottobre 2010 ed è stata formalmente definita nel Trattato che lo<br />

istituisce sottoscritto da parte dei paesi dell’area dell’euro l’11 luglio del <strong>2011</strong>. Il Trattato è stato modificato<br />

più volte nel corso del <strong>2011</strong> e, da ultimo, il 2 febbraio del 2012 (cfr. nel Glossario la voce: ESM).<br />

Per rafforzare la fiducia degli investitori nei nuovi assetti istituzionali, il 30 marzo<br />

del 2012 l’Eurogruppo ha stabilito che la dotazione iniziale di capitale dell’ESM verrà<br />

versata dai paesi entro il 2014, anziché il 2017 come originariamente previsto (sono<br />

programmate due rate nel 2012, due nel 2013 e l’ultima nella prima metà del 2014).<br />

È stato inoltre convenuto che dal prossimo luglio l’ESM costituirà il principale strumento<br />

per il finanziamento dei nuovi piani di sostegno ai paesi in difficoltà; l’EFSF<br />

rimarrà attivo per provvedere al compimento di quelli già in essere e, fino alla metà del<br />

2013, potrà finanziarie nuovi programmi. Dalla metà del 2014 la capacità di prestito<br />

complessiva dell’ESM sarà di 500 miliardi.<br />

Tra febbraio e marzo del 2012 la Grecia ha raggiunto un accordo con la Commissione<br />

europea, la BCE e l’FMI per un secondo programma di aiuti che prevede l’erogazione<br />

di nuovi prestiti da parte dell’EFSF e dell’FMI per oltre 138 miliardi nel periodo<br />

2012-16. Questi si aggiungono a quanto concordato nel maggio del 2010 e non ancora<br />

erogato dagli altri paesi dell’area dell’euro (24,4 miliardi, se non si considerano le quote<br />

non versate da Irlanda, Portogallo e Slovacchia) e dall’FMI.<br />

L’approvazione dei nuovi finanziamenti è stata accompagnata dall’impegno <strong>della</strong> Grecia ad attuare<br />

non solo misure correttive dei conti pubblici e riforme strutturali, ma anche una ristrutturazione<br />

del debito da realizzare mediante il coinvolgimento di un’ampia quota di creditori privati e volta a<br />

ridurne l’incidenza sul PIL dal 165 al 120 per cento entro il 2020. La revisione dei termini di rimborso<br />

ai creditori, concordata in marzo, ha previsto una riduzione del valore nominale degli strumenti di<br />

debito detenuti dagli investitori del 53,5 per cento: per ogni 100 euro di titoli di Stato greci, i creditori<br />

hanno ricevuto 15 euro in strumenti di debito emessi dall’EFSF e 31,50 euro in nuovo debito <strong>della</strong> Grecia.<br />

Anche gli interessi maturati sui vecchi titoli di Stato sono stati pagati con titoli dell’EFSF. Includendo<br />

l’effetto delle clausole di azione collettiva, l’adesione del settore privato all’accordo è stata pari a circa il<br />

97 per cento (cfr. il riquadro: Il coinvolgimento del settore privato nella risoluzione <strong>della</strong> crisi greca, in<br />

Bollettino economico, n. 68, 2012).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Nell’ambito del secondo piano di sostegno finanziario, fino alla metà di maggio<br />

la Grecia ha ricevuto in prestito dall’EFSF 72,9 miliardi: circa 30 come contributo alla<br />

ristrutturazione del debito; 4,8 per consentire il pagamento degli interessi sui titoli di<br />

Stato greci; 25,0 per la ricapitalizzazione delle banche greche e oltre 13 per il resto del<br />

programma. La Grecia ha inoltre ricevuto 1,7 miliardi dall’FMI.<br />

Nei primi mesi del 2012 il programma di sostegno all’Irlanda è ammontato complessivamente<br />

a 13,8 miliardi, di cui 4,6 finanziati dall’EFSF, 4,5 dall’EFSM e circa<br />

3,6 dall’FMI. Poco più di un miliardo è stato concesso all’Irlanda da Regno Unito e<br />

Danimarca sulla base di accordi bilaterali. Nello stesso periodo il Portogallo ha ricevuto<br />

14,3 miliardi, di cui 6,0 dall’EFSM, circa 5,6 dall’FMI e 2,7 dall’EFSF.<br />

Per finanziare i piani di sostegno del 2012 alla Grecia, all’Irlanda e al Portogallo,<br />

l’EFSF ha emesso nel corso di quest’anno (fino al 16 maggio) titoli a tasso fisso a<br />

lungo termine per oltre 43 miliardi e a breve termine per circa 20 miliardi. A questi,<br />

lo scorso aprile, si sono aggiunti 25,0 miliardi di titoli a tasso variabile trasferiti allo<br />

Hellenic Financial Stability Facility, serviti per la menzionata ricapitalizzazione delle<br />

banche greche.<br />

In sintesi, nel <strong>2011</strong> sono stati erogati prestiti per 110,0 miliardi, di cui 74,9 da<br />

parte di paesi e istituzioni finanziarie europei e 35,1 da parte dell’FMI; di questi, 34,5<br />

miliardi sono stati utilizzati per il sostegno finanziario dell’Irlanda, 34,0 per quello del<br />

Portogallo e 41,5 per quello <strong>della</strong> Grecia. Nella prima parte del 2012 sono stati concessi<br />

ulteriori prestiti per 102,7 miliardi, di cui 91,8 provenienti da paesi e istituzioni finanziarie<br />

europei e 10,9 dall’FMI. Il sostegno ha riguardato per 13,8 miliardi l’Irlanda, per<br />

14,3 il Portogallo e per 74,6 la Grecia. Complessivamente sono stati pertanto erogati<br />

prestiti per poco più di 244 miliardi, a fronte di piani di sostegno che prevedono finanziamenti<br />

fino al 2016 per circa 391 miliardi (escludendo i 35,0 miliardi emessi in titoli<br />

dall’EFSF per l’attivazione dello schema di riacquisto finalizzato a sostenere la qualità<br />

dei titoli emessi o pienamente garantiti dalla Grecia e i 17,5 miliardi di risorse irlandesi<br />

che hanno finanziato il piano di sostegno dell’Irlanda).<br />

Le prospettive. – In base alle previsioni pubblicate l’11 maggio dalla Commissione<br />

europea, nel 2012 l’indebitamento netto dell’area dell’euro diminuirebbe di ulteriori<br />

0,9 punti percentuali, al 3,2 per cento del PIL.<br />

Riduzioni significative dell’indebitamento netto sono previste in Irlanda (4,8 punti, all’8,3 per cento<br />

del PIL), Cipro (2,9 punti, al 3,4 per cento), Slovenia (2,2 punti, al 4,3 per cento), Spagna (2,1 punti, al 6,4<br />

per cento), Italia (1,9 punti, al 2,0 per cento) e Grecia (1,8 punti, al 7,3 per cento). Ampi peggioramenti<br />

del saldo si registrerebbero in Estonia (3,4 punti, da un avanzo dell’1,0 per cento del PIL a un disavanzo<br />

del 2,4) e Lussemburgo (1,2 punti, all’1,8 per cento). Il disavanzo si collocherebbe sul 3,0 per cento del<br />

PIL in Austria e in Belgio. Dei tre paesi sottoposti alla Procedura per i disavanzi eccessivi nei confronti dei<br />

quali il Consiglio <strong>della</strong> UE ha fissato il 2012 come termine per rientrare da tale condizione (Belgio, Cipro<br />

e Italia), solo Cipro continuerebbe ad avere un saldo superiore al 3 per cento del PIL.<br />

Per il 2013, a politiche di bilancio invariate, la Commissione europea stima un’ulteriore<br />

diminuzione del disavanzo dell’area, al 2,9 per cento. Nel biennio 2012-13 il<br />

saldo primario migliorerebbe di 1,4 punti, passando da un disavanzo dell’1,1 per cento<br />

del PIL a un avanzo dello 0,3. L’incidenza delle entrate sul PIL aumenterebbe di 0,8<br />

punti; quella delle spese primarie correnti e delle spese in conto capitale diminuirebbe,<br />

rispettivamente, di 0,2 e 0,4 punti. Il debito continuerebbe a crescere, passando<br />

dall’88,0 per cento del PIL nel <strong>2011</strong> al 92,6 nel 2013.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

63


64<br />

La riforma <strong>della</strong> governance europea<br />

La crisi economica e finanziaria ha messo in evidenza alcuni aspetti problematici<br />

dell’assetto del governo economico <strong>della</strong> UE: le regole di bilancio europee non hanno<br />

garantito l’adozione di politiche prudenti nelle fasi favorevoli del ciclo economico per<br />

consolidare i conti pubblici; il sistema di sorveglianza multilaterale era privo di strumenti<br />

incisivi per la prevenzione e la correzione di squilibri macroeconomici; erano<br />

assenti meccanismi di intervento per situazioni di grave crisi finanziaria di uno Stato<br />

membro. Tali aspetti critici hanno portato a un ampio processo di riforma che è stato<br />

avviato nel marzo del 2010 e ha subito un’accelerazione tra la fine del <strong>2011</strong> e i primi<br />

mesi del 2012, soprattutto in conseguenza delle tensioni sul mercato dei titoli del debito<br />

sovrano di diversi paesi.<br />

Il semestre europeo. – Nel <strong>2011</strong> ha trovato applicazione per la prima volta il semestre<br />

europeo, un nuovo ciclo di programmazione annuale dei bilanci pubblici comune a tutti i<br />

paesi <strong>della</strong> UE con l’obiettivo di rafforzare la coerenza delle politiche nazionali con gli indirizzi<br />

comunitari (cfr. il capitolo 6: Le politiche di bilancio nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010).<br />

Nel marzo del <strong>2011</strong> i Capi di Stato e di governo dei paesi dell’area dell’euro, di Bulgaria, Danimarca, Lettonia,<br />

Lituania, Polonia e Romania hanno sottoscritto il Patto euro plus volto a rafforzare il pilastro economico<br />

dell’Unione monetaria e a raggiungere un maggiore livello di coordinamento delle politiche economiche (cfr. il<br />

riquadro: Le decisioni del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo <strong>2011</strong>, in Bollettino economico, n. 64, <strong>2011</strong>).<br />

Le misure proposte nel novembre del <strong>2011</strong>. – Il 23 novembre <strong>2011</strong> la Commissione<br />

europea ha proposto due nuovi regolamenti, volti a rafforzare la sorveglianza economica<br />

sui paesi dell’area dell’euro, soprattutto quelli in situazione di disavanzo eccessivo o in gravi<br />

difficoltà finanziarie o che richiedono assistenza su base precauzionale. Le proposte, già<br />

esaminate dal Consiglio <strong>della</strong> UE del 24 gennaio 2012, sono ancora in fase di discussione.<br />

Il primo regolamento, contenente «disposizioni comuni per il monitoraggio e la valutazione dei documenti<br />

programmatici di bilancio e per la correzione dei disavanzi eccessivi negli Stati membri <strong>della</strong> zona<br />

euro», definisce un calendario per la predisposizione dei documenti programmatici di bilancio a medio<br />

termine e prevede che la Commissione europea valuti i piani annuali per l’anno successivo. In presenza di<br />

una grave violazione del Patto di stabilità e crescita, la Commissione potrà richiedere la presentazione di un<br />

nuovo piano. Si prevede inoltre un più ampio monitoraggio per i paesi nei confronti dei quali è avviata una<br />

Procedura per i disavanzi eccessivi. A questi paesi vengono richiesti, a scadenze regolari, rapporti sullo stato<br />

di attuazione delle raccomandazioni del Consiglio.<br />

Il secondo regolamento contiene disposizioni «sul rafforzamento <strong>della</strong> sorveglianza economica e di<br />

bilancio degli Stati membri che si trovano o rischiano di trovarsi in gravi difficoltà per quanto riguarda la<br />

loro stabilità finanziaria nella zona euro». In particolare, esso conferisce alla Commissione europea il potere<br />

di porre sotto sorveglianza rafforzata i paesi in difficoltà finanziaria, nonché di concertare con gli stessi e<br />

monitorare l’implementazione dei programmi macroeconomici di aggiustamento e la loro coerenza con<br />

la Procedura per i disavanzi eccessivi e con quella per gli squilibri macroeconomici eccessivi.<br />

Le misure entrate in vigore nel dicembre del <strong>2011</strong> (six-pack). – Il 13 dicembre scorso è<br />

entrato in vigore l’insieme di provvedimenti di riforma <strong>della</strong> governance europea proposto<br />

dalla Commissione europea nel settembre del 2010. Si tratta di cinque regolamenti e<br />

di una direttiva che rafforzano le regole di bilancio europee, introducono nuove procedure<br />

per la prevenzione, rilevazione e correzione di squilibri macroeconomici e stabiliscono<br />

requisiti minimi per il contesto istituzionale e le procedure di bilancio a livello nazionale.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Con la riforma dello scorso dicembre è stata rafforzata la parte del Patto di stabilità<br />

e crescita che riguarda la prevenzione degli squilibri di bilancio attraverso l’introduzione<br />

di un limite alla dinamica <strong>della</strong> spesa da considerare nell’ambito <strong>della</strong> valutazione<br />

relativa al conseguimento o al mantenimento dell’obiettivo di medio termine.<br />

Viene previsto che, per i paesi che hanno già raggiunto il proprio obiettivo di medio termine, il tasso di<br />

crescita annuale <strong>della</strong> spesa non debba superare quello di medio periodo del PIL potenziale, a meno che la<br />

maggior crescita <strong>della</strong> spesa non venga compensata da aumenti discrezionali delle entrate. Per gli altri paesi,<br />

la dinamica <strong>della</strong> spesa dovrà essere più bassa e tale da garantire un miglioramento del saldo strutturale<br />

di bilancio di almeno lo 0,5 per cento del PIL l’anno sino al raggiungimento dell’obiettivo di medio termine.<br />

Per i paesi dell’area dell’euro che si discostino in maniera significativa e persistente dal sentiero<br />

di convergenza verso il proprio obiettivo di medio termine, viene introdotta una sanzione costituita da<br />

un deposito fruttifero pari allo 0,2 per cento del PIL.<br />

Scostamenti temporanei sono ammessi in caso di eventi eccezionali al di fuori del controllo dei<br />

responsabili delle politiche economiche con rilevanti ripercussioni finanziarie, di severe recessioni economiche<br />

per l’intera area dell’euro e, sotto specifiche condizioni, qualora vengano realizzate importanti<br />

riforme strutturali con effetti di lungo periodo sulla sostenibilità dei conti pubblici.<br />

Nell’ambito delle procedure volte alla correzione degli squilibri di bilancio, il<br />

six-pack rende operativa la regola sul debito prevista dal Trattato di Maastricht, in base<br />

alla quale l’incidenza del debito sul prodotto deve essere inferiore al 60 per cento o, se<br />

superiore, deve diminuire a un ritmo adeguato.<br />

Per i paesi con un debito superiore al 60 per cento del prodotto, è stabilito che l’eccedenza del rapporto tra<br />

il debito e il PIL rispetto alla soglia diminuisca in media di un ventesimo all’anno nei tre anni che terminano<br />

con quello di valutazione oppure che, nelle previsioni <strong>della</strong> Commissione europea, tale riduzione sia attesa nel<br />

triennio che include l’anno di valutazione e i due successivi. Una riduzione inferiore non comporta l’avvio automatico<br />

<strong>della</strong> Procedura per disavanzi eccessivi in quanto si terrà conto dell’impatto del ciclo economico e di<br />

altri fattori rilevanti. Questi includono: (a) la struttura per scadenza e la denominazione in valuta del debito;<br />

(b) le garanzie pubbliche prestate, in particolare al settore finanziario; (c) le passività, sia esplicite sia implicite,<br />

derivanti dall’invecchiamento <strong>della</strong> popolazione; (d) il livello del debito privato e il rischio che questo possa<br />

tradursi in passività per le Amministrazioni pubbliche; (e) la composizione dell’attivo del bilancio pubblico; (f)<br />

l’entità e le componenti <strong>della</strong> differenza tra l’indebitamento netto e la variazione del debito.<br />

Nel caso di avvio <strong>della</strong> Procedura per i disavanzi eccessivi nei confronti dei paesi<br />

dell’area dell’euro viene introdotta una sanzione costituita da un deposito infruttifero. Sia<br />

nella parte preventiva sia in quella correttiva del Patto di stabilità e crescita l’imposizione<br />

delle sanzioni diviene più automatica: saranno adottate, su proposta <strong>della</strong> Commissione europea,<br />

a meno che una maggioranza qualificata del Consiglio esprima voto contrario (reverse<br />

voting); in precedenza era richiesta l’approvazione da parte di una maggioranza qualificata.<br />

Riguardo agli squilibri macroeconomici, il six-pack ha introdotto una procedura<br />

di sorveglianza che prevede un meccanismo di allerta basato su un insieme di indicatori<br />

quantitativi (scoreboard) e relative soglie minime e massime di criticità. Gli indicatori sono<br />

analizzati in un Rapporto annuale <strong>della</strong> Commissione europea (Alert Mechanism Report).<br />

La Commissione può decidere di sottoporre un paese a un’analisi più approfondita dopo essersi<br />

consultata con il Consiglio <strong>della</strong> UE, il Parlamento europeo e lo European Systemic Risk Board. Qualora<br />

emergano rischi o eventuali squilibri, il Consiglio <strong>della</strong> UE rivolge al paese una raccomandazione.<br />

Il 14 febbraio la Commissione europea ha pubblicato l’Alert Mechanism Report. Ogni paese è<br />

valutato sulla base di cinque indicatori di squilibri esterni e di competitività e cinque indicatori di<br />

squilibri interni (cfr. il capitolo 12: La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero);<br />

sono inoltre considerati ulteriori aspetti che riguardano, tra l’altro, la situazione macroeconomica dei<br />

paesi e quella dei mercati finanziari.<br />

La Commissione ha rilevato due principali tendenze: in primo luogo, sebbene in alcuni paesi gli<br />

squilibri commerciali siano rimasti elevati, si è assistito durante la crisi a una loro generale riduzione<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

65


66<br />

attribuibile all’andamento del ciclo economico piuttosto che a motivi di tipo strutturale; in secondo luogo,<br />

molti paesi continuano a registrare elevati livelli di debito privato, nonostante si distinguano a seconda del<br />

settore responsabile dello squilibrio. La Commissione ha deciso di sottoporre ad analisi più approfondite<br />

sette paesi dell’area dell’euro (Belgio, Cipro, Finlandia, Francia, Italia, Slovenia e Spagna) e cinque paesi<br />

esterni all’area (Bulgaria, Danimarca, Regno Unito, Svezia e Ungheria). Sono emersi soprattutto problemi<br />

connessi con l’elevato debito complessivo e la perdita di competitività.<br />

In caso di squilibri particolarmente gravi, tali da compromettere il corretto funzionamento<br />

<strong>della</strong> UEM, può essere avviata una Procedura per squilibrio macroeconomico.<br />

Quest’ultima può condurre all’imposizione di una sanzione sotto forma di deposito fruttifero,<br />

che viene convertito in multa in caso di inosservanza reiterata delle raccomandazioni<br />

del Consiglio. Entrambe le sanzioni sono adottate dal Consiglio su raccomandazione<br />

<strong>della</strong> Commissione in base alla regola del reverse voting con maggioranza qualificata.<br />

Il six-pack include infine una direttiva, a cui i paesi <strong>della</strong> UE devono conformarsi entro la fine del<br />

2013, che stabilisce requisiti minimi per le procedure di bilancio nazionali. Essi riguardano la qualità,<br />

la completezza e la tempistica delle statistiche e <strong>della</strong> contabilità pubblica, delle previsioni, delle regole<br />

di bilancio numeriche e <strong>della</strong> programmazione di medio periodo. Viene sottolineata l’importanza di<br />

disporre di un quadro completo e trasparente dei conti pubblici.<br />

Il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e<br />

monetaria. – Nel Consiglio europeo del 2 marzo 2012 è stato sottoscritto da tutti i paesi<br />

<strong>della</strong> UE, con l’eccezione del Regno Unito e <strong>della</strong> Repubblica Ceca, il Trattato sulla stabilità,<br />

sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria, che entrerà in<br />

vigore al più tardi il 1° gennaio 2013 se ratificato da almeno dodici paesi dell’area dell’euro.<br />

Il Trattato, nella parte nota come fiscal compact, impegna i paesi firmatari a inserire<br />

nella legislazione nazionale, preferibilmente a livello costituzionale ed entro un anno dalla<br />

sua entrata in vigore, una norma che preveda il raggiungimento e mantenimento del<br />

pareggio o di un avanzo di bilancio in termini strutturali e un meccanismo automatico di<br />

correzione in caso di scostamento, elaborato sulla base di principi comuni proposti dalla<br />

Commissione. Il disavanzo in termini strutturali non può essere superiore allo 0,5 per<br />

cento del PIL; può raggiungere l’1,0 per cento solo se il rapporto tra il debito e il prodotto<br />

è ampiamente inferiore al 60 per cento e se i rischi per la sostenibilità di lungo periodo<br />

dei conti pubblici sono limitati.<br />

La Commissione europea è chiamata a verificare che i paesi inseriscano negli ordinamenti nazionali<br />

la norma sul saldo di bilancio e il relativo meccanismo di correzione e a redigere un apposito<br />

rapporto. Qualora un paese risultasse inadempiente, uno o più Stati membri potrebbero ricorrere alla<br />

Corte di giustizia europea per un parere vincolante. Nel caso in cui il paese inadempiente non prendesse<br />

le necessarie misure, la Corte di giustizia potrebbe imporre una multa non superiore allo 0,1 per cento del<br />

PIL. All’interno di ciascun paese, l’introduzione e l’applicazione <strong>della</strong> norma dovranno essere vigilate da<br />

una istituzione nazionale indipendente. In Italia, il principio del pareggio di bilancio è stato introdotto<br />

nella Costituzione lo scorso aprile ed entrerà in vigore dal 2014 (cfr. il capitolo 13: La finanza pubblica).<br />

Il fiscal compact inoltre estende l’applicazione del meccanismo di reverse voting a<br />

tutte le fasi <strong>della</strong> Procedura per i disavanzi eccessivi per le quali tale meccanismo non<br />

era stato ancora introdotto dal six-pack, compreso l’avvio <strong>della</strong> stessa, nel caso non sia<br />

rispettato il criterio del disavanzo.<br />

Il Trattato prevede inoltre che i paesi che versano in una situazione di disavanzo eccessivo debbano<br />

presentare alla Commissione e al Consiglio un dettagliato programma di riforme strutturali volte a<br />

correggere rapidamente e in modo duraturo lo squilibrio. Infine, viene affidato un ruolo di rilievo agli<br />

incontri dei Capi di Stato e di governo dei paesi dell’area dell’euro (Eurosummit) per il coordinamento<br />

delle politiche economiche e rafforzato il ruolo del Parlamento europeo e quello dei Parlamenti nazionali.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


7. LA POLITICA MONETARIA COMUNE<br />

Nella prima parte del <strong>2011</strong>, in un contesto di lieve miglioramento del quadro<br />

congiunturale dell’area e di aumento delle pressioni sui prezzi connesso con i forti rincari<br />

delle materie prime (cfr. il capitolo 5: Gli andamenti macroeconomici), il Consiglio<br />

direttivo <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale europea (BCE), pur mantenendo condizioni monetarie<br />

estremamente accomodanti, ha aumentato, nelle riunioni di aprile e di luglio, i tassi<br />

ufficiali complessivamente di 50 punti base, rispetto al minimo storico raggiunto nella<br />

primavera del 2009. Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali<br />

(ORP) è stato portato all’1,5 per cento (fig. 7.1).<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

Tassi di interesse ufficiali e del mercato monetario nell’area dell’euro<br />

(dati giornalieri; valori percentuali)<br />

2010 <strong>2011</strong><br />

2012<br />

depositi presso l’Eurosistema operazioni di rifinanziamento marginale<br />

operazioni di rifinanziamento principali: tasso fisso Eonia<br />

Fonte: BCE e Thomson Reuters Datastream.<br />

Figura 7.1<br />

Nel corso dell’estate il brusco ridimensionamento delle prospettive di crescita<br />

dell’economia globale, il lento procedere delle politiche volte al contrasto <strong>della</strong> crisi<br />

nell’ambito dell’Unione europea e le incertezze associate all’annuncio del coinvolgimento<br />

del settore privato nella strategia di soluzione <strong>della</strong> crisi greca hanno dato l’avvio a nuove<br />

tensioni sui mercati finanziari, in particolare sui titoli del debito sovrano di alcuni paesi<br />

dell’area dell’euro; tali tensioni hanno investito direttamente anche l’Italia e la Spagna<br />

(cfr. il capitolo 2: I mercati finanziari e valutari). Il peggioramento delle valutazioni sul<br />

merito di credito degli emittenti sovrani si è esteso anche alle banche dei rispettivi paesi, la<br />

cui raccolta sui mercati internazionali è divenuta più costosa e si è rapidamente inaridita.<br />

In questo contesto, tra agosto e ottobre, il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE, con<br />

l’obiettivo di sostenere la liquidità degli intermediari e salvaguardare la trasmissione<br />

<strong>della</strong> politica monetaria, ha annunciato che avrebbe continuato a fornire liquidità<br />

mediante aste con soddisfacimento illimitato <strong>della</strong> domanda almeno fino alla metà<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

67


68<br />

del 2012; ha esteso la durata delle operazioni di rifinanziamento a più lungo termine<br />

(ORLT) fino a un anno; ha riavviato gli acquisti di titoli di Stato nell’ambito del Securities<br />

Markets Programme (SMP); ha adottato un nuovo programma di acquisto di<br />

obbligazioni bancarie garantite (Covered Bond Purchase Programme 2, CBPP2).<br />

In novembre la situazione dei mercati finanziari è peggiorata significativamente.<br />

Si è accentuata la disomogeneità delle condizioni monetarie nei paesi dell’area: l’intensificarsi<br />

dei deflussi di capitali dai paesi più colpiti dalla crisi e una più netta segmentazione<br />

dei mercati di raccolta lungo i confini nazionali hanno aumentato i rischi di una<br />

crisi di finanziamento delle banche di portata sistemica, che avrebbe determinato una<br />

forte restrizione del credito all’economia, con gravi conseguenze sul quadro macroeconomico<br />

e sulle prospettive per i prezzi nell’area dell’euro (cfr. il capitolo 17: L’attività<br />

delle banche e degli intermediari finanziari).<br />

A novembre e a dicembre il Consiglio direttivo ha ridotto i tassi di interesse ufficiali<br />

per complessivi 50 punti base, portando quello fisso sulle ORP all’1,0 per cento. All’inizio<br />

di dicembre ha introdotto nuove misure per sostenere con decisione la liquidità: sono<br />

state annunciate due nuove ORLT con durata pari a tre anni e piena aggiudicazione degli<br />

importi richiesti; è stata ampliata la gamma di attività stanziabili a garanzia nelle operazioni<br />

di rifinanziamento; è stato ridotto il coefficiente di riserva obbligatoria dal 2,0 all’1,0<br />

per cento. Attraverso le due operazioni a tre anni, condotte nell’ultima parte di dicembre<br />

e a fine febbraio, l’Eurosistema ha immesso nel sistema bancario dell’area fondi per circa<br />

1.000 miliardi di euro (oltre 500 al netto <strong>della</strong> minore domanda in altre operazioni a più<br />

breve termine) che hanno raggiunto direttamente un numero elevato di banche.<br />

Queste misure hanno scongiurato il rischio di una crisi sistemica. Insieme ai provvedimenti<br />

presi in diversi paesi per stabilizzare le prospettive delle finanze pubbliche e<br />

avviare riforme favorevoli alla crescita – tra cui molto rilevanti sono quelli adottati dal<br />

Governo italiano – ai progressi nella governance europea e all’accordo sulla ristrutturazione<br />

del debito greco, gli interventi monetari hanno contribuito a innalzare la fiducia<br />

degli intermediari e a rianimare gli scambi (cfr. il riquadro: Gli effetti delle operazioni di<br />

rifinanziamento a tre anni, in Bollettino economico, n. 68, 2012). La trasmissione <strong>della</strong><br />

politica monetaria è tornata a essere più uniforme. La liquidità ha circolato all’interno<br />

dell’area, influenzando il funzionamento dei mercati, i rendimenti e, in prospettiva,<br />

rimuovendo gli ostacoli alla normalizzazione delle condizioni di offerta del credito.<br />

Nuove tensioni sono tuttavia emerse dalla metà di marzo di quest’anno; riflettono<br />

i timori di una spirale negativa tra bassa crescita, peggioramento dello stato delle<br />

finanze pubbliche e debolezza del settore bancario in alcuni paesi. In maggio sono state<br />

rafforzate dallo stallo politico in Grecia dopo le elezioni e dai rischi derivanti da tale<br />

situazione per l’area dell’euro nel suo insieme.<br />

I tassi di interesse e il cambio dell’euro<br />

I tassi di interesse a breve termine. – Per tutto il <strong>2011</strong> i tassi di interesse a breve termine<br />

in euro sono rimasti molto bassi in termini nominali e negativi in termini reali.<br />

Nella prima metà dell’anno è proseguito il graduale aumento dei tassi di interesse del<br />

mercato monetario iniziato nella seconda parte del 2010; vi hanno contribuito il rialzo<br />

di 50 punti base dei tassi ufficiali attuato dal Consiglio direttivo tra aprile e luglio e il<br />

progressivo riassorbimento <strong>della</strong> liquidità in eccesso. Nella prima settimana di luglio<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


il tasso di interesse sui prestiti non garantiti (Euribor) a tre mesi ha raggiunto l’1,6 per<br />

cento (dall’1,0 nel dicembre 2010); il differenziale con l’overnight indexed swap (OIS)<br />

di pari scadenza, che fornisce una misura dei premi per il rischio sul mercato interbancario,<br />

è diminuito a 20 punti base (da 40; fig. 7.2).<br />

6,0<br />

5,0<br />

4,0<br />

3,0<br />

2,0<br />

1,0<br />

0,0<br />

Tassi di interesse Euribor e differenziali con i corrispondenti tassi<br />

sugli overnight indexed swap (OIS)<br />

(dati giornalieri; valori percentuali)<br />

livelli<br />

0,0<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Fonte: Thomson Reuters Datastream.<br />

6,0<br />

5,0<br />

4,0<br />

3,0<br />

2,0<br />

1,0<br />

Figura 7.2<br />

0,0<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

2,4<br />

2,0<br />

1,6<br />

1,2<br />

0,8<br />

0,4<br />

0,0<br />

1 mese 3 mesi 6 mesi<br />

differenziali<br />

Nella seconda metà dell’anno le tensioni sui mercati del debito sovrano si sono<br />

significativamente acuite estendendosi anche al mercato interbancario. Il calo <strong>della</strong> fiducia<br />

tra gli operatori si è rapidamente riflesso in un innalzamento dei premi per il<br />

rischio. Nonostante la riduzione di 50 punti base dei tassi ufficiali tra novembre e dicembre,<br />

alla fine del <strong>2011</strong> l’Euribor a tre mesi si situava sui valori prossimi a quelli di<br />

metà anno; il differenziale con l’OIS di pari durata era risalito a 100 punti base.<br />

A seguito delle misure decise dal Consiglio direttivo nell’ultima parte dello scorso<br />

anno, e in particolare dell’abbondante immissione di liquidità attraverso le due operazioni<br />

di rifinanziamento a tre anni (cfr. il paragrafo: Le operazioni di politica monetaria),<br />

nei primi mesi del 2012 le tensioni sul mercato interbancario si sono notevolmente<br />

attenuate. L’Euribor a tre mesi è diminuito allo 0,7 per cento; il differenziale con l’OIS<br />

di pari durata si è più che dimezzato, portandosi a circa 40 punti base; i divari tra i tassi<br />

overnight sui mercati nazionali e il tasso Eonia, che in alcuni paesi dell’area avevano<br />

raggiunto in novembre livelli superiori al punto percentuale, si sono annullati.<br />

Nel primo trimestre del <strong>2011</strong> il tasso reale a breve termine aveva raggiunto il valore<br />

più basso dall’avvio <strong>della</strong> terza fase <strong>della</strong> UEM (-1,6 per cento); a marzo del 2012<br />

si attestava al -1,4 per cento.<br />

I rendimenti a lungo termine. – I tassi di interesse a lungo termine in euro, misurati<br />

sulla base dei contratti swap a dieci anni, sono saliti al 3,7 per cento nella prima parte del<br />

<strong>2011</strong>, per effetto del miglioramento delle prospettive di crescita e dell’aumento delle aspettative<br />

di inflazione nell’area; sono ridiscesi a partire dall’estate, riflettendo il peggioramento<br />

del quadro congiunturale, portandosi al 2,4 per cento alla fine dell’anno (fig. 7.3).<br />

I rendimenti sui titoli di Stato hanno mostrato maggiori oscillazioni, connesse con<br />

il riemergere <strong>della</strong> sfiducia degli investitori sulle prospettive del debito sovrano. I diffe-<br />

<strong>2011</strong><br />

2,4<br />

2,0<br />

1,6<br />

1,2<br />

0,8<br />

0,4<br />

69


70<br />

renziali tra i rendimenti sui titoli di alcuni paesi dell’area e quelli tedeschi sono significativamente<br />

aumentati nel corso dell’anno. A partire dall’estate le tensioni hanno investito,<br />

oltre ai mercati del debito sovrano <strong>della</strong> Grecia, dell’Irlanda e del Portogallo, anche quelli<br />

italiani e spagnoli (cfr. il capitolo 2: I mercati finanziari e valutari); in novembre i differenziali<br />

di rendimento tra i titoli di questi ultimi due paesi e quelli tedeschi hanno toccato i<br />

valori massimi dall’adozione <strong>della</strong> moneta unica (rispettivamente 550 e 470 punti base).<br />

5,0<br />

4,5<br />

4,0<br />

3,5<br />

3,0<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Rendimenti nominali e aspettative di inflazione a lungo termine<br />

(dati giornalieri; valori percentuali)<br />

2010 <strong>2011</strong><br />

titoli di Stato a 10 anni dei paesi dell'area dell'euro, media (1) swap sui tassi di interesse a 10 anni (2)<br />

swap sull'inflazione a 5 anni, 5 anni in avanti (3)<br />

2012<br />

Figura 7.3<br />

Fonte: elaborazioni su dati Bloomberg.<br />

(1) Media dei rendimenti dei titoli di Stato benchmark a 10 anni austriaci, belgi, finlandesi, francesi, irlandesi, italiani, olandesi, portoghesi,<br />

spagnoli e tedeschi ponderata con il PIL a prezzi costanti del 2010. – (2) Rendimento fisso dei contratti swap di interesse a 10 anni. –<br />

(3) Rendimento fisso a 5 anni, 5 anni in avanti, implicito nei contratti swap sull’inflazione dell’area dell’euro a 5 e 10 anni.<br />

Nella media dell’area, queste tensioni si sono tradotte in un significativo aumento<br />

del rendimento sui titoli pubblici decennali. Con l’acuirsi <strong>della</strong> crisi il tasso medio sui titoli<br />

di Stato dell’area ha raggiunto un massimo alla fine di novembre. È poi diminuito tra<br />

l’ultima parte dell’anno e i primi mesi del 2012, quando le misure adottate dall’Eurosistema<br />

e dai governi dei paesi più esposti alla crisi, unitamente ai progressi nella governance<br />

europea e all’accordo sulla ristrutturazione del debito greco, hanno contribuito a ristabilire<br />

condizioni più distese in questi mercati (cfr. il capitolo 6: Le politiche di bilancio).<br />

Dalla metà di marzo le tensioni sono tuttavia tornate ad aumentare. Alla metà<br />

di maggio il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi si<br />

collocava a circa 440 punti base; quello tra i titoli spagnoli e quelli tedeschi registrava<br />

un nuovo massimo a 490 punti base.<br />

Nel <strong>2011</strong> le aspettative di inflazione a lungo termine sono rimaste coerenti con l’obiettivo<br />

di stabilità dei prezzi. I rendimenti dei contratti swap sul tasso di inflazione dell’area<br />

tra i cinque e i dieci anni in avanti, che includono anche un premio per il rischio, hanno<br />

oscillato attorno al 2,3 per cento. Indicazioni analoghe emergono dai sondaggi effettuati da<br />

Consensus Economics e dalla Survey of Professional Forecasters condotta dalla BCE.<br />

Il cambio dell’euro. – Fino alla primavera del <strong>2011</strong> la maggiore redditività delle<br />

attività a breve termine denominate in euro, unitamente alle attese di un diverso<br />

orientamento delle politiche monetarie dell’Eurosistema e <strong>della</strong> Riserva federale, avevano<br />

favorito un rafforzamento <strong>della</strong> valuta dell’area (cfr. il capitolo 1: Le economie e le<br />

politiche economiche dei principali paesi e aree); tra l’inizio dell’anno scorso e la fine di<br />

5,0<br />

4,5<br />

4,0<br />

3,5<br />

3,0<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

BANCA D’ITALIA


aprile l’euro si è apprezzato dell’11,3 per cento nei confronti del dollaro statunitense e<br />

del 5,3 per cento in termini effettivi nominali. Questa tendenza si è interrotta in maggio<br />

e si è invertita dall’estate, quando il progressivo acuirsi delle tensioni nell’area si è<br />

accompagnato a un forte indebolimento dell’euro. A metà maggio del 2012 il cambio<br />

nei confronti del dollaro si era deprezzato del 3,9 per cento rispetto all’inizio del <strong>2011</strong>;<br />

quello in termini effettivi nominali del 3,4 per cento.<br />

La moneta e il credito<br />

La moneta. – Il ritmo di espansione <strong>della</strong> moneta M3 si è mantenuto molto contenuto<br />

per tutto il <strong>2011</strong>; è sceso fino all’1,5 per cento sui dodici mesi in dicembre<br />

(fig. 7.4). Tali andamenti hanno riflesso la dinamica negativa registrata nei paesi più<br />

colpiti dalle tensioni finanziarie, che ha risentito <strong>della</strong> diminuzione dei depositi bancari<br />

delle imprese a fronte delle inasprite condizioni di accesso al credito, <strong>della</strong> riduzione del<br />

ricorso a operazioni interbancarie garantite condotte mediante controparti centrali (incluse<br />

dal punto di vista statistico nella M3) nonché, in alcuni paesi, dello spostamento<br />

di fondi da parte dei settori detentori di moneta verso attività finanziarie alternative.<br />

Il tasso di crescita <strong>della</strong> M3 è stato viceversa positivo nei paesi meno colpiti dalla crisi.<br />

15<br />

12<br />

9<br />

6<br />

3<br />

0<br />

-3<br />

Aggregati monetari e creditizi nell’area dell’euro<br />

Figura 7.4<br />

(variazioni percentuali sui 12 mesi) (1) (variazioni percentuali sui 3 mesi in ragione d’anno) (3)<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

M1 M2 M3<br />

prestiti al settore privato (2)<br />

<strong>2011</strong><br />

'12<br />

15<br />

12<br />

9<br />

6<br />

3<br />

0<br />

-3<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> '12<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

prestiti alle società non finanziarie (4)<br />

prestiti alle famiglie (4)<br />

Fonte: BCE.<br />

(1) Variazioni calcolate sulla base di dati di fine mese, corretti per tener conto degli effetti di calendario. – (2) Prestiti in euro e nelle altre<br />

valute concessi dalle istituzioni finanziarie monetarie (IFM), corretti per l’effetto contabile delle cartolarizzazioni. Il settore privato è costituito<br />

da famiglie, imprese non finanziarie, imprese di assicurazione, istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, fondi comuni non<br />

monetari e altre istituzioni finanziarie. – (3) Variazioni calcolate sulla base di dati di fine mese, destagionalizzati e corretti per tener conto<br />

degli effetti di calendario. – (4) Prestiti in euro e nelle altre valute concessi dalle IFM, corretti per l’effetto contabile delle cartolarizzazioni; dati<br />

disponibili da gennaio 2009.<br />

Il credito. – La crescita dei prestiti bancari al settore privato, rimasta stabile su<br />

valori prossimi al 2,8 per cento sui dodici mesi fino a ottobre del <strong>2011</strong>, è fortemente<br />

diminuita negli ultimi due mesi dell’anno, collocandosi in dicembre all’1,3 per cento;<br />

si è poi mantenuta su questo livello anche nel primo trimestre del 2012 (all’1,2 per<br />

cento a marzo del 2012).<br />

Tali andamenti hanno riflesso sia la dinamica dei prestiti alle famiglie, sia, soprattutto,<br />

quella dei finanziamenti alle società non finanziarie. In termini congiunturali, il tasso<br />

di variazione sui tre mesi di questi ultimi è diminuito rapidamente dall’estate, è divenuto<br />

<strong>2011</strong><br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

71


72<br />

negativo in dicembre (-2,5 per cento, al netto <strong>della</strong> stagionalità e in ragione d’anno;<br />

fig. 7.4) e si è ripreso in marzo. Per i prestiti alle famiglie il tasso di crescita sui tre mesi,<br />

pur riducendosi nel corso dell’anno, si è mantenuto positivo (1,3 per cento a dicembre).<br />

Anche l’andamento del credito ha mostrato una forte eterogeneità tra i paesi dell’area.<br />

La crescita sui dodici mesi dei prestiti alle imprese e alle famiglie è risultata negativa per<br />

tutto il <strong>2011</strong> in Grecia, Irlanda e Spagna e, nell’ultima parte dell’anno, in Portogallo. Nei<br />

restanti paesi la dinamica del credito a questi due settori dell’economia, pur mantenendosi<br />

positiva su base annua, si è bruscamente ridotta nello scorcio dell’anno, in particolar modo<br />

in Italia dove la crescita su base congiunturale dei prestiti alle società non finanziarie è<br />

diventata negativa (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari).<br />

L’andamento del credito alle imprese e alle famiglie ha risentito sia di fattori di<br />

domanda – soprattutto la minore richiesta di finanziamento degli investimenti fissi e di<br />

mutui, in conseguenza <strong>della</strong> debolezza congiunturale e del mercato immobiliare – sia,<br />

soprattutto negli ultimi mesi dell’anno, di fattori di offerta. Nella seconda parte dell’anno<br />

l’indagine trimestrale sul credito bancario nell’area dell’euro (Bank Lending Survey,<br />

BLS) ha segnalato un significativo irrigidimento dei criteri adottati nell’erogazione dei<br />

prestiti. La restrizione, registrata in diversi paesi dell’area, ha riflesso sia il peggioramento<br />

<strong>della</strong> posizione di liquidità e le difficoltà di accesso delle banche al finanziamento<br />

sul mercato, sia il deterioramento delle aspettative sull’evoluzione economica. L’irrigidimento<br />

delle politiche creditizie si è tradotto in un aumento dei margini di interesse<br />

e, nell’ultimo trimestre dell’anno, anche in una riduzione <strong>della</strong> disponibilità di credito.<br />

La stessa indagine ha segnalato che il grado di restrizione delle condizioni di offerta<br />

si è sensibilmente attenuato nel primo trimestre del 2012, grazie soprattutto al<br />

miglioramento <strong>della</strong> situazione di liquidità e <strong>della</strong> capacità di raccolta sul mercato delle<br />

banche a cui hanno contribuito le due ORLT a tre anni.<br />

Il costo del credito è aumentato significativamente nel corso del <strong>2011</strong>, riflettendo le<br />

tensioni sui mercati finanziari. Il tasso di interesse sui prestiti a breve termine alle imprese<br />

è aumentato di circa 80 punti base; quello sui nuovi mutui alle famiglie per l’acquisto di<br />

abitazioni di 40 punti. La risalita dei tassi si è interrotta nei primi mesi del 2012; in marzo<br />

i due tassi si collocavano, rispettivamente, al 4,2 e al 3,6 per cento.<br />

Secondo nostre analisi econometriche, le tensioni sui mercati del debito sovrano – misurate dal<br />

differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato a dieci anni e quello dei contratti swap di interesse di<br />

pari scadenza in euro – avrebbero esercitato un impatto significativo sul costo dei nuovi prestiti a tasso<br />

variabile alle imprese e alle famiglie. Esercizi controfattuali indicano che, in assenza delle tensioni avviatesi<br />

nella primavera del 2010, a dicembre dello scorso anno nei paesi che sono stati maggiormente<br />

investiti dalla crisi il costo dei prestiti concessi alle imprese sarebbe stato in media inferiore di circa 130<br />

punti base rispetto a quello osservato (in un intervallo compreso tra 50 e 190 punti base a seconda del<br />

paese); quello dei mutui a tasso variabile di circa 60 punti base.<br />

Analisi più specifiche condotte sull’Italia, basate su un campione caratterizzato da maggiore profondità<br />

storica, confermano questi risultati. Esse segnalano che i tassi applicati in Italia sui prestiti alle<br />

imprese e alle famiglie nell’ultima parte del <strong>2011</strong> sono risultati superiori di oltre 1,5 punti percentuali e<br />

di circa un punto, rispettivamente, a quanto si sarebbe registrato in assenza delle tensioni osservate sul<br />

mercato dei titoli di Stato a partire dall’aprile del 2010.<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha continuato ad affiancare<br />

alla manovra dei tassi di interesse ufficiali il ricorso ad altri strumenti di politica<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


monetaria, la cui portata è stata ulteriormente rafforzata dalle decisioni adottate nella<br />

seconda parte dell’anno.<br />

Le operazioni di rifinanziamento hanno continuato a essere effettuate con piena<br />

aggiudicazione degli importi richiesti. Nella prima parte dell’anno il miglioramento<br />

delle condizioni del mercato monetario ha determinato una riduzione <strong>della</strong> domanda<br />

di finanziamenti. In questo periodo l’ammontare di fondi depositati dagli istituti di<br />

credito sulla deposit facility presso le banche centrali dell’Eurosistema, che fornisce<br />

una misura dell’eccesso di liquidità, è stato contenuto (circa 34 miliardi di euro, in<br />

media, nella prima metà dell’anno; tav. 7.1 e fig. 7.5); il tasso Eonia si è mantenuto<br />

in media circa 30 punti base al di sotto di quello sulle ORP, seppure con ampie oscillazioni.<br />

Tavola 7.1<br />

Operazioni di politica monetaria e tassi di interesse del mercato monetario<br />

(dati medi giornalieri per il periodo indicato)<br />

VOCI<br />

8 dic. 2009<br />

15 giu. 2010<br />

16 giu. 2010<br />

7 dic. 2010<br />

8 dic. 2010<br />

14 giu. <strong>2011</strong><br />

15 giu. <strong>2011</strong><br />

13 dic. <strong>2011</strong><br />

14 dic. <strong>2011</strong><br />

8 mag. 2012<br />

Operazioni di rifinanziamento principali<br />

Volumi (1)<br />

Area dell'euro 78,0 171,9 139,7 180,6 99,9<br />

Italia 1,8 6,7 8,5 36,1 27,8<br />

Quota Italia (2) 2,3 3,9 6,1 20,0 27,8<br />

Numero di partecipanti per asta<br />

Area dell'euro 85 137 203 181 117<br />

Italia 5 17 26 34 28<br />

Operazioni di rifinanziamento<br />

a più lungo termine<br />

Volumi (3)<br />

Area dell'euro 662,5 417,0 321,6 364,4 859,4<br />

Italia 25,1 24,9 29,7 54,5 201,8<br />

Quota Italia (2) 3,8 6,0 9,2 15,0 23,5<br />

Numero di partecipanti per asta<br />

Area dell'euro 34 83 131 110 141<br />

Italia 3 12 24 25 25<br />

Operazioni su iniziativa<br />

delle controparti (4)<br />

Rifinanziamento marginale<br />

Area dell'euro 0,5 0,7 1,5 1,6 3,0<br />

Italia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1<br />

Depositi overnight presso l'Eurosistema<br />

Area dell'euro 201,7 93,3 34,2 142,9 601,3<br />

Italia 3,0 0,6 0,5 1,3 14,8<br />

Riserve in eccesso (5)<br />

Area dell'euro 0,56 0,58 0,72 1,47 4,04<br />

Italia 0,22 0,19 0,16 0,38 1,13<br />

Tassi di interesse del mercato<br />

monetario<br />

Eonia 0,35 0,51 0,79 0,94 0,38<br />

Differenziale Eonia-tasso ORP (6) -65,4 -48,7 -29,1 -47,2 -62,0<br />

Volatilità del differenziale<br />

Eonia-tasso ORP (7) 6,6 15,7 24,3 19,9 6,1<br />

Fonte: BCE e <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

(1) Consistenza media giornaliera dei finanziamenti erogati alle istituzioni finanziarie monetarie (IFM) mediante operazioni di rifinanziamento<br />

principali; miliardi di euro. – (2) Fondi assegnati alle controparti italiane in percentuale del totale aggiudicato in asta. –<br />

(3) Consistenza media giornaliera dei finanziamenti erogati alle IFM mediante operazioni a più lungo termine a 3, 6, 12 e 36 mesi e<br />

con scadenza pari alla durata del periodo di mantenimento; miliardi di euro. – (4) Consistenza media giornaliera; miliardi di euro. –<br />

(5) Calcolate rispetto all'obbligo di riserva, in percentuale dell’obbligo stesso. – (6) Media giornaliera del differenziale fra tasso Eonia<br />

e tasso fisso sulle operazioni di rifinanziamento principali; punti base. – (7) Deviazione standard del differenziale fra tasso Eonia e<br />

tasso fisso sulle operazioni di rifinanziamento principali; punti base.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

73


74<br />

A partire dall’estate il quadro è cambiato bruscamente a seguito dell’intensificarsi<br />

delle tensioni nel mercato del debito sovrano e <strong>della</strong> loro estensione anche all’Italia e<br />

alla Spagna. L’incertezza ha contagiato il settore bancario, provocando difficoltà nella<br />

raccolta e un rischio di restrizione creditizia. La trasmissione regolare e omogenea <strong>della</strong><br />

politica monetaria era messa a repentaglio.<br />

3.500<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

3.500<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

0<br />

0<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Bilancio consolidato dell’Eurosistema: attività iscritte in bilancio<br />

(dati settimanali; miliardi di euro)<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

ORP ORLT fino a 12 mesi (1) ORLT a 3 anni<br />

SMP operazioni di rifinanziamento marginale CBPP e CBPP2<br />

altre attività (2)<br />

Bilancio consolidato dell’Eurosistema: passività iscritte in bilancio<br />

(dati settimanali; miliardi di euro)<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

depositi a tempo determinato depositi overnight<br />

conti correnti delle istituzioni creditizie banconote in circolazione<br />

altre passività (3)<br />

2012<br />

2012<br />

Figura 7.5<br />

Fonte: BCE.<br />

(1) Include le operazioni con durata speciale pari al periodo di mantenimento e le ORLT con scadenza pari a 3, 6 e 12 mesi. – (2) Include<br />

oro, attività in valuta estera e altre voci di entità minore. – (3) Include conti di rivalutazione, passività in valuta estera, capitale, riserve e altre<br />

voci di entità minore.<br />

In agosto il Governo italiano e quello spagnolo hanno annunciato ulteriori misure<br />

sul fronte del consolidamento delle finanze pubbliche e sul versante delle riforme strutturali.<br />

Il Consiglio direttivo ha ripreso gli acquisti di titoli nell’ambito dell’SMP, rimasto<br />

inattivo da marzo del <strong>2011</strong>. Tale programma era stato introdotto nel maggio del<br />

2010 per sostenere la liquidità in segmenti di mercato particolarmente colpiti dalla crisi<br />

e salvaguardare il funzionamento del meccanismo di trasmissione <strong>della</strong> politica monetaria<br />

(cfr. il capitolo 7: La politica monetaria comune nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010).<br />

Alla fine dell’anno l’ammontare dei titoli acquistati nell’ambito dell’SMP ha raggiunto<br />

3.500<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

3.500<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

0<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


212 miliardi di euro (da 77 a fine marzo; fig. 7.5). La liquidità immessa nel mercato<br />

con tali operazioni è sterilizzata mediante la raccolta di depositi a tempo determinato<br />

<strong>della</strong> durata di sette giorni. La riattivazione del programma ha favorito una riduzione<br />

<strong>della</strong> volatilità dei rendimenti e dei differenziali denaro-lettera sul mercato dei titoli di<br />

Stato, pur non ripristinando le condizioni prevalenti prima dell’estate.<br />

Il Consiglio direttivo ha inoltre annunciato, sempre in agosto, un’operazione a più<br />

lungo termine con durata pari a sei mesi e, in ottobre, due operazioni con durata pari<br />

a un anno (condotte con soddisfacimento integrale <strong>della</strong> domanda e a un tasso pari<br />

alla media di quello applicato alle ORP nell’arco <strong>della</strong> loro durata). Sempre in ottobre,<br />

è stato deciso l’avvio di un secondo programma di acquisti di obbligazioni bancarie<br />

garantite per un ammontare indicativo di 40 miliardi di euro (Covered Bond Purchase<br />

Programme 2, CBPP2). In questa fase sono inoltre state reintrodotte le operazioni in<br />

valuta a tre mesi (in aggiunta a quelle settimanali, condotte durante tutto l’anno) e,<br />

successivamente, sono state rese meno onerose le condizioni di accesso a tali fondi.<br />

In novembre le tensioni finanziarie nell’area dell’euro si sono ulteriormente aggravate,<br />

con il rischio che prendesse avvio una crisi sistemica di raccolta per le banche<br />

e una conseguente grave restrizione del credito. Nella riunione tenutasi all’inizio di<br />

dicembre il Consiglio direttivo ha deciso di: (a) effettuare due operazioni di rifinanziamento<br />

a lungo termine, con durata pari a tre anni (anch’esse condotte con pieno soddisfacimento<br />

<strong>della</strong> domanda, a un tasso pari a quello medio applicato alle ORP nell’arco<br />

<strong>della</strong> loro durata e con opzione di rimborso anticipato dopo un anno); (b) ampliare i<br />

requisiti di stanziabilità delle garanzie, per assicurare che la liquidità raggiungesse tutte<br />

le banche; (c) dimezzare il coefficiente di riserva obbligatoria, all’1,0 per cento.<br />

Nella prima operazione a tre anni, condotta il 21 dicembre, l’Eurosistema ha fornito<br />

al sistema bancario dell’area finanziamenti per un totale di 489 miliardi di euro;<br />

tenuto conto <strong>della</strong> minore domanda alle altre operazioni a più breve termine, l’immissione<br />

netta di liquidità è stata pari a circa 210 miliardi (tav. 7.2). Il 29 febbraio è stata<br />

effettuata la seconda operazione nella quale sono stati assegnati fondi per 530 miliardi<br />

(circa 310 netti). I finanziamenti erogati dalla <strong>Banca</strong> d’Italia alle sue controparti nelle<br />

due operazioni sono stati pari, rispettivamente, a 116 e 139 miliardi (circa 60 e 80 netti).<br />

Alla metà di maggio la liquidità immessa attraverso queste due operazioni costituiva il<br />

91 per cento del rifinanziamento totale fornito dall’Eurosistema (circa 1.100 miliardi di<br />

euro) contro il 6 delle altre ORLT, con durata fino a un anno, e il 3 delle ORP (fig. 7.5).<br />

ORLT a 3 anni del<br />

Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine a 3 anni<br />

(miliardi di euro)<br />

Area dell'euro Italia (1)<br />

Fondi erogati Numero<br />

di partecipanti<br />

Tavola 7.2<br />

Fondi erogati Numero<br />

di partecipanti<br />

21 dicembre <strong>2011</strong> 489 523 116 74<br />

29 febbraio 2012 530 800 139 112<br />

Fonte: BCE e <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

(1) Rifinanziamento a 3 anni erogato dalla <strong>Banca</strong> d’Italia alle controparti bancarie operanti nel nostro Paese.<br />

L’ampliamento delle attività stanziabili a garanzia presso l’Eurosistema ha mirato<br />

ad assicurare che le banche fossero dotate di sufficiente collaterale per far fronte agli ele-<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

75


76<br />

vati impegni di rifinanziamento previsti per il 2012 e a facilitare l’accesso alla liquidità<br />

da parte degli istituti di credito di dimensioni minori, particolarmente rilevanti per il<br />

finanziamento delle piccole e medie imprese. A tale scopo sono stati ridotti i requisiti di<br />

rating per alcuni tipi di asset-backed securities ed è stato stabilito che le banche centrali<br />

nazionali (BCN) possano accettare, sotto la propria responsabilità e con l’approvazione<br />

dei criteri da parte del Consiglio direttivo, alcune tipologie aggiuntive di prestiti bancari<br />

come collaterale. La selezione delle nuove garanzie avviene sulla base di criteri di<br />

idoneità e misure di controllo dei rischi particolarmente severi, in grado di preservare<br />

la solidità del bilancio dell’Eurosistema.<br />

Un primo gruppo di schemi per i crediti aggiuntivi, presentati dalla <strong>Banca</strong> d’Italia e da altre sei<br />

BCN, è stato approvato dal Consiglio direttivo il 9 febbraio 2012. In seguito a tale decisione la <strong>Banca</strong><br />

d’Italia ha stabilito che, in via temporanea, possono essere inseriti nel collateral pool prestiti delle banche<br />

italiane con probabilità di insolvenza del debitore non superiore all’1,0 per cento (rispetto allo 0,4<br />

ammesso in via ordinaria). La valutazione del merito di credito può essere effettuata anche mediante il<br />

sistema di valutazione interno <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia (che si aggiunge alle fonti di valutazione ordinarie:<br />

agenzie di rating e sistemi di rating interni delle banche). Sono stati inoltre ammessi tra le attività stanziabili<br />

i prestiti sotto forma di leasing finanziario e factoring pro soluto, nonché i crediti garantiti dalla<br />

SACE. Le garanzie aggiuntive presentate ammontano a cinque miliardi alla fine di aprile; si prevede che<br />

il loro utilizzo possa diffondersi ulteriormente tra le controparti di politica monetaria.<br />

A partire dal dicembre del <strong>2011</strong> il volume delle attività stanziabili dalle controparti italiane nelle<br />

operazioni di politica monetaria è aumentato anche a seguito <strong>della</strong> decisione del Governo di concedere,<br />

fino a giugno del 2012, la garanzia dello Stato su passività bancarie di nuova emissione, a fronte del<br />

pagamento di una commissione definita in funzione delle caratteristiche di ciascun emittente (cfr. il<br />

capitolo 19: L’azione di vigilanza). La garanzia è concessa sulla base di una valutazione, da parte <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> d’Italia, dell’adeguatezza patrimoniale dell’emittente, nonché <strong>della</strong> sua capacità di far fronte<br />

agli obblighi assunti. Alla fine di aprile le obbligazioni bancarie garantite dallo Stato ammontavano<br />

a 87 miliardi ed erano contabilizzate nel collateral pool, al netto degli scarti di garanzia, per circa 77<br />

miliardi. Il provvedimento è analogo a quelli adottati nell’ottobre del 2008 dai maggiori paesi dell’area<br />

dell’euro dopo il dissesto di Lehman Brothers. Esso è conforme alla disciplina delle garanzie pubbliche<br />

nazionali concesse a favore delle passività bancarie di nuova emissione entrata in vigore il 1° gennaio<br />

2012 in tutti i paesi <strong>della</strong> UE nell’ambito di un piano di azione comune volto ad attenuare le difficoltà<br />

di raccolta di fondi delle banche europee.<br />

La riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria, attuata in gennaio, ha aumentato<br />

la disponibilità di riserve libere di circa 100 miliardi per il sistema bancario<br />

dell’area e di circa 12 per quello italiano.<br />

Nell’aggregato la liquidità immessa nel sistema si è necessariamente tradotta in un pari<br />

aumento dei fondi detenuti dalle banche sulla deposit facility presso l’Eurosistema. La gran<br />

parte dei fondi sono tuttavia stati depositati da intermediari diversi da quelli a cui erano<br />

stati concessi. Ciò indica che la liquidità non è rimasta inattiva, ma è circolata all’interno<br />

dell’area dell’euro influenzando positivamente anche altri segmenti del mercato finanziario.<br />

In prospettiva, il miglioramento delle condizioni nel mercato monetario e in quello dei capitali, il<br />

rientro dei rischi di raccolta e la disponibilità di un ampio ammontare di liquidità si dovranno riflettere<br />

sulle condizioni di offerta del credito. Questo effetto è di valutazione non immediata, sia a causa dei<br />

tempi necessari alla trasmissione delle decisioni di politica monetaria, sia perché la dinamica del credito<br />

risente anche <strong>della</strong> debolezza <strong>della</strong> domanda e <strong>della</strong> valutazione del merito di credito dei prenditori,<br />

che resteranno molto rilevanti nel prossimo futuro. Con riferimento all’Italia, alcuni primi segnali<br />

favorevoli sulla disponibilità di credito provengono – oltre che dalle risposte delle banche italiane nella<br />

BLS (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari) – dai sondaggi presso le imprese,<br />

secondo i quali nei primi mesi del 2012 la percentuale netta di società non finanziarie indicanti<br />

maggiori difficoltà di finanziamento ha registrato una marcata riduzione rispetto ai massimi raggiunti<br />

nello scorcio del <strong>2011</strong>. Nel primo trimestre di quest’anno si è inoltre osservato un calo, anche se lieve,<br />

dei tassi di interesse sui prestiti alle imprese, dopo i forti aumenti registrati nella seconda parte del <strong>2011</strong>.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


La dimensione dei bilanci delle principali banche centrali è ulteriormente aumentata<br />

nel <strong>2011</strong> e nella prima parte del 2012 (cfr. il capitolo 1: Le economie e le politiche<br />

economiche dei principali paesi e aree). Alla fine di aprile il totale delle attività dell’Eurosistema<br />

era pari a circa 3.000 miliardi di euro, il 31 per cento del prodotto nominale<br />

dell’area nel <strong>2011</strong> (dal 12 per cento all’inizio del 2007); alla stessa data i bilanci <strong>della</strong><br />

Riserva federale e <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Inghilterra erano pari a 2.900 miliardi di dollari e 350<br />

miliardi di sterline, rispettivamente il 19 e il 23 per cento del prodotto nominale nei<br />

rispettivi paesi (dal 6 e 5 per cento, rispettivamente).<br />

Il livello e gli andamenti <strong>della</strong> dimensione del bilancio di una banca centrale sono influenzati da diversi<br />

fattori; solo alcuni di questi sono direttamente connessi con le decisioni di politica monetaria. L’ammontare<br />

di fondi detenuti dagli istituti di credito nei conti di riserva e in altre forme di deposito presso la banca<br />

centrale (al netto <strong>della</strong> riserva obbligatoria) forniscono una misura più precisa dell’impatto sulla dimensione<br />

del bilancio dell’adozione di strumenti di politica monetaria volti a contrastare gli effetti <strong>della</strong> crisi.<br />

Ad aprile del 2012 per l’Eurosistema e per la Riserva federale tali voci ammontavano a circa il 10 per<br />

cento del prodotto nominale dei rispettivi paesi nel <strong>2011</strong>; per la <strong>Banca</strong> d’Inghilterra a circa il 14 per cento.<br />

L’aumento del ricorso al rifinanziamento dell’Eurosistema è avvenuto principalmente<br />

da parte delle banche dei paesi più colpiti dalla crisi. Alla metà di maggio l’ammontare<br />

complessivo di fondi erogati alle controparti greche, irlandesi, portoghesi,<br />

italiane e spagnole era pari a circa il 70 per cento dell’ammontare totale di rifinanziamento<br />

fornito al sistema bancario dell’area (era solo il 15 alla metà del 2007). A questo<br />

aumento è corrisposto un minore ricorso al rifinanziamento da parte degli intermediari<br />

degli altri paesi, ai quali è affluita più liquidità per effetto <strong>della</strong> riduzione <strong>della</strong> loro<br />

esposizione finanziaria a breve termine nei confronti dei paesi più esposti alle tensioni.<br />

Nel complesso, questi andamenti si sono riflessi in un ampliamento dei saldi attivi<br />

o passivi delle diverse BCN nei confronti <strong>della</strong> BCE sul sistema di regolamento europeo<br />

(TARGET2) sul quale, con l’intermediazione delle BCN stesse, sono regolate le<br />

transazioni commerciali e finanziarie tra i paesi dell’area. Tali saldi sono diventati negativi<br />

negli Stati membri più colpiti dalle tensioni (tra cui la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo<br />

e, più recentemente, anche la Spagna e l’Italia) e positivi per quelli ritenuti più solidi<br />

(tra cui la Germania, i Paesi Bassi e il Lussemburgo).<br />

Il rifinanziamento fornito dall’Eurosistema alle banche dei paesi colpiti dalle tensioni ha controbilanciato<br />

i deflussi netti dei capitali privati da quei paesi. Nella loro bilancia dei pagamenti alle posizioni<br />

verso l’estero dei privati e del settore pubblico si sono sostituite le posizioni delle BCN nei confronti<br />

<strong>della</strong> BCE. Il saldo <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, lievemente positivo a metà del <strong>2011</strong>, è divenuto progressivamente<br />

negativo a partire dallo scorso luglio; a metà maggio del 2012 la posizione debitoria era pari a circa<br />

280 miliardi. Ciò riflette soprattutto i deflussi di capitali privati di non residenti dal mercato dei titoli di<br />

Stato e il venir meno di provvista bancaria sull’estero.<br />

L’ampliamento dei saldi delle BCN sul sistema di regolamento europeo non è di per sé una misura<br />

dell’esposizione al rischio finanziario delle banche centrali e non interferisce con la conduzione <strong>della</strong><br />

politica monetaria né con il perseguimento dell’obiettivo di stabilità dei prezzi nell’area. La libera circolazione<br />

di liquidità attraverso il sistema di regolamento europeo è un elemento fondamentale <strong>della</strong><br />

UEM, in quanto contribuisce alla stabilità del suo sistema finanziario e alla stessa trasmissione <strong>della</strong><br />

politica monetaria unica. L’ampliarsi dei saldi è tuttavia un sintomo del persistere delle tensioni all’interno<br />

dell’area dell’euro; il finanziamento delle banche centrali non può sostituirsi indefinitamente ai<br />

flussi di capitali privati o alla provvista delle banche sui mercati all’ingrosso.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

77


78<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


L’economia itaLiana


8. La DomanDa, L’oFFeRta e i PReZZi<br />

Nel <strong>2011</strong> il PIL dell’Italia ha rallentato; la crescita è scesa, in media d’anno, allo<br />

0,4 per cento, dall’1,8. Il peggioramento <strong>della</strong> fase ciclica è stato particolarmente intenso<br />

nella seconda metà dell’anno, quando è iniziata una contrazione dell’attività economica,<br />

proseguita all’inizio del 2012. Il livello del prodotto nei primi tre mesi dell’anno<br />

in corso era inferiore del 6 per cento rispetto al precedente picco ciclico, raggiunto nel<br />

primo trimestre del 2008.<br />

La flessione del PIL dalla seconda metà del <strong>2011</strong> è in larga parte attribuibile alle<br />

conseguenze <strong>della</strong> crisi del debito sovrano nell’area dell’euro, che dall’estate ha investito<br />

il mercato italiano. L’aggravarsi delle tensioni finanziarie ha reso più difficile la provvista<br />

delle banche, ripercuotendosi sulle politiche di prestito al settore privato e, quindi,<br />

sulla domanda nazionale, in particolare per investimenti; questi ultimi hanno risentito<br />

inoltre del permanere di ampi margini inutilizzati di capacità produttiva e dell’andamento<br />

negativo del comparto delle costruzioni.<br />

Nel <strong>2011</strong> anche la spesa per consumi delle famiglie si è indebolita, riflettendo la<br />

flessione del reddito disponibile in termini reali e il progressivo deterioramento <strong>della</strong><br />

fiducia dei consumatori, conseguente alle crescenti preoccupazioni sulle condizioni del<br />

mercato del lavoro. Le esportazioni hanno continuato a fornire il principale stimolo<br />

all’attività economica, pur risentendo dell’indebolimento del ciclo economico internazionale.<br />

Il contributo dell’interscambio con l’estero alla crescita del prodotto è stato di<br />

1,4 punti percentuali.<br />

L’inflazione al consumo è salita di oltre un punto percentuale, al 2,8 per cento<br />

in media d’anno. L’aumento ha riflesso sia l’andamento dei prezzi dell’energia e degli<br />

alimentari, sospinti dai rincari delle quotazioni internazionali delle materie prime, sia,<br />

nella seconda parte dell’anno, l’effetto dei rialzi delle imposte indirette. All’inizio del<br />

2012 la dinamica dei prezzi è rimasta sopra il 3 per cento; al netto <strong>della</strong> componente<br />

fiscale sarebbe inferiore di circa un punto percentuale, pressoché in linea con quella<br />

media dell’area.<br />

I consumi delle famiglie<br />

Dopo la moderata ripresa nel 2010, lo scorso anno i consumi delle famiglie italiane<br />

hanno ristagnato (0,2 per cento in volume; tav. 8.1). Alla flessione degli acquisti<br />

di beni non durevoli e semidurevoli (-0,8 e -0,3 per cento, rispettivamente; tav. 8.2) si<br />

è aggiunta la contrazione degli acquisti di prodotti durevoli (-1,8 per cento, -12,9 nel<br />

complesso dell’ultimo quadriennio). A quest’ultima nel <strong>2011</strong> ha contribuito il calo di<br />

quasi dieci punti percentuali <strong>della</strong> spesa in mezzi di trasporto, solo parzialmente compensata<br />

dall’incremento di quella in mobili, elettrodomestici e beni a elevato contenuto<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

81


82<br />

tecnologico. La spesa in servizi è cresciuta dell’1,6 per cento, soprattutto nelle componenti<br />

<strong>della</strong> ricreazione e <strong>della</strong> cultura.<br />

Tavola 8.1<br />

Conto economico delle risorse e degli impieghi in Italia<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI<br />

Peso<br />

in %<br />

del PIL<br />

nel <strong>2011</strong><br />

(quantità<br />

ai prezzi<br />

dell’anno<br />

precedente)<br />

Variazioni<br />

percentuali<br />

Quantità<br />

a prezzi<br />

concatenati<br />

2010 <strong>2011</strong><br />

Contributo<br />

alla<br />

del PIL<br />

(quantità<br />

a prezzi<br />

concatenati)<br />

Variazioni<br />

percentuali<br />

Deflatori crescita Quantità Deflatori<br />

a prezzi<br />

concatenati<br />

Contributo<br />

alla<br />

crescita<br />

del PIL<br />

(quantità<br />

a prezzi<br />

concatenati)<br />

Risorse<br />

PIL – 1,8 0,4 – 0,4 1,3 –<br />

Importazioni di beni fob e servizi (1) 28,5 12,7 6,7 -3,1 0,4 7,3 -0,1<br />

di cui: beni 23,3 15,0 7,1 -2,9 1,4 8,2 -0,3<br />

Impieghi<br />

Domanda nazionale 100,6 2,1 1,5 2,1 -0,9 2,2 -0,9<br />

Spesa delle famiglie residenti<br />

Spesa delle Amministrazioni pubbliche<br />

e delle istituzioni senza scopo di<br />

60,1 1,2 1,5 0,7 0,2 2,7 0,1<br />

lucro al servizio delle famiglie 21,2 -0,6 1,5 -0,1 -0,9 -0,1 -0,2<br />

Investimenti fissi lordi 19,2 2,1 1,2 0,4 -1,9 3,3 -0,4<br />

macchine, attrezzature e mezzi<br />

di trasporto 8,3 12,1 -0,3 0,9 -0,9 2,3 -0,1<br />

beni immateriali 1,1 -0,1 3,1 .. -1,3 2,7 ..<br />

costruzioni 9,8 -4,8 2,1 -0,5 -2,8 4,1 -0,3<br />

Variazione delle scorte e oggetti<br />

di valore (2) – – – 1,2 – – -0,5<br />

Esportazioni di beni fob e servizi (3) 28,0 11,6 2,6 2,8 5,6 4,1 1,5<br />

di cui: beni 23,1 12,4 2,8 2,4 7,0 4,4 1,5<br />

Domanda estera netta – – – -0,3 – – 1,4<br />

Fonte: Istat, Conti economici nazionali; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Includono la spesa all’estero dei residenti. – (2) Include le discrepanze statistiche. – (3) Includono la spesa in Italia dei non<br />

residenti.<br />

Sulle decisioni di consumo delle famiglie continua a incidere la flessione del reddito<br />

disponibile reale, diminuito dello 0,6 per cento nel <strong>2011</strong> (tav. 8.3 e fig. 8.1) e del 4,9 per<br />

cento dal 2007. Lo scorso anno, nonostante l’aumento dei redditi nominali (del 2,0 per<br />

cento), il potere d’acquisto delle famiglie è stato ridotto dall’accelerazione dei prezzi. La<br />

flessione del reddito reale è stata più ampia (-1,8 per cento) se si considerano gli effetti<br />

dell’aumento dell’inflazione attesa sul valore reale delle attività finanziarie.<br />

Il monte retributivo lordo è cresciuto del 2,2 per cento in termini nominali, riflettendo<br />

soprattutto un incremento dei redditi unitari medi. Quest’ultimo è in parte<br />

riconducibile ai mutamenti nella composizione dell’occupazione: le difficoltà del mercato<br />

del lavoro penalizzano soprattutto le posizioni caratterizzate da livelli salariali più<br />

bassi a favore di quelle con retribuzioni mediamente più elevate (cfr. il capitolo 9: Il<br />

mercato del lavoro). Anche i redditi da lavoro autonomo hanno mantenuto una dinamica<br />

positiva (1,4 per cento).<br />

BANCA D’ITALIA


Spesa delle famiglie italiane<br />

(quantità a prezzi concatenati, salvo diversa indicazione; variazioni percentuali)<br />

VOCI<br />

Peso %<br />

nel <strong>2011</strong><br />

(quantità<br />

ai prezzi<br />

dell’anno<br />

prece-<br />

dente)<br />

Tavola 8.2<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Beni non durevoli 29,7 -1,6 -2,7 1,3 -0,8<br />

di cui: alimentari e bevande 14,3 -3,5 -2,2 0,7 -1,3<br />

Beni semidurevoli 10,5 -1,1 -5,1 3,7 -0,3<br />

di cui: vestiario e calzature 7,5 -0,6 -6,3 3,3 -0,4<br />

Beni durevoli 8,3 -6,7 -3,4 -1,6 -1,8<br />

di cui: mobili e articoli di arredamento 2,7 -3,6 -10,7 3,1 1,8<br />

elettrodomestici, inclusi accessori e riparazioni 0,9 -4,7 -12,0 6,0 2,9<br />

articoli audiovisivi, fotografici, computer<br />

e accessori, incluse le riparazioni; telefoni ed<br />

equipaggiamento telefonico 1,6 7,7 5,9 12,9 8,5<br />

acquisto mezzi di trasporto 2,7 -14,5 4,1 -13,5 -9,6<br />

Servizi 51,5 0,5 -0,3 1,1 1,6<br />

di cui: alberghi e ristoranti 10,2 -0,3 -0,3 1,2 2,0<br />

servizi delle comunicazioni 1,9 0,2 -1,9 -0,4 -1,9<br />

servizi ricreativi e culturali 3,4 2,6 6,4 4,2 4,6<br />

servizi ambulatoriali e ospedalieri 1,6 2,5 -2,6 1,3 3,2<br />

Totale spesa interna 100,0 -1,0 -1,8 1,2 0,4<br />

Spesa all’estero dei residenti in Italia (1) 6,0 -2,5 -3,3 -2,2<br />

Spesa in Italia dei non residenti (1) -3,3 -8,0 -0,2 2,9<br />

Totale spesa nazionale – -0,8 -1,6 1,2 0,2<br />

Per memoria:<br />

Deflatore <strong>della</strong> spesa nazionale – 3,1 -0,1 1,5 2,7<br />

Fonte: Istat, Conti economici nazionali; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) La spesa all’estero dei residenti in Italia e quella in Italia dei non residenti ammontavano nel <strong>2011</strong> rispettivamente all’1,7 e al 3,2<br />

per cento.<br />

I redditi netti da proprietà sono aumentati, per la prima volta dal 2008. Vi hanno<br />

contribuito soprattutto l’accelerazione dei redditi da locazione dei fabbricati (inclusi nel<br />

risultato lordo di gestione) e l’aumento degli interessi netti su attività finanziarie affluiti<br />

alle famiglie, che ha però compensato il forte calo del biennio precedente (cfr. il capitolo<br />

14: La condizione finanziaria delle famiglie e delle imprese). Sono invece diminuiti gli utili<br />

e i dividendi distribuiti dalle società, a seguito delle difficoltà congiunturali.<br />

Le imposte correnti sul reddito e sul patrimonio si sono mantenute sui livelli del<br />

2010; l’incidenza sul reddito delle famiglie rimane elevata nel confronto storico (cfr. il<br />

capitolo 13: La finanza pubblica). All’incremento dei contributi sociali si è affiancato<br />

quello più sostenuto delle prestazioni sociali (1,2 e 2,3 per cento, rispettivamente).<br />

La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici italiane è scesa lo scorso anno<br />

di quasi un punto percentuale, all’8,6 per cento (5,5 se misurata rispetto al reddito disponibile<br />

corretto per l’erosione monetaria attesa delle attività finanziarie detenute; tav. 8.3).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

83


84<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Reddito lordo disponibile e propensione al risparmio in Italia<br />

(a prezzi correnti, salvo diversa indicazione)<br />

VOCI<br />

Peso in %<br />

del reddito<br />

lordo disponibile<br />

delle<br />

famiglie<br />

nel <strong>2011</strong><br />

Tavola 8.3<br />

2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Variazioni percentuali<br />

Retribuzioni al netto dei contributi sociali a carico dei lavoratori 42,9 -0,9 1,4 2,2<br />

Redditi da lavoro dipendente per unità standard – 1,7 2,5 1,4<br />

Contributi sociali totali (1) – 0,2 0,2 0,3<br />

Unità standard di lavoro dipendente – -2,8 -1,3 0,4<br />

Redditi da lavoro autonomo al netto dei contributi sociali (2) 19,8 -3,9 1,0 1,4<br />

Redditi da lavoro autonomo per unità standard – -0,7 0,8 2,1<br />

Contributi sociali totali (1) – -0,3 .. ..<br />

Unità standard di lavoro indipendente – -3,0 0,2 -0,7<br />

Redditi netti da proprietà (3) 24,3 -12,4 .. 1,5<br />

Prestazioni sociali e altri trasferimenti netti 30,8 5,1 2,3 1,5<br />

di cui: prestazioni sociali nette – 4,8 2,5 2,3<br />

Imposte correnti sul reddito e patrimonio (-) 17,8 -2,9 2,4 0,1<br />

Reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici 100,0 -2,6 1,1 2,0<br />

in termini reali (4) – -2,5 -0,5 -0,6<br />

in termini reali, corretto per l’inflazione attesa (4) (5) – -0,5 -1,6 -1,8<br />

in termini reali, corretto per l’inflazione passata (4) (6) – -0,3 -2,5 -1,7<br />

Reddito lordo disponibile del settore privato – -0,9 1,8 2,3<br />

in termini reali (4) – -0,8 0,2 -0,3<br />

in termini reali, corretto per l’inflazione attesa (4) (5) – 1,8 -1,5 -2,1<br />

in termini reali, corretto per l’inflazione passata (4) (6) – 2,1 -2,6 -2,0<br />

Rapporti percentuali<br />

Propensione media al risparmio delle famiglie<br />

consumatrici (7) – 10,9 9,4 8,6<br />

calcolata sul reddito corretto per l’inflazione attesa – 9,9 7,4 5,5<br />

calcolata sul reddito corretto per l’inflazione passata – 10,8 7,4 5,6<br />

Propensione media al risparmio del settore privato (7) – 23,9 23,2 22,8<br />

calcolata sul reddito corretto per l’inflazione attesa – 24,2 23,9 23,9<br />

calcolata sul reddito corretto per l’inflazione passata – 23,9 23,9 23,9<br />

Fonte: elaborazioni e stime su dati Istat e <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

(1) Contributo in punti percentuali degli oneri sociali alla variazione dei redditi netti; valori negativi corrispondono ad aumenti dell’incidenza<br />

degli oneri. – (2) Redditi misti e redditi prelevati dai membri delle quasi-società. – (3) Risultato lordo di gestione (essenzialmente affitti<br />

imputati), rendite nette dei terreni e dei beni immateriali, interessi effettivi netti, dividendi e altri utili distribuiti dalle società. – (4) Deflazionato<br />

col deflatore dei consumi delle famiglie residenti. – (5) Reddito lordo disponibile al netto delle perdite attese da inflazione sulle attività<br />

finanziarie nette (stimate sulla base dei risultati dell’indagine condotta da Consensus Economics). – (6) Reddito lordo disponibile al netto<br />

delle perdite da inflazione sulle attività finanziarie nette calcolate ex post. – (7) Rapporto tra il risparmio, al lordo degli ammortamenti e<br />

al netto <strong>della</strong> variazione delle riserve dei fondi pensione, e il reddito lordo disponibile del settore.<br />

La propensione al risparmio è diminuita, sia pur più lievemente, anche nel complesso<br />

del settore privato, che oltre alle famiglie include le imprese (al 18,4 per cento se misurata<br />

rispetto al reddito nazionale), e nell’intera economia (al 16,8; tav. 8.4); il contributo<br />

delle Amministrazioni pubbliche alla formazione del risparmio è rimasto negativo (cfr. il<br />

capitolo 13: La finanza pubblica).<br />

BANCA D’ITALIA


VOCI<br />

Risparmio e investimenti lordi in Italia<br />

(quote percentuali del reddito nazionale lordo disponibile)<br />

Media<br />

1981-1990<br />

Media<br />

1991-2000<br />

Media<br />

2001-2010<br />

Tavola 8.4<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Risparmio delle Amministrazioni<br />

pubbliche -6,6 -3,3 -0,1 0,8 -2,1 -1,6 -1,6<br />

Risparmio del settore privato 28,8 24,6 20,0 18,3 19,2 18,6 18,4<br />

di cui: famiglie consumatrici 20,0 13,0 8,2 7,9 7,4 6,3 5,8<br />

Risparmio nazionale lordo 22,3 21,3 19,9 19,2 17,1 17,0 16,8<br />

Investimenti lordi 23,2 20,5 21,2 22,1 19,1 20,6 20,0<br />

Per memoria:<br />

Saldo delle operazioni correnti<br />

dell’Italia con il resto del mondo -0,9 0,9 -1,3 -2,9 -2,0 -3,6 -3,2<br />

Fonte: elaborazioni su dati Istat.<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> le crescenti preoccupazioni dei consumatori sulla situazione<br />

economica, sia generale sia personale, si sono tradotte in un peggioramento del clima<br />

di fiducia, sceso a livelli storicamente bassi nella primavera di quest’anno (fig. 8.1).<br />

2<br />

1<br />

0<br />

-1<br />

-2<br />

-3<br />

-4<br />

115<br />

110<br />

105<br />

100<br />

95<br />

90<br />

85<br />

2006<br />

Consumi, reddito reale e clima di fiducia dei consumatori in Italia<br />

(tassi di crescita e numeri indice)<br />

spesa per consumi delle famiglie residenti (1)<br />

reddito disponibile reale delle famiglie consumatrici (2)<br />

clima di fiducia dei consumatori (3)<br />

valori puntuali<br />

medie mobili (4)<br />

2007<br />

2008<br />

Figura 8.1<br />

Fonte: elaborazioni su dati Istat; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Quantità a prezzi concatenati; variazioni percentuali sull’anno precedente. – (2) Deflazionato con il deflatore <strong>della</strong> spesa per consumi<br />

delle famiglie residenti. – (3) Indici: 1980=100; dati destagionalizzati. – (4) Medie mobili dei 3 mesi terminanti in quello di riferimento.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

2012<br />

<strong>2011</strong><br />

2<br />

1<br />

0<br />

-1<br />

-2<br />

-3<br />

-4<br />

115<br />

110<br />

105<br />

100<br />

95<br />

90<br />

85<br />

85


86<br />

Gli investimenti<br />

Nel <strong>2011</strong> gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dell’1,9 per cento; la flessione<br />

ha compensato quasi per intero la ripresa osservata nell’anno precedente (tav. 8.5). Si è<br />

contratta sia la spesa in costruzioni (-2,8 per cento) sia quella in macchinari e attrezzature<br />

e in beni immateriali (-1,5 e -1,3 per cento, rispettivamente); solo gli acquisti di mezzi<br />

di trasporto sono aumentati (1,5 per cento). La propensione a investire è rimasta stabile<br />

al 19,2 per cento, confermandosi inferiore a quella media dell’ultimo decennio (20,7<br />

per cento). In aggiunta ai margini ancora ampi di capacità inutilizzata hanno inciso le<br />

incerte prospettive <strong>della</strong> domanda e, dall’estate, l’aggravarsi delle tensioni finanziarie.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Investimenti fissi in Italia<br />

(quantità a prezzi concatenati, salvo diversa indicazione; valori percentuali)<br />

VOCI<br />

Composizione %<br />

nel <strong>2011</strong> (1)<br />

(quantità<br />

ai prezzi<br />

dell’anno<br />

precedente)<br />

Tavola 8.5<br />

Variazioni Quote del PIL (1)<br />

(quantità<br />

ai prezzi dell’anno<br />

precedente)<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> 2000 <strong>2011</strong><br />

Costruzioni 51,0 -8,8 -4,8 -2,8 9,5 9,8<br />

abitazioni 24,3 -8,1 -2,1 -2,8 4,2 4,7<br />

altre costruzioni 22,2 -9,1 -8,1 -2,9 4,5 4,3<br />

costi per trasferimento di proprietà 4,5 -11,0 -1,5 -1,8 0,8 0,9<br />

Macchine e attrezzature 34,5 -16,1 13,9 -1,5 7,4 6,6<br />

Mezzi di trasporto 9,0 -18,9 4,4 1,5 2,2 1,7<br />

Beni immateriali 5,5 -0,9 -0,1 -1,3 1,2 1,1<br />

Totale investimenti fissi lordi 100,0 -11,7 2,1 -1,9 20,3 19,2<br />

Totale escluse le abitazioni – -12,9 3,5 -1,5 16,1 14,5<br />

Totale escluse le costruzioni – -15,0 10,4 -0,9 10,7 9,4<br />

Totale investimenti fissi netti (2) – -53,7 9,7 -18,1 5,9 2,0<br />

Fonte: Istat, Conti economici nazionali; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Eventuali discrepanze tra il totale e le componenti sono attribuibili ad arrotondamenti. – (2) Al netto degli ammortamenti; le quote del PIL sono<br />

calcolate in quantità a prezzi concatenati.<br />

Al netto degli ammortamenti, gli investimenti hanno segnato una riduzione più<br />

marcata (-18,1 per cento); in rapporto al PIL, nella media del triennio 2009-<strong>2011</strong> si<br />

sono collocati su un livello poco superiore al 2 per cento, meno <strong>della</strong> metà rispetto al<br />

valore medio del quindicennio 1994-2008.<br />

Nei primi mesi dell’anno è stata condotta dalle Filiali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia l’usuale<br />

indagine annuale su 4.120 imprese con almeno 20 addetti operanti nell’industria in<br />

senso stretto e nei servizi privati non finanziari. La rilevazione indica che la diminuzione<br />

degli investimenti fissi lordi nel <strong>2011</strong> è risultata a consuntivo più accentuata rispetto<br />

ai piani formulati all’inizio dell’anno (tav. 8.6); vi ha contribuito il peggioramento<br />

delle condizioni di accesso al credito (cfr. il capitolo 14: La condizione finanziaria delle<br />

famiglie e delle imprese). Per l’anno in corso le aziende prospettano una nuova, marcata<br />

flessione degli investimenti totali (-6,3 per cento), estesa sia all’industria sia, in misura<br />

più contenuta, ai servizi.<br />

BANCA D’ITALIA


Investimenti fissi lordi delle imprese secondo le indagini <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia,<br />

per classe dimensionale, grado di utilizzo e variazione del fatturato<br />

(variazioni percentuali a prezzi <strong>2011</strong>, salvo diversa indicazione) (1)<br />

VOCI<br />

Industria in senso stretto<br />

di cui: manifattura<br />

Totale Numero di addetti Utilizzo<br />

<strong>della</strong> capacità<br />

produttiva (2) (3)<br />

da 20<br />

a 49<br />

da 50<br />

a 199<br />

da 200<br />

a 499<br />

500<br />

e oltre<br />

Tavola 8.6<br />

Variazione<br />

del fatturato (2)<br />

Alto Basso Alta Bassa<br />

Consuntivo per il <strong>2011</strong> -3,6 -6,3 -7,6 2,5 -1,6 1,9 -9,9 1,7 -11,6<br />

Tasso di realizzo (4) 100,1 110,3 103,5 103,9 90,0 100,3 92,1 103,2 95,2<br />

Programmi per il 2012 -9,8 -21,9 -14,4 -14,7 5,7 -5,4 -6,6 -8,4 -12,2<br />

Consuntivo per il <strong>2011</strong> -2,8 -4,9 -5,3 .. -1,7 .. -6,3 0,3 -7,2<br />

Tasso di realizzo (4) 98,3 108,6 102,7 100,6 91,9 98,7 92,1 100,6 95,0<br />

Programmi per il 2012 -8,1 -21,1 -12,0 -11,1 0,9 -5,2 -5,1 -7,5 -8,8<br />

Servizi (5)<br />

Consuntivo per il <strong>2011</strong> -2,4 -1,3 1,4 -4,2 -4,9 …. …. -2,3 -2,7<br />

Programmi per il 2012<br />

Totale<br />

-4,6 -8,2 -9,1 -8,3 2,6 …. …. -4,1 -5,4<br />

Consuntivo per il <strong>2011</strong> -2,6 -2,6 -2,0 -1,7 -3,2 .. -6,3 -1,0 -5,0<br />

Programmi per il 2012 -6,3 -12,8 -10,5 -10,0 1,7 -5,2 -5,1 -5,8 -7,0<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Medie robuste, ottenute ridimensionando i valori estremi (con segno sia positivo sia negativo) delle distribuzioni delle variazioni<br />

annue degli investimenti. Il deflatore degli investimenti è stimato dalle stesse imprese. – (2) Le imprese sono ripartite a seconda che<br />

si trovino al di sopra (alto/alta) o al di sotto (basso/bassa) del valore mediano calcolato separatamente per industria e servizi e con<br />

riferimento al <strong>2011</strong>. – (3) Riferito alle sole imprese industriali con almeno 50 addetti. – (4) Rapporto percentuale a prezzi correnti tra<br />

investimenti realizzati e investimenti programmati alla fine del 2010 per il <strong>2011</strong>. – (5) Servizi privati non finanziari.<br />

Le attese di investimento sono particolarmente sfavorevoli per le imprese con meno di 500 addetti<br />

(che anticipano un calo <strong>della</strong> spesa di oltre il 10 per cento rispetto al <strong>2011</strong>); le aziende più grandi programmano<br />

invece un modesto recupero. Nella manifattura le maggiori difficoltà continuano a riguardare<br />

le imprese che operano prevalentemente sul mercato interno. La flessione degli investimenti attesa<br />

per l’anno in corso è più marcata nei settori del “made in Italy” (tessile, abbigliamento e pelli, mobili e<br />

articoli di arredamento) e meno accentuata nelle regioni del Nord Ovest (cfr. L’economia delle regioni<br />

italiane, <strong>Banca</strong> d’Italia, «Economie regionali», di prossima pubblicazione).<br />

Il calo degli investimenti in costruzioni ha riguardato tutte le componenti. Il settore<br />

residenziale ha risentito <strong>della</strong> flessione <strong>della</strong> domanda: il numero delle compravendite<br />

si è ridotto del 2,2 per cento, proseguendo nella contrazione avviatasi dopo il picco<br />

del 2006. I prezzi delle case hanno continuato a crescere moderatamente in termini nominali;<br />

tra il 2007 e il <strong>2011</strong> le quotazioni sono calate del 5,3 per cento in termini reali.<br />

Il contributo delle diverse determinanti all’andamento dei prezzi degli immobili in Italia può essere<br />

valutato utilizzando i modelli del mercato immobiliare sviluppati in <strong>Banca</strong> d’Italia. Nel corso dell’ultimo<br />

ventennio in Italia i prezzi delle case sono risultati positivamente correlati soprattutto con il reddito<br />

disponibile delle famiglie e con l’andamento <strong>della</strong> popolazione residente; anche il miglioramento delle<br />

condizioni di finanziamento ha fornito un impulso positivo alle quotazioni, prevalentemente per via del<br />

volume più che del costo dei prestiti erogati dalle banche per l’acquisto di abitazioni. Le variazioni dei<br />

tassi ufficiali hanno influenzato la disponibilità di credito per famiglie e imprese, esercitando nel com-<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

87


88<br />

plesso un impatto più forte sulla domanda piuttosto che sull’offerta di case. Dall’avvio <strong>della</strong> crisi finanziaria<br />

i processi di riduzione <strong>della</strong> leva finanziaria delle banche hanno tuttavia contrastato il supporto<br />

ai prezzi delle case derivante dall’allentamento delle condizioni monetarie. Nel complesso, le analisi<br />

suggeriscono che l’andamento dei prezzi delle abitazioni non si è significativamente disallineato da<br />

quello implicito nelle determinanti di fondo (reddito disponibile, variabili demografiche, condizioni di<br />

finanziamento) sia nelle fasi espansive sia in quelle recessive nei due cicli immobiliari individuabili in<br />

Italia dalla metà degli anni ottanta. Questa conclusione appare confermata anche dagli andamenti<br />

registrati nella fase di flessione congiunturale tuttora in corso.<br />

La diminuzione degli investimenti in costruzioni non residenziali ha risentito<br />

delle difficoltà del comparto delle opere pubbliche. In base alla rilevazione condotta<br />

dalle Filiali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia tra febbraio e aprile del 2012 su un campione di 397<br />

imprese edili operanti nel settore, lo scorso anno il volume di nuove opere pubbliche<br />

sarebbe diminuito del 7,2 per cento. Nelle attese degli operatori il calo, che secondo<br />

l’inchiesta è in atto dal 2007, continuerebbe anche nel 2012.<br />

Le esportazioni e le importazioni<br />

Le esportazioni. – Nel <strong>2011</strong> le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del<br />

5,6 per cento in volume (7,0 per cento per la sola componente dei beni, a fronte del<br />

ristagno di quella dei servizi), in forte decelerazione rispetto al deciso recupero nell’anno<br />

precedente. Le esportazioni italiane di soli beni hanno recuperato gran parte <strong>della</strong><br />

caduta subita nel corso <strong>della</strong> recessione; alla fine dello scorso anno rimanevano inferiori<br />

di oltre il 5 per cento ai livelli precedenti l’avvio <strong>della</strong> crisi economica internazionale.<br />

In Francia il divario è di circa un punto percentuale; in Germania invece le vendite<br />

all’estero di beni si sono attestate nell’ultimo trimestre del <strong>2011</strong> su un valore di circa<br />

quattro punti percentuali superiore rispetto al livello massimo precedente la crisi.<br />

Sulla base dei dati di commercio estero, nel <strong>2011</strong> l’espansione delle esportazioni<br />

di beni ha riflesso principalmente i flussi verso i paesi esterni all’Unione europea;<br />

le vendite nell’Unione sono state sostenute da quelle verso la Germania, che tuttavia<br />

hanno registrato un rallentamento in corso d’anno. A livello settoriale la crescita<br />

è stata sospinta soprattutto dai comparti dei macchinari e attrezzature e dei metalli<br />

(tav. 8.7; cfr. il capitolo 12: La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero);<br />

andamenti favorevoli hanno riguardato anche le esportazioni di prodotti tradizionali<br />

(tessile, abbigliamento e pelli), farmaceutici e apparecchi elettronici.<br />

Lo scorso ottobre l’Istat ha diffuso le serie riviste dei conti nazionali per gli anni 2000-2010, che<br />

recepiscono la nuova classificazione delle attività economiche (Ateco 2007) e dei prodotti (CPA 2008)<br />

in conformità con i regolamenti comunitari; sono state anche introdotte innovazioni nei dati di base e<br />

nei processi di stima. La più rilevante ha riguardato l’adozione, a partire dal 2002, dei nuovi deflatori<br />

all’esportazione, basati sui prezzi alla produzione dei beni venduti sui mercati esteri (anziché, come<br />

avveniva in precedenza, sui valori medi unitari). I deflatori delle importazioni, in mancanza di rilevazioni<br />

analoghe a quelle disponibili per le esportazioni, sono frutto di una stima basata sulle ragioni<br />

di scambio settoriali misurate dai valori medi unitari. La modifica ha comportato una revisione al rialzo<br />

<strong>della</strong> dinamica precedentemente stimata delle esportazioni e delle importazioni di beni in volume<br />

fra il 2000 e il 2010, rispettivamente per 1,6 e 1,3 punti percentuali in media d’anno.<br />

Anche il quadro settoriale delle vendite all’estero relativo all’ultimo decennio è stato modificato, in<br />

particolare per i comparti caratterizzati da più intensi processi di ristrutturazione, nei quali la dinamica<br />

recente delle esportazioni in volume appare ora più favorevole di quanto valutato in precedenza. Il<br />

vecchio metodo di deflazione non teneva infatti pienamente conto <strong>della</strong> scomparsa di produzioni mar-<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


ginali e del contestuale rafforzamento delle lavorazioni di maggiore qualità. Fra questi settori rientrano<br />

l’abbigliamento e le pelli: fra il 2000 e il 2010 la dinamica delle vendite all’estero di questi comparti è<br />

stata rivista al rialzo di circa 1,7 e 2,2 punti percentuali l’anno, rispettivamente.<br />

Tavola 8.7<br />

Esportazioni di beni cif-fob per settore di attività economica<br />

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente e quote percentuali)<br />

SETTORI (1)<br />

Composizione<br />

%<br />

valori<br />

(2)<br />

2010 <strong>2011</strong><br />

Variazioni Variazioni<br />

Valori Prezzi<br />

prodotti<br />

esportati<br />

Quantità<br />

(4)<br />

Composizione<br />

%<br />

valori<br />

(3)<br />

Valori Prezzi<br />

prodotti<br />

esportati<br />

Prodotti delle attività manifatturiere 95,0 16,5 2,8 13,2 95,7 11,5 4,0 7,3<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

Quantità<br />

(4)<br />

di cui: prodotti tessili, abbigliamento, pelli<br />

e accessori 11,3 12,8 0,7 12,0 11,1 12,3 2,9 9,1<br />

articoli farmaceutici, chimico-medicinali<br />

e botanici 4,2 15,0 0,7 14,2 4,1 9,6 0,9 8,6<br />

metalli di base e prodotti in metallo,<br />

esclusi macchine e impianti 11,1 21,9 4,4 16,6 11,7 22,9 5,6 16,5<br />

computer, apparecchi elettronici e ottici 3,3 20,3 -1,2 21,7 3,4 11,0 1,3 9,7<br />

macchinari e apparecchi n.c.a. 18,9 9,2 -0,1 9,2 17,8 13,9 1,4 12,3<br />

Per memoria:<br />

Totale 100,0 15,6 2,7 12,5 100,0 11,4 4,0 7,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati Istat.<br />

(1) I raggruppamenti di merci dell'interscambio commerciale sono definiti sulla base <strong>della</strong> classificazione Ateco 2007 utilizzata dall'Istat<br />

a partire da gennaio 2009. – (2) La composizione percentuale si riferisce al periodo gennaio-dicembre 2010. – (3) La composizione percentuale<br />

si riferisce al periodo gennaio-dicembre <strong>2011</strong>. – (4) Stima ottenuta deflazionando i valori sulla base dei prezzi alla produzione<br />

dei prodotti industriali venduti sui mercati esteri.<br />

Nel primo trimestre dell’anno in corso si è registrata una sostanziale tenuta dei<br />

volumi esportati.<br />

Le importazioni. – Le importazioni di beni e servizi in volume sono cresciute in<br />

misura molto modesta (0,4 per cento) nel complesso del <strong>2011</strong>, frenate dalla debolezza<br />

<strong>della</strong> domanda nazionale: il rialzo <strong>della</strong> componente dei beni (1,4 per cento) è stato<br />

bilanciato dalla flessione di quella dei servizi (-3,5 per cento). Al ristagno degli acquisti<br />

dall’estero ha inoltre contribuito la riduzione delle agevolazioni fiscali a sostegno delle<br />

fonti energetiche rinnovabili, che nel 2010 avevano indotto un forte incremento di<br />

importazioni di prodotti del comparto fotovoltaico. Nel primo trimestre del 2012 le<br />

importazioni complessive si sono contratte.<br />

L’offerta produttiva<br />

Come nel 2010, anche lo scorso anno l’incremento del PIL ha riflesso quello del<br />

valore aggiunto dell’industria in senso stretto (1,2 per cento) e dei servizi (0,8 per cento),<br />

a fronte dei cali registrati nel comparto dell’agricoltura (-0,5 per cento) e in quello<br />

delle costruzioni (-3,5 per cento).<br />

<strong>2011</strong><br />

89


90<br />

La revisione dei conti nazionali ha influenzato anche le stime sulla crescita dell’economia italiana<br />

nell’ultimo decennio. Sulla base delle nuove serie diffuse dall’Istat, fra il 2000 e il 2010 l’espansione<br />

media del PIL a valori concatenati è risultata superiore rispetto alla precedente stima di 0,2 punti percentuali<br />

all’anno, con un rialzo più accentuato per il valore aggiunto dell’industria in senso stretto (0,6<br />

punti). Considerando che l’input di lavoro non è stato oggetto di revisione, in attesa di poter incorporare<br />

nelle valutazioni i nuovi dati del Censimento <strong>2011</strong>, ne è disceso un quadro nettamente più favorevole<br />

per la produttività del lavoro, che tuttavia non annulla il divario registrato nel periodo con gli altri<br />

principali paesi europei.<br />

Nel <strong>2011</strong> la maggior parte dei settori industriali ha segnato progressi modesti o<br />

diminuzioni dell’attività; fanno eccezione i comparti <strong>della</strong> meccanica, <strong>della</strong> metallurgia<br />

e <strong>della</strong> fornitura di energia elettrica, che hanno registrato una crescita significativa.<br />

Nei servizi, agli incrementi del valore aggiunto nei settori del commercio e, come<br />

riflesso dei fitti imputati, nelle attività immobiliari (nell’ordine dell’1,5 per cento in<br />

entrambi i casi) si è associata la lieve diminuzione nei servizi <strong>della</strong> Pubblica amministrazione,<br />

in particolare in quelli relativi all’istruzione e alla sanità (cfr. il capitolo 10:<br />

La struttura produttiva e le politiche strutturali).<br />

L’attività economica si è indebolita nel corso del <strong>2011</strong>; negli ultimi due trimestri il<br />

PIL italiano è calato rispettivamente dello 0,2 e dello 0,7 per cento sul periodo precedente.<br />

La flessione è proseguita nel primo trimestre dell’anno in corso (-0,8 per cento),<br />

risentendo dell’ulteriore contrazione dell’attività industriale (a ritmi attorno al 2 per<br />

cento) e di quella nei servizi.<br />

L’andamento dell’attività industriale nell’ultimo biennio<br />

La produzione industriale italiana, dopo aver recuperato circa un terzo <strong>della</strong> perdita<br />

di quasi il 25 per cento subita durante la recessione del 2008-09, è tornata a indebolirsi<br />

nella seconda metà dello scorso anno. Nella media dei primi tre mesi del 2012<br />

rimaneva inferiore di oltre il 20 per cento rispetto al picco ciclico del primo trimestre<br />

del 2008. In Francia, dove l’intensità <strong>della</strong> ripresa è stata simile a quella registrata in<br />

Italia, ma la perdita subita durante la recessione largamente inferiore, il divario rispetto<br />

al picco era di circa dieci punti percentuali; in Germania, dove la flessione iniziale è<br />

risultata non discosta da quella italiana, il divario ammontava solo al 3 per cento, riflettendo<br />

gli effetti di una espansione diffusa a quasi tutti i settori industriali.<br />

Nella manifattura italiana nessun comparto ha ripreso per intero le quantità<br />

prodotte prima <strong>della</strong> recessione. Il mancato recupero dei livelli complessivi di produzione<br />

è riconducibile soprattutto ai settori del tessile e dell’abbigliamento, dei<br />

minerali non metalliferi, delle produzioni in metallo e <strong>della</strong> fabbricazione di mezzi<br />

di trasporto.<br />

In Italia le esportazioni hanno fornito il principale stimolo all’attività industriale<br />

nell’ultimo biennio, in linea con quanto osservato nel complesso dell’area dell’euro.<br />

In Germania il sostegno delle esportazioni è stato superiore rispetto a quanto registrato<br />

sia in media nell’area dell’euro, sia nel nostro paese. Vi ha contribuito l’elevato<br />

grado di apertura verso l’estero dell’economia tedesca, in particolare la crescente presenza<br />

sui mercati extraeuropei che hanno trainato la ripresa del commercio mondiale<br />

dal 2010.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Nell’ultimo decennio, la debole dinamica <strong>della</strong> produttività osservata in Italia si<br />

è riflessa in una minore capacità competitiva delle nostre imprese. Sui mercati esteri,<br />

nel decennio precedente la recessione del 2008-09, la quota di merci italiane si è ridotta,<br />

in volume, di circa un punto percentuale, al 3,6 per cento. Sul mercato interno la<br />

concorrenza più serrata da parte di produttori internazionali si è verificata nei settori<br />

degli autoveicoli e del “made in Italy” (tessile, abbigliamento e pelli, mobili e articoli<br />

di arredamento): in questi comparti, l’incidenza delle merci importate sui consumi è<br />

pressoché raddoppiata nello stesso arco di tempo.<br />

Il graduale cambiamento nei modelli di consumo delle famiglie italiane, che si sono progressivamente<br />

avvicinati a quelli prevalenti nelle altre principali economie europee, caratterizzati da un peso<br />

maggiore dei beni per il tempo libero, la cultura e la salute, non ha dato luogo a un adeguamento<br />

dell’offerta da parte <strong>della</strong> nostra manifattura. Fra il 1997 e il 2007 la struttura settoriale <strong>della</strong> produzione<br />

ha subito modifiche solo marginali: la riduzione del peso di alcuni dei comparti più tradizionali<br />

(tessile e abbigliamento, pelli) è avvenuta a favore di altri settori tipici <strong>della</strong> nostra specializzazione<br />

(macchinari e attrezzature, produzioni in metallo). In Germania le variazioni nella composizione<br />

<strong>della</strong> produzione sono state più ampie; è significativamente aumentato il peso dei comparti caratterizzati<br />

da un andamento più dinamico <strong>della</strong> domanda, come quelli produttori di beni a elevato<br />

contenuto tecnologico (la cui quota è salita di sei punti percentuali, fino all’8 per cento).<br />

I prezzi e i costi<br />

Nella media del <strong>2011</strong> l’inflazione al consumo, misurata sulla base dell’indice dei<br />

prezzi per l’intera collettività nazionale (Nic), è salita al 2,8 per cento dall’1,5 nel 2010<br />

(tav. 8.8). L’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) ha registrato un incremento<br />

appena superiore (2,9 per cento) pur mostrando in corso d’anno una forte volatilità,<br />

connessa con il nuovo metodo di rilevazione dei prezzi dei prodotti stagionali<br />

introdotto in gennaio (cfr. Bollettino economico, n. 64, <strong>2011</strong>).<br />

VOCI<br />

Prezzi al consumo<br />

Variazioni percentuali<br />

sull’anno precedente<br />

Tavola 8.8<br />

Pesi<br />

percentuali<br />

2010 <strong>2011</strong> <strong>2011</strong><br />

Indice dei prezzi al consumo per l’intera<br />

collettività nazionale (Nic) 1,5 2,8 100,0<br />

Beni e servizi a prezzo non regolamentato 1,7 2,7 88,9<br />

Alimentari freschi -0,3 2,5 6,2<br />

Alimentari trasformati 0,6 2,4 10,7<br />

Energetici 11,2 14,6 4,8<br />

Beni non alimentari e non energ. 1,1 1,4 26,5<br />

Servizi 1,8 2,2 38,5<br />

Tabacchi 3,3 4,1 2,2<br />

Beni e servizi a prezzo regolamentato -0,3 3,3 11,1<br />

Indice generale al netto di alimentari, energetici<br />

e tabacchi 1,5 1,9 73,0<br />

Indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) 1,6 2,9 100,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati Istat.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

91


92<br />

L’inflazione al consumo ha risentito dei forti rialzi dei corsi petroliferi, che si sono<br />

riflessi sia sulle tariffe energetiche (salite del 6,2 per cento, contro la diminuzione del<br />

4,9 registrata nel 2010), sia sui prezzi dei carburanti (14,6 per cento, dall’11,2). Su<br />

questi ultimi hanno pesato anche gli aumenti delle imposte indirette: al netto <strong>della</strong><br />

componente fiscale il loro incremento è stato di circa il 10 per cento. Di questi rincari<br />

hanno risentito in particolare le famiglie meno abbienti, per le quali l’incidenza dei<br />

consumi energetici sulla spesa complessiva è relativamente elevata.<br />

Alle più forti pressioni di origine estera sui prezzi si è accompagnato un aumento<br />

solo modesto di quelle interne: il deflatore del PIL è cresciuto dell’1,3 per cento, dopo<br />

essere rimasto quasi stazionario nel 2010; vi ha contribuito anche una ripresa dei margini<br />

di profitto nel settore dei servizi privati. L’inflazione di fondo, misurata sulla base<br />

dell’indice al netto dei prodotti alimentari ed energetici, è salita all’1,9 per cento (1,5<br />

nel 2010), risentendo in particolare dell’incremento delle tariffe aeree connesso con gli<br />

elevati costi dei carburanti e dell’aumento dell’IVA deliberato in settembre.<br />

Il rialzo dell’aliquota ordinaria dell’IVA dal 20 al 21 per cento, entrato in vigore il<br />

17 settembre <strong>2011</strong> (cfr. il capitolo 13: La finanza pubblica), secondo nostre valutazioni<br />

ha avuto un impatto sull’indice generale dei prezzi al consumo pari a circa 0,4 punti<br />

percentuali, che si è concentrato nel bimestre settembre-ottobre (cfr. Bollettino economico,<br />

n. 67, 2012); nel complesso dello scorso anno l’effetto è quantificabile in poco<br />

più di un decimo di punto.<br />

Nella media del <strong>2011</strong> la dinamica dell’indice armonizzato in Italia è stata pressoché<br />

in linea con quella osservata nell’area dell’euro. Nei dieci anni trascorsi dall’introduzione<br />

del contante in euro, il differenziale di inflazione, che era superiore al punto<br />

percentuale negli anni novanta, si è fortemente ridotto: l’inflazione media annua è stata<br />

del 2,3 per cento in Italia a fronte del 2,1 registrato nel complesso dell’area. In particolare,<br />

il divario di crescita dei prezzi nel settore dei servizi si è quasi annullato.<br />

Lo scorso 24 marzo è stato convertito in legge il decreto legge 24 gennaio 2012, n.1, recante disposizioni<br />

urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività (cfr. il capitolo 10:<br />

La struttura produttiva e le politiche strutturali). Il provvedimento interviene su alcuni settori dell’economia<br />

italiana (energia, trasporti, servizi professionali e assicurativi e distribuzione dei farmaci) caratterizzati,<br />

nel confronto internazionale, da una minore apertura alla concorrenza. Un’analisi degli<br />

indici armonizzati dei prezzi al consumo rivela che nel decennio 2002-<strong>2011</strong> all’insufficiente grado di<br />

concorrenza in Italia nei settori oggetto del provvedimento (il cui peso complessivo nel paniere dell’IPCA<br />

è stimabile in circa il 10 per cento) si è associata una dinamica dei prezzi più elevata rispetto al resto<br />

dell’area dell’euro con l’eccezione del comparto energetico. Dalle informazioni sui livelli dei prezzi in<br />

quest’ultimo settore, emerge tuttavia che il costo dell’elettricità e dei carburanti rimane più elevato per i<br />

consumatori italiani, anche al netto <strong>della</strong> tassazione.<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> le attese sull’inflazione media annua, censite da Consensus<br />

Economics, sono state progressivamente riviste al rialzo, dall’1,7 per cento in gennaio<br />

a poco sopra il 2,5 dalla metà dell’anno. Quelle per il complesso del 2012, stabili sul<br />

2 per cento nei sondaggi mensili dello scorso anno, sono salite successivamente sino al<br />

3,0 per cento in maggio. Il divario rispetto alle previsioni più moderate rilevate per il<br />

complesso dell’area rifletterebbe in larga misura l’impatto delle manovre sulle imposte<br />

indirette nel nostro paese.<br />

Nei primi mesi del 2012 il ritmo di crescita sui dodici mesi del Nic è rimasto<br />

sul 3,3 per cento, sostenuto dai rincari dei prodotti energetici; quello dell’IPCA ha<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


egistrato un andamento più volatile, salendo al 3,7 per cento in aprile. Escludendo le<br />

variazioni delle imposte indirette introdotte dalla metà del <strong>2011</strong>, l’inflazione lo scorso<br />

aprile sarebbe stata di circa un punto percentuale inferiore; al divario contribuiscono in<br />

misura pressoché eguale gli aumenti delle accise e quelli dell’IVA.<br />

Il differenziale tra i tassi di crescita sui dodici mesi dell’IPCA e del Nic, sostanzialmente nullo nei<br />

primi mesi del 2012, è salito a 0,4 punti percentuali in aprile. Il divario è attribuibile per circa 0,3 punti<br />

percentuali all’aumento del ticket sulle spese sanitarie, che si riflette solo sull’IPCA (in questo indice<br />

viene rilevata solo la quota <strong>della</strong> prestazione direttamente sostenuta dalle famiglie, mentre nel Nic è<br />

inclusa anche quella a carico del Servizio sanitario nazionale). Circa 0,1 punti percentuali del divario<br />

sono attribuibili al maggior peso dei beni energetici nell’IPCA rispetto al Nic, in connessione con i forti<br />

rincari subiti da questi prodotti.<br />

I prezzi e i costi alla produzione. – Nella media del <strong>2011</strong> la crescita dell’indice dei<br />

prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno è risultata<br />

pari al 5,0 per cento. L’aumento rispetto all’anno precedente (3,1 per cento) è imputabile<br />

sia alle componenti più direttamente influenzate dall’andamento dei corsi internazionali<br />

delle materie prime – i prodotti alimentari, intermedi ed energetici – sia ai beni<br />

non alimentari destinati al consumo finale, rincarati del 2,0 per cento dopo un biennio<br />

di stagnazione. Nella seconda parte dell’anno le pressioni esercitate dai costi delle materie<br />

di base si sono attenuate; ne è discesa una progressiva decelerazione dell’indice dei<br />

prezzi alla produzione (3,2 per cento sui dodici mesi lo scorso febbraio).<br />

Nelle valutazioni delle imprese intervistate nel marzo di quest’anno nell’ambito<br />

dell’indagine trimestrale condotta dalla <strong>Banca</strong> d’Italia in collaborazione con Il Sole 24<br />

Ore i listini registrerebbero revisioni modeste nel 2012: le eventuali pressioni derivanti<br />

da aumenti dei costi sarebbero contrastate dalla debolezza <strong>della</strong> domanda interna.<br />

Nel <strong>2011</strong> i prezzi alla produzione dei beni non energetici esportati sono aumentati<br />

del 2,8 per cento (4,0 sul mercato interno), in linea con gli incrementi praticati dalle<br />

imprese francesi e tedesche.<br />

Nella media dello scorso anno la dinamica del costo del lavoro per unità di prodotto<br />

(CLUP) nel complesso dell’economia ha segnato un aumento modesto (0,6 per<br />

cento), che ha annullato il calo del 2010 (cfr. il capitolo 9: Il mercato del lavoro). A una<br />

crescita moderata dei redditi orari (0,9 per cento) si è associata la sostanziale stagnazione<br />

<strong>della</strong> produttività, che ha riflesso la debolezza <strong>della</strong> fase congiunturale. Il CLUP<br />

è cresciuto a tassi più sostenuti nel comparto industriale (1,8 per cento), dove i redditi<br />

nominali per ora lavorata hanno segnato aumenti più consistenti (2,2 per cento).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

93


94<br />

9. IL MERCATO DEL LAVORO<br />

Dopo essere scesa per due anni consecutivi, l’occupazione è aumentata nei primi<br />

nove mesi del <strong>2011</strong>; nell’ultima parte dell’anno il peggioramento del quadro congiunturale<br />

si è tuttavia riflesso in una nuova riduzione del numero di occupati. Nella media<br />

dell’anno l’occupazione ha registrato un incremento di entità modesta, associato a una<br />

ricomposizione verso posizioni a termine e a tempo parziale. La stentata crescita economica<br />

e il livello ancora basso di turnover hanno penalizzato i lavoratori più giovani<br />

rispetto a quelli più anziani. La domanda di lavoro si è ulteriormente indebolita nei<br />

primi mesi del 2012: in marzo il numero degli occupati residenti era di oltre 600.000<br />

unità inferiore al picco dell’aprile del 2008; si è nuovamente intensificata la richiesta di<br />

ore di Cassa integrazione guadagni (CIG); il tasso di disoccupazione, la cui crescita si<br />

era arrestata nel <strong>2011</strong>, ha ripreso ad aumentare. Secondo l’indagine Invind <strong>della</strong> <strong>Banca</strong><br />

d’Italia, le imprese prevedono per il complesso del 2012 una riduzione del personale, la<br />

quarta consecutiva, più accentuata rispetto all’anno prima.<br />

Le retribuzioni di fatto per unità di lavoro sono rimaste invariate nel settore pubblico<br />

e hanno decelerato nel settore privato; nell’intera economia sono cresciute dell’1,4<br />

per cento, per due quinti per un effetto di ricomposizione verso segmenti a retribuzioni<br />

mediamente più elevate. In termini reali si sono contratte dell’1,3 per cento, per la prima<br />

volta dal 1995. Il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) è tuttavia tornato a<br />

crescere, seppure a un ritmo inferiore a quello registrato in media tra il 1996 e il 2010;<br />

come in passato, ciò è dipeso soprattutto da una brusca frenata <strong>della</strong> produttività del<br />

lavoro. Il quadro di moderazione salariale dovrebbe confermarsi anche nel 2012.<br />

Con un disegno di legge presentato all’inizio di quest’anno, il Governo ha avviato<br />

un’estesa riforma dei principali istituti del mercato del lavoro che mira a ridurne la<br />

segmentazione e ad armonizzare e rendere più efficiente il sistema degli ammortizzatori<br />

sociali e delle politiche attive di reinserimento.<br />

L’occupazione e la domanda di lavoro<br />

Dopo i cali registrati nel 2009 e nel 2010 (-1,6 e -0,7 per cento, rispettivamente),<br />

nella media del <strong>2011</strong> l’occupazione rilevata dai conti nazionali è aumentata dello<br />

0,3 per cento in termini sia di occupati sia di ore lavorate (tav. 9.1 e fig. 9.1). La<br />

ripresa <strong>della</strong> domanda di lavoro nel complesso dell’economia nasconde significative<br />

differenze tra settori: l’occupazione si è contratta nell’agricoltura e nell’edilizia, ha<br />

sostanzialmente ristagnato nell’industria ed è salita nei settori privati del terziario.<br />

Nell’Amministrazione pubblica l’occupazione dipendente è diminuita per il quinto<br />

anno consecutivo.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Settori<br />

Input di lavoro nei settori dell’economia italiana<br />

(quote e variazioni percentuali)<br />

occupati Unità di lavoro ore lavorate<br />

Quote Variazioni<br />

percentuali<br />

2001 <strong>2011</strong> 2001/<br />

<strong>2011</strong><br />

2010/<br />

<strong>2011</strong><br />

Quote Variazioni<br />

percentuali<br />

2001 <strong>2011</strong> 2001/<br />

<strong>2011</strong><br />

Tavola 9.1<br />

Quote Variazioni<br />

percentuali<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

2010/<br />

<strong>2011</strong><br />

2001 <strong>2011</strong> 2001/<br />

<strong>2011</strong><br />

Agricoltura,<br />

silvicoltura e pesca 4,7 3,9 -13,4 -2,0 6,3 5,1 -18,0 -2,8 6,4 5,2 -16,3 -2,4<br />

Industria in senso stretto 22,0 19,4 -6,6 0,2 21,1 18,3 -12,3 0,8 21,0 18,1 -12,4 0,9<br />

Costruzioni 7,2 7,5 10,4 -3,5 7,3 7,8 8,1 -3,1 7,1 7,7 10,8 -2,4<br />

Servizi 66,2 69,3 10,7 0,9 65,4 68,8 6,1 0,5 65,5 69,0 7,1 0,6<br />

Commercio e riparazioni<br />

di autoveicoli e motocicli 14,9 14,5 3,3 0,4 14,4 14,3 -0,3 .. 16,6 15,6 -4,4 -0,5<br />

Servizi di alloggio e<br />

ristorazione 4,5 5,2 22,7 1,8 5,7 6,4 12,4 1,5 6,0 6,9 18,0 2,4<br />

trasporti, magazzinaggio<br />

e comunicazioni 7,1 6,9 3,3 1,2 8,1 8,5 5,7 1,1 8,0 8,0 2,3 0,4<br />

Attività finanziarie<br />

e assicurative 2,5 2,6 8,3 0,4 2,5 2,6 8,2 0,6 2,2 2,3 6,7 0,8<br />

Servizi vari a imprese<br />

e famiglie (1) 10,0 11,7 24,2 1,9 9,5 11,4 21,0 2,1 9,6 11,9 25,2 2,3<br />

Pubblica amministrazione (2) 6,3 5,4 -8,9 -0,5 6,1 5,5 -9,5 -0,6 5,2 4,5 -11,2 -0,6<br />

istruzione 6,6 5,9 -5,1 -1,1 6,4 5,9 -6,7 -1,3 4,4 4,2 -2,8 -0,9<br />

Sanità e assistenza sociale 6,2 6,7 14,3 1,2 6,0 6,5 9,9 0,8 5,4 6,0 13,5 1,3<br />

Altri servizi pubblici,<br />

sociali e personali (3) 3,5 3,8 13,9 -0,9 3,4 3,7 8,5 -1,4 3,3 3,7 12,5 -1,1<br />

Attività di famiglie<br />

e convivenze 4,6 6,5 48,7 3,8 3,2 3,9 24,8 0,5 4,9 5,9 22,7 0,6<br />

Totale 100,0 100,0 5,8 0,3 100,0 100,0 0,9 0,1 100,0 100,0 1,8 0,3<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007).<br />

(1) Attività immobiliari, professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e di supporto. – (2) include difesa e assicurazione sociale<br />

obbligatoria. – (3) Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento; altre attività di servizi.<br />

Nella seconda metà dell’anno l’economia italiana è tornata in recessione (cfr. il capitolo<br />

8: La domanda, l’offerta e i prezzi). Sulla base dei conti nazionali, la fase di ripresa<br />

dell’occupazione che aveva caratterizzato i primi tre trimestri si è arrestata nel quarto,<br />

quando il numero di occupati è sceso dello 0,2 per cento rispetto a un anno prima.<br />

Il numero di ore di CIG di cui le imprese hanno beneficiato è diminuito nel <strong>2011</strong><br />

di quasi il 17 per cento, portandosi al di sotto del livello registrato nel 2009. Come<br />

negli anni precedenti, il protrarsi dell’incertezza ha indotto le imprese a richiedere precauzionalmente<br />

più ore di quelle effettivamente utilizzate: le ore autorizzate dall’INPS,<br />

anch’esse in calo (-18,8 per cento), rimangono su valori superiori a quelli del 2009;<br />

di esse, lo scorso anno le imprese hanno utilizzato il 49 per cento (60 e 48 per cento<br />

rispettivamente nel 2009 e nel 2010). La richiesta di ore di CIG, in riduzione da novembre<br />

del 2010, è tornata a intensificarsi nei primi tre mesi del 2012 (2,2 per cento<br />

rispetto allo stesso periodo di un anno prima; fig. 9.2).<br />

Secondo nostre elaborazioni basate sull’indagine Invind e sul sondaggio congiunturale condotti<br />

dalla <strong>Banca</strong> d’Italia presso le imprese industriali e dei servizi non finanziari con almeno 20 addetti,<br />

nel <strong>2011</strong> la propensione a fare ricorso alla CIG, sia ordinaria sia straordinaria, era maggiore, a parità<br />

di altre caratteristiche, per le imprese esportatrici e aumentava al crescere dell’incidenza degli operai<br />

sul totale degli occupati.<br />

<strong>2011</strong><br />

2010/<br />

<strong>2011</strong><br />

95


96<br />

26.000<br />

25.000<br />

24.000<br />

23.000<br />

22.000<br />

21.000<br />

20.000<br />

19.000<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Misure dell’occupazione<br />

(migliaia di unità)<br />

'81 '82 '83 '84 '85 '86 '87 '88 '89 '90 '91 '92 '93 '94 '95 '96 '97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11<br />

ore lavorate<br />

(scala di destra) (1)<br />

occupati<br />

(Conti economici nazionali) (1)<br />

occupati<br />

(Rilevazione sulle forze di lavoro) (2)<br />

Figura 9.1<br />

46.000<br />

45.000<br />

44.000<br />

43.000<br />

42.000<br />

41.000<br />

40.000<br />

39.000<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali e Rilevazione sulle forze di lavoro; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Si fa riferimento a lavoratori residenti e non residenti, regolari e non regolari, in imprese residenti. – (2) occupati residenti iscritti nei<br />

registri anagrafici (esclusi quelli che vivono stabilmente in convivenze).<br />

Si conferma basso il turnover, misurato come somma di assunzioni e cessazioni in<br />

rapporto all’occupazione media; è in ulteriore aumento, rispetto alle fasi iniziali <strong>della</strong><br />

crisi, la propensione ad assumere lavoratori con forme contrattuali flessibili.<br />

18<br />

15<br />

12<br />

9<br />

6<br />

3<br />

0<br />

Incidenza delle ore di Cassa integrazione guadagni<br />

sul totale delle ore lavorate nell’industria in senso stretto<br />

(quote percentuali)<br />

grandi imprese INPS (1) Invind (2)<br />

'81 '82 '83 '84 '85 '86 '87 '88 '89 '90 '91 '92 '93 '94 '95 '96 '97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11<br />

Figura 9.2<br />

Fonte: elaborazioni su dati iNPS, istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007) e indagine sulle grandi imprese e <strong>Banca</strong> d’italia, Indagini<br />

sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) ore autorizzate (iNPS) in rapporto alle ore lavorate dai dipendenti. Fino al 1991 i dati di contabilità nazionale sono classificati secondo<br />

l’Ateco 2002. – (2) imprese con almeno 50 addetti del settore manifatturiero.<br />

Nel <strong>2011</strong> il tasso di turnover delle imprese rilevato dall’indagine Invind è risalito di 2,4 punti<br />

percentuali, al 31,1 per cento, più che compensando il calo dell’anno precedente, ma restando su valori<br />

storicamente esigui. Al recupero nei servizi si è contrapposta una lieve riduzione nell’industria. L’incremento<br />

del turnover riflette il contributo dei flussi da e verso posizioni a termine, solo in parte attenuato,<br />

nell’industria, dalla riduzione delle cessazioni per motivi diversi.<br />

Sulla base <strong>della</strong> Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nel settore privato il numero di nuove<br />

assunzioni, che in termini tendenziali aveva ripreso a crescere dalla fine del 2009, è tornato a flettere<br />

18<br />

15<br />

12<br />

9<br />

6<br />

3<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


nella seconda metà del <strong>2011</strong>. In media d’anno solo tre assunzioni su dieci erano con contratto a tempo<br />

indeterminato (da 33,6 per cento nel 2010); anche considerando le trasformazioni da contratto a termine<br />

a contratto a tempo indeterminato, aumentate circa del 20 per cento rispetto al 2010, solo uno su<br />

due dei nuovi contratti stipulati risultava a tempo indeterminato.<br />

La dinamica delle ore di lavoro in somministrazione tende ad anticipare quella dell’occupazione<br />

complessiva, per la possibilità che esse offrono di aggiustare rapidamente l’input di lavoro agli shock<br />

dal lato <strong>della</strong> domanda; nelle fasi di recessione il lavoro in somministrazione, dopo un’iniziale caduta,<br />

assume un ruolo sostitutivo rispetto a forme di lavoro più standard. Secondo Ebitemp, l’ente bilaterale<br />

per il lavoro temporaneo, nel <strong>2011</strong> il tasso di crescita delle ore lavorate si è bruscamente ridotto (8,5<br />

per cento, da 23,8 nel 2010); nell’ultimo trimestre le ore si sono contratte del 6,9 per cento rispetto a<br />

un anno prima. Nei primi due mesi del 2012 è seguito un parziale recupero, ma il ricorso al lavoro in<br />

somministrazione resta sotto il livello massimo raggiunto nel luglio del <strong>2011</strong>.<br />

La domanda di lavoro si è ulteriormente indebolita nel primo trimestre del 2012,<br />

riflettendosi in una diminuzione degli occupati (-0,6 per cento rispetto a un anno prima);<br />

secondo le più recenti inchieste congiunturali condotte dall’Istat, le imprese che<br />

prevedono un calo dell’occupazione nei prossimi mesi restano più numerose di quelle<br />

che ne attendono un aumento. Secondo l’indagine Invind, le imprese prevedono una<br />

riduzione degli organici nel 2012, la quarta consecutiva, dell’1,1 per cento; il calo,<br />

superiore a quello registrato nel <strong>2011</strong> (-0,2 per cento), sarebbe più accentuato nell’industria<br />

in senso stretto e tra le imprese di minori dimensioni. Il 36,0 per cento delle<br />

imprese (32,6 nel <strong>2011</strong>) prevede quest’anno un ridimensionamento del personale; di<br />

esse la metà aveva già ridotto gli organici nel <strong>2011</strong>.<br />

La composizione dell’occupazione residente<br />

A fronte di una sostanziale stabilità dell’occupazione maschile (-0,1 per cento),<br />

quella femminile è aumentata dell’1,2 per cento (tav. 9.2); per la prima volta dall’inizio<br />

<strong>della</strong> crisi, l’espansione ha interessato sia le donne straniere residenti sia le italiane.<br />

In linea con l’andamento settoriale, si sono registrati incrementi dell’occupazione femminile<br />

nell’industria in senso stretto (1,3 per cento) e nei servizi (1,1 per cento), dove le donne incidono rispettivamente<br />

per quasi un quarto e per oltre la metà sul totale degli occupati, e soprattutto nel comparto dei<br />

servizi collettivi e personali (5,7 per cento), dove solo un occupato su tre è di sesso maschile. Nel settore<br />

delle costruzioni, dove gli uomini rappresentano oltre il 90 per cento <strong>della</strong> manodopera e la perdita di<br />

posti di lavoro è stata nel complesso più marcata (-5,3 per cento), le donne hanno aumentato la loro<br />

presenza (12,4 per cento). La concentrazione delle donne in settori meno colpiti dalla recessione avrebbe<br />

contribuito per circa un terzo all’incremento dell’occupazione femminile. Tra le donne non sposate,<br />

l’aumento dell’occupazione è attribuibile esclusivamente a una maggiore concentrazione in attività del<br />

terziario, in particolare nei servizi alla persona. L’espansione dell’occupazione tra quelle coniugate ha<br />

invece riflesso la maggiore presenza di donne straniere residenti e l’incremento del tasso di occupazione<br />

delle donne italiane, che potrebbero aver aumentato la loro partecipazione per compensare la perdita<br />

di reddito del coniuge (cosiddetto effetto del lavoratore aggiunto).<br />

Nel <strong>2011</strong> il tasso di occupazione <strong>della</strong> popolazione tra i 15 e i 64 anni è rimasto<br />

stabile al 56,9 per cento. Seppure in riduzione, il divario occupazionale di genere resta<br />

significativo: il tasso di occupazione femminile, in crescita al 46,5 per cento (dal 46,1<br />

nel 2010), è ancora lontano dal 67,5 per cento registrato tra gli uomini (67,7 del 2010;<br />

cfr. il capitolo 11: Il ruolo delle donne nell’economia italiana). L’incremento del tasso<br />

di occupazione femminile ha interessato soprattutto le regioni del Nord; la flessione<br />

di quello maschile si è concentrata al Centro, riflettendo una contrazione del settore<br />

delle costruzioni più marcata che nelle altre zone del Paese (cfr. L’economia delle regioni<br />

italiane, <strong>Banca</strong> d’Italia, «Economie regionali», di prossima pubblicazione).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

97


98<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VoCi<br />

Offerta di lavoro nel <strong>2011</strong><br />

(migliaia di persone e valori percentuali)<br />

Migliaia<br />

di persone<br />

(1)<br />

Centro Nord Sud e isole italia<br />

Variazioni<br />

percentuali<br />

2010-11<br />

(2)<br />

Migliaia<br />

di persone<br />

(1)<br />

Variazioni<br />

percentuali<br />

2010-11<br />

(2)<br />

Migliaia<br />

di persone<br />

(1)<br />

Tavola 9.2<br />

Variazioni<br />

percentuali<br />

2010-11<br />

(2)<br />

Forze di lavoro 17.881 0,4 7.194 0,5 25.075 0,4<br />

femmine 7.731 1,0 2.611 1,5 10.342 1,1<br />

maschi 10.151 -0,1 4.582 -0,1 14.733 -0,1<br />

italiani 15.649 -0,6 6.864 -0,1 22.513 -0,5<br />

stranieri 2.232 8,2 329 13,0 2.562 8,8<br />

Totale occupati 16.752 0,5 6.216 0,2 22.967 0,4<br />

femmine 7.159 1,2 2.189 1,1 9.349 1,2<br />

maschi 9.592 -0,1 4.026 -0,2 13.619 -0,1<br />

italiani 14.793 -0,4 5.922 -0,3 20.716 -0,4<br />

stranieri 1.958 7,7 293 11,1 2.251 8,2<br />

In cerca di occupazione 1.130 -1,2 978 2,0 2.108 0,3<br />

femmine 572 -1,7 422 3,6 993 0,5<br />

maschi 558 -0,8 556 0,9 1.114 0,1<br />

italiani 856 -4,7 942 1,2 1.798 -1,7<br />

stranieri 274 11,2 36 30,4 310 13,1<br />

Tasso di partecipazione (15-64 anni) 68,4 .. 51,0 0,2 62,2 0,1<br />

femmine 59,6 0,2 36,8 0,5 51,5 0,4<br />

maschi 77,2 -0,3 65,5 -0,1 73,1 -0,2<br />

italiani 67,9 .. 50,5 0,2 61,4 ..<br />

stranieri 72,1 -0,4 63,7 -0,6 70,9 -0,5<br />

Tasso di occupazione (15-64 anni) 64,0 .. 44,0 0,1 56,9 0,1<br />

femmine 55,1 0,3 30,8 0,3 46,5 0,4<br />

maschi 72,8 -0,3 57,4 -0,2 67,5 -0,2<br />

italiani 64,1 0,1 43,5 0,1 56,4 0,1<br />

stranieri 63,2 -0,6 56,7 -1,5 62,3 -0,8<br />

Tasso di disoccupazione 6,3 -0,1 13,6 0,2 8,4 ..<br />

femmine 7,4 -0,2 16,2 0,3 9,6 -0,1<br />

maschi 5,5 .. 12,1 0,1 7,6 ..<br />

italiani 5,5 -0,2 13,7 0,2 8,0 -0,1<br />

stranieri 12,3 0,3 10,9 1,5 12,1 0,5<br />

Tasso di disoccupazione giovanile (16-24 anni) 23,3 1,2 40,4 1,6 29,1 1,3<br />

femmine 26,0 1,9 44,6 4,0 32,0 2,6<br />

maschi 21,4 0,7 37,7 .. 27,1 0,3<br />

italiani 22,6 1,2 41,3 1,8 29,6 1,4<br />

stranieri 26,7 1,0 21,4 -0,9 26,1 0,8<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Per i tassi, valori percentuali. il tasso di disoccupazione è calcolato come rapporto tra le persone in cerca in età 16-74 e le forze di<br />

lavoro di età 16 e oltre. L’eventuale mancata quadratura dipende dagli arrotondamenti. – (2) Per i tassi, differenze percentuali.<br />

La crescita dell’occupazione straniera tra 15 e 64 anni (8,0 per cento) è risultata<br />

inferiore a quella degli anni precedenti la crisi e all’aumento <strong>della</strong> popolazione corrispondente:<br />

ne è discesa una diminuzione di otto decimi di punto percentuale del tasso di<br />

occupazione, al 62,3 per cento. Il tasso di occupazione <strong>della</strong> componente italiana è invece<br />

salito di un decimo di punto, al 56,4. L’andamento dell’occupazione è stato difforme lungo<br />

il ciclo di vita. La diminuzione di circa 200.000 occupati tra le persone di età compresa<br />

tra i 15 e i 34 anni è riconducibile in larga misura alle dinamiche demografiche (-193.000<br />

persone) e marginalmente alla maggiore permanenza in percorsi scolastici e formativi<br />

(16.000 persone); il tasso di occupazione in quella fascia di età è diminuito di otto decimi<br />

di punto percentuale, al 44,7 per cento. Per contro, all’incremento di 143.000 occupati<br />

tra i 55 e i 64 anni hanno contribuito sia l’aumento <strong>della</strong> popolazione corrispondente<br />

(116.000 persone), sia i maggiori tassi di occupazione (dal 36,6 al 37,9 per cento), determinati<br />

in parte dal progressivo innalzamento dell’età pensionabile. Nelle classi centrali<br />

d’età il tasso di occupazione è rimasto costante, al 73,4 per cento.<br />

BANCA D’ITALIA


La progressiva elevazione dei requisiti per il pensionamento dei lavoratori dipendenti ha comportato<br />

dal 2007 a oggi un graduale rallentamento del tasso di uscita dal mercato del lavoro; se per i nati<br />

tra il 1951 e il 1953 il tasso di pensionamento fosse rimasto lo stesso osservato nelle coorti precedenti<br />

(i nati tra il 1948 e il 1950), il numero dei lavoratori dipendenti andati in pensione sarebbe stato più<br />

elevato di 100.000 unità.<br />

Il miglioramento dell’occupazione riflette un aumento dello 0,8 per cento dei lavoratori<br />

alle dipendenze (-1,0 nel 2010; tav. 9.3) solo in parte compensato dalla contrazione<br />

degli autonomi (-0,6 per cento; 0,2 nel 2010). È proseguita la crescita dei contratti di natura<br />

dipendente a orario ridotto (4,1 per cento; 6,4 nel Mezzogiorno) e a termine (5,5 per cento;<br />

7,3 nel Centro Nord). La quota dei contratti a tempo parziale sul totale dei dipendenti è<br />

cresciuta di cinque decimi di punto, al 16,4 per cento; quella dei contratti a termine di sei<br />

decimi, al 13,3 (di 1,7 punti al 25,8 per cento per i giovani tra 15 e 34 anni). La quota dei<br />

contratti a tempo indeterminato e a tempo pieno è scesa dal 74,6 al 73,7 per cento.<br />

VoCi<br />

Struttura dell’occupazione nel <strong>2011</strong> (1)<br />

(migliaia di persone e valori percentuali)<br />

Migliaia<br />

di persone<br />

Centro Nord Sud e isole italia<br />

Variazioni<br />

percentuali<br />

2010-11<br />

Migliaia<br />

di persone<br />

Variazioni<br />

percentuali<br />

2010-11<br />

Migliaia<br />

di persone<br />

Tavola 9.3<br />

Variazioni<br />

percentuali<br />

2010-11<br />

Occupati dipendenti 12.693 1,0 4.547 0,2 17.240 0,8<br />

Permanenti 11.174 0,2 3.763 -0,3 14.937 0,1<br />

a tempo pieno 9.412 -0,3 3.295 -1,0 12.707 -0,5<br />

a tempo parziale 1.762 2,7 468 5,5 2.230 3,3<br />

temporanei 1.519 7,3 784 2,2 2.303 5,5<br />

a tempo pieno 1.129 7,6 579 0,2 1.708 4,9<br />

a tempo parziale 390 6,6 205 8,6 595 7,3<br />

Occupati indipendenti<br />

imprenditori, liberi professionisti<br />

4.058 -1,0 1.668 0,4 5.727 -0,6<br />

e lavoratori in proprio 3.452 -1,2 1.455 -0,3 4.906 -0,9<br />

Coadiuvanti in imprese familiari 267 -3,4 94 1,2 361 -2,2<br />

Soci di cooperative 32 7,3 12 16,5 44 9,6<br />

Collaboratori coordinati 229 -1,5 80 9,9 309 1,2<br />

Prestatori d’opera occasionali 79 14,8 28 6,5 107 12,5<br />

A tempo pieno 3.517 -1,3 1.484 0,4 5.001 -0,8<br />

A tempo parziale 541 0,5 184 0,6 726 0,5<br />

Totale occupati 16.752 0,5 6.216 0,2 22.967 0,4<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) L’eventuale mancata quadratura dipende dagli arrotondamenti.<br />

L’offerta di lavoro e la disoccupazione<br />

Dopo aver ristagnato nel 2010, nel <strong>2011</strong> l’offerta di lavoro (che include gli occupati<br />

e i disoccupati) ha ripreso a crescere in linea con l’aumento <strong>della</strong> popolazione (0,4<br />

per cento); ne è discesa un’invarianza del tasso di partecipazione (pari al rapporto tra<br />

offerta di lavoro e popolazione) al 62,2 per cento (tav. 9.2).<br />

Il numero dei disoccupati (2.108.000 persone) è lievemente aumentato (0,3 per<br />

cento): al calo registrato al Nord (-2,0 per cento) si è contrapposto un aumento di pari<br />

intensità nel Mezzogiorno; al Centro il numero delle persone in cerca di occupazione<br />

è rimasto stazionario (cfr. L’economia delle regioni italiane, <strong>Banca</strong> d’Italia, «Economie<br />

regionali», di prossima pubblicazione). Il 51,2 per cento dei disoccupati è alla ricerca di<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

99


100<br />

un impiego da almeno un anno, un valore storicamente elevato e superiore di 3,2 punti<br />

percentuali rispetto all’anno prima.<br />

Secondo i dati dell’INPS, nella media dei primi 11 mesi del <strong>2011</strong> 487.000 persone hanno beneficiato<br />

dell’indennità di disoccupazione ordinaria non agricola o di quella speciale edile, 149.000 dell’indennità<br />

di mobilità e 496.000 dell’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, che si riferisce a episodi di<br />

disoccupazione relativi all’anno precedente. L’indennità di disoccupazione viene erogata al più per un<br />

anno, con differenze in base all’età del lavoratore e alla sua anzianità assicurativa e contributiva, e per<br />

importi che nel caso del trattamento ordinario non superano il 60 per cento <strong>della</strong> retribuzione.<br />

Nel <strong>2011</strong> il tasso di disoccupazione si è attestato all’8,4 per cento, come l’anno<br />

prima (fig. 9.3). È invece salito in misura significativa tra i giovani nella fascia 15-24<br />

anni, di 1,3 punti percentuali (al 29,1 per cento), in larga parte per il forte aumento tra<br />

le giovani donne del Centro e del Sud (di 4,8 e 4,0 punti, rispettivamente). Il tasso di<br />

disoccupazione è aumentato anche tra gli stranieri, dall’11,6 al 12,1 per cento, e tra coloro<br />

che hanno conseguito al massimo la licenza media (di tre decimi, al 10,6 per cento).<br />

È diminuito tra le persone in possesso <strong>della</strong> laurea (di tre decimi, al 5,4 per cento).<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Andamento del tasso di disoccupazione e misure<br />

alternative del lavoro disponibile inutilizzato (1)<br />

(valori percentuali)<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

disoccupati disoccupati e scoraggiati (2)<br />

disoccupati, scoraggiati e in CIG (2) disoccupati e scoraggiati Bureau of Labor Statistics (3)<br />

disoccupati e scoraggiati Istat (4)<br />

Figura 9.3<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) il tasso di disoccupazione è dato dal rapporto tra il numero di persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro; le misure del lavoro<br />

inutilizzato sono calcolate aggiungendo sia al numeratore sia al denominatore i lavoratori scoraggiati, secondo le varie definizioni, e, ove<br />

rilevante, degli occupati equivalenti in CiG. – (2) Gli scoraggiati sono coloro che, tra gli inattivi, hanno compiuto l’ultima azione di ricerca<br />

oltre un mese prima dell’intervista, sono immediatamente disponibili a lavorare e hanno probabilità di trovare un lavoro non statisticamente<br />

distinguibili da quelle dei disoccupati; cfr. anche Bollettino economico, n. 59, 2010. – (3) Gli scoraggiati sono definiti come le persone immediatamente<br />

disponibili a lavorare, che hanno compiuto un’azione di ricerca negli ultimi 12 mesi ma non sono attualmente alla ricerca di un<br />

impiego perché ritengono di non riuscire a trovarlo. – (4) Gli scoraggiati sono coloro che sono immediatamente disponibili a lavorare ma non<br />

cercano un impiego perché ritengono di non riuscire a trovarlo.<br />

Nell’ultimo trimestre dell’anno, a fronte del nuovo indebolimento <strong>della</strong> domanda<br />

di lavoro, il tasso di disoccupazione è salito al 9,6 per cento, dall’8,7 di un anno prima.<br />

Sulla base di dati preliminari il tasso sarebbe ulteriormente aumentato nel primo trimestre<br />

del 2012 al 10,8 per cento, 2,2 punti in più rispetto allo stesso periodo del <strong>2011</strong>.<br />

Quasi 15 milioni di persone tra 15 e 64 anni risultano inattive nella media del <strong>2011</strong>.<br />

Tra esse, è aumentato il numero di chi non cerca lavoro ma sarebbe disponibile a lavorare<br />

e di chi lo cerca ma non sarebbe subito disponibile a lavorare; queste componenti, che co-<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

BANCA D’ITALIA


stituiscono le cosiddette forze di lavoro potenziali, sono pari al 12,1 per cento delle forze di<br />

lavoro (4,6 per cento nella media <strong>della</strong> Unione europea). Tra i motivi <strong>della</strong> mancata ricerca<br />

di lavoro continuano a essere rilevanti quelli familiari, di studio e legati allo scoraggiamento<br />

per la difficoltà di trovare un impiego; è invece diminuito il numero di chi non cerca<br />

lavoro perché in pensione, o perché non desidera lavorare, anche per motivi legati all’età.<br />

Per cogliere appieno il sottoutilizzo delle forze di lavoro, soprattutto nel corso di una<br />

recessione, è necessario tenere conto, oltre che dei disoccupati così come definiti dagli<br />

standard internazionali, delle ore non lavorate dai dipendenti in CIG e dell’offerta potenziale<br />

di lavoro delle persone scoraggiate. Utilizzando criteri prudenti (cfr. il riquadro:<br />

Stime del lavoro disponibile inutilizzato, in Bollettino economico, n. 59, 2010), si stima che<br />

tra il 2010 e il <strong>2011</strong> il tasso di inutilizzo dell’offerta potenziale di lavoro sia ulteriormente<br />

aumentato all’11,0 per cento, un livello di quasi tre punti percentuali superiore a quello<br />

precedente la crisi e al corrispondente valore del tasso di disoccupazione (fig. 9.3).<br />

La regolamentazione del mercato del lavoro<br />

La crisi ha reso più evidenti alcuni problemi strutturali del mercato del lavoro<br />

italiano: la bassa partecipazione femminile e giovanile, i forti divari territoriali, l’elevato<br />

dualismo fra occupati stabili e precari, le carenze del sistema di ammortizzatori sociali.<br />

Nel <strong>2011</strong> sono state introdotte alcune misure volte a incentivare la partecipazione delle<br />

donne e dei giovani, soprattutto se residenti in aree svantaggiate.<br />

La legge 12 novembre <strong>2011</strong>, n. 183 (legge di stabilità 2012) ha previsto l’accesso ai contratti di<br />

inserimento per le donne di qualsiasi età prive di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi<br />

e residenti in aree in cui i tassi di occupazione o disoccupazione maschile e femminile siano molto<br />

diversi. La legge 22 dicembre <strong>2011</strong>, n. 214 (di conversione del cosiddetto decreto “salva Italia”), ha aumentato,<br />

dal 2012, le deduzioni dalla base imponibile IRAP spettanti per i dipendenti di sesso femminile<br />

o con meno di 35 anni, con maggiorazioni se attivi nel Mezzogiorno.<br />

Il Governo ha presentato all’inizio del 2012 un disegno di legge per il riassetto dei<br />

principali istituti del mercato del lavoro, la cui entrata a regime è prevista per il 2017. Il<br />

provvedimento mira a riequilibrare le tutele tra i vari tipi di impiego, riducendo la segmentazione<br />

del mercato, pur salvaguardando i necessari margini di flessibilità nell’uso del<br />

lavoro. Persegue un assetto più equo ed efficiente del sistema degli ammortizzatori sociali e<br />

delle politiche attive. La riforma interviene sulle forme contrattuali “atipiche” limitandone<br />

gli usi impropri o tesi a eludere gli obblighi fiscali e contributivi previsti per i rapporti di<br />

lavoro dipendente. Prevede inoltre per larga parte dei contratti a termine una maggiorazione<br />

dei contributi sociali (pari all’1,4 per cento <strong>della</strong> retribuzione) destinata al finanziamento<br />

degli ammortizzatori sociali: ciò riflette, come in ogni strumento assicurativo, la maggiore<br />

probabilità che i lavoratori temporanei fruiscano dei trattamenti di disoccupazione. Tale aggravio<br />

di costo, che modifica la convenienza relativa dei contratti a termine rispetto a quelli<br />

a tempo indeterminato, è in parte restituito in caso di stabilizzazione del rapporto di lavoro.<br />

La disciplina del contratto di apprendistato era già stata rivista all’interno di un Testo unico<br />

(decreto legislativo 14 settembre <strong>2011</strong>, n. 167), con l’obiettivo di rilanciarlo quale canale privilegiato<br />

di accesso al mercato del lavoro da parte dei giovani. Successivamente la legge di stabilità aveva temporaneamente<br />

azzerato per gli apprendisti i contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro con<br />

meno di dieci addetti per i primi tre anni dopo l’assunzione; il disegno di legge di riforma introduce<br />

una durata minima del contratto di sei mesi. Per i contratti di collaborazione a progetto si definisce un<br />

graduale allineamento delle aliquote contributive a quelle per il lavoro subordinato.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

101


102<br />

Per quanto riguarda la cosiddetta flessibilità in uscita, l’intervento principale riguarda<br />

l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori (legge 20 maggio 1970, n. 300), che disciplina<br />

gli effetti dei licenziamenti individuali dichiarati illegittimi o ingiustificati dal giudice<br />

eventualmente adito dal lavoratore. Si prevede di limitare sia i casi in cui il giudice può<br />

disporre il reintegro nel posto di lavoro sia l’entità delle indennità risarcitorie; si introduce<br />

inoltre una procedura conciliativa preventiva e un iter giudiziario più celere.<br />

Sebbene sia opinione diffusa che la disciplina dei licenziamenti illegittimi possa sfavorire la crescita<br />

dimensionale di impresa, le evidenze empiriche disponibili rilevano un effetto complessivamente<br />

contenuto delle disposizioni dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Per contro, vi è evidenza che l’eccessiva<br />

durata dei processi civili possa, attraverso numerosi canali, scoraggiare o limitare l’attività di<br />

impresa. La riforma proposta dal Governo agisce, con riferimento ai temi del lavoro, su entrambi i<br />

fronti. Da un lato, essa definisce in maniera più stringente le situazioni in cui il giudice può disporre il<br />

reintegro del lavoratore in caso di illegittimità del licenziamento, con il risultato di contenere le conseguenze<br />

organizzative di un giudizio sfavorevole all’impresa. Il reintegro nel posto di lavoro è preservato<br />

solo per i licenziamenti ritenuti discriminatori, per i licenziamenti disciplinari nel caso di insussistenza<br />

dei fatti contestati, o quando per essi siano previste sanzioni di minore entità dalle disposizioni di legge<br />

o dai contratti collettivi, e per i licenziamenti economici la cui motivazione sia manifestamente insussistente.<br />

Dall’altro lato, il disegno di legge in discussione, oltre a prevedere un rito più snello per le controversie<br />

in tema di licenziamenti, fissa un tetto alle indennità risarcitorie ed elimina alcune sanzioni<br />

amministrative collegate, riducendo l’onere economico atteso dall’impresa per ogni possibile risultato a<br />

essa sfavorevole dell’eventuale procedimento giudiziario. Ne dovrebbe conseguire un allentamento dello<br />

stretto legame tra lunghezza del procedimento e costi per il datore di lavoro.<br />

La riforma degli ammortizzatori sociali in caso di perdita del posto di lavoro e in<br />

costanza di impiego va nella direzione di una razionalizzazione degli istituti esistenti e di<br />

una maggiore universalità; essa si impernia sulla nuova Assicurazione sociale per l’impiego<br />

(ASpI) e sull’estensione <strong>della</strong> CIG a settori finora esclusi. La platea dei potenziali beneficiari<br />

<strong>della</strong> nuova indennità includerebbe gli apprendisti e le persone con minore esperienza<br />

lavorativa. Si prevede anche un miglior coordinamento delle politiche passive con quelle<br />

attive e con i servizi per l’impiego, la cui competenza è prevalentemente regionale.<br />

L’ASpI sostituirebbe le attuali indennità di disoccupazione ordinarie non agricole ed edili, quelle a<br />

requisiti ridotti e l’indennità di mobilità. Si prevede un trattamento pieno (per 12 mesi, che salgono a 18<br />

per i beneficiari con almeno 55 anni) per chi ha versato contributi per 52 settimane nei due anni precedenti<br />

la cessazione del rapporto di lavoro, e uno ridotto (cosiddetta mini-ASpI, di durata pari a metà<br />

delle settimane di contribuzione nei 12 mesi precedenti il licenziamento) per chi non abbia maturato i<br />

requisiti per il trattamento pieno ma abbia lavorato per almeno 13 settimane. Verrebbe resa permanente<br />

l’indennità a favore dei collaboratori a progetto introdotta dal precedente Governo. Si prevede inoltre la<br />

modifica dell’istituto <strong>della</strong> CIG straordinaria, escludendo la possibilità di ricorrervi in caso di procedure<br />

fallimentari, e l’estensione <strong>della</strong> CIG a settori finora esclusi attraverso la costituzione di fondi bilaterali<br />

o, in loro assenza, l’adesione a un fondo residuale istituito presso l’INPS.<br />

Sulla base del campione degli individui presenti negli archivi dell’INPS (Work Histories Italian<br />

Panel) si stima che, nel 2002 (ultimo anno disponibile), la quota di lavoratori dipendenti che in caso<br />

di perdita del posto di lavoro avrebbero potenzialmente avuto diritto all’indennità di disoccupazione<br />

con requisiti pieni sarebbe stata pari all’82 per cento, più un 3 per cento di beneficiari dell’indennità<br />

a requisiti ridotti, che viene tuttavia erogata nell’anno successivo indipendentemente dalla sussistenza<br />

<strong>della</strong> condizione di disoccupazione. L’introduzione dell’ASpI e <strong>della</strong> mini-ASpI avrebbe elevato la copertura<br />

al 98 per cento. Tra coloro che nel 2002 avevano effettivamente perso il lavoro, il 46 per cento<br />

aveva titolo ad accedere all’indennità di disoccupazione con requisiti pieni, il 17 con requisiti ridotti.<br />

Con la nuova assicurazione la copertura sarebbe più elevata di 16 punti percentuali; tale incremento<br />

riflette per metà l’estensione agli apprendisti, per la parte rimanente l’assenza del requisito dei due anni<br />

di assicurazione per l’accesso al trattamento ridotto.<br />

In termini di durata l’ASpI sarebbe meno favorevole rispetto all’indennità di mobilità, che viene<br />

riconosciuta per un periodo compreso tra uno e quattro anni a seconda dell’età del lavoratore e <strong>della</strong><br />

localizzazione aziendale, ma a fronte di requisiti più stringenti (spetta a lavoratori a tempo indeterminato<br />

con un’anzianità aziendale di almeno un anno, impiegati in imprese di specifici settori e classi<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


dimensionali). Sulla base delle caratteristiche dei beneficiari dell’indennità di mobilità alla fine del<br />

2010, si stima che la sostituzione con l’ASpI ridurrebbe il periodo di indennizzo in media di 18 mesi.<br />

Le retribuzioni, il costo del lavoro e le relazioni industriali<br />

Nel <strong>2011</strong> le retribuzioni di fatto per unità di lavoro (Ula) dipendente sono cresciute,<br />

nell’intera economia e in termini nominali, dell’1,4 per cento, quasi un punto percentuale<br />

in meno dell’anno prima (tav. 9.4). Al rallentamento hanno contribuito la decelerazione<br />

osservata nel settore privato, più pronunciata nell’industria in senso stretto, e la<br />

sostanziale stabilità nel pubblico impiego (cfr. il capitolo 13: La finanza pubblica).<br />

ANNi<br />

Valore<br />

aggiunto<br />

(1)<br />

Costo del lavoro e produttività in Italia<br />

(variazioni percentuali annue, salvo diversa indicazione)<br />

Ula totali Valore<br />

aggiunto<br />

per Ula<br />

(1)<br />

retribu- Costo<br />

zione del lavoro<br />

per Ula per Ula<br />

dipendente dipendente<br />

(2)<br />

CLUP<br />

(2) (3)<br />

Quota<br />

del lavoro<br />

sul valore<br />

aggiunto<br />

(2) (4)<br />

Costo<br />

del lavoro<br />

reale per<br />

Ula dipendente<br />

(2) (5)<br />

Tavola 9.4<br />

retribuzione<br />

reale per<br />

Ula dipendente<br />

(6)<br />

Industria in senso stretto<br />

1996-2000 0,9 -0,2 1,1 3,5 2,6 1,5 63,9 2,6 1,0<br />

2001-2005 -0,2 -0,4 0,2 3,0 3,0 2,8 64,6 1,2 0,6<br />

2006-2010 -1,2 -2,5 1,3 3,5 3,3 2,0 67,0 1,9 1,5<br />

2008 -3,0 -1,4 -1,6 3,9 4,5 6,2 66,7 2,0 0,6<br />

2009 -15,1 -9,5 -6,2 2,9 2,7 9,5 70,1 -1,4 2,1<br />

2010 7,0 -3,1 10,4 3,7 3,5 -6,2 67,9 6,9 2,2<br />

<strong>2011</strong> 1,2 0,8 0,5 2,6 2,5<br />

Costruzioni<br />

2,0 70,3 4,2 -0,1<br />

1996-2000 1,1 1,1 .. 3,4 2,2 2,2 72,8 2,2 0,9<br />

2001-2005 2,9 3,3 -0,3 2,6 2,8 3,2 68,6 -1,9 0,2<br />

2006-2010 -2,3 0,1 -2,4 3,4 3,4 6,0 70,2 -0,1 1,4<br />

2008 -2,7 0,1 -2,8 4,2 4,8 7,8 68,8 -0,4 0,9<br />

2009 -8,4 -1,4 -7,1 4,0 3,7 11,6 73,2 -1,2 3,2<br />

2010 -3,0 -2,2 -0,8 3,1 2,7 3,5 75,4 2,2 1,5<br />

<strong>2011</strong> -3,5 -3,1 -0,4 2,7 2,2<br />

Servizi privati (7)<br />

2,7 74,5 -1,5 -0,1<br />

1996-2000 2,6 2,2 0,5 2,8 1,7 1,2 54,2 1,7 0,4<br />

2001-2005 1,2 1,6 -0,3 2,5 2,5 2,8 51,5 -0,5 ..<br />

2006-2010 0,2 0,3 -0,1 2,3 2,3 2,4 53,4 0,7 0,4<br />

2008 -0,9 .. -0,9 2,6 3,3 4,2 53,3 0,3 -0,8<br />

2009 -3,9 -1,5 -2,4 0,9 0,7 3,1 54,0 -1,1 0,1<br />

2010 1,7 -0,1 1,8 2,0 2,0 0,2 54,1 2,1 0,5<br />

<strong>2011</strong> 1,1 1,0 0,1 1,5 1,3<br />

Settore privato<br />

1,2 53,8 -0,5 -1,3<br />

1996-2000 2,0 0,9 1,1 3,2 2,2 1,1 60,5 2,2 0,8<br />

2001-2005 0,9 0,9 .. 2,7 2,7 2,7 58,2 .. 0,2<br />

2006-2010 -0,4 -0,5 0,2 2,8 2,7 2,5 60,1 1,1 0,9<br />

2008 -1,5 -0,5 -1,0 3,2 3,8 4,9 59,8 0,9 -0,2<br />

2009 -7,0 -3,7 -3,5 1,9 1,6 5,2 61,5 -0,8 1,1<br />

2010 2,5 -1,0 3,6 2,6 2,5 -1,0 61,3 3,3 1,1<br />

<strong>2011</strong> 0,8 0,3 0,5 2,1 1,9 1,4 61,4 0,7 -0,7<br />

1996-2000 1,8 0,8 1,0 3,4<br />

Totale economia<br />

2,7 1,6 64,9 2,7 1,0<br />

2001-2005 1,0 0,8 0,2 3,2 3,1 3,0 63,2 0,3 0,7<br />

2006-2010 -0,2 -0,3 0,2 2,6 2,6 2,4 64,9 0,9 0,7<br />

2008 -1,1 -0,4 -0,8 3,4 3,8 4,6 64,6 0,8 ..<br />

2009 -5,6 -2,9 -2,8 1,8 1,7 4,7 66,1 -0,5 1,1<br />

2010 2,1 -0,9 3,0 2,3 2,3 -0,7 65,9 2,7 0,7<br />

<strong>2011</strong> 0,6 0,1 0,5 1,4 1,4 0,9 65,8 0,3 -1,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007); cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Valore aggiunto a prezzi base in quantità a prezzi concatenati, anno di riferimento 2005. – (2) Nel 1998 l’introduzione dell’irAP e<br />

la contestuale eliminazione di alcuni contributi a carico delle imprese hanno determinato una forte discontinuità nei dati. – (3) rapporto<br />

tra il reddito da lavoro per Ula dipendente e il valore aggiunto per Ula a prezzi base in quantità a prezzi concatenati, anno di riferimento<br />

2005. – (4) Valori percentuali; valore aggiunto a prezzi base. – (5) reddito da lavoro per Ula dipendente deflazionato con il deflatore<br />

del valore aggiunto a prezzi base. – (6) retribuzione per Ula dipendente deflazionata con l’indice dei prezzi al consumo. – (7) includono<br />

commercio e riparazioni, alloggio e ristorazione, trasporti e magazzinaggio, informazione e comunicazioni, attività finanziarie e assicurative,<br />

immobiliari, professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e di supporto.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

103


104<br />

La crescita delle retribuzioni definite dai contratti collettivi di categoria è diminuita rispetto al<br />

2010 di tre decimi di punto, all’1,8 per cento. I contratti nazionali siglati di recente nel settore privato<br />

(tra i più rilevanti, quello del commercio nel <strong>2011</strong> e quelli del credito e delle assicurazioni all’inizio del<br />

2012) hanno nella sostanza recepito i principali contenuti <strong>della</strong> riforma degli assetti contrattuali del<br />

2009 (durata triennale, riconoscimento di aumenti in linea con le previsioni dell’indice dei prezzi al<br />

consumo al netto <strong>della</strong> componente energetica importata, corresponsione di elementi di garanzia retributiva<br />

in favore dei lavoratori che non beneficiano <strong>della</strong> contrattazione di secondo livello).<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> sono stati ulteriormente estesi i margini di manovra <strong>della</strong> contrattazione<br />

decentrata, ancora poco diffusa in Italia (cfr. il capitolo 9: Il mercato del lavoro<br />

nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010).<br />

L’Accordo quadro di riforma degli assetti contrattuali del 2009 introduceva la possibilità per<br />

i contratti di secondo livello di derogare alle disposizioni dei contratti nazionali in situazioni di<br />

crisi o per favorire lo sviluppo economico e occupazionale (cosiddette clausole di apertura). In base<br />

all’Accordo interconfederale del 28 giugno <strong>2011</strong>, definitivamente siglato da tutte le parti sociali il<br />

21 settembre <strong>2011</strong>, i contratti di secondo livello possono modificare i contratti nazionali, nei limiti<br />

e secondo le procedure previste dagli stessi contratti nazionali; in attesa che i rinnovi recepiscano<br />

tali indicazioni, i contratti di secondo livello possono definire intese modificative rispetto alla disciplina<br />

<strong>della</strong> prestazione lavorativa, degli orari e dell’organizzazione del lavoro per fronteggiare<br />

situazioni critiche o per favorire la crescita. L’art. 8 <strong>della</strong> legge 14 settembre <strong>2011</strong>, n. 148, ha stabilito<br />

che i contratti di secondo livello possano realizzare specifiche intese in deroga sia alle previsioni<br />

del contratto collettivo nazionale sia alle disposizioni di legge con efficacia nei confronti di tutti i<br />

lavoratori interessati. Tali intese possono riguardare le mansioni e l’inquadramento del lavoratore,<br />

la disciplina di turni e orario di lavoro, le modalità di assunzione e le conseguenze del recesso dal<br />

rapporto di lavoro.<br />

Secondo i dati del sondaggio congiunturale condotto dalla <strong>Banca</strong> d’Italia tra settembre e ottobre<br />

del <strong>2011</strong>, solo una impresa su cinque sarebbe interessata entro il 2012 all’esercizio delle deroghe<br />

previste dal citato art. 8: più a quelle relative a turni e organizzazione del lavoro che a quelle relative<br />

al recesso dal rapporto di impiego. Tra le restanti quattro, una dichiara di non essere soddisfatta degli<br />

attuali assetti contrattuali, ma di non prevedere un utilizzo delle deroghe per i costi legati all’elevata<br />

incertezza normativa o alla negoziazione con il personale.<br />

Pur in una fase ciclica non favorevole, nel <strong>2011</strong> la dinamica retributiva nel settore<br />

privato (2,1 per cento) è stata sospinta, per tre decimi di punto percentuale, dallo<br />

slittamento salariale (wage drift, pari alla differenza tra crescita delle retribuzioni e contributo<br />

degli aumenti definiti dai contratti nazionali); il contributo è stato maggiore<br />

nell’industria in senso stretto (sette decimi). Come nel 2010, vi avrebbe influito in misura<br />

rilevante una ricomposizione dell’occupazione dovuta alla riduzione dell’incidenza<br />

delle posizioni lavorative con retribuzione più bassa (cfr. il riquadro: Gli effetti <strong>della</strong><br />

ricomposizione dell’occupazione sul recente andamento delle retribuzioni medie nel settore<br />

privato, in Bollettino economico, n. 64, <strong>2011</strong>).<br />

Stime basate sulla Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat mostrano che le retribuzioni nette mensili<br />

rese equivalenti a tempo pieno, al netto delle componenti percepite saltuariamente come gratifiche e<br />

premi aziendali, sono cresciute nell’intera economia dell’1,4 per cento nel <strong>2011</strong>: il 10 per cento di questo<br />

incremento è dipeso da una ricomposizione dei dipendenti verso settori caratterizzati da retribuzioni<br />

medie più alte e il 30 per cento da una ricomposizione verso livelli di anzianità e qualifiche più elevati.<br />

A fronte di un incremento dei prezzi al consumo che riflette soprattutto il rincaro<br />

dei prodotti energetici e l’aumento delle imposte indirette (cfr. il capitolo 8: La domanda,<br />

l’offerta e i prezzi), nella media del <strong>2011</strong> le retribuzioni di fatto per unità di lavoro<br />

dipendente si sono contratte in termini reali dell’1,3 per cento, per la prima volta dal<br />

1995. Nel settore privato il calo ha interessato essenzialmente i servizi, a fronte di una<br />

sostanziale stagnazione nell’industria (tav. 9.4).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Sulla base dei principali contratti nazionali vigenti (che coprono il 95 per cento del monte retributivo<br />

nel 2012), si stima che anche quest’anno la crescita delle retribuzioni pro capite del settore<br />

privato rimanga in media inferiore a quella dei prezzi; nel pubblico impiego le retribuzioni resterebbero<br />

invariate per effetto del blocco <strong>della</strong> contrattazione disposto fino al 2014 e del congelamento delle<br />

progressioni stipendiali.<br />

Nonostante l’aumento contenuto delle retribuzioni per unità di lavoro, nel <strong>2011</strong><br />

il CLUP nell’intera economia è cresciuto dello 0,9 per cento, dopo essere diminuito<br />

dello 0,7 per cento nel 2010 (tav. 9.4). L’incremento è imputabile al rallentamento<br />

<strong>della</strong> produttività del lavoro rispetto all’espansione registrata nel 2010 (rispettivamente<br />

0,5 e 3,0 per cento). Nell’industria in senso stretto il CLUP è salito del 2,0 per cento;<br />

la produttività, dopo il recupero del 2010, è risultata poco più che stagnante, come nel<br />

resto dell’economia (cfr. il capitolo 10: La struttura produttiva e le politiche strutturali).<br />

Nel <strong>2011</strong> il CLUP ha ripreso a crescere anche in Germania (da -1,9 per cento nel 2010 a 1,3) dove<br />

a redditi orari di nuovo in aumento per l’intera economia (2,5 per cento) si è sommato l’effetto del rallentamento<br />

<strong>della</strong> produttività, che è stato particolarmente accentuato nell’industria in senso stretto (da 6,3 a<br />

2,4 per cento). Il CLUP ha continuato a diminuire in Spagna, pur a un ritmo inferiore (da -2,6 a -1,9 per<br />

cento), mentre ha accelerato in Francia (da 0,8 a 1,5 per cento).<br />

La distribuzione delle retribuzioni e del reddito familiare<br />

Secondo l’Indagine condotta con cadenza biennale dalla <strong>Banca</strong> d’Italia sui bilanci<br />

delle famiglie italiane, tra il 2008 e il 2010 le retribuzioni reali mensili pro capite dei<br />

lavoratori dipendenti a tempo pieno, al netto di imposte e contributi sociali, erano<br />

cresciute dello 0,8 per cento; l’aumento era stato più pronunciato per le donne (2,0<br />

per cento). La quota di lavoratori a bassa retribuzione era salita di tre decimi di punto<br />

percentuale, al 9,4 per cento (tav. 9.5). Per effetto dell’espansione del part-time, le retribuzioni<br />

nette medie per il totale dei lavoratori dipendenti erano diminuite dello 0,2<br />

per cento, riflettendo esclusivamente il calo nel Mezzogiorno (-1,0 per cento).<br />

Tra il 2008 e il 2010 il reddito disponibile equivalente familiare reale era diminuito<br />

dello 0,7 per cento, meno che nel biennio precedente (-3,6 per cento, tav. 9.6).<br />

Nelle unità familiari con un lavoratore dipendente come capofamiglia, la contrazione<br />

era stata dello 0,5 per cento (-4,9 per cento nel biennio precedente); nelle famiglie di<br />

lavoratori indipendenti si registrava un aumento dell’1,6 per cento, che permetteva un<br />

parziale recupero del calo osservato tra il 2006 e il 2008 (-10,4 per cento).<br />

Nel complesso delle famiglie, il reddito da lavoro dipendente rappresentava il 39,5<br />

per cento del reddito totale e la sua quota era diminuita di 1,2 punti tra il 2006 e il<br />

2010. Nello stesso periodo, il reddito da lavoro autonomo subiva una flessione pari a<br />

2,3 punti, attestandosi al 12,8 per cento nel 2010. Aumentavano le quote relative ai<br />

redditi da pensione e da trasferimenti (1,9 punti, al 25,4 per cento) e da capitale (1,5<br />

punti, al 22,2 per cento).<br />

La disuguaglianza complessiva nella distribuzione dei redditi familiari misurata<br />

dall’indice di Gini rimaneva sostanzialmente stabile tra il 2008 e il 2010, come nel<br />

decennio precedente.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

105


106<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Retribuzioni reali nette mensili (1)<br />

(valori in euro a prezzi 2010; valori assoluti e valori percentuali)<br />

Tavola 9.5<br />

VoCi 2000 2002 2004 2006 2008 2010<br />

Totale lavoratori dipendenti<br />

retribuzioni medie 1.410 1.440 1.468 1.489 1.442 1.439<br />

Maschi 1.539 1.562 1.592 1.622 1.590 1.586<br />

Femmine 1.220 1.266 1.291 1.311 1.251 1.253<br />

Centro Nord 1.466 1.494 1.527 1.549 1.503 1.503<br />

Sud e Isole 1.267 1.305 1.307 1.332 1.289 1.276<br />

indice di Gini (2) 0,240 0,251 0,242 0,233 0,237 0,237<br />

rapporto interdecilico (3) 3,1 2,9 3,0 2,8 2,8 2,9<br />

Quota di lavoratori a bassa retribuzione (4) 16,9 17,8 15,4 16,3 16,5 18,4<br />

Maschi 11,2 10,7 9,7 10,0 9,2 10,4<br />

Femmine 25,4 28,0 23,4 24,7 26,0 28,5<br />

Centro Nord 13,3 15,0 13,2 13,8 13,0 15,6<br />

Sud e Isole 26,5 24,9 21,2 22,8 25,3 25,4<br />

Lavoratori dipendenti a tempo pieno<br />

retribuzioni medie 1.483 1.518 1.531 1.564 1.530 1.543<br />

Maschi 1.569 1.594 1.613 1.646 1.622 1.625<br />

Femmine 1.330 1.390 1.393 1.432 1.384 1.412<br />

Centro Nord 1.531 1.569 1.596 1.630 1.590 1.606<br />

Sud e Isole 1.351 1.386 1.357 1.392 1.377 1.380<br />

indice di Gini (2) 0,217 0,228 0,225 0,212 0,212 0,206<br />

rapporto interdecilico (3) 2,4 2,6 2,5 2,4 2,3 2,2<br />

Quota di lavoratori a bassa retribuzione (4) 10,6 11,4 10,0 10,0 9,1 9,4<br />

Maschi 9,0 8,1 8,2 8,2 6,7 7,1<br />

Femmine 13,4 16,9 13,0 12,7 12,8 13,2<br />

Centro Nord 7,4 8,6 7,5 7,2 5,9 7,0<br />

Sud e Isole 19,3 18,4 16,7 17,1 17,1 15,7<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, indagine sui bilanci delle famiglie italiane, Archivio storico (Versione 7.0, gennaio 2012); cfr. nell’Appendice la sezione:<br />

Note metodologiche.<br />

(1) Attività lavorative dipendenti principali. Le retribuzioni sono deflazionate con l’indice del costo <strong>della</strong> vita e al netto delle imposte e dei<br />

contributi previdenziali e assistenziali. i valori in lire fino al 2000 sono convertiti in euro sulla base <strong>della</strong> parità di 1936,27 lire per euro. –<br />

(2) L’indice di concentrazione di Gini è compreso tra 0 (perfetta uguaglianza) e 1 (massima disuguaglianza). – (3) rapporto tra la retribuzione<br />

corrispondente al 9° decile più elevato e quella corrispondente al 1° decile più basso. – (4) Quote percentuali. Secondo la definizione<br />

oCSe, “bassa retribuzione” è quella inferiore ai 2/3 del valore mediano <strong>della</strong> distribuzione delle retribuzioni dei lavoratori a tempo pieno.<br />

Reddito reale familiare equivalente disponibile (1)<br />

(valori in euro a prezzi 2010; valori assoluti)<br />

Tavola 9.6<br />

VoCi (2) 2000 2002 2004 2006 2008 2010<br />

reddito equivalente medio 18.358 18.789 19.613 20.375 19.634 19.495<br />

Centro Nord 21.408 22.133 23.181 23.820 22.930 22.758<br />

Sud e Isole 12.980 12.838 13.178 14.054 13.478 13.321<br />

Operaio, apprendista, commesso 13.691 13.857 13.781 14.485 13.659 13.249<br />

Impiegato, quadro, insegnante 20.308 20.576 21.091 21.344 21.104 21.311<br />

Dirigente 35.229 41.058 38.625 43.825 40.879 38.065<br />

Lavoratore autonomo 22.589 23.521 27.436 28.721 25.724 26.136<br />

Pensionato 17.482 17.424 17.667 18.579 19.577 19.194<br />

Inoccupato non pensionato 7.374 6.724 10.055 7.922 7.191 7.513<br />

indice di Gini (3) 0,335 0,330 0,343 0,337 0,330 0,336<br />

Centro Nord 0,293 0,292 0,306 0,304 0,295 0,302<br />

Sud e Isole 0,357 0,329 0,334 0,324 0,326 0,331<br />

rapporto interdecilico (4) 4,6 4,4 4,5 4,4 4,5 4,6<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, indagine sui bilanci delle famiglie italiane, Archivio storico (Versione 7.0, gennaio 2012); cfr. nell’Appendice le<br />

sezioni: Note metodologiche e la voce del Glossario: reddito equivalente.<br />

(1) redditi familiari complessivi (inclusivi degli affitti imputati sulle abitazioni utilizzate dai proprietari) al netto delle imposte dirette,<br />

divisi per il deflatore dei consumi nazionali delle famiglie di contabilità nazionale e resi comparabili con la scala di equivalenza<br />

dell'oCSe modificata. Le osservazioni sono pesate per il numero di persone, tranne che nel calcolo delle quote delle famiglie<br />

a basso reddito che sono pesate per famiglia. i valori in lire fino al 2000 sono convertiti in euro sulla base <strong>della</strong> parità di 1936,27<br />

lire per euro. – (2) La condizione occupazionale è quella del capofamiglia, identificato con il maggior percettore di reddito da lavoro<br />

o pensione. – (3) L'indice di concentrazione di Gini è compreso tra 0 (perfetta uguaglianza) e 1 (massima disuguaglianza). –<br />

(4) rapporto tra il reddito disponibile equivalente corrispondente al 9° decile più elevato e quello corrispondente al 1° decile più basso.<br />

BANCA D’ITALIA


10. LA STRUTTURA PRODUTTIVA E LE POLITICHE<br />

STRUTTURALI<br />

Come accade da oltre un decennio, anche lo scorso anno la crescita <strong>della</strong> produttività<br />

dell’economia italiana è stata inferiore a quella delle principali economie europee.<br />

La performance di valore aggiunto e produttività è stata tuttavia molto differenziata tra<br />

settori e, al loro interno, tra imprese: all’andamento negativo di alcune produzioni più<br />

tradizionali si è contrapposto quello, più favorevole, dei settori a intensità tecnologica<br />

medio-alta; le imprese che già erano orientate all’innovazione e all’internazionalizzazione<br />

sono state quelle che meglio hanno fronteggiato l’indebolimento congiunturale.<br />

Dalla seconda metà del <strong>2011</strong> è stato avviato un vasto programma di riforme finalizzato<br />

a creare condizioni di contesto più favorevoli alla crescita. Sono stati varati<br />

interventi per ridurre il peso degli oneri burocratici e semplificare i procedimenti amministrativi,<br />

per rendere più efficiente la giustizia civile, per accrescere il livello di concorrenza<br />

in particolare nel settore dei servizi, per favorire lo sviluppo infrastrutturale e<br />

l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e <strong>della</strong> comunicazione. Molte delle misure<br />

adottate richiedono la definizione di provvedimenti attuativi dai quali dipenderà l’efficacia<br />

complessiva degli interventi. Vari studi indicano che riforme strutturali di questa<br />

natura sono in grado di produrre, nel medio periodo, effetti significativi sulla crescita.<br />

Le dinamiche settoriali<br />

Risentendo dell’indebolimento del ciclo economico internazionale, il rallentamento<br />

produttivo, in termini di valore aggiunto, è stato più forte nell’industria in senso<br />

stretto (all’1,2 per cento, dal 7 del 2010) che nei servizi (allo 0,8 per cento, dall’1,4);<br />

si è ulteriormente aggravata la contrazione nel settore delle costruzioni (-3,5 per cento,<br />

-5,6 per cento all’anno nel biennio precedente; tav. 10.1).<br />

L’industria in senso stretto ha fortemente rallentato in tutti i paesi europei, ma la dinamica del<br />

valore aggiunto è stata in Italia pari a un terzo di quella media dell’area dell’euro (3,6 per cento) e a<br />

un quinto di quella tedesca (5,9 per cento).<br />

Contrariamente a quanto accaduto nel triennio 2008-2010, quando la recessione,<br />

prima, e la ripresa, poi, avevano interessato quasi tutti i comparti, nel <strong>2011</strong> la dinamica<br />

del valore aggiunto è stata molto differenziata a livello settoriale. Tra le produzioni<br />

manifatturiere, i comparti <strong>della</strong> metallurgia, delle macchine e apparecchi meccanici e,<br />

in misura minore, dei prodotti farmaceutici e alimentari hanno confermato la tendenza<br />

espansiva avviata nel 2010; la crescita dei servizi è stata sostenuta dall’espansione<br />

nel commercio e dall’accelerazione nei comparti degli alberghi e <strong>della</strong> ristorazione e<br />

nelle attività professionali e immobiliari. Una forte contrazione del valore aggiunto<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

107


108<br />

si è invece verificata nelle imprese che producono apparecchiature elettriche, mezzi<br />

di trasporto, prodotti tessili e petrolchimici e in quelle che offrono servizi nel campo<br />

dell’informazione e comunicazione e in quello <strong>della</strong> finanza.<br />

Nell’ultimo decennio la riduzione del peso dei settori tradizionali (in particolare<br />

del settore tessile, abbigliamento e pelle) è avvenuta a favore di altre produzioni con<br />

contenuto tecnologico medio-alto; in Germania la produzione si è spostata in misura<br />

significativa verso comparti ad alto contenuto tecnologico (cfr. il capitolo 8: La domanda,<br />

l’offerta e i prezzi).<br />

Tavola 10.1<br />

Valore aggiunto e produttività del lavoro per settore di attività economica<br />

(valori percentuali medi annui)<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Settori<br />

Quota sul valore<br />

aggiunto totale<br />

(1)<br />

2007 <strong>2011</strong> 2000-<br />

2007<br />

Valore aggiunto (2) Produttività (3)<br />

2008-<br />

2009<br />

2010 <strong>2011</strong> 2000-<br />

2007<br />

2008-<br />

2009<br />

2010 <strong>2011</strong><br />

INDUSTRIA 27,7 25,1 1,1 -8,4 4,4 0,1 0,3 -4,4 7,5 0,5<br />

industria in senso stretto 21,3 19,0 0,8 -9,2 7,0 1,2 0,8 -3,9 10,4 0,5<br />

industria estrattiva 0,4 0,4 -1,2 -8,8 7,2 2,2 -1,0 -5,5 10,2 1,5<br />

industria manifatturiera 18,7 16,2 0,8 -10,3 7,0 0,6 0,8 -4,7 10,8 -0,2<br />

Alimentare 1,8 1,8 -0,6 -4,4 5,4 1,3 -0,9 -2,9 7,4 -1,1<br />

tessile, abbigliamento e pelle 2,0 1,5 -2,0 -9,4 6,5 -3,4 0,8 -2,1 12,9 -1,6<br />

Legno, carta, editoria 1,3 1,1 -0,3 -8,9 3,0 -2,3 0,7 -4,9 4,9 1,6<br />

Coke e prodotti derivanti dalla<br />

raffinazione del petrolio 0,4 0,1 -4,0 -14,0 21,7 -3,4 -4,2 -11,7 19,7 -4,9<br />

Prodotti chimici 0,7 0,6 -0,9 -10,6 8,2 -3,4 -0,6 -6,8 7,6 -5,4<br />

Prodotti farmaceutici 0,5 0,4 2,7 -1,6 1,7 2,8 2,8 1,7 5,8 0,8<br />

Gomma, plastica e lavorazione<br />

minerali non metalliferi 1,8 1,5 0,9 -11,3 2,6 0,6 1,4 -4,8 6,0 0,3<br />

Metallurgia e prodotti in<br />

metallo 3,3 2,9 2,7 -13,4 9,3 4,1 1,0 -6,7 14,6 0,1<br />

Computer e prodotti di<br />

elettronica e ottica 0,7 0,6 1,2 -9,8 9,5 -2,7 0,8 -4,3 12,9 -0,4<br />

Apparecchiature elettriche 0,9 0,8 2,4 -9,0 9,6 -5,7 1,8 -3,0 11,0 -8,8<br />

Macchinari e apparecchiature 2,4 2,2 2,5 -11,7 13,1 7,9 1,0 -6,6 14,4 2,8<br />

Mezzi di trasporto 1,2 0,9 0,5 -13,0 4,2 -3,9 0,8 -3,5 8,7 -5,2<br />

Mobili, altre industrie,<br />

riparazioni e installazioni 1,8 1,7 1,0 -10,9 4,6 -0,7 0,2 -6,0 10,0 2,3<br />

energia elettrica, gas, vapore e<br />

aria condizionata 1,5 1,6 1,8 -0,6 6,9 3,8 4,3 1,6 8,6 5,6<br />

Acque, reti fognarie, rifiuti 0,7 0,9 0,0 -1,9 5,4 7,2 -2,5 -3,5 3,1 6,5<br />

Costruzioni 6,5 6,1 2,5 -5,6 -3,0 -3,5 -0,4 -4,9 -0,8 -0,4<br />

SERVIZI<br />

di cui:<br />

72,3 74,9 1,4 -1,6 1,4 0,8 0,1 -1,1 1,6 0,3<br />

Commercio e riparazioni 11,2 11,1 0,5 -6,9 5,1 1,9 -0,2 -5,8 6,3 1,9<br />

Trasporti e magazzinaggio 5,6 5,8 1,4 -4,3 1,2 0,1 0,3 -3,7 1,7 -0,3<br />

Alberghi e ristoranti 4,2 4,2 0,4 -0,9 1,3 2,7 -1,5 -0,1 0,5 1,1<br />

Informazione e comunicazione 4,6 4,4 4,4 1,5 2,4 -1,3 2,9 0,4 5,4 -3,8<br />

Attività finanziarie 5,4 5,5 3,2 1,7 3,3 -0,7 1,6 1,9 5,4 -1,3<br />

Attività immobiliari<br />

Attività professionali, ammin. e<br />

12,8 14,1 1,0 -0,1 -1,1 1,5 -1,5 0,8 -3,8 -0,4<br />

servizi di supporto 8,6 8,7 1,4 -4,1 1,0 1,8 -1,6 -3,3 -1,0 -0,3<br />

TOTALE 100,0 100,0 1,3 -3,4 2,1 0,6 0,2 -1,9 3,1 0,4<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali.<br />

(1) Ai prezzi base; valori a prezzi correnti. – (2) Ai prezzi base; quantità a prezzi concatenati; cfr. nell’Appendice la sezione:<br />

Note metodologiche. – (3) Valore aggiunto ai prezzi base per unità di lavoro; quantità a prezzi concatenati; cfr. nell’Appendice la<br />

sezione: Note metodologiche.<br />

BANCA D’ITALIA


In Italia il peso dei settori manifatturieri a più alta tecnologia (prodotti farmaceutici, computer,<br />

prodotti di elettronica e ottica) è basso e sostanzialmente invariato dal 1992 (1,1 per cento). Secondo i<br />

dati Eurostat, nel 2009 la quota del valore aggiunto italiano attribuibile a questi settori era inferiore a<br />

quella <strong>della</strong> Germania (1,9), in linea con la Francia e superiore a quella <strong>della</strong> Spagna (0,9 per cento).<br />

I servizi a più alta intensità di conoscenza (servizi di informazione e comunicazione, attività editoriali,<br />

telecomunicazioni e servizi di ricerca e sviluppo) generano in Italia l’8,9 per cento del valore aggiunto<br />

totale, in linea con i principali paesi europei.<br />

Dopo la forte ripresa registrata nel 2010 (6,9 per cento), lo scorso anno il valore<br />

aggiunto del comparto energetico è cresciuto del 3,8 per cento. Secondo valutazioni<br />

del Gestore dei servizi energetici la generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili<br />

avrebbe raggiunto nel corso del <strong>2011</strong> gli 84,2 TWh, un valore superiore di oltre il 9 per<br />

cento a quello dell’anno precedente e vicino all’obiettivo previsto per il 2020 dal Piano<br />

di azione nazionale per le energie rinnovabili.<br />

Il crescente ruolo delle fonti rinnovabili all’interno del sistema energetico italiano contribuisce a<br />

ridurre la dipendenza energetica e l’impatto sull’ambiente; può inoltre fornire uno stimolo ai settori domestici<br />

che realizzano gli impianti o parte <strong>della</strong> componentistica, anche se, in particolare per il fotovoltaico,<br />

negli scorsi anni ha portato a un aumento delle importazioni. Il sistema di incentivazione che ha<br />

determinato tale sviluppo comporta tuttavia costi crescenti per il Paese: nel <strong>2011</strong>, secondo le valutazioni<br />

dell’Autorità dell’energia elettrica e del gas, gli incentivi alla produzione di energia elettrica da fonti<br />

rinnovabili e assimilate finanziati attraverso le bollette sono stati pari a circa 7,9 miliardi di euro (oltre<br />

un quinto del costo <strong>della</strong> bolletta, escluse le imposte); nel 2012 supereranno i 10 miliardi contribuendo<br />

a far crescere i prezzi dell’energia elettrica, già tra i più alti d’Europa. I recenti decreti ministeriali che<br />

rivedono gli incentivi alle fonti rinnovabili ne limiteranno la crescita sia ponendo un limite annuo alla<br />

potenza installata, sia riducendo il loro valore unitario al livello medio europeo.<br />

La dinamica del valore aggiunto nel complesso dell’economia si è riflessa in gran<br />

parte in quella <strong>della</strong> produttività del lavoro. Misurata dal valore aggiunto reale per<br />

unità di lavoro, nel <strong>2011</strong> la produttività si è espansa dello 0,4 per cento (3,1 nel 2010),<br />

per effetto di una contrazione nell’industria manifatturiera (-0,2 per cento) e nelle costruzioni<br />

(-0,3 per cento) compensata dagli aumenti nei comparti energetici e dell’industria<br />

estrattiva (5,6 e 1,5 per cento rispettivamente) e nei servizi (0,3 per cento). Nei<br />

settori industriali tradizionali, ad eccezione di quello alimentare, la dinamica <strong>della</strong> produttività<br />

è stata migliore di quella del valore aggiunto, come conseguenza <strong>della</strong> riduzione<br />

dell’input di lavoro. Negli altri settori manifatturieri sono invece probabilmente<br />

prevalsi fenomeni di labour hoarding.<br />

L’andamento <strong>della</strong> produttività del lavoro – che riflette in larga misura quello <strong>della</strong><br />

produttività totale dei fattori – è da oltre un decennio insoddisfacente. Dopo essere<br />

cresciuto dal 1992 al 2000 più che negli altri principali paesi europei (1,7 per cento<br />

in media d’anno, contro 1,3 <strong>della</strong> Germania e 1,1 <strong>della</strong> Francia), il valore aggiunto<br />

per occupato in termini reali, nell’intera economia, ha bruscamente frenato nel decennio<br />

successivo; tra il 2001 e il 2007 ha ristagnato, a fronte di incrementi medi annui<br />

dell’1,5 per cento in Germania e dell’1,1 in Francia. L’incapacità del sistema produttivo<br />

di espandere la propria efficienza a ritmi comparabili a quelli dei concorrenti europei<br />

ha riguardato tutti i principali settori di attività economica e le differenti fasi cicliche,<br />

anche se è stata più accentuata nell’industria.<br />

Questo quadro recepisce le revisioni apportate dall’Istat alle statistiche di contabilità nazionale,<br />

pubblicate nell’ottobre del <strong>2011</strong>. Oltre a utilizzare le nuove classificazioni delle attività economiche<br />

(Ateco 2007) e dei prodotti (CPA 2008), in conformità agli accordi comunitari, l’Istat ha introdotto<br />

alcune innovazioni nei dati di base e nei processi di stima (cfr. il capitolo 8: La domanda, l’offerta e i<br />

prezzi).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

109


110<br />

Le imprese e la crescita<br />

Nel <strong>2011</strong> il tasso netto di natalità delle imprese è sceso allo 0,8 per cento, poco al di sopra<br />

dei valori osservati nel biennio 2008-09, per effetto di una marcata riduzione delle nascite<br />

e, in misura minore, di un aumento delle cessazioni. Il numero dei fallimenti aziendali avviati<br />

è salito a oltre 12.000, il 7,4 per cento in più rispetto al 2010 che già era risultato superiore<br />

del 19,8 per cento a quello dell’anno precedente. L’aumento dei fallimenti ha interessato quasi<br />

tutti i principali settori produttivi; nella manifattura, dove si è concentrato oltre un quinto<br />

dei fallimenti complessivi, si è registrato un lieve calo rispetto al picco di ingressi in procedura<br />

fallimentare toccato nel corso del 2010. La dinamica demografica ha continuato a essere positiva<br />

per le società di capitali, in particolare nei settori manifatturieri ad alta tecnologia, confermando<br />

la transizione del sistema produttivo italiano verso forme organizzative più articolate.<br />

I dati del primo trimestre 2012 mostrano un saldo negativo di 26.000 imprese, dovuto<br />

al forte aumento delle cessazioni (8,5 per cento rispetto al trimestre corrispondente) e alla<br />

contemporanea, seppur lieve, riduzione delle iscrizioni. La dinamica demografica è stata<br />

particolarmente negativa per le imprese artigiane. Nel primo trimestre 2012 gli ingressi in<br />

procedura fallimentare (oltre 3.000) sono aumentati rispetto al trimestre corrispondente<br />

(4,2 per cento).<br />

Analisi condotte sui dati dell’indagine <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia presso le imprese dell’industria<br />

e dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti (Invind) mostrano come in<br />

tutte le recenti fasi cicliche (il periodo 2000-07 di forte sviluppo dell’economia mondiale,<br />

la recessione del 2008-09, la breve ripresa del 2010) la dinamica del valore delle vendite e<br />

le previsioni di espansione futura siano migliori per le imprese caratterizzate da un maggior<br />

orientamento ai mercati esteri, da una spiccata capacità innovativa e da cospicui investimenti<br />

in ricerca e sviluppo (R&S).<br />

A conferma <strong>della</strong> rilevanza dell’attività innovativa come fattore strategico di competitività, la<br />

spesa totale in R&S delle imprese italiane, in aumento dalla metà del decennio scorso, ha registrato un<br />

incremento significativo nel biennio 2008-09, portandosi allo 0,7 per cento del PIL anche grazie all’accelerazione<br />

impressa dalle imprese con meno di 50 addetti, il cui contributo è salito dallo 0,04 per cento<br />

nel 2006 allo 0,06 nel 2009 (fig. 10.1). Durante la recessione del 1992-93 e nella successiva ripresa, la<br />

spesa totale delle imprese italiane in R&S aveva invece registrato una contrazione, dallo 0,7 per cento<br />

del PIL nel 1990 allo 0,5 nel 1995.<br />

0,8<br />

0,7<br />

0,6<br />

0,5<br />

0,4<br />

0,3<br />

0,2<br />

0,1<br />

0,0<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Spesa in R&S delle imprese piccole e medio-grandi in rapporto al PIL<br />

1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat.<br />

medio-grandi (50 addetti e oltre)<br />

piccole (meno di 50 addetti)<br />

Figura 10.1<br />

0,8<br />

0,7<br />

0,6<br />

0,5<br />

0,4<br />

0,3<br />

0,2<br />

0,1<br />

0,0<br />

BANCA D’ITALIA


Secondo i dati dell’indagine Invind relativi alle sole imprese industriali con almeno 50<br />

addetti, nel <strong>2011</strong> il fatturato a prezzi costanti è aumentato del 2,2 per cento tra le aziende<br />

che nel triennio 2009-<strong>2011</strong> hanno effettuato spese in R&S, è rimasto sostanzialmente stabile<br />

tra le altre; l’andamento del fatturato è stato significativamente migliore anche per le<br />

imprese che hanno realizzato all’estero almeno il 30 per cento dei loro ricavi (3,3 per cento,<br />

contro 0,4 per le altre). Questi differenziali di crescita riflettono, per oltre la metà, caratteristiche<br />

di impresa diverse dalla specializzazione settoriale, dalla localizzazione geografica e<br />

dalla dimensione aziendale, e sono riconducibili quindi a fattori non osservabili tra i quali<br />

quelli connessi con la qualità <strong>della</strong> forza lavoro e del capitale e con le capacità manageriali.<br />

A complemento dell’indagine Invind, tra aprile e maggio del 2012, sono state realizzate numerose<br />

interviste dirette con imprese rappresentative di comparti sia <strong>della</strong> manifattura sia del terziario che<br />

confermano la netta divaricazione tra l’andamento delle imprese esportatrici e quello delle imprese<br />

prevalentemente rivolte al mercato nazionale; si conferma inoltre che quelle maggiormente orientate<br />

all’innovazione e all’internazionalizzazione nel periodo pre-crisi sono state meglio in grado di superare<br />

le attuali difficoltà congiunturali e le condizioni sempre più competitive sui mercati mondiali.<br />

Nonostante la recente attenzione da parte delle imprese verso l’attività di ricerca e<br />

di innovazione, la spesa complessiva in R&S dell’Italia rimane bassa nel confronto internazionale,<br />

pari all’1,3 per cento del PIL nel 2010 contro l’1,9 <strong>della</strong> media dell’Unione<br />

europea (UE), il 2,3 <strong>della</strong> Francia e il 2,8 <strong>della</strong> Germania. Il ritardo riflette in gran parte la<br />

componente privata, a causa di una distribuzione dimensionale delle imprese fortemente<br />

asimmetrica, caratterizzata da una presenza preponderante di imprese di piccola e media<br />

dimensione con strutture organizzative inadeguate, che non sono in grado di avviare e<br />

finanziare attività di R&S, nonché da un numero ridotto di grandi imprese. Ne consegue<br />

una distribuzione delle spese in R&S molto più sbilanciata in Italia che in altri paesi: nel<br />

2009 le prime tre aziende per livello di spesa hanno generato il 43 per cento <strong>della</strong> spesa<br />

privata totale, contro il 36 in Francia, il 31 in Germania e il 24 in Spagna.<br />

I dati dell’indagine Invind confermano che i principali ostacoli all’attività innovativa sono gli elevati<br />

costi iniziali (per oltre il 43 per cento delle imprese), la mancanza di personale qualificato (40 per<br />

cento) e le difficoltà di finanziamento (indicate da oltre un quarto delle imprese), sia esterno (banche ed<br />

altri intermediari finanziari) sia interno all’impresa o al gruppo, in particolare per le imprese di minori<br />

dimensioni. Gli ostacoli segnalati dalle imprese hanno effetti diversificati sulla tipologia di innovazione<br />

delle imprese. Alle difficoltà di reperire finanziamenti esterni si associa una minor probabilità di registrare<br />

brevetti, disegni industriali o marchi; le difficoltà di autofinanziamento inducono una minor produzione<br />

di innovazione di processo. Queste tendenze sono più accentuate per le imprese con meno di 100 addetti.<br />

Il ricorso a un indicatore quale la spesa in R&S comporta una sottostima dello<br />

sforzo innovativo delle imprese italiane, che per la dimensione ridotta non di rado innovano<br />

senza registrare ufficialmente spese in ricerca e sviluppo. Lo confermano i dati <strong>della</strong><br />

Community Innovation Survey dell’Eurostat, secondo i quali nel 2008 svolgeva un’attività<br />

innovativa di prodotto o di processo il 40 per cento delle imprese italiane (64 per cento in<br />

Germania e 35 in Francia). Le innovazioni realizzate dalle imprese italiane sono però caratterizzate<br />

da un contenuto innovativo più basso. Per gran parte delle imprese le innovazioni<br />

di prodotto sono per lo più di natura incrementale, quelle di processo si sostanziano<br />

soprattutto nell’acquisizione di macchinari: in entrambi i casi si tratta di innovazioni che<br />

richiedono un minor impegno organizzativo e finanziario.<br />

Il commercio internazionale tende a concentrarsi su un numero ridotto di imprese<br />

più grandi. In Francia e in Germania le grandi imprese (250 e più addetti) realizzano circa<br />

tre quarti delle esportazioni complessive del settore industriale; l’80 per cento delle esportazioni<br />

è attribuibile a un migliaio di imprese; le prime dieci imprese esportatrici vendono<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

111


112<br />

beni all’estero per un valore pari al 37 per cento del totale in Germania e al 21 in Francia.<br />

La distribuzione è più dispersa in Italia: la quota di esportazioni delle grandi imprese è pari<br />

al 50 per cento, quella dei primi 1.000 esportatori al 57,7 per cento. Una struttura produttiva<br />

costituita in prevalenza da piccole e medie imprese, come quella italiana, fatica a diversificare<br />

le vendite su più mercati esteri e, quando vi riesce, a espanderle significativamente.<br />

La rilevanza delle grandi imprese esportatrici aumenta per i flussi di esportazione sui mercati più<br />

distanti e in cui la presenza è meno consolidata. Le prime 1.000 imprese per livello delle vendite nei paesi<br />

extra UE generano intorno all’85 per cento delle esportazioni totali extra UE in Francia, Germania e Spagna,<br />

il 62 per cento in Italia. Sul mercato cinese, dove la Germania ha esportato nel 2009 per 18,9 miliardi<br />

di euro contro 5,5 dell’Italia, 5,2 <strong>della</strong> Francia e 1,3 <strong>della</strong> Spagna, vendono i propri prodotti 8.600 imprese<br />

italiane, a fronte di 6.300 imprese tedesche e 4.200 francesi. Le imprese italiane si caratterizzano quindi<br />

per flussi di esportazione pro capite ridotti, pari in media a 640.000 euro per impresa contro 1,2 milioni<br />

delle imprese francesi e 3 milioni di quelle tedesche (0,4 milioni per la Spagna).<br />

Il contratto di rete (legge 30 luglio 2010, n. 122) mira a contribuire al superamento<br />

del limite dimensionale delle imprese, preservandone l’autonomia nelle decisioni strategiche.<br />

Propedeutico alla stipula di accordi con i quali le imprese si impegnano a collaborare<br />

in diversi ambiti, il contratto di rete mira a favorire la crescita dimensionale delle imprese<br />

per “vie esterne”, rafforzandone la competitività, la capacità innovativa e quella di affermarsi<br />

sui mercati internazionali.<br />

Secondo i dati di Infocamere, nell’aprile del 2012 erano attivi 312 contratti di rete che riguardavano<br />

oltre 1.600 imprese, il 70 per cento delle quali sono società di capitale. Oltre la metà delle imprese opera nel<br />

settore dell’industria e circa un terzo nei servizi. La dimensione dei contratti di rete è piuttosto eterogenea<br />

e varia da un minimo di 2 a un massimo di 13 aziende; le imprese che vi partecipano hanno un numero<br />

mediano di addetti pari a 9. Vi è una forte eterogeneità anche negli obiettivi dichiarati: lo sfruttamento di<br />

economie di scala nella logistica, la cooperazione per l’innovazione e per la competitività e, in qualche caso,<br />

anche attività di produzione.<br />

Con il decreto legge 6 dicembre <strong>2011</strong>, n. 201, cosiddetto “salva Italia”, convertito<br />

dalla legge 22 dicembre <strong>2011</strong>, n. 214, per rafforzare la capitalizzazione delle imprese e<br />

quindi favorirne una crescita dimensionale “per vie interne”, il Governo ha previsto la<br />

deducibilità dal reddito imponibile del rendimento normale del nuovo capitale di rischio<br />

secondo il modello dell’allowance for corporate equity (ACE), la totale deducibilità, ai fini<br />

delle imposte sui redditi, dell’IRAP relativa alle spese per il personale dipendente e un<br />

aumento dell’importo <strong>della</strong> deduzione dalla base imponibile dell’IRAP prevista per l’assunzione<br />

a tempo indeterminato di specifiche categorie di lavoratori.<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

Dalla seconda metà del <strong>2011</strong> sono state adottate numerose misure che perseguono<br />

l’obiettivo di creare un contesto istituzionale più favorevole all’attività d’impresa. Gli<br />

interventi di maggiore rilievo hanno riguardato le procedure amministrative e la giustizia<br />

civile, settori nei quali sono possibili significativi guadagni di efficienza.<br />

Secondo i dati dell’indagine Invind presso le imprese industriali con almeno 20 addetti, i costi<br />

annuali sostenuti per consulenti esterni per l’espletamento di adempimenti amministrativi in materia<br />

di ambiente, lavoro e previdenza, fisco, salute, edilizia e urbanistica sono pari in media all’1 per cento<br />

del fatturato. La durata dei processi civili ordinari rimane elevata (nel 2010 è stata pari a 1.066 giorni),<br />

con ripercussioni negative sul funzionamento dell’economia. Nostre analisi econometriche mostrano<br />

che l’elevata lunghezza dei processi civili ha un effetto negativo sulle dimensioni delle imprese manifatturiere:<br />

sulla base delle stime effettuate, al dimezzamento <strong>della</strong> durata dei processi sarebbe associato un<br />

incremento delle dimensioni medie di circa il 10 per cento.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Gli interventi realizzati nel campo del diritto fallimentare e societario mirano ad<br />

ampliare gli strumenti giuridici a disposizione degli attori economici. Benefici importanti<br />

potrebbero derivare dall’adozione di efficaci misure di contrasto alla corruzione, tali<br />

da ridurre le distorsioni che questa comporta nell’allocazione delle risorse. Secondo l’indicatore<br />

CPI (Corruption Perception Index) elaborato da Transparency International,<br />

nel <strong>2011</strong> la percezione del livello di corruzione avvertita dai cittadini italiani era superiore<br />

a quella dei paesi <strong>della</strong> UE, con l’eccezione di Bulgaria, Grecia e Romania.<br />

Semplificazione amministrativa. – Il processo di riforma da tempo in corso per la<br />

riduzione degli oneri burocratici sulle imprese e la semplificazione dei procedimenti ha<br />

avuto un importante avanzamento con il decreto legge 9 febbraio 2012, n. 5, cosiddetto<br />

“semplifica Italia”, convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, n. 35. Il<br />

provvedimento contiene disposizioni di carattere generale finalizzate alla riduzione <strong>della</strong><br />

durata effettiva dei procedimenti amministrativi e al miglioramento <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong><br />

regolazione dell’attività d’impresa e un’ampia serie di misure puntuali di riduzione degli<br />

oneri. Alcune tra le principali disposizioni adottate richiedono l’emanazione di regolamenti<br />

di attuazione. Secondo le stime fornite nel Programma nazionale di riforma (PNR)<br />

del 2012, le misure di riduzione degli oneri amministrativi determinerebbero un incremento<br />

cumulato del PIL pari a 0,5 punti percentuali in un arco temporale di nove anni.<br />

È stato previsto che, in caso di mancato rispetto dei termini previsti per la conclusione di un procedimento,<br />

i privati potranno rivolgersi a un dirigente incaricato di esercitare i poteri sostitutivi per ottenere<br />

il rilascio del provvedimento. È stata disciplinata l’attuazione del “principio di compensazione”,<br />

in base al quale l’introduzione di nuovi oneri a carico dei privati è possibile solo se contestualmente si<br />

provveda all’eliminazione di oneri equivalenti contenuti nella regolamentazione vigente. È stata prevista<br />

la razionalizzazione dei controlli pubblici sulle attività economiche: l’attività di controllo dovrà<br />

tenere conto delle certificazioni in possesso delle imprese rilasciate da organismi accreditati. I principali<br />

interventi puntuali di riduzione degli oneri si sono avuti in materia di lavoro, appalti, tutela <strong>della</strong> riservatezza<br />

e dell’ambiente.<br />

Giustizia civile. – Le misure recentemente approvate mirano ad accrescere l’efficienza<br />

<strong>della</strong> giustizia civile, attraverso interventi di natura organizzativa, e a ridurre il contenzioso.<br />

La manovra finanziaria del luglio del <strong>2011</strong> (legge 15 luglio <strong>2011</strong>, n. 111, di conversione del<br />

decreto legge 6 luglio <strong>2011</strong>, n. 98) ha introdotto meccanismi incentivanti per aumentare<br />

la produttività degli uffici giudiziari. Con la seconda manovra estiva (legge 14 settembre<br />

<strong>2011</strong>, n. 148, di conversione del decreto legge 13 agosto <strong>2011</strong>, n. 138) il Governo è stato<br />

delegato a riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari. L’intervento,<br />

da lungo tempo auspicato, dovrebbe consentire lo sfruttamento di economie di scala e di<br />

specializzazione attraverso l’accorpamento degli uffici di minori dimensioni. Nella direzione<br />

di una maggiore specializzazione va l’istituzione dei “tribunali per le imprese” ai quali<br />

è riservata la trattazione di controversie in materie di elevata complessità (legge 24 marzo<br />

2012, n. 27, di conversione del decreto cosiddetto “cresci Italia”).<br />

La legge 111/<strong>2011</strong> ha introdotto l’obbligo a carico dei capi degli uffici giudiziari di redigere un programma<br />

per la gestione dei procedimenti pendenti, prevedendo che il raggiungimento degli obiettivi di<br />

efficienza definiti rilevi ai fini <strong>della</strong> conferma nell’incarico; la medesima legge ha previsto incentivi monetari<br />

per gli uffici che conseguono riduzioni dell’arretrato pari al 10 per cento l’anno. La delega per la<br />

riorganizzazione territoriale degli uffici riguarda i tribunali (e le relative sezioni distaccate) e gli uffici<br />

del giudice di pace e deve essere esercitata entro il 17 settembre 2012. Lo schema di decreto legislativo per<br />

la riorganizzazione degli uffici del giudice di pace, già presentato, prevede la soppressione, per accorpamento,<br />

di 674 delle attuali 846 sedi. I tribunali per le imprese, 20 sul territorio nazionale, avranno competenza<br />

in materia di diritto societario, proprietà industriale e intellettuale, azioni individuali relative<br />

a violazioni di norme antitrust e, in alcuni casi, contratti pubblici di appalto di rilevanza comunitaria.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

113


114<br />

Nell’ambito del Piano di azione coesione del Governo, sono previsti, in 23 uffici giudiziari del<br />

Mezzogiorno, interventi finalizzati a diffondere l’utilizzo di procedure telematiche per la consegna delle<br />

notifiche e la gestione dei ricorsi per decreto ingiuntivo (cfr. L’economia delle regioni italiane, <strong>Banca</strong><br />

d’Italia, «Economie regionali», di prossima pubblicazione).<br />

Con l’obiettivo di ridurre il carico di lavoro degli uffici giudiziari, nell’estate del<br />

<strong>2011</strong> è stato aumentato il contributo unificato per l’accesso alla giustizia e sono state introdotte<br />

misure specifiche in materia previdenziale (legge 111/<strong>2011</strong>). Il 21 marzo 2012<br />

è entrata pienamente in vigore la disciplina <strong>della</strong> media-conciliazione, con l’estensione<br />

del tentativo obbligatorio di conciliazione alle cause condominiali e di risarcimento dei<br />

danni da sinistri stradali. Le misure di riduzione del contenzioso adottate nel recente<br />

passato hanno sinora prodotto risultati limitati.<br />

La media-conciliazione è in vigore dal 21 marzo <strong>2011</strong> per alcune tipologie di cause, tra cui quelle<br />

in materia di diritti reali, successioni, locazioni, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Fino al<br />

31 dicembre <strong>2011</strong> erano stati avviati circa 60.000 tentativi di conciliazione; nel 19 per cento dei casi<br />

si è giunti a un accordo. Nonostante l’introduzione nel 2009 di un meccanismo di filtro, il numero<br />

di ricorsi in Cassazione risulta in aumento: nel <strong>2011</strong> sono stati iscritti 30.889 procedimenti, contro i<br />

28.418 del 2009. Diversamente, l’introduzione del contributo unificato per le opposizioni alle sanzioni<br />

amministrative di fronte ai giudici di pace ha determinato una significativa riduzione del contenzioso<br />

(nel 2010 di circa il 60 per cento rispetto all’anno precedente).<br />

Diritto fallimentare. – Con la legge 27 gennaio 2012, n. 3, è stata introdotta una disciplina<br />

in materia di composizione delle crisi per le imprese che, per dimensione e livello<br />

di indebitamento, non siano assoggettabili alle vigenti procedure concorsuali. A tale scopo<br />

è stato predisposto un procedimento fondato su un accordo di ristrutturazione dei debiti.<br />

Secondo nostre elaborazioni su dati di bilancio di Cerved, il 19 per cento delle società di capitali potrebbe<br />

beneficiare <strong>della</strong> nuova legge. Pur non essendo possibile stimare, per mancanza dei dati necessari,<br />

la corrispondente quota per le società di persone e gli imprenditori individuali, è plausibile che la platea<br />

potenziale sia molto vasta.<br />

Diritto societario. – La legge 27/2012 (di conversione del decreto “cresci Italia”) ha<br />

introdotto la possibilità, per le persone di età inferiore a 35 anni, di costituire una società a<br />

responsabilità limitata semplificata. La nuova figura societaria si caratterizza per il sostanziale<br />

venir meno del requisito di capitale sociale minimo, analogamente a quanto previsto<br />

nei principali ordinamenti europei (tra cui Regno Unito, Francia e Germania) seppur<br />

senza vincoli rispetto all’età. Per la redazione dell’atto costitutivo, che rimane sotto forma<br />

di atto pubblico, non è richiesto ai soci il pagamento di onorari notarili.<br />

La disciplina dei poteri speciali esercitabili dal Governo sulle società privatizzate<br />

operanti in settori strategici e di interesse nazionale (cosiddetta golden share) è stata<br />

profondamente modificata dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, di conversione del decreto<br />

legge 15 marzo 2012, n. 21. Al fine di rendere la normativa nazionale compatibile<br />

con l’ordinamento comunitario, le nuove norme riducono i margini di discrezionalità<br />

nell’esercizio dei poteri speciali.<br />

Il contrasto alla corruzione. – è da lungo tempo all’esame del Parlamento un disegno<br />

di legge che prevede misure di contrasto alla corruzione di natura preventiva e repressiva.<br />

Nel dicembre del <strong>2011</strong> è stata istituita dal Ministro per la Pubblica amministrazione e<br />

la semplificazione una Commissione di studio incaricata di formulare proposte per rafforzare<br />

le misure di prevenzione dei fenomeni corruttivi nella Pubblica amministrazione.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


La Commissione ha suggerito: di estendere a livello territoriale l’obbligo per le Amministrazioni<br />

pubbliche di adottare piani di prevenzione volti a individuare, misurare e gestire il “rischio corruzione”;<br />

di innalzare ulteriormente il livello di trasparenza dell’azione amministrativa; di rafforzare la<br />

disciplina delle incompatibilità e quella <strong>della</strong> responsabilità disciplinare del dipendente pubblico; di<br />

introdurre misure volte a tutelare e premiare il dipendente pubblico che segnali illeciti.<br />

Al fine di rafforzare l’impianto repressivo, il Governo ha recentemente presentato<br />

degli emendamenti al disegno di legge che inaspriscono le pene previste per alcuni illeciti<br />

e introducono nuovi reati, quali il traffico di influenze illecite. Tali interventi appaiono<br />

in linea con le indicazioni da tempo formulate dall’OCSE, dal Fondo monetario<br />

internazionale e dal Consiglio d’Europa.<br />

Regolamentazione e concorrenza nel settore dei servizi<br />

Tra le misure volte ad accrescere il grado di concorrenza nel settore dei servizi adottate<br />

dall’estate del <strong>2011</strong>, l’intervento di più ampia portata è rappresentato dalla legge 24 marzo<br />

2012, n. 27, di conversione del decreto “cresci Italia”. Le misure coprono un’ampia gamma<br />

di comparti e, nel complesso, costituiscono un importante avanzamento in direzione di<br />

una maggiore concorrenza nei settori protetti. Secondo le stime fornite nel PNR del 2012,<br />

gli interventi di stimolo alla concorrenza e riduzione delle barriere all’entrata determinerebbero<br />

un incremento cumulato del PIL pari a 1,9 punti percentuali nell’arco di nove anni.<br />

Nei servizi di pubblica utilità (trasporti e servizi pubblici locali) gli interventi hanno<br />

prodotto un significativo miglioramento del quadro regolamentare. è stata istituita l’Autorità<br />

di regolazione dei trasporti con competenze sui comparti ferroviario, autostradale,<br />

portuale, aeroportuale e sul servizio taxi. All’Autorità sono stati attribuiti poteri di natura<br />

regolatoria e sanzionatoria finalizzati ad assicurare condizioni di accesso equo e non discriminatorio<br />

alle infrastrutture, a favorire l’efficienza delle gestioni e il contenimento dei<br />

costi per gli utenti e a garantire livelli minimi di qualità del servizio. Nei servizi pubblici<br />

locali, con la citata legge 148/<strong>2011</strong> è stato riavviato il processo di liberalizzazione; a seguito<br />

del referendum del giugno del <strong>2011</strong> ne resta escluso il servizio idrico integrato. Le<br />

norme approvate prevedono l’affidamento dei servizi, in linea generale, attraverso il ricorso<br />

a procedure a evidenza pubblica e la loro organizzazione in bacini territoriali ottimali<br />

che consentano lo sfruttamento di economie di scala e di differenziazione.<br />

Nel settore del gas è stata imposta la separazione proprietaria tra le società Eni e<br />

Snam (la società del gruppo Eni alla quale fanno capo le attività di trasporto, distribuzione,<br />

stoccaggio e rigassificazione) che dovrà essere attuata entro il 24 settembre 2013.<br />

La separazione proprietaria, così come già avvenuto per il sistema elettrico, dovrebbe<br />

stimolare gli investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture (di trasporto, stoccaggio<br />

e dei terminali di rigassificazione) rafforzando la sicurezza degli approvvigionamenti.<br />

Gli effetti <strong>della</strong> separazione proprietaria sul costo complessivo del gas per gli utenti sono difficili<br />

da valutare. Maggiori volumi scambiati nei mercati all’ingrosso, unitamente all’aumento del numero di<br />

operatori, potrebbero portare benefici per gli utenti finali in termini di riduzione dei prezzi; tuttavia, nel<br />

medio termine, ciò potrebbe non essere sufficiente a ridurre i costi, influenzati sia dagli oneri in bolletta,<br />

che andrebbero a remunerare gli ulteriori investimenti infrastrutturali, sia dai contratti di lungo termine.<br />

La maggioranza delle importazioni di gas naturale avviene sulla base di contratti pluriennali<br />

(cosiddetti take or pay) che utilizzano formule di prezzo ancorate alle quotazioni del greggio o di suoi<br />

derivati, rendendo i costi di approvvigionamento poco sensibili alle effettive condizioni di scarsità <strong>della</strong><br />

materia negoziata. Una rivisitazione dei contratti di lungo termine, che abbandoni il riferimento alle<br />

quotazioni del greggio, e un aumento dell’incidenza delle transazioni sui mercati a pronti aiuterebbero<br />

a ripristinare il valore segnaletico dei prezzi.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

115


116<br />

La regolamentazione dei servizi professionali è stata oggetto di vari interventi finalizzati<br />

a ridurre le restrizioni all’esercizio delle attività: abrogazione delle tariffe; facoltà di utilizzo<br />

<strong>della</strong> pubblicità informativa; ampliamento <strong>della</strong> possibilità di esercitare l’attività in forma<br />

societaria (anche attraverso società di capitali aperte, entro predeterminati parametri, alla<br />

partecipazione di soci non professionisti). Per facilitare l’accesso alle professioni è stato<br />

posto un limite di 18 mesi alla durata del tirocinio, consentendone il parziale svolgimento<br />

in concomitanza con il percorso di studi. Sono stati previsti obblighi di natura informativa<br />

nei confronti dei clienti, sebbene attenuati rispetto alla manovra di agosto del <strong>2011</strong><br />

(legge 148/<strong>2011</strong>) che prevedeva la pattuizione per iscritto dei compensi.<br />

Nei settori in cui il numero di operatori è contingentato (notai e farmacie) si è cercato<br />

di accrescere la concorrenza interna attraverso l’ampliamento <strong>della</strong> pianta organica<br />

e l’eliminazione di alcuni vincoli nello svolgimento delle attività. Sono stati tuttavia<br />

mantenuti limiti stringenti alla contendibilità.<br />

Il numero di sedi notarili è stato aumentato di 500 posti (9 per cento); è stata ampliata l’area<br />

geografica all’interno <strong>della</strong> quale il singolo notaio può operare e sono state fissate scadenze temporali<br />

ravvicinate per l’effettuazione dei concorsi a copertura dei posti vacanti. Tra il 1914 e il 2008 il numero<br />

delle sedi notarili era aumentato di poco più del 40 per cento, a fronte di una crescita <strong>della</strong> popolazione<br />

del 55 per cento e del PIL a prezzi costanti di circa 12 volte. Riguardo alle farmacie, sono state definite<br />

nuove regole per la determinazione <strong>della</strong> pianta organica che, secondo nostre stime, produrranno un<br />

incremento di poco più del 20 per cento del loro numero. Sono state, inoltre, introdotte misure di liberalizzazione<br />

degli orari e dei giorni di apertura; è stata prevista la possibilità di praticare sconti sui<br />

farmaci e sui prodotti pagati direttamente dai clienti.<br />

Con l’obiettivo di facilitare l’iniziativa imprenditoriale sono state introdotte previsioni<br />

di carattere generale che mirano a rimuovere le disposizioni contenute nella normativa<br />

statale, regionale e degli enti locali minori che pongono restrizioni ingiustificate<br />

o non proporzionali all’accesso e allo svolgimento di attività economiche. L’efficacia<br />

delle misure introdotte dipenderà dal contenuto delle norme di attuazione che il Governo<br />

e gli Enti locali dovranno emanare entro il 31 dicembre 2012. Con riferimento<br />

agli esercizi commerciali, è stata prevista la liberalizzazione degli orari e dei giorni di<br />

apertura. Per garantire una maggiore coerenza tra le disposizioni statali e la normativa<br />

emanata dagli Enti locali, l’Autorità garante <strong>della</strong> concorrenza e del mercato (AGCM)<br />

è stata legittimata ad agire in giudizio contro gli atti amministrativi generali, i regolamenti<br />

e i provvedimenti emanati dalle Amministrazioni pubbliche per violazione delle<br />

norme a tutela <strong>della</strong> concorrenza.<br />

Allo scopo di eliminare possibili ostacoli al pieno sviluppo di dinamiche concorrenziali<br />

nei mercati creditizio, assicurativo e finanziario, derivanti dai legami determinati<br />

dal cumulo di incarichi, è stato introdotto il divieto per i componenti degli organi<br />

amministrativi e di controllo e per i funzionari di vertice di esercitare analoghe cariche<br />

in imprese o gruppi di imprese concorrenti. Il settore delle assicurazioni è stato, inoltre,<br />

interessato da interventi relativi al segmento <strong>della</strong> responsabilità civile automobilistica<br />

con l’obiettivo principale di ridurre le frodi.<br />

Le infrastrutture fisiche e tecnologiche<br />

Infrastrutture. – A partire dall’estate del <strong>2011</strong> sono state adottate numerose misure<br />

volte a favorire la realizzazione di infrastrutture in Italia, in particolare con la legge<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


12 luglio <strong>2011</strong>, n. 106, e le leggi di conversione dei decreti “salva Italia” e “cresci Italia”.<br />

Sono state introdotte modifiche normative tese a razionalizzare e semplificare l’iter<br />

procedurale di affidamento dei lavori e disposizioni finalizzate ad accrescerne la trasparenza.<br />

Nonostante il miglioramento del quadro normativo, permangono numerose<br />

criticità relative, in particolare, alle modalità di selezione dei contraenti privati e alla<br />

frammentarietà <strong>della</strong> regolamentazione nel settore.<br />

Sono state previste la possibilità di accorpare in parte i livelli di progettazione e una maggiore<br />

centralizzazione <strong>della</strong> committenza pubblica; con riferimento alle infrastrutture strategiche, sono stati<br />

specificati i criteri e le modalità di identificazione delle opere e snellito l’iter di approvazione. Sono stati<br />

disposti l’istituzione dell’anagrafe nazionale delle opere pubbliche incompiute e un maggiore accentramento<br />

delle informazioni relative alle commesse pubbliche presso la <strong>Banca</strong> dati nazionale sui contratti<br />

pubblici; la concreta operatività di queste misure è tuttavia rimessa a successivi provvedimenti di attuazione.<br />

Risulta, invece, problematica l’estensione a tutti gli appalti sotto la soglia comunitaria dei meccanismi<br />

automatici di selezione delle offerte, vulnerabili a fenomeni di collusione tra le imprese in fase di<br />

aggiudicazione. Il sistema potrebbe beneficiare di un più efficace controllo sulla normativa emanata da<br />

Regioni ed Enti locali spesso orientata in senso anticompetitivo; tali soggetti, sulla base delle informazioni<br />

comunicate all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici nel periodo 2000-08, aggiudicano il<br />

54 per cento dei lavori. Secondo nostre analisi le difformità esistenti tra la regolamentazione nazionale<br />

e quella locale possono comportare cali nella partecipazione alle gare stimati in almeno un terzo dei<br />

partecipanti e aumenti dei prezzi di aggiudicazione anche del 20 per cento.<br />

Specifica attenzione è stata dedicata al ruolo dei capitali privati, introducendo<br />

numerosi incentivi al loro coinvolgimento. Tuttavia, vi sono significativi margini di<br />

miglioramento per garantire un’allocazione chiara ed efficiente dei rischi e un attento<br />

monitoraggio <strong>della</strong> gestione delle opere.<br />

Sono stati introdotti incentivi di carattere fiscale, il ricorso a formule alternative di contributo pubblico,<br />

la valorizzazione dei project bonds. Tali misure, seppure potenzialmente in grado di ridurre l’elevato<br />

tasso di mortalità dei progetti in partenariato pubblico-privato (nel periodo 2002-<strong>2011</strong> meno <strong>della</strong> metà<br />

delle iniziative è giunta all’aggiudicazione), richiederebbero presidi maggiormente incisivi per assicurare<br />

l’effettiva traslazione di una parte dei rischi in capo al contraente privato, anche attraverso una più attenta<br />

predisposizione dei documenti di gara e una più accurata redazione dei contratti, valorizzando strumenti<br />

quali contratti tipo e linee guida, e il monitoraggio sia <strong>della</strong> realizzazione, sia <strong>della</strong> gestione delle opere.<br />

L’Agenda digitale italiana. – Lo sviluppo e la diffusione delle reti di telecomunicazione<br />

integrate (next generation networks, NGN) e il contestuale azzeramento del digital<br />

divide rappresentano un tassello essenziale delle politiche per la crescita e l’innovazione,<br />

sia per il loro carattere anticiclico, sia per l’effetto moltiplicativo che ne deriverebbe,<br />

stimato – per un gruppo di paesi dell’OCSE nel periodo 1996-2007 – in un punto<br />

percentuale di PIL pro capite per ogni aumento di dieci punti percentuali del tasso di<br />

penetrazione <strong>della</strong> banda larga. Negli ultimi mesi il Governo si è impegnato a realizzare<br />

politiche volte a modernizzare i rapporti tra la Pubblica amministrazione, i cittadini e<br />

le imprese, a favorire lo sviluppo di domanda e offerta di servizi digitali innovativi e a<br />

potenziare l’offerta di connessioni a banda larga.<br />

L’art. 47 del citato DL 5/2012 prevede la costituzione di una “cabina di regia” con compiti di coordinamento<br />

degli interventi pubblici degli enti territoriali per l’attuazione dell’Agenda digitale italiana.<br />

La “cabina di regia” ha il compito di predisporre i necessari interventi normativi entro l’estate del 2012.<br />

In coerenza con gli obiettivi dell’Agenda, nel recente Piano di azione coesione il Governo ha previsto il<br />

finanziamento di interventi nelle regioni meridionali sull’infrastruttura di telecomunicazione a banda<br />

larga (cfr. L’economia delle regioni italiane, <strong>Banca</strong> d’Italia, «Economie regionali», di prossima pubblicazione).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

117


118<br />

11. IL RUOLO DELLE DONNE NELL’ECONOMIA ITALIANA<br />

In Italia restano ampi i divari nella partecipazione di donne e uomini alla vita economica,<br />

nonostante i progressi negli ultimi decenni. Nel <strong>2011</strong> il Paese continua a collocarsi<br />

tra i più arretrati nella graduatoria dell’indice Global Gender Gap (al 74° posto<br />

su 145 paesi; 21° posto tra quelli dell’Unione europea), penalizzato soprattutto dalla<br />

componente “partecipazione e opportunità economiche” (90° posto), mentre è più<br />

contenuto il divario in termini di “risultati scolastici” (48° posto). I ritardi riguardano<br />

l’accesso al mercato del lavoro, il livello delle retribuzioni, la carriera, il raggiungimento<br />

di posizioni apicali e l’iniziativa imprenditoriale.<br />

Le cause <strong>della</strong> bassa partecipazione sono di varia natura. La carenza dei servizi<br />

volti a conciliare vita professionale e familiare continua a essere un freno alla partecipazione<br />

al mercato del lavoro nei primi anni di vita dei figli. All’interno <strong>della</strong> famiglia,<br />

anche tra le coppie in cui entrambi i coniugi lavorano, i carichi domestici e di cura<br />

gravano in misura sproporzionata sulle donne. Differenze nelle attitudini tra donne<br />

e uomini, quando non riconosciute, possono indurre discriminazioni involontarie.<br />

Evidenze internazionali mostrano i possibili benefici di una maggiore partecipazione<br />

femminile al mercato del lavoro, nelle posizioni di vertice, nelle amministrazioni.<br />

A una più elevata presenza di donne tra gli amministratori pubblici corrispondono livelli<br />

di corruzione più bassi e un’allocazione delle risorse orientata alla spesa sanitaria e ai<br />

servizi di cura e di istruzione. Una maggiore occupazione femminile si associa all’acquisto<br />

di beni e servizi, specie quelli di cura, altrimenti prodotti all’interno <strong>della</strong> famiglia,<br />

stimolando l’espansione di un mercato in Italia poco sviluppato; può determinare un<br />

aumento del numero di famiglie con redditi da lavoro e una riduzione del rischio di povertà,<br />

con una crescita complessiva del PIL. Nel segmento più giovane <strong>della</strong> forza lavoro<br />

la maggiore partecipazione femminile non avviene a scapito di quella maschile.<br />

La molteplicità delle cause e dei potenziali benefici economici suggerisce la necessità<br />

di interventi ad ampio raggio per ridurre i divari; le esperienze sviluppate in alcuni<br />

paesi – sul piano normativo, fiscale, dei servizi – possono fornire utili indicazioni.<br />

I divari nel mercato del lavoro e nelle imprese<br />

L’occupazione e le retribuzioni. – In Italia il tasso di occupazione femminile nella<br />

fascia di età 15-64 è nel <strong>2011</strong> pari al 46,5 per cento, 21 punti percentuali più basso di<br />

quello maschile. Il divario sfiorava i 31 punti nel 1993 e ha continuato a ridursi anche<br />

durante la crisi, con un calo dell’occupazione più accentuato tra i maschi. Il tasso di occupazione<br />

femminile è pari al 55,1 per cento al Centro Nord e al 30,8 nel Mezzogiorno;<br />

il divario territoriale si è gradualmente ampliato dal 1993 a oggi in conseguenza di una<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


dinamica occupazionale più sostenuta nel Centro Nord. Il differenziale di genere è più<br />

elevato nel Sud, di quasi nove punti percentuali rispetto al Centro Nord; è massimo<br />

nella fascia di età 35-54 anni ed è inversamente proporzionale al titolo di studio.<br />

è occupato solo il 15,6 per cento delle donne con licenza elementare, un terzo di quelle con licenza<br />

media, il 56,4 per cento tra le diplomate, il 72,3 tra le laureate (contro rispettivamente il 47,1, il<br />

60,1, il 73,9 e l’82,9 per cento tra gli uomini). Mentre per le donne tra 35 e 64 anni la crescita del tasso<br />

di occupazione è stata graduale e pressoché continua dal 1993 a oggi, per quelle tra 25 e 34 anni l’aumento<br />

nel decennio 1993-2002 è stato per metà compensato dal calo nel periodo successivo; tra le più<br />

giovani il tasso è diminuito in misura consistente, riflettendo la crescente scolarizzazione (fig. 11.1).<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

maschi<br />

15-24<br />

anni<br />

25-34<br />

anni<br />

35-44<br />

anni<br />

Tassi di occupazione per classi di età<br />

(medie annue; valori percentuali)<br />

45-54<br />

anni<br />

55-64<br />

anni<br />

1993 2001<br />

femmine<br />

Figura 11.1<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

15-24<br />

anni<br />

<strong>2011</strong><br />

25-34<br />

anni<br />

35-44<br />

anni<br />

45-54<br />

anni<br />

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

La presenza femminile nel mercato del lavoro è maggiore in tipologie di impiego<br />

meno stabili e nei settori a più bassa remunerazione (segregazione orizzontale).<br />

Nel <strong>2011</strong> sulla base <strong>della</strong> Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat le donne con contratti “atipici”<br />

(temporanei, di apprendistato, di somministrazione, di collaborazione a progetto e di lavoro autonomo<br />

ma con un unico committente che definisce luogo e orari di lavoro) rappresentavano il 14,8 per cento<br />

di quelle occupate, contro il 10,4 per cento degli uomini. Tale divario si riduce a circa la metà a parità<br />

di età, titolo di studio, regione di residenza, settore di attività e professione. Secondo i dati dell’indagine<br />

<strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia condotta presso le imprese dell’industria e dei servizi privati non finanziari con<br />

almeno 20 addetti (Invind), la presenza femminile nella forza lavoro è, a parità di altre caratteristiche,<br />

maggiore nei settori del tessile e dell’abbigliamento, minore nei settori metalmeccanico, <strong>della</strong> chimica,<br />

dei trasporti e nelle industrie energetiche ed estrattive; essa è inoltre correlata positivamente con la dimensione<br />

e negativamente con l’età dell’impresa.<br />

Sulla base delle indagini sui bilanci delle famiglie condotte dalla <strong>Banca</strong> d’Italia tra<br />

il 1995 e il 2008, nel comparto del lavoro dipendente il divario salariale tra uomini e<br />

donne risulta pari in media al 6 per cento. Se calcolato a parità di caratteristiche individuali<br />

e dell’impresa, il divario alla fine dello scorso decennio sale al 13 per cento circa.<br />

I vertici. – Le donne italiane sono particolarmente sottorappresentate nelle posizioni<br />

di lavoro apicali. In base all’indagine Invind, a fronte di una quota di occupate<br />

nelle imprese con almeno 50 addetti del 33 per cento, solo il 12 per cento dei dirigenti<br />

55-64<br />

anni<br />

100<br />

<strong>2011</strong><br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

119


120<br />

è donna. Secondo i dati di Cerved Group, nei consigli di amministrazione delle circa<br />

28.000 imprese italiane con oltre 10 milioni di euro di fatturato la quota di donne si<br />

colloca stabilmente intorno al 14 per cento nel periodo 2008-<strong>2011</strong>, con un’incidenza<br />

maggiore tra le aziende più piccole. Più contenuta, circa il 9 per cento, è la quota di coloro<br />

che rivestono posizioni di “alta dirigenza” (amministratore delegato, presidente del<br />

consiglio di amministrazione, amministratore unico). La presenza è massima nei servizi<br />

alla persona, nel turismo e nella moda, mentre è assai contenuta nel settore finanziario e<br />

assicurativo. Nelle banche la quota di donne nei consigli di amministrazione, negli organi<br />

di controllo o in posizione di direttore generale è cresciuta dal 2 per cento nel 1995,<br />

al 7 nel <strong>2011</strong>; si concentra negli organi di controllo.<br />

A parità di fattori osservabili e controllando per quelli non osservabili invarianti nel tempo, la<br />

presenza femminile è maggiore nelle banche appartenenti ai principali gruppi creditizi; in quelle in cui<br />

il consiglio di amministrazione ha dimensioni più elevate ed età media più bassa; in quelle più efficienti<br />

per capacità di contenimento dei costi e con una quota superiore di prestiti rischiosi in passato, quindi<br />

con maggiore necessità di riorganizzazione. La presenza di donne nei consigli di amministrazione<br />

delle banche è positivamente correlata con l’utilizzo di sistemi di controllo più rigorosi che accrescono<br />

l’efficienza operativa delle banche e ne possono ridurre la rischiosità.<br />

Nel sottoinsieme delle società quotate la presenza femminile è cresciuta dal 4,1<br />

per cento nel 2000 al 7,4 nel <strong>2011</strong>. Nell’ultimo anno potrebbero avere influito le<br />

disposizioni <strong>della</strong> legge 12 luglio <strong>2011</strong>, n. 120, sulle quote di genere che, dall’agosto<br />

del 2012, obbliga le società quotate ad avere almeno il 30 per cento di componenti<br />

del consiglio di amministrazione del genere meno rappresentato, sia pure in<br />

modo graduale (20 per cento nel primo anno) e in via temporanea (per tre mandati).<br />

Una maggiore presenza delle donne negli organi di governo potrebbe influenzare anche<br />

l’utilizzo delle risorse finanziarie pubbliche.<br />

In circa la metà dei casi le donne presenti nei consigli di amministrazione delle società quotate<br />

italiane sono affiliate al controllante attraverso legami di parentela. Il fenomeno è più frequente nelle società<br />

più piccole, a proprietà più concentrata, attive nei settori dei beni di consumo e si associa a consigli<br />

numericamente più ampi e con minore presenza di amministratori indipendenti. Alcuni studi mostrano<br />

che nei paesi anglosassoni una maggiore presenza delle donne ai vertici delle imprese assicura una supervisione<br />

più stringente. Nostre analisi mostrano che nei consigli di amministrazione delle imprese quotate<br />

italiane, alla presenza di donne (specie se non legate alla famiglia controllante) si associano alcuni elementi<br />

di buona governance, quali una maggiore frequenza di riunioni del consiglio di amministrazione.<br />

Secondo evidenze internazionali, a una più elevata presenza di donne tra gli amministratori<br />

pubblici si assocerebbero livelli di corruzione più bassi e un’allocazione delle risorse maggiormente<br />

orientata alla spesa sanitaria e ai servizi di cura e di istruzione. Anche se per un periodo limitato,<br />

l’introduzione in Italia di “quote di genere” nei consigli comunali ha determinato un innalzamento<br />

permanente del grado medio di istruzione e una riduzione dell’età media dei consiglieri, ma non ha<br />

influito sulla composizione <strong>della</strong> spesa.<br />

Le imprese. – L’Osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere censisce,<br />

alla fine del <strong>2011</strong>, 1.433.863 imprese femminili, pari al 23,5 per cento di quelle<br />

registrate (15,3 per cento per le società di capitale).<br />

La quota di imprese femminili risulta più elevata nel Mezzogiorno, raggiungendo<br />

i valori massimi in Molise, in Basilicata e in Abruzzo (30,1, 27,8 e 27,7 per cento, rispettivamente)<br />

per effetto <strong>della</strong> rilevanza delle imprese femminili nel settore agricolo.<br />

Lombardia (20,2 per cento), Trentino-Alto Adige ed Emilia Romagna (entrambe al<br />

20,7 per cento) registrano invece le incidenze più basse. La distribuzione settoriale<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


dell’imprenditoria femminile (fig. 11.2) può riflettere le differenze nell’accesso al credito.<br />

Classificando le società di persone e di capitali attive in Italia nel periodo 2005-2010<br />

in maschili o femminili, non si osservano tuttavia differenze significative in termini di<br />

redditività e produttività, a parità di settore e dimensione di impresa.<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

attività<br />

manifatturiere<br />

costruzioni<br />

Distribuzione settoriale delle imprese registrate (1)<br />

(valori percentuali; anno <strong>2011</strong>)<br />

commercio<br />

ingrosso e<br />

dettaglio<br />

trasporto e<br />

magazzinaggio<br />

alloggio e<br />

ristorazione<br />

informazione e<br />

comunicazione<br />

imprese femminili imprese maschili<br />

attività<br />

finanziarie e<br />

assicurative<br />

Figura 11.2<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

attività<br />

immobiliari<br />

attività<br />

professionali<br />

noleggio,<br />

agenzie di<br />

viaggio<br />

Fonte: elaborazioni su dati Osservatorio sull’imprenditoria femminile, Unioncamere.<br />

(1) Si definiscono femminili le società di capitale in cui la media semplice delle quote del capitale sociale e degli amministratori riferibili a<br />

donne supera il 50 per cento; le società di persone e cooperative in cui i soci donne rappresentano la maggioranza; le imprese individuali in<br />

cui il titolare è una donna e le altre forme giuridiche in cui gli amministratori di sesso femminile sono la maggioranza.<br />

Il credito. – L’indagine SAFE (Survey on the access to finance of SMEs in the<br />

euro area) condotta dalla <strong>Banca</strong> centrale europea offre alcune evidenze sull’accesso al<br />

credito da parte delle imprese. Con riferimento al biennio compreso tra il secondo<br />

semestre del 2009 e il primo del <strong>2011</strong> sono disponibili informazioni su oltre 26.000<br />

imprese non finanziarie appartenenti ai principali paesi europei. Sono considerate<br />

femminili le imprese il cui proprietario, il direttore o l’amministratore delegato sia<br />

una donna: applicando questa definizione le imprese femminili sarebbero circa il 12<br />

per cento del totale. L’evidenza suggerisce che le imprese femminili ricorrono meno<br />

alla finanza esterna e utilizzano in misura maggiore forme di finanziamento più semplici,<br />

come lo scoperto di conto corrente. Esse si rivolgono meno spesso alle banche;<br />

il timore di un rifiuto di un finanziamento è più rilevante per le donne che per gli<br />

uomini. Le imprese femminili ottengono meno frequentemente l’intero ammontare<br />

richiesto e, con maggiore probabilità, si vedono negare il prestito o applicare condizioni<br />

ritenute inaccettabili. Non si osservano differenze apprezzabili tra i paesi.<br />

Tali statistiche descrittive non tengono conto delle caratteristiche delle imprese:<br />

quelle femminili sono in media più giovani; operano principalmente nei settori<br />

del commercio e dei servizi; meno spesso fanno parte di un gruppo; sono in larga<br />

parte di piccole dimensioni e organizzate in forma di impresa individuale. Queste<br />

caratteristiche sono, dal punto di vista <strong>della</strong> banca finanziatrice, meno desiderabili<br />

e contribuiscono plausibilmente a spiegare il divario osservato nella probabilità di<br />

richiedere un finanziamento, di ottenerlo o di non accettare le condizioni offerte<br />

dalla banca.<br />

istruzione e<br />

sanità<br />

altre attività di<br />

servizi<br />

<strong>2011</strong><br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

121


122<br />

Con riferimento all’Italia, nostre analisi mostrano che le ditte individuali gestite<br />

da donne, oltre a dover fornire garanzie più frequentemente, pagano un tasso di interesse<br />

più alto sugli scoperti di conto corrente, fino a 30 punti base in più.<br />

Lo studio ha riguardato oltre 150.000 ditte individuali nel periodo 2004-06 e oltre un milione di<br />

linee di credito. Controllando per dimensione, età, rischiosità e storia creditizia, il differenziale di tasso<br />

di interesse si riduce, ma non si annulla. In particolare, l’analisi indica che oltre il 70 per cento del<br />

differenziale non dipende dalle caratteristiche delle imprese. Esistono tuttavia rilevanti differenze settoriali:<br />

nei comparti che si caratterizzano per una bassa concentrazione di imprese femminili, il livello<br />

di discriminazione è maggiore, mentre esso si annulla laddove sono più presenti imprese femminili (ad<br />

esempio il settore del commercio).<br />

Anche la qualità del credito risente di forti connotazioni settoriali: la probabilità di ingresso in<br />

sofferenza per le imprese femminili risulta più alta nei settori in cui prevalgono le imprese maschili.<br />

Il merito di credito delle imprese dipende anche dai tempi e dai modi con cui le sofferenze si estinguono.<br />

L’esame di oltre 300.000 ditte individuali con circa 800.000 prestiti in sofferenza nel periodo<br />

1997-2010 mostra come, a parità di caratteristiche delle imprese, la durata delle sofferenze risulti più<br />

elevata per le ditte individuali femminili, in quanto le banche proseguono più a lungo nell’attività di<br />

recupero prima di rinunciarvi.<br />

Durante la recente crisi economica i profili di rischiosità delle ditte individuali maschili e femminili<br />

hanno avuto un andamento differente: nel periodo 2007-09 le imprese individuali femminili,<br />

nonostante abbiano subito una contrazione del credito più marcata, hanno fornito prova di maggiori<br />

capacità di ripagare il debito verso le banche, mostrando indici di deterioramento del credito più contenuti<br />

di quelli delle imprese maschili.<br />

Le radici dei divari di genere<br />

In Italia le evidenze sull’ampiezza e sulla varietà dei divari di genere suggeriscono<br />

l’operare di un insieme di cause con diverso grado di persistenza.<br />

L’istruzione. – Secondo il Censimento <strong>della</strong> popolazione dell’Istat, nel 1971 gli<br />

uomini tra 15 e 64 anni avevano in media un anno di istruzione in più delle donne<br />

<strong>della</strong> stessa fascia di età; 40 anni dopo, sulla base <strong>della</strong> Rilevazione sulle forze di lavoro<br />

dell’Istat, il divario si sarebbe colmato. Pur se meno accentuata, permane la tradizionale<br />

concentrazione delle laureate italiane nelle discipline umanistiche (47 per cento tra le<br />

donne con almeno 45 anni, 33 tra quelle più giovani); le più giovani mostrano una<br />

maggiore predilezione per le discipline economiche e giuridico-sociali, per architettura<br />

e ingegneria.<br />

Varie innovazioni, tra cui la riforma del sistema universitario realizzata con il decreto ministeriale<br />

3 novembre 1999, n. 509, hanno portato negli anni a una crescita dell’offerta di corsi di laurea,<br />

con una loro maggiore diffusione sul territorio. Gli effetti complessivi di queste innovazioni sull’efficienza<br />

del sistema universitario sono ancora da valutare appieno. La maggiore diffusione dell’offerta<br />

ha avuto conseguenze sistematicamente diverse per ragazzi e ragazze, incentivando un aumento delle<br />

immatricolazioni per le seconde (tra 4,5 e 6,0 punti percentuali) e una contrazione <strong>della</strong> propensione<br />

alla mobilità per i primi (tra 3,1 e 4,2 punti percentuali). La riforma ha inoltre incentivato l’immatricolazione<br />

delle donne ultra-trentenni, attenuando il ritardo di partecipazione degli adulti italiani nel<br />

confronto con i paesi dell’OCSE.<br />

La fecondità. – In Italia la ridotta partecipazione delle donne al mercato del lavoro<br />

si associa a bassi tassi di fecondità (1,4 figli per donna, come in Germania, contro 2,0<br />

in Francia e in Danimarca nel 2008). In base ai dati aggregati il tasso di occupazione<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


è minore per le donne con figli, in media di circa sei punti percentuali nella fascia di<br />

età tra 15 e 64 anni. Analisi condotte su dati individuali mostrano tuttavia che, nel<br />

lungo periodo e tenendo conto delle diverse caratteristiche personali, coerentemente<br />

con quanto stimato per altri paesi non vi è un effetto causale negativo <strong>della</strong> maternità<br />

sull’offerta di lavoro femminile. L’impatto negativo <strong>della</strong> fecondità si concentra nel<br />

periodo in cui i figli sono piccoli; permane in termini di qualità del lavoro (qualifica,<br />

tipologia di orario e di contratto) e di continuità delle carriere.<br />

I fattori culturali. – Nel confronto internazionale l’Italia si caratterizza per la diffusione<br />

di pregiudizi valoriali non favorevoli alla presenza femminile nell’economia e<br />

nella società.<br />

Un confronto tra quasi 60 paesi nello scorso decennio, realizzato sulla base <strong>della</strong> World Values<br />

Survey condotta tra il 2005 e il 2008, mostra quanto pesino opinioni presenti nella società, come il maggior<br />

diritto di un uomo ad avere un lavoro se i posti sono scarsi, la maggiore importanza di un’istruzione<br />

universitaria per i ragazzi, la superiorità degli uomini nei ruoli di vertice, l’attribuzione alle donne<br />

di ruoli tradizionali nella cura <strong>della</strong> casa: quanto più diffuse sono queste convinzioni, tanto minore è<br />

la probabilità delle donne di partecipare al mercato del lavoro.<br />

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lavoratrici autonome<br />

Distribuzione giornaliera dell’attività lavorativa (1)<br />

(valori percentuali)<br />

lavoratori autonomi<br />

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con figli<br />

lavoratrici dipendenti<br />

lavoratori dipendenti<br />

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05.00<br />

06.00<br />

07.00<br />

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21.00<br />

22.00<br />

23.00<br />

00.00<br />

senza figli<br />

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Indagine “Uso del tempo”, anni 2002-03.<br />

(1) Il grafico riporta per ogni intervallo di 30 minuti la percentuale di individui impegnati in attività lavorativa.<br />

Figura 11.3<br />

Ulteriori indicazioni sul ruolo svolto dai fattori culturali provengono dall’esame<br />

<strong>della</strong> ripartizione dei carichi domestici e di cura, in Italia particolarmente squilibrata.<br />

Mentre in molte altre economie avanzate uomini e donne lavorano lo stesso numero<br />

complessivo di ore – i primi lavorano più per il mercato, le seconde più in casa – in Italia<br />

gli uomini lavorano molto meno, perché le donne dedicano più ore al lavoro dome-<br />

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0<br />

123


124<br />

stico, anche rispetto alle altre europee. Secondo le indagini “Uso del tempo” dell’Istat<br />

le donne svolgevano nel 2008-09 il 76 per cento del lavoro familiare, solo due punti<br />

percentuali in meno rispetto al 2002-03 e nove in meno rispetto al 1989.<br />

Il tempo dedicato al lavoro sul mercato e in casa è più equamente distribuito nelle coppie in cui la<br />

donna è una lavoratrice autonoma, mentre il divario è massimo quando l’uomo è lavoratore autonomo<br />

e la donna lavoratrice dipendente. Ciò sarebbe riconducibile al fatto che il tempo libero e il lavoro<br />

domestico hanno un maggiore costo opportunità per gli autonomi, che possono destinare quelle ore<br />

alla produzione di reddito aggiuntivo. Politiche che incentivino il lavoro femminile potrebbero dunque<br />

contribuire anche al riequilibrio dei ruoli. La presenza di figli comporta l’anticipo <strong>della</strong> prestazione lavorativa<br />

per autonomi e dipendenti all’interno <strong>della</strong> giornata (fig. 11.3), suggerendo la presenza di una<br />

domanda insoddisfatta di servizi per la conciliazione particolarmente rilevante nelle ore pomeridiane.<br />

Nostre analisi mostrano che il lavoro riduce in misura contenuta il tempo trascorso<br />

dalle madri con i figli: le madri lavoratrici comprimono il loro tempo libero e quello<br />

impiegato in attività domestiche; allo stesso tempo, quando le madri lavorano, aumenta<br />

il tempo che i padri dedicano ai figli. Il lavoro delle madri, quindi, sembra favorire<br />

una maggiore condivisione nell’accudire i figli.<br />

Conciliazione tra vita professionale e vita familiare. – La disponibilità di strumenti<br />

di conciliazione tra lavoro e famiglia influenza la decisione di quanto e dove lavorare.<br />

A causa <strong>della</strong> diversa ripartizione dei carichi tra i generi, le carenze dell’offerta di servizi<br />

di cura, specie per i più piccoli e gli anziani non autosufficienti, tendono a incidere<br />

soprattutto sulle scelte di partecipazione delle donne. Ad esempio, per le donne la disponibilità<br />

di asili nido si correla positivamente con le ore di lavoro.<br />

Secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, l’offerta di lavoro femminile è più elevata<br />

nelle province con maggiore presenza di lavoratrici straniere specializzate in servizi domestici e assistenziali;<br />

l‘effetto è più forte per le donne più istruite, con figli piccoli e nelle aree in cui la disponibilità<br />

di servizi di cura è minore. Nel 2009 solo il 13,6 per cento dei bambini con meno di tre anni era accolto<br />

da strutture comunali o convenzionate, ma il deficit di offerta appare meno stringente se lo si confronta<br />

con la domanda effettivamente espressa dalle famiglie. Nell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane<br />

condotta dalla <strong>Banca</strong> d’Italia il 58 per cento delle famiglie dichiarava nel 2006 di escludere per libera<br />

scelta l’affido dei figli all’asilo, privilegiando il ricorso a baby-sitter o nonni.<br />

Un altro fattore determinante nell’offerta di lavoro è il tempo di spostamento, che<br />

rappresenta un costo fisso associato al lavoro svolto. La presenza di tali costi può indurre<br />

a non partecipare affatto al mercato del lavoro, accettando solo offerte molto ben<br />

retribuite, o può condizionare il raggio di ricerca di un lavoro, inducendo ad accettare<br />

offerte meno favorevoli. L’onerosità degli spostamenti casa-lavoro è maggiore dove le<br />

esigenze di cura <strong>della</strong> famiglia sono più pressanti, come avviene in caso di figli piccoli e<br />

specie per le donne, più gravate da carichi domestici. Sempre secondo l’indagine “Uso<br />

del tempo”, nel 2008-09 i maschi occupati avevano tempi medi giornalieri di spostamento<br />

di 58 minuti, contro 52 per le donne occupate e 47 per le occupate con figli.<br />

Analisi condotte sulle due indagini del 2002-03 e del 2008-09 mostrano che tempi di<br />

spostamento medi regionali più elevati si associano a una riduzione significativa <strong>della</strong><br />

partecipazione al mercato del lavoro sia degli uomini sia delle donne, con un effetto<br />

deterrente maggiore per queste ultime, soprattutto se madri. Il tempo impiegato per<br />

raggiungere il luogo di lavoro può influire anche sulla scelta di quante ore lavorare<br />

giornalmente. Nostre ricerche stimano che il tempo di spostamento abbia un impatto<br />

sulle ore lavorate negativo per le donne e nullo per gli uomini.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Le diverse attitudini. – Siano esse di origine biologica o culturale le differenze attitudinali<br />

tra i sessi sono ampiamente documentate. Le donne appaiono caratterizzate da<br />

una maggiore avversione al rischio, che si riduce per coloro che rivestono posizioni apicali;<br />

da una minore autostima, che si traduce in una più contenuta sopravvalutazione<br />

delle proprie capacità; da una più accentuata avversione per i contesti competitivi, che<br />

si accompagna – secondo alcune evidenze sperimentali – a una peggiore performance<br />

in situazioni fortemente competitive. Ove vengano premiati sul mercato del lavoro<br />

caratteristiche più diffuse tra gli uomini, sebbene non correlate con quelle rilevanti per<br />

il lavoro svolto, si possono generare fenomeni di discriminazione “implicita”, potenzialmente<br />

in grado di spiegare sia un più difficile accesso al mercato del lavoro, sia una<br />

più lenta progressione in carriera per le donne.<br />

Alcuni approfondimenti sono stati condotti con riferimento specifico ai test preselettivi di ingresso<br />

in <strong>Banca</strong> d’Italia per i candidati neo laureati nel periodo 1998-2009. Mentre le donne prevalgono<br />

tra i circa 13.400 partecipanti (61,5 per cento in media), sono in minoranza tra coloro che hanno<br />

superato la prova (40,6 per cento). Un approfondimento sulle risposte ai test e sulle caratteristiche dei<br />

candidati per verificare la possibile esistenza di forme di discriminazione implicita ha evidenziato<br />

come i diversi risultati tra uomini e donne siano attribuibili per il 40 per cento a effetti di composizione<br />

(regione e università di provenienza; livello culturale <strong>della</strong> famiglia di origine; strategie di preparazione<br />

differenti); per il 34 per cento a fattori che influiscono solo su uno dei generi (ad esempio, la<br />

presenza di un figlio penalizza le donne ma non gli uomini; un impiego a tempo pieno avvantaggia<br />

gli uomini ma non le donne). Ulteriori approfondimenti sono necessari per spiegare la quota residua<br />

del 26 per cento, che potrebbe essere legata ad altri effetti non osservati o a discriminazione involontaria<br />

associata a caratteristiche ancora non identificate nell’analisi.<br />

Le politiche<br />

La normativa. – In Italia la legislazione per le pari opportunità è stata avviata dopo<br />

analoghe iniziative in altri paesi europei, attraversando tre fasi. Negli anni settanta la<br />

normativa ha riconosciuto il principio <strong>della</strong> parità nelle diverse sfere <strong>della</strong> vita sociale<br />

e lavorativa; l’attenzione è stata prevalentemente rivolta a tutelare la maternità e a<br />

reprimere le discriminazioni sul lavoro. Dalla fine degli anni ottanta, interventi più<br />

mirati sono stati volti a promuovere la partecipazione al mercato del lavoro e il coinvolgimento<br />

attivo nei processi decisionali; al criterio dell’uguaglianza “astratta” è stato<br />

progressivamente sostituito quello dell’uguaglianza di opportunità.<br />

Il primo importante intervento a carattere nazionale a favore delle imprese femminili in Italia è<br />

rappresentato dalla legge 25 febbraio 1992, n. 215, recante “Azioni positive per l’imprenditoria femminile”.<br />

Lo strumento, di fatto attivato solo nel 1997 e rimasto in vigore per circa un decennio, si è articolato<br />

in due fasi. Nella prima, i bandi, tre in tutto, sono stati gestiti a livello centrale dal Ministero dello<br />

Sviluppo economico per un ammontare di risorse pari a circa 122 milioni di euro. Prima dell’uscita del<br />

quarto bando, con il DPR 28 luglio 2000, n. 314, la legge è stata radicalmente modificata conferendo<br />

alle Regioni la facoltà di gestire l’assegnazione dei fondi, a condizione di aggiungerne di propri e di<br />

specificare eventuali criteri aggiuntivi rispetto a quelli già previsti dal regolamento nazionale. I fondi<br />

ministeriali sono stati ripartiti tra le varie amministrazioni in misura inversamente proporzionale al<br />

tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro. I bandi a livello regionale sono stati in tutto tre;<br />

l’ultimo si è chiuso a marzo del 2006, ma la sua operatività non è ancora terminata. Considerando solo<br />

i due bandi precedenti, limitatamente agli aiuti all’avvio di attività, si stima che le imprese finanziate<br />

dalla legge abbiano tassi di sopravvivenza più elevati delle altre nei primi cinque anni di vita, ma non<br />

successivamente. Non vi sarebbero inoltre effetti a livello aggregato sulla presenza di imprese femminili.<br />

Nello scorso decennio è stato, infine, formalmente recepito il principio già acquisito<br />

a livello europeo secondo cui la parità non è un obiettivo in sé, ma va perseguita<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

125


126<br />

in tutti i settori di intervento (gender mainstreaming). Il quadro normativo appare oggi<br />

formalmente allineato a quello degli altri paesi europei, ma restano differenze rilevanti in<br />

termini di effettiva applicazione e quindi di efficacia nel contrastare le radici dei divari.<br />

Il recente disegno di legge per la riforma del mercato del lavoro (cfr. il capitolo 9: Il mercato del<br />

lavoro) prevede alcuni interventi per una maggiore inclusione delle donne nella vita economica: misure<br />

di contrasto al fenomeno delle cosiddette “dimissioni in bianco”, che colpisce solitamente le lavoratrici<br />

in occasione <strong>della</strong> maternità; sgravi contributivi per l’assunzione di donne prive di un impiego regolarmente<br />

retribuito da almeno sei mesi residenti nelle aree svantaggiate; politiche sperimentali di sostegno<br />

alla genitorialità (congedo di paternità obbligatorio <strong>della</strong> durata di tre giorni entro i primi cinque<br />

mesi di vita del figlio; voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting da richiedere al datore di lavoro<br />

al termine del congedo di maternità e per gli 11 mesi successivi, in alternativa al congedo parentale).<br />

L’esperienza di altri paesi mostra il ruolo che alcune politiche possono svolgere per<br />

rimuovere ostacoli ancora presenti nel nostro sistema. Congedi parentali obbligatori e<br />

programmi educativi attenti al genere possono indurre un’attenuazione degli ostacoli<br />

culturali; la disponibilità di statistiche di genere può creare maggiore consapevolezza<br />

e sensibilità rispetto al problema. Un ruolo significativo è stato svolto in altri paesi da<br />

politiche per la conciliazione attive, volte sia a rendere disponibili strutture per la cura<br />

dell’infanzia e degli anziani (l’indice di “presa in carico” dei bambini con meno di tre<br />

anni è superiore al 40 per cento in Belgio, Norvegia, Danimarca, Svezia, Francia, Paesi<br />

Bassi), sia a creare incentivi per lo sviluppo del settore privato dei servizi alla famiglia,<br />

promuovendo un’offerta di qualità a prezzi contenuti (il modello dei voucher sperimentato<br />

in Francia, Belgio e Regno Unito).<br />

La tassazione. – Il sistema fiscale italiano prevede una tassazione del reddito su<br />

base individuale, indipendente dal genere e dallo stato civile. La presenza di detrazioni<br />

per i familiari a carico, di assegni al nucleo familiare e di agevolazioni commisurate al<br />

reddito familiare può tuttavia disincentivare l’offerta di lavoro delle donne sposate,<br />

accrescendo la tassazione sul secondo percettore di reddito nella famiglia. Stime basate<br />

su un modello strutturale dell’offerta di lavoro mostrano che i sistemi fiscali possono<br />

incidere sugli incentivi alla partecipazione femminile al mercato del lavoro.<br />

Il confronto fra quattro possibili strutture del sistema fiscale italiano mostra come sia un incremento<br />

delle detrazioni per i familiari a carico, sia la tassazione congiunta si assocerebbero a una riduzione<br />

<strong>della</strong> partecipazione femminile; un abbassamento <strong>della</strong> prima aliquota dell’Irpef o l’introduzione<br />

di un sistema analogo al Working tax credit presente nel sistema fiscale inglese indurrebbero invece un<br />

aumento <strong>della</strong> partecipazione femminile.<br />

Le politiche regionali. – Con le riforme costituzionali del 2001 e del 2003 è stata<br />

attribuita alle Regioni la potestà di intervenire con proprie leggi per rimuovere ogni<br />

ostacolo alla parità effettiva tra i generi. Le iniziative adottate dalle Regioni sono spesso<br />

frammentate e solo in alcuni casi fanno riferimento a un quadro normativo organico.<br />

Anche le politiche per l’occupazione dipendente, quelle per l’imprenditoria femminile<br />

e quelle per la conciliazione tra vita e lavoro risultano assai differenziate.<br />

A seguito <strong>della</strong> crisi, l’accento delle politiche per l’occupazione è stato gradualmente<br />

spostato dal sostegno alle donne a quello più generalizzato ai lavoratori svantaggiati,<br />

tra cui le donne. Le politiche per l’imprenditoria hanno invece mantenuto una<br />

connotazione femminile più diffusa. Tra le politiche per la conciliazione particolare<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


ilevanza hanno quelle per la creazione di asili nido: l’Italia ha cercato di recuperare<br />

parte del grave ritardo rispetto agli altri paesi in termini di disponibilità di strutture<br />

con un maggiore sforzo di coordinamento tra Stato e Regioni con il piano triennale<br />

straordinario per i nidi. L’obiettivo europeo di almeno 33 posti negli asili nido ogni<br />

100 bambini residenti con meno di tre anni è ancora lontano e il divario geografico<br />

non si è ridotto; tutto il Mezzogiorno, con la sola eccezione <strong>della</strong> Sardegna, mostra valori<br />

inferiori al 10 per cento (fig. 11.4). Il recente Piano di azione coesione del Governo<br />

(cfr. L’economia delle regioni italiane, <strong>Banca</strong> d’Italia, «Economie regionali», di prossima<br />

pubblicazione) ha opportunamente previsto stanziamenti significativi per estendere<br />

nelle regioni del Sud la copertura dei servizi per l’infanzia e per migliorarne la qualità.<br />

Tra le altre iniziative già presenti figurano quasi ovunque, anche perché finanziati in<br />

ampia misura dall’Unione europea, i voucher di conciliazione.<br />

Nel complesso, nel Mezzogiorno le iniziative sono state per lo più legate all’adesione a programmi<br />

nazionali e regionali e all’uso di fondi europei, con un’evidente difficoltà a impiegare le risorse potenzialmente<br />

disponibili. Al Centro Nord gli interventi sono stati in genere più articolati.<br />

Sebbene sia complesso identificare gli effetti delle politiche, è stato costruito un indicatore <strong>della</strong><br />

situazione regionale (che può riflettere anche l’efficacia delle politiche regionali realizzate in passato)<br />

sulla base dei divari nella partecipazione al mercato del lavoro, nelle retribuzioni, nella rappresentanza<br />

al vertice (nelle sottodimensioni <strong>della</strong> politica locale e <strong>della</strong> dirigenza nelle imprese) e nell’uso del<br />

tempo all’interno <strong>della</strong> famiglia. L’indicatore per il 2010 (fig. 11.4) mostra come tutte le regioni italiane<br />

siano lontane dall’assicurare la parità (se l’indicatore medio italiano viene confrontato con quello stimato<br />

per gli altri paesi europei, esso si colloca al 21° posto su 25) con un’ampia variabilità: il Piemonte<br />

e l’Emilia Romagna si collocano in posizioni più vicine alla media europea, mentre la Calabria è la più<br />

distante. Il confronto con il 2005 mostra progressi limitati.<br />

Indice di presa in carico (1)<br />

(valori percentuali; anno scolastico 2009-2010)<br />

da 0,00 a 6,00<br />

da 6,01 a 12,01<br />

da 12,01 a 18,00<br />

da 18,01 a 24,00<br />

da 24,01 a 29,05<br />

Fonte: Istat, L’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi<br />

per la prima infanzia.<br />

(1) Posti disponibili negli asili nido in rapporto alla popolazione 0-2<br />

anni.<br />

Figura 11.4<br />

Indicatore di uguaglianza di genere<br />

per le regioni italiane (2)<br />

(valori)<br />

da 0,00 a 0,15<br />

da 0,16 a 0,25<br />

da 0,26 a 0,35<br />

da 0,36 a 0,45<br />

da 0,46 a 0,47<br />

Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno; siti web delle<br />

Regioni; Istat, Indagine “Uso del tempo” e Rilevazione sulle forze di<br />

lavoro; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(2) L’indicatore assume valori compresi fra 0 (assenza di parità) e<br />

1 (piena parità).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

127


128<br />

12. LA BILANCIA DEI PAGAMENTI E LA POSIZIONE<br />

PATRIMONIALE SULL’ESTERO<br />

Nel <strong>2011</strong> il disavanzo del conto corrente <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti italiana è<br />

leggermente migliorato (dal 3,5 al 3,3 per cento del PIL), grazie alla riduzione del deficit<br />

commerciale, favorita dalla forte crescita dell’avanzo nei prodotti diversi da quelli energetici,<br />

in particolare nei settori <strong>della</strong> meccanica e dei prodotti in metallo. L’ampliamento<br />

del disavanzo nei redditi è stato compensato per oltre la metà dalla contrazione di quello<br />

nei servizi.<br />

Nel complesso del conto finanziario, le significative riduzioni di passività verso<br />

l’estero riferibili al settore pubblico e a quello bancario (80,8 e 74,4 miliardi rispettivamente)<br />

hanno generato deflussi netti; questi hanno trovato contropartita in maggiori<br />

passività nette in capo alla <strong>Banca</strong> d’Italia e agli altri settori dell’economia (184,4 e 44,3<br />

miliardi, rispettivamente). Ne sono derivati afflussi netti per 73,5 miliardi, che hanno<br />

finanziato il disavanzo corrente di 51,5 miliardi; la posta residuale “errori e omissioni” è<br />

stata pari a -22,4 miliardi. Il segno negativo di questo saldo è coerente con un deflusso<br />

di capitali non registrato dalle statistiche ufficiali.<br />

Nel <strong>2011</strong> la posizione patrimoniale debitoria netta dell’Italia sull’estero è stata pari<br />

al 20,6 per cento del PIL, contro il 24,0 del 2010, per effetto di favorevoli aggiustamenti<br />

di valutazione che hanno prevalso sul disavanzo corrente da finanziare: la valutazione<br />

degli strumenti finanziari ai prezzi di mercato nel computo delle consistenze ha determinato<br />

una riduzione delle passività del settore pubblico nello scorcio del <strong>2011</strong>, in<br />

corrispondenza con la discesa delle quotazioni associata all’innalzamento dei rendimenti<br />

dei titoli di Stato italiani.<br />

Il processo di revisione delle statistiche sui conti con l’estero, seguito all’introduzione del nuovo<br />

sistema di rilevazione dei dati, si è concluso nell’ottobre <strong>2011</strong> con la pubblicazione di serie storiche ricostruite<br />

per gli anni precedenti il 2008 per quanto riguarda i flussi e antecedenti il dicembre 2007 per<br />

le consistenze; le nuove statistiche per i periodi più recenti erano già state diffuse nella prima metà del<br />

<strong>2011</strong>. Per la bilancia dei pagamenti la ricostruzione ha interessato pressoché tutte le voci (salvo le merci,<br />

rilevate dall’Istat, e il turismo e i trasporti, già oggetto di indagini campionarie), con effetti maggiori sul<br />

conto finanziario. Gli afflussi di capitali sono stati rivisti al rialzo coerentemente con i dati di posizione<br />

patrimoniale, per la gran parte rilevati tramite indagini campionarie nel nuovo sistema. Le serie ricostruite<br />

mostrano un miglioramento del saldo del conto corrente (circa 80 miliardi in termini cumulati tra il<br />

1991 e il 2007), principalmente dovuto ai redditi da capitale (cfr. Indicatori monetari e finanziari. Bilancia<br />

dei pagamenti e posizione patrimoniale sull’estero, in Supplementi al Bollettino Statistico, n. 53, <strong>2011</strong>).<br />

Il conto corrente e il conto capitale<br />

Il disavanzo corrente <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti italiana è diminuito di 3,2 miliardi<br />

nel <strong>2011</strong> (tav. 12.1). è peggiorato in Francia, dall’1,7 al 2,2 per cento del PIL,<br />

con il forte aumento (19,8 miliardi, pari all’1,0 per cento del PIL) del deficit nei beni<br />

che è stato per metà compensato dalla crescita degli avanzi nei servizi e nei redditi. In<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Germania si è ridotto il surplus complessivo (di 3,0 miliardi; dal 6,1 al 5,7 per cento<br />

del PIL), per la modesta flessione dell’avanzo nelle merci; è proseguita la crescita del<br />

disavanzo nei servizi, mentre il surplus nei redditi è sceso marginalmente.<br />

Bilancia dei pagamenti (1) (2)<br />

(miliardi di euro)<br />

Tavola 12.1<br />

Voci 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Conto corrente -19,9 -44,9 -30,2 -54,7 -51,5<br />

Merci 3,2 -2,1 0,8 -20,9 -16,6<br />

Prodotti non energetici (3) 47,9 55,3 41,5 29,5 43,3<br />

Prodotti energetici (3) -44,6 -57,5 -40,7 -50,4 -59,9<br />

Servizi -7,1 -8,6 -8,4 -9,2 -7,0<br />

Redditi -1,2 -19,4 -10,4 -8,3 -12,0<br />

Trasferimenti unilaterali -14,8 -14,8 -12,2 -16,3 -15,9<br />

di cui: istituzioni <strong>della</strong> UE -8,4 -9,9 -7,0 -10,1 -10,4<br />

Conto capitale 1,8 -0,2 -0,1 -0,6 0,4<br />

Attività intangibili -0,5 -1,0 -0,6 -0,7 -0,4<br />

Trasferimenti unilaterali 2,3 0,9 0,5 0,2 0,8<br />

di cui: istituzioni <strong>della</strong> UE 3,3 2,2 1,6 1,5 2,7<br />

Conto finanziario 29,2 31,4 37,3 86,7 73,5<br />

investimenti diretti -38,3 -53,1 -0,9 -17,7 -13,1<br />

all’estero -70,3 -45,7 -15,3 -24,7 -34,0<br />

in italia 32,0 -7,4 14,5 6,9 20,9<br />

investimenti di portafoglio 5,6 75,2 28,1 38,5 -34,4<br />

azioni e fondi comuni -5,9 61,9 2,6 -37,9 9,1<br />

titoli di debito 11,5 13,3 25,5 76,4 -43,5<br />

Derivati -2,8 1,9 4,3 -4,7 7,5<br />

Altri investimenti 66,2 13,0 5,7 71,8 114,4<br />

di cui: istituzioni finanziarie monetarie (4) 83,0 -18,5 -2,4 8,3 -73,2<br />

Variazione riserve ufficiali (5) -1,5 -5,6 0,1 -1,0 -0,9<br />

Errori e omissioni -11,1 13,7 -7,1 -31,5 -22,4<br />

(1) cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) Per i periodi dal 2008 in poi i dati contenuti nella tavola sono stati ottenuti<br />

sulla base del nuovo sistema di rilevazione e compilazione <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti dell’italia. Per i periodi precedenti, le<br />

serie sono state ricostruite in continuità. – (3) Elaborazioni su dati di commercio estero dell’istat. – (4) Esclusa la <strong>Banca</strong> d’italia. –<br />

(5) il segno (-) indica un aumento di riserve.<br />

Il deterioramento del saldo del conto corrente dell’Italia nell’ultimo decennio è pari a 3,5 punti<br />

percentuali di PIL. Il maggiore contributo negativo è provenuto dal commercio di beni (-2,4 punti<br />

percentuali), soprattutto a causa del rincaro dei prodotti energetici importati. Anche i trasferimenti<br />

unilaterali e i viaggi hanno contribuito negativamente (rispettivamente per 0,5 e 0,3 punti percentuali),<br />

mentre i disavanzi negli altri servizi e nei redditi sono rimasti quasi invariati.<br />

L’Italia supera la soglia di attenzione di uno solo dei cinque indicatori di squilibrio esterno considerati<br />

nello scoreboard del primo Alert Mechanism Report pubblicato il 14 febbraio scorso dalla Commissione<br />

europea (cfr. il capitolo 6: Le politiche di bilancio): la dinamica a cinque anni delle quote di<br />

mercato a prezzi e cambi correnti delle esportazioni di beni e servizi (-19,0 per cento nel quinquennio<br />

terminante nel 2010). La soglia del -6,0 per cento è oltrepassata anche dalla Francia e dalla Germania<br />

(rispettivamente -19,4 e -8,3 per cento). La soglia penalizza sistematicamente i paesi già storicamente<br />

presenti sui mercati internazionali rispetto ai nuovi paesi membri dell’Unione europea. Questi si trovavano,<br />

tra la fine degli anni novanta e lo scorso decennio, in una fase di convergenza e, anche grazie<br />

all’integrazione nel mercato unico, registravano elevati tassi di crescita delle esportazioni. L’aver incluso<br />

paesi in fase di transizione caratterizzati da una crescita eccezionale delle proprie quote di mercato<br />

ha contribuito a determinare una soglia relativamente elevata per i rimanenti paesi.<br />

Gli scambi di merci. – Nel <strong>2011</strong> il deficit delle merci nella valutazione fob-fob è<br />

sceso all’1,1 per cento del PIL (fig. 12.1), dopo il forte deterioramento del 2010. La<br />

crescita delle esportazioni, trainata come nel 2010 dai beni intermedi e di investimento,<br />

ha rallentato dal 15,6 per cento all’11,4 (tav. 12.2), di riflesso alla decelerazione<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

129


130<br />

<strong>della</strong> domanda mondiale cominciata nella prima metà dell’anno (cfr. il capitolo 3: Il<br />

commercio internazionale e le bilance dei pagamenti). Le importazioni hanno frenato<br />

più bruscamente (al 9,5 per cento, dal 23,1); su quelle di beni intermedi ha inciso il<br />

calo <strong>della</strong> produzione industriale, mentre alla stagnazione di quelle di beni capitali ha<br />

contribuito la caduta degli investimenti fissi. Si sono ridotte le importazioni di prodotti<br />

elettronici, in particolare quelle di celle fotovoltaiche, diminuite di quasi due miliardi<br />

dopo l’impennata registrata nel 2010 (fig. 12.2) in corrispondenza con il picco degli<br />

incentivi pubblici alle fonti rinnovabili. Il disavanzo energetico è nuovamente cresciuto;<br />

ha raggiunto il massimo storico (3,8 per cento del PIL), nonostante la contrazione<br />

dei volumi importati, a causa <strong>della</strong> ripresa delle quotazioni del petrolio. Più forte è stato<br />

l’incremento dell’avanzo nei prodotti non energetici, che si era interrotto nel biennio<br />

2009-2010, grazie soprattutto alla componente dei beni strumentali.<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

-1<br />

-2<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Figura 12.1<br />

Saldi del commercio con l’estero e indice del prezzo in euro del petrolio (1)<br />

(saldi in percentuale del PIL; indice: 1998=100)<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

saldo fob-fob al netto dell'energia<br />

(scala di sinistra)<br />

saldo fob-fob<br />

(scala di sinistra)<br />

indice del prezzo del petrolio in euro<br />

(scala di destra)<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat e <strong>Banca</strong> d’italia.<br />

(1) L’indice del prezzo del petrolio è basato sul prezzo medio in dollari delle tre principali qualità di petrolio convertito in euro.<br />

5.000<br />

4.500<br />

4.000<br />

3.500<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

0<br />

Importazioni di celle fotovoltaiche (1)<br />

(milioni di euro)<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

valori trimestrali (scala di sinistra) valori annuali (scala di destra)<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat.<br />

(1) il dato riferito al 1° trim. 2012 è parzialmente stimato.<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

Figura 12.2<br />

10.000<br />

9.000<br />

8.000<br />

7.000<br />

6.000<br />

5.000<br />

4.000<br />

3.000<br />

2.000<br />

1.000<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


Interscambio commerciale fob-fob per paese o area<br />

(miliardi di euro, variazioni percentuali sul 2010 e composizione percentuale nel 2010)<br />

PAESi<br />

Esportazioni importazioni Saldo<br />

Tavola 12.2<br />

Valori Variazioni composi- Valori Variazioni composi- Valori<br />

zione %<br />

zione %<br />

<strong>2011</strong> nel 2010 <strong>2011</strong> nel 2010 2010 <strong>2011</strong><br />

Paesi <strong>della</strong> UE-27 210,3 8,7 57,3 211,9 6,2 55,6 -6,1 -1,6<br />

Area dell’euro a 17 160,7 8,8 43,7 171,8 5,6 45,3 -14,9 -11,1<br />

di cui: Francia 43,9 11,4 11,6 33,4 3,9 9,0 7,2 10,5<br />

Germania 49,4 12,4 13,0 61,9 5,8 16,3 -14,6 -12,6<br />

Spagna 19,9 1,5 5,8 17,7 6,9 4,6 3,0 2,1<br />

Altri paesi <strong>della</strong> UE-27 49,6 8,3 13,6 40,0 8,4 10,3 8,9 9,6<br />

di cui: Regno Unito 17,5 -0,2 5,2 10,8 8,9 2,8 7,6 6,7<br />

Resto del mondo 166,1 15,1 42,7 181,2 13,8 44,4 -14,8 -15,1<br />

cina 10,0 16,1 2,5 28,5 3,0 7,7 -19,0 -18,5<br />

Giappone 4,7 18,1 1,2 4,0 -2,2 1,2 -0,1 0,7<br />

india 3,7 10,4 1,0 4,6 27,3 1,0 -0,3 -0,9<br />

oPEc 17,8 -1,1 5,3 33,4 -0,9 9,4 -15,7 -15,6<br />

Russia 9,3 17,4 2,3 17,3 24,7 3,9 -5,9 -8,0<br />

Stati Uniti 22,9 12,5 6,0 12,6 17,9 3,0 9,6 10,3<br />

Svizzera 20,7 30,5 4,7 11,4 11,4 2,8 5,6 9,3<br />

Turchia 9,6 19,9 2,4 5,7 17,7 1,4 3,2 3,9<br />

Altri 67,3 15,6 17,2 63,6 26,1 14,1 7,8 3,7<br />

Totale 376,5 11,4 100,0 393,1 9,5 100,0 -20,9 -16,6<br />

In particolare, le esportazioni nette di prodotti in metallo hanno beneficiato delle vendite di oro<br />

non monetario, la cui domanda è fortemente cresciuta nello scorcio del <strong>2011</strong> anche in relazione alla<br />

sua funzione di bene rifugio in periodi di incertezza sui mercati finanziari; la materia prima è stata<br />

prevalentemente importata, in parte direttamente, in parte attraverso il trattamento di rifiuti industriali<br />

contenenti metalli preziosi.<br />

L’avanzo delle merci in Germania (154,3 miliardi, pari al 6,0 per cento del PIL) ha registrato una<br />

lieve riduzione, mentre il disavanzo è ulteriormente cresciuto in Francia, arrivando al massimo storico<br />

di 73,5 miliardi (il 3,7 per cento del PIL). La crescita delle esportazioni francesi (8,7 per cento) è stata<br />

più lenta di quella delle vendite all’estero dell’Italia e <strong>della</strong> Germania (11,4 e 12,1 per cento, rispettivamente).<br />

Solo in Italia le importazioni sono cresciute meno delle esportazioni.<br />

La quota delle esportazioni italiane di beni sul commercio mondiale in valore è<br />

scesa di un punto percentuale nel decennio 2002-<strong>2011</strong> (dal 3,9 per cento al 2,9, un<br />

decimo in meno rispetto al 2010). Il calo è stato più pronunciato per la quota <strong>della</strong><br />

Francia (dal 4,8 per cento al 3,4), più modesto per quella <strong>della</strong> Germania (dal 9,4 per<br />

cento all’8,6). A differenza degli altri due paesi, la riduzione per la Francia si è concentrata<br />

tra il 2002 e il 2007. In seguito alla revisione dei deflatori di recente adottata dai<br />

conti nazionali per gli anni dal 2002 in poi (cfr. il capitolo 8: La domanda, l’offerta e i<br />

prezzi), è ora possibile stimare la quota delle esportazioni italiane di beni sul commercio<br />

mondiale a prezzi e cambi costanti su una base omogenea, sotto il profilo metodologico<br />

delle fonti, rispetto ai principali partner europei. Secondo questo indicatore, il peso<br />

dell’Italia sul commercio mondiale in volume è sceso nel decennio 2002-<strong>2011</strong> dal 3,6<br />

per cento al 2,7 (valore equivalente a quello del 2010). Il calo è in linea con quello<br />

registrato dalla Francia (passata dal 4,7 per cento al 3,5), mentre la Germania ha mantenuto<br />

la sua quota invariata al 9,0 per cento.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

131


132<br />

Nel <strong>2011</strong> le esportazioni in valore dell’Italia sono cresciute a un ritmo molto inferiore rispetto al<br />

commercio mondiale, sul quale hanno pesato in misura proporzionalmente maggiore gli incrementi<br />

delle quotazioni delle materie prime. La dinamica delle nostre esportazioni di beni in volume, aumentate<br />

del 7,0 per cento, ha invece ecceduto di quasi un punto percentuale quella del commercio mondiale<br />

stimata dal Fondo monetario internazionale, ma è risultata in linea con la crescita <strong>della</strong> domanda<br />

che si rivolge ai nostri prodotti sui mercati esteri. Vi ha contribuito la buona espansione delle vendite<br />

all’esterno dell’area dell’euro, che ha ecceduto quella <strong>della</strong> domanda espressa da quegli stessi paesi.<br />

La riduzione del deficit commerciale ha riflesso quella del disavanzo con gli altri<br />

paesi dell’area dell’euro (da 14,9 a 11,1 miliardi; tav. 12.2), per effetto di un incremento<br />

delle esportazioni maggiore di quello delle importazioni. è cresciuto leggermente<br />

l’avanzo con i rimanenti paesi <strong>della</strong> UE ed è rimasto sostanzialmente stabile il disavanzo<br />

verso i paesi esterni all’Unione (15,1 miliardi).<br />

Lo sviluppo di catene di produzione globali, accrescendo l’utilizzo di input importati,<br />

ha modificato la capacità delle esportazioni di generare valore aggiunto e reddito<br />

all’interno del paese.<br />

Da un’analisi basata sulle tavole input-output, sui dati di contabilità nazionale e di commercio<br />

estero, emerge che tra il 2000 e il 2007 il valore aggiunto interno per unità di produzione manifatturiera<br />

esportata si è ridotto in misura simile per la Germania e per l’Italia (passando rispettivamente<br />

dal 70,1 al 65,5 per cento e dal 67,4 al 61,7 per cento), mentre la flessione è stata più contenuta per la<br />

Francia (dal 66,4 al 64,0 per cento). Ciò segnala che, almeno fino al 2007, le imprese manifatturiere<br />

italiane e tedesche hanno adottato simili modalità di frammentazione internazionale dell’attività produttiva,<br />

con un crescente ricorso a input importati. L’internazionalizzazione delle imprese francesi<br />

si è invece manifestata attraverso una più intensa localizzazione di attività produttive all’estero già<br />

dall’inizio dello scorso decennio.<br />

Dopo un biennio di pausa, è ripresa con forza la crescita (3,3 miliardi) dell’avanzo<br />

commerciale nei confronti <strong>della</strong> Francia, in atto dal 2004. Vi hanno contribuito il calo<br />

delle importazioni e la buona crescita delle esportazioni di elettronica, mezzi di trasporto<br />

e meccanica. è tornato a scendere (-2,0 miliardi) il disavanzo nei confronti <strong>della</strong><br />

Germania: le esportazioni di prodotti in metallo e di macchine sono cresciute più velocemente<br />

delle importazioni, mentre la riduzione degli acquisti di celle fotovoltaiche<br />

ha determinato il calo complessivo delle importazioni di prodotti elettronici. L’avanzo<br />

commerciale nei confronti di Spagna e Regno Unito si è complessivamente contratto<br />

di 1,8 miliardi, per la stagnazione delle nostre esportazioni, che hanno risentito <strong>della</strong><br />

debolezza <strong>della</strong> domanda interna nei due paesi.<br />

Gli scambi con i paesi OPEC sono calati di circa l’1 per cento, risentendo fortemente<br />

degli eventi bellici in Libia. Al netto di questo paese, le nostre esportazioni verso<br />

i paesi del cartello sono cresciute del 12,4 per cento (un punto oltre la media), mentre<br />

le importazioni sono balzate del 34,4 per cento, trainate dall’impennata (25,4 per cento)<br />

delle quotazioni del petrolio in euro. L’eccezionale calo di acquisti di beni energetici<br />

dalla Libia è stato sostituito da importazioni provenienti da Arabia Saudita, Azerbaijan,<br />

Angola e Russia. La crescita del nostro deficit commerciale con quest’ultimo paese è<br />

stata frenata dall’espansione delle esportazioni di macchine e articoli di abbigliamento.<br />

Quello con la Cina si è confermato il deficit bilaterale più elevato dell’Italia; si è<br />

ridotto lievemente (da 19,0 miliardi a 18,5) grazie alla marcata flessione delle importazioni<br />

di mezzi di trasporto. è fortemente salito l’avanzo commerciale nei confronti<br />

<strong>della</strong> Svizzera (da 5,6 a 9,3 miliardi). Oltre alla buona crescita delle esportazioni dei<br />

prodotti tradizionali del “made in Italy”, favorite dal rafforzamento del franco svizzero<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


nell’ultimo biennio, hanno pesato le vendite di prodotti in metallo: il mercato elvetico<br />

ha assorbito nel <strong>2011</strong> oltre il 71 per cento delle nostre esportazioni di oro (6,0 miliardi<br />

nel complesso, da 3,0 del 2010). Si è consolidata l’espansione dell’avanzo con gli Stati<br />

Uniti, grazie al contributo positivo <strong>della</strong> meccanica e dei mezzi di trasporto diversi<br />

dagli autoveicoli, controbilanciato solo in parte dall’incremento del deficit energetico.<br />

Per estendere agli andamenti settoriali l’analisi delle esportazioni in volume coerenti con le nuove<br />

serie aggregate dei conti nazionali, si sono deflazionati i valori del commercio estero con i prezzi <strong>della</strong><br />

produzione industriale esportata, in sostituzione dei valori medi unitari tradizionalmente utilizzati.<br />

Questi ultimi incontrano numerosi problemi statistici e hanno difficoltà a cogliere in un indice sintetico<br />

l’innovazione che si manifesta nella commercializzazione di nuovi prodotti, nel cambiamento qualitativo<br />

di quelli esistenti e nella cessazione delle produzioni marginali. La tavola 12.3 aggrega i principali settori<br />

<strong>della</strong> manifattura in base alla dinamica registrata nell’ultimo decennio, suddivisa tra il periodo 2002-07<br />

e la successiva fase ciclica (2008-<strong>2011</strong>). Se per alcuni settori tradizionali del “made in Italy” (gli articoli<br />

in pelle e, in misura minore, quelli di abbigliamento) sembrano emergere i frutti di un intenso processo<br />

di ristrutturazione e riposizionamento, la recente crisi mondiale ha inflitto una pesante accelerazione al<br />

ridimensionamento delle altre produzioni tradizionali (come il tessile, i prodotti in ceramica, i mobili e gli<br />

elettrodomestici). I settori dei prodotti farmaceutici e dell’elettronica industriale sono riusciti a espandere<br />

le proprie nicchie di mercato per consolidare la crescita delle vendite all’estero anche dopo il 2007. La<br />

stagnazione delle esportazioni dei beni strumentali (meccanica, macchine elettriche, mezzi di trasporto<br />

diversi dagli autoveicoli) negli anni più recenti è legata alla debolezza del ciclo internazionale degli<br />

investimenti, dopo la forte crescita nella prima metà del decennio scorso. Le esportazioni di autoveicoli<br />

continuano invece a scontare il forte calo <strong>della</strong> domanda di beni di consumo durevoli che ha caratterizzato<br />

la recente recessione nella UE. I metalli di base e i prodotti in metallo hanno beneficiato <strong>della</strong> fase di<br />

espansione tra il 2002 e il 2007 più degli altri comparti; nel <strong>2011</strong> le vendite all’estero hanno superato i precedenti<br />

massimi storici, anche grazie al contributo dell’oro. La dinamica <strong>della</strong> chimica, delle produzioni<br />

in gomma e di quelle in plastica è stata in linea con quella del totale delle esportazioni.<br />

Nel complesso del decennio 2002-<strong>2011</strong> la sostituzione dei valori medi unitari con i prezzi <strong>della</strong> produzione<br />

industriale esportata determina un miglioramento <strong>della</strong> valutazione dei volumi venduti all’estero<br />

per tutti i settori. Anche in questo caso, l’abbigliamento e i prodotti in pelle traggono vantaggio dal cambiamento<br />

di metodologia in misura superiore rispetto ai rimanenti settori tradizionali del “made in Italy”. I<br />

prezzi all’esportazione <strong>della</strong> farmaceutica e dei prodotti elettronici sono scesi nel decennio tra il 13 e il 20<br />

per cento, mentre i valori medi unitari segnalavano una variazione di entità simile ma di segno opposto.<br />

Esportazioni settoriali di manufatti in volume<br />

(valori deflazionati con i prezzi <strong>della</strong> produzione industriale esportata;<br />

tassi di crescita e composizione percentuale)<br />

SETToRi<br />

crescita<br />

tra 2002 e 2007<br />

crescita<br />

tra 2007 e <strong>2011</strong><br />

Tavola 12.3<br />

composizione<br />

% nel <strong>2011</strong><br />

Manifattura 25,7 -3,5 100,0<br />

Alimentari 23,0 15,5 6,8<br />

Made in italy 2,0 -12,9 20,8<br />

Abbigliamento 1,7 -4,6 4,6<br />

Articoli in pelle e simili 7,6 1,0 4,3<br />

Altri settori del made in italy (1) 0,6 -19,8 11,8<br />

Legno e prodotti in legno (2), carta e prodotti in carta,<br />

prodotti chimici, articoli in gomma e materie plastiche 25,6 -1,2 12,9<br />

Prodotti farmaceutici 35,7 27,7 4,3<br />

Metalli di base e prodotti in metallo (3) 64,1 7,1 13,4<br />

computer, apparecchi elettronici e ottici 8,0 11,9 3,6<br />

Meccanica e macchine elettriche (4) 41,7 -1,2 23,5<br />

Mezzi di trasporto 35,6 -11,9 10,1<br />

Altri settori manifatturieri 55,0 -23,4 4,7<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat.<br />

(1) Tessile, prodotti <strong>della</strong> lavorazione di minerali non metalliferi, elettrodomestici, "altri prodotti" (principalmente mobili e gioielli). –<br />

(2) Esclusi i mobili. – (3) Esclusi macchinari e attrezzature. – (4) Esclusi gli elettrodomestici.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

133


134<br />

I servizi. – Dopo il picco del 2010, l’anno scorso è tornato a ridursi il disavanzo nei<br />

servizi (da 9,2 a 7,0 miliardi; tav. 12.4), per l’incremento del surplus nella voce viaggi e,<br />

in minor misura, per la riduzione del deficit negli “altri servizi per le imprese”.<br />

Il surplus nei viaggi, che incide per circa un terzo sull’interscambio di servizi, si<br />

era fortemente contratto tra il 2007 e il 2009, per stabilizzarsi nel 2010. La crescita nel<br />

<strong>2011</strong>, da 8,8 a 10,3 miliardi, è stata determinata quasi interamente dalle maggiori spese<br />

dei turisti stranieri in Italia.<br />

I viaggi internazionali costituiscono l’unica voce strutturalmente in attivo del conto corrente<br />

dell’Italia. La riduzione dell’avanzo turistico, sceso dall’1,0 per cento del PIL nel 2001 allo 0,7 nel <strong>2011</strong>,<br />

ha riflesso la modesta dinamica degli introiti, la cui incidenza sul prodotto si è ridotta dal 2,3 al 2,0<br />

per cento: alla riduzione <strong>della</strong> durata media dei viaggi dei visitatori stranieri sono corrisposti leggeri<br />

aumenti <strong>della</strong> spesa media giornaliera pro capite, a prezzi correnti, e del numero di viaggiatori.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Voci<br />

Interscambio di servizi (1)<br />

(miliardi di euro)<br />

crediti Debiti Saldi<br />

Tavola 12.4<br />

2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

Totale 74,0 76,7 83,2 83,7 -9,2 -7,0<br />

di cui: viaggi 29,3 30,9 20,4 20,6 8,8 10,3<br />

di cui: vacanze 16,8 18,5 9,1 9,1 7,6 9,5<br />

motivi di lavoro 6,4 6,4 6,3 6,5 0,1 -0,1<br />

trasporti 11,1 11,0 19,6 19,4 -8,5 -8,4<br />

altri servizi per le imprese 19,1 20,6 21,0 22,0 -1,9 -1,4<br />

costruzioni 0,1 0,1 0,1 0,1 .. ..<br />

finanziari e assicurativi 4,0 3,7 6,5 6,6 -2,5 -2,9<br />

royalties e licenze 2,8 2,7 5,4 5,2 -2,6 -2,5<br />

informatici e di informazione 1,5 1,7 3,3 3,3 -1,8 -1,6<br />

comunicazioni 5,1 4,8 4,9 4,7 0,2 0,1<br />

(1) i dati contenuti nella tavola sono stati ottenuti sulla base del nuovo sistema di rilevazione e compilazione <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti<br />

dell’italia.<br />

Nel <strong>2011</strong> le entrate a prezzi correnti da viaggi internazionali sono aumentate del<br />

5,6 per cento, con un’accelerazione rispetto all’anno precedente. Gli introiti da viaggi<br />

per vacanze (che costituiscono quasi i tre quarti dei “viaggi per motivi personali”) sono<br />

aumentati dell’11,4 per cento rispetto all’anno precedente, determinando la dinamica<br />

dell’aggregato complessivo. Le entrate da viaggi di lavoro, dopo un moderato recupero<br />

nel 2010, hanno invece ripreso a flettere (-0,9 per cento). L’accelerazione delle entrate<br />

turistiche è stata sostenuta soprattutto dai viaggiatori provenienti dai tradizionali paesi<br />

di specializzazione dell’export turistico italiano (Germania, che costituisce il primo<br />

mercato, Francia e Stati Uniti), con l’eccezione dei turisti spagnoli, che hanno risentito<br />

<strong>della</strong> situazione economica del loro paese, e di quelli elvetici.<br />

La crescita <strong>della</strong> spesa dei viaggiatori italiani all’estero è rallentata (dal 2,0 per cento<br />

nel 2010 allo 0,8 nel <strong>2011</strong>). La ripresa <strong>della</strong> spesa per vacanze si è pressoché arrestata<br />

(0,2 per cento, dal 4,4), risentendo nella seconda metà dello scorso anno anche del forte<br />

peggioramento del clima di fiducia delle famiglie. Le spese per viaggi di lavoro, che<br />

BANCA D’ITALIA


nel biennio 2008-09 erano cadute del 13,5 per cento rispetto al 2007, sono cresciute a<br />

un ritmo modesto per il secondo anno consecutivo. Mentre negli anni successivi all’insorgere<br />

<strong>della</strong> crisi internazionale si era verificata una parziale sostituzione dei viaggi in<br />

Italia in favore di quelli all’estero, grazie anche alla flessione delle tariffe aeree e alla<br />

crescita delle quote di mercato dei vettori low-cost, secondo l’Istat il calo del numero di<br />

viaggi effettuati dagli italiani nel <strong>2011</strong> è stato il medesimo per le destinazioni nazionali<br />

e per quelle internazionali.<br />

Nel 2008 e soprattutto nel 2009, gli introiti da viaggi delle tre principali destinazioni turistiche<br />

europee si erano ridotti per effetto <strong>della</strong> crisi internazionale (nel complesso del biennio: -7,3 per cento<br />

a prezzi correnti in Italia, -9,4 in Spagna e -10,3 in Francia). Nel 2010 per l’Italia e la Spagna era<br />

iniziata una fase di moderata ripresa, mentre per la Francia si era solamente attenuata la caduta;<br />

durante lo scorso anno la ripresa si è rafforzata in ciascuno dei tre paesi. Se si considerano gli introiti a<br />

prezzi correnti, l’Italia ha quasi interamente recuperato la perdita del biennio 2008-09; rispetto al 2007<br />

rimane un divario dello 0,7 per cento, che sale quasi al 9 per cento per le entrate in termini reali. In<br />

base ai valori a prezzi correnti, nel <strong>2011</strong> la Spagna ha superato di circa due punti percentuali il livello<br />

registrato nel 2007, mentre per la Francia il divario è rimasto negativo per circa due punti percentuali.<br />

Il deficit nei trasporti, pari a 8,4 miliardi (0,5 per cento del PIL), si è mantenuto<br />

nel <strong>2011</strong> su valori appena inferiori al massimo storico registrato nel 2010.<br />

Alla riduzione del disavanzo nei trasporti mercantili navali hanno contribuito i cali dei volumi<br />

movimentati e, soprattutto, dei noli medi che, secondo l’Indagine sui trasporti internazionali, sono scesi<br />

in termini reali di oltre il 13 per cento per le importazioni. Il mercato dei noli marittimi ha continuato<br />

a risentire dell’andamento del ciclo internazionale e di una situazione di eccesso di offerta di stiva –<br />

conseguenza dei forti investimenti realizzati nel periodo precedente la crisi – che hanno reso ancor<br />

più difficoltoso l’assorbimento dell’alto costo dei carburanti; si è mantenuta bassa la profittabilità del<br />

settore. Problematiche simili hanno coinvolto gli altri comparti, con il trasporto mercantile stradale che<br />

ha evidenziato anche un peggioramento del disavanzo. Nel trasporto aereo passeggeri si è registrata una<br />

forte crescita degli introiti (25,6 per cento), dovuta più all’aumento del numero e <strong>della</strong> spesa dei turisti<br />

stranieri che a una ripresa <strong>della</strong> quota di mercato dei vettori residenti.<br />

Nel <strong>2011</strong> è proseguita la riduzione del disavanzo nei servizi diversi da trasporti e<br />

viaggi (a 8,8 miliardi, da 9,5), in atto dal 2008. Vi ha contribuito soprattutto l’aumento<br />

delle esportazioni di “altri servizi per le imprese” (vendita di merci estero su estero e altri<br />

servizi commerciali, servizi professionali e servizi tra imprese collegate), la voce più importante<br />

del comparto, il cui deficit ha toccato il valore minimo dal 2005.<br />

La revisione degli “altri servizi” per gli anni precedenti il 2008 ha prodotto solo una diversa<br />

articolazione per tipologia di servizio. Sono state ridimensionate le voci residuali in favore di quelle<br />

più specifiche (in particolare servizi assicurativi, finanziari e informatici), delineando un quadro che<br />

meglio dovrebbe riflettere le caratteristiche del fenomeno. I nuovi dati hanno inoltre migliorato sensibilmente<br />

il grado di coerenza tra le statistiche di bilancia dei pagamenti e quelle di contabilità nazionale,<br />

armonizzando il trattamento dei servizi di costruzione. Le residue incoerenze dovute ai SIFIM (servizi<br />

di intermediazione finanziaria indirettamente misurati) saranno eliminate nel 2014 con l’introduzione<br />

del sesto manuale <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti, il quale renderà uniforme il trattamento di questi<br />

servizi nei diversi ambiti statistici.<br />

I redditi. – Nel <strong>2011</strong> il disavanzo nel conto dei redditi, determinato in gran parte<br />

dai redditi da capitale e fortemente diminuito nel biennio precedente, è tornato a<br />

crescere, raggiungendo i 12,0 miliardi (da 8,3 nel 2010). Vi ha contribuito in particolare<br />

la contrazione di 2,5 miliardi nell’avanzo nei redditi da investimenti diretti: sono<br />

diminuiti gli utili percepiti dall’estero e sono aumentati gli interessi passivi sui prestiti<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

135


136<br />

intra gruppo, che confluiscono in questa voce. Nella seconda metà del <strong>2011</strong> l’aumento<br />

del premio per il rischio sulle passività emesse dai residenti ha pesato anche sulle altre<br />

componenti dei redditi costituite da interessi; quelli maturati sugli investimenti di portafoglio<br />

in titoli di debito e sugli “altri investimenti” (in prevalenza depositi e prestiti)<br />

sono cresciuti più velocemente rispetto agli incassi. Un contributo positivo e crescente<br />

è venuto dai redditi su investimenti di portafoglio in azioni e fondi comuni, che hanno<br />

visto le entrate espandersi più velocemente delle uscite.<br />

Le serie storiche dei redditi da capitale sono state ricostruite per il periodo 1998-2007 per i soli<br />

settori non bancari. La variazione principale deriva dall’inclusione dei redditi figurativi derivanti dai<br />

fondi comuni ad accumulazione, non rilevati dal precedente sistema di raccolta. Questa modifica ha<br />

superato una rilevante incoerenza rispetto alla contabilità nazionale e ha comportato un significativo<br />

incremento dei crediti (circa 52 miliardi complessivi tra il 1997 e il 2007), in ragione dell’elevata incidenza<br />

dei fondi comuni esteri sulle consistenze degli investimenti di portafoglio degli italiani.<br />

I trasferimenti. – Il disavanzo nei trasferimenti correnti si è lievemente ridotto,<br />

da 16,3 miliardi a 15,9. Si è contratto il deficit nei trasferimenti privati, nonostante il<br />

disavanzo delle rimesse degli emigranti sia tornato a crescere (6,9 miliardi, da 6,1 nel<br />

2010). è aumentato leggermente anche il disavanzo nei trasferimenti pubblici, alimentato<br />

quasi interamente dai flussi con le istituzioni <strong>della</strong> UE.<br />

Gli investimenti<br />

Gli investimenti diretti. – Si è accentuato il recupero degli investimenti diretti<br />

all’estero degli italiani, in particolare nella componente dei prestiti intra gruppo. I deflussi<br />

complessivi, 34,0 miliardi nel <strong>2011</strong>, sono tornati su livelli storicamente elevati<br />

e, ancor più che nel triennio passato, sono prevalse le destinazioni interne all’area<br />

dell’euro. I partner europei hanno determinato anche l’espansione degli investimenti<br />

diretti in Italia (16,5 miliardi su un totale di 20,9), dopo che nel 2010 si erano osservati<br />

disinvestimenti netti.<br />

Anche in Francia il <strong>2011</strong> ha visto una ripresa dei flussi per investimenti diretti, più intensa dal<br />

lato delle uscite. Viceversa, i flussi si sono contratti per la Germania, in particolare nella componente<br />

intra-area. Nel <strong>2011</strong> i tedeschi hanno speso solo 2,2 miliardi per investimenti diretti negli altri paesi<br />

dell’area valutaria (da 30,4 nel 2010).<br />

Gli investimenti di portafoglio. – Per il primo anno dal 2000 il saldo degli investimenti<br />

di portafoglio ha registrato deflussi netti (34,4 miliardi), dopo aver chiuso il<br />

primo semestre con afflussi netti per 33,1 miliardi (dai 38,5 dell’intero 2010).<br />

Nella prima metà del <strong>2011</strong> i flussi hanno riflesso il ritorno alla fiducia sui mercati<br />

finanziari: gli italiani hanno complessivamente acquistato attività sull’estero, nonostante<br />

sia proseguita la riduzione dell’esposizione in titoli di debito, e i non residenti hanno<br />

investito in azioni e obbligazioni emesse in Italia.<br />

L’aggravarsi <strong>della</strong> crisi dei debiti sovrani a metà anno ha inciso con forza sull’andamento<br />

del secondo semestre. Le famiglie e le imprese italiane hanno iniziato a vendere<br />

titoli azionari e quote di fondi comuni esteri e hanno accelerato i disinvestimenti da<br />

titoli di debito esteri, soprattutto nelle scadenze a lungo termine. Le banche hanno<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


icominciato a vendere obbligazioni estere e si sono riposizionate sulle scadenze a breve<br />

termine. Per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008, nel <strong>2011</strong> la voce delle attività<br />

di portafoglio sull’estero ha complessivamente registrato disinvestimenti netti (35,8<br />

miliardi, di cui 31,4 riferiti a titoli di debito).<br />

L’impatto sulle passività di portafoglio è stato ancora più marcato. Nella seconda<br />

metà del <strong>2011</strong> i non residenti hanno fortemente ridotto le proprie posizioni, specialmente<br />

in titoli del debito pubblico a medio e a lungo termine. Nel complesso del <strong>2011</strong><br />

i non residenti hanno disinvestito 74,8 miliardi da titoli di debito emessi in Italia, di<br />

cui 43,2 sulle scadenze oltre l’anno. L’importo equivale, senza considerare gli aggiustamenti<br />

di prezzo, al 20 per cento circa dei corrispondenti titoli acquistati nei precedenti<br />

cinque anni.<br />

Gli afflussi netti per investimenti di portafoglio sono stati moderati in Germania (37,0 miliardi)<br />

e ingenti in Francia (268,3 miliardi). I francesi hanno disinvestito 137,4 miliardi da titoli di debito<br />

esteri (da 40,2 nel 2010), quasi interamente emessi negli altri paesi dell’area dell’euro. Gli investimenti<br />

tedeschi in titoli di debito esteri sono fortemente diminuiti, collocandosi sui 27,2 miliardi, un livello non<br />

distante dal recente minimo del 2008: gli acquisti netti operati dalla <strong>Banca</strong> centrale tedesca sono stati<br />

in parte compensati da disinvestimenti di capitali privati.<br />

Gli altri investimenti. – Gli “altri investimenti” <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia hanno registrato<br />

afflussi netti per 194,8 miliardi, quasi interamente riconducibili al saldo TARGET2<br />

(cfr. il capitolo 7: La politica monetaria comune). Al netto <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia e del settore<br />

bancario, gli “altri investimenti” hanno registrato deflussi netti per 7,2 miliardi. Quelli<br />

del settore bancario sono stati pari a 73,2 miliardi, di riflesso alla forte riduzione <strong>della</strong><br />

raccolta (45,8 miliardi, concentrati nel mercato interbancario) e alla crescita degli impieghi,<br />

in prevalenza riferiti a transazioni intra gruppo (cfr. il capitolo 17: L’attività delle<br />

banche e degli intermediari finanziari).<br />

La posizione patrimoniale sull’estero<br />

Nel <strong>2011</strong> la posizione patrimoniale debitoria netta dell’Italia sull’estero si è ridotta<br />

a 325,4 miliardi (20,6 per cento del PIL; tav. 12.5). Il maggior indebitamento netto di<br />

73,5 miliardi registrato nel conto finanziario è stato più che compensato dagli aggiustamenti<br />

di valutazione (120,6 miliardi). La riduzione delle passività del settore pubblico,<br />

determinata dalla flessione delle quotazioni di mercato nello scorcio del <strong>2011</strong>,<br />

ha pesato per 69,2 miliardi. Con il ritorno del differenziale sui titoli di Stato italiani ai<br />

livelli antecedenti la crisi, questi aggiustamenti di valutazione diventeranno una posta<br />

peggiorativa <strong>della</strong> posizione netta sull’estero.<br />

La traslazione <strong>della</strong> serie storica <strong>della</strong> posizione netta nella direzione di un maggiore debito, determinata<br />

dall’introduzione del nuovo sistema di raccolta dei dati avviato nel 2008, ha necessariamente caratterizzato<br />

anche la ricostruzione all’indietro <strong>della</strong> posizione patrimoniale sull’estero (a partire dalla fine<br />

del 1997). Se il vecchio sistema sovrastimava alcune componenti (in particolare prestiti e depositi, sia nella<br />

componente degli “altri investimenti”, sia in quella degli investimenti diretti), quello nuovo potrebbe cogliere<br />

solo parzialmente le attività detenute all’estero dai settori non bancari, in particolare per la componente<br />

di portafoglio; la posizione reale potrebbe essere quindi sensibilmente migliore di quella pubblicata<br />

nelle statistiche ufficiali. In base ai dati “mirror” sugli stock internazionali di portafoglio (principalmente<br />

derivati dalla Coordinated Portfolio Investment Survey, indagine coordinata dal Fondo monetario internazionale),<br />

l’ammontare di attività di portafoglio all’estero non dichiarate dagli italiani è quantificabile<br />

alla fine del 2010 tra sei e sette punti percentuali di PIL (cfr. Rapporto sulla stabilità finanziaria, n. 3, 2012).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

137


138<br />

La posizione debitoria netta delle banche è migliorata di 95,9 miliardi; sono cresciute<br />

le attività nella componente dei depositi interbancari e sono diminuite le corrispondenti<br />

passività, in linea con quanto osservato per i flussi. Decisamente minore è stato il contributo<br />

<strong>della</strong> riduzione delle passività in titoli di debito. Le attività <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia sono<br />

cresciute di oltre il 10 per cento, ma la posizione netta sull’estero (pari a 19,9 miliardi,<br />

da 190,6 alla fine del 2010) è stata fortemente ridimensionata dalla riduzione del saldo<br />

TARGET2, che evidenzia una passività verso l’Eurosistema. Al calo delle passività sull’estero<br />

delle Amministrazioni pubbliche, in prevalenza titoli di Stato in mano ai non residenti<br />

(666,5 miliardi a fine <strong>2011</strong>), hanno contribuito, oltre agli aggiustamenti di valutazione,<br />

anche i flussi di disinvestimenti dall’estero registrati nel conto finanziario (73,5 miliardi).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Voci<br />

Posizione netta sull’estero<br />

(miliardi di euro)<br />

consistenze<br />

a fine<br />

2010<br />

(1)<br />

Flussi<br />

(2)<br />

Tavola 12.5<br />

Gennaio-dicembre <strong>2011</strong> consistenze<br />

Aggiustamenti Variazione<br />

delle<br />

Totali di cambio altri consistenze<br />

a fine<br />

<strong>2011</strong><br />

(1)<br />

(a) (b) (c)=(d)+(e) (d) (e) (f)=(b)+(c) (a)+(f)<br />

Operatori residenti non bancari<br />

Attività 1.202,2 -5,6 -23,7 2,1 -25,8 -29,2 1.173,0<br />

investimenti diretti 296,5 28,4 2,4 .. 2,5 30,9 327,3<br />

investimenti di portafoglio 716,7 -48,6 -25,9 1,7 -27,6 -74,5 642,2<br />

di cui: azioni e fondi comuni 324,8 -3,2 -16,6 1,1 -17,7 -19,7 305,1<br />

Altri investimenti 169,7 15,7 -0,5 0,5 -1,0 15,2 184,9<br />

Strumenti derivati 19,3 -1,2 0,3 .. 0,3 -0,8 18,5<br />

Passività 1.434,5 -42,1 -109,1 2,0 -111,1 -151,2 1.283,3<br />

investimenti diretti 229,3 17,4 -9,5 0,1 -9,6 7,9 237,2<br />

investimenti di portafoglio 1.070,3 -69,9 -100,1 1,1 -101,2 -170,0 900,4<br />

di cui: azioni e fondi comuni 116,6 4,2 -22,9 .. -22,9 -18,7 97,9<br />

Altri investimenti 112,8 8,5 0,5 0,8 -0,3 9,0 121,7<br />

Strumenti derivati 22,0 1,9 0,1 .. 0,1 1,9 24,0<br />

Posizione netta -232,2 36,5 85,4 0,1 85,3 121,9 -110,3<br />

Banche residenti<br />

Attività 439,7 31,7 21,2 1,5 19,7 52,9 492,6<br />

Passività 770,6 -42,6 -0,4 0,5 -0,9 -43,0 727,5<br />

Posizione netta -330,9 74,4 21,6 1,0 20,6 95,9 -235,0<br />

<strong>Banca</strong> centrale<br />

Attività 193,6 6,7 13,7 1,3 12,4 20,4 214,0<br />

Passività 3,0 191,1 .. .. .. 191,1 194,1<br />

Posizione netta 190,6 -184,4 13,7 1,2 12,4 -170,7 19,9<br />

Totale settori<br />

Totale attività 1.835,5 32,9 11,2 4,8 6,3 44,0 1.879,5<br />

Totale passività 2.208,0 106,4 -109,5 2,5 -112,0 -3,1 2.204,9<br />

Totale posizione netta -372,5 -73,5 120,6 2,3 118,3 47,1 -325,4<br />

(1) Ai prezzi e cambi di fine periodo. – (2) Ai prezzi e cambi in essere alla data <strong>della</strong> transazione.<br />

BANCA D’ITALIA


13. LA FINANZA PUBBLICA<br />

Nel <strong>2011</strong> l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è sceso per il secondo<br />

anno consecutivo, attestandosi al 3,9 per cento del PIL, in linea con gli obiettivi.<br />

Gli effetti del marcato deterioramento del quadro macroeconomico nel corso dell’anno<br />

sono stati sostanzialmente compensati dalle misure correttive decise in estate.<br />

Il miglioramento dei conti rispetto al 2010 ha riflesso la contrazione delle spese in<br />

rapporto al PIL, nonostante l’aumento degli oneri per interessi. La spesa primaria è scesa<br />

in termini nominali per il secondo anno consecutivo: al forte calo degli esborsi in conto<br />

capitale si è accompagnata, in entrambi gli anni, una dinamica positiva ma inferiore all’inflazione<br />

di quelli correnti.<br />

Nel secondo semestre del <strong>2011</strong> – mentre peggioravano le condizioni cicliche e si<br />

acuivano le tensioni sui mercati finanziari – sono state approvate tre manovre di bilancio, nel<br />

loro complesso di dimensioni eccezionali (3,1 per cento del PIL nel 2012, 4,7 nel 2013); la<br />

seconda manovra, varata in agosto, mirava ad anticipare al 2013 il raggiungimento del pareggio<br />

di bilancio. Con la terza manovra si sono infine arginate le tensioni sul mercato dei titoli<br />

di Stato: il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi è sceso fino a metà<br />

marzo del 2012, per poi risalire; a metà maggio esso era su livelli elevati ma significativamente<br />

inferiori al massimo del novembre del <strong>2011</strong>. L’azione di risanamento esercita nel breve periodo<br />

effetti negativi sull’attività economica, ma ha evitato l’insorgere di una crisi debitoria.<br />

Per il 2012, pur nel contesto di una marcata contrazione del PIL, il Documento di economia<br />

e finanza (DEF) stima un forte calo dell’indebitamento netto, all’1,7 per cento del PIL;<br />

verrebbe rispettato con ampio margine l’impegno di riportare il disavanzo sotto il 3 per cento.<br />

L’incidenza delle entrate sul PIL salirebbe di 2,6 punti, al 49,2 per cento, massimo storico.<br />

I risultati del primo quadrimestre richiedono di monitorare con attenzione i conti<br />

pubblici nei prossimi mesi. Alla fine di aprile il Governo ha avviato un processo di revisione<br />

<strong>della</strong> spesa volto a ridurre le erogazioni di 4,2 miliardi nel 2012 rispetto alle stime del<br />

DEF; i risparmi saranno utilizzati per il raggiungimento dell’obiettivo di disavanzo e per<br />

l’alleggerimento <strong>della</strong> pressione fiscale, ad esempio evitando l’aumento dell’IVA programmato<br />

per ottobre.<br />

Per il 2013 il DEF prevede un lieve disavanzo, a cui corrisponde un avanzo in termini<br />

strutturali, e l’avvio <strong>della</strong> riduzione del rapporto fra il debito e il prodotto. L’incidenza<br />

delle entrate sul PIL salirebbe ancora, al 49,5 per cento. Nel 2014 si conseguirebbe un<br />

sostanziale pareggio. Nelle stime del DEF i conti soddisferanno senza ulteriori interventi<br />

le regole concordate a livello europeo.<br />

Nelle previsioni la spesa primaria scende in termini reali nell’anno in corso e nel<br />

prossimo biennio. L’azione di revisione <strong>della</strong> spesa dovrà garantire che gli obiettivi siano<br />

raggiunti senza compromettere la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Ulteriori risparmi<br />

e un rafforzamento dell’azione di contrasto all’evasione potranno consentire di ridurre le<br />

elevate aliquote di prelievo.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

139


140<br />

LA FINANZA PUBBLICA NEL <strong>2011</strong><br />

La politica di bilancio per il <strong>2011</strong>: obiettivi e risultati<br />

L’obiettivo per l’indebitamento netto del <strong>2011</strong> era stato indicato al 3,9 per cento<br />

del PIL nel settembre del 2009.<br />

Per raggiungere tale obiettivo, la manovra di bilancio per gli anni <strong>2011</strong>-13 (decreto<br />

legge 31 maggio 2010, n. 78) prevedeva interventi correttivi nel <strong>2011</strong> per circa<br />

0,8 punti percentuali di PIL (pari a circa 12 miliardi); questi ultimi includevano la<br />

riduzione del 10 per cento delle dotazioni dei ministeri per le spese rimodulabili e il<br />

contenimento delle erogazioni per il personale e per le pensioni.<br />

L’obiettivo veniva ribadito nel settembre del 2010 e nel Programma di stabilità dell’aprile del <strong>2011</strong><br />

(tav. 13.1). Le previsioni del Programma scontavano un indebitamento per il 2010 inferiore di 0,4 punti<br />

percentuali del PIL rispetto a quanto stimato nell’autunno precedente. Il consuntivo migliore delle attese<br />

compensava la revisione al rialzo <strong>della</strong> dinamica prevista per le erogazioni primarie correnti e la spesa<br />

per interessi.<br />

Obiettivi<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI<br />

Obiettivi, stime e consuntivo dei conti pubblici per l’anno <strong>2011</strong><br />

(miliardi di euro e percentuali del PIL)<br />

Indebitamento<br />

netto<br />

Amministrazioni pubbliche Per memoria:<br />

Avanzo<br />

primario<br />

Spesa<br />

per<br />

interessi<br />

Debito<br />

(1)<br />

Crescita %<br />

del PIL<br />

reale<br />

PIL<br />

nominale<br />

Tavola 13.1<br />

Indebitamento<br />

netto 2010<br />

Ruef (maggio 2010) …. …. …. …. 1,5 1.606,0 78,1<br />

in percentuale del PIL 3,9 1,0 4,9 118,7 5,0<br />

DFP <strong>2011</strong>-13 (settembre 2010) 63,1 12,5 75,7 1.910,0 1,3 1.602,8 77,1<br />

in percentuale del PIL 3,9 0,8 4,7 119,2 5,0<br />

DEF <strong>2011</strong> (aprile <strong>2011</strong>) (2) 61,9 14,2 76,1 …. 1,1 1.593,3 71,2<br />

in percentuale del PIL 3,9 0,9 4,8 120,0 4,6<br />

Stime in corso d’anno<br />

Nota di aggiornamento del DEF<br />

<strong>2011</strong> (settembre <strong>2011</strong>) 61,7 14,9 76,6 …. 0,7 1.582,2 71,2<br />

in percentuale del PIL 3,9 0,9 4,8 120,6 4,6<br />

<strong>Relazione</strong> al Parlamento <strong>2011</strong><br />

(dicembre <strong>2011</strong>) 60,9 16,4 77,3 …. 0,6 1.586,4 72,0<br />

in percentuale del PIL 3,8 1,0 4,9 119,8 4,6<br />

Consuntivo (3) 62,4 15,7 78,0 1.897,2 0,4 1.580,2 71,5<br />

in percentuale del PIL 3,9 1,0 4,9 120,1 4,6<br />

(1) Le stime e gli obiettivi riportati nei documenti ufficiali sono solo parzialmente coerenti tra loro, in quanto includono in maniera non<br />

omogenea gli effetti del sostegno finanziario ai paesi in difficoltà e il contributo italiano allo European Stability Mechanism. – (2) Il DEF<br />

include il Programma di stabilità. – (3) Dati Istat e, per il debito, <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

L’aggiornamento delle valutazioni ufficiali del settembre del <strong>2011</strong> rivedeva al ribasso<br />

le attese di crescita dell’attività economica rispetto ad aprile (dall’1,1 per cento<br />

BANCA D’ITALIA


allo 0,7 per cento) e, di conseguenza, la dinamica tendenziale delle entrate. La revisione<br />

era compensata dalle manovre correttive dell’estate, i cui effetti sull’indebitamento<br />

netto nel <strong>2011</strong> erano pari a 0,2 punti percentuali del prodotto. I principali interventi<br />

erano gli aumenti dell’aliquota ordinaria dell’IVA dal 20 al 21 per cento e del bollo sul<br />

deposito titoli, nonché alcune misure sui redditi d’impresa (cfr. il paragrafo: Le manovre<br />

correttive per il triennio 2012-14).<br />

Principali indicatori di bilancio delle Amministrazioni pubbliche (1)<br />

(in percentuale del PIL)<br />

Tavola 13.2<br />

VOCI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Entrate 44,1 44,7 44,3 43,9 45,5 46,5 46,5 47,1 46,6 46,6<br />

Spese (2) 47,2 48,4 47,8 48,3 49,0 48,2 49,2 52,5 51,2 50,5<br />

di cui: interessi 5,6 5,1 4,7 4,6 4,6 5,0 5,2 4,7 4,6 4,9<br />

Avanzo primario 2,5 1,5 1,2 0,2 1,2 3,4 2,5 -0,8 0,0 1,0<br />

Indebitamento netto 3,1 3,6 3,5 4,4 3,4 1,6 2,7 5,4 4,6 3,9<br />

Fabbisogno al netto<br />

delle dismissioni mobiliari 3,0 4,2 4,2 5,3 4,0 2,0 3,1 5,7 4,3 4,1<br />

Debito 105,1 103,9 103,4 105,4 106,1 103,1 105,7 116,0 118,6 120,1<br />

Fonte: per le voci del conto economico delle Amministrazioni pubbliche, elaborazioni su dati Istat.<br />

(1) Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) In questa voce sono registrati, con il segno<br />

negativo, i proventi <strong>della</strong> cessione di beni del patrimonio pubblico.<br />

L’indebitamento netto del <strong>2011</strong> è risultato in linea con l’obiettivo, segnando<br />

un calo di 0,7 punti percentuali del PIL dal 4,6 del 2010 (tav. 13.2); al netto<br />

<strong>della</strong> spesa per interessi si è raggiunto un avanzo dell’1,0 per cento, dal pareggio<br />

del 2010. L’avanzo primario strutturale (ossia corretto per gli effetti del ciclo economico<br />

e delle misure temporanee; per la metodologia adottata, cfr. il capitolo 11:<br />

L’indebitamento netto nel 2006<br />

nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2006)<br />

è migliorato di mezzo punto percentuale<br />

del prodotto (fig. 13.1).<br />

Il ciclo economico ha contribuito<br />

a ridurre il disavanzo per circa<br />

0,3 punti percentuali del PIL rispetto<br />

al 2010, riflettendo rilevanti effetti di<br />

composizione <strong>della</strong> crescita connessi,<br />

in particolare, con il buon andamento<br />

dell’occupazione. Anche le misure temporanee<br />

(le principali nel <strong>2011</strong> sono<br />

state la vendita delle licenze per il digitale<br />

terrestre, l’estensione dell’ambito<br />

di applicazione dell’imposta sostitutiva<br />

sul riallineamento del valore di alcune<br />

voci di bilancio, l’imposta sostitutiva<br />

sui contratti di leasing) hanno contribuito<br />

a ridurre il disavanzo rispetto al<br />

2010, per circa 0,2 punti percentuali<br />

del PIL.<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

Figura 13.1<br />

Avanzo primario ed effetti transitori<br />

(in percentuale del PIL)<br />

'00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11<br />

componente ciclica misure temporanee<br />

avanzo primario avanzo primario corretto (1)<br />

(1) Al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure temporanee; in percentuale<br />

del PIL di trend.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

141


142<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Le entrate. – Nel <strong>2011</strong> l’incidenza sul PIL delle entrate e la pressione fiscale sono<br />

rimaste sostanzialmente stabili (rispettivamente al 46,6 e al 42,5 per cento; tav. 13.3)<br />

dopo la flessione di circa mezzo punto registrata nel 2010.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Entrate delle Amministrazioni pubbliche (1)<br />

(in percentuale del PIL)<br />

Tavola 13.3<br />

VOCI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Imposte dirette 13,8 13,3 13,3 13,2 14,3 15,0 15,2 14,7 14,6 14,3<br />

Imposte indirette 14,2 13,9 14,0 14,1 14,8 14,6 13,7 13,6 14,0 14,1<br />

Imposte in c/capitale 0,2 1,3 0,6 0,1 0,0 0,0 0,0 0,8 0,2 0,4<br />

Pressione tributaria 28,2 28,6 27,8 27,5 29,1 29,6 28,9 29,1 28,8 28,8<br />

Contributi sociali 12,2 12,5 12,6 12,6 12,6 13,1 13,7 14,0 13,7 13,7<br />

Pressione fiscale 40,5 41,0 40,4 40,1 41,7 42,7 42,6 43,0 42,6 42,5<br />

Altre entrate correnti 3,5 3,4 3,6 3,5 3,6 3,5 3,6 3,8 3,8 3,9<br />

Altre entrate in c/capitale 0,2 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2<br />

Totale entrate 44,1 44,7 44,3 43,9 45,5 46,5 46,5 47,1 46,6 46,6<br />

Fonte: elaborazioni su dati Istat.<br />

(1) Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali.<br />

La crescita nominale delle entrate (1,7 per cento; 12,3 miliardi) è stata sostenuta<br />

dalle imposte in conto capitale, raddoppiate (da 3,5 a 7,0 miliardi) per effetto dell’introduzione<br />

dell’imposta sostitutiva relativa al leasing immobiliare e dell’ampliamento<br />

dell’ambito di applicazione dell’imposta sostitutiva sul riallineamento dei valori di bilancio;<br />

larga parte del maggiore gettito ha natura temporanea. La crescita delle entrate<br />

correnti (1,3 per cento; 9,0 miliardi) è stata inferiore a quella del PIL. Le imposte dirette<br />

sono rimaste stazionarie (-0,1 per cento), mentre quelle indirette sono aumentate<br />

del 2,0 per cento, riflettendo prevalentemente l’andamento sostenuto dei prezzi del<br />

petrolio. I contributi sociali effettivi sono saliti dell’1,4 per cento.<br />

Le analisi che seguono, relative ai singoli tributi, si basano sulle entrate di cassa<br />

contabilizzate nel bilancio dello Stato. I tributi locali sono discussi nel paragrafo: Le<br />

Amministrazioni locali.<br />

Gli incassi dell’Irpef sono scesi dello 0,5 per cento (-0,8 miliardi), riflettendo la<br />

flessione <strong>della</strong> parte versata in autotassazione (-9,5 per cento; -2,2 miliardi); quest’ultima<br />

ha risentito <strong>della</strong> diminuzione temporanea dell’acconto dovuto alla fine del <strong>2011</strong> (decisa<br />

in novembre nella misura di 17 punti percentuali) mentre nel 2010 il gettito era aumentato<br />

per effetto <strong>della</strong> riduzione dell’acconto dovuto nel 2009. Le ritenute sui redditi da<br />

lavoro dipendente sono rimaste sostanzialmente stabili, a fronte di una crescita dell’1,8<br />

per cento <strong>della</strong> massa retributiva. Gli incassi da ruoli (riguardanti soprattutto versamenti<br />

indotti da procedure avviate dall’Amministrazione finanziaria nei confronti del contribuente)<br />

sono invece aumentati del 33,1 per cento (1,0 miliardi).<br />

Il gettito dell’Ires è sceso del 2,0 per cento (-0,8 miliardi) per il venire meno<br />

degli effetti di alcune imposte sostitutive introdotte dalla legge finanziaria per il 2008<br />

BANCA D’ITALIA


e contabilizzate nel saldo (-1,5 miliardi). Al netto di tali imposte, il gettito è aumentato<br />

del 2,0 per cento (0,7 miliardi): il forte aumento degli incassi da ruoli (44,9 per<br />

cento; 0,7 miliardi) e la crescita del saldo (8,7 per cento; 0,6 miliardi) sono stati in<br />

parte compensati dalla flessione dell’acconto (-1,9 per cento; -0,5 miliardi).<br />

Le imposte sostitutive sui redditi delle attività finanziarie hanno registrato una<br />

riduzione (-4,3 per cento; -0,3 miliardi), sebbene nettamente inferiore a quella del<br />

2010. Il calo ha interessato soprattutto la componente relativa agli interessi sui depositi<br />

bancari (-0,6 miliardi), che riflette con ritardo l’andamento dei tassi di interesse.<br />

Le altre imposte dirette contabilizzate nel bilancio dello Stato sono aumentate di 2,8<br />

miliardi. Vi ha influito soprattutto l’incremento, di natura una tantum, degli incassi<br />

dell’imposta sostitutiva sul riallineamento dei valori di bilancio (3,5 miliardi), il cui<br />

ambito di applicazione è stato esteso dalla manovra del luglio <strong>2011</strong>.<br />

L’aumento delle imposte indirette è dovuto per lo più alla crescita sostenuta del<br />

gettito dell’IVA prelevata sulle importazioni da paesi extra UE (19,3 per cento; 2,7<br />

miliardi), in larga parte riconducibile all’aumento del prezzo del petrolio. Di contro,<br />

l’IVA versata sugli scambi interni è lievemente diminuita (-0,6 per cento; -0,6 miliardi),<br />

nonostante l’incremento di un punto percentuale dell’aliquota ordinaria, in<br />

vigore dalla metà dello scorso settembre. I consumi delle famiglie (che costituiscono<br />

la parte prevalente <strong>della</strong> base imponibile dell’IVA) sono aumentati del 2,9 per cento,<br />

in misura di poco superiore al gettito complessivo dell’imposta (2,4 per cento).<br />

All’incremento delle imposte indirette ha contribuito la crescita dell’imposta di fabbricazione<br />

sugli oli minerali (2,5 per cento; 0,5 miliardi) dovuta anche agli aumenti delle aliquote disposti nel<br />

corso del <strong>2011</strong> e dell’accisa sul gas metano (10,4 per cento; 0,4 miliardi), che riflette con un anno di<br />

ritardo la variazione nei consumi.<br />

Nel bilancio dello Stato è stato contabilizzato fra le imposte indirette anche l’incasso una tantum<br />

dell’imposta sostitutiva relativa al leasing immobiliare introdotta con la legge di stabilità per il <strong>2011</strong><br />

(1,3 miliardi); il conto delle Amministrazioni pubbliche registra questa voce fra le imposte in conto<br />

capitale.<br />

Le spese. – Nel <strong>2011</strong> le spese delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate<br />

dello 0,4 per cento (attestandosi al 50,5 per cento del PIL; tav. 13.4). La spesa primaria<br />

si è ridotta per il secondo anno consecutivo (dello 0,5 per cento in ciascun anno) dopo<br />

la crescita continua registrata dal secondo dopoguerra. Sia nel 2010 sia nel <strong>2011</strong> la<br />

componente corrente è lievemente aumentata mentre quella in conto capitale è scesa<br />

fortemente. Il più efficace controllo degli esborsi nell’ultimo biennio potrebbe riflettere<br />

l’adozione, dall’estate del 2008, di una programmazione triennale coerente con gli<br />

obiettivi di bilancio.<br />

La manovra correttiva dell’estate del 2008 era volta a conseguire per il triennio 2009-<strong>2011</strong> gli<br />

obiettivi di finanza pubblica delineati nel Documento di programmazione economico-finanziaria<br />

(DPEF) del giugno di quell’anno (ribaditi, con lievi modifiche, nella Nota di aggiornamento del<br />

DPEF del successivo settembre). A consuntivo, nel <strong>2011</strong> la spesa primaria è risultata inferiore di 15,8<br />

miliardi rispetto all’obiettivo fissato nel 2008; vi hanno influito, per quasi 10 miliardi, la sovrastima<br />

delle spese primarie del 2008 effettuata nel settembre di quell’anno e, per oltre 7 miliardi, i tagli alla<br />

spesa introdotti successivamente. La spesa a consuntivo è cresciuta nel triennio 2009-<strong>2011</strong> dell’1,3<br />

per cento in media all’anno a fronte di un obiettivo iniziale dell’1,6. L’efficace contenimento <strong>della</strong><br />

spesa può essere stato favorito dall’aver indicato con largo anticipo l’entità delle risorse a disposizione<br />

degli enti, consentendo loro di effettuare una migliore programmazione. Nei piani si prevedeva una<br />

significativa contrazione <strong>della</strong> spesa in conto capitale, ancorché inferiore a quella che si è effettivamente<br />

registrata.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

143


144<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Spese delle Amministrazioni pubbliche (1)<br />

(in percentuale del PIL)<br />

Tavola 13.4<br />

VOCI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Redditi da lavoro dipendente 10,6 10,8 10,7 10,9 10,9 10,6 10,8 11,3 11,1 10,8<br />

Consumi intermedi 5,1 5,2 5,3 5,4 5,1 5,1 5,4 5,9 5,8 5,8<br />

Prestazioni sociali in natura 2,6 2,6 2,7 2,8 2,8 2,7 2,7 2,9 2,9 2,8<br />

Prestazioni sociali in denaro 16,5 16,7 16,8 16,9 16,9 17,0 17,6 19,2 19,2 19,3<br />

Interessi 5,6 5,1 4,7 4,6 4,6 5,0 5,2 4,7 4,6 4,9<br />

Altre spese correnti 3,4 3,6 3,6 3,7 3,6 3,7 3,8 4,2 4,1 3,9<br />

Totale spese correnti 43,6 44,0 43,9 44,2 44,0 44,1 45,4 48,1 47,7 47,5<br />

di cui: spese al netto<br />

degli interessi 38,1 38,9 39,1 39,6 39,3 39,1 40,3 43,5 43,2 42,6<br />

Investimenti fissi lordi (2) 1,7 2,5 2,4 2,4 2,4 2,3 2,2 2,5 2,1 2,0<br />

Altre spese in conto capitale 1,9 1,9 1,5 1,7 2,7 1,7 1,5 1,9 1,4 1,0<br />

Totale spese<br />

in conto capitale (2) 3,6 4,3 3,9 4,1 5,0 4,0 3,8 4,4 3,5 3,0<br />

Totale spese (2) 47,2 48,4 47,8 48,3 49,0 48,2 49,2 52,5 51,2 50,5<br />

di cui: spese al netto<br />

degli interessi (2) 41,7 43,2 43,1 43,7 44,3 43,2 44,0 47,9 46,6 45,6<br />

Fonte: elaborazioni su dati Istat.<br />

(1) Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) In questa voce sono registrati, con il segno<br />

negativo, i proventi <strong>della</strong> cessione di beni del patrimonio pubblico.<br />

Nel <strong>2011</strong> la spesa primaria corrente è cresciuta dello 0,3 per cento, riflettendo la<br />

dinamica modesta dei consumi intermedi e la contrazione delle spese per redditi da<br />

lavoro dipendente e per prestazioni sociali in natura.<br />

Le prestazioni sociali in denaro sono cresciute del 2,2 per cento. La componente<br />

pensionistica (circa l’85 per cento del totale) è aumentata del 2,5 per cento; la componente<br />

non pensionistica è rimasta sostanzialmente invariata.<br />

La crescita <strong>della</strong> spesa per pensioni ha riflesso soprattutto l’adeguamento automatico dei trattamenti<br />

ai prezzi (pari all’1,5 per cento). La dinamica del numero di pensioni è stata contenuta dall’innalzamento<br />

dei requisiti per il pensionamento di anzianità: dal 1° gennaio del <strong>2011</strong>, secondo quanto<br />

indicato nella legge 24 dicembre 2007, n. 247, per i lavoratori dipendenti la somma minima dell’età e<br />

dell’anzianità contributiva è passata da 95 a 96 e l’età minima richiesta è salita da 59 a 60 anni; per<br />

i lavoratori autonomi tale somma è passata a 97 e l’età minima a 61 anni; il precedente innalzamento<br />

dei requisiti si era avuto a luglio del 2009.<br />

La flessione <strong>della</strong> spesa per i redditi da lavoro (-1,2 per cento) riflette la diminuzione<br />

degli occupati.<br />

Nell’ultimo decennio si è registrata una progressiva riduzione degli occupati, che sono oggi quasi<br />

il 4 per cento in meno che nel 2001. La dinamica delle retribuzioni medie ha risentito del blocco <strong>della</strong><br />

contrattazione, con riconoscimento <strong>della</strong> sola vacanza contrattuale, deciso con il DL 78/2010. Per il<br />

personale non dirigente dei principali comparti del pubblico impiego gli ultimi rinnovi, relativi al biennio<br />

economico 2008-09, sono stati sottoscritti nel 2009; nel 2010 sono stati siglati solo i contratti delle<br />

aree dirigenziali e – per quanto riguarda il personale non contrattualizzato – sono stati decisi aumenti<br />

per il comparto difesa e sicurezza. Le retribuzioni unitarie sono state contenute anche da altre disposizioni<br />

del DL 78/2010, tra cui le decurtazioni agli stipendi di importo elevato e il congelamento delle<br />

progressioni stipendiali di ogni tipo.<br />

BANCA D’ITALIA


La spesa per le prestazioni sociali in natura, costituita per circa il 90 per cento<br />

da spese sanitarie, è diminuita per la prima volta negli ultimi quindici anni (-2,2 per<br />

cento; cfr. il paragrafo: Le Amministrazioni locali). I consumi intermedi sono cresciuti<br />

dell’1,2 per cento. In particolare, sono aumentati dell’1,0 per cento gli esborsi delle<br />

Amministrazioni centrali, dopo il calo dello scorso anno.<br />

Dopo la marcata flessione del 2010 (-19,6 per cento), la spesa in conto capitale<br />

è diminuita del 3,9 per cento (escludendo gli introiti, pari a 3,8 miliardi, derivanti<br />

dalla vendita dei diritti d’uso delle frequenze elettromagnetiche, contabilizzati in riduzione<br />

delle altre spese in conto capitale). L’incidenza sul PIL, sempre escludendo i<br />

suddetti introiti, è stata pari al 3,3 per cento, a fronte di un valore medio del 4,1 nel<br />

precedente decennio. Gli investimenti sono leggermente diminuiti (-0,9 per cento,<br />

escludendo i proventi delle dismissioni immobiliari).<br />

La spesa per interessi è salita del 9,7 per cento. L’incremento è dovuto principalmente<br />

al rialzo, dal 3,9 al 4,1 per cento, dell’onere medio sul debito (calcolato<br />

in rapporto alle consistenze medie nell’anno), che ha risentito dell’aumento dei<br />

tassi nella seconda metà dell’anno (fig. 13.2; cfr. il paragrafo del capitolo 15: I titoli<br />

pubblici).<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

2001<br />

2002<br />

Rendimento lordo dei BTP decennali, tasso medio lordo<br />

sui BOT e onere medio del debito<br />

(valori percentuali)<br />

2003<br />

2004<br />

2005<br />

2006<br />

onere medio (1) rendimento lordo dei BTP benchmark decennali tasso medio lordo sui BOT<br />

Figura 13.2<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

2007<br />

(1) Rapporto fra la spesa per interessi e la consistenza media del debito durante l’anno.<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

0<br />

2012<br />

Gli oneri per interessi sono stati accresciuti dagli effetti delle operazioni in strumenti<br />

finanziari derivati effettuate a partire dagli anni novanta. L’impatto è stato<br />

pari a 2,0 miliardi, come nel 2010. Il ricorso a questi strumenti aveva contenuto gli<br />

esborsi dal 1998 al 2005 complessivamente per 7,6 miliardi; i maggiori oneri contabilizzati<br />

negli ultimi sei anni (6,5 miliardi) hanno quasi annullato tali benefici.<br />

All’inizio del 2012 si è registrato un significativo esborso (circa 2,5 miliardi) a fronte <strong>della</strong><br />

chiusura e ristrutturazione di alcune operazioni in strumenti finanziari derivati stipulate in passato<br />

dal Tesoro con intermediari finanziari esteri. Mentre tale pagamento incide sull’andamento del<br />

fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche, gli effetti <strong>della</strong> transazione sull’indebitamento netto, in<br />

base alle regole statistiche elaborate dall’Eurostat, verranno ripartiti sull’intera durata originaria dei<br />

contratti.<br />

<strong>2011</strong><br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

145


146<br />

Il fabbisogno e il debito delle Amministrazioni pubbliche<br />

Il fabbisogno. – Nel <strong>2011</strong> il fabbisogno è diminuito, passando da 67,2 miliardi<br />

nel 2010 a 63,2 (tav. 13.5; dal 4,3 al 4,0 per cento del PIL), nonostante l’aumento del<br />

sostegno ai paesi in difficoltà dell’area dell’euro.<br />

Tavola 13.5<br />

Saldi e debito delle Amministrazioni pubbliche<br />

(milioni di euro)<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Indebitamento netto 25.273 42.700 82.746 71.457 62.363<br />

Fabbisogno complessivo 26.810 48.257 85.893 67.217 63.238<br />

Fabbisogno al netto di dismissioni<br />

mobiliari (1) 30.310 48.276 86.691 67.226 64.798<br />

Debito 1.602.105 1.665.705 1.762.723 1.842.136 1.897.875<br />

per memoria:<br />

Depositi del Tesoro presso la <strong>Banca</strong><br />

d’Italia e impieghi <strong>della</strong> liquidità 9.721 20.333 31.731 43.249 24.255<br />

Prestiti a Stati membri <strong>della</strong> UEM – – – 3.909 13.118<br />

Vita media residua del debito<br />

(in anni) 7,2 7,6 7,7 7,8 7,6<br />

Fonte: per l’indebitamento netto, Istat.<br />

(1) Si fa riferimento agli importi delle dismissioni mobiliari relative alle Amministrazioni centrali.<br />

Il fabbisogno delle Amministrazioni centrali (sceso a 62,4 miliardi da 67,6 nel 2010) ha risentito<br />

sia degli esborsi in favore <strong>della</strong> Grecia (effettuati nell’ambito del piano concordato a livello europeo nel<br />

maggio del 2010 e passati da 3,9 miliardi nel 2010 a 6,1), sia <strong>della</strong> quota a carico dell’Italia, pari a<br />

3,1 miliardi, dei prestiti erogati dallo European Financial Stability Facility (EFSF; cfr. il capitolo 6: Le<br />

politiche di bilancio nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010). Nel <strong>2011</strong> è stato contabilizzato tra le dismissioni<br />

mobiliari (pari a 1,6 miliardi, sostanzialmente nulle nel 2010), costituendone la componente principale,<br />

il rimborso da parte delle banche di una quota delle obbligazioni sottoscritte nel 2009 dallo Stato<br />

nell’ambito delle misure per il sostegno al sistema finanziario.<br />

Le risorse acquisite con emissioni nette di titoli (45,4 miliardi, di cui 44,1 a medio e lungo termine),<br />

la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (19,0 miliardi) e l’incremento <strong>della</strong> circolazione di Stato<br />

(0,1), hanno finanziato, oltre al fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (al netto <strong>della</strong> quota dell’Italia<br />

dei prestiti dell’EFSF, finanziati da quest’ultimo con proprie emissioni), la riduzione delle passività<br />

corrispondenti ai depositi detenuti presso la tesoreria dello Stato da enti esterni alle Amministrazioni pubbliche<br />

(1,1 miliardi), ai prestiti di istituzioni finanziarie e monetarie (0,2) e alla raccolta postale (3,1).<br />

Il divario tra il fabbisogno e l’indebitamento netto. – Nel <strong>2011</strong> il fabbisogno delle<br />

Amministrazioni pubbliche, al netto delle dismissioni mobiliari, è stato superiore<br />

all’indebitamento netto di 0,2 punti percentuali del PIL, a fronte di 0,4 in media nel<br />

periodo 2002-2010 (tav. 13.6). L’accumulazione di attività finanziarie (0,8 per cento<br />

del PIL, di cui 0,6 riguardante aiuti ai paesi in difficoltà dell’area dell’euro), che accresce<br />

il fabbisogno ma non l’indebitamento netto, ha più che compensato le differenze<br />

riconducibili al diverso criterio di contabilizzazione delle transazioni, di cassa nel caso<br />

del fabbisogno e di competenza economica per l’indebitamento netto (-0,7 per cento<br />

del PIL, di cui la metà riguardanti la spesa primaria).<br />

BANCA D’ITALIA


Raccordo tra l’indebitamento netto e la variazione del debito<br />

(in percentuale del PIL)<br />

Tavola 13.6<br />

VOCI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

(a) Indebitamento netto (Istat) 3,1 3,6 3,5 4,4 3,4 1,6 2,7 5,4 4,6 3,9<br />

(b) Saldo delle partite finanziarie (1) 0,3 0,3 1,0 1,3 0,6 0,5 0,2 0,6 0,5 0,8<br />

di cui: aiuti ai paesi dell’area<br />

dell’euro – – – – – – – – 0,3 0,6<br />

(c) Differenza cassa-competenza -0,4 0,5 -0,4 -0,6 0,0 -0,1 0,4 -0,2 -0,7 -0,7<br />

saldo primario 0,0 0,8 -0,3 -0,4 -0,2 0,2 0,2 -0,5 -0,8 -0,6<br />

interessi -0,4 -0,2 -0,2 -0,1 0,3 -0,2 0,2 0,2 0,0 0,0<br />

(d)=(a)+(b)+(c) Fabbisogno del settore<br />

pubblico al netto delle<br />

dismissioni mobiliari (MEF)<br />

e inclusi i prestiti dell’EFSF 3,0 4,4 4,1 5,2 4,0 2,1 3,2 5,8 4,4 4,1<br />

(e)=(g)-(d) Discrepanze fabbisogno 0,1 -0,3 0,1 0,1 0,0 -0,1 -0,2 -0,1 -0,1 0,0<br />

(g) Fabbisogno delle Amministrazioni<br />

pubbliche al netto delle<br />

dismissioni mobiliari (BI) 3,0 4,2 4,2 5,3 4,0 2,0 3,1 5,7 4,3 4,1<br />

(h) Dismissioni mobiliari (introiti -) -0,1 -1,3 -0,6 -0,3 0,0 -0,2 0,0 -0,1 0,0 -0,1<br />

(i)=(g)+(h) Fabbisogno complessivo (BI) 2,9 2,9 3,6 5,0 4,0 1,7 3,1 5,7 4,3 4,0<br />

(l) Variazione dei depositi attivi<br />

del Tesoro presso la <strong>Banca</strong><br />

d’Italia 0,0 -0,6 0,2 -0,1 0,6 -0,8 0,7 0,8 0,7 -1,2<br />

(m) Scarti di emissione -1,8 -0,2 0,0 -0,2 0,1 0,3 0,3 0,0 0,0 0,7<br />

(n) Variazione del controvalore in<br />

euro di passività in valuta -0,3 -0,2 -0,1 0,1 -0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0<br />

(o)=(i)+(l)+(m)+(n) Variazione del debito (BI) 0,8 1,9 3,7 4,8 4,7 1,2 4,0 6,4 5,1 3,5<br />

(p)=(a)-(o) Divario indebitamento netto -<br />

variazione del debito 2,3 1,7 -0,2 -0,3 -1,2 0,5 -1,3 -0,9 -0,5 0,4<br />

(f)=(a)-(g) Divario indebitamento netto<br />

- fabbisogno AP 0,1 -0,6 -0,7 -0,9 -0,6 -0,3 -0,4 -0,3 0,3 -0,2<br />

(q)=(g)-(o) Divario fabbisogno AP -<br />

variazione del debito 2,2 2,3 0,5 0,5 -0,6 0,8 -1,0 -0,7 -0,8 0,6<br />

Fonte: per l’indebitamento netto e gli interessi passivi di competenza, Istat; per il fabbisogno del settore pubblico (SP; calcolato al netto<br />

delle dismissioni mobiliari) e gli interessi passivi di cassa, Ministero dell’Economia e delle finanze (MEF), <strong>Relazione</strong> trimestrale di cassa,<br />

Ruef e DEF, vari anni; per i prestiti alla Grecia e ai paesi dell’area dell’euro attraverso l’EFSF, Eurostat; per il fabbisogno e il debito delle<br />

Amministrazioni pubbliche (AP), la variazione dei depositi attivi del Tesoro presso la <strong>Banca</strong> d’Italia, gli scarti di emissione e la variazione del<br />

controvalore in euro di passività in valuta, <strong>Banca</strong> d’Italia (BI); per il saldo delle partite finanziarie attive, elaborazioni su dati Conti finanziari,<br />

<strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

(1) Include la variazione delle seguenti attività finanziarie: monete e depositi (al netto delle disponibilità del Tesoro presso la <strong>Banca</strong> d’Italia),<br />

titoli, azioni e partecipazioni (con l’esclusione delle dismissioni mobiliari) e prestiti. Nel 2006 la cancellazione dei crediti verso TAV (12.950<br />

milioni) ha avuto impatto sull’indebitamento netto ma non sul fabbisogno; la discrepanza è stata attribuita al saldo delle partite finanziarie.<br />

Il debito. – L’incidenza del debito delle Amministrazioni pubbliche sul prodotto<br />

è ulteriormente aumentata, passando dal 118,6 per cento nel 2010 al 120,1; escludendo<br />

i finanziamenti concessi ad altri paesi dell’area dell’euro, l’incidenza è salita dal<br />

118,4 al 119,3 per cento. L’incremento ha riflesso il divario tra onere medio del debito<br />

e crescita del PIL nominale (per 2,9 punti), solo in parte compensato dall’avanzo<br />

primario (1,0 punti percentuali del prodotto) e dai fattori che influiscono sull’indebitamento<br />

netto ma non sul debito (-0,4 punti).<br />

L’aumento del debito (55,7 miliardi) è dovuto, oltre che al fabbisogno delle Amministrazioni<br />

pubbliche, agli scarti di emissione su titoli (11,3) e al deprezzamento dell’euro, che ha accresciuto di<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

147


148<br />

0,2 miliardi il controvalore delle passività in valuta. In senso opposto ha operato la riduzione delle<br />

disponibilità del Tesoro presso la <strong>Banca</strong> d’Italia, da 43,2 a 24,3 miliardi. Il debito comprende buoni<br />

postali per un valore nominale di 21,3 miliardi, a fronte di un valore di rimborso, che include gli<br />

interessi capitalizzati, pari a 83,5.<br />

Nel <strong>2011</strong> le emissioni nette di titoli a breve termine sono state positive, in controtendenza<br />

rispetto agli anni precedenti (1,4 miliardi, a fronte di -17,5 nel biennio<br />

2009-2010); quelle di titoli a medio e a lungo termine si sono ridotte di 43,8 miliardi.<br />

La quota di titoli detenuti da non residenti è scesa, dal 52 per cento del 2010 al 46 del<br />

<strong>2011</strong>; la riduzione è stata più accentuata per i titoli a breve termine. Tenendo conto di<br />

una stima dei titoli pubblici italiani detenuti da fondi e gestioni esteri riconducibili a<br />

risparmiatori italiani, la quota attribuibile a investitori esteri è valutabile in circa il 40<br />

per cento (cfr. il paragrafo del capitolo 4: Il mercato dei titoli di Stato, in Rapporto sulla<br />

stabilità finanziaria, n. 3, 2012). L’incremento del debito è pressoché interamente attribuibile<br />

a quello delle Amministrazioni centrali, salito dal 111,5 al 113,1 per cento del<br />

PIL (tav. 13.7). La vita media del debito si è ridotta tra la fine del 2010 e quella del <strong>2011</strong><br />

da 7,8 a 7,6 anni.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Composizione per sottosettori del debito pubblico (1)<br />

(in percentuale del PIL)<br />

Tavola 13.7<br />

VOCI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Amministrazioni pubbliche 105,1 103,9 103,4 105,4 106,1 103,1 105,7 116,0 118,6 120,1<br />

Amministrazioni centrali 101,4 98,6 98,0 99,3 99,0 95,9 99,0 108,7 111,5 113,1<br />

Aministrazioni locali 3,4 5,1 5,3 6,1 7,1 7,1 6,8 7,3 7,1 7,0<br />

Enti di previdenza 0,4 0,2 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0<br />

(1) Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali.<br />

I debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche. – Coerentemente con le regole<br />

stabilite in sede europea il debito delle Amministrazioni pubbliche non include le<br />

passività commerciali. Sulla base di indagini campionarie rivolte alle imprese fornitrici<br />

e delle informazioni fornite dagli intermediari finanziari, si può stimare che alla fine<br />

del <strong>2011</strong> l’indebitamento commerciale complessivo delle Amministrazioni pubbliche<br />

si sia collocato intorno al 5 per cento del PIL; circa un quinto sarebbe stato ceduto<br />

a intermediari finanziari. L’incremento delle consistenze rispetto alla fine del 2010 è<br />

valutabile in circa l’8 per cento.<br />

L’aumento del debito commerciale riferibile alla spesa corrente determina, ceteris paribus, un<br />

maggior indebitamento netto (basato sui conti di competenza per la parte corrente) rispetto al fabbisogno<br />

(rilevato sulla base <strong>della</strong> cassa). Per il <strong>2011</strong>, l’incremento dei debiti commerciali qui stimato (oltre<br />

0,3 punti percentuali del prodotto per la spesa corrente) è sostanzialmente coerente con la componente<br />

del divario tra i due saldi riconducibile alla differenza tra la spesa primaria di competenza e quella di<br />

cassa (cfr. in questo paragrafo: Il divario tra fabbisogno e l’indebitamento netto).<br />

Le indagini condotte dalla <strong>Banca</strong> d’Italia sulle imprese con almeno 20 addetti operanti<br />

nei settori industriali e dei servizi privati non finanziari (Invind) e in quello delle<br />

costruzioni e opere pubbliche indicano che i crediti delle imprese fornitrici verso le<br />

Amministrazioni pubbliche (inclusi quelli ceduti a intermediari finanziari con clausola<br />

pro solvendo), erano pari a circa il 4,5 per cento del PIL alla fine del <strong>2011</strong>; tali crediti<br />

sarebbero aumentati di circa l’8 per cento rispetto al 2010.<br />

BANCA D’ITALIA


La stima è stata ottenuta applicando ai consumi intermedi, alle prestazioni sociali in natura<br />

(esclusi i SIFIM, gli aggi e le spese per i medici di base) e agli investimenti delle Amministrazioni pubbliche<br />

i rapporti tra crediti commerciali e fatturato verso le Amministrazioni pubbliche stimati sulla base<br />

delle due indagini campionarie menzionate sopra.<br />

Ai suddetti crediti vanno aggiunti quelli ceduti a intermediari finanziari con clausola<br />

pro soluto (in questo caso, infatti, il credito non è più rilevato nel bilancio delle imprese).<br />

Sulla base delle informazioni fornite dagli intermediari finanziari, questi crediti<br />

ammontavano alla fine del <strong>2011</strong> a circa 8 miliardi (0,5 per cento del PIL), in aumento<br />

di quasi il 3 per cento rispetto al 2010.<br />

La media dei tempi di pagamento delle Amministrazioni pubbliche rilevati nell’indagine<br />

Invind, ponderata con il fatturato delle aziende nei confronti delle stesse Amministrazioni,<br />

sarebbe stata pari a circa 190 giorni, di cui circa 90 attribuiti dalle imprese<br />

ad accordi contrattuali.<br />

Il ritardo stimato sulla base di Invind è solo lievemente superiore a quello rilevato per l’Italia<br />

dall’indagine European Payment Index <strong>2011</strong>, basata su un campione di 6.000 imprese di 25 paesi europei.<br />

In base a quest’ultima, nel <strong>2011</strong> il ritardo medio nei pagamenti delle Amministrazioni pubbliche<br />

rispetto alla dilazione concordata tra le parti è stato pari a 90 giorni (86 nel 2010 e 52 nel 2009). I<br />

giorni di ritardo sono stimati pari a 108 in Grecia, 82 in Portogallo, 65 in Spagna e 36 in Lituania; in<br />

tutti gli altri paesi essi risultano inferiori a 30 giorni.<br />

Per alleviare i problemi di liquidità delle imprese fornitrici il Governo è intervenuto<br />

a dicembre (art. 13 <strong>della</strong> legge 22 dicembre <strong>2011</strong>, n. 214), rendendo di fatto<br />

obbligatoria per gli enti decentrati la certificazione del credito e favorendo l’operatività<br />

<strong>della</strong> società SACE Fct spa, e a gennaio (decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1 convertito<br />

dalla legge 24 marzo 2012, n. 27), stanziando 5,7 miliardi per estinguere parte<br />

dei crediti commerciali dei Ministeri, anche con l’assegnazione di titoli di Stato. Il 22<br />

maggio scorso il Governo ha approvato quattro decreti: due mirano a standardizzare la<br />

certificazione del credito per le Amministrazioni centrali e locali; gli altri disciplinano,<br />

a fronte <strong>della</strong> suddetta certificazione, la compensazione dei crediti con debiti iscritti a<br />

ruolo e la cessione a intermediari finanziari.<br />

È in discussione in Parlamento, nell’ambito del disegno di legge comunitaria<br />

<strong>2011</strong>, una delega al Governo per un sollecito recepimento <strong>della</strong> direttiva UE 16 febbraio<br />

<strong>2011</strong>, n. 7, che disciplina in modo più stringente i tempi di pagamento dei debiti<br />

commerciali, pubblici e privati.<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Nel <strong>2011</strong> il disavanzo delle Amministrazioni locali è diminuito allo 0,3 per cento del<br />

PIL (dallo 0,5 del 2010): per il secondo anno consecutivo le entrate si sono ridotte, ma<br />

la contrazione delle spese è stata più pronunciata (-1,3 e -2,7 per cento, rispettivamente).<br />

Il fabbisogno delle Amministrazioni locali è stato pari a 0,8 miliardi; il peggioramento di 1,2<br />

rispetto al 2010 riflette l’accumulo di attività finanziarie, che si erano invece ridotte nel 2010, solo parzialmente<br />

compensato dal miglioramento dell’indebitamento netto.<br />

Le entrate sono state pari a 238,3 miliardi (15,1 per cento del PIL). Il calo rispetto<br />

al 2010 riflette la diminuzione dei trasferimenti da altri enti pubblici (-9,0 per cento, a<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

149


150<br />

102,5 miliardi); in particolare, i trasferimenti correnti si sono ridotti del 7,9 per cento (a<br />

94,7 miliardi) e i contributi agli investimenti del 20,3 (a 7,8).<br />

Nel 2010 fra i trasferimenti correnti erano stati contabilizzati 2,7 miliardi di introiti relativi al<br />

maggiore gettito dell’IRAP e dell’addizionale all’Irpef rispetto a quello stimato per il finanziamento <strong>della</strong><br />

sanità per il periodo 2001-06. Tali somme, riversate dalle Regioni al bilancio dello Stato, sono state<br />

anche contabilizzate tra le spese (in particolare fra i trasferimenti in conto capitale a enti pubblici).<br />

Escludendo gli effetti di questa partita contabile, il calo dei trasferimenti da altri enti pubblici rispetto al<br />

2010 risulta pari al 6,7 per cento (-5,4 per cento nella componente corrente).<br />

Le entrate tributarie sono aumentate del 4,9 per cento (a 100,7 miliardi); l’incremento<br />

delle imposte indirette e di quelle dirette è stato analogo (il gettito si è attestato<br />

a 68,0 e 32,7 miliardi rispettivamente).<br />

Le risorse tributarie delle Regioni sono cresciute del 4,6 per cento (a 76,9 miliardi), principalmente<br />

per effetto dell’incremento dell’IRAP (3,2 per cento, a 33,0 miliardi), dell’addizionale all’Irpef<br />

(3,9 per cento, a 8,5 miliardi) e delle tasse automobilistiche (14,9 per cento, a 6,4 miliardi). I tributi<br />

di competenza delle Province sono aumentati in misura significativa (11,2 per cento, a 4,7 miliardi),<br />

recuperando la flessione registrata nel triennio precedente (-5,3 per cento): in particolare, è considerevolmente<br />

cresciuto il gettito dell’imposta sulla responsabilità civile automobilistica (17,5 per cento, a 2,3<br />

miliardi), riflettendo sia l’andamento dei premi assicurativi sia gli incrementi delle aliquote applicate<br />

localmente; anche l’imposta provinciale di trascrizione è cresciuta del 7,9 per cento (a 1,2 miliardi).<br />

Sono infine aumentate le entrate tributarie dei Comuni (6,5 per cento, a 17,9 miliardi): alla sostanziale<br />

stabilità del gettito dell’ICI (9,6 miliardi) e al calo dell’addizionale all’Irpef (4,6 per cento, a 2,7 miliardi),<br />

si è contrapposto l’effetto dell’introduzione dell’imposta di soggiorno.<br />

Nel periodo di imposta <strong>2011</strong> sono aumentate le aliquote applicate sui principali tributi di competenza<br />

degli enti territoriali. Con riferimento alle Regioni, si rileva un inasprimento sia dell’IRAP sia<br />

dell’addizionale all’Irpef (fig. 13.3): nel primo caso, si può stimare che l’aliquota nazionale (considerando<br />

la media ponderata fra settori e fra Regioni) sia aumentata di 0,14 punti percentuali (al 4,33 per cento),<br />

per effetto dell’innalzamento del prelievo nei confronti di banche, società finanziarie, assicurative e<br />

concessionarie stabilito dalla manovra <strong>della</strong> scorsa estate (decreto legge 6 luglio <strong>2011</strong>, n. 98); l’aliquota<br />

media dell’addizionale all’Irpef è aumentata di 0,31 punti (all’1,55 per cento), per effetto dell’aumento<br />

dell’aliquota base del tributo (decreto legge 6 dicembre <strong>2011</strong>, n. 201; cfr. nell’Appendice la sezione Principali<br />

provvedimenti in materia economica. La finanza pubblica: Finanza decentrata). Con riferimento<br />

alle Province, si osserva un incremento di circa un punto percentuale dell’aliquota dell’imposta sull’assicurazione<br />

per la responsabilità civile automobilistica; tale andamento riflette i provvedimenti adottati<br />

dagli enti, che dal <strong>2011</strong> hanno la possibilità di variare fino a 3,5 punti percentuali l’aliquota base del<br />

tributo. Infine i Comuni hanno innalzato l’aliquota dell’addizionale all’Irpef (dallo 0,43 allo 0,48 per<br />

cento nella media nazionale), mantenendo sostanzialmente invariata quella relativa all’ICI ordinaria.<br />

Le spese sono state pari a 242,9 miliardi (15,4 per cento del PIL). La spesa corrente<br />

è diminuita dell’1,1 per cento (a fronte di un aumento medio del 4,8 nel decennio<br />

precedente) risentendo <strong>della</strong> contrazione dei redditi da lavoro e delle prestazioni sociali<br />

in natura (-2 per cento circa, rispettivamente a 71,1 e 43,7 miliardi); i consumi intermedi<br />

sono saliti del 2,3 per cento (a 65,1 miliardi), sebbene in ulteriore decelerazione.<br />

La spesa sanitaria, che costituisce gran parte <strong>della</strong> spesa corrente delle Regioni, nel <strong>2011</strong> è diminuita<br />

dello 0,6 per cento (al 7,1 per cento del PIL). Il calo è associato alla riduzione dei redditi da lavoro<br />

dipendente e delle prestazioni sociali in natura (-2,4 e -1,8 per cento, al 2,4 e al 2,6 per cento del PIL), su<br />

cui hanno influito – rispettivamente – l’effetto dei rinnovi contrattuali dei dirigenti del Servizio sanitario<br />

nazionale nel 2010 e la riduzione delle prestazioni farmaceutiche nel <strong>2011</strong> (-8,3 per cento).<br />

La spesa sanitaria è disciplinata dai Patti per la salute, accordi a valenza triennale adottati<br />

nell’ambito <strong>della</strong> Conferenza Stato-Regioni. Le Regioni con un elevato disavanzo sanitario sono sottoposte<br />

a specifiche misure di riequilibrio, nell’ambito di piani di rientro concordati con l’Amministrazione<br />

centrale: tali misure interessano, attualmente, otto Regioni (Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania,<br />

Puglia, Calabria e Sicilia; cfr. le rispettive Relazioni regionali in corso di pubblicazione nella<br />

collana «Economie regionali» <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

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Aliquote dei principali tributi degli enti territoriali: confronto fra il 2010 e il <strong>2011</strong> (1)<br />

(valori percentuali, millesimi per l’ICI)<br />

2010 <strong>2011</strong><br />

IRAP (2) add.le reg.le Irpef (3) Imposta Rca add.le com. le Irpef (3) ICI ordinaria (4)<br />

Regioni Province Comuni<br />

Figura 13.3<br />

Fonte: elaborazioni su dati degli enti e del MEF.<br />

(1) La linea rossa indica le aliquote massime previste dalla legge per ciascun tributo locale; le aliquote dell’IRAP e dell’addizionale regionale<br />

all’Irpef possono superare tale limite nel caso di elevati disavanzi sanitari. – (2) L’aliquota dell’IRAP è calcolata come media delle<br />

aliquote settoriali, ponderata per il peso di ciascun settore sulla base imponibile totale dei soggetti privati desunta dalle dichiarazioni. –<br />

(3) Medie ponderate ottenute pesando l’aliquota applicata da ciascun ente per la base imponibile risultante dalle dichiarazioni dei redditi. –<br />

(4) Media delle aliquote applicate da ciascun Comune ponderata per il gettito desunto dai Certificati di conto consuntivo.<br />

La spesa in conto capitale, escludendo le dismissioni immobiliari, è calata del 12,3<br />

per cento (a circa 31 miliardi), riflettendo la contrazione degli investimenti (-4,6 per<br />

cento, a 23,8 miliardi) e dei contributi agli investimenti (-7,9 per cento).<br />

Se si escludono gli effetti <strong>della</strong> partita contabile già menzionata con riferimento alle entrate e<br />

contabilizzata fra i trasferimenti a enti pubblici, la riduzione <strong>della</strong> spesa in conto capitale è pari al 5,0<br />

per cento.<br />

Gli investimenti dei Comuni, che costituiscono oltre la metà <strong>della</strong> spesa per investimenti<br />

delle Amministrazioni locali (e circa il 40 per cento di quella delle Amministrazioni<br />

pubbliche), si sono ridotti di circa un quarto tra il 2004 e il 2010.<br />

La caduta può essere analizzata in dettaglio a partire dai dati di bilancio diffusi dal Ministero<br />

dell’Interno che, per un aggregato confrontabile (la spesa di cassa in conto capitale al netto delle partite<br />

finanziarie), presentano una flessione del 28,1 per cento fra il 2004 e il 2010 (ancora più accentuata in<br />

termini di impegni; fig. 13.4). Tale dinamica è riconducibile principalmente alla minore disponibilità di risorse<br />

(complessivamente diminuite del 31,7 per cento nel periodo considerato), soprattutto da trasferimenti.<br />

La flessione delle erogazioni e delle risorse disponibili è stata particolarmente pronunciata per i<br />

Comuni soggetti al Patto di stabilità interno (cfr. nell’Appendice la sezione: Principali provvedimenti in<br />

materia economica. La finanza pubblica: Finanza decentrata), che dal 2005 ha stabilito vincoli anche alla<br />

spesa per investimenti. Tra il 2004 e il 2010 la spesa per investimenti dei Comuni con oltre 5.000 abitanti<br />

sottoposti alla disciplina nazionale del Patto (che rappresenta circa il 70 per cento del totale) si è pressoché<br />

dimezzata, a fronte di una contrazione del 21,4 per cento per i Comuni di minori dimensioni. Per gli<br />

enti soggetti al Patto le risorse finanziarie si sono ridotte del 37,1 per cento nel periodo considerato, oltre il<br />

doppio <strong>della</strong> riduzione osservata per quelli non soggetti al Patto. Il calo del ricorso al debito è stato particolarmente<br />

intenso (-76,1 per cento, a fronte del -18,5 per i Comuni di minori dimensioni): la disciplina più<br />

recente del Patto, non computando nel saldo utile le entrate da indebitamento e comprendendovi, invece,<br />

le spese con esse finanziate, ha disincentivato l’utilizzo di tale canale di finanziamento.<br />

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600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Spesa per investimenti dei Comuni (1)<br />

(euro pro capite)<br />

a) Impegni (2) b) Pagamenti (3)<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

Comuni con oltre 5.000 abitanti<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Comuni con meno di 5.000 abitanti<br />

Figura 13.4<br />

Fonte: elaborazioni su Ministero dell’Interno, Certificati di conto consuntivo.<br />

(1) Si considerano i Comuni delle RSO e quelli ubicati in Sicilia e Sardegna per i quali vige la normativa generale del Patto di stabilità interno. –<br />

(2) Impegni in conto capitale al netto delle poste di natura finanziaria (partecipazioni azionarie, conferimenti di capitale e concessioni di<br />

crediti e anticipazioni). – (3) Pagamenti (per competenza e residui) in conto capitale al netto delle poste di natura finanziaria.<br />

L’utilizzo di strumenti finanziari derivati nelle Amministrazioni locali. – Per il terzo<br />

anno consecutivo si è ridotto il numero di Amministrazioni locali per le quali risultano in<br />

essere operazioni in strumenti finanziari derivati con banche residenti (da 233 nel 2010<br />

a 214); il calo riflette il divieto all’utilizzo di questi strumenti in vigore dal giugno 2008<br />

(cfr. il paragrafo del capitolo 13: Il fabbisogno e il debito nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2008).<br />

Nonostante la riduzione del numero di enti che utilizzano strumenti finanziari derivati e il calo<br />

del valore nozionale sottostante ai contratti, il valore di mercato negativo delle operazioni in essere, che<br />

indica l’ammontare che dovrebbe essere versato dagli enti qualora le operazioni venissero chiuse anticipatamente,<br />

è salito nel corso del <strong>2011</strong> a 1,2 miliardi, dopo essere rimasto stabile intorno a un miliardo<br />

nel triennio precedente; è ancora lievemente cresciuto nel primo trimestre dell’anno in corso. Alcune<br />

delle operazioni evidenziano un valore di mercato positivo che nel complesso è stimabile in 0,2 miliardi<br />

alla fine del <strong>2011</strong> e 0,1 alla fine di marzo.<br />

Lo stato di attuazione del federalismo fiscale. – L’attuazione <strong>della</strong> legge delega sul<br />

federalismo fiscale (legge 5 maggio 2009, n. 42) modificherà significativamente il sistema<br />

di finanziamento degli enti territoriali; cardine del nuovo assetto sarà l’adozione<br />

del costo (o fabbisogno) standard quale criterio per l’assegnazione delle risorse (cfr. il<br />

paragrafo del capitolo 13: Le Amministrazioni locali nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2008).<br />

La fase relativa alla definizione dei decreti attuativi si è conclusa. Sono stati approvati<br />

nove decreti legislativi, due dei quali specificamente dedicati al finanziamento degli<br />

enti decentrati: il decreto sul federalismo municipale e quello relativo all’autonomia di<br />

entrata delle Regioni a statuto ordinario (RSO) e delle Province (cfr. il paragrafo del<br />

capitolo 13: Le Amministrazioni locali nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2009).<br />

Gli ultimi tre decreti attuativi, approvati nel <strong>2011</strong> e ad aprile del 2012, riguardano l’armonizzazione<br />

contabile, i meccanismi sanzionatori per gli amministratori locali e l’ordinamento di Roma capitale<br />

(cfr. nell’Appendice la sezione: Principali provvedimenti in materia economica. La finanza pubblica:<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

BANCA D’ITALIA


Finanza decentrata). Il primo provvedimento (decreto legislativo 23 giugno <strong>2011</strong>, n. 118) fissa le scadenze<br />

del ciclo di bilancio locale e prevede che gli enti territoriali si conformino a un piano dei conti integrato e<br />

a uno schema di bilancio comune fra tutte le Amministrazioni pubbliche; nel corso del 2012 sarà avviata<br />

una sperimentazione delle nuove regole, che entreranno in vigore nel 2014 (2013 per gli enti sanitari).<br />

Il decreto in materia di meccanismi sanzionatori e premiali per gli amministratori locali (decreto legislativo<br />

6 settembre <strong>2011</strong>, n. 149) ha istituito l’obbligo di redigere una relazione di fine mandato per<br />

i presidenti delle giunte regionali, delle Province e per i sindaci dei Comuni, secondo uno schema tipo<br />

che avrebbe dovuto essere definito con un successivo atto ministeriale. Il decreto ha anche introdotto<br />

una forma specifica di responsabilità politica degli amministratori locali in caso di dissesto finanziario,<br />

disponendo, in alcuni casi, lo scioglimento degli organi rappresentativi e l’impossibilità di candidarsi a<br />

cariche elettive per un periodo di dieci anni. In particolare, l’accertata responsabilità del presidente <strong>della</strong><br />

giunta regionale nel determinare una situazione di grave dissesto finanziario nella gestione <strong>della</strong> sanità<br />

comporta anche la decadenza automatica dei direttori generali, dei direttori amministrativi e sanitari,<br />

del dirigente responsabile dell’assessorato regionale competente e del collegio dei revisori dei conti.<br />

Alcune disposizioni hanno già trovato applicazione nel <strong>2011</strong>. Per i Comuni delle<br />

RSO è iniziata la sostituzione dei trasferimenti statali con quote del gettito <strong>della</strong> fiscalità<br />

immobiliare e dell’IVA; tali risorse sono confluite in un fondo sperimentale di riequilibrio,<br />

ripartito secondo criteri che sostanzialmente riflettono la distribuzione dei trasferimenti<br />

soppressi. Per le Province sono state introdotte la facoltà di istituire un’imposta di<br />

scopo e quella di variare l’aliquota base dell’imposta sull’assicurazione per la responsabilità<br />

civile automobilistica.<br />

I decreti attuativi rimandano a futuri provvedimenti la definizione di aspetti cruciali<br />

del nuovo assetto del federalismo fiscale (quali l’individuazione dei livelli essenziali delle<br />

prestazioni o, per gli Enti locali, l’indicazione delle funzioni fondamentali e <strong>della</strong> misura<br />

<strong>della</strong> perequazione <strong>della</strong> capacità fiscale per quelle non fondamentali); anche le modalità<br />

operative del calcolo dei costi e fabbisogni standard sono, in larga parte, ancora da definire.<br />

I risparmi di spesa richiesti dalle recenti manovre di consolidamento dei conti pubblici<br />

sono stati distribuiti fra enti di ciascun livello di governo su base proporzionale. Per<br />

rendere più efficace il controllo <strong>della</strong> spesa pubblica, senza sacrificarne la qualità, occorrerebbe<br />

accelerare il passaggio al nuovo assetto di finanza decentrata. In tale prospettiva è<br />

importante completare i processi già avviati, quali la definizione dei costi e dei fabbisogni<br />

standard, l’individuazione dei livelli di servizio e la razionalizzazione delle competenze dei<br />

vari livelli di governo.<br />

LA POLITICA DI BILANCIO PER IL 2012 E PER IL MEDIO TERMINE<br />

Le manovre correttive per il triennio 2012-14<br />

Il Programma di stabilità incluso nel DEF dell’aprile del <strong>2011</strong> definiva una strategia<br />

di graduale riassorbimento degli squilibri dei conti pubblici, con un disavanzo al<br />

2,7 per cento del PIL nel 2012 (tav. 13.8) – già programmato nella <strong>Relazione</strong> unificata<br />

sull’economia e la finanza pubblica (Ruef) del maggio del 2010 – e un sostanziale pareggio<br />

di bilancio nel 2014. Nelle stime del Documento il conseguimento dell’obiettivo<br />

per il 2012, coerente con l’impegno assunto in sede europea di riportare il disavanzo<br />

al di sotto del 3 per cento entro tale anno, non richiedeva interventi aggiuntivi sul<br />

bilancio pubblico. Nel secondo semestre del <strong>2011</strong>, il peggioramento delle prospettive<br />

di crescita e le gravi tensioni sui mercati del debito sovrano imponevano obiettivi più<br />

ambiziosi e l’adozione di misure correttive di eccezionale entità.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

153


154<br />

Obiettivi<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI<br />

Obiettivi e stime dei conti pubblici per l’anno 2012<br />

(miliardi di euro e percentuali del PIL)<br />

Indebitamento<br />

netto<br />

Amministrazioni pubbliche Per memoria:<br />

Avanzo<br />

primario<br />

Spesa<br />

per<br />

interessi<br />

Debito<br />

(1)<br />

Crescita<br />

% del PIL<br />

reale<br />

PIL<br />

nominale<br />

Indebitamento<br />

netto <strong>2011</strong><br />

Tavola 13.8<br />

Debito<br />

<strong>2011</strong><br />

DFP <strong>2011</strong>-13 (settembre 2010) 44,3 35,8 80,2 1.956,4 2,0 1.664,9 63,1 1.910,0<br />

in percentuale del PIL 2,7 2,2 4,8 117,5 3,9 119,2<br />

DEF <strong>2011</strong> (aprile <strong>2011</strong>) (2) 44,9 39,2 84,0 …. 1,3 1.642,4 61,9 ….<br />

in percentuale del PIL<br />

Nota di aggiornamento del<br />

2,7 2,4 5,1 119,4 3,9 120,0<br />

DEF <strong>2011</strong> (settembre <strong>2011</strong>) 25,3 60,5 85,8 …. 0,6 1.622,4 61,7 ….<br />

in percentuale del PIL<br />

<strong>Relazione</strong> al Parlamento <strong>2011</strong><br />

1,6 3,7 5,3 119,5 3,9 120,6<br />

(dicembre <strong>2011</strong>) (3) …. …. …. …. -0,4 1.612,3 60,9 ….<br />

in percentuale del PIL 1,2 4,6 5,8 120,1 3,8 119,8<br />

Stime<br />

DEF 2012 (aprile 2012) (2) 27,2 57,0 84,2 1.959,6 -1,2 1.588,7 62,4 1.897,2<br />

in percentuale del PIL 1,7 3,6 5,3 123,4 3,9 120,1<br />

(1) Le stime e gli obiettivi riportati nei documenti ufficiali sono solo parzialmente coerenti tra loro in quanto includono in maniera<br />

non omogenea gli effetti del sostegno finanziario ai paesi in difficoltà e il contributo italiano allo European Stability Mechanism. –<br />

(2) Il DEF include il Programma di stabilità. – (3) Dati sottostanti alla <strong>Relazione</strong> al Parlamento <strong>2011</strong>. Tali dati, con l’eccezione del PIL,<br />

sono stati pubblicati nel Documento di economia e finanza 2012.<br />

In luglio il Governo anticipava la presentazione <strong>della</strong> manovra di bilancio triennale.<br />

Le misure, che avevano un impatto trascurabile nel <strong>2011</strong> e 2012, reperivano la<br />

quasi totalità (17,9 miliardi) delle risorse necessarie a raggiungere l’obiettivo per l’indebitamento<br />

netto fissato per il 2013 (1,5 per cento del PIL) e circa il 60 per cento (25,4<br />

miliardi) di quelle occorrenti per conseguire il pareggio di bilancio nel 2014.<br />

Il Governo inoltre annunciava l’intenzione di conseguire l’aggiustamento ancora<br />

necessario con una riforma del sistema fiscale e assistenziale, per la quale avrebbe<br />

presentato uno specifico disegno di legge delega. La manovra di bilancio veniva rapidamente<br />

approvata dal Parlamento che ne aumentava gli effetti e introduceva una<br />

clausola di salvaguardia. Quest’ultima prevedeva, qualora la suddetta delega non fosse<br />

stata esercitata entro il 30 settembre del 2013, il reperimento delle risorse attese (4,0<br />

miliardi nel 2013 e 20,0 nel 2014) mediante l’attuazione automatica di tagli lineari ai<br />

regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale.<br />

A fronte del peggioramento delle condizioni di collocamento dei titoli pubblici, il<br />

Governo varava in agosto una seconda manovra che mirava ad anticipare di un anno,<br />

al 2013, il conseguimento del pareggio di bilancio. Il provvedimento veniva approvato<br />

in settembre dal Parlamento. Il termine per l’esercizio <strong>della</strong> delega per la riforma del<br />

sistema fiscale e assistenziale veniva anticipato al settembre del 2012; nel complesso,<br />

tenendo conto dei due decreti legge, gli effetti di riduzione del disavanzo attesi dall’attuazione<br />

<strong>della</strong> delega erano stimati in 4, 16 e 20 miliardi rispettivamente nel 2012,<br />

2013 e 2014.<br />

BANCA D’ITALIA


Nelle valutazioni ufficiali gli effetti di riduzione del disavanzo determinati dal decreto legge 6<br />

luglio <strong>2011</strong>, n. 98 (convertito dalla legge 15 luglio <strong>2011</strong>, n. 111) sono pari a 0,1 e 0,4 punti percentuali<br />

del PIL rispettivamente nel <strong>2011</strong> e 2012; salgono a 1,5 punti nel 2013 e 2,9 nel 2014. L’aggiustamento<br />

nel primo biennio deriva quasi interamente da aumenti delle entrate; il peso del contenimento <strong>della</strong><br />

spesa nel biennio successivo è dell’ordine del 40 per cento (cfr. il riquadro: La manovra di finanza pubblica,<br />

in Bollettino economico, n. 65, <strong>2011</strong>). Gli interventi principali riguardano: riduzioni di spesa<br />

delle Amministrazioni locali e dei ministeri, limiti alla rivalutazione per l’inflazione delle pensioni di<br />

importo più elevato, aumenti dell’imposta di bollo sui conti di deposito titoli e dell’IRAP per banche e<br />

assicurazioni; norme in materia di giochi, contrasto all’evasione e aumenti delle accise.<br />

La correzione di bilancio attesa dal decreto legge 13 agosto <strong>2011</strong>, n. 138 (convertito dalla legge 14<br />

settembre <strong>2011</strong>, n. 148) è stimata ufficialmente in 1,4, 1,8 e 0,7 punti percentuali del PIL rispettivamente<br />

nel 2012, 2013 e 2014 (cfr. il riquadro: Le manovre di finanza pubblica approvate nell’estate <strong>2011</strong>, in<br />

Bollettino economico, n. 66, <strong>2011</strong>). Includendo tra le entrate gli effetti attesi dalla delega, in media nel<br />

periodo <strong>2011</strong>-14 l’aggiustamento è costituito per l’80 per cento da inasprimenti del prelievo. Le principali<br />

misure riguardano: l’aumento dell’aliquota dell’IVA ordinaria dal 20 al 21 per cento, l’inasprimento<br />

delle accise e dell’imposizione sui redditi derivanti da attività finanziarie e sul reddito di impresa. Con<br />

riferimento alle spese, sono rafforzati i tagli alle erogazioni dei ministeri e delle Amministrazioni locali<br />

e si posticipa il pagamento del trattamento di fine rapporto dei pensionati del pubblico impiego.<br />

La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza <strong>2011</strong> presentata<br />

a settembre, tenendo conto degli effetti delle manovre correttive approvate nel corso<br />

dell’estate, rivedeva al ribasso l’obiettivo per l’indebitamento netto del 2012 all’1,6 per<br />

cento del PIL, pur ipotizzando una dinamica del prodotto (0,6 per cento) dimezzata<br />

rispetto a quella prevista nel DEF. In ottobre il Governo presentava la legge di stabilità<br />

per il 2012 (legge 12 novembre <strong>2011</strong>, n. 183); il provvedimento apportava una correzione<br />

marginale ai saldi di bilancio.<br />

Nonostante le consistenti manovre di bilancio approvate in estate, i tassi di interesse<br />

sui titoli pubblici salivano ulteriormente. Alla fine di ottobre il Governo si impegnava<br />

con una comunicazione ufficiale alla Commissione europea a conseguire gli<br />

obiettivi fissati in estate e a intraprendere un ampio piano di riforme a sostegno <strong>della</strong><br />

crescita, necessario per sostenere l’azione di risanamento. Alla fine di novembre, in un<br />

contesto di eccezionale gravità veniva formato un nuovo esecutivo sostenuto da un’ampia<br />

maggioranza parlamentare.<br />

Il nuovo Governo presentava al Parlamento una relazione sui conti pubblici che<br />

evidenziava una stima del disavanzo tendenziale (inclusivo degli effetti attesi dalla delega<br />

fiscale e assistenziale) pari al 2,5 per cento del PIL nel 2012, all’1,3 nel 2013 e all’1,1<br />

nel 2014.<br />

L’Esecutivo approvava contestualmente una manovra correttiva con effetti strutturali<br />

volta a garantire il conseguimento degli obiettivi di bilancio; nelle valutazioni ufficiali,<br />

quest’ultima riduceva l’indebitamento netto rispetto ai valori tendenziali dell’1,3<br />

per cento del PIL in ciascuno degli anni del periodo 2012-14.<br />

Il decreto legge 6 dicembre <strong>2011</strong>, n. 201 (convertito dalla legge 22 dicembre <strong>2011</strong>, n. 214) interviene<br />

sia sulle entrate sia sulle spese (cfr. il riquadro: La manovra correttiva approvata nel dicembre <strong>2011</strong>, in<br />

Bollettino economico, n. 67, 2012). Quasi metà del maggior prelievo (10,7, 10,9 e 11,3 miliardi rispettivamente<br />

nel 2012, 2013 e 2014) deriva dall’incremento <strong>della</strong> tassazione sulla proprietà immobiliare<br />

connessa con l’inasprimento dell’imposta municipale propria, la cui entrata in vigore viene anticipata dal<br />

2014 al 2012. Un incremento del gettito deriva inoltre dall’aumento delle accise, dell’aliquota base dell’addizionale<br />

regionale all’Irpef e da modifiche dell’imposta di bollo, estesa anche ad attività finanziarie non<br />

soggette a deposito titoli. Il provvedimento prevede anche alcuni sgravi in favore delle attività produttive,<br />

quale ad esempio l’allowance for corporate equity (ACE), con l’obiettivo di rafforzare la struttura patrimoniale<br />

delle imprese. I risparmi di spesa derivano principalmente dalla riduzione dei trasferimenti agli enti<br />

territoriali e dalla riforma del sistema pensionistico.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

155


156<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Effetti delle manovre di bilancio approvate nel <strong>2011</strong> sul conto economico<br />

delle Amministrazioni pubbliche<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola 13.9<br />

VOCI <strong>2011</strong> 2012 2013 2014<br />

REPERIMENTO RISORSE 5.627 70.176 89.555 97.578<br />

Maggiori entrate (A)<br />

Riforma fiscale e assistenziale e/o clausola di<br />

3.655 45.460 60.448 63.570<br />

salvaguardia (1) (2) (4) – – 13.119 16.400<br />

Aumento aliquote IVA (2) (4) 700 7.516 4.236 4.236<br />

Imposta municipale e rivalutazione rendite (4) – 10.660 10.930 11.330<br />

Accise e giochi (1) (2) (4) 443 9.974 9.638 9.762<br />

Bollo su titoli e strumenti finanziari (1) (4) 725 2.546 5.021 3.262<br />

Imposta sui redditi da attività finanziarie (2) – 1.421 1.534 1.915<br />

Addizionale regionale Irpef (4) – 2.215 2.215 2.215<br />

Addizionale Ires per il settore energetico (2) – 1.800 900 900<br />

Imposta sulle attività scudate (4) – 1.461 1.987 559<br />

Tributo comunale rifiuti e servizi (4) – – 1.000 1.000<br />

Riallineamento valori fiscali ai dati di bilancio (4) – – 903 1.889<br />

Aumento IRAP per banche e assicurazioni (1) – 912 493 493<br />

Revisione coefficienti di ammortamento (1) – – – 1.312<br />

Aumento contributi lavoratori autonomi (4)<br />

Contrasto all’evasione fiscale e norme sulla<br />

– 1.063 1.471 1.886<br />

riscossione (1) 145 2.779 3.836 3.826<br />

Altri interventi (1) (2) (3) (4) 1.642 3.113 3.165 2.585<br />

Minori spese (B) 1.972 24.716 29.107 34.008<br />

Interventi in materia previdenziale (1) (2) (4) – 3.491 8.462 10.547<br />

Riduzione spese enti territoriali (1) (2) (4) – 6.985 9.185 9.185<br />

Riduzione spese ministeri (1) (2) 1.700 7.400 6.300 5.000<br />

Razionalizzazione <strong>della</strong> spesa sanitaria (1) – – 2.500 5.000<br />

Pubblico impiego (1) – – 64 1.104<br />

Altri interventi (1) (2) (3) (4) 272 6.840 2.596 3.172<br />

USO DELLE RISORSE 2.785 21.264 13.804 16.251<br />

Minori entrate (C) 1.051 5.211 8.304 9.911<br />

Deducibilità rendimento capitale proprio (ACE) (4) – 951 1.446 2.929<br />

Deducibilità IRAP dall’Ires e dall’Irpef (4) – 1.475 1.921 2.042<br />

Deducibilità IRAP giovani e donne (4) – 149 1.690 994<br />

Altri interventi (1) (2) (3) (4) 1.051 2.636 3.247 3.946<br />

Maggiori spese (D)<br />

Trasporto pubblico locale e Fondo per le<br />

1.734 16.053 5.500 6.340<br />

infrastrutture (1) (4) 400 1.450 1.700 2.000<br />

Autotrasporto (3) (4) – 1.496 1.087 1.087<br />

Altri interventi (1) (2) (3) (4) 1.334 13.107 2.713 3.253<br />

Variazione netta entrate (E=A-C) 2.603 40.249 52.142 53.659<br />

Variazione netta spese (F=D-B) -237 -8.663 -23.605 -27.668<br />

Variazione dell’indebitamento netto (G=F-E) -2.840 -48.912 -75.747 -81.327<br />

di cui: DL 98/<strong>2011</strong> -2.108 -5.578 -24.406 -47.973<br />

DL 138/<strong>2011</strong> -732 -22.698 -29.859 -11.822<br />

Legge di stabilità 2012 – -391 -162 -102<br />

DL 201/<strong>2011</strong> – -20.245 -21.320 -21.430<br />

in percentuale del PIL<br />

Variazione dell’indebitamento netto (G=F-E) -0,2 -3,1 -4,7 -4,9<br />

di cui: DL 98/<strong>2011</strong> -0,1 -0,4 -1,5 -2,9<br />

DL 138/<strong>2011</strong> 0,0 -1,4 -1,8 -0,7<br />

Legge di stabilità 2012 – 0,0 0,0 0,0<br />

DL 201/<strong>2011</strong> – -1,3 -1,3 -1,3<br />

Fonte: elaborazioni su valutazioni ufficiali presentate nel Documento di economia e finanza 2012.<br />

(1) DL 98/<strong>2011</strong> (convertito dalla L. 15 luglio <strong>2011</strong>, n. 111). – (2) DL 138/<strong>2011</strong> (convertito dalla L. 14 settembre <strong>2011</strong>, n. 148). – (3) Legge di<br />

stabilità 2012 (L. 12 novembre <strong>2011</strong>, n. 183). – (4) DL 201/<strong>2011</strong> (convertito dalla L. 22 dicembre <strong>2011</strong>, n. 214).<br />

BANCA D’ITALIA


Le misure correttive sulle pensioni portano sostanzialmente a compimento il processo<br />

di revisione del sistema previdenziale avviato all’inizio degli anni novanta, estendendo<br />

a tutti i lavoratori a partire dal 2012 il metodo di calcolo contributivo <strong>della</strong> pensione<br />

su base pro rata. Sono inoltre resi più stringenti i requisiti per il pensionamento<br />

di anzianità – portando nel 2012 a 41 anni e un mese per le donne e 42 anni e un<br />

mese per gli uomini il requisito contributivo necessario per conseguire il trattamento<br />

indipendentemente dall’età e eliminando il sistema delle cosiddette quote – e i criteri di<br />

accesso al pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici nel settore privato. Il sistema viene<br />

reso più trasparente allineando i requisiti per il pensionamento e quelli per l’erogazione<br />

dei benefici. Si stabilisce per gli anni 2012-13 la sospensione dell’indicizzazione<br />

all’inflazione per i trattamenti superiori a tre volte il livello minimo. Il complesso degli<br />

interventi determinerà risparmi crescenti anche negli anni successivi al 2014.<br />

In precedenza, anche la manovra di luglio aveva apportato modifiche alle regole pensionistiche:<br />

(a) era stata anticipata di due anni, al 1° gennaio 2013, l’applicazione <strong>della</strong> norma contenuta nel<br />

DL 78/2010 che prevedeva l’adeguamento dei requisiti di età all’andamento <strong>della</strong> longevità; restavano<br />

esclusi dall’anticipo <strong>della</strong> norma i pensionamenti di anzianità conseguiti con il solo requisito contributivo,<br />

indipendentemente dall’età (che venivano comunque ritardati di un mese nel 2012, di due mesi<br />

nel 2013, e di tre mesi dal 2014 in poi); la manovra di dicembre ha collegato alla longevità anche tale<br />

requisito; (b) veniva aumentato progressivamente, a partire dal 2020, il requisito anagrafico per il conseguimento<br />

<strong>della</strong> pensione di vecchiaia delle lavoratrici del settore privato, in modo da raggiungere nel<br />

2032 la parificazione con le altre categorie di lavoratori; la manovra di dicembre ha poi accelerato l’allineamento,<br />

che prende avvio nel 2012 e si compirà nel 2018; (c) veniva concessa solo parzialmente la<br />

rivalutazione automatica delle pensioni per i trattamenti superiori a cinque volte quello minimo; come<br />

detto, la manovra di dicembre ha abbassato la soglia a tre volte il minimo, e ha trasformato il blocco<br />

dell’indicizzazione da parziale a totale. Con la legge di stabilità si era inoltre deciso che nel 2026 si<br />

sarebbero incrementati i requisiti anagrafici per le pensioni di vecchiaia, se essi non avessero assicurato<br />

un’età minima di accesso al trattamento di 67 anni (incluso il ritardo dovuto all’operare delle finestre<br />

di uscita); in dicembre la scadenza è stata anticipata al 2021.<br />

Con la manovra si reperiscono inoltre risorse (4,0 miliardi nel 2012) per ridurre,<br />

a parità di saldi, gli effetti attesi dall’esercizio <strong>della</strong> delega fiscale e assistenziale; questi si<br />

azzerano nel 2012 e divengono pari a 13,1 miliardi nel 2013 e 16,4 nel 2014. Per il 2012<br />

gran parte delle risorse deriva dall’aumento dal 1° ottobre del 2012 di due punti percentuali<br />

dell’aliquota intermedia e di quella ordinaria dell’IVA (rispettivamente dal 10 al 12<br />

per cento e dal 21 al 23 per cento). La clausola di salvaguardia connessa con la delega viene<br />

definita con maggiore precisione prevedendo che, qualora entro il mese di settembre<br />

del 2012 non siano entrate in vigore misure di attuazione <strong>della</strong> delega o modifiche ai regimi<br />

di agevolazione tali da garantire le risorse attese, l’aumento di due punti delle aliquote<br />

dell’IVA divenga permanente, e vi sia un ulteriore incremento di 0,5 punti nel 2014.<br />

Nel complesso le tre manovre e la legge di stabilità, approvate fra luglio e dicembre,<br />

hanno operato una correzione stimata in 48,9, 75,7 e 81,3 miliardi rispettivamente<br />

nel 2012, 2013 e 2014 (tav. 13.9), quasi il 5 per cento del PIL nell’ultimo anno.<br />

Gli effetti macroeconomici del risanamento dei conti. – Nel DEF vengono fornite alcune<br />

valutazioni sugli effetti negativi sull’attività economica derivanti dalle azioni di risanamento<br />

dei conti pubblici attuate nella seconda metà del <strong>2011</strong>. Una valutazione effettuata<br />

sotto l’ipotesi che i tassi di interesse e le aspettative degli operatori non reagiscano a tali<br />

azioni stima gli effetti recessivi in 2,6 punti percentuali del prodotto, in termini cumulati,<br />

nel triennio 2012-14. Tenendo invece conto, con l’impiego del modello Quest III<br />

Italia <strong>della</strong> Commissione europea, delle possibili ricadute positive sull’attività economica<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

157


158<br />

derivanti dal miglioramento delle aspettative degli operatori riguardo al livello <strong>della</strong> tassazione<br />

futura, gli effetti sono stimati in 2,1 punti nel medesimo arco temporale.<br />

Sulla base di quest’ultima valutazione e di una stima <strong>della</strong> relazione normale che lega il saldo di<br />

bilancio all’attività economica, si può valutare che il miglioramento del disavanzo primario indotto dalle<br />

manovre correttive, stimato a parità di andamento dell’economia pari nel 2014 a 4,9 punti percentuali<br />

del PIL, è ridotto di circa un quinto dagli effetti di retroazione del peggior quadro macroeconomico.<br />

L’azione di risanamento ha consentito di arginare la caduta <strong>della</strong> fiducia degli<br />

investitori sulla capacità dello Stato italiano di onorare i propri debiti, scongiurando<br />

scenari macroeconomici ben più sfavorevoli di quelli al momento previsti. Al riguardo,<br />

si può stimare che una riduzione di 100 punti base dello spread determini una<br />

maggior crescita dell’ordine di un punto percentuale nell’arco di un triennio.<br />

Le stime più recenti sui conti pubblici del 2012<br />

Lo scorso aprile con il DEF sono state aggiornate le stime sui conti pubblici. Rispetto<br />

a quelle programmatiche sottostanti la <strong>Relazione</strong> al Parlamento <strong>2011</strong> presentata<br />

in dicembre, l’indebitamento netto per il 2012 è rivisto al rialzo dall’1,2 per cento<br />

del PIL all’1,7, principalmente per effetto <strong>della</strong> più marcata contrazione del prodotto<br />

(-1,2 contro -0,4). La riduzione dell’avanzo primario (1,0 punti percentuali) è solo<br />

parzialmente compensata dal calo <strong>della</strong> spesa per interessi (0,5 punti).<br />

Nonostante la caduta del prodotto, nel 2012 si accentuerebbe il processo di consolidamento<br />

<strong>della</strong> finanza pubblica. Il saldo di bilancio si ridurrebbe di 2,2 punti percentuali<br />

del PIL, riflettendo l’aumento dell’incidenza delle entrate (2,6 punti percentuali)<br />

a fronte <strong>della</strong> stabilità di quella delle spese primarie e dell’incremento, dal 4,9 al 5,3 per<br />

cento, del peso degli interessi.<br />

L’incidenza delle entrate sul prodotto raggiungerebbe il 49,2 per cento; si accrescerebbe<br />

l’ampio divario registrato nel <strong>2011</strong> rispetto agli altri paesi europei.<br />

Nel <strong>2011</strong> la pressione fiscale è stata superiore di 2,3 punti percentuali rispetto a quella media degli<br />

altri paesi dell’area dell’euro. Tale indicatore è aumentato in Italia di 1,5 punti percentuali nel corso<br />

dell’ultimo decennio, a fronte di una flessione o sostanziale stabilità negli altri maggiori paesi europei<br />

(-0,4, -1,9, 0,5 e 0,2 rispettivamente in Germania, Spagna, Francia e Regno Unito). Un indicatore del peso<br />

<strong>della</strong> tassazione sui redditi delle persone fisiche è dato dal cuneo fiscale sul lavoro, calcolato annualmente<br />

dall’OCSE considerando per alcune figure tipo la struttura dell’imposta (aliquote e detrazioni), quella degli<br />

assegni familiari e dei contributi sociali. Nel <strong>2011</strong> il cuneo fiscale di un lavoratore celibe senza carichi<br />

familiari con un reddito uguale a quello medio di un lavoratore a tempo pieno nell’industria è stato pari<br />

in Italia al 47,6 per cento del costo del lavoro, superiore di 5,5 punti a quello medio degli altri paesi europei<br />

(escludendo Cipro, Grecia e Malta, per i quali non sono disponibili i dati), ma inferiore ai livelli registrati<br />

in Germania (49,8), Francia (49,4) e Austria (48,4). La differenza rispetto alla media degli altri paesi<br />

europei sale a 9 punti percentuali nel caso di un lavoratore con coniuge e due figli a carico, per il quale il<br />

cuneo fiscale è stato pari al 38,6 per cento del costo del lavoro; il cuneo è risultato superiore solo in Francia<br />

(42,3) e in Belgio (40,3). Anche l’imposizione sul reddito delle società è in Italia relativamente elevata: nel<br />

2012 l’aliquota legale inclusiva dell’IRAP (31,4 per cento) è superiore di oltre un punto a quella media<br />

degli altri quattro maggiori paesi europei e di oltre sei punti alla media degli altri paesi dell’area dell’euro.<br />

Dopo la presentazione del DEF, il Governo ha dato impulso al processo di revisione<br />

<strong>della</strong> spesa, al fine di ridurre le erogazioni di ulteriori 4,2 miliardi nel 2012; i<br />

risparmi contribuirebbero a realizzare gli obiettivi di finanza pubblica e a contenere la<br />

pressione fiscale, per esempio evitando l’inasprimento dell’IVA programmato per l’ulti-<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


mo trimestre dell’anno. Entro il 31 maggio del 2012 ogni Ministro deve presentare un<br />

progetto di contenimento degli esborsi coerente con gli obiettivi indicati dal Governo.<br />

È stato inoltre istituito un comitato per il coordinamento delle attività di revisione di<br />

spesa presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri e nominato un Commissario<br />

straordinario a cui è affidata la razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi. Qualora<br />

il contenimento delle erogazioni risultasse in linea con gli obiettivi, nel 2012 la spesa<br />

primaria rimarrebbe stabile, su un livello inferiore dell’1,0 per cento a quello del 2009.<br />

Nelle stime del Governo l’indebitamento netto strutturale migliorerebbe di 3,2<br />

punti percentuali nel 2012, portandosi allo 0,4 per cento del PIL. L’incidenza del debito<br />

sul prodotto salirebbe ancora (dal 120,1 per cento al 123,4) risentendo <strong>della</strong> modesta<br />

dinamica del prodotto nominale e degli esborsi a sostegno dei paesi in difficoltà<br />

dell’area dell’euro stimati nel 2,2 per cento del PIL.<br />

Nel 2012 il Governo stima di concedere finanziamenti complessivi in favore di Grecia, Irlanda e<br />

Portogallo pari a 29,5 miliardi che saranno erogati dall’EFSF (cfr. il capitolo 6: Le politiche di bilancio).<br />

Nel <strong>2011</strong> il sostegno finanziario a tali paesi è stato pari a 9,2 miliardi, di cui 1,6 ciascuno in favore di<br />

Irlanda e Portogallo per il tramite dell’EFSF e 6,1 miliardi di prestiti diretti in favore <strong>della</strong> Grecia. Verranno<br />

inoltre avviati i versamenti al capitale dello European Stability Mechanism (ESM): il contributo<br />

nel 2012 dell’Italia è stimato in 5,6 miliardi.<br />

Le recenti valutazioni <strong>della</strong> Commissione europea sono lievemente meno favorevoli<br />

di quelle del Governo: l’indebitamento netto si ridurrebbe al 2,0 per cento del<br />

prodotto nell’anno in corso e all’1,1 per cento nel 2013. L’avanzo primario continuerebbe<br />

ad aumentare, al 3,4 e al 4,5 per cento del PIL rispettivamente nel 2012 e 2013.<br />

La correzione strutturale dell’avanzo primario è pari a 3,4 punti percentuali del PIL nel<br />

2012 e 0,8 nell’anno successivo. Anche nelle stime <strong>della</strong> Commissione il rapporto fra il<br />

debito e il prodotto comincerebbe a ridursi nel 2013.<br />

I dati dei primi quattro mesi hanno risentito <strong>della</strong> congiuntura economica particolarmente<br />

sfavorevole nella prima parte dell’anno. Il fabbisogno delle Amministrazioni<br />

pubbliche, al netto delle dismissioni mobiliari, è stato pari a circa 47 miliardi,<br />

superiore di quasi 4 rispetto al corrispondente periodo del <strong>2011</strong>. Il fabbisogno è stato<br />

fortemente accresciuto dagli esborsi in favore degli altri paesi dell’area dell’euro (circa<br />

14,5 miliardi nel 2012, interamente corrispondenti alla quota di competenza dell’Italia<br />

dei prestiti erogati dall’EFSF a fronte <strong>della</strong> raccolta effettuata dal medesimo; 4,7<br />

nel <strong>2011</strong>); in senso opposto hanno operato le misure relative alla tesoreria unica, che<br />

hanno comportato il riversamento da parte degli enti decentrati presso la tesoreria<br />

centrale di circa 9 miliardi precedentemente detenuti presso il sistema bancario. Escludendo<br />

questi due fattori, l’aumento del fabbisogno rispetto al corrispondente periodo<br />

del <strong>2011</strong> è di quasi 3 miliardi.<br />

Nel primo quadrimestre le entrate tributarie del bilancio dello Stato sono cresciute dello 0,2 per<br />

cento (0,2 miliardi). Le imposte dirette sono diminuite dell’1,0 per cento (-0,6 miliardi), riflettendo la<br />

contrazione dell’Irpef (-2,5 per cento; -1,3 miliardi). Le imposte indirette sono cresciute dell’1,7 per<br />

cento (0,9 miliardi): l’aumento delle accise sull’energia (15,5 per cento; 1,2 miliardi) ha più che compensato<br />

la riduzione dell’IVA (-1,7 per cento; -0,5 miliardi).<br />

Nella seconda metà dell’anno il fabbisogno verrà ridotto in misura significativa<br />

dagli effetti di alcune delle misure introdotte alla fine del <strong>2011</strong> (in particolare l’aumento<br />

del prelievo sulla proprietà immobiliare e l’innalzamento delle aliquote dell’IVA) e<br />

dovrebbe beneficiare <strong>della</strong> stabilizzazione delle condizioni macroeconomiche.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

159


160<br />

I programmi e le prospettive per il triennio 2013-15<br />

Nelle stime del DEF il miglioramento dei conti pubblici proseguirà anche nel<br />

prossimo triennio, in un contesto di lenta ripresa <strong>della</strong> crescita (0,5, 1,0 e 1,2 per cento,<br />

rispettivamente nel 2013, 2014 e 2015). L’indebitamento netto scenderebbe allo 0,5<br />

per cento del PIL nel 2013; si porterebbe in sostanziale pareggio nel biennio seguente.<br />

Il modesto sconfinamento nel 2013 rispetto al pareggio di bilancio (annunciato<br />

nell’estate del <strong>2011</strong> dal precedente Governo e confermato dal nuovo a dicembre) riflette<br />

il brusco peggioramento negli ultimi mesi delle condizioni congiunturali. In termini<br />

strutturali si conseguirebbe comunque un avanzo già nel 2013 (0,6 per cento del PIL).<br />

L’avanzo primario salirebbe a quasi il 5 per cento del PIL nel 2013 e raggiungerebbe il<br />

5,7 per cento nel 2015.<br />

Nelle valutazioni ufficiali la riduzione dell’indebitamento netto nel 2013 (1,2 punti percentuali<br />

del PIL) deriverebbe per un punto dalla riduzione delle spese primarie (al 44,6 per cento del PIL) e per<br />

0,3 punti dall’aumento delle entrate (al 49,5 per cento).<br />

Nel quadro previsivo, le spese primarie in rapporto al prodotto nel 2015 sarebbero<br />

inferiori di due punti rispetto al 2012. Il calo interesserebbe per 0,3 punti la spesa per<br />

investimenti, che scenderebbe all’1,7 per cento del PIL, a fronte di una media del 2,3<br />

nel decennio 2000-09. Le stime del DEF non includono i possibili risparmi connessi<br />

con l’attività di revisione <strong>della</strong> spesa, che potrebbero determinare un ridimensionamento<br />

e una ricomposizione del bilancio pubblico.<br />

Nel 2013 la spesa per interessi è stimata al 5,4 per cento del PIL, con un aumento di 0,1 punti<br />

rispetto al 2012. La crescita proseguirebbe anche nel biennio successivo, al 5,6 per cento nel 2014 e<br />

5,8 nel 2015. L’incremento riflette il rialzo dei tassi di interesse sul debito pubblico italiano osservato a<br />

partire dall’estate scorsa e le aspettative sui tassi incorporate nella curva dei rendimenti rilevata alla<br />

fine dello scorso marzo.<br />

Un avanzo primario stabilmente superiore al 5 per cento, il ridursi degli aiuti finanziari<br />

in favore degli altri paesi europei (a 10,8 e 3,9 miliardi rispettivamente nel 2013 e<br />

2014 includendo il contributo italiano all’ESM) e l’uscita dalla fase recessiva nel 2013<br />

assicurano l’avvio in quest’ultimo anno <strong>della</strong> riduzione dell’incidenza del debito sul prodotto.<br />

Nel 2015 tale incidenza sarebbe pari al 114,4 per cento, inferiore di 9,0 punti al<br />

valore massimo previsto per il 2012. Escludendo il sostegno finanziario ai paesi in difficoltà<br />

dell’area dell’euro, il debito nel 2015 sarebbe pari al 110,8 per cento del prodotto.<br />

Nelle stime del DEF la quota dell’Italia dei finanziamenti erogati dall’EFSF è pari a 5,2 miliardi<br />

nel 2013 e 1,1 nel 2014. I versamenti al capitale dell’ESM sono quantificati in 5,6 miliardi nel 2013 e<br />

2,8 nel 2014.<br />

Sulla base del DEF, le spese primarie nel 2013 dovranno essere in valore nominale<br />

ancora inferiori a quelle registrate nel 2009; in termini reali ciò implica una riduzione<br />

di quasi il 9 per cento. Il calo potrà essere ancora superiore se il processo di revisione<br />

<strong>della</strong> spesa impostato dal Governo permetterà diffusi recuperi di efficienza.<br />

Dall’estate dello scorso anno sono state introdotte in più riprese misure finalizzate<br />

a rafforzare il contrasto dell’evasione fiscale e a recuperare base imponibile sottratta<br />

alla tassazione; inoltre, negli ultimi mesi l’attività di controllo dell’Amministrazione<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


finanziaria si è intensificata. Nonostante i miglioramenti già emersi nel 2010, l’evasione<br />

rimane ampia. Il proseguimento e il rafforzamento del contrasto a tale fenomeno potrà<br />

consentire, anche a parità di pressione fiscale, di ridurre le aliquote di prelievo.<br />

Nell’aprile del 2012 l’Agenzia delle entrate ha reso note stime aggiornate sull’evasione dell’IVA e<br />

dell’IRAP basate sul confronto tra i dati di contabilità nazionale, corretti per approssimare le basi imponibili<br />

delle imposte, e quelli fiscali contenuti nelle dichiarazioni IVA e IRAP. Dall’analisi emerge che<br />

nel 2010 l’evasione dell’IVA ha raggiunto il valore minimo dell’ultimo trentennio; la base imponibile<br />

non dichiarata, dopo il picco relativo del 2006 pari a quasi il 20 per cento del PIL, è diminuita al 15,0<br />

per cento (dal 16,5 del 2009). L’imposta evasa è scesa al 27,7 per cento del gettito potenziale, dal 34,4<br />

del 2006 e dal 30,3 del 2009. Alla riduzione dell’evasione ha contribuito l’introduzione dal 1° gennaio<br />

2010 di norme più stringenti sulle compensazioni di crediti di imposta. Nel triennio 2007-09 il rapporto<br />

tra l’imposta evasa e quella potenziale è risultato più elevato al Sud (40,1 per cento) rispetto al Nord<br />

(25,2) e al Centro (24,6). Riguardo all’IRAP, nella media del triennio 2007-09 la base imponibile evasa<br />

è stimata pari al 21,6 per cento <strong>della</strong> base potenziale (escludendo le Amministrazioni pubbliche, dove<br />

l’evasione è per definizione nulla).<br />

Il rispetto delle regole di bilancio europee. – In base alle stime del DEF, i conti pubblici<br />

nei prossimi anni soddisferanno senza ulteriori interventi correttivi le regole di<br />

bilancio concordate a livello europeo.<br />

Il rientro del disavanzo al di sotto del 3 per cento del PIL nel 2012 permetterà<br />

la chiusura <strong>della</strong> Procedura per i disavanzi eccessivi avviata nei confronti dell’Italia nel<br />

2009. La correzione strutturale dei conti (3,2 punti percentuali del PIL nel 2012; 1,0<br />

nel 2013) sarebbe largamente superiore al minimo aggiustamento strutturale (0,5 per<br />

cento) previsto dal Patto di stabilità e crescita per i paesi che non abbiano ancora raggiunto<br />

il proprio obiettivo di medio termine (pari per l’Italia al pareggio di bilancio).<br />

Al riguardo, si registrerebbe un avanzo strutturale dello 0,6 per cento del PIL nel 2013,<br />

il saldo rimarrebbe intorno a tale valore anche nel biennio successivo.<br />

Verrebbero rispettati anche i nuovi vincoli sulla spesa e sul debito introdotti a dicembre<br />

del <strong>2011</strong> (per una descrizione delle nuove regole europee, cfr. il capitolo 6: Le<br />

politiche di bilancio).<br />

Per l’Italia il limite alla dinamica <strong>della</strong> spesa è pari a una flessione annua dello 0,8 per cento nel<br />

prossimo triennio; successivamente, raggiunto l’obiettivo di medio termine, esso è pari a un aumento<br />

dello 0,3 per cento. Nel DEF si valuta che l’aggregato di riferimento scenda dell’1,1 per cento nel 2012,<br />

dell’1,7 nel 2013 e dello 0,8 nel 2014 e aumenti dello 0,3 nel 2015.<br />

Sulla base delle proiezioni del DEF e ipotizzando che la dinamica del prodotto, l’avanzo primario<br />

e l’onere medio del debito siano nel 2016 in linea con quelli previsti per il 2015, la riduzione<br />

del debito nel triennio 2014-16 sarebbe più ampia di oltre un punto rispetto a quanto richiesto dal<br />

vincolo sul debito.<br />

Infine, lo scorso aprile è stato introdotto nella Costituzione il principio del pareggio<br />

di bilancio per le Amministrazioni pubbliche, al netto degli effetti del ciclo<br />

economico. La riforma è in linea con quanto concordato nel Trattato sulla stabilità, sul<br />

coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria (che include il<br />

cosiddetto fiscal compact) sottoscritto lo scorso marzo e in attesa di ratifica da parte dei<br />

paesi. Il nuovo principio si applicherà dal 2014. Entro il febbraio del 2013 dovranno<br />

essere definite le relative norme attuative; esse disciplineranno, in particolare, il meccanismo<br />

di correzione degli sconfinamenti e l’istituzione presso le Camere di un organismo<br />

indipendente per la verifica degli andamenti di finanza pubblica e la valutazione<br />

dell’osservanza delle regole di bilancio.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

161


162<br />

14. LA CONDIZIONE FINANZIARIA DELLE FAMIGLIE<br />

E DELLE IMPRESE<br />

Nel <strong>2011</strong> il calo del risparmio delle famiglie ha comportato un saldo finanziario<br />

inferiore, in valore assoluto, al fabbisogno delle imprese, che è rimasto sostanzialmente<br />

invariato rispetto all’anno precedente. Ne è derivato, per il secondo anno consecutivo, un<br />

saldo negativo dell’intero settore privato non finanziario (-0,5 per cento del PIL; fig. 14.1).<br />

La riduzione dei corsi dei titoli<br />

si è riflessa in una contrazione del<br />

valore <strong>della</strong> ricchezza finanziaria<br />

delle famiglie. I nuovi investimenti<br />

finanziari, in diminuzione rispetto<br />

all’anno precedente, si sono<br />

indirizzati prevalentemente verso<br />

i titoli pubblici e le obbligazioni<br />

bancarie. I debiti delle famiglie<br />

nei confronti del sistema creditizio<br />

sono cresciuti a un tasso meno sostenuto<br />

che nel 2010, soprattutto<br />

a causa del rallentamento dei mutui.<br />

La decelerazione è riconducibile<br />

sia a fattori di domanda sia a<br />

condizioni di offerta più restrittive,<br />

che si sono riflesse principalmente in un marcato aumento dei margini sui nuovi contratti<br />

di prestito. La quota di famiglie con un onere per il servizio del debito superiore al 30<br />

per cento del reddito è rimasta stazionaria. Durante la crisi è aumentata la disuguaglianza<br />

nella distribuzione tra le famiglie <strong>della</strong> ricchezza netta e sono sensibilmente peggiorate le<br />

condizioni finanziarie dei nuclei con capofamiglia giovane.<br />

Le condizioni finanziarie delle imprese hanno subito un nuovo peggioramento dalla<br />

scorsa estate a causa del calo delle vendite e dell’aumento del costo del denaro. I bilanci<br />

aziendali, resi fragili dal prolungato periodo di debolezza economica, sono appesantiti da<br />

un debito elevato nel confronto storico, sia in rapporto al valore aggiunto sia rispetto ai<br />

livelli di capitalizzazione. La crisi del debito sovrano si è trasmessa alle imprese principalmente<br />

attraverso il peggioramento delle condizioni di offerta praticate dalle banche, con<br />

più elevati tassi di interesse e una più severa selezione <strong>della</strong> clientela: l’incidenza di imprese<br />

che sostengono di non avere ottenuto l’intero ammontare del credito richiesto ha raggiunto<br />

il livello più elevato dall’inizio <strong>della</strong> crisi. Il Governo e le associazioni di categoria<br />

hanno riproposto o rafforzato alcune misure già adottate negli anni passati per agevolare<br />

l’accesso al credito. Le difficoltà finanziarie delle imprese si sono riflesse nell’aumento delle<br />

inadempienze nel rimborso dei debiti e nella crescita sostenuta del numero dei fallimenti.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Figura 14.1<br />

I saldi finanziari del settore privato non finanziario<br />

(in percentuale del PIL)<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

-1<br />

-2<br />

-3<br />

-4<br />

-5<br />

Fonte: Istat.<br />

'00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11<br />

imprese famiglie settore privato non finanziario<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

-1<br />

-2<br />

-3<br />

-4<br />

-5<br />

BANCA D’ITALIA


LE FAMIGLIE<br />

Il risparmio finanziario e la ricchezza delle famiglie<br />

La propensione al risparmio delle famiglie (consumatrici e produttrici) ha continuato<br />

a ridursi nel <strong>2011</strong>, attestandosi al 12,0 per cento (8,6 per le sole famiglie consumatrici;<br />

cfr. il capitolo 8: La domanda, l’offerta e i prezzi).<br />

La crisi ha accentuato il calo, in atto dall’inizio degli anni novanta, <strong>della</strong> capacità di risparmio,<br />

soprattutto per alcune categorie di famiglie. In base ai dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane<br />

(IBF) condotta dalla <strong>Banca</strong> d’Italia, tra il 2008 e il 2010 il valore mediano <strong>della</strong> propensione al<br />

risparmio è sceso di 0,6 punti percentuali. La riduzione è stata più marcata (oltre 4 punti percentuali)<br />

per i nuclei con capofamiglia giovane (di età inferiore a 35 anni) e per quelli appartenenti al quartile<br />

di reddito equivalente più basso, il cui tasso di risparmio si è pressoché annullato nel 2010.<br />

Nel <strong>2011</strong>, in presenza di una sostanziale stabilità degli investimenti in attività<br />

reali, il calo del risparmio si è riflesso in una riduzione del saldo finanziario delle famiglie,<br />

all’1,3 per cento del PIL, un valore storicamente basso (fig. 14.1). La ricchezza<br />

finanziaria lorda è diminuita del 3,1 per cento, da 3,4 a 3,2 volte il reddito disponibile<br />

(tav. 14.1); il calo è dipeso in misura rilevante dalla flessione del valore dei titoli. Grazie<br />

alla stabilità del valore degli immobili, la ricchezza totale al netto delle passività è diminuita<br />

in misura contenuta (-0,9 per cento), rimanendo pari a quasi otto volte il reddito<br />

disponibile, un livello elevato nel confronto internazionale.<br />

Gli investimenti in attività finanziarie. – Nel <strong>2011</strong> gli acquisti di attività finanziarie,<br />

al netto delle vendite, sono stati pari a 41 miliardi di euro, in diminuzione rispetto<br />

al 2010 (tav. 14.2). Gli investimenti si sono diretti in larga parte verso i titoli pubblici,<br />

in particolare quelli a medio e a lungo termine (47 miliardi), resi appetibili dagli elevati<br />

rendimenti offerti, soprattutto nella seconda parte dell’anno; alla fine del <strong>2011</strong> l’incidenza<br />

dei titoli pubblici sulla ricchezza finanziaria è salita a quasi il 6 per cento, una<br />

quota comunque contenuta nel confronto storico (era il 14 per cento, in media, nella<br />

seconda metà degli anni novanta). Anche le obbligazioni bancarie nel portafoglio delle<br />

famiglie hanno ripreso a crescere, principalmente a causa delle politiche di offerta delle<br />

banche (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari). Sono<br />

invece diminuiti, in particolare nella seconda metà dell’anno, i depositi a vista, quelli<br />

rimborsabili con preavviso e i pronti contro termine; tali riduzioni sono state solo in<br />

parte compensate dall’aumento dei depositi a durata prestabilita. Nel complesso, gli<br />

investimenti netti in strumenti finanziari di origine bancaria sono tornati positivi, confermando<br />

la loro quota attorno al 28 per cento delle attività totali.<br />

Le famiglie hanno continuato a investire in polizze e altri prodotti assicurativi, sebbene<br />

in misura nettamente più contenuta rispetto al 2010. È diminuita la percentuale<br />

di ricchezza finanziaria investita in azioni e altre partecipazioni (dal 23 al 20 per cento)<br />

per effetto <strong>della</strong> caduta delle quotazioni; anche il volume degli acquisti netti è stato<br />

molto contenuto. La riduzione delle consistenze e degli investimenti si è concentrata<br />

sui titoli italiani e ha interessato sia le azioni quotate sia quelle non quotate e le altre<br />

partecipazioni. Le vendite di quote di fondi comuni, soprattutto italiani, hanno superato<br />

gli acquisti per 23 miliardi; il peso dello strumento è tuttavia rimasto intorno al 6<br />

per cento delle attività totali (cfr. il capitolo 18: L’attività degli investitori istituzionali).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

163


164<br />

PAESI<br />

E ANNI<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Composizione delle attività e passività finanziarie delle famiglie (1)<br />

(consistenze di fine periodo)<br />

Circolante<br />

e depositi<br />

Titoli<br />

pubblici e<br />

altre<br />

obbligazioni<br />

Azioni, altre<br />

partecipazioni<br />

e quote di fondi<br />

comuni<br />

di cui:<br />

quote<br />

di fondi<br />

comuni<br />

Riserve<br />

assicurative<br />

e<br />

previdenzali<br />

(2)<br />

Tavola 14.1<br />

Attività Passività (3) Ricchezza<br />

di cui:<br />

debiti finanziari<br />

di cui:<br />

mutui<br />

Quote percentuali sul totale delle attività In rapporto al reddito disponibile<br />

finanziaria<br />

netta<br />

Italia<br />

2007 27,1 19,7 34,1 8,5 16,0 3,52 0,77 0,57 0,30 2,76<br />

2010 30,4 18,9 29,0 6,4 18,4 3,42 0,86 0,65 0,33 2,56<br />

<strong>2011</strong> 31,5 20,4 25,6 5,9 19,1 3,24 0,86 0,65 0,34 2,38<br />

Francia<br />

2007 28,5 1,7 29,8 8,7 34,9 2,94 0,87 0,72 0,51 2,06<br />

2010 28,6 1,6 25,3 7,3 37,3 3,01 0,94 0,80 0,58 2,07<br />

<strong>2011</strong> 30,4 1,5 23,0 6,9 37,7 2,91 0,95 0,81 0,60 1,96<br />

Germania<br />

2007 36,3 6,7 23,6 10,5 32,4 2,77 0,96 0,95 0,60 1,81<br />

2010 40,1 5,5 18,6 9,4 35,0 2,76 0,91 0,90 0,57 1,85<br />

<strong>2011</strong> (4) 41,1 5,3 16,7 8,3 36,1 2,70 0,90 0,89 0,56 1,80<br />

Spagna<br />

2007 38,3 2,6 42,1 10,8 13,6 2,83 1,39 1,31 0,93 1,44<br />

2010 48,2 2,6 30,6 7,1 15,1 2,53 1,36 1,28 0,94 1,16<br />

<strong>2011</strong> 49,9 3,6 27,0 6,8 15,7 2,43 1,32 1,24 0,93 1,11<br />

Area dell’euro (5)<br />

2007 31,8 7,7 29,7 9,1 28,0 3,13 1,04 0,95 0,60 2,08<br />

2010 35,2 7,2 23,9 7,4 30,6 3,09 1,10 1,00 0,61 1,99<br />

<strong>2011</strong> 36,5 7,5 21,4 6,7 31,5 3,00 1,08 0,99 0,61 1,92<br />

Regno Unito<br />

2007 27,1 0,8 14,8 4,1 54,2 4,62 1,72 1,58 1,16 2,89<br />

2010 28,0 1,0 14,6 3,1 53,1 4,43 1,57 1,48 1,03 2,85<br />

<strong>2011</strong> 29,2 1,1 13,1 3,1 53,1 4,28 1,53 1,44 1,01 2,75<br />

Stati Uniti (6)<br />

2007 11,7 9,4 47,6 11,5 28,1 4,85 1,35 1,33 0,99 3,50<br />

2010 13,5 10,6 43,7 11,6 28,9 4,34 1,23 1,20 0,89 3,12<br />

<strong>2011</strong> 14,4 9,9 43,0 11,5 29,2 4,19 1,18 1,15 0,84 3,01<br />

Giappone<br />

2007 51,2 5,1 12,6 3,9 26,7 4,95 1,23 1,06 0,59 3,71<br />

2010 54,7 5,0 9,4 2,9 27,2 4,90 1,21 1,01 0,59 3,69<br />

<strong>2011</strong> 56,1 4,7 8,1 2,5 27,3 .... .... .... .... ....<br />

Fonti: <strong>Banca</strong> d’Italia e Istat per i dati italiani. Per gli altri paesi: Banque de France e INSEE (Francia); Deutsche Bundesbank (Germania);<br />

Banco de España (Spagna); Eurostat e BCE (per i paesi dell’area dell’euro); Bank of England e Central Statistical Office (Regno Unito);<br />

Federal Reserve System - Board of Governors e Bureau of Economic Analysis (Stati Uniti); Bank of Japan e Cabinet Office (Giappone).<br />

(1) Famiglie consumatrici, famiglie produttrici e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Per la definizione delle serie e<br />

per le modalità di calcolo, cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. La composizione percentuale delle attività non include<br />

alcune partite minori. – (2) Riserve tecniche di assicurazione, fondi pensione e fondi di quiescenza. – (3) Debiti finanziari, debiti commerciali<br />

e altre partite minori. – (4) Dati riferiti al 3° trimestre. – (5) Dati riferiti all’area composta da 17 paesi. – (6) Dati riferiti alle famiglie<br />

consumatrici e alle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.<br />

BANCA D’ITALIA


VOCI<br />

Attività e passività finanziarie delle famiglie (1)<br />

(milioni di euro e valori percentuali)<br />

Consistenze di fine periodo Flussi<br />

<strong>2011</strong> Composizione<br />

percentuale<br />

2010 <strong>2011</strong><br />

Tavola 14.2<br />

2010 <strong>2011</strong><br />

ATTIVITÀ (2)<br />

Biglietti e monete 118.303 3,1 3,3 5.304 6.363<br />

Strumenti di origine bancaria 1.014.505 27,7 28,5 -23.960 6.544<br />

di cui: depositi a vista 497.836 14,0 14,0 -10.140 -6.244<br />

altri depositi 143.010 3,6 4,0 -4.152 -757<br />

titoli a medio e a lungo termine 373.659 10,0 10,5 -9.669 13.545<br />

Depositi e altra raccolta postale (3) 330.151 8,9 9,3 11.904 4.363<br />

Titoli pubblici 200.011 4,3 5,6 -17.635 61.329<br />

di cui: a breve termine 24.294 0,3 0,7 -13.355 14.064<br />

a medio e a lungo termine 175.717 3,9 4,9 -4.280 47.265<br />

Titoli di imprese a medio e a lungo termine 2.990 0,1 0,1 4.577 -17.388<br />

Quote di fondi comuni 208.355 6,4 5,9 -1.968 -22.661<br />

di cui: italiani 118.821 3,9 3,3 -19.300 -26.601<br />

esteri 89.534 2,4 2,5 17.332 3.940<br />

Azioni e partecipazioni 703.864 22,7 19,8 53.375 11.459<br />

di cui: italiane 663.688 21,6 18,7 51.811 9.447<br />

estere 40.176 1,1 1,1 1.564 2.012<br />

Altre attività sull’estero 177.566 5,5 5,0 -1.425 -14.365<br />

di cui: depositi 29.841 0,9 0,8 -3.153 847<br />

titoli a breve termine 402 0,0 0,0 11 43<br />

titoli a medio e a lungo termine 147.323 4,5 4,1 1.717 -15.256<br />

Assicurazioni, fondi pensione e TFR 678.878 18,4 19,1 27.711 4.687<br />

di cui: riserve ramo vita 417.497 11,4 11,7 23.837 10<br />

Altre attività (4) 119.507 3,2 3,4 4.092 653<br />

Totale attività 3.554.132 100,0 100,0 61.975 40.985<br />

PASSIVITÀ<br />

Debiti a breve termine (5) 60.151 6,2 6,4 852 1.318<br />

di cui: bancari 58.403 6,0 6,2 1.969 1.628<br />

Debiti a medio e a lungo termine (6) 658.342 70,2 70,3 32.611 17.968<br />

di cui: bancari 559.557 58,7 59,8 36.847 20.313<br />

Altre passività finanziarie (7) 217.423 23,6 23,2 5.157 1.463<br />

Totale passività 935.916 100,0 100,0 38.620 20.749<br />

SALDO 2.618.216 23.355 20.236<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia, Conti finanziari.<br />

(1) Famiglie consumatrici, famiglie produttrici e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Per la definizione delle serie<br />

e per le modalità di calcolo, cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è<br />

dovuta agli arrotondamenti. – (2) Le gestioni patrimoniali non sono evidenziate. Le attività oggetto di investimento sono incluse nei<br />

singoli strumenti. – (3) Conti correnti, libretti e buoni postali. – (4) Crediti commerciali e altre partite minori. – (5) Includono anche<br />

i finanziamenti da società di factoring. – (6) Includono anche i prestiti cartolarizzati, i finanziamenti da società di leasing, il credito<br />

al consumo da società finanziarie e prestiti da altri residenti. – (7) Debiti commerciali, fondi di quiescenza e altre partite minori.<br />

La distribuzione <strong>della</strong> ricchezza tra le famiglie. – I dati dell’IBF confermano l’evidenza<br />

macroeconomica: tra il 2008 e il 2010 la ricchezza netta è rimasta pari a circa 8<br />

volte il reddito disponibile. Tale rapporto è invece diminuito nel medesimo periodo da<br />

5,4 a 5,1 per i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni, a fronte dell’aumento<br />

registrato per le altre classi di età. Le famiglie giovani detengono strutturalmente un<br />

patrimonio inferiore al resto <strong>della</strong> popolazione; il divario si è tuttavia accentuato negli<br />

ultimi anni, soprattutto a causa <strong>della</strong> diversa dinamica <strong>della</strong> componente finanziaria.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

165


166<br />

La concentrazione <strong>della</strong> ricchezza<br />

finanziaria è aumentata durante<br />

la crisi: la quota di attività finanziarie<br />

posseduta dal 10 per cento<br />

delle famiglie più ricche è salita, tra<br />

il 2008 e il 2010, dal 44 al 47 per<br />

cento. Più del 60 per cento del totale<br />

delle attività finanziarie è detenuto<br />

da nuclei con un capofamiglia di<br />

età superiore a 55 anni, mentre ha<br />

continuato a ridursi la quota posseduta<br />

da quelli con capofamiglia di<br />

età inferiore a 35 anni (meno del 4<br />

per cento nel 2010, oltre dieci punti<br />

percentuali più bassa di quanto osservato<br />

nella prima metà degli anni<br />

novanta; fig. 14.2). Nel 2010 l’80<br />

per cento del portafoglio dei nuclei con capofamiglia giovane era detenuto sotto forma di<br />

depositi, una percentuale più elevata di quella dell’intero campione, pari al 54 per cento.<br />

Anche gli indicatori di vulnerabilità sono peggiorati in misura più marcata per<br />

i nuclei con capofamiglia giovane: tra questi ultimi, la quota di quelli che non hanno<br />

attività finanziarie liquide sufficienti a garantire un tenore di vita al livello <strong>della</strong> soglia di<br />

povertà per almeno sei mesi in caso di perdita del reddito ha raggiunto nel 2010 il 17<br />

per cento, quasi quattro punti in più rispetto al 2008; per il campione nel suo complesso<br />

sia l’incidenza sia l’aumento sono stati inferiori (10 per cento nel 2010, dal 9 nel 2008).<br />

L’indebitamento delle famiglie<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> i debiti<br />

finanziari delle famiglie si collocavano<br />

attorno al 65 per cento<br />

del reddito disponibile, un livello<br />

contenuto nel confronto internazionale,<br />

in particolare nella componente<br />

dei prestiti per l’acquisto<br />

di abitazioni (fig. 14.3).<br />

I debiti contratti presso gli<br />

intermediari creditizi sono cresciuti<br />

del 3,4 per cento nel <strong>2011</strong><br />

(4,9 nel 2010), registrando una<br />

progressiva decelerazione in corso<br />

d’anno. Il rallentamento è proseguito<br />

nei primi mesi del 2012: in<br />

marzo il tasso di crescita sui dodici<br />

mesi è stato pari al 2,2 per<br />

cento. La decelerazione è stata più<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Figura 14.2<br />

La ricchezza finanziaria per classi di età<br />

(composizione percentuale)<br />

1991 1995 2000 2006 2010<br />

=65<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia, Indagine sui bilanci delle famiglie italiane; cfr. nell’Appendice<br />

la sezione: Note metodologiche.<br />

150<br />

120<br />

90<br />

60<br />

30<br />

0<br />

2005<br />

Figura 14.3<br />

Debiti finanziari delle famiglie (1)<br />

(in percentuale del reddito disponibile)<br />

altri debiti finanziari<br />

prestiti per acquisto abitazioni<br />

credito al consumo<br />

Italia<br />

<strong>2011</strong><br />

2005<br />

<strong>2011</strong><br />

2005<br />

<strong>2011</strong><br />

2005<br />

<strong>2011</strong><br />

2005<br />

Francia Germania Spagna Area<br />

(2) euro<br />

<strong>2011</strong><br />

2005<br />

<strong>2011</strong><br />

Regno<br />

Unito<br />

2005<br />

<strong>2011</strong><br />

Stati<br />

Uniti (3)<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia e Istat per i dati italiani. Per gli altri paesi: Banque de France<br />

e INSEE (Francia); Deutsche Bundesbank (Germania); Banco de España (Spagna);<br />

Eurostat e BCE (per i paesi dell’area dell’euro); Bank of England e Central<br />

Statistical Office (Regno Unito); Federal Reserve System - Board of Governors e<br />

Bureau of Economic Analysis (Stati Uniti).<br />

(1) Famiglie consumatrici, famiglie produttrici e istituzioni senza scopo di lucro al<br />

servizio delle famiglie. Per la definizione delle serie e per le modalità di calcolo,<br />

cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) Il dato del <strong>2011</strong> si riferisce<br />

al 3° trimestre. – (3) I dati si riferiscono alle famiglie consumatrici e alle<br />

istituzioni senza scopo di lucro a servizio delle famiglie.<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

150<br />

120<br />

90<br />

60<br />

30<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


marcata di quella osservata nell’area dell’euro, dove le dinamiche nei principali paesi<br />

sono state molto differenziate (fig. 14.4).<br />

16<br />

12<br />

8<br />

4<br />

0<br />

0<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong>'12<br />

Italia (2) Area euro (2)<br />

Prestiti bancari alle famiglie (1)<br />

(variazioni percentuali sui 12 mesi)<br />

16<br />

12<br />

8<br />

4<br />

Figura 14.4<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

8<br />

4<br />

0<br />

-4<br />

-8<br />

Italia<br />

(2)<br />

dic. 2010<br />

dic. <strong>2011</strong><br />

Francia Germania Spagna Paesi<br />

Bassi<br />

Irlanda Area<br />

euro (2)<br />

Fonte: elaborazioni su dati BCE e segnalazioni di vigilanza.<br />

(1) Famiglie consumatrici, famiglie produttrici e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. I prestiti includono i pronti contro<br />

termine e le sofferenze. Le variazioni percentuali sono calcolate al netto degli effetti di riclassificazioni, variazioni del cambio, aggiustamenti<br />

di valore e altre variazioni non derivanti da transazioni. Per la definizione delle serie, cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. –<br />

(2) Le variazioni percentuali sono calcolate anche al netto degli effetti delle cartolarizzazioni.<br />

Il rallentamento è stato meno intenso per i finanziamenti concessi alle sole famiglie<br />

consumatrici (tav. 14.3); si registra tuttavia una forte decelerazione dei prestiti diversi<br />

da quelli per l’acquisto di abitazioni e dal credito al consumo. In base alle indicazioni<br />

che emergono dalle indagini condotte presso gli intermediari bancari, l’espansione<br />

meno sostenuta dei prestiti è riconducibile sia a fattori di domanda sia a condizioni<br />

VOCI<br />

Credito alle famiglie consumatrici (1)<br />

(dati di fine periodo; milioni di euro e valori percentuali)<br />

dicembre<br />

2009<br />

<strong>2011</strong><br />

8<br />

4<br />

0<br />

-4<br />

-8<br />

Tavola 14.3<br />

Variazioni percentuali sui 12 mesi Consistenze<br />

marzo 2012<br />

dicembre<br />

2010<br />

giugno<br />

<strong>2011</strong><br />

dicembre<br />

<strong>2011</strong><br />

Prestiti per l’acquisto di abitazioni<br />

marzo<br />

2012<br />

Banche 1,8 3,4 4,2 3,6 2,6 338.335<br />

Credito al consumo<br />

Banche 5,2 0,3 0,1 0,0 -0,9 57.919<br />

Società finanziarie -0,3 -0,2 0,4 1,0 -1,1 52.847<br />

Totale banche e società finanziarie 2,6 0,1 0,3 0,5 -1,0 110.766<br />

Altri prestiti (3)<br />

Banche 7,3 8,5 4,4 1,9 0,4 86.381<br />

Prestiti totali<br />

Totale banche e società finanziarie 2,8 3,5 3,4 2,7 1,4 535.483<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza.<br />

(1) I prestiti escludono i pronti contro termine e le sofferenze. Le variazioni percentuali sono corrette per tenere conto dell'effetto delle<br />

cartolarizzazioni e riclassificazioni. I dati di marzo 2012 sono provvisori. Per le definizioni delle serie, cfr. nell'Appendice la sezione: Note<br />

metodologiche. – (2) Il dato include i prestiti cartolarizzati. – (3) Gli altri prestiti includono principalmente aperture di credito in conto<br />

corrente e mutui diversi da quelli per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di unità immobiliari a uso abitativo.<br />

(2)<br />

167


168<br />

più restrittive dal lato dell’offerta, connesse con le maggiori difficoltà di raccolta degli<br />

intermediari conseguenti alla crisi sul debito sovrano. Nella prima parte del 2012 le<br />

banche hanno segnalato condizioni meno rigide nell’offerta di credito (cfr. il capitolo<br />

17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari).<br />

I prestiti per l’acquisto di abitazioni. – Nel <strong>2011</strong> la consistenza dei prestiti per l’acquisto<br />

di abitazioni delle famiglie consumatrici è aumentata del 3,6 per cento, decelerando<br />

nella parte finale dell’anno. Il rallentamento è proseguito nei primi mesi del 2012: alla<br />

fine del primo trimestre, il tasso di crescita era pari al 2,6 per cento. Le erogazioni di<br />

nuovi prestiti per l’acquisto di abitazioni sono state pari a 49 miliardi, il 12,0 per cento in<br />

meno rispetto al 2010. Il calo è stato più ampio nella seconda parte dell’anno in concomitanza<br />

con la crisi del debito sovrano e con il consistente aumento dei tassi di interesse.<br />

Sulla riduzione non sembra aver inciso la dinamica dei prezzi delle abitazioni, rimasti<br />

stabili per tutto il <strong>2011</strong>. Al netto di surroghe e sostituzioni, in forte calo rispetto al 2010,<br />

la contrazione delle erogazioni sarebbe stata meno accentuata (-7 per cento circa).<br />

Il peggioramento avvenuto nel corso del <strong>2011</strong> delle condizioni per l’accensione di un contratto<br />

di mutuo si è riflesso in una riduzione delle surroghe, finalizzate alla ricerca di migliori termini contrattuali.<br />

L’incidenza delle surroghe sulle erogazioni è stata pari al 9 per cento (13 per cento nel 2010);<br />

quella delle sostituzioni, che possono comportare anche la variazione dell’importo del finanziamento, è<br />

rimasta invariata al 3 per cento. Le rinegoziazioni delle condizioni contrattuali con la propria banca,<br />

che non implicano l’accensione di un nuovo contratto, hanno riguardato poco più dell’1 per cento dei<br />

mutui in essere (2 per cento nel 2010).<br />

Nel corso dell’anno le banche hanno notevolmente irrigidito i criteri di offerta dei<br />

prestiti per l’acquisto di abitazioni, principalmente attraverso un marcato aumento dei<br />

margini su tutta la clientela, non solo per le fasce giudicate più rischiose. La domanda<br />

si è fortemente indebolita, sia a causa del peggioramento del ciclo economico, che si<br />

è riflesso in un calo pronunciato del grado di fiducia delle famiglie, sia dei consistenti<br />

aumenti dei tassi di interesse. Sui nuovi mutui concessi, le condizioni contrattuali<br />

diverse dai tassi non sono sostanzialmente peggiorate. In base ai dati dell’Indagine<br />

regionale sul credito bancario condotta dalle Filiali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, la percentuale<br />

di mutui con un rapporto tra prestiti e valore dell’immobile (loan to value) superiore<br />

all’80 per cento è risultata simile a quella dell’anno precedente (5,9 rispetto al 5,2 per<br />

cento); la quota di mutui con durata di 30 anni o maggiore è aumentata (dal 21,9 al<br />

25,0 per cento); la durata media dei contratti di mutuo, circa 22 anni, non si è ridotta.<br />

È tuttavia diminuito, di poco più di un punto percentuale (al 60 per cento), il valore<br />

medio del loan to value, e si è dimezzata, al 13,1 per cento, la quota di mutui concessi<br />

che permettono di estendere la durata o di sospendere temporaneamente i pagamenti<br />

senza costi addizionali. Al fine di ridurre i rischi associati al decesso, all’invalidità o alla<br />

perdita dell’occupazione del mutuatario, per oltre un terzo delle erogazioni il contratto<br />

di mutuo è stato accompagnato dall’accensione di una polizza assicurativa.<br />

La crisi finanziaria ha interrotto una lunga fase di forte espansione dei prestiti alle famiglie per<br />

l’acquisto di abitazioni. Dal 2008 al <strong>2011</strong> il numero dei nuovi mutui concessi è diminuito in media<br />

del 9 per cento all’anno. Il calo ha colpito in misura più accentuata i mutuatari più giovani e quelli<br />

extracomunitari, che hanno risentito maggiormente sia <strong>della</strong> fase negativa del ciclo economico, sia<br />

delle politiche di affidamento più selettive da parte delle banche; l’irrigidimento dell’offerta ha inciso in<br />

misura minore sui mutuatari con redditi elevati. In particolare, la crescita dell’importo medio dei mutui<br />

concessi a giovani ed extracomunitari è stata assai più contenuta rispetto alla media: la riduzione<br />

del loan to value, in calo di quasi nove punti percentuali rispetto al livello precedente la crisi, può essere<br />

risultata più vincolante per questi gruppi di mutuatari.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Nel <strong>2011</strong> il calo delle erogazioni di prestiti per l’acquisto di abitazioni ha interessato<br />

soprattutto alcuni tra i principali gruppi bancari italiani, che hanno risentito in<br />

misura maggiore delle difficoltà di raccolta sui mercati all’ingrosso determinate dalla<br />

crisi del debito sovrano (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari<br />

finanziari); per contro, le filiali e filiazioni di banche estere hanno aumentato la quota<br />

dei prestiti concessi di otto punti percentuali (al 28 per cento).<br />

I tassi di interesse sui mutui. – I tassi di interesse sui nuovi contratti di mutuo sono<br />

cresciuti nei primi mesi dell’anno seguendo gli aumenti dei tassi di riferimento (Euribor<br />

e IRS). Dalla seconda metà del <strong>2011</strong>, a seguito del maggior costo <strong>della</strong> raccolta, in particolare<br />

quella obbligazionaria, conseguente al propagarsi <strong>della</strong> crisi del debito sovrano,<br />

gli intermediari hanno considerevolmente rivisto al rialzo i margini rispetto ai tassi di<br />

riferimento. L’incremento è stato più consistente per i nuovi contratti a tasso variabile,<br />

il cui costo è aumentato fino al 3,9 per cento nel mese di marzo del 2012 (1,4 punti in<br />

più da dicembre 2010, oltre il doppio rispetto all’area dell’euro; fig. 14.5.a). Nello stesso<br />

periodo, sui nuovi contratti a tasso fisso per almeno dieci anni i tassi sono saliti di 0,9<br />

punti (0,2 nell’area), raggiungendo il 5,2 per cento nel mese di marzo 2012. Il costo<br />

complessivo di un mutuo (TAEG, comprensivo delle commissioni) è salito fino al 4,5<br />

per cento; il differenziale con l’area dell’euro, che era negativo alla fine del 2010 (-0,5<br />

punti), è considerevolmente aumentato fino a raggiungere 0,7 punti percentuali nel mese<br />

di marzo 2012, il valore massimo da quando le due serie sono rilevate (gennaio 2003).<br />

La quota di mutui concessi a tasso variabile si è ridotta dall’83 per cento nel 2010 al 69 nei primi<br />

tre mesi del 2012. La dinamica del differenziale di costo si conferma un fattore determinante nella scelta<br />

tra il contratto a tasso fisso e quello a tasso variabile; negli anni successivi alla crisi, l’importanza di<br />

questo fattore è stata più evidente per i mutuatari più giovani e per quelli extracomunitari.<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

Tassi di interesse sui prestiti bancari (1)<br />

(dati mensili riferiti a nuove operazioni; valori percentuali)<br />

(a) Prestiti per l’acquisto di abitazioni (b) Credito al consumo (2)<br />

2<br />

'03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11 '12<br />

Italia: tasso variabile (3)<br />

Area euro: tasso variabile (3)<br />

Italia: tasso fisso per almeno 10 anni<br />

Area euro: tasso fisso per almeno 10 anni<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

Figura 14.5<br />

'03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11 '12<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

11<br />

10<br />

9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

Italia Area euro<br />

Fonte: elaborazioni su dati BCE.<br />

(1) Famiglie consumatrici, famiglie produttrici e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Contratti stipulati nel periodo<br />

di riferimento o che costituicono una rinegoziazione di condizioni precedentemente determinate. Per la definizione delle serie,<br />

cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) TAEG sulle nuove operazioni. Il TAEG è comprensivo delle spese accessorie<br />

(amministrative, istruttorie, assicurative) ed è ottenuto come media ponderata, per gli importi, tra le varie scadenze. Dal giugno del 2010<br />

i tassi di interesse relativi alle carte di credito non sono più inclusi. – (3) Tasso variabile o rinegoziabile entro l’anno.<br />

<strong>2011</strong><br />

11<br />

10<br />

9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

169


170<br />

Il credito al consumo. – Nel <strong>2011</strong> il credito al consumo è cresciuto dello 0,5 per cento;<br />

la dinamica è peggiorata nel primo trimestre del 2012: nel mese di marzo il tasso di crescita<br />

sui dodici mesi è divenuto negativo (-1,0 per cento) sia per le banche sia per le società<br />

finanziarie, che detengono rispettivamente circa la metà del mercato (cfr. tav. 14.3). Ha<br />

continuato a ridursi il credito finalizzato all’acquisto di beni durevoli a causa <strong>della</strong> debolezza<br />

<strong>della</strong> domanda, in particolare di mezzi di trasporto (cfr. il capitolo 8: La domanda, l’offerta e<br />

i prezzi). Tra i finanziamenti non finalizzati, è proseguita l’espansione sia dei prestiti personali<br />

sia di quelli per la cessione del quinto dello stipendio, che servono a finanziare tipologie<br />

di spese più generali, non necessariamente connesse con l’acquisto di un bene.<br />

Nel periodo 2008-2010, in base ai dati dell’IBF, la quota di nuclei familiari che ha fatto ricorso al<br />

credito al consumo è rimasta stabile attorno al 17 per cento. L’utilizzo di questa forma di debito è tuttavia<br />

aumentato fra le famiglie con reddito molto basso (primo quartile). Il ricorso al credito al consumo<br />

è risultato, inoltre, frequente tra coloro che nel 2010 hanno dichiarato entrate insolitamente contenute<br />

rispetto al normale: circa un quarto di queste famiglie ha utilizzato il credito per compensare riduzioni<br />

consistenti delle entrate ed evitare un brusco calo del tenore di vita. La quota di credito al consumo<br />

detenuta dal quartile di famiglie con i redditi più bassi ha raggiunto nel 2010 un livello storicamente<br />

elevato (27 per cento), inferiore solo a quello <strong>della</strong> precedente recessione del 1993 (29 per cento).<br />

I tassi di interesse sul credito al consumo. – I tassi di interesse bancari sulle nuove operazioni<br />

di credito al consumo (TAEG) sono aumentati di 0,8 punti percentuali nel <strong>2011</strong> e<br />

hanno registrato un ulteriore brusco incremento di 0,9 punti nei primi tre mesi del 2012,<br />

al 10 per cento. L’aumento, connesso con le difficoltà di raccolta degli intermediari bancari,<br />

è stato molto più ampio di quello osservato nell’area dell’euro (fig.14.5.b): il differenziale<br />

con l’area, già elevato alla fine del 2010 (1,4 punti), ha raggiunto i 2,5 punti percentuali<br />

all’inizio del 2012, il valore massimo da quando le due serie sono rilevate (gennaio 2003).<br />

La vulnerabilità delle famiglie indebitate<br />

Sulla base dei dati dell’IBF, si stima che nel <strong>2011</strong> la quota di famiglie indebitate<br />

vulnerabili, caratterizzate da un’incidenza del servizio del debito sul reddito superiore<br />

al 30 per cento, sia rimasta stabile attorno al 10 per cento (2,2 per cento delle famiglie<br />

totali), il livello osservato alla fine del 2010. Anche l’incidenza sul reddito <strong>della</strong> rata del<br />

mutuo per l’acquisto di un’abitazione non risulterebbe molto diversa da quella relativa<br />

al 2010 (15,8 per cento per la famiglia mediana). Vi ha contribuito, in un anno di tassi<br />

di interesse crescenti sui nuovi contratti, l’elevata quota (70 per cento) di mutui in essere<br />

a tasso variabile indicizzato all’Euribor, il cui livello è rimasto contenuto e in calo<br />

nella parte finale dell’anno.<br />

Tra il 2008 e il 2010 l’incidenza sul reddito <strong>della</strong> rata del mutuo per l’acquisto di un’abitazione si<br />

è leggermente ridotta per la famiglia mediana (dal 17,1 al 15,8 per cento) grazie alla consistente riduzione<br />

dei tassi di interesse osservata nel 2009, che ha più che compensato la dinamica negativa del reddito<br />

disponibile. Vi hanno contribuito le migliori condizioni contrattuali ottenute dalle famiglie per il<br />

loro mutuo attraverso surroghe e sostituzioni, particolarmente frequenti nel biennio 2009-2010, e le iniziative<br />

di sostegno alle famiglie in difficoltà. Tra queste ultime, la moratoria promossa dall’Associazione<br />

bancaria italiana (ABI), in accordo con le principali associazioni dei consumatori, rimane quella di<br />

maggior impatto. Dalla sua attivazione (febbraio 2010) allo scorso marzo 64.000 mutuatari hanno<br />

potuto sospendere per almeno un anno il pagamento <strong>della</strong> rata. Si stima che ne possa aver beneficiato<br />

circa un quinto delle famiglie vulnerabili. La rata sospesa (quasi 7.700 euro a famiglia) rappresenta<br />

circa un quarto del reddito disponibile delle famiglie mutuatarie con un reddito inferiore a quello me-<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


diano. In base alle evidenze tratte da alcuni gruppi bancari, poco meno di due terzi delle famiglie che<br />

prima <strong>della</strong> sospensione presentavano ritardi nei rimborsi ha ripreso a pagare regolarmente alla fine<br />

<strong>della</strong> moratoria. Dopo varie proroghe, il periodo per richiedere la moratoria terminerà il 31 luglio 2012.<br />

Nel <strong>2011</strong> gli indicatori di rischiosità del credito alle famiglie hanno oscillato attorno<br />

ai livelli raggiunti alla fine del 2010, elevati rispetto a quelli precedenti la crisi. Nei primi tre<br />

mesi del 2012 la quota di prestiti su cui sono stati segnalati ritardi di pagamento (scaduti) e<br />

la percentuale di quelli su cui sono state registrate temporanee difficoltà di rimborso (incagli)<br />

sono lievemente aumentate, rispettivamente all’1,1 e al 2,3 per cento; il flusso di nuove<br />

sofferenze in rapporto ai prestiti vivi è leggermente diminuito all’1,2 per cento (fig 14.6.a).<br />

Le politiche più selettive adottate dalle banche nella concessione dei prestiti per l’acquisto di abitazioni<br />

si sono riflesse in un calo marcato del tasso di ingresso in sofferenza dei nuovi contratti di mutuo<br />

stipulati nel 2009 e nel 2010, rispetto a quelli concessi nel triennio 2006-08 (fig. 14.6.b). Alla selezione<br />

più accurata <strong>della</strong> clientela e alle misure di sostegno alle famiglie mutuatarie può essere ricondotto anche<br />

il miglioramento del saldo negativo tra l’incidenza dei prestiti che sono transitati verso classi di rischio<br />

inferiori e quella dei finanziamenti che hanno invece registrato un passaggio verso stati di anomalia più<br />

gravi (da -2,7 punti nel 2010 a -2,3 nel <strong>2011</strong>).<br />

3,6<br />

3,3<br />

3,0<br />

2,7<br />

2,4<br />

2,1<br />

1,8<br />

(a) Prestiti deteriorati<br />

(in percentuale dei prestiti non in sofferenza)<br />

Vulnerabilità delle famiglie indebitate (1)<br />

0,5<br />

2009 2010<br />

<strong>2011</strong> 2012<br />

scaduti, incagli e ristrutturati (2) incagli (2)<br />

nuove sofferenze (3) (4)<br />

scaduti (3)<br />

2,0<br />

1,8<br />

1,5<br />

1,3<br />

1,0<br />

0,8<br />

(b) Nuovi mutui in sofferenza<br />

per anno di erogazione<br />

(in percentuale del numero di contratti)<br />

Figura 14.6<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

1,8<br />

1,5<br />

1,2<br />

0,9<br />

0,6<br />

0,3<br />

0,0<br />

anno<br />

erog<br />

+1<br />

anno<br />

+2<br />

anni<br />

+3<br />

anni<br />

+4<br />

anni<br />

+5<br />

anni<br />

+6<br />

anni<br />

+7<br />

anni<br />

2004 2005 2006 2007<br />

2008 2009 2010<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza per scaduti, incagli e ristrutturati; Centrale dei rischi per le nuove sofferenze; Centrale dei rischi, Rilevazione<br />

analitica dei tassi di interesse per i nuovi mutui in sofferenza per anno di erogazione.<br />

(1) Per la definizione delle serie cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) Scala di sinistra. – (3) Scala di destra. – (4) Dati<br />

trimestrali depurati dalla componente stagionale. Flusso di sofferenze rettificate in percentuale dei prestiti non in sofferenza rettificata alla<br />

fine del trimestre precedente, espresso su base annua.<br />

LE IMPRESE<br />

La redditività e il fabbisogno finanziario<br />

La redditività. – La recessione avviatasi nell’estate del <strong>2011</strong> ha colpito le imprese in<br />

una situazione finanziaria resa fragile dal prolungato periodo di debolezza economica:<br />

i dati di bilancio Cerved indicano che nel 2010 meno <strong>della</strong> metà delle aziende aveva<br />

recuperato il livello di fatturato pre-crisi. Il peggioramento del quadro congiunturale<br />

<strong>2011</strong><br />

1,8<br />

1,5<br />

1,2<br />

0,9<br />

0,6<br />

0,3<br />

0,0<br />

171


172<br />

ha determinato un nuovo calo <strong>della</strong> redditività: sulla base dei conti nazionali, nel <strong>2011</strong><br />

il margine operativo lordo (MOL) delle imprese non finanziarie si è ridotto dell’1,1 per<br />

cento raggiungendo, in rapporto al valore aggiunto, il livello più basso dall’inizio degli<br />

anni novanta (33,6 per cento; fig. 14.7.a). La redditività ha anche risentito dell’aumento<br />

del costo del danaro: l’incidenza degli oneri finanziari netti è salita al 21,0 per cento<br />

del MOL, tre punti percentuali in più rispetto al 2010.<br />

Sulla base dell’indagine Invind, condotta dalla <strong>Banca</strong> d’Italia nei primi mesi dell’anno presso un<br />

campione di imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti, la percentuale di imprese in utile<br />

nel <strong>2011</strong> è rimasta stabile al 57 per cento, un valore più basso di circa nove punti percentuali rispetto<br />

al triennio 2005-07. Il mancato recupero è particolarmente ampio tra le imprese di minore dimensione<br />

e per quelle localizzate nelle regioni meridionali.<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Redditività e fabbisogno finanziario<br />

(valori percentuali; numeri indice)<br />

(a) Indicatori di redditività (b) Copertura degli investimenti<br />

'95 '96 '97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11<br />

quota di imprese in utile (scala di sinistra)<br />

quota di imprese in utile - manifatturiere con almeno 50<br />

addetti (scala di sinistra)<br />

MOL / valore aggiunto (scala di destra)<br />

oneri finanziari netti / MOL (scala di destra) (1)<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

'95 '96 '97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11<br />

investimenti (scala di destra) (2)<br />

autofinanziamento / investimenti (scala di sinistra) (1)<br />

Figura 14.7<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi, ed elaborazioni su dati Istat; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Gli oneri finanziari netti e l’autofinanziamento sono stime basate sui dati dei Conti economici nazionali del settore istituzionale delle<br />

società non finanziarie, 1995-<strong>2011</strong>. – (2) Indici: 2005=100.<br />

La formazione del fabbisogno finanziario. – Nel <strong>2011</strong> la riduzione <strong>della</strong> redditività<br />

ha comportato un lieve peggioramento <strong>della</strong> capacità delle imprese di utilizzare le risorse<br />

finanziarie interne per sostenere gli investimenti, nonostante il calo di questi ultimi<br />

(cfr. il capitolo 8: La domanda, l’offerta e i prezzi; fig. 14.7.b). Il fabbisogno finanziario,<br />

solo di poco superiore rispetto all’anno precedente, è stato di 33 miliardi (tav. 14.4).<br />

Il fabbisogno di molte imprese ha continuato a risentire dei forti ritardi di pagamento<br />

nelle transazioni commerciali. Sulla base dei dati Invind si stima che la durata<br />

complessiva dei crediti commerciali sia stata in media pari a 104 giorni, circa 8 in più<br />

rispetto agli anni precedenti la crisi; in presenza di una durata contrattuale pressoché<br />

invariata, l’aumento ha risentito soprattutto dell’ampliamento dei ritardi (57 giorni nel<br />

<strong>2011</strong>). Il divario tra l’ammontare dei crediti e dei debiti commerciali, una componente<br />

rilevante delle esigenze di capitale circolante, è cresciuto durante la crisi soprattutto per<br />

le imprese del Mezzogiorno.<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


VOCI<br />

Attività e passività finanziarie delle imprese (1)<br />

(milioni di euro e composizione percentuale)<br />

Consistenze di fine periodo Flussi<br />

Tavola 14.4<br />

<strong>2011</strong> Composizione percentuale 2010 <strong>2011</strong><br />

2010 <strong>2011</strong><br />

ATTIVITÀ<br />

Biglietti e depositi a vista 226.527 15,4 14,9 896 -5.014<br />

Altri depositi 20.836 1,2 1,4 3.097 2.238<br />

Titoli a breve termine 1.004 0,0 0,1 -709 422<br />

Titoli a medio e a lungo termine 68.352 6,0 4,5 5.599 -30.169<br />

di cui: pubblici italiani 35.746 3,1 2,4 15.583 -5.920<br />

di imprese italiane 1.730 0,8 0,1 -10.269 -12.534<br />

di soggetti esteri 15.123 1,1 1,0 -712 -1.691<br />

Azioni e altre partecipazioni 489.581 33,0 32,3 15.065 32.029<br />

di cui: estere 225.561 14,0 14,9 9.401 13.611<br />

Quote di fondi comuni 1.665 0,1 0,1 -268 -369<br />

Crediti commerciali 590.149 37,0 38,9 47.708 32.204<br />

Crediti finanziari a breve termine sull’estero 33.326 2,1 2,2 -1.940 903<br />

Altre attività finanziarie (2) 83.813 5,0 5,5 5.792 7.833<br />

Totale attività 1.515.254 100,0 100,0 75.241 40.078<br />

di cui: sull’estero 386.258 24,3 25,5 6.338 19.190<br />

PASSIVITÀ<br />

Totale debiti finanziari 1.270.358 36,0 37,4 29.068 19.307<br />

di cui: sull’estero 129.463 4,1 3,8 97 -4.454<br />

Debiti a breve termine (3) 404.777 10,9 11,9 5.209 18.875<br />

di cui: verso banche italiane 337.526 9,1 9,9 1.705 11.596<br />

Debiti a medio e a lungo termine (4) 774.803 22,3 22,8 11.451 965<br />

di cui: verso banche italiane 556.731 15,6 16,4 17.912 11.736<br />

Titoli 90.778 2,8 2,7 12.408 -534<br />

Azioni e altre partecipazioni 1.382.005 43,5 40,6 22.115 21.366<br />

di cui: detenute all’estero 233.287 6,8 6,9 -1.462 18.242<br />

Debiti commerciali 574.341 15,5 16,9 58.819 30.888<br />

Altre passività finanziarie (5) 174.403 5,0 5,1 -4.369 2.009<br />

Totale passività 3.401.108 100,0 100,0 105.633 73.571<br />

di cui: sull’estero 402.015 12,0 11,8 6.523 16.918<br />

SALDO -1.885.854 -30.392 -33.493<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia, Conti finanziari.<br />

(1) I dati si riferiscono al settore delle società non finanziarie. Per la definizione delle serie e per le modalità di calcolo, cfr. nell’Appendice<br />

la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti. – (2) La voce è costituita<br />

da: riserve tecniche di assicurazione, derivati sull’interno e altre partite minori. – (3) Includono anche i finanziamenti concessi dalle società<br />

di factoring. – (4) Includono anche i prestiti cartolarizzati e i finanziamenti concessi dalle società di leasing. – (5) La voce è costituita<br />

da: conti correnti postali, fondi di quiescenza, derivati sull’interno e altre partite minori.<br />

L’indebitamento e la struttura finanziaria<br />

Nel <strong>2011</strong> i debiti finanziari delle imprese sono aumentati di 19 miliardi (0,7 per<br />

cento); la crescita si è concentrata nei prestiti a breve termine (tav. 14.4). Dopo il forte<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

173


174<br />

incremento osservato nello scorso<br />

decennio, il rapporto tra debiti finanziari<br />

e valore aggiunto è rimasto<br />

sostanzialmente invariato attorno<br />

al 180 per cento (fig. 14.8).<br />

Anche il leverage, pari al rapporto<br />

tra i debiti finanziari e la somma<br />

di questi ultimi e del patrimonio<br />

netto ai valori di mercato, è elevato<br />

nel confronto storico; nel <strong>2011</strong><br />

è salito di quasi tre punti, al 48,0<br />

per cento, riflettendo principalmente<br />

la riduzione del valore di<br />

mercato del patrimonio.<br />

Il rapporto tra debiti finanziari<br />

e PIL in Italia è nettamente<br />

inferiore a quello registrato in<br />

Francia, in Spagna, nel Regno<br />

Unito e in Giappone; tuttavia, a<br />

causa del minore valore del patri-<br />

monio netto, il leverage è più elevato rispetto a quello <strong>della</strong> Francia e del Regno Unito<br />

(tav. 14.5). Le imprese italiane presentano un’incidenza dei prestiti bancari sul totale<br />

dei debiti finanziari molto più elevata rispetto agli altri paesi industrializzati (70 per<br />

cento); nel corso degli ultimi anni la dipendenza dal finanziamento bancario è rimasta<br />

elevata, mentre è diminuita nell’area dell’euro e nei paesi anglosassoni a fronte di un<br />

accresciuto ricorso al mercato obbligazionario. Tra i debiti bancari la quota di quelli<br />

con scadenza originaria inferiore a dodici mesi è pari al 38 per cento, a fronte del 24<br />

nell’area dell’euro. Livello e composizione dell’indebitamento verso il sistema creditizio<br />

hanno reso le imprese italiane particolarmente vulnerabili ai rischi di tasso e di rifinanziamento<br />

derivanti dall’inasprimento dell’offerta di prestiti bancari.<br />

La finanza delle microimprese. – Le imprese con meno di dieci addetti, che in Italia<br />

rappresentano oltre il 30 per cento del valore aggiunto e circa la metà degli occupati,<br />

risultano caratterizzate da un peso dei debiti finanziari più elevato rispetto alle altre.<br />

Dall’analisi di oltre 400.000 bilanci presenti negli archivi Cerved nel 2010, il leverage<br />

era pari al 63,0 per cento, 11 punti in più rispetto alla media del campione (fig. 14.9).<br />

È maggiore anche la dispersione: sono relativamente più numerose, da un lato, le<br />

imprese che non hanno debiti finanziari (20 per cento, rispetto al 9 delle altre classi<br />

dimensionali), dall’altro quelle con un leverage superiore al 75 per cento (33 e 31 per<br />

cento).<br />

Il peso del debito bancario tra le microimprese è più contenuto rispetto a quello<br />

delle aziende di piccola e media dimensione; la differenza dipende soprattutto dalla<br />

elevata incidenza delle società che non hanno prestiti bancari (37 per cento).<br />

A parità di settore di attività economica e area geografica, le microimprese prive di debiti bancari<br />

hanno un fatturato più basso e sono di più recente costituzione rispetto alle omologhe affidate dal<br />

sistema bancario. Queste caratteristiche potrebbero renderle più opache alla valutazione da parte degli<br />

intermediari.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Figura 14.8<br />

Indebitamento delle imprese (1)<br />

(valori percentuali)<br />

'97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11<br />

leverage - titoli (2)<br />

leverage - altri prestiti (2)<br />

leverage - prestiti bancari (2)<br />

debiti finanziari / valore aggiunto (3)<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia e Istat.<br />

(1) I dati si riferiscono al settore delle società non finanziarie. Per la definizione<br />

delle serie e per le modalità di calcolo, cfr. nell’Appendice la sezione: Note<br />

metodologiche. – (2) Scala di sinistra. Il leverage è pari al rapporto tra i debiti<br />

finanziari e la somma degli stessi con il patrimonio netto valutato ai prezzi di<br />

mercato. – (3) Scala di destra.<br />

200<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

BANCA D’ITALIA


PAESI E ANNI<br />

Italia<br />

Passività delle imprese (1)<br />

(consistenze di fine periodo)<br />

Tavola 14.5<br />

Composizione percentuale delle passività Indicatori finanziari Per<br />

Titoli<br />

(2)<br />

Prestiti Azioni Debiti com-<br />

e altre merciali e<br />

partecipa- altre passizionività<br />

(3)<br />

Passività<br />

/ PIL<br />

Debiti<br />

finanziari<br />

/ PIL<br />

Quota di<br />

debiti<br />

bancari<br />

(4)<br />

Leverage<br />

(5)<br />

memoria:<br />

Attività<br />

finanziarie<br />

/ PIL<br />

2007 2,1 30,8 47,6 19,4 2,29 0,75 69,5 40,9 1,03<br />

2010 3,0 33,2 43,5 20,3 2,26 0,82 68,4 45,4 0,97<br />

<strong>2011</strong> 2,9 34,7 40,6 21,8 2,15 0,81 70,0 48,0 0,96<br />

Francia<br />

2007 3,7 20,1 64,3 11,8 3,95 0,94 40,0 27,1 2,71<br />

2010 5,6 22,5 58,5 13,4 3,69 1,04 38,9 32,4 2,56<br />

<strong>2011</strong> 6,2 23,9 55,2 14,7 3,45 1,04 39,4 35,3 2,44<br />

Germania<br />

2007 2,5 28,3 48,0 21,2 1,92 0,59 54,4 39,1 1,28<br />

2010 3,1 31,9 42,5 22,5 1,91 0,67 47,7 45,1 1,31<br />

<strong>2011</strong> (6) 3,4 35,4 38,3 22,9 1,80 0,70 44,8 50,3 1,26<br />

Spagna<br />

2007 0,4 34,2 48,3 17,1 3,81 1,32 64,3 41,7 2,27<br />

2010 0,6 40,9 43,1 15,4 3,39 1,41 60,5 49,1 1,99<br />

<strong>2011</strong> 0,7 41,9 41,4 16,0 3,16 1,35 58,2 50,7 1,89<br />

Area dell’euro (7)<br />

2007 2,4 28,9 54,2 14,5 2,94 0,92 52,8 36,7 1,81<br />

2010 3,4 31,8 49,9 14,9 2,88 1,01 50,3 41,4 1,81<br />

<strong>2011</strong> 3,7 33,4 47,5 15,4 2,74 1,02 49,5 43,9 1,76<br />

Regno Unito<br />

2007 10,0 29,1 56,8 4,2 2,74 1,07 36,0 40,7 1,36<br />

2010 9,9 30,2 55,7 4,1 2,73 1,10 33,3 41,9 1,42<br />

<strong>2011</strong> 12,0 30,1 53,6 4,3 2,63 1,11 30,3 44,0 1,47<br />

Stati Uniti (8)<br />

2007 9,4 15,7 57,4 17,6 3,02 0,75 38,6 30,4 1,22<br />

2010 12,7 14,9 53,4 19,0 2,74 0,76 33,2 34,1 1,20<br />

<strong>2011</strong> 13,6 14,9 52,9 18,6 2,66 0,76 32,0 35,0 1,22<br />

Giappone<br />

2007 6,5 26,0 45,2 22,3 2,84 0,92 .... 41,8 1,82<br />

2010 7,7 31,9 37,4 23,1 2,48 0,98 .... 51,4 1,73<br />

<strong>2011</strong> 8,0 34,1 33,7 24,2 2,41 1,02 .... 55,5 1,76<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> <strong>d'Italia</strong> e Istat per i dati italiani. Per gli altri paesi: Banque de France e INSEE (Francia); Deutsche Bundesbank (Germania);<br />

Banco de España (Spagna); Eurostat e BCE (per i paesi dell’area dell’euro); Bank of England e Central Statistical Office (Regno Unito);<br />

Federal Reserve System - Board of Governors e Bureau of Economic Analysis (Stati Uniti); Bank of Japan e Cabinet Office (Giappone).<br />

(1) Per la definizione delle serie e per le modalità di calcolo, cfr. nell'Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) Comprendono gli<br />

strumenti derivati. – (3) Includono le riserve tecniche di assicurazione e i fondi pensione. – (4) Valori percentuali; quota dei prestiti delle<br />

banche residenti sul totale dei debiti finanziari. Per gli Stati Uniti sono inclusi anche i prestiti degli emittenti privati di titoli garantiti da attività<br />

(asset-backed securities, ABS). – (5) Valori percentuali; rapporto tra i debiti finanziari e la somma degli stessi con il patrimonio netto<br />

valutato ai prezzi di mercato. – (6) Dati riferiti al 3° trimestre. – (7) Dati riferiti all’area composta da 17 paesi. – (8) Dati riferiti al settore<br />

nonfinancial business.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

175


176<br />

Tra le microimprese è elevata<br />

l’incidenza dei prestiti a medio<br />

e a lungo termine concessi<br />

da soci e azionisti (15 per cento<br />

dei debiti finanziari nel 2010).<br />

La presenza di tali finanziamenti,<br />

che possono produrre un beneficio<br />

fiscale per i proprietari,<br />

tende a controbilanciare i rischi<br />

di un indebitamento elevato e a<br />

conferire una maggiore stabilità<br />

alla struttura finanziaria: per loro<br />

natura, infatti, questi debiti non<br />

comportano rilevanti rischi di<br />

rifinanziamento ed eventuali<br />

mancati rimborsi non determinano<br />

necessariamente il fallimento<br />

dell’impresa.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Leverage e composizione<br />

dei debiti finanziari – 2010 (1)<br />

(valori percentuali)<br />

micro piccole medie grandi<br />

banche > 12 mesi banche ≤ 12 mesi<br />

altri finanziatori > 12 mesi altri finanziatori ≤ 12 mesi<br />

Figura 14.9<br />

soci e azionisti > 12 mesi<br />

La finanza delle grandi imprese. – I dati Cerved relativi a circa 5.000 bilanci indicano<br />

che le grandi imprese presentano un leverage più contenuto <strong>della</strong> media (fig. 14.9),<br />

ma prima <strong>della</strong> crisi hanno accresciuto il proprio indebitamento in misura più accentuata<br />

rispetto alle altre classi dimensionali (rispettivamente, di 3,0 e 1,5 punti percentuali<br />

tra il 2002 e il 2007).<br />

Nel 2010 circa il 50 per cento dei debiti era costituito da finanziamenti diversi da<br />

prestiti bancari o obbligazioni: si tratta in larga parte di debiti intragruppo nei confronti<br />

delle società che svolgono l’attività di raccolta o gestione di fondi per tutte le affiliate.<br />

I debiti contratti direttamente con il sistema bancario rappresentavano circa il 40 per<br />

cento del totale. La struttura finanziaria delle grandi imprese riflette anche la capacità<br />

dei gruppi industriali di maggiore dimensione di accedere al finanziamento delle banche<br />

internazionali e ai mercati finanziari; nel 2010 le obbligazioni rappresentavano<br />

oltre il 10 per cento dei debiti finanziari in bilancio.<br />

Le imprese di maggiore dimensione sono spesso finanziate con prestiti sindacati, erogati da un<br />

pool di banche che partecipano pro quota al finanziamento. Come già accaduto nel 2008, l’approvvigionamento<br />

per il tramite di queste operazioni ha risentito nel <strong>2011</strong> delle tensioni degli intermediari<br />

bancari: secondo i dati di fonte Dealogic, le erogazioni lorde si sono fortemente ridotte rispetto al 2010,<br />

passando da 43 a 27 miliardi. Una quota elevata di queste risorse è stata utilizzata per sostituire altri<br />

debiti o per rifinanziare prestiti in scadenza.<br />

Nel <strong>2011</strong> le tensioni sui mercati finanziari connesse con la crisi del debito sovrano non hanno<br />

ridotto l’accesso al mercato obbligazionario da parte delle società italiane, come avvenuto nel 2008,<br />

ma ne hanno peggiorato considerevolmente le condizioni. Secondo i dati di fonte Dealogic, le emissioni<br />

lorde di titoli sui mercati internazionali sono state pari a 19 miliardi e hanno fatto capo a nove gruppi<br />

industriali (14 miliardi e 14 emittenti nel 2010). La più elevata avversione al rischio degli investitori e<br />

la loro preferenza per titoli caratterizzati da un maggiore grado di liquidità hanno influenzato i rendimenti<br />

e la durata delle emissioni. Considerando i grandi gruppi industriali che hanno emesso titoli<br />

in via pressoché continuativa nell’ultimo decennio, nel <strong>2011</strong> le emissioni sono state collocate con uno<br />

spread elevato rispetto ai rendimenti dei titoli di Stato dei paesi ritenuti meno rischiosi: il differenziale è<br />

stato in media di oltre 300 punti base, circa 100 in più rispetto alla media del 2010 e non lontano dal<br />

precedente picco del 2008. La durata media delle emissioni si è attestata a sei anni, circa la metà del<br />

periodo precedente la crisi finanziaria.<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

obbligazioni > 12 mesi<br />

Fonte: Cerved.<br />

(1) Il leverage è pari al rapporto tra i debiti finanziari e la somma degli stessi con<br />

il patrimonio netto. Le microimprese sono quelle con meno di 10 addetti e con un<br />

fatturato o un attivo inferiori a 2 milioni; per le piccole imprese i corrispondenti valori<br />

sono 50 addetti e 10 milioni; per le medie imprese 250 addetti, 50 milioni di fatturato<br />

e 43 di attivo; al di sopra di queste soglie le imprese vengono incluse tra le grandi.<br />

BANCA D’ITALIA


Il credito<br />

Quantità e tassi di interesse. – Dalla metà del <strong>2011</strong> la crescita dei prestiti bancari<br />

alle imprese, al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine, ha rallentato; nei primi<br />

mesi del 2012 i tassi di variazione sono divenuti negativi (-2,3 per cento nei dodici<br />

mesi terminanti in marzo; tav. 14.6). A differenza di quanto osservato in occasione <strong>della</strong><br />

precedente fase di riduzione del credito nel 2009, la contrazione degli ultimi mesi è<br />

stata maggiore tra le piccole imprese e più omogenea tra le aree geografiche (fig. 14.10);<br />

le differenze tra settori sono rimaste ampie, con una notevole riduzione dei prestiti nel<br />

comparto delle costruzioni e un forte aumento per le imprese dell’energia.<br />

Le anticipazioni concesse dalle società di factoring sono cresciute notevolmente (10,8<br />

per cento nei dodici mesi terminanti a marzo 2012), a fronte dell’esigenza di smobilizzare<br />

crediti commerciali i cui tempi di pagamento si sono fortemente allungati durante la crisi.<br />

VOCI<br />

Credito alle imprese (1)<br />

(dati di fine periodo; valori percentuali)<br />

Tavola 14.6<br />

Variazioni percentuali sui 12 mesi Composizione<br />

percentuale<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> marzo 2012 marzo 2012<br />

Banche<br />

Branche di attività economica (2)<br />

Industria manifatturiera 5,9 -7,8 -1,6 0,8 -3,7 20,9<br />

Costruzioni 13,2 1,9 0,1 -2,7 -4,7 15,0<br />

Servizi 6,7 -4,5 -0,8 2,1 -2,3 41,4<br />

Altro 9,2 6,2 7,8 8,5 5,0 10,3<br />

Forme tecniche<br />

Anticipi e conti correnti (3) 8,5 -19,0 -1,2 0,5 -3,3 24,2<br />

Mutui 7,4 5,7 5,0 0,5 -0,9 41,7<br />

Altri prestiti 5,7 3,6 -4,2 1,0 -3,8 21,7<br />

Totale 7,0 -3,0 0,9 0,5 -2,3 87,6<br />

Società finanziarie (4)<br />

Leasing 9,5 -4,0 0,7 0,4 0,4 8,7<br />

Factoring 13,1 -14,7 4,6 15,3 10,8 3,1<br />

Altri finanziamenti 14,1 -22,6 62,4 -9,0 -10,4 0,6<br />

Totale 10,5 -7,8 3,8 3,3 2,1 12,4<br />

Banche e società finanziarie (4)<br />

Totale 7,7 -3,6 1,3 0,9 -1,8 100,0<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza e Centrale dei rischi.<br />

(1) I dati si riferiscono ai settori delle società non finanziarie e delle famiglie produttrici. I prestiti escludono i pronti contro termine e le sofferenze.<br />

I dati di marzo 2012 sono provvisori. Le variazioni percentuali sono corrette per tenere conto dell’effetto contabile delle riclassificazioni<br />

e, a eccezione di quelle suddivise per forma tecnica, delle cartolarizzazioni. Per la definizione delle serie, cfr. nell’Appendice la sezione:<br />

Note metodologiche. – (2) Dati tratti dalla Centrale dei rischi. – (3) Fino al dicembre 2008 gli anticipi sono inclusi nella voce “Altri prestiti”. –<br />

(4) I dati delle società finanziarie si riferiscono agli intermediari ex art. 107 del TUB; fino al 2008 sono tratti dalla Centrale dei rischi.<br />

Nel <strong>2011</strong> si è accentuata la crescita dei tassi bancari praticati alle imprese, iniziata<br />

intorno alla metà dell’anno precedente: alla fine dell’anno i tassi medi sulle consistenze<br />

sono stati pari al 4,0 per cento, quasi un punto percentuale in più rispetto a dodici mesi<br />

prima (fig. 14.11). L’aumento, dovuto alle particolari difficoltà di provvista da parte delle<br />

banche italiane, è stato maggiore di quello osservato per la media dell’area: da luglio<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

177


178<br />

i tassi sui nuovi prestiti diversi dai<br />

conti correnti sono divenuti superiori<br />

a quelli dell’area e il divario ha<br />

superato gli 80 punti base nel gennaio<br />

del 2012. In seguito, grazie<br />

al miglioramento delle condizioni<br />

di liquidità delle banche, sono<br />

emersi segnali di distensione nelle<br />

condizioni di tasso applicate alle<br />

imprese, che hanno riguardato soprattutto<br />

i nuovi prestiti di importo<br />

superiore a un milione di euro.<br />

Domanda e offerta di credito. –<br />

L’indagine Invind mostra che nel<br />

secondo semestre del <strong>2011</strong> il saldo<br />

tra le imprese che hanno accresciuto<br />

la domanda di credito e quelle<br />

che l’hanno ridotta ha raggiunto i<br />

17 punti percentuali (9 punti percentuali<br />

un anno prima). Le moti-<br />

vazioni <strong>della</strong> domanda connesse con le tensioni di liquidità delle aziende sono state più<br />

importanti rispetto alle esigenze di finanziare piani di investimento.<br />

Le tensioni finanziarie dovute alla crisi del debito sovrano hanno d’altro canto<br />

indotto un rilevante inasprimento delle condizioni di offerta del credito da parte delle<br />

banche (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari). Sulla<br />

base dei dati Invind, circa il 40 per cento delle imprese ha indicato un peggioramento<br />

nell’accesso al credito nel secondo semestre del <strong>2011</strong>, un valore doppio rispetto al corrispondente<br />

periodo del 2010. Il motivo principale del peggioramento è stato l’aumento<br />

del costo del credito, ma è anche aumentata significativamente la quota di imprese che<br />

hanno avuto difficoltà nell’ottenere i finanziamenti desiderati.<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Tassi di interesse sui prestiti bancari alle imprese<br />

(dati mensili; valori percentuali)<br />

2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

spread Italia - area euro (2) consistenze (3) erogazioni totali (1)<br />

erogazioni < 1mln. (1) erogazioni > 1mln. (1)<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

-5<br />

2007<br />

Figura 14.10<br />

Prestiti bancari per area geografica<br />

e dimensione di impresa (1)<br />

(variazioni percentuali sui 12 mesi)<br />

Figura 14.11<br />

Fonte: segnalazioni armonizzate del SEBC; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Scala di sinistra; nuove operazioni diverse dai finanziamenti in conto corrente. – (2) Scala di destra; spread sui tassi applicati alle nuove<br />

operazioni diverse dai finanziamenti in conto corrente. – (3) Scala di sinistra.<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

imprese medio-grandi imprese piccole (2)<br />

Sud e Isole Centro Nord<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza.<br />

(1) I prestiti escludono i pronti contro termine, le sofferenze e alcune voci di minor<br />

rilievo che confluiscono nella definizione armonizzata dell’Eurosistema. Le variazioni<br />

percentuali sono calcolate al netto degli effetti di cartolarizzazioni e riclassificazioni.<br />

Per la definizione <strong>della</strong> serie, cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

– (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società<br />

semplici, società di fatto e imprese individuali con numero di addetti inferiore a 20.<br />

'12<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

-5<br />

1,00<br />

0,75<br />

0,50<br />

0,25<br />

0,00<br />

-0,25<br />

-0,50<br />

BANCA D’ITALIA


Le previsioni fornite dalle imprese con riferimento al primo semestre dell’anno in corso suggeriscono<br />

che la domanda di credito sia destinata ad aumentare soprattutto per il debole andamento del reddito e<br />

per le esigenze di ristrutturazione del debito. Le aziende si attendono inoltre un peggioramento delle condizioni<br />

di accesso al credito meno marcato di quello osservato nel secondo semestre del <strong>2011</strong>.<br />

La decelerazione dei prestiti bancari alle imprese dalla metà del <strong>2011</strong> è stata più accentuata in<br />

Italia che negli altri principali paesi dell’area. I risultati <strong>della</strong> recente indagine condotta dalla <strong>Banca</strong><br />

centrale europea sull’accesso al credito (Survey on the access to finance of SMEs in the euro area) indicano<br />

che nel nostro paese sono più elevate le percentuali di imprese con un aumento del fabbisogno<br />

di finanziamenti esterni e con un peggioramento nella loro disponibilità. Ne deriva un’incidenza delle<br />

imprese che non sono riuscite a ottenere i finanziamenti richiesti di oltre quattro punti percentuali più<br />

elevata rispetto alla media dell’area.<br />

Il razionamento del credito<br />

durante la crisi. – Sulla base di<br />

dati Invind, nel <strong>2011</strong> la quota<br />

di imprese che hanno dichiarato<br />

di non aver ottenuto l’intero<br />

ammontare del credito richiesto<br />

è raddoppiata all’11,8 per cento,<br />

un valore elevato rispetto al<br />

passato (fig. 14.12) e pari a oltre<br />

un terzo delle imprese che hanno<br />

chiesto credito. L’aumento è stato<br />

contenuto solo tra le imprese<br />

con oltre 250 addetti. Sono risultate<br />

più numerose rispetto al<br />

2010 anche le aziende che hanno<br />

ricevuto richieste di rimborso<br />

anticipato dei prestiti (8,8 per<br />

cento) e quelle che, pur desiderando<br />

maggiori finanziamenti,<br />

non hanno avviato contatti con<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

le banche per la convinzione di vedersi respingere la richiesta (1,5 per cento).<br />

2002<br />

Dal 2008 le difficoltà di accesso al credito sono cresciute soprattutto tra le<br />

aziende manifatturiere e tra quelle localizzate nelle regioni meridionali. Le condizioni<br />

economiche e finanziarie dell’impresa sono rimaste un fattore determinante<br />

nella capacità di accesso al credito: l’incidenza del razionamento è rimasta prossima<br />

allo zero per le società con i bilanci più equilibrati in base al punteggio z-score<br />

attribuito dalla Cerved e ha superato il 15 per cento tra le imprese più rischiose.<br />

Il forte incremento del razionamento non sembra, tuttavia, riconducibile al peggioramento<br />

<strong>della</strong> qualità media dei bilanci aziendali. I risultati di un’analisi shift-share indicano che l’incremento<br />

<strong>della</strong> quota di imprese razionate tra il periodo 2005-07 e il successivo triennio, pari a<br />

quattro punti percentuali, è interamente ascrivibile alla variazione all’interno delle singole classi<br />

di rischio, mentre è nullo il contributo derivante dai cambiamenti nella distribuzione delle imprese<br />

tra le diverse classi.<br />

Stime econometriche hanno confermato che la presenza di condizioni finanziarie fragili si associa<br />

a una probabilità di razionamento molto più elevata <strong>della</strong> media, sia prima sia durante la crisi.<br />

Invece, altri indicatori verosimilmente correlati alle prospettive di crescita delle imprese (variazioni del<br />

fatturato e degli investimenti, valore aggiunto per addetto, propensione all’export) non sembrano aver<br />

influenzato significativamente l’accesso al credito delle aziende durante la crisi, pur risultando negativamente<br />

correlati alla probabilità di razionamento negli anni immediatamente precedenti. Durante<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

2003<br />

Figura 14.12<br />

Quota di imprese razionate (1)<br />

(valori percentuali)<br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

2004<br />

2005<br />

2006<br />

totale Centro Nord Sud e Isole<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. nell’Appendice<br />

la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Imprese che hanno dichiarato di non aver ottenuto l’intero ammontare del<br />

credito richiesto. Prima del 2010 le domande sulle difficoltà di accesso al credito<br />

erano riferite al periodo <strong>della</strong> rilevazione; dal 2010 i dati sono riferiti all’intero anno.<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

179


180<br />

la crisi la presenza di relazioni bancarie più strette ha comunque agevolato l’accesso al credito delle<br />

imprese, favorendo in particolare quelle caratterizzate da migliori prospettive di crescita. Tale risultato<br />

è coerente con l’ipotesi che le banche più coinvolte nel finanziamento delle imprese detengano migliori<br />

informazioni e abbiano maggiori incentivi a utilizzarle nella selezione <strong>della</strong> clientela.<br />

Gli interventi a sostegno dell’accesso al credito. – Durante la crisi sono state promosse<br />

numerose iniziative mirate a sostenere le condizioni finanziarie delle imprese e a favorirne<br />

l’accesso al credito. Il recente peggioramento <strong>della</strong> congiuntura e delle condizioni<br />

di offerta dei prestiti bancari ha indotto il Governo e le associazioni di categoria a rinnovare<br />

o rafforzare alcuni di questi strumenti.<br />

Il Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, attivo dal 2000, ha<br />

assunto un ruolo rilevante nell’agevolare l’accesso al credito durante la crisi. Il decreto<br />

legge 6 dicembre <strong>2011</strong>, n. 201, cosiddetto “salva Italia”, ne ha incrementato la dotazione<br />

di 400 milioni annui dal 2012 al 2014. Nel <strong>2011</strong> il Fondo ha concesso garanzie<br />

per 4,4 miliardi attivando 8,4 miliardi di finanziamenti, in calo rispetto al 2010. Il<br />

rallentamento, proseguito anche nei primi mesi del 2012, ha riflesso sia la dinamica<br />

del credito bancario sia il peggioramento <strong>della</strong> qualità media delle imprese affidate, che<br />

potrebbe aver impedito alle banche di richiedere la garanzia del Fondo.<br />

Nel febbraio scorso l’ABI e le associazioni di categoria delle imprese hanno sottoscritto<br />

un’intesa (Nuove misure per il credito alle PMI) finalizzata alla sospensione dei<br />

pagamenti da parte di talune imprese. L’accesso alla misura, che ricalca in larga parte<br />

l’Avviso comune varato nel 2009, è riservato alle imprese con adeguate prospettive economiche,<br />

prive di gravi anomalie nel rimborso dei debiti: rispetto al precedente intervento,<br />

i requisiti di ammissibilità appaiono più restrittivi, in particolare per le imprese<br />

che già presentino temporanee tensioni di liquidità.<br />

L’Avviso comune prevedeva la sospensione per dodici mesi dei rimborsi <strong>della</strong> quota di capitale relativa<br />

ad alcune forme di debito delle piccole e medie imprese. Nei due anni successivi al suo avvio sono state<br />

accolte oltre 225.000 domande per un valore complessivo di prestiti superiore a 65 miliardi, per circa<br />

tre quarti rappresentati da mutui; si stima che l’accordo abbia determinato una sospensione di rimborsi<br />

pari a circa 15 miliardi. Un’analisi condotta sulle singole sospensioni di pagamento concesse da alcuni<br />

intermediari, anche non direttamente riconducibili all’Avviso comune, mostra che le operazioni si sono<br />

rivelate efficaci nel mitigare le tensioni di liquidità delle aziende: circa il 60 per cento dei prestiti con<br />

ritardi di pagamento all’avvio dell’operazione è tornato regolare dopo l’applicazione <strong>della</strong> misura. Tale<br />

quota risulta significativamente più elevata tra le aziende che all’avvio <strong>della</strong> sospensione presentavano<br />

condizioni finanziarie più solide (85 per cento) rispetto a quelle più rischiose (35 per cento).<br />

Fragilità finanziaria e difficoltà di rimborso dei debiti<br />

La crisi degli ultimi anni ha reso fragili le condizioni di bilancio delle imprese,<br />

che nel <strong>2011</strong> sono notevolmente peggiorate pur in presenza di una dinamica congiunturale<br />

meno negativa di quella a cavallo tra il 2008 e il 2009. Il rapporto tra oneri<br />

finanziari e MOL, un indicatore comunemente utilizzato per giudicare la capacità<br />

delle imprese di rimborsare il debito, è rimasto su valori elevati rispetto al periodo<br />

pre-crisi (cfr. fig. 14.7), nonostante un costo del debito oggi molto più basso.<br />

Sulla base di stime coerenti con le previsioni delle principali variabili macroeconomiche, dell’andamento<br />

del debito bancario e del suo costo, nel 2012 l’incidenza degli oneri finanziari netti sul MOL<br />

aumenterebbe ulteriormente di oltre due punti percentuali, rimanendo comunque inferiore rispetto al<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


precedente picco toccato nel 2008. Salirebbe di due punti percentuali, al 33 per cento, anche l’incidenza<br />

delle imprese con un peso degli oneri finanziari sul MOL superiore al 50 per cento, una soglia oltre la<br />

quale si riducono notevolmente l’intensità dell’accumulazione del capitale, la redditività e la capacità<br />

di finanziare gli investimenti con risorse generate all’interno dell’azienda. L’aumento del numero di<br />

queste imprese sarebbe più elevato nel Nord Est, tra le imprese di piccola dimensione e nei comparti <strong>della</strong><br />

manifattura e dell’edilizia.<br />

L’accresciuta fragilità finanziaria delle imprese si è riflessa nei ritardi di pagamento<br />

sui crediti commerciali, nella crescita ancora sostenuta dei fallimenti (cfr. il capitolo 10:<br />

La struttura produttiva e le politiche strutturali) e nelle difficoltà di rimborso dei debiti<br />

bancari.<br />

I prestiti su cui gli intermediari finanziari rilevano anomalie nei rimborsi da parte<br />

delle imprese sono giunti nello scorso marzo al 19,3 per cento del totale (fig. 14.13.a).<br />

Nel primo trimestre del 2012 il flusso annualizzato di nuove sofferenze ha raggiunto,<br />

in rapporto ai prestiti vivi, il livello più elevato dall’inizio <strong>della</strong> crisi (2,9 per cento;<br />

cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari).<br />

Un indice delle difficoltà finanziarie delle imprese, basato sulle transizioni dei prestiti tra le diverse<br />

classi di anomalia nei rimborsi, mostra come anche nel <strong>2011</strong> abbiano prevalso i passaggi verso le<br />

classi peggiori (fig. 14.13.b). Il saldo tra i prestiti in miglioramento e quelli in peggioramento (-5,0 punti<br />

percentuali) è stato più negativo tra le imprese del settore delle costruzioni e nelle regioni del Mezzogiorno<br />

(rispettivamente, -7,9 e -6,3 punti percentuali).<br />

20<br />

16<br />

12<br />

8<br />

4<br />

0<br />

Difficoltà di rimborso dei prestiti da parte delle imprese<br />

(in percentuale dei prestiti)<br />

(a) consistenze (b) flussi annuali (1)<br />

2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> '12<br />

sofferenze incagli<br />

prestiti ristrutturati scaduti<br />

20<br />

16<br />

12<br />

8<br />

4<br />

0<br />

Figura 14.13<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

-8<br />

dic giu dic giu dic giu dic giu dic giu dic<br />

2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

miglioramenti (A) peggioramenti (B)<br />

saldo (A-B) saldo costruzioni<br />

saldo manifatturiero saldo servizi<br />

Fonte: Centrale dei rischi.<br />

(1) Transizioni dei prestiti tra le seguenti classi (in ordine di anomalia crescente): prestiti vivi, sconfinamenti significativi, scaduti da oltre 90<br />

giorni, incagli o ristrutturati, sofferenze, perdite; in percentuale dei prestiti di inizio periodo. Per la definizione delle serie e per le modalità di<br />

calcolo, cfr. nell'Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

Il capitale di rischio<br />

Nel <strong>2011</strong> l’incremento del patrimonio netto delle imprese è stato pari a 21 miliardi,<br />

in linea con l’anno precedente (cfr. tav. 14.4). Le operazioni di nuova quotazione sono state<br />

sei (otto nel 2010), concentrate nei mercati di borsa dedicati alle piccole e medie imprese.<br />

<strong>2011</strong><br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

-8<br />

181


182<br />

Secondo i dati diffusi dall’Aifi, nel <strong>2011</strong> gli investimenti in capitale di rischio<br />

effettuati dalle società di private equity e di venture capital hanno superato<br />

i 3,6 miliardi, un valore elevato rispetto al precedente biennio. La maggior parte<br />

delle risorse continua a essere impiegata in operazioni di leveraged buy-out<br />

(63 per cento) e destinata a imprese con oltre 250 addetti (70 per cento). Le operazioni<br />

che potrebbero avere un maggiore impatto sulla crescita rappresentano una<br />

quota molto contenuta degli investimenti, anche nel confronto internazionale: i<br />

finanziamenti diretti ai settori ad alta tecnologia sono stati pari all’8 per cento del<br />

totale, poco superiori al 2 per cento quelli indirizzati a imprese nelle fasi iniziali di<br />

attività (seed o start-up). I dati <strong>della</strong> European Private Equity and Venture Capital<br />

Association (EVCA) riferiti alla media del periodo 2008-2010 indicano che per queste<br />

due tipologie di investimenti la quota in Italia è più bassa, rispettivamente, di circa<br />

cinque e quattro punti percentuali rispetto alla media europea.<br />

Il finanziamento di imprese ad alta tecnologia e con elevate potenzialità di crescita<br />

è un’attività praticata, su scala più contenuta, anche da investitori privati denominati<br />

business angels; si tratta in larga parte di imprenditori, liberi professionisti o dirigenti<br />

aziendali ancora in attività che, attraverso la sottoscrizione di una quota minoritaria del<br />

capitale, affiancano i soci fondatori nella fase di avvio di un’impresa.<br />

Sulla base dell’indagine condotta annualmente dall’Italian Business Angel Network (IBAN), i<br />

business angels contattati hanno dichiarato di aver investito nel <strong>2011</strong> circa 35 milioni in oltre 150<br />

operazioni, un numero superiore a quello realizzato nel comparto di seed e start-up dalle società di<br />

venture capital; rispetto a queste ultime, tuttavia, l’importo medio degli investimenti (circa 230.000<br />

euro) è pari a meno di un terzo. L’indagine indica che una quota elevata degli investimenti (76 per<br />

cento nel <strong>2011</strong>) viene effettuata congiuntamente da più business angels con l’obiettivo di diversificare<br />

il rischio. In queste operazioni il livello di coinvolgimento degli investitori nell’attività dell’impresa resta<br />

elevato solo per il “capofila”; il contributo principale alle imprese partecipate viene fornito soprattutto<br />

nella definizione delle strategie aziendali.<br />

Dalla fine del 2010 l’offerta di capitale di rischio per le imprese italiane si è arricchita<br />

grazie alla presenza del Fondo italiano di investimento, provvisto di una dotazione di 1,2<br />

miliardi e finalizzato a favorire il rafforzamento patrimoniale e i processi di aggregazione<br />

tra le imprese con fatturato compreso tra 10 e 250 milioni. Fino ad aprile del 2012 il<br />

Fondo ha deliberato 22 investimenti diretti per circa 225 milioni e 12 investimenti indiretti<br />

in fondi di capitale di rischio, per circa 245 milioni. Con l’obiettivo di rafforzare il<br />

segmento di mercato che appare meno sviluppato nel confronto internazionale, è stata di<br />

recente proposta la destinazione di circa 50 milioni in favore di fondi specializzati nell’investimento<br />

in imprese di minore dimensione o di recente costituzione.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


15. I MERCATI FINANZIARI<br />

Le tensioni nei mercati finanziari dell’area dell’euro hanno assunto natura sistemica<br />

dall’estate del <strong>2011</strong>; hanno investito anche i titoli di Stato italiani. Il contagio<br />

è stato favorito dai segnali di rallentamento <strong>della</strong> crescita globale, dall’incertezza circa<br />

l’evolversi <strong>della</strong> crisi del debito pubblico in Grecia e Portogallo nonché dai dubbi<br />

sull’adeguatezza delle misure adottate dalle autorità, a livello nazionale e comunitario.<br />

È stato accentuato nel nostro paese dalla preoccupazione degli investitori per l’alto debito<br />

pubblico e per la perdurante bassa crescita; le agenzie di rating hanno declassato in<br />

più occasioni i titoli pubblici dell’Italia.<br />

Sul mercato dei titoli di Stato italiani la liquidità si è ridotta considerevolmente;<br />

gli investitori non residenti hanno effettuato ingenti vendite di titoli, che hanno trovato<br />

contropartita negli acquisti operati da residenti (soprattutto dalle famiglie). I differenziali<br />

di interesse tra titoli italiani e tedeschi hanno raggiunto i livelli massimi dall’introduzione<br />

dell’euro, superando in novembre i 550 punti base sulla scadenza decennale.<br />

Nonostante le eccezionali tensioni sui mercati, il Tesoro italiano è stato sempre in grado<br />

di collocare i titoli necessari a finanziare i rimborsi e il fabbisogno, mantenendo nel contempo<br />

elevata la vita media residua del debito.<br />

Lo stretto legame che nelle economie avanzate intercorre tra l’emittente sovrano e gli<br />

intermediari finanziari ha influito sulla situazione delle banche italiane: i loro corsi azionari<br />

hanno segnato forti cali; i premi per il rischio sulle obbligazioni bancarie sono saliti in misura<br />

significativa; il ricorso ai mercati <strong>della</strong> raccolta all’ingrosso si è fortemente contratto.<br />

I titoli delle principali società non finanziarie italiane hanno risentito in misura minore<br />

delle tensioni sul debito sovrano, ma hanno comunque subito un aumento dei premi<br />

per il rischio, sia sul mercato obbligazionario sia su quello azionario.<br />

A partire dallo scorso dicembre le condizioni dei mercati finanziari italiani hanno registrato<br />

un netto miglioramento, in seguito alle misure di sostegno alla liquidità adottate<br />

dall’Eurosistema, alle manovre di correzione dei conti pubblici realizzate dal Governo e ai<br />

progressi conseguiti nelle sedi <strong>della</strong> cooperazione europea.<br />

Dalla seconda metà di marzo i differenziali di interesse dell’Italia con la Germania<br />

sono tornati ad aumentare. Vi ha contribuito il riemergere di timori sulla coesione dell’area<br />

dell’euro, indotti da un deterioramento delle previsioni sui conti pubblici in Spagna, dal<br />

permanere <strong>della</strong> debole congiuntura nell’area e dal risultato delle elezioni in Grecia.<br />

I titoli pubblici<br />

L’offerta e la domanda di titoli. – Nel <strong>2011</strong> le emissioni nette di titoli pubblici italiani<br />

si sono ridotte (a 46 miliardi), grazie anche all’utilizzo delle disponibilità liquide<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

183


184<br />

del Tesoro. Alla fine del <strong>2011</strong> la consistenza di titoli pubblici in rapporto al PIL era<br />

pari al 101,6 per cento (era il 99,8 l’anno precedente); il totale del debito pubblico in<br />

rapporto al PIL si attestava al 120,1 per cento (cfr. il capitolo 13: La finanza pubblica).<br />

Pur in presenza di eccezionali tensioni sui mercati, il Tesoro italiano è stato costantemente<br />

in grado di collocare i titoli necessari a far fronte all’ingente volume di<br />

rimborsi e al finanziamento del fabbisogno, evitando nel contempo un eccessivo accorciamento<br />

<strong>della</strong> vita media del debito che avrebbe reso il mercato dei titoli italiani<br />

più esposto a crisi di liquidità. L’attività di emissione è divenuta più agevole a partire<br />

dallo scorso gennaio. Il rapporto tra le quantità richieste e quelle offerte (cover ratio) si<br />

è mantenuto per tutte le aste elevato, ben superiore all’unità; per i BTP decennali, tra<br />

ottobre e aprile è stato in media superiore a 1,4.<br />

La vita media residua dei titoli di Stato resta elevata; nell’anno è diminuita solo<br />

lievemente (di tre mesi, a sei anni e dieci mesi). La durata finanziaria media si è ridotta<br />

in misura maggiore (di sette mesi, a quattro anni e cinque mesi), risentendo però anche<br />

dell’effetto del rialzo dei tassi di interesse. I BOT sono tornati a registrare emissioni<br />

nette positive (per 2 miliardi, a fronte di rimborsi netti per 10 miliardi nel 2010),<br />

mentre per i BTP le emissioni nette sono scese da 89 a 70 miliardi e per i CCT, i CTZ<br />

e i Prestiti <strong>della</strong> Repubblica si sono avuti rimborsi netti (per 14, 7 e 4 miliardi, rispettivamente,<br />

a fronte di rimborsi netti per 7 miliardi ed emissioni nette per 6 e 2 miliardi<br />

nel 2010). Nel comparto dei BTP, le emissioni nette sono lievemente salite per i titoli<br />

a dieci anni (da 29 a 30 miliardi), mentre si sono ridotte sulle scadenze più brevi e su<br />

quelle più lunghe (da 20 a 10 e da 38 a 16 miliardi, rispettivamente); sono aumentati<br />

i collocamenti netti di BTP indicizzati ai prezzi al consumo nell’area dell’euro (da 1 a<br />

13 miliardi).<br />

Nel marzo del 2012 è stato emesso per la prima volta un titolo di Stato con durata quadriennale<br />

destinato ai piccoli investitori e denominato “BTP Italia”. Esso offre una copertura contro il rischio di<br />

inflazione in Italia attraverso un meccanismo di indicizzazione semestrale del capitale legato all’indice<br />

dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi. Per coloro che detengono<br />

il titolo dalla sottoscrizione alla scadenza è previsto un “premio fedeltà” dello 0,4 per cento lordo.<br />

Il collocamento del primo BTP Italia è avvenuto sulla piattaforma elettronica MOT di Borsa Italiana<br />

durante quattro giorni di mercato aperto e gli investitori privati hanno potuto sottoscriverlo mediante<br />

l’home banking senza pagamento di commissioni, oltre che attraverso i canali tradizionali. L’importo<br />

minimo sottoscrivibile è stato di 1.000 euro. Il collocamento ha raccolto oltre 130.000 richieste, per un<br />

valore di 7,3 miliardi di euro.<br />

Dall’estate l’aumento delle tensioni ha determinato forti cessioni nette di titoli di<br />

Stato da parte degli investitori esteri (pari a 73 miliardi nel complesso dell’anno), concentrate<br />

nei comparti dei BTP e dei BOT; la quota di titoli pubblici detenuta dall’estero<br />

è diminuita di sette punti percentuali (al 46 per cento, il livello più basso dal 2005).<br />

Consistenti investimenti netti nei BTP sono stati effettuati da famiglie, assicurazioni e<br />

banche italiane (per 39, 28 e 20 miliardi, rispettivamente). I BOT sono stati acquistati<br />

prevalentemente dalle famiglie e dalle banche (per 14 e 7 miliardi, rispettivamente). I<br />

fondi comuni italiani hanno invece ceduto titoli di Stato (per 19 miliardi) a causa dei<br />

cospicui riscatti di quote.<br />

Se si tiene conto anche dei titoli di Stato italiani detenuti da gestioni patrimoniali e fondi comuni<br />

amministrati da operatori esteri ma riconducibili a risparmiatori italiani (cfr. Rapporto sulla stabilità<br />

finanziaria, n. 2, <strong>2011</strong>), la quota di titoli pubblici italiani che fa capo a investitori esteri era pari alla fine<br />

del <strong>2011</strong> al 40 per cento, in calo di sette punti percentuali rispetto a un anno prima.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Dati <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> dei regolamenti internazionali relativi ai sistemi bancari di 24 paesi indicano<br />

che, dopo un lieve aumento nel primo semestre del <strong>2011</strong>, l’esposizione delle banche straniere al settore<br />

pubblico italiano è scesa nella seconda parte dell’anno di 65 miliardi di euro (a 135 miliardi), risentendo<br />

anche <strong>della</strong> riduzione dei corsi dei titoli pubblici italiani. La maggior parte del calo è ascrivibile<br />

a banche europee (52 miliardi), in particolare francesi, inglesi e belghe (23, 6 e 6 miliardi, rispettivamente),<br />

e a banche giapponesi (6 miliardi); le banche statunitensi hanno ridotto l’esposizione in misura<br />

più contenuta (2 miliardi).<br />

La quota di titoli di Stato detenuta da residenti in rapporto alle attività finanziarie complessive, pur<br />

in aumento, resta ancora al di sotto dei valori massimi registrati in passato: essa è salita al 6,9 per cento<br />

alla fine del <strong>2011</strong> (dal 6,4 di un anno prima), ma era del 13,2 per cento a marzo del 1999. Per le banche,<br />

in particolare, l’incidenza dei titoli di Stato italiani sul totale delle attività finanziarie si è ridotta di<br />

quasi i due terzi tra marzo del 1999 e la fine del <strong>2011</strong>, passando dal 14,2 al 5,0 per cento. Ciò segnala un<br />

potenziale ampio margine di incremento degli acquisti di titoli di Stato italiani da parte degli investitori<br />

residenti.<br />

Nei primi due mesi del 2012 gli operatori esteri hanno continuato a effettuare<br />

vendite nette di titoli di Stato italiani a medio e a lungo termine, in parte compensate<br />

da acquisti netti di titoli a breve. Nel primo trimestre del 2012 vi sono stati consistenti<br />

acquisti netti da parte delle banche italiane (per 70 miliardi).<br />

I tassi di interesse. – Dall’estate del <strong>2011</strong> i tassi di interesse sui titoli di Stato italiani<br />

sono aumentati rapidamente, raggiungendo livelli assai elevati, i massimi dall’avvio<br />

dell’Unione monetaria; sulla scadenza decennale, nell’arco dell’anno essi sono saliti di<br />

2,3 punti percentuali, fino al 7,1 per cento, per poi ridiscendere al 5,8 per cento alla<br />

fine <strong>della</strong> seconda decade di maggio (fig. 15.1).<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

Rendimento lordo dei BTP decennali<br />

e principali differenziali di interesse (1)<br />

(dati giornalieri; valori e punti percentuali)<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

BTP<br />

differenziale tra titoli italiani e tedeschi (scala di destra) (2)<br />

differenziale tra titoli italiani e di alcuni paesi dell'area<br />

dell'euro (scala di destra) (3)<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

1.800<br />

1.500<br />

1.200<br />

Figura 15.1<br />

Premi sui CDS a 5 anni sui titoli di Stato<br />

di alcuni paesi dell’area dell’euro<br />

(dati giornalieri; punti base)<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

900<br />

600<br />

300<br />

0<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

Portogallo Irlanda Spagna<br />

Italia Germania<br />

Fonte: elaborazioni su dati Bloomberg e Thomson Reuters Datastream.<br />

(1) Tassi benchmark. – (2) Differenziale tra il rendimento del BTP e quello del corrispondente titolo Bund. – (3) Differenziale tra il rendimento<br />

del BTP e la media semplice dei corrispondenti titoli di Stato dei paesi dell’area dell’euro che alla fine del 2010 avevano merito di credito AAA<br />

da parte delle principali agenzie di rating (Austria, Finlandia, Francia, Germania e Paesi Bassi).<br />

Il rialzo dei tassi di interesse sui titoli di Stato italiani ha riflesso il forte aumento dei<br />

premi per il rischio. Nel <strong>2011</strong> il differenziale di interesse tra il BTP benchmark decennale<br />

e il corrispondente Bund tedesco si è ampliato di oltre 3,4 punti percentuali, raggiungendo<br />

in novembre i valori massimi dall’avvio dell’euro e attestandosi alla fine dell’anno<br />

2012<br />

1.800<br />

1.500<br />

1.200<br />

<strong>2011</strong><br />

900<br />

600<br />

300<br />

0<br />

185


186<br />

a 5,3 punti; esso è in seguito ridisceso, pur tra ampie oscillazioni, e alla fine <strong>della</strong> seconda<br />

decade di maggio era pari a 4,4 punti. I premi sui credit default swap (CDS) a cinque<br />

anni sui titoli di Stato italiani hanno seguito andamenti analoghi (fig. 15.1).<br />

Le tensioni finanziarie si sono tradotte in una brusca riduzione delle transazioni<br />

e <strong>della</strong> liquidità sul mercato secondario dei titoli di Stato italiani. Tra giugno e dicembre<br />

il volume delle contrattazioni medie giornaliere sull’MTS si è ridotto di circa<br />

il 70 per cento; i differenziali denaro-lettera sul mercato dei BTP sono aumentati<br />

in media di quasi 100 punti base (a circa 120 punti; cfr. il paragrafo del capitolo<br />

20: I mercati all’ingrosso dei titoli di Stato). In Italia, così come in altri paesi dell’area<br />

dell’euro, la ridotta funzionalità del mercato dei titoli di Stato può avere contribuito<br />

ad allontanare alcuni investitori, aggravando le tensioni. Dallo scorso gennaio, soprattutto<br />

dopo le operazioni di rifinanziamento a tre anni dell’Eurosistema, le condizioni<br />

del mercato secondario sono migliorate in misura sensibile, pur senza tornare<br />

ai livelli precedenti l’estate.<br />

Il marcato aumento del compenso richiesto dagli investitori per l’acquisto di<br />

titoli di Stato italiani ha riflesso fattori sistemici: l’estensione delle tensioni finanziarie<br />

ai mercati dei titoli sovrani dell’area dell’euro è stata indotta dai segnali di<br />

rallentamento <strong>della</strong> crescita globale che si sono diffusi nell’estate, dai timori delle sue<br />

ripercussioni sui conti pubblici e sulle condizioni del sistema bancario di diversi paesi<br />

dell’area dell’euro, nonché dai dubbi sulla adeguatezza dei meccanismi di risposta<br />

delle autorità comunitarie. Vi hanno contribuito però due vulnerabilità specifiche<br />

dell’Italia: il livello elevato del debito pubblico e le prospettive di crescita dell’economia<br />

particolarmente deboli. Questi fattori hanno anche indotto le maggiori agenzie<br />

di rating a declassare i titoli di Stato italiani tra settembre del <strong>2011</strong> e febbraio del<br />

2012. Le aspettative negative hanno determinato un’ulteriore ricomposizione dei<br />

portafogli degli operatori verso i titoli dei paesi a cui le agenzie di rating riconoscono<br />

il più alto grado di affidabilità creditizia.<br />

L’analisi statistica del differenziale di interesse a dieci anni dell’Italia con la Germania mostra<br />

che il rialzo dello spread ha preso avvio nel giugno del <strong>2011</strong>, successivamente al diffondersi di voci<br />

sulla decisione delle autorità dell’Unione europea di coinvolgere i creditori privati nella risoluzione<br />

<strong>della</strong> crisi greca (il cosiddetto Private Sector Involvement, PSI) e si è intensificato in concomitanza con<br />

notizie negative circa l’andamento delle crisi in Grecia e in Portogallo e con alcuni vertici delle autorità<br />

comunitarie nel secondo semestre dell’anno, in cui sono state adottate misure giudicate insufficienti<br />

dagli operatori dei mercati finanziari. In novembre hanno contribuito le tensioni politiche italiane, in<br />

presenza di una perdurante instabilità del quadro internazionale. I principali episodi di riduzione del<br />

differenziale si sono verificati in agosto, dopo il riavvio del Securities Markets Programme da parte <strong>della</strong><br />

BCE (cfr. il capitolo 7: La politica monetaria comune), e a partire da dicembre, in seguito al graduale<br />

delinearsi del piano di consolidamento fiscale del nuovo Governo italiano e all’ulteriore ampliamento<br />

dell’offerta di liquidità da parte dell’Eurosistema. Nei primi tre mesi del 2012 alla discesa dello spread<br />

ha contribuito anche la conclusione del PSI greco. Dalla terza decade di marzo il differenziale di interesse<br />

dell’Italia è stato di nuovo sospinto verso l’alto da rinnovate tensioni sul mercato dei titoli di Stato<br />

dell’area dell’euro, legate a incertezze circa la dinamica dei conti pubblici in Spagna, al permanere<br />

<strong>della</strong> debole congiuntura nell’area dell’euro e al risultato delle elezioni in Grecia.<br />

Il mercato delle obbligazioni delle imprese e delle banche<br />

Le emissioni. – Nel complesso del <strong>2011</strong> le emissioni nette di obbligazioni delle società<br />

italiane sono state positive (61 miliardi, interamente riconducibili alle banche; tav. 15.1).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Le altre società finanziarie e le società non finanziarie hanno effettuato modesti rimborsi<br />

netti.<br />

Obbligazioni a medio e a lungo termine di banche e imprese italiane (1)<br />

(valori nominali; milioni di euro)<br />

Voci<br />

Tavola 15.1<br />

Emissioni nette (2) consistenze in % del<br />

PiL<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> 2009 2010 <strong>2011</strong> <strong>2011</strong><br />

Banche 79.081 -11.800 66.330 819.601 807.045 873.618 55<br />

Altre società finanziarie 44.337 -36.458 -4.376 279.767 243.371 239.050 15<br />

Società non finanziarie 14.544 12.408 -534 77.121 89.776 89.487 6<br />

Totale 137.962 -35.850 61.420 1.176.489 1.140.192 1.202.155 76<br />

Per memoria:<br />

Mercato internazionale (3) 73.531 15.339 28.574 641.810 657.794 687.041 43<br />

(1) La nazionalità e il settore di appartenenza sono quelli <strong>della</strong> società emittente e non <strong>della</strong> società capogruppo. Salvo diversa indicazione,<br />

sono inclusi i soli titoli con durata all’emissione superiore all’anno. – (2) Differenza tra il valore nominale dei titoli collocati e quello<br />

dei titoli rimborsati. – (3) Elaborazioni su dati BRi. Sono incluse anche le medium term notes con durata all’emissione inferiore all’anno.<br />

il mercato internazionale è costituito da obbligazioni che vengono collocate anche presso investitori residenti in paesi diversi da quello<br />

dell’emittente.<br />

L’andamento delle emissioni di obbligazioni bancarie è stato assai differenziato<br />

nell’arco dell’anno. Fino a maggio gli intermediari italiani hanno fatto un ampio ricorso<br />

al mercato. Da giugno, tuttavia, le emissioni si sono bruscamente contratte (se si<br />

escludono le obbligazioni provviste di garanzia pubblica), riflettendo l’estendersi delle<br />

tensioni finanziarie a tutti i mercati <strong>della</strong> provvista all’ingrosso (fig. 15.2).<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Emissioni lorde di obbligazioni bancarie con e senza garanzia reale<br />

in Italia e nell’area dell’euro (1)<br />

(dati mensili; miliardi di euro)<br />

Area dell'euro con garanzia reale (scala di sinistra)<br />

Area dell'euro senza garanzia reale (scala di sinistra)<br />

Italia con garanzia reale (scala di destra)<br />

Italia senza garanzia reale (scala di destra)<br />

gen. feb. mar. apr. mag. giu. lug. ago. set. ott. nov dic. gen. feb. mar. apr.<br />

<strong>2011</strong> 2012<br />

Figura 15.2<br />

Fonte: Dealogic.<br />

(1) obbligazioni emesse da banche private classificate sulla base <strong>della</strong> residenza e del settore <strong>della</strong> capogruppo. Sono esclusi i private<br />

placement, le obbligazioni garantite dallo Stato, quelle ritenute in bilancio (retained) e quelle in cui l’emittente è anche il coordinatore del<br />

prestito sindacato (self-funded).<br />

Dopo il virtuale arresto dell’attività nella seconda metà del <strong>2011</strong>, nei primi mesi di quest’anno<br />

sono emersi segnali positivi sul ripristino dell’accesso al mercato obbligazionario internazionale da<br />

parte delle banche italiane. Tre banche hanno effettuato quattro emissioni senza collaterale o garanzia<br />

pubblica di importo superiore al miliardo di euro (per complessivi 5,3 miliardi) su scadenze fino<br />

a cinque anni. I segnali positivi di ripresa delle emissioni si sono tuttavia affievoliti con il riaccendersi<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

16<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

187


188<br />

delle tensioni sul debito sovrano. Nel complesso del primo quadrimestre del 2012 le emissioni lorde sul<br />

mercato internazionale sono state pari a 10 miliardi, costituite per circa un quarto da titoli provvisti di<br />

collaterale o garantiti dallo Stato.<br />

Nel <strong>2011</strong> le emissioni lorde di obbligazioni da parte delle società non finanziarie<br />

italiane sono state pari a 7 miliardi, leggermente inferiori ai rimborsi. Tale andamento è<br />

verosimilmente ascrivibile sia all’aumento del costo di finanziamento sia alla debolezza<br />

dell’attività di accumulazione di capitale. I nuovi collocamenti sono risultati molto<br />

concentrati, essendo per oltre quattro quinti riconducibili a sole quattro società (Eni,<br />

Pirelli, Telecom Italia e Terna). Nel primo trimestre del 2012, grazie alle migliorate<br />

condizioni sui mercati finanziari, si sono avute emissioni nette per 4 miliardi di euro.<br />

Secondo dati di fonte Dealogic, nel <strong>2011</strong> i collocamenti lordi sul mercato internazionale<br />

da parte di emittenti riconducibili a gruppi non finanziari italiani sono stati elevati<br />

(19 miliardi, contro 14 nel 2010), segnalando la capacità delle maggiori imprese italiane<br />

di mantenere l’accesso al mercato, sebbene a costi più elevati; nel primo quadrimestre<br />

del 2012 le emissioni lorde sono ulteriormente aumentate, a 6 miliardi.<br />

Nel comparto europeo dei titoli ad alto rendimento (high yield), le emissioni lorde sono rimaste sui<br />

livelli relativamente elevati dell’anno precedente (52 miliardi nel <strong>2011</strong> e 26 nel primo quadrimestre del<br />

2012), continuando a beneficiare <strong>della</strong> ricerca di rendimenti più elevati da parte degli investitori e dei<br />

bassi tassi di insolvenza degli emittenti. Quasi l’80 per cento dei collocamenti è stato effettuato da società<br />

non finanziarie; le quote più alte sono relative a emittenti con sede nel Regno Unito, Italia, Francia<br />

e Germania (rispettivamente il 20, 14, 13 e 12 per cento). Le emissioni italiane sono tutte riconducibili<br />

a emittenti appartenenti al gruppo Fiat.<br />

I collocamenti netti complessivi di titoli garantiti da attività patrimoniali (titoli<br />

emessi da società veicolo e covered bond) da parte di emittenti italiani hanno registrato<br />

un forte incremento (34 miliardi, contro rimborsi netti per 23 miliardi nel 2010),<br />

riflettendo soprattutto la scarsa convenienza delle banche a finanziarsi sul mercato internazionale<br />

attraverso obbligazioni non garantite e la possibilità di usare strumenti<br />

cartolarizzati come collaterale nelle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema. In<br />

particolare, le emissioni nette di covered bond sono aumentate da 11 a 38 miliardi e<br />

sono rimaste sostenute anche nel primo quadrimestre del 2012 (7 miliardi).<br />

Sulla base delle statistiche dello European Securitisation Forum, la quota italiana delle cartolarizzazioni<br />

effettuate in Europa nel <strong>2011</strong> (misurata sulla base <strong>della</strong> provenienza geografica del collaterale<br />

utilizzato) è fortemente aumentata (dal 4 al 12 per cento). Secondo dati di fonte Dealogic, le emissioni<br />

lorde di covered bond da parte di società riconducibili a gruppi dell’Europa occidentale sono aumentate<br />

da 255 a 296 miliardi di euro; la quota italiana è più che raddoppiata, dal 7 al 16 per cento.<br />

Le tensioni finanziarie <strong>della</strong> seconda metà del <strong>2011</strong> si sono ripercosse sulle emissioni<br />

lorde di carta commerciale e certificati di deposito da parte di società italiane, che<br />

si sono ridotte in misura marcata (da circa 200 miliardi nel 2010 a 130 nel <strong>2011</strong>). Il<br />

calo è stato particolarmente forte per le banche, la cui quota sui nuovi collocamenti è<br />

scesa dal 61 al 53 per cento.<br />

Nel <strong>2011</strong> la quota italiana dei collocamenti lordi di carta commerciale e certificati di deposito<br />

effettuati nell’Europa occidentale è scesa di tre punti percentuali, al 7 per cento. Per le operazioni di<br />

emittenti italiani, la quota dei collocamenti con scadenza inferiore a 60 giorni è salita dal 53 al 63 per<br />

cento, mentre si è dimezzata quella dei collocamenti in dollari, dal 26 al 13 per cento, risentendo del<br />

calo <strong>della</strong> domanda da parte degli investitori statunitensi.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


I rendimenti. – Il rendimento<br />

medio delle obbligazioni con elevato<br />

merito di credito (con rating<br />

di tipo investment grade, non inferiore<br />

a BBB- o a Baa3), denominate<br />

in euro ed emesse da società non<br />

finanziarie, sia italiane sia estere, è<br />

rimasto invariato al 3,3 per cento<br />

nel <strong>2011</strong>, per poi scendere al<br />

2,6 alla fine <strong>della</strong> seconda decade<br />

di maggio; il calo dei tassi di interesse<br />

sui titoli di Stato dei paesi<br />

dell’area ritenuti meno rischiosi<br />

ha compensato l’aumento dei<br />

premi per il rischio, saliti da 1,3<br />

a 2,0 punti percentuali (fig. 15.3).<br />

I rendimenti dei titoli high yield,<br />

più sensibili all’aumento delle<br />

tensioni nel corso dell’anno, sono<br />

invece saliti di 3,9 punti percentuali, al 12,1 per cento, per poi ridiscendere al 9,9 in<br />

maggio.<br />

La propagazione <strong>della</strong> crisi del debito sovrano al mercato finanziario italiano nella<br />

seconda parte dell’anno ha determinato un ampliamento dei differenziali di interesse<br />

dei titoli emessi da società non finanziarie italiane rispetto ai titoli di Stato tedeschi<br />

e francesi; per le obbligazioni con elevato merito di credito, nell’arco dei dodici mesi<br />

gli spread sono saliti in media di 2,2 punti percentuali (a 3,9 punti), contro un incremento<br />

di 0,6 punti per i titoli comparabili di imprese di altri paesi dell’area dell’euro.<br />

Dall’inizio del 2012 i differenziali sono invece scesi di 1,0 punti percentuali, più che<br />

per le altre imprese dell’area.<br />

L’inasprimento delle tensioni sul debito sovrano italiano si è riflesso sugli spread<br />

obbligazionari delle principali banche italiane, che nel <strong>2011</strong> sono aumentati di 3,7<br />

punti percentuali, contro un incremento di 1,7 e 0,6 punti registrato per le banche<br />

francesi e tedesche, rispettivamente. Dall’inizio del 2012 gli spread sui titoli delle banche<br />

italiane sono calati in misura marcata (1,2 punti), più di quelli degli altri intermediari<br />

dell’area.<br />

Le variazioni dei rating dei titoli emessi dal prenditore sovrano di un determinato paese tendono<br />

a riflettersi quasi automaticamente sui rating dei titoli delle banche di quel paese, a causa dei numerosi<br />

canali attraverso cui il rischio sovrano influenza la rischiosità degli intermediari stessi (cfr. Rapporto<br />

sulla stabilità finanziaria, n. 2, <strong>2011</strong>). Nel corso del <strong>2011</strong>, 38 banche italiane hanno registrato 78 riduzioni<br />

del rating da parte di almeno una delle tre maggiori agenzie internazionali specializzate nella<br />

valutazione del merito di credito. Circa l’85 per cento degli eventi si sono verificati negli ultimi mesi<br />

dell’anno, dopo il primo declassamento dei titoli di Stato italiani operato da una delle agenzie. Dall’inizio<br />

del 2012 si sono registrati 49 ulteriori declassamenti per 34 banche italiane.<br />

Il mercato azionario<br />

Figura 15.3<br />

Differenziali di rendimento tra obbligazioni in euro<br />

di imprese non finanziarie e titoli di Stato (1)<br />

(dati di fine settimana; punti percentuali)<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

AAA<br />

AA<br />

A<br />

BBB<br />

totale (2)<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Fonte: Merrill Lynch.<br />

(1) obbligazioni in euro a tasso fisso e con vita residua non inferiore all’anno,<br />

emesse sull’euromercato da imprese non finanziarie residenti in paesi il cui<br />

debito a lungo termine in valuta estera ha rating non inferiore a BBB- o Baa3.<br />

i differenziali sono calcolati con riferimento ai titoli di Stato francesi e tedeschi<br />

di durata corrispondente. – (2) obbligazioni con elevato merito di credito (ossia<br />

con rating non inferiore a BBB- o Baa3).<br />

L’andamento delle quotazioni. – Nel <strong>2011</strong> l’indice generale <strong>della</strong> borsa italiana è<br />

sceso del 24 per cento (fig. 15.4), un calo più marcato di quello registrato in media<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

189


190<br />

dai corsi delle azioni delle principali società quotate dell’area dell’euro (18 per cento).<br />

Dall’inizio del 2012 l’indice italiano è ulteriormente sceso del 9 per cento (contro un<br />

calo del 4 per cento per la media dell’area dell’euro), tra ampie oscillazioni.<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

Indici (1)<br />

(dati di fine settimana;<br />

indice: 31 dicembre 2010=100)<br />

80<br />

60<br />

40<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> '12<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Mercati azionari<br />

Variabilità attesa (2)<br />

(dati di fine settimana;<br />

punti percentuali)<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> '12<br />

Italia Area dell'euro Stati Uniti<br />

Figura 15.4<br />

Premio per il rischio azionario (3)<br />

(dati di fine settimana;<br />

punti percentuali)<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> '12<br />

Fonte: elaborazione su dati Bloomberg.<br />

(1) indice: FTSE italia MiB storico per l’italia, Dow Jones Euro Stoxx per l’area dell’euro, Standard & Poor’s 500 per gli Stati Uniti. –<br />

(2) Volatilità implicita nelle opzioni sugli indici delle principali borse. – (3) il premio per il rischio è calcolato come differenza tra il rapporto<br />

tra utili attesi nei successivi 12 mesi e capitalizzazione corrente e il rendimento nominale del titolo di Stato decennale (per l’italia e l’area<br />

dell’euro viene usato il titolo di Stato tedesco).<br />

La discesa delle quotazioni ha registrato un’accelerazione nel luglio del <strong>2011</strong>, riflettendo l’acuirsi<br />

<strong>della</strong> crisi del debito sovrano e l’estendersi del contagio ai maggiori paesi dell’area, tra cui l’Italia. Tra<br />

la metà di dicembre del <strong>2011</strong> e la seconda decade di marzo del 2012 vi è stata una risalita dei corsi,<br />

favorita dall’aumento <strong>della</strong> liquidità offerta alle banche dall’Eurosistema e dal buon esito del coinvolgimento<br />

del settore privato nella ristrutturazione del debito greco. Le quotazioni sono successivamente<br />

tornate a scendere, a causa del perdurare delle preoccupazioni circa la solidità dei conti pubblici di<br />

alcuni paesi dell’area dell’euro e dell’incertezza sul quadro macroeconomico.<br />

Il calo dei corsi delle azioni italiane nel <strong>2011</strong> ha interessato tutti i principali settori<br />

del listino. Esso è stato particolarmente accentuato in quello bancario (-44 per cento),<br />

per effetto <strong>della</strong> contrazione <strong>della</strong> redditività delle banche e <strong>della</strong> loro maggiore esposizione<br />

alle tensioni sui titoli di Stato italiani. Anche il settore automobilistico e quello<br />

dei servizi hanno registrato perdite superiori a quelle dell’indice generale (-32 per cento<br />

per entrambi). Il deprezzamento delle azioni è stato meno marcato nel comparto dei<br />

servizi di pubblica utilità e in quello dei prodotti petroliferi (-14 e -5 per cento, rispettivamente);<br />

quest’ultimo ha beneficiato del rincaro delle materie prime energetiche.<br />

Alla fine di aprile del 2012 il rapporto tra la capitalizzazione di borsa delle banche italiane e il valore<br />

di bilancio del loro patrimonio netto (price-to-book ratio) era pari a circa un quarto, valore prossimo al<br />

minimo toccato nel marzo del 2009, prima che si avviasse una fase di forte ripresa delle quotazioni degli<br />

intermediari italiani. Nelle valutazioni degli investitori, i corsi azionari del settore risentono negativamente<br />

<strong>della</strong> bassa redditività corrente delle banche italiane e dell’incertezza sulle prospettive reddituali<br />

(cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari).<br />

La discesa dei corsi azionari presso la borsa italiana nel <strong>2011</strong> è riconducibile sia alla<br />

diminuzione degli utili attesi delle società quotate sia a un marcato aumento del premio<br />

14<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


per il rischio richiesto dagli investitori per detenere azioni. Le quotazioni hanno invece<br />

trovato sostegno nel calo dei rendimenti sulle attività prive di rischio, approssimati dai<br />

tassi sui titoli di Stato a lungo termine <strong>della</strong> Germania.<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> le previsioni degli analisti finanziari sugli utili delle società quotate italiane<br />

hanno subito un drastico ridimensionamento, con riferimento sia al <strong>2011</strong> sia ai due anni successivi.<br />

Alla fine di aprile del 2012 gli analisti finanziari si attendevano tuttavia una ripresa significativa degli<br />

utili (del 14 per cento, sia per l’anno in corso sia per il 2013), di entità maggiore di quella prevista per<br />

le società quotate degli altri paesi dell’area.<br />

La volatilità implicita dei corsi azionari, che nel primo semestre del <strong>2011</strong> si era<br />

stabilizzata sui valori più bassi dall’avvio <strong>della</strong> crisi finanziaria nell’estate del 2007, è fortemente<br />

aumentata nella seconda metà dell’anno e, dopo un temporaneo calo, è tornata<br />

a salire a partire dallo scorso marzo (fig. 15.4).<br />

Alla fine del <strong>2011</strong>, il rapporto fra utili correnti e capitalizzazione per le società<br />

quotate italiane era pari al 9 per cento, un livello superiore di oltre un punto percentuale<br />

a quello di un anno prima e di quasi tre punti a quello medio dalla metà degli anni<br />

ottanta. In base a stime che tengono conto anche delle aspettative sugli utili a breve<br />

termine, alla fine del <strong>2011</strong> il rendimento aggiuntivo rispetto a impieghi privi di rischio<br />

richiesto dagli investitori per detenere azioni italiane era pari a 10,9 punti percentuali<br />

(contro 9,1 punti per l’area dell’euro nel suo complesso; fig. 15.4).<br />

L’offerta e la domanda di azioni. – Nel <strong>2011</strong> vi sono state otto operazioni di prima<br />

quotazione in borsa (contro nove nel 2010), di cui sette sui listini dedicati alle piccole e<br />

medie imprese (tre sul Mercato alternativo del capitale, MAC, e quattro sull’Alternative<br />

Investment Market, AIM Italia). Il controvalore delle azioni collocate in operazioni di<br />

prima quotazione è stato modesto (0,4 miliardi, contro 2,3 nel 2010). Nel complesso<br />

dell’area dell’euro, le operazioni di prima quotazione hanno subito una diminuzione, passando<br />

da 85 nel 2010 a 69 nel <strong>2011</strong>; nel primo quadrimestre del 2012 sono state pari a 20.<br />

Il segmento STAR di Borsa Italiana è volto ad agevolare le piccole e medie imprese nella raccolta<br />

di capitali e nel processo di internazionalizzazione attraverso il rispetto di standard elevati di trasparenza,<br />

liquidità del titolo e governo societario. La quotazione su questo listino, su cui alla fine del<br />

<strong>2011</strong> erano iscritte 70 società italiane, ha facilitato le imprese nella raccolta di capitali, specialmente<br />

dall’estero. Secondo dati di Borsa Italiana, gli operatori stranieri rappresentano oggi la gran parte degli<br />

investitori istituzionali presenti nel segmento e nel tempo sono divenuti più numerosi e maggiormente<br />

differenziati per provenienza geografica. Tra il 2002 e il <strong>2011</strong> il rendimento dell’indice del segmento è<br />

stato superiore a quello dell’indice generale di Borsa Italiana in otto anni su dieci. Alla fine del <strong>2011</strong> la<br />

capitalizzazione complessiva del segmento era tuttavia ancora modesta (11 miliardi, pari al 3 per cento<br />

del totale <strong>della</strong> capitalizzazione di borsa).<br />

I mercati AIM Italia e MAC sono volti a facilitare la quotazione delle piccole e medie imprese<br />

attraverso requisiti meno stringenti in termini di capitalizzazione minima, di flottante e di governo<br />

societario e criteri di ammissione semplificati. Il numero di imprese quotate nei due mercati rimane<br />

molto limitato (14 e 10 società alla fine del <strong>2011</strong> per AIM Italia e MAC, rispettivamente), così come la<br />

loro capitalizzazione (pari complessivamente a meno dello 0,2 per cento del listino principale). A partire<br />

da marzo del 2012 i due mercati sono stati accorpati nel mercato AIM Italia – Mercato alternativo<br />

del capitale.<br />

La raccolta di fondi attraverso aumenti di capitale è stata superiore a quella del<br />

2010 (11,9 miliardi, contro 6,9; tav. 15.2) e, come nei tre anni precedenti, è stata in<br />

gran parte (circa il 90 per cento) riconducibile alle banche, che hanno proseguito il<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

191


192<br />

rafforzamento <strong>della</strong> propria base patrimoniale (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche<br />

e degli intermediari finanziari).<br />

Tavola 15.2<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Principali indicatori di borsa<br />

(milioni di euro, salvo diversa indicazione)<br />

Voci 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Variazione dei corsi (1) -8,0 -48,7 20,7 -8,7 -24,0<br />

Società italiane quotate (numero a fine anno) 301 294 291 291 287<br />

di cui: al segmento STAR 82 75 72 75 70<br />

capitalizzazione delle società italiane (2) 733.614 374.702 457.126 425.099 332.374<br />

in percentuale del PIL 47,2 23,8 30,1 27,4 21,0<br />

composizione percentuale: (3)<br />

industriali 31 33 37 41 45<br />

assicurativi 10 11 9 7 7<br />

bancari 30 25 26 20 17<br />

finanziari 4 3 2 3 3<br />

servizi 26 28 26 28 29<br />

Totale 100 100 100 100 100<br />

Emissioni lorde di azioni delle società italiane (4) 5.441 7.700 18.541 6.855 11.862<br />

di cui: al segmento STAR 409 238 97 50 311<br />

capitalizzazione società di nuova quotazione (5) 11.178 464 561 8.060 12.743<br />

di cui: società estere .. .. 51 .. ..<br />

al segmento STAR 4.243 .. 226 .. ..<br />

Dividendi distribuiti dalle società italiane (6) 30.625 39.072 21.309 16.036 17.009<br />

Rapporto utili/capitalizzazione (7) 7,8 15,6 5,3 7,6 9,0<br />

Rapporto dividendi/capitalizzazione (7) 3,7 8,0 5,0 3,8 5,1<br />

controvalore degli scambi:<br />

mercato di borsa (8) 1.513.634 993.511 645.993 715.147 683.630<br />

futures sull’indice FTSE MIB (9) 954.524 698.258 418.714 560.207 561.798<br />

opzioni sull’indice FTSE MIB (9) 368.966 268.264 140.345 174.918 162.684<br />

Turnover delle società italiane (10) 200 179 155 162 181<br />

Fonte: Borsa italiana, Thomson Reuters Datastream e World Federation of Exchanges.<br />

(1) Variazione percentuale dell’indice FTSE italia MiB storico nel corso dell’anno. – (2) Valore di fine periodo. – (3) i dati non includono<br />

il mercato Expandi. – (4) il valore delle emissioni è dato dal prodotto tra il numero di azioni emesse e il loro prezzo di emissione. –<br />

(5) Somma del valore <strong>della</strong> capitalizzazione di ciascuna società alla data di collocamento. – (6) Elaborazioni su dati Borsa italiana per il<br />

2007; dati World Federation of Exchanges per il 2008 e il 2009; dati Borsa italiana per il 2010 e il <strong>2011</strong>. – (7) Dato di fine periodo; valori<br />

percentuali; utili e dividendi correnti. – (8) Società italiane. – (9) Dal giugno 2009 sostituisce il precedente contratto sull’indice S&P MiB. –<br />

(10) Rapporto percentuale tra controvalore annuo degli scambi e capitalizzazione media dell’anno.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> erano quotate presso Borsa Italiana 287 società italiane, in diminuzione<br />

di quattro unità rispetto all’anno prima, e 41 società estere. A causa del calo<br />

delle quotazioni, nel <strong>2011</strong> la capitalizzazione complessiva delle società italiane si è ridotta<br />

da 425 a 332 miliardi di euro; in rapporto al PIL essa è scesa dal 27 al 21 per cento, ampliando<br />

il divario con gli altri maggiori paesi avanzati (in Germania, Francia, Stati Uniti<br />

e Regno Unito l’analogo rapporto è, rispettivamente, pari al 37, 55, 99 e 139 per cento).<br />

Il controvalore medio giornaliero delle azioni scambiate su Borsa Italiana è stato<br />

nel <strong>2011</strong> lievemente inferiore a quello dell’anno precedente (2,8 miliardi, contro 2,9<br />

nel 2010); è ulteriormente aumentato il volume degli scambi di exchange-traded funds<br />

(ETF) e di strumenti analoghi iscritti al listino, anche in ragione dell’incremento del<br />

loro numero (cfr. il capitolo 18: L’attività degli investitori istituzionali).<br />

BANCA D’ITALIA


anche e intermediari non bancari


16. il sistema finanziario<br />

Gli andamenti nell’anno<br />

Il sistema finanziario italiano ha risentito dell’acuirsi dei rischi sul debito sovrano<br />

europeo dall’estate del <strong>2011</strong>, dopo aver beneficiato nei mesi precedenti del lieve miglioramento<br />

del quadro macroeconomico e <strong>della</strong> relativa stabilità dei mercati finanziari.<br />

Le tensioni sui mercati finanziari e i declassamenti del merito creditizio del nostro<br />

paese hanno comportato per le banche difficoltà di accesso ai mercati internazionali e<br />

un aumento del costo <strong>della</strong> provvista (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli<br />

intermediari finanziari). Nell’anno l’incidenza <strong>della</strong> raccolta all’ingrosso sul totale <strong>della</strong><br />

provvista si è ridotta di 4,8 punti percentuali; è fortemente cresciuto il peso delle passività<br />

nei confronti dell’Eurosistema. Il costo medio <strong>della</strong> raccolta complessiva è aumentato<br />

di 33 punti base rispetto all’anno precedente.<br />

Le difficoltà dal lato <strong>della</strong> provvista hanno contribuito, assieme alle crescenti incertezze<br />

sulla solidità <strong>della</strong> clientela, a determinare un inasprimento delle politiche creditizie.<br />

In un contesto caratterizzato dalla debolezza <strong>della</strong> domanda di credito, il tasso<br />

di crescita dei prestiti al settore privato non finanziario si è fortemente ridotto, fino a<br />

diventare negativo nel mese di dicembre. La contrazione ha riguardato in particolare i<br />

prestiti alle imprese e quelli erogati dai cinque maggiori gruppi bancari, più colpiti dalle<br />

difficoltà di raccolta sui mercati all’ingrosso. L’indebolirsi del quadro macroeconomico<br />

ha inciso negativamente sulla qualità del credito: nel secondo semestre il flusso di nuove<br />

sofferenze in rapporto agli impieghi è cresciuto; quello relativo ai prestiti alle imprese ha<br />

raggiunto lo stesso livello di dicembre del 2009, il più alto dall’inizio <strong>della</strong> crisi.<br />

I provvedimenti adottati dall’Eurosistema nel dicembre scorso, tra cui le due operazioni<br />

di rifinanziamento a lungo termine attuate in dicembre e in febbraio, hanno contribuito<br />

in misura rilevante all’allentamento delle tensioni sulla liquidità bancaria. Gli intermediari<br />

hanno sostituito la raccolta all’ingrosso con il rifinanziamento presso l’Eurosistema; parte<br />

dei fondi sono stati investiti in titoli di Stato. Nei primi mesi di quest’anno si sono registrati<br />

primi segnali di ripresa delle emissioni obbligazionarie sui mercati internazionali.<br />

L’allentamento delle tensioni dal lato <strong>della</strong> raccolta ha influito positivamente sull’offerta<br />

di credito. Le informazioni riportate dagli intermediari partecipanti alla Bank<br />

Lending Survey segnalano nel primo trimestre del 2012 un allentamento delle condizioni<br />

di finanziamento. In marzo la contrazione dei finanziamenti alle famiglie e alle imprese<br />

è diminuita: il tasso di crescita sui tre mesi dei prestiti al settore privato non finanziario,<br />

espresso su base annua, è stato negativo per lo 0,9 per cento, a fronte di una riduzione del<br />

3,3 in febbraio. Su tali dinamiche possono influire negativamente il recente riacutizzarsi<br />

delle tensioni sui mercati finanziari e il persistere <strong>della</strong> debole congiuntura economica.<br />

La quota dei prestiti a clientela residente non finanziata da depositi e da obbligazioni<br />

detenute dalle famiglie (funding gap), dopo essere aumentata nel corso del <strong>2011</strong>,<br />

è diminuita nei primi mesi del 2012 al 16,5 per cento. A fronte del miglioramento dal<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

195


196<br />

lato <strong>della</strong> provvista, i bilanci bancari continuano a risentire del marcato deterioramento<br />

<strong>della</strong> qualità del credito; restano elevate l’incidenza dei prestiti alle imprese in temporanea<br />

difficoltà (esposizioni incagliate e ristrutturate) e la dinamica delle nuove sofferenze.<br />

Nel <strong>2011</strong> la redditività del sistema bancario italiano ha fortemente risentito delle<br />

ingenti svalutazioni una tantum che i principali gruppi hanno effettuato sugli avviamenti<br />

per allinearne il valore contabile all’evoluzione dei mercati e accrescere la trasparenza<br />

dei bilanci. Il rendimento del capitale e delle riserve (ROE) è stato negativo (-9,2<br />

per cento). Si sono registrate perdite per 24,7 miliardi. Al netto delle svalutazioni degli<br />

avviamenti l’utile lordo sarebbe stato positivo, sebbene significativamente inferiore a<br />

quello conseguito nel 2010.<br />

Le banche italiane hanno rafforzato significativamente le risorse patrimoniali<br />

di qualità primaria, maggiormente in grado di assorbire le perdite, grazie a ingenti<br />

aumenti di capitale e, in misura minore, all’autofinanziamento. Alla fine del <strong>2011</strong> il<br />

coefficiente relativo al patrimonio di migliore qualità (core tier 1 ratio) era pari al 9,3<br />

per cento per il complesso delle banche, all’8,9 per i primi cinque gruppi bancari. Si è<br />

ridotto il divario di patrimonializzazione rispetto ai principali intermediari europei. La<br />

leva finanziaria, misurata dal rapporto tra il totale dell’attivo di bilancio e il patrimonio<br />

di base, risulta nettamente inferiore rispetto a quella <strong>della</strong> maggiori banche europee.<br />

Nei primi mesi del 2012 le banche hanno intrapreso ulteriori azioni di rafforzamento<br />

patrimoniale per ottemperare alla raccomandazione sul capitale <strong>della</strong> European<br />

Banking Authority e ai nuovi requisiti di capitale previsti da Basilea 3, che cominceranno<br />

a entrare in vigore dal prossimo anno.<br />

Nel settore del credito specializzato (leasing, factoring, credito al consumo) a una<br />

complessiva ripresa dei volumi operativi, particolarmente rilevante nel comparto del<br />

factoring, si è associato un incremento <strong>della</strong> rischiosità degli impieghi.<br />

Il settore del risparmio gestito ha registrato un deflusso netto di risorse pari a 43<br />

miliardi, risentendo sia <strong>della</strong> riduzione del risparmio delle famiglie italiane sia <strong>della</strong><br />

ricomposizione di portafoglio a favore di titoli di Stato e prodotti bancari (cfr. il capitolo<br />

18: L’attività degli investitori istituzionali). Il patrimonio delle famiglie gestito<br />

dagli investitori istituzionali in rapporto al PIL si è ridotto, analogamente a quanto<br />

avvenuto in quasi tutti i principali paesi. Si è accentuato il deflusso netto di risparmio<br />

dal complesso dei fondi comuni italiani; è fortemente calata la raccolta dei fondi promossi<br />

da intermediari esteri. Il peso degli intermediari nazionali nel mercato italiano<br />

dei fondi comuni ha continuato a ridursi. Dopo i risultati positivi registrati nel biennio<br />

2009-2010, la raccolta netta delle gestioni patrimoniali e delle compagnie di assicurazione<br />

è calata drasticamente, in concomitanza con le crescenti tensioni sui mercati<br />

finanziari nella seconda parte dell’anno. Le risorse gestite dalle diverse forme pensionistiche<br />

complementari sono cresciute a un ritmo meno sostenuto rispetto agli anni<br />

precedenti, riflettendo i modesti rendimenti delle gestioni.<br />

L’attività di controllo sulle banche ha beneficiato delle accresciute sinergie tra le<br />

analisi a distanza e gli accertamenti ispettivi, nonché degli intensificati scambi informativi<br />

con le altre funzioni dell’Istituto, tra cui quelle di ricerca economica e di banca<br />

centrale (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza). È stato rafforzato il dialogo con gli intermediari,<br />

anche mediante incontri volti ad approfondire l’esame dei profili aziendali e<br />

a sensibilizzare le banche su specifiche tematiche. Particolare attenzione è stata dedicata<br />

ai livelli di patrimonializzazione delle banche a cui è stato chiesto di mantenere ovvero<br />

raggiungere livelli di tier 1 ratio superiori ai minimi regolamentari.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


La struttura del sistema finanziario<br />

Le banche e i gruppi bancari. – Alla fine del <strong>2011</strong> operavano in Italia 740 banche,<br />

20 in meno rispetto all’anno precedente (tav. 16.1). Nel corso dell’anno hanno iniziato<br />

a operare 10 banche (due società per azioni di piccola dimensione, una banca popolare,<br />

una banca di credito cooperativo e sei filiali di banche estere); sono stati chiusi 30<br />

istituti, per effetto di 23 operazioni di incorporazione, fusione o cessione di attività, 6<br />

liquidazioni e una trasformazione in società finanziaria. Il numero di gruppi bancari è<br />

aumentato di un’unità, a 77.<br />

Tipo inTermediario<br />

Struttura del sistema finanziario italiano<br />

inclusi<br />

nei<br />

gruppi<br />

bancari<br />

(1)<br />

31 dicembre 2010 31 dicembre <strong>2011</strong><br />

numero intermediari numero intermediari<br />

inclusi<br />

nei<br />

gruppi<br />

di Sim<br />

non<br />

inclusi<br />

nei<br />

gruppi<br />

Totale inclusi<br />

nei<br />

gruppi<br />

bancari<br />

(1)<br />

inclusi<br />

nei<br />

gruppi<br />

di Sim<br />

non<br />

inclusi<br />

nei<br />

gruppi<br />

Tavola 16.1<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

Totale<br />

Gruppi bancari – – – 76 – – – 77<br />

Gruppi di Sim – – – 19 – – – 20<br />

Banche 205 – 555 760 188 – 552 740<br />

di cui: banche spa 178 – 55 233 162 – 52 214<br />

banche popolari 17 – 20 37 18 – 19 37<br />

banche di credito cooperativo 9 – 406 415 8 – 403 411<br />

succursali di banche estere 1 – 74 75 1 – 77 78<br />

Società di intermediazione mobiliare<br />

Società di gestione del risparmio<br />

11 22 78 111 8 23 71 102<br />

e Sicav<br />

Società finanziarie iscritte nell’elenco<br />

35 6 157 198 31 6 153 190<br />

speciale ex art. 107 del TUB<br />

Società finanziarie iscritte nell’elenco<br />

69 – 126 195 65 – 123 188<br />

generale ex art. 106 del TUB 73 2 1.213 1.288 36 1 745 782<br />

istituti di moneta elettronica (imel) – – 3 3 – – 3 3<br />

istituti di pagamento – – 1 1 9 – 25 34<br />

altri intermediari vigilati (2) – – 2 2 – – 2 2<br />

Fonte: albi ed elenchi di vigilanza.<br />

(1) di proprietà italiana o sottogruppi nazionali con impresa madre estera; sono comprese le banche e le Sim capogruppo. – (2) Bancoposta<br />

e Cassa depositi e prestiti.<br />

Gli sportelli sono diminuiti lievemente, da 33.640 a 33.607 unità. Il numero<br />

medio di abitanti per sportello è di 1.806 (1.499 al Centro Nord e 2.952 nel Mezzogiorno),<br />

a fronte di una media europea di 2.168 alla fine del 2010; il sistema bancario<br />

italiano è caratterizzato da un numero di abitanti per sportello superiore a quelli di<br />

Spagna (1.065) e Francia (1.661), inferiore a quelli di Germania (2.071) e Inghilterra<br />

(5.053).<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> i gruppi bancari e le banche individuali quotati in borsa erano<br />

24, uno in meno rispetto all’anno precedente; 7 di essi erano banche popolari. Tra i<br />

primi 20 gruppi per attivo consolidato, 8 non erano quotati in borsa. I gruppi e le<br />

banche quotati detenevano il 61,2 per cento dell’attivo, circa tre punti percentuali in<br />

meno rispetto al 2010.<br />

<strong>2011</strong><br />

197


198<br />

Il grado di concentrazione del sistema bancario. – Alla fine del <strong>2011</strong> il grado di concentrazione<br />

del sistema bancario, misurato dall’indice di Herfindahl-Hirschman (HHI)<br />

calcolato sul totale dell’attivo delle unità operanti in Italia, era lievemente superiore rispetto<br />

a quello nel 2002 (fig. 16.1); si è in parte riassorbito l’innalzamento del livello<br />

di concentrazione avvenuto tra il 2006 e il 2007 per effetto dell’integrazione tra <strong>Banca</strong><br />

Intesa e Sanpaolo IMI e <strong>della</strong> fusione per incorporazione di Capitalia in UniCredit.<br />

1.800<br />

1.600<br />

1.400<br />

1.200<br />

1.000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Indici di Herfindahl-Hirschman dell’attivo, dei depositi<br />

e dei prestiti alle famiglie e alle imprese (1)<br />

(indice in base 10.000)<br />

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

prestiti alle famiglie prestiti alle imprese depositi attivo<br />

Figura 16.1<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza.<br />

(1) L’indice per l’attivo è calcolato su base nazionale; l’indice per il mercato dei prestiti alle imprese è calcolato su base regionale; gli indici<br />

per i mercati dei depositi e dei prestiti alle famiglie (limitatamente alle unità consumatrici) sono calcolati su base provinciale. indice mediano<br />

per i mercati dei depositi e dei prestiti.<br />

Tra il 2002 e il <strong>2011</strong> la concentrazione dei mercati locali dei servizi bancari è<br />

diminuita nei comparti dei prestiti alle famiglie e dei depositi. La riduzione <strong>della</strong> concentrazione<br />

è stata favorita dall’espansione di intermediari di piccola dimensione al di<br />

fuori delle tradizionali aree geografiche di riferimento, anche attraverso l’acquisizione<br />

di banche regionali o locali; la concentrazione è lievemente aumentata nel comparto<br />

dei prestiti alle imprese. Nello stesso periodo il numero medio di banche per provincia<br />

è rimasto stabile a 27 unità.<br />

La valutazione del livello di concorrenza sul mercato dei prestiti alle imprese è comunemente effettuata<br />

a livello regionale, mentre per i prestiti alle famiglie e per i depositi si utilizzano indicatori a livello provinciale.<br />

Nel <strong>2011</strong> l’indice HHI mediano per i prestiti alle imprese è stato pari a 973, in lieve crescita rispetto all’anno<br />

precedente (965); è continuata invece, per il quarto anno consecutivo, la flessione degli indici mediani<br />

dei prestiti alle famiglie e dei depositi, pari rispettivamente a 935 e 1.359 (970 e 1.431 nel 2010).<br />

Ripartendo gli intermediari in base alla dimensione e all’appartenenza ai gruppi<br />

bancari, ai 2 gruppi di maggiore dimensione (UniCredit e Intesa SanPaolo) faceva capo<br />

alla fine del <strong>2011</strong> il 31,1 per cento delle attività del sistema, mentre agli altri 3 gruppi<br />

di grande e media dimensione (<strong>Banca</strong> Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e<br />

Unione di Banche Italiane) era riconducibile una quota dell’attivo pari al 17,8 per<br />

cento (fig. 16.2). A una terza categoria, composta da 67 gruppi e banche individuali<br />

di dimensione medio-piccola (tra cui banche specializzate e filiazioni di gruppi esteri),<br />

faceva capo il 40,4 per cento del totale; il restante 10,7 per cento era detenuto da<br />

563 piccoli intermediari con operatività prevalentemente locale. Alla fine del 2002 ai<br />

1.800<br />

1.600<br />

1.400<br />

1.200<br />

1.000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

BANCA D’ITALIA


primi 5 gruppi faceva capo il 51,6<br />

per cento del complesso delle attività<br />

del sistema, rispetto al 48,9<br />

dello scorso anno. A perimetro di<br />

gruppo costante (considerando<br />

solo le banche che fanno parte dei<br />

primi 5 gruppi alla fine del <strong>2011</strong>)<br />

la quota si sarebbe ridotta di oltre<br />

dieci punti percentuali rispetto al<br />

2002 (dal 60,7 al 48,9 per cento).<br />

Il grado di internazionalizzazione<br />

del sistema bancario. – Nel<br />

<strong>2011</strong> l’esposizione per cassa delle<br />

banche italiane e delle loro controllate<br />

estere nei confronti di<br />

banche e clientela estere si è lievemente<br />

ridotta in rapporto al<br />

totale dell’esposizione (-1,5 punti<br />

percentuali, al 24,7 per cento); per<br />

45<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Figura 16.2<br />

Grado di concentrazione<br />

del sistema bancario italiano (1)<br />

(valori percentuali)<br />

i primi 5 gruppi bancari essa rimane comunque elevata e pari a circa un terzo (cfr. il<br />

capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari). Anche la presenza<br />

all’estero di succursali e filiazioni di banche italiane è diminuita rispetto al 2010; rimane<br />

rilevante in Svizzera, nei paesi dell’area dell’euro, in particolare Austria, Lussemburgo e<br />

Germania, e nell’Europa centrale e orientale.<br />

I gruppi bancari italiani sono presenti con 4 succursali in 3 centri classificati dalla <strong>Banca</strong> dei regolamenti<br />

internazionali come centri finanziari offshore ma giudicati positivamente dal Fondo monetario<br />

internazionale; alla fine del <strong>2011</strong> le esposizioni verso questi centri finanziari ammontavano a 11,2 miliardi<br />

di euro, pari allo 0,4 per cento del complesso delle esposizioni.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> operavano in Italia 24 filiazioni di società e banche estere, 2 delle<br />

quali figuravano tra i primi 10 gruppi bancari presenti nel Paese, con una quota del totale<br />

delle attività pari al 9,3 per cento. Le succursali di banche estere erano 77 e detenevano<br />

l’8,2 per cento dell’attivo (8,4 nel 2010). Alla fine del <strong>2011</strong> nel capitale di 49 banche erano<br />

presenti 40 azionisti esteri – in prevalenza comunitari – con quote superiori al 5 per cento.<br />

Gli intermediari non bancari. – Alla fine del <strong>2011</strong> operavano 187 società di gestione<br />

del risparmio (SGR), 8 in meno rispetto alla fine del 2010, e 3 società di investimento a<br />

capitale variabile (Sicav; tav. 16.1); all’inizio del 2012 le 3 Sicav sono state oggetto di operazioni<br />

di fusione con altri organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR). Le<br />

cancellazioni di SGR effettuate nel corso dell’anno (12) sono riconducibili in prevalenza<br />

a operazioni di fusione; ulteriori interventi di razionalizzazione sono previsti nei prossimi<br />

mesi in tutti i comparti di operatività. Le nuove iscrizioni hanno riguardato 4 società, di<br />

cui 3 nel comparto immobiliare.<br />

Le società di intermediazione mobiliare (SIM; imprese che offrono servizi di investimento)<br />

iscritte all’albo erano 102, 9 in meno rispetto all’anno precedente. Le cancellazioni<br />

(12) sono seguite a liquidazioni volontarie e a operazioni di fusione per incorpora-<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

27,8<br />

31,1<br />

23,8<br />

17,8<br />

primi 2 gruppi gruppi<br />

medio-grandi<br />

36,2<br />

2002 <strong>2011</strong><br />

40,4<br />

gruppi e banche<br />

medio-piccoli<br />

12,2 10,7<br />

gruppi e banche<br />

piccoli<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza.<br />

(1) Quote di mercato sul totale dell’attivo, calcolate utilizzando per i gruppi bancari<br />

il dato consolidato (limitatamente alle componenti italiane) e per le banche<br />

non appartenenti a gruppi il dato individuale.<br />

<strong>2011</strong><br />

199


200<br />

zione in banche e altri intermediari finanziari. Le nuove iscrizioni (3) hanno riguardato<br />

società impegnate prevalentemente nell’attività di gestione di portafogli e di consulenza<br />

in materia di investimenti. La maggior parte delle SIM fa capo a soggetti indipendenti;<br />

il numero di intermediari di emanazione bancaria si è ridotto da 20 a 16 unità.<br />

Le società finanziarie iscritte nell’elenco speciale ex art. 107 del TUB (prevalentemente<br />

attive nei settori del leasing, del factoring e del credito al consumo) erano 188,<br />

7 in meno rispetto all’anno precedente. Il flusso in uscita non è stato pienamente compensato<br />

dall’ingresso di nuovi operatori, tra cui 8 confidi.<br />

Gli intermediari dell’elenco speciale, soprattutto quelli appartenenti a gruppi bancari italiani,<br />

hanno consolidato la loro presenza nei settori del factoring e del leasing con quote di mercato pari,<br />

rispettivamente, all’85,5 e all’80,2 per cento. Le società finanziarie operative nel settore del credito al<br />

consumo detenevano una quota pari al 48,4 per cento del mercato; nel comparto è rilevante la presenza<br />

di società appartenenti a gruppi bancari esteri.<br />

L’albo degli istituti di pagamento ex art. 114-septies del TUB (intermediari abilitati<br />

alla prestazione di servizi di pagamento) contava 34 soggetti, per la quasi totalità<br />

iscritti nel corso dell’anno.<br />

Nell’elenco generale ex art. 106 del TUB erano iscritte 782 finanziarie (che svolgono<br />

le medesime attività degli intermediari registrati nell’elenco speciale ma che non<br />

posseggono i requisiti per l’iscrizione in tale elenco); la flessione rispetto al 2010 (1.288<br />

operatori) riflette l’uscita dall’elenco delle società veicolo in operazioni di cartolarizzazione<br />

e di quelle attive nella prestazione di servizi di pagamento, nonché un crescente<br />

numero di cancellazioni su richiesta degli stessi intermediari ovvero con provvedimenti<br />

d’ufficio conseguenti all’azione condotta per reprimere le situazioni di irregolarità<br />

(cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza). Nelle altre sezioni previste dall’art. 155 risultavano<br />

iscritti 610 confidi e 123 casse peota.<br />

Gli iscritti nell’albo dei mediatori creditizi (che mettono in relazione banche o intermediari<br />

finanziari con la potenziale clientela) erano 131.855, di cui 122.516 persone<br />

fisiche e 9.339 società. I soggetti registrati nell’elenco degli agenti in attività finanziaria<br />

(che promuovono e concludono, su mandato delle società finanziarie, i contratti di finanziamento),<br />

erano 75.869, di cui 70.547 persone fisiche e 5.322 società; si stima che<br />

circa 29.000 di essi svolgano esclusivamente l’attività di money transfer. Gli operatori<br />

professionali in oro, ai quali è richiesta la costituzione sotto forma di società di capitali,<br />

erano 357.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


17. L’ATTIVITÀ DELLE BANCHE E DEGLI INTERMEDIARI<br />

FINANZIARI<br />

La raccolta e la gestione <strong>della</strong> liquidità<br />

Nel <strong>2011</strong> la raccolta delle banche italiane ha attraversato due fasi distinte. Nei<br />

primi sei mesi dell’anno, beneficiando delle condizioni relativamente favorevoli sui<br />

mercati internazionali, gli intermediari hanno emesso un ammontare di obbligazioni<br />

sufficiente a rifinanziare l’intero importo in scadenza nel <strong>2011</strong>. Anche i depositi da<br />

non residenti sono aumentati: in giugno essi superavano dell’8,2 per cento il livello<br />

di dodici mesi prima. Dall’estate, tuttavia, la dinamica e la composizione <strong>della</strong> raccolta<br />

sono state significativamente influenzate dal propagarsi all’Italia <strong>della</strong> crisi del<br />

debito sovrano, con difficoltà di accesso ai mercati all’ingrosso e più elevati costi di<br />

provvista. Complessivamente, nei dodici mesi terminanti a dicembre del <strong>2011</strong> la raccolta<br />

delle banche operanti in Italia, escluse le passività nei confronti di altre banche<br />

italiane, è cresciuta del 4,3 per cento, come nel 2010 (tav. 17.1). La maggiore raccolta<br />

è quasi interamente attribuibile all’aumento, concentrato nella seconda parte<br />

dell’anno, delle passività nei confronti dell’Eurosistema, che ha più che compensato<br />

la contrazione <strong>della</strong> provvista sui mercati internazionali (fig. 17.1).<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

Figura 17.1<br />

Crescita <strong>della</strong> raccolta bancaria: contributi delle diverse componenti (1)<br />

(dati mensili; punti percentuali)<br />

dicembre giugno dicembre giugno dicembre giugno dicembre marzo<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

depositi da residenti obbligazioni<br />

depositi da non residenti passività nette verso controparti centrali<br />

passività verso l'Eurosistema<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza.<br />

(1) I dati di marzo 2012 sono provvisori. La somma dei contributi è pari alla variazione percentuale sui 12 mesi <strong>della</strong> raccolta complessiva. Le<br />

variazioni percentuali delle singole componenti sono calcolate al netto degli effetti di riclassificazioni, variazioni del cambio, aggiustamenti<br />

di valore e altre variazioni non derivanti da transazioni; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

201


202<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI<br />

Andamento delle principali poste dei bilanci bancari (1)<br />

(dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi e milioni di euro)<br />

giugno<br />

2010<br />

Tavola 17.1<br />

flussi sui 12 mesi variazioni percentuali sui 12 mesi consistenze<br />

dicembre<br />

2010<br />

giugno<br />

<strong>2011</strong><br />

dicembre<br />

<strong>2011</strong><br />

giugno<br />

2010<br />

dicembre<br />

2010<br />

giugno<br />

<strong>2011</strong><br />

dicembre<br />

<strong>2011</strong><br />

a dicembre<br />

<strong>2011</strong><br />

Attivo<br />

Cassa 488 -492 -89 361 4,9 -4,2 -0,9 3,2 11.515<br />

Titoli di debito (2) 53.307 40.629 -9.688 34.781 24,0 18,3 -2,8 10,1 375.706<br />

di cui: titoli pubblici 49.535 42.932 3.868 25.648 31,1 26,1 1,8 12,4 224.114<br />

Prestiti 37.305 80.175 86.946 38.904 2,1 4,5 4,7 2,0 1.949.303<br />

Attività verso<br />

controparti centrali (3) 11.089 -5.474 -4.419 -17.040 62,5 -16,2 -13,7 -44,6 21.199<br />

Attività verso<br />

l'Eurosistema (d) -12.499 -11.716 -1.809 10.485 -35,9 -33,4 -8,1 44,8 33.887<br />

Attività sull'estero -17.211 7.011 7.402 31.093 -4,9 2,2 2,2 9,3 366.971<br />

Attività verso IFM residenti<br />

prestiti -2.213 -19.244 -1.723 39.986 -0,4 -4,3 -0,6 11,5 374.821<br />

titoli 2.957 -5.655 9.063 90.808 1,5 -2,6 4,4 44,4 294.901<br />

Azioni e partecipazioni 4.166 10.890 10.275 1.035 2,7 7,2 6,9 0,6 135.798<br />

Altre attività (4) 26.406 857 -76.641 87.929 6,4 0,2 -17,4 22,6 478.142<br />

Depositi da residenti<br />

Passivo<br />

in Italia (a)<br />

Depositi<br />

35.889 -10.043 -10.974 -6.189 3,2 -0,9 -1,0 -0,5 1.150.624<br />

da non residenti (b) -57.427 11.578 34.968 -42.739 -12,0 2,7 8,2 -9,8 394.577<br />

Obbligazioni (5) (c)<br />

Passività verso<br />

-5.101 -7.162 29.200 15.815 -0,8 -1,2 4,9 2,6 619.303<br />

controparti centrali (3)<br />

Passività verso<br />

63.840 74.577 5.163 -47.292 215,0 197,0 4,7 -40,8 68.580<br />

l'Eurosistema (d)<br />

Passività connesse<br />

con operazioni<br />

2.110 22.898 7.065 163.959 5,9 79,8 18,7 317,9 215.544<br />

di cessione di crediti (6)<br />

Passività verso<br />

IFM residenti<br />

-1.282 -3.372 -15.238 3.556 -10,2 -10,2 -10,2 1,7 159.414<br />

depositi 4.550 -20.864 -3.553 37.368 0,9 -4,6 -0,8 10,6 377.941<br />

obbligazioni 2.957 -5.655 9.063 90.808 1,5 -2,6 4,4 44,4 294.901<br />

Capitale e riserve 13.995 13.143 22.583 26.545 5,0 6,4 4,8 4,3 379.435<br />

Altre passività<br />

Per memoria<br />

Passività nette verso<br />

controparti centrali (3)<br />

37.557 12.647 -59.371 78.342 3,8 -9,4 9,3 1,0 381.923<br />

(7) (e)<br />

Raccolta complessiva<br />

52.751 78.951 8.482 -30.252 :: :: 12,8 -39,0 47.380<br />

(f=a+b+c+d+e) 28.221 96.222 68.741 100.593 1,3 4,3 3,0 4,3 2.427.429<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza.<br />

(1) Le variazioni percentuali sono calcolate al netto dei cambiamenti dovuti a riclassificazioni, variazioni del cambio, aggiustamenti di valore e<br />

altre variazioni diverse da quelle originate da transazioni; cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) L’aggregato non include le<br />

obbligazioni emesse da istituzioni finanziarie monetarie (IFM) residenti. Esso include i titoli derivanti da crediti cartolarizzati non cancellati. –<br />

(3) Include le sole operazioni di pronti contro termine. – (4) L’aggregato comprende: quote di fondi comuni monetari, attività mobili e immobili<br />

e altre voci di minor rilievo. – (5) L’aggregato non include le obbligazioni detenute da IFM residenti in Italia. – (6) I dati sono disponibili solamente<br />

da giugno 2010. – (7) I tassi di crescita non vengono riportati in quanto non significativi.<br />

La raccolta all’ingrosso. – La raccolta all’ingrosso – depositi e pronti contro termine<br />

da non residenti e obbligazioni diverse da quelle detenute da famiglie – ha risentito<br />

<strong>della</strong> diminuzione dei depositi da non residenti (-9,8 per cento, nei dodici mesi terminanti<br />

a dicembre del <strong>2011</strong>) e <strong>della</strong> provvista netta in operazioni di pronti contro<br />

termine con la controparte centrale che gestisce le operazioni garantite da titoli di Stato<br />

BANCA D’ITALIA


nel mercato MTS (Cassa di compensazione e garanzia, CCG; -39,0 per cento). I primi<br />

hanno iniziato a contrarsi dall’estate, in concomitanza con il calo dei volumi scambiati<br />

sui mercati dei certificati di deposito e <strong>della</strong> carta commerciale in dollari. Ne è conseguita<br />

una forte riduzione (pari a circa 40 miliardi di euro nell’intero <strong>2011</strong>) dei prestiti<br />

intragruppo effettuati dalle filiali e dalle controllate estere dei gruppi bancari italiani<br />

con sede negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Irlanda. Le passività nette verso la<br />

CCG hanno invece subito un calo dall’autunno, dopo il declassamento del debito del<br />

nostro paese da parte delle principali agenzie di rating e l’ulteriore perdita di valore dei<br />

titoli di Stato utilizzati come garanzia; tali fattori hanno determinato un incremento<br />

dei margini richiesti dalle controparti centrali. Le banche hanno reagito alle difficoltà<br />

di accesso ai mercati <strong>della</strong> raccolta all’ingrosso e ai suoi maggiori costi incrementando<br />

il ricorso al rifinanziamento dall’Eurosistema.<br />

Per effetto di tali andamenti, tra dicembre del 2010 e dicembre del <strong>2011</strong> la raccolta<br />

all’ingrosso si è ridotta di 4,8 punti percentuali in rapporto al totale <strong>della</strong> provvista;<br />

la quota del rifinanziamento dall’Eurosistema è invece cresciuta di 6,7 punti.<br />

La raccolta al dettaglio. – Tra la fine del 2010 e la fine del <strong>2011</strong> i depositi da clientela<br />

residente sono lievemente diminuiti (-0,5 per cento). A fronte di una modesta crescita<br />

dei depositi delle famiglie (0,4 per cento), il calo è quasi interamente attribuibile<br />

alla contrazione di quelli delle società non finanziarie (-4,8 per cento).<br />

La recessione in corso, la crisi del debito sovrano e le difficoltà incontrate dalle banche sui mercati<br />

<strong>della</strong> provvista all’ingrosso hanno influito sulla dinamica e sulla composizione dei depositi. La contrazione<br />

dei flussi di cassa delle imprese e la minore disponibilità di credito hanno contribuito alla riduzione<br />

<strong>della</strong> liquidità depositata presso gli intermediari da parte delle società non finanziarie (cfr. il capitolo 14:<br />

La condizione finanziaria delle famiglie e delle imprese). I più alti rendimenti dei titoli di Stato si sono<br />

riflessi in una contrazione del totale dei depositi in conto corrente (-2,9 per cento) e in un aumento di<br />

quelli a scadenza (41,2 per cento), che offrono una remunerazione più elevata.<br />

Nel <strong>2011</strong> le obbligazioni sottoscritte dalle famiglie sono aumentate del 6,9 per<br />

cento, contribuendo alla crescita <strong>della</strong> raccolta obbligazionaria complessiva (2,6 per<br />

cento). Alla fine dello scorso anno le obbligazioni sottoscritte dalle famiglie rappresentavano<br />

circa il 16 per cento <strong>della</strong> provvista totale.<br />

La raccolta al dettaglio delle banche italiane rimane elevata nel confronto internazionale.<br />

A dicembre del <strong>2011</strong> essa può essere stimata pari al 65 per cento <strong>della</strong> provvista<br />

totale, contro il 60 per la media degli altri paesi dell’area dell’euro.<br />

La raccolta al dettaglio include i depositi (esclusi quelli di società finanziarie e di altre banche)<br />

e le obbligazioni detenute da soggetti diversi da banche e fondi comuni monetari residenti nell’area<br />

dell’euro. Essa è calcolata sulla base delle statistiche armonizzate dell’Eurosistema, che non consentono<br />

di distinguere tra le obbligazioni collocate presso investitori istituzionali e quelle detenute dalle famiglie.<br />

Il costo <strong>della</strong> raccolta e la posizione di liquidità. – A dicembre del <strong>2011</strong> il costo medio<br />

<strong>della</strong> raccolta (inclusa quella da altre banche residenti in Italia) era pari all’1,6 per<br />

cento, superiore di 33 punti base rispetto ai dodici mesi precedenti. Il maggior ricorso<br />

al rifinanziamento dall’Eurosistema ha contribuito a contenere l’incremento, in presenza<br />

di un aumento dei tassi interbancari e dei rendimenti corrisposti sulle obbligazioni<br />

di nuova emissione e sui depositi.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

203


204<br />

La posizione di liquidità a breve termine delle banche italiane ha risentito delle<br />

tensioni sui mercati all’ingrosso: la rilevazione settimanale effettuata dalla <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

presso 32 gruppi bancari indica che la posizione netta di liquidità, data dalla somma<br />

algebrica tra i flussi di cassa attesi dagli intermediari e le riserve liquide disponibili entro<br />

l’orizzonte temporale di un mese, è diminuita significativamente tra maggio e novembre<br />

del <strong>2011</strong>, per poi tornare a migliorare a fine anno, collocandosi al 4,5 per cento<br />

dell’attivo totale (4,7 alla fine del 2010). Tale andamento è ricondubile all’operazione<br />

di rifinanziamento a lungo termine effettuata dall’Eurosistema a dicembre del <strong>2011</strong> e<br />

alla possibilità di utilizzare obbligazioni proprie, assistite da garanzia pubblica (decreto<br />

legge 6 dicembre <strong>2011</strong>, n. 201; cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza), come collaterale<br />

nelle operazioni di rifinanziamento (cfr. il capitolo 20: Le infrastrutture del sistema<br />

dei pagamenti all’ingrosso e dei mercati monetario e finanziario).<br />

Le attività<br />

Il credito. – Nel <strong>2011</strong> anche la dinamica del credito ha avuto un andamento eterogeneo<br />

tra la prima e la seconda metà dell’anno. Tra gennaio e giugno i prestiti a<br />

residenti erogati dalle banche operanti in Italia sono cresciuti a ritmi superiori rispetto<br />

a quelli dei due anni precedenti. A giugno del <strong>2011</strong> il tasso di variazione del credito<br />

sui dodici mesi, al netto di sofferenze e pronti contro termine, era pari al 3,4 per cento<br />

(tav. 17.2; fig. 17.2). Nella seconda metà dell’anno, la crisi del debito sovrano ha<br />

influito negativamente sull’offerta di credito; il rallentamento dell’attività economica<br />

ha indotto un indebolimento <strong>della</strong> domanda di prestiti e un peggioramento <strong>della</strong> qualità<br />

dei debitori. Tali sviluppi si sono riflessi sulla dinamica del credito principalmente<br />

nell’ultimo trimestre dell’anno: il ritmo di espansione sui dodici mesi dei finanziamenti<br />

erogati dalle banche italiane è nettamente diminuito e a dicembre si collocava allo 0,7<br />

per cento (tav. 17.2; fig. 17.2).<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

-5<br />

-10<br />

-15<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Prestiti bancari per gruppo dimensionale di banca (1)<br />

(dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi)<br />

primi 5 gruppi( 2)<br />

altre banche grandi (3)<br />

banche piccole (4)<br />

banche minori (5)<br />

filiali di banche estere<br />

totale<br />

2007 2008 2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

Figura 17.2<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza.<br />

(1) I dati di marzo 2012 sono provvisori. I prestiti escludono i pronti contro termine e le sofferenze. La suddivisione degli intermediari è effettuata<br />

sulla base <strong>della</strong> composizione dei gruppi bancari a marzo del 2012 e del totale dei fondi intermediati non consolidati a dicembre del<br />

2008. Le variazioni percentuali sono calcolate al netto degli effetti di cartolarizzazioni e riclassificazioni; cfr. nell’Appendice la sezione: Note<br />

metodologiche. – (2) Banche appartenenti ai seguenti gruppi: Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, <strong>Banca</strong> Monte dei Paschi di Siena, Unione<br />

di Banche Italiane e UniCredit. – (3) Banche appartenenti a gruppi o indipendenti con totale dei fondi intermediati compresi tra 21.532 e<br />

182.052 milioni. – (4) Banche appartenenti a gruppi o indipendenti con totale dei fondi intermediati compresi tra 3.626 e 21.531 milioni. –<br />

(5) Banche appartenenti a gruppi o indipendenti con totale dei fondi intermediati inferiori a 3.626 milioni.<br />

2012<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

- 5<br />

-10<br />

-15<br />

BANCA D’ITALIA


Prestiti delle banche italiane per area geografica e settore di attività economica (1)<br />

(variazioni percentuali sui 12 mesi)<br />

PERIODI<br />

Amministrazioni<br />

pubbliche<br />

Società<br />

finanziarie<br />

e assicurative <br />

mediograndi<br />

Imprese Famiglie<br />

piccole (2)<br />

famiglie<br />

produttrici<br />

(3)<br />

consumatrici<br />

Ist. sociali<br />

senza scopo<br />

di lucro<br />

e unità<br />

non classificabili<br />

e<br />

non classificate<br />

Tavola 17.2<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

Totale<br />

Centro Nord<br />

2010 – dic. 4,0 7,2 0,5 0,1 2,6 5,3 3,8 16,2 2,6<br />

<strong>2011</strong> – mar. 3,0 2,5 3,2 3,2 3,1 5,7 3,7 17,9 3,3<br />

giu. 3,9 0,4 3,5 3,6 3,0 5,9 3,6 11,9 3,3<br />

set. 1,5 1,0 2,7 3,2 0,5 2,6 3,6 11,9 2,6<br />

dic. -1,0 -1,8 0,4 1,0 -2,3 -0,3 2,8 9,4 0,6<br />

2012 – mar. 2,6 3,9 -2,5 -2,1 -4,2 -2,0 1,8 5,2 0,0<br />

Sud e Isole<br />

2010 – dic. 0,1 -3,9 3,7 4,5 1,7 2,0 4,4 0,6 3,5<br />

<strong>2011</strong> – mar. -1,2 -7,3 4,4 5,2 2,0 2,1 4,3 3,9 3,6<br />

giu. 3,9 -10,8 4,2 5,0 1,9 2,1 4,1 3,5 3,9<br />

set. 1,8 -21,6 3,4 4,6 -0,1 0,3 4,0 2,3 3,1<br />

dic. 3,1 -19,8 1,0 1,9 -1,6 -1,2 2,9 2,4 1,7<br />

2012 – mar. 0,7 -17,6 -1,4 -0,7 -3,3 -3,0 1,5 -4,0 -0,3<br />

2010 – dic. 3,6 7,0 0,9 0,6 2,4 4,5 3,9 14,4 2,7<br />

<strong>2011</strong> – mar. 2,6 2,3 3,3 3,4 2,9 4,9 3,8 16,2 3,3<br />

giu. 3,9 0,1 3,6 3,7 2,8 5,0 3,7 10,9 3,4<br />

set. 1,5 0,5 2,8 3,4 0,4 2,1 3,7 10,8 2,7<br />

dic. -0,6 -2,2 0,5 1,1 -2,2 -0,5 2,8 8,7 0,7<br />

2012 – mar. 2,4 3,4 -2,3 -1,9 -4,0 -2,3 1,8 4,2 0,0<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza.<br />

(1) I dati di marzo 2012 sono provvisori. I prestiti escludono i pronti contro termine e le sofferenze. La ripartizione per area geografica<br />

si basa sulla residenza <strong>della</strong> clientela. Le variazioni percentuali sono corrette per tenere conto dell'effetto contabile di cartolarizzazioni<br />

e riclassificazioni; cfr. nell'Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo con<br />

numero di addetti inferiore a 20. Società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. – (3) Società semplici,<br />

società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> il tasso di crescita sui dodici mesi dei finanziamenti alle imprese<br />

è sceso allo 0,5 per cento, dallo 0,9 <strong>della</strong> fine del 2010; i prestiti alle società con<br />

meno di 20 addetti sono calati del 2,2 per cento (erano cresciuti del 2,4 per cento nel<br />

2010). I prestiti alle famiglie consumatrici hanno rallentato, dal 3,9 al 2,8 per cento<br />

(per un’analisi approfondita dell’andamento del credito alle famiglie e alle imprese,<br />

cfr. il capitolo 14: La condizione finanziaria delle famiglie e delle imprese).<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> gli intermediari hanno progressivamente inasprito i criteri di<br />

erogazione del credito, sia alle imprese sia alle famiglie. Secondo l’indagine trimestrale<br />

sul credito bancario condotta dall’Eurosistema presso i maggiori gruppi bancari (Bank<br />

Lending Survey, BLS), sul rallentamento dei prestiti in Italia avrebbero inciso fattori<br />

di offerta riconducibili alla difficoltà a raccogliere fondi sui mercati all’ingrosso e al<br />

deteriorarsi <strong>della</strong> posizione di liquidità degli intermediari, oltre al peggioramento delle<br />

attese circa l’evoluzione dell’attività economica.<br />

Italia<br />

<strong>2011</strong><br />

205


206<br />

Il tasso di crescita sui dodici mesi dei finanziamenti erogati dalle banche italiane<br />

appartenenti ai primi cinque gruppi è divenuto negativo a dicembre del <strong>2011</strong> (-1,0 per<br />

cento), senza differenze sostanziali tra imprese e famiglie. Pur continuando a espandersi,<br />

nel <strong>2011</strong> anche i prestiti delle altre banche grandi e quelli delle banche minori<br />

hanno rallentato rispetto al 2010 (dal 6,0 al 2,0 per cento e dal 5,4 al 2,3 per cento).<br />

Nello stesso periodo i finanziamenti erogati dalle filiali di banche estere sono invece<br />

aumentati a un ritmo sostenuto (7,9 per cento), rappresentando nel dicembre del <strong>2011</strong><br />

il 5,6 per cento del totale dei prestiti (5,9 per cento dei prestiti a famiglie e imprese).<br />

L’eterogeneità dell’andamento del credito per categorie di intermediari riflette la<br />

diversa intensità dei vincoli incontrati dal lato <strong>della</strong> raccolta. Le banche maggiori hanno<br />

risentito in misura più marcata delle turbolenze innescate dalla crisi del debito<br />

sovrano, principalmente a causa del loro maggior ricorso ai mercati internazionali <strong>della</strong><br />

raccolta all’ingrosso. Il rallentamento dei prestiti da parte di tutte le classi di intermediari<br />

italiani ha riflesso anche il deterioramento congiunturale <strong>della</strong> qualità del credito.<br />

Per quantificare l’impatto delle tensioni nei mercati <strong>della</strong> raccolta sull’offerta di prestiti alle imprese<br />

non finanziarie in Italia, si sono confrontati la quantità di credito accordato e i tassi di interesse applicati<br />

dalle banche italiane con quelli delle filiali e filiazioni di banche estere, meno colpite dalle difficoltà<br />

di raccolta causate dalla crisi del debito sovrano. Secondo stime econometriche che tengono conto <strong>della</strong><br />

domanda di credito delle imprese e delle loro condizioni di bilancio, nella media del secondo semestre<br />

del <strong>2011</strong> il credito concesso dalle filiali e filiazioni di banche estere sarebbe cresciuto di circa due punti<br />

percentuali in più di quello erogato dagli intermediari italiani; i tassi di interesse sulle operazioni a revoca<br />

praticati dalle banche estere sarebbero stati inferiori di circa 20 punti base rispetto a quelli fissati dagli<br />

intermediari italiani. L’analisi, su un campione composto da sole banche italiane, conferma lo stretto<br />

legame tra le difficoltà di provvista sui mercati interbancari esteri e le politiche di credito più restrittive.<br />

I titoli e le altre attività. – Nel <strong>2011</strong> i titoli di debito detenuti in portafoglio dalle<br />

banche, al netto di quelli derivanti da crediti cartolarizzati non cancellati, sono aumentati<br />

dell’11,1 per cento. Alla fine dello scorso anno essi rappresentavano circa il 6 per<br />

cento del totale dell’attivo. L’incremento ha riguardato principalmente i titoli di Stato;<br />

gli acquisti netti di quelli italiani sono stati positivi per tutte le classi dimensionali di<br />

banche, eccetto le filiali di banche estere.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> il valore dei titoli di debito emessi da istituzioni finanziarie e<br />

monetarie residenti in Italia detenuti in portafoglio dalle banche è aumentato del 44,4<br />

per cento, a circa 295 miliardi. La crescita riflette principalmente operazioni di acquisto<br />

di obbligazioni proprie che, a partire da dicembre del <strong>2011</strong>, possono essere assistite<br />

da garanzia pubblica e utilizzate come attività stanziabili per il rifinanziamento presso<br />

l’Eurosistema.<br />

Tra dicembre del 2010 e dicembre del <strong>2011</strong> le attività sull’estero hanno registrato un<br />

incremento pari a circa 31 miliardi (9,3 per cento), dovuto principalmente a transazioni<br />

intragruppo. Vi hanno contribuito i trasferimenti di fondi effettuati sia da filiali di banche<br />

estere verso le case madri, sia da alcuni grandi gruppi italiani verso le proprie filiali estere,<br />

presumibilmente anche per rifinanziare passività di queste ultime sui mercati all’ingrosso.<br />

I primi mesi del 2012<br />

Le difficoltà di raccolta incontrate dagli intermediari italiani si sono attenuate nei<br />

primi mesi dell’anno in corso, grazie alle operazioni di rifinanziamento a lungo termine<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


condotte dall’Eurosistema (cfr. il capitolo 7: La politica monetaria comune). Le banche<br />

italiane vi hanno fatto ricorso in ampia misura: tra dicembre del <strong>2011</strong> e marzo del 2012<br />

l’aumento di circa 60 miliardi del rifinanziamento presso l’Eurosistema ha più che compensato<br />

la minore raccolta all’ingrosso (-35 miliardi). La differente composizione <strong>della</strong><br />

provvista si è riflessa in una lieve riduzione del suo costo medio (circa un decimo di punto<br />

percentuale tra dicembre e marzo).<br />

La posizione di liquidità degli intermediari è conseguentemente migliorata: in<br />

aprile è salita all’8,5 per cento dell’attivo totale, circa quattro punti percentuali in più<br />

che alla fine del <strong>2011</strong>. Al miglioramento ha concorso anche l’introduzione <strong>della</strong> garanzia<br />

concessa dallo Stato su alcune tipologie di emissioni obbligazionarie che ha contribuito<br />

a incrementare il collaterale disponibile.<br />

L’allentarsi delle tensioni sui mercati ha consentito anche una parziale riapertura<br />

del mercato primario delle emissioni obbligazionarie all’ingrosso. Nei primi tre mesi<br />

dell’anno le banche italiane hanno collocato obbligazioni per 6 miliardi di euro (27<br />

miliardi nello stesso periodo del <strong>2011</strong>).<br />

Con riferimento ai 32 maggiori gruppi bancari italiani, nei primi cinque mesi del<br />

2012 sono scadute obbligazioni per 48 miliardi di euro, 25 dei quali all’ingrosso; altri 64<br />

miliardi circa verranno a scadenza nella restante parte dell’anno (37 all’ingrosso). La capacità<br />

di far fronte a questi impegni è assicurata dall’ampia liquidità fornita dall’Eurosistema.<br />

Parte di tali fondi è stata investita in titoli di Stato, anche al fine di sfruttare il differenziale<br />

positivo tra il rendimento dei titoli pubblici e il costo <strong>della</strong> raccolta. Complessivamente, nel<br />

primo trimestre del 2012 le banche hanno effettuato acquisti netti di titoli pubblici per 69,3<br />

miliardi di euro. Circa un terzo di questi ha riguardato titoli con durata all’emissione pari<br />

o inferiore a un anno: l’investimento sarebbe quindi almeno in parte temporaneo, rapidamente<br />

liquidabile per far fronte ai rimborsi di obbligazioni in scadenza nei prossimi mesi.<br />

Le minori tensioni dal lato <strong>della</strong> raccolta hanno contribuito a contenere la contrazione<br />

dei finanziamenti alle famiglie e alle imprese: in marzo il tasso di variazione sui tre<br />

mesi, corretto per la stagionalità e per l’effetto contabile delle cartolarizzazioni, è stato<br />

pari a -0,9 per cento, contro -3,3 in febbraio.<br />

Tale andamento è coerente con le informazioni riportate dagli intermediari partecipanti<br />

alla BLS. Nel primo trimestre del 2012 la restrizione dei criteri adottati nella<br />

concessione di prestiti alle imprese e alle famiglie si sarebbe attenuata. La domanda di<br />

credito continuerebbe tuttavia a rimanere debole.<br />

Il riacutizzarsi delle tensioni sui mercati finanziari e la perdurante incertezza circa<br />

l’evoluzione <strong>della</strong> congiuntura economica potrebbero tuttavia influenzare negativamente<br />

la dinamica del credito nei prossimi mesi.<br />

Alla fine dello scorso marzo la quota di prestiti a clientela residente non finanziata<br />

da depositi o da obbligazioni detenute dalle famiglie (una misura del funding gap) era<br />

pari al 16,5 per cento. Tale quota era più elevata per le filiazioni di banche estere (32<br />

per cento) e per i cinque maggiori gruppi (20 per cento); era invece più contenuta per<br />

gli intermediari di minore dimensione.<br />

Nel calcolo del funding gap, tra i prestiti sono state incluse le sofferenze al valore di realizzo, ed<br />

escluse le operazioni di pronti contro termine con controparti centrali, nonché i prestiti cartolarizzati ed<br />

effettivamente ceduti. Tra i depositi non sono inclusi quelli connessi con operazioni di cartolarizzazione<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

207


208<br />

e i pronti contro termine con controparti centrali. Sono state inoltre escluse le filiali di banche estere e la<br />

Cassa depositi e prestiti, vista la peculiare struttura dei loro bilanci.<br />

Nell’ultimo decennio l’evoluzione del funding gap si è caratterizzata per tre fasi distinte. Nella prima,<br />

che si estende fino agli inizi del 2005, esso si è mantenuto relativamente stabile attorno al 10 per cento.<br />

La seconda fase, sino alla metà del 2008, è segnata da un forte incremento, dovuto all’accelerazione<br />

dei prestiti, il cui tasso di crescita è salito dal 5 per cento, in linea con la dinamica <strong>della</strong> raccolta, a valori<br />

superiori al 10 per cento. La fase successiva è caratterizzata dalle forti oscillazioni indotte dalle crisi: dapprima<br />

la caduta, nei mesi immediatamente successivi al dissesto di Lehman Brothers, quindi una ripresa<br />

nel 2010 e nel corso del <strong>2011</strong>, cui è seguita una nuova diminuzione nei primi mesi del 2012.<br />

Il rischio di credito e il rischio paese<br />

La qualità del credito. – La qualità del credito è peggiorata a partire dalla seconda<br />

metà del <strong>2011</strong>, soprattutto per effetto del forte rallentamento dell’attività economica.<br />

Il flusso di nuove sofferenze delle banche e delle società finanziarie operanti in<br />

Italia è stato pari a 32,2 miliardi, un valore lievemente inferiore a quello dell’anno precedente<br />

(32,9 miliardi), significativamente più alto di quelli registrati prima <strong>della</strong> crisi<br />

(11,3 miliardi in media nel periodo 2000-07) ma al di sotto di quelli raggiunti in seguito<br />

alla recessione del 1993. Nella media dell’anno il rapporto tra le nuove sofferenze<br />

e lo stock dei prestiti vivi (tasso di ingresso in sofferenza) è stato pari all’1,9 per cento,<br />

inferiore di un decimo di punto rispetto al 2010. Dopo essere diminuito nei primi sei<br />

mesi dell’anno, il flusso ha ripreso ad aumentare dal terzo trimestre. Il peggioramento<br />

<strong>della</strong> qualità del credito nell’ultimo trimestre è stato particolarmente pronunciato per<br />

le imprese, il cui tasso di ingresso in sofferenza ha raggiunto in dicembre il 2,7 per<br />

cento, lo stesso livello del dicembre del 2009 (fig. 17.3); nel primo trimestre del 2012<br />

è ulteriormente aumentato, al 2,9 per cento.<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Nuove sofferenze in rapporto ai prestiti (1)<br />

(dati trimestrali destagionalizzati e annualizzati; valori percentuali)<br />

totale settori<br />

famiglie<br />

imprese non finanziarie<br />

Figura 17.3<br />

0<br />

'90 '91 '92 '93 '94 '95 '96 '97 '98 '99 '00 '01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11 '12<br />

(1) Flusso di sofferenze rettificate nel trimestre in percentuale dei prestiti non in sofferenza rettificata alla fine del trimestre precedente,<br />

espresso su base annua. Per la definizione di sofferenze rettificate cfr. nell’Appendice la voce del Glossario: Sofferenze rettificate. Tutte<br />

le serie sono depurate dalla componente stagionale, dove presente. Per la definizione delle serie cfr. nell’Appendice la sezione: Note<br />

metodologiche.<br />

Per il complesso dei gruppi bancari e delle banche italiane i crediti deteriorati verso<br />

la clientela ordinaria (sofferenze, incagli, esposizioni ristrutturate, scadute o sconfinanti)<br />

hanno continuato a crescere nel <strong>2011</strong> (13,0 per cento), sebbene a ritmi inferiori<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

BANCA D’ITALIA


ispetto al 2010 (15,4 per cento). L’incremento è dovuto soprattutto all’aumento dei<br />

crediti in sofferenza (16,3 per cento), che rappresentano oltre la metà del totale delle<br />

esposizioni deteriorate.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> l’incidenza del complesso delle posizioni deteriorate sul totale<br />

dei crediti verso la clientela era dell’11,2 per cento, oltre un punto in più di quella<br />

dell’anno precedente (tav. 17.3). Essa resta elevata anche per la lentezza delle procedure<br />

di recupero dei crediti anomali. Il tasso di copertura delle sofferenze, ossia il rapporto<br />

tra la consistenza delle rettifiche e l’ammontare lordo delle esposizioni, si è ridotto dal<br />

57,2 al 55,7 per cento, un livello significativamente inferiore a quello osservato prima<br />

<strong>della</strong> crisi anche se più elevato di quello <strong>della</strong> prima metà degli anni novanta. Si stima<br />

che per riportarlo sul livello medio osservato nel biennio 2006-07 sarebbero necessari<br />

ulteriori accantonamenti per un ammontare pari allo 0,5 per cento del complesso delle<br />

esposizioni.<br />

VOCI<br />

Qualità del credito del sistema bancario italiano (1)<br />

(dati di fine periodo in milioni di euro e valori percentuali)<br />

Crediti (2) Quota sul totale<br />

di cui:<br />

quota<br />

verso<br />

residenti<br />

dei crediti in bilancio<br />

verso clientela<br />

Tavola 17.3<br />

Tasso<br />

di copertura (3)<br />

<strong>2011</strong> (4) 2010 <strong>2011</strong> (4) 2010 <strong>2011</strong> (4)<br />

Totale sistema (5)<br />

Crediti verso clientela 2.139.784 80,4 100,0 100,0 4,4 4,9<br />

in bonis 1.900.834 79,7 90,1 88,8 0,6 0,6<br />

deteriorati 238.950 85,9 9,9 11,2 39,2 39,2<br />

sofferenze 132.788 85,1 5,3 6,2 57,2 55,7<br />

incagli 70.470 89,0 3,1 3,3 21,5 21,3<br />

esposizioni ristrutturate 20.537 76,9 0,8 1,0 13,8 17,4<br />

esposizioni scadute e/o sconfinanti 15.155 91,2 0,7 0,7 7,1 8,3<br />

Crediti verso banche 220.844 44,3 0,3 0,2<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza consolidate per i gruppi bancari e individuali per le banche non appartenenti a gruppi.<br />

(1) L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti. – (2) I crediti sono al lordo delle relative rettifiche di<br />

valore. – (3) Il tasso di copertura è dato dall’ammontare delle rettifiche di valore in rapporto alla corrispondente esposizione lorda. –<br />

(4) Dati provvisori. – (5) Sono compresi i gruppi e le banche filiazioni di intermediari esteri.<br />

Per le banche non appartenenti a gruppi, tra cui le banche di credito cooperativo e le banche<br />

popolari di minori dimensioni, il tasso di copertura delle partite deteriorate era inferiore a quello di<br />

sistema; l’incidenza delle stesse sul totale delle esposizioni creditizie, tuttavia, era più bassa <strong>della</strong> media.<br />

Gli indicatori prospettici mostrano che la qualità del credito potrebbe lievemente<br />

peggiorare anche nel 2012. A dicembre del <strong>2011</strong> la probabilità media di ingresso in<br />

sofferenza entro un anno (probability of default, PD) per le imprese non finanziarie<br />

censite dalla Centrale dei rischi si manteneva elevata (2,2 per cento) rispetto ai livelli<br />

osservati prima <strong>della</strong> crisi (1,7 alla fine del 2007). Nel primo trimestre del 2012 la PD<br />

media è cresciuta al 2,3 per cento. In base ai dati <strong>della</strong> Centrale dei rischi, inoltre, nel<br />

<strong>2011</strong> la quota di prestiti alle imprese che hanno già manifestato segnali di temporanea<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

209


210<br />

difficoltà (esposizioni incagliate e ristrutturate) è aumentata di sette decimi di punto,<br />

al 6,4 per cento.<br />

Secondo un’analisi delle transizioni dei prestiti alle imprese tra i diversi gradi di anomalia nel<br />

rimborso del debito, oltre il 68 per cento di quelli classificati come incaglio alla fine del 2010 risultava<br />

ancora nella stessa categoria di rischio alla fine del <strong>2011</strong>. La quota di prestiti passati dallo stato di<br />

incaglio verso anomalie più gravi (crediti in sofferenza) è stata pari al 23 per cento, quella dei prestiti<br />

migrati verso classi di rischio inferiori (crediti in bonis, sconfinamenti, scaduti) al 9 per cento.<br />

Il rischio paese. – Nel <strong>2011</strong> l’esposizione per cassa delle banche italiane e delle<br />

loro controllate estere verso non residenti è leggermente diminuita (-1,4 per cento).<br />

Alla fine dell’anno ammontava a 658,3 miliardi, pari al 24,7 per cento dell’esposizione<br />

complessiva. Per i primi cinque gruppi, cui è riconducibile il 92,9 per cento<br />

dell’esposizione per cassa verso l’estero, la quota sul totale delle attività era pari al<br />

34,6 per cento.<br />

In valore assoluto, le esposizioni maggiori riguardavano i residenti in Germania<br />

(181,6 miliardi), Austria (78,1 miliardi), Regno Unito (37,3 miliardi) e Polonia<br />

(32,4 miliardi). L’esposizione diretta nei confronti dei paesi che hanno maggiormente<br />

risentito <strong>della</strong> crisi dei debiti sovrani era, nel complesso, contenuta: 21,6 miliardi<br />

verso la Spagna, 12,1 verso l’Irlanda, 2,5 verso il Portogallo e 1,7 verso la Grecia.<br />

Si tratta principalmente di crediti al settore privato e di titoli del settore bancario e<br />

finanziario.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> l’esposizione per cassa del sistema bancario italiano verso i paesi<br />

dell’Europa centrale e orientale ammontava a 164,3 miliardi (di cui 39,9 a famiglie e<br />

76,2 a imprese), pari al 6,1 per cento dell’esposizione complessiva, in larga parte riferibile<br />

ai maggiori gruppi. Sebbene il Fondo monetario internazionale preveda che il<br />

PIL di queste economie nel 2012 continui complessivamente a crescere, la situazione<br />

finanziaria di famiglie e imprese in quest’area rimane fragile, anche in ragione dell’elevata<br />

percentuale di prestiti espressi in valute diverse da quella locale. Per i due maggiori<br />

gruppi italiani questi crediti rappresentavano la metà dell’esposizione complessiva verso<br />

questi paesi. A fronte di un aumento delle attività deteriorate, pari al 9,8 per cento delle<br />

esposizioni complessive verso l’Europa centrale e orientale, i due maggiori gruppi hanno<br />

adottato politiche di accantonamento più prudenti nei paesi in cui i rischi creditizi<br />

restano più elevati (Romania, Ungheria, Ucraina).<br />

La redditività<br />

Nel <strong>2011</strong> la redditività del sistema bancario italiano è peggiorata. Il rendimento<br />

del capitale e delle riserve (ROE) è stato negativo (-9,2 per cento, contro 3,4 nel<br />

2010; tav. 17.4). L’esercizio si è chiuso in perdita per 24,7 miliardi, a fronte di utili<br />

per 7,9 miliardi nel 2010. Tale andamento è interamente attribuibile alle ingenti<br />

svalutazioni una tantum degli avviamenti, circa 29 miliardi, che i principali gruppi<br />

hanno effettuato per allineare i bilanci all’evoluzione dei mercati. Tali rettifiche non<br />

hanno avuto alcun impatto sull’adeguatezza patrimoniale del sistema, poiché l’avviamento<br />

è interamente dedotto dal patrimonio di vigilanza. Al netto di tali svalutazioni,<br />

l’utile lordo, ancorché in flessione, sarebbe stato positivo (4,7 miliardi rispetto<br />

agli 11,8 del 2010).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Conto economico delle banche e dei gruppi bancari italiani (1)<br />

(milioni di euro e variazioni percentuali)<br />

VOCI<br />

Totale sistema Maggiori gruppi (2)<br />

2010 <strong>2011</strong> (3) Variazione<br />

percentuale<br />

Tavola 17.4<br />

2010 <strong>2011</strong> (3) Variazione<br />

percentuale<br />

Margine di interesse (a) 53.475 54.049 1,1 32.751 32.227 -1,6<br />

Altri ricavi (b) 37.761 38.096 0,9 23.154 23.757 2,6<br />

di cui: commissioni 30.330 30.031 -1,0 18.545 18.034 -2,8<br />

Margine di intermediazione (c=a+b) 91.236 92.144 1,0 55.905 55.984 0,1<br />

Costi (d) 59.415 62.601 5,4 35.668 38.033 6,6<br />

di cui: spese per il personale 33.260 33.767 1,5 20.241 20.687 2,2<br />

Risultato di gestione (e=c-d) 31.820 29.544 -7,2 20.237 17.951 -11,3<br />

Accantonamenti e rettifiche<br />

di valore (f) 21.632 52.248 141,5 14.601 43.476 197,8<br />

di cui: per deterioramento<br />

di crediti 18.435 19.324 4,8 12.140 12.775 5,2<br />

Risultato operativo netto (g=e-f) 10.188 -22.706 -322,9 5.636 -25.525 -552,9<br />

Proventi non ricorrenti (h) 1.647 -1.103 -167,0 1.473 -1.088 -173,9<br />

Utile lordo (i=g+h) 11.835 -23.808 -301,2 7.108 -26.613 -474,4<br />

Imposte (l) 4.403 333 -92,4 2.071 -1.092 -152,7<br />

Utile dei gruppi di attività<br />

in via di dismissione<br />

al netto delle imposte (m) 1.097 61 -94,5 801 37 -95,3<br />

Utile di pertinenza di terzi (n)<br />

Utile di pertinenza<br />

632 583 -7,7 413 425 2,8<br />

<strong>della</strong> capogruppo (o=i-l+m-n) (4) 7.897 -24.664 -412,3 5.426 -25.908 -577,5<br />

Indicatori (valori percentuali)<br />

Rapporto tra gli altri ricavi<br />

e il margine di intermediazione 41,4 41,3 41,4 42,4<br />

Cost-income ratio (5)<br />

Incidenza delle rettifiche su crediti<br />

65,1 67,9 63,8 67,9<br />

sul risultato di gestione 57,9 65,4 60,0 71,2<br />

ROE 3,4 -9,2 3,8 -15,8<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza consolidate per i gruppi bancari e individuali per le banche non appartenenti a gruppi.<br />

(1) L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti. Per omogeneità nel confronto, la composizione dei<br />

gruppi bancari è quella <strong>della</strong> fine del <strong>2011</strong>. Per la definizione degli aggregati cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2)<br />

Primi 5 gruppi bancari per totale dell’attivo a dicembre del <strong>2011</strong>. – (3) Dati provvisori. – (4) Comprende l’utile al netto delle imposte delle<br />

banche non appartenenti a gruppi. – (5) Il cost-income ratio è il rapporto tra i costi e il margine di intermediazione.<br />

Il margine di interesse è cresciuto dell’1,1 per cento (con un incremento di 573<br />

milioni; fig. 17.4). I proventi dell’attività di negoziazione, che hanno beneficiato nel<br />

primo semestre del <strong>2011</strong> di una ripresa dei mercati finanziari, hanno più che compensato<br />

la contrazione delle commissioni nette (-1,0 per cento). Il margine di intermediazione<br />

è aumentato dell’1,0 per cento.<br />

Il risultato di gestione si è ridotto rispetto all’esercizio precedente (-7,2 per cento),<br />

principalmente per effetto di un aumento dei costi operativi (5,4 per cento) riconducibile<br />

per due terzi a maggiori ammortamenti su attività immateriali diverse dall’avviamento<br />

(tra cui sono inclusi marchi e brevetti). I costi del personale e le altre spese<br />

amministrative sono cresciuti dell’1,5 per cento, soprattutto per via di spese non ricor-<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

211


212<br />

renti, tra cui gli oneri per l’incentivazione all’esodo anticipato del personale; le spese<br />

per le retribuzioni e gli oneri sociali sono invece rimasti invariati. Il cost-income ratio,<br />

pari al 67,9 per cento, è stato superiore di quasi tre punti percentuali rispetto a quello<br />

osservato nel 2010.<br />

Gli accantonamenti e le rettifiche di valore hanno risentito delle svalutazioni sugli<br />

avviamenti effettuate dai principali gruppi, a cui è ascrivibile gran parte dell’aumento.<br />

Le rettifiche per le perdite su crediti sono cresciute del 4,8 per cento; la loro incidenza<br />

sul risultato di gestione è stata del 65,4 per cento, circa otto punti percentuali in più<br />

rispetto a quella osservata nell’anno precedente.<br />

margine di interesse<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

altri ricavi<br />

Variazione dell’utile tra il 2010 e il <strong>2011</strong>:<br />

contributo delle principali componenti del conto economico (1)<br />

(milioni di euro)<br />

costi<br />

accantonamenti<br />

e rettifiche<br />

proventi non ricorrenti<br />

imposte<br />

altre componenti (2)<br />

su crediti: -889<br />

-3.186<br />

commissioni: -299<br />

altri: -29.727<br />

-2.750<br />

-987<br />

573<br />

altri: 633<br />

4.070<br />

Figura 17.4<br />

-35.000 -5.000 0 5.000 10.000<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza consolidate per i gruppi bancari e individuali per le banche non appartenenti a gruppi.<br />

(1) Dati provvisori. Per la definizione degli aggregati cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) Utile/perdita dei gruppi di attività<br />

in via di dismissione al netto delle imposte e utile/perdita di pertinenza di terzi.<br />

Per i cinque maggiori gruppi il margine di interesse è diminuito dell’1,6 per cento. Il calo è ascrivibile<br />

sia a una lieve compressione del differenziale tra tassi attivi e passivi, che ha riflesso l’aumento del<br />

costo <strong>della</strong> raccolta, sia a una leggera flessione dei volumi intermediati. A fronte di un margine di intermediazione<br />

sostanzialmente stabile, i costi operativi sono cresciuti del 6,6 per cento. Ne è conseguita una<br />

diminuzione del risultato di gestione (-11,3 per cento). L’incidenza delle rettifiche per le perdite su crediti<br />

su tale aggregato è salita al 71,2 per cento, 11 punti percentuali in più rispetto al 2010.<br />

Nel <strong>2011</strong> solo due dei cinque maggiori gruppi hanno distribuito dividendi, per circa<br />

870 milioni di euro, meno <strong>della</strong> metà di quanto distribuito mediamente nei due anni<br />

precedenti (2009-2010), e meno del 10 per cento dei dividendi distribuiti nel biennio<br />

precedente la crisi (2006-07), quando il pay-out ratio era pari a circa due terzi degli utili.<br />

Il 95 per cento dei dividendi distribuiti è riconducibile a un unico intermediario.<br />

Nel confronto internazionale la redditività operativa dei primi due gruppi italiani, misurata dal risultato<br />

operativo netto in rapporto al capitale e alle riserve e al netto delle svalutazioni sugli avviamenti, è stata<br />

inferiore a quella osservata per un campione di 11 grandi banche europee (6 contro 9 per cento). La minore<br />

leva finanziaria delle banche italiane e il loro modello di business tradizionale, basato sulla raccolta al<br />

dettaglio e sull’erogazione di finanziamenti a famiglie e imprese, si traducono in una diversa composizione<br />

delle fonti di ricavo: per le banche italiane il margine di interesse rappresenta il 60 per cento di quello di intermediazione<br />

contro il 50 per le banche europee; la componente relativa all’attività di negoziazione incide<br />

per il 4 per cento, contro il 13 per cento per quelle europee. Inoltre, hanno contribuito alla minore redditività<br />

la maggiore incidenza sul totale delle attività sia dei costi (1,6 contro 1,3 per cento), sia degli accantonamenti<br />

e delle rettifiche di valore per perdite su crediti (0,7 contro 0,4 per cento).<br />

BANCA D’ITALIA


Il patrimonio<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> le banche italiane hanno rafforzato significativamente le risorse<br />

patrimoniali di qualità primaria, maggiormente in grado di assorbire le perdite, soprattutto<br />

attraverso il ricorso al mercato.<br />

Il patrimonio e i coefficienti patrimoniali. – Alla fine del <strong>2011</strong> il patrimonio di vigilanza<br />

consolidato era pari a 238,3 miliardi, in crescita del 4,5 per cento rispetto all’anno precedente<br />

(tav. 17.5). L’incremento ha riflesso la dinamica del patrimonio di base, cresciuto<br />

dell’8,4 per cento, a 184,2 miliardi, principalmente per effetto dei significativi aumenti di<br />

capitale realizzati da alcuni grandi gruppi nel corso dell’anno. Il rafforzamento patrimoniale<br />

ha beneficiato in misura limitata dell’autofinanziamento, contenuto in questa fase<br />

congiunturale. Il patrimonio supplementare ha registrato una diminuzione del 7,4 per<br />

cento, a 59,4 miliardi, a seguito del mancato rinnovo di passività subordinate in scadenza.<br />

Adeguatezza patrimoniale delle banche e dei gruppi bancari italiani (1)<br />

(dati di fine periodo in milioni di euro)<br />

VOCI<br />

Intero sistema Maggiori gruppi (2)<br />

Tavola 17.5<br />

2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

Accantonamenti a patrimonio di vigilanza 5.171 2.212 3.195 31<br />

Patrimonio di vigilanza<br />

Coefficiente relativo al core tier 1<br />

227.960 238.253 136.475 142.635<br />

(valori percentuali)<br />

Coefficiente relativo al tier 1<br />

8,3 9,3 7,4 8,9<br />

(valori percentuali)<br />

Coefficiente di patrimonializzazione<br />

9,3 10,0 8,9 10,0<br />

(valori percentuali) 12,4 13,0 12,5 13,3<br />

Leva finanziaria (3) (4) 19 17 22 19<br />

Eccedenze patrimoniali 81.531 91.397 49.451 56.888<br />

Fonte: segnalazioni consolidate per i gruppi bancari e individuali per le banche non appartenenti a gruppi.<br />

(1) Sono escluse le succursali di banche estere. Per la definizione di patrimonio di vigilanza e per il calcolo dei coefficienti patrimoniali<br />

cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. – (2) Primi 5 gruppi bancari per totale dell’attivo a dicembre del <strong>2011</strong>. – (3) Rapporto<br />

tra il totale dell’attivo di bilancio e il patrimonio di base (tier 1). – (4) Dati provvisori.<br />

Le attività ponderate per il rischio sono rimaste stabili; quelle dei maggiori gruppi<br />

si sono contratte dell’1,6 per cento.<br />

Per i cinque maggiori gruppi la riduzione delle attività ponderate per il rischio è ascrivibile, da<br />

un lato, alla contrazione dei prestiti alle imprese e alle famiglie; dall’altro, al proseguimento di alcune<br />

operazioni di ridimensionamento <strong>della</strong> rete territoriale, cessione di attività non strategiche e ricomposizione<br />

del portafoglio verso attività caratterizzate da fattori di ponderazione più favorevoli. L’entrata<br />

in vigore, a dicembre del <strong>2011</strong>, <strong>della</strong> direttiva cosiddetta CRD3 (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza)<br />

che ha reso, tra l’altro, più severo il metodo di calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di<br />

mercato, ha avuto un impatto contenuto sui requisiti prudenziali delle banche italiane, caratterizzate<br />

da un modello di business basato sull’intermediazione tradizionale.<br />

Il rafforzamento <strong>della</strong> base patrimoniale ha determinato un aumento dei coefficienti<br />

patrimoniali rispetto alla fine del 2010. Il core tier 1 ratio, relativo al patrimonio di migliore<br />

qualità, è cresciuto di un punto percentuale, al 9,3 per cento; il tier 1 ratio, relativo all’intero<br />

patrimonio di base, è aumentato di sette decimi, al 10,0 per cento. Il coefficiente complessivo<br />

(total capital ratio) ha raggiunto il 13,0 per cento (0,6 punti percentuali in più).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

213


214<br />

Per i cinque maggiori gruppi l’incremento dei coefficienti è riconducibile agli aumenti di capitale<br />

realizzati nel corso del <strong>2011</strong> (per un importo complessivo superiore a 10 miliardi) e alla ristrutturazione<br />

di strumenti convertibili in patrimonio di qualità elevata (per oltre 2,5 miliardi), oltre che alla<br />

riduzione delle attività ponderate per il rischio. Alla fine del <strong>2011</strong> il core tier 1 ratio di tali gruppi era<br />

mediamente pari all’8,9 per cento (7,4 alla fine del 2010); il tier 1 ratio e il total capital ratio avevano<br />

raggiunto, rispettivamente, il 10,0 e il 13,3 per cento (dall’8,9 e 12,5 per cento alla fine del 2010).<br />

Nel confronto internazionale i due maggiori gruppi italiani continuano a caratterizzarsi<br />

per livelli medi di patrimonializzazione più contenuti. Le recenti operazioni<br />

di ricapitalizzazione realizzate da questi gruppi hanno tuttavia ridotto il divario con<br />

i principali intermediari europei. Alla fine del <strong>2011</strong> il tier 1 ratio di un campione di<br />

11 grandi banche europee era pari, in media, al 12,1 per cento (10,2 per i due gruppi<br />

italiani). Allo stesso tempo la leva finanziaria, misurata dal rapporto tra il totale dell’attivo<br />

di bilancio e il patrimonio di base, era considerevolmente maggiore per le banche<br />

europee rispetto a quelle italiane: 30 contro 19.<br />

Nel <strong>2011</strong> la European Banking Authority (EBA) e le autorità di vigilanza nazionali degli Stati<br />

membri, tra cui la <strong>Banca</strong> d’Italia, hanno condotto, con la collaborazione dello European Systemic Risk<br />

Board (ESRB), <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale europea e <strong>della</strong> Commissione, un esercizio di stress sul sistema<br />

bancario dell’Unione europea volto a valutare nel biennio <strong>2011</strong>-12 la capacità del sistema di assorbire<br />

l’impatto di scenari particolarmente avversi con riguardo ai rischi di credito e di mercato, inclusi quelli<br />

derivanti da un aumento del rischio sovrano.<br />

L’esercizio ha riguardato complessivamente 90 gruppi bancari di 21 Stati membri, tra cui cinque<br />

italiani: UniCredit, Intesa Sanpaolo, <strong>Banca</strong> Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e Unione di<br />

Banche Italiane.<br />

I risultati, pubblicati il 15 luglio del <strong>2011</strong>, hanno confermato la solidità patrimoniale delle banche<br />

italiane. Applicando le condizioni ipotizzate nello stress test, per tutti i cinque gruppi il coefficiente<br />

relativo al patrimonio di migliore qualità (core tier 1 ratio) sarebbe risultato, alla fine del 2012, ben al<br />

di sopra <strong>della</strong> soglia del 5 per cento stabilita dalle autorità come riferimento per valutare la necessità di<br />

eventuali interventi di ricapitalizzazione. In particolare, per i cinque gruppi italiani il core tier 1 ratio<br />

aggregato sarebbe stato del 7,3 per cento alla fine del 2012, di poco inferiore alla mediana del campione<br />

di banche europee (7,7 per cento). Includendo ulteriori risorse patrimoniali caratterizzate da elevata<br />

capacità di assorbire le perdite, il coefficiente per questi gruppi salirebbe al 7,9 per cento.<br />

Le prospettive di rafforzamento patrimoniale. – A seguito <strong>della</strong> decisione del Consiglio<br />

europeo del 26 ottobre <strong>2011</strong> di rafforzare la base patrimoniale delle banche per accrescerne<br />

la capacità di fare fronte a eventuali ulteriori shock e rassicurare gli investitori circa la<br />

loro solidità, l’EBA ha emanato lo scorso 8 dicembre una raccomandazione sul capitale<br />

delle banche (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza).<br />

Per raggiungere l’obiettivo di capitale indicato nella raccomandazione, quattro delle<br />

cinque banche che hanno partecipato all’iniziativa (UniCredit, Intesa Sanpaolo, <strong>Banca</strong><br />

Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e Unione di Banche Italiane) avevano bisogno<br />

nel complesso di maggior capitale per 15,4 miliardi di euro. In particolare, per UniCredit<br />

l’ammontare era di 8,0 miliardi; <strong>Banca</strong> Monte dei Paschi di Siena presentava un fabbisogno<br />

di 3,3 miliardi; Banco Popolare di 2,7 miliardi; Unione di Banche Italiane di 1,4<br />

miliardi. Intesa Sanpaolo non necessitava di capitale aggiuntivo.<br />

Il 20 gennaio di quest’anno le banche hanno trasmesso alla <strong>Banca</strong> d’Italia i piani<br />

che intendono attuare per raggiungere l’obiettivo patrimoniale. Alla fine di maggio<br />

i piani definiti dopo l’interazione con le autorità di vigilanza sono all’attenzione<br />

dell’EBA. Il gruppo UniCredit ha realizzato nei primi mesi di quest’anno un aumento<br />

di capitale che soddisfa pienamente le sue esigenze patrimoniali. Le altre banche prevedono<br />

di realizzare una pluralità di iniziative: cessione di attività, operazioni su strumen-<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


ti ibridi, capitalizzazione degli utili, ottimizzazione delle attività ponderate per il rischio<br />

tramite la validazione dei modelli interni.<br />

A gennaio del 2012 la <strong>Banca</strong> d’Italia ha, inoltre, rivisto le condizioni di autorizzazione<br />

per le operazioni di buy-back (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza) che consentono<br />

di rafforzare la base patrimoniale attraverso la destinazione dell’eventuale plusvalenza<br />

(connessa con un prezzo di riacquisto inferiore a quello di emissione) all’incremento<br />

del patrimonio di qualità più elevata (core tier 1). Si stima che le operazioni di buy-back<br />

realizzate dai cinque maggiori gruppi nei primi mesi del 2012 possano determinare un<br />

incremento medio del core tier 1 ratio di circa dieci punti base. Tenendo conto anche<br />

dell’aumento di capitale realizzato da UniCredit nei primi mesi dell’anno, il coefficiente<br />

relativo al patrimonio di qualità più elevata raggiungerebbe, in media, il 9,7 per cento.<br />

Al rafforzamento patrimoniale delle banche contribuisce in prospettiva l’entrata in<br />

vigore di Basilea 3 prevista per il 1° gennaio del prossimo anno e pienamente operativa<br />

dal 2019 (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza). Il monitoraggio periodico che la<br />

<strong>Banca</strong> d’Italia conduce su un campione di 13 gruppi bancari, rappresentativo di oltre<br />

il 70 per cento dell’attivo totale del sistema, conferma che il percorso di aggiustamento<br />

verso i requisiti prudenziali a regime di Basilea 3 procede con regolarità.<br />

I dati relativi ai gruppi che partecipano al monitoraggio mostrano che, sulla base dei dati di dicembre<br />

<strong>2011</strong>, il fabbisogno di capitale di qualità primaria (common equity tier 1) risulterebbe in diminuzione<br />

rispetto a precedenti simulazioni. A tale risultato hanno contribuito positivamente gli aumenti<br />

di capitale realizzati nei mesi scorsi dai maggiori gruppi e il più favorevole trattamento prudenziale di<br />

alcune tipologie di attività per imposte anticipate (deferred tax assets) approvato dal Comitato di Basilea<br />

lo scorso dicembre; per contro, hanno contribuito in direzione opposta le consistenti minusvalenze<br />

nel portafoglio di attività disponibili per la vendita, per effetto soprattutto dei corsi sfavorevoli che i titoli<br />

sovrani hanno registrato negli ultimi mesi del <strong>2011</strong>.<br />

Le evidenze sull’attivo ponderato per il rischio, calcolato secondo le regole di Basilea 3, indicano<br />

che l’inasprimento dei requisiti a fronte dei rischi di controparte determinerebbe per le banche italiane<br />

un aggravio patrimoniale più contenuto rispetto a quello dei maggiori intermediari di altri paesi.<br />

L’attività degli intermediari non bancari<br />

Le società di gestione del risparmio (SGR). – Nel <strong>2011</strong> l’utile netto complessivo,<br />

pari a 385 milioni, è diminuito del 22,6 per cento rispetto all’anno precedente<br />

(tav. 17.6). Gli intermediari hanno risentito in misura rilevante <strong>della</strong> flessione dei patrimoni<br />

gestiti (cfr. il capitolo 18: L’attività degli investitori istituzionali) e <strong>della</strong> conseguente<br />

riduzione delle commissioni attive. L’azione di contenimento dei costi operativi,<br />

anche attraverso operazioni di riassetto societario e di gruppo, ha solo in parte<br />

compensato la contrazione del margine lordo <strong>della</strong> gestione caratteristica. Sul risultato<br />

finale hanno inciso in misura rilevante anche le perdite su partecipazioni (pari a circa<br />

19 milioni) e le rettifiche di valore su attività immateriali (36 milioni).<br />

Il risultato netto delle SGR specializzate nella gestione di fondi aperti e di patrimoni su base individuale<br />

è diminuito di oltre il 23 per cento, sia per effetto <strong>della</strong> riduzione delle commissioni nette, sia per la<br />

minore contrazione dei costi operativi. Per queste società la diminuzione delle provvigioni di gestione è<br />

stata del 10 per cento circa; le commissioni di incentivo sono diminuite di oltre il 60 per cento rispetto al<br />

2010, anno in cui avevano già fatto registrare un calo del 54 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti.<br />

La diminuzione <strong>della</strong> redditività media delle SGR operanti nel comparto dei fondi chiusi immobiliari<br />

– tra i quali permangono alcune situazioni di tensione finanziaria (cfr. il capitolo 19: L’azione di<br />

vigilanza) – si è attestata intorno al 22 per cento. Il settore ha risentito del repentino peggioramento <strong>della</strong><br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

215


216<br />

redditività di alcuni tra i maggiori operatori, dovuto principalmente alla riduzione delle commissioni<br />

attive e alle rettifiche di valore per deterioramento di attività finanziarie.<br />

L’utile complessivo delle società che gestiscono fondi di private equity è diminuito del 14 per cento<br />

circa, a causa dell’incremento dei costi operativi e nonostante il lieve aumento delle commissioni attive.<br />

Circa un terzo delle SGR (pari a 65) hanno chiuso in perdita l’esercizio; di queste,<br />

il 40 per cento è specializzato nel comparto immobiliare.<br />

Il rapporto tra patrimonio di vigilanza e requisito patrimoniale complessivo (5,1)<br />

è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente per effetto <strong>della</strong> stabilità<br />

sia dell’ammontare del patrimonio di vigilanza (pari a 1.840 milioni) sia del requisito<br />

patrimoniale complessivo.<br />

Tavola 17.6<br />

SGR: dati di conto economico<br />

(consistenze in milioni di euro; valori e variazioni percentuali)<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI<br />

2010 <strong>2011</strong> Variazioni<br />

percentuali<br />

Valori Valori Valori Valori<br />

assoluti percentuali assoluti percentuali<br />

(1)<br />

(1)<br />

Commissioni attive 4.313 236,5 3.958 236,4 -8,2<br />

Commissioni passive 2.489 136,5 2.284 136,4 -8,3<br />

Margine lordo <strong>della</strong> gestione caratteristica (2) 1.823 100,0 1.674 100,0 -8,2<br />

Spese amministrative 1.157 63,5 1.141 68,1 -1,4<br />

di cui: per il personale 627 34,4 612 36,5 -2,4<br />

Altri oneri di gestione 22 1,2 20 1,2 -8,4<br />

Totale costi operativi (3) 1.237 67,8 1.227 73,3 -0,8<br />

Altri proventi di gestione 69 3,8 89 5,3 29,5<br />

Risultato <strong>della</strong> gestione caratteristica 656 36,0 537 32,0 -18,2<br />

Risultato <strong>della</strong> gestione finanziaria 108 5,9 74 4,4 -31,3<br />

Risultato delle attività ordinarie 764 41,9 611 36,5 -20,1<br />

Imposte 267 14,6 226 13,5 -15,4<br />

Utile netto (perdita) di esercizio 497 27,3 385 23,0 -22,6<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza.<br />

(1) In percentuale del margine lordo <strong>della</strong> gestione caratteristica. – (2) Attività di gestione su base individuale e collettiva. – (3) Comprende<br />

le rettifiche di valore su immobilizzazioni materiali e immateriali.<br />

Le società di intermediazione mobiliare (SIM). – Nel corso del <strong>2011</strong> la redditività<br />

delle SIM ha risentito delle tensioni sui mercati finanziari, invertendo la tendenza favorevole<br />

registrata nel biennio precedente. Le SIM hanno chiuso l’esercizio <strong>2011</strong> con un<br />

utile netto complessivo di 68 milioni, in flessione del 41 per cento rispetto al 2010. Il<br />

rendimento del capitale e delle riserve (ROE) è sceso dal 13 all’8 per cento.<br />

Il peggioramento del margine di intermediazione (-21 per cento) è riconducibile<br />

prevalentemente alla contrazione dei ricavi da commissioni derivanti dai servizi di<br />

raccolta ed esecuzione di ordini. Nonostante la riduzione dei costi operativi (-14 per<br />

cento), il rapporto fra costi e ricavi è salito al 76 per cento (71 per cento nel 2010).<br />

Alla fine dell’anno il patrimonio di vigilanza delle SIM, costituito quasi esclusivamente<br />

da elementi di qualità primaria (capitale e riserve), si è ridotto del 7 per cento<br />

rispetto al 2010, principalmente per l’uscita dal mercato di due intermediari di rilevanti<br />

dimensioni; a campione costante, il patrimonio di vigilanza complessivo è rimasto<br />

sostanzialmente invariato. Sono rimasti stabili anche i requisiti patrimoniali, a fronte<br />

di una maggiore esposizione ai rischi di mercato più che compensata dalla riduzione<br />

BANCA D’ITALIA


dell’esposizione ai rischi di credito e operativi; il rapporto fra il patrimonio di vigilanza<br />

e il requisito complessivo è pari a 4,5 (4,9 nel 2010).<br />

Gli intermediari ex art. 107 TUB. – Nel <strong>2011</strong> le società finanziarie iscritte nell’elenco<br />

speciale hanno mostrato una ripresa dei volumi operativi, anche se non omogenea nei vari<br />

comparti; si registra complessivamente un incremento <strong>della</strong> rischiosità degli impieghi.<br />

Nel corso dell’anno il flusso dei crediti erogati dalle società finanziarie è aumentato dell’11,8<br />

per cento; con specifico riferimento ai settori più rilevanti, nei comparti del leasing e del factoring si è<br />

registrato un incremento rispettivamente del 3,0 e dell’11,0 per cento; nel credito al consumo il flusso è<br />

diminuito del 4,2 per cento.<br />

La qualità del credito delle società finanziarie presenta segnali di peggioramento.<br />

Le posizioni classificate a sofferenza e le partite deteriorate rappresentano rispettivamente<br />

il 5,9 e il 10,4 per cento del totale degli impieghi (5,0 e 9,0 per cento nel 2010).<br />

L’incremento <strong>della</strong> rischiosità dei crediti risulta confermato dalle segnalazioni in Centrale<br />

dei rischi, che evidenziano un aumento di 1,8 punti percentuali delle sofferenze<br />

rettificate in rapporto agli impieghi censiti.<br />

Nel credito al consumo e nel leasing l’incidenza delle sofferenze sugli impieghi è aumentata di<br />

oltre un punto percentuale, attestandosi rispettivamente all’8,7 e al 6,4 per cento; nel factoring il peso<br />

delle sofferenze è rimasto pressoché invariato rispetto all’anno precedente (1,7 per cento).<br />

Nel <strong>2011</strong> il comparto dei confidi iscritti nell’elenco speciale ha evidenziato un marcato deterioramento<br />

delle garanzie rilasciate; le partite deteriorate sono aumentate del 37,4 per cento a fronte di un<br />

incremento delle garanzie rilasciate del 2,2 per cento. Il rapporto tra le partite deteriorate e il totale delle<br />

garanzie rilasciate si attesta al 6,3 per cento (4,7 nel 2010). La rischiosità complessiva potrebbe comunque<br />

risultare sottostimata in considerazione <strong>della</strong> mancanza, in molti casi, di uno strutturato flusso<br />

informativo con le banche che erogano il finanziamento tale da consentire ai confidi di individuare<br />

tempestivamente i segnali di deterioramento delle posizioni garantite.<br />

Le società finanziarie ex art. 107 del TUB hanno chiuso il <strong>2011</strong> con un utile in flessione<br />

rispetto al precedente anno (-18,3 per cento). Per l’insieme di tali intermediari si è<br />

registrata una riduzione del margine di intermediazione (-9,4 per cento) dovuta, per lo più,<br />

a una contrazione dei ricavi da interessi e delle commissioni nette. Il numero di intermediari<br />

che hanno subito perdite risulta in aumento (da 59 a 67); essi rappresentano il 23,1 per<br />

cento del totale in termini di attivo di bilancio. Tra le società che hanno chiuso in perdita si<br />

annoverano soprattutto intermediari operanti nel comparto del leasing e i confidi.<br />

Oltre la metà dei confidi ha chiuso il bilancio <strong>2011</strong> in perdita. Per le società del comparto, connotate<br />

da una modesta redditività, rileva il peso dei costi operativi, che assorbono complessivamente il<br />

60,5 per cento del margine di intermediazione.<br />

Nel <strong>2011</strong> l’ammontare complessivo del patrimonio di vigilanza degli intermediari<br />

finanziari attivi nei comparti del leasing, del factoring e del credito al consumo è cresciuto<br />

del 6,9 per cento. Il rapporto tra il patrimonio di vigilanza e le attività ponderate<br />

per il rischio (solvency ratio) risulta in linea con il dato del precedente anno, attestandosi<br />

all’8,0 per cento, valore superiore al limite normativo, fissato al 6 per cento.<br />

Il comparto dei confidi presenta nel complesso un adeguato livello di patrimonializzazione; il rapporto<br />

tra il patrimonio di vigilanza e le attività ponderate per il rischio è pari, mediamente, al 13,5 per<br />

cento. Tale dato risulta, peraltro, significativamente condizionato dalle misure di sostegno provenienti<br />

dal settore pubblico: da un lato, i contributi erogati dagli enti regionali rafforzano il patrimonio di vigilanza;<br />

dall’altro, il ricorso ai meccanismi di controgaranzia a valere sul Fondo centrale di garanzia<br />

gestito dal MedioCredito Centrale consente la riduzione delle attività ponderate per il rischio.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

217


218<br />

18. L’ATTIVITÀ DEGLI INVESTITORI ISTITUZIONALI<br />

Nel <strong>2011</strong> il settore del risparmio gestito ha registrato un deflusso netto di risorse<br />

per 43 miliardi, contro un afflusso di 3 miliardi nell’anno precedente (tav. 18.1). Il calo<br />

<strong>della</strong> raccolta netta ha riguardato i fondi comuni, i prodotti assicurativi del ramo vita e<br />

le gestioni patrimoniali. Anche a causa dell’andamento negativo dei corsi, il valore del<br />

patrimonio gestito si è ridotto del 5 per cento, a 880 miliardi, pari al 56 per cento del<br />

PIL. Sul totale delle attività finanziarie delle famiglie il peso degli investitori istituzionali<br />

è rimasto stabile, al 24 per cento (tav. 18.2).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI<br />

Investitori istituzionali: flussi e consistenze delle attività gestite<br />

(milioni di euro e valori percentuali)<br />

Flussi netti Consistenze di fine periodo<br />

Tavola 18.1<br />

2010 <strong>2011</strong> (1) 2010 <strong>2011</strong> (1) Quote percentuali<br />

2010 <strong>2011</strong> (1)<br />

Fondi comuni (2) -19.886 -30.008 229.278 192.261 18,7 16,5<br />

Assicurazioni (3) 21.274 1.295 473.414 476.991 38,6 40,8<br />

Fondi pensione (4) 5.035 5.246 55.823 60.125 4,6 5,1<br />

Gestioni patrimoniali 6.133 -15.645 467.761 438.884 38,1 37,6<br />

Totale 12.556 -39.112 1.226.276 1.168.261 100,0 100,0<br />

Totale consolidato (5) 2.546 -43.056 930.127 880.050 − −<br />

in percentuale del PIL 0,2 -2,7 59,9 55,7 − −<br />

Fonte: elaborazioni su dati <strong>Banca</strong> d’Italia, Isvap, ANIA e Covip.<br />

(1) Dati provvisori. – (2) Fondi comuni e Sicav di diritto italiano. – (3) Riserve tecniche. Sono escluse le rappresentanze in Italia di imprese<br />

di assicurazione con sede in paesi UE e sono incluse le rappresentanze in Italia di imprese con sede in paesi extra UE. – (4) Attivo<br />

di bilancio. – (5) Al netto degli investimenti in OICR italiani delle varie categorie di intermediari, degli investimenti delle compagnie di<br />

assicurazione e dei fondi pensione in gestioni patrimoniali delle SGR e delle riserve tecniche delle compagnie di assicurazione derivanti<br />

dalla gestione di fondi pensione aperti.<br />

La debolezza <strong>della</strong> raccolta ha risentito sia <strong>della</strong> riduzione del risparmio delle famiglie<br />

italiane sia <strong>della</strong> ricomposizione dei portafogli a favore di titoli di Stato e prodotti bancari.<br />

Il complesso dei fondi comuni italiani ha registrato ingenti riscatti netti di quote,<br />

concentrati nei comparti monetario e obbligazionario. La raccolta netta si è ridotta<br />

anche tra i fondi promossi da intermediari esteri; alla fine del <strong>2011</strong>, questi rappresentavano<br />

circa un quarto del patrimonio complessivo dei fondi aperti collocati in Italia.<br />

Dopo i risultati positivi registrati nei due anni precedenti, la raccolta netta delle<br />

gestioni patrimoniali e delle compagnie di assicurazione è calata drasticamente.<br />

I disinvestimenti sono stati più intensi nella seconda parte dell’anno, in concomitanza<br />

con le crescenti tensioni sui mercati finanziari. Tra i prodotti assicurativi, il calo ha riguardato<br />

in particolare le polizze index e unit-linked, in cui il rischio dell’investimento è<br />

BANCA D’ITALIA


prevalentemente sopportato dai sottoscrittori. Nel comparto del risparmio previdenziale,<br />

le dinamiche delle contribuzioni e delle adesioni sono state modeste, sebbene<br />

sia proseguita l’espansione dei prodotti pensionistici di natura assicurativa.<br />

Tavola 18.2<br />

Investitori istituzionali: incidenza del patrimonio sulle attività finanziarie<br />

delle famiglie nei principali paesi europei e negli Stati Uniti<br />

(dati di fine periodo; valori percentuali)<br />

VOCI<br />

Italia Francia Germania Spagna Area<br />

dell'euro<br />

(1)<br />

Regno<br />

Unito<br />

Stati Uniti<br />

(2)<br />

Fondi comuni (3) 2006 9,7 9,7 10,5 11,7 9,8 4,3 10,8<br />

<strong>2011</strong> (5) 5,9 6,9 8,3 6,8 6,7 3,1 11,5<br />

Assicurazioni e fondi pensione 2006 11,6 33,9 32,4 13,7 27,6 53,9 26,9<br />

<strong>2011</strong> (5) 14,6 37,7 36,1 15,7 31,5 53,1 27,5<br />

di cui: fondi pensione 2006 0,9 3,8 12,1 5,9 …. …. 18,9<br />

<strong>2011</strong> (5) 1,7 4,1 13,5 6,2 …. …. 18,5<br />

Totale (4) 2006 24,8 43,6 42,9 25,4 37,4 58,2 37,7<br />

<strong>2011</strong> (5) 23,6 44,6 44,4 22,5 38,2 56,2 39,0<br />

in % del PIL 2006 64,4 84,7 78,4 47,2 77,0 171,7 136,4<br />

<strong>2011</strong> (5) 52,3 89,4 81,2 36,0 76,1 160,6 124,9<br />

Fonte: elaborazioni su dati <strong>Banca</strong> d’Italia, Banque de France, Deutsche Bundesbank, Banco de España, BCE, Eurostat, OCSE, Office<br />

for National Statistics per il Regno Unito e Federal Reserve per gli Stati Uniti.<br />

(1) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi. – (2) Per gli Stati Uniti il dato sui fondi pensione è relativo<br />

ai fondi pensione privati e a quelli statali e locali; sono esclusi i piani pensionistici federali. – (3) Sono inclusi i fondi esteri. – (4) Solo<br />

per l’Italia il totale include, oltre alle voci indicate, le gestioni di patrimoni appartenenti alle famiglie al netto degli investimenti in quote di<br />

fondi comuni; la voce è parzialmente stimata. – (5) Dati provvisori. I dati di Francia, Germania, Spagna e area dell’euro si riferiscono al<br />

3° trimestre del <strong>2011</strong>, ad eccezione dei dati sui fondi pensione di Francia e Germania, riferiti al 4° trimestre del 2010.<br />

I fondi comuni di investimento<br />

La raccolta. – Nel <strong>2011</strong> si è accentuato il deflusso netto di risorse dai fondi aperti di<br />

diritto italiano (34 miliardi, da 24 nel 2010; tav. 18.3); cospicui riscatti si sono registrati nei<br />

comparti che investono prevalentemente in titoli di Stato dell’area dell’euro e in strumenti<br />

monetari (rispettivamente 13 e 8 miliardi). La raccolta netta si è ridotta drasticamente anche<br />

tra i fondi di diritto estero, passando da 30 miliardi a 1; tra questi, il calo ha interessato<br />

sia i fondi istituiti da intermediari italiani sia quelli riconducibili a gruppi stranieri.<br />

La raccolta netta dei fondi comuni armonizzati si è ridotta anche negli altri principali paesi<br />

(tav. 18.4). Deflussi netti di risorse si sono registrati in Francia, in Lussemburgo e negli Stati Uniti; la<br />

raccolta è rimasta positiva nel Regno Unito.<br />

Il consistente deflusso di risparmio dai fondi comuni italiani ha riflesso un’aumentata<br />

propensione all’investimento diretto in titoli di Stato italiani e in prodotti bancari<br />

a medio e a lungo termine, che negli ultimi mesi dell’anno hanno offerto rendimenti a<br />

scadenza elevati, a fronte di rischi comunque ritenuti contenuti. La ricomposizione di<br />

portafoglio è stata verosimilmente favorita sia dai modesti risultati conseguiti nell’anno<br />

dai fondi comuni sia da una più aggressiva strategia di offerta da parte delle banche,<br />

volta a incrementare la raccolta diretta presso la clientela.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

219


220<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI<br />

Fondi comuni: struttura del mercato (1)<br />

(numero di unità e milioni di euro)<br />

Numero (2) Patrimonio netto Raccolta (3)<br />

Tavola 18.3<br />

2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

Fondi aperti armonizzati 596 608 165.183 131.573 -23.754 -29.691<br />

Azionari 173 166 23.952 19.145 -2.130 -1.906<br />

Bilanciati 53 52 12.726 10.127 -1.655 -1.915<br />

Obbligazionari 186 196 74.665 60.116 -2.104 -13.911<br />

Monetari 29 27 35.406 25.621 -18.248 -8.082<br />

Flessibili 155 167 18.434 16.564 383 -3.877<br />

Fondi aperti non armonizzati 246 203 29.376 22.119 -647 -4.795<br />

Fondi aperti speculativi (4) 145 120 10.586 8.051 -1.562 -1.676<br />

di cui: fondi di fondi 127 98 8.540 6.558 -1.189 -1.333<br />

Altri tipi di fondi aperti 101 83 18.790 14.068 915 -3.119<br />

di cui: fondi di fondi 52 50 6.742 6.203 1.710 -253<br />

Totale fondi aperti 842 811 194.559 153.692 -24.401 -34.486<br />

Fondi chiusi mobiliari 132 133 6.111 6.994 296 103<br />

di cui: riservati 124 126 5.869 6.797 296 123<br />

Fondi chiusi immobiliari 296 331 28.608 31.575 4.219 4.375<br />

di cui: riservati 269 303 22.409 25.773 4.120 4.416<br />

Totale fondi chiusi 428 464 34.719 38.569 4.515 4.478<br />

Totale 1.270 1.275 229.278 192.261 -19.886 -30.008<br />

Per memoria:<br />

Fondi esteri (5)<br />

istituiti da intermediari italiani (6) 834 901 175.863 176.166 11.886 -3.974<br />

di cui: speculativi 26 26 2.614 1.849 -478 -610<br />

istituiti da intermediari stranieri 1.923 2.025 90.370 96.913 18.473 5.190<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia e Assogestioni.<br />

(1) Fondi comuni e Sicav di diritto italiano. – (2) Per i fondi italiani, fondi operativi alla fine dell’anno indicato. Per i fondi esteri, fondi<br />

acquistati da investitori italiani. – (3) I dati sulla raccolta sono al netto dei rimborsi. Con riferimento ai fondi chiusi, la raccolta netta è<br />

calcolata come differenza tra gli impegni di sottoscrizione raccolti e gli eventuali rimborsi effettuati dalle SGR, risultanti dalle segnalazioni<br />

di vigilanza. – (4) I fondi side pockets sono inclusi per il patrimonio netto e la raccolta netta; sono esclusi per il numero dei fondi. –<br />

(5) Il patrimonio e la raccolta netta fanno riferimento al controvalore delle quote rispettivamente detenute e sottoscritte da investitori<br />

italiani. – (6) Fondi comuni di società di gestione insediate in Lussemburgo o in Irlanda.<br />

Tra i fondi di diritto italiano, il deflusso di risorse in rapporto al patrimonio gestito è stato maggiore<br />

per i fondi controllati da gruppi bancari nazionali (16 per cento, contro il 13 degli altri fondi). Benché<br />

sempre prevalente, la quota <strong>della</strong> raccolta lorda dei fondi comuni aperti effettuata per il tramite delle reti<br />

bancarie è diminuita, dal 72 al 70 per cento, a vantaggio di quella effettuata attraverso società di intermediazione<br />

mobiliare (SIM), imprese di investimento estere e altri canali, passata dal 16 al 18 per cento; è<br />

rimasto stabile il peso <strong>della</strong> raccolta realizzata in proprio dalle società di gestione, al 12 per cento.<br />

La raccolta netta dei fondi chiusi immobiliari è rimasta pressoché stabile, a<br />

4 miliardi; quella dei fondi chiusi mobiliari (principalmente fondi di private equity) si<br />

è ridotta, passando da 296 a 103 milioni.<br />

BANCA D’ITALIA


VOCI<br />

Fondi comuni mobiliari: raccolta netta e patrimonio netto<br />

nei principali paesi europei e negli Stati Uniti (1)<br />

(dati annuali)<br />

Italia Francia Germania Lussemburgo<br />

e Irlanda (2)<br />

di cui:<br />

controllati<br />

da intermediari<br />

italiani<br />

Raccolta netta<br />

(milioni di euro)<br />

Area<br />

dell'euro<br />

(3)<br />

Regno<br />

Unito<br />

Tavola 18.4<br />

Totale 2010 -23.754 -84.700 10.402 114.072 11.885 -12.680 54.632 -171.506<br />

<strong>2011</strong> -29.691 -90.900 -3.708 -23.714 -3.974 -174.052 13.058 -43.974<br />

Azionari 2010 -2.130 -8.600 2.504 36.477 2.351 28.747 15.906 -27.662<br />

<strong>2011</strong> -1.906 -27.200 2.619 -28.393 -2.309 -63.000 1.009 -93.614<br />

Bilanciati (4) 2010 -1.272 2.600 8.228 31.288 5.505 40.672 31.373 17.435<br />

<strong>2011</strong> -5.791 -4.300 -3.152 9.949 6.352 -13.939 8.865 21.235<br />

Obbligazionari 2010 -2.104 -500 585 90.023 7.345 68.600 7.581 181.995<br />

<strong>2011</strong> -13.911 -9.400 -2.958 -11.831 -5.117 -44.072 2.665 89.621<br />

Monetari 2010 -18.248 -78.200 -915 -43.716 -3.316 -150.699 -228 -343.275<br />

<strong>2011</strong> -8.082 -50.000 -217 6.561 -2.900 -53.041 519 -61.216<br />

Patrimonio netto di fine anno<br />

(miliardi di euro)<br />

Totale 2010 165 1.210 250 2.639 175 4.552 675 8.844<br />

<strong>2011</strong> 132 1.068 226 2.580 163 4.283 648 8.698<br />

in % del PIL 2010 10,6 62,6 10,1 – – 51,0 39,6 81,3<br />

<strong>2011</strong> 8,5 53,5 8,8 – – 46,8 37,3 77,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati <strong>Banca</strong> d’Italia, EFAMA, Investment Company Institute e Assogestioni.<br />

(1) I dati si riferiscono a fondi comuni aperti che investono prevalentemente in valori mobiliari quotati e sono offerti al pubblico (per i<br />

paesi appartenenti alla UE, i fondi armonizzati). Per alcuni paesi, sono inclusi i fondi di fondi. – (2) Per la raccolta netta, il dato si riferisce<br />

solo al Lussemburgo. – (3) Per la raccolta netta, i dati non includono Belgio, Irlanda, Slovenia, Slovacchia, Cipro e Malta. – (4) Sono<br />

incluse anche altre tipologie di fondi (per i fondi italiani e per quelli esteri controllati da intermediari italiani, i fondi flessibili).<br />

Il rendimento e le commissioni. – Nel <strong>2011</strong> il rendimento medio dei fondi comuni<br />

armonizzati italiani, al netto di imposte e commissioni, è stato negativo (-3,2 per<br />

cento), risentendo dell’andamento dei mercati finanziari nella seconda metà dell’anno<br />

(tav. 18.5). Le perdite sono state significative tra i fondi azionari, flessibili e bilanciati<br />

(-12,2, -5,9 e -4,8 per cento, rispettivamente), più contenute nel comparto obbligazionario<br />

(-0,2 per cento); risultati leggermente positivi si sono registrati nel comparto<br />

monetario (0,8 per cento).<br />

Le commissioni totali sui fondi comuni armonizzati (commissioni di gestione,<br />

provvigioni di incentivo, commissioni alla banca depositaria, commissioni di negoziazione<br />

titoli e altre voci minori) si sono ridotte a 1,9 miliardi (2,2 nel 2010), di cui<br />

1,7 nei confronti delle società di gestione. Il peso delle commissioni totali sul patrimonio<br />

netto medio annuo ha continuato a diminuire, all’1,67 per cento (1,73 nel 2010;<br />

fig. 18.1), per effetto <strong>della</strong> ridotta incidenza delle provvigioni di incentivo. Secondo<br />

dati di Borsa Italiana, l’incidenza sul patrimonio delle commissioni totali annue gravanti<br />

sui sottoscrittori di exchange-traded funds (ETF) è rimasta in media contenuta<br />

rispetto a quella degli altri fondi comuni, allo 0,4 per cento.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

Stati<br />

Uniti<br />

<strong>2011</strong><br />

221


222<br />

ANNI<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Rendimenti dei fondi comuni mobiliari e dei principali investimenti alternativi (1)<br />

(valori percentuali)<br />

Fondi comuni (2) Investimenti alternativi<br />

di cui: Azioni<br />

Azionari Bilanciati Obbligazionari<br />

italiane<br />

(3)<br />

Azioni<br />

estere<br />

(4)<br />

BTP<br />

(5)<br />

CCT<br />

(5)<br />

BOT<br />

(6)<br />

Tavola 18.5<br />

Obbligazioni<br />

estere<br />

(7)<br />

2000 -3,6 -8,8 -0,5 4,3 3,9 -6,9 6,3 4,4 3,8 9,4<br />

2001 -8,0 -17,0 -7,2 2,8 -23,5 -11,7 6,6 4,9 4,7 4,3<br />

2002 -9,1 -26,3 -12,1 2,2 -21,4 -31,7 8,7 3,8 3,3 1,2<br />

2003 3,6 10,1 5,6 1,6 18,1 11,5 3,7 2,4 2,8 -5,0<br />

2004 3,4 7,3 4,5 2,3 21,8 7,0 7,6 2,1 2,3 2,2<br />

2005 6,5 17,1 9,7 2,1 17,8 26,0 5,3 2,0 2,2 8,1<br />

2006 4,2 11,4 3,3 0,4 23,5 8,2 0,0 3,1 2,6 -5,1<br />

2007 0,3 -1,6 -0,6 1,3 -4,7 -0,9 1,7 4,0 3,7 -0,2<br />

2008 -9,7 -38,8 -15,7 2,1 -46,1 -37,7 5,5 2,0 4,0 17,0<br />

2009 6,9 25,4 10,9 4,5 27,8 27,6 8,0 4,4 2,6 -1,4<br />

2010 2,5 8,8 4,0 1,6 -5,1 20,2 -0,3 -1,5 1,0 14,1<br />

<strong>2011</strong> -3,2 -12,2 -4,8 -0,2 -19,2 -1,8 -5,5 -6,4 2,0 10,7<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia e Thomson Reuters Datastream.<br />

(1) Rendimenti a 12 mesi di fine anno, salvo diversa indicazione. – (2) Dati al netto di imposte e commissioni riferiti a fondi comuni e Sicav<br />

armonizzati di diritto italiano; sono esclusi i fondi di fondi. – (3) Variazione percentuale dell’indice di capitalizzazione dei titoli quotati alla<br />

borsa italiana; include i dividendi. – (4) Variazione percentuale dell’indice Morgan Stanley delle borse mondiali; sono inclusi i dividendi e<br />

si tiene conto delle variazioni del tasso di cambio. – (5) Variazione percentuale dell’indice di capitalizzazione dei titoli quotati alla borsa<br />

italiana. – (6) Tasso all’emissione dei BOT a 12 mesi all’inizio dell’anno. – (7) Variazione percentuale dell’indice J.P. Morgan dei mercati<br />

obbligazionari mondiali, escluso il mercato italiano; sono incluse le cedole e si tiene conto delle variazioni del tasso di cambio.<br />

L’offerta di fondi. – è ulteriormente diminuito il numero di fondi aperti di diritto<br />

italiano, da 842 a 811. Il calo, interamente ascrivibile ai fondi non armonizzati, riflette<br />

in gran parte operazioni di consolidamento, anche a seguito di riassetti societari.<br />

Per effetto del cospicuo deflusso<br />

di risorse, tuttavia, la dimensione<br />

media dei fondi è ulteriormente<br />

diminuita in tutti i principali<br />

comparti.<br />

Ha invece continuato ad<br />

aumentare il numero di fondi di<br />

diritto estero commercializzati in<br />

Italia: tra questi, quelli riconducibili<br />

a intermediari italiani sono<br />

passati da 834 a 901, quelli istituiti<br />

da gruppi stranieri da 1.923<br />

a 2.025. L’offerta di nuovi fondi<br />

si è concentrata nei comparti<br />

flessibile, azionario e in quelli<br />

specializzati nelle obbligazioni<br />

societarie e nei titoli dei paesi<br />

emergenti.<br />

Figura 18.1<br />

Fondi comuni mobiliari: commissioni totali (1)<br />

(valori percentuali)<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

'01 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11<br />

provvigioni di incentivazione<br />

commissioni totali al netto delle provvigioni di incentivazione<br />

(1) Media semplice delle commissioni totali pagate dai singoli fondi, calcolata come<br />

rapporto percentuale tra le commissioni totali annue e la media annua del<br />

patrimonio netto. Per continuità con i dati del biennio 2001-02, sono escluse le<br />

commissioni a intermediari per la compravendita di titoli. I dati si riferiscono ai<br />

fondi comuni e Sicav armonizzati. I dati relativi agli ultimi 2 anni sono provvisori.<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

BANCA D’ITALIA


Il numero degli ETF quotati presso la borsa italiana, tutti promossi da intermediari<br />

esteri, è aumentato da 480 a 570 unità; il patrimonio complessivo, per la parte di quote<br />

depositate presso la Monte Titoli, è rimasto pressoché stabile, a 17 miliardi. Tra gli ETF,<br />

il numero degli strutturati è passato da 57 a 71 (il patrimonio da 0,8 a 1 miliardo).<br />

La European Securities and Markets Authority (ESMA) ha proposto nel <strong>2011</strong> di introdurre una nuova<br />

classificazione che distingua più nettamente tra ETF semplici e strutturati e tra ETF e altri exchange-traded<br />

products, anche al fine di migliorare la consapevolezza degli investitori sui rischi dei diversi prodotti.<br />

Rispetto agli ETF tradizionali quelli strutturati sono caratterizzati da un’elevata complessità, che in alcuni<br />

casi può ostacolare la corretta comprensione dei costi e dei rischi dell’investimento (cfr. il capitolo 18:<br />

L’attività degli investitori istituzionali nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010); gli exchange-traded products, in<br />

quanto titoli, non godono delle medesime tutele assicurate ai fondi, tra cui la presenza di un intermediario<br />

depositario e una specifica normativa sui limiti alla concentrazione degli investimenti.<br />

Nonostante le difficoltà del mercato, è proseguita l’espansione dei fondi chiusi<br />

immobiliari. Tra il 2003 e il <strong>2011</strong>, il loro numero è cresciuto da 19 a 331 unità. Nello<br />

stesso periodo l’attivo gestito è passato da 5 a 54 miliardi. A questo incremento hanno<br />

concorso in misura rilevante le nuove iniziative nel comparto dei fondi riservati a investitori<br />

qualificati, realizzate per lo più attraverso il conferimento dei portafogli immobiliari<br />

di enti previdenziali, compagnie assicurative e banche. Ha invece continuato a<br />

ridursi l’attivo dei fondi retail, per effetto delle cessioni di immobili da parte dei fondi<br />

prossimi alla scadenza (cfr. capitolo 19: L’azione di vigilanza). Alla fine del <strong>2011</strong> gli<br />

attivi dei fondi riservati erano il 68 per cento del totale, quelli dei fondi retail il 16 per<br />

cento; la parte restante era costituita da fondi speculativi.<br />

A seguito <strong>della</strong> riforma fiscale del maggio <strong>2011</strong>, che ha reso meno favorevole la tassazione per<br />

gli investitori non istituzionali con partecipazioni rilevanti in fondi immobiliari, molti fondi riservati<br />

controllati da singoli investitori sono stati posti in liquidazione. Ciò dovrebbe favorire un processo di<br />

razionalizzazione del settore, con una riduzione del numero dei fondi operativi.<br />

L’industria italiana dei fondi comuni. – Il ruolo degli intermediari nazionali nel<br />

mercato italiano dei fondi comuni continua a ridursi. Sulla base di dati diffusi da Assogestioni<br />

si può stimare che nel 2005 il patrimonio dei fondi aperti facenti capo a gruppi<br />

italiani costituisse circa il 90 per cento delle quote sottoscritte in Italia; nel <strong>2011</strong> questa<br />

percentuale si è ridotta al 73 per cento. Più del 50 per cento del patrimonio riconducibile<br />

a intermediari italiani è relativo a fondi istituiti all’estero; questa quota era pari a<br />

circa il 30 per cento nel 2005. L’erosione delle quote di mercato dell’industria italiana<br />

riflette sia le diverse dinamiche <strong>della</strong> raccolta netta, sia il processo di consolidamento<br />

dell’industria finanziaria in Europa. Alla fine del <strong>2011</strong> i fondi istituiti da gruppi italiani<br />

rappresentavano circa il 5 per cento del patrimonio dei fondi comuni aperti europei.<br />

Il settore dei fondi comuni in Italia ha in parte risentito delle strategie di offerta dei<br />

gruppi bancari che svolgono un ruolo rilevante sia negli assetti proprietari delle società<br />

di gestione del risparmio (SGR) sia nella distribuzione delle quote di fondi comuni. In<br />

alcuni casi, le scelte industriali dei gruppi possono aver limitato l’autonomia e la capacità<br />

di innovazione delle SGR. Alla crisi del settore hanno contribuito in passato alcuni ostacoli<br />

regolamentari, sostanzialmente superati dagli interventi normativi degli ultimi anni<br />

(cfr. il capitolo 17: La gestione del risparmio e gli intermediari non bancari nella <strong>Relazione</strong><br />

sull’anno 2008).<br />

Dal 1° luglio i fondi comuni di diritto italiano sono passati da una tassazione annuale<br />

sul reddito maturato dai singoli fondi a un’imposta gravante sugli investitori nel momento<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

223


224<br />

<strong>della</strong> realizzazione dei proventi, come già accadeva per i fondi di diritto estero commercializzati<br />

in Italia. Un’analisi relativa a un ampio campione di fondi azionari suggerisce che<br />

la riforma <strong>della</strong> tassazione abbia contribuito a ridurre in maniera economicamente e statisticamente<br />

significativa la differenza tra la raccolta dei fondi di diritto italiano e quella dei<br />

fondi di diritto estero. L’analisi tiene conto dell’andamento dei rendimenti, del profilo di<br />

rischio e di altre caratteristiche dei fondi considerati. Le nuove norme, da un lato, rendono<br />

più semplice il confronto tra i rendimenti, al lordo delle imposte, pubblicati dai fondi esteri<br />

e quelli dei fondi italiani; dall’altro, consentono agli investitori di differire nel tempo il pagamento<br />

delle imposte sui risultati del fondo. In futuro, la riforma potrà anche contribuire<br />

a una più efficiente gestione dei portafogli, permettendo ai fondi di riassorbire il risparmio<br />

di imposta accumulato sotto il precedente regime fiscale.<br />

Con l’approvazione delle modifiche alla normativa secondaria da parte <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia e<br />

<strong>della</strong> Consob, lo scorso maggio si è completato il recepimento <strong>della</strong> disciplina comunitaria in materia<br />

di organismi di investimento collettivo del risparmio (UCITS4). Quest’ultima regolamenta il cosiddetto<br />

passaporto europeo, semplifica la commercializzazione dei fondi armonizzati in paesi diversi da quello<br />

di origine e disciplina le fusioni transfrontaliere tra fondi (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza).<br />

Le gestioni patrimoniali<br />

Nel <strong>2011</strong> le gestioni patrimoniali di intermediari italiani (banche, SGR e SIM)<br />

hanno registrato riscatti netti per 16 miliardi, a fronte di una raccolta netta pari a<br />

6 miliardi nell’anno precedente. I deflussi si sono concentrati nel settore retail; sono<br />

stati più intensi tra le gestioni riconducibili a gruppi bancari.<br />

Il valore complessivo delle attività in gestione è sceso da 468 a 439 miliardi, per<br />

effetto sia del deflusso di risorse sia di risultati finanziari mediamente negativi. Alla fine<br />

del <strong>2011</strong>, il 60 per cento del patrimonio faceva capo a banche italiane, direttamente o<br />

per il tramite di SGR controllate; il restante 40 per cento a SIM e a SGR non bancarie.<br />

Le gestioni patrimoniali riconducibili a gruppi bancari italiani hanno registrato un deflusso netto<br />

di risorse pari al 4,3 per cento delle attività gestite, contro lo 0,7 per cento delle altre gestioni; nel 2010 le<br />

due categorie avevano registrato un afflusso netto di risorse rispettivamente pari al 4,4 e all’1,1 per cento.<br />

La raccolta netta delle gestioni facenti capo a intermediari esteri, principalmente<br />

per conto di investitori istituzionali, è stata positiva (3 miliardi; 5 nel 2010). Sulla base<br />

di dati diffusi da Assogestioni, la quota delle gestioni patrimoniali di gruppi esteri sul<br />

totale del patrimonio gestito per conto di residenti è passata dal 2 per cento nel 2005<br />

al 19 per cento nel <strong>2011</strong>, anche a seguito di operazioni di riassetto societario. L’incremento<br />

maggiore si è registrato nelle gestioni connesse con prodotti previdenziali e<br />

assicurativi, dove la quota dei gruppi esteri è aumentata dal 6 al 35 e dal 2 al 23 per<br />

cento, rispettivamente. Il peso dei gruppi esteri nelle gestioni retail è invece rimasto<br />

contenuto, passando dall’1 all’8 per cento.<br />

Nel <strong>2011</strong> le gestioni patrimoniali italiane hanno effettuato considerevoli acquisti<br />

netti di titoli di Stato a medio e a lungo termine, a fronte di vendite nette di attività<br />

estere. Alla fine dell’anno la quota di obbligazioni e titoli pubblici in portafoglio era del<br />

65 per cento; quelle di fondi comuni, in gran parte esteri, e di azioni erano rispettivamente<br />

del 24 e dell’11 per cento.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Nella prima metà degli anni novanta, la quota di titoli di Stato italiani nel portafoglio delle gestioni<br />

patrimoniali era superiore al 70 per cento. Tra il 1996 e il 2000 tale quota si è ridotta progressivamente,<br />

toccando un minimo del 25 per cento; è tornata ad aumentare nel 2007, in connessione con<br />

l’avvio <strong>della</strong> crisi finanziaria, superando il 40 per cento alla fine del <strong>2011</strong>.<br />

Nel <strong>2011</strong> il rendimento delle gestioni italiane, misurato dall’incremento percentuale<br />

del patrimonio netto depurato dal flusso <strong>della</strong> raccolta netta, è stato negativo<br />

(-2,8 per cento, a fronte di un risultato positivo del 2,5 per cento nel 2010), in linea<br />

con quello del complesso dei fondi comuni.<br />

Le compagnie di assicurazione<br />

La raccolta e le riserve tecniche. – La raccolta lorda delle compagnie di assicurazione,<br />

pari a 110 miliardi, è diminuita del 12,5 per cento. Il calo è interamente ascrivibile<br />

al ramo vita (-18,0 per cento), dove il deflusso è stato più accentuato per i prodotti a<br />

elevato contenuto finanziario e per quelli collocati mediante il canale bancario. Nel<br />

ramo danni la raccolta è cresciuta leggermente (1,4 per cento).<br />

Dopo i cospicui afflussi netti di risorse dei due anni precedenti, nel ramo vita<br />

la raccolta al netto di oneri per sinistri e rimborsi è stata sostanzialmente nulla<br />

(fig. 18.2). Il calo è riconducibile, oltre che alle minori sottoscrizioni, ai cospicui disinvestimenti<br />

effettuati dalla clientela prima <strong>della</strong> scadenza dei contratti (74 miliardi,<br />

66 nel 2010), con un picco nell’ultimo trimestre dell’anno. Riscatti netti si sono<br />

registrati per le polizze unit e index-linked e per i prodotti a capitalizzazione. Ha rallentato<br />

la crescita dei prodotti assicurativi<br />

di natura previdenziale.<br />

Figura 18.2<br />

La raccolta nel ramo vita ha<br />

in parte risentito <strong>della</strong> concorrenza<br />

dei prodotti di risparmio<br />

bancari. La quota <strong>della</strong> raccolta<br />

effettuata attraverso gli sportelli,<br />

pur rimanendo elevata, è scesa<br />

dal 61 al 56 per cento, a favore<br />

delle quote dei promotori finanziari<br />

e delle agenzie (passate, rispettivamente,<br />

dal 16 al 18 per<br />

cento e dal 23 al 26); è rimasta<br />

costante la parte relativa a broker<br />

e ad altre forme di vendita<br />

diretta.<br />

100<br />

75<br />

50<br />

25<br />

-25<br />

-50<br />

-75<br />

-100<br />

Raccolta premi del ramo vita<br />

(dati annui; miliardi di euro)<br />

Da un’indagine svolta dalle Filiali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia presso 491 banche risulta che nel<br />

<strong>2011</strong> queste avevano stipulato accordi di distribuzione con 88 compagnie del ramo vita. Sebbene<br />

la rete distributiva bancaria dei prodotti assicurativi sia molto ampia, il suo grado di apertura<br />

rimane limitato: circa il 28 per cento delle banche del campione ha distribuito prodotti di una<br />

sola compagnia (il 36 per cento di due diverse compagnie). Gran parte degli accordi riguardano<br />

inoltre banche e assicurazioni appartenenti allo stesso gruppo: il peso di tali accordi sul totale dei<br />

premi raccolti dagli sportelli bancari ha superato il 60 per cento (era il 40 nel 2010). Le provvigioni<br />

di distribuzione corrisposte dalle compagnie di assicurazione alle banche sono state pari al 2,4<br />

per cento dei premi relativi ai nuovi contratti, in crescita rispetto all’anno precedente.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

0<br />

2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

premi riscatti e altri oneri raccolta netta (1)<br />

Fonte: ANIA.<br />

(1) Premi al netto dei riscatti e degli oneri per sinistri e scadenze.<br />

100<br />

75<br />

50<br />

25<br />

-25<br />

-50<br />

-75<br />

-100<br />

<strong>2011</strong><br />

0<br />

225


226<br />

Le riserve tecniche delle compagnie di assicurazione sono rimaste pressoché stabili,<br />

anche per effetto di rendimenti finanziari modesti. Alla fine del <strong>2011</strong> le riserve del ramo<br />

vita erano pari a 417 miliardi, quelle del ramo danni a 60 miliardi. Nell’anno la quota di<br />

titoli di Stato italiani nel portafoglio delle compagnie è cresciuta di sei punti percentuali,<br />

al 43 per cento; il peso di titoli esteri e quote di fondi comuni si è invece ridotto.<br />

Gli indicatori di mercato e la redditività. – Gli indicatori di mercato riferiti alle sole<br />

compagnie quotate hanno segnalato nel complesso un peggioramento delle prospettive<br />

economiche, tornando ai livelli minimi dall’inizio <strong>della</strong> crisi finanziaria (cfr. Rapporto sulla<br />

stabilità finanziaria, n. 3, 2012). Il fenomeno ha riguardato anche le compagnie degli<br />

altri principali paesi europei. I corsi azionari delle compagnie di assicurazione italiane<br />

sono diminuiti del 24 per cento (-22 per il complesso delle compagnie dell’area dell’euro).<br />

La redditività del ramo vita ha risentito sia <strong>della</strong> debolezza <strong>della</strong> raccolta sia dei<br />

risultati negativi <strong>della</strong> gestione finanziaria. Numerose compagnie si sono avvalse <strong>della</strong><br />

possibilità, prevista da un recente intervento normativo, di non iscrivere in bilancio<br />

eventuali minusvalenze sugli investimenti in titoli di Stato, a fronte <strong>della</strong> costituzione<br />

di riserve indisponibili. La redditività del ramo danni, sebbene penalizzata dalla debolezza<br />

<strong>della</strong> domanda e dagli elevati costi dei sinistri, è stata sostenuta dall’aumento<br />

dei prezzi unitari delle coperture assicurative del comparto <strong>della</strong> responsabilità civile<br />

automobilistica.<br />

Nell’ultimo decennio le imprese di assicurazione italiane hanno registrato una<br />

redditività complessiva inferiore a quella delle compagnie degli altri principali paesi<br />

dell’area. Sulla base dei dati <strong>della</strong> società Bureau van Dijk, tra il 2000 e il 2010 in Italia<br />

il rapporto tra l’utile e il patrimonio netto è stato pari in media al 10 per cento nel<br />

ramo vita (11 per le imprese francesi e tedesche) e al 7 per cento nel ramo danni (13 e 8<br />

per cento, rispettivamente, in Francia e Germania). La redditività ha risentito a partire<br />

dal 2007 dell’evoluzione <strong>della</strong> crisi, per effetto sia dei risultati negativi <strong>della</strong> gestione<br />

finanziaria del ramo vita, sia dell’aumento delle perdite per sinistri; nello stesso periodo<br />

si è registrato anche un aumento significativo del grado di dispersione dei risultati tra<br />

le imprese italiane. In Francia e in Germania il peggioramento <strong>della</strong> redditività e l’aumento<br />

del grado di dispersione sono stati meno pronunciati.<br />

Con l’obiettivo di favorire la concorrenza nel mercato delle assicurazioni, il decreto legge 24 gennaio<br />

2012, n. 1 (cosiddetto “cresci Italia”), ha rafforzato gli obblighi informativi verso la clientela e ha<br />

introdotto l’obbligo per gli agenti, anche se monomandatari, di presentare più preventivi di gruppi assicurativi<br />

concorrenti (due o più nel caso di polizze del ramo vita abbinate all’erogazione di un mutuo;<br />

almeno tre per i prodotti del ramo danni relativi alla circolazione di veicoli e natanti). La nuova normativa,<br />

inoltre, al fine di contenere gli oneri connessi con i risarcimenti nel ramo <strong>della</strong> responsabilità<br />

civile automobilistica, ha inasprito le sanzioni per i comportamenti fraudolenti e ha introdotto l’obbligo<br />

per le compagnie di rendere pubbliche le stime sulla riduzione degli oneri per sinistri derivante dalle<br />

misure adottate per contrastare le frodi.<br />

I fondi pensione<br />

Il patrimonio e gli iscritti. – Le risorse gestite dalle diverse forme pensionistiche<br />

complementari (fondi pensione e piani individuali pensionistici, PIP) sono cresciute<br />

a un ritmo meno sostenuto rispetto agli anni precedenti (9,6 per cento, dal 13,6 nel<br />

2010; tav. 18.6), per effetto dei modesti rendimenti delle gestioni. La raccolta netta,<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


definita come saldo tra contributi e prestazioni, è rimasta stabile, a circa 7 miliardi. Alla<br />

fine del <strong>2011</strong> le attività erano pari a 73 miliardi (4,6 per cento del PIL): il 34 per cento<br />

faceva capo ai fondi negoziali, il 18 ai piani individuali pensionistici, l’11 ai fondi aperti<br />

e la parte restante ai fondi istituiti prima <strong>della</strong> riforma del 1993.<br />

VOCI<br />

Forme pensionistiche complementari: struttura del mercato (1)<br />

(numero di unità e milioni di euro)<br />

Numero fondi (2) Numero iscritti (3) Totale attività<br />

Tavola 18.6<br />

2010 <strong>2011</strong> (4) 2010 <strong>2011</strong> (4) 2010 <strong>2011</strong> (4)<br />

Forme pensionistiche istituite<br />

dopo la riforma del 1993 183 181 4.603.954 4.871.823 41.126 46.828<br />

Fondi negoziali 38 38 2.010.904 1.994.280 22.384 25.272<br />

Fondi aperti 69 67 848.415 881.311 7.533 8.364<br />

Piani individuali pensionistici 76 76 1.744.635 1.996.232 11.209 13.192<br />

Fondi pensione istituiti<br />

prima <strong>della</strong> riforma del 1993 375 363 668.625 664.957 25.735 26.297<br />

Totale 558 544 5.272.579 5.536.780 66.861 73.125<br />

Fonte: elaborazioni su dati Covip.<br />

(1) È escluso il fondo pensione per i dipendenti <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia. Il numero dei fondi e il totale delle attività non includono i dati relativi<br />

a FondInps. – (2) I dati relativi ai piani individuali pensionistici di tipo assicurativo e al totale includono solo le polizze pensionistiche<br />

adeguate al D.lgs. 252/2005. – (3) Al lordo di possibili duplicazioni, ad eccezione di quelle dovute ai soggetti iscritti contemporaneamente<br />

ai PIP adeguati al D.lgs. 252/2005 e ai restanti piani individuali pensionistici. Per i fondi istituiti prima <strong>della</strong> riforma del 1993, i dati sono<br />

stimati. – (4) Dati provvisori.<br />

Il numero complessivo degli iscritti è passato da 5,3 a 5,5 milioni; è tuttavia<br />

ulteriormente aumentato il numero degli iscritti che hanno sospeso i versamenti al<br />

proprio fondo pensione o PIP. Come negli anni precedenti l’andamento delle adesioni<br />

alle diverse forme previdenziali è stato differenziato: mentre gli iscritti ai fondi<br />

pensione si sono ridotti o sono aumentati in misura modesta (-0,8 per cento per i<br />

fondi negoziali e 3,9 per cento per quelli aperti), è rimasta intensa la crescita degli<br />

iscritti ai PIP (14 per cento).<br />

Le differenze tra le dinamiche degli iscritti alle varie forme previdenziali sono in parte riconducibili<br />

alle diverse modalità di distribuzione. I fondi pensione negoziali, istituiti da datori di lavoro e<br />

organizzazioni sindacali, sono privi di una rete di vendita tradizionale; i fondi aperti, promossi in<br />

buona parte da SGR, sono collocati soprattutto dalle banche; i PIP, offerti dalle compagnie assicurative,<br />

vengono collocati principalmente attraverso agenzie e altre forme di vendita diretta e solo per una parte<br />

minoritaria attraverso gli sportelli bancari. Rispetto ai fondi pensione negoziali, dunque, i PIP hanno<br />

potuto contare su una politica distributiva più aggressiva, mentre rispetto ai fondi aperti hanno verosimilmente<br />

risentito in misura minore <strong>della</strong> concorrenza dei prodotti di risparmio bancari.<br />

Il rendimento e i costi. – I risultati finanziari dei fondi pensione hanno risentito<br />

dell’andamento negativo dei mercati. Secondo i dati forniti dalla Covip, il rendimento<br />

medio dei fondi pensione (al netto degli oneri di gestione e di quelli fiscali) è stato<br />

pressoché nullo per i fondi negoziali (0,1 per cento) e negativo per i fondi aperti (-2,4<br />

per cento). I piani individuali pensionistici relativi a prodotti unit-linked, dove è rilevante<br />

il peso dei comparti azionari, hanno registrato un rendimento del -5,7 per cento;<br />

il risultato dei PIP attuati attraverso gestioni separate è stato invece positivo (3,5 per<br />

cento), grazie alla quota elevata di titoli di debito in portafoglio e alla possibilità di<br />

valorizzare le attività al costo storico.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

227


228<br />

I rendimenti sono stati deludenti per tutte le principali linee di investimento offerte dai fondi<br />

pensione. Il valore delle quote si è ridotto per i comparti che investono prevalentemente in titoli azionari<br />

e per le linee bilanciate; ha registrato incrementi modesti per le linee che operano esclusivamente nel<br />

comparto degli strumenti monetari o dei titoli di debito.<br />

I costi gravanti sui sottoscrittori<br />

sono rimasti in media invariati.<br />

Per un periodo di detenzione di<br />

35 anni l’indicatore sintetico di costo<br />

(ISC), che misura la riduzione<br />

del rendimento percentuale annuo<br />

a fronte del complesso dei costi<br />

gravanti sul sottoscrittore (ad eccezione<br />

delle commissioni di incentivazione),<br />

è pari in media allo 0,24<br />

per cento per i fondi negoziali,<br />

all’1,05 per quelli aperti e all’1,61<br />

per i PIP. L’ampio divario tra i costi<br />

delle diverse forme previdenziali è<br />

in parte riconducibile alle differenze<br />

tra le strategie di investimento,<br />

le modalità di adesione e gli assetti<br />

organizzativi. A differenza delle<br />

altre forme previdenziali, i fondi<br />

negoziali operano senza scopo di<br />

lucro, sostengono costi di raccolta<br />

modesti e possono avvalersi di<br />

eventuali contributi alle spese da<br />

parte dei datori di lavoro. Il permanere<br />

di un elevato grado di dispersione<br />

dei costi all’interno <strong>della</strong> stessa<br />

tipologia di prodotto suggerisce,<br />

tuttavia, la rilevanza di altri fattori<br />

che contribuiscono a limitare il<br />

grado di concorrenza tra i fondi,<br />

quale ad esempio la scarsa apertura<br />

delle reti distributive.<br />

Il grado di dispersione dei costi è assai elevato per i PIP e i fondi aperti, più contenuto per i fondi<br />

negoziali (fig. 18.3). Tra i fondi ad adesione collettiva, l’80 per cento dei comparti azionari paga commissioni<br />

comprese tra lo 0,7 e l’1,7 per cento per i fondi aperti e tra lo 0,2 e lo 0,3 per i fondi negoziali.<br />

Nel segmento delle adesioni individuali, gli intervalli vanno dallo 0,8 all’1,7 per cento per i fondi aperti<br />

e dall’1,1 al 2,4 per i PIP. Il grado di dispersione dei costi dei fondi aperti e dei piani individuali pensionistici<br />

risulta elevato anche tra i comparti bilanciati e obbligazionari.<br />

Le politiche di investimento. – La composizione delle attività dei fondi pensione<br />

non ha subito variazioni di rilievo. Alla fine del <strong>2011</strong>, il patrimonio dei fondi istituiti<br />

dopo la riforma del 1993 era investito per il 66 per cento in titoli di Stato e obbligazioni,<br />

per il 28 per cento in titoli azionari e quote di fondi comuni e per la restante parte<br />

in strumenti monetari (tav. 18.7). In presenza di economie di scala che caratterizzano<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

Figura 18.3<br />

Forme pensionistiche complementari:<br />

indicatore sintetico di costo (1)<br />

(valori percentuali)<br />

adesioni collettive<br />

azionario obbligaz.<br />

o<br />

bilanciato<br />

adesioni individuali<br />

azionario obbligaz.<br />

o<br />

bilanciato<br />

garantito azionario obbligaz.<br />

o<br />

bilanciato<br />

fondi pensione negoziali fondi pensione aperti<br />

garantito azionario obbligaz.<br />

o<br />

bilanciato<br />

garantito<br />

fondi pensione aperti piani individuali pensionistici<br />

10°-90° percentile mediana<br />

garantito<br />

Fonte: elaborazioni su dati Mefop spa.<br />

(1) L’indicatore sintetico di costo misura la riduzione del rendimento percentuale<br />

annuo a fronte del complesso dei costi gravanti sul sottoscrittore (ad eccezione<br />

delle commissioni di incentivazione). L’indicatore è riferito a un periodo di accumulazione<br />

di 35 anni. La figura mostra i valori del 10° percentile, <strong>della</strong> mediana<br />

e del 90° percentile <strong>della</strong> distribuzione dell’indicatore relativa ai comparti appartenenti<br />

alle categorie specificate. Per i PIP i comparti garantiti includono quelli<br />

attuati attraverso gestioni separate.<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

BANCA D’ITALIA


le attività di gestione del patrimonio e di controllo dei rischi finanziari, l’adozione di<br />

strategie di investimento più complesse è ostacolata in parte dalla ridotta dimensione<br />

media dei fondi, dovuta sia a uno sviluppo <strong>della</strong> previdenza complementare ancora<br />

limitato, sia a un’elevata frammentazione dell’offerta. Alla fine del <strong>2011</strong> i comparti dei<br />

fondi negoziali avevano un patrimonio medio pari a 224 milioni: la dimensione era più<br />

elevata per i comparti bilanciati e obbligazionari (rispettivamente, 314 e 284 milioni),<br />

minore per quelli azionari (48 milioni). La graduale innovazione delle scelte di portafoglio<br />

potrebbe essere favorita da una revisione <strong>della</strong> disciplina sui limiti agli investimenti<br />

che attenui alcuni vincoli quantitativi sulle attività finanziarie e, al contempo, preveda<br />

un adeguamento degli assetti organizzativi degli operatori.<br />

Lo scorso marzo la Covip ha emanato una normativa contenente indicazioni per una corretta politica<br />

degli investimenti. I fondi pensione dovranno predisporre un documento che definisca la strategia<br />

di investimento adottata, specificando, tra l’altro, gli strumenti finanziari nei quali si intende investire<br />

e il relativo profilo di rischio e rendimento. La nuova normativa prevede, inoltre, che i fondi debbano<br />

dotarsi di una funzione responsabile <strong>della</strong> gestione finanziaria (o del controllo <strong>della</strong> gestione, nei casi<br />

in cui quest’ultima venga delegata), svolta da soggetti con un adeguato livello di professionalità.<br />

VOCI<br />

Fondi pensione ed enti di previdenza: principali attività (1)<br />

(valori di bilancio; consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

2010 <strong>2011</strong> (2)<br />

Fondi pensione Enti di<br />

Istituiti<br />

prima<br />

<strong>della</strong><br />

riforma<br />

del 1993<br />

Istituiti<br />

dopo<br />

la riforma<br />

del 1993<br />

(3)<br />

previdenza<br />

(4)<br />

Tavola 18.7<br />

Fondi pensione Enti di<br />

Istituiti<br />

prima<br />

<strong>della</strong><br />

riforma<br />

del 1993<br />

Istituiti<br />

dopo<br />

la riforma<br />

del 1993<br />

(3)<br />

previdenza<br />

(4)<br />

Liquidità 3.886 2.095 1.791 4.445 3.615 1.894 1.721 4.749<br />

Portafoglio titoli 46.212 17.842 28.370 23.122 50.193 18.372 31.821 23.247<br />

Obbligazioni 30.546 11.318 19.228 13.092 33.560 11.251 22.309 13.590<br />

Azioni 7.392 1.719 5.673 1.404 7.136 1.662 5.474 1.350<br />

Quote di fondi comuni 8.274 4.805 3.469 8.626 9.497 5.459 4.038 8.307<br />

Mutui e altre<br />

attività finanziarie 2.551 2.624 -73 4.578 3.387 3.101 286 5.952<br />

Immobili 3.174 3.174 – 9.970 2.930 2.930 – 9.203<br />

Totale attività 55.823 25.735 30.088 42.115 60.125 26.297 33.828 43.151<br />

Fonte: elaborazioni su dati <strong>Banca</strong> d’Italia, Covip e ADEPP.<br />

(1) La composizione delle attività è parzialmente stimata. – (2) Dati provvisori. – (3) È incluso il fondo pensione per i dipendenti <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> d’Italia. La voce “Mutui e altre attività finanziarie” è al netto delle passività. – (4) Dati riferiti agli enti iscritti all’ADEPP. Le altre<br />

attività finanziarie includono le gestioni patrimoniali. Per il <strong>2011</strong>, dati stimati.<br />

Le iniziative di informazione. – Il decreto legge 6 dicembre <strong>2011</strong>, n. 201 (cosiddetto<br />

“salva Italia”), prevede che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, gli<br />

enti <strong>della</strong> previdenza obbligatoria e le autorità di settore predispongano un programma<br />

annuale di iniziative di informazione su temi pensionistici; esso inoltre dispone<br />

che gli enti gestori forniscano informazioni relative alla posizione previdenziale dei<br />

singoli lavoratori. Queste iniziative potranno contribuire a diffondere tra i lavoratori<br />

la conoscenza <strong>della</strong> normativa e ad accrescere la propensione al risparmio previdenziale.<br />

Studi empirici su dati statunitensi hanno infatti mostrato come il grado di<br />

conoscenza dei temi finanziari sia associato positivamente alla capacità di formulare<br />

piani finanziari di lungo periodo.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

229


230<br />

Nell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane condotta dalla <strong>Banca</strong> d’Italia (IBF) relativa al<br />

2010 è stato chiesto ai lavoratori se avessero pensato a quali potrebbero essere le fonti di sostentamento<br />

<strong>della</strong> propria famiglia dopo il pensionamento e se ritenessero necessario risparmiare per integrare la<br />

propria pensione. Una parte assai elevata dei lavoratori ha dichiarato di non essersi mai posto questo<br />

problema (57 per cento). Questa percentuale è maggiore tra i lavoratori più giovani, quelli appartenenti<br />

alle classi di reddito o di ricchezza più basse, quelli meno istruiti o con minori conoscenze su temi finanziari.<br />

Solo una minoranza di quanti si sono posti il problema dell’adeguatezza <strong>della</strong> propria situazione<br />

previdenziale ritiene di dover accumulare risorse aggiuntive contribuendo a un fondo pensione<br />

o investendo in attività finanziarie (circa il 30 per cento); tra questi, più di un quinto ha dichiarato di<br />

non riuscire a risparmiare quanto desiderato, soprattutto a causa di vincoli di liquidità.<br />

Gli enti di previdenza privati. − Secondo dati forniti dall’associazione di categoria<br />

(ADEPP) e relativi a 19 enti, nel 2010 la raccolta netta delle Casse, che erogano prestazioni<br />

di previdenza obbligatoria in prevalenza a liberi professionisti, è stata di 2,8<br />

miliardi (1,9 nel 2005): i contributi sono stati pari a 7,5 miliardi e le prestazioni a 4,7.<br />

Alla fine dell’anno gli iscritti contribuenti erano circa 1,7 milioni, l’11 per cento in più<br />

rispetto al 2005.<br />

Gli enti di previdenza privati, pur perseguendo finalità pubbliche, godono di autonomia gestionale,<br />

organizzativa e contabile. La normativa dispone che gli enti debbano garantire l’equilibrio di<br />

bilancio in un orizzonte temporale pluriennale (non inferiore a 30 anni) e che a tal fine redigano<br />

un bilancio tecnico attuariale. In presenza di una grave situazione di squilibrio i ministeri vigilanti<br />

possono affidare l’amministrazione dell’ente a un commissario straordinario e, in caso di prolungata<br />

permanenza di tale situazione, a un commissario liquidatore. Il decreto legge del 6 luglio <strong>2011</strong>, n. 98,<br />

ha attribuito alla Covip il compito di vigilare sugli investimenti e sulla composizione del patrimonio<br />

degli enti.<br />

Il citato decreto “salva Italia” ha disposto che gli enti di previdenza privati debbano adottare misure<br />

volte ad assicurare l’equilibrio tra entrate contributive e spese per prestazioni pensionistiche secondo<br />

bilanci tecnici riferiti a un arco temporale di 50 anni. In assenza di tale condizione gli enti dovranno<br />

introdurre un contributo biennale di solidarietà a carico dei pensionati e, se utilizzano un sistema di<br />

calcolo delle prestazioni di tipo retributivo, dovranno passare al sistema contributivo secondo un regime<br />

pro quota.<br />

Alla fine del 2010 il patrimonio complessivo degli enti iscritti all’ADEPP era di<br />

circa 42 miliardi, pari al 2,7 per cento del PIL. Circa un quarto del patrimonio era<br />

investito in attività immobiliari, la restante parte in titoli e altre attività finanziarie. La<br />

quota di titoli di debito nel portafoglio era di oltre il 40 per cento, di cui i due quinti<br />

erano costituiti da obbligazioni societarie e oltre un quarto da titoli strutturati; la quota<br />

di azioni e fondi comuni era pari a poco più del 30 per cento; il resto era investito principalmente<br />

in gestioni patrimoniali, strumenti monetari e altre attività.<br />

Gli enti previdenziali sono tra i principali sottoscrittori di quote di fondi comuni<br />

immobiliari. Le operazioni più rilevanti sono state realizzate attraverso il conferimento<br />

del patrimonio immobiliare degli enti a un operatore professionale, con l’obiettivo di<br />

aumentare il valore degli attivi ceduti attraverso una gestione più efficiente. Alla fine<br />

del <strong>2011</strong> la quota del patrimonio netto dei fondi sottoscritta dagli enti previdenziali, sia<br />

pubblici sia privati, rappresentava il 22 per cento del patrimonio dei fondi immobiliari.<br />

Sono state sottoscritte quote di 50 fondi, gestiti da 20 SGR specializzate; in circa il 40<br />

per cento dei casi gli enti costituiscono l’unico partecipante del fondo.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


19. L’AZIONE DI VIGILANZA<br />

Nel <strong>2011</strong> e nei primi mesi di quest’anno l’azione di vigilanza sul sistema bancario e<br />

finanziario condotta dalla <strong>Banca</strong> d’Italia ha continuato a concentrarsi sulle conseguenze<br />

dei turbolenti andamenti macroeconomici e finanziari sull’esposizione ai rischi degli intermediari,<br />

sul loro grado di adeguatezza patrimoniale, sui loro livelli di redditività.<br />

I risultati dell’attività di controllo a distanza e gli esiti degli accertamenti ispettivi<br />

hanno rilevato il peggioramento dei profili di rischio, in particolare per quelli di credito e<br />

di liquidità. Specifica attenzione è stata dedicata all’analisi <strong>della</strong> governance e agli assetti<br />

organizzativi degli intermediari, il cui miglioramento rappresenta una leva fondamentale<br />

per rafforzare la solidità e la capacità di affrontare scenari avversi.<br />

I progressi finora compiuti dagli intermediari sul fronte del rafforzamento patrimoniale<br />

e del miglioramento del processo di controllo e gestione dei rischi, anche grazie<br />

all’azione <strong>della</strong> Vigilanza, sono segno che le difficoltà sperimentate nel corso <strong>della</strong> crisi<br />

possono essere superate senza pregiudizio per la complessiva tenuta del sistema.<br />

L’attività di controllo sulle banche<br />

Nel <strong>2011</strong> gli esiti del processo di controllo prudenziale hanno mostrato un incremento<br />

dei gruppi bancari che presentano elementi di problematicità (giudizio nell’area<br />

sfavorevole), per i quali sono state chieste misure correttive con riferimento alla complessiva<br />

situazione aziendale; il numero delle relative lettere di intervento è aumentato <strong>della</strong><br />

metà rispetto al 2010.<br />

Con riferimento ai singoli profili di anomalia, le analisi condotte hanno rilevato l’accentuarsi dei<br />

rischi di liquidità e il calo <strong>della</strong> redditività; quest’ultimo è anche il riflesso di un modello di operatività<br />

– tipico delle banche italiane – incentrato sulla tradizionale attività di intermediazione creditizia, più<br />

esposto al deterioramento del quadro macroeconomico.<br />

Al fine di accrescere l’efficacia dell’azione di vigilanza, sono state potenziate le sinergie<br />

tra le analisi a distanza e gli accertamenti ispettivi, rafforzati gli scambi informativi con le<br />

altre funzioni dell’Istituto, in particolare con le Aree <strong>Banca</strong> centrale e Ricerca economica. È<br />

stato inoltre intensificato il confronto con gli intermediari vigilati, anche attraverso incontri<br />

volti ad approfondire l’esame di profili aziendali e a sensibilizzare le banche su specifiche<br />

tematiche.<br />

Le linee di intervento sui principali rischi. – Le verifiche sull’esposizione alle diverse tipologie<br />

di rischio hanno fatto crescente ricorso al confronto tra i modelli di analisi utilizzati dalla<br />

Vigilanza e le metodologie gestionali impiegate dagli intermediari; in molti casi sono stati<br />

chiesti affinamenti negli strumenti e un rafforzamento delle strutture di risk management.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

231


232<br />

Particolare attenzione è stata riservata all’evoluzione <strong>della</strong> qualità del portafoglio creditizio;<br />

il numero degli incontri sul tema con gli esponenti aziendali è quasi raddoppiato<br />

rispetto al 2010. Gli approfondimenti condotti in sede ispettiva sul portafoglio in bonis<br />

caratterizzato da segnali di anomalia hanno consentito di evitare improprie classificazioni<br />

e di identificare margini di miglioramento nei processi creditizi, specie nella valutazione<br />

e nel monitoraggio degli affidamenti.<br />

Il presidio del rischio di liquidità è stato intensificato nella seconda metà del <strong>2011</strong>,<br />

in concomitanza con la fase più acuta <strong>della</strong> crisi del debito sovrano, che ha drasticamente<br />

ridotto l’accesso ad alcuni canali di provvista. Ove necessario, la Vigilanza ha fatto ricorso<br />

a lettere di intervento ai vertici aziendali per chiedere l’adozione di tempestive azioni<br />

correttive. A seguito delle misure straordinarie varate dall’Eurosistema e dell’introduzione<br />

delle garanzie pubbliche sulla raccolta delle banche, che hanno significativamente migliorato<br />

la posizione di liquidità, l’attenzione <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia si è focalizzata, tra l’altro,<br />

sugli interventi che gli intermediari devono adottare per accrescere, nel medio periodo, la<br />

quota più stabile <strong>della</strong> raccolta.<br />

I timori sui debitori sovrani hanno determinato un incremento dei rischi di mercato. Per il monitoraggio<br />

la Vigilanza ha utilizzato anche le rilevazioni periodiche sui rischi di mercato e sul rischio di tasso<br />

di interesse del banking book basate su dati gestionali dei principali gruppi bancari. Relativamente al<br />

rischio di tasso, gli approfondimenti avviati nel 2010 sulle modalità di misurazione dell’esposizione sono<br />

stati progressivamente estesi anche ai gruppi di medie dimensioni.<br />

Nell’attuale contesto cresce la rilevanza del rischio strategico: è necessario per le banche<br />

percepire e rispondere tempestivamente ai cambiamenti dello scenario di mercato,<br />

adattando e innovando i modelli di business. Le banche sono state pertanto sollecitate<br />

a potenziare le capacità di pianificazione strategica e l’efficacia del processo decisionale,<br />

attraverso un miglioramento <strong>della</strong> governance e la puntuale definizione di obiettivi in<br />

termini di complessiva assunzione di rischi.<br />

Il controllo dei modelli interni per la quantificazione dei requisiti patrimoniali a fronte<br />

dei rischi di primo pilastro. – È stata recentemente avviata, presso i principali gruppi<br />

bancari dotati di modelli per la misurazione del rischio di credito convalidati, un’analisi<br />

comparativa diretta a individuare difformità nel calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte<br />

di attivi a rischio con analoghe caratteristiche. Il progetto consentirà di contribuire alle<br />

analisi avviate dal Comitato di Basilea per evidenziare diversità a livello internazionale<br />

nella regolamentazione e nelle metodologie di calcolo delle attività di rischio ponderate.<br />

I controlli hanno riguardato sia le analisi di adeguatezza dei modelli già autorizzati<br />

sia quelle di pre-convalida; nella prima parte del 2012 due gruppi bancari sono stati autorizzati<br />

all’utilizzo di modelli interni a fini prudenziali. L’attività si è estesa alla convalida<br />

dei modelli di Incremental Risk Charge (IRC) e All Price Risk (APR), volti a stimare la<br />

perdita potenziale massima che potrebbe derivare, tra l’altro, dal rischio di inadempienza<br />

(default) o di downgrading dell’emittente; i corrispondenti requisiti patrimoniali aggiuntivi<br />

introdotti dal Comitato di Basilea sulle esposizioni in titoli di debito o strumenti<br />

equivalenti incluse nel trading book sono entrati in vigore alla fine del <strong>2011</strong>.<br />

Per un gruppo bancario e due filiazioni estere sono state avviate le attività di pre-convalida dei sistemi<br />

interni sul rischio di credito. Per i maggiori due gruppi bancari sono iniziati i lavori di pre-convalida<br />

dei modelli interni per il rischio di controparte, alla luce delle modifiche che saranno apportate a seguito<br />

<strong>della</strong> prossima attuazione <strong>della</strong> direttiva CRD4 (Capital Requirements Directive).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


La dimensione e l’internazionalizzazione dei gruppi bancari influenzano il grado di<br />

complessità dell’attività di supervisione dei modelli, che a tal fine possono essere classificati<br />

in due macro famiglie: sistemi group wide, sviluppati e gestiti a livello centrale sotto la<br />

responsabilità <strong>della</strong> capogruppo e adottati in modo uniforme presso tutte le filiazioni; sistemi<br />

local, sviluppati e gestiti in autonomia dalle singole controllate, con la supervisione<br />

<strong>della</strong> capogruppo. Nell’ultimo anno la Vigilanza ha rafforzato gli sforzi di coordinamento<br />

con le autorità estere per soddisfare i rispettivi fabbisogni informativi e condividere le<br />

valutazioni effettuate sui modelli group wide e local.<br />

Il rafforzamento del patrimonio e <strong>della</strong> redditività. – È continuata l’azione di stimolo<br />

nei confronti delle banche per elevare i livelli di patrimonializzazione, soprattutto nelle<br />

componenti di migliore qualità, caratterizzate da una maggiore capacità di assorbimento<br />

delle perdite. L’esigenza di proseguire il percorso di rafforzamento del capitale ha tenuto<br />

conto, oltre che degli esiti del processo di revisione e valutazione prudenziale, dell’ormai<br />

prossima entrata in vigore di Basilea 3. Sulla base dei livelli di rischio di primo e<br />

secondo pilastro evidenziati dagli intermediari nell’ICAAP (Internal Capital Adequacy<br />

Assessment Process) e delle ulteriori analisi effettuate, la Vigilanza ha chiesto agli organi<br />

aziendali di adottare le iniziative di capital management necessarie a mantenere (trigger<br />

ratio) ovvero raggiungere (target ratio) livelli di tier 1 ratio superiori ai minimi regolamentari.<br />

Per i maggiori gruppi bancari è stato altresì monitorato l’adeguamento alla raccomandazione<br />

<strong>della</strong> European Banking Authority (EBA) dello scorso dicembre. In presenza<br />

di situazioni di debolezza sul piano patrimoniale, gli intermediari sono stati sollecitati a<br />

destinare a riserva l’intero utile di esercizio e a contenere, ovvero azzerare, la componente<br />

variabile <strong>della</strong> remunerazione del personale (cfr. il paragrafo: La normativa nazionale).<br />

L’ICAAP, pur evidenziando taluni progressi, presenta ancora margini di miglioramento, soprattutto<br />

in termini di maggiore integrazione nella complessiva gestione aziendale; gli scenari di stress ipotizzati<br />

dalle banche vanno resi sempre più coerenti con le caratteristiche operative e le specificità degli intermediari.<br />

Per i gruppi bancari facenti parte di conglomerati è stato potenziato il coordinamento con le altre<br />

autorità, sia nell’analisi <strong>della</strong> situazione patrimoniale complessiva sia nella valutazione delle interrelazioni<br />

tra i rischi delle diverse componenti del conglomerato.<br />

Il mantenimento di adeguati livelli di redditività è condizione necessaria per alimentare<br />

l’autofinanziamento, canale primario di rafforzamento patrimoniale. La Vigilanza<br />

ha in più occasioni esortato gli intermediari a intensificare gli sforzi per elevare i livelli di<br />

efficienza operativa, anche attraverso una semplificazione e razionalizzazione delle strutture<br />

societarie e delle reti distributive; ulteriori margini di recupero possono provenire<br />

dall’auspicato miglioramento delle capacità di gestione dei rischi, ad esempio in termini<br />

di riduzione delle perdite dovute a rischi operativi.<br />

Governance, assetti organizzativi e di controllo, remunerazioni. – La Vigilanza ha sollecitato<br />

un innalzamento <strong>della</strong> qualità degli organi amministrativi, al cui interno devono<br />

essere presenti competenze individuali e collettive adeguate alle dimensioni e alle caratteristiche<br />

operative di ciascuna banca; gli organi sono stati richiamati a svolgere un ruolo<br />

più attivo, anche attraverso un maggiore confronto con le principali funzioni aziendali,<br />

in primo luogo con il risk management.<br />

Per favorire l’innalzamento <strong>della</strong> qualità degli organi amministrativi, la Vigilanza ha recentemente<br />

richiesto agli intermediari di effettuare un’autovalutazione dell’adeguatezza quali-quantitativa degli organi<br />

amministrativi rispetto a quella necessaria per l’efficace adempimento del mandato. Miglioramenti <strong>della</strong><br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

233


234<br />

corporate governance sono stati altresì sollecitati richiamando le banche ad allineare gli statuti alle migliori<br />

soluzioni organizzative presenti sul mercato, rilevate nell’ambito di un’analisi svolta dalla Vigilanza stessa.<br />

Agli intermediari è stato chiesto di proseguire nell’azione di miglioramento degli assetti<br />

organizzativi, mediante una più chiara distinzione dei compiti e delle responsabilità,<br />

una più proficua e trasparente dialettica tra le funzioni di gestione e controllo, un rafforzamento<br />

del grado di autorevolezza e indipendenza delle funzioni di controllo interno,<br />

soprattutto con riferimento all’internal audit e al risk management.<br />

Con l’entrata in vigore delle disposizioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia in materia di remunerazione<br />

del personale – che hanno recepito le prescrizioni contenute nella direttiva UE<br />

24 novembre 2010, n. 76 (CRD3) e le linee guida emanate dall’EBA – il relativo quadro<br />

normativo si è consolidato. L’analisi del processo di allineamento degli intermediari alla<br />

regolamentazione di vigilanza ha evidenziato un sostanziale rispetto, pur in presenza di<br />

aree suscettibili di miglioramento, relativamente alle modalità di identificazione del personale<br />

che può influire sull’assunzione di rischi (risk takers) e alla fissazione di obiettivi<br />

corretti per i rischi. Politiche e prassi di remunerazione sono state oggetto di approfondimento<br />

anche nell’ambito di accertamenti ispettivi, con particolare riferimento alle modalità<br />

di incentivazione delle reti commerciali.<br />

La vigilanza sui gruppi internazionali di matrice italiana e sulle filiazioni estere. –<br />

I lavori dei collegi ai quali partecipa la <strong>Banca</strong> d’Italia si sono concentrati sulla realizzazione<br />

del primo JRAD (Joint Risk Assessment and Decision), ovvero del processo con il<br />

quale nel corso del <strong>2011</strong> i gruppi bancari cross-border sono stati valutati in modo congiunto<br />

dalle autorità home e host. Si sono riscontrate difficoltà nel pervenire a valutazioni<br />

unitarie dei gruppi e delle loro componenti nazionali; tali difficoltà sono riconducibili<br />

sia all’utilizzo, da parte delle autorità di vigilanza coinvolte, di criteri e metodologie<br />

non uniformi, sia alla rilevanza che, soprattutto per i due gruppi a maggiore vocazione<br />

internazionale, alcune loro controllate hanno nei mercati esteri in cui operano. Alle controllate<br />

più rilevanti nei paesi host, infatti, vengono sovente applicati requisiti prudenziali<br />

più stringenti di quelli ordinari, anche a motivo di prassi di supervisione o di normative<br />

locali.<br />

Le attività di vigilanza svolte sulle filiazioni italiane di banche estere hanno rilevato<br />

l’esigenza di un rafforzamento <strong>della</strong> dotazione patrimoniale e di un miglioramento <strong>della</strong><br />

posizione di liquidità. L’azione di intervento, che si è avvalsa del confronto con le autorità<br />

home e con le capogruppo, ha riguardato anche la richiesta di modifiche alle politiche<br />

di remunerazione e di un potenziamento dei presidi volti ad assicurare il rispetto <strong>della</strong><br />

normativa antiriciclaggio.<br />

La vigilanza sulle banche specializzate. – Il protrarsi <strong>della</strong> crisi ha avuto riflessi negativi<br />

sulla quasi generalità degli intermediari specializzati. Per le banche attive nella sola erogazione<br />

di credito, l’azione di vigilanza si è concentrata sulla qualità del portafoglio e sui problemi<br />

di funding. Per le banche che operano nei servizi di investimento è stata oggetto di particolare<br />

attenzione l’esposizione a nuove forme di rischio; la riduzione dei margini commissionali<br />

– determinata dallo spostamento <strong>della</strong> raccolta dal settore del risparmio gestito a quello<br />

del risparmio amministrato – ha infatti spinto questi intermediari a ricercare nuove fonti di<br />

reddito attraverso lo sviluppo dell’attività creditizia a favore dei maggiori clienti.<br />

La vigilanza sulle banche decentrate. – Nel <strong>2011</strong> la situazione del sistema bancario<br />

decentrato (intermediari di dimensione contenuta operanti in ambito prevalentemen-<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


te regionale o interregionale, la cui supervisione è condotta dalle Filiali dell’Istituto) ha<br />

mostrato segnali di deterioramento. La capacità di reddito, penalizzata dall’accresciuta<br />

rischiosità del credito e da difficoltà di funding, è uno degli aspetti di maggiore vulnerabilità<br />

degli intermediari di minore dimensione, caratterizzati da un’elevata dipendenza del<br />

conto economico dal margine di interesse e da costi operativi particolarmente rigidi. La<br />

dotazione patrimoniale si conferma quale principale punto di forza, come emerge anche<br />

dalle prime stime dell’impatto di Basilea 3 relative alle banche di credito cooperativo<br />

(BCC), componente maggioritaria del sistema bancario decentrato.<br />

Simulando alla data di dicembre 2010 la piena attuazione delle nuove regole, le esigenze di capitale<br />

di qualità primaria (rispetto a un obiettivo pari al 7 per cento di common equity tier 1 ratio) sarebbero<br />

trascurabili e concentrate su un numero assai esiguo di intermediari. Con riguardo alla disponibilità<br />

del buffer di attività prontamente liquidabili, l’analisi – riferita a un campione di 142 BCC – mostra un<br />

surplus per una larga parte del campione; alcuni intermediari registrerebbero invece un deficit.<br />

L’azione di vigilanza delle Filiali si è focalizzata sull’evoluzione <strong>della</strong> qualità degli impieghi<br />

e ha sollecitato le banche ad affinare la pianificazione strategica, anche allo scopo<br />

di ricercare margini di miglioramento dell’efficienza operativa e una razionalizzazione dei<br />

costi di struttura. Sono stati inoltre intensificati i controlli sulle condizioni di liquidità<br />

delle banche che presentavano segnali di tensione, successivamente attenuati mediante il<br />

ricorso all’emissione di passività garanzie dallo Stato.<br />

A dicembre del <strong>2011</strong> la <strong>Banca</strong> d’Italia ha approvato lo statuto del Fondo di garanzia<br />

istituzionale (FGI), uno schema di tutela contro i rischi di illiquidità e di insolvenza delle<br />

BCC aderenti. In vista del suo riconoscimento a fini prudenziali proseguono gli approfondimenti<br />

sui sistemi di classificazione e monitoraggio dei rischi di cui il Fondo si sta dotando.<br />

L’attività ispettiva. – Gli accertamenti ispettivi sono stati indirizzati principalmente a<br />

valutare l’esposizione al rischio di credito e di liquidità; è stata analizzata attentamente anche<br />

la funzionalità degli indirizzi strategici e di governance. Particolare enfasi è stata riservata alla<br />

qualità dei processi di selezione, erogazione, gestione e recupero del credito. Ispezioni mirate<br />

sul profilo <strong>della</strong> liquidità sono state svolte contestualmente presso più gruppi bancari, analizzando<br />

anche i relativi processi di governo e gestione; gli accessi si sono intensificati nella<br />

fase più acuta <strong>della</strong> crisi del debito sovrano. Al fine di potenziarne l’efficacia, le verifiche sui<br />

profili di conformità (antiriciclaggio, trasparenza e correttezza nei rapporti con la clientela)<br />

sono state integrate e coordinate con le tradizionali ispezioni prudenziali.<br />

Nel <strong>2011</strong> gli accertamenti su banche (169, a fronte dei 159 del 2010) hanno registrato una prevalenza<br />

dei controlli a spettro esteso (125), a cui si sono affiancate 27 ispezioni mirate, 3 di follow-up, 5 tematiche sul<br />

portafoglio in bonis con segnali di anomalia e 9 per il riconoscimento a fini prudenziali dei modelli interni.<br />

I risultati degli accertamenti, che hanno visto crescere il peso dei giudizi sfavorevoli, hanno registrato il peggioramento<br />

dei profili di rischio di credito e di liquidità.<br />

L’attività di controllo sugli intermediari non bancari<br />

L’attività di controllo nei confronti delle SGR. – Negli ultimi mesi del <strong>2011</strong> le tensioni<br />

sul debito sovrano e il peggioramento delle prospettive di crescita economica hanno accentuato<br />

l’avversione al rischio degli investitori, le cui scelte di investimento hanno penalizzato<br />

il settore dei fondi comuni. Il comparto del risparmio gestito – che già soffriva di<br />

problemi strutturali – è stato inoltre influenzato dalla necessità per le banche, principale<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

235


236<br />

canale distributivo dei fondi, di far fronte alle proprie difficoltà di funding (cfr. il capitolo<br />

18: L’attività degli investitori istituzionali).<br />

Nel settore dei fondi aperti le incertezze sulle prospettive di ripresa dei volumi hanno<br />

fatto emergere problemi di posizionamento strategico e di mantenimento degli equilibri<br />

tecnici soprattutto per gli intermediari di minore dimensione. Nel corso del <strong>2011</strong> sono<br />

state realizzate o avviate numerose operazioni straordinarie con l’obiettivo di razionalizzare<br />

gli assetti societari e di gruppo o di assicurare l’ordinata uscita dal mercato di operatori<br />

marginali attraverso la cessione di rami di azienda.<br />

La numerosità dei riassetti societari realizzati negli ultimi anni, anche a seguito <strong>della</strong><br />

crisi, ha richiesto attenzione da parte <strong>della</strong> Vigilanza nel vaglio delle iniziative; hanno assunto<br />

rilievo, in particolare, la valutazione <strong>della</strong> qualità dei soggetti interessati a entrare nel<br />

capitale delle SGR, la robustezza dei piani di acquisizione, la sostenibilità dei programmi<br />

di attività, l’adeguatezza dei presidi adottati a tutela degli interessi dei partecipanti ai fondi.<br />

L’entrata in vigore <strong>della</strong> direttiva CE 13 luglio 2009, n. 65 (UCItS4), che prevede tra l’altro la possibilità<br />

per le società di gestione comunitarie di istituire fondi armonizzati in altri Stati membri, può favorire<br />

un ampliamento <strong>della</strong> gamma dell’offerta e un innalzamento <strong>della</strong> concorrenza, stimolando la domanda<br />

di servizi di gestione del risparmio da parte delle famiglie.<br />

Nel comparto dei fondi chiusi l’operatività è stata condizionata dalla ridotta disponibilità<br />

di finanziamenti bancari e dall’atteggiamento cauto degli investitori istituzionali<br />

e privati, in particolare di quelli esteri. Il difficile contesto macroeconomico ha inciso<br />

altresì sulla valorizzazione dei portafogli in gestione e ha depresso le aspettative di rendimento<br />

per i sottoscrittori. L’approssimarsi dei termini di scadenza di alcuni fondi chiusi,<br />

in particolare di quelli rivolti alla clientela al dettaglio, richiede ai gestori di scegliere se<br />

rispettarne l’originaria scadenza, procedendo alla dismissione di una quota rilevante del<br />

portafoglio in una fase del mercato poco favorevole o prorogarne la durata originaria,<br />

nell’attesa di condizioni di mercato migliori.<br />

Si tratta di una scelta di natura gestionale, di competenza <strong>della</strong> SGR, in possesso delle necessarie<br />

informazioni sulle caratteristiche di liquidabilità del portafoglio del fondo alla luce <strong>della</strong> situazione di<br />

mercato. In questi casi l’intervento <strong>della</strong> Vigilanza è circoscritto al riscontro del rispetto delle procedure<br />

prescritte dal dettato regolamentare per la modifica <strong>della</strong> durata del fondo e alla verifica <strong>della</strong> ragionevolezza,<br />

completezza e attendibilità delle motivazioni addotte dalla SGR circa l’effettiva esistenza dell’interesse<br />

dei partecipanti alla proroga <strong>della</strong> durata.<br />

La Vigilanza ha richiamato i gestori a pianificare con attenzione la liquidazione dei<br />

portafogli dei fondi, con modalità e tempi coerenti con la durata originaria dei prodotti.<br />

Il settore del private equity ha risentito <strong>della</strong> volatilità dei mercati finanziari e <strong>della</strong><br />

prolungata stagnazione dell’economia. Numerosi operatori hanno avuto difficoltà a<br />

realizzare i business plan originari o a lanciare nuovi fondi; le consistenti svalutazioni effettuate<br />

a partire dal 2008 hanno sostanzialmente annullato i guadagni accumulati dall’avvio<br />

dell’operatività. L’attività <strong>della</strong> Vigilanza è stata rivolta al monitoraggio delle azioni correttive<br />

intraprese dagli intermediari; in particolare, sono state valutate la credibilità e la coerenza<br />

dei progetti di rilancio o la predisposizione di piani ordinati di chiusura delle attività.<br />

Il comparto dei fondi immobiliari, in cui l’offerta ha continuato a svilupparsi soprattutto<br />

nel segmento dei fondi riservati a investitori qualificati, grazie al conferimento<br />

di portafogli immobiliari di enti previdenziali, assicurazioni e banche, ha sofferto per la<br />

debolezza del mercato, le difficoltà nell’accesso ai finanziamenti e l’accresciuta avversione<br />

al rischio da parte degli operatori.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Alcuni fondi immobiliari riservati e speculativi sono connotati da tensioni finanziarie; essi rappresentano<br />

poco più del 6 per cento del totale dell’attivo del comparto e sono gestiti sia da società leader del<br />

settore sia da operatori di ridotta dimensione che stentano a superare la fase di avvio dell’attività. L’azione<br />

di vigilanza nei confronti di questi intermediari è stata intensa: per le situazioni più problematiche è<br />

stato adottato il provvedimento restrittivo all’istituzione e all’avvio di nuovi fondi. Gli interventi posti in<br />

essere dagli intermediari interessati da provvedimenti restrittivi sono monitorati con attenzione, al fine<br />

di valutare la sussistenza delle condizioni per il riavvio dell’operatività ovvero definire le ulteriori misure<br />

necessarie per favorire la soluzione delle criticità.<br />

Nel settore dei fondi immobiliari la <strong>Banca</strong> d’Italia ha continuato a promuovere il<br />

rafforzamento delle strutture aziendali, l’innalzamento del livello di professionalità delle<br />

gestioni e il potenziamento dei sistemi di controllo, quali condizioni irrinunciabili per<br />

lo sviluppo dell’operatività aziendale; diverse SGR, tenuto anche conto dell’evoluzione<br />

in atto nel quadro normativo di riferimento, hanno realizzato o stanno considerando la<br />

possibilità di realizzare operazioni di aggregazione.<br />

La ridefinizione <strong>della</strong> nozione di fondo comune di investimento – che richiama i principi dell’autonomia<br />

delle SGR e <strong>della</strong> pluralità degli investitori quali condizioni per assicurare lo svolgimento di una<br />

effettiva attività di intermediazione – e il nuovo trattamento fiscale dei fondi immobiliari – che prevede<br />

per i soli investitori non istituzionali che detengano partecipazioni superiori al 5 per cento un regime di<br />

trasparenza fiscale analogo a quello esistente per le società di persone – hanno fatto venir meno l’incentivo<br />

a diversi progetti promossi e determinato la messa in liquidazione di numerosi fondi. Gli operatori interessati,<br />

soprattutto se di dimensione contenuta, potrebbero riconsiderare le proprie scelte di posizionamento<br />

strategico, valutando ipotesi di aggregazione o di uscita dal mercato.<br />

L’attività di controllo nei confronti delle SIM. – Le tensioni dei mercati finanziari hanno<br />

accentuato il divario fra un limitato numero di SIM, con strategie di sviluppo consolidate<br />

e buone capacità di gestire possibili cadute del volume d’affari, e il resto del sistema,<br />

caratterizzato da intermediari di piccola dimensione che si adattano con difficoltà alla fase<br />

congiunturale negativa.<br />

L’azione di vigilanza si è concentrata sulle situazioni aziendali caratterizzate da profili<br />

di vulnerabilità, stimolando gli organi di governo all’adozione di più efficaci strategie e di<br />

un assetto di governance e organizzativo adeguato alla complessità operativa e all’esposizione<br />

ai vari fattori di rischio; tali interventi hanno fatto seguito anche alle risultanze degli<br />

accertamenti ispettivi, che hanno evidenziato debolezze nel disegno strategico e nell’attività<br />

di pianificazione commerciale. La contrazione dei volumi operativi e le pressioni sul<br />

fronte <strong>della</strong> redditività hanno reso necessaria la definizione di interventi di riposizionamento<br />

strategico e la realizzazione di misure di rafforzamento patrimoniale, che talvolta<br />

hanno dato origine a riassetti dell’azionariato.<br />

La ricerca di economie di scala ha determinato numerose aggregazioni, anche attraverso<br />

l’incorporazione di alcune SIM in altri intermediari, generalmente riconducibili al<br />

medesimo gruppo bancario di appartenenza; in alcuni casi il deterioramento <strong>della</strong> situazione<br />

aziendale ha comportato l’uscita dal mercato.<br />

A circa quattro anni dal recepimento <strong>della</strong> direttiva relativa ai mercati degli strumenti finanziari<br />

(MiFID), che ha ricompreso la consulenza tra i servizi di investimento, è stata condotta un’analisi<br />

sul comparto delle SIM autorizzate al solo servizio di consulenza in materia di investimenti (pari<br />

a circa un quarto del totale delle SIM iscritte all’albo), con l’obiettivo di approfondire le caratteristiche<br />

operative e i profili maggiormente problematici. Si tratta di intermediari di dimensione contenuta, che<br />

operano senza detenere liquidità né strumenti finanziari <strong>della</strong> clientela e pertanto soggetti a requisiti<br />

patrimoniali contenuti e a requisiti meno stringenti sotto il profilo organizzativo; i volumi operativi<br />

sono concentrati nei due maggiori intermediari, con un business rivolto principalmente a clientela<br />

istituzionale. I controlli <strong>della</strong> Vigilanza si sono focalizzati sulle difficoltà nel conseguire l’equilibrio <strong>della</strong><br />

gestione economica e sui ridotti margini patrimoniali rispetto ai requisiti richiesti. In vista dell’at-<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

237


238<br />

teso ampliamento dei soggetti ammessi alla prestazione del servizio di consulenza (previsto dagli<br />

artt. 18-bis e ter del tUF), le SIM, che hanno in prevalenza escluso la loro cancellazione dall’albo, hanno<br />

auspicato che sia garantita una situazione di effettiva parità concorrenziale con i nuovi operatori.<br />

L’attività di controllo nei confronti degli intermediari ex art. 107 TUB. – L’azione di<br />

vigilanza si è focalizzata sul comparto del credito alle famiglie nonché sugli intermediari<br />

che maggiormente hanno risentito <strong>della</strong> debolezza del quadro congiunturale. Sono stati<br />

inoltre avviati approfondimenti sugli strumenti di controllo del rischio di liquidità; sulla<br />

base dei risultati di uno specifico monitoraggio, rivolto a un campione di intermediari<br />

finanziari individuati in base ai volumi di attività, è stato avviato un confronto con i responsabili<br />

aziendali sulle problematiche emerse.<br />

Il settore dei prestiti contro cessione del quinto dello stipendio o <strong>della</strong> pensione<br />

è stato interessato da controlli orientati alla verifica del pieno allineamento delle prassi<br />

operative alle prescrizioni normative; sono proseguiti gli interventi volti a sollecitare un<br />

miglioramento delle relazioni con la clientela e a rafforzare i presidi organizzativi e di<br />

controllo sulla rete commerciale.<br />

Per il comparto dei confidi, il cui peso all’interno dell’elenco speciale è ulteriormente<br />

cresciuto nel corso dell’anno (cfr. il paragrafo del capitolo 16: La struttura del sistema<br />

finanziario), sono stati effettuati interventi volti a favorire un rafforzamento <strong>della</strong> struttura<br />

organizzativa e del sistema dei controlli interni. Particolare attenzione è stata posta<br />

all’adeguatezza <strong>della</strong> dotazione patrimoniale, in molti casi dipendente dai contributi pubblici<br />

erogati dalle Regioni e dalle Camere di commercio, al monitoraggio delle posizioni<br />

garantite e alla possibile sottostima <strong>della</strong> rischiosità degli impieghi, attese le difficoltà per<br />

tali soggetti di reperire informazioni sull’andamento dei rapporti creditizi sottostanti.<br />

Gli effetti <strong>della</strong> crisi del mercato delle cartolarizzazioni hanno reso necessario un rafforzamento<br />

dell’attività di vigilanza sui servicer. Specifica attenzione è stata riservata alla<br />

dotazione patrimoniale, all’esposizione al rischio strategico, connesso con l’effettuazione<br />

di attività non tipicamente finanziarie, e all’assetto organizzativo, con particolare riferimento<br />

all’esternalizzazione di attività operative a soggetti terzi.<br />

L’attività di controllo nei confronti degli istituti di pagamento. – L’azione di vigilanza è<br />

risultata particolarmente complessa in quanto volta ad avviare un confronto con soggetti<br />

che solo di recente hanno ottenuto lo status di intermediari vigilati (cfr. il paragrafo del<br />

capitolo 16: La struttura del sistema finanziario). Sono stati effettuati interventi finalizzati<br />

ad acquisire elementi conoscitivi su operatività, strategie, struttura organizzativa e sistema<br />

dei controlli interni. Particolare attenzione è stata posta all’esposizione ai rischi di natura<br />

operativa e di conformità alle norme, cui sono risultati maggiormente esposti tali intermediari.<br />

Per gli istituti operanti nel comparto del money transfer, la cui attività si presta a<br />

possibili utilizzi distorti per finalità di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, sono<br />

in corso specifici approfondimenti anche per valutare l’adeguatezza dei presidi sull’articolata<br />

rete distributiva.<br />

Alcuni intermediari specializzati nella prestazione di servizi di pagamento presentano un forte legame,<br />

di tipo proprietario o economico, con gli operatori del gioco pubblico (gaming). Sul tema è in corso<br />

un approfondimento volto a individuare gli aspetti di interesse per la Vigilanza, suscettibili di ripercuotersi<br />

sulla stabilità, la reputazione e i rischi di tali intermediari.<br />

L’attività di controllo nei confronti degli intermediari ex art. 106 TUB, dei mediatori creditizi,<br />

degli agenti in attività finanziaria e degli operatori professionali in oro. – La riforma del<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


titolo V del TUB, avviata con il decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, ha accelerato<br />

il riassetto del comparto degli intermediari ex art. 106 TUB, già in atto da alcuni anni, con<br />

la progressiva riduzione del numero di soggetti iscritti. Al riordino hanno contribuito anche<br />

gli interventi repressivi delle situazioni di irregolarità, più diffuse nei periodi di crisi. La<br />

Vigilanza ha accompagnato l’uscita ordinata dal mercato degli operatori che non rientrano<br />

più nell’ambito <strong>della</strong> riserva di attività prevista dall’art. 106. Le occasioni di confronto con<br />

gli intermediari sono state utilizzate per accrescerne la consapevolezza sulle implicazioni<br />

derivanti dalla riforma, in termini di più stringenti requisiti patrimoniali e organizzativi,<br />

nonché per sollecitare le opportune riflessioni strategiche sulle prospettive delle singole iniziative<br />

imprenditoriali.<br />

I controlli sistematici intrapresi sul grado di patrimonializzazione dei singoli operatori<br />

hanno determinato un miglioramento nel rispetto dei requisiti: la maggior parte dei soggetti<br />

che presentavano disallineamenti ha regolarizzato la propria posizione ovvero è stata indotta<br />

all’uscita dal mercato. Dalle verifiche condotte in loco è emersa una diffusa disattenzione da<br />

parte degli intermediari ex art. 106 riguardo alle normative in materia di usura, antiriciclaggio<br />

e trasparenza, che nei casi più gravi ha determinato l’assunzione di provvedimenti di rigore.<br />

Con riferimento alle società di cartolarizzazione dei crediti – per le quali a partire dal 13 maggio<br />

<strong>2011</strong> non vige più l’obbligo di iscrizione all’elenco generale – e per gli intermediari attivi nella prestazione<br />

di servizi di pagamento (money transfer) – che dal 1° maggio <strong>2011</strong> possono operare solo nella nuova veste<br />

di istituti di pagamento – l’attività di cancellazione dall’elenco ha richiesto una capillare azione di verifica<br />

dell’effettiva operatività e di sollecito a un tempestivo adeguamento alla normativa.<br />

È proseguita l’attività di controllo sui comparti con maggiori criticità, quali<br />

quello del rilascio delle garanzie, caratterizzato dalla presenza di soggetti non abilitati<br />

o che operano in difetto dei necessari requisiti patrimoniali. Per i confidi “minori”<br />

(ex art. 155 del TUB), connotati da standard minimali per l’accesso al mercato, la prestazione<br />

di garanzie in favore di soggetti diversi dalle piccole e medie imprese associate configura,<br />

in molti casi, lo svolgimento di attività non consentite e, comunque, determina<br />

l’assunzione di rischi non commisurati alle strutture patrimoniali e organizzative.<br />

Dalle evidenze disponibili è emerso un intensificarsi di questi fenomeni, anche per la scarsa conoscenza<br />

<strong>della</strong> normativa sui confidi. È stata pertanto rafforzata l’attività di sensibilizzazione del pubblico<br />

sulle caratteristiche e le attività consentite a tali soggetti, anche attraverso una comunicazione pubblicata<br />

sul sito internet dell’Istituto.<br />

Nel segmento delle società finanziarie cooperative attive nell’intermediazione creditizia, l’attività<br />

di controllo ha messo in luce, in taluni casi, operazioni di raccolta nei confronti dei soci in violazione<br />

delle limitazioni operative imposte dalle vigenti disposizioni, integrando la fattispecie di esercizio abusivo<br />

dell’attività bancaria.<br />

Sono stati avviati specifici approfondimenti sui rischi insiti in alcune aree di operatività che negli<br />

ultimi anni hanno visto un crescente coinvolgimento degli intermediari iscritti nell’elenco generale,<br />

come l’acquisto di crediti deteriorati di piccolo importo, non assistiti da garanzie. A partire dall’inizio<br />

<strong>della</strong> crisi questa tipologia di attività ha risentito di problematiche specifiche legate al peggioramento<br />

<strong>della</strong> qualità del credito, alle difficoltà nel reperimento del funding, alla minore recuperabilità dei crediti<br />

acquisiti. Profili di criticità si sono rilevati nel livello di affidabilità e trasparenza degli operatori<br />

coinvolti, nonché nell’effettivo trasferimento del rischio da parte dei soggetti cedenti.<br />

Sono stati intensificati i controlli sugli agenti in attività finanziaria e sui mediatori<br />

creditizi, per i quali a partire dal 30 giugno <strong>2011</strong> sono cessate le iscrizioni negli elenchi<br />

tenuti dalla <strong>Banca</strong>, secondo quanto previsto dal D.lgs. 141/2010. Il numero degli iscritti<br />

ha registrato una consistente diminuzione dovuta anche agli effetti dell’imminente riforma<br />

del settore che ha indotto molti di essi – in particolare coloro che erano iscritti in<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

239


240<br />

entrambi gli elenchi o che non esercitavano con continuità l’attività di agente o di mediatore<br />

– a richiedere la cancellazione. La nuova disciplina, infatti, oltre a introdurre criteri<br />

più selettivi all’accesso, prevede l’incompatibilità tra le due professioni, la costituzione in<br />

forma societaria per la mediazione creditizia e il pagamento di contributi annuali.<br />

Particolare attenzione è stata altresì rivolta al settore degli operatori professionali<br />

in oro, il cui numero è in costante crescita. Tali soggetti, per i quali vige un regime di<br />

controlli attenuato riguardante l’accertamento <strong>della</strong> permanenza dei requisiti richiesti per<br />

l’iscrizione, sono stati oggetto di più penetranti verifiche sulla sussistenza dei requisiti<br />

patrimoniali e di onorabilità, sia nella fase di iscrizione sia a posteriori.<br />

Le procedure straordinarie di banche e di intermediari non bancari<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> sono state avviate 13 procedure di gestione delle crisi; 4 nei primi<br />

quattro mesi del 2012. L’esigenza di presidiare la continuità aziendale ha reso necessario,<br />

in un caso, il ricorso alla gestione provvisoria di una banca controllata da un’istituzione<br />

libica, destinataria di provvedimenti internazionali di “congelamento” emanati a seguito<br />

<strong>della</strong> crisi politica nel paese nordafricano; l’intermediario è stato successivamente sottoposto<br />

alla procedura di amministrazione straordinaria, conclusasi nel marzo 2012 con la<br />

restituzione <strong>della</strong> banca alla gestione ordinaria.<br />

Le banche destinatarie di provvedimenti straordinari nel <strong>2011</strong> sono state otto, tra<br />

cui quattro BCC e una banca pubblica specializzata in finanziamenti connessi al settore<br />

dello sport e <strong>della</strong> cultura. Tra gli intermediari non bancari figurano tre SGR e una succursale<br />

di impresa di investimento francese, per la quale il provvedimento è stato adottato<br />

a seguito <strong>della</strong> liquidazione <strong>della</strong> casa madre, disposta dall’Autorità d’oltralpe. Nel corso<br />

del 2012 le procedure straordinarie avviate hanno interessato due SGR, una banca a carattere<br />

regionale e una banca di credito cooperativo.<br />

L’adozione dei provvedimenti straordinari è stata conseguenza di gravi irregolarità<br />

gestionali e violazioni normative dovute a carenze negli assetti di governo aziendale e di<br />

controllo, spesso associate a violazioni degli obblighi antiriciclaggio e di correttezza nei<br />

confronti <strong>della</strong> clientela. Nel <strong>2011</strong> e nei primi quattro mesi del 2012 si sono registrate<br />

gravi perdite patrimoniali solo in quattro dei dieci casi di amministrazione straordinaria<br />

e di gestione provvisoria.<br />

In un contesto connotato da fragilità, l’attenzione <strong>della</strong> Vigilanza, soprattutto per gli<br />

intermediari di dimensione ridotta, si è concentrata sulla tempestività dell’adozione dei<br />

provvedimenti straordinari.<br />

Nell’anno si sono chiuse dieci amministrazioni straordinarie: in sei casi con la restituzione<br />

dell’azienda alla gestione ordinaria; in un caso mediante la fusione per incorporazione<br />

in un’altra banca; per tre procedure si è reso necessario l’avvio <strong>della</strong> liquidazione<br />

coatta amministrativa, realizzata con l’intervento di intermediari che, con diverse modalità,<br />

hanno contribuito alla tutela dei diritti dei depositanti e <strong>della</strong> clientela.<br />

Nella soluzione delle crisi aziendali i sistemi di garanzia dei depositanti hanno fornito<br />

un importante contributo. In relazione allo sfavorevole contesto esterno, sono state<br />

ampliate le modalità e le entità degli interventi, sperimentando anche soluzioni innovative<br />

quali, ad esempio, l’acquisto diretto da parte del Fondo di garanzia del credito<br />

cooperativo delle attività deteriorate di una banca in liquidazione coatta amministrativa.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Al 30 aprile 2012 erano in essere 53 procedure: 12 amministrazioni straordinarie<br />

(10 banche, 2 SGR) e 41 liquidazioni coatte amministrative (18 banche, 5 SGR, 17 SIM<br />

e una succursale di un’impresa di investimento francese). Prosegue l’attività <strong>della</strong> società<br />

di gestione degli attivi problematici (SGA spa) acquisiti a seguito degli interventi pubblici<br />

di ristrutturazione del gruppo Banco di Napoli.<br />

Trasparenza, rapporti tra intermediari e clienti ed educazione finanziaria<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> le attività svolte dalla <strong>Banca</strong> d’Italia per il miglioramento dei<br />

rapporti tra intermediari e clienti sono state molteplici: è stata realizzata un’intensa azione<br />

di controllo sul rispetto <strong>della</strong> disciplina di trasparenza e correttezza; è stata consolidata<br />

l’attività dell’Arbitro <strong>Banca</strong>rio Finanziario (ABF); sono state potenziate le azioni per la<br />

diffusione delle conoscenze finanziarie.<br />

Al fine di assicurare l’efficienza e la coerenza dell’azione di controllo, di contenere i<br />

costi a carico degli operatori e di realizzare un’efficace tutela del consumatore, la <strong>Banca</strong><br />

d’Italia e l’Autorità garante <strong>della</strong> concorrenza e del mercato (AGCM) hanno siglato un<br />

protocollo di intesa che regola l’esercizio dei rispettivi poteri in materia di trasparenza e<br />

correttezza nei rapporti tra intermediari e clienti e di pratiche commerciali scorrette.<br />

In base al protocollo, le due autorità si informano reciprocamente e tempestivamente dell’avvio nei<br />

confronti degli intermediari dei procedimenti amministrativi di propria competenza. Ciascuna autorità,<br />

ricevuta la comunicazione dell’altra, può formulare osservazioni. Sono inoltre previsti incontri periodici<br />

e la possibilità di costituire gruppi di lavoro congiunti per affrontare tematiche di comune interesse.<br />

La <strong>Banca</strong> d’Italia – congiuntamente con l’AGCM – ha partecipato all’iniziativa comunitaria<br />

di monitoraggio dei siti internet degli operatori attivi nel settore del credito ai<br />

consumatori (sweep), allo scopo di verificarne la conformità alle normative comunitarie e<br />

di attivare eventuali interventi. Un ulteriore esercizio, denominato sweep plus, ha avuto ad<br />

oggetto il rispetto degli obblighi di informativa precontrattuale nel medesimo comparto.<br />

In relazione all’attività di monitoraggio svolta, la Commissione europea ha emesso un comunicato<br />

stampa per divulgare sintetiche informazioni e dati aggregati. Le criticità rilevate hanno in prevalenza<br />

interessato gli annunci pubblicitari relativi alle carte di credito e ai prestiti personali; carenze sono emerse<br />

anche con riguardo all’informativa precontrattuale.<br />

I controlli sul rispetto <strong>della</strong> disciplina di trasparenza e la gestione degli esposti. – L’attività<br />

di controllo è stata diretta ad assicurare, anche attraverso l’affinamento delle metodologie<br />

utilizzate, un monitoraggio costante sull’osservanza <strong>della</strong> disciplina di trasparenza.<br />

Attenzione crescente è stata rivolta ai profili dell’organizzazione e dei controlli interni e<br />

alla correttezza, non solo formale, dei rapporti fra intermediari e clientela.<br />

I controlli sull’osservanza <strong>della</strong> normativa di trasparenza – inclusi quelli effettuati nell’ambito<br />

dell’ordinaria attività di vigilanza – sono stati 277 e hanno interessato le dipendenze di 145 intermediari<br />

(265 sportelli di 133 banche, 7 dipendenze di 7 intermediari iscritti nell’elenco di cui all’art. 107 del tUB,<br />

5 accertamenti presso intermediari iscritti nell’elenco ex art. 106 del tUB). Le principali criticità rilevate<br />

hanno riguardato la completezza dell’informativa precontrattuale e la congruenza fra le condizioni pubblicizzate<br />

e quelle applicate nei rapporti con la clientela; sono stati altresì riscontrati ritardi nell’adeguamento<br />

alla recente normativa sul credito ai consumatori. Le soluzioni organizzative adottate non sempre<br />

sono risultate idonee ad assicurare un efficace presidio dei rischi legali e di reputazione: criticità sono<br />

emerse nella definizione dei processi operativi, nel coordinamento tra le funzioni coinvolte e nell’esercizio<br />

dei controlli di conformità.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

241


242<br />

Nel <strong>2011</strong> sono pervenuti alla <strong>Banca</strong> d’Italia 6.560 esposti (con un aumento del<br />

16 per cento rispetto al 2010), di cui il 46 per cento è riferibile alla gestione del credito<br />

(finanziamenti in conto corrente, mutui, credito al consumo). A essi si aggiungono gli<br />

esposti relativi a erronee segnalazioni presso la Centrale dei rischi (circa 1.100).<br />

Sulla base di approfondimenti condotti tenendo conto anche <strong>della</strong> frequenza degli<br />

esposti relativi a specifiche problematiche, sono state adottate misure volte a promuovere<br />

il puntuale rispetto <strong>della</strong> disciplina di trasparenza e la correttezza nelle relazioni fra gli<br />

intermediari e la clientela. Tali interventi hanno riguardato l’applicazione di commissioni<br />

sul prelievo di contanti allo sportello, le carenze riscontrate nel comparto delle operazioni<br />

di finanziamento contro cessione del quinto dello stipendio o <strong>della</strong> pensione, le richieste<br />

di rimborso relative a rapporti risalenti nel tempo e il rilascio di garanzie da parte di operatori<br />

privi delle necessarie autorizzazioni.<br />

Le commissioni bancarie e i costi dei conti correnti. – La rilevazione annuale sul costo<br />

dei conti correnti bancari ha riguardato un campione rappresentativo di 218 banche e circa<br />

11.500 conti correnti; sono stati considerati i costi effettivamente sostenuti nel <strong>2011</strong>,<br />

rilevati sulla base degli estratti conto. La spesa media di tenuta conto è risultata pari a<br />

105,8 euro, in diminuzione di 4,4 euro rispetto a quella rilevata nel 2010.<br />

Si sono ridotte tutte le tipologie di spese fisse, con l’eccezione delle spese di inoltro degli estratti conto.<br />

Le spese variabili hanno fatto registrare un incremento, determinato prevalentemente dall’accresciuta operatività<br />

rispetto all’anno precedente; i costi unitari delle operazioni, infatti, sono rimasti pressoché invariati.<br />

Nell’ambito dell’indagine sul costo dei conti correnti sono state rilevate anche le spese<br />

(con esclusione degli interessi) sostenute sugli scoperti di conto e sui finanziamenti in<br />

conto corrente. L’onere medio trimestrale sugli scoperti in assenza di fido è risultato pari<br />

all’1,7 per cento del credito utilizzato. In caso di affidamento, la commissione per la messa<br />

a disposizione dei fondi, applicata nell’85 per cento dei conti affidati, ha comportato<br />

un onere su base trimestrale pari allo 0,5 per cento del credito accordato; nei restanti casi,<br />

in cui è ancora applicata la commissione di massimo scoperto, l’onere medio trimestrale<br />

è risultato dell’1,3 per cento dell’utilizzato.<br />

L’applicazione <strong>della</strong> normativa in materia di usura. – Anche nel corso del <strong>2011</strong> la<br />

gestione <strong>della</strong> rilevazione trimestrale dei tassi effettivi globali medi a fini antiusura è stata<br />

affiancata dall’attività di supporto agli intermediari segnalanti e agli operatori del settore<br />

per risolvere i quesiti interpretativi da essi posti.<br />

Il nuovo criterio di determinazione dei tassi soglia introdotto dal DL 70/<strong>2011</strong>, dati gli attuali bassi<br />

tassi di mercato, ha comportato l’innalzamento delle soglie rispetto alla previgente disciplina, contribuendo<br />

a limitare i fenomeni di razionamento del credito.<br />

La risoluzione stragiudiziale delle controversie. – Nel corso del <strong>2011</strong> l’ABF è stato<br />

chiamato a decidere un crescente numero di ricorsi.<br />

I ricorsi complessivamente presentati all’ABF nel <strong>2011</strong> sono stati 3.578 (3.409 tra il mese di ottobre<br />

2009 e la fine del 2010). Le istanze provenienti da consumatori sono state 2.874; 704 quelle inoltrate da<br />

imprese e professionisti. Le contestazioni riguardanti banche sono state 2.408; quelle relative a società<br />

iscritte negli elenchi di cui agli artt. 106 e 107 del tUB sono state, rispettivamente, 57 e 581; quelle verso<br />

altri operatori sono state complessivamente 532. Le controversie più ricorrenti hanno riguardato rapporti<br />

di conto corrente (502), mutui (459), carte di credito (404), bancomat e carte di debito (381). Sono aumentati<br />

i ricorsi relativi a operazioni di finanziamento contro cessione del quinto dello stipendio, pari a<br />

150 (58 nel 2010), e quelli riguardanti segnalazioni alle centrali rischi finanziari private, pari a 247 (161<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


nel 2010). Dei 2.760 ricorsi giunti a decisione nell’anno, circa due terzi hanno avuto esito favorevole per<br />

il cliente (tra decisioni di accoglimento e casi in cui, per effetto <strong>della</strong> soddisfazione del cliente in corso di<br />

giudizio, è stata dichiarata l’intervenuta cessazione <strong>della</strong> materia del contendere).<br />

Gli esiti delle procedure di ricorso davanti all’ABF possono fornire un utile contributo<br />

all’attività di vigilanza: da essi è possibile trarre segnali di anomalia nel comportamento del<br />

singolo intermediario o rilevare una particolare esposizione a rischi legali e reputazionali.<br />

Al fine di diffondere la conoscenza degli orientamenti assunti dall’ABF nel suo primo anno di attività,<br />

la <strong>Banca</strong> d’Italia ha recentemente reso disponibile sul proprio sito internet una comunicazione in cui<br />

sono riepilogati principi e raccomandazioni rilevanti contenuti nelle relative decisioni.<br />

L’educazione finanziaria. – La promozione <strong>della</strong> cultura finanziaria è elemento fondamentale<br />

per una efficace politica di tutela del cliente di servizi bancari e finanziari.<br />

Al fine di rafforzare l’azione in questo campo, la <strong>Banca</strong> d’Italia ha istituito un’apposita<br />

unità, il Nucleo per l’educazione finanziaria, con il compito di diffondere tra i cittadini<br />

la conoscenza dei principali concetti di economia e finanza, oltre che dei diritti e delle<br />

responsabilità <strong>della</strong> clientela.<br />

Particolare attenzione viene rivolta ai giovani. Nell’anno scolastico 2010-11 il progetto<br />

di formazione in materia economica e finanziaria nelle scuole ha coinvolto oltre<br />

15.000 studenti di scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, contro i circa<br />

9.000 <strong>della</strong> precedente edizione. La scelta di includere la scuola primaria risponde anche<br />

alle raccomandazioni internazionali di stimolare la familiarità con le tematiche finanziarie<br />

il prima possibile nel corso <strong>della</strong> vita, data anche la naturale ricettività dei giovanissimi. I<br />

risultati dei test sottoposti agli alunni hanno evidenziato un miglioramento significativo<br />

delle conoscenze a seguito delle lezioni tenute in aula. Nell’anno scolastico <strong>2011</strong>-12 sono<br />

cresciuti sia il numero degli studenti partecipanti sia l’attività di formazione svolta dalla<br />

rete periferica <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> a favore dei professori coinvolti nel progetto.<br />

Il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo<br />

In fasi di crisi il contrasto dei risvolti finanziari di fenomeni di evasione e corruzione<br />

è determinante per rimuovere uno dei freni allo sviluppo dell’economia; tale consapevolezza<br />

ha indotto ad accrescere, sul piano internazionale e nazionale, gli sforzi per prevenire<br />

e intercettare l’ingresso nel circuito legale dei relativi proventi.<br />

Nel luglio del <strong>2011</strong> l’Italia ha assunto la presidenza del Gruppo di azione finanziaria<br />

internazionale (GAFI) per un mandato annuale. Significativa è stata la collaborazione prestata<br />

dalla <strong>Banca</strong> d’Italia nell’ambito dei lavori per la revisione delle raccomandazioni emanate<br />

dal GAFI. I nuovi standard – approvati nel febbraio 2012 – prevedono tra l’altro una<br />

più incisiva attuazione dell’approccio basato sul rischio e includono i reati di natura fiscale<br />

tra quelli presupposto di riciclaggio. In ambito europeo la <strong>Banca</strong> d’Italia ha collaborato ai<br />

lavori dell’Anti Money Laundering Committee, chiamato ad assistere le autorità di vigilanza<br />

nel compito di assicurare l’uniforme implementazione <strong>della</strong> normativa antiriciclaggio.<br />

A livello nazionale si è intensificato – sul piano normativo, dei controlli e <strong>della</strong><br />

collaborazione istituzionale – l’impegno <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia nell’attività di prevenzione.<br />

Il quadro regolamentare – ormai in fase di completamento – richiede agli intermediari<br />

di dotarsi di assetti, procedure e processi idonei a fronteggiare il rischio di un coinvolgi-<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

243


244<br />

mento, anche inconsapevole, in fatti di riciclaggio. Il 1° settembre <strong>2011</strong> è entrato in vigore<br />

il provvedimento in materia di procedure organizzative e controlli interni: di rilievo<br />

l’istituzione di un’apposita funzione a presidio del rischio di riciclaggio. Nel marzo 2012<br />

si è conclusa la consultazione pubblica sulle istruzioni in tema di adeguata verifica <strong>della</strong><br />

clientela, che calibrano l’intensità e l’estensione degli adempimenti in materia di identificazione<br />

<strong>della</strong> clientela sulla base del rischio di riciclaggio insito nelle singole fattispecie.<br />

L’attività di verifica, cartolare e ispettiva, riveste un ruolo cardine nella prevenzione<br />

del riciclaggio. Sono state esaminate 109 segnalazioni inoltrate dagli intermediari, concernenti<br />

essenzialmente irregolarità nelle registrazioni in archivio: in relazione alle frequenti<br />

carenze delle procedure utilizzate nella gestione esternalizzata degli adempimenti<br />

antiriciclaggio, sono stati puntualizzati gli obblighi a carico degli intermediari nell’ipotesi<br />

di esternalizzazione.<br />

In sede ispettiva l’analisi dei profili antiriciclaggio è stata condotta nell’ambito degli<br />

accertamenti generali e mirati (7 nel <strong>2011</strong>). È inoltre proseguito il programma di<br />

verifiche presso le dipendenze delle banche, selezionate seguendo l’approccio basato sul<br />

rischio; nel periodo maggio-dicembre <strong>2011</strong> sono state condotte ispezioni antiriciclaggio<br />

presso 74 filiali (di 26 banche) localizzate in Liguria, Puglia e nel basso Lazio.<br />

La valutazione dell’osservanza <strong>della</strong> disciplina antiriciclaggio rappresenta un importante<br />

snodo dell’istruttoria dei procedimenti amministrativi di competenza dell’Istituto:<br />

le irregolarità sintomatiche di disfunzioni organizzative possono indurre al mancato rilascio<br />

del provvedimento o alla richiesta di specifici interventi correttivi.<br />

Si è intensificata l’attività di collaborazione con le autorità a vario titolo coinvolte<br />

nella prevenzione e nel contrasto del riciclaggio. Il dialogo con l’autorità giudiziaria ha<br />

consentito di orientare l’attività di controllo, focalizzandola sugli intermediari più problematici,<br />

e di intervenire sollecitamente su situazioni connotate da elementi di gravità, anche<br />

attraverso la tempestiva adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria.<br />

La <strong>Banca</strong> d’Italia ha inoltrato all’Autorità giudiziaria 91 segnalazioni riferite a violazioni di disposizioni<br />

del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 di potenziale rilievo penale, confermando il trend<br />

crescente registrato negli ultimi anni (63 nel 2010, 26 nel 2009). La Guardia di finanza, previa intesa<br />

con la Vigilanza, ha effettuato 54 accertamenti ispettivi nei confronti di intermediari iscritti nell’elenco<br />

generale ex art. 106 tUB.<br />

La Vigilanza ha inoltrato alla Unità di informazione finanziaria (UIF) 39 segnalazioni di fatti rilevanti<br />

per le attribuzioni dell’Unità, riscontrati nello svolgimento dell’attività di controllo; a sua volta, la<br />

UIF ha trasmesso 28 segnalazioni di anomalie emerse nell’ambito delle verifiche di propria competenza.<br />

L’attività sanzionatoria<br />

L’attività di controllo sugli intermediari bancari e finanziari ha in taluni casi evidenziato<br />

la presenza di irregolarità che hanno determinato l’applicazione di sanzioni da parte <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> d’Italia. Le irregolarità più ricorrenti concernono l’organizzazione amministrativa e il<br />

sistema dei controlli interni, le carenze nelle verifiche da parte del collegio sindacale e le criticità<br />

nel processo del credito. Circa un quinto dei provvedimenti emanati ha riguardato violazioni<br />

<strong>della</strong> normativa in materia di trasparenza e correttezza nei rapporti con la clientela.<br />

Nel <strong>2011</strong> l’importo complessivo delle sanzioni pecuniarie applicate è stato di 15,7<br />

milioni di euro, a fronte dei 18,2 dell’anno precedente. Il numero dei provvedimenti sanzionatori<br />

è stato pari a 116, rispetto ai 145 del 2010; hanno avuto come destinatari più di<br />

1.100 tra persone fisiche e giuridiche. Altri 24 procedimenti di natura sanzionatoria sono<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


stati conclusi con l’archiviazione. L’elevato importo delle sanzioni, raggiunto nonostante<br />

la riduzione del numero dei relativi provvedimenti, è da ricondursi alla gravità dei fatti<br />

rilevati, che hanno talora determinato l’adozione di provvedimenti straordinari.<br />

In prospettiva, il rafforzamento dei meccanismi volti ad assicurare il rispetto <strong>della</strong><br />

regolamentazione è uno degli obiettivi delle riforme del sistema finanziario in corso.<br />

In sede comunitaria, nell’ambito dei lavori preparatori per l’adozione <strong>della</strong> direttiva<br />

CRD4, è stato previsto un potenziamento e un’armonizzazione dei regimi sanzionatori,<br />

al fine di accrescerne l’efficacia, la proporzionalità e il potere dissuasivo. Tali modifiche<br />

avranno un impatto rilevante anche sulla normativa italiana, in relazione all’ampliamento<br />

<strong>della</strong> platea dei possibili destinatari dei provvedimenti e <strong>della</strong> tipologia delle<br />

sanzioni irrogabili.<br />

Per quanto concerne la disciplina del procedimento sanzionatorio, la <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

ha autonomamente avviato un’ampia riforma, finalizzata a conseguire obiettivi di semplificazione<br />

e razionalizzazione.<br />

Con il provvedimento del Governatore del 27 giugno <strong>2011</strong> è stato disposto,<br />

tra l’altro, che l’istruttoria sia condotta integralmente da un’unica struttura; la valutazione<br />

collegiale da parte <strong>della</strong> Commissione per l’esame delle irregolarità viene<br />

limitata alle fattispecie di maggiore complessità, ovvero aventi carattere di novità o<br />

di rilevanza sistemica.<br />

Sono in corso di predisposizione nuove disposizioni di vigilanza in materia, ispirate<br />

a principi di certezza e prevedibilità <strong>della</strong> sanzione, di pienezza del contraddittorio, di<br />

garanzia del diritto di difesa dei soggetti sottoposti al procedimento, di semplificazione<br />

dell’iter istruttorio. Nelle valutazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia assumeranno rilievo l’inottemperanza<br />

a specifici richiami o la mancata attuazione di interventi correttivi richiesti e i<br />

conseguenti effetti negativi sulla situazione tecnica aziendale.<br />

I procedimenti di cancellazione. – Nel <strong>2011</strong> il Ministero dell’Economia e delle finanze<br />

(MEF), su proposta <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, ha disposto la cancellazione d’ufficio dall’elenco<br />

generale di cui all’art. 106 TUB di 19 soggetti. Le irregolarità che hanno determinato<br />

l’espulsione di tali società dal mercato sono riconducibili a numerosi fattori, tra cui la<br />

raccolta abusiva del risparmio, la ripetuta violazione degli obblighi di comunicazione alla<br />

Vigilanza, le carenze nelle dotazioni del capitale minimo e dei mezzi liquidi per far fronte<br />

all’attività di concessione di finanziamenti nella forma di prestazione di garanzie.<br />

L’attività di controllo svolta sugli agenti in attività finanziaria e sui mediatori creditizi<br />

ha determinato la cancellazione, attraverso la procedura che prevede l’irrogazione <strong>della</strong> sanzione<br />

finale da parte del MEF, di 53 soggetti. Si è poi proceduto all’annullamento diretto di<br />

82 soggetti per carenza dei requisiti sin dall’iscrizione, accertata in sede di controlli successivi.<br />

A causa <strong>della</strong> violazione, accertata dalla Guardia di finanza, di normative antiriciclaggio<br />

o di Pubblica sicurezza (come quella che prevede l’obbligo di segnalare alle Prefetture le<br />

operazioni di trasferimento fondi da parte di cittadini extracomunitari non in possesso di<br />

permesso di soggiorno) è stata disposta la cancellazione di 5 agenti money transfer.<br />

La cooperazione internazionale<br />

Nel <strong>2011</strong> è proseguito l’impegno del Gruppo dei Venti (G20) nella realizzazione<br />

dell’ampio programma di riforme delle regole <strong>della</strong> finanza concordate nel 2008. Dopo<br />

l’approvazione nel 2010 <strong>della</strong> riforma dei requisiti di capitale e di liquidità delle banche<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

245


246<br />

(Basilea 3), i Capi di Stato e di governo del G20 hanno adottato a Cannes lo scorso 4<br />

novembre un insieme di raccomandazioni per affrontare i rischi posti dalle istituzioni<br />

finanziarie sistemiche; hanno preso atto dei progressi ottenuti nella riforma dei mercati<br />

dei derivati; hanno dato impulso ai lavori sul sistema bancario ombra (shadow banking<br />

system); hanno rinnovato il loro impegno all’attuazione dei principi elaborati dal Financial<br />

Stability Board (FSB) in materia di prassi di remunerazione e di riduzione del peso attribuito<br />

ai rating delle agenzie esterne nel sistema finanziario (cfr. il capitolo 4: Il G20 e la<br />

cooperazione economica internazionale).<br />

Riconoscendo il ruolo chiave dell’FSB nel coordinamento e nel monitoraggio dei<br />

processi di riforma del sistema finanziario internazionale, il G20 ha inoltre concordato di<br />

rafforzarne l’autonomia e la governance.<br />

La regolamentazione delle istituzioni finanziarie a rilevanza sistemica. – Il Financial<br />

Stability Board ha proseguito i lavori sulle istituzioni finanziarie a rilevanza sistemica<br />

(Systemically Important Financial Institutions, SIFI), secondo le cinque linee di azione individuate<br />

nel 2010 (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010). Le<br />

misure sottoposte al G20 nel novembre <strong>2011</strong> mirano a ridurre la probabilità e l’impatto del<br />

fallimento delle SIFI. Concorrono alla realizzazione del primo obiettivo il rafforzamento <strong>della</strong><br />

capacità di assorbimento delle perdite e il potenziamento <strong>della</strong> vigilanza. La definizione di<br />

efficaci sistemi di gestione e risoluzione delle crisi contribuisce al perseguimento del secondo.<br />

La maggiore capacità di assorbimento delle perdite delle banche sistemicamente rilevanti<br />

a livello globale (Global Systemically Important Banks, G-SIB) sarà assicurata attraverso<br />

l’imposizione di requisiti patrimoniali aggiuntivi (capital surcharges) compresi tra l’1 e il 2,5<br />

per cento delle attività ponderate per il rischio (al crescere <strong>della</strong> rilevanza sistemica <strong>della</strong><br />

banca), che potranno essere soddisfatti solo con strumenti di common equity tier 1. È anche<br />

prevista una fascia vuota di intermediari ai quali si potrà imporre una capital surcharge del 3,5<br />

per cento, in modo da scoraggiare le banche dall’accrescere la loro rilevanza sistemica. I nuovi<br />

requisiti, che si applicheranno alle G-SIB individuate a novembre del 2014, entreranno in<br />

vigore gradualmente a partire dal 2016 e saranno pienamente operativi da gennaio del 2019.<br />

La metodologia per la determinazione <strong>della</strong> rilevanza sistemica delle banche è stata elaborata dal<br />

Comitato di Basilea e ripartisce le G-SIB in cinque classi (buckets), inclusa quella vuota, sulla base di<br />

indicatori che riflettono: la dimensione, il grado di interconnessione, la sostituibilità come operatori nel<br />

mercato e fornitori di servizi, il livello di attività internazionale, la complessità strutturale, operativa e di<br />

business. Il giudizio delle autorità di vigilanza completa la procedura basata sugli indicatori e, in casi<br />

eccezionali, può anche essere discriminante per l’attribuzione di un intermediario a una data classe. Il<br />

primo gruppo di 29 G-SIB è stato identificato dall’FSB a novembre del <strong>2011</strong> e comprende, tra le banche<br />

italiane, UniCredit; verrà aggiornato con cadenza annuale.<br />

La vigilanza sulle SIFI dovrà essere condotta da autorità indipendenti dotate di mandati<br />

specifici e di risorse e poteri adeguati. Esse dovranno assicurare che le SIFI abbiano<br />

elevate capacità di gestione dei rischi e che siano supportate da un efficiente sistema informativo<br />

per l’elaborazione e l’aggregazione dei dati e da efficaci controlli interni. Le autorità<br />

dovranno inoltre disporre di poteri di intervento preventivo, come quello di imporre alle<br />

SIFI ulteriori requisiti di capitale o di liquidità o di vietare la distribuzione di dividendi.<br />

Da marzo del 2013 le istituzioni sistemiche saranno chiamate a segnalare un nuovo set di informazioni,<br />

armonizzato a livello internazionale, che permetterà alle autorità di vigilanza di monitorare la loro<br />

esposizione consolidata nei confronti dei mercati e dei settori economici dei paesi in cui operano, nonché<br />

le reciproche relazioni di dipendenza finanziaria.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Il G20 ha inoltre approvato le raccomandazioni dell’FSB che definiscono gli strumenti<br />

e i poteri che le autorità nazionali dovranno avere per gestire in modo ordinato la<br />

crisi di una SIFI senza esporre i contribuenti al rischio di perdite (key attributes of effective<br />

resolution regimes for financial institutions).<br />

Le autorità dovranno disporre di poteri specifici tra cui: (a) nominare amministratori dotati di<br />

poteri tali da preservare la continuità aziendale; (b) costituire veicoli temporanei (bridge banks) cui<br />

trasferire attività e passività <strong>della</strong> banca in vista di una successiva cessione ad acquirenti di mercato;<br />

(c) costituire società cui trasferire attività deteriorate o di difficile valutazione (bad banks); (d) imporre<br />

perdite ad alcune categorie di creditori in misura sufficiente a ripristinare condizioni di solvibilità<br />

(bail-in). Entro la fine del 2012 è prevista una peer review dell’FSB sullo stato di recepimento dei key<br />

attributes negli ordinamenti nazionali.<br />

Per ogni SIFI globale è inoltre prevista la predisposizione di specifici Recovery and<br />

Resolution Plans (RRP). In particolare, ogni SIFI dovrà elencare in un Recovery Plan le misure<br />

che le permetteranno di ripristinare la propria solidità finanziaria a fronte di diversi<br />

scenari di stress; ogni autorità dovrà elaborare Resolution Plans per ciascuna SIFI di propria<br />

competenza, in cui pianificare ex ante le strategie e gli interventi necessari per l’ordinata<br />

gestione <strong>della</strong> crisi, valutando l’effettiva possibilità di risolverla senza gravi ripercussioni sui<br />

mercati e costi per la collettività (grado di resolvability).<br />

La liquidazione ordinata delle SIFI dovrebbe essere facilitata dalla creazione dei<br />

Crisis Management Group (CMG), organismi collegiali di coordinamento e scambio di<br />

informazioni che raggruppano le autorità home e host più rilevanti coinvolte nella vigilanza<br />

e nella liquidazione di ciascuna istituzione (autorità di vigilanza, banche centrali, ministeri<br />

delle finanze). La collaborazione e lo scambio di informazioni tra autorità saranno<br />

regolati da accordi specifici per ogni istituzione. Per ciascuna delle banche globali identificate<br />

dal Comitato di Basilea dovranno essere creati i CMG e dovrà essere predisposta la<br />

prima versione degli RRP; per il gruppo UniCredit il CMG è stato già costituito.<br />

Lo stato di avanzamento dei lavori nei restanti ambiti di riforma. – Lo stato di attuazione<br />

delle raccomandazioni dell’FSB in materia di riforma del mercato dei derivati<br />

over-the-counter (OTC) risente <strong>della</strong> complessità degli interventi legislativi e regolamentari<br />

richiesti. Le raccomandazioni sono finalizzate a concentrare la negoziazione dei<br />

contratti standardizzati su mercati regolamentati o su piattaforme elettroniche e a realizzarne<br />

la compensazione attraverso controparti centrali; si intendono in tal modo favorire<br />

la trasparenza dei mercati dei prodotti derivati, l’attenuazione del rischio sistemico e la<br />

tutela dagli abusi di mercato (cfr. il capitolo 20: Le infrastrutture del sistema dei pagamenti<br />

all’ingrosso e dei mercati monetario e finanziario). Un’attenzione particolare è volta a garantire<br />

un coerente recepimento delle suddette raccomandazioni nelle giurisdizioni dove<br />

si concentrano le negoziazioni. I Capi di Stato e di governo del G20 hanno confermato<br />

a Cannes il loro impegno a conseguire importanti progressi entro la fine del 2012.<br />

Continuano i lavori dell’FSB per il rafforzamento <strong>della</strong> regolamentazione e <strong>della</strong><br />

sorveglianza dello shadow banking system. Dopo aver elaborato una definizione di sistema<br />

bancario ombra, ovvero «l’attività di intermediazione creditizia che vede coinvolti enti e<br />

operazioni al di fuori del sistema bancario regolare», l’FSB ha messo a punto un processo<br />

di monitoraggio dei possibili rischi per il sistema finanziario nel suo complesso, con particolare<br />

riferimento alla trasformazione delle scadenze, agli squilibri di liquidità, all’imperfetto<br />

trasferimento del rischio di credito e alla leva finanziaria. I risultati del primo esercizio<br />

di monitoraggio, che sarà ripetuto annualmente, hanno permesso l’individuazione di<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

247


248<br />

alcune aree di analisi attualmente all’attenzione dell’FSB; le proposte di regolamentazione<br />

saranno rese note entro la fine del 2012.<br />

Le aree su cui l’FSB sta focalizzando l’attenzione, in collaborazione con il Comitato di Basilea e<br />

l’International Organisation of Securities Commissions (Iosco), sono: (a) la regolamentazione indiretta<br />

dello shadow banking system attraverso il sistema bancario (costituiscono oggetto di analisi le regole per<br />

il consolidamento prudenziale e contabile, i limiti alle esposizioni verso le entità del sistema bancario<br />

ombra, i requisiti di capitale per gli investimenti in fondi e le linee di liquidità); (b) la riforma dei fondi<br />

di mercato monetario, per ridurre l’esposizione di alcune loro tipologie ai rischi di liquidità e di trasformazione<br />

delle scadenze; (c) la regolamentazione di altre entità del sistema bancario ombra, quali ad<br />

esempio le società finanziarie, i veicoli, gli hedge fund; (d) la disciplina delle cartolarizzazioni, con particolare<br />

riferimento alla trasparenza e all’obbligo per le banche originator di acquistare una quota dei<br />

titoli emessi; (e) il contenimento <strong>della</strong> leva finanziaria; (f) la disciplina delle operazioni di prestito titoli e<br />

di pronti contro termine.<br />

La revisione <strong>della</strong> normativa contabile internazionale. – L’International Accounting<br />

Standards Board (IASB) e il Financial Accounting Standards Board (FASB) continuano<br />

a lavorare alla convergenza tra i principi contabili internazionali (International Financial<br />

Reporting Standards, IFRS) e quelli americani (Generally Accepted Accounting<br />

Principles, US GAAP); tra i due standard, infatti, permangono ancora disallineamenti.<br />

Con riferimento agli strumenti finanziari, il progetto comune sull’impairment prevede<br />

l’emanazione di un nuovo exposure draft per la seconda metà del 2012. Le nuove regole<br />

si basano sul concetto di perdita attesa (expected loss) anziché subita (incurred loss), e<br />

prevederebbero la classificazione delle esposizioni creditizie in tre categorie (buckets) cui<br />

corrisponderebbe un incremento delle svalutazioni coerente con il processo di deterioramento<br />

<strong>della</strong> qualità creditizia degli affidati. La revisione dei principi sulla rilevazione e<br />

valutazione degli strumenti finanziari prosegue anche con riferimento alle regole inerenti<br />

alle operazioni di copertura (hedge accounting).<br />

Gli altri lavori del Comitato di Basilea. – Oltre alla disciplina delle istituzioni sistemiche,<br />

nel <strong>2011</strong> il Comitato di Basilea ha lavorato alla definizione di alcuni aspetti degli accordi<br />

sul capitale, al monitoraggio dello stato di attuazione delle regole e del loro impatto,<br />

alla formulazione di nuove proposte in alcuni settori normativi specifici.<br />

Sulla disciplina di Basilea 3 emanata alla fine del 2010 sono stati forniti alcuni chiarimenti<br />

e integrazioni nel corso dell’anno. In particolare, sono stati precisati taluni aspetti<br />

del coefficiente di liquidità di breve termine (liquidity coverage ratio, LCR), modificate<br />

le regole sul rischio di controparte, formulate proposte sul trattamento degli effetti sul<br />

patrimonio delle variazioni di valore dei derivati determinate da cambiamenti del merito<br />

di credito delle stesse banche.<br />

Il Comitato ha confermato l’entrata in vigore dell’LCR nel 2015 e precisato che esso dovrà di norma<br />

essere almeno pari al 100 per cento; in fasi di crisi le banche potranno utilizzare il buffer di liquidità,<br />

scendendo temporaneamente sotto la soglia.<br />

Al fine di promuovere l’attuazione coerente delle nuove regole a livello globale, il<br />

Comitato ha pubblicato alcune risposte ai quesiti interpretativi più frequenti sulla disciplina<br />

di Basilea 3. Per quanto riguarda, in particolare, le previsioni sul capitale, assumono<br />

rilievo i quesiti sulle attività per imposte anticipate (deferred tax assets, DTA), sulle<br />

partecipazioni assicurative e sulle caratteristiche di alcuni strumenti di additional tier 1.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Il Comitato ha chiarito che le DtA che derivano dal diverso trattamento contabile e fiscale di<br />

talune poste di bilancio e che non dipendono dalla futura redditività <strong>della</strong> banca (quali quelle previste<br />

dall’ordinamento italiano, come modificato dalla legge 22 dicembre <strong>2011</strong>, n. 214) possono essere<br />

ponderate al 100 per cento anziché dedotte dal patrimonio. È stato, inoltre, precisato che le interessenze<br />

significative in società di assicurazione possono essere consolidate, anziché dedotte dal patrimonio,<br />

purché il metodo di consolidamento utilizzato non produca, rispetto alla deduzione, un vantaggio in<br />

termini di requisito patrimoniale. Per gli strumenti di additional tier 1 classificati in bilancio come passività<br />

per le quali, secondo Basilea 3, deve essere prevista la conversione in azioni o l’abbattimento del<br />

valore nominale a fini di assorbimento delle perdite, il Comitato ha precisato che: (a) la soglia che attiva<br />

la conversione o l’abbattimento del valore deve collocarsi almeno al 5,125 per cento di common equity<br />

tier 1 (CEt1); (b) l’abbattimento di valore o la conversione devono generare CEt1 secondo i principi<br />

contabili applicati; (c) la conversione o svalutazione degli strumenti deve essere almeno tale da ripristinare<br />

il livello del 5,125 per cento (se ciò non è possibile, la conversione o svalutazione devono estendersi<br />

all’intero ammontare degli strumenti).<br />

Nel maggio 2012 il Comitato ha pubblicato un documento di consultazione in cui<br />

viene rivista la disciplina dei rischi di mercato. La proposta include, tra l’altro, la definizione<br />

di criteri più oggettivi per la classificazione delle posizioni di rischio nel trading<br />

book; la valutazione di metodologie alternative al Value at risk (ad esempio quella basata<br />

sull’expected shortfall) per la misurazione dei rischi da parte delle banche che adottano i<br />

modelli interni; la revisione dell’approccio standardizzato per renderlo più sensibile al<br />

rischio. I commenti dell’industria sono attesi per l’inizio di settembre 2012.<br />

È stato avviato il monitoraggio dell’attuazione di Basilea 2, Basilea 2.5 (la modifica<br />

delle regole sui rischi di mercato entrata in vigore alla fine del <strong>2011</strong>) e Basilea 3 nei paesi<br />

membri del Comitato, per valutare la coerenza con cui tali previsioni sono state introdotte<br />

e applicate nelle diverse giurisdizioni, nonché rilevare eventuali problemi di level playing<br />

field. La pubblicazione dei relativi rapporti dovrebbe incentivare la piena attuazione delle<br />

regole. In una seconda fase, da poco avviata, il Comitato valuterà anche la coerenza nella<br />

misurazione delle attività ponderate per il rischio da parte delle banche che adottano i<br />

metodi avanzati.<br />

Il Comitato ha proseguito l’esercizio di stima dell’impatto di Basilea 3 – nel <strong>2011</strong><br />

hanno partecipato 212 banche – anche al fine di raccogliere i dati necessari alla valutazione<br />

di eventuali aggiustamenti da apportare alle norme prima <strong>della</strong> loro entrata in<br />

vigore. I risultati, pubblicati ad aprile 2012 e riferiti al 30 giugno <strong>2011</strong>, ipotizzano la<br />

piena attuazione di Basilea 3 – senza considerare quindi le clausole transitorie – e non<br />

fanno assunzioni sulla redditività e su eventuali modifiche del comportamento delle<br />

banche a fronte delle nuove regole. Le esigenze di CET1 delle banche dei 27 paesi<br />

coinvolti nell’analisi per rispettare un requisito del 7 per cento dell’attivo ponderato a<br />

rischio (pari al requisito minimo del 4,5 per cento incrementato di 2,5 punti percentuali<br />

per costituire il buffer per la conservazione del capitale) ammonterebbero a 518<br />

miliardi di euro. Sul fronte <strong>della</strong> liquidità, il valore dell’LCR si attesterebbe in media al<br />

90 per cento per i maggiori gruppi attivi a livello internazionale e all’83 per cento per<br />

le banche di minore dimensione.<br />

Sul fronte delle nuove proposte regolamentari, nel dicembre <strong>2011</strong> il Comitato ha pubblicato per<br />

la consultazione la proposta di revisione dei Core Principles for Effective Banking Supervision e <strong>della</strong><br />

metodologia contenente i criteri di applicazione e valutazione di tali principi. La revisione intende<br />

rafforzare la vigilanza bancaria e garantire una maggiore stabilità del sistema finanziario a livello<br />

nazionale e globale. I nuovi principi richiamano la necessità di: (a) vigilare con maggiore intensità e<br />

risorse le banche che hanno importanza sistemica; (b) assicurare un efficace risk management e una<br />

robusta governance; (c) effettuare analisi e controlli di tipo microprudenziale anche con l’obiettivo di<br />

prevenire la diffusione di rischi sistemici; (d) facilitare la gestione delle crisi (inclusa la predisposizione<br />

di piani di emergenza).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

249


250<br />

I lavori <strong>della</strong> Commissione europea<br />

Il recepimento di Basilea 3. – Il 20 luglio <strong>2011</strong> la Commissione europea ha presentato<br />

la proposta di recepimento di Basilea 3 nell’Unione europea, che si compone di<br />

due atti legislativi: una direttiva (Capital Requirements Directive, CRD4), che dovrà<br />

essere recepita dagli Stati membri e che contiene, tra l’altro, disposizioni in materia di<br />

autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria, libera prestazione dei servizi, cooperazione<br />

tra autorità di vigilanza home e host, processo di controllo prudenziale (secondo<br />

pilastro), buffers di capitale; un regolamento (Capital Requirements Regulation, CRR),<br />

che disciplina i requisiti prudenziali e sarà direttamente applicabile negli Stati membri.<br />

L’inclusione delle regole prudenziali in un regolamento risponde all’obiettivo di realizzare<br />

un single rulebook europeo, ovvero un insieme di regole quanto più possibile armonizzate<br />

per gli intermediari operanti nel mercato unico. Il negoziato è in fase conclusiva presso le<br />

istituzioni europee (Consiglio e Parlamento) nell’ambito <strong>della</strong> procedura di codecisione;<br />

l’approvazione definitiva dei due atti legislativi dovrebbe avvenire entro giugno del 2012.<br />

Alcuni dei temi più dibattuti nel recepimento di Basilea 3 hanno riguardato gli<br />

strumenti da includere nel CET1 e le nuove regole sulla liquidità e sulla leva finanziaria.<br />

Nella scelta degli strumenti da includere nel CET1 il regolamento europeo privilegia<br />

un approccio basato sulla sostanza economica, ovvero sulla rispondenza degli strumenti<br />

alle caratteristiche di permanenza, assorbimento delle perdite e flessibilità dei pagamenti<br />

previste dalle regole di Basilea 3 definite dal G20. Queste ultime si basano sulla forma<br />

legale degli strumenti, prevedendo di fatto la computabilità delle sole azioni ordinarie.<br />

La scelta fatta nell’Unione europea (UE) deriva dalla mancanza di una definizione legale<br />

comune di azioni ordinarie negli ordinamenti degli Stati membri. L’EBA dovrebbe essere<br />

chiamata a svolgere un ruolo di monitoraggio e valutazione degli strumenti computabili<br />

nel CET1.<br />

La disciplina <strong>della</strong> liquidità contemplata nella proposta di regolamento lascia margini<br />

di flessibilità nella definizione delle attività computabili nel buffer dell’LCR. È altresì<br />

previsto che l’EBA sviluppi entro il 2015, prima dell’entrata in vigore <strong>della</strong> disciplina,<br />

criteri oggettivi per la definizione delle attività in discorso. Al leverage ratio è attribuita al<br />

momento solo natura di strumento di secondo pilastro; l’eventuale migrazione al primo<br />

pilastro, vincolante per gli intermediari, è subordinata a una relazione che la Commissione<br />

dovrà redigere entro il 2016 in base a un rapporto dell’EBA.<br />

L’EBA dovrà valutare l’efficacia dell’indicatore nel limitare l’accumulo <strong>della</strong> leva finanziaria,<br />

l’adeguatezza delle sue modalità di calcolo, nonché la possibilità di differenziarne la calibrazione in<br />

funzione dei diversi modelli di business – caratterizzati da minore o maggiore rischiosità – delle banche.<br />

È inoltre previsto che la Commissione presenti al Consiglio e al Parlamento entro la<br />

fine del 2013 un rapporto sull’impatto <strong>della</strong> nuova disciplina prudenziale sui crediti alle<br />

piccole e medie imprese.<br />

Il principio di massima armonizzazione cui si ispira il regolamento europeo ammette<br />

alcune eccezioni a fini di stabilità finanziaria, riconoscendo che le differenze tra gli Stati<br />

membri in termini di ciclo economico e struttura dei sistemi finanziari possano rendere<br />

necessari interventi specifici.<br />

È prevista la possibilità per gli Stati membri di imporre alle banche e alle imprese di investimento –<br />

per un periodo fino a due anni, che può essere esteso ulteriormente – requisiti più stringenti su un insieme<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


di istituti prudenziali (fondi propri, grandi fidi, trasparenza, capital conservation buffer, liquidità,<br />

ponderazioni sulle esposizioni garantite da immobili commerciali e residenziali). Anche la Commissione<br />

ha la possibilità di imporre – per un periodo di un anno – requisiti più stringenti attraverso l’adozione<br />

di un atto delegato valido per tutti gli Stati membri. Questi ultimi possono inoltre determinare il livello<br />

del buffer anticiclico per le banche e le imprese di investimento operanti nella propria giurisdizione e<br />

imporre un buffer di capitale CEt1 per fronteggiare i rischi macroprudenziali di lungo periodo di natura<br />

sistemica (tale buffer può essere imposto anche solo su una parte del sistema finanziario). Nell’ambito del<br />

secondo pilastro, le autorità nazionali potranno adottare misure prudenziali nei confronti di un insieme<br />

di intermediari che presentano profili di rischio simili.<br />

La gestione delle crisi. – La Commissione ha proseguito i lavori per rafforzare e armonizzare<br />

il quadro normativo per la gestione delle crisi in Europa, che confluiranno in una<br />

proposta legislativa. Nell’aprile del 2012 la Commissione ha pubblicato un documento<br />

di consultazione relativo al potere delle autorità di svalutare o convertire in azioni alcuni<br />

crediti al ricorrere di situazioni gravi di difficoltà e in mancanza di soluzioni alternative,<br />

per conseguire l’assorbimento delle perdite e un’adeguata ricapitalizzazione (bail-in).<br />

Alcuni crediti sarebbero esclusi dall’ambito di applicazione (secondo un modello di bail-in di tipo<br />

regolamentare o statutario): i depositi protetti da un sistema di garanzia e le passività derivanti dalla<br />

detenzione di beni <strong>della</strong> clientela; i crediti assistiti da garanzia, inclusi i pronti contro termine e altri strumenti<br />

garantiti; i crediti con scadenza originaria inferiore a un mese; i crediti dei dipendenti, alcuni crediti<br />

commerciali e quelli dello Stato se privilegiati nella normativa fallimentare. I crediti sarebbero soggetti<br />

a bail-in secondo un modello pari passu (tutti nello stesso momento) ovvero sequenziale (prima i crediti<br />

con durata originaria superiore a un anno e poi gli altri). Sarebbe introdotto un requisito minimo di passività<br />

bail-inable, pari al 10 per cento delle passività totali, che potrebbe essere stabilito in modo uniforme<br />

dalla futura direttiva (con possibile esenzione per le banche non sistemiche) o imposto dalle autorità dei<br />

vari paesi in base a futuri standard tecnici dell’EBA. Il bail-in dovrebbe essere accompagnato da misure di<br />

ristrutturazione dirette a ripristinare condizioni di redditività di lungo periodo.<br />

La revisione <strong>della</strong> direttiva MiFID. – Nell’ottobre <strong>2011</strong> la Commissione ha presentato<br />

la proposta di revisione <strong>della</strong> direttiva relativa ai mercati degli strumenti finanziari;<br />

sono previsti due tipi di intervento, uno di armonizzazione minima, la direttiva,<br />

e uno di armonizzazione massima, il regolamento. Obiettivo <strong>della</strong> revisione è accrescere<br />

l’efficienza, la solidità e la trasparenza dei mercati, nonché rafforzare la tutela degli<br />

investitori, assicurando che gli scambi organizzati relativi a ogni tipologia di strumento<br />

finanziario siano condotti in sedi regolamentate e pienamente trasparenti: mercati<br />

regolamentati, sistemi multilaterali di negoziazione (multilateral trading facility,<br />

MTF) e nuovi sistemi organizzati di negoziazione (organised trading facility, OTF).<br />

Gli elementi chiave <strong>della</strong> proposta riguardano l’obbligo di negoziazione dei derivati OtC – identificati<br />

dalla Commissione sulla base <strong>della</strong> liquidità degli stessi – solo nelle sedi regolamentate; la creazione<br />

di un meccanismo di centralizzazione delle informazioni post-trading a livello europeo; il rafforzamento<br />

dei poteri di vigilanza e di intervento delle autorità nazionali in termini di capacità di imporre divieti per<br />

prodotti, attività e pratiche finanziarie e di fissare limiti alla quantità degli strumenti finanziari detenibili<br />

dai partecipanti al mercato; l’introduzione di requisiti informativi più rigorosi per l’offerta di prodotti<br />

finanziari complessi, come i prodotti strutturati; la netta differenziazione tra i consulenti indipendenti<br />

e quelli captive, laddove i primi sono tenuti a offrire al cliente un’ampia gamma di prodotti e servizi<br />

disponibili sul mercato e non possono essere in nessun caso remunerati dall’intermediario; la revisione<br />

dell’impianto sanzionatorio. Verrebbero altresì rafforzate le norme sul governo societario e la responsabilità<br />

dei dirigenti applicabili alle imprese di investimento e alle banche che prestano questi servizi, in linea<br />

con quanto previsto dalla CRD4.<br />

La revisione del regolamento sulle Credit Rating Agencies (CRA). – Nel mese di novembre<br />

<strong>2011</strong> la Commissione ha presentato la proposta di revisione <strong>della</strong> disciplina comunitaria<br />

in materia di agenzie di rating del credito con l’obiettivo di affrontare e risolvere, in<br />

linea con le raccomandazioni dell’FSB, le principali criticità emerse con la recente crisi:<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

251


252<br />

l’eccessiva enfasi sui rating da parte degli operatori di mercato e nella regolamentazione<br />

finanziaria, l’elevato grado di concentrazione del mercato dei rating, la difficoltà nel configurare<br />

una responsabilità civile delle agenzie nei confronti degli investitori, i conflitti<br />

di interesse derivanti dal modello issuer-pays (pagamento da parte dell’emittente) e dalla<br />

struttura proprietaria delle agenzie, le modalità di attribuzione dei rating sovrani.<br />

Per evitare l’eccessivo affidamento degli intermediari sui rating delle agenzie la Commissione ha<br />

proposto l’introduzione di misure quali il rafforzamento dell’obbligo per gli intermediari di dotarsi di<br />

procedure per l’autonoma valutazione del merito di credito delle proprie controparti e la richiesta alle<br />

European Supervisory Authorities (ESA) e allo European Systemic Risk Board (ESRB) di ridurre i riferimenti<br />

ai rating esterni nei loro orientamenti e raccomandazioni. L’indipendenza delle CRA dovrebbe<br />

essere favorita da limiti alla detenzione di partecipazioni incrociate rilevanti nel loro capitale, mentre il<br />

principio di rotazione, in base al quale è stabilito un termine di durata massima del contratto tra agenzia<br />

ed emittente, dovrebbe assicurare una maggiore concorrenza nel mercato dei rating. Una migliore qualità<br />

dei rating sovrani dovrebbe derivare da valutazioni più frequenti (semestrali invece che annuali), nonché<br />

dall’obbligo di rendere pubbliche analisi, metodologie e risorse dedicate al processo di attribuzione dei<br />

medesimi. Infine si dovrebbe adottare un sistema di responsabilità civile tale da rendere più agevole la<br />

tutela degli investitori a fronte di danni derivanti da condotte illecite delle agenzie.<br />

I lavori delle autorità di vigilanza europee e gli accordi di cooperazione<br />

L’attività <strong>della</strong> European Banking Authority (EBA). – Nella prima metà del <strong>2011</strong><br />

l’EBA è stata impegnata nello stress test sulle banche europee e nel monitoraggio dell’impatto<br />

<strong>della</strong> prossima attuazione di Basilea 3 in Europa (cfr. il capitolo 17: L’attività delle<br />

banche e degli intermediari finanziari).<br />

A dicembre del <strong>2011</strong>, inoltre, l’EBA ha emanato una raccomandazione relativa al capitale<br />

delle banche. Le misure sono parte di un più ampio pacchetto concordato dal Consiglio<br />

europeo il 26 ottobre scorso e confermato dal Consiglio Ecofin del 30 novembre per<br />

ristabilire la fiducia nei mercati. La raccomandazione dell’EBA invita le autorità di vigilanza<br />

nazionali a richiedere alle banche di rafforzare, laddove necessario, la loro posizione patrimoniale<br />

costituendo un buffer di capitale eccezionale e temporaneo. Il buffer deve essere tale<br />

da portare, entro la fine di giugno 2012, il core tier 1 ratio al 9 per cento, dopo aver valutato<br />

le esposizioni sovrane in essere alla fine di settembre <strong>2011</strong> in base ai prezzi di mercato a<br />

quella data (cfr. il capitolo 17: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari).<br />

Sul fronte dell’attività normativa, particolarmente rilevante è la definizione degli<br />

standard tecnici vincolanti (binding technical standard, BTS) richiesti all’EBA dalla proposta<br />

di CRD4/CRR per la successiva adozione da parte <strong>della</strong> Commissione, che dovrebbero<br />

favorire l’attuazione omogenea delle norme e la realizzazione del single rulebook<br />

europeo. L’EBA dovrà predisporre gran parte di tali standard entro la fine del 2012.<br />

Nel mese di aprile 2012 l’EBA ha pubblicato per la consultazione le bozze dei BtS sulla disciplina<br />

del capitale. Si è invece conclusa la consultazione sui BtS volti ad armonizzare, a partire dalle linee<br />

guida del Comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria (Committee of European Banking<br />

Supervisors, CEBS), le segnalazioni di vigilanza di banche e imprese di investimento in materia contabile,<br />

di requisiti patrimoniali e di grandi rischi.<br />

Nel settembre <strong>2011</strong> l’EBA ha emanato le linee guida sul governo interno delle<br />

banche, che aggiornano e consolidano le raccomandazioni formulate in precedenza dal<br />

CEBS. Le nuove linee guida intendono far fronte alle carenze emerse nella governance<br />

delle banche durante la crisi finanziaria e tengono conto dell’evoluzione degli standard a<br />

livello internazionale.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Le raccomandazioni riguardano principalmente la struttura e l’organizzazione societaria, gli organi<br />

con funzioni di supervisione e gestione, il risk management e i controlli interni. Esse introducono,<br />

tra l’altro, il principio che la struttura <strong>della</strong> banca o del gruppo, in relazione alla sua complessità organizzativa<br />

e articolazione societaria, non deve essere tale da impedire agli organi societari di comprendere<br />

e gestire i rischi; esse pongono inoltre limiti alle attività delle banche in giurisdizioni opache e con veicoli<br />

societari non soggetti ad adeguata supervisione.<br />

Nel mese di aprile 2012 l’EBA ha pubblicato i risultati <strong>della</strong> verifica sullo stato di<br />

applicazione delle linee guida sulle prassi di remunerazione emanate nel 2010 in attuazione<br />

<strong>della</strong> CRD3 (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010).<br />

Il quadro regolamentare e di supervisione nei paesi <strong>della</strong> UE è risultato aggiornato; anche le banche<br />

e le imprese di investimento hanno mostrato considerevoli progressi, soprattutto sul fronte dei processi<br />

interni di elaborazione e controllo sui sistemi di remunerazione e sul loro orientamento al lungo termine.<br />

I lavori dello European Systemic Risk Board (ESRB). – L’ESRB, operativo dal 1° gennaio<br />

<strong>2011</strong>, ha approfondito le questioni relative ai crediti in valuta, ai prestiti denominati<br />

in dollari e al mandato delle autorità macroprudenziali, temi sui quali ha emanato raccomandazioni.<br />

A settembre del <strong>2011</strong> l’ESRB ha approvato raccomandazioni volte a contenere i rischi legati all’elevato<br />

volume di crediti in valuta erogati dalle banche dei paesi dell’Europa centrale e orientale, che potrebbero<br />

generare rischio sistemico transfrontaliero. L’ESRB ha raccomandato, tra l’altro, che: (a) le banche<br />

forniscano ai clienti un’adeguata informativa circa i rischi del credito in valuta; (b) le autorità nazionali<br />

monitorino o limitino la concessione di tali crediti; (c) alle banche possa essere richiesto di detenere capitale<br />

regolamentare aggiuntivo per coprire il rischio derivante dall’interazione tra i rischi di credito e quelli<br />

di cambio di queste esposizioni.<br />

La raccomandazione di dicembre <strong>2011</strong> sui finanziamenti denominati in dollari mira a prevenire<br />

gli effetti sistemici delle tensioni che si dovessero verificare, come già nel 2010 e nel <strong>2011</strong>, sui mercati<br />

<strong>della</strong> provvista in tale valuta. Alle autorità di vigilanza è richiesto di intensificare la sorveglianza dei<br />

rischi di funding e di liquidità legati ad attività e passività in dollari, mentre le banche sono invitate a<br />

includere nei Recovery and Resolution Plan appropriate salvaguardie per la gestione di eventuali shock.<br />

Nella raccomandazione sul mandato delle autorità macroprudenziali, pubblicata nel gennaio<br />

2012, l’ESRB chiede ai paesi membri di dare riconoscimento nella legislazione nazionale alla funzione<br />

macroprudenziale, specificandone gli obiettivi e individuando un’autorità macroprudenziale indipendente<br />

– con un ruolo di primo piano <strong>della</strong> banca centrale – dotata degli strumenti e dei poteri appropriati.<br />

La cooperazione bilaterale e multilaterale di vigilanza. – Nel <strong>2011</strong> e nei primi mesi del<br />

2012 è stata intensa l’attività di cooperazione bilaterale tra la <strong>Banca</strong> d’Italia e le autorità<br />

di vigilanza dei paesi non appartenenti alla UE.<br />

Sono stati siglati memorandum d’intesa generali per la cooperazione di vigilanza con le banche<br />

centrali dell’Albania e del Brasile e accordi di cooperazione ad hoc con la <strong>Banca</strong> centrale russa per la<br />

vigilanza e lo scambio di informazioni sugli insediamenti dei gruppi UniCredit e Intesa Sanpaolo.<br />

Elevato impulso è stato dato allo sviluppo degli strumenti di cooperazione tra autorità<br />

impegnate nella vigilanza di gruppi bancari internazionali. Sono stati sottoscritti<br />

accordi multilaterali per i collegi dei supervisori di otto gruppi bancari italiani (Banco<br />

Popolare, Unione di Banche Italiane, <strong>Banca</strong> Monte dei Paschi di Siena, Credito Emiliano,<br />

<strong>Banca</strong> Popolare dell’Emilia Romagna, <strong>Banca</strong> Mediolanum, <strong>Banca</strong> Leonardo, Mediobanca)<br />

e di tre gruppi internazionali (Deutsche Bank, State Street Bank, RBC Dexia) per<br />

i quali la <strong>Banca</strong> d’Italia è autorità host; tali accordi si aggiungono a quelli già sottoscritti<br />

per i due maggiori gruppi italiani (UniCredit e Intesa Sanpaolo) e per altri importanti<br />

gruppi europei.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

253


254<br />

La normativa nazionale<br />

Recepimento <strong>della</strong> direttiva CRD3. – Il recepimento <strong>della</strong> direttiva UE 2010/76<br />

(CRD3) nelle disposizioni nazionali – prudenziali e segnaletiche – concernenti banche<br />

e SIM è stato completato nel dicembre <strong>2011</strong> (per la parte relativa ai sistemi di remunerazione<br />

e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari, cfr. il capitolo 19: L’azione di<br />

vigilanza nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010) con la modifica delle disposizioni riguardanti il<br />

patrimonio di vigilanza, il rischio di credito, le operazioni di cartolarizzazione, i rischi di<br />

mercato, l’informativa al pubblico e le obbligazioni bancarie garantite.<br />

Per quanto riguarda il patrimonio di vigilanza, le novità mirano a rendere più rigorosa<br />

la disciplina sul calcolo del patrimonio. A tal fine è stata introdotta la deduzione dal<br />

patrimonio di base delle rettifiche di valore effettuate a fini prudenziali su attività valutate<br />

al fair value allocate nel banking book (additional value adjustment), estendendo quindi<br />

l’applicazione del criterio finora utilizzato per il solo trading book.<br />

È stata introdotta, nell’ambito <strong>della</strong> metodologia standardizzata per il calcolo dei<br />

requisiti a fronte del rischio di credito, una disposizione agevolativa che prevede un fattore<br />

di ponderazione fisso (20 per cento) per le esposizioni verso le Regioni e gli altri enti<br />

territoriali degli Stati membri <strong>della</strong> UE denominate e finanziate nella locale valuta, anche<br />

quando in base al rating applicato agli intermediari vigilati, cui di norma tale fattore è<br />

agganciato, la ponderazione risulterebbe più elevata.<br />

Gli interventi in materia di cartolarizzazioni sono stati diretti a rimuovere alcuni<br />

punti di debolezza delle regole prudenziali emersi nel corso <strong>della</strong> crisi finanziaria. Ciò è<br />

stato realizzato, in particolare, eliminando le possibilità di arbitraggio regolamentare e<br />

rendendo il trattamento prudenziale applicato alle posizioni verso cartolarizzazioni più<br />

rispondente alla loro effettiva rischiosità (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza nella<br />

<strong>Relazione</strong> sull’anno 2010).<br />

In attuazione di tali interventi è stato: (a) previsto l’allineamento del trattamento delle posizioni verso<br />

cartolarizzazione detenute nel trading book a quello, più restrittivo, delle posizioni detenute nel portafoglio<br />

bancario; (b) introdotto un trattamento specifico per le posizioni verso ri-cartolarizzazioni; (c) precisato<br />

che gli intermediari non possono utilizzare a fini prudenziali rating esterni basati su garanzie da<br />

essi stessi fornite a operazioni di cartolarizzazione. Pur non essendo espressamente previsto dalla CRD3,<br />

al fine di assicurare pari trattamento regolamentare tra intermediari e prevenire possibili arbitraggi normativi,<br />

sono stati estesi alle SIM gli obblighi in materia di mantenimento dell’interesse economico netto<br />

(retention) e le disposizioni in materia di requisiti organizzativi già vigenti per banche e gruppi bancari.<br />

La direttiva ha introdotto rilevanti correttivi alla disciplina sui rischi di mercato, sia<br />

nel metodo standardizzato sia in quello avanzato basato sui modelli interni, al fine di rendere<br />

il trattamento prudenziale maggiormente commisurato ai rischi effettivi sottostanti.<br />

Le nuove norme prevedono, per gli intermediari che utilizzano la metodologia standardizzata,<br />

l’inasprimento del coefficiente per la copertura del rischio specifico dei titoli di capitale. Per gli intermediari<br />

che utilizzano modelli interni sono stati introdotti il calcolo di una misura aggiuntiva di VaR stressato<br />

e la possibilità di utilizzare modelli interni per il calcolo delle componenti di rischio incrementali rispetto<br />

a quelle coperte nel modello VaR.<br />

Per quanto concerne la disciplina dell’informativa al pubblico, le modifiche hanno<br />

previsto l’obbligo per gli intermediari di fornire al mercato le informazioni necessarie per<br />

la valutazione del proprio profilo di rischio, anche in aggiunta alle informazioni minime<br />

espressamente previste. Sono stati introdotti, inoltre, specifici doveri di informativa in<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


materia, tra l’altro, di: (a) posizioni verso ri-cartolarizzazioni; (b) politiche e prassi di remunerazione<br />

per le banche e i gruppi bancari.<br />

Sono state infine rafforzate le condizioni per l’ammissione al trattamento prudenziale<br />

preferenziale dei covered bond garantiti da titoli di cartolarizzazione di crediti ipotecari<br />

residenziali e commerciali. Le nuove norme riconoscono tale trattamento solo a covered<br />

bond che presentano un profilo di rischio equiparabile a quello delle obbligazioni direttamente<br />

garantite da prestiti ipotecari.<br />

Riacquisto di strumenti computabili nel patrimonio di vigilanza. – Nel gennaio 2012<br />

sono state modificate le condizioni per l’autorizzazione delle operazioni di rimborso o<br />

riacquisto di strumenti computabili nel patrimonio di vigilanza di banche e gruppi bancari<br />

(buy-back). Ciò al fine di eliminare un possibile svantaggio competitivo delle banche<br />

italiane rispetto a intermediari di altri paesi europei, nonché di favorire operazioni di<br />

liability management nel quadro del rafforzamento delle componenti patrimoniali di<br />

migliore qualità (per un’analisi dell’impatto patrimoniale dei buy-back, cfr. il capitolo 17:<br />

L’attività delle banche e degli intermediari finanziari).<br />

È stato rimosso l’obbligo generale di preventiva sostituzione degli strumenti riacquistati o rimborsati<br />

con altri di qualità patrimoniale almeno equivalente (replacement). Le citate operazioni sono autorizzate<br />

purché non sia pregiudicata la situazione economico-finanziaria e di adeguatezza patrimoniale; resta<br />

ferma la facoltà <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia di richiedere il replacement sulla base di valutazioni caso per caso<br />

nell’ambito del procedimento di autorizzazione.<br />

Tenuto conto dei rischi reputazionali e legali derivanti dal fatto che le operazioni<br />

di riacquisto possono interessare varie tipologie di investitori, tra cui anche clientela non<br />

professionale, le disposizioni hanno richiamato l’attenzione delle banche sul pieno rispetto<br />

degli obblighi previsti, in via generale, dall’ordinamento in materia di trasparenza,<br />

correttezza dei comportamenti e gestione dei conflitti di interesse.<br />

Governance e assetti proprietari. – All’inizio del 2012 la <strong>Banca</strong> d’Italia ha fornito<br />

chiarimenti per l’applicazione delle disposizioni in materia di organizzazione e governo<br />

societario delle banche, con riguardo all’adeguata professionalità degli organi societari,<br />

alla loro composizione, al processo di autovalutazione dell’organo amministrativo e, in<br />

conformità con le linee guida dell’EBA, all’attività di controllo e gestione dei rischi.<br />

Al fine di evitare situazioni potenzialmente lesive <strong>della</strong> concorrenza, il DL 201/<strong>2011</strong><br />

ha introdotto il divieto di assumere o esercitare cariche sociali in imprese e gruppi concorrenti<br />

nel mercato del credito, assicurativo e finanziario. Per garantire un’uniforme<br />

applicazione del divieto, la <strong>Banca</strong> d’Italia, la Consob e l’Isvap hanno elaborato, con la<br />

collaborazione dell’AGCM, criteri comuni sui quali basare le valutazioni di rispettiva<br />

competenza.<br />

Gli indirizzi forniti dalle autorità sono volti a chiarire l’ambito di applicazione del divieto e riguardano<br />

l’individuazione delle cariche il cui cumulo è vietato, delle imprese interessate dal divieto<br />

– con particolare riferimento alle soglie dimensionali di esenzione e ai rapporti di controllo e di gruppo – e<br />

dei mercati sui quali le imprese operano. Sono inoltre state date indicazioni sulle modalità da seguire per<br />

l’accertamento delle situazioni di incompatibilità e per l’eventuale dichiarazione di decadenza.<br />

Partecipazioni detenibili dalle banche e attività di rischio nei confronti dei soggetti collegati.<br />

– Nel mese di dicembre <strong>2011</strong> sono state emanate le disposizioni, tra loro strettamente<br />

connesse, in materia di partecipazioni detenibili dalle banche e attività di rischio<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

255


256<br />

nei confronti dei soggetti collegati (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza nella <strong>Relazione</strong><br />

sull’anno 2009 e sull’anno 2010).<br />

La nuova disciplina in materia di partecipazioni detenibili si caratterizza per la rimozione del limite<br />

di separatezza banca-industria e per l’allineamento degli altri limiti alla detenzione di partecipazioni in<br />

imprese non finanziarie alle soglie massime previste dalla normativa europea. La rimozione del limite di<br />

separatezza e il connesso rischio di aumento dei conflitti di interesse nelle relazioni delle banche con gli<br />

azionisti e con le imprese partecipate sono controbilanciati dai presidi previsti dalla disciplina sulle attività<br />

di rischio verso soggetti collegati; quest’ultima introduce stringenti limiti entro i quali devono essere contenute<br />

tali attività e regole procedurali per assicurare l’integrità del processo decisionale di erogazione dei<br />

finanziamenti.<br />

Sistemi di remunerazione e incentivazione. – Con l’approvazione <strong>della</strong> legge 15 dicembre<br />

<strong>2011</strong>, n. 217 (legge comunitaria per il 2010) sono state apportate le integrazioni necessarie<br />

al Testo unico bancario e al Testo unico <strong>della</strong> finanza per includere espressamente i<br />

sistemi di remunerazione nell’ambito degli assetti organizzativi e di governo societario degli<br />

intermediari e per attribuire alla <strong>Banca</strong> d’Italia specifici poteri di intervento, tra cui quello di<br />

fissare limiti all’importo totale <strong>della</strong> parte variabile delle remunerazioni.<br />

Nel mese di marzo 2012 sono state sottoposte a consultazione pubblica alcune modifiche al regolamento<br />

congiunto <strong>Banca</strong> d’Italia-Consob del 29 ottobre 2007; tali modifiche sono volte a estendere le<br />

regole sui sistemi di remunerazione già vigenti per le banche e i gruppi bancari anche alla prestazione, in<br />

particolare da parte delle SIM, delle attività e dei servizi di investimento.<br />

Nel mese di marzo 2012 la <strong>Banca</strong> d’Italia ha diffuso una comunicazione volta a richiamare<br />

l’attenzione degli intermediari bancari sull’esigenza di tener conto, nella definizione<br />

delle proprie politiche di distribuzione degli utili e di remunerazione con riferimento<br />

all’esercizio <strong>2011</strong>, <strong>della</strong> necessità di sostenere l’economia anche nel corso dell’attuale<br />

difficile congiuntura, nonché di mantenere, anche in chiave prospettica, condizioni di<br />

adeguatezza patrimoniale e di prudente gestione del rischio di liquidità. A tal fine sono<br />

stati indicati i criteri in base ai quali la <strong>Banca</strong> d’Italia si orienterà nel valutare le politiche<br />

adottate in materia dalle banche (cfr. il paragrafo: L’attività di controllo sulle banche).<br />

Con particolare riferimento alla distribuzione degli utili, la <strong>Banca</strong> d’Italia ha chiesto l’adozione di<br />

politiche che prevedano: (a) per le banche che devono rafforzare il capitale in ottemperanza alla raccomandazione<br />

dell’EBA del dicembre <strong>2011</strong>, la patrimonializzazione dell’intero ammontare degli utili; (b) per le<br />

banche che alla fine del <strong>2011</strong> non avevano raggiunto i target ratios indicati dalla Vigilanza a conclusione<br />

del processo annuale di revisione e valutazione prudenziale, l’eventuale distribuzione di utili solo in presenza<br />

di operazioni di capital management tali da assicurare il raggiungimento degli obiettivi in tempi brevi.<br />

Garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane. – L’art. 8 del decreto legge<br />

6 dicembre <strong>2011</strong>, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre <strong>2011</strong>, n. 214, ha previsto<br />

che il MEF possa concedere, fino al 30 giugno 2012, la garanzia dello Stato su passività<br />

delle banche italiane di nuova emissione con scadenza compresa tra tre mesi e cinque<br />

anni (sette anni per i covered bond). Le passività garantite possono essere a loro volta<br />

utilizzate dalle banche emittenti come attività stanziabili per il rifinanziamento presso<br />

l’Eurosistema (cfr. i capitoli 7: La politica monetaria comune e 17: L’attività delle banche e<br />

degli intermediari finanziari).<br />

A fronte <strong>della</strong> garanzia ricevuta, le banche devono pagare una commissione che riflette il loro<br />

profilo di rischio; le modalità di calcolo <strong>della</strong> commissione, armonizzate a livello europeo, si basano sugli<br />

indicatori di mercato e sui rating relativi alle banche richiedenti. La commissione pagata dalle banche<br />

italiane si colloca mediamente nell’intorno di un punto percentuale dell’importo dell’emissione.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Secondo quanto previsto dal decreto, ai fini dell’ammissione alla garanzia le istanze<br />

sono subordinate alla valutazione <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia sull’adeguatezza <strong>della</strong> patrimonializzazione<br />

<strong>della</strong> banca e sulla sua capacità di far fronte alle obbligazioni assunte. Nel mese<br />

di dicembre <strong>2011</strong> la <strong>Banca</strong> d’Italia ha disciplinato le modalità di presentazione delle<br />

richieste di garanzia, richiamando l’attenzione degli intermediari: (a) sulla necessità che<br />

l’ammontare delle garanzie sia limitato a quanto strettamente necessario per ripristinare<br />

la capacità di finanziamento a medio e a lungo termine; (b) sull’esigenza di evitare abusi<br />

del sostegno ricevuto o indebiti vantaggi, in particolare nelle comunicazioni rivolte al<br />

pubblico.<br />

Tutela del consumatore e trasparenza. – Nel corso dell’anno sono state assunte numerose<br />

iniziative per accrescere il livello di tutela dei clienti, promuovere la concorrenza nel settore<br />

bancario e finanziario, favorire l’inclusione finanziaria.<br />

Il decreto legge 13 maggio <strong>2011</strong>, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge<br />

12 luglio <strong>2011</strong>, n. 106, è intervenuto sulle disposizioni del TUB in materia di ius variandi<br />

delle condizioni contrattuali e portabilità dei finanziamenti, distinguendo il trattamento<br />

di consumatori e microimprese da quello dei restanti clienti; a questi ultimi non si applicano<br />

né l’esclusione di modifiche unilaterali dei tassi di interesse nei contratti a tempo<br />

determinato né le disposizioni sulla portabilità dei finanziamenti. Il medesimo decreto<br />

ha modificato i criteri di calcolo <strong>della</strong> soglia oltre la quale si configura il reato di usura,<br />

per evitare, in un contesto caratterizzato da bassi tassi di interesse, possibili fenomeni di<br />

razionamento del credito (cfr. il paragrafo: Trasparenza, rapporti tra intermediari e clienti<br />

ed educazione finanziaria).<br />

Il tasso soglia è calcolato aumentando il tasso effettivo globale medio (tEGM) non più di metà, ma<br />

di un quarto, cui si aggiunge ora un margine fisso di ulteriori quattro punti percentuali; la differenza tra<br />

il tasso soglia e il tEGM non può, in ogni caso, essere superiore a otto punti percentuali.<br />

Nel <strong>2011</strong> sono state altresì emanate disposizioni volte a istituire un sistema di prevenzione<br />

delle frodi nel settore del credito con specifico riferimento al furto di identità,<br />

nonché a favorire il tempestivo aggiornamento di alcune informazioni contenute nella<br />

Centrale dei rischi e negli altri sistemi di informazione creditizia.<br />

Una serie di misure legislative – facenti perno sull’articolo 117-bis del TUB, di nuova<br />

introduzione – hanno riguardato la remunerazione degli affidamenti e degli sconfinamenti<br />

nei contratti di conto corrente e di apertura di credito, al fine di rendere le offerte<br />

più semplici e confrontabili, così da stimolare la concorrenza e accrescere l’efficienza del<br />

sistema.<br />

Per effetto <strong>della</strong> nuova disciplina, oltre ai tassi debitori sull’ammontare effettivamente utilizzato,<br />

per gli affidamenti è consentita esclusivamente l’applicazione di una commissione onnicomprensiva, che<br />

non può eccedere lo 0,5 per cento per trimestre delle somme messe a disposizione del cliente. Per gli sconfinamenti<br />

e gli utilizzi extrafido, invece, al tasso debitore può essere affiancata solo una commissione di<br />

istruttoria veloce, espressa in misura fissa e in valore assoluto.<br />

Tra la fine del <strong>2011</strong> e l’inizio del 2012 sono stati introdotti, dal legislatore e dall’Isvap,<br />

limiti stringenti alla possibilità per gli intermediari di commercializzare polizze assicurative<br />

unitamente a un contratto di finanziamento, al fine di prevenire conflitti di interesse<br />

e consentire al consumatore una più ampia facoltà di scelta <strong>della</strong> copertura assicurativa<br />

(cfr. il capitolo 18: L’attività degli investitori istituzionali).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

257


258<br />

È ispirato a finalità di inclusione finanziaria l’obbligo per banche, Poste italiane spa,<br />

istituti di pagamento e istituti di moneta elettronica (Imel) di offrire un conto di base,<br />

gratuito per le fasce socialmente svantaggiate (DL 201/<strong>2011</strong>). Le caratteristiche di tale<br />

conto sono state individuate con una convenzione stipulata tra MEF, <strong>Banca</strong> d’Italia e<br />

rappresentanti degli intermediari interessati.<br />

Il decreto legge 24 marzo 2012, n. 29, convertito dalla legge 18 maggio 2012, n. 62,<br />

ha istituito un Osservatorio – cui partecipa anche la <strong>Banca</strong> d’Italia – con funzioni di monitoraggio<br />

sull’andamento dei finanziamenti e di promozione di buone prassi nell’erogazione<br />

del credito. Ha previsto altresì che i clienti possano chiedere ai Prefetti di invitare le banche a<br />

fornire chiarimenti sulla valutazione del merito di credito che li riguarda; successivamente, il<br />

Prefetto può segnalare eventuali situazioni problematiche all’Arbitro <strong>Banca</strong>rio Finanziario.<br />

Risparmio gestito. – Nel mese di maggio del 2012, a seguito dell’entrata in vigore<br />

delle modifiche al TUF (attuate dal decreto legislativo 16 aprile 2012, n. 47), sono<br />

state emanate le modifiche alla disciplina secondaria sia <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia sia <strong>della</strong><br />

Consob in materia di gestione collettiva del risparmio nonché al regolamento congiunto<br />

in materia di organizzazione e controlli degli intermediari, in attuazione <strong>della</strong><br />

direttiva CE 2009/65 (UCITS4) e delle linee guida dell’European Securities and<br />

Markets Authority, ESMA (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza nella <strong>Relazione</strong> sull’anno<br />

2010). Con l’occasione la normativa è stata sottoposta a una revisione complessiva<br />

volta a rendere più organico il quadro regolamentare.<br />

Le modifiche principali hanno riguardato: (a) il nuovo regime di operatività transfrontaliera delle<br />

società di gestione (cosiddetto passaporto europeo del gestore); (b) la semplificazione del regime di commercializzazione<br />

dei fondi armonizzati in altri Stati membri; (c) la disciplina delle fusioni cross-border<br />

di fondi armonizzati; (d) la creazione di strutture denominate master-feeders, in cui un fondo investe il<br />

suo patrimonio prevalentemente in un altro fondo; (e) le regole in materia di gestione dei rischi dei fondi.<br />

Le nuove norme precisano inoltre la suddivisione delle competenze tra autorità home e autorità host individuando<br />

le regole applicabili nei diversi casi e prevedendo obblighi di reciproca collaborazione.<br />

Inoltre, in attuazione delle modifiche sul punto apportate al tUF, sono state emanate nuove disposizioni<br />

in materia di esercizio delle funzioni di banca depositaria, in base alle quali è stata introdotta<br />

un’autorizzazione ex ante in via generale per assumere gli incarichi, rispettivamente, di banca depositaria<br />

o di soggetto abilitato al calcolo del valore delle quote dei fondi.<br />

Riforma degli intermediari finanziari. – Nel mese di marzo del 2012 si è conclusa<br />

la consultazione pubblica sulla normativa di attuazione del titolo V del TUB, così come<br />

modificato dal D.lgs 141/2010 (cfr. il capitolo 19: L’azione di vigilanza nella <strong>Relazione</strong><br />

sull’anno 2010). Tale disciplina, che delinea un quadro organico <strong>della</strong> materia, definisce<br />

per gli intermediari finanziari iscritti nell’albo ex art. 106 TUB un regime di vigilanza<br />

equivalente a quello delle banche e delle imprese di investimento. Al tempo stesso, la<br />

normativa è stata declinata secondo il principio di proporzionalità per tener conto <strong>della</strong><br />

complessità operativa, dimensionale e organizzativa degli intermediari e <strong>della</strong> natura<br />

dell’attività svolta. È stata, di conseguenza, bilanciata l’esigenza di assicurare che l’attività<br />

di concessione di finanziamenti sia svolta da soggetti affidabili con quella di disporre di<br />

un impianto normativo sufficientemente flessibile, tale da non porre ingiustificate barriere<br />

all’ingresso nel mercato o allo sviluppo di modelli operativi compatibili con la sana e<br />

prudente gestione dell’intermediario. La partecipazione dell’industria alla consultazione è<br />

stata ampia; i commenti ricevuti sono attualmente all’esame dell’Istituto.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


il sistema dei pagamenti, i mercati<br />

e le loro infrastrutture


20. le infrastrutture del sistema dei pagamenti<br />

all’ingrosso e dei mercati monetario<br />

e finanZiario<br />

Nel <strong>2011</strong> le autorità hanno proseguito nell’azione di rafforzamento delle infrastrutture<br />

di trading e post-trading dei mercati finanziari (financial market infrastructures, FMIs). Sono<br />

stati definiti principi internazionali condivisi; è stato intensificato il monitoraggio dello stato<br />

di attuazione delle riforme nelle diverse giurisdizioni, in coerenza con gli impegni assunti<br />

a livello globale.<br />

Evoluzione del quadro regolamentare<br />

Lo scorso aprile il Committee on Payment and Settlement Systems (CPSS) <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> dei regolamenti internazionali (BRI) e il comitato tecnico dell’International<br />

Organization of Securities Commissions (Iosco) hanno pubblicato il rapporto Principles<br />

for financial market infrastructures, che definisce un insieme di principi da applicare su scala<br />

globale alle infrastrutture di post-trading: sistemi di pagamento e regolamento, depositari<br />

centrali, controparti centrali e repertori di dati (trade repositories). L’obiettivo è rendere più<br />

stringenti gli standard finora esistenti, introdurne nuovi relativi a tipologie di rischio non<br />

considerate in precedenza, accrescere la coerenza <strong>della</strong> regolamentazione e supervisione sulle<br />

infrastrutture nei diversi paesi.<br />

Rispetto ai principi esistenti, le principali novità riguardano: l’ambito di applicazione, ampliato<br />

ai trade repositories; una specifica attenzione ai rischi derivanti dall’estensione e dall’intensità delle<br />

interconnessioni tra le FMIs; il rafforzamento <strong>della</strong> responsabilità delle autorità di supervisione in tema<br />

di sorveglianza cooperativa sulle FMIs globali. Tra gli elementi considerati per la prima volta figurano:<br />

il rischio connesso con le forme di partecipazione alle FMIs che prevedono un numero elevato di partecipanti<br />

indiretti; il rischio di impresa (general business risk); le misure (segregation e portability) che<br />

le controparti centrali dovrebbero prevedere per assicurare la protezione del collaterale e delle posizioni<br />

dei clienti in caso di inadempimento dei relativi partecipanti diretti.<br />

Il Financial Stability Board (FSB) ha mantenuto viva l’attenzione sulle iniziative<br />

volte a realizzare l’impegno assunto dai Capi di Stato e di governo del G20 nel vertice<br />

di Pittsburgh di settembre 2009 per accrescere la trasparenza e ridurre i rischi relativi<br />

alle operazioni in derivati over-the-counter (OTC). Entro la fine del 2012 i contratti<br />

conclusi dovranno essere comunicati a un trade repository e, se standardizzati, compensati<br />

da una controparte centrale. La registrazione dei contratti presso i trade repositories<br />

arricchisce le informazioni a disposizione delle autorità e concorre a rendere più efficiente<br />

l’attività di gestione del rischio degli stessi operatori, finanziari e non.<br />

Allo scopo di favorire la registrazione dei contratti presso i trade repositories e in ottemperanza al<br />

mandato ricevuto dal G20 nel <strong>2011</strong>, l’FSB coordina i lavori volti a istituire un codice identificativo globale<br />

(legal entity identifier, LEI) di tutti i soggetti giuridici impegnati in una transazione finanziaria. Oltre ai dati<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

261


262<br />

anagrafici utili per l’identificazione univoca dei soggetti, il codice conterrà in prospettiva altre informazioni<br />

utili in un’ottica di stabilità finanziaria (ad es. il gruppo di appartenenza del soggetto). Su mandato dell’FSB,<br />

il CPSS e la Iosco hanno pubblicato i requisiti minimi per la registrazione dei dati presso i trade repositories<br />

e i meccanismi per la loro aggregazione su scala globale.<br />

Sono proseguite, nel corso del <strong>2011</strong> e nei primi mesi di quest’anno, le attività dell’OTC<br />

Derivatives Regulators’ Forum che ha promosso accordi di sorveglianza cooperativa su controparti<br />

centrali e trade repositories operanti a livello globale, nonché la discussione sulle<br />

riforme in atto nelle diverse giurisdizioni riguardanti il mercato dei derivati OTC.<br />

In Europa la Commissione, il Consiglio e il Parlamento hanno raggiunto lo scorso<br />

febbraio un accordo politico sulla proposta di regolamento presentata nel 2010 dalla Commissione<br />

in materia di derivati OTC, controparti centrali e trade repositories. Il regolamento<br />

(European Market Infrastructure Regulation, EMIR), che attua per l’Unione europea (UE)<br />

le decisioni del G20 sopra richiamate, dovrebbe essere pubblicato prima dell’estate.<br />

L’EMIR introduce un regime armonizzato di autorizzazione e vigilanza per le controparti centrali<br />

con sede nella UE: sono previsti un’unica procedura di autorizzazione alla prestazione dei servizi di controparte<br />

centrale e rigorosi requisiti organizzativi e prudenziali. L’EMIR prevede inoltre che il rilascio e la<br />

revoca dell’autorizzazione alle controparti centrali siano effettuati dalla competente autorità di supervisione<br />

nazionale, la quale è anche chiamata a costituire, coordinare e presiedere un collegio di supervisori. Viene<br />

infine attribuito alla European Securities and Markets Authority (ESMA) il potere di rilascio e di revoca <strong>della</strong><br />

registrazione dei trade repositories, nonché la funzione di sorveglianza su tali entità.<br />

Lo scorso marzo la Commissione europea ha adottato una proposta di regolamento<br />

dei depositari centrali (central securities depositories, CSD), per la creazione di un mercato<br />

unico dei servizi di gestione accentrata e di regolamento dei titoli in Europa e per l’attenuazione<br />

dei rischi di regolamento delle transazioni in strumenti finanziari.<br />

La proposta disciplina il regolamento delle operazioni in strumenti finanziari negoziati nelle sedi<br />

regolamentate e prevede: (a) l’obbligo <strong>della</strong> dematerializzazione e dell’accentramento presso un CSD degli<br />

strumenti finanziari; (b) la riduzione del periodo intercorrente tra la data di negoziazione e quella di regolamento<br />

sino a un massimo di due giorni; (c) misure volte a scoraggiare il mancato regolamento delle<br />

transazioni; (d) il contenimento dei rischi e dei costi connessi con il regolamento transfrontaliero. È previsto<br />

per tutti i CSD un regime di autorizzazione all’esercizio dell’attività e di controllo prudenziale armonizzato<br />

in materia di requisiti patrimoniali, organizzativi e di governo societario.<br />

Il prossimo 1° novembre entrerà in vigore il nuovo regolamento europeo sullo short<br />

selling e sui credit default swap (CDS) su emittenti sovrani (regolamento del Parlamento<br />

europeo e del Consiglio 14 marzo 2012, n. 236). Entro il 30 settembre la Commissione dovrà<br />

definire la regolamentazione secondaria, avvalendosi del parere tecnico e degli standard<br />

regolamentari forniti dall’ESMA.<br />

Il regolamento introduce un regime di trasparenza per le posizioni corte nette di importo rilevante<br />

in titoli azionari e strumenti del debito sovrano, che dovranno essere notificate alle autorità competenti;<br />

stabilisce alcune restrizioni alle vendite allo scoperto di azioni e titoli di debito sovrano in assenza <strong>della</strong><br />

disponibilità dei titoli stessi; vieta l’assunzione di posizioni in CDS su emittenti sovrani in assenza di un’esposizione<br />

verso il debito sovrano sottostante. È previsto un regime di esenzione dagli obblighi di notifica e dalle<br />

restrizioni a favore degli operatori che svolgono attività di market making. Alle autorità nazionali e all’ESMA<br />

sono attribuiti poteri di sospensione delle restrizioni e di intervento in circostanze eccezionali.<br />

In ottobre la Commissione europea ha presentato la proposta di revisione <strong>della</strong> direttiva<br />

relativa ai mercati degli strumenti finanziari (direttiva CE 21 aprile 2004, n. 39, MiFID).<br />

Sono previsti un regolamento e una direttiva di armonizzazione minima con l’obiettivo di<br />

accrescere l’efficienza, l’affidabilità e la trasparenza dei mercati, nonché di rafforzare la tutela<br />

degli investitori. Presso il Consiglio europeo sono stati avviati i lavori per la definizione di<br />

entrambi i provvedimenti.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


La proposta prevede l’introduzione di una nuova sede di negoziazione (sistemi organizzati di negoziazione);<br />

individua misure finalizzate a presidiare i rischi derivanti da algoritmi di negoziazione<br />

(contrattazioni high frequency); prevede un regime di trasparenza unico per le tre sedi di negoziazione<br />

(mercati regolamentati, sistemi multilaterali di negoziazione e sistemi organizzati di negoziazione),<br />

graduato in relazione ai prodotti scambiati ed esteso anche agli strumenti diversi dalle azioni; stabilisce<br />

l’obbligo di negoziare taluni derivati su piattaforme elettroniche; attribuisce nuovi poteri di intervento alle<br />

autorità di vigilanza nazionali, in coordinamento con l’ESMA; prevede requisiti più rigorosi per la gestione<br />

del portafoglio, la consulenza in materia di investimenti e l’offerta di prodotti finanziari complessi,<br />

come i prodotti strutturati.<br />

Linee di recente evoluzione<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> i pagamenti trattati nel sistema di regolamento lordo<br />

TARGET2 sono aumentati rispetto all’anno precedente del 3,7 per cento in valore e dell’1,5<br />

per cento in volume. La disponibilità tecnica del sistema (99,89 per cento) è rimasta su livelli<br />

particolarmente elevati, contribuendo al mantenimento <strong>della</strong> stabilità finanziaria anche<br />

nei periodi dell’anno in cui sono riemerse tensioni sui mercati finanziari dell’area dell’euro.<br />

Nella componente italiana del sistema TARGET2, a partire da agosto del <strong>2011</strong> si è<br />

manifestata una sensibile riduzione dei flussi transfrontalieri principalmente a seguito <strong>della</strong><br />

marcata contrazione delle transazioni interbancarie cross-border. Tale riduzione è stata compensata<br />

dalla crescita dei pagamenti per il regolamento delle operazioni di rifinanziamento<br />

e dei depositi overnight in contropartita con l’Eurosistema.<br />

Le transazioni transfrontaliere regolate in TARGET2 danno origine a sbilanci bilaterali<br />

tra banche centrali che, compensati per novazione con la <strong>Banca</strong> centrale europea (BCE) su<br />

base giornaliera, determinano per ogni banca centrale una posizione netta nel bilancio <strong>della</strong><br />

BCE (sbilancio multilaterale); tale posizione a sua volta costituisce la contropartita del credito<br />

o del debito netto iscritto nei bilanci delle singole banche centrali. A partire dalla seconda<br />

metà del <strong>2011</strong> gli sbilanci multilaterali sono cresciuti in misura rilevante. Il fenomeno è<br />

da imputare ai forti deflussi netti di liquidità verificatisi nei paesi maggiormente interessati<br />

dalla crisi del debito sovrano, derivanti dal disinvestimento da parte degli operatori esteri<br />

nel segmento dei titoli governativi e dalla difficoltà per le banche commerciali domestiche<br />

a reperire fondi sul mercato. Le maggiori esigenze di liquidità hanno spinto le banche di<br />

questi paesi a un più elevato ricorso al rifinanziamento presso la propria banca centrale<br />

(cfr. il capitolo 7: La politica monetaria comune).<br />

Con riferimento ai progetti infrastrutturali dell’Eurosistema, volti ad aumentare il<br />

livello di integrazione finanziaria dell’area, sono proseguite le attività di realizzazione di<br />

TARGET2-Securities (T2S), la piattaforma per il regolamento in moneta di banca centrale<br />

delle transazioni in titoli, denominate in euro e in altre valute europee, sviluppata dalla<br />

<strong>Banca</strong> d’Italia in cooperazione con la Banque de France, il Banco de España e la Deutsche<br />

Bundesbank. Tramite l’armonizzazione e la standardizzazione dei processi operativi, T2S<br />

favorirà la competizione tra i depositari centrali, riducendo così il costo delle transazioni in<br />

titoli transfrontaliere. Nell’ottobre <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deliberato uno<br />

slittamento <strong>della</strong> data di avvio di T2S, dal settembre 2014 al giugno 2015, per l’accresciuta<br />

complessità del progetto sotto il profilo tecnico-funzionale. Lo scorso 8 maggio nove depositari<br />

centrali europei – fra cui l’italiano Monte Titoli, il tedesco Clearstream e lo spagnolo<br />

Iberclear – rappresentativi di circa due terzi dei volumi di regolamento nell’area dell’euro,<br />

hanno firmato con l’Eurosistema il contratto per la partecipazione a T2S (T2S Framework<br />

Agreement); è previsto che altri depositari dell’area dell’euro aderiscano all’accordo entro<br />

giugno del 2012.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

263


264<br />

Procede, in parallelo, la definizione di un quadro cooperativo di sorveglianza e<br />

supervisione sulla futura piattaforma T2S. Durante la fase di sviluppo è stata condotta<br />

una valutazione preliminare del progetto, per verificarne l’affidabilità e l’efficienza e<br />

proporre eventuali adattamenti. L’esercizio, conclusosi nella seconda metà del <strong>2011</strong>,<br />

si è basato sulle raccomandazioni elaborate dal Committee of European Securities<br />

Regulators (CESR) e dalle banche centrali nazionali appartenenti al SEBC per i sistemi<br />

di regolamento dei titoli; i relativi risultati sono stati comunicati al T2S Programme<br />

Board, gestore del progetto.<br />

Il Collateral Central Bank Management (CCBM2), progetto affidato alle banche<br />

centrali del Belgio e dei Paesi Bassi per realizzare entro il 2013 una piattaforma unica<br />

per la gestione delle garanzie nelle operazioni di credito dell’Eurosistema, ha invece<br />

incontrato nel corso del <strong>2011</strong> difficoltà che hanno reso necessario interromperne la<br />

realizzazione. L’Eurosistema apporterà comunque entro il 2014 alcuni miglioramenti<br />

funzionali alla gestione del collaterale adeguando l’attuale Correspondent Central<br />

Banking Model (CCBM).<br />

A livello domestico, sono proseguiti i lavori per la realizzazione del Centro applicativo<br />

<strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia (CABI), il cui avvio graduale è previsto a partire dal prossimo<br />

mese di giugno; il CABI consentirà alla <strong>Banca</strong> d’Italia di gestire i pagamenti <strong>della</strong> Pubblica<br />

amministrazione in formato SEPA (Single euro payments area).<br />

Il regolamento in base monetaria<br />

Nel <strong>2011</strong> è proseguito l’ampliamento dell’adesione alla piattaforma di regolamento<br />

lordo TARGET2 da parte delle banche centrali <strong>della</strong> UE. Il 4 luglio si è connessa la<br />

<strong>Banca</strong> centrale rumena, non appartenente all’area dell’euro, portando a 24 il numero<br />

delle banche centrali partecipanti al sistema (inclusa la BCE).<br />

Nel <strong>2011</strong> il numero complessivo di pagamenti regolati in TARGET2 ha raggiunto<br />

gli 89,6 milioni, per un importo di circa 631.000 miliardi di euro; in media giornaliera<br />

i pagamenti sono stati oltre 348.500, per un controvalore di quasi 2.400 miliardi (rispettivamente<br />

in aumento dell’1,5 e del 3,7 per cento sul 2010).<br />

La crescita dei valori è la risultante di un andamento differenziato nel corso del <strong>2011</strong>, in particolare<br />

di un aumento dei flussi a partire da agosto. L’andamento degli ultimi mesi deriva da due fattori<br />

che hanno agito in senso opposto sul valore delle transazioni regolate in TARGET2: una riduzione dei<br />

pagamenti tra banche, causata dalla contrazione degli scambi sul mercato interbancario, più che compensata<br />

da un aumento dei pagamenti in contropartita dell’Eurosistema, per le ingenti operazioni di<br />

rifinanziamento e per l’ampio ricorso delle banche al deposito overnight.<br />

TARGET2 ha confermato la propria posizione nel comparto dei pagamenti di<br />

elevato importo dell’area dell’euro, continuando a trattare oltre il 90 per cento del totale<br />

del valore dei trasferimenti dei fondi in base monetaria. La quota restante fa capo<br />

al sistema privato Euro1, gestito dall’EBA Clearing, che nel <strong>2011</strong> ha regolato in media<br />

giornaliera oltre 242.000 pagamenti per un controvalore di 249 miliardi.<br />

Il saldo TARGET2 (sbilancio multilaterale), che registra i flussi netti transfrontalieri,<br />

è passato per l’Italia da un valore prossimo allo zero alla fine del 2010 a un valore<br />

negativo di circa 270 miliardi alla fine di marzo 2012; nello stesso periodo la Spagna<br />

ha visto la propria posizione debitoria netta aumentare da 50 a quasi 280 miliardi<br />

(fig. 20.1). Al contrario, la posizione creditoria netta ha superato i 615 miliardi in Germania<br />

e i 150 miliardi nei Paesi Bassi.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

-100<br />

-200<br />

-300<br />

Belgio<br />

Francia<br />

Germania<br />

Grecia<br />

Irlanda<br />

Italia<br />

Lussemburgo<br />

Paesi Bassi<br />

Spagna<br />

TARGET2: sbilanci multilaterali per i principali paesi<br />

(dati di fine mese; miliardi di euro)<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Figura 20.1<br />

La dinamica degli sbilanci multilaterali in TARGET2 si è riflessa nella distribuzione non uniforme<br />

del credito erogato dall’Eurosistema che ha consentito alle banche dei paesi nei quali la crisi finanziaria<br />

è stata più acuta di coprire il proprio fabbisogno di liquidità, in precedenza soddisfatto attraverso<br />

il ricorso al mercato. I rischi finanziari sono assunti dall’Eurosistema nel suo complesso e sono<br />

associati all’offerta di liquidità per la conduzione <strong>della</strong> politica monetaria; essi sono mitigati dalle previsioni<br />

statutarie e, in modo più dettagliato, dalle misure per il controllo dei rischi (Risk Management<br />

Framework), che richiedono la piena collateralizzazione delle operazioni di politica monetaria tramite lo<br />

stanziamento di adeguate garanzie, valutate ai prezzi di mercato e soggette a scarti di garanzia (haircuts).<br />

L’eventuale rischio residuo è ripartito tra tutte le banche centrali sulla base <strong>della</strong> quota di partecipazione al<br />

capitale <strong>della</strong> BCE (capital key).<br />

Nel <strong>2011</strong> i flussi trattati dai sistemi italiani di compensazione e di regolamento gestiti<br />

dalla <strong>Banca</strong> d’Italia (TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia e BI-Comp) sono stati pari a circa 45.800<br />

miliardi, in aumento del 2,7 per cento rispetto all’anno precedente, commisurandosi a 29<br />

volte il PIL (tav. 20.1).<br />

Tavola 20.1<br />

ANNI<br />

Flussi trattati in Italia nei sistemi di compensazione e regolamento<br />

(miliardi di euro)<br />

Flussi lordi (a)<br />

BI-Comp<br />

Sistemi di compensazione (1) Regolamento<br />

Saldi multilaterali<br />

BI-Comp Liquidazione<br />

dei titoli<br />

ed Express II (b)<br />

lordo<br />

(2) (c)<br />

Totale flussi<br />

(d)=(a+b+c) (d)/PIL<br />

2008 3.449 444 4.111 46.476 54.036 34,4<br />

2009 3.094 426 2.858 36.256 42.208 27,8<br />

2010 3.048 469 2.568 38.984 44.600 28,8<br />

<strong>2011</strong> 3.098 504 2.090 40.608 45.796 29,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati SIA, Istat e <strong>Banca</strong> d’Italia. Per la metodologia di calcolo cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Comprese le operazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, delle Sezioni di tesoreria provinciale e delle Poste italiane spa. Dal 19 maggio 2008, in<br />

corrispondenza <strong>della</strong> migrazione al sistema TARGET2, i saldi delle Sezioni di tesoreria provinciale sono compresi in quelli <strong>della</strong> <strong>Banca</strong><br />

d’Italia. Il sistema Express II è stato avviato l’8 dicembre 2003. La Liquidazione dei titoli ha cessato di operare il 23 gennaio 2004. –<br />

(2) Operazioni al netto dei saldi dei sistemi multilaterali ancillari. Include i pagamenti transfrontalieri sia in entrata sia in uscita al netto delle<br />

operazioni con la <strong>Banca</strong> d’Italia. Non sono incluse le operazioni regolate sui conti accentrati esterni a BI-Rel/TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

A partire da agosto del <strong>2011</strong> nei flussi regolati nel sistema TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia<br />

si è verificata una sensibile riduzione dei pagamenti transfrontalieri. Mentre nei primi<br />

sette mesi dell’anno tali flussi hanno superato i 54 miliardi in media giornaliera<br />

(fig. 20.2), raggiungendo il 41 per cento dei flussi totali regolati, negli ultimi cinque mesi<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

700<br />

600<br />

500<br />

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100<br />

-100<br />

-200<br />

-300<br />

<strong>2011</strong><br />

0<br />

265


266<br />

i flussi transfrontalieri sono stati prossimi ai 45 miliardi (il 37 per cento dei flussi totali), a<br />

seguito <strong>della</strong> marcata contrazione dell’attività sul mercato interbancario. La riduzione è stata<br />

compensata dalla crescita dei pagamenti per il regolamento delle operazioni di rifinanziamento<br />

e dei depositi overnight in contropartita con l’Eurosistema. Nel primo trimestre del<br />

2012 si è verificata un’ulteriore diminuzione dei pagamenti transfrontalieri, inferiori ai 40<br />

miliardi in media giornaliera, più che compensata dalla sensibile crescita dei flussi domestici<br />

derivante dalle nuove operazioni con l’Eurosistema.<br />

Il numero dei pagamenti regolati in TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia è rimasto sostanzialmente<br />

stabile nella media dell’anno, oltre 33.000 transazioni al giorno, con una contrazione<br />

dei pagamenti domestici (-2,2 per cento) a fronte di una crescita di quelli transfrontalieri<br />

(5,8 per cento).<br />

60<br />

55<br />

50<br />

45<br />

40<br />

35<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Figura 20.2<br />

Importo dei pagamenti transfrontalieri regolati in TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia<br />

(medie mensili di dati giornalieri in miliardi di euro; gennaio 2010-marzo 2012)<br />

2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic<br />

La stima delle transazioni del mercato monetario transfrontaliero con scadenza a un giorno regolate<br />

in TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia nel <strong>2011</strong> evidenzia nei primi sette mesi dell’anno una prevalenza dell’attività di<br />

raccolta rispetto a quella di impiego, con valori che in alcuni mesi hanno raggiunto in media giornaliera 7<br />

miliardi per la raccolta, quasi 5 miliardi per gli impieghi. A partire da agosto del <strong>2011</strong> la raccolta transfrontaliera<br />

si è contratta significativamente, raggiungendo un minimo in dicembre (attorno a un miliardo); gli<br />

impieghi, seppur in riduzione, si sono commisurati a circa 3,3 miliardi, prevalentemente per operazioni<br />

all’interno dei gruppi bancari. Nelle operazioni di impiego i tassi applicati risultano sistematicamente inferiori<br />

all’Eonia; le operazioni di raccolta invece, dopo aver registrato tassi inferiori nel primo semestre dell’anno,<br />

hanno superato l’Eonia in numerose giornate del semestre successivo.<br />

In linea con la riduzione delle transazioni transfrontaliere rilevata in TARGET2, a<br />

partire da agosto del <strong>2011</strong> l’importo medio giornaliero dei pagamenti relativi ai sistemi ancillari<br />

internazionali regolati in TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia è diminuito da 4,1 a 3,7 miliardi;<br />

la riduzione è quasi interamente attribuibile ai sistemi Euro1 e STEP2.<br />

Nel <strong>2011</strong> l’ammontare <strong>della</strong> liquidità infragiornaliera a disposizione delle banche, misurata<br />

dal valore delle garanzie versate al netto di quelle impegnate per operazioni di politica<br />

monetaria, si è lievemente ridotto rispetto al 2010, passando in media da 54 a circa 50<br />

miliardi; successivamente, a marzo del 2012, tale ammontare ha raggiunto gli 80 miliardi.<br />

Il ricorso al credito infragiornaliero è invece sensibilmente diminuito rispetto al 2010, passando<br />

in media giornaliera da 7,3 a 4,9 miliardi (3 miliardi nel primo trimestre del 2012).<br />

Come negli anni precedenti, l’utilizzo massimo <strong>della</strong> liquidità infragiornaliera – pari in media a circa<br />

11 miliardi (14 miliardi nel 2010) – è stato rilevato nelle prime ore <strong>della</strong> mattinata ed è riconducibile al<br />

60<br />

55<br />

50<br />

45<br />

40<br />

35<br />

BANCA D’ITALIA


egolamento dei saldi del ciclo notturno del sistema Express II, nonché alla provvista effettuata in Italia da<br />

alcune filiali di banche estere a favore <strong>della</strong> rispettiva casa madre. Il ricorso alla liquidità infragiornaliera<br />

continua a essere concentrato presso un numero limitato di operatori; oltre l’85 per cento dell’utilizzo, infatti,<br />

fa capo a tre intermediari.<br />

Le attività a garanzia. – A livello europeo alla fine del <strong>2011</strong> il valore delle attività depositate<br />

a garanzia delle operazioni di credito dell’Eurosistema è stato pari a 2.440 miliardi<br />

di euro, in aumento del 12 per cento rispetto all’anno precedente. Il collaterale mobilizzato<br />

su base transfrontaliera ha rappresentato il 30 per cento del totale delle garanzie, di cui il<br />

18 per cento tramite il canale CCBM, il 7 per cento mediante i collegamenti tra depositari<br />

centralizzati (links) e il 5 per cento mediante accesso diretto a depositari centralizzati esteri.<br />

L’utilizzo transfrontaliero del collaterale continua a ridursi, sia in valore assoluto sia in percentuale<br />

rispetto al totale delle garanzie.<br />

A marzo del 2012 le banche insediate in Italia detenevano presso la <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

attività a garanzia delle operazioni di credito dell’Eurosistema per un valore complessivo<br />

(al netto degli haircuts) di circa 363 miliardi di euro, più di quattro volte il valore rilevato<br />

a marzo del <strong>2011</strong> (86 miliardi). Le tensioni sui mercati <strong>della</strong> raccolta all’ingrosso hanno<br />

reso difficile per tali banche reperire fondi sul comparto interbancario, obbligandole a ricorrere<br />

maggiormente all’indebitamento presso la <strong>Banca</strong> d’Italia. I deflussi verso l’estero<br />

hanno portato a una crescita progressiva <strong>della</strong> posizione netta debitoria <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

e, in misura analoga, del livello di indebitamento delle banche insediate in Italia nei confronti<br />

<strong>della</strong> stessa (fig. 20.3); tali deflussi sono riconducibili, per circa la metà, ai disinvestimenti<br />

netti in titoli italiani da parte di operatori esteri e, per un’ulteriore quota di circa il 25<br />

per cento, ai flussi di liquidità all’interno dei gruppi bancari operanti in Italia.<br />

100<br />

50<br />

0<br />

-50<br />

-100<br />

-150<br />

-200<br />

-250<br />

-300<br />

Figura 20.3<br />

Sbilancio multilaterale in TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia e operazioni di mercato aperto<br />

(consistenze in miliardi di euro; 1° luglio 2010-30 marzo 2012)<br />

2010<br />

sbilancio Italia<br />

operazioni di mercato aperto (1)<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

(1) Valori negativi indicano un indebitamento delle banche insediate in Italia con la <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

Le banche insediate in Italia hanno incrementato il collaterale conferendo a garanzia<br />

principalmente titoli di Stato, obbligazioni bancarie garantite dallo Stato, obbligazioni private<br />

e bancarie garantite e prestiti bancari (in aumento rispettivamente di 97, 77, 36 e 27<br />

miliardi). Di conseguenza, la composizione del valore complessivo del collateral pool si è radicalmente<br />

modificata: al 31 marzo <strong>2011</strong> la quota maggiore era rappresentata da asset-backed<br />

securities (ABS) e da prestiti bancari (rispettivamente, il 41 e il 31 per cento del totale del<br />

valore del pool); un anno dopo le classi di strumenti finanziari più rilevanti risultavano i titoli<br />

di Stato (29 per cento, rispetto al 12 di marzo del <strong>2011</strong>) e le obbligazioni bancarie garantite<br />

2012<br />

100<br />

-100<br />

-150<br />

-200<br />

-250<br />

-300<br />

<strong>2011</strong><br />

50<br />

0<br />

-50<br />

267


268<br />

dallo Stato (21 per cento, non presenti l’anno precedente), mentre l’incidenza degli ABS e dei<br />

prestiti bancari si era ridotta, rispettivamente, al 14 e al 15 per cento (fig. 20.4).<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

36<br />

50<br />

26<br />

Classi di strumenti finanziari nel collateral pool<br />

(valori al netto degli haircuts; miliardi di euro)<br />

53<br />

107<br />

ABS prestiti bancari titoli di Stato obbligazioni<br />

bancarie non<br />

garantite<br />

25<br />

10 8<br />

10<br />

3 3 0<br />

39<br />

titoli enti locali obbligazioni<br />

private e<br />

bancarie<br />

garantite<br />

31.3.<strong>2011</strong> - valore totale del collateral pool: 86 miliardi<br />

31.3.2012 - valore totale del collateral pool: 363 miliardi<br />

77<br />

obbligazioni<br />

bancarie<br />

garantite dallo<br />

Stato<br />

Figura 20.4<br />

L’utilizzo dei titoli esteri da parte delle banche insediate in Italia è rimasto costante in percentuale<br />

del totale delle garanzie (15 per cento nel 2010, 16 nel <strong>2011</strong>), pur essendo cresciuto in valore assoluto da<br />

15 a 23 miliardi. Le banche hanno fatto prevalentemente ricorso al canale dei links, le cui giacenze sono<br />

aumentate del 76 per cento rispetto al <strong>2011</strong> e hanno raggiunto circa 50 miliardi nel primo trimestre 2012.<br />

Il valore medio delle garanzie stanziate attraverso il canale CCBM rimane contenuto (1 per cento del totale<br />

delle garanzie). Alla fine del <strong>2011</strong> tre banche italiane hanno iniziato a utilizzare prestiti bancari governati<br />

dalle legislazioni spagnola e francese, anche se per importi contenuti.<br />

Il mercato monetario<br />

Nel <strong>2011</strong> i volumi scambiati sul mercato interbancario dei depositi monetari non<br />

garantiti e-MID sono diminuiti per il quinto anno consecutivo, attestandosi su una media<br />

giornaliera di 4,7 miliardi di euro, in calo dell’8 per cento rispetto all’anno precedente<br />

(dell’81 per cento rispetto al 2006, ultimo anno prima delle tensioni sul mercato <strong>della</strong> liquidità).<br />

La tendenza alla riduzione si è accentuata nel secondo semestre, risentendo dell’accresciuta<br />

percezione del rischio di controparte connesso con l’esposizione delle banche verso il<br />

debito sovrano europeo, che si è riflessa anche in un innalzamento dei tassi di interesse negoziati<br />

sulla piattaforma italiana rispetto ai corrispondenti tassi europei. L’ingente immissione<br />

di liquidità attuata con le due operazioni di rifinanziamento con durata triennale, condotte<br />

dall’Eurosistema in dicembre e in febbraio, ha concorso all’ulteriore indebolimento degli<br />

scambi, scesi in marzo a un valore medio giornaliero di 1,7 miliardi di euro (fig. 20.5).<br />

Il differenziale tra i tassi overnight dell’e-MID e il tasso Eonia si è progressivamente ampliato, attestandosi<br />

nel quarto trimestre del <strong>2011</strong> su una media di 49 punti base, con valori estremi pari a 117. Nel primo<br />

trimestre del 2012 l’ampia disponibilità di risorse liquide ha favorito il riallineamento dei tassi monetari<br />

italiani ai corrispondenti livelli europei.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> aderivano all’e-MID 155 intermediari, 21 in meno rispetto al 2010. Nel primo trimestre<br />

dell’anno in corso il numero degli aderenti si è ulteriormente ridotto, a 142 unità; la diminuzione ha<br />

interessato sia gli operatori italiani sia quelli esteri, che rappresentano il 35 per cento degli aderenti al merca-<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


to (41 per cento nel 2010). Nei primi mesi del 2012 si è ridotta anche la quota degli operatori attivi, mentre è<br />

aumentata la concentrazione degli scambi: la quota dei contratti negoziati dai primi dieci operatori è salita<br />

al 54 per cento, dal 44 del 2010.<br />

Figura 20.5<br />

Scambi sull’e-MID e sull’MTS PCT - general collateral<br />

(medie mensili di dati giornalieri; milioni di euro)<br />

40.000<br />

30.000<br />

20.000<br />

10.000<br />

0<br />

Fonte: e-MID SIM spa e MTS spa.<br />

MTS PCT - general collateral<br />

2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

40.000<br />

30.000<br />

20.000<br />

10.000<br />

Gli scambi si sono ridotti anche sul segmento general collateral dell’MTS pronti contro<br />

termine, del 28 per cento rispetto al 2010, risultando pari a 21,2 miliardi di euro medi<br />

giornalieri (fig. 20.5). Alla contrazione ha contribuito, nell’ultimo trimestre del <strong>2011</strong>, l’aumento<br />

dei margini di garanzia richiesti dalle controparti centrali che operano nel mercato<br />

(Cassa di compensazione e garanzia, CCG e LCH.Clearnet SA; cfr. il paragrafo: I sistemi di<br />

gestione accentrata, regolamento, garanzia). Diversamente da quanto osservato sul mercato<br />

non collateralizzato, nel primo trimestre del 2012 i volumi scambiati sul general collateral<br />

sono tornati a crescere lievemente, per effetto dell’abbassamento dei margini deciso dalle<br />

controparti centrali in dicembre e dei segnali di distensione registrati dal mese di gennaio sul<br />

mercato a pronti dei titoli di Stato italiani. Nello scorso marzo il volume medio giornaliero<br />

delle transazioni è stato pari a 17,9 miliardi di euro e il costo <strong>della</strong> raccolta sulla scadenza a<br />

brevissimo termine si è riallineato al benchmark europeo.<br />

Sulla scadenza tom next, il differenziale con il tasso Eurepo aveva raggiunto un valore medio di 60<br />

punti base nel quarto trimestre del <strong>2011</strong>, anche per effetto dei più elevati margini di garanzia chiesti dalle<br />

controparti centrali, che avevano ridotto la convenienza a utilizzare i titoli di Stato italiani per finanziarsi<br />

sul mercato pronti contro termine rispetto alle operazioni dell’Eurosistema. Come l’anno precedente, nel<br />

<strong>2011</strong> le negoziazioni di durata originaria pari a un giorno (overnight, tom next e spot next) hanno rappresentato<br />

la quasi totalità degli scambi pronti contro termine. È cresciuta la quota delle contrattazioni che vede<br />

l’interposizione delle controparti centrali, pari all’81 per cento nel segmento general collateral (69 per cento<br />

nel 2010), anche grazie al maggior numero di banche italiane di piccole e medie dimensioni che hanno<br />

deciso di avvalersi di tale modalità di negoziazione.<br />

È invece rimasta limitata l’attività sugli altri segmenti del mercato monetario garantito,<br />

New MIC ed e-MID Repo.<br />

Il New MIC è l’evoluzione del Mercato interbancario collateralizzato (MIC), avviato nel 2009 su iniziativa<br />

<strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia per ripristinare l’ordinato funzionamento del mercato interbancario sulle scadenze<br />

a più lungo termine. Nel <strong>2011</strong> gli scambi si sono progressivamente rarefatti, la durata media dei contratti si<br />

è ridotta e le consistenze sono scese sotto i 300 milioni di euro (3,4 miliardi alla fine del 2010).<br />

L’e-MID Repo è un nuovo mercato per le transazioni pronti contro termine, creato dalla società e-MID<br />

SIM spa con l’obiettivo di assecondare la preferenza degli intermediari verso le forme garantite di negoziazio-<br />

e-MID<br />

<strong>2011</strong><br />

0<br />

269


270<br />

ne sul mercato monetario. Il mercato, operativo da settembre del <strong>2011</strong>, offre due tipologie di contratti, con e<br />

senza l’intervento sostitutivo <strong>della</strong> CCG, e si articola nei due segmenti special repo e general collateral. Finora<br />

gli scambi sono stati limitati e discontinui; i volumi complessivamente trattati dall’avvio del mercato ammontano<br />

a 1,6 miliardi di euro, esclusivamente nel general collateral e concentrati sulle brevissime scadenze.<br />

L’operatività delle banche italiane sul segmento OTC del mercato dei depositi non<br />

garantiti overnight è stata variabile, risentendo fortemente dei trasferimenti intragruppo di<br />

importo rilevante. Al netto di questa componente gli scambi si sono ridotti, collocandosi<br />

nello scorso marzo su una media giornaliera inferiore a un miliardo di euro.<br />

I mercati all’ingrosso dei titoli di Stato<br />

Nel mercato a pronti dei titoli di Stato italiani (MTS Cash) l’attività è stata negativamente<br />

influenzata dalle tensioni sul debito sovrano dell’area dell’euro. Dopo una temporanea<br />

ripresa rispetto al minimo raggiunto alla fine del 2010, le negoziazioni si sono<br />

progressivamente ridotte nella seconda parte dell’anno, fino a toccare in dicembre un nuovo<br />

minimo storico (1,4 miliardi di euro medi giornalieri). Si è fortemente ridotta la liquidità<br />

del mercato: il differenziale denaro-lettera nel comparto dei BTP ha superato in media i<br />

100 punti base e si sono contratte le quantità quotate dai market makers. Come risultato dei<br />

diversi andamenti nelle due parti dell’anno, nel <strong>2011</strong> le negoziazioni sono rimaste sostanzialmente<br />

invariate rispetto all’anno precedente, attestandosi sui 3,4 miliardi di euro medi<br />

giornalieri (fig. 20.6).<br />

6.000<br />

5.000<br />

4.000<br />

3.000<br />

2.000<br />

1.000<br />

0<br />

Fonte: MTS spa.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Differenziale denaro/lettera sui BTP e scambi in titoli di Stato italiani<br />

(medie mensili di dati giornalieri; milioni di euro e punti base)<br />

MTS Cash<br />

BondVision<br />

differenziale<br />

(scala di destra)<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Figura 20.6<br />

L’attività ha mostrato segnali di ripresa nel primo trimestre del 2012, risentendo del<br />

clima di maggior fiducia generato dalle iniziative intraprese nell’area dell’euro per il contenimento<br />

dei deficit pubblici. Le negoziazioni sono aumentate (a 2,8 miliardi di euro medi<br />

giornalieri) e il differenziale denaro-lettera sui BTP è sceso attorno ai 30 punti base, collocandosi<br />

sui livelli prevalenti all’inizio dell’estate del <strong>2011</strong>.<br />

In linea con l’aumento delle emissioni di titoli pubblici a breve e a medio termine, la composizione<br />

degli scambi è stata caratterizzata da un aumento <strong>della</strong> quota delle transazioni in BOT (dal 20 al 27 per<br />

cento) e da una diminuzione di quella relativa ai BTP (dal 54 al 47 per cento). La quota degli scambi di<br />

CCT si è ulteriormente ridotta, dal 12 all’11 per cento, per il minor interesse degli investitori per tale tipologia<br />

di strumento finanziario.<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

BANCA D’ITALIA


Nell’anno il numero degli aderenti all’MTS è aumentato da 110 a 136, esclusivamente per l’ingresso di<br />

nuovi operatori esteri (passati da 43 a 73); la quota degli scambi riconducibile a questi ultimi è aumentata<br />

dall’80 all’84 per cento. Le due controparti centrali attive sul mercato, CCG e LCH.Clearnet SA, hanno gestito<br />

la quasi totalità degli scambi (il 97 per cento, contro l’86 nel 2010).<br />

Sul mercato BondVision, rivolto agli operatori istituzionali e alle banche di minore dimensione,<br />

gli scambi sono rimasti sui livelli raggiunti nel 2010, anche grazie agli acquisti effettuati<br />

dalle banche centrali nell’ambito del Securities Markets Programme (SMP). Anche<br />

le negoziazioni dei titoli di Stato italiani, che rappresentano più del 70 per cento dell’attività<br />

complessiva, sono rimaste sostanzialmente invariate (su un controvalore medio giornaliero<br />

di 1,4 miliardi di euro; fig. 20.6). Nel primo trimestre del 2012 gli scambi sono ulteriormente<br />

aumentati, nonostante la sospensione degli acquisti delle banche centrali nell’ambito<br />

dell’SMP, beneficiando del rinnovato interesse per i titoli italiani da parte di investitori istituzionali,<br />

soprattutto nazionali.<br />

Nel segmento special repo dell’MTS pronti contro termine l’attività è accresciuta in<br />

misura sensibile, da 32 a oltre 38 miliardi di euro in media giornaliera; la quota di questo<br />

mercato sul comparto pronti contro termine è passata dal 52 al 65 per cento (fig. 20.7).<br />

90.000<br />

75.000<br />

60.000<br />

45.000<br />

30.000<br />

15.000<br />

0<br />

Fonte: MTS spa.<br />

Scambi su MTS PCT e specialness<br />

(medie mensili di dati giornalieri; milioni di euro e punti base)<br />

special repo<br />

specialness (scala di destra)<br />

general collateral<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Figura 20.7<br />

All’attività sullo special repo, fortemente correlata con quella del mercato a pronti, ha contribuito<br />

la maggior propensione degli operatori ad assumere posizioni corte sui titoli di Stato, in un contesto<br />

di crescente volatilità dei corsi. Il differenziale (specialness) tra i tassi medi di interesse nel general<br />

collateral e nello special repo, che misura il costo per le operazioni di prestito in titoli, si è progressivamente<br />

ampliato, raggiungendo in dicembre una media di 54 punti base. L’aumento è avvenuto in concomitanza<br />

con l’ampliamento dei differenziali di rendimento dei titoli di Stato italiani rispetto ai corrispondenti titoli<br />

tedeschi e dei differenziali denaro-lettera quotati sull’MTS Cash, riflettendo l’importanza del rischio sovrano<br />

nel determinare il volume dell’attività di prestito di titoli di Stato. All’aumento <strong>della</strong> specialness negli ultimi<br />

mesi del <strong>2011</strong> ha inoltre contribuito la carenza relativa dei titoli in circolazione, tra l’altro sempre più utilizzati<br />

come collaterale nelle operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema. Nel primo trimestre del 2012<br />

il generale miglioramento del mercato dei titoli di Stato si è riflesso sia in una crescita dell’attività sullo special<br />

repo, sia in una riduzione <strong>della</strong> specialness.<br />

Il sistema multivalutario Continuous Linked Settlement (CLS)<br />

Nel <strong>2011</strong> il valore delle operazioni regolate nel sistema di pagamento multivalutario<br />

CLS, che assicura l’esecuzione delle transazioni in cambi su 17 valute attraverso un mecca-<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

271


272<br />

nismo di payment versus payment (PVP), è aumentato del 15 per cento rispetto all’anno<br />

precedente, raggiungendo, nel dicembre scorso, un valore nell’ordine di 4.500 miliardi di<br />

dollari equivalenti. A CLS partecipano direttamente, in qualità di agenti di regolamento,<br />

63 banche; alla fine dello scorso aprile i partecipanti erano 15.468 (di cui circa 14.944<br />

fondi di investimento), in aumento del 33 per cento rispetto a un anno prima. Al sistema<br />

aderiscono numerose banche italiane: 2 direttamente (UniCredit e <strong>Banca</strong> Intesa) e circa 20<br />

indirettamente.<br />

Caratterizzato da una forte rilevanza sistemica, CLS è sottoposto alla sorveglianza cooperativa<br />

di un comitato presieduto dalla Federal Reserve Bank di New York (primary overseer) e composto dalle<br />

banche centrali del G10 (per l’area dell’euro, oltre alla BCE, le banche centrali di Italia, Germania,<br />

Francia, Belgio e Paesi Bassi) e dalle banche centrali di emissione delle altre valute trattate. Nel dicembre<br />

scorso il sistema ha pubblicato un esercizio di autovalutazione nei confronti dei principi guida<br />

<strong>della</strong> BRI, risultando in linea con nove principi e non pienamente conforme a quello in materia di<br />

governance. CLS opera nel settore delle infrastrutture di post-trading del mercato dei cambi, in forte<br />

evoluzione anche a seguito delle modifiche regolamentari connesse con la compensazione centralizzata<br />

dei derivati OTC. Alcune controparti centrali (LCH.Clearnet Ltd, Intercontinental Exchange e Chicago<br />

Mercantile Exchange) hanno avviato o sono in procinto di intraprendere un nuovo servizio di compensazione<br />

e regolamento per i foreign exchange non-deliverable forwards.<br />

I sistemi di gestione accentrata, regolamento, garanzia<br />

Le riforme legislative e regolamentari in atto nel settore delle infrastrutture di mercato<br />

sono indirizzate principalmente alle controparti centrali, in linea con l’impegno assunto<br />

dal G20 di rendere obbligatorio l’utilizzo di tali organismi per la garanzia dei derivati OTC<br />

standardizzati. L’azione delle autorità stimola i processi di integrazione e la ricerca di sinergie<br />

tra le varie controparti centrali a livello internazionale ed europeo.<br />

Il gruppo di borsa londinese London Stock Exchange Group (LSEG), che controlla Borsa Italiana,<br />

MTS, CCG e Monte Titoli, ha concluso lo scorso marzo un accordo con il gruppo inglese LCH.Clearnet.<br />

L’offerta di LSEG riguarda l’acquisto del 60 per cento delle azioni del gruppo LCH.Clearnet, che controlla<br />

le due clearing house inglese e francese (rispettivamente LCH.Clearnet Ltd e LCH.Clearnet SA,<br />

quest’ultima avente lo status di ente creditizio). L’operazione dovrà essere sottoposta al vaglio di diverse<br />

autorità, tra cui la Direzione generale <strong>della</strong> Concorrenza <strong>della</strong> Commissione europea. Tra le novità<br />

nel comparto OTC, la Depository Trust and Clearing Corporation (DTCC) – che già gestisce trade<br />

repositories globali per i derivati su credito OTC (principalmente CDS) e per i derivati azionari OTC –<br />

ha annunciato nel dicembre del <strong>2011</strong> l’avvio di tale servizio anche su contratti derivati sui tassi di interesse<br />

(IRS), e prevede di intraprendere iniziative analoghe per contratti in valuta estera (FX) e derivati sulle materie<br />

prime OTC.<br />

Lo sviluppo di servizi di collateral management orienta le strategie di business dei depositari<br />

centrali, in risposta alle richieste degli operatori per una gestione più efficiente e flessibile<br />

dei titoli costituiti in garanzia. Sono state avviate collaborazioni tra depositari centrali e<br />

tra essi e le banche custodi.<br />

In marzo Euroclear Bank e BNP Paribas Securities Services hanno annunciato un’iniziativa di collaborazione<br />

finalizzata a estendere il servizio di triparty collateral management offerto da Euroclear: i titoli<br />

azionari e a reddito fisso detenuti presso BNP Paribas Securities Services potranno essere utilizzati come<br />

collaterale nell’ambito del servizio di triparty offerto da Euroclear Bank. Euroclear France ha lanciato nel<br />

novembre scorso il servizio di triparty collateral management per il mercato francese. In cooperazione con<br />

la Banque de France, il nuovo servizio consentirà la collateralizzazione delle esposizioni connesse con le<br />

operazioni condotte dalla <strong>Banca</strong> centrale francese.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


In Italia sono proseguite le attività <strong>della</strong> Monte Titoli finalizzate alla partecipazione<br />

a T2S sin dalla prima fase di migrazione. Nel mese di maggio la società ha sottoscritto il<br />

Framework Agreement con l’Eurosistema. Nell’ambito <strong>della</strong> sede cooperativa nazionale<br />

(T2S National User Group) la Monte Titoli ha contribuito all’elaborazione degli orientamenti<br />

del mercato italiano quale prossimo utente <strong>della</strong> piattaforma.<br />

La società ha continuato ad ampliare i servizi offerti alla clientela. La <strong>Banca</strong> d’Italia, di<br />

intesa con la Consob, ha approvato nel marzo scorso il regolamento del servizio di collateral<br />

management (X-COM) sulla base del quale Monte Titoli intende offrire servizi triparty di<br />

gestione delle garanzie. Il nuovo servizio si sostanzia nelle attività di trasferimento, gestione e<br />

amministrazione degli strumenti finanziari a garanzia di operazioni di finanziamento. Nella<br />

fase di avvio l’operatività di X-COM sarà limitata alla costituzione di garanzie a favore <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> d’Italia. La Monte Titoli ha esteso il servizio di regolamento estero stabilendo collegamenti<br />

(links) con altri CSD stranieri e introducendo la modalità di regolamento delivery<br />

versus payment in alcuni links preesistenti.<br />

I servizi di gestione accentrata. – Nel <strong>2011</strong> è aumentato il valore degli strumenti finanziari<br />

gestiti dalla Monte Titoli; in valore nominale l’incremento è stato del 5,0 per cento, raggiungendo<br />

2.840 miliardi di euro; ai prezzi di mercato l’aumento è stato pari al 2,8 per cento,<br />

portando il valore complessivo degli strumenti gestiti dalla Monte Titoli a 3.063 miliardi.<br />

La Monte Titoli resta al terzo posto in Europa per valore dei titoli gestiti, dopo i depositari internazionali<br />

Euroclear e Clearstream (rispettivamente 22.100 miliardi e 10.900 miliardi di euro ai valori di mercato). Il<br />

numero degli emittenti è di circa 2.200 unità, mentre il totale degli aderenti al sistema è passato, nel <strong>2011</strong>,<br />

da 2.486 a 2.459.<br />

Il regolamento delle transazioni in titoli. – Nel <strong>2011</strong> il valore medio delle operazioni<br />

trattate giornalmente nel sistema di regolamento Express II è stato di 171 miliardi, con una<br />

diminuzione dell’8,2 per cento rispetto al 2010; nei primi tre mesi del 2012 si è registrata<br />

un’ulteriore contrazione, del 13,4 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.<br />

Nel <strong>2011</strong> si è ridotto, dell’8,0 per cento, anche il numero delle transazioni gestite, giunte<br />

a una media giornaliera di circa 88.000; esso è invece tornato ad aumentare, nei primi tre<br />

mesi del 2012, del 5 per cento rispetto alla media giornaliera dell’anno precedente, in seguito<br />

all’accresciuta operatività registrata sui mercati.<br />

Le operazioni immesse nella liquidazione netta, in cui confluiscono prevalentemente le transazioni<br />

stipulate sui mercati, si sono ridotte sia in numero (da 87.000 a 77.000), sia in valore (da 144 a 124 miliardi);<br />

è aumentata la quota delle operazioni garantite da controparti centrali, dal 57,7 al 64,3 per cento.<br />

Nel ciclo lordo l’attività di liquidazione è ulteriormente aumentata: il valore medio giornaliero delle<br />

operazioni è passato da 42 a 46,4 miliardi, il loro numero da 9.000 a 12.000. Vi hanno contribuito la crescita<br />

dei repo overnight negoziati sull’MTS (da 16,6 a 18,1 miliardi) e degli scambi OTC (da 4.800 a 6.200<br />

operazioni, in media giornaliera).<br />

Continuano a ridursi gli aderenti alla componente netta di Express II, passati da 95 a 90 (87 alla fine<br />

del primo trimestre del 2012), a seguito di operazioni di fusione fra intermediari; restano stabili a 10 gli<br />

operatori che utilizzano la sola componente lorda.<br />

Su impulso delle autorità, in settembre la Monte Titoli ha definito un nuovo modello<br />

di penalizzazione delle transazioni non regolate (fails) nel sistema di regolamento<br />

Express II. Lo schema precedente non costituiva infatti un deterrente efficace alla mancata<br />

consegna dei titoli alle date stabilite da parte dei partecipanti, con conseguente aumento dei<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

273


274<br />

rischi per il sistema. Il nuovo modello è basato sulla penalizzazione delle scoperture individuali<br />

ed è indipendente dall’attività complessiva del sistema di regolamento.<br />

Nello schema precedente i fails venivano sanzionati solo nelle giornate in cui la performance complessiva<br />

di Express II si collocava su livelli inferiori a percentuali di regolamento predefinite. Inoltre lo schema<br />

prevedeva una penale fissa (200 euro) per ogni scopertura conto/titolo, prescindendo dall’entità <strong>della</strong><br />

medesima. Il nuovo sistema, in vigore dal 1° settembre <strong>2011</strong>, calcola la penale sulle scoperture nette di fine<br />

giornata in base a percentuali del valore differenziate per i titoli obbligazionari e per quelli azionari; introduce<br />

una soglia di esenzione maggiore per i titoli obbligazionari; ridistribuisce fra gli aderenti in bonis<br />

l’ammontare delle penali stesse.<br />

Nonostante la forte instabilità che ha caratterizzato i mercati finanziari negli ultimi<br />

mesi del <strong>2011</strong> e a marzo del 2012, il nuovo modello di penalizzazione ha contribuito a<br />

mantenere sostanzialmente invariata l’incidenza dei fails (pari in media al 2,27 per cento<br />

del valore giornaliero delle transazioni immesse in Express II; fig. 20.8) rispetto al periodo<br />

precedente (2,08 per cento tra gennaio e agosto del <strong>2011</strong>). Inoltre, il valore medio mensile<br />

dello stock in essere di operazioni non regolate, comprensivo dei fails pregressi (backlog), si<br />

è ridotto a partire da settembre, a livelli compresi tra i 2,5 e i 4 miliardi di euro (tra giugno<br />

e luglio era stato in media superiore ai 5 miliardi).<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Operazioni immesse in Express II e fail<br />

(dati giornalieri; miliardi di euro e punti percentuali)<br />

<strong>2011</strong> 2012<br />

Figura 20.8<br />

incidenza dei fail (scala di sinistra - percentuale su immesso) valore immesso (scala di destra - valore assoluto)<br />

Fonte: Monte Titoli spa.<br />

(1) A decorrere dal 1° settembre <strong>2011</strong> è stato introdotto il nuovo sistema di penali.<br />

(1)<br />

Sono in corso approfondimenti tra la Monte Titoli e i partecipanti al sistema di regolamento<br />

per definire eventuali correttivi allo schema, anche in considerazione degli sviluppi<br />

<strong>della</strong> normativa a livello comunitario.<br />

I servizi di compensazione e garanzia. – Nel corso del <strong>2011</strong> l’elevata volatilità dei mercati<br />

azionari e le tensioni sui titoli di Stato europei hanno condizionato in modo rilevante<br />

l’attività svolta dalla Cassa di compensazione e garanzia. Ne ha risentito anche l’operatività<br />

svolta attraverso il collegamento con la controparte centrale francese LCH.Clearnet SA: il<br />

controvalore delle operazioni immesse nel sistema di liquidazione e garantite dalle due controparti<br />

centrali è sceso dell’8,5 per cento.<br />

Nel mercato azionario a pronti, il numero dei contratti garantiti dalla Cassa è aumentato del 10,0<br />

per cento rispetto al 2010, toccando i 72,1 milioni; la stessa tendenza si è registrata sul mercato dei derivati<br />

Idem, nel quale le transazioni garantite hanno raggiunto i 47,8 milioni, con un aumento dell’8,2 per cento.<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

BANCA D’ITALIA


Nel mercato dei titoli di Stato l’incremento del controvalore garantito è stato del 13,1 per cento (35,0 nel<br />

2010). Gli scambi garantiti sui repo si sono attestati su un valore nominale di 9.600 miliardi di euro, dagli<br />

8.600 dell’anno precedente; i valori delle operazioni a pronti sono aumentati da 269 a 411 miliardi di euro.<br />

I primi tre mesi del 2012 hanno confermato l’andamento negativo dei mercati: il controvalore scambiato per<br />

i comparti azionari a pronti e dei derivati ha registrato una diminuzione superiore al 30 per cento rispetto al<br />

primo trimestre del <strong>2011</strong>. Nello stesso periodo gli scambi su titoli di Stato garantiti dalla Cassa sono risultati<br />

pressoché pari a quelli dello stesso trimestre dell’anno precedente.<br />

Le garanzie richieste sono aumentate in misura consistente, per effetto sia delle tensioni<br />

sul mercato dei titoli di Stato, sia del rilevante aumento dei margini unitari nel comparto<br />

obbligazionario deciso in novembre da LCH.Clearnet SA e dalla Cassa di compensazione e<br />

garanzia. I margini iniziali hanno raggiunto una media giornaliera di circa 9 miliardi di euro<br />

(6,1 nel 2010), con un massimo di 14,3 miliardi lo scorso novembre (fig. 20.9).<br />

16.000<br />

14.000<br />

12.000<br />

10.000<br />

8.000<br />

6.000<br />

4.000<br />

2.000<br />

0<br />

Margini iniziali versati alla Cassa di compensazione e garanzia<br />

(medie mensili di dati giornalieri; milioni di euro)<br />

MTS<br />

MTA/Idem<br />

Fonte: Cassa di compensazione e garanzia spa.<br />

2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

Figura 20.9<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

16.000<br />

14.000<br />

12.000<br />

10.000<br />

Nel comparto obbligazionario l’aumento medio dei margini è stato superiore del 90 per cento rispetto<br />

al 2010. Le deteriorate condizioni di liquidità si sono riflesse anche nel comportamento dei partecipanti alla<br />

Cassa: la quota di margini costituita in contanti è stata pari al 78 per cento rispetto all’85 per cento del 2010.<br />

L’aumento delle garanzie versate è proseguito nel primo trimestre del 2012 (9,2 miliardi di euro in media<br />

giornaliera; fig. 20.9).<br />

In base a stress test che tengono conto dell’incremento dell’attività dei partecipanti e <strong>della</strong> volatilità dei<br />

mercati, nel <strong>2011</strong> la CCG ha rivisto più volte l’importo dei fondi di garanzia mutualistici (default funds)<br />

versati dagli aderenti come ulteriore forma di garanzia. Dal mese di luglio il loro ammontare per il comparto<br />

obbligazionario è pari a 1,9 miliardi di euro, circa il doppio rispetto al valore di inizio anno. Le garanzie<br />

complessivamente richieste dalla Cassa (margini e default funds) nel <strong>2011</strong> sono state superiori del 43 per<br />

cento rispetto a quelle del 2010, raggiungendo i 13,2 miliardi di euro.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> partecipavano complessivamente alla Cassa 151 operatori: 71 al comparto dei derivati<br />

Idem, 103 al Mercato telematico azionario MTA, 45 all’MTS, 23 al mercato dei futures sull’energia Idex<br />

e 47 al Mercato obbligazionario telematico MOT.<br />

8.000<br />

6.000<br />

4.000<br />

2.000<br />

<strong>2011</strong><br />

0<br />

275


276<br />

21. I SERVIZI DI PAGAMENTO AL DETTAGLIO E IL SERVIZIO<br />

DI TESORERIA STATALE<br />

I servizi e i sistemi di pagamento al dettaglio nel processo di armonizzazione europea<br />

Nel <strong>2011</strong> si è rafforzato l’impegno delle banche centrali e delle altre autorità volto<br />

ad accelerare il completamento dell’area unica dei pagamenti in euro (Single euro<br />

payments area, SEPA) al fine di accrescere l’efficienza e l’affidabilità dei servizi resi ai<br />

consumatori, alle imprese, alla Pubblica amministrazione. In tale contesto, la diffusione<br />

di strumenti di pagamento elettronici in sostituzione di quelli cartacei (contante e<br />

assegni) offre rilevanti opportunità di riduzione dei costi delle transazioni.<br />

Dopo la lenta crescita registrata con l’avvio <strong>della</strong> migrazione dei circuiti nazionali<br />

dei bonifici e degli addebiti diretti agli standard paneuropei – SEPA Credit Transfer<br />

(SCT) e SEPA Direct Debit (SDD) – nel secondo semestre del <strong>2011</strong> gli SCT hanno<br />

superato il 22 per cento dei bonifici eseguiti nell’area dell’euro; in Italia, l’analoga quota<br />

è stata pari a circa l’11 per cento, quasi il doppio di quella registrata nello stesso periodo<br />

dell’anno precedente. Al contrario, l’utilizzo degli SDD, attivi dal novembre 2010, è<br />

risultato modesto sia in Europa sia in Italia (in media, rispettivamente dello 0,19 e 0,10<br />

per cento del complesso degli addebiti diretti).<br />

A conferma del rafforzato impegno delle autorità, il 31 marzo 2012 è entrato in<br />

vigore il regolamento UE 14 marzo 2012, n. 260 che ha fissato il 1° febbraio 2014<br />

quale data ultima per la migrazione agli SCT e agli SDD. Esso rappresenta un passaggio<br />

fondamentale per il processo di integrazione dell’industria europea dei pagamenti<br />

al dettaglio e modifica profondamente la natura del progetto SEPA, originariamente<br />

avviato e gestito dal mercato su impulso delle autorità; il regolamento fissa i requisiti<br />

minimi che consentono di eseguire pagamenti nell’Unione europea (UE) alle medesime<br />

condizioni indipendentemente dal paese in cui sono disposti.<br />

Il regolamento completa un’articolata cornice normativa sui servizi di pagamento<br />

(direttiva CE 13 novembre 2007, n. 64) e sulla moneta elettronica (direttiva CE 16 settembre<br />

2009, n. 110) che mira a favorire lo sviluppo di pagamenti elettronici efficienti<br />

e affidabili attraverso un deciso incremento dei livelli di concorrenza in un contesto di<br />

regole standardizzate. Risulta in tal modo sollecitata la ricerca di soluzioni innovative e<br />

di maggior convenienza per la clientela in termini sia di prezzo sia di facilità di accesso<br />

ai servizi.<br />

Con riferimento alle carte di pagamento, sono stati compiuti progressi nell’adeguamento<br />

allo standard di sicurezza SEPA (chip Europay, MasterCard e Visa, EMV).<br />

In Italia, alla fine del <strong>2011</strong>, circa il 70 per cento delle carte in circolazione e il 90 degli<br />

sportelli automatici (ATM) e dei terminali point of sale (POS) risultava conforme a<br />

tale standard. Resta peraltro da colmare il divario con i paesi dell’Eurosistema, che<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


hanno sostanzialmente completato la sostituzione sia delle carte (90 per cento) sia dei<br />

dispositivi di accettazione (95 per cento), in linea con gli obiettivi fissati nel documento<br />

programmatico emanato dallo European Payment Council (SEPA Cards Framework).<br />

A livello nazionale, l’obiettivo <strong>della</strong> diffusione degli strumenti elettronici ha trovato<br />

sostegno in recenti iniziative governative volte a garantire la tracciabilità dei flussi<br />

di pagamento, alle quali hanno fatto da complemento interventi tesi a favorire la riduzione<br />

dei costi di accesso ai servizi. Si collocano in questo contesto l’abbassamento dei<br />

limiti per l’utilizzo del contante, la definizione di un “conto di base” completamente<br />

gratuito per le categorie meno abbienti, la previsione di principi volti a ridurre le tariffe<br />

applicate dagli intermediari agli esercizi commerciali per l’accettazione di carte<br />

di pagamento. Si tratta di misure che, unitamente ai programmati interventi attuativi<br />

dell’Agenda digitale europea, possono contribuire in modo significativo ad accrescere<br />

la rapidità e l’economicità dei trasferimenti monetari, riducendo la distanza che ancora<br />

separa l’Italia dai paesi più avanzati nell’adozione di soluzioni di pagamento efficienti<br />

e innovative.<br />

Gli strumenti di pagamento<br />

L’evoluzione congiunturale. – Il numero dei pagamenti effettuati con strumenti<br />

bancari e postali è aumentato del 3,9 per cento nel <strong>2011</strong> (contro l’1,4 nel 2010); la<br />

crescita degli importi scambiati (2,2 per cento) è rallentata rispetto all’anno precedente<br />

(4,8 per cento) quale riflesso anche <strong>della</strong> difficile fase congiunturale dell’attività economica.<br />

Gli strumenti di pagamento al dettaglio diversi dal contante hanno nel complesso<br />

registrato un trend crescente a fronte di un’ulteriore riduzione del ricorso a strumenti<br />

cartacei, quali assegni e bonifici tradizionali allo sportello; la dinamica più sostenuta ha<br />

riguardato gli strumenti innovativi, soprattutto nella componente eseguita attraverso<br />

canali telematici.<br />

È proseguita la riduzione del numero degli assegni addebitati in conto (-7,5 per<br />

cento) ed è tornato ad aumentare (16,1 per cento) quello delle disposizioni di incasso<br />

non preautorizzate (pagamenti mediante avviso e ricevute bancarie), soprattutto per<br />

effetto <strong>della</strong> crescita (30,7 per cento) dei pagamenti mediante avviso (Mav) utilizzati<br />

anche per il versamento di tasse e contributi previdenziali. Mentre è proseguita la crescita<br />

dei bonifici automatizzati (6,8 per cento), si è registrato un rallentamento <strong>della</strong><br />

dinamica degli addebiti diretti (o disposizioni di incasso preautorizzate) utilizzati soprattutto<br />

per il pagamento delle utenze (1,3 per cento).<br />

Le banche italiane regolano bonifici e addebiti diretti in formato SEPA nel sistema<br />

di pagamento al dettaglio nazionale e in quello paneuropeo STEP2. Nel <strong>2011</strong> sono stati<br />

regolati 38 milioni di SCT, tre quarti dei quali in STEP2; nel complesso si è registrato<br />

un aumento del 70 per cento del numero di operazioni rispetto all’anno precedente.<br />

Relativamente alle operazioni con carte di pagamento, si registra una crescita<br />

complessiva in tutti i comparti (debito, credito, prepagate) ove si tenga conto delle<br />

modifiche organizzative che hanno interessato soggetti che operano in regime di libera<br />

prestazione di servizi. A tale aumento hanno contribuito, soprattutto, le carte di debito<br />

(7,2 per cento) e quelle prepagate (28,4 per cento).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

277


278<br />

Nel <strong>2011</strong> sono aumentati i prelievi di contante da sportelli ATM del 2,0 e del 2,9<br />

per cento, rispettivamente, nel numero e nell’importo: l’importo medio prelevato tramite<br />

ATM è salito a 181 euro, valore nettamente superiore al dato medio europeo (109<br />

euro nel 2010) a conferma di una persistente propensione per i pagamenti in contante<br />

nel nostro paese.<br />

Tendenze nel mercato dei servizi di pagamento al dettaglio. – Nel <strong>2011</strong>, in Italia,<br />

sono state regolate 68 operazioni procapite con strumenti alternativi al contante contro<br />

le 182 dei paesi dell’area dell’euro nel 2010. Il divario si amplia se si escludono i<br />

pagamenti cartacei (assegni, bonifici per cassa, bollettini di conto corrente del circuito<br />

postale): 51 operazioni elettroniche per abitante in Italia a fronte delle 168 nell’Eurosistema.<br />

Fra gli strumenti alternativi al contante prevale l’uso delle carte di pagamento,<br />

il cui peso relativo sul totale dei pagamenti, nel <strong>2011</strong>, è stato pari al 41 per cento, in<br />

linea con il dato medio <strong>della</strong> UE.<br />

Analisi fondate sul confronto internazionale e sui dati italiani disaggregati su base<br />

territoriale indicano, tra le principali determinanti del basso utilizzo di strumenti di<br />

pagamento elettronici in Italia, e in alcune regioni in particolare, il basso livello del reddito<br />

pro capite e il contenuto grado di diffusione dei punti di accettazione delle carte di<br />

pagamento presso le imprese. Capacità innovativa e sicurezza sono fattori fondamentali<br />

nel ricorso ai pagamenti elettronici. Le variabili connesse con l’economia sommersa<br />

concorrono a spiegare l’uso elevato del contante, a fronte di uno scarso utilizzo di strumenti<br />

tracciabili.<br />

Il 31 per cento circa delle imprese di servizi italiane detiene un terminale POS, contro il 44 per<br />

cento nei paesi europei che si distinguono per l’elevato utilizzo delle carte di pagamento negli acquisti.<br />

Per alcune categorie, quali le attività professionali, immobiliari, i servizi sanitari e assistenziali, tale<br />

percentuale scende in Italia al di sotto del 10 per cento. Percentuali superiori al 50 per cento si registrano<br />

nel commercio al dettaglio, grazie soprattutto alla presenza <strong>della</strong> grande distribuzione organizzata.<br />

Se escludiamo quest’ultima, la quota di POS per impresa si attesta ad appena il 20 per cento, per esempio,<br />

nei negozi alimentari e nei pubblici esercizi (bar, ristoranti). In generale, la bassa diffusione dei<br />

terminali POS per unità produttiva è riconducibile anche alla maggiore incidenza delle microimprese<br />

nel nostro paese.<br />

Per contro, l’Italia è sostanzialmente allineata alla media dei paesi dell’area dell’euro nella dotazione<br />

di POS procapite (21 punti ogni 1.000 abitanti), nonostante il numero di pagamenti per terminale<br />

resti molto inferiore (circa 1.000 operazioni pari a un terzo <strong>della</strong> media nei paesi dell’area euro).<br />

Segnali di crescente ricorso agli strumenti elettronici si sono comunque manifestati,<br />

con intensità differenziata fra i diversi settori di attività economica, nel corso<br />

dell’ultimo quinquennio in tutte le aree del paese.<br />

Presso le famiglie è cresciuto l’uso dei bonifici, dal 4 al 7 per cento dei pagamenti con strumenti<br />

diversi dal contante ed è aumentata dal 64 al 66 per cento la quota relativa alle carte di pagamento<br />

quale riflesso del maggior ricorso ai nuovi canali telematici (internet) e ai prodotti prepagati;<br />

si è registrata una riduzione nell’uso degli assegni (dal 9 al 7 per cento), più pronunciata<br />

nelle regioni meridionali.<br />

Con riferimento alle imprese non finanziarie, è aumentato l’utilizzo delle disposizioni di incasso (ad<br />

es. ricevute bancarie e pagamenti ricorrenti di natura commerciale), che hanno raggiunto nel <strong>2011</strong> il 45<br />

per cento del totale dei pagamenti (dal 30 nel 2006), e dei bonifici (dal 39 al 41 per cento). Questo settore si<br />

caratterizza per una maggiore velocità nella riduzione dei pagamenti con assegni (dal 30 al 14 per cento).<br />

Gli assegni hanno costituito una quota ormai trascurabile dei pagamenti anche per le istituzioni<br />

finanziarie e le Pubbliche amministrazioni (7 per cento contro il 12 del 2006), mentre si sono innalzate<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


in modo significativo le disposizioni di incasso (19 per cento rispetto al 14); rimane invariata la quota<br />

dei bonifici (74 per cento) che si confermano lo strumento più utilizzato.<br />

Nel <strong>2011</strong> sono stati effettuati 280 milioni di pagamenti in internet, con una crescita<br />

del 23,9 per cento rispetto all’anno precedente; in rapporto al complesso delle<br />

operazioni con strumenti bancari e postali il loro numero è risultato pari al 7 per cento.<br />

La crescita più rapida ha riguardato le operazioni online con carte di credito e prepagate<br />

(27,6 per cento); i bonifici online sono cresciuti del 20,3 per cento.<br />

Le carte prepagate, oltre a rispondere all’esigenza di eseguire pagamenti in internet in modo facile<br />

e con minore esposizione a rischi, rappresentano uno strumento di inclusione finanziaria. La loro rapida<br />

diffusione è stata infatti influenzata anche dalla crescente domanda di carte prepagate con funzioni<br />

di conto (cosiddette “carte conto” con codice IBAN) che consentono, ad esempio, di ricevere accrediti<br />

o disporre pagamenti tramite bonifico. Tali carte rappresentavano alla fine del <strong>2011</strong> oltre la metà delle<br />

carte prepagate emesse. I risultati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane relativa all’anno 2010,<br />

condotta dalla <strong>Banca</strong> d’Italia, evidenziano come il tasso di sostituzione tra carte prepagate e conti correnti<br />

aumenti con il diminuire del reddito personale, confermando il loro ruolo di valido sostituto del<br />

conto corrente per le fasce <strong>della</strong> popolazione meno abbienti.<br />

La sicurezza rappresenta un elemento cruciale per la diffusione degli strumenti di<br />

pagamento elettronici. In Italia si è consolidato il trend decrescente del tasso di frode,<br />

calcolato come incidenza percentuale delle relative perdite rispetto al totale delle operazioni<br />

con carta. Il tasso di frode complessivo (POS e ATM) è sceso nel <strong>2011</strong> allo 0,02<br />

per cento (0,04 per le operazioni su POS) dallo 0,03 dell’anno precedente (0,05 per le<br />

operazioni su POS). L’incidenza delle frodi cosiddette “carta non presente”, perpetrate<br />

su canali online o a distanza (via telefono o posta), è invece aumentata allo 0,11 per<br />

cento delle operazioni su rete (0,09 nel 2010) evidenziando la necessità di estendere al<br />

mondo virtuale presidi di autenticazione gestiti in tempo reale e in modo centralizzato<br />

dall’emittente attraverso clausole di trasferimento delle responsabilità delle perdite da<br />

frodi verso gli operatori meno sicuri (note come liability shift).<br />

Verifiche empiriche condotte attraverso le segnalazioni degli intermediari hanno confermato gli<br />

effetti positivi <strong>della</strong> nuova tecnologia di prevenzione su ATM e POS nel mondo fisico: a fronte di un incremento<br />

di dieci punti nella percentuale di carte migrate al chip, il rapporto tra frodi e transazioni si<br />

riduce in media del 6-7 per cento. La prevenzione riguarda anche la diffusione di meccanismi di SMS<br />

alert e di nuovi standard per garantire la riservatezza dei dati sensibili presso i punti di accettazione<br />

delle carte.<br />

Le tariffe sui servizi di pagamento sono una leva essenziale per favorire lo sviluppo<br />

di strumenti innovativi, soprattutto dopo il recepimento <strong>della</strong> direttiva sui servizi<br />

di pagamento che elimina i margini di tariffazione implicita (ad es. i giorni valuta).<br />

Con riferimento ad alcune componenti di offerta che utilizzano canali innovativi (ad<br />

es. internet) si registra una tendenziale diminuzione delle commissioni medie applicate<br />

alla clientela, mentre aumentano quelle relative ai canali tradizionali (lo sportello).<br />

Tra il 2010 e il <strong>2011</strong> le commissioni medie alla clientela sui bonifici tradizionali sono cresciute<br />

del 12 per cento (tav. 21.1). Si sono ridotte invece quelle applicate sui bonifici via internet<br />

(-14 per cento) il cui costo per la clientela è cinque volte inferiore rispetto a quello del bonifico<br />

tradizionale. Sono cresciute del 38 per cento le commissioni di prelievo da ATM, comunque gratuite<br />

nel caso di operazioni presso la stessa banca. Rimangono pressoché stabili le commissioni<br />

all’esercente per l’accettazione <strong>della</strong> carta POS. Si sono ridotte del 15 per cento le tariffe applicate<br />

generalmente alle imprese sulle disposizioni di incasso preautorizzate (quali quelle per l’accredito<br />

di utenze o di rate ricorrenti), anche in seguito alla contrazione delle commissioni interbancarie<br />

su tali servizi registrata negli ultimi anni per effetto delle decisioni assunte dalle autorità antitrust<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

279


280<br />

e del nuovo quadro normativo europeo. Quest’ultimo, in particolare, tende a favorire meccanismi<br />

tariffari dove ciascun prestatore di servizi addebita al proprio cliente (debitore e beneficiario) le<br />

spese di rispettiva competenza (opzione share). Sono cresciute infatti del 10 per cento le commissioni<br />

di addebito diretto all’utenza pagatrice (tav. 21.1).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Tavola 21.1<br />

Commissioni applicate alla clientela sui principali servizi di pagamento (1)<br />

(importi in euro)<br />

VOCI<br />

Bonifico<br />

disposto con<br />

modalità<br />

tradizionali<br />

Bonifico<br />

disposto<br />

via internet<br />

Addebito<br />

diretto<br />

Disposizione<br />

di incasso<br />

(preautoriz.)<br />

Prelievo<br />

da ATM<br />

(incl. stessa<br />

banca)<br />

Incasso con<br />

carta POS<br />

2010 2,80 0,64 0,64 1,21 0,19 0,82<br />

<strong>2011</strong> 3,15 0,55 0,70 1,03 0,27 0,82<br />

(1) Per la metodologia di calcolo cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche.<br />

L’applicazione di tariffe maggiormente in linea con i costi di offerta dei servizi di<br />

pagamento rappresenta la condizione necessaria per realizzare un processo di sostituzione<br />

volto a beneficiare appieno delle economie di scala sottostanti lo sviluppo dei<br />

pagamenti innovativi.<br />

Da un’indagine sul costo dei servizi di pagamento al dettaglio presso gli operatori, promossa<br />

dall’Eurosistema e realizzata dalla <strong>Banca</strong> d’Italia, si evince che i costi bancari di offerta dei servizi di<br />

pagamento in Italia superavano nel 2009 i 7 miliardi di euro, circa il 15 per cento dei costi operativi<br />

delle banche, i tre quarti dei quali connessi con la movimentazione del contante e la gestione degli<br />

altri strumenti cartacei. Dalla stessa indagine emerge che il costo per la banca di un’operazione di approvvigionamento<br />

di contante allo sportello tradizionale è 7-8 volte superiore rispetto a quella tramite<br />

sportello ATM.<br />

Il basso grado di automazione dei processi rappresenta uno dei principali ostacoli al conseguimento<br />

dei guadagni di efficienza, aspetto che riguarda anche la gestione degli strumenti di pagamento<br />

tradizionali all’interno dei processi aziendali delle imprese commerciali.<br />

Da un esercizio di simulazione condotto sulla base dell’indagine sul costo dei servizi di pagamento<br />

al dettaglio sopra richiamata, si può stimare un risparmio potenziale complessivo per l’economia<br />

pari a circa lo 0,3 per cento del PIL, qualora l’Italia si posizioni al livello dei paesi europei più evoluti<br />

in termini di diffusione di strumenti di pagamento elettronici in sostituzione sia del contante, sia delle<br />

tecnologie transattive tradizionali (procedure cartacee e manuali).<br />

L’evoluzione dell’operatività del sistema BI-Comp. – Nel <strong>2011</strong> il valore delle operazioni<br />

regolate nel sistema di compensazione BI-Comp, pari a 3.100 miliardi di euro, è aumentato<br />

dell’1,6 per cento rispetto all’anno precedente (cfr. tav. 20.1), mentre il numero<br />

complessivo delle operazioni è aumentato del 3,2 per cento (da 2.041 milioni a 2.106<br />

milioni). È proseguita la ricomposizione dei pagamenti immessi nel sistema a favore di<br />

quelli elettronici, la cui quota ha raggiunto in termini di numero il 98 per cento.<br />

Rispetto al 2010, i pagamenti “cartacei” trattati nel sottosistema Recapiti locale di BI-Comp (prevalentemente<br />

assegni) si sono ridotti in termini di numero (21,5 per cento) e di importo (16,4 per cento);<br />

la contrazione è in atto da diversi anni, in linea con la tendenza alla riduzione dell’uso dell’assegno.<br />

Nel <strong>2011</strong> tale diminuzione è risultata più accentuata rispetto al quinquennio 2006-2010, durante il<br />

quale il volume dei pagamenti per assegni negoziati si è ridotto in media del 9,3 per cento l’anno; alla<br />

riduzione ha contribuito anche un maggior utilizzo <strong>della</strong> procedura elettronica check truncation, che<br />

ha registrato una contrazione dei volumi trattati più contenuta (-2,1 per cento, da 201,5 milioni a circa<br />

197 milioni). Il numero complessivo delle operazioni elettroniche trattate nel sottosistema Dettaglio di<br />

BI-Comp, è aumentato del 3,8 per cento (oltre 2 miliardi), mentre il valore è aumentato del 4,2 per cento<br />

BANCA D’ITALIA


(circa 2.800 miliardi di euro). Il numero complessivo dei pagamenti effettuati presso i POS è cresciuto<br />

da 681 a 731 milioni, quello dei bonifici in formato domestico da 373 a 384 milioni.<br />

Nel <strong>2011</strong> il numero dei bonifici SEPA regolati nel sistema BI-Comp, che includono<br />

quelli scambiati con banche partecipanti al sistema di compensazione olandese<br />

Equens e a quello austriaco (Clearing Service International, CS.I) (fig. 21.1), è aumentato<br />

del 60 per cento superando i 10 milioni, pari al 2,5 per cento del numero complessivo<br />

dei bonifici trattati dal sistema di compensazione in formato domestico e SEPA.<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Interoperabilità SCT di ICBPI/BI-Comp con Equens e CS.I<br />

(dati mensili; volumi in migliaia e valori in milioni di euro)<br />

2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

volumi in entrata<br />

(scala di sinistra)<br />

Fonte: elaborazioni su dati ICBPI.<br />

volumi in uscita<br />

(scala di sinistra)<br />

valori in entrata<br />

(scala di destra)<br />

valori in uscita<br />

(scala di destra)<br />

Figura 21.1<br />

I flussi inviati e ricevuti nel <strong>2011</strong> con banche partecipanti ai sistemi esteri Equens e CS.I hanno mostrato<br />

un andamento crescente e hanno rappresentato l’8 per cento in volume e l’11,1 per cento in valore<br />

del totale degli SCT trattati in BI-Comp. Complessivamente sono stati regolati circa 453.000 pagamenti<br />

disposti da partecipanti ai due Clearing and Settlement Mechanism esteri e circa 354.000 pagamenti da<br />

partecipanti a BI-Comp, per un importo rispettivamente pari a 2,75 e a 2,24 miliardi di euro.<br />

La Centrale di allarme interbancaria (CAI). – Alla fine del <strong>2011</strong> sono diminuite,<br />

rispetto allo stesso periodo del 2010, le segnalazioni presenti nell’archivio. Il numero dei<br />

nominativi iscritti nella CAI per mancanza di fondi o di autorizzazione e quello degli assegni<br />

irregolari si sono entrambi ridotti del 2,8 per cento; negli ultimi tre anni il calo del<br />

numero dei nominativi iscritti è stato pari all’11,5 per cento. L’incidenza del numero degli<br />

assegni in CAI sul totale degli assegni regolarmente addebitati si è mantenuta sostanzialmente<br />

invariata (0,21 per cento contro lo 0,20 dello scorso anno) in quanto entrambi<br />

hanno fatto registrare in percentuale una riduzione analoga. In diminuzione è risultato<br />

anche l’importo totale degli assegni iscritti alla fine del <strong>2011</strong>, pari a 1,07 miliardi di euro<br />

(su base annua lo 0,16 per cento del PIL; tav. 21.2). Alla fine del <strong>2011</strong> i soggetti iscritti<br />

nella sezione <strong>della</strong> CAI relativa agli assegni rappresentavano lo 0,15 per cento <strong>della</strong> popolazione<br />

maggiorenne (0,18 per cento nel 2010). Come negli anni scorsi le segnalazioni di<br />

utilizzo irregolare degli assegni hanno riguardato principalmente il Sud e le Isole (0,23 per<br />

cento <strong>della</strong> popolazione maggiorenne, pari al 50,6 per cento del totale delle segnalazioni).<br />

Dopo gli incrementi registrati dal 2008 al 2010 (33,5 per cento), durante lo scorso<br />

anno si è ridotto il numero dei soggetti ai quali è stato revocato l’utilizzo delle carte<br />

di pagamento in conseguenza del mancato pagamento o <strong>della</strong> mancata costituzione dei<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

350<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

281


282<br />

fondi relativi alle transazioni effettuate. Alla fine del <strong>2011</strong> erano iscritti nello specifico<br />

segmento dell’archivio circa 252.000 soggetti, il 9,3 per cento in meno rispetto all’anno<br />

precedente; in riduzione anche il numero dei nuovi iscritti domiciliati nelle regioni<br />

del Centro, del Sud e delle Isole (dal 64 per cento del 2010 al 56 per cento nel <strong>2011</strong>).<br />

Come l’anno precedente, alla fine del <strong>2011</strong> le carte iscritte nella CAI rappresentavano<br />

lo 0,15 per cento del totale delle carte circolanti in Italia.<br />

Tavola 21.2<br />

Centrale di allarme interbancaria: distribuzione territoriale degli assegni revocati (1)<br />

AREA<br />

GEOGRAFICA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Soggetti<br />

revocati<br />

Numero Numero Composizione<br />

percentuale<br />

Assegni impagati Importo<br />

impagato<br />

medio<br />

Importo<br />

in milioni<br />

di euro<br />

Composizione<br />

percentuale<br />

Nord Ovest 13.113 36.502 14,2 166,4 15,6 4.557<br />

Nord Est 6.316 18.830 7,3 107,6 10,1 5.712<br />

Centro 15.254 50.838 19,7 228,0 21,4 4.485<br />

Sud e Isole 39.615 145.141 56,3 539,1 50,6 3.714<br />

Estero 1.863 6.495 2,5 24,4 2,3 3.757<br />

Totale 76.161 257.806 100,0 1.065,5 100,0 4.133<br />

(1) Elaborazioni sulle consistenze al 31.12.<strong>2011</strong>. Per la metodologia di calcolo cfr. nell’Appendice la sezione: Note metodologiche. L’eventuale<br />

mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti.<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici<br />

Il 30 novembre del <strong>2011</strong> è stata avviata la nuova procedura di gestione del conto<br />

disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria, prevista dalla legge di contabilità<br />

e finanza pubblica del 2009; la relativa convenzione tra MEF e <strong>Banca</strong> d’Italia è stata<br />

sottoscritta a marzo <strong>2011</strong>.<br />

Obiettivo del nuovo sistema è ridurre la variabilità e rendere maggiormente prevedibile<br />

il saldo, migliorando l’efficacia <strong>della</strong> politica monetaria dell’Eurosistema. Le<br />

disponibilità del conto sono remunerate entro una soglia limite fissata in un miliardo<br />

di euro; il MEF ha inoltre deciso di stabilizzare prudenzialmente il saldo del conto intorno<br />

a un massimale di fine giornata pari a 800 milioni.<br />

Gli interventi sulle procedure di tesoreria, il monitoraggio infragiornaliero del<br />

conto e gli scambi informativi e previsionali con il MEF hanno consentito di stabilizzare<br />

il saldo; è stato inoltre ottenuto un contenimento significativo degli errori di previsione<br />

che dipendono dai depositi governativi presso la banca centrale. La situazione<br />

italiana è ora allineata a quella dei principali paesi dell’area euro, come anche recentemente<br />

riconosciuto dalla <strong>Banca</strong> centrale europea.<br />

Il decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1 (convertito con modificazioni dalla legge<br />

24 marzo 2012, n. 27) ha sospeso fino al 31 dicembre 2014 il regime di tesoreria unica<br />

“mista” (art. 7 del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279), secondo il quale le risorse<br />

proprie degli enti pubblici sono detenute presso il tesoriere bancario con il vincolo<br />

di utilizzo prioritario rispetto alle disponibilità giacenti nella tesoreria statale. È stata<br />

Euro<br />

BANCA D’ITALIA


quindi ripristinata la tesoreria unica “pura” di cui alla legge, n. 720/84. Le somme detenute<br />

dai tesorieri bancari, con alcune eccezioni, sono affluite in tesoreria in due rate,<br />

il 29 febbraio e il 16 aprile 2012.<br />

Per la riforma <strong>della</strong> Pubblica amministrazione è cruciale la diffusione delle tecnologie<br />

informatiche e la realizzazione di infrastrutture che favoriscano il colloquio<br />

telematico con i cittadini e le imprese, secondo i principi espressi nel Codice dell’amministrazione<br />

digitale (decreto legislativo 30 dicembre 2010, n. 235). Con l’obiettivo<br />

di rendere più incisiva la realizzazione dell’Agenda digitale italiana, con l’art. 47 del<br />

decreto legge 9 febbraio 2012, n. 5 (convertito dalla legge 4 aprile 2012, n. 35) è stata<br />

istituita una “cabina di regia”che ha il compito di coordinare e monitorare gli interventi<br />

delle amministrazioni centrali e di quelle locali. In questa cornice, è stata avviata<br />

una revisione delle modalità e degli strumenti di riscossione delle entrate che mira<br />

all’ampliamento dei canali e degli strumenti di versamento (carte di debito, di credito e<br />

prepagate) e alla definizione di regole e standard per la riconciliazione delle operazioni<br />

e la tempestiva erogazione dei servizi all’utenza. Lo sviluppo di tali progetti interessa la<br />

<strong>Banca</strong> d’Italia sia in qualità di tesoriere dello Stato, sia nell’esercizio <strong>della</strong> funzione di<br />

supervisione sui sistemi di pagamento.<br />

Nel <strong>2011</strong>, nell’ambito del servizio di tesoreria statale e dei servizi di cassa per gli<br />

enti pubblici, la <strong>Banca</strong> ha eseguito circa 65 milioni di pagamenti, in massima parte<br />

(circa il 98 per cento) con procedure telematiche. Con la graduale adesione alla procedura<br />

per la gestione telematica delle spese dei funzionari delegati dell’amministrazione<br />

statale – che consente la dematerializzazione degli ordinativi su ordini di accreditamento<br />

– può dirsi concluso il progetto di “tesoreria statale telematica” con il quale la <strong>Banca</strong><br />

d’Italia ha messo a disposizione delle amministrazioni statali le procedure di pagamento<br />

necessarie a rispettare la data del 1° gennaio 2014 per la completa attuazione di un sistema<br />

digitalizzato di dialogo tra Pubblica amministrazione, cittadini e imprese.<br />

Il Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (Siope), che rileva gli<br />

incassi e i pagamenti giornalieri di circa 13.000 Amministrazioni pubbliche, consente<br />

al MEF la costante verifica dell’andamento dei conti pubblici. La qualità <strong>della</strong> base<br />

dati e le sue caratteristiche di ampiezza e tempestività hanno consentito agli enti locali,<br />

di non trasmettere più al MEF le informazioni su base trimestrale e di introdurre una<br />

nuova reportistica tratta dalle sue evidenze. Il sito internet Siope, curato dalla <strong>Banca</strong>, è<br />

stato riprogettato e potenziato in modo da offrire modalità di consultazione rinnovate<br />

e maggiormente flessibili, semplicità nel reperire la reportistica prevista dagli adempimenti<br />

di legge e nuovi indicatori, che saranno a breve disponibili, per consentire agli<br />

enti stessi di analizzare i propri dati rispetto a opportuni benchmark.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

283


il bilancio <strong>della</strong> banca d’italia


22. RelaZione SUlla GeStione e bilancio dell’eSeRciZio<br />

Il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia è costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico<br />

e dalla nota integrativa. Gli schemi ufficiali sono redatti in unità di euro, le<br />

tavole di nota integrativa in migliaia di euro.<br />

Nel mese di febbraio i dati di situazione patrimoniale dell’Istituto sono inviati alla<br />

<strong>Banca</strong> centrale europea (BCE) perché effettui il consolidamento dei conti delle banche<br />

centrali dell’Eurosistema.<br />

Il progetto di bilancio è trasmesso al Ministero dell’Economia e delle finanze ai<br />

sensi dell’art. 117 del RD 28 aprile 1910, n. 204 (Testo unico delle leggi sull’Istituto<br />

di emissione).<br />

Il bilancio di esercizio è verificato da una società di revisione esterna indipendente<br />

che ne attesta la conformità alle norme contabili per le finalità di cui all’art. 27 dello<br />

Statuto del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). La società di revisione in carica,<br />

con mandato per gli esercizi 2010-15, è la PricewaterhouseCoopers, aggiudicataria<br />

<strong>della</strong> gara di appalto indetta nel 2009 dall’Istituto.<br />

La relazione sulla gestione fornisce informazioni sugli eventi dell’esercizio che si<br />

riflettono sul bilancio e che influenzano la gestione dell’Istituto. Gli altri strumenti che<br />

la <strong>Banca</strong> utilizza per dar conto <strong>della</strong> propria azione sono, oltre alla <strong>Relazione</strong> annuale,<br />

la <strong>Relazione</strong> al Parlamento e al Governo, il Bollettino di Vigilanza, i resoconti delle audizioni<br />

rese in Parlamento dai rappresentanti dell’Istituto.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

287


288<br />

RelaZione SUlla GeStione<br />

L’esercizio <strong>2011</strong> si è chiuso con un utile netto di 1.129 milioni (852 nel 2010,<br />

cfr. il paragrafo: Sintesi delle risultanze di bilancio). Il risultato lordo prima dell’accantonamento<br />

al fondo rischi generali e delle imposte è stato pari a 3.630 milioni (3.127<br />

nel 2010). Le imposte di competenza dell’esercizio sono risultate pari a 1.101 milioni.<br />

All’aumento del risultato lordo hanno contribuito, in particolare, il miglioramento<br />

del margine di interesse, dovuto principalmente alla maggiore consistenza del portafoglio<br />

dei titoli in euro e l’incremento degli utili netti da negoziazione. Ha inoltre<br />

inciso positivamente la riduzione delle spese e degli oneri diversi.<br />

Hanno invece agito in senso negativo le maggiori svalutazioni da prezzo, principalmente<br />

in seguito all’andamento negativo dei corsi dei titoli di Stato in euro detenuti<br />

nel comparto non immobilizzato e la diminuzione delle rendite da partecipazione al<br />

capitale <strong>della</strong> BCE.<br />

In considerazione dell’esigenza di rafforzare i presidi patrimoniali a fronte <strong>della</strong><br />

rischiosità connessa in particolare con le funzioni istituzionali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> e tenendo<br />

conto degli utilizzi resisi necessari in passati esercizi, è stato effettuato un accantonamento<br />

di 1.400 milioni al fondo rischi generali. L’obiettivo del rafforzamento patrimoniale<br />

è perseguito anche dalla BCE e da altre banche centrali dell’Eurosistema.<br />

Il fondo rischi generali, unitamente ad altri accantonamenti e alle riserve di natura<br />

patrimoniale, concorre a fronteggiare i diversi rischi cui la <strong>Banca</strong> è esposta in relazione<br />

alle specifiche funzioni svolte.<br />

L’assetto istituzionale<br />

Per informazioni sulle funzioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> e sulla governance è possibile consultare<br />

il sito internet dell’Istituto (www.bancaditalia.it), dove sono disponibili anche informazioni<br />

sull’organizzazione, l’organigramma e l’articolazione territoriale dell’Istituto.<br />

Gli sviluppi organizzativi<br />

L’azione di riforma organizzativa è proseguita nel <strong>2011</strong> secondo un disegno volto<br />

ad accrescere l’efficacia delle funzioni istituzionali, la qualità dei servizi offerti e i livelli<br />

di efficienza operativa. Per quanto riguarda gli assetti organizzativi, due riforme di rilievo,<br />

volte al rafforzamento delle rispettive funzioni, hanno interessato le Aree Bilancio e<br />

controllo e Circolazione monetaria e affari generali.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Al fine di realizzare un maggiore coordinamento delle attività <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> nell’ambito<br />

dell’Eurosistema e di rafforzare l’unitarietà interfunzionale degli indirizzi in materia<br />

di stabilità finanziaria, sono stati costituiti due Comitati interfunzionali e una struttura<br />

autonoma, denominata Segreteria tecnica per l’Eurosistema e la stabilità finanziaria.<br />

L’Istituto ha rivisto il sistema di pianificazione, passando da una programmazione<br />

basata sulle attività e progetti a una focalizzata sugli obiettivi strategici, sui piani di<br />

azione necessari per conseguirli e sui metodi di controllo del loro raggiungimento.<br />

Nel <strong>2011</strong> il Direttorio ha approvato il Piano strategico per il triennio <strong>2011</strong>-13. L’elaborazione<br />

del preesistente piano pluriennale era stata sospesa nel 2007 in relazione<br />

alla priorità del progetto di riforma organizzativa che ha interessato l’Amministrazione<br />

centrale, le Filiali e la rete estera <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> e le cui linee portanti hanno costituito<br />

l’impianto strategico di riferimento. Il Piano si articola su tre obiettivi: comunicazione<br />

più attenta ed efficace, sia all’esterno sia all’interno, dei risultati dell’azione <strong>della</strong> <strong>Banca</strong><br />

e del modo in cui sono gestite le risorse; innovazione dei sistemi di gestione aziendale<br />

per aumentare l’efficienza; maggior impegno in termini di responsabilità sociale anche<br />

con la riduzione dell’impatto ambientale delle attività svolte dalla <strong>Banca</strong>.<br />

Le risorse umane, informatiche e logistiche<br />

Al 31 dicembre <strong>2011</strong> il numero dei dipendenti era pari a 6.990 unità, di cui 4.321<br />

addetti all’Amministrazione centrale e 2.669 alle Filiali. I dirigenti e i funzionari rappresentavano,<br />

rispettivamente, l’8,7 e il 20,3 per cento del personale dell’Istituto; l’età media<br />

era di 48,3 anni; il personale femminile era pari al 35,3 per cento dei dipendenti, con un<br />

peso percentuale in ciascun gruppo di gradi in crescita rispetto alla fine del 2010.<br />

La riduzione del personale rispetto a un anno prima è stata di 172 unità. I dipendenti<br />

neoassunti nell’anno sono stati 296, di cui circa un terzo con un titolo universitario.<br />

Delle 468 cessazioni, il 12 per cento si riferisce a elementi addetti alle Filiali<br />

specializzate nel trattamento del contante, che hanno aderito alle misure di accompagnamento<br />

all’uscita.<br />

CARRIERE/GRUPPI<br />

DI GRADI<br />

Composizione del personale<br />

Consistenze al 31.12.<strong>2011</strong> Consistenze al 31.12.2010<br />

Uomini Donne Totale Filiali Amministrazione<br />

centrale<br />

(1)<br />

Tavola 22.1<br />

Uomini Donne Totale Filiali Amministrazione<br />

centrale<br />

(1)<br />

Dirigenti 475 132 607 130 477 495 124 619 135 484<br />

Funzionari 912 507 1.419 386 1.033 935 498 1.433 381 1.052<br />

Coadiutori 745 511 1.256 495 761 767 510 1.277 540 737<br />

Altro personale 2.393 1.315 3.708 1.658 2.050 2.504 1.329 3.833 1.742 2.091<br />

Totale 4.525 2.465 6.990 2.669 4.321 4.701 2.461 7.162 2.798 4.364<br />

(1) Il dato include il personale addetto all’Unità di informazione finanziaria (UIF), alle Delegazioni nonché quello distaccato presso<br />

organismi esterni.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

289


290<br />

L’azione formativa ha coinvolto nell’anno circa 6.200 persone, pari all’89 per cento<br />

<strong>della</strong> compagine; la percentuale sale al 95 per cento considerando anche la formazione<br />

di base. Sono state impiegate oltre 164.000 ore di formazione, corrispondenti a<br />

circa 26 ore per partecipante (29 se si include quella di base).<br />

I dipendenti <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia si attengono, nello svolgimento delle proprie<br />

funzioni, ai principi generali enunciati in un Codice etico che tiene conto <strong>della</strong> natura<br />

pubblica dell’Istituto e <strong>della</strong> rilevanza degli interessi a esso affidati.<br />

Nel <strong>2011</strong> l’impegno progettuale e realizzativo in campo informatico è stato indirizzato<br />

ad ampliare la gamma degli strumenti a sostegno delle attività istituzionali. In<br />

sede europea è proseguito l’impegno per la realizzazione <strong>della</strong> nuova piattaforma per<br />

il regolamento accentrato delle transazioni in titoli TARGET2-Securities e per il rinnovo<br />

e il potenziamento <strong>della</strong> rete di comunicazione tra le banche centrali del SEBC.<br />

In ambito domestico sono stati attuati gli interventi necessari per la gestione delle disponibilità<br />

liquide del Tesoro in seguito alla nuova disciplina che ha interessato i conti<br />

intrattenuti dallo Stato presso la <strong>Banca</strong>. In materia di trattamento dell’informazione a<br />

fini statistici e di vigilanza sono stati rinnovati, tra l’altro, i sistemi per la gestione delle<br />

operazioni sospette e delle relative rilevazioni statistiche ai fini dell’antiriciclaggio; è stata<br />

inoltre avviata l’evoluzione dell’anagrafe titoli, che prevede anche la razionalizzazione<br />

dei processi di emissione e collocamento, da effettuare con la Consob e la Monte Titoli.<br />

Nel corso del 2012 l’impegno <strong>della</strong> funzione informatica nell’ambito dell’Eurosistema<br />

riguarderà anche l’evoluzione del database gestito dalla BCE per finalità statistiche<br />

e di stabilità finanziaria, che costituisce l’anagrafe centralizzata delle istituzioni<br />

finanziarie e monetarie, dei fondi di investimento e delle società veicolo. In ambito<br />

nazionale, nel comparto del sistema dei pagamenti al dettaglio è previsto l’avvio <strong>della</strong><br />

partecipazione diretta dell’Istituto ai circuiti per lo scambio e il regolamento degli strumenti<br />

paneuropei (SEPA Credit Transfer e SEPA Direct Debit).<br />

La funzione immobiliare <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia si prefigge l’obiettivo di garantire la<br />

piena funzionalità degli edifici istituzionali, il miglioramento dei sistemi anticrimine, la<br />

continuità operativa degli impianti tecnologici e il rispetto delle normative di sicurezza<br />

e di prevenzione incendi. Nel <strong>2011</strong>, con l’ultimazione degli interventi sulle Filiali specializzate<br />

per il trattamento del contante, si è conclusa l’azione di supporto logistico al<br />

processo di riconfigurazione <strong>della</strong> rete territoriale. Nell’area romana sono in corso i lavori<br />

di completa riqualificazione di due complessi edilizi del centro storico e sono state<br />

di recente avviate le opere di ristrutturazione di un edificio destinato a centro convegni.<br />

Con riferimento alle iniziative adottate in seguito al sisma che ha colpito la città de<br />

L’Aquila nel 2009 è stata ripristinata, laddove possibile, l’agibilità degli alloggi e sono<br />

stati definiti gli interventi da realizzare sugli edifici che hanno subito i maggiori danni.<br />

É stato affidato a un advisor immobiliare, selezionato attraverso una gara di appalto,<br />

il compito di promuovere e realizzare la dismissione di alcuni immobili resisi<br />

disponibili in seguito al riassetto <strong>della</strong> rete periferica dell’Istituto.<br />

L’attività di spesa<br />

Il controllo <strong>della</strong> spesa si avvale anche dell’utilizzo di strumenti gestionali quali<br />

il preventivo degli impegni di spesa (budget), approvato dal Consiglio superiore, e la<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


contabilità analitica. Quest’ultima si basa su principi concordati tra le banche centrali<br />

dell’Eurosistema con l’obiettivo di rendere comparabili i costi, favorire le valutazioni di<br />

efficienza relativa e contribuire alla definizione delle tariffe per i servizi offerti.<br />

Nell’ambito delle iniziative volte a conseguire il contenimento dei costi e a semplificare<br />

il processo di spesa è stato, tra l’altro, realizzato il progetto di accentramento<br />

su base regionale dell’attività di gestione del budget delle Filiali.<br />

Il consuntivo degli impegni di spesa dell’esercizio <strong>2011</strong> è risultato inferiore alle<br />

previsioni di budget e in flessione rispetto al consuntivo 2010. Sullo scostamento rispetto<br />

alle previsioni hanno inciso, in particolare, il rinvio di alcune iniziative nel comparto<br />

immobiliare e nella produzione di banconote. Sulla flessione rispetto al consuntivo<br />

dell’esercizio precedente, registrata pur in presenza dell’aumento del peso degli<br />

oneri per la partecipazione a progetti dell’Eurosistema, hanno influito sia gli effetti del<br />

riassetto organizzativo sia l’azione gestionale delle strutture. La riduzione delle spese<br />

non ha riguardato gli investimenti.<br />

Il conto economico evidenzia una riduzione <strong>della</strong> voce Spese di amministrazione<br />

di circa il 4 per cento anche in seguito alle iniziative di razionalizzazione assunte nella<br />

gestione del budget.<br />

In linea con l’obiettivo di contenimento dei costi operativi fissato dall’Istituto, il budget<br />

per il 2012 approvato dal Consiglio superiore ha operato, rispetto a quello per il <strong>2011</strong>, una<br />

riduzione del 5,1 per cento degli stanziamenti di budget per l’approvvigionamento di beni<br />

di consumo e servizi sui quali le Strutture hanno più ampi margini di intervento.<br />

La circolazione monetaria<br />

La <strong>Banca</strong> contribuisce al soddisfacimento del fabbisogno di banconote dell’Eurosistema<br />

e concorre alla definizione di indirizzi comuni in tema di qualità <strong>della</strong> circolazione<br />

e di contrasto alle contraffazioni.<br />

L’avvio <strong>della</strong> produzione di massa del primo taglio <strong>della</strong> seconda serie dell’euro<br />

ha determinato una ripresa del trend di crescita dei volumi produttivi di banconote.<br />

Le previsioni per il 2012 sul fabbisogno complessivo dell’Eurosistema sono tornate<br />

ad assestarsi su valori elevati; è cresciuta anche la quota di competenza <strong>della</strong> <strong>Banca</strong><br />

d’Italia. Gli alti volumi di produzione troveranno conferma anche nei prossimi anni<br />

per la stampa degli altri tagli <strong>della</strong> seconda serie di banconote in euro. Al riguardo,<br />

sono proseguiti nel <strong>2011</strong> gli investimenti per l’adeguamento dei processi produttivi.<br />

In particolare, sono state acquistate apparecchiature necessarie all’avvio delle lavorazioni<br />

e al controllo di qualità dei nuovi elementi di sicurezza. Sono state inoltre<br />

realizzate significative iniziative volte al potenziamento delle dotazioni tecnologiche<br />

<strong>della</strong> stamperia e alla minimizzazione delle problematiche di sicurezza sul lavoro.<br />

Nel <strong>2011</strong> la <strong>Banca</strong> d’Italia ha prodotto circa 1,2 miliardi di banconote. È in via<br />

di completamento l’adeguamento dell’organico <strong>della</strong> stamperia ai livelli previsti dal<br />

nuovo assetto organizzativo in modo da raggiungere la capacità produttiva annua,<br />

pari a circa 1,5 miliardi di biglietti, necessaria a soddisfare i prossimi impegni. È<br />

stato completato il piano di rinnovo degli apparati di selezione e confezionamento<br />

delle banconote presso la rete territoriale. Le Filiali dell’Istituto hanno immesso in<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

291


292<br />

circolazione 2,6 miliardi di banconote, per un valore di 94,3 miliardi di euro. Il flusso<br />

di rientro ha, invece, riguardato 2,3 miliardi di banconote, pari a 86,1 miliardi<br />

di euro.<br />

Alla fine dell’anno il valore <strong>della</strong> circolazione effettiva delle banconote era pari a<br />

153,6 miliardi di euro (17,3 per cento <strong>della</strong> circolazione complessiva dell’Eurosistema),<br />

con un aumento del 5,6 per cento rispetto alla consistenza <strong>della</strong> fine del 2010 (145,4<br />

miliardi); l’importo iscritto in bilancio era pari a 146 miliardi di euro e rappresentava<br />

la quota <strong>della</strong> circolazione complessiva dell’Eurosistema convenzionalmente attribuita<br />

alla <strong>Banca</strong> d’Italia (16,4 per cento).<br />

Le risorse finanziarie<br />

L’Istituto detiene le riserve ufficiali del Paese (oro e attività in valuta verso non<br />

residenti nell’area dell’euro), la cui proprietà è assegnata per legge alla <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

La gestione delle riserve consente di effettuare il servizio del debito in valuta <strong>della</strong> Repubblica,<br />

nonché di adempiere a impegni nei confronti di organismi internazionali,<br />

quale il Fondo monetario internazionale (FMI). Inoltre, essendo le riserve nazionali<br />

parte integrante di quelle dell’Eurosistema, il loro livello complessivo e la loro corretta<br />

gestione contribuiscono alla salvaguardia <strong>della</strong> credibilità del SEBC. Le riserve valutarie<br />

sono gestite con l’obiettivo di garantire elevati livelli di liquidità e di sicurezza, avendo<br />

anche riguardo alla massimizzazione del rendimento atteso nel lungo periodo. La <strong>Banca</strong><br />

gestisce altresì una parte delle riserve conferite alla BCE, sulla base delle linee guida<br />

definite dal Consiglio direttivo.<br />

Nell’aggregato Oro e attività nette in valuta, la cui composizione è riportata nella<br />

tavola 22.2, sono comprese le riserve ufficiali e le altre attività in valuta detenute dalla<br />

<strong>Banca</strong> verso residenti nell’area dell’euro al netto delle passività in valuta.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Oro e attività nette in valuta (1)<br />

(milioni di euro)<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010<br />

Oro 95.924 83.197<br />

Dollari statunitensi 18.970 (2) 18.175<br />

Sterline inglesi 3.506 3.682<br />

Yen giapponesi 5.380 5.571<br />

Franchi svizzeri 275 268<br />

Altre valute 4 4<br />

DSP relativi alle attività nette verso l’FMI 4.421 1.853<br />

Totale 128.480 112.750<br />

Tavola 22.2<br />

(1) Sono valutati ai cambi e ai prezzi di mercato. Non sono incluse le attività finanziarie (ETF e quote di OICR) denominate in valuta<br />

estera detenute a fronte delle riserve ordinaria e straordinaria e degli accantonamenti patrimoniali, in quanto costituiscono una posizione<br />

in valuta separata. – (2) Include operazioni temporanee in dollari per 1.546 milioni, poste in essere nell’ambito di un accordo tra la BCE<br />

e la Riserva federale finalizzato all’offeta di liquidità a breve in dollari al sistema bancario.<br />

Al 31 dicembre <strong>2011</strong> il controvalore in euro dell’oro e delle attività nette in valuta<br />

era pari a 128,5 miliardi (112,8 miliardi nel 2010). La crescita è da ascrivere principal-<br />

BANCA D’ITALIA


mente all’incremento del prezzo dell’oro (15,3 per cento, per una variazione del valore<br />

delle consistenze, immutate in quantità, di 12,7 miliardi). L’aumento riflette anche l’apprezzamento<br />

delle principali valute in portafoglio rispetto all’euro e l’andamento complessivo<br />

delle consistenze, sul quale hanno agito l’incremento <strong>della</strong> quota di partecipazione<br />

dell’Italia all’FMI – in attuazione <strong>della</strong> risoluzione n. 63-2 del 28 aprile 2008 del<br />

Consiglio dei governatori del Fondo – e i prestiti erogati al Fondo nell’ambito dei New<br />

Arrangements to Borrow (NAB). Gli investimenti in valuta hanno riguardato prevalentemente<br />

titoli di Stato, titoli di agenzie governative e <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> dei regolamenti<br />

internazionali (BRI), carta commerciale, certificati di deposito e depositi presso primarie<br />

banche internazionali; si è fatto un limitato ricorso anche ai mercati internazionali<br />

dei futures.<br />

Le attività nette in valuta – esclusi i diritti speciali di prelievo (DSP) e gli importi<br />

riferibili alle operazioni temporanee in dollari – si riducono di 1,1 miliardi rispetto alla<br />

fine dell’esercizio precedente, per effetto di vendite di dollari, sterline e yen; la composizione<br />

per valuta è rimasta sostanzialmente invariata.<br />

La <strong>Banca</strong> detiene anche un portafoglio finanziario che comprende attività diverse<br />

da quelle riconducibili alla gestione delle riserve valutarie. Il portafoglio include tra l’altro<br />

gli investimenti detenuti a fronte di fondi e riserve patrimoniali e a garanzia del trattamento<br />

di quiescenza del personale (TQP). La gestione degli investimenti tiene conto<br />

del divieto di finanziamento monetario agli Stati membri e alle istituzioni pubbliche<br />

dell’area dell’euro; non vengono pertanto acquistati titoli <strong>della</strong> specie all’emissione;<br />

sono esclusi investimenti in azioni bancarie.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> il valore di bilancio del portafoglio era di 125,6 miliardi (119,1<br />

miliardi nel 2010) ed era costituito principalmente da strumenti obbligazionari, in<br />

particolare titoli di Stato italiani e di altri paesi dell’area dell’euro. La componente<br />

azionaria del portafoglio era costituita in massima parte da titoli quotati nell’area. Nel<br />

comparto azionario è proseguita la strategia di diversificazione geografica e settoriale,<br />

con un incremento <strong>della</strong> quota di azioni dell’area dell’euro diverse da quelle di emittenti<br />

italiani.<br />

Composizione del portafoglio finanziario<br />

(milioni di euro)<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010<br />

Titoli di Stato 118.775 111.410<br />

Azioni e partecipazioni 4.349 5.078<br />

Altre obbligazioni 267 187<br />

ETF e quote di OICR 2.256 2.474<br />

Totale 125.647 119.149<br />

Tavola 22.3<br />

La decisione di classificare i titoli nel comparto di quelli detenuti sino alla scadenza<br />

è assunta dal Consiglio superiore. L’89 per cento del portafoglio finanziario è iscritto<br />

in questo comparto e quindi è valutato al costo ammortizzato, soggetto a impairment.<br />

Qualora tutti gli strumenti finanziari quotati fossero valutati ai prezzi di mercato <strong>della</strong><br />

fine dell’anno, il valore del portafoglio sarebbe pari a 121,9 miliardi. Nei primi mesi del<br />

2012 il valore di mercato dei titoli è tornato su livelli prossimi a quelli di libro.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

293


294<br />

La <strong>Banca</strong> gestisce anche gli investimenti del Fondo pensione complementare a contribuzione<br />

definita, istituito per il personale assunto dal 28 aprile 1993. Le componenti relative agli impieghi e<br />

al patrimonio di destinazione sono iscritte nel bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong>; il Fondo costituisce un patrimonio<br />

separato sotto il profilo amministrativo e contabile. Gli investimenti sono effettuati rispettando i<br />

benchmark di riferimento. Al 31 dicembre <strong>2011</strong> erano iscritte nel bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> attività/passività<br />

del Fondo per 194 milioni. La misurazione dei rendimenti delle attività e dell’esposizione al rischio<br />

avviene quotidianamente.<br />

Operazioni di politica monetaria<br />

Con quattro successive decisioni nel <strong>2011</strong> (marzo, giugno, agosto e ottobre) il<br />

Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deliberato di continuare l’assegnazione <strong>della</strong> liquidità<br />

a tasso fisso con piena aggiudicazione degli importi richiesti. Per le operazioni a lungo<br />

termine è stata mantenuta l’indicizzazione alla media dei tassi delle operazioni di rifinanziamento<br />

principali condotte durante la vita delle operazioni stesse.<br />

Nel mese di agosto, per far fronte alle nuove tensioni nei mercati finanziari derivanti<br />

dall’evoluzione <strong>della</strong> crisi del debito sovrano, è stato deciso di effettuare un’operazione<br />

di rifinanziamento supplementare a più lungo termine di durata pari a sei mesi.<br />

All’inizio del mese di ottobre sono state disposte due operazioni di rifinanziamento a<br />

più lungo termine, una a 12 e l’altra a 13 mesi. Contestualmente è stato lanciato un secondo<br />

programma di acquisto di covered bond. In dicembre infine è stato deciso di effettuare<br />

due operazioni di rifinanziamento a più lungo termine con piena aggiudicazione<br />

degli importi richiesti e durata di tre anni con opzione di rimborso dopo un anno.<br />

È stato inoltre ridotto l’obbligo di riserva dal 2 all’1 per cento e sono state ampliate le<br />

attività stanziabili a garanzia delle operazioni di finanziamento dell’Eurosistema.<br />

Il <strong>2011</strong> si è chiuso con un volume totale di rifinanziamento molto elevato a seguito<br />

<strong>della</strong> forte domanda di liquidità nella prima operazione a tre anni condotta il 21<br />

dicembre. Per effetto <strong>della</strong> maggiore offerta di liquidità a più lungo termine è aumentata<br />

la scadenza media delle operazioni di politica monetaria; il peso delle operazioni di<br />

rifinanziamento principali sul totale delle operazioni di mercato aperto è diminuito dal<br />

43 per cento di inizio anno al 17 per cento del 31 dicembre. La seconda operazione a<br />

tre anni è stata condotta il 29 febbraio 2012.<br />

In Italia il ricorso delle istituzioni creditizie alle operazioni di rifinanziamento,<br />

già in crescita nel 2010, si è ulteriormente ampliato. È aumentato significativamente<br />

l’importo medio delle richieste di fondi e il numero medio dei partecipanti alle aste,<br />

sia per le operazioni di rifinanziamento principali sia per quelle a più lungo termine.<br />

Nel secondo semestre <strong>2011</strong>, oltre agli acquisti di covered bond del nuovo programma,<br />

la <strong>Banca</strong> d’Italia, in linea con gli orientamenti dell’Eurosistema, ha intensificato gli<br />

acquisti, sul mercato secondario, di titoli di Stato del Securities Markets Programme.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Titoli detenuti per finalità di politica monetaria<br />

(milioni di euro)<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010<br />

Titoli di Stato 33.217 8.018<br />

Covered bond (1° programma) 9.629 10.061<br />

Covered bond (2° programma) 210 –<br />

Totale 43.056 18.079<br />

Tavola 22.4<br />

BANCA D’ITALIA


Conformemente alle decisioni del Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE i titoli connessi<br />

con i citati programmi di acquisto sono stati classificati come detenuti sino alla scadenza<br />

e quindi valutati al costo ammortizzato, soggetto a impairment.<br />

Le verifiche di fine esercizio effettuate su tali titoli a livello di Eurosistema non<br />

hanno evidenziato perdite da impairment. La decisione del Consiglio direttivo <strong>della</strong><br />

BCE di non svalutare i titoli di Stato greci detenuti dalle banche centrali dell’Eurosistema<br />

nell’ambito del Securities Markets Programme ha tenuto conto degli effetti<br />

dell’iniziativa Private Sector Involvement (PSI) avviata nel <strong>2011</strong> al fine di ristrutturare<br />

su base volontaria il debito greco. In particolare, il Consiglio direttivo ha considerato<br />

che l’iniziativa coinvolgeva il solo settore privato e che, alla data di chiusura del bilancio,<br />

non sussistevano elementi tali da presupporre il mancato buon esito dell’operazione<br />

(cfr. Eventi successivi alla chiusura del bilancio e, nella nota integrativa, il paragrafo<br />

Commento alle voci dello stato patrimoniale: Operazioni di politica monetaria).<br />

Analogamente a quanto previsto sul portafoglio di covered bond del primo programma<br />

è stata estesa anche sul nuovo portafoglio la possibilità di effettuare attività di<br />

prestito titoli.<br />

I rischi finanziari<br />

La <strong>Banca</strong> d’Italia gestisce in modo integrato i rischi finanziari (di mercato, di<br />

credito, di liquidità) e pone in essere forme di valutazione e controllo anche dei rischi<br />

operativi collegati alle riserve in valuta e al portafoglio finanziario.<br />

I rischi connessi con la gestione delle riserve valutarie e del portafoglio finanziario derivano<br />

in primo luogo dal rischio di cambio, dal prezzo dell’oro e dalle oscillazioni dei<br />

rendimenti nei singoli mercati. La gestione dei rischi finanziari prende a riferimento<br />

il portafoglio nel suo insieme, compresa la componente che la <strong>Banca</strong> detiene sino alla<br />

scadenza. Il rischio di cambio per le attività in valuta a investimento dei fondi propri<br />

è coperto con operazioni di vendita a termine di valuta. L’esposizione ai rischi è monitorata<br />

sulla base di vari indicatori. Per la componente obbligazionaria è considerata la<br />

durata finanziaria. Inoltre, separatamente per le varie classi di attività finanziarie e per i<br />

vari segmenti, si stima la perdita massima potenziale mediante l’indicatore di Value at<br />

risk (VaR), sia di breve sia di lungo periodo. Sono anche effettuate stime di perdite in<br />

caso di andamenti di mercato particolarmente avversi, caratterizzati da bassa probabilità,<br />

ma con alto impatto patrimoniale.<br />

Il rischio di credito è controllato e mitigato mediante una rigorosa selezione degli<br />

strumenti di investimento e un esame preventivo <strong>della</strong> solidità degli emittenti e delle<br />

controparti; sono inoltre fissati limiti di esposizione, sia di comparto sia individuali,<br />

monitorati quotidianamente.<br />

La liquidità degli strumenti finanziari oggetto di investimento è di norma molto<br />

elevata. Nelle riserve valutarie è presente una componente costituita da depositi bancari<br />

e da carta commerciale emessa da agenzie ed enti internazionali, in progressiva contrazione<br />

nel corso degli ultimi anni, la cui liquidità è assicurata da limiti di scadenza.<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> la rischiosità complessiva (oro, riserve valutarie e portafoglio<br />

finanziario), misurata con il VaR, risultava in aumento rispetto a quella <strong>della</strong> fine del<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

295


296<br />

2010 principalmente per effetto <strong>della</strong> maggiore incidenza <strong>della</strong> posizione in oro, dovuta<br />

all’incremento del prezzo, e per la crescita <strong>della</strong> volatilità che ha interessato tutte le<br />

classi di attività finanziarie per l’intensificarsi <strong>della</strong> crisi del debito sovrano. La durata<br />

finanziaria complessiva <strong>della</strong> componente obbligazionaria del portafoglio finanziario si<br />

è ridotta nel corso del <strong>2011</strong>.<br />

I rischi connessi con la gestione delle operazioni di politica monetaria sono assunti<br />

dalla <strong>Banca</strong> d’Italia in relazione alla sua partecipazione all’Eurosistema e sulla base delle<br />

decisioni prese dai competenti organi <strong>della</strong> BCE.<br />

Ai sensi dello Statuto del SEBC tutte le operazioni di finanziamento alle controparti<br />

bancarie devono essere effettuate dall’Eurosistema a fronte di adeguate garanzie<br />

ricevute sotto forma di trasferimento di proprietà o di pegno di attività finanziarie idonee.<br />

Le misure per il controllo dei rischi decise dal Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE sono<br />

finalizzate a coprire le banche centrali dell’Eurosistema dal rischio di perdite finanziarie<br />

derivanti dal realizzo di tali attività in seguito all’inadempienza delle controparti.<br />

Le banche centrali nazionali (BCN) condividono i rischi sulle operazioni di rifinanziamento<br />

e sui titoli acquistati nell’ambito del Securities Markets Programme con<br />

l’intero Eurosistema in base alla propria quota di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE<br />

(chiave capitale).<br />

Il progressivo aumento <strong>della</strong> liquidità immessa nel sistema bancario, gli interventi<br />

volti ad accrescere le attività stanziabili nelle operazioni di credito e gli acquisti di titoli<br />

per finalità di politica monetaria hanno ampliato i rischi assunti dall’Eurosistema.<br />

Il controllo interno e i rischi operativi<br />

La struttura di controllo interno <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia si fonda in primo luogo<br />

sull’approccio funzionale per cui ciascuna unità organizzativa è responsabile <strong>della</strong> gestione<br />

dei propri rischi, dei controlli, dell’efficacia ed efficienza <strong>della</strong> propria azione. Le<br />

varie unità applicano procedure di controllo operativo nell’ambito delle rispettive aree<br />

di responsabilità.<br />

Con l’obiettivo di rafforzare il sistema dei controlli, l’indipendenza e l’obiettività<br />

<strong>della</strong> funzione di revisione interna, è operativo un Comitato consultivo in materia di<br />

revisione interna. Il Comitato si compone di tre Consiglieri superiori, individuati, tra<br />

quelli in carica, dal Consiglio stesso, che ne designa anche il Presidente. Il mandato dei<br />

componenti ha durata triennale, rinnovabile per una volta. Il Comitato ha funzioni di<br />

consulenza e supporto al Consiglio superiore e al Governatore in materia di supervisione<br />

del sistema dei controlli interni; fornisce inoltre pareri sulla politica di audit e sul<br />

relativo piano annuale degli interventi.<br />

Al Collegio sindacale spetta il controllo sull’amministrazione <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> per l’osservanza<br />

<strong>della</strong> legge, dello Statuto e del Regolamento generale e il controllo contabile.<br />

La tematica del rischio operativo è da tempo all’attenzione delle banche centrali.<br />

In linea con l’impostazione adottata a livello di Eurosistema, è stato istituito un Comitato<br />

che supporta il Direttorio nell’elaborazione delle linee strategiche di indirizzo e<br />

nella verifica dello stato di attuazione delle stesse. Una nuova unità organizzativa svolge<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


i compiti di Segreteria tecnica del Comitato e di assistenza e coordinamento nei confronti<br />

di tutte le altre strutture <strong>della</strong> <strong>Banca</strong>.<br />

Per le questioni di carattere legale, la <strong>Banca</strong> d’Italia si avvale di propri avvocati<br />

iscritti nell’elenco speciale annesso all’albo professionale. Il rischio fiscale è presidiato<br />

da un’apposita struttura.<br />

Informazioni attinenti all’ambiente e alla sicurezza sul lavoro<br />

La riduzione dell’impatto delle attività aziendali sull’ambiente costituisce uno degli<br />

obiettivi del Piano strategico <strong>2011</strong>-13, nell’ambito di un quadro più generale di<br />

impegno sotto il profilo <strong>della</strong> responsabilità sociale.<br />

Nel <strong>2011</strong> sono state realizzate diverse iniziative, tra le quali un ulteriore incremento<br />

<strong>della</strong> quota di energia acquistata proveniente da fonti rinnovabili, l’avvio delle<br />

procedure di gara per l’installazione di un impianto fotovoltaico, un progetto per l’ottimizzazione<br />

dei data center al fine di ridurne i consumi energetici e l’acquisto di quote<br />

significative di carta riciclata. Dall’analisi degli indicatori ambientali, rappresentati in<br />

forma sintetica nel Report ambientale <strong>2011</strong> disponibile sul sito internet, emerge una<br />

complessiva riduzione dell’impatto ambientale <strong>della</strong> <strong>Banca</strong>, soprattutto grazie al decremento,<br />

in termini assoluti, dei consumi di energia elettrica, di acqua e di carta.<br />

Nel corso del 2012 saranno realizzate ulteriori azioni a tutela dell’ambiente, in<br />

particolare nel campo <strong>della</strong> mobilità sostenibile. Sono anche in fase di definizione interventi<br />

per la graduale diffusione di soluzioni architetturali e tecnologiche eco-compatibili,<br />

in grado di ridurre progressivamente il consumo di energia e promuovere l’utilizzo<br />

di fonti energetiche alternative.<br />

Nell’ambito del sistema aziendale di sicurezza sul lavoro nel <strong>2011</strong> è stato realizzato<br />

presso la stamperia dell’Istituto uno specifico Sistema di gestione <strong>della</strong> sicurezza sul lavoro<br />

che ha ottenuto la certificazione ai sensi <strong>della</strong> normativa internazionale in materia.<br />

Sintesi delle risultanze di bilancio<br />

Lo schema riclassificato riportato nella tavola 22.5 fornisce indicazioni sui principali<br />

fattori che hanno determinato i risultati dell’anno.<br />

Il risultato lordo del <strong>2011</strong>, prima delle imposte e <strong>della</strong> variazione del fondo rischi<br />

generali, è stato pari a 3.630 milioni (3.127 nel 2010). Il risultato non comprende<br />

il rendimento (316 milioni) degli investimenti delle riserve ordinaria e straordinaria<br />

che, pur partecipando alla formazione <strong>della</strong> base imponibile Ires, non concorre, come<br />

previsto dallo Statuto <strong>della</strong> <strong>Banca</strong>, alla formazione dell’utile in quanto destinato a incremento<br />

diretto delle riserve stesse.<br />

La redditività ordinaria rappresentata da interessi e dividendi è passata da 4.205<br />

a 4.749 milioni, per l’aumento del margine di interesse (+656 milioni), riconducibile<br />

principalmente alla maggiore consistenza media dei titoli in euro, in parte compensato<br />

da una riduzione dei dividendi (-112 milioni) dovuta alla diminuzione di quelli riconosciuti<br />

dalla BCE.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

297


298<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Sintesi delle risultanze di bilancio - Schema riclassificato (1)<br />

(milioni di euro)<br />

VOCI<br />

Aggregati<br />

patrimoniali<br />

Interessi<br />

e dividendi<br />

Conto economico<br />

Risultati<br />

realizzati e<br />

svalutazioni<br />

Altre<br />

componenti<br />

reddituali<br />

Tavola 22.5<br />

Contributo<br />

al risultato<br />

d’esercizio<br />

ESERCIZIO <strong>2011</strong><br />

Oro 95.924<br />

Posizione in valuta estera 32.556 288 468 756<br />

Portafoglio attività finanziarie 129.433 4.565 -611 3.954<br />

Rifinanziamento a istituzioni creditizie 209.995 929 929<br />

Titoli detenuti per finalità di politica monetaria 43.056 1.180 1 1.181<br />

Banconote in circolazione -146.010<br />

Depositi per riserva obbligatoria -19.762 -319 -319<br />

Depositi <strong>della</strong> Pubblica amministrazione -23.529 -910 -910<br />

Posizione netta intra Eurosistema -191.254 -461 -461<br />

Conti di rivalutazione -83.004<br />

Capitale, riserve, fondi e accantonamenti -39.968<br />

Altre rendite nette -31 489 458<br />

Costi operativi e altre spese<br />

Adeguamento del fondo connesso con le<br />

-1.863 -1.863<br />

operazioni di politica monetaria 226 226<br />

Proventi e oneri straordinari -5 -5<br />

Attribuzione riserve statutarie (art. 40 Statuto) -492 176 -316<br />

Formazione del RISULTATO LORDO 4.749 34 -1.153 3.630<br />

Accantonamento al fondo rischi generali<br />

Imposte sul reddito dell’esercizio<br />

-1.400 -1.400<br />

e sulle attività produttive -1.101 -1.101<br />

Formazione dell’UTILE NETTO 4.749 34 -3.654 1.129<br />

ESERCIZIO 2010<br />

Oro 83.197<br />

Posizione in valuta estera 29.553 372 236 608<br />

Portafoglio attività finanziarie 123.031 4.088 -80 4.008<br />

Rifinanziamento a istituzioni creditizie 47.635 303 303<br />

Titoli detenuti per finalità di politica monetaria 18.079 525 525<br />

Posizione netta intra Eurosistema 3.805 358 358<br />

Banconote in circolazione -138.324<br />

Depositi per riserva obbligatoria -20.226 -265 -265<br />

Depositi <strong>della</strong> Pubblica amministrazione -42.488 -692 -692<br />

Conti di rivalutazione -70.206<br />

Capitale, riserve, fondi e accantonamenti -38.063<br />

Altre rendite nette -4 380 376<br />

Costi operativi e altre spese<br />

Adeguamento del fondo connesso<br />

-1.921 -1.921<br />

con le operazioni di politica monetaria 324 324<br />

Proventi e oneri straordinari -34 -34<br />

Attribuzione riserve statutarie (art. 40 Statuto) -480 17 -463<br />

Formazione del RISULTATO LORDO 4.205 173 -1.251 3.127<br />

Accantonamento al fondo rischi generali<br />

Imposte sul reddito dellesercizio<br />

-1.350 -1.350<br />

e sulle attività produttive -925 -925<br />

Formazione dell’UTILE NETTO 4.205 173 -3.526 852<br />

(1) I dati di bilancio sono di fine periodo. Lo schema è riclassificato come segue: la Posizione in valuta estera include i titoli e le altre attività<br />

in valuta (voci 2, 3 dell’attivo), al netto delle passività (6, 7, 8 del passivo). Il Portafoglio attività finanziarie include titoli obbligazionari,<br />

azioni e partecipazioni e altre attività in euro e in valuta, allocati nelle voci 4, 6, 7.2, 8 e 11.2 dell’attivo; comprende inoltre la partecipazione<br />

al capitale <strong>della</strong> BCE (voce 9.1 dell'attivo). La Posizione netta intra Eurosistema include i crediti e debiti netti verso l’Eurosistema<br />

(voci 9.2, 9.4 dell'attivo, 9.3 del passivo) esposti al netto del debito relativo alla correzione <strong>della</strong> circolazione (voce 9.2 del passivo). Con<br />

riferimento agli aggregati patrimoniali che includono azioni e partecipazioni, la colonna Interessi e dividendi accoglie anche i proventi<br />

relativi agli ETF e quote di OICR. Il risultato da tariffe e commissioni, la redistribuzione del reddito monetario e gli altri utilizzi dei fondi<br />

vengono inclusi nelle Altre rendite nette.<br />

BANCA D’ITALIA


Il risultato derivante dalla negoziazione e dal processo di valutazione delle posizioni<br />

finanziarie, in euro e in valuta, è stato positivo ma inferiore a quello del 2010 (34<br />

milioni rispetto ai 173 del 2010). Sul dato dell’anno hanno inciso le maggiori svalutazioni<br />

da prezzo (+257 milioni), ascrivibili al comparto dei titoli in euro, il cui effetto è<br />

stato solo in parte compensato dall’aumento degli utili da negoziazione (+118 milioni)<br />

derivanti in massima parte da vendite di attività in yen e dollari.<br />

Le rendite nette relative alle altre componenti sono aumentate di 82 milioni essenzialmente<br />

per il maggior risultato <strong>della</strong> redistribuzione del reddito monetario; i costi<br />

operativi e le altre spese sono risultati in diminuzione (-58 milioni) anche per effetto<br />

delle iniziative volte al miglioramento dell’efficienza aziendale e delle altre misure di<br />

contenimento dei costi adottate dalla <strong>Banca</strong>.<br />

Analogamente allo scorso esercizio, anche nel <strong>2011</strong> il conto economico ha beneficiato<br />

per 226 milioni (324 nel 2010) del contributo positivo derivante dal ridimensionamento<br />

del fondo per rischi di controparte sulle operazioni di politica monetaria<br />

costituito nel 2008 a livello di Eurosistema.<br />

A valere sul risultato lordo, è stato deliberato dal Consiglio superiore un accantonamento<br />

di 1.400 milioni al fondo rischi generali, in considerazione dell’esigenza di<br />

proseguire nel rafforzamento dei presidi patrimoniali a fronte <strong>della</strong> rischiosità connessa<br />

con la complessiva attività dell’Istituto e tenendo conto degli utilizzi resisi necessari in<br />

passati esercizi.<br />

Le imposte di competenza dell’esercizio sono state pari a 1.101 milioni (925 nel<br />

2010). Conseguentemente l’utile netto del <strong>2011</strong> è risultato pari a 1.129 milioni (852<br />

milioni nel precedente esercizio).<br />

Con riferimento allo stato patrimoniale il totale alla fine del <strong>2011</strong> è risultato<br />

pari a 538.978 milioni, superiore di 206.018 milioni a quello <strong>della</strong> fine del 2010. Dal<br />

lato dell’attivo hanno concorso all’aumento la sostenuta crescita delle operazioni di<br />

rifinanziamento a istituzioni creditizie e i maggiori investimenti in titoli in euro; aumentano,<br />

inoltre, il valore dell’oro e le attività in valuta estera. Dal lato del passivo si<br />

registrano aumenti nella posizione a debito intra Eurosistema connessa essenzialmente<br />

con la partecipazione <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> al sistema TARGET2, nei conti di rivalutazione,<br />

nei depositi delle istituzioni creditizie e nella circolazione; in diminuzione risultano,<br />

invece, i depositi <strong>della</strong> Pubblica amministrazione (cfr. anche il paragrafo nella nota<br />

integrativa Commento alle voci dello stato patrimoniale: Passività verso la Pubblica amministrazione<br />

e altre controparti).<br />

Eventi successivi alla chiusura del bilancio<br />

Nel mese di febbraio 2012 le banche centrali dell’area dell’euro hanno condotto<br />

un’operazione di scambio dei titoli dello Stato greco detenuti in portafoglio con nuovi<br />

titoli dello stesso emittente aventi caratteristiche identiche in termini di valore nominale,<br />

tassi di interesse e scadenze. Tali titoli sono stati esclusi dalla lista di quelli ammessi al<br />

processo di ristrutturazione su base volontaria del debito greco fondato sulla iniziativa<br />

denominata Private Sector Involvement.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

299


300<br />

Il Consiglio superiore ha approvato, nel mese di aprile, la cessione <strong>della</strong> partecipazione<br />

di controllo detenuta dalla <strong>Banca</strong> d’Italia nella società Bonifiche Ferraresi spa,<br />

rappresentata da n. 3.508.533 azioni ordinarie, pari al 62,4 per cento del capitale.<br />

Il 30 aprile 2012 i tassi di cambio del dollaro e dello yen nei confronti dell’euro<br />

sono risultati pari, rispettivamente, a 1,3214 e a 105,85 evidenziando un deprezzamento<br />

rispetto ai valori <strong>della</strong> fine del <strong>2011</strong> (rispettivamente pari a 1,2939 e a 100,20). Si<br />

sono invece apprezzati la sterlina inglese e il franco svizzero, pari a 0,81295 il primo e<br />

a 1,2018 il secondo (0,83530 e 1,2156 alla fine del <strong>2011</strong>).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Stato patRimoniale<br />

e conto economico<br />

al 31 dicembre <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

301


302<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

ATTIVO<br />

STATO pATRImONIALE<br />

NOTE<br />

*<br />

Importi in unità di euro<br />

31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010<br />

1 ORO E CREDITI IN ORO<br />

2 ATTIVITÀ IN VALUTA ESTERA VERSO NON RESIDENTI<br />

[1] 95.923.923.533 83.197.329.389<br />

NELL’AREA EURO [1] 38.015.748.971 35.723.586.322<br />

2.1 crediti verso l’FMI 12.225.011.074 9.463.179.182<br />

2.2 titoli 24.396.793.962 23.617.185.615<br />

2.3 conti correnti e depositi 1.336.205.803 2.116.606.678<br />

2.4 operazioni temporanee 52.771.870 523.390.279<br />

2.5 altre attività<br />

3 ATTIVITÀ IN VALUTA ESTERA VERSO RESIDENTI NELL’AREA<br />

4.966.262 3.224.568<br />

EURO [1] 2.895.755.394 2.064.934.258<br />

3.1 controparti finanziarie 2.895.755.394 2.064.934.258<br />

3.1.1 titoli 301.919.310 352.685.511<br />

3.1.2 operazioni temporanee 1.545.714.506 –<br />

3.1.3 altre attività 1.048.121.578 1.712.248.747<br />

3.2 pubbliche amministrazioni – –<br />

3.3 altre controparti – –<br />

4 CREDITI VERSO NON RESIDENTI NELL’AREA EURO 99.097.593 6.141.997<br />

4.1 crediti verso banche centrali dell’UE non rientranti nell’area euro – –<br />

4.2 titoli [4] 99.097.593 –<br />

4.3 altri crediti<br />

5 RIFINANZIAmENTO A ISTITUZIONI CREDITIZIE DELL’AREA<br />

– 6.141.997<br />

EURO RELATIVO A OpERAZIONI DI pOLITICA mONETARIA [2] 209.994.950.000 47.635.200.000<br />

5.1 operazioni di rifinanziamento principali 49.389.100.000 16.557.600.000<br />

5.2 operazioni di rifinanziamento a più lungo termine 160.605.850.000 31.012.600.000<br />

5.3 operazioni temporanee di fine-tuning – 65.000.000<br />

5.4 operazioni temporanee di tipo strutturale – –<br />

5.5 operazioni di rifinanziamento marginale – –<br />

5.6 crediti connessi a richieste di margini<br />

6 ALTRI CREDITI VERSO ISTITUZIONI CREDITIZIE DELL’AREA<br />

– –<br />

EURO [3] 2.655.438.648 2.953.924.041<br />

7 TITOLI EmESSI DA RESIDENTI NELL’AREA EURO 114.272.718.591 84.404.194.819<br />

7.1 titoli detenuti per finalità di politica monetaria [2] 43.055.674.706 18.078.655.667<br />

7.2 altri titoli [4] 71.217.043.885 66.325.539.152<br />

8 CREDITI VERSO LA pUBBLICA AmmINISTRAZIONE<br />

9 RAppORTI CON LA BCE E CON LE ALTRE BANCHE<br />

[4] 17.457.614.575 17.642.087.699<br />

CENTRALI DELL’AREA EURO [5] 8.351.851.919 11.842.591.654<br />

9.1 partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE 1.152.995.038 944.718.371<br />

9.2 crediti equivalenti al trasferimento delle riserve alla BCE<br />

9.3 crediti netti derivanti dall’allocazione delle banconote in<br />

7.198.856.881 7.198.856.881<br />

euro all’interno dell’Eurosistema – –<br />

9.4 altri crediti nell’ambito dell’Eurosistema (netti) – 3.699.016.402<br />

10 pARTITE DA REGOLARE 14.452.944 6.039.592<br />

11 ALTRE ATTIVITÀ [6] 49.296.538.753 47.484.540.738<br />

11.1 cassa 30.610.909 20.565.077<br />

11.2 attività finanziarie a fronte di riserve, accantonamenti e fondi [4] 36.873.320.329 35.214.630.881<br />

11.3 immobilizzazioni immateriali 57.055.475 32.700.990<br />

11.4 immobilizzazioni materiali 3.204.239.948 3.328.644.020<br />

11.5 ratei e risconti 3.120.295.019 2.461.808.974<br />

11.6 imposte differite attive 5.085.032.261 5.574.078.516<br />

11.7 diverse 925.984.812 852.112.280<br />

* Riferimenti ai commenti <strong>della</strong> voce inclusi nella nota integrativa.<br />

TOTALE 538.978.090.921 332.960.570.509<br />

IL RAGIONIERE GENERALE: Claudio Clemente<br />

IL GOVERNATORE: iGnazio visCo<br />

Verificato conforme ai libri di contabilità il 28 marzo 2012<br />

IL COLLEGIO SINDACALE: Giovanni Fiori, elisabetta Gualandri, Gian DomeniCo mosCo, sandro sandri, dario velo<br />

BANCA D’ITALIA


PASSIVO<br />

STATO pATRImONIALE<br />

NOTE<br />

*<br />

Importi in unità di euro<br />

31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010<br />

1 BANCONOTE IN CIRCOLAZIONE [7] 146.010.466.680 138.324.110.460<br />

2 pASSIVITÀ VERSO ISTITUZIONI CREDITIZIE DELL’AREA EURO<br />

RELATIVE A OpERAZIONI DI pOLITICA mONETARIA [2] 33.878.095.838 22.740.415.968<br />

2.1 conti correnti (inclusa riserva obbligatoria) 19.762.153.802 20.225.850.292<br />

2.2 depositi overnight 12.335.942.036 2.514.565.676<br />

2.3 depositi a tempo determinato 1.780.000.000 –<br />

2.4 operazioni temporanee di fine-tuning – –<br />

2.5 depositi relativi a richieste di margini – –<br />

3 ALTRE pASSIVITÀ VERSO ISTITUZIONI CREDITIZIE<br />

DELL’AREA EURO – –<br />

4 pASSIVITÀ VERSO ALTRI RESIDENTI NELL’AREA EURO [8] 23.738.508.908 42.517.726.431<br />

4.1 Pubblica amministrazione 23.528.524.611 42.488.335.099<br />

4.1.1 disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria 6.291.702.387 42.331.626.712<br />

4.1.2 fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato 115.016.111 9.037.705<br />

4.1.3 altre passività 17.121.806.113 147.670.682<br />

4.2 altre controparti 209.984.297 29.391.332<br />

5 pASSIVITÀ VERSO NON RESIDENTI NELL’AREA EURO [9] 2.691.653.114 2.948.762.188<br />

5.1 debiti verso banche centrali dell’UE non rientranti nell’area euro – 93.350<br />

5.2 altre passività 2.691.653.114 2.948.668.838<br />

6 pASSIVITÀ IN VALUTA ESTERA VERSO RESIDENTI<br />

NELL’AREA EURO [1] 549.064.356 623.221.654<br />

6.1 controparti finanziarie – –<br />

6.2 pubbliche amministrazioni 549.064.356 623.221.654<br />

6.3 altre controparti – –<br />

7 pASSIVITÀ IN VALUTA ESTERA VERSO NON RESIDENTI<br />

NELL’AREA EURO [1] 2.346.074 2.275.816<br />

7.1 depositi e conti correnti 2.121.756 2.053.973<br />

7.2 altre passività 224.318 221.843<br />

8 ASSEGNAZIONI DI DSp DA pARTE DELL’FmI [1] 7.803.871.173 7.609.875.892<br />

9 RAppORTI CON LA BCE E CON LE ALTRE BANCHE CENTRALI<br />

DELL’AREA EURO [5] 198.452.577.941 7.092.746.655<br />

9.1 passività a fronte dell’emissione di certificati di debito <strong>della</strong> BCE – –<br />

9.2 passività nette derivanti dall’allocazione delle banconote in euro<br />

all’interno dell’Eurosistema 7.553.481.615 7.092.746.655<br />

9.3 altre passività nell’ambito dell’Eurosistema (nette) 190.899.096.326 –<br />

10 pARTITE DA REGOLARE 41.172.091 31.089.617<br />

11 ALTRE pASSIVITÀ [10] 1.709.130.745 1.949.098.444<br />

11.1 vaglia cambiari 239.122.557 248.354.656<br />

11.2 ratei e risconti 25.846.813 55.282.536<br />

11.3 diverse 1.444.161.375 1.645.461.252<br />

12 ACCANTONAmENTI [11] 7.677.679.674 7.767.701.469<br />

12.1 fondi rischi specifici 1.116.809.999 1.190.689.395<br />

12.2 accantonamenti diversi per il personale 6.560.869.675 6.577.012.074<br />

13 CONTI DI RIVALUTAZIONE [12] 83.004.095.501 70.206.178.954<br />

14 FONDO RISCHI GENERALI [11] 10.545.675.075 9.145.675.075<br />

15 CApITALE E RISERVE [13] 21.744.578.174 21.149.384.999<br />

15.1 capitale sociale 156.000 156.000<br />

15.2 riserve ordinaria e straordinaria 14.004.911.253 13.409.718.078<br />

15.3 altre riserve 7.739.510.921 7.739.510.921<br />

16 UTILE NETTO DA RIpARTIRE 1.129.175.577 852.306.887<br />

I CONTI D’ORDINE al 31 dicembre <strong>2011</strong> ammontano a 549.204.890.252 euro.<br />

IL RAGIONIERE GENERALE: Claudio Clemente<br />

TOTALE 538.978.090.921 332.960.570.509<br />

IL GOVERNATORE: iGnazio visCo<br />

Verificato conforme ai libri di contabilità il 28 marzo 2012<br />

IL COLLEGIO SINDACALE: Giovanni Fiori, elisabetta Gualandri, Gian DomeniCo mosCo, sandro sandri, dario velo<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

303


304<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI<br />

CONTO ECONOmICO<br />

NOTE<br />

*<br />

Importi in unità di euro<br />

<strong>2011</strong> 2010<br />

1.1 Interessi attivi 5.670.887.600 4.246.495.233<br />

1.2 Interessi passivi -1.905.144.704 -1.046.659.055<br />

1 Interessi attivi netti [14] 3.765.742.896 3.199.836.178<br />

2.1 Utili e perdite realizzati su operazioni finanziarie 492.609.599 337.418.565<br />

2.2 Svalutazioni di attività e posizioni finanziarie -383.086.734 -196.855.279<br />

2.3 Accantonamenti e utilizzi del fondo rischi generali per rischi di cambio,<br />

di prezzo e di credito -1.400.000.000 -1.350.000.000<br />

2 Risultato netto da operazioni finanziarie, svalutazioni e<br />

trasferimenti ai/dai fondi rischi [15] -1.290.477.135 -1.209.436.714<br />

3.1 Tariffe e commissioni attive 25.546.913 26.718.544<br />

3.2 Tariffe e commissioni passive -9.610.318 -8.276.351<br />

3 Risultato netto da tariffe e commissioni [16] 15.936.595 18.442.193<br />

4 Rendite da partecipazioni [17] 147.034.395 262.501.505<br />

5 Risultato netto <strong>della</strong> redistribuzione del reddito monetario [18] 589.957.577 613.140.317<br />

6.1 Interessi 1.066.284.482 951.699.657<br />

6.2 Dividendi da azioni e partecipazioni 234.402.039 246.933.580<br />

6.3 Utili, perdite e svalutazioni -251.616.205 14.512.795<br />

6.4 Altre componenti 27.949.087 24.460.021<br />

6 Risultato netto delle attività finanziarie a fronte di riserve,<br />

accantonamenti e fondi [19] 1.077.019.403 1.237.606.053<br />

7 Altri utilizzi dei fondi 1.227 2.582<br />

8 Altre rendite [20] 109.315.525 72.581.736<br />

TOTALE RENDITE NETTE 4.414.530.483 4.194.673.850<br />

9 Attribuzione del rendimento dell’investimento alle riserve statutarie (1) [21] -315.965.421 -462.532.996<br />

10.1 Stipendi e oneri accessori per il personale in servizio -690.603.941 -693.266.035<br />

10.2 Altre spese relative al personale -63.291.411 -72.077.087<br />

10.3 Accantonamenti per oneri maturati e a garanzia del TQP -83.995.951 -107.505.424<br />

10.4 Pensioni e indennità di fine rapporto corrisposte -387.153.927 -394.021.849<br />

10.5 Compensi per organi collegiali centrali e periferici -3.184.453 -3.666.907<br />

10.6 Spese di amministrazione -420.139.453 -437.530.099<br />

10.7 Ammortamenti delle immobilizzazioni materiali e immateriali -186.672.525 -185.656.165<br />

10.8 Costi per servizi di produzione di banconote – -3.961.291<br />

10.9 Altre spese -27.471.120 -23.294.391<br />

10 Spese e oneri diversi [22] -1.862.512.781 -1.920.979.248<br />

11 Altri accantonamenti ai fondi – –<br />

12.1 Proventi straordinari 26.675.437 21.556.011<br />

12.2 Oneri straordinari -32.313.081 -55.755.331<br />

12 proventi e oneri straordinari [23] -5.637.644 -34.199.320<br />

RISULTATO pRImA DELLE ImpOSTE 2.230.414.637 1.776.962.286<br />

13 Imposte sul reddito dell’esercizio e sulle attività produttive [24] -1.101.239.060 -924.655.399<br />

(1) Effettuata a norma dell’art. 40 dello Statuto.<br />

IL RAGIONIERE GENERALE: Claudio Clemente<br />

UTILE NETTO DELL’ESERCIZIO 1.129.175.577 852.306.887<br />

IL GOVERNATORE: iGnazio visCo<br />

Verificato conforme ai libri di contabilità il 28 marzo 2012<br />

IL COLLEGIO SINDACALE: Giovanni Fiori, elisabetta Gualandri, Gian DomeniCo mosCo, sandro sandri, dario velo<br />

BANCA D’ITALIA


nota inteGRatiVa<br />

Principi, criteri e schemi di bilancio<br />

Principi di redazione del bilancio. – Nella redazione del bilancio la <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

è tenuta all’osservanza di norme speciali e, per quanto da queste non disciplinato, di<br />

quelle civilistiche, avendo presenti, quando del caso, i principi contabili di generale<br />

applicazione.<br />

Le norme a cui si fa prioritario riferimento sono rappresente:<br />

– dal 1° comma dell’articolo 8 del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43 (Adeguamento<br />

dell’ordinamento nazionale alle disposizioni del trattato istitutivo <strong>della</strong><br />

Comunità europea in materia di politica monetaria e di Sistema europeo delle<br />

banche centrali). Esso stabilisce che «nella redazione del proprio bilancio la <strong>Banca</strong><br />

d’Italia può uniformare, anche in deroga alle norme vigenti, i criteri di rilevazione<br />

e di redazione alle disposizioni adottate dalla BCE ai sensi dell’articolo 26.4<br />

dello Statuto del SEBC e alle raccomandazioni dalla stessa formulate in materia.<br />

I bilanci compilati in conformità del presente comma, con particolare riguardo ai<br />

criteri di redazione adottati, assumono rilevanza anche agli effetti tributari». Tale<br />

rilevanza è stata recepita nell’art. 114 del decreto del Presidente <strong>della</strong> Repubblica<br />

22 dicembre 1986, n. 917 (Testo unico delle imposte sui redditi), come modificato<br />

dal decreto legislativo 18 novembre 2005, n. 247.<br />

Le norme emanate dalla BCE sono riportate nell’atto di indirizzo 11 novembre<br />

2010, n. 20 (in Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 35 del 9.2.<strong>2011</strong>) e successive<br />

modificazioni contenente disposizioni con prevalente riferimento alle poste<br />

di bilancio inerenti all’attività istituzionale del SEBC e raccomandazioni non<br />

vincolanti per le altre poste di bilancio.<br />

Avvalendosi delle facoltà riconosciute dall’art. 8 del D.lgs. 43 del 1998, la <strong>Banca</strong><br />

applica a tutti gli effetti le norme contabili obbligatorie e le raccomandazioni emanate<br />

dalla BCE, incluse quelle riguardanti gli schemi di conto economico in forma<br />

scalare e di stato patrimoniale. Quest’ultimo è analogo al modello <strong>della</strong> situazione<br />

mensile dei conti approvato, ai sensi del 2° comma dell’art. 8 del D.lgs. 43 del<br />

1998, dal Ministro dell’Economia e delle finanze;<br />

– dallo Statuto <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> (approvato con decreto del Presidente <strong>della</strong> Repubblica<br />

12 dicembre 2006), che stabilisce particolari criteri di ripartizione dell’utile netto,<br />

di formazione di riserve straordinarie e fondi speciali, di destinazione del rendimento<br />

degli investimenti delle riserve.<br />

Ai fini <strong>della</strong> redazione del bilancio, il complesso delle norme sopra richiamate è<br />

integrato dalle seguenti disposizioni:<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

305


306<br />

– decreto legislativo 9 aprile 1991, n. 127 (Attuazione delle direttive n. 78/660/CEE<br />

e n. 83/349/CEE in materia societaria, relative ai conti annuali e consolidati ai<br />

sensi dell’art. 1, 1° comma, <strong>della</strong> legge 26 marzo 1990, n. 69) e successive modificazioni<br />

e integrazioni;<br />

– decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 87 (Attuazione <strong>della</strong> direttiva n. 86/635/CEE,<br />

relativa ai conti annuali e ai conti consolidati delle banche e degli altri istituti<br />

finanziari, e <strong>della</strong> direttiva n. 89/117/CEE, relativa agli obblighi in materia di<br />

pubblicità dei documenti contabili delle succursali, stabilite in uno Stato membro,<br />

di enti creditizi e istituti finanziari con sede sociale fuori di tale Stato membro) e<br />

successive modificazioni e integrazioni;<br />

– articolo 65 (operazioni sui titoli di Stato) <strong>della</strong> legge 27 dicembre 2002, n. 289,<br />

come modificato dal decreto legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito dalla<br />

legge 2 dicembre 2005, n. 248.<br />

Criteri contabili e di valutazione. – I criteri contabili e di valutazione delle poste<br />

di bilancio per l’esercizio <strong>2011</strong> sono riportati di seguito; ove previsto dalla normativa,<br />

sono stati concordati con il Collegio sindacale.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

ORO, ATTIVITÀ/PASSIVITÀ IN VALUTA, TITOLI E PARTECIPAZIONI<br />

L’oro, le attività e passività in valuta e i titoli utilizzabili in operazioni di politica monetaria sono<br />

stati valutati, all’inizio <strong>della</strong> terza fase <strong>della</strong> UEM (1° gennaio 1999), ai prezzi e ai cambi di mercato a<br />

quella data, con registrazione delle relative plusvalenze in specifici conti di rivalutazione. Tali plusvalenze<br />

vengono trasferite al conto economico, secondo criteri di proporzionalità, in caso di cessioni, di<br />

rimborsi ovvero di svalutazioni.<br />

Per l’oro, le plusvalenze ancora esistenti al 30 dicembre 2002 sono state utilizzate in relazione<br />

all’operazione di concambio ex articolo 65, 3° comma, <strong>della</strong> legge 289 del 2002; il costo, valido anche<br />

a fini fiscali, è pari al valore iscritto in bilancio al netto del relativo conto di rivalutazione.<br />

Oro e attività/passività in valuta<br />

– le consistenze, incluse quelle rappresentate da titoli in valuta, sono valorizzate applicando, per<br />

ciascuna valuta e per l’oro, il criterio del “costo medio netto giornaliero”, determinato secondo<br />

le modalità stabilite dalla BCE che a fine anno richiedono di tener conto anche degli acquisti di<br />

valuta contrattati nell’esercizio ma regolati in quello successivo;<br />

– l’oro e le attività/passività in valuta (diverse dalla partecipazione all’FMI per la quota in valuta<br />

nazionale e dai prestiti concessi al Fondo nell’ambito dei New Arrangements to Borrow) sono<br />

valutate al prezzo del metallo e ai tassi di cambio di fine esercizio comunicati dalla BCE. Le<br />

plusvalenze non realizzate sono imputate al corrispondente conto di rivalutazione, mentre le<br />

minusvalenze vengono coperte prioritariamente con le pregresse rivalutazioni e per l’eventuale<br />

eccedenza sono imputate al conto economico;<br />

– la partecipazione all’FMI per la quota in valuta nazionale e i prestiti concessi dall’Istituto al Fondo<br />

nell’ambito dei New Arrangements to Borrow sono adeguati al cambio dei DSP di fine esercizio<br />

pubblicato dal Fondo.<br />

Titoli e partecipazioni<br />

_ le consistenze sono valorizzate, per ciascuna tipologia, in base al criterio del “costo medio<br />

giornaliero”, determinato secondo le modalità stabilite dalla BCE. Per i titoli obbligazionari si<br />

tiene conto <strong>della</strong> quota del premium/discount che, per quelli in valuta, viene rilevata giornalmente;<br />

– la valutazione di fine esercizio viene effettuata:<br />

1. nel caso di titoli detenuti sino alla scadenza, al costo ammortizzato soggetto a impairment<br />

(verifica di riduzione durevole di valore riferibile alla posizione dell’emittente);<br />

BANCA D’ITALIA


2. nel caso di titoli diversi da quelli detenuti sino alla scadenza:<br />

a) per i titoli azionari, gli exchange-traded funds (ETF) e le obbligazioni negoziabili, al<br />

valore di mercato disponibile alla fine dell’esercizio; per le quote di organismi di investimento<br />

collettivo del risparmio (OICR), al valore di fine esercizio pubblicato dalla società<br />

di gestione. Le plusvalenze non realizzate vengono appostate nei conti di rivalutazione;<br />

le minusvalenze vengono coperte prioritariamente con le pregresse rivalutazioni sui medesimi<br />

titoli e per l’eventuale eccedenza sono imputate al conto economico. Gli ETF e<br />

le quote di OICR in valuta iscritti nella voce patrimoniale attività finanziarie a fronte di<br />

riserve, accantonamenti e fondi non concorrono alla formazione <strong>della</strong> posizione netta<br />

complessiva in valuta, ma costituiscono una posizione separata;<br />

b) per i titoli obbligazionari non negoziabili, al costo ammortizzato soggetto a impairment;<br />

c) per i titoli azionari non negoziabili e per le quote di partecipazione non rappresentate da<br />

azioni, al costo soggetto a impairment;<br />

3. nel caso di partecipazioni in società controllate e collegate che costituiscono investimenti<br />

permanenti al costo soggetto a impairment. La partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE è valutata<br />

al costo. I dividendi e gli utili sono rilevati per cassa. Non si procede al consolidamento con<br />

i bilanci degli enti partecipati, in quanto la <strong>Banca</strong> d’Italia non rientra tra gli enti previsti<br />

dall’art. 25 del D.lgs. 127 del 1991.<br />

IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI<br />

Immobili<br />

– sono iscritti al costo, comprensivo delle spese incrementative, maggiorato delle rivalutazioni effettuate<br />

a norma di legge. Le quote di ammortamento relative ai fabbricati strumentali per uso<br />

istituzionale e a quelli “oggettivamente strumentali” − in quanto non suscettibili di diversa utilizzazione<br />

senza radicali trasformazioni − compresi tra gli investimenti a garanzia del TQP, sono<br />

calcolate su base lineare con il coefficiente stabilito dalla BCE, pari al 4 per cento annuo. I terreni<br />

non sono ammortizzati.<br />

Mobili e impianti<br />

– sono iscritti al costo, comprensivo delle spese incrementative. Le quote di ammortamento vengono<br />

calcolate su base lineare e secondo le aliquote prefissate dalla BCE (mobili, impianti e apparecchiature:<br />

10 per cento; computer comprensivi di hardware e software di base, nonché veicoli a<br />

motore: 25 per cento).<br />

Sia per gli immobili sia per i mobili e gli impianti l’ammortamento ha inizio nel trimestre successivo<br />

a quello dell’acquisto del bene.<br />

IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI<br />

Le procedure, studi e progettazioni in corso e gli acconti sulle stesse sono iscritti al costo di acquisto<br />

o al costo di produzione direttamente imputabile. Le procedure, studi e progettazioni completati sono<br />

ammortizzati in base a coefficienti ritenuti congrui con la residua possibilità di utilizzo.<br />

Il software in licenza d’uso è iscritto al costo di acquisto e ammortizzato con quote costanti in<br />

base al periodo di utilizzo contrattualmente stabilito ovvero, per le licenze d’uso concesse a tempo indeterminato<br />

o per periodi eccezionalmente lunghi, alla presumibile durata di utilizzo del software.<br />

I costi per la realizzazione e l’ampliamento di reti di comunicazione nonché per contributi una<br />

tantum previsti da contratti aventi durata pluriennale sono ammortizzati con quote costanti in base<br />

alla prevedibile durata delle reti, per i primi due, e alla durata dei contratti, per gli ultimi.<br />

I costi per l’esecuzione di lavori di tipo incrementativo sugli immobili di terzi locati alla <strong>Banca</strong><br />

sono ammortizzati con quote costanti in base alla residua durata del contratto di locazione.<br />

Le spese di ammontare inferiore a 10.000 euro non vengono capitalizzate con l’eccezione di quelle<br />

sostenute per il software in licenza d’uso.<br />

RATEI E RISCONTI<br />

I ratei attivi e passivi accolgono quote di ricavi o di costi di competenza dell’esercizio che avranno<br />

manifestazione finanziaria successivamente. I risconti attivi e passivi rappresentano quote di costi o<br />

di ricavi di competenza di futuri esercizi che hanno già avuto manifestazione finanziaria. I ratei di<br />

interesse riferiti alle attività e passività finanziarie in valuta sono calcolati e rilevati giornalmente con<br />

effetto sulla posizione netta in valuta.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

307


308<br />

BANCONOTE IN CIRCOLAZIONE<br />

La BCE e le BCN dell’area dell’euro, che insieme compongono l’Eurosistema, emettono le banconote<br />

in euro (decisione BCE 13 dicembre 2010, n. 29 sulla emissione delle banconote in euro, in Gazzetta<br />

ufficiale dell’Unione europea L 35 del 9.2.<strong>2011</strong>).<br />

Con riferimento all’ultimo giorno lavorativo di ciascun mese, l’ammontare complessivo delle banconote<br />

in euro in circolazione viene redistribuito nell’Eurosistema sulla base dei criteri di seguito indicati.<br />

Alla BCE viene attribuita una quota pari all’8 per cento dell’ammontare totale delle banconote in<br />

circolazione, mentre il restante 92 per cento viene attribuito a ciascuna BCN in misura proporzionale alla<br />

rispettiva quota di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE (quota capitale). La quota di banconote attribuita<br />

a ciascuna BCN è rappresentata nella voce di stato patrimoniale banconote in circolazione. Sulla base<br />

<strong>della</strong> quota di allocazione, la differenza tra l’ammontare delle banconote attribuito a ciascuna BCN e<br />

quello delle banconote effettivamente messe in circolazione dalla BCN considerata dà origine a saldi intra<br />

Eurosistema remunerati. Dall’anno del cash changeover di ogni Stato membro che ha adottato l’euro e<br />

per i successivi cinque anni, i saldi intra Eurosistema derivanti dalla allocazione delle banconote sono<br />

rettificati al fine di evitare un impatto eccessivo sulle situazioni reddituali delle BCN rispetto agli anni<br />

precedenti. Le correzioni sono apportate sulla base <strong>della</strong> differenza tra l’ammontare medio <strong>della</strong> circolazione<br />

di ciascuna BCN nel periodo di riferimento stabilito dalla normativa e l’ammontare medio <strong>della</strong><br />

circolazione che sarebbe risultato nello stesso periodo, applicando il meccanismo di allocazione basato<br />

sulle quote capitale. Gli aggiustamenti sono ridotti anno per anno per cinque esercizi a partire dal cash<br />

changeover, dopodiché il reddito relativo alle banconote viene integralmente redistribuito in proporzione<br />

alla quota capitale (decisione <strong>della</strong> BCE 25 novembre 2010, n. 23, sulla distribuzione del reddito monetario<br />

delle BCN degli Stati membri partecipanti all’area dell’euro, in Gazzetta ufficiale dell’Unione europea<br />

L 35 del 9.2.<strong>2011</strong>). Gli aggiustamenti in essere nell’anno <strong>2011</strong> derivano dall’ingresso nell’Eurosistema<br />

delle banche centrali di Slovenia (2007), Malta e Cipro (2008), Slovacchia (2009), Estonia (<strong>2011</strong>) e termineranno,<br />

rispettivamente, alla fine del 2012, 2013, 2014 e 2016.<br />

Gli interessi attivi e passivi maturati sui saldi intra Eurosistema sono regolati attraverso i conti con<br />

la BCE e inclusi nella voce di conto economico interessi attivi netti.<br />

Il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha stabilito che il reddito <strong>della</strong> BCE derivante dal signoraggio sulla<br />

quota dell’8 per cento delle banconote a essa attribuite e dai titoli detenuti nell’ambito del Securities<br />

Markets Programme (SMP) venga riconosciuto alle BCN per intero con riferimento all’esercizio in cui è<br />

maturato e distribuito nel mese di gennaio dell’anno successivo sotto forma di distribuzione provvisoria<br />

di utili (decisione <strong>della</strong> BCE 25 novembre 2010, n. 24, in Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 6<br />

dell’11.1.<strong>2011</strong>). La distribuzione provvisoria di utili <strong>della</strong> BCE è rilevata per competenza nell’esercizio<br />

cui il reddito si riferisce, in deroga al criterio di cassa previsto in generale per i dividendi e gli utili da<br />

partecipazione. Il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE può decidere di ridurre l’ammontare del reddito da<br />

signoraggio da distribuire a fronte delle spese sostenute per l’emissione e la detenzione di banconote;<br />

inoltre il Consiglio può decidere di trattenere, per intero o in parte, il reddito derivante dai titoli detenuti<br />

nell’ambito dell’SMP e, se necessario, il reddito da signoraggio per evitare che l’ammontare distribuito<br />

alle BCN sia superiore al profitto netto <strong>della</strong> BCE dell’anno considerato. Il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE<br />

può altresì decidere di accantonare, per intero o in parte, il reddito derivante dai titoli detenuti nell’ambito<br />

dell’SMP e, se necessario, il reddito da signoraggio a un fondo destinato a fronteggiare i rischi di<br />

cambio, di tasso di interesse, di credito e di prezzo dell’oro.<br />

ATTIVITÀ E PASSIVITÀ NELL’AMBITO DELL’EUROSISTEMA<br />

Per ogni BCN il saldo complessivo netto intra Eurosistema riveniente dall’allocazione delle banconote<br />

in euro è evidenziato tra le attività o le passività nette derivanti dall’allocazione delle banconote<br />

all’interno dell’Eurosistema.<br />

FONDI RISCHI<br />

Nella determinazione dei fondi rischi si tiene conto <strong>della</strong> rischiosità insita nei diversi comparti<br />

operativi secondo una complessiva valutazione di congruità.<br />

In particolare, la stima <strong>della</strong> rischiosità relativa alla gestione valutaria e al portafoglio titoli è<br />

effettuata con la metodologia VaR, avendo anche presente l’entità dei conti di rivalutazione.<br />

Il fondo rischi generali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> fronteggia anche i rischi, non singolarmente determinabili né<br />

oggettivamente ripartibili, che riguardano la complessiva attività dell’Istituto.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


L’alimentazione e l’utilizzo dei fondi sono deliberati dal Consiglio superiore.<br />

FONDO IMPOSTE<br />

Il fondo imposte accoglie l’ammontare delle imposte da liquidare (anche differite), determinate<br />

sulla base di una realistica previsione degli oneri da sostenere in applicazione <strong>della</strong> vigente normativa<br />

fiscale e di quelli derivanti da eventuali contenziosi tributari.<br />

FONDO DI ACCANTONAMENTO CONNESSO CON LE OPERAZIONI DI POLITICA MONETARIA<br />

Il fondo corrisponde alla quota di pertinenza dell’Istituto relativa agli accantonamenti effettuati<br />

dall’Eurosistema a fronte dei rischi di credito e di controparte derivanti da operazioni di politica monetaria.<br />

ACCANTONAMENTI DIVERSI PER IL PERSONALE<br />

– gli accantonamenti a garanzia del trattamento di quiescenza del personale assunto prima del<br />

28 aprile 1993 vengono iscritti in bilancio, a norma dell’art. 3 del relativo Regolamento, per un<br />

ammontare che comprende le indennità di fine rapporto maturate alla fine dell’anno, le riserve<br />

matematiche per le erogazioni ai pensionati e quelle corrispondenti alla situazione del personale<br />

in servizio avente titolo;<br />

– il fondo oneri per il personale accoglie la valutazione degli oneri maturati e non ancora erogati<br />

alla fine dell’esercizio;<br />

– gli accantonamenti relativi agli oneri per le misure di accompagnamento all’uscita connesse con<br />

la ristrutturazione <strong>della</strong> rete territoriale dell’Istituto sono iscritti per gli importi determinati sulla<br />

base degli oneri previsti;<br />

– il fondo per sussidi ai pensionati e superstiti di pensionati viene alimentato secondo quanto previsto<br />

dall’articolo 24 del Regolamento per il trattamento di quiescenza del personale;<br />

– gli accantonamenti per il trattamento di fine rapporto spettante al personale a contratto, che non<br />

aderisce a fondi pensione ovvero che versa ai fondi solo una quota del trattamento di fine rapporto,<br />

sono determinati ai sensi <strong>della</strong> legge 29 maggio 1982, n. 297.<br />

Per il personale assunto dal 28 aprile 1993 è istituito un apposito Fondo pensione complementare<br />

a contribuzione definita (cfr. Altre voci dell’attivo e del passivo).<br />

ALTRE VOCI DELL’ATTIVO E DEL PASSIVO<br />

I crediti sono iscritti al valore nominale salvo eventuale minor valore corrispondente a situazioni<br />

particolari riferibili alla controparte.<br />

I costi sostenuti per la produzione delle banconote non concorrono alla valorizzazione delle<br />

giacenze di magazzino in base alla raccomandazione 8 aprile 1999, n. NP7, emanata dal Consiglio<br />

direttivo <strong>della</strong> BCE.<br />

Le imposte differite attive e quelle passive sono iscritte sulla base del presumibile effetto fiscale che si<br />

manifesterà nei futuri esercizi. Tra le imposte differite attive sono comprese quelle originate dall’applicazione<br />

dell’art. 65, 2° comma, <strong>della</strong> legge 289 del 2002, come modificato dal DL 203 del 2005, convertito<br />

dalla legge 248 del 2005.<br />

Nell’ambito delle voci altre attività e altre passività sono esposte le componenti relative agli investimenti<br />

e al patrimonio di destinazione del Fondo pensione complementare a contribuzione definita,<br />

istituito per il personale assunto dal 28 aprile 1993. Per gli impieghi di questo Fondo, rappresentati da<br />

strumenti finanziari, la valutazione viene effettuata al valore di mercato di fine periodo. Le conseguenti<br />

plus/minusvalenze costituiscono componenti reddituali che, alla stregua delle altre risultanze economiche<br />

<strong>della</strong> gestione, modificano direttamente il patrimonio del Fondo.<br />

Le operazioni di prestito titoli sono rilevate nello stato patrimoniale solo qualora la garanzia sia<br />

fornita in forma di contante accreditato su un conto <strong>della</strong> stessa banca centrale.<br />

Le altre componenti residuali sono esposte al valore nominale.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

309


310<br />

OPERAZIONI FUORI BILANCIO E CONTI D’ORDINE<br />

Operazioni di acquisto e vendita a termine di valuta<br />

– gli acquisti e le vendite a termine vengono rilevati nei conti d’ordine alla data di contrattazione<br />

al tasso di cambio a pronti dell’operazione. La differenza tra i valori ai tassi di cambio a pronti e<br />

a termine è iscritta, pro rata temporis, nel conto economico tra gli interessi.<br />

Contratti swap su valute<br />

– gli acquisti e le vendite a termine e a pronti sono rilevati nei conti d’ordine alla data di contrattazione<br />

al tasso di cambio a pronti dell’operazione. La differenza tra i valori ai tassi di cambio a<br />

pronti e a termine è iscritta, pro rata temporis, nel conto economico tra gli interessi. La posizione<br />

a termine viene valutata congiuntamente alla relativa posizione a pronti.<br />

All’atto del regolamento delle operazioni di acquisto e vendita a termine di valuta e di quelle<br />

relative a contratti swap su valute, le evidenze nei conti d’ordine vengono chiuse e sono interessate le<br />

pertinenti voci patrimoniali.<br />

Contratti futures su tassi di interesse denominati in valuta<br />

– sono rilevati nei conti d’ordine alla data di contrattazione al valore nozionale ed espressi a fine<br />

esercizio al cambio comunicato dalla BCE. I margini iniziali, se costituiti da contante, sono<br />

rilevati nello stato patrimoniale tra i crediti in valuta; se costituiti da titoli, nei conti d’ordine. I<br />

margini di variazione giornaliera, positivi o negativi, comunicati dal clearer, confluiscono nel<br />

conto economico, convertiti al cambio del giorno.<br />

Altre fattispecie iscritte nei conti d’ordine<br />

– i titoli in euro in deposito sono esposti al valore nominale; le azioni per quantità; le altre fattispecie<br />

al valore facciale o al valore convenzionale;<br />

– i titoli oggetto delle operazioni di scambio temporaneo a sostegno <strong>della</strong> liquidità del mercato, dati<br />

a prestito dalla <strong>Banca</strong> e ricevuti in garanzia dalle controparti, sono esposti al valore di mercato e<br />

adeguati al cambio di fine esercizio;<br />

– gli impegni per operazioni in valuta sono esposti al cambio contrattato. L’evidenza viene chiusa<br />

al momento del regolamento;<br />

– le altre poste in valuta sono convertite al cambio di fine esercizio comunicato dalla BCE.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Commento alle voci dello stato patrimoniale<br />

Le voci riferite a Oro, attività e passività in valuta, Operazioni di politica monetaria<br />

e Portafoglio titoli sono aggregate in funzione delle finalità ovvero <strong>della</strong> tipologia. Per le<br />

restanti voci il commento segue l’ordine dello schema di stato patrimoniale.<br />

[1] oro, attività e passività in valuta (voci 1, 2 e 3 dell’attivo, voci 6, 7 e 8 del<br />

passivo)<br />

Oro, attività e passività in valuta<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.6<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

Oro (voce 1) 95.923.924 83.197.329 12.726.595<br />

Attività nette in valuta 32.556.223 29.553.146 3.003.077<br />

Attività in valuta 40.911.504 37.788.520 3.122.984<br />

crediti verso l’FMI (sottovoce 2.1) 12.225.011 9.463.179 2.761.832<br />

titoli obbligazionari diversi da quelli detenuti sino alla<br />

scadenza (sottovoci 2.2 e 3.1.1) 24.698.713 23.969.871 728.842<br />

conti correnti e depositi (sottovoci 2.3 e 3.1.3) 2.384.328 3.828.856 -1.444.528<br />

operazioni temporanee (sottovoci 2.4 e 3.1.2) 1.598.486 523.390 1.075.096<br />

altre attività (sottovoce 2.5) 4.966 3.224 1.742<br />

passività in valuta 8.355.281 8.235.374 119.907<br />

assegnazioni di DSP da parte dell’FMI (voce 8) 7.803.871 7.609.876 193.995<br />

anticipi dalle Pubbliche amministrazioni (sottovoce 6.2) 549.064 623.222 -74.158<br />

conti correnti e depositi (sottovoce 7.1) 2.122 2.054 68<br />

altre passività (sottovoce 7.2) 224 222 2<br />

L’aumento del valore dell’oro è da ascrivere all’apprezzamento del metallo. La consistenza<br />

è rimasta invariata a 79 milioni di once, pari a 2.452 tonnellate.<br />

La variazione delle attività nette in valuta riflette sia l’aumento complessivo delle<br />

consistenze sia l’apprezzamento delle principali valute in portafoglio rispetto all’euro.<br />

Le riserve auree sono state valutate al prezzo di mercato <strong>della</strong> fine dell’esercizio, espresso in euro<br />

per oncia di fino; tale prezzo è stato ottenuto dalla quotazione dell’oro in dollari stabilita al fixing di<br />

Londra del 30 dicembre <strong>2011</strong>, convertita al tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro del medesimo<br />

giorno. Rispetto alla fine del 2010 il prezzo dell’oro è aumentato del 15,30 per cento (da 1.055,418<br />

a 1.216,864 euro per oncia).<br />

I tassi di cambio delle principali valute estere evidenziano rispetto alla fine del precedente esercizio<br />

l’apprezzamento del dollaro statunitense (da 1,3362 a 1,2939 dollari per euro), dello yen (da<br />

108,65 a 100,20), <strong>della</strong> sterlina inglese (da 0,86075 a 0,83530) e del franco svizzero (da 1,2504 a<br />

1,2156). Nello stesso periodo si è verificato anche l’apprezzamento dei diritti speciali di prelievo (da<br />

1,1572 a 1,1867 euro per DSP).<br />

Alla fine dell’esercizio, rispetto al 2010, sono emerse plusvalenze non realizzate, affluite ai conti<br />

di rivalutazione, riferite all’oro per 12.727 milioni, ai dollari per 371 milioni, agli yen per 204 milioni,<br />

alle sterline inglesi per 66 milioni e ai DSP per 54 milioni; sono invece diminuiti di 10 milioni i conti<br />

di rivalutazione sui franchi svizzeri a causa dell’aumento del costo medio di acquisto. Dopo le predette<br />

variazioni, i conti di rivalutazione da cambio ammontavano alla fine del <strong>2011</strong> a 81.044 milioni, di<br />

cui 76.503 riferiti all’oro, 2.082 allo yen, 1.840 al dollaro, 406 alle sterline inglesi, 192 ai DSP e 21 ai<br />

franchi svizzeri (cfr. Conti di rivalutazione).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

311


312<br />

Nel <strong>2011</strong> la <strong>Banca</strong> d’Italia ha provveduto, per conto del Ministero dell’Economia<br />

e delle finanze, all’aumento <strong>della</strong> quota di partecipazione dell’Italia all’FMI (da 7.055<br />

a 7.882 milioni di DSP), in attuazione <strong>della</strong> risoluzione n. 63-2 del 28 aprile 2008<br />

del Consiglio dei governatori del Fondo recepita dalla legge 13 ottobre 2009, n. 144.<br />

L’aumento è stato sottoscritto per il 25 per cento in DSP e per il 75 per cento in valuta<br />

nazionale (euro). La quota in valuta nazionale, pari a 694 milioni di euro, è confluita<br />

nelle disponibilità del Fondo depositate presso l’Istituto, cresciute alla fine del <strong>2011</strong> in<br />

misura minore, per effetto dei contestuali utilizzi dell’FMI a favore dei paesi destinatari<br />

dei finanziamenti. I crediti verso l’FMI sono inoltre aumentati per i prestiti erogati al<br />

Fondo nell’ambito dei New Arrangements to Borrow (NAB).<br />

Attivo<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Rapporti con il Fondo monetario internazionale<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.7<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

Crediti verso l’FmI (sottovoce 2.1) 12.225.011 9.463.179 2.761.832<br />

a) Posizione netta dell’Italia verso il Fondo 2.835.615 1.846.114 989.501<br />

partecipazione 9.352.954 8.169.745 1.183.209<br />

disponibilità del Fondo -6.517.339 -6.323.631 -193.708<br />

b) Partecipazione al PRGT 609.676 441.654 168.022<br />

c) Partecipazione ai NAB 1.680.883 – 1.680.883<br />

d) Diritti speciali di prelievo 7.098.837 7.175.411 -76.574<br />

passivo<br />

Assegnazioni di DSp da parte dell’FmI (voce 8) 7.803.871 7.609.876 193.995<br />

L’Italia ha aderito all’FMI nel 1947. La posizione del Paese nei confronti dell’FMI è rappresentata<br />

nel bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia conformemente agli accordi stipulati attraverso una convenzione con<br />

il Ministero dell’Economia e delle finanze. Nel dettaglio:<br />

a) la posizione netta dell’Italia verso il Fondo (reserve tranche position, sottoscritta in oro, DSP e in<br />

valuta nazionale), pari a 2.836 milioni alla fine del <strong>2011</strong>, è costituita dalla differenza tra la quota<br />

di partecipazione al Fondo dell’Italia (9.353 milioni, corrispondenti a 7.882 milioni di DSP)<br />

e le disponibilità del Fondo depositate nel conto intestato allo stesso organismo (6.517 milioni,<br />

corrispondenti a 5.493 milioni di DSP) alimentate dalla quota di partecipazione sottoscritta nel<br />

tempo in valuta nazionale;<br />

b) la partecipazione al fondo per l’erogazione di prestiti a paesi a basso reddito (PRGT), pari a 610<br />

milioni (514 milioni di DSP), è finalizzata alla concessione di prestiti a lungo termine a condizioni<br />

agevolate a Stati con squilibri strutturali di bilancia dei pagamenti;<br />

c) i prestiti erogati al Fondo da parte dell’Istituto per conto dello Stato italiano (NAB), pari a 1.681<br />

milioni (1.417 milioni di DSP), sono finalizzati a rafforzare la lending capacity dell’FMI per fronteggiare<br />

la crisi finanziaria;<br />

d) i DSP <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> sono stati assegnati dal Fondo, a partire dal 1969, in proporzione alla quota<br />

di partecipazione dell’Italia. Le ultime assegnazioni, avvenute nel 2009, avevano portato il totale<br />

assegnato all’Italia a 6.576 milioni di DSP. Tale ammontare, in relazione ai successivi utilizzi, era<br />

pari alla fine del <strong>2011</strong> a 5.982 milioni di DSP, per un controvalore in euro di 7.099 milioni.<br />

Per il menzionato ammontare di 6.576 milioni di DSP è iscritta, nei confronti del Fondo, una<br />

passività alla voce assegnazioni di DSP da parte dell’FMI, il cui controvalore in euro ammontava alla<br />

fine dell’esercizio a 7.804 milioni.<br />

BANCA D’ITALIA


Il portafoglio dei titoli in valuta, composto per la quasi totalità da obbligazioni<br />

emesse in prevalenza da Amministrazioni pubbliche estere e organismi internazionali,<br />

è costituito per il 65 per cento da titoli denominati in dollari statunitensi, per il 21 per<br />

cento in yen e per il 14 per cento in sterline inglesi.<br />

VOCI<br />

Titoli in valuta - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

Titoli (1) diversi da quelli detenuti<br />

sino alla scadenza<br />

non residenti<br />

nell'area euro<br />

residenti<br />

nell'area euro<br />

Tavola 22.8<br />

Totale<br />

Consistenze iniziali 23.617.186 352.685 23.969.871<br />

Aumenti 37.408.933 103.710 37.512.643<br />

Acquisti 36.317.710 86.438 36.404.148<br />

Utili netti 214.031 – 214.031<br />

Rivalutazioni nette da prezzo (2) 168.239 – 168.239<br />

Rivalutazioni nette da cambio (2) 708.953 17.272 726.225<br />

Diminuzioni -36.629.325 -154.476 -36.783.801<br />

Vendite e rimborsi -36.444.435 -149.833 -36.594.268<br />

Rivalutazioni nette da prezzo (2) – -973 -973<br />

Premi e sconti -172.705 -3.067 -175.772<br />

Svalutazioni da prezzo (3) -12.185 -603 -12.788<br />

Consistenze finali 24.396.794 301.919 24.698.713<br />

(1) Includono quote di OICR. – (2) In aumento/diminuzione dei conti di rivalutazione. – (3) A carico del conto economico.<br />

Le rimanenti attività in valuta, denominate principalmente in dollari, sono composte<br />

da depositi a termine (1.395 milioni), da conti correnti (989 milioni), da operazioni<br />

temporanee (1.598 milioni) e da banconote estere (5 milioni).<br />

Le operazioni temporanee riguardano acquisti o vendite a pronti con patto di rivendita o riacquisto<br />

a termine. Sono iscritte nello stato patrimoniale, rispettivamente, come crediti o debiti. Nella<br />

sottovoce 3.1.2 (Attività in valuta estera verso residenti nell’area euro − operazioni temporanee) sono<br />

presenti crediti per operazioni temporanee verso controparti dell’Eurosistema connessi con il programma<br />

di rifinanziamento in dollari a breve termine (1.546 milioni). Sulla base di tale programma la<br />

Riserva federale fornisce dollari alla BCE attraverso lo scambio di liquidità nelle rispettive valute (swap<br />

line), finalizzato all’offerta di finanziamenti in dollari a breve termine a controparti dell’Eurosistema.<br />

Contestualmente, la BCE attiva operazioni di back-to-back swap con le BCN dell’area dell’euro, le quali<br />

utilizzano i fondi in dollari per fornire liquidità alle controparti dell’area dell’euro mediante operazioni<br />

temporanee o swap in valuta. Le transazioni riguardanti le operazioni di back-to-back swap con la<br />

BCE sono regolate in conti intra Eurosistema (cfr. Rapporti intra Eurosistema).<br />

Nella sottovoce 11.2 dell’attivo (attività finanziarie a fronte di riserve, accantonamenti e fondi)<br />

sono presenti investimenti in valuta estera che costituiscono un’autonoma posizione rispetto alle attività<br />

e passività in valuta qui illustrate (cfr. Portafoglio titoli).<br />

Tra le passività in valuta, denominate prevalentemente in dollari, rilevano le posizioni<br />

debitorie verso Pubbliche amministrazioni (549 milioni) a fronte di anticipi<br />

ricevuti per la gestione del servizio di incassi e pagamenti in valuta verso l’estero.<br />

[2] operazioni di politica monetaria (voci 5 e 7.1 dell’attivo e voce 2 del passivo)<br />

Nella tavola 22.9 sono illustrate le operazioni, in essere al 31 dicembre <strong>2011</strong>, effettuate<br />

dalla <strong>Banca</strong> nel quadro <strong>della</strong> politica monetaria unica dell’Eurosistema.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

313


314<br />

L’andamento delle operazioni di politica monetaria è stato influenzato, anche nel<br />

<strong>2011</strong>, dalle misure non convenzionali adottate dall’Eurosistema per fronteggiare gli<br />

effetti negativi <strong>della</strong> perdurante crisi finanziaria. In particolare, si sono intensificati<br />

gli acquisti nell’ambito del Securities Markets Programme ed è cresciuto il ricorso alle<br />

operazioni di rifinanziamento su cui ha inciso anche il regolamento, il 22 dicembre,<br />

<strong>della</strong> prima delle due aste di rifinanziamento a più lungo termine di durata triennale.<br />

Inoltre, nel mese di novembre è stato avviato un nuovo programma di acquisto di<br />

covered bond.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Operazioni di politica monetaria<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.9<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

Rifinanziamento a istituzioni creditizie (voce 5)<br />

5.1 operazioni di rifinanziamento principali 49.389.100 16.557.600 32.831.500<br />

5.2 operazioni di rifinanziamento a più lungo termine 160.605.850 31.012.600 129.593.250<br />

5.3 operazioni temporanee di fine-tuning – 65.000 -65.000<br />

5.4 operazioni temporanee di tipo strutturale – – –<br />

5.5 operazioni di rifinanziamento marginale – – –<br />

5.6 crediti connessi a richieste di margini – – –<br />

Totale 209.994.950 47.635.200 162.359.750<br />

Titoli detenuti per finalità di politica monetaria<br />

(sottovoce 7.1) 43.055.675 18.078.656 24.977.019<br />

passività verso istituzioni creditizie (voce 2)<br />

2.1 conti correnti (inclusa riserva obbligatoria) 19.762.154 20.225.850 -463.696<br />

2.2 depositi overnight 12.335.942 2.514.566 9.821.376<br />

2.3 depositi a tempo determinato 1.780.000 – 1.780.000<br />

2.4 operazioni temporanee di fine-tuning – – –<br />

2.5 depositi relativi a richieste di margini – – –<br />

Totale 33.878.096 22.740.416 11.137.680<br />

Le operazioni di rifinanziamento principali e le operazioni di rifinanziamento a più<br />

lungo termine presentano una crescita sostenuta sia nel dato di fine esercizio sia nella<br />

consistenza media che passa rispettivamente da 4.681 a 25.252 milioni e da 25.248 a<br />

46.654 milioni. Le operazioni temporanee di fine-tuning e le operazioni di rifinanziamento<br />

marginale, non presenti alla fine dell’esercizio, evidenziano parimenti un dato medio<br />

in crescita, rispettivamente da 46 a 106 milioni e da 10 a 23 milioni. Come nel 2010,<br />

nell’anno non si è fatto ricorso a operazioni temporanee di tipo strutturale.<br />

I titoli detenuti per finalità di politica monetaria sono costituiti dai covered bond<br />

acquistati nell’ambito dei due programmi deliberati dal Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE<br />

rispettivamente con le decisioni di maggio 2009 e di ottobre <strong>2011</strong>, nonché dai titoli<br />

di Stato emessi da alcuni paesi dell’area dell’euro acquistati in relazione al Securities<br />

Markets Programme, deliberato con decisione di maggio 2010. Il primo Covered Bond<br />

Purchase Programme si è concluso nel mese di giugno 2010; il secondo avrà termine<br />

entro il mese di ottobre 2012.<br />

BANCA D’ITALIA


Titoli detenuti per finalità di politica monetaria (sottovoce 7.1) - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

VOCI<br />

Covered<br />

bond<br />

(1° programma)<br />

Titoli obbligazionari<br />

detenuti sino alla scadenza<br />

Covered<br />

bond<br />

(2° programma)<br />

Titoli di Stato<br />

(Securities<br />

Markets<br />

Programme)<br />

Tavola 22.10<br />

Totale<br />

Consistenze iniziali 10.061.211 – 8.017.445 18.078.656<br />

Aumenti – 209.914 25.730.487 25.940.401<br />

Acquisti – 209.762 25.555.408 25.765.170<br />

Premi e sconti netti – 152 175.079 175.231<br />

Diminuzioni -431.882 – -531.500 -963.382<br />

Vendite e rimborsi -366.200 – -531.500 -897.700<br />

Premi e sconti netti -65.682 – – -65.682<br />

Consistenze finali 9.629.329 209.914 33.216.432 43.055.675<br />

In conformità con l’articolo 32.4 dello Statuto del SEBC, i rischi connessi con<br />

le operazioni di rifinanziamento e con i titoli del Securities Markets Programme delle<br />

BCN dell’Eurosistema, qualora si dovessero concretizzare, possono essere ripartiti, su<br />

decisione del Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE, fra le BCN dell’Eurosistema in proporzione<br />

alle rispettive quote di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE (per la <strong>Banca</strong> d’Italia pari<br />

al 17,8598 per cento). Alla fine del <strong>2011</strong> il totale delle operazioni di rifinanziamento<br />

dell’Eurosistema ammontava a 863.568 milioni (546.747 nel 2010); i titoli acquistati<br />

dalle BCN nell’ambito del Securities Markets Programme erano pari a 194.155 milioni<br />

(60.873 nel 2010).<br />

I titoli detenuti per finalità di politica monetaria sono classificati, conformemente<br />

alla decisione del Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE, come titoli detenuti sino alla scadenza<br />

e sono valutati, secondo le regole contabili dell’Eurosistema, al costo ammortizzato<br />

soggetto a impairment.<br />

Le verifiche di fine esercizio effettuate a livello di Eurosistema sui titoli di politica<br />

monetaria non hanno evidenziato riduzioni durevoli di valore. Con riferimento a<br />

quelli emessi dalla Grecia, acquistati nell’ambito del Securities Markets Programme, il<br />

Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha tenuto conto degli effetti dell’iniziativa Private Sector<br />

Involvement, avviata nel <strong>2011</strong> e diretta alla ristrutturazione di parte del debito greco<br />

per assicurarne la sostenibilità nel lungo periodo. In particolare, essendo l’iniziativa<br />

volta alla ristrutturazione su base volontaria del debito detenuto dal solo settore privato,<br />

il Consiglio non ha ritenuto che la stessa potesse modificare i flussi contrattuali<br />

attesi sui titoli <strong>della</strong> specie detenuti dall’Eurosistema. Inoltre il Consiglio direttivo ha<br />

valutato che, alla data di chiusura del bilancio, non sussistevano elementi concreti che<br />

lasciassero presupporre il mancato buon esito <strong>della</strong> stessa.<br />

Dal lato del passivo, i conti detenuti dagli istituti di credito per assolvere agli<br />

obblighi di riserva mostrano una lieve diminuzione sia nel dato di fine anno sia nella<br />

consistenza media (da 26.116 a 25.312 milioni). I depositi overnight e i depositi a tempo<br />

determinato, seppure in aumento nel dato di fine anno, presentano una diminuzione<br />

nella consistenza media rispettivamente da 1.661 a 1.382 milioni e da 193 a 126 milioni.<br />

Non sono state attivate operazioni temporanee di fine-tuning.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

315


316<br />

[3] altri crediti verso istituzioni creditizie dell’area euro (voce 6 dell’attivo)<br />

La voce, passata da 2.954 a 2.655 milioni, si riferisce in particolare a operazioni di<br />

pronti contro termine su titoli in euro (2.447 milioni), nonché alle disponibilità relative<br />

alla gestione del servizio di incassi e pagamenti in euro all’estero per conto delle Pubbliche<br />

amministrazioni (186 milioni).<br />

[4] portafoglio titoli (voci 4.2, 7.2, 8 e 11.2 dell’attivo)<br />

Oltre ai titoli facenti parte delle riserve valutarie (24.699 milioni) commentati<br />

nell’aggregato Oro, attività e passività in valuta e quelli detenuti per finalità di politica<br />

monetaria (43.056 milioni) riportati nel paragrafo Operazioni di politica monetaria, la<br />

<strong>Banca</strong> detiene un portafoglio titoli per un valore di bilancio pari a 125.647 milioni, di cui<br />

36.873 milioni a investimento delle riserve, degli accantonamenti e dei fondi dell’Istituto.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

portafoglio titoli<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.11<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

A. TITOLI IN EURO (sottovoci 4.2 e 7.2 e voce 8)<br />

1. Titoli detenuti sino alla scadenza 80.860.434 76.893.166 3.967.268<br />

a) di Stato (sottovoce 7.2) 63.268.910 59.240.252 4.028.658<br />

b) altre obbligazioni (sottovoci 4.2 e 7.2) 133.909 44.518 89.391<br />

c) di Stato da concambio e ammassi (voce 8) 17.457.615 17.608.396 -150.781<br />

2. Titoli diversi da quelli detenuti sino alla scadenza 7.913.322 7.040.769 872.553<br />

a) di Stato (sottovoce 7.2) 7.913.322 7.040.769 872.553<br />

B. TITOLI A FRONTE DI RISERVE,<br />

ACCANTONAmENTI E FONDI (sottovoce 11.2)<br />

Totale A 88.773.756 83.933.935 4.839.821<br />

1. Titoli detenuti sino alla scadenza<br />

e altri investimenti permanenti 30.412.266 27.790.517 2.621.749<br />

a) di Stato 30.114.145 27.483.324 2.630.821<br />

b) altre obbligazioni 133.214 142.500 -9.286<br />

c) azioni e partecipazioni 164.907 164.693 214<br />

- di società ed enti controllati 107.949 107.949 –<br />

- di altre società ed enti 2.410 2.196 214<br />

- di altre società ed enti in valuta 54.548 54.548 –<br />

2. Titoli diversi da quelli detenuti sino alla<br />

scadenza e da altri investimenti permanenti 6.461.054 7.424.114 -963.060<br />

a) di Stato 20.987 36.952 -15.965<br />

b) altre obbligazioni – – –<br />

c) azioni e partecipazioni 4.184.313 4.913.502 -729.189<br />

- di società ed enti controllati 13.422 20.146 -6.724<br />

- di altre società ed enti 4.170.891 4.893.356 -722.465<br />

d) ETF e quote di OICR 2.255.754 2.473.660 -217.906<br />

- di cui: in valuta 694.720 677.990 16.730<br />

Totale B 36.873.320 35.214.631 1.658.689<br />

Totale (A+B) 125.647.076 119.148.566 6.498.510<br />

BANCA D’ITALIA


Nel dettaglio:<br />

A) i titoli in euro sono costituiti esclusivamente da obbligazioni e sono esposti:<br />

– nella sottovoce 4.2 (Crediti verso non residenti nell’area euro − titoli) che include<br />

unicamente obbligazioni emesse da organismi internazionali;<br />

– nella sottovoce 7.2 (Titoli emessi da residenti nell’area euro − altri titoli), costituita<br />

per il 49 per cento da titoli obbligazionari emessi dallo Stato italiano e, per<br />

il 51 per cento, da titoli emessi prevalentemente da altri Stati membri dell’area<br />

dell’euro;<br />

– nella voce 8 (Crediti verso la Pubblica amministrazione) che comprende i titoli<br />

di Stato italiani assegnati all’Istituto in seguito al concambio ex lege 289<br />

del 2002 e quelli rivenienti dalle cessate gestioni degli ammassi obbligatori.<br />

I titoli di Stato ex lege 289 del 2002 sono rappresentati da BTP, emessi a<br />

condizioni di mercato, ricevuti nel 2002 in concambio dei titoli di Stato all’1<br />

per cento in precedenza assegnati alla <strong>Banca</strong> in conversione del preesistente<br />

conto corrente di tesoreria (ex lege 26 novembre 1993, n. 483). La variazione<br />

complessiva di 151 milioni si riferisce per 101 milioni alla rilevazione annua<br />

del premium/discount sui titoli del concambio e per 50 milioni alla quota<br />

annuale di rimborso di quelli a fronte delle cessate gestioni degli ammassi<br />

obbligatori.<br />

VOCI<br />

Titoli in euro - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.12<br />

Titoli obbligazionari Totale<br />

detenuti sino alla scadenza diversi da quelli<br />

detenuti sino alla<br />

(sottovoce 4.2) (sottovoce 7.2) (voce 8) scadenza<br />

(sottovoce 7.2)<br />

Consistenze iniziali – 59.284.770 17.608.396 7.040.769 83.933.935<br />

Aumenti 99.459 9.050.276 – 3.048.694 12.198.429<br />

Acquisti 99.459 9.050.276 – 3.001.605 12.151.340<br />

Rivalutazioni nette (1) – – – 47.089 47.089<br />

Diminuzioni -362 -5.031.324 -150.781 -2.176.141 -7.358.608<br />

Vendite e rimborsi – -4.583.500 -49.878 -1.744.587 -6.377.965<br />

Perdite nette – – – -249 -249<br />

Premi e sconti netti -362 -447.824 -100.903 -61.008 -610.097<br />

Svalutazioni (2) – – – -370.297 -370.297<br />

Consistenze finali 99.097 63.303.722 17.457.615 7.913.322 88.773.756<br />

(1) In aumento/diminuzione dei conti di rivalutazione. – (2) A carico del conto economico.<br />

Alla fine del 2010 la voce 8 includeva anche crediti per ammassi obbligatori non<br />

convertiti in titoli (34 milioni) rimborsati nel <strong>2011</strong> dal Ministero dell’Economia e delle<br />

finanze, in applicazione dell’articolo 21 comma 11 <strong>della</strong> legge 15 luglio <strong>2011</strong>, n. 111.<br />

È rilevato inoltre nella voce 8 anche il credito (6 milioni), acquisito dall’Ufficio italiano<br />

dei cambi, nei confronti del Tesoro per rapporti intercorsi in sede di esecuzione dell’Accordo<br />

italo-argentino del 13 ottobre 1947; nella stessa voce è iscritto, per pari importo,<br />

uno specifico fondo di svalutazione.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

317


318<br />

B) i titoli a fronte di riserve, accantonamenti e fondi (sottovoce 11.2 attività finanziarie<br />

a fronte di riserve, accantonamenti e fondi) sono denominati in euro e, in<br />

minima parte, in valuta. L’aggregato è composto per l’82 per cento da titoli obbligazionari<br />

e per il 18 per cento da azioni, partecipazioni, ETF e quote di OICR.<br />

Con riferimento all’emittente, i titoli sono per il 66 per cento italiani e per la restante<br />

parte, in prevalenza, di altri paesi dell’area dell’euro. Gli investimenti azionari<br />

riguardano per la quasi totalità titoli quotati. Gli acquisti dell’esercizio hanno<br />

interessato principalmente il comparto dei titoli di Stato.<br />

La <strong>Banca</strong> effettua investimenti in ETF e quote di OICR denominati anche in valuta estera. La<br />

relativa posizione è coperta dal rischio di cambio attraverso vendite a termine <strong>della</strong> corrispondente<br />

valuta.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Tavola 22.13<br />

Titoli a fronte di riserve, accantonamenti e fondi (sottovoce 11.2) - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

VOCI<br />

Titoli obbligazionari Azioni e partecipazioni ETF<br />

detenuti<br />

sino alla<br />

scadenza<br />

diversi da investimenti<br />

quelli detenuti permanenti<br />

sino alla<br />

scadenza<br />

investimenti<br />

non<br />

permanenti<br />

e quote<br />

di OICR<br />

Totale<br />

Consistenze iniziali 27.625.824 36.952 164.693 4.913.502 2.473.660 35.214.631<br />

Aumenti 4.860.749 66 214 142.567 87.143 5.090.739<br />

Acquisti 4.860.749 – 214 123.502 71.804 5.056.269<br />

Utili netti – – – 19.065 – 19.065<br />

Adeguamenti da cambio (1) – – – – 15.339 15.339<br />

Premi e sconti netti – 66 – – – 66<br />

Diminuzioni -2.239.214 -16.031 – -871.756 -305.049 -3.432.050<br />

Vendite e rimborsi -2.144.086 -14.500 – -74.717 – -2.233.303<br />

Rivalutazioni nette da prezzo (2) – -187 – -545.811 -282.385 -828.383<br />

Premi e sconti netti -95.128 – – – – -95.128<br />

Svalutazioni da prezzo (3) – -1.344 – -251.228 -22.664 -275.236<br />

Consistenze finali 30.247.359 20.987 164.907 4.184.313 2.255.754 36.873.320<br />

(1) Plusvalenze o minusvalenze che, al netto <strong>della</strong> valutazione delle relative operazioni di copertura dal rischio di cambio, affluiscono<br />

ai conti di rivalutazione o tra le svalutazioni nel conto economico. – (2) In aumento/diminuzione dei conti di rivalutazione. – (3) A carico<br />

del conto economico.<br />

Le partecipazioni di controllo si riferiscono alla Società Italiana di Iniziative Edilizie<br />

e Fondiarie spa (SIDIEF) e alla Bonifiche Ferraresi spa (tavola 22.14). Tra le altre<br />

partecipazioni sono presenti, nel comparto degli investimenti permanenti, le azioni<br />

<strong>della</strong> BRI, denominate in DSP e valutate a prezzi e cambi storici; la partecipazione <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> in tale organismo è pari al 9,4 per cento.<br />

BANCA D’ITALIA


SOCIETÀ<br />

partecipazioni in società controllate e collegate (1)<br />

Azioni<br />

possedute<br />

Tavola 22.14<br />

Dati alla fine del <strong>2011</strong> Dati <strong>della</strong> partecipata relativi<br />

all'esercizio <strong>2011</strong><br />

Partecipazione<br />

al<br />

capitale %<br />

Valore di<br />

bilancio<br />

Patrimonio<br />

netto<br />

(migliaia di euro)<br />

Utile Dividendi<br />

distribuiti<br />

Società Italiana Di Iniziative Edilizie<br />

e Fondiarie S.p.A. - milano<br />

(Capitale euro 107.000.000 in 107.000<br />

azioni da euro 1.000) 107.000 100,0 105.600 129.355 2.476 2.140<br />

Bonifiche Ferraresi S.p.A. - Roma<br />

(Capitale euro 5.793.750 in 5.625.000<br />

azioni da euro 1,03) 3.508.533 62,4 15.771 115.372 2.175 1.125<br />

(1) La colonna Azioni possedute comprende tutte le categorie di azioni. La colonna Partecipazione al capitale è data dal totale delle<br />

azioni possedute diviso il totale delle azioni costituenti il capitale sociale al 31.12.<strong>2011</strong>. Il Patrimonio netto alla data di riferimento non<br />

comprende l'utile dell'esercizio da distribuire agli azionisti.<br />

Nel portafoglio titoli sono presenti titoli detenuti sino alla scadenza il cui valore<br />

di libro (65.693 milioni) risulta superiore alla valutazione ai prezzi di mercato di fine<br />

esercizio (59.402 milioni). I titoli in questione, non ravvisandosi riduzioni durevoli di<br />

valore riferibili alla posizione dell’emittente, sono mantenuti al costo ammortizzato<br />

conformemente ai criteri contabili dell’Eurosistema. Nei primi mesi del 2012 il valore<br />

di mercato dei titoli è tornato su livelli prossimi a quelli di libro.<br />

[5] Rapporti intra eurosistema (voce 9 dell’attivo e voce 9 del passivo)<br />

Attivo<br />

Rapporti con la BCE e con le altre BCN dell’area euro<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.15<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

9.1 partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE 1.152.995 944.718 208.277<br />

9.2 crediti equivalenti al trasferimento delle riserve alla BCE 7.198.857 7.198.857 –<br />

9.4 altri crediti nell'ambito dell’Eurosistema (netti) – 3.699.017 -3.699.017<br />

Totale 8.351.852 11.842.592 -3.490.740<br />

passivo<br />

9.2 passività nette derivanti dall’allocazione delle<br />

banconote in euro all'interno dell’Eurosistema 7.553.482 7.092.747 460.735<br />

9.3 altre passività nell’ambito dell’Eurosistema (nette) 190.899.096 – 190.899.096<br />

Totale 198.452.578 7.092.747 191.359.831<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

319


320<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Dal lato dell’attivo:<br />

– la partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE aumenta di 208 milioni per effetto del versamento,<br />

da parte dell’Istituto, <strong>della</strong> seconda delle tre tranche relative all’aumento<br />

di capitale <strong>della</strong> BCE sottoscritto nel 2010.<br />

Sulla base dell’art. 28 dello Statuto del SEBC, le BCN sono le sole sottoscrittrici e detentrici del<br />

capitale <strong>della</strong> BCE. Le quote di partecipazione sono fissate sulla base dello schema per la sottoscrizione<br />

del capitale <strong>della</strong> BCE stabilito dall’art. 29 dello Statuto, adeguato con cadenza quinquennale oppure<br />

ogniqualvolta un nuovo paese aderisce alla UE. Dall’istituzione <strong>della</strong> BCE l’ultimo adeguamento quinquennale<br />

è avvenuto il 1° gennaio 2009; la quota di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE <strong>della</strong> <strong>Banca</strong><br />

d’Italia era pari alla fine del <strong>2011</strong> al 12,4966 per cento. Tale quota, considerando le sole BCN aderenti<br />

all’Eurosistema, si attestava al 17,8598 per cento.<br />

– i crediti equivalenti al trasferimento delle riserve alla BCE risultano invariati e ammontano<br />

a 7.199 milioni.<br />

I crediti equivalenti al trasferimento delle riserve alla BCE rappresentano il credito fruttifero,<br />

denominato in euro e iscritto all’avvio <strong>della</strong> terza fase <strong>della</strong> UEM, a fronte del conferimento alla stessa<br />

di oro, titoli esteri e valute, effettuato dalla <strong>Banca</strong> in proporzione alla propria quota di sottoscrizione<br />

al capitale <strong>della</strong> BCE, al pari delle altre BCN dell’Eurosistema (cfr. il paragrafo Commento alle voci del<br />

conto economico: Interessi attivi netti).<br />

– gli altri crediti nell’ambito dell’Eurosistema (netti) si azzerano, a fronte di un<br />

valore di 3.699 milioni dell’esercizio precedente (3.410 riferiti al sistema<br />

TARGET2), cfr. la sottovoce altre passività nell’ambito dell’Eurosistema (nette).<br />

Dal lato del passivo:<br />

– le passività nette derivanti dall’allocazione delle banconote in euro all’interno<br />

dell’Eurosistema aumentano di 461 milioni (cfr. il paragrafo: Principi, criteri e<br />

schemi di bilancio).<br />

– le altre passività nell’ambito dell’Eurosistema (nette) ammontano a 190.899 milioni<br />

(3.699 a credito nel 2010) e rappresentano la posizione netta <strong>della</strong> <strong>Banca</strong><br />

nei confronti dell’Eurosistema connessa essenzialmente con l’operatività del<br />

sistema TARGET2. In particolare, quest’ultima ha determinato alla fine del<br />

<strong>2011</strong> una posizione complessiva a debito pari a 191.379 milioni (3.410 milioni<br />

a credito nel 2010). Alla fine dell’anno, a riduzione <strong>della</strong> posizione complessiva,<br />

era esposto anche: a) il credito di 116 milioni verso la BCE relativo alla<br />

parziale restituzione del reddito da signoraggio del <strong>2011</strong>; b) il credito di 364<br />

milioni (289 nel 2010) derivante dal risultato netto <strong>della</strong> redistribuzione del<br />

reddito monetario del <strong>2011</strong> e dalla rideterminazione di quello relativo a esercizi<br />

precedenti.<br />

[6] altre attività (voce 11 dell’attivo)<br />

La voce è composta prevalentemente da titoli (cfr. Portafoglio titoli) e da imposte<br />

differite attive originate essenzialmente dal riporto delle perdite fiscali pregresse.<br />

BANCA D’ITALIA


Altre attività (voce 11)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.16<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

11.1 cassa (monete in euro) 30.611 20.565 (1) 10.046<br />

11.2 attività finanziarie a fronte di riserve,<br />

accantonamenti e fondi 36.873.320 35.214.631 1.658.689<br />

11.3 immobilizzazioni immateriali 57.056 32.701 24.355<br />

11.4 immobilizzazioni materiali 3.204.240 3.328.644 -124.404<br />

11.5 ratei e risconti 3.120.295 2.461.809 658.486<br />

11.6 imposte differite attive 5.085.032 5.574.079 -489.047<br />

11.7 diverse 925.985 852.112 73.873<br />

altri investimenti a garanzia del TQP 95.116 94.293 823<br />

Fondo pensione complementare 194.006 174.195 19.811<br />

altre partite 636.863 583.624 53.239<br />

Totale 49.296.539 47.484.541 1.811.998<br />

(1) Nel 2010 la voce includeva anche il controvalore delle monete in lire.<br />

La composizione e i movimenti dell’anno delle immobilizzazioni immateriali<br />

(sottovoce 11.3) sono illustrati nella tavola 22.17.<br />

VOCI<br />

Immobilizzazioni immateriali (sottovoce 11.3) - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

Procedure,<br />

studi<br />

e progettazioni<br />

Canoni<br />

pluriennali<br />

per software<br />

in licenza d’uso<br />

Altre Immobilizzazioni<br />

in corso<br />

e acconti<br />

Tavola 22.17<br />

Totale<br />

Consistenze iniziali 17.746 4.530 827 9.598 32.701<br />

Aumenti 21.707 4.778 533 45.893 72.911<br />

Acquisti e spese incrementative (1) – 4.778 533 45.893 51.204<br />

Trasferimenti 21.707 – – – 21.707<br />

Diminuzioni -21.265 -4.868 -520 -21.903 -48.556<br />

Ammortamenti -21.265 -4.868 -520 – -26.653<br />

Trasferimenti – – – -21.707 -21.707<br />

Altre variazioni – – – -196 -196<br />

Consistenze finali 18.188 4.440 840 33.588 57.056<br />

(1) Inclusi incrementi di attività immateriali sviluppate internamente.<br />

La composizione e i movimenti dell’anno delle immobilizzazioni materiali<br />

(sottovoce 11.4) sono illustrati nelle tavole 22.18 e 22.20.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

321


322<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI<br />

Immobilizzazioni materiali (immobili) - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

Immobili<br />

a fini istituzionali<br />

Immobili a investimento<br />

acc.ti a garanzia del TQP<br />

Fabbricati Terreni (1) Fabbricati Terreni (1)<br />

Tavola 22.18<br />

Totale<br />

Consistenze iniziali lorde 3.350.527 1.495.546 382.075 177.088 5.405.236<br />

Fondi di ammortamento -1.664.112 -474.247 -76.666 -21.188 -2.236.213<br />

Consistenze iniziali nette 1.686.415 1.021.299 305.409 155.900 3.169.023<br />

Aumenti 1.844 – – – 1.844<br />

Acquisti e spese incrementative 19 – – – 19<br />

Trasferimenti 1.825 – – – 1.825<br />

Diminuzioni -125.246 -825 -7.159 – -133.230<br />

Vendite e/o dismissioni (costo) -2.679 -1.712 – – -4.391<br />

Vendite e/o dismissioni (fondo amm.to) 1.780 887 – – 2.667<br />

Ammortamenti -124.347 – -7.159 – -131.506<br />

Consistenze finali lorde 3.349.692 1.493.834 382.075 177.088 5.402.689<br />

Fondi di ammortamento -1.786.679 -473.360 -83.825 -21.188 -2.365.052<br />

Consistenze finali nette 1.563.013 1.020.474 298.250 155.900 3.037.637<br />

(1) A partire dall’esercizio 2006 i terreni, compresi quelli su cui insistono i fabbricati, non sono soggetti ad ammortamento.<br />

VOCI<br />

Rivalutazioni degli immobili<br />

Tavola 22.19<br />

Immobili a fini istituzionali Immobili a investimento<br />

acc.ti a garanzia del TQP<br />

Numero<br />

immobili<br />

Ammontare<br />

<strong>della</strong><br />

rivalutazione<br />

(milioni<br />

di euro)<br />

Numero<br />

immobili<br />

Ammontare<br />

<strong>della</strong><br />

rivalutazione<br />

(milioni<br />

di euro)<br />

Rivalutazione L. 19 marzo 1983, n. 72 114 623 15 51<br />

Rivalutazione L. 29 dicembre 1990, n. 408 146 653 60 148<br />

Rivalutazione L. 30 dicembre 1991, n. 413 36 11 26 8<br />

Rivalutazione L. 21 novembre 2000, n. 342 149 915 64 91<br />

Rivalutazione L. 23 dicembre 2005, n. 266 156 1.581 69 126<br />

BANCA D’ITALIA


VOCI<br />

Immobilizzazioni materiali (altre) - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

Mobili Impianti Monete<br />

e collezioni<br />

Immob.ni<br />

in corso<br />

e acconti<br />

Tavola 22.20<br />

Totale<br />

Consistenze iniziali lorde 205.915 503.679 2.297 7.988 719.879<br />

Fondi di ammortamento -134.347 -425.911 – – -560.258<br />

Consistenze iniziali nette 71.568 77.768 2.297 7.988 159.621<br />

Aumenti 11.638 23.202 – 2.544 37.384<br />

Acquisti e spese incrementative 11.638 23.202 – 2.544 37.384<br />

Diminuzioni -10.951 -17.626 – -1.825 -30.402<br />

Vendite e/o dismissioni (costo) -6.429 -3.387 – – -9.816<br />

Vendite e/o dismissioni (fondo amm.to) 6.376 3.377 – – 9.753<br />

Ammortamenti -10.898 -17.616 – – -28.514<br />

Trasferimenti – – – -1.825 -1.825<br />

Consistenze finali lorde 211.124 523.494 2.297 8.707 745.622<br />

Fondi di ammortamento -138.869 -440.150 – – -579.019<br />

Consistenze finali nette 72.255 83.344 2.297 8.707 166.603<br />

Il valore di mercato del patrimonio immobiliare <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> stimato alla fine<br />

dell’anno era di 4.237 milioni per gli immobili a fini istituzionali e di 1.311 milioni<br />

per quelli a garanzia del TQP.<br />

I ratei e risconti (sottovoce 11.5) includono:<br />

Ratei e risconti (sottovoce 11.5)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.21<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

Ratei attivi 3.116.889 2.460.766 656.123<br />

interessi da titoli in euro 2.830.905 2.297.835 533.070<br />

interessi da operazioni di rifinanziamento 134.564 22.115 112.449<br />

interessi da titoli in valuta 133.732 132.894 838<br />

interessi da attività diverse in valuta 6.180 7.078 -898<br />

altri 11.508 844 10.664<br />

Risconti attivi 3.406 1.043 2.363<br />

su spese di amministrazione 3.406 1.043 2.363<br />

Totale 3.120.295 2.461.809 658.486<br />

Le imposte differite attive (sottovoce 11.6) diminuiscono di 489 milioni per l’effetto<br />

congiunto:<br />

– del recupero, per 416 milioni, delle imposte relative al riporto in avanti <strong>della</strong> residua<br />

perdita fiscale dell’esercizio 2002;<br />

– <strong>della</strong> diminuzione, per 72 milioni, <strong>della</strong> fiscalità differita attiva sul fondo connesso<br />

con le operazioni di politica monetaria (cfr. Accantonamenti e Fondo rischi<br />

generali);<br />

– <strong>della</strong> diminuzione netta, per un milione, delle imposte differite derivanti da altre<br />

componenti economiche.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

323


324<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

VOCI<br />

Differenze<br />

temporanee<br />

Imposte differite attive<br />

(migliaia di euro)<br />

31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010<br />

Ires (1) IRAP (2) Totale<br />

differite<br />

attive<br />

Differenze<br />

temporanee<br />

Tavola 22.22<br />

Ires IRAP Totale<br />

differite<br />

attive<br />

Perdita fiscale<br />

esercizio 2002 18.020.516 4.955.642 – 4.955.642 19.530.091 5.370.775 – 5.370.775<br />

Accantonamento al<br />

fondo per operazioni<br />

politica monetaria 170.607 46.917 9.454 56.371 396.765 109.110 19.331 128.441<br />

Oneri maturati<br />

per il personale<br />

e non erogati 118.377 32.553 – 32.553 135.684 37.313 – 37.313<br />

di cui: misure<br />

di sostegno 36.525 10.044 – 10.044 52.510 14.440 – 14.440<br />

Ammortamenti<br />

civilistici<br />

non dedotti<br />

fiscalmente 135.731 37.326 7.521 44.847 135.136 37.163 6.584 43.747<br />

di cui: rivalutazione<br />

L. 266/2005 116.910 32.150 6.478 38.628 116.910 32.150 5.696 37.846<br />

Altre (3) 6.593 1.813 323 2.136 1.069 294 34 328<br />

Totale 18.451.824 5.074.251 17.298 5.091.549 20.198.745 5.554.655 25.949 5.580.604<br />

VOCI<br />

Differenze<br />

temporanee<br />

Imposte differite passive<br />

(migliaia di euro)<br />

31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010<br />

Ires (1) IRAP (2) Totale<br />

differite<br />

passive<br />

Differenze<br />

temporanee<br />

Ires IRAP Totale<br />

differite<br />

passive<br />

Utili da realizzo<br />

su titoli, immobili<br />

e altri beni 1.531 421 – 421 4.756 1.308 211 1.519<br />

Ammortamenti<br />

su differenze per<br />

scorporo terreni (4) 22.168 6.096 1.228 7.324 18.972 5.217 925 6.142<br />

Totale 23.699 6.517 (5) 1.228 7.745 23.728 6.525 (5) 1.136 7.661<br />

(1) Calcolata con aliquota del 27,5 per cento. – (2) Calcolata con le aliquote in vigore. – (3) Relativamente alla voce Altre le differenze<br />

temporanee IRAP sono pari a 5,8 milioni (0,8 per il 2010). – (4) Ammortamenti sui maggiori valori fiscali derivanti dallo scorporo delle<br />

aree dai fabbricati istituzionali suscettibili di cambio di destinazione. – (5) Le imposte differite passive a fini Ires vengono incluse, con<br />

segno negativo, nella sottovoce 11.6 imposte differite attive (quelle ai fini IRAP vengono incluse nel fondo imposte). Pertanto, l’ammontare<br />

complessivo delle imposte differite comprese in tale sottovoce è pari a 5.085 milioni (5.574 nel 2010).<br />

L’ammontare delle imposte differite viene determinato sulla base delle aliquote fiscali che si ritiene<br />

saranno in vigore al momento in cui le differenze temporanee che le hanno generate si annulleranno.<br />

Le imposte differite attive iscritte in bilancio originano, prevalentemente, dal riporto in avanti <strong>della</strong><br />

residua perdita fiscale derivante dall’operazione di concambio ex lege 289 del 2002. Il regime di riporto<br />

è stabilito nell’art. 65 <strong>della</strong> legge 289 del 2002, come modificato dalla legge 248 del 2005, in virtù del<br />

quale la perdita è compensabile sine die nei limiti del 50 per cento dell’ammontare dell’imponibile Ires<br />

di ciascun anno. L’iscrizione delle imposte differite attive nello stato patrimoniale si basa sulla ragionevole<br />

certezza – tenuto conto delle prospettive reddituali dell’Istituto e <strong>della</strong> normativa tributaria di<br />

riferimento – di pervenire all’integrale scomputo delle pregresse perdite fiscali.<br />

BANCA D’ITALIA


Tra le altre componenti economiche che determinano l’iscrizione di imposte differite attive si<br />

segnalano le assegnazioni al fondo oneri per il personale e gli ammortamenti non ancora dedotti in<br />

sede fiscale (di cui una parte riferibile alla rivalutazione degli immobili operata ai sensi <strong>della</strong> legge 23<br />

dicembre 2005, n. 266).<br />

I movimenti dell’anno delle imposte differite attive e passive sono illustrati nelle<br />

tavole 22.41 e 22.42 del paragrafo Commento alle voci del conto economico.<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> sottovoce diverse delle altre attività è allocato il totale di bilancio<br />

del Fondo pensione complementare a contribuzione definita per il personale assunto<br />

dal 28 aprile 1993, che trova contropartita nella sottovoce 11.3 delle altre passività.<br />

Le altre partite sono composte prevalentemente da acconti per Ires e IRAP versati nel<br />

<strong>2011</strong>.<br />

[7] banconote in circolazione (voce 1 del passivo)<br />

La circolazione, che rappresenta la quota (16,4 per cento) di circolazione dell’Eurosistema<br />

di pertinenza <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia (cfr. il paragrafo: Principi, criteri e schemi di<br />

bilancio), aumenta di 7.686 milioni (da 138.324 a 146.010). La circolazione effettiva,<br />

senza tener conto degli aggiustamenti relativi alla sua ripartizione all’interno dell’Eurosistema,<br />

aumenta di 8.147 milioni (da 145.417 a 153.564); la consistenza media, passata<br />

da 139.318 a 142.713, è cresciuta del 2 per cento, rispetto al 5 per cento registrato<br />

nell’area dell’euro.<br />

[8] passività verso la pubblica amministrazione e altre controparti (voce 4 del<br />

passivo)<br />

La voce, diminuita di 18.779 milioni, si riferisce, in massima parte, alle disponibilità<br />

del Tesoro per il servizio di tesoreria (6.292 milioni) e ai depositi vincolati del Dicastero<br />

(17.000 milioni), avviati alla fine del <strong>2011</strong> sulla base <strong>della</strong> convenzione stipulata<br />

il 22 marzo <strong>2011</strong> e inclusi nella sottovoce altre passività.<br />

L’art. 47 <strong>della</strong> legge 31 dicembre 2009, n. 196 (legge di contabilità e finanza pubblica) ha<br />

modificato la disciplina dei conti intrattenuti dal Tesoro presso la <strong>Banca</strong> d’Italia per la gestione<br />

delle disponibilità liquide, prevedendo, sulla base di apposita convenzione, un importo massimo<br />

remunerabile e un tasso commisurato a parametri di mercato monetario. La convenzione tra la<br />

<strong>Banca</strong> d’Italia e il Ministero dell’Economia e delle finanze, approvata con decreto ministeriale del<br />

29 luglio <strong>2011</strong> ed entrata in vigore il 30 novembre, dispone che la <strong>Banca</strong> d’Italia remuneri, su base<br />

giornaliera, le giacenze in essere sul conto disponibilità fino al saldo massimo di un miliardo di<br />

euro, applicando il tasso marginale delle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema.<br />

La convenzione ha inoltre stabilito che il Ministero possa impiegare la liquidità eccedente in depositi<br />

vincolati a scadenza presso la <strong>Banca</strong> d’Italia, la cui remunerazione è fissata al tasso Eurepo (tasso<br />

di riferimento del mercato dei pronti contro termine europeo rilevato dalla Federazione bancaria<br />

europea).<br />

Rispetto al 2010 le disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria risultano in<br />

diminuzione sia nel saldo di fine esercizio sia nella consistenza media annua, che passa<br />

da 40.091 a 32.040. La consistenza media dei depositi vincolati si è attestata nel <strong>2011</strong><br />

a 1.627 milioni. Il fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato presenta un aumento<br />

del saldo di fine esercizio e una diminuzione <strong>della</strong> consistenza media, passata da 471 a<br />

250 milioni.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

325


326<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

passività verso altri residenti nell’area euro (voce 4)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.23<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

4.1 Pubblica amministrazione 23.528.525 42.488.335 -18.959.810<br />

4.1.1 disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria 6.291.703 42.331.627 -36.039.924<br />

4.1.2 fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato 115.016 9.038 105.978<br />

4.1.3 altre passività 17.121.806 147.670 16.974.136<br />

di cui: depositi vincolati del Tesoro 17.000.000 – 17.000.000<br />

4.2 altre controparti 209.984 29.391 180.593<br />

Totale 23.738.509 42.517.726 -18.779.217<br />

Sono presenti inoltre, nelle altre passività, posizioni debitorie verso Pubbliche amministrazioni<br />

a fronte di anticipi ricevuti per la gestione del servizio di incassi e pagamenti<br />

in euro verso l’estero per 122 milioni (121 nel 2010).<br />

[9] passività in euro verso non residenti nell’area euro (voce 5 del passivo)<br />

La sottovoce 5.2 (altre passività), pari a 2.692 milioni (2.949 nell’esercizio 2010),<br />

è connessa principalmente con i rapporti con la clientela ERMS (Eurosystem Reserve<br />

Management Services).<br />

Le BCN dell’Eurosistema possono offrire, secondo un quadro di regole e di condizioni economiche<br />

armonizzate, servizi di gestione delle riserve in euro (servizi ERMS) a banche centrali e organismi governativi<br />

di paesi che non hanno adottato l’euro, nonché a organismi internazionali.<br />

[10] altre passività (voce 11 del passivo)<br />

La voce comprende le componenti di seguito riportate:<br />

Altre passività (voce 11)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.24<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

11.1 vaglia cambiari 239.123 248.355 -9.232<br />

11.2 ratei e risconti 25.847 55.282 -29.435<br />

11.3 diverse 1.444.161 1.645.461 -201.300<br />

banconote in lire 9.400 640.620 -631.220<br />

Fondo pensione complementare 194.006 174.195 19.811<br />

altre partite 1.240.755 830.646 410.109<br />

Totale 1.709.131 1.949.098 -239.967<br />

I ratei e risconti (sottovoce 11.2) sono di seguito dettagliati:<br />

BANCA D’ITALIA


Ratei e risconti (sottovoce 11.2)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.25<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

Ratei passivi 25.844 55.266 -29.422<br />

interessi su depositi di riserva 17.186 21.169 -3.983<br />

interessi su passività in valuta 3.840 6.863 -3.023<br />

interessi su conto disponibilità del Tesoro 2.615 26.415 -23.800<br />

altri 2.203 819 1.384<br />

Risconti passivi 3 16 -13<br />

fitti attivi 3 16 -13<br />

Totale 25.847 55.282 -29.435<br />

La sottovoce diverse (11.3) include, tra l’altro, il controvalore delle residue banconote<br />

in lire (9 milioni di euro), per le quali sono maturati i termini di prescrizione ai sensi<br />

<strong>della</strong> legge 22 dicembre <strong>2011</strong>, n. 214 che verranno riconosciute all’erario dopo le necessarie<br />

operazioni di verifica. Al 31 dicembre 2010 il saldo rappresentava le banconote in<br />

lire non ancora presentate per la conversione al netto degli acconti corrisposti all’erario.<br />

L’art. 26 del decreto legge 6 dicembre <strong>2011</strong>, n. 201 convertito dalla legge 22 dicembre<br />

<strong>2011</strong>, n. 214 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento<br />

dei conti pubblici), ha disposto, con decorrenza immediata e in deroga a quanto previsto<br />

dalla legge 7 aprile 1997, n. 96 e dal decreto legislativo 24 giugno 1998, n. 213,<br />

la prescrizione a favore dell’erario delle banconote, dei biglietti e delle monete in lire<br />

ancora in circolazione. Sulla base del citato art. 26 la <strong>Banca</strong> d’Italia ha versato all’erario<br />

l’ammontare di 600 milioni, quale saldo provvisorio delle banconote in lire non ancora<br />

convertite alla data <strong>della</strong> prescrizione, considerato al netto degli acconti in precedenza<br />

versati ai sensi <strong>della</strong> legge 289 del 2002.<br />

[11] accantonamenti e Fondo rischi generali (voci 12 e 14 del passivo)<br />

Le consistenze e i movimenti degli accantonamenti sono riportati nella tavole 22.26<br />

e 22.27.<br />

VOCI<br />

Fondi rischi specifici (sottovoce 12.1) - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

Fondo<br />

assicurazione<br />

danni<br />

Fondo<br />

imposte<br />

(1)<br />

Fondo per<br />

operazioni<br />

di politica<br />

monetaria<br />

Eurosistema<br />

Fondo<br />

per oneri<br />

Tavola 22.26<br />

Totale<br />

Consistenze iniziali 309.874 480.036 396.765 4.015 1.190.690<br />

Aumenti – 612.403 – 18.986 631.389<br />

Accantonamento dell’esercizio – 612.100 – 18.986 631.086<br />

Altre variazioni in aumento – 303 – – 303<br />

Diminuzioni – -479.111 -226.158 – -705.269<br />

Utilizzo nell’esercizio – -477.491 – – -477.491<br />

Altre variazioni in diminuzione – -1.620 -226.158 – -227.778<br />

Consistenze finali 309.874 613.328 170.607 23.001 1.116.810<br />

(1) Le altre variazioni includono la variazione <strong>della</strong> fiscalità differita passiva ai fini IRAP.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

327


328<br />

Nell’ambito dei fondi rischi specifici (sottovoce 12.1) diminuisce per 226 milioni<br />

il fondo connesso con le operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema. In base a<br />

quanto disposto dall’art. 32.4 dello Statuto del SEBC, gli accantonamenti a fronte dei<br />

rischi di controparte derivanti dalle operazioni di politica monetaria sono costituiti da<br />

tutte le BCN dell’area dell’euro in proporzione alle rispettive quote di partecipazione<br />

al capitale <strong>della</strong> BCE in essere nell’anno in cui gli eventi si manifestano. Il Consiglio<br />

direttivo <strong>della</strong> BCE ha rivisto l’ammontare del fondo complessivamente istituito dalle<br />

BCN nel 2008, quantificando in 949 milioni il livello dei rischi ancora in essere al<br />

31 dicembre <strong>2011</strong> (2.207 milioni alla fine del 2010). La riduzione è iscritta nei conti<br />

economici delle BCN dell’Eurosistema secondo lo stesso criterio di proporzionalità<br />

dei rispettivi accantonamenti. La quota del fondo di pertinenza <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia è<br />

passata da 397 a 171 milioni (cfr. il paragrafo Commento alle voci del conto economico:<br />

Risultato netto <strong>della</strong> redistribuzione del reddito monetario).<br />

Il fondo per oneri si riferisce a spese da sostenere per il ripristino degli immobili<br />

<strong>della</strong> città de L’Aquila danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009; per tali spese l’Istituto<br />

ha incassato, a titolo definitivo, i relativi rimborsi assicurativi (cfr. anche il paragrafo<br />

Commento alle voci del conto economico: Proventi e oneri straordinari).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Tavola 22.27<br />

Accantonamenti diversi per il personale (sottovoce 12.2) - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

VOCI<br />

a garanzia<br />

del TQP<br />

Fondo oneri<br />

per il personale<br />

per TFR (1) sussidi<br />

ai pensionati<br />

e superstiti<br />

di pensionati<br />

Totale<br />

Consistenze iniziali 6.402.480 169.393 2.983 2.156 6.577.012<br />

Aumenti – 83.782 178 37 83.997<br />

Accantonamento dell’esercizio – 83.782 178 36 83.996<br />

Altre variazioni in aumento – – – 1 1<br />

Diminuzioni -27 -100.062 -35 -15 -100.139<br />

Utilizzo nell’esercizio -27 (2) -100.062 -24 -15 -100.128<br />

Altre variazioni in diminuzione – – -11 – -11<br />

Consistenze finali 6.402.453 153.113 3.126 2.178 6.560.870<br />

(1) Include il TFR del personale a contratto e quello dei dipendenti maturato precedentemente all’adesione al Fondo pensione<br />

complementare. – (2) Comprende il trasferimento dell’indennità di fine rapporto degli aderenti al Fondo pensione complementare.<br />

Gli accantonamenti diversi per il personale (sottovoce 12.2) ammontano complessivamente<br />

a 6.561 milioni. Al loro interno:<br />

– la voce relativa agli accantonamenti a garanzia del TQP rimane stabile a 6.402 milioni,<br />

presentando una limitata eccedenza di circa 61 milioni rispetto al complesso<br />

degli impegni per pensioni e indennità di fine rapporto al 31 dicembre <strong>2011</strong> che<br />

resta prudenzialmente allocata nella predetta voce;<br />

– diminuisce di 16 milioni il fondo oneri per il personale che si attesta a 153 milioni.<br />

Di tale importo, 37 milioni sono riferibili alle misure di accompagnamento<br />

all’uscita connesse con la ristrutturazione territoriale dell’Istituto.<br />

Il fondo rischi generali (voce 14) si è attestato alla fine del <strong>2011</strong> a 10.546 milioni<br />

(9.146 nel 2010) in seguito all’attribuzione di 1.400 milioni deliberata dal Consiglio<br />

superiore. Con l’assegnazione del <strong>2011</strong> continua il reintegro del fondo, dopo gli utilizzi<br />

resisi necessari in passati esercizi.<br />

BANCA D’ITALIA


[12] conti di rivalutazione (voce 13 del passivo)<br />

Accolgono le valutazioni al mercato di oro, valute, titoli e operazioni a termine<br />

(cfr. Oro, attività e passività in valuta e Portafoglio titoli).<br />

VOCI<br />

Conti di rivalutazione (voce 13)<br />

(migliaia di euro)<br />

Consistenze<br />

iniziali<br />

Utilizzi Rivalutazioni<br />

nette<br />

Tavola 22.28<br />

Consistenze<br />

finali<br />

Rivalutazioni da cambio 67.631.786 13.411.948 81.043.733<br />

di cui: oro 63.776.437 12.726.595 76.503.032<br />

attività nette in valuta (1) 3.855.136 685.497 4.540.632<br />

attività finanziarie a fronte di riserve,<br />

accantonamenti e fondi (1) 213 -144 69<br />

Rivalutazioni da prezzo 2.574.388 -614.029 1.960.359<br />

di cui: titoli in valuta 255.346 167.265 422.611<br />

titoli in euro 39.433 47.089 86.522<br />

attività finanziarie a fronte di riserve,<br />

accantonamenti e fondi 2.279.609 -828.383 1.451.226<br />

Rivalutazioni all’1.1.1999 5 -1 4<br />

Totale 70.206.179 -1 12.797.919 83.004.096<br />

(1) Tengono conto delle rivalutazioni nette relative alle operazioni a termine.<br />

[13] capitale e riserve (voce 15 del passivo)<br />

La voce si compone come segue:<br />

Capitale e riserve (voce 15)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.29<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

15.1 Capitale sociale 156 156 –<br />

15.2 Riserve statutarie (art. 39 Statuto) 14.004.911 13.409.718 595.193<br />

ordinaria 6.856.192 6.578.109 278.083<br />

straordinaria 7.148.719 6.831.609 317.110<br />

15.3 Altre riserve 7.739.511 7.739.511 –<br />

per rivalutazione monetaria L. 19.3.1983, n. 72 694.502 694.502 –<br />

per rivalutazione L. 29.12.1990, n. 408 683.274 683.274 –<br />

per rivalutazione L. 30.12.1991, n. 413 16.943 16.943 –<br />

per rivalutazione L. 21.11.2000, n. 342 896.577 896.577 –<br />

per rivalutazione L. 23.12.2005, n. 266 1.521.240 1.521.240 –<br />

fondo speciale rinnovamento immobilizzazioni materiali 1.805.044 1.805.044 –<br />

avanzo di confluenza UIC D. lgs. 21.11.2007, n. 231 2.121.931 2.121.931 –<br />

Totale 21.744.578 21.149.385 595.193<br />

I movimenti delle riserve ordinaria e straordinaria sono illustrati di seguito:<br />

VOCI<br />

Riserve ordinaria e straordinaria (sottovoce 15.2) - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

Consistenze<br />

al 31.12.2010<br />

Attribuzione<br />

utile 2010<br />

ex art. 39<br />

Statuto<br />

Distribuzione<br />

ai partecipanti<br />

ex art. 40<br />

Statuto (1)<br />

Fruttato <strong>2011</strong><br />

ex art. 40<br />

Statuto<br />

Tavola 22.30<br />

Consistenze<br />

al 31.12.<strong>2011</strong><br />

Ordinaria 6.578.109 170.461 -30.381 138.003 6.856.192<br />

Straordinaria 6.831.609 170.461 -31.313 177.962 7.148.719<br />

Totale 13.409.718 340.922 -61.694 315.965 14.004.911<br />

(1) A valere sul fruttato dell’esercizio 2010.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

329


330<br />

La distribuzione delle quote relative al capitale sociale <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> è riportata nella<br />

tavola 22.31.<br />

Tavola 22.31<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

DETENTORI<br />

Quote di partecipazione al capitale<br />

A fine <strong>2011</strong> A fine 2010<br />

Enti Quote (1) % Voti Enti Quote (1) % Voti<br />

Con diritto di voto 58 299.934 100 539 58 299.934 100 539<br />

Spa esercenti attività bancaria, comprese<br />

quelle ex art. 1 D.lgs. 20.11.90, n. 356 51 253.434 84 418 51 253.434 84 418<br />

Istituti di previdenza 1 15.000 5 34 1 15.000 5 34<br />

Istituti di assicurazione 6 31.500 11 87 6 31.500 11 87<br />

Senza diritto di voto 6 66 .. 6 66 ..<br />

Spa esercenti attività bancaria, comprese<br />

quelle ex art. 1 D.lgs. 20.11.90, n. 356 6 66 .. 6 66 ..<br />

Totale 64 300.000 100 539 64 300.000 100 539<br />

(1) Il valore nominale <strong>della</strong> singola quota è di euro 0,52.<br />

conti d’ordine<br />

Il totale dei conti d’ordine del <strong>2011</strong> è pari a 549.205 milioni. Il dettaglio è riportato<br />

nella tavola 22.32.<br />

Tavola 22.32<br />

Conti d’ordine<br />

(migliaia di euro)<br />

VOCI 31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010 Variazioni<br />

Ordini in corso 306.768 375.949 -69.181<br />

di acquisto 276.372 292.159 -15.787<br />

di vendita 30.396 83.790 -53.394<br />

Operazioni a termine 2.212.387 653.511 1.558.876<br />

vendite a termine di valuta 2.113.461 653.511 1.459.950<br />

futures in acquisto 98.926 – 98.926<br />

prestito titoli 16.416.055 – 16.416.055<br />

titoli dati in prestito 6.155.166 – 6.155.166<br />

titoli ricevuti in garanzia 10.260.889 – 10.260.889<br />

Impegni 15.924.177 1.950.185 13.973.992<br />

verso FMI per concessione prestiti 15.924.146 1.950.088 13.974.058<br />

altri 31 97 -66<br />

Garanzie ricevute 370.691.780 132.482.268 238.209.512<br />

garanzia del rifinanziamento (1) 368.352.847 129.723.147 238.629.700<br />

altre 2.338.933 2.759.121 -420.188<br />

Garanzie prestate 11.687 23.464 -11.777<br />

Titoli e valori di terzi in deposito presso l’Istituto 143.491.822 145.600.601 -2.108.779<br />

Conti d’ordine del Fondo pensione complementare 150.214 112.413 37.801<br />

Totale 549.204.890 281.198.391 268.006.499<br />

(1) Comprende le garanzie in titoli e quelle costituite da prestiti bancari.<br />

Le vendite a termine in valuta includono l’impegno:<br />

– verso la BCE, connesso con il programma di rifinanziamento a breve termine in<br />

dollari ed effettuato nei confronti di controparti dell’Eurosistema mediante operazioni<br />

temporanee (cfr. Oro, attività e passività in valuta);<br />

BANCA D’ITALIA


– per le operazioni di copertura dal rischio di cambio degli investimenti in valuta<br />

estera detenuti a fronte di riserve, accantonamenti e fondi (cfr. Portafoglio titoli).<br />

I futures sono indicati al valore nozionale dei contratti; tra le garanzie prestate<br />

sono incluse le relative garanzie costituite da titoli depositati presso il clearer.<br />

I titoli dati in prestito e quelli ricevuti in garanzia si riferiscono a operazioni chiuse<br />

all’inizio del 2012.<br />

Gli impegni verso l’FMI per la concessione di prestiti riguardano le iniziative<br />

già previste dal Fondo in capo all’Italia per finanziamenti da erogare. L’incremento<br />

dell’anno è riconducibile principalmente agli impegni assunti dalla <strong>Banca</strong> nell’ambito<br />

dei NAB (cfr. Oro, attività e passività in valuta) sulla base di quanto previsto dal<br />

decreto legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito dalla legge 26 febbraio <strong>2011</strong>,<br />

n. 10.<br />

La <strong>Banca</strong> aderisce ai Programmi di prestito titoli automatici gestiti da intermediari<br />

specializzati sia sui titoli inclusi nelle attività in valuta estera sia sul portafoglio<br />

dei covered bond. Il valore di mercato dei titoli prestati dalla <strong>Banca</strong> d’Italia attraverso<br />

tali programmi è pari a 1.181 milioni per i titoli in valuta e a 1.441 milioni per i<br />

covered bond.<br />

Commento alle voci del conto economico<br />

L’utile netto è pari a 1.129 milioni (852 nel precedente esercizio).<br />

[14] interessi attivi netti (voce 1)<br />

Gli Interessi attivi netti aumentano di 566 milioni (da 3.200 a 3.766 milioni), principalmente<br />

per la maggiore consistenza del portafoglio titoli in euro, cui è associato un rendimento<br />

più elevato rispetto alle altre attività finanziarie. L’incremento del portafoglio ha<br />

riflesso anche gli acquisti di titoli di Stato nell’ambito del Securities Markets Programme.<br />

Interessi attivi (sottovoce 1.1) (1)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.33<br />

VOCI <strong>2011</strong> 2010 Variazioni<br />

su attività in euro 5.351.774 3.852.025 1.499.749<br />

titoli 4.243.806 3.122.390 1.121.416<br />

operazioni di rifinanziamento 928.902 303.033 625.869<br />

saldi intra SEBC 152.093 414.945 -262.852<br />

diversi 26.973 11.657 15.316<br />

su attività in valuta estera 319.114 394.470 -75.356<br />

crediti verso l’FMI 41.695 27.494 14.201<br />

titoli 271.168 358.015 -86.847<br />

altre attività 6.251 8.961 -2.710<br />

Totale 5.670.888 4.246.495 1.424.393<br />

(1) Gli interessi sulle attività finanziarie a fronte di riserve, accantonamenti e fondi sono evidenziati in uno specifico e distinto margine<br />

reddituale (cfr. Risultato netto delle attività finanziarie a fronte di riserve, accantonamenti e fondi).<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

331


332<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Tra gli interessi attivi sulle attività in euro, in particolare:<br />

– aumentano gli interessi su titoli per effetto sia <strong>della</strong> crescita <strong>della</strong> consistenza media<br />

annua dell’aggregato di riferimento sia per l’aumento dei tassi medi di rendimento.<br />

Gli interessi si riferiscono:<br />

a) per 827 milioni, come nel 2010, ai titoli di Stato ricevuti dal concambio ex lege<br />

289 del 2002;<br />

b) per 299 milioni (263 nel 2010), ai titoli detenuti per finalità di politica monetaria<br />

connessi con i due programmi di acquisto Covered Bond Purchase<br />

Programme;<br />

c) per 882 milioni (262 nel 2010), ai titoli detenuti per finalità di politica monetaria<br />

connessi con il Securities Markets Programme;<br />

d) per 2.236 milioni (1.770 nel 2010), agli altri titoli obbligazionari;<br />

– crescono in misura significativa gli interessi sulle operazioni di rifinanziamento principali<br />

(da 47 a 330 milioni) e a più lungo termine (da 255 a 597 milioni) entrambi<br />

per effetto del rilevante aumento <strong>della</strong> consistenza media e, in misura minore, per il<br />

maggior livello medio dei tassi di rendimento registrato nel corso dell’anno;<br />

Nel <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha modificato quattro volte i tassi di interesse dell’Eurosistema.<br />

Nei mesi di aprile e di luglio il Consiglio è intervenuto con due aumenti di 25 punti base sulle<br />

operazioni di rifinanziamento principali e contestualmente sulle operazioni di rifinanziamento marginale<br />

e sui depositi overnight presso le banche centrali; nei mesi di novembre e di dicembre con due<br />

diminuzioni di pari misura, riportando i tassi agli stessi livelli del 2010. Alla fine del <strong>2011</strong> il tasso sulle<br />

operazioni di rifinanziamento principali era pertanto pari all’1,00 per cento; il tasso di interesse sulle<br />

operazioni di rifinanziamento marginale e il tasso di interesse sui depositi overnight presso le banche<br />

centrali erano pari, rispettivamente, all’1,75 e allo 0,25 per cento.<br />

– diminuiscono gli interessi intra SEBC sui saldi TARGET2 a credito <strong>della</strong> <strong>Banca</strong><br />

(da 353 a 74 milioni) per la riduzione <strong>della</strong> consistenza media dell’aggregato di<br />

riferimento che a partire dalla seconda metà del mese di luglio ha presentato stabilmente<br />

saldi a debito. Aumentano invece (da 62 a 78 milioni) gli interessi sui<br />

crediti equivalenti al trasferimento delle riserve alla BCE per il maggior livello<br />

medio dei tassi di rendimento;<br />

La posizione connessa con l’operatività del sistema TARGET2, ad eccezione dei saldi non remunerati<br />

riferibili al regolamento delle operazioni con la BCE relativi ai programmi di finanziamento in<br />

valuta a controparti dell’area dell’euro, è remunerata al tasso marginale di interesse sulle operazioni di<br />

rifinanziamento principali. I crediti equivalenti al trasferimento delle riserve alla BCE sono remunerati<br />

in base allo stesso tasso applicato sui saldi TARGET2 ridotto del 15 per cento per tener conto <strong>della</strong> parte<br />

di riserve trasferite rappresentata dall’oro, componente infruttifera.<br />

– aumentano, nell’ambito degli interessi diversi, quelli su operazioni di pronti contro<br />

termine su titoli in euro (da 5 a 24 milioni) principalmente per effetto del<br />

maggior ricorso a tali operazioni.<br />

Tra gli interessi su attività in valuta estera, diminuiscono quelli su titoli, principalmente<br />

a motivo del minor livello medio dei tassi di rendimento. Risultano invece<br />

in aumento gli interessi sui crediti verso l’FMI prevalentemente per il maggior tasso<br />

medio di rendimento (cfr. il paragrafo Commento alle voci dello stato patrimoniale: Oro,<br />

attività e passività in valuta).<br />

BANCA D’ITALIA


Interessi passivi (sottovoce 1.2)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.34<br />

VOCI <strong>2011</strong> 2010 Variazioni<br />

su passività in euro 1.874.258 1.024.260 849.998<br />

disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria 894.443 685.148 209.295<br />

fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato 7.237 5.499 1.738<br />

depositi di riserva in conto corrente 319.301 264.252 55.049<br />

saldi intra SEBC 612.617 57.121 555.496<br />

diversi 40.660 12.240 28.420<br />

su passività in valuta estera 30.887 22.399 8.488<br />

assegnazioni di DSP da parte dell’FMI 29.692 21.986 7.706<br />

diversi 1.195 413 782<br />

Totale 1.905.145 1.046.659 858.486<br />

Tra gli interessi su passività in euro aumentano, in particolare:<br />

– gli interessi sulle disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria, in seguito<br />

all’aumento del tasso medio di remunerazione, solo in parte compensato dalla<br />

diminuzione <strong>della</strong> consistenza media annua del conto;<br />

Il conto disponibilità del Tesoro è remunerato su base giornaliera − come previsto dalla nuova<br />

convenzione tra la <strong>Banca</strong> d’Italia e il Ministero dell’Economia e delle finanze in vigore dal 30 novembre<br />

<strong>2011</strong> − nei limiti <strong>della</strong> giacenza massima di un miliardo, al tasso marginale delle operazioni di<br />

rifinanziamento principali dell’Eurosistema. Fino al 29 novembre il tasso applicato ai fini <strong>della</strong> remunerazione<br />

era uguale a quello medio dei BOT emessi nel periodo di riferimento. Gli interessi sul conto<br />

disponibilità del Tesoro del <strong>2011</strong> comprendono quelli integrativi, pari a 192 milioni (240 nell’esercizio<br />

precedente), riconosciuti al Tesoro ai sensi del decreto del Presidente <strong>della</strong> Repubblica 30 dicembre<br />

2003, n. 398 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di debito pubblico),<br />

in quanto il tasso di riferimento per la remunerazione del conto è risultato inferiore al rendimento dei<br />

titoli a suo tempo acquisiti dalla <strong>Banca</strong> per la costituzione delle relative disponibilità e non ancora<br />

giunti a scadenza (invariati a 3 miliardi). I depositi vincolati a scadenza aperti dal Ministero sono<br />

remunerati al tasso Eurepo (tasso di riferimento del mercato dei pronti contro termine europeo rilevato<br />

dalla Federazione bancaria europea). Al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato è applicato il tasso<br />

previsto per la quota remunerabile del conto disponibilità del Tesoro.<br />

– gli interessi sui depositi di riserva in conto corrente, per effetto dell’aumento del<br />

tasso di remunerazione, parzialmente compensato dalla diminuzione <strong>della</strong> consistenza<br />

media dei depositi;<br />

La misura <strong>della</strong> remunerazione dei conti per la riserva obbligatoria è pari al valore medio, nel<br />

periodo di mantenimento, dei tassi marginali delle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema.<br />

La riserva in eccesso rispetto a quella dovuta non è remunerata.<br />

– gli interessi intra SEBC, soprattutto a causa degli interessi sui saldi a debito <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> connessi con l’operatività del sistema TARGET2 (579 milioni). Nel 2010<br />

la partecipazione al sistema TARGET2 aveva determinato per la <strong>Banca</strong> quasi<br />

esclusivamente saldi a credito. Nell’ambito <strong>della</strong> voce risultano invece in flessione<br />

gli interessi sui saldi derivanti dall’allocazione delle banconote in euro all’interno<br />

dell’Eurosistema (da 57 a 34 milioni), per la minore consistenza media annua<br />

dell’aggregato di riferimento (cfr. il paragrafo Commento alle voci dello stato patrimoniale:<br />

Rapporti intra Eurosistema);<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

333


334<br />

I saldi derivanti dall’allocazione delle banconote in euro all’interno dell’Eurosistema sono remunerati<br />

al tasso marginale delle operazioni di rifinanziamento principali.<br />

– gli interessi diversi che comprendono quelli relativi alla clientela ERMS (da 5 a<br />

23 milioni), ai depositi overnight (da 4 a 6 milioni) e alle altre disponibilità del<br />

Tesoro presso l’Istituto (da 2 a 9 milioni). Queste ultime includono dalla fine del<br />

mese di novembre anche i depositi vincolati aperti in seguito alla stipula <strong>della</strong> citata<br />

convenzione con il Ministero dell’Economia e delle finanze (cfr. il paragrafo<br />

Commento alle voci dello stato patrimoniale: Passività verso la Pubblica amministrazione<br />

e altre controparti).<br />

Tra gli interessi sulle passività in valuta, aumentano in particolare quelli sui DSP,<br />

per effetto dei maggiori tassi medi applicati.<br />

[15] Risultato netto da operazioni finanziarie, svalutazioni e trasferimenti ai/dai<br />

fondi rischi (voce 2)<br />

Il risultato del <strong>2011</strong> comprende in particolare:<br />

– utili netti da negoziazione in cambi (265 milioni) derivanti in massima parte da<br />

vendite di attività in yen e dollari;<br />

– utili netti da negoziazione su titoli in valuta (214 milioni) originati prevalentemente<br />

da vendite di titoli denominati in dollari e sterline inglesi;<br />

– utili netti su altre operazioni finanziarie che includono i proventi delle operazioni<br />

di prestito titoli (13 milioni);<br />

– svalutazioni da prezzo su titoli in euro (370 milioni) e su titoli in valuta (13 milioni,<br />

principalmente in dollari);<br />

– l’attribuzione al fondo rischi generali per 1.400 milioni.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Risultato netto da operazioni finanziarie, svalutazioni<br />

e trasferimenti ai/dai fondi rischi (voce 2)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.35<br />

VOCI <strong>2011</strong> 2010 Variazioni (1)<br />

Utili (+) e perdite (-) realizzati su operazioni finanziarie 492.610 337.418 155.192<br />

da negoziazione in cambi 264.527 88.822 175.705<br />

da negoziazione in titoli in euro -249 21.271 -21.520<br />

da negoziazione in titoli in valuta 214.031 227.163 -13.132<br />

su contratti derivati in valuta 1.644 69 1.575<br />

su altre operazioni 12.657 93 12.564<br />

Svalutazioni (-) di attività e posizioni finanziarie -383.087 -196.855 -186.232<br />

da cambio<br />

da prezzo<br />

-2 – -2<br />

– titoli in euro -370.297 -116.605 -253.692<br />

– titoli in valuta -12.788 -80.250 67.462<br />

Accantonamenti (-) al fondo rischi generali per rischi di cambio,<br />

di prezzo e di credito -1.400.000 -1.350.000 -50.000<br />

Totale -1.290.477 -1.209.437 -81.040<br />

(1) La variazione negativa evidenzia minori utili o maggiori perdite/svalutazioni; quella positiva maggiori utili o minori perdite/svalutazioni.<br />

BANCA D’ITALIA


[16] Risultato netto da tariffe e commissioni (voce 3)<br />

Il risultato netto diminuisce di 2 milioni (da 18 a 16). Le Tariffe e commissioni attive<br />

comprendono, in particolare: le tariffe dovute dai partecipanti al sistema TARGET2<br />

(6 milioni), le provvigioni sui servizi finanziari effettuati per conto di Amministrazioni<br />

pubbliche (5 milioni), le tariffe per le dichiarazioni sostitutive di protesto (4 milioni),<br />

quelle per i servizi di Correspondent Central Banking Model (2 milioni) e per il servizio<br />

di prima informazione <strong>della</strong> Centrale dei rischi (2 milioni). Le Tariffe e commissioni passive<br />

si riferiscono prevalentemente al servizio di gestione accentrata dei titoli (7 milioni).<br />

[17] Rendite da partecipazioni (voce 4)<br />

La voce Rendite da partecipazioni diminuisce di 116 milioni (147 rispetto ai 263<br />

dell’anno precedente) e comprende:<br />

– la parte spettante all’Istituto degli utili conseguiti dalla BCE nell’esercizio 2010 e<br />

distribuiti nel <strong>2011</strong> (31 milioni);<br />

– la quota (116 milioni) spettante alla <strong>Banca</strong> d’Italia del reddito da signoraggio <strong>della</strong><br />

BCE sulle banconote. Nell’anno precedente la BCE aveva trattenuto l’intero reddito<br />

derivante dal signoraggio e dai titoli del Securities Markets Programme.<br />

Nel <strong>2011</strong> il reddito <strong>della</strong> BCE derivante dai titoli detenuti nell’ambito del Securities Markets<br />

Programme e parte di quello relativo al signoraggio sulla quota dell’8 per cento delle banconote a essa<br />

attribuite sono stati trattenuti dalla BCE stessa per alimentare il fondo su rischi di cambio, di tasso di<br />

interesse, di credito e di prezzo dell’oro. La restante parte del reddito da signoraggio è stata distribuita<br />

alle BCN dell’Eurosistema sotto forma di acconto sul dividendo (cfr. il paragrafo: Principi, criteri e schemi<br />

di bilancio). A integrazione dell’acconto già corrisposto a titolo di dividendo, alla <strong>Banca</strong> d’Italia è<br />

stato versato nel mese di marzo 2012 un ulteriore importo di 14 milioni.<br />

[18] Risultato netto <strong>della</strong> redistribuzione del reddito monetario (voce 5)<br />

Il risultato del <strong>2011</strong>, pari a 590 milioni, riflette:<br />

– il risultato <strong>della</strong> redistribuzione del reddito monetario, positivo per 357 milioni<br />

(303 milioni nel 2010);<br />

– l’effetto, positivo per 7 milioni, <strong>della</strong> rideterminazione <strong>della</strong> redistribuzione del<br />

reddito monetario relativo a esercizi precedenti;<br />

– la riduzione del fondo connesso con le operazioni di politica monetaria, pari a 226<br />

milioni (cfr. il paragrafo Commento alle voci dello stato patrimoniale: Accantonamenti<br />

e Fondo rischi generali).<br />

Il risultato <strong>della</strong> redistribuzione del reddito monetario del <strong>2011</strong> rappresenta la differenza tra il<br />

reddito monetario accentrato dalla <strong>Banca</strong>, 2.445 milioni, e quello alla stessa redistribuito, 2.802 milioni.<br />

Il reddito monetario (da accentrare) di ciascuna BCN è pari al reddito annuo che essa ottiene<br />

da specifiche attività (cosiddette earmarkable) detenute in contropartita delle passività di riferimento<br />

(liability base).<br />

La liability base di ciascuna BCN è costituita principalmente da: banconote in circolazione; passività<br />

verso istituzioni creditizie dell’area dell’euro relative a operazioni di politica monetaria denominate<br />

in euro; passività intra Eurosistema (nette) risultanti dalle transazioni TARGET2; passività intra<br />

Eurosistema (nette) derivanti dall’allocazione delle banconote in euro all’interno dell’Eurosistema. Gli<br />

interessi corrisposti sulle passività incluse nella liability base vengono dedotti dal reddito monetario da<br />

accentrare.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

335


336<br />

Gli attivi earmarkable di ciascuna BCN sono costituiti principalmente da: rifinanziamento a istituzioni<br />

creditizie dell’area dell’euro per operazioni di politica monetaria; titoli detenuti per finalità di<br />

politica monetaria; crediti intra Eurosistema equivalenti al trasferimento delle riserve alla BCE; crediti<br />

intra Eurosistema (netti) risultanti dalle transazioni TARGET2; crediti intra Eurosistema (netti) derivanti<br />

dall’allocazione delle banconote in euro all’interno dell’Eurosistema; un determinato ammontare di<br />

oro e crediti in oro proporzionato alla quota di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE. L’oro è considerato<br />

infruttifero; i titoli detenuti per finalità di politica monetaria, acquistati nell’ambito dei Covered Bond<br />

Purchase Programme (decisioni 2 luglio 2009, n. 16 e 3 novembre <strong>2011</strong>, n. 17 del Consiglio direttivo<br />

<strong>della</strong> BCE), sono considerati fruttiferi in misura pari all’ultimo tasso marginale applicato alle operazioni<br />

di rifinanziamento principali dell’Eurosistema. Qualora l’ammontare degli attivi earmarkable<br />

ecceda o sia inferiore alla liability base, la differenza è compensata applicando alla stessa il tasso marginale<br />

delle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema.<br />

Il reddito monetario complessivamente accentrato dall’Eurosistema viene redistribuito a ciascuna<br />

BCN in base alla rispettiva quota di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE.<br />

[19] Risultato netto delle attività finanziarie a fronte di riserve, accantonamenti e<br />

fondi (voce 6)<br />

Il minor risultato riflette principalmente le svalutazioni derivanti dall’adeguamento<br />

al prezzo di fine esercizio dei titoli del comparto azionario e degli investimenti in<br />

quote di OICR, solo in parte compensato dall’aumento degli interessi sui titoli obbligazionari.<br />

Risultano in diminuzione anche gli utili netti da negoziazione.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Risultato netto delle attività finanziarie a fronte di riserve,<br />

accantonamenti e fondi (voce 6)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.36<br />

VOCI <strong>2011</strong> 2010 Variazioni<br />

Interessi 1.066.284 951.700 114.584<br />

riserve statutarie 331.118 306.512 24.606<br />

altre riserve, accantonamenti e fondi 735.166 645.188 89.978<br />

Dividendi da azioni e partecipazioni 234.402 246.933 -12.531<br />

riserve statutarie 143.058 158.664 -15.606<br />

altre riserve, accantonamenti e fondi 91.344 88.269 3.075<br />

Utili e perdite da negoziazione e realizzo 29.190 88.805 -59.615<br />

riserve statutarie 17.025 39.436 -22.411<br />

altre riserve, accantonamenti e fondi 12.165 49.369 -37.204<br />

Svalutazioni -280.806 -74.292 -206.514<br />

riserve statutarie -193.361 -57.110 -136.251<br />

altre riserve, accantonamenti e fondi -87.445 -17.182 -70.263<br />

Altre componenti 27.949 24.460 3.489<br />

riserve statutarie 18.125 15.031 3.094<br />

altre riserve, accantonamenti e fondi 9.824 9.429 395<br />

Totale 1.077.019 1.237.606 -160.587<br />

BANCA D’ITALIA


[20] altre rendite (voce 8)<br />

Il dettaglio delle Altre rendite è riportato di seguito:<br />

Altre rendite (voce 8)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.37<br />

VOCI <strong>2011</strong> 2010 Variazioni<br />

Fitti attivi da locazione immobili 27.026 25.086 1.940<br />

Procedure, studi e progettazioni completate 10.357 13.967 -3.610<br />

Diverse 71.933 33.529 38.404<br />

Totale 109.316 72.582 36.734<br />

Le rendite diverse comprendono i rimborsi effettuati dalle BCN dell’Eurosistema<br />

in relazione allo sviluppo di piattaforme, applicazioni e infrastrutture informatiche realizzate<br />

dalla <strong>Banca</strong> d’Italia in collaborazione con le altre banche centrali provider. In<br />

particolare, nel <strong>2011</strong> sono inclusi rimborsi per la piattaforma TARGET2 per 22 milioni<br />

(come nel 2010) e TARGET2-Securities per 36 milioni.<br />

[21] attribuzione del rendimento dell’investimento alle riserve statutarie (voce 9)<br />

Come previsto dall’art. 40 dello Statuto, i redditi degli investimenti delle riserve<br />

ordinaria e straordinaria confluiscono nelle riserve stesse. L’attribuzione dell’esercizio<br />

<strong>2011</strong> è diminuita rispetto al 2010 da 463 a 316 milioni principalmente per effetto delle<br />

maggiori svalutazioni da prezzo solo in parte compensate dalla crescita degli interessi<br />

(cfr. Risultato netto delle attività finanziarie a fronte di riserve, accantonamenti e fondi).<br />

[22] Spese e oneri diversi (voce 10)<br />

Le Spese e oneri diversi comprendono:<br />

Spese e oneri diversi (voce 10)<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.38<br />

VOCI <strong>2011</strong> 2010 Variazioni<br />

Stipendi e oneri accessori per il personale in servizio 690.604 693.266 -2.662<br />

Altre spese relative al personale 63.291 72.077 -8.786<br />

Accantonamenti per oneri maturati e a garanzia del TQP 83.996 107.506 -23.510<br />

TQP – 23.913 -23.913<br />

oneri maturati e non ancora erogati 83.782 83.394 388<br />

altri 214 199 15<br />

Pensioni e indennità di fine rapporto corrisposte 387.154 394.022 -6.868<br />

Compensi per organi collegiali centrali e periferici 3.185 3.667 -482<br />

Spese di amministrazione 420.139 437.530 -17.391<br />

Ammortamenti delle immobilizzazioni materiali e immateriali 186.673 185.656 1.017<br />

Costi per servizi di produzione di banconote – 3.961 -3.961<br />

Altre spese 27.471 23.294 4.177<br />

Totale 1.862.513 1.920.979 -58.466<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

337


338<br />

Le spese e oneri diversi si riducono di 58 milioni anche per effetto dell’entrata a regime<br />

delle misure di riorganizzazione aziendale e delle altre iniziative di contenimento dei costi.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

CARRIERE<br />

Compagine del personale<br />

Numero medio<br />

dei dipendenti<br />

in servizio<br />

Tavola 22.39<br />

Rapporti di composizione<br />

(percentuale)<br />

<strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010<br />

Direttiva 2.036 2.066 29,0 28,7<br />

Operativa 4.081 4.130 58,2 57,4<br />

Servizi generali e di sicurezza 427 512 6,1 7,1<br />

Operaia 469 486 6,7 6,8<br />

Totale 7.013 7.194 100,0 100,0<br />

Personale a contratto 33 32<br />

La spesa per il personale (compreso quello a contratto) nelle sue componenti di<br />

stipendi (inclusi gli emolumenti per prestazioni straordinarie), oneri accessori (contributi<br />

previdenziali e assistenziali), accantonamenti per oneri maturati e non ancora<br />

erogati e altre spese per il personale (comprese quelle relative a diarie per missioni e<br />

trasferimenti) si è ragguagliata a 819 milioni, in diminuzione rispetto all’anno precedente<br />

(830 milioni). La dinamica <strong>della</strong> spesa per il personale riflette, da un lato, i provvedimenti<br />

riduttivi adottati dalla <strong>Banca</strong> in coerenza con i principi stabiliti dal decreto<br />

legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e, dall’altro,<br />

gli adeguamenti riconosciuti a titolo di indennità di vacanza contrattuale. Il numero<br />

medio dei dipendenti, ricalcolato sulla base <strong>della</strong> metodologia del full time equivalent<br />

(tenendo conto in senso incrementativo delle prestazioni aggiuntive e in senso riduttivo<br />

del part-time e delle assenze non retribuite), è pari a 7.491. La relativa spesa media<br />

pro capite si attesta a 92.200 euro per stipendi lordi e oneri accessori e a 109.300 euro<br />

considerando le altre componenti di costo sopra indicate.<br />

Nel <strong>2011</strong> non sono state effettuate assegnazioni annuali al TQP (cfr. il paragrafo<br />

Commento alle voci dello stato patrimoniale: Accantonamenti e Fondo rischi generali). La<br />

diminuzione <strong>della</strong> spesa per Pensioni e indennità di fine rapporto corrisposte è ascrivibile<br />

alla riduzione <strong>della</strong> componente riferita alle indennità di fine rapporto per effetto delle<br />

minori cessazioni dal servizio.<br />

I Compensi per organi collegiali centrali e periferici comprendono, in particolare, gli<br />

emolumenti cumulativamente attribuiti ai tredici Consiglieri superiori, pari a 371.020<br />

euro, ai cinque componenti il Collegio sindacale, pari a 137.430 euro e al Direttorio.<br />

Gli emolumenti spettanti nell’anno ai singoli membri del Direttorio sono:<br />

– per il Governatore 757.714 euro;<br />

– per il Direttore generale 593.303 euro;<br />

– per ciascuno dei Vice direttori generali 441.057 euro.<br />

Per i membri titolari di trattamento pensionistico a carico <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> gli emolumenti<br />

sopra indicati, all’atto dell’erogazione, sono decurtati dell’importo corrispondente<br />

a detto trattamento pensionistico, ricompreso tra le Pensioni e indennità di fine<br />

rapporto corrisposte (sottovoce 10.4). Su quanto da corrispondere a titolo di compenso<br />

viene detratto il 10 per cento in base ai principi stabiliti nel citato decreto legge 31<br />

maggio 2010, n. 78, art. 6, 3° comma, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.<br />

BANCA D’ITALIA


Le Spese di amministrazione registrano una riduzione di 17 milioni, pari a circa il<br />

4 per cento; al loro interno sono diminuite di 8 milioni (da 75 a 67) le spese di manutenzione<br />

degli immobili, di 6 milioni (da 75 a 69) gli oneri per i servizi di sicurezza e<br />

scorta valori e di 5 milioni (da 19 a 14) le spese per il noleggio di macchinari e (da 36<br />

a 31) i costi per il noleggio e la manutenzione del software esterno. Si incrementano<br />

invece di un milione (da 16 a 17) gli oneri per teletrasmissioni. Sono rimasti sostanzialmente<br />

stabili gli oneri per materie prime e materiali per la produzione delle banconote<br />

(30 milioni), i costi per l’assistenza sistemistica (30 milioni), i costi delle utenze (27<br />

milioni) e le spese di partecipazione al sistema TARGET2 (9 milioni).<br />

La <strong>Banca</strong> d’Italia nel <strong>2011</strong> non ha sostenuto costi per servizi di produzione di<br />

banconote all’esterno dell’Istituto (4 milioni nel 2010).<br />

Le Altre spese, pari a 27 milioni, includono oneri di natura fiscale per 17 milioni,<br />

di cui 11 per ICI.<br />

[23] proventi e oneri straordinari (voce 12)<br />

I Proventi e oneri straordinari presentano un ammontare negativo per 6 milioni. I<br />

proventi, pari a 26 milioni, includono, in particolare, i rimborsi assicurativi riconosciuti<br />

all’Istituto a titolo definitivo per gli immobili <strong>della</strong> città de L’Aquila danneggiati dal<br />

sisma del 2009 (22 milioni che si aggiungono all’acconto già percepito nel 2010 di 10<br />

milioni) e partite attive di natura fiscale (2 milioni). Gli oneri, pari a 32 milioni, comprendono<br />

le spese di ripristino sostenute nel <strong>2011</strong> per immobili <strong>della</strong> città de L’Aquila<br />

(3 milioni) e l’adeguamento dell’accantonamento al fondo per oneri per le ulteriori spese<br />

di ripristino già programmate ma ancora da sostenere (19 milioni). Sono inoltre inclusi<br />

nella voce oneri di natura fiscale (6 milioni).<br />

[24] imposte sul reddito dell’esercizio e sulle attività produttive (voce 13)<br />

Le imposte di competenza dell’esercizio, pari a 1.101 milioni, comprendono sia le<br />

imposte correnti dovute all’erario sia la variazione delle attività e passività per imposte<br />

differite (cfr. la sottovoce Imposte differite attive nel paragrafo Commento alle voci dello<br />

stato patrimoniale: Altre attività).<br />

In particolare, l’Ires dell’esercizio è riferibile per 416 milioni alle imposte correnti<br />

dell’anno iscritte al fondo imposte, per 416 milioni alla diminuzione delle attività per<br />

imposte differite derivante dalla compensazione delle perdite fiscali pregresse con il 50<br />

per cento del reddito imponibile dell’anno; la variazione netta delle restanti componenti<br />

<strong>della</strong> fiscalità differita ha determinato un ulteriore onere per complessivi 64 milioni.<br />

Nel complesso, l’Ires dell’anno, comprensiva <strong>della</strong> fiscalità differita, ammonta a 896<br />

milioni (774 nel 2010).<br />

L’IRAP ha comportato un onere complessivo di 205 milioni (151 nel 2010), quale<br />

risultante di 196 milioni per imposte correnti iscritte nel fondo imposte e di 9 milioni<br />

per variazioni <strong>della</strong> fiscalità differita.<br />

Per l’analisi delle fattispecie che hanno originato la fiscalità differita, attiva e passiva,<br />

cfr. il paragrafo Commento alle voci dello stato patrimoniale: Altre attività.<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

339


340<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Imposte sul reddito dell’esercizio (voce 13)<br />

(migliaia di euro)<br />

VOCI <strong>2011</strong> 2010<br />

Tavola 22.40<br />

Imposte correnti (-) -612.100 -478.900<br />

Variazione delle imposte differite attive (+/-) -489.047 -445.858<br />

Variazione delle imposte differite passive (+/-) -92 103<br />

Imposte di competenza dell’esercizio (-) -1.101.239 -924.655<br />

Imposte differite attive - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.41<br />

VOCI Ires IRAP Totale<br />

Importo iniziale 5.554.655 25.949 5.580.604<br />

Aumenti 24.823 2.394 27.217<br />

Imposte anticipate rilevate nell’esercizio 23.444 289 23.733<br />

Nuove imposte o incrementi di aliquote fiscali – 2.047 2.047<br />

Altri aumenti 1.379 58 1.437<br />

Diminuzioni -505.227 -11.045 -516.272<br />

Imposte anticipate annullate nell’esercizio -505.227 -11.045 -516.272<br />

di cui: relative a perdite fiscali di esercizi precedenti -416.225 – -416.225<br />

Importo finale 5.074.251 17.298 5.091.549<br />

Imposte differite passive - movimenti<br />

(migliaia di euro)<br />

Tavola 22.42<br />

VOCI Ires (1) IRAP Totale<br />

Importo iniziale 6.525 1.136 7.661<br />

Aumenti 1.226 303 1.529<br />

Imposte differite rilevate nell’esercizio 1.226 177 1.403<br />

Nuove imposte o incrementi di aliquote fiscali – 126 126<br />

Diminuzioni -1.234 -211 -1.445<br />

Imposte differite annullate nell’esercizio -1.234 -211 -1.445<br />

Importo finale 6.517 1.228 7.745<br />

(1) Le imposte differite passive a fini Ires vengono incluse, con segno negativo, nella sottovoce 11.6 imposte differite attive. Pertanto,<br />

l’ammontare complessivo delle imposte differite comprese in tale sottovoce è pari a 5.085 milioni (5.574 nel 2010).<br />

BANCA D’ITALIA


pRopoSte del conSiGlio SUpeRioRe<br />

In applicazione degli articoli 38 e 39 dello Statuto il Consiglio superiore, udito<br />

il favorevole riferimento del Collegio sindacale, propone che l’utile netto di euro<br />

1.129.175.577 conseguito nell’esercizio <strong>2011</strong> venga così ripartito:<br />

euro<br />

– alla Riserva ordinaria, nella misura del 20 per cento .................... 225.835.115<br />

– ai Partecipanti, in ragione del 6 per cento del capitale ................. 9.360<br />

– alla Riserva straordinaria, nella misura del 20 per cento .............. 225.835.115<br />

– ai Partecipanti, nella misura del 4 per cento del capitale,<br />

a integrazione del dividendo ....................................................... 6.240<br />

– allo Stato, la restante somma di ................................................... 677.489.747<br />

Totale ...................................... 1.129.175.577<br />

A norma dell’art. 40 dello Statuto, il Consiglio superiore propone, inoltre, la distribuzione<br />

ai Partecipanti – a valere sul fruttato delle riserve ordinaria e straordinaria<br />

– di un ulteriore importo di 67.050.000 euro, pari allo 0,50 per cento (come nell’esercizio<br />

precedente) dell’ammontare complessivo delle riserve al 31 dicembre 2010.<br />

Pertanto ai Partecipanti verrebbe corrisposto l’importo complessivo di euro<br />

67.065.600 pari a 223,552 euro per ogni quota di partecipazione.<br />

IL GOVERNATORE<br />

Ignazio Visco<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

341


342<br />

23. documentazione allegata al bilancio<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

<strong>Relazione</strong> del collegio Sindacale<br />

SUL CENTODICIOTTESIMO ESERCIZIO DELLA BANCA D’ITALIA<br />

E SUL BILANCIO AL 31 DICEMBRE <strong>2011</strong><br />

Signori Partecipanti,<br />

abbiamo esaminato il bilancio dell’esercizio <strong>2011</strong> <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, redatto secondo<br />

i principi e i criteri contabili e di valutazione, deliberati dal Consiglio superiore<br />

e da noi condivisi, analiticamente illustrati nella nota integrativa.<br />

Il nostro esame sul bilancio è stato svolto secondo i principi di comportamento del<br />

Collegio sindacale raccomandati dai Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e<br />

degli Esperti Contabili. Tali principi sono stati anche tenuti presenti nello svolgimento<br />

delle funzioni di controllo contabile effettuate ai sensi dell’art. 19 dello Statuto <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

A nostro giudizio, il bilancio d’esercizio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia al 31 dicembre <strong>2011</strong> è<br />

conforme ai principi e ai criteri contabili e di valutazione indicati nella nota integrativa.<br />

Gli stessi sono aderenti alle norme vigenti e riflettono, in particolare, le regole contabili<br />

armonizzate dettate dal Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE e recepite ai fini <strong>della</strong> rendicontazione<br />

di esercizio ai sensi dell’art. 8 del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43.<br />

La contabilità è tenuta regolarmente secondo principi e regole conformi alle norme<br />

vigenti. Le singole poste di bilancio, oggetto di verifica anche da parte <strong>della</strong> società<br />

di revisione, sono state da noi confrontate con le risultanze contabili e trovate a queste<br />

conformi.<br />

L’iscrizione nello stato patrimoniale delle imposte differite attive, originatesi prevalentemente<br />

dal riporto in avanti <strong>della</strong> residua perdita fiscale derivante dall’operazione<br />

di concambio di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, si basa sulla ragionevole<br />

certezza – tenuto conto delle prospettive reddituali dell’Istituto – di recuperarne fiscalmente<br />

l’intero ammontare. In relazione alle risultanze dell’esercizio, le attività per<br />

imposte differite diminuiscono di 489 milioni (da 5.574 a 5.085 milioni).<br />

Il Consiglio superiore ha deliberato di assegnare 1.400 milioni al fondo rischi<br />

generali.<br />

Vi attestiamo che la consistenza complessiva dei fondi rischi e degli accantonamenti<br />

è da noi giudicata prudente. In particolare, gli “accantonamenti a garanzia del<br />

trattamento di quiescenza del personale” presentano una limitata eccedenza di circa 61<br />

milioni rispetto al complesso degli impegni per pensioni e indennità di fine rapporto al<br />

31 dicembre <strong>2011</strong> che resta prudenzialmente allocata nella predetta voce.<br />

BANCA D’ITALIA


Il bilancio che viene sottoposto alla Vostra approvazione chiude con le seguenti<br />

risultanze:<br />

Attività ................................................................................... € 538.978.090.921<br />

Passività .................................................................................. € 516.104.337.170<br />

Capitale e riserve .................................................................... € 21.744.578.174<br />

Utile netto dell’esercizio ......................................................... € 1.129.175.577<br />

I conti d’ordine, pari a 549.204.890.252 euro, rappresentano impegni, operazioni<br />

a termine, garanzie ricevute e prestate, depositi di terzi in titoli e valori.<br />

Abbiamo esaminato la relazione sulla gestione che correda il bilancio di esercizio e<br />

la riteniamo coerente con il bilancio stesso.<br />

Il Consiglio superiore Vi propone, ai sensi dell’art. 39 dello Statuto, il seguente<br />

riparto dell’utile netto:<br />

– alla Riserva ordinaria, nella misura del 20 per cento ............ € 225.835.115<br />

– ai Partecipanti, in ragione del 6 per cento del capitale ......... € 9.360<br />

– alla Riserva straordinaria, nella misura del 20 per cento ....... €<br />

– ai Partecipanti, nella misura del 4 per cento del capitale,<br />

225.835.115<br />

a integrazione del dividendo ................................................ € 6.240<br />

– allo Stato, il residuo di ......................................................... € 677.489.747<br />

Totale .................... € 1.129.175.577<br />

Il Consiglio superiore, a norma dell’art. 40 dello Statuto e nel rispetto dei limiti da<br />

esso previsti, propone una ulteriore assegnazione ai Partecipanti pari a 67.050.000 euro<br />

da prelevare dai frutti degli impieghi <strong>della</strong> riserva ordinaria e di quella straordinaria,<br />

corrispondente allo 0,50 per cento dell’importo delle cennate riserve al 31 dicembre<br />

2010.<br />

Nel corso dell’esercizio chiuso al 31 dicembre <strong>2011</strong> abbiamo assistito a tutte le<br />

riunioni del Consiglio superiore e abbiamo eseguito le verifiche e i controlli di competenza,<br />

compresi quelli relativi alle consistenze di cassa e dei valori <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> e dei terzi,<br />

accertando sempre l’osservanza <strong>della</strong> legge, dello Statuto e del Regolamento generale<br />

<strong>della</strong> <strong>Banca</strong>. L’attività delle Unità periferiche è stata da noi seguita, ai sensi degli artt.<br />

19 e 20 dello Statuto, con l’ausilio dei Censori delle Sedi e delle Succursali, ai quali<br />

rivolgiamo un sentito ringraziamento.<br />

Signori Partecipanti,<br />

Vi proponiamo di approvare il bilancio dell’esercizio <strong>2011</strong> che Vi viene sottoposto,<br />

nel suo stato patrimoniale, nel conto economico e nella nota integrativa, assieme<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

343


344<br />

alla proposta di ripartizione dell’utile e a quella dell’assegnazione aggiuntiva ai Partecipanti<br />

ai sensi dell’art. 40 dello Statuto.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

Roma, 26 aprile 2012<br />

IL COLLEGIO SINDACALE<br />

Dario Velo (Presidente)<br />

Giovanni Fiori<br />

Elisabetta Gualandri<br />

Gian Domenico Mosco<br />

Sandro Sandri<br />

BANCA D’ITALIA


dati di bilancio delle Società<br />

contRollate e collegate


346<br />

SIDIEF S.p.A. – SOCIETÀ ITALIANA DI INIZIATIVE<br />

EDILIZIE E FONDIARIE – MILANO<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

STATO PATRIMONIALE AL 31 DICEMBRE <strong>2011</strong><br />

ATTIVO<br />

(importi in euro)<br />

31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010<br />

A Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti – –<br />

B Immobilizzazioni<br />

II Materiali<br />

1) terreni e fabbricati 81.055.434 83.022.535<br />

2) impianti e macchinario – 244<br />

4) altri beni 136.881 138.508<br />

Totale 81.192.315 83.161.287<br />

Totale immobilizzazioni 81.192.315 83.161.287<br />

C Attivo circolante<br />

II Crediti<br />

1) verso clienti 382.778 5.231.409<br />

– entro 12 mesi 382.778 5.231.409<br />

4) verso controllanti – 1.370<br />

– entro 12 mesi – 1.370<br />

4bis) per crediti tributari 61.761 92.434<br />

– entro 12 mesi 61.761 92.434<br />

4ter) per imposte anticipate 1.561.170 1.416.340<br />

– entro 12 mesi 1.561.170 1.416.340<br />

5) verso altri 372.716 284.527<br />

– entro 12 mesi 372.716 284.527<br />

Totale 2.378.425 7.026.080<br />

III Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni<br />

6) altri titoli 20.825.495 15.206.020<br />

Totale 20.825.495 15.206.020<br />

IV Disponibilità liquide<br />

1) depositi bancari e postali 37.881.840 36.266.250<br />

3) denaro e valori in cassa 141 222<br />

Totale 37.881.981 36.266.472<br />

Totale attivo circolante 61.085.901 58.498.572<br />

D Ratei e risconti<br />

Vari 789.232 459.462<br />

Totale ratei e risconti 789.232 459.462<br />

Totale attivo 143.067.448 142.119.321<br />

BANCA D’ITALIA


SIDIEF S.p.A. – SOCIETÀ ITALIANA DI INIZIATIVE<br />

EDILIZIE E FONDIARIE – MILANO<br />

A Patrimonio netto<br />

STATO PATRIMONIALE AL 31 DICEMBRE <strong>2011</strong><br />

PASSIVO<br />

(importi in euro)<br />

31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010<br />

I Capitale 107.000.000 107.000.000<br />

III Riserva di rivalutazione 16.668.304 16.668.304<br />

IV Riserva legale 3.295.426 3.075.384<br />

VII Altre riserve<br />

Riserva straordinaria o facoltativa 2.055.754 2.001.380<br />

Totale 2.055.754 2.001.380<br />

IX Utile d’esercizio 2.475.743 2.200.418<br />

Totale patrimonio netto 131.495.227 130.945.486<br />

B Fondi per rischi e oneri<br />

2) fondi per imposte, anche differite 1.188.921 1.489.590<br />

3) altri (manutenzione immobili) 4.450.000 4.130.000<br />

Totale fondi per rischi e oneri 5.638.921 5.619.590<br />

C Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato 423.418 383.771<br />

D Debiti<br />

6) acconti 80.560 264.800<br />

– entro 12 mesi 80.560 264.800<br />

7) debiti verso fornitori 922.825 863.712<br />

– entro 12 mesi 922.825 863.712<br />

12) debiti tributari 2.451.374 2.387.618<br />

– entro 12 mesi 2.451.374 2.387.618<br />

13) debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale 51.608 52.958<br />

– entro 12 mesi 51.608 52.958<br />

14) altri debiti 1.962.010 1.522.781<br />

– entro 12 mesi 1.962.010 1.522.781<br />

Totale debiti 5.468.377 5.091.869<br />

E Ratei e risconti<br />

Vari 41.505 78.605<br />

Totale ratei e risconti 41.505 78.605<br />

Totale passivo 143.067.448 142.119.321<br />

CONTI D’ORDINE<br />

4) altri conti d’ordine 2.047.726 6.585.487<br />

Totale conti d’ordine 2.047.726 6.585.487<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

347


348<br />

SIDIEF S.p.A. – SOCIETÀ ITALIANA DI INIZIATIVE<br />

EDILIZIE E FONDIARIE – MILANO<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

CONTO ECONOMICO AL 31 DICEMBRE <strong>2011</strong><br />

(importi in euro)<br />

<strong>2011</strong> 2010<br />

A Valore <strong>della</strong> produzione<br />

1) ricavi delle vendite e delle prestazioni 8.054.976 8.017.473<br />

5) altri ricavi e proventi (vari) 309.486 21.822<br />

Totale 309.486 21.822<br />

Totale valore <strong>della</strong> produzione 8.364.462 8.039.295<br />

B Costi <strong>della</strong> produzione<br />

7) per servizi 4.011.537 3.570.950<br />

9) per il personale<br />

a salari e stipendi 378.755 350.653<br />

b oneri sociali 128.508 120.975<br />

c trattamento di fine rapporto 41.285 34.790<br />

e altri costi 3.365 3.042<br />

Totale 551.913 509.460<br />

10) ammortamenti e svalutazioni<br />

b ammortamenti delle immobilizzazioni materiali 951.096 925.381<br />

d svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo circolante<br />

e delle disponibilità liquide 94.000 52.000<br />

Totale 1.045.096 977.381<br />

13) altri accantonamenti 1.190.407 657.386<br />

14) oneri diversi di gestione 1.076.596 1.115.017<br />

Totale costi <strong>della</strong> produzione 7.875.549 6.830.194<br />

Differenza tra valore e costi di produzione (A–B) 488.913 1.209.101<br />

C Proventi e oneri finanziari<br />

16) altri proventi finanziari<br />

c da titoli iscritti nell’attivo circolante 564.139 1.238.260<br />

d proventi diversi dai precedenti (altri) 875.354 215.387<br />

Totale 1.439.493 1.453.647<br />

17) interessi e altri oneri finanziari (altri) 10.495 572.546<br />

Totale 10.495 572.546<br />

Totale proventi e oneri finanziari 1.428.998 881.101<br />

D Rettifiche di valore di attività finanziarie<br />

19) svalutazioni:<br />

c di titoli iscritti nell’attivo circolante 186.725 359.525<br />

Totale 186.725 359.525<br />

Totale rettifiche di valore di attività finanziarie (186.725) (359.525)<br />

E Proventi e oneri straordinari<br />

20) proventi<br />

– plusvalenze da alienazioni 2.743.719 2.243.185<br />

– varie 215.617 243.856<br />

Totale<br />

21) oneri:<br />

2.959.336 2.487.041<br />

– minusvalenze da alienazioni 4.113<br />

– varie 15.892 20.358<br />

Totale 15.892 24.471<br />

Totale delle partite straordinarie 2.943.444 2.462.570<br />

Risultato prima delle imposte (A–B±C±D±E)<br />

22) imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, differite e anticipate<br />

4.674.630 4.193.247<br />

a imposte correnti 2.644.386 2.370.484<br />

b imposte differite (300.669) (335.458)<br />

c imposte anticipate (144.830) (42.197)<br />

Totale 2.198.887 1.992.829<br />

23) UTILE (PERDITA) DELL’ESERCIZIO 2.475.743 2.200.418<br />

BANCA D’ITALIA


BONIFICHE FERRARESI S.p.A. – ROMA<br />

SITUAZIONE PATRIMONIALE - FINANZIARIA AL 31 DICEMBRE <strong>2011</strong><br />

ATTIVO<br />

(importi in migliaia di euro)<br />

31.12.<strong>2011</strong> 31.12.2010<br />

Attivo non corrente<br />

Immobilizzazioni materiali 135.261 131.455<br />

Investimenti immobiliari 12.382 12.433<br />

Attività biologiche 2.061 2.220<br />

Immobilizzazioni immateriali 23 19<br />

Attività finanziarie disponibili per la vendita 3.032 3.821<br />

Crediti 73 77<br />

Totale attivo non corrente 152.832 150.025<br />

Attivo corrente<br />

Rimanenze 4.405 2.768<br />

Attività biologiche 1.121 1.104<br />

Crediti verso clienti 1.913 1.653<br />

Altre attività correnti 1.472 1.443<br />

Disponibilità liquide 6 119<br />

Totale attivo corrente 8.917 7.087<br />

Totale attivo 161.749 157.112<br />

PASSIVO<br />

Patrimonio netto<br />

Capitale Sociale 5.794 5.794<br />

Riserva di fair value 242 1.008<br />

Altre riserve 2.936 2.936<br />

Utili indivisi 105.350 105.109<br />

Utile (perdita) dell’esercizio 2.175 916<br />

Totale patrimonio netto 116.497 115.763<br />

Passivo non corrente<br />

Fondo Imposte e Imposte differite 34.297 34.091<br />

Fondo TFR 315 399<br />

Finanziamenti a lungo termine 4.134 3.200<br />

Altri fondi 40 40<br />

Altri debiti non correnti 1.048 1.121<br />

Totale passivo non corrente 39.834 38.851<br />

Passivo corrente<br />

Debiti verso fornitori 1.903 529<br />

Finanziamenti a breve termine 2.034 505<br />

Altri debiti 1.481 1.464<br />

Totale passivo corrente 5.418 2.498<br />

Totale passivo 161.749 157.112<br />

BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

349


350<br />

BONIFICHE FERRARESI S.p.A. – ROMA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

CONTO ECONOMICO AL 31 DICEMBRE <strong>2011</strong><br />

COMPONENTI ECONOMICHE<br />

(importi in migliaia di euro)<br />

<strong>2011</strong> 2010<br />

Ricavi delle vendite 8.437 7.905<br />

Variazione delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione,<br />

semilavorati e finiti 1.604 (416)<br />

Altri ricavi 2.869 3.072<br />

di cui: non ricorrenti – 262<br />

Incrementi per lavori interni 293 192<br />

VALORE DELLA PRODUZIONE 13.203 10.753<br />

COSTI OPERATIVI<br />

Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo<br />

e merci (49) 229<br />

Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci 2.366 1.734<br />

Costi per servizi e godimento beni di terzi 2.112 2.188<br />

Costi per il personale 3.168 3.220<br />

Ammortamenti e svalutazioni 1.245 982<br />

Accantonamenti per rischi e oneri 10 9<br />

Altri costi operativi 1.060 1.025<br />

TOTALE COSTI OPERATIVI 9.912 9.387<br />

RISULTATO OPERATIVO 3.291 1.366<br />

PROVENTI E ONERI FINANZIARI (9) (10)<br />

RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE 3.282 1.356<br />

Imposte sul reddito del periodo (1.107) (440)<br />

RISULTATO DEL PERIODO 2.175 916<br />

Utile per azione (in euro):<br />

– base 0,38672 0,16284<br />

– diluito 0,38672 0,16284<br />

CONTO ECONOMICO COMPLESSIVO AL 31 DICEMBRE <strong>2011</strong> (come previsto dallo IAS 1)<br />

COMPONENTI ECONOMICHE<br />

(importi in migliaia di euro)<br />

<strong>2011</strong> 2010<br />

RISULTATO DEL PERIODO<br />

Utili/perdite <strong>della</strong> rideterminazione di attività finanziarie disponibili<br />

per la vendita (“Riserva da fair value titoli”)<br />

2.175 916<br />

Utili da fair value – –<br />

Perdita da fair value (763) (520)<br />

Effetto fiscale 10 13<br />

Totale Altri utili/perdite al netto dell’effetto fiscale (753) (507)<br />

RISULTATO COMPLESSIVO DEL PERIODO 1.422 409<br />

Utile per azione (in euro):<br />

– base 0,25288 0,07279<br />

– diluito 0,25288 0,07279<br />

BANCA D’ITALIA


BANCA D’ITALIA <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

351


352<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong><br />

<strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


amminiStRazione <strong>della</strong> banca d’italia<br />

AL 31 DICEMBRE <strong>2011</strong><br />

D I R E T T O R I O<br />

Ignazio VISCO - Governatore<br />

Fabrizio SACCOMANNI - Direttore generale<br />

Giovanni CAROSIO - Vice direttore generale<br />

Anna Maria TARANTOLA - Vice direttore generale<br />

Salvatore ROSSI* - Vice direttore generale<br />

* Nell’incarico dal 17.1.2012<br />

C O N S I G L I E R I S U P E R I O R I<br />

Francesco ARGIOLAS Giovanni MONTANARI<br />

Paolo BLASI Ignazio MUSU<br />

Nicola CACUCCI Lodovico PASSERIN D’ENTREVES<br />

Carlo CASTELLANO Francesco PERONI<br />

Paolo DE FEO Stefano POSSATI<br />

Giovanni FINAZZO Giorgio SQUINZI<br />

Cesare MIRABELLI<br />

C O L L E G I O S I N D A C A L E<br />

Dario VELO - Presidente<br />

Giovanni FIORI Gian Domenico MOSCO<br />

Elisabetta GUALANDRI Sandro SANDRI<br />

S I N D A C I S U P P L E N T I<br />

Lorenzo DE ANGELIS Angelo RICCABONI<br />

A M M I N I S T R A Z I O N E C E N T R A L E<br />

FUNZIONARI GENERALI<br />

Franco PASSACANTANDO 1) - Direttore centrale per i rapporti internazionali, intrattenuti<br />

con organismi e consessi di rilievo sovranazionali, nonché<br />

supervisore dei macro-progetti T2 securities e infrastrutturali<br />

nel campo dei sistemi di pagamento<br />

Carlo PISANTI - Direttore centrale per l’area circolazione monetaria<br />

Claudio CLEMENTE - Ragioniere generale<br />

Sandro APPETITI - Direttore centrale per l’area risorse informatiche e rilevazioni<br />

statistiche<br />

Umberto PROIA 2) - Segretario generale<br />

Daniele FRANCO - Direttore centrale per l’area ricerca economica e relazioni<br />

internazionali<br />

Fabio PANETTA - Direttore centrale per le attività connesse con la partecipazione<br />

<strong>della</strong> <strong>Banca</strong> all’eurostistema<br />

Marino Ottavio PERASSI - Avvocato generale<br />

Vieri CERIANI - Direttore centrale per la qualità dei servizi all’utenza<br />

Nunzio MINICHIELLO 2) - Direttore centrale per l’area patrimonio immobiliare e acquisti<br />

Emerico Antonio ZAUTZIK 1) - Direttore centrale per l’area banca centrale, mercati e sistemi<br />

di pagamento<br />

Luigi Federico SIGNORINI 1) - Direttore centrale per l’area vigilanza bancaria e finanziaria<br />

* * *<br />

Giovanni CASTALDI - Direttore dell’unità di informazione finanziaria<br />

1) Nell’incarico dal 1.3.2012 – 2) Nell’incarico dal 1.2.2012


anno <strong>2011</strong> centodiciottesimo esercizio<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> - Appendice<br />

Roma, 31 maggio 2012<br />

esercizio<br />

CXVIII


<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> - Appendice<br />

Presentata all’Assemblea Ordinaria dei Partecipanti<br />

anno <strong>2011</strong> - centodiciottesimo esercizio<br />

Roma, 31 maggio 2012


© <strong>Banca</strong> d’Italia, 2012<br />

Indirizzo<br />

Via Nazionale, 91<br />

00184 Roma - Italia<br />

Telefono<br />

+39 0647921<br />

Sito internet<br />

http://www.bancaditalia.it<br />

Tutti i diritti riservati.<br />

È consentita la riproduzione<br />

a fini didattici e non commerciali,<br />

a condizione che venga citata la fonte<br />

ISSN 1972-845X (stampa)<br />

ISSN 2280-4129 (online)


IndIce<br />

(ai capitoli 4, 6, 11, 19, 22 e 23 non corrispondono tavole in Appendice)<br />

L’ecOnOMIA InTeRnAZIOnALe<br />

1. Le economie e le politiche economiche dei principali paesi e aree<br />

Tav. a1.1 Prodotto lordo in termini reali 3<br />

” a1.2 Prezzi al consumo 4<br />

” a1.3 Tassi di interesse ufficiali e tassi di mercato monetario nei principali paesi industriali 5<br />

” a1.4 Principali indicatori economici dei paesi emergenti e in via di sviluppo 6<br />

2. I mercati finanziari e valutari<br />

Tav. a2.1 Tassi di interesse a lungo termine e indici dei corsi azionari nei principali paesi industriali 7<br />

” a2.2 Paesi emergenti e in via di sviluppo: flussi netti di capitale 8<br />

” a2.3 Debito estero dei paesi emergenti e in via di sviluppo 9<br />

” a2.4 Riserve ufficiali dei principali gruppi di paesi 10<br />

” a2.5 Quotazioni del dollaro 11<br />

” a2.6 Quotazioni dell’euro, dell’oro e del DSP 12<br />

” a2.7 Indicatori di competitività di alcuni paesi industriali 13<br />

3. Il commercio internazionale e le bilance dei pagamenti<br />

Tav. a3.1 Statistiche di commercio internazionale 14<br />

” a3.2 Saldi di conto corrente <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti 15<br />

AndAMenTI MAcROecOnOMIcI, POLITIcHe dI BILAncIO<br />

e POLITIcA MOneTARIA neLL’AReA deLL’eURO<br />

5. Gli andamenti macroeconomici<br />

Tav. a5.1 Conto economico delle risorse e degli impieghi dei paesi dell’area dell’euro 19<br />

” a5.2 Conto economico delle risorse e degli impieghi <strong>della</strong> Francia 20<br />

” a5.3 Conto economico delle risorse e degli impieghi <strong>della</strong> Germania 21<br />

” a5.4 Conti economici delle risorse e degli impieghi e spesa delle famiglie in Italia 22<br />

” a5.5 Conto economico delle risorse e degli impieghi <strong>della</strong> Spagna 24<br />

” a5.6 Produzione industriale per raggruppamenti principali di industrie<br />

nell’area dell’euro 25<br />

” a5.7 Indice armonizzato dei prezzi al consumo: area dell’euro 27<br />

” a5.8 Indice armonizzato dei prezzi al consumo nei maggiori paesi dell’area dell’euro 28<br />

” a5.9 Principali indicatori sull’inflazione nell’area dell’euro 29<br />

” a5.10 Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno:<br />

maggiori paesi dell’area dell’euro 30<br />

” a5.11 Popolazione con 15 anni e oltre 31<br />

” a5.12 Occupati totali 32<br />

” a5.13 Tasso di attività 33<br />

” a5.14 Tasso di occupazione 34<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

III


IV<br />

Tav. a5.15 Struttura dell’occupazione 35<br />

” a5.16 Tasso di disoccupazione 36<br />

” a5.17 Bilancia dei pagamenti: area dell’euro 37<br />

7. La politica monetaria comune<br />

Tav. a7.1 Tassi di interesse ufficiali dell’Eurosistema 38<br />

” a7.2 Bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia 39<br />

” a7.3 Componenti italiane degli aggregati monetari dell’area dell’euro: residenti nell’area 41<br />

” a7.4 Contropartite italiane <strong>della</strong> moneta dell’area dell’euro: residenti nell’area 42<br />

L’ecOnOMIA ITALIAnA<br />

8. La domanda, l’offerta e i prezzi<br />

Tav. a8.1 Conto economico delle risorse e degli impieghi e <strong>della</strong> distribuzione del reddito 47<br />

” a8.2 Conto dell’utilizzazione del reddito e del capitale 48<br />

” a8.3 Spesa interna delle famiglie e relativi deflatori per categoria di beni e servizi 49<br />

” a8.4 Investimenti fissi lordi e relativi deflatori per prodotto 50<br />

” a8.5 Investimenti fissi lordi delle imprese secondo le indagini <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia,<br />

per quota di fatturato esportato e sede amministrativa 51<br />

” a8.6 Produzione e valore aggiunto a prezzi base dell’agricoltura, silvicoltura e pesca 52<br />

” a8.7 Valore aggiunto a prezzi base e relativi deflatori per branca 53<br />

” a8.8 Valore aggiunto ai prezzi al produttore e relativi deflatori per branca 54<br />

” a8.9 Valore aggiunto al costo dei fattori e risultato lordo di gestione per branca 55<br />

” a8.10 Indicatori congiunturali per l’industria in senso stretto 56<br />

” a8.11 Fatturato totale per raggruppamenti principali di industrie 57<br />

” a8.12 Produzione industriale per raggruppamenti principali di industrie 58<br />

” a8.13 Produzione industriale per settore di attività economica 59<br />

” a8.14 Grado di utilizzazione <strong>della</strong> capacità produttiva nell’industria<br />

per raggruppamenti principali di industrie 60<br />

” a8.15 Grado di utilizzazione <strong>della</strong> capacità produttiva nell’industria<br />

per settore di attività economica 61<br />

” a8.16 Indici nazionali dei prezzi al consumo 62<br />

” a8.17 Indice armonizzato dei prezzi al consumo 63<br />

” a8.18 Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno 64<br />

” a8.19 Prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato estero 65<br />

” a8.20 Valori medi unitari in euro dei manufatti importati ed esportati 66<br />

9. Il mercato del lavoro<br />

Tav. a9.1 Redditi da lavoro dipendente e retribuzioni lorde per branca 67<br />

” a9.2 Redditi da lavoro dipendente e retribuzioni lorde per unità standard<br />

di lavoro per branca 68<br />

” a9.3 Valore aggiunto per unità standard di lavoro e costo del lavoro per unità<br />

di prodotto per branca 69<br />

” a9.4 Redditi reali da lavoro dipendente per unità standard di lavoro dipendente<br />

e deflatore del valore aggiunto per branca 70<br />

” a9.5 Retribuzioni lorde reali per unità standard di lavoro dipendente e quota del reddito<br />

da lavoro per branca 71<br />

” a9.6 Tasso di attività, tasso di occupazione e tasso di disoccupazione per sesso e classe di età 72<br />

” a9.7 Tasso di attività, tasso di occupazione e tasso di disoccupazione per area geografica e sesso 73<br />

” a9.8 Popolazione e forze di lavoro 74<br />

” a9.9 Occupazione totale e occupazione dipendente per branca 75<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Tav. a9.10 Occupazione non regolare per branca 76<br />

” a9.11 Spesa pubblica per le politiche del lavoro 77<br />

” a9.12 Tensione contrattuale 77<br />

” a9.13 Indicatori del lavoro nelle grandi imprese 78<br />

” a9.14 Turnover occupazionale nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti 79<br />

” a9.15 Assunzioni nell’anno nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti 80<br />

” a9.16 Cessazioni nell’anno nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti 81<br />

” a9.17 Ore effettivamente lavorate pro capite nelle imprese industriali e dei servizi<br />

con almeno 20 addetti 82<br />

” a9.18 Ore di CIG nelle imprese industriali con almeno 50 addetti 83<br />

” a9.19 Occupazione a tempo determinato nelle imprese industriali<br />

e dei servizi con almeno 20 addetti 84<br />

” a9.20 Lavoro straordinario nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti 84<br />

” a9.21 Lavoro in somministrazione nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 50 addetti 85<br />

” a9.22 Ore di cassa integrazione guadagni 86<br />

” a9.23 Orari contrattuali per dipendente 87<br />

” a9.24 Retribuzioni contrattuali di operai e impiegati 88<br />

10. La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Tav. a10.1 Bilanci dell’energia 89<br />

” a10.2 Produzione e richiesta di energia elettrica in Italia 91<br />

” a10.3 Spese per ricerca e sviluppo 92<br />

12. La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero<br />

Tav. a12.1 Bilancia dei pagamenti 93<br />

” a12.2 Interscambio di servizi 94<br />

” a12.3 Interscambio di servizi di trasporto 95<br />

” a12.4 Flussi di redditi 96<br />

” a12.5 Trasferimenti unilaterali in conto corrente 97<br />

” a12.6 Trasferimenti unilaterali in conto capitale 98<br />

” a12.7 Investimenti diretti per branca 99<br />

” a12.8 Riserve ufficiali e posizione verso l’estero <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale 100<br />

” a12.9 Posizione patrimoniale verso l’estero 101<br />

” a12.10 Investimenti diretti per branca e per paese nel 2010 102<br />

13. La finanza pubblica<br />

Tav. a13.1 Conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche 104<br />

” a13.2 Conto consolidato delle Amministrazioni centrali 105<br />

” a13.3 Conto consolidato delle Amministrazioni locali 106<br />

” a13.4 Conto consolidato degli Enti di previdenza 107<br />

” a13.5 Entrate tributarie del bilancio dello Stato 108<br />

” a13.6 Entrate tributarie correnti delle Amministrazioni locali 109<br />

” a13.7 Formazione del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche 110<br />

” a13.8 Finanziamento del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche 111<br />

” a13.9 Fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche: analisi dei consolidamenti 112<br />

” a13.10 Consistenza del debito delle Amministrazioni pubbliche:<br />

analisi per strumenti e sottosettori 113<br />

” a13.11 Consistenza del debito delle Amministrazioni pubbliche: analisi per settori detentori 114<br />

” a13.12 Consistenza del debito delle Amministrazioni pubbliche: analisi dei consolidamenti e<br />

vita media residua 115<br />

” a13.13 Consistenza del debito delle Amministrazioni locali: analisi per strumenti e comparti 116<br />

” a13.14 Consistenza del debito delle Amministrazioni locali: analisi per aree geografiche 117<br />

” a13.15 Amministrazioni locali: operazioni in derivati finanziari con banche operanti in Italia 118<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

V


VI<br />

14. La condizione finanziaria delle famiglie e delle imprese<br />

Tav. a14.1 Attività e passività finanziarie nel 2010 (consistenze) 119<br />

” a14.2 Attività e passività finanziarie nel 2010 (flussi) 121<br />

” a14.3 Attività e passività finanziarie nel <strong>2011</strong> (consistenze) 123<br />

” a14.4 Attività e passività finanziarie nel <strong>2011</strong> (flussi) 125<br />

” a14.5 Banche residenti in Italia: prestiti a residenti in Italia per branca di attività economica 127<br />

” a14.6 Banche e società finanziarie: matrici di transizione tra classi di anomalia nel rimborso<br />

dei prestiti alle famiglie 128<br />

” a14.7 Banche e società finanziarie: matrici di transizione tra classi di anomalia nel rimborso dei<br />

prestiti alle imprese 129<br />

” a14.8 Tassi di interesse bancari sulle operazioni autoliquidanti e a revoca<br />

per branca di attività economica 130<br />

” a14.9 Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro alle società non finanziarie: nuove operazioni 131<br />

” a14.10 Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro alle famiglie: nuove operazioni 132<br />

” a14.11 Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro: consistenze 133<br />

15. I mercati finanziari<br />

Tav. a15.1 Mercato finanziario: emissioni di valori mobiliari da parte di emittenti italiani 134<br />

” a15.2 Rimborsi dei titoli di Stato italiani 136<br />

” a15.3 Mercato finanziario italiano: acquisti netti di titoli per emittente e investitore 137<br />

” a15.4 Mercato finanziario italiano: consistenze di titoli per emittente e investitore 138<br />

BAncHe e InTeRMedIARI nOn BAncARI<br />

16. Il sistema finanziario<br />

Tav. a16.1 Evoluzione e composizione dei gruppi bancari e dei gruppi di SIM 141<br />

” a16.2 Presenza all’estero delle banche italiane 142<br />

” a16.3 Banche e Bancoposta: canali distributivi 143<br />

17. L’attività delle banche e degli intermediari finanziari<br />

Tav. a17.1 Banche residenti in Italia: situazione riassuntiva dei conti 144<br />

” a17.2 Banche residenti in Italia: raccolta in euro da altre Amministrazioni pubbliche<br />

e altri residenti 146<br />

” a17.3 Tassi di interesse bancari sui depositi in euro: consistenze e nuove operazioni 147<br />

” a17.4 Banche residenti in Italia: prestiti per settore di attività economica 148<br />

” a17.5 Banche residenti in Italia: titoli in portafoglio diversi da azioni e partecipazioni 149<br />

” a17.6 Banche residenti in Italia: situazione dei conti per categoria 150<br />

” a17.7 Banche residenti in Italia: situazione dei conti per gruppi dimensionali 152<br />

” a17.8 Qualità del credito delle banche e dei gruppi bancari italiani 154<br />

” a17.9 Banche e società finanziarie: sofferenze rettificate per alcuni settori<br />

di attività economica e per aree geografiche 155<br />

” a17.10 Esposizione consolidata delle banche e dei gruppi bancari italiani verso non residenti 156<br />

” a17.11 Conti economici delle banche italiane: formazione dell’utile 157<br />

” a17.12 Banche residenti in Italia: conti economici per categoria 158<br />

” a17.13 Banche residenti in Italia: formazione del margine di interesse 160<br />

” a17.14 Patrimonio di vigilanza e requisiti patrimoniali 161<br />

” a17.15 Gruppi bancari: stato patrimoniale 162<br />

” a17.16 Patrimoni gestiti da banche, SIM e SGR 163<br />

” a17.17 Società di gestione del risparmio e Sicav 163<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Tav. a17.18 Società di intermediazione mobiliare 164<br />

” a17.19 Componenti delle coperture patrimoniali delle SIM 164<br />

” a17.20 Elenco speciale delle società finanziarie 165<br />

” a17.21 Società finanziarie: qualità del credito 166<br />

” a17.22 Società finanziarie: concentrazione del credito 166<br />

” a17.23 Società finanziarie: situazione riassuntiva dei conti, settorizzazione economica<br />

e ripartizione territoriale 167<br />

” a17.24 Società finanziarie: sistemi di commercializzazione 168<br />

18. L’attività degli investitori istituzionali<br />

Tav. a18.1 Fondi comuni mobiliari armonizzati di diritto italiano: portafoglio titoli<br />

e patrimonio netto 169<br />

” a18.2 Fondi comuni mobiliari armonizzati di diritto italiano: acquisti netti di titoli 171<br />

” a18.3 Fondi immobiliari chiusi: struttura del mercato 172<br />

” a18.4 Attività di gestione patrimoniale: portafoglio titoli e patrimonio netto 173<br />

” a18.5 Attività di gestione patrimoniale: acquisti netti di titoli 175<br />

” a18.6 Compagnie di assicurazione italiane: principali attività e passività 176<br />

” a18.7 Compagnie di assicurazione italiane: portafoglio titoli 177<br />

IL SISTeMA deI PAGAMenTI, I MeRcATI e Le LORO InFRASTRUTTURe<br />

20. Le infrastrutture del sistema dei pagamenti all’ingrosso e dei mercati monetario e finanziario<br />

Tav. a20.1 Partecipazione al sistema di regolamento lordo BI-Rel/TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia 181<br />

” a20.2 Sistemi di regolamento lordo e netto nella UE per pagamenti di importo elevato 182<br />

” a20.3 Flussi regolati nel sistema di regolamento lordo BI-Rel/TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia 183<br />

” a20.4 Mercato telematico all’ingrosso dei titoli di Stato (MTS) 184<br />

” a20.5 Mercato dei pronti contro termine su MTS (MTS/PCT) 185<br />

” a20.6 Mercato interbancario dei depositi (e-MID) 186<br />

” a20.7 Mercato telematico all’ingrosso dei titoli di Stato (BondVision) 187<br />

” a20.8 Sistema di deposito accentrato Monte Titoli 188<br />

” a20.9 Express II - componente lorda 189<br />

” a20.10 Express II - componente netta 189<br />

” a20.11 Cassa di compensazione e garanzia 190<br />

21. I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di Tesoreria statale<br />

Tav. a21.1 Diffusione degli strumenti di pagamento diversi dal contante:<br />

confronti internazionali relativi al 2010 191<br />

” a21.2 Sportelli automatici e terminali POS: confronti internazionali relativi al 2010 192<br />

” a21.3 Principali strumenti di pagamento alternativi al contante: composizione percentuale del<br />

numero dei pagamenti per settore di attività 193<br />

” a21.4 Strumenti di pagamento diversi dal contante nel <strong>2011</strong> 194<br />

” a21.5 Carte di pagamento: diffusione e operatività nel 2010 e nel <strong>2011</strong> 195<br />

” a21.6 Operazioni di approvvigionamento del contante 196<br />

” a21.7 Flussi trattati nei sistemi di compensazione 197<br />

” a21.8 Centrale di allarme interbancaria:<br />

distribuzione degli assegni revocati per classi di importo 198<br />

” a21.9 Centrale di allarme interbancaria:<br />

distribuzione territoriale e settoriale degli assegni revocati 198<br />

” a21.10 Movimento e circolazione dei vaglia cambiari <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia 199<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

VII


VIII<br />

nOTe MeTOdOLOGIcHe 200<br />

PRIncIPALI PROvvedIMenTI In MATeRIA ecOnOMIcA<br />

Indice analitico 232<br />

Indice cronologico 236<br />

Descrizione 268<br />

GLOSSARIO 303<br />

SIGLARIO 378<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

AVVERTENZE<br />

Le elaborazioni dei dati, salvo diversa indicazione, sono eseguite dalla <strong>Banca</strong> d’Italia; per i dati dell’Istituto si omette<br />

l’indicazione <strong>della</strong> fonte.<br />

Segni convenzionali:<br />

– il fenomeno non esiste;<br />

.... il fenomeno esiste, ma i dati non si conoscono;<br />

.. i dati non raggiungono la cifra significativa dell’ordine minimo considerato;<br />

:: i dati sono statisticamente non significativi.<br />

BANCA D’ITALIA


L’ecOnOMIA InTeRnAZIOnALe


Paesi industriali<br />

BANCA D’ITALIA<br />

PaeSI<br />

Prodotto lordo in termini reali<br />

(variazioni percentuali sull’anno precedente)<br />

Pesi sul PIL<br />

mondiale<br />

nel <strong>2011</strong> (1)<br />

Tavola a1.1<br />

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Stati Uniti 19,1 1,8 2,5 3,5 3,1 2,7 1,9 -0,3 -3,5 3,0 1,7<br />

Giappone 5,6 0,3 1,7 2,4 1,3 1,7 2,2 -1,0 -5,5 4,4 -0,7<br />

area dell’euro (2) 14,3 0,9 0,7 2,0 1,8 3,4 3,0 0,3 -4,3 1,9 1,5<br />

Regno Unito 2,9 2,7 3,5 3,0 2,1 2,6 3,5 -1,1 -4,4 2,1 0,7<br />

Canada 1,8 2,9 1,9 3,1 3,0 2,8 2,2 0,7 -2,8 3,2 2,5<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo<br />

America latina<br />

Asia<br />

argentina 0,9 -10,9 8,8 9,0 9,2 8,5 8,7 6,8 0,9 9,2 8,9<br />

Brasile 2,9 2,6 1,2 5,7 3,2 3,9 6,1 5,2 -0,3 7,6 2,7<br />

Messico 2,1 0,1 1,3 4,1 3,2 5,2 3,3 1,2 -6,2 5,5 3,9<br />

Cina 14,3 9,1 10,0 10,1 11,3 12,7 14,2 9,6 9,2 10,4 9,2<br />

Corea del Sud 2,0 7,2 2,8 4,6 4,0 5,2 5,1 2,3 0,3 6,3 3,6<br />

Hong Kong 0,4 1,8 3,0 8,6 7,1 7,1 6,4 2,5 -2,7 7,1 5,1<br />

India 5,7 4,6 6,9 7,6 9,0 9,4 10,1 6,2 5,7 10,3 7,3<br />

Indonesia 1,4 4,5 4,8 5,0 5,7 5,5 6,3 6,0 4,6 6,2 6,5<br />

Malaysia 0,6 5,4 5,8 6,8 5,3 5,8 6,5 4,8 -1,6 7,2 5,1<br />

Singapore 0,4 4,2 4,6 9,2 7,4 8,8 8,9 1,7 -1,0 14,8 4,9<br />

Taiwan 1,1 5,3 3,7 6,2 4,7 5,4 6,0 0,7 -1,8 10,7 4,0<br />

Thailandia 0,8 5,3 7,1 6,3 4,6 5,1 5,0 2,5 -2,3 7,8 0,1<br />

Europa<br />

Polonia 1,0 1,4 3,8 5,4 3,6 6,2 6,8 5,2 1,6 3,9 4,3<br />

Repubblica Ceca 0,4 2,1 3,8 4,7 6,7 7,1 5,8 3,2 -4,7 2,7 1,7<br />

Russia 3,0 4,7 7,3 7,2 6,4 8,2 8,5 5,2 -7,8 4,3 4,3<br />

Turchia 1,3 6,2 5,3 9,4 8,4 6,9 4,7 0,7 -4,8 9,2 8,5<br />

Ungheria 0,2 4,5 3,8 4,8 3,9 3,9 0,2 1,0 -6,8 1,2 1,7<br />

Fonte: BCe, Thomson Reuters Datastream, eurostat, FMI e statistiche nazionali.<br />

(1) Misurati sulla base delle PPa; in percentuale. – (2) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

3


4<br />

Paesi industriali<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Prezzi al consumo<br />

(variazioni percentuali sull’anno precedente)<br />

Tavola a1.2<br />

PaeSI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Stati Uniti 1,6 2,3 2,7 3,4 3,2 2,9 3,8 -0,4 1,6 3,2<br />

Giappone -0,9 -0,3 0,0 -0,3 0,2 0,1 1,4 -1,4 -0,7 -0,3<br />

area dell’euro (1) 2,2 2,1 2,1 2,2 2,2 2,1 3,3 0,3 1,6 2,7<br />

Regno Unito (1) 1,3 1,4 1,3 2,1 2,3 2,3 3,6 2,2 3,3 4,5<br />

Canada 2,3 2,8 1,9 2,2 2,0 2,1 2,4 0,3 1,8 2,9<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo<br />

America latina<br />

Asia<br />

argentina 25,9 13,4 4,4 9,6 10,9 8,8 8,6 6,3 10,5 9,8<br />

Brasile 8,5 14,7 6,6 6,9 4,2 3,6 5,7 4,9 5,0 6,6<br />

Messico 5,0 4,5 4,7 4,0 3,6 4,0 5,1 5,3 4,2 3,4<br />

Cina -0,8 1,2 3,9 1,8 1,5 4,8 5,9 -0,7 3,3 5,4<br />

Corea del Sud 2,8 3,5 3,6 2,7 2,3 2,5 4,7 2,8 2,9 4,0<br />

Hong Kong -3,1 -2,6 -0,4 0,9 2,0 2,0 4,3 0,6 2,3 5,3<br />

India 4,3 3,8 3,8 4,2 6,2 6,4 8,4 10,9 12,0 8,8<br />

Indonesia 11,9 6,8 6,1 10,5 13,1 5,8 9,5 4,8 5,1 5,4<br />

Malaysia 1,8 1,1 1,4 3,0 3,6 2,0 5,4 0,6 1,6 3,2<br />

Singapore -0,4 0,5 1,7 0,5 1,0 2,1 6,6 0,6 2,8 5,2<br />

Taiwan -0,2 -0,3 1,6 2,3 0,6 1,8 3,5 -0,9 1,0 1,4<br />

Thailandia 0,7 1,8 2,8 4,5 4,6 2,2 5,5 -0,8 3,3 3,8<br />

Europa<br />

Polonia (1) 1,9 0,7 3,6 2,2 1,3 2,6 4,2 4,0 2,7 3,9<br />

Repubblica Ceca (1) 1,4 -0,1 2,6 1,6 2,1 3,0 6,3 0,6 1,2 2,1<br />

Russia 15,8 13,7 10,9 12,7 9,7 9,0 14,1 11,7 6,9 8,4<br />

Turchia (1) 47,0 25,3 10,1 8,1 9,3 8,8 10,4 6,3 8,6 6,5<br />

Ungheria (1) 5,2 4,7 6,8 3,5 4,0 7,9 6,0 4,0 4,7 3,9<br />

Fonte: BCe, Thomson Reuters Datastream, eurostat, FMI e statistiche nazionali.<br />

(1) Prezzi al consumo armonizzati.


BANCA D’ITALIA<br />

Tassi di interesse ufficiali e tassi di mercato monetario nei principali paesi industriali<br />

(valori percentuali)<br />

PeRIODI Stati Uniti Giappone (1) area dell’euro Regno Unito Canada<br />

Tassi ufficiali di riferimento (2)<br />

2003 1,00 0,00 2,00 3,75 2,75<br />

2004 2,25 0,00 2,00 4,75 2,50<br />

2005 4,25 0,00 2,25 4,50 3,25<br />

2006 5,25 0,25 3,50 5,00 4,25<br />

2007 4,25 0,50 4,00 5,50 4,25<br />

2008 0,00 - 0,25 0,10 2,50 2,00 1,50<br />

2009 0,00 - 0,25 0,10 1,00 0,50 0,25<br />

2010 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,00 0,50 1,00<br />

<strong>2011</strong> 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,00 0,50 1,00<br />

<strong>2011</strong> – gen. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,00 0,50 1,00<br />

feb. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,00 0,50 1,00<br />

mar. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,00 0,50 1,00<br />

apr. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,25 0,50 1,00<br />

mag. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,25 0,50 1,00<br />

giu. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,25 0,50 1,00<br />

lug. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,50 0,50 1,00<br />

ago. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,50 0,50 1,00<br />

set. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,50 0,50 1,00<br />

ott. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,50 0,50 1,00<br />

nov. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,25 0,50 1,00<br />

dic. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,00 0,50 1,00<br />

2012 – gen. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,00 0,50 1,00<br />

feb. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,00 0,50 1,00<br />

mar. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,00 0,50 1,00<br />

apr. 0,00 - 0,25 0,00 - 0,10 1,00 0,50 1,00<br />

Tassi di mercato monetario (3)<br />

2003 1,22 0,06 2,33 3,74 3,00<br />

2004 1,62 0,05 2,11 4,64 2,36<br />

2005 3,57 0,06 2,19 4,76 2,84<br />

2006 5,20 0,30 3,08 4,85 4,14<br />

2007 5,30 0,79 4,28 6,00 4,60<br />

2008 2,92 0,92 4,63 5,51 3,45<br />

2009 0,69 0,47 1,23 1,21 0,81<br />

2010 0,34 0,23 0,81 0,70 0,82<br />

<strong>2011</strong> 0,34 0,19 1,39 0,88 1,21<br />

<strong>2011</strong> – gen. 0,30 0,19 1,02 0,77 1,24<br />

feb. 0,31 0,19 1,09 0,80 1,21<br />

mar. 0,31 0,20 1,18 0,81 1,21<br />

apr. 0,28 0,20 1,33 0,82 1,20<br />

mag. 0,26 0,20 1,43 0,82 1,20<br />

giu. 0,25 0,20 1,49 0,83 1,19<br />

lug. 0,25 0,20 1,60 0,83 1,18<br />

ago. 0,29 0,19 1,55 0,86 1,14<br />

set. 0,35 0,19 1,54 0,92 1,17<br />

ott. 0,41 0,19 1,58 0,97 1,23<br />

nov. 0,48 0,20 1,49 1,01 1,29<br />

dic. 0,56 0,20 1,43 1,06 1,34<br />

2012 – gen. 0,57 0,20 1,22 1,09 1,37<br />

feb. 0,50 0,20 1,05 1,07 1,39<br />

mar. 0,47 0,20 0,86 1,04 1,37<br />

apr. 0,47 0,20 0,75 1,02 1,35<br />

Tavola a1.3<br />

Fonte: BCe e statistiche nazionali.<br />

(1) Prima del 9.3.2006 la <strong>Banca</strong> del Giappone fissava un obiettivo quantitativo e non un tasso ufficiale di riferimento. – (2) Dati di fine periodo; Stati Uniti: tasso obiettivo sui<br />

federal funds; Giappone: tasso obiettivo sull’overnight sul mercato monetario sui prestiti interbancari non garantiti da collaterale ; Canada: tasso obiettivo sui depositi overnight;<br />

Regno Unito: tasso sulle riserve delle banche commerciali presso la <strong>Banca</strong> d’Inghilterra, prima del 2006 tasso pronti contro termine; area dell’euro: tasso sulle operazioni di<br />

rifinanziamento principali. – (3) Dati medi; Stati Uniti: tasso sui CD a 3 mesi; Canada: prime corporate paper a 3 mesi; Giappone: tasso sui CD a 3 mesi; Regno Unito: tasso<br />

internbancario a 3 mesi; area dell’euro: euribor a 3 mesi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

5


6<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Principali indicatori economici dei paesi emergenti e in via di sviluppo<br />

(variazioni percentuali sull’anno precedente, salvo dove altrimenti specificato)<br />

Tavola a1.4<br />

VOCI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Totale paesi emergenti e in via di sviluppo<br />

(peso percentuale sul PIL mondiale = 48,9) (1)<br />

(peso percentuale sulla popolazione mondiale = 85,1) (2)<br />

PIL 4,7 6,3 7,5 7,3 8,2 8,7 6,0 2,8 7,5 6,2<br />

PIL pro capite 3,5 5,1 6,4 6,1 7,1 7,5 4,9 1,6 6,3 5,3<br />

Prezzi al consumo 6,8 6,6 5,9 5,7 5,6 6,5 9,2 5,2 6,1 7,1<br />

Saldo del conto corrente (3) 81,5 146,7 215,8 412,6 644,1 633,0 676,3 294,7 400,6 476,3<br />

Africa subsahariana<br />

(peso percentuale sul PIL mondiale = 2,5) (1)<br />

(peso percentuale sulla popolazione mondiale = 11,9) (2)<br />

PIL 7,2 4,8 7,1 6,2 6,4 7,1 5,6 2,8 5,3 5,1<br />

PIL pro capite 4,9 2,7 4,9 4,1 4,3 4,6 3,4 0,6 3,1 2,9<br />

Prezzi al consumo 11,0 10,8 7,6 8,9 6,9 6,9 11,7 10,6 7,4 8,2<br />

Saldo del conto corrente (3) -12,3 -11,8 -7,9 -0,7 30,6 12,5 1,2 -27,8 -24,6 -21,1<br />

America latina<br />

(peso percentuale sul PIL mondiale = 8,7) (1)<br />

(peso percentuale sulla popolazione mondiale = 8,4) (2)<br />

PIL 0,3 2,1 6,0 4,7 5,7 5,8 4,2 -1,6 6,2 4,5<br />

PIL pro capite -1,0 0,7 4,7 3,4 4,4 4,4 2,9 -2,9 4,9 3,3<br />

Prezzi al consumo 8,5 10,3 6,6 6,3 5,3 5,4 7,9 6,0 6,0 6,6<br />

Saldo del conto corrente (3) -16,1 9,3 22,0 35,8 50,1 13,9 -32,1 -22,4 -55,2 -68,2<br />

Asia<br />

(peso percentuale sul PIL mondiale = 25,1) (1)<br />

(peso percentuale sulla popolazione mondiale = 52,3) (2)<br />

PIL 6,8 8,1 8,5 9,5 10,3 11,4 7,8 7,1 9,7 7,8<br />

PIL pro capite 5,6 7,0 7,5 8,4 9,3 10,4 6,8 6,1 8,7 6,9<br />

Prezzi al consumo 2,2 2,6 4,1 3,7 4,2 5,4 7,4 3,0 5,7 6,5<br />

Saldo del conto corrente (3) 66,8 84,8 90,2 137,2 268,6 399,7 405,9 300,6 303,6 201,3<br />

Medio Oriente e Africa settentrionale<br />

(peso percentuale sul PIL mondiale = 4,9) (1)<br />

(peso percentuale sulla popolazione mondiale = 5,7) (2)<br />

PIL 3,8 7,5 6,2 5,6 6,1 5,6 4,7 2,7 4,9 3,5<br />

PIL pro capite 1,4 4,7 3,6 2,5 3,2 2,4 1,7 -0,2 2,7 2,0<br />

Prezzi al consumo 4,9 5,5 6,6 5,6 7,6 10,1 13,6 6,6 6,9 9,6<br />

Saldo del conto corrente (3) 32,2 61,1 103,1 213,9 287,5 271,4 353,3 52,0 186,2 366,0<br />

Fonte: FMI.<br />

(1) Riferito al <strong>2011</strong> e misurato sulla base delle PPa. – (2) Riferito al <strong>2011</strong>. – (3) Miliardi di dollari.


BANCA D’ITALIA<br />

Tassi di interesse a lungo termine e indici dei corsi azionari nei principali paesi industriali<br />

Tavola a2.1<br />

PeRIODI Stati Uniti Giappone Germania Francia Italia Regno Unito Canada<br />

Tassi a lungo termine (1)<br />

2004 4,27 1,50 4,04 4,10 4,26 4,49 4,58<br />

2005 4,29 1,38 3,35 3,41 3,56 4,17 4,07<br />

2006 4,79 1,74 3,76 3,80 4,05 4,53 4,21<br />

2007 4,63 1,67 4,22 4,30 4,49 4,65 4,27<br />

2008 3,67 1,48 3,98 4,23 4,68 3,68 3,61<br />

2009 3,26 1,34 3,22 3,65 4,31 4,02 3,23<br />

2010 3,21 1,17 2,74 3,12 4,04 3,72 3,24<br />

<strong>2011</strong> 2,79 1,12 2,61 3,32 5,42 2,24 2,78<br />

<strong>2011</strong> – gen. 3,39 1,21 3,02 3,44 4,73 3,84 3,25<br />

feb. 3,58 1,28 3,20 3,60 4,74 4,00 3,42<br />

mar. 3,41 1,25 3,21 3,61 4,88 3,85 3,27<br />

apr. 3,45 1,27 3,34 3,69 4,84 3,87 3,33<br />

mag. 3,17 1,14 3,06 3,49 4,76 3,61 3,15<br />

giu. 3,00 1,13 2,89 3,43 4,82 3,53 2,99<br />

lug. 3,00 1,11 2,74 3,40 5,46 3,43 2,94<br />

ago. 2,30 1,02 2,21 2,98 5,27 2,87 2,45<br />

set. 1,98 1,00 1,83 2,65 5,75 2,56 2,20<br />

ott. 2,15 1,01 2,00 2,99 5,97 2,61 2,30<br />

nov. 2,01 0,99 1,87 3,41 7,06 2,36 2,12<br />

dic. 1,98 1,00 1,93 3,16 6,81 2,24 1,99<br />

2012 – gen. 1,97 0,97 1,82 3,18 6,54 2,17 1,98<br />

feb. 1,97 0,96 1,85 3,02 5,55 2,29 2,02<br />

mar. 2,17 1,00 1,83 2,95 5,05 2,38 2,11<br />

apr. 2,05 0,95 1,62 3,00 5,67 2,25 2,06<br />

Indici azionari (2)<br />

2004 79,2 67,5 55,8 65,1 75,4 73,1 101,7<br />

2005 84,6 76,6 63,8 75,4 89,7 84,0 119,6<br />

2006 91,8 98,1 78,9 90,2 103,8 98,1 141,5<br />

2007 103,4 100,2 98,0 101,2 113,9 107,3 161,1<br />

2008 85,5 71,6 80,5 76,7 79,0 88,5 147,6<br />

2009 66,4 52,4 59,5 59,1 56,5 75,6 120,3<br />

2010 79,8 53,5 66,7 66,2 60,0 91,5 142,9<br />

<strong>2011</strong> 88,8 49,5 69,5 63,4 54,8 95,7 153,3<br />

<strong>2011</strong> – gen. 89,9 55,7 75,5 70,0 61,4 100,5 158,4<br />

feb. 92,6 57,2 77,2 72,2 64,2 101,4 164,6<br />

mar. 91,4 53,1 74,4 69,6 62,7 98,8 164,8<br />

apr. 93,3 50,9 77,2 71,0 63,6 101,3 165,2<br />

mag. 93,7 50,7 77,0 70,6 62,5 100,5 161,1<br />

giu. 90,2 49,6 75,0 68,1 58,8 98,2 155,3<br />

lug. 92,9 51,9 76,1 67,4 56,1 99,9 157,3<br />

ago. 83,0 47,0 62,2 56,6 46,8 88,8 146,8<br />

set. 82,2 45,5 57,3 52,7 43,8 88,0 143,7<br />

ott. 84,6 45,2 61,3 55,6 47,4 90,6 140,8<br />

nov. 85,7 44,0 61,0 53,6 45,3 90,4 142,4<br />

dic. 87,2 44,2 61,1 54,6 45,2 91,4 140,4<br />

2012 – gen. 90,9 44,8 65,4 57,4 46,4 95,0 145,7<br />

feb. 94,8 48,2 70,5 60,4 49,9 98,9 148,4<br />

mar. 97,3 51,3 72,0 61,6 50,4 99,0 147,4<br />

apr. 97,2 49,3 69,8 57,5 45,5 96,7 143,5<br />

Fonte: statistiche nazionali.<br />

(1) Rendimenti lordi (mercato secondario); dati medi. Per gli Stati Uniti: titoli e obbligazioni del Tesoro a 10 anni; per la Germania: obbligazioni pubbliche a 9 -10 anni; per il<br />

Giappone, la Francia, il Regno Unito e il Canada: obbligazioni pubbliche a 10 anni; per l’Italia: rendimento sui BTP guida a 10 anni quotati sul mercato telematico. – (2) Indici:<br />

gennaio 2000=100; dati medi. Per gli Stati Uniti: indice composito Standard and Poor’s; per il Canada: indice composito S&P/TSX; per il Giappone: indice TOPIX <strong>della</strong> Borsa di<br />

Tokyo; per la Germania: indice FaZ aktien; per la Francia: indice CaC 40; per il Regno Unito: FTSe all-Share; per l’Italia: FTSe Italia MIB.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

7


8<br />

VOCI<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo: flussi netti di capitale (1)<br />

(miliardi di dollari)<br />

Media<br />

2001-03<br />

Tavola a2.2<br />

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Totale paesi emergenti e in via di sviluppo<br />

Capitali privati, netti (1) 110,1 242,4 320,7 299,4 700,1 259,5 285,2 527,0 521,0<br />

Afflussi 207,0 508,3 655,0 919,6 1.514,8 841,5 582,6 1.106,0 1.074,0<br />

Deflussi -97,8 -265,8 -335,8 -620,2 -815,6 -584,4 -297,3 -580,8 -553,6<br />

Investimenti diretti, netti (1) 155,6 187,5 293,2 303,6 440,2 479,6 313,9 332,0 418,3<br />

Investimenti di portafoglio, netti (1) -32,1 16,9 41,1 -39,5 105,9 -72,9 86,0 232,9 101,1<br />

altri investimenti, netti (1) (2) -13,4 38,1 -13,7 35,3 154,1 -147,1 -114,7 -37,9 1,6<br />

Europa centrale e orientale<br />

Capitali privati, netti (1) 23,6 49,7 102,1 117,6 182,4 153,5 25,9 79,7 88,9<br />

Afflussi 30,6 79,7 119,8 173,7 226,0 182,0 36,6 86,8 78,4<br />

Deflussi -6,9 -30,0 -17,8 -56,4 -44,5 -29,3 -10,0 -6,9 10,8<br />

Investimenti diretti, netti (1) 14,4 30,6 37,8 64,1 74,7 67,5 30,4 21,7 33,7<br />

Investimenti di portafoglio, netti (1) 2,4 15,7 20,8 0,9 -4,2 -10,4 9,0 27,1 28,8<br />

altri investimenti, netti (1) (2) 6,9 3,4 43,5 52,5 111,8 96,4 -13,5 30,9 26,5<br />

Paesi dell’ex Urss (3)<br />

Capitali privati, netti (1) 6,9 5,6 29,1 51,6 129,2 -97,9 -63,1 -22,6 -60,7<br />

Afflussi 27,5 58,6 109,4 152,0 289,8 167,4 11,1 80,4 68,0<br />

Deflussi -20,6 -53,0 -80,3 -100,1 -160,6 -264,8 -74,0 -103,5 -128,9<br />

Investimenti diretti, netti (1) 5,1 13,2 11,7 21,4 28,3 50,6 16,2 10,3 22,0<br />

Investimenti di portafoglio, netti (1) 1,6 4,7 3,9 4,9 19,5 -31,5 -9,5 10,1 -5,2<br />

altri investimenti, netti (1) (2) 0,1 -12,3 13,5 25,4 81,4 -117,0 -69,7 -43,0 -77,5<br />

Capitali privati, netti (1) 54,7 162,4 126,8 97,6 206,5 83,0 188,7 331,8 303,2<br />

Afflussi 73,9 216,3 242,2 319,2 454,1 253,1 281,1 565,8 513,9<br />

Deflussi -19,5 -54,1 -115,7 -221,6 -248,2 -171,1 -92,8 -234,2 -210,6<br />

Investimenti diretti, netti (1) 55,0 68,3 131,9 131,6 175,4 169,6 104,1 160,1 168,1<br />

Investimenti di portafoglio, netti (1) -2,9 39,6 15,5 -46,3 64,0 9,1 56,8 101,3 64,7<br />

altri investimenti, netti (1) (2) 2,6 54,4 -20,7 12,4 -32,9 -95,7 27,8 70,3 70,4<br />

Asia<br />

America latina<br />

Capitali privati, netti (1) 28,0 17,3 45,4 29,9 94,6 74,1 64,8 127,7 198,9<br />

Afflussi 59,0 62,8 94,6 121,8 209,6 148,1 161,1 287,5 312,1<br />

Deflussi -31,9 -45,7 -50,3 -91,9 -114,9 -74,9 -96,6 -160,9 -113,2<br />

Investimenti diretti, netti (1) 53,6 50,5 57,3 32,8 90,7 98,3 70,2 77,1 133,4<br />

Investimenti di portafoglio, netti (1) -14,1 -21,5 2,9 15,9 39,5 -11,8 34,2 72,7 44,2<br />

altri investimenti, netti (1) (2) -11,4 -11,8 -14,9 -18,8 -35,7 -12,4 -39,6 -22,1 21,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati FMI.<br />

(1) Saldo degli afflussi e dei deflussi di capitali verso e dall'area. – (2) Gli altri investimenti comprendono crediti bancari e commerciali, depositi in valuta, altre attività e passività. –<br />

(3) Includono la Georgia e la Mongolia.


Debito totale (miliardi di dollari)<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Debito estero dei paesi emergenti e in via di sviluppo<br />

(dati di fine periodo; miliardi di dollari e valori percentuali)<br />

Tavola a2.3<br />

VOCI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo 2.464,3 2.679,8 2.924,4 3.117,0 3.511,7 4.357,3 4.649,2 4.892,8 5.443,4 5.982,5<br />

africa subsahariana 203,2 221,2 233,4 215,0 183,9 203,7 211,4 222,1 246,4 266,7<br />

america latina 763,2 792,4 802,4 744,2 748,2 839,5 869,2 886,8 1.042,0 1.233,9<br />

asia 700,1 729,1 799,0 853,2 937,8 1.057,9 1.123,2 1.223,2 1.476,6 1.711,8<br />

europa centrale e orientale 324,4 402,9 484,0 528,7 688,5 924,0 1.024,3 1.119,9 1.145,5 1.208,8<br />

Paesi dell'ex-URSS (1) 212,2 254,0 298,9 362,2 466,5 681,8 731,4 737,5 790,6 801,0<br />

di cui: Russia 152,3 186,0 213,5 257,2 313,2 471,0 480,5 467,2 488,9 462,7<br />

Medio Oriente e africa settentrionale 261,3 280,2 306,7 413,8 486,7 650,4 689,7 703,5 742,3 760,4<br />

Debito totale/PIL (%)<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo 36,5 35,1 32,2 28,7 27,3 27,6 24,3 27,0 25,2 23,8<br />

africa subsahariana 60,6 51,5 43,5 34,2 25,6 24,6 22,5 24,8 23,6 22,2<br />

america latina 41,9 41,9 36,6 28,0 23,9 22,7 20,2 22,0 21,3 22,0<br />

asia 26,1 24,0 22,7 21,0 19,5 17,5 15,1 15,5 15,5 15,1<br />

europa centrale e orientale 50,5 50,9 49,7 45,4 53,0 56,8 53,5 70,3 65,6 63,6<br />

Paesi dell'ex URSS (1) 45,8 44,4 38,6 36,1 35,8 39,9 33,6 45,0 39,9 32,9<br />

di cui: Russia 44,1 43,2 36,1 33,7 31,6 36,2 28,9 38,2 32,9 25,0<br />

Medio Oriente e africa settentrionale 32,3 30,6 28,5 30,9 30,6 34,9 29,6 34,1 30,9 27,9<br />

Debito totale/esp. beni e servizi (%)<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo 123,2 111,0 94,1 79,9 74,1 76,8 67,1 90,2 79,7 72,1<br />

africa subsahariana 181,4 155,5 129,0 94,7 67,9 63,7 54,0 75,7 66,3 58,6<br />

america latina 187,2 178,2 147,8 113,9 96,5 96,0 85,9 110,6 104,4 101,0<br />

asia 88,6 76,0 64,5 55,9 50,0 46,1 41,6 53,4 49,5 48,3<br />

europa centrale e orientale 157,0 152,0 141,1 132,6 146,0 157,1 143,5 197,7 178,7 159,1<br />

Paesi dell'ex URSS (1) 118,8 113,3 98,2 93,1 95,9 115,4 92,2 139,5 116,9 89,9<br />

di cui: Russia 126,0 122,2 104,8 95,7 93,6 119,6 91,9 135,4 109,8 80,3<br />

Medio Oriente e africa settentrionale 85,4 73,8 61,6 58,6 56,8 64,6 52,5 74,5 63,9 53,5<br />

Servizio del debito/esp. beni e servizi (%) (2)<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo 38,0 32,7 27,4 28,0 27,4 25,5 25,8 32,4 26,1 25,6<br />

africa subsahariana 29,9 23,9 23,1 25,4 25,9 16,6 15,2 18,7 15,8 12,2<br />

america latina 59,3 56,6 45,6 44,9 39,7 33,7 30,8 39,6 31,4 30,0<br />

asia 31,1 25,9 19,1 20,3 20,4 19,0 19,0 23,2 19,5 22,6<br />

europa centrale e orientale 46,9 39,8 39,2 46,4 48,3 49,3 55,6 71,6 59,1 55,7<br />

Paesi dell'ex URSS (1) 36,9 31,4 31,7 32,5 36,0 39,0 39,9 47,6 36,0 29,7<br />

di cui: Russia 38,5 32,0 35,1 35,9 38,8 43,3 46,3 49,5 37,9 30,1<br />

Medio Oriente e africa settentrionale 25,0 21,2 19,1 16,7 15,6 13,9 14,2 20,7 17,9 15,3<br />

Fonte: FMI.<br />

(1) Includono la Georgia e la Mongolia. – (2) Include i pagamenti per interessi e l’ammortamento del debito.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

9


10<br />

Paesi avanzati<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Riserve ufficiali dei principali gruppi di paesi<br />

(miliardi di dollari; dati di fine periodo)<br />

Tavola a2.4<br />

VOCI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Totale riserve ufficiali (1) 1.540,0 1.870,8 2.165,0 2.127,9 2.292,6 2.469,8 2.541,4 3.025,3 3.345,3 3.706,3<br />

Valute convertibili 1.443,1 1.766,7 2.070,6 2.078,5 2.252,5 2.432,2 2.491,2 2.778,6 3.092,2 3.398,9<br />

DSP 21,7 23,0 24,1 18,2 20,7 22,2 21,9 203,2 199,4 194,0<br />

Posizione di riserva sull’FMI 74,9 80,8 70,0 31,0 18,8 14,7 27,9 43,0 53,2 113,5<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo<br />

esportatori di fonti di energia (2)<br />

Totale riserve ufficiali (1) 176,0 233,4 328,9 569,7 865,6 1.253,2 1.385,4 1.357,1 1.452,7 1.599,8<br />

Valute convertibili 168,3 224,1 319,7 563,0 859,7 1.247,5 1.378,2 1.309,5 1.405,7 1.547,4<br />

DSP 1,5 1,8 2,4 2,3 2,6 2,5 2,6 31,8 31,4 31,0<br />

Posizione di riserva sull’FMI 6,1 7,3 6,5 4,0 2,9 2,8 3,6 4,5 4,5 8,2<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo<br />

non esportatori di fonti di energia<br />

Totale riserve ufficiali (1) 808,5 1.049,3 1.372,7 1.692,2 2.148,9 3.030,7 3.482,2 4.158,5 4.846,7 5.338,2<br />

Valute convertibili 796,4 1.034,1 1.358,0 1.678,6 2.140,5 3.022,6 3.471,5 4.077,4 4.764,2 5.250,5<br />

DSP 3,5 4,8 5,0 8,1 4,1 4,4 4,6 79,6 76,3 72,3<br />

Posizione di riserva sull’FMI 8,8 10,7 10,1 5,8 4,6 4,2 7,2 13,1 17,5 29,2<br />

Totale riserve ufficiali (1) 2.524,5 3.153,6 3.866,6 4.389,8 5.307,1 6.753,7 7.409,0 8.540,9 9.644,7 10.644,3<br />

Valute convertibili 2.407,8 3.024,9 3.748,2 4.320,1 5.252,8 6.702,3 7.340,8 8.165,5 9.262,1 10.196,7<br />

(quota in dollari; in percentuale)<br />

di cui: passività degli Stati Uniti<br />

67,1 65,9 65,9 66,9 65,5 64,1 64,1 62,0 61,8 62,1<br />

verso istituzioni ufficiali 1.161,9 1.445,5 1.909,0 2.166,2 2.794,1 3.475,4 3.932,1 4.305,9 4.757,8 5.087,9<br />

DSP 29,3 32,0 33,3 30,7 32,3 33,9 33,0 319,8 314,3 313,3<br />

Posizione di riserva sull’FMI<br />

Per memoria:<br />

Riserve ufficiali auree ai prezzi<br />

89,8 98,8 86,6 40,8 26,3 21,7 38,7 60,6 75,2 150,9<br />

di mercato (3) 358,6 429,1 443,2 509,1 623,4 804,1 838,7 1.067,0 1.393,5 1.528,0<br />

Fonte: FMI e Riserva federale.<br />

(1) escluso l’oro; il totale può non corrispondere alla somma delle componenti a causa degli arrotondamenti. – (2) Include solo quei paesi le cui esportazioni di fonti di energia<br />

rappresentano almeno il 50 per cento delle proprie esportazioni. – (3) Include le riserve auree dell’FMI, <strong>della</strong> BCe e <strong>della</strong> BRI.


PeRIODI<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Yen<br />

giapponese<br />

Dollaro<br />

canadese<br />

Quotazioni del dollaro (1)<br />

(dati medi)<br />

Sterlina<br />

britannica<br />

Corona<br />

danese<br />

Corona<br />

norvegese<br />

Corona<br />

svedese<br />

Tavola a2.5<br />

Franco<br />

svizzero<br />

2002 125,14 1,5699 0,6665 7,8835 7,9770 9,7194 1,5566<br />

2003 115,93 1,4012 0,6125 6,5817 7,0808 8,0838 1,3463<br />

2004 108,16 1,3013 0,5460 5,9881 6,7368 7,3453 1,2426<br />

2005 110,18 1,2120 0,5504 5,9997 6,4437 7,4780 1,2466<br />

2006 116,31 1,1342 0,5436 5,9462 6,4141 7,3793 1,2536<br />

2007 117,77 1,0736 0,4997 5,4445 5,8609 6,7585 1,2001<br />

2008 103,43 1,0657 0,5449 5,0950 5,6368 6,5856 1,0830<br />

2009 93,57 1,1406 0,6408 5,3547 6,2824 7,6467 1,0857<br />

2010 87,73 1,0299 0,6478 5,6287 6,0473 7,2062 1,0426<br />

<strong>2011</strong> 79,69 0,9892 0,6238 5,3581 5,6044 6,4931 0,8866<br />

2010 – 1° trim. 90,73 1,0400 0,6423 5,3851 5,8612 7,1935 1,0585<br />

2° trim. 92,17 1,0278 0,6712 5,8610 6,2304 7,5858 1,1089<br />

3° trim. 85,74 1,0393 0,6454 5,7729 6,1657 7,2703 1,0321<br />

4° trim. 82,56 1,0128 0,6329 5,4919 5,9289 6,7862 0,9738<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 82,30 0,9858 0,6243 5,4526 5,7218 6,4833 0,9413<br />

2° trim. 81,54 0,9681 0,6133 5,1818 5,4378 6,2626 0,8692<br />

3° trim. 77,69 0,9801 0,6215 5,2766 5,4994 6,477 0,8254<br />

4° trim. 77,31 1,0229 0,6360 5,5213 5,7594 6,7464 0,9123<br />

2012 – 1° trim. 79,31 1,0016 0,6367 5,6732 5,7897 6,7551 0,9218<br />

2010 – dic. 83,29 1,0081 0,6416 5,6378 5,9775 6,8503 0,9691<br />

<strong>2011</strong> – gen. 82,63 0,9938 0,6342 5,5800 5,8547 6,6736 0,9567<br />

feb. 82,63 0,9880 0,6201 5,4627 5,7304 6,4390 0,9506<br />

mar. 81,72 0,9766 0,6190 5,3275 5,5930 6,3480 0,9192<br />

apr. 83,22 0,9574 0,6109 5,1594 5,4009 6,2016 0,8970<br />

mag. 81,18 0,9678 0,6119 5,1983 5,4644 6,2441 0,8739<br />

giu. 80,45 0,9776 0,6168 5,1847 5,4430 6,3337 0,8404<br />

lug. 79,40 0,9561 0,6203 5,2276 5,4570 6,4045 0,8249<br />

ago. 77,00 0,9810 0,6112 5,1942 5,4301 6,3906 0,7810<br />

set. 76,79 1,0020 0,6332 5,4093 5,6123 6,6365 0,8725<br />

ott. 76,65 1,0204 0,6352 5,4332 5,6552 6,6522 0,8974<br />

nov. 77,47 1,0253 0,6326 5,4901 5,7454 6,7431 0,9081<br />

dic. 77,81 1,0230 0,6405 5,6420 5,8783 6,8441 0,9316<br />

2012 – gen. 76,97 1,0131 0,6449 5,7624 5,9483 6,8589 0,9384<br />

feb. 78,46 0,9977 0,6329 5,6222 5,7117 6,6700 0,9129<br />

mar. 82,48 0,9939 0,6322 5,6327 5,7054 6,7326 0,9137<br />

apr. 81,33 0,9931 0,6248 5,6544 5,7536 6,7361 0,9139<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia e BCe.<br />

(1) Le quotazioni del dollaro sono definite come unità di valuta per un dollaro.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

11


12<br />

PeRIODI<br />

Dollaro<br />

statunitense<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Yen<br />

giapponese<br />

Quotazioni dell’euro, dell’oro e del DSP (1)<br />

(dati medi)<br />

Dollaro<br />

canadese<br />

Sterlina<br />

britannica<br />

Corona<br />

danese<br />

Corona<br />

norvegese<br />

Corona<br />

svedese<br />

Franco<br />

svizzero<br />

Oro (dollari<br />

per oncia)<br />

Tavola a2.6<br />

2002 0,946 118,06 1,484 0,6288 7,431 7,509 9,161 1,467 310,14 1,2953<br />

2003 1,131 130,97 1,582 0,6920 7,431 8,003 9,124 1,521 363,63 1,4009<br />

2004 1,244 134,44 1,617 0,6787 7,440 8,370 9,124 1,544 409,58 1,4812<br />

2005 1,244 136,85 1,509 0,6838 7,452 8,009 9,282 1,548 445,01 1,4777<br />

2006 1,256 146,02 1,424 0,6817 7,459 8,047 9,254 1,573 604,01 1,4714<br />

2007 1,371 161,25 1,468 0,6843 7,451 8,017 9,250 1,643 696,52 1,5309<br />

2008 1,471 152,46 1,560 0,7962 7,456 8,223 9,614 1,587 871,85 1,5809<br />

2009 1,395 130,35 1,585 0,8910 7,446 8,728 10,620 1,510 972,54 1,5426<br />

2010 1,326 116,28 1,365 0,8580 7,447 8,004 9,538 1,381 1.225,43 1,5260<br />

<strong>2011</strong> 1,392 110,95 1,376 0,8679 7,451 7,793 9,029 1,233 1.571,02 1,5788<br />

2010 – 1° trim. 1,383 125,48 1,438 0,8876 7,443 8,102 9,946 1,463 1.108,78 1,5435<br />

DSP (2)<br />

2° trim. 1,272 117,30 1,306 0,8529 7,442 7,911 9,633 1,409 1.194,38 1,4884<br />

3° trim. 1,291 110,67 1,342 0,8331 7,450 7,956 9,380 1,332 1.226,88 1,5163<br />

4° trim. 1,358 112,10 1,376 0,8594 7,455 8,050 9,214 1,323 1.367,67 1,5558<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 1,368 112,57 1,348 0,8539 7,455 7,824 8,864 1,287 1.386,57 1,5632<br />

2° trim. 1,439 117,36 1,393 0,8827 7,457 7,826 9,013 1,251 1.507,38 1,5984<br />

3° trim. 1,413 109,77 1,384 0,8776 7,451 7,765 9,145 1,165 1.703,42 1,5918<br />

4° trim. 1,348 104,22 1,379 0,8573 7,440 7,760 9,091 1,229 1.681,83 1,5619<br />

2012 – 1° trim. 1,311 103,99 1,313 0,8345 7,435 7,587 8,853 1,208 1.688,12 1,5420<br />

2010 – dic. 1,322 110,11 1,333 0,8481 7,453 7,902 9,056 1,281 1.388,98 1,5356<br />

<strong>2011</strong> – gen. 1,336 110,38 1,328 0,8471 7,452 7,820 8,912 1,278 1.358,74 1,5466<br />

feb. 1,3649 112,77 1,348 0,8464 7,456 7,821 8,788 1,297 1.372,72 1,5629<br />

mar. 1,3999 114,40 1,367 0,8665 7,457 7,830 8,886 1,287 1.424,01 1,5801<br />

apr. 1,4457 120,29 1,384 0,8831 7,457 7,807 8,964 1,296 1.479,62 1,5986<br />

mag. 1,4349 116,47 1,389 0,8779 7,457 7,838 8,957 1,254 1.512,60 1,5976<br />

giu. 1,4386 115,72 1,406 0,8872 7,458 7,829 9,110 1,209 1.528,66 1,5991<br />

lug. 1,4264 113,26 1,364 0,8848 7,456 7,783 9,134 1,177 1.572,81 1,5946<br />

ago. 1,4343 110,43 1,407 0,8767 7,450 7,788 9,166 1,120 1.757,21 1,6059<br />

set. 1,377 105,75 1,379 0,8717 7,446 7,724 9,134 1,201 1.771,85 1,5748<br />

ott. 1,3706 105,06 1,398 0,8704 7,444 7,747 9,114 1,230 1.665,21 1,5731<br />

nov. 1,3556 105,02 1,390 0,8574 7,441 7,787 9,139 1,231 1.738,98 1,5665<br />

dic. 1,3179 102,55 1,348 0,8441 7,434 7,745 9,018 1,228 1.640,55 1,5461<br />

2012 – gen. 1,2905 99,326 1,307 0,8321 7,435 7,675 8,850 1,211 1.650,43 1,5360<br />

feb. 1,3224 103,77 1,319 0,8370 7,434 7,552 8,820 1,207 1.742,62 1,5492<br />

mar. 1,3201 108,88 1,312 0,8345 7,435 7,532 8,887 1,206 1.673,77 1,5407<br />

apr. 1,3157 107,0 1,307 0,8220 7,439 7,570 8,862 1,202 1.648,25 ....<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia, BCe e FMI.<br />

(1) Le quotazioni dell’euro sono definite come un’unità di valuta per un euro. – (2) Quotazioni in dollari del DSP.


BANCA D’ITALIA<br />

Indicatori di competitività di alcuni paesi industriali (1)<br />

(in base ai prezzi alla produzione del settore manifatturiero; dati medi nel periodo; indici 1999=100)<br />

Tavola a2.7<br />

PeRIODI Stati Uniti Giappone Germania Francia Italia Regno Unito Canada Spagna Paesi Bassi Belgio<br />

2002 107,8 88,4 95,8 96,8 97,9 97,6 98,5 100,4 102,4 95,4<br />

2003 103,8 87,9 101,0 101,5 103,1 93,6 102,6 104,9 108,4 99,0<br />

2004 100,3 87,8 101,2 102,7 104,7 96,0 106,1 106,9 110,5 103,9<br />

2005 103,0 82,7 98,7 101,3 103,2 92,6 108,2 107,6 110,7 106,1<br />

2006 103,1 75,1 97,3 100,9 103,6 91,4 112,6 109,1 111,1 108,2<br />

2007 99,0 69,9 98,4 102,6 105,5 92,9 114,9 110,9 115,5 110,3<br />

2008 98,3 76,2 97,3 104,4 106,6 82,2 109,6 113,4 119,9 112,6<br />

2009 97,0 88,7 99,3 101,6 106,0 77,2 108,8 113,3 116,3 113,3<br />

2010 94,9 88,8 94,1 97,8 102,4 77,5 115,2 110,0 115,0 112,5<br />

<strong>2011</strong> 92,4 89,8 92,7 98,1 102,1 77,7 115,1 110,4 118,9 113,7<br />

2009 – 4° trim. 93,1 88,1 99,7 102,1 106,9 77,3 113,2 113,8 117,9 115,5<br />

2010 – 1° trim. 95,0 87,1 96,5 100,0 104,3 76,9 115,0 111,8 116,2 113,3<br />

2° trim. 96,9 85,8 93,1 97,0 101,7 77,2 116,4 109,5 113,7 111,4<br />

3° trim. 95,4 91,0 93,1 96,5 101,4 78,5 113,9 108,9 113,7 112,0<br />

4° trim. 92,5 91,2 93,8 97,8 102,1 77,2 115,3 109,7 116,3 113,2<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 91,8 88,8 92,7 97,8 102,0 77,7 117,2 110,2 118,3 113,8<br />

2° trim. 91,2 86,5 93,4 98,9 102,7 76,8 116,2 111,1 120,7 114,8<br />

3° trim. 91,8 90,9 92,7 98,1 102,1 77,5 114,8 110,4 118,9 113,6<br />

4° trim. 94,8 93,2 92,2 97,7 101,6 79,0 112,2 109,7 117,7 112,7<br />

2010 – nov. 92,4 91,1 94,0 98,0 102,3 77,7 115,3 109,8 116,3 113,4<br />

dic. 92,9 90,3 92,6 97,0 101,1 77,3 116,5 109,1 115,7 112,3<br />

<strong>2011</strong> – gen. 92,2 89,9 92,4 97,1 101,4 77,6 117,2 109,5 116,9 113,1<br />

feb. 91,8 88,6 92,8 97,8 102,0 78,1 117,4 110,3 118,1 113,9<br />

mar. 91,6 88,0 93,0 98,5 102,6 77,2 117,2 110,9 119,9 114,4<br />

apr. 90,7 85,0 93,7 99,4 103,1 76,7 118,0 111,5 121,5 115,2<br />

mag. 91,6 86,8 93,2 98,7 102,4 76,7 115,8 110,8 120,5 114,6<br />

giu. 91,3 87,7 93,4 98,6 102,5 77,0 114,8 111,0 119,9 114,6<br />

lug. 91,1 88,7 92,9 98,3 102,2 77,0 116,5 110,7 119,4 113,9<br />

ago. 90,8 91,1 92,8 98,4 102,3 77,8 114,5 110,5 119,0 113,9<br />

set. 93,5 92,7 92,3 97,6 101,8 77,7 113,5 109,9 118,2 113,0<br />

ott. 94,0 93,6 92,7 98,0 102,0 78,1 112,3 110,2 118,3 113,3<br />

nov. 94,8 92,9 92,4 98,0 101,8 79,3 112,1 109,9 118,0 112,8<br />

dic. 95,5 93,0 91,4 97,2 101,1 79,5 112,1 109,1 117,0 111,9<br />

2012 – gen. 95,3 93,6 90,3 96,3 100,2 79,6 113,0 108,5 116,9 111,5<br />

feb. 93,6 90,4 90,9 97,1 100,5 79,3 113,7 109,1 118,0 112,5<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’Italia. Per il metodo di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Indici in aumento segnalano un peggioramento <strong>della</strong> competitività. eventuali differenze tra i dati mensili, trimestrali e annuali dipendono da arrotondamenti.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

13


14<br />

Commercio mondiale (1) (2)<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Statistiche di commercio internazionale<br />

(variazioni percentuali sull’anno precedente)<br />

Tavola a3.1<br />

VOCI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Beni 3,8 5,4 10,6 7,8 9,2 7,2 2,4 -11,7 14,3 6,3<br />

Beni e servizi 3,8 5,1 10,6 7,8 9,3 7,9 2,9 -10,5 12,9 5,8<br />

Prezzi in dollari delle merci oggetto di scambi mondiali<br />

Manufatti (3) -1,9 13,1 5,1 2,7 2,5 6,0 6,7 -6,6 2,4 7,2<br />

Petrolio (4) 2,5 15,8 30,7 41,3 20,5 10,7 36,4 -36,3 27,9 31,6<br />

Materie prime non petrolifere 1,9 5,9 15,2 6,1 23,2 14,1 7,5 -15,7 26,3 17,8<br />

Esportazioni (1)<br />

Paesi avanzati (5) 2,8 3,4 9,3 6,2 8,9 6,8 1,9 -11,5 12,2 5,3<br />

Stati Uniti -2,0 1,6 9,5 6,8 9,0 9,3 6,1 -9,4 11,3 6,7<br />

Giappone 7,9 9,5 14,0 6,2 9,9 8,7 1,4 -24,2 24,2 ..<br />

Area dell'euro (6) 2,5 1,6 7,7 5,3 9,1 6,7 0,7 -13,0 11,1 6,3<br />

Paesi di recente industrializzazione dell'Asia (7) 10,0 13,2 17,1 9,4 10,8 9,9 4,2 -6,6 18,1 5,5<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo (8) 6,8 10,5 12,4 11,9 10,8 9,5 4,3 -8,4 15,0 6,4<br />

Africa subsahariana 1,7 7,9 8,4 6,6 4,1 8,6 2,0 -5,2 4,8 3,7<br />

America latina 0,5 2,6 8,6 7,2 5,8 3,6 -0,2 -8,2 8,9 4,3<br />

Asia 12,9 12,8 14,1 17,7 16,5 13,9 6,1 -8,3 23,4 8,2<br />

Europa centrale e orientale 8,9 13,6 14,9 9,6 13,7 10,8 6,0 -8,0 11,4 5,2<br />

Medio Oriente e Africa settentrionale 1,2 13,1 11,5 10,4 5,2 6,5 6,5 -7,0 7,8 3,8<br />

Paesi dell'ex URSS (9) 8,3 12,7 13,4 4,4 7,8 6,8 0,8 -13,0 9,4 8,7<br />

Importazioni (1)<br />

Paesi avanzati (5) 2,9 4,2 9,3 6,3 7,8 5,2 0,5 -12,2 11,5 4,3<br />

Stati Uniti 3,4 4,4 11,1 6,1 6,1 2,4 -2,7 -13,6 12,5 4,9<br />

Giappone 0,3 3,9 7,9 4,2 4,5 2,3 0,3 -15,7 11,1 5,9<br />

Area dell'euro (6) 1,2 2,9 7,1 5,8 8,7 6,3 0,5 -11,9 9,3 3,8<br />

Paesi di recente industrializzazione dell'Asia (7) 8,6 10,2 15,9 7,7 9,4 8,5 3,6 -9,9 18,7 3,2<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo (8) 7,1 10,6 16,1 11,9 11,2 14,3 8,3 -9,3 16,0 9,4<br />

Africa subsahariana 12,4 9,2 6,8 10,1 8,8 16,0 12,5 -4,6 10,3 8,1<br />

America latina -5,9 -0,9 13,3 10,0 12,1 11,8 7,5 -17,9 23,0 11,4<br />

Asia 13,8 14,7 18,6 12,4 10,3 11,4 6,4 -1,8 19,6 9,6<br />

Europa centrale e orientale 9,6 14,4 16,0 11,0 11,6 14,8 3,9 -15,2 12,6 8,5<br />

Medio Oriente e Africa settentrionale 6,4 7,4 13,8 12,9 7,6 20,8 16,3 -3,0 1,3 1,6<br />

Paesi dell'ex URSS (9) 11,2 22,4 20,1 14,8 20,9 22,9 12,1 -27,6 18,6 18,9<br />

Ragioni di scambio (8)<br />

Paesi avanzati 0,9 1,2 -0,7 -1,6 -1,3 0,4 -2,5 3,6 -1,1 -1,5<br />

Paesi emergenti 1,1 1,1 3,9 5,7 2,9 1,1 2,8 -4,8 1,8 4,3<br />

Paesi esportatori di petrolio 0,1 3,5 10,3 19,0 9,1 2,5 14,3 -21,5 11,8 15,1<br />

Paesi non esportatori di petrolio 1,1 0,3 1,7 0,4 0,3 0,3 -1,8 2,7 -1,7 0,6<br />

Fonte: FMI.<br />

(1) Valutato a prezzi e cambi del 2000. – (2) Media aritmetica delle variazioni delle esportazioni e delle importazioni. – (3) Valori medi unitari dei manufatti esportati dai paesi avanzati. –<br />

(4) Media delle quotazioni a pronti delle qualità di greggio Brent, Dubai e West Texas Intermediate. – (5) Includono beni e servizi. – (6) Includono il commercio intra-area. –<br />

(7) Corea del Sud, Hong Kong, Singapore e Taiwan. – (8) Includono i soli beni. – (9) Includono la Georgia e la Mongolia.


Paesi industriali<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Saldi di conto corrente <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti<br />

(miliardi di dollari)<br />

Tavola a3.2<br />

PaeSI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Stati Uniti -457,2 -519,1 -628,5 -745,8 -800,6 -710,3 -677,1 -376,6 -470,9 -473,4<br />

Giappone 112,7 136,2 172,1 166,1 170,9 212,2 159,8 146,5 204,0 119,3<br />

area dell’euro 45,3 25,0 76,6 12,3 -14,6 10,5 -211,7 -26,8 -9,8 -6,2<br />

Regno Unito -27,5 -30,1 -45,4 -59,1 -79,5 -69,4 -36,1 -31,4 -75,1 -46,4<br />

Canada 12,6 10,7 22,9 21,7 18,1 12,0 6,4 -40,1 -49,3 -49,0<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo<br />

America latina<br />

Asia<br />

argentina 8,8 8,1 3,2 5,3 7,8 7,4 6,8 11,0 2,8 ..<br />

Brasile -7,6 4,2 11,7 14,0 13,6 1,6 -28,2 -24,3 -47,3 -52,5<br />

Messico -14,2 -7,2 -5,2 -5,9 -4,5 -9,3 -15,7 -5,1 -3,1 -8,8<br />

Cina 35,4 45,9 68,7 160,8 253,3 371,8 436,1 297,1 237,8 201,7<br />

Corea del Sud 7,5 15,6 32,3 18,6 14,1 21,8 3,2 32,8 29,4 26,5<br />

Hong Kong 12,4 16,5 15,7 20,2 22,9 25,5 29,5 18,0 12,4 12,4<br />

India 7,1 8,8 0,7 -10,3 -9,2 -8,1 -31,1 -26,0 -51,6 -59,2<br />

Indonesia 7,8 8,1 1,6 0,3 10,9 10,5 0,1 10,6 5,1 2,1<br />

Malaysia 8,0 13,3 15,1 20,7 26,2 29,7 39,2 31,9 27,2 32,2<br />

Singapore 11,9 22,0 19,3 26,8 35,7 45,6 26,2 30,3 55,6 57,2<br />

Taiwan 26,4 30,5 19,7 17,6 26,3 35,2 27,5 42,9 39,9 41,3<br />

Thailandia 4,7 4,8 2,8 -7,6 2,3 15,7 2,2 21,9 13,2 11,9<br />

Europa<br />

Polonia -5,5 -5,5 -13,3 -7,2 -13,2 -26,6 -34,2 -17,2 -21,7 -22,2<br />

Repubblica Ceca -4,3 -5,8 -5,8 -1,2 -3,2 -8,0 -4,6 -4,8 -7,6 -6,4<br />

Russia 29,1 35,4 59,5 84,6 94,7 77,8 103,5 48,6 70,3 98,8<br />

Turchia -0,6 -7,5 -14,4 -22,3 -32,2 -38,4 -41,5 -13,4 -46,6 -77,2<br />

Ungheria -4,7 -6,7 -8,8 -8,2 -8,3 -9,9 -11,0 -0,1 1,5 2,0<br />

Fonte: BCe, Thomson Reuters Datastream, FMI e statistiche nazionali.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

15


AndAMenTI MAcROecOnOMIcI,<br />

POLITIcHe dI BILAncIO e POLITIcA<br />

MOneTARIA neLL’AReA deLL’eURO


PeRIODI<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Conto economico delle risorse e degli impieghi dei paesi dell’area dell’euro (1)<br />

(quantità a prezzi concatenati; miliardi di euro, anno di riferimento 2005)<br />

Prodotto<br />

interno<br />

lordo<br />

Risorse Impieghi<br />

Importazioni<br />

di beni<br />

e servizi<br />

Tavola a5.1<br />

Totale Domanda nazionale esportazioni<br />

di beni<br />

Investimenti fissi lordi Consumi nazionali Totale (4) e servizi<br />

Costruzioni altri beni<br />

(2)<br />

Totale Famiglie<br />

(3)<br />

amministrazioni<br />

pubbliche<br />

2003 7.836,6 2.633,3 10.472,0 951,6 641,8 1.592,5 4.506,9 1.613,4 7.737,1 2.736,8<br />

2004 8.009,5 2.823,1 10.833,9 964,9 663,4 1.628,0 4.576,2 1.639,7 7.883,4 2.950,6<br />

2005 8.145,4 2.984,9 11.130,3 986,3 693,7 1.680,0 4.656,7 1.665,8 8.026,0 3.104,3<br />

2006 8.410,2 3.244,1 11.654,3 1.034,0 742,5 1.776,5 4.754,5 1.701,0 8.273,1 3.381,2<br />

2007 8.660,9 3.446,8 12.109,0 1.055,3 805,8 1.860,2 4.833,8 1.738,2 8.503,4 3.605,7<br />

2008 8.692,5 3.479,0 12.172,8 1.027,8 814,9 1.840,6 4.852,4 1.778,5 8.530,2 3.642,8<br />

2009 8.316,2 3.073,6 11.386,4 929,8 687,2 1.617,7 4.793,6 1.823,5 8.206,2 3.178,6<br />

2010 8.475,3 3.368,9 11.833,1 889,3 722,9 1.609,0 4.836,0 1.833,0 8.304,9 3.535,9<br />

<strong>2011</strong> 8.600,2 3.497,0 12.085,7 881,2 753,6 1.629,6 4.846,4 1.832,2 8.343,6 3.753,9<br />

2009 – 1° trim. 2.075,4 772,2 2.846,8 240,5 174,8 415,6 1.197,7 451,8 2.063,5 782,8<br />

2° trim. 2.070,8 750,0 2.819,7 233,4 169,8 403,5 1.197,8 455,2 2.041,5 777,7<br />

3° trim. 2.080,0 772,2 2.851,4 229,4 171,0 400,5 1.197,5 456,9 2.050,3 800,8<br />

4° trim. 2.087,7 778,8 2.865,8 226,0 171,4 397,4 1.201,5 459,5 2.050,1 815,5<br />

2010 – 1° trim. 2.096,7 805,4 2.900,2 221,7 174,7 396,0 1.204,2 457,4 2.061,0 840,1<br />

2° trim. 2.115,6 839,3 2.952,2 224,9 179,0 403,3 1.205,8 458,2 2.075,0 879,0<br />

3° trim. 2.124,6 852,4 2.974,0 222,9 181,8 403,9 1.210,0 458,5 2.078,5 897,8<br />

4° trim. 2.131,5 865,0 2.993,2 218,7 184,4 401,9 1.215,4 458,8 2.084,4 911,4<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 2.146,8 870,9 3.014,8 222,5 187,1 408,5 1.215,2 458,7 2.093,8 923,6<br />

2° trim. 2.149,9 874,4 3.021,5 221,1 188,0 407,9 1.209,7 458,8 2.089,4 934,9<br />

3° trim. 2.153,1 880,8 3.031,1 219,1 189,3 407,0 1.212,7 457,9 2.085,8 948,3<br />

4° trim. 2.146,6 868,8 3.012,6 218,2 188,3 405,1 1.207,1 456,7 2.071,3 944,5<br />

Fonte: elaborazioni su dati eurostat; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi; le serie trimestrali sono destagionalizzate e corrette per i giorni lavorativi. – (2) Macchine, attrezzature,<br />

mezzi di trasporto e beni immateriali. – (3) Comprende la spesa per consumi delle famiglie residenti e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. – (4) Comprende<br />

anche la variazione delle scorte e oggetti di valore.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

19


20<br />

PeRIODI<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Conto economico delle risorse e degli impieghi <strong>della</strong> Francia (1)<br />

(quantità a prezzi concatenati; miliardi di euro, anno di riferimento 2005)<br />

Prodotto<br />

interno<br />

lordo<br />

Risorse Impieghi<br />

Importazioni<br />

di beni<br />

e servizi<br />

Tavola a5.2<br />

Totale Domanda nazionale esportazioni<br />

di beni<br />

Investimenti fissi lordi Consumi nazionali Totale (4) e servizi<br />

Costruzioni altri beni<br />

(2)<br />

Totale Famiglie<br />

(3)<br />

amministrazioni<br />

pubbliche<br />

2003 1.645,4 414,9 2.060,5 195,4 117,7 308,0 938,4 394,4 1.640,3 420,3<br />

2004 1.687,2 439,3 2.126,7 202,4 121,2 318,3 954,2 403,1 1.686,3 440,3<br />

2005 1.718,0 463,8 2.181,8 211,1 126,8 332,3 977,7 408,1 1.728,9 452,9<br />

2006 1.760,4 487,2 2.247,6 222,3 129,0 345,5 999,3 413,8 1.771,3 476,3<br />

2007 1.800,7 514,0 2.314,8 232,1 141,5 367,3 1.023,2 420,0 1.827,4 487,5<br />

2008 1.799,2 518,7 2.318,1 228,1 146,8 368,5 1.025,7 425,4 1.832,1 485,9<br />

2009 1.742,6 468,7 2.211,3 213,6 120,6 329,5 1.028,5 436,1 1.783,9 427,1<br />

2010 1.771,6 510,3 2.280,1 201,1 139,1 333,6 1.044,1 444,0 1.812,7 468,3<br />

<strong>2011</strong> 1.801,6 535,5 2.334,9 …. …. 345,2 1.047,3 444,8 1.843,3 493,0<br />

2009 – 1° trim. 435,0 118,3 553,2 52,7 31,6 84,4 255,6 107,7 446,8 106,4<br />

2° trim. 434,8 115,6 550,4 51,8 30,5 82,5 256,7 108,7 444,5 105,9<br />

3° trim. 435,4 115,4 550,7 50,7 30,6 81,4 256,9 109,5 443,7 107,0<br />

4° trim. 437,8 119,6 557,4 50,0 31,3 81,3 259,4 110,3 449,3 108,0<br />

2010 – 1° trim. 439,1 121,5 560,5 49,2 32,2 81,3 259,4 110,6 448,1 112,5<br />

2° trim. 441,9 126,1 567,6 49,5 33,9 83,2 260,0 111,0 451,8 116,0<br />

3° trim. 443,8 130,4 573,7 49,7 34,7 84,1 261,7 111,2 455,4 118,6<br />

4° trim. 445,5 130,3 575,3 49,5 35,1 84,3 262,9 111,1 456,1 119,5<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 449,6 134,4 583,4 49,8 35,9 85,4 263,0 111,1 462,7 121,0<br />

2° trim. 449,4 133,6 582,4 50,3 35,9 86,0 260,5 111,0 460,7 122,1<br />

3° trim. 450,6 134,2 584,2 50,7 35,7 86,1 261,5 111,2 460,8 123,8<br />

4° trim. 450,9 132,3 582,7 51,1 36,5 87,2 261,7 111,4 457,9 125,2<br />

2012 – 1° trim. 451,1 133,3 583,8 51,0 35,9 86,6 262,3 112,0 458,6 125,6<br />

Fonte: elaborazioni su statistiche nazionali e su dati eurostat; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Le serie trimestrali sono destagionalizzate e corrette per i giorni lavorativi. – (2) Macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e beni immateriali. – (3) Comprende la spesa per<br />

consumi delle famiglie residenti e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. – (4) Comprende anche la variazione delle scorte e oggetti di valore.


PeRIODI<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Conto economico delle risorse e degli impieghi <strong>della</strong> Germania (1)<br />

(quantità a prezzi concatenati; miliardi di euro, anno di riferimento 2005)<br />

Prodotto<br />

interno<br />

lordo<br />

Risorse Impieghi<br />

Importazioni<br />

di beni<br />

e servizi<br />

Tavola a5.3<br />

Totale Domanda nazionale esportazioni<br />

di beni<br />

Investimenti fissi lordi Consumi nazionali Totale (4) e servizi<br />

Costruzioni altri beni<br />

(2)<br />

Totale Famiglie<br />

(3)<br />

amministrazioni<br />

pubbliche<br />

2003 2.183,9 698,7 2.883,4 214,8 168,1 382,4 1.300,4 418,5 2.113,7 771,1<br />

2004 2.209,3 756,2 2.966,1 206,0 175,7 381,5 1.305,0 416,1 2.112,7 853,6<br />

2005 2.224,4 803,1 3.027,5 198,9 185,5 384,5 1.307,0 417,3 2.108,4 919,1<br />

2006 2.306,7 898,2 3.204,9 209,5 206,5 416,1 1.326,5 421,2 2.165,5 1.039,4<br />

2007 2.382,1 946,8 3.329,2 208,8 227,4 435,8 1.323,8 427,2 2.206,7 1.122,3<br />

2008 2.407,9 978,3 3.386,7 207,4 236,5 443,0 1.331,9 440,3 2.234,3 1.152,2<br />

2009 2.284,5 888,0 3.172,1 201,3 189,3 392,5 1.330,9 454,9 2.176,2 995,3<br />

2010 2.368,8 992,0 3.357,8 205,7 207,6 414,1 1.339,0 462,6 2.227,9 1.131,9<br />

<strong>2011</strong> 2.439,7 1.065,6 3.501,9 217,6 222,5 440,7 1.358,7 469,0 2.279,8 1.225,3<br />

2009 – 1° trim. 566,0 226,9 793,0 50,2 48,0 98,7 333,1 112,7 547,9 244,9<br />

2° trim. 567,8 214,5 782,1 49,8 47,0 97,3 334,5 113,5 539,7 242,3<br />

3° trim. 572,4 223,9 796,3 50,3 47,2 97,9 332,1 114,2 545,5 250,6<br />

4° trim. 576,6 221,7 798,2 50,6 46,7 97,9 331,6 114,6 542,3 255,8<br />

2010 – 1° trim. 579,5 234,5 813,6 49,3 48,4 98,0 331,6 115,7 549,4 264,3<br />

2° trim. 590,8 249,0 839,0 52,6 50,7 103,6 334,3 115,0 556,8 282,8<br />

3° trim. 595,5 251,1 845,9 52,1 52,9 105,2 335,2 115,9 558,1 288,4<br />

4° trim. 598,3 254,3 851,8 50,8 54,3 105,1 337,6 116,0 561,3 291,2<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 606,4 256,9 862,5 54,5 54,6 109,3 339,5 116,2 567,1 296,0<br />

2° trim. 608,0 264,3 871,5 54,2 54,9 109,3 337,1 117,1 568,3 304,0<br />

3° trim. 611,5 271,4 882,1 53,6 56,0 109,7 341,0 117,8 571,1 311,9<br />

4° trim. 610,4 270,6 880,2 54,7 56,1 110,9 340,3 117,9 571,5 309,5<br />

Fonte: elaborazioni su statistiche nazionali e su dati eurostat; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Le serie trimestrali sono destagionalizzate e corrette per i giorni lavorativi. –(2) Macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e beni immateriali. – (3) Comprende la spesa per<br />

consumi delle famiglie residenti e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. – (4) Comprende anche la variazione delle scorte e oggetti di valore.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

21


22<br />

PeRIODI<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Conti economici delle risorse e degli impieghi e spesa delle famiglie in Italia<br />

(quantità a prezzi concatenati; miliardi di euro, anno di riferimento 2005)<br />

agricoltura,<br />

silvicoltura<br />

e pesca<br />

(1)<br />

Industria<br />

(1)<br />

Servizi<br />

(1) (2)<br />

Conti economici delle risorse e degli impieghi<br />

Tavola a5.4<br />

Risorse Totale<br />

altre<br />

attività<br />

di servizi<br />

(1) (3)<br />

IVa, imposte<br />

indirette nette<br />

sui prodotti<br />

e altre imposte<br />

sulle importazioni<br />

Prodotto<br />

interno<br />

lordo<br />

Importazioni<br />

di beni<br />

e servizi fob<br />

(4)<br />

risorse<br />

impieghi<br />

2003 26,5 331,8 650,6 247,1 143,6 1.398,9 343,3 1.742,7<br />

2004 29,9 337,4 657,6 253,3 144,7 1.423,1 360,0 1.783,3<br />

2005 28,6 341,8 665,9 255,3 144,7 1.436,4 372,5 1.808,9<br />

2006 28,3 353,5 680,8 257,8 147,5 1.468,0 401,9 1.869,9<br />

2007 28,3 361,9 693,8 260,4 148,5 1.492,7 422,9 1.916,0<br />

2008 28,7 351,4 687,8 261,2 146,5 1.475,4 410,4 1.886,1<br />

2009 28,0 304,0 661,3 261,9 139,7 1.394,3 355,6 1.748,8<br />

2010 27,9 317,4 672,5 263,3 138,6 1.419,5 400,7 1.817,6<br />

<strong>2011</strong> 27,8 317,7 680,0 263,2 137,2 1.425,6 402,3 1.825,3<br />

2009 – 1° trim. 7,1 76,4 164,8 65,2 35,1 348,4 88,3 436,4<br />

2° trim. 7,0 75,3 165,4 65,4 34,9 347,8 86,6 434,0<br />

3° trim. 6,9 75,9 165,9 65,5 34,9 349,1 88,6 437,4<br />

4° trim. 7,0 76,0 165,1 65,7 34,8 348,5 91,2 439,6<br />

2010 – 1° trim. 7,1 78,1 166,7 66,0 34,6 352,4 94,9 446,8<br />

2° trim. 7,0 79,1 167,4 66,0 34,8 354,2 98,1 451,7<br />

3° trim. 6,8 79,8 168,9 65,5 34,6 355,6 100,3 455,3<br />

4° trim. 7,0 79,5 169,4 65,8 34,6 356,2 105,5 460,8<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 7,2 79,5 169,7 65,8 34,5 356,6 103,1 459,1<br />

2° trim. 7,0 80,2 170,2 65,7 34,7 357,7 101,6 458,7<br />

3° trim. 6,8 80,0 170,2 65,8 34,3 357,1 100,4 456,8<br />

4° trim. 6,8 78,6 169,9 65,9 33,6 354,7 97,9 451,9<br />

Fonte: Istat, Conti economici nazionali; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Valore aggiunto ai prezzi base. – (2) Servizi al netto di amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria; istruzione; sanità e assistenza sociale; attività<br />

artistiche, di intrattenimento e divertimento; riparazione di beni per la casa e altri servizi. – (3) amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria; istruzione; sanità<br />

e assistenza sociale; attività artistiche, di intrattenimento e divertimento; riparazione di beni per la casa e altri servizi. – (4) Includono la spesa all’estero dei residenti. – (5) Spesa<br />

delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. – (6) Includono la spesa in Italia dei non residenti.<br />

continua


PeRIODI<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Conti economici delle risorse e degli impieghi e spesa delle famiglie in Italia<br />

(quantità a prezzi concatenati; miliardi di euro, anno di riferimento 2005)<br />

Investi-<br />

menti in<br />

costruzioni<br />

Conti economici delle risorse e degli impieghi Spesa interna delle famiglie<br />

Investimenti<br />

in macchine,<br />

attrezzature,<br />

mezzi di tra-<br />

sporto, beni<br />

immateriali<br />

segue: Tavola a5.4<br />

Impieghi Per tipo di consumo Per categorie di beni<br />

Consumi nazionali esporta-<br />

Spesa<br />

delle<br />

famiglie<br />

residenti<br />

Spesa<br />

delle<br />

aaPP<br />

e ISSL<br />

(5)<br />

zioni<br />

di beni e<br />

servizi fob<br />

(6)<br />

Non<br />

durevoli<br />

Semi-<br />

durevoli<br />

Durevoli Servizi alimentari,<br />

bevande<br />

e tabacco<br />

Non<br />

alimentari<br />

2003 154,6 136,5 826,4 282,1 338,2 262,3 97,6 77,7 403,7 148,7 692,3<br />

2004 158,2 138,8 832,4 289,3 359,3 262,6 96,3 82,0 407,5 148,3 700,1<br />

2005 159,6 141,1 842,3 294,8 371,6 265,0 96,6 84,6 410,8 150,4 706,6<br />

2006 161,5 149,4 853,8 296,5 402,9 266,5 97,3 87,1 418,8 153,0 716,8<br />

2007 162,3 154,3 863,1 299,5 428,1 262,9 97,1 89,5 428,7 152,5 725,8<br />

2008 157,7 147,0 856,2 301,1 416,0 258,7 96,1 83,5 430,9 147,4 722,1<br />

2009 143,8 124,9 842,6 303,6 343,2 251,8 91,1 80,7 429,8 143,9 710,1<br />

2010 136,9 137,9 852,5 301,8 383,0 255,0 94,5 79,4 434,6 144,7 719,6<br />

<strong>2011</strong> 133,2 136,7 854,6 299,2 404,5 253,0 94,3 78,0 441,4 143,1 724,5<br />

2009 – 1° trim. 36,8 31,8 210,4 75,6 84,3 63,4 22,7 19,2 107,6 36,1 177,0<br />

2° trim. 36,3 30,6 210,1 76,2 83,9 62,8 22,4 20,0 107,4 36,0 176,8<br />

3° trim. 35,5 30,8 210,9 75,8 86,1 62,7 23,1 20,8 107,3 35,9 178,1<br />

4° trim. 35,0 31,7 211,4 76,0 88,0 62,9 22,9 20,7 107,6 36,0 178,3<br />

2010 – 1° trim. 34,2 33,9 212,2 75,5 90,8 63,5 23,0 20,6 108,0 36,2 179,0<br />

2° trim. 34,3 34,1 212,0 75,7 94,3 63,7 23,5 19,3 108,3 36,1 178,9<br />

3° trim. 34,3 34,6 213,9 75,4 96,6 63,8 24,1 19,8 108,8 36,2 180,5<br />

4° trim. 33,8 34,4 214,6 75,2 99,5 63,9 23,9 19,8 109,8 36,2 181,5<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 33,7 34,6 214,6 75,4 99,7 63,5 23,7 20,0 110,3 36,1 181,6<br />

2° trim. 33,3 34,9 214,4 75,1 100,5 63,5 23,9 19,9 110,2 35,7 181,9<br />

3° trim. 33,2 34,6 213,6 74,6 102,5 63,3 23,5 19,8 110,3 35,7 181,3<br />

4° trim. 33,2 32,9 212,1 74,1 102,5 62,9 23,2 18,4 110,6 35,7 179,7<br />

Fonte: Istat, Conti economici nazionali; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Valore aggiunto ai prezzi base. – (2) Servizi al netto di amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria; istruzione; sanità e assistenza sociale; attività<br />

artistiche, di intrattenimento e divertimento; riparazione di beni per la casa e altri servizi. – (3) amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria; istruzione; sanità<br />

e assistenza sociale; attività artistiche, di intrattenimento e divertimento; riparazione di beni per la casa e altri servizi. – (4) Includono la spesa all’estero dei residenti. – (5) Spesa<br />

delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. – (6) Includono la spesa in Italia dei non residenti.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

23


24<br />

PeRIODI<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Conto economico delle risorse e degli impieghi <strong>della</strong> Spagna (1)<br />

(quantità a prezzi concatenati; miliardi di euro, anno di riferimento 2005)<br />

Prodotto<br />

interno<br />

lordo<br />

Risorse Impieghi<br />

Importazioni<br />

di beni<br />

e servizi<br />

Tavola a5.5<br />

Totale Domanda nazionale esportazioni<br />

di beni<br />

Investimenti fissi lordi Consumi nazionali Totale (4) e servizi<br />

Costruzioni altri beni<br />

(2)<br />

Totale Famiglie<br />

(3)<br />

amministrazioni<br />

pubbliche<br />

2003 850,1 238,2 1.088,0 171,1 66,6 237,7 484,1 145,8 869,5 218,5<br />

2004 877,8 261,1 1.138,9 180,3 69,5 249,8 504,4 154,9 911,3 227,6<br />

2005 909,3 281,3 1.190,6 192,4 75,1 267,4 525,3 163,4 957,2 233,4<br />

2006 946,4 310,0 1.256,4 205,2 81,3 286,5 546,4 170,8 1.007,4 249,0<br />

2007 979,3 334,7 1.314,0 210,1 89,4 299,3 565,6 180,3 1.048,2 265,7<br />

2008 988,0 317,4 1.305,6 198,0 87,5 285,2 562,2 191,0 1.042,6 263,0<br />

2009 951,0 262,7 1.213,7 167,6 70,5 237,9 537,7 198,1 978,0 235,6<br />

2010 950,4 286,0 1.235,1 150,5 72,7 222,9 541,9 198,6 968,4 267,3<br />

<strong>2011</strong> …. …. …. …. …. …. …. …. …. ….<br />

2009 – 1° trim. 240,0 64,6 304,6 44,6 18,4 63,0 134,8 49,3 248,2 56,3<br />

2° trim. 237,6 63,2 300,8 42,3 16,6 59,0 134,0 49,5 243,6 57,2<br />

3° trim. 236,9 67,6 304,5 41,1 17,5 58,6 134,0 49,7 243,3 61,2<br />

4° trim. 236,5 67,2 303,8 39,6 17,8 57,4 134,9 49,7 243,0 60,8<br />

2010 – 1° trim. 236,9 68,6 305,4 39,1 17,8 56,8 134,8 49,6 242,4 63,1<br />

2° trim. 237,5 72,4 309,5 38,3 18,2 56,5 136,0 50,0 243,7 66,0<br />

3° trim. 237,7 72,4 309,7 37,2 18,3 55,4 135,1 49,8 241,5 68,4<br />

4° trim. 238,2 72,6 310,5 35,9 18,4 54,2 136,0 49,2 240,9 69,9<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 239,1 72,7 311,5 35,5 18,6 54,0 135,3 49,9 240,5 71,3<br />

2° trim. 239,5 71,4 310,6 35,2 18,2 53,4 135,6 48,9 239,2 71,8<br />

3° trim. 239,6 73,1 312,3 34,6 18,6 53,2 135,8 48,0 238,1 74,7<br />

4° trim. 238,9 68,4 307,0 33,0 18,0 50,9 134,4 47,4 234,0 73,5<br />

Fonte: elaborazioni su statistiche nazionali e su dati eurostat; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Le serie trimestrali sono destagionalizzate e corrette per i giorni lavorativi. – (2) Macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e beni immateriali. – (3) Comprende la spesa per<br />

consumi delle famiglie residenti e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. – (4) Comprende anche la variazione delle scorte e oggetti di valore.


PeRIODI<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Produzione industriale per raggruppamenti principali di industrie nell’area dell’euro<br />

(dati annuali corretti per i giorni lavorativi, dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi e destagionalizzati; indici: 2005=100)<br />

Beni<br />

di consumo<br />

Beni<br />

strumentali<br />

Germania Spagna<br />

Beni<br />

intermedi<br />

energia Indice<br />

generale<br />

Beni<br />

di consumo<br />

Beni<br />

strumentali<br />

Beni<br />

intermedi<br />

Tavola a5.6<br />

energia Indice<br />

generale<br />

2003 96,3 91,5 93,3 96,5 93,5 100,6 99,6 98,9 91,5 98,4<br />

2004 96,5 94,9 96,8 99,7 96,3 100,4 101,8 100,7 97,0 100,2<br />

2005 99,6 99,6 99,7 100,1 99,7 101,3 101,3 101,0 100,3 101,0<br />

2006 102,7 106,0 107,1 101,0 105,3 103,7 109,4 104,9 101,3 105,0<br />

2007 106,2 114,9 114,5 98,2 111,7 105,5 114,4 106,1 102,0 107,1<br />

2008 104,3 116,8 114,2 95,6 111,7 100,5 104,3 94,2 103,6 99,3<br />

2009 98,4 92,0 93,3 90,6 93,5 92,2 81,2 74,5 94,7 83,6<br />

2010 101,3 103,7 107,1 93,6 103,6 93,0 78,5 76,5 97,0 84,3<br />

<strong>2011</strong> 103,8 116,7 115,8 87,7 111,5 92,1 79,1 74,9 93,7 83,1<br />

2005 – 1° trim. 98,2 96,5 98,3 100,1 97,8 99,5 100,0 99,9 101,4 100,1<br />

2° trim. 98,8 98,6 98,8 100,0 98,8 101,9 101,6 100,8 97,4 100,9<br />

3° trim. 100,3 100,5 99,8 99,4 100,1 102,4 101,9 101,9 99,8 101,9<br />

4° trim. 101,1 102,2 102,2 100,8 101,9 101,9 102,6 102,5 102,2 102,3<br />

2006 – 1° trim. 100,3 102,3 102,5 105,2 102,3 103,1 106,5 103,6 103,0 104,1<br />

2° trim. 102,7 104,8 106,4 100,6 104,6 103,2 107,8 105,1 100,5 104,8<br />

3° trim. 103,2 107,7 109,0 100,5 106,7 103,4 109,8 105,5 102,0 105,3<br />

4° trim. 104,5 108,9 110,8 97,6 107,8 105,5 113,1 106,4 99,3 106,8<br />

2007 – 1° trim. 105,2 111,9 113,0 93,3 109,5 106,2 113,6 107,8 98,7 107,5<br />

2° trim. 106,1 113,4 113,7 98,6 110,9 105,8 115,5 106,6 103,9 107,9<br />

3° trim. 107,2 116,1 115,2 100,6 112,8 105,2 113,5 105,7 101,3 106,9<br />

4° trim. 106,3 117,8 116,4 100,9 113,7 105,5 114,5 105,1 104,1 106,9<br />

2008 – 1° trim. 106,6 120,6 118,3 94,5 114,9 106,3 114,9 103,5 105,6 106,8<br />

2° trim. 104,0 119,6 117,6 99,2 114,3 101,3 109,7 98,7 104,1 102,6<br />

3° trim. 104,1 118,0 115,9 96,3 112,8 99,8 100,1 95,0 102,6 99,4<br />

4° trim. 102,5 109,6 104,3 92,9 104,9 94,5 89,5 79,7 102,0 89,0<br />

2009 – 1° trim. 98,7 91,1 89,7 89,4 91,7 92,7 83,1 72,6 94,9 83,1<br />

2° trim. 97,9 90,8 89,9 88,0 91,5 91,4 82,3 73,5 95,2 83,3<br />

3° trim. 97,9 92,9 95,2 93,4 94,7 91,7 80,7 76,2 95,1 84,7<br />

4° trim. 99,3 92,9 98,7 92,0 96,0 92,6 79,9 76,4 93,3 84,4<br />

2010 – 1° trim. 99,8 95,5 100,9 94,1 98,1 93,4 79,4 74,3 94,3 83,5<br />

2° trim. 100,6 102,4 107,5 93,5 103,1 93,7 79,1 78,1 96,7 85,3<br />

3° trim. 102,2 105,0 109,0 91,9 104,7 92,1 78,2 77,2 99,0 84,5<br />

4° trim. 102,4 111,2 111,1 94,6 108,1 92,7 79,4 77,3 98,1 85,0<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 103,7 113,2 114,0 93,0 109,9 92,2 80,7 77,9 94,6 85,1<br />

2° trim. 105,1 116,0 116,2 84,9 111,3 92,6 79,8 75,8 94,0 84,1<br />

3° trim. 103,6 120,1 117,8 86,4 113,2 92,4 78,8 74,3 93,9 83,2<br />

4° trim. 102,8 117,3 115,1 86,0 111,1 90,8 76,3 72,2 92,2 81,2<br />

2012 – 1° trim. 101,3 119,1 114,4 86,6 111,3 89,0 73,7 71,9 94,8 80,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati eurostat.<br />

(1) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi.<br />

continua<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

25


26<br />

PeRIODI<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

segue: Tavola a5.6<br />

Produzione industriale per raggruppamenti principali di industrie nell’area dell’euro<br />

(dati annuali corretti per i giorni lavorativi, dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi e destagionalizzati; indici: 2005=100)<br />

Beni<br />

di consumo<br />

Beni<br />

strumentali<br />

Francia area dell’euro (1)<br />

Beni<br />

intermedi<br />

energia Indice<br />

generale<br />

Beni<br />

di consumo<br />

Beni<br />

strumentali<br />

Beni<br />

intermedi<br />

energia Indice<br />

generale<br />

2003 100,8 96,0 98,7 97,8 98,3 98,5 94,8 96,7 96,1 96,5<br />

2004 100,3 98,4 100,4 99,7 99,7 99,0 97,6 99,1 98,7 98,6<br />

2005 99,8 99,7 99,9 100,0 99,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

2006 101,5 100,1 101,8 98,5 100,8 102,8 105,7 105,0 100,4 104,2<br />

2007 103,9 101,3 103,4 97,0 102,1 105,3 112,9 109,2 99,6 108,2<br />

2008 101,3 98,6 98,3 98,6 99,1 103,4 112,5 105,5 99,6 106,3<br />

2009 97,0 82,5 80,1 93,2 86,4 98,2 89,0 85,3 94,2 90,5<br />

2010 99,3 86,8 85,0 98,0 90,5 101,2 97,2 93,8 97,7 97,1<br />

<strong>2011</strong> 101,5 90,8 88,8 92,1 92,8 101,7 105,9 97,7 93,4 100,5<br />

2005 – 1° trim. 99,6 99,7 100,2 101,1 100,1 98,6 97,9 99,2 99,6 98,8<br />

2° trim. 99,3 100,8 99,1 100,5 99,8 99,7 99,8 98,9 100,2 99,5<br />

3° trim. 100,2 99,3 99,5 100,2 99,7 100,5 100,4 100,1 99,6 100,3<br />

4° trim. 99,8 99,0 100,6 98,4 99,8 101,2 101,8 101,7 100,6 101,4<br />

2006 – 1° trim. 99,9 99,2 100,5 101,2 100,2 100,7 102,9 102,1 104,0 102,2<br />

2° trim. 101,6 101,1 102,3 99,4 101,4 103,3 105,1 104,8 100,6 104,0<br />

3° trim. 102,4 99,9 101,5 98,5 100,7 103,0 107,0 105,8 100,2 104,8<br />

4° trim. 102,2 100,2 102,8 94,9 100,9 104,3 108,7 107,5 96,8 105,8<br />

2007 – 1° trim. 104,1 100,4 103,6 93,6 101,4 105,3 111,0 109,0 96,0 106,9<br />

2° trim. 104,3 100,3 103,5 95,0 101,7 104,8 111,8 109,0 99,2 107,7<br />

3° trim. 102,5 102,0 103,3 99,8 102,6 105,4 114,5 109,5 101,1 109,1<br />

4° trim. 104,5 102,5 103,0 99,6 102,5 106,2 114,9 109,6 102,5 109,3<br />

2008 – 1° trim. 102,6 103,5 104,8 95,1 102,7 105,7 117,5 111,2 98,5 110,1<br />

2° trim. 100,6 101,5 101,3 101,5 101,4 103,5 116,2 109,2 101,7 109,1<br />

3° trim. 101,3 99,2 99,3 99,6 99,7 103,1 112,8 106,6 100,7 106,9<br />

4° trim. 100,3 90,1 87,6 98,3 92,6 101,2 104,4 94,5 97,9 99,3<br />

2009 – 1° trim. 96,4 80,5 77,9 98,1 85,6 98,4 89,3 83,0 94,8 89,8<br />

2° trim. 96,9 81,5 77,7 93,3 85,0 97,6 88,2 82,4 92,9 88,9<br />

3° trim. 97,6 84,3 81,6 91,1 87,2 98,4 89,2 86,6 94,9 91,2<br />

4° trim. 97,5 83,9 83,0 90,4 87,7 98,7 89,8 88,9 94,2 92,1<br />

2010 – 1° trim. 99,7 84,9 82,5 97,5 89,0 101,1 92,0 89,9 97,5 94,1<br />

2° trim. 99,5 86,7 85,3 101,1 90,9 101,0 96,3 94,1 98,5 97,0<br />

3° trim. 99,1 87,1 85,2 95,9 90,5 101,3 98,6 94,8 96,4 97,7<br />

4° trim. 99,4 88,7 87,0 97,6 91,7 101,5 102,4 96,1 98,6 99,5<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 101,7 90,1 90,5 93,8 93,4 102,1 104,3 98,2 95,8 100,6<br />

2° trim. 101,7 89,9 89,2 91,0 92,6 102,4 105,5 98,1 92,6 100,7<br />

3° trim. 101,1 91,3 88,6 93,3 93,1 101,8 108,0 98,3 93,8 101,5<br />

4° trim. 101,2 91,9 86,9 90,5 92,1 100,6 106,3 96,0 91,4 99,4<br />

2012 – 1° trim. 100,0 91,5 86,5 92,3 92,0 98,6 106,5 95,5 92,3 98,9<br />

Fonte: elaborazioni su dati eurostat.<br />

(1) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi.


PeRIODI<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Beni non alimentari<br />

e non energetici<br />

Indice armonizzato dei prezzi al consumo: area dell’euro (1)<br />

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)<br />

Servizi Totale al netto<br />

di alimentari<br />

ed energetici<br />

Beni alimentari Beni<br />

energetici<br />

Trasformati Freschi Totale<br />

Totale al netto<br />

di alimentari<br />

freschi<br />

ed energetici<br />

Tavola a5.7<br />

Totale<br />

generale<br />

Pesi 28,5 41,5 69,9 11,9 7,2 19,1 11,0 81,8 100,0<br />

2007 1,0 2,5 1,9 2,8 3,0 2,8 2,6 2,0 2,1<br />

2008 0,8 2,6 1,8 6,1 3,5 5,1 10,3 2,4 3,3<br />

2009 0,6 2,0 1,4 1,1 0,2 0,7 -8,1 1,3 0,3<br />

2010 0,5 1,4 1,0 0,9 1,3 1,1 7,4 1,0 1,6<br />

<strong>2011</strong> 0,8 1,8 1,4 3,3 1,8 2,7 11,9 1,7 2,7<br />

2009 – gen. 0,5 2,4 1,6 2,7 2,6 2,7 -5,3 1,8 1,1<br />

feb. 0,7 2,4 1,7 2,0 3,3 2,5 -4,9 1,7 1,2<br />

mar. 0,8 1,9 1,4 1,6 2,4 1,9 -8,1 1,5 0,6<br />

apr. 0,8 2,5 1,8 1,2 1,6 1,4 -8,8 1,7 0,6<br />

mag. 0,8 2,1 1,5 1,0 0,7 0,9 -11,6 1,5 ..<br />

giu. 0,6 2,0 1,4 1,1 .. 0,7 -11,7 1,3 -0,1<br />

lug. 0,5 1,9 1,3 0,8 -1,1 .. -14,4 1,2 -0,7<br />

ago. 0,6 1,8 1,3 0,6 -1,2 -0,1 -10,2 1,2 -0,2<br />

set. 0,5 1,8 1,2 0,5 -1,3 -0,2 -11,0 1,1 -0,3<br />

ott. 0,3 1,8 1,2 0,3 -1,6 -0,4 -8,5 1,0 -0,1<br />

nov. 0,3 1,6 1,0 0,5 -1,3 -0,1 -2,4 1,0 0,5<br />

dic. 0,4 1,6 1,1 0,7 -1,6 -0,2 1,8 1,0 0,9<br />

2010 – gen. -0,1 1,4 0,8 0,6 -1,1 -0,1 4,0 0,8 0,9<br />

feb. -0,1 1,3 0,8 0,6 -1,0 .. 3,3 0,7 0,8<br />

mar. 0,5 1,6 1,2 0,5 0,3 0,4 7,2 1,1 1,6<br />

apr. 0,4 1,2 0,9 0,6 1,2 0,8 9,1 0,8 1,6<br />

mag. 0,5 1,3 0,9 0,9 0,7 0,8 9,2 0,9 1,7<br />

giu. 0,6 1,3 1,0 0,9 1,1 0,9 6,2 1,0 1,5<br />

lug. 0,4 1,4 1,0 0,9 2,1 1,3 8,1 1,0 1,7<br />

ago. 0,3 1,4 1,0 1,0 2,5 1,6 6,1 1,0 1,6<br />

set. 0,9 1,4 1,2 1,0 2,3 1,5 7,7 1,2 1,9<br />

ott. 0,8 1,4 1,1 1,2 2,3 1,6 8,5 1,1 1,9<br />

nov. 0,9 1,3 1,1 1,3 2,6 1,8 7,9 1,2 1,9<br />

dic. 0,7 1,3 1,0 1,5 3,2 2,1 11,0 1,1 2,2<br />

<strong>2011</strong> – gen. 0,5 1,5 1,1 1,8 2,2 1,9 12,0 1,2 2,3<br />

feb. 0,1 1,6 1,0 2,0 2,7 2,3 13,1 1,1 2,4<br />

mar. 0,9 1,6 1,3 2,5 2,2 2,4 13,0 1,5 2,7<br />

apr. 1,0 2,0 1,6 2,8 1,4 2,2 12,5 1,8 2,8<br />

mag. 1,0 1,8 1,5 3,2 2,4 2,8 11,1 1,7 2,7<br />

giu. 0,9 2,0 1,6 3,1 2,0 2,7 10,9 1,8 2,7<br />

lug. .. 2,0 1,2 3,4 1,3 2,6 11,8 1,5 2,6<br />

ago. .. 2,0 1,2 3,6 1,1 2,7 11,8 1,5 2,5<br />

set. 1,2 1,9 1,6 4,0 1,4 3,0 12,4 2,0 3,0<br />

ott. 1,3 1,8 1,6 4,3 1,8 3,3 12,4 2,0 3,0<br />

nov. 1,3 1,9 1,6 4,3 1,9 3,4 12,3 2,0 3,0<br />

dic. 1,2 1,9 1,6 4,1 1,6 3,1 9,7 2,0 2,7<br />

2012 – gen. 0,9 1,9 1,5 4,1 1,6 3,1 9,2 1,9 2,7<br />

feb. 1,0 1,8 1,5 4,1 2,2 3,3 9,5 1,9 2,7<br />

mar. 1,4 1,8 1,6 3,9 2,2 3,3 8,5 1,9 2,7<br />

apr. 1,3 1,7 1,6 3,7 2,1 3,1 8,1 1,9 2,6<br />

Fonte: eurostat.<br />

(1) Media ponderata degli indici dei paesi appartenenti all’area dell’euro alla data indicata. Indici: 2005=100; cfr. la sezione: Note metodologiche. I pesi riportati nella tavola sono<br />

quelli del gennaio 2012.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

27


28<br />

PeRIODI<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Indice armonizzato dei prezzi al consumo nei maggiori paesi dell’area dell’euro (1)<br />

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)<br />

Tavola a5.8<br />

Italia Germania Francia Spagna area euro (2)<br />

Totale Totale al netto<br />

di alimentari<br />

freschi<br />

ed energetici<br />

Totale Totale al netto<br />

di alimentari<br />

freschi<br />

ed energetici<br />

Totale Totale al netto<br />

di alimentari<br />

freschi<br />

ed energetici<br />

Totale Totale al netto<br />

di alimentari<br />

freschi<br />

ed energetici<br />

Totale Totale al netto<br />

di alimentari<br />

freschi<br />

ed energetici<br />

2007 2,0 1,9 2,3 2,1 1,6 1,5 2,8 2,7 2,1 2,0<br />

2008 3,5 2,8 2,8 1,8 3,2 2,3 4,1 3,2 3,3 2,4<br />

2009 0,8 1,6 0,2 1,2 0,1 1,3 -0,2 0,9 0,3 1,3<br />

2010 1,6 1,5 1,2 0,6 1,7 0,9 2,1 0,9 1,6 1,0<br />

<strong>2011</strong> 2,9 2,2 2,5 1,5 2,3 1,3 3,1 1,6 2,7 1,7<br />

2008 – gen. 3,1 2,6 2,9 2,1 3,2 2,2 4,4 3,2 3,2 2,3<br />

feb. 3,1 2,5 3,0 2,2 3,2 2,3 4,4 3,3 3,3 2,4<br />

mar. 3,6 2,9 3,3 2,4 3,5 2,5 4,6 3,5 3,6 2,7<br />

apr. 3,6 2,7 2,6 1,8 3,4 2,5 4,2 3,2 3,3 2,4<br />

mag. 3,7 2,8 3,1 1,8 3,7 2,4 4,7 3,3 3,7 2,5<br />

giu. 4,0 3,0 3,4 1,8 4,0 2,5 5,1 3,4 4,0 2,5<br />

lug. 4,0 2,7 3,5 1,8 4,0 2,4 5,3 3,5 4,0 2,5<br />

ago. 4,2 3,2 3,3 1,9 3,5 2,3 4,9 3,5 3,8 2,6<br />

set. 3,9 3,0 3,0 1,7 3,4 2,3 4,6 3,4 3,6 2,5<br />

ott. 3,6 3,0 2,5 1,5 3,0 2,3 3,6 2,9 3,2 2,4<br />

nov. 2,7 2,8 1,4 1,4 1,9 2,1 2,4 2,7 2,1 2,2<br />

dic. 2,4 2,8 1,1 1,2 1,2 1,9 1,5 2,4 1,6 2,1<br />

2009 – gen. 1,4 2,0 0,9 1,2 0,8 1,6 0,8 2,0 1,1 1,8<br />

feb. 1,5 2,1 1,0 1,2 1,0 1,7 0,7 1,6 1,2 1,7<br />

mar. 1,1 1,8 0,4 1,0 0,4 1,5 -0,1 1,2 0,6 1,5<br />

apr. 1,2 2,1 0,8 1,5 0,1 1,4 -0,2 1,3 0,6 1,7<br />

mag. 0,8 1,9 .. 1,2 -0,3 1,5 -0,9 0,9 .. 1,5<br />

giu. 0,6 1,7 .. 1,2 -0,6 1,4 -1,0 0,8 -0,1 1,3<br />

lug. -0,1 1,3 -0,7 1,1 -0,8 1,4 -1,4 0,7 -0,7 1,2<br />

ago. 0,1 1,2 -0,1 1,2 -0,2 1,4 -0,8 0,5 -0,2 1,2<br />

set. 0,4 1,5 -0,5 1,0 -0,4 1,2 -0,9 0,3 -0,3 1,1<br />

ott. 0,3 1,4 -0,1 1,1 -0,2 1,0 -0,6 0,3 -0,1 1,0<br />

nov. 0,8 1,4 0,3 1,0 0,5 1,0 0,4 0,4 0,5 1,0<br />

dic. 1,1 1,5 0,8 1,1 1,0 1,1 0,9 0,5 0,9 1,0<br />

2010 – gen. 1,3 1,4 0,8 0,8 1,2 0,9 0,7 -0,4 0,9 0,8<br />

feb. 1,1 1,2 0,5 0,7 1,4 1,1 0,4 -0,5 0,8 0,7<br />

mar. 1,4 1,4 1,2 0,9 1,7 1,0 2,7 1,6 1,6 1,1<br />

apr. 1,6 1,7 1,0 0,3 1,9 0,9 2,4 0,8 1,6 0,8<br />

mag. 1,6 1,5 1,2 0,6 1,9 0,8 2,5 0,9 1,7 0,9<br />

giu. 1,5 1,5 0,8 0,6 1,7 0,9 2,1 1,1 1,5 1,0<br />

lug. 1,8 1,7 1,2 0,5 1,9 1,0 1,8 0,6 1,7 1,0<br />

ago. 1,8 1,7 1,0 0,6 1,6 0,8 1,6 0,7 1,6 1,0<br />

set. 1,6 1,5 1,3 0,6 1,8 1,0 2,8 2,1 1,9 1,2<br />

ott. 2,0 1,7 1,3 0,7 1,8 1,0 2,5 1,4 1,9 1,1<br />

nov. 1,9 1,6 1,6 0,8 1,8 1,0 2,3 1,1 1,9 1,2<br />

dic. 2,1 1,5 1,9 0,7 2,0 0,9 2,9 1,3 2,2 1,1<br />

<strong>2011</strong> – gen. 1,9 1,2 2,0 0,9 2,0 0,9 3,0 1,4 2,3 1,2<br />

feb. 2,1 1,3 2,2 0,9 1,8 0,7 3,4 1,6 2,4 1,1<br />

mar. 2,8 2,1 2,3 1,0 2,2 1,0 3,3 1,6 2,7 1,5<br />

apr. 2,9 2,2 2,7 1,7 2,2 1,3 3,5 2,0 2,8 1,8<br />

mag. 3,0 2,2 2,4 1,4 2,2 1,4 3,4 2,0 2,7 1,7<br />

giu. 3,0 2,3 2,4 1,6 2,3 1,5 3,0 1,6 2,7 1,8<br />

lug. 2,1 1,3 2,6 1,7 2,1 1,2 3,0 1,4 2,6 1,5<br />

ago. 2,3 1,5 2,5 1,6 2,4 1,4 2,7 1,3 2,5 1,5<br />

set. 3,6 3,1 2,9 1,8 2,4 1,4 3,0 1,5 3,0 2,0<br />

ott. 3,8 3,0 2,9 1,7 2,5 1,6 3,0 1,6 3,0 2,0<br />

nov. 3,7 2,9 2,8 1,6 2,7 1,8 2,9 1,6 3,0 2,0<br />

dic. 3,7 2,9 2,3 1,6 2,7 2,0 2,4 1,4 2,7 2,0<br />

2012 – gen. 3,4 2,4 2,3 1,6 2,6 2,0 2,0 1,2 2,7 1,9<br />

feb. 3,4 2,3 2,5 1,8 2,5 1,9 1,9 1,1 2,7 1,9<br />

mar. 3,8 2,8 2,3 1,7 2,6 2,1 1,8 1,1 2,7 1,9<br />

apr. 3,7 2,6 2,2 1,7 2,4 1,9 2,0 1,1 2,6 1,9<br />

Fonte: eurostat.<br />

(1) Indici: 2005=100. – (2) Media ponderata degli indici dei paesi appartenenti all’area dell’euro alla data indicata; cfr. la sezione: Note metodologiche.


aNNI<br />

area<br />

euro<br />

BANCA D’ITALIA<br />

austria Belgio Finlandia<br />

Principali indicatori sull’inflazione nell’area dell’euro<br />

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)<br />

Francia Germania<br />

Grecia Irlanda Italia Lussemburgo<br />

Prezzi al consumo armonizzati (1)<br />

Paesi<br />

Bassi<br />

Portogallo<br />

Tavola a5.9<br />

Spagna Slovenia Cipro Malta<br />

2000 2,1 2,0 2,7 2,9 1,8 1,4 2,9 5,3 2,6 3,8 2,3 2,8 3,5 8,9 4,9 3,0<br />

2001 2,3 2,3 2,4 2,7 1,8 1,9 3,7 4,0 2,3 2,4 5,1 4,4 2,8 8,6 2,0 2,5<br />

2002 2,2 1,7 1,6 2,0 1,9 1,4 3,9 4,7 2,6 2,1 3,9 3,7 3,6 7,5 2,8 2,6<br />

2003 2,1 1,3 1,5 1,3 2,2 1,0 3,5 4,0 2,8 2,5 2,2 3,3 3,1 5,7 4,0 1,9<br />

2004 2,1 2,0 1,9 0,1 2,3 1,8 3,0 2,3 2,3 3,2 1,4 2,5 3,1 3,7 1,9 2,7<br />

2005 2,2 2,1 2,5 0,8 1,9 1,9 3,5 2,2 2,2 3,8 1,5 2,1 3,4 2,5 2,0 2,5<br />

2006 2,2 1,7 2,3 1,3 1,9 1,8 3,3 2,7 2,2 3,0 1,7 3,0 3,6 2,5 2,2 2,6<br />

2007 2,1 2,2 1,8 1,6 1,6 2,3 3,0 2,9 2,0 2,7 1,6 2,4 2,8 3,8 2,2 0,7<br />

2008 3,3 3,2 4,5 3,9 3,2 2,8 4,2 3,1 3,5 4,1 2,2 2,7 4,1 5,5 4,4 4,7<br />

2009 0,3 0,4 .. 1,6 0,1 0,2 1,3 -1,7 0,8 .. 1,0 -0,9 -0,2 0,9 0,2 1,8<br />

2010 1,6 1,7 2,3 1,7 1,7 1,2 4,7 -1,6 1,6 2,8 0,9 1,4 2,1 2,1 2,6 2,0<br />

<strong>2011</strong> 2,7 3,6 3,5 3,3 2,3 2,5 3,1 1,2 2,9 3,7 2,5 3,6 3,1 2,1 3,5 2,4<br />

Prezzi alla produzione (2)<br />

1996 0,3 – 0,6 -0,9 -0,1 -1,3 5,7 1,6 1,9 -4,3 1,9 3,8 1,7 – – –<br />

1997 1,0 0,2 1,7 0,6 0,1 1,2 3,5 0,8 1,3 2,9 3,3 2,2 1,0 – – –<br />

1998 -0,6 -0,7 -1,2 -1,2 -1,1 -0,4 2,9 0,4 0,1 2,7 -2,2 -3,7 -0,7 6,1 – –<br />

1999 -0,4 -1,0 -0,5 -1,0 -0,4 -1,0 2,4 1,5 -0,3 -2,1 -0,6 1,4 0,7 2,2 – –<br />

2000 4,7 4,3 4,6 5,1 3,8 2,9 5,2 7,4 6,0 6,2 12,4 16,4 5,4 7,9 – –<br />

2001 2,1 0,1 -0,4 -0,3 1,7 3,0 3,6 2,5 1,9 4,8 2,3 3,0 1,7 8,9 2,4 –<br />

2002 -0,1 -1,4 1,1 -1,2 -0,1 -0,6 2,3 2,2 0,2 -1,5 -1,2 0,5 0,6 4,9 2,6 –<br />

2003 1,4 0,4 0,2 -0,1 0,8 1,8 2,3 0,9 1,6 3,7 2,3 1,0 1,4 2,5 4,0 –<br />

2004 2,3 1,9 6,9 0,6 2,0 1,6 3,6 0,5 2,7 9,1 2,4 2,6 3,4 4,4 4,4 –<br />

2005 4,1 3,4 5,7 4,2 3,1 4,4 5,9 2,1 4,0 3,6 7,0 3,3 4,7 2,8 4,9 –<br />

2006 5,1 2,1 5,8 6,3 3,8 5,4 7,3 3,6 5,2 12,8 8,6 4,4 5,4 2,4 5,3 17,8<br />

2007 2,7 4,1 2,1 3,9 2,8 1,3 4,1 2,3 3,3 4,4 5,2 2,8 3,6 5,5 3,6 -3,6<br />

2008 6,1 4,8 9,3 8,6 5,6 5,4 10,0 6,1 5,8 15,1 8,9 5,2 6,5 5,6 11,7 14,7<br />

2009 -5,1 -1,8 -7,2 – -6,4 -4,0 -5,8 -3,6 -5,4 -9,2 -9,8 -3,8 -3,4 -0,4 -1,8 9,4<br />

2010 2,9 4,0 5,4 – 3,4 1,5 6,1 1,5 3,1 1,5 4,0 3,7 3,2 2,0 4,0 11,6<br />

<strong>2011</strong> 5,9 4,7 8,1 7,0 6,0 5,6 7,4 4,6 5,0 5,6 8,7 5,8 6,9 3,8 5,4 0,9<br />

Fonte: eurostat.<br />

(1) L’aggregato dell’area si riferisce alla media ponderata degli indici armonizzati dei paesi appartenenti all’area dell’euro alla data indicata; cfr. la sezione: Note metodologiche. –<br />

(2) Indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno. L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi; cfr. la sezione: Note<br />

metodologiche.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

29


30<br />

PeRIODI<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno:<br />

maggiori paesi dell’area dell’euro (1)<br />

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)<br />

Beni<br />

di consumo<br />

al netto degli<br />

alimentari (2)<br />

Beni<br />

intermedi<br />

Germania Francia<br />

energetici Totale al netto<br />

di alimentari<br />

ed energetici<br />

Totale<br />

generale<br />

Beni<br />

di consumo<br />

al netto degli<br />

alimentari (2)<br />

Beni<br />

intermedi<br />

energetici Totale al netto<br />

di alimentari<br />

ed energetici<br />

Tavola a5.10<br />

2007 0,6 3,8 -0,9 2,0 1,3 -0,2 4,8 1,3 3,1 2,8<br />

2008 1,0 2,5 13,0 1,6 5,4 -0,2 4,2 13,7 3,1 5,6<br />

2009 0,5 -4,9 -8,3 -1,9 -4,0 -1,1 -4,9 -15,6 -2,2 -6,4<br />

2010 .. 3,5 1,4 1,7 1,5 -0,7 2,7 13,6 1,2 3,4<br />

<strong>2011</strong> 1,7 5,2 10,6 3,0 5,6 .. 6,0 14,7 3,2 6,0<br />

<strong>2011</strong> – gen. 0,9 7,2 9,3 3,7 5,5 -0,8 7,0 14,7 3,1 5,6<br />

feb. 1,3 8,1 11,0 4,2 6,3 -0,7 7,4 16,4 3,6 6,3<br />

mar. 1,4 7,5 10,5 3,9 6,1 -1,2 7,6 17,2 3,6 6,7<br />

apr. 1,7 6,8 11,8 3,7 6,4 -0,5 7,4 16,1 3,6 6,7<br />

mag. 1,8 5,7 11,5 3,2 6,1 0,6 6,9 14,0 3,4 6,2<br />

giu. 1,9 5,6 9,9 3,2 5,6 0,7 6,9 13,1 3,5 6,1<br />

lug. 1,9 5,4 10,6 3,1 5,7 .. 6,5 15,3 3,5 6,3<br />

ago. 2,0 4,6 10,7 2,8 5,4 -0,1 6,2 14,3 3,5 6,2<br />

set. 2,1 4,2 11,1 2,7 5,5 0,5 5,3 15,3 3,3 6,1<br />

ott. 1,9 3,2 11,4 2,2 5,3 0,5 4,3 14,6 3,0 5,7<br />

nov. 1,9 2,9 11,2 2,1 5,2 0,6 3,5 15,1 2,4 5,6<br />

dic. 2,0 2,1 8,3 1,7 4,0 0,9 3,0 10,8 2,3 4,6<br />

2012 – gen. 2,0 1,2 7,3 1,4 3,4 0,6 1,7 11,8 1,6 4,2<br />

feb. 2,0 0,7 6,9 1,1 3,2 0,7 1,5 11,9 1,5 4,1<br />

mar. 1,7 0,9 7,1 1,2 3,4 1,2 1,4 10,0 1,4 3,7<br />

Spagna area euro (3)<br />

2007 2,7 5,9 1,6 4,2 3,6 1,0 4,6 1,2 2,9 2,7<br />

2008 2,8 5,5 14,3 3,6 6,5 0,9 3,9 14,1 2,6 6,1<br />

2009 0,3 -5,4 -6,8 -2,3 -3,4 -0,1 -5,3 -11,5 -2,3 -5,1<br />

2010 0,1 2,9 9,8 1,7 3,2 -0,1 3,5 6,4 1,8 2,9<br />

<strong>2011</strong> 1,3 6,1 17,0 3,3 6,9 -0,1 12,3 24,3 5,9 10,9<br />

<strong>2011</strong> – gen. 0,8 6,8 17,3 3,5 6,8 0,5 7,3 11,7 3,7 5,9<br />

feb. 0,8 7,9 18,5 3,9 7,6 0,7 8,2 12,6 4,2 6,6<br />

mar. 1,0 8,0 18,6 4,1 7,8 0,8 8,1 13,0 4,1 6,8<br />

apr. 1,2 7,1 17,1 3,7 7,3 1,2 7,3 13,2 3,9 6,8<br />

mag. 1,2 6,5 15,4 3,3 6,7 1,5 6,6 11,8 3,5 6,2<br />

giu. 1,3 6,4 15,4 3,3 6,7 1,5 6,3 10,7 3,5 5,9<br />

lug. 1,5 6,8 17,9 3,6 7,5 1,3 6,1 11,9 3,4 6,1<br />

ago. 1,8 6,2 17,2 3,4 7,1 1,4 5,7 11,4 3,2 5,8<br />

set. 1,5 5,5 18,8 3,1 7,1 1,6 5,0 12,2 3,1 5,8<br />

ott. 1,1 5,0 17,0 3,0 6,5 1,5 4,1 12,3 2,7 5,5<br />

nov. 1,4 4,1 17,0 2,6 6,3 1,7 3,5 12,3 2,4 5,4<br />

dic. 1,6 3,0 14,0 2,1 5,2 1,8 2,7 9,4 2,1 4,3<br />

2012 – gen. 1,4 1,7 9,7 1,5 3,7 1,5 1,6 9,2 1,6 3,7<br />

feb. 1,3 1,1 9,5 1,2 3,4 1,4 1,0 9,3 1,3 3,6<br />

mar. 1,1 1,0 9,5 1,0 3,3 1,4 0,9 8,5 1,2 3,3<br />

Totale<br />

generale<br />

Fonte: elaborazioni su dati eurostat.<br />

(1) Indici: 2005=100. – (2) Il peso dei beni di consumo non alimentari è ottenuto come differenza tra quello dei beni di consumo totali e quello dei beni alimentari, che tuttavia<br />

contengono alcune voci classificate come beni intermedi. – (3) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi; cfr. la sezione: Note metodologiche.


BANCA D’ITALIA<br />

Popolazione con 15 anni e oltre<br />

(migliaia di persone)<br />

Tavola a5.11<br />

aRee e PaeSI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Maschi e femmine<br />

Ue (1) 311.869 314.499 317.052 319.659 322.124 324.256 326.593 328.210 329.091 330.432<br />

area dell'euro (2) 260.977 263.274 265.509 267.717 269.734 271.445 273.340 274.474 275.012 275.892<br />

austria 6.540 6.649 6.710 6.772 6.836 6.885 6.935 6.970 7.008 7.041<br />

Belgio 8.504 8.553 8.598 8.672 8.739 8.814 8.890 8.966 9.039 9.118<br />

Cipro 527 540 558 579 589 610 618 627 637 637<br />

estonia 1.123 1.125 1.125 1.127 1.136 1.138 1.138 1.135 1.132 1.132<br />

Finlandia 4.249 4.268 4.282 4.311 4.334 4.367 4.393 4.426 4.454 4.477<br />

Francia 46.956 47.593 47.959 48.396 48.802 49.111 49.399 49.639 49.878 50.146<br />

Germania 69.207 69.473 69.847 70.011 70.243 70.222 70.439 70.358 70.037 70.126<br />

Grecia 8.958 9.007 9.057 9.102 9.150 9.207 9.230 9.262 9.302 9.338<br />

Irlanda 3.090 3.145 3.201 3.277 3.368 3.455 3.510 3.524 3.512 3.503<br />

Italia (3) 48.491 48.799 49.274 49.845 50.145 50.483 50.918 51.281 51.536 51.796<br />

Lussemburgo 353 358 361 365 373 377 385 394 401 410<br />

Malta 318 320 321 324 337 341 344 349 351 355<br />

Paesi Bassi 12.933 13.016 13.091 13.108 13.158 13.214 13.269 13.325 13.449 13.513<br />

Portogallo 8.701 8.775 8.846 8.903 8.939 8.964 8.993 9.019 9.018 9.034<br />

Repubblica Slovacca 4.348 4.353 4.392 4.432 4.493 4.495 4.523 4.576 4.594 4.605<br />

Slovenia 1.687 1.698 1.706 1.711 1.720 1.729 1.745 1.748 1.760 1.759<br />

Spagna 34.992 35.602 36.181 36.782 37.372 38.033 38.611 38.875 38.904 38.902<br />

Danimarca 4.362 4.366 4.387 4.402 4.423 4.438 4.472 4.506 4.539 4.570<br />

Regno Unito 47.232 47.552 47.870 48.261 48.722 49.098 49.498 49.920 50.203 50.588<br />

Svezia 7.301 7.343 7.388 7.452 7.520 7.588 7.651 7.745 7.811 7.870<br />

Femmine<br />

Ue (1) 161.402 162.526 163.555 164.832 165.968 166.959 168.126 168.856 169.333 169.990<br />

area dell'euro (2) 135.261 136.258 137.140 138.237 139.175 139.963 140.917 141.456 141.763 142.242<br />

austria 3.429 3.465 3.507 3.520 3.549 3.571 3.594 3.610 3.625 3.642<br />

Belgio 4.385 4.408 4.430 4.467 4.501 4.537 4.573 4.610 4.646 4.685<br />

Cipro 276 283 291 301 304 316 318 321 327 325<br />

estonia 619 620 620 622 624 625 627 625 624 623<br />

Finlandia 2.203 2.210 2.217 2.230 2.243 2.255 2.269 2.282 2.295 2.306<br />

Francia 24.452 24.861 25.056 25.308 25.529 25.680 25.827 25.937 26.056 26.181<br />

Germania 35.681 35.784 35.893 35.988 36.076 36.042 36.142 36.059 35.881 35.900<br />

Grecia 4.601 4.626 4.651 4.674 4.696 4.717 4.728 4.744 4.762 4.778<br />

Irlanda 1.568 1.595 1.622 1.657 1.694 1.737 1.771 1.787 1.788 1.784<br />

Italia (4) 25.515 25.514 25.583 25.856 25.998 26.165 26.391 26.586 26.727 26.878<br />

Lussemburgo 180 182 183 186 182 184 195 200 203 206<br />

Malta 163 163 164 166 170 172 174 176 177 179<br />

Paesi Bassi 6.553 6.592 6.628 6.650 6.677 6.708 6.736 6.764 6.828 6.862<br />

Portogallo 4.549 4.585 4.614 4.640 4.658 4.673 4.687 4.700 4.701 4.709<br />

Repubblica Slovacca 2.270 2.270 2.292 2.308 2.335 2.337 2.351 2.375 2.383 2.388<br />

Slovenia 869 876 878 881 884 887 889 890 893 894<br />

Spagna 17.948 18.224 18.511 18.783 19.055 19.357 19.645 19.790 19.847 19.902<br />

Danimarca 2.225 2.223 2.233 2.244 2.248 2.258 2.274 2.290 2.307 2.321<br />

Regno Unito 24.397 24.522 24.672 24.844 25.045 25.227 25.413 25.584 25.722 25.866<br />

Svezia 3.716 3.735 3.755 3.785 3.817 3.848 3.881 3.913 3.945 3.970<br />

Maschi<br />

Ue (1) 151.189 152.382 153.495 154.831 156.158 157.298 158.462 159.356 159.754 160.442<br />

area dell'euro (2) 126.438 127.427 128.367 129.485 130.557 131.481 132.419 133.019 133.245 133.650<br />

austria 3.111 3.184 3.202 3.253 3.288 3.315 3.341 3.361 3.382 3.399<br />

Belgio 4.120 4.145 4.168 4.205 4.239 4.277 4.316 4.356 4.392 4.433<br />

Cipro 251 257 267 278 284 294 300 305 310 311<br />

estonia 503 505 505 505 512 512 511 510 508 509<br />

Finlandia 2.047 2.057 2.065 2.081 2.091 2.112 2.124 2.145 2.159 2.172<br />

Francia 22.504 22.732 22.902 23.089 23.273 23.431 23.571 23.702 23.822 23.965<br />

Germania 33.526 33.689 33.954 34.023 34.168 34.179 34.296 34.298 34.156 34.227<br />

Grecia 4.356 4.381 4.406 4.428 4.454 4.490 4.503 4.518 4.539 4.559<br />

Irlanda 1.522 1.550 1.579 1.621 1.674 1.718 1.739 1.737 1.725 1.719<br />

Italia (4) 23.698 23.697 23.691 23.989 24.147 24.318 24.526 24.695 24.809 24.919<br />

Lussemburgo 173 176 178 179 191 193 190 195 198 204<br />

Malta 155 157 157 159 166 169 170 173 174 175<br />

Paesi Bassi 6.380 6.424 6.463 6.458 6.480 6.506 6.533 6.561 6.620 6.651<br />

Portogallo 4.152 4.190 4.232 4.264 4.280 4.291 4.306 4.319 4.317 4.325<br />

Repubblica Slovacca 2.078 2.083 2.100 2.124 2.157 2.158 2.172 2.201 2.211 2.217<br />

Slovenia 818 823 828 830 836 842 856 858 866 865<br />

Spagna 17.044 17.377 17.670 17.999 18.317 18.676 18.965 19.085 19.057 19.000<br />

Danimarca 2.137 2.143 2.155 2.158 2.175 2.180 2.198 2.216 2.232 2.249<br />

Regno Unito 22.834 23.030 23.198 23.417 23.677 23.872 24.084 24.336 24.480 24.721<br />

Svezia 3.585 3.607 3.632 3.667 3.704 3.740 3.770 3.832 3.866 3.899<br />

Fonte: eurostat e, per l’Italia, Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; i dati si riferiscono a rilevazioni effettuate nei mesi primaverili; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Ue-15. – (2) euro-17. – (3) Dati <strong>della</strong> nuova Rilevazione sulle forze di lavoro. – (4) Fino al 2003 i dati si riferiscono alla vecchia Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro. Ne<br />

consegue che il totale ‘maschi e femmine’ per l’Italia, per la Ue e per l’area dell’euro non coincide con la somma dei ‘maschi’ e delle ‘femmine’.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

31


32<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Occupati totali<br />

(migliaia di persone)<br />

Tavola a5.12<br />

aRee e PaeSI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Maschi e femmine<br />

Ue (1) 163.314 164.806 165.388 168.286 171.387 174.278 176.443 173.426 172.512 173.615<br />

area dell'euro (2) 132.590 133.871 134.246 136.909 139.753 142.468 144.176 141.820 140.802 141.623<br />

austria 3.669 3.745 3.654 3.756 3.818 3.948 4.016 4.022 4.023 4.072<br />

Belgio 4.052 4.055 4.144 4.212 4.216 4.345 4.414 4.396 4.443 4.544<br />

Cipro 315 327 336 348 356 378 384 383 388 380<br />

estonia 581 589 595 609 650 659 657 593 559 603<br />

Finlandia 2.406 2.401 2.384 2.425 2.461 2.524 2.574 2.497 2.485 2.517<br />

Francia 23.885 24.583 24.544 24.767 24.819 25.183 25.724 25.594 25.505 25.563<br />

Germania 36.275 35.927 35.463 36.205 37.046 37.829 38.139 38.312 38.602 39.651<br />

Grecia 4.190 4.287 4.331 4.382 4.453 4.520 4.583 4.532 4.427 4.156<br />

Irlanda 1.764 1.793 1.836 1.929 2.021 2.102 2.108 1.928 1.859 1.818<br />

Italia 22.152 22.281 22.438 22.651 23.187 23.298 23.581 23.201 23.007 23.094<br />

Lussemburgo 188 187 188 194 195 201 208 219 219 222<br />

Malta 149 149 146 148 152 158 160 161 164 168<br />

Paesi Bassi 8.176 8.125 8.101 8.113 8.241 8.469 8.580 8.602 8.371 8.345<br />

Portogallo 5.158 5.118 5.125 5.132 5.181 5.155 5.228 5.076 4.992 4.893<br />

Repubblica Slovacca 2.111 2.167 2.149 2.196 2.295 2.338 2.405 2.378 2.313 2.356<br />

Slovenia 922 896 946 947 969 994 990 981 968 938<br />

Spagna 16.597 17.241 17.866 18.895 19.693 20.367 20.425 18.945 18.477 18.303<br />

Danimarca 2.741 2.704 2.742 2.738 2.792 2.815 2.862 2.784 2.714 2.713<br />

Regno Unito 27.713 28.007 28.261 28.528 28.838 28.979 29.377 28.793 28.833 29.063<br />

Svezia 4.348 4.352 4.311 4.359 4.426 4.543 4.624 4.525 4.555 4.661<br />

Femmine<br />

Ue (1) 70.779 71.907 72.375 74.078 75.743 77.180 78.636 78.386 78.287 78.982<br />

area dell'euro (2) 56.525 57.604 57.935 59.518 61.022 62.443 63.645 63.516 63.413 64.026<br />

austria 1.658 1.684 1.657 1.718 1.747 1.795 1.843 1.882 1.885 1.900<br />

Belgio 1.721 1.742 1.798 1.856 1.859 1.919 1.968 1.988 1.990 2.064<br />

Cipro 139 145 147 151 155 169 171 172 177 173<br />

estonia 286 288 297 310 327 329 324 307 297 307<br />

Finlandia 1.162 1.160 1.146 1.171 1.190 1.214 1.232 1.222 1.208 1.211<br />

Francia 10.822 11.355 11.311 11.559 11.588 11.839 12.169 12.125 12.143 12.115<br />

Germania 16.166 16.146 15.955 16.293 16.804 17.157 17.286 17.602 17.794 18.306<br />

Grecia 1.568 1.621 1.650 1.676 1.727 1.758 1.794 1.802 1.782 1.671<br />

Irlanda 736 752 771 819 854 900 922 884 863 849<br />

Italia 8.627 8.667 8.778 8.855 9.116 9.177 9.401 9.334 9.311 9.398<br />

Lussemburgo 75 76 77 81 84 86 89 93 95 96<br />

Malta 46 45 43 46 47 51 55 54 54 58<br />

Paesi Bassi 3.556 3.582 3.583 3.628 3.699 3.835 3.895 3.942 3.845 3.869<br />

Portogallo 2.332 2.335 2.337 2.365 2.384 2.373 2.420 2.373 2.352 2.299<br />

Repubblica Slovacca 966 989 968 978 1.004 1.030 1.060 1.042 1.027 1.043<br />

Slovenia 423 409 434 435 448 451 450 450 447 431<br />

Spagna 6.242 6.608 6.983 7.577 7.989 8.360 8.566 8.244 8.143 8.236<br />

Danimarca 1.282 1.251 1.275 1.264 1.304 1.316 1.336 1.325 1.305 1.292<br />

Regno Unito 12.750 12.838 12.991 13.146 13.304 13.298 13.529 13.411 13.420 13.470<br />

Svezia 2.082 2.090 2.063 2.070 2.094 2.153 2.186 2.159 2.151 2.206<br />

Maschi<br />

Ue (1) 92.537 92.899 93.011 94.209 95.643 97.101 97.807 95.039 94.227 94.631<br />

area dell'euro (2) 76.069 76.268 76.308 77.391 78.730 80.027 80.532 78.307 77.391 77.596<br />

austria 2.011 2.061 1.997 2.039 2.071 2.154 2.173 2.140 2.139 2.172<br />

Belgio 2.331 2.313 2.346 2.356 2.357 2.425 2.447 2.408 2.453 2.480<br />

Cipro 177 182 189 197 201 209 213 211 211 208<br />

estonia 295 302 298 299 323 330 333 286 262 296<br />

Finlandia 1.245 1.240 1.238 1.253 1.271 1.311 1.342 1.275 1.277 1.306<br />

Francia 13.064 13.228 13.234 13.208 13.231 13.344 13.555 13.470 13.363 13.448<br />

Germania 20.109 19.781 19.508 19.912 20.242 20.673 20.853 20.710 20.809 21.345<br />

Grecia 2.622 2.666 2.680 2.706 2.726 2.762 2.789 2.730 2.645 2.485<br />

Irlanda 1.028 1.041 1.065 1.110 1.167 1.202 1.187 1.044 996 968<br />

Italia 13.525 13.613 13.659 13.796 14.071 14.121 14.180 13.868 13.696 13.695<br />

Lussemburgo 113 111 111 113 111 115 119 126 124 126<br />

Malta 103 104 103 102 105 107 105 107 110 110<br />

Paesi Bassi 4.620 4.544 4.519 4.485 4.542 4.634 4.684 4.660 4.526 4.476<br />

Portogallo 2.826 2.783 2.788 2.767 2.796 2.782 2.808 2.703 2.640 2.594<br />

Repubblica Slovacca 1.145 1.178 1.180 1.218 1.291 1.308 1.345 1.337 1.285 1.313<br />

Slovenia 500 488 511 512 521 542 540 531 521 507<br />

Spagna 10.355 10.633 10.882 11.318 11.704 12.008 11.859 10.701 10.334 10.067<br />

Danimarca 1.458 1.453 1.467 1.474 1.488 1.499 1.526 1.458 1.409 1.421<br />

Regno Unito 14.964 15.170 15.270 15.382 15.534 15.681 15.847 15.381 15.412 15.593<br />

Svezia 2.266 2.262 2.247 2.290 2.332 2.390 2.438 2.365 2.404 2.455<br />

Fonte: eurostat e, per l'Italia, Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; i dati si riferiscono a rilevazioni effettuate nei mesi primaverili; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Ue-15. – (2) euro-17.


BANCA D’ITALIA<br />

Tasso di attività<br />

(rapporto percentuale tra forze di lavoro e popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni)<br />

Tavola a5.13<br />

aRee e PaeSI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Maschi e femmine<br />

Ue (1) 69,8 70,3 70,4 71,0 71,6 71,8 72,3 72,4 72,4 72,5<br />

area dell'euro (2) 68,5 69,1 69,2 69,8 70,4 70,7 71,2 71,3 71,4 71,5<br />

austria 71,6 71,7 70,3 71,3 72,2 73,7 74,1 74,3 74,1 74,5<br />

Belgio 64,1 64,3 65,3 66,4 65,9 66,7 66,3 66,5 66,9 66,9<br />

Cipro 70,9 72,3 72,6 72,6 72,6 73,7 73,4 74,1 74,5 74,4<br />

estonia 68,2 70,0 70,1 70,8 73,5 73,5 72,8 73,8 73,6 74,4<br />

Finlandia 77,2 76,8 76,3 76,6 76,8 77,3 78,1 77,2 76,6 77,0<br />

Francia 69,0 69,9 69,9 69,7 69,6 69,6 69,7 70,2 70,4 70,1<br />

Germania 71,5 72,1 72,1 73,7 74,7 75,2 75,7 76,2 76,5 77,1<br />

Grecia 64,2 65,1 66,5 66,8 67,0 67,0 67,2 67,7 68,3 67,6<br />

Irlanda 68,0 68,2 68,7 70,2 71,4 72,3 71,9 70,8 70,1 69,7<br />

Italia (3) 62,8 63,0 62,5 62,4 63,0 62,5 63,5 62,6 62,5 62,1<br />

Lussemburgo 65,4 64,5 65,8 66,4 66,8 66,2 67,8 69,4 67,4 67,2<br />

Malta 59,1 59,0 57,7 58,2 57,7 59,2 58,7 59,0 60,2 61,6<br />

Paesi Bassi 76,5 76,5 76,6 76,9 77,2 78,5 79,4 79,7 78,2 78,0<br />

Portogallo 72,6 72,9 72,8 73,2 73,8 73,8 74,4 73,8 74,0 74,3<br />

Repubblica slovacca 69,5 69,8 69,7 68,7 68,5 68,0 68,6 68,1 68,5 68,7<br />

Slovenia 68,5 66,9 70,0 70,1 71,5 71,7 71,3 71,7 71,6 69,9<br />

Spagna 66,0 67,4 68,5 69,7 70,8 71,5 72,6 73,1 73,4 73,8<br />

Danimarca 79,9 79,5 80,2 79,4 80,1 80,2 80,7 80,6 79,6 79,2<br />

Regno Unito 75,0 75,0 75,0 75,0 75,5 75,2 75,6 75,5 75,2 75,4<br />

Svezia 78,0 77,9 77,7 79,6 79,6 79,9 80,4 80,2 80,6 81,3<br />

Femmine<br />

Ue (1) 61,3 62,1 62,4 63,2 64,0 64,4 65,1 65,6 65,7 66,2<br />

area dell'euro (2) 59,4 60,4 60,7 61,6 62,5 62,9 63,7 64,2 64,5 65,0<br />

austria 63,9 63,9 63,5 65,1 66,0 67,2 67,9 69,2 68,9 69,3<br />

Belgio 55,4 55,9 57,7 59,5 58,9 60,2 59,7 60,5 60,5 61,3<br />

Cipro 61,6 63,0 63,0 62,6 62,9 65,3 65,9 66,2 67,9 67,5<br />

estonia 63,2 65,3 66,2 67,9 71,1 69,7 68,7 70,1 71,1 71,9<br />

Finlandia 74,9 74,5 74,1 74,6 75,0 75,4 75,7 75,5 74,6 74,4<br />

Francia 62,6 64,5 64,4 64,5 64,7 64,9 65,1 65,7 66,0 65,8<br />

Germania 64,2 65,0 65,1 66,7 68,2 69,0 69,4 70,3 70,7 71,7<br />

Grecia 51,0 52,1 54,1 54,6 55,0 55,1 55,1 56,4 57,6 57,3<br />

Irlanda 57,3 57,7 58,0 60,3 61,3 63,1 63,0 62,7 62,5 62,4<br />

Italia (3) 50,8 50,8 50,4 50,3 51,0 50,6 52,1 51,5 51,4 51,4<br />

Lussemburgo 53,4 53,4 55,7 57,0 58,4 56,7 59,4 60,7 59,6 60,0<br />

Malta 37,3 37,3 34,6 37,2 37,0 39,3 40,8 40,8 40,8 43,7<br />

Paesi Bassi 67,9 68,6 69,2 69,9 70,5 72,2 73,2 73,8 72,6 72,8<br />

Portogallo 65,4 66,6 66,7 67,7 68,4 68,6 69,2 68,8 70,0 70,3<br />

Repubblica slovacca 63,0 63,3 63,0 61,3 60,8 60,5 61,1 60,3 61,0 60,6<br />

Slovenia 63,9 62,0 65,6 65,7 68,0 67,2 67,1 67,5 68,4 66,0<br />

Spagna 52,9 54,8 56,6 58,4 60,1 61,2 63,0 64,7 65,8 67,2<br />

Danimarca 75,8 74,8 76,1 75,1 76,7 76,4 76,9 77,4 76,5 76,2<br />

Regno Unito 68,2 68,1 68,4 68,5 69,2 68,6 69,2 69,2 69,1 69,4<br />

Svezia 76,1 76,0 75,5 77,2 77,1 77,7 78,0 77,9 77,7 78,7<br />

Maschi<br />

Ue (1) 78,4 78,6 78,4 78,8 79,1 79,2 79,5 79,2 79,0 78,8<br />

area dell'euro (2) 77,5 77,8 77,7 78,1 78,3 78,4 78,7 78,4 78,3 78,0<br />

austria 79,4 79,5 77,1 77,6 78,5 80,2 80,4 79,5 79,3 79,8<br />

Belgio 72,6 72,5 72,7 73,1 72,7 73,2 72,7 72,3 73,3 72,5<br />

Cipro 81,4 82,3 82,9 83,2 82,4 82,9 81,6 82,3 81,8 81,8<br />

estonia 73,8 75,4 74,7 74,0 76,0 78,0 77,2 77,6 76,2 77,4<br />

Finlandia 79,4 79,1 78,4 78,5 78,7 79,2 80,5 79,0 78,5 79,5<br />

Francia 75,5 75,5 75,5 74,9 74,7 74,5 74,3 74,9 74,9 74,5<br />

Germania 78,7 79,0 79,0 80,6 81,0 81,4 81,8 82,0 82,2 82,4<br />

Grecia 77,6 78,3 79,1 79,2 79,1 78,9 79,2 79,0 79,0 77,9<br />

Irlanda 78,6 78,6 79,2 79,9 81,2 81,4 80,7 78,9 77,7 77,0<br />

Italia (3) 74,9 75,2 74,6 74,6 75,1 74,5 74,9 73,8 73,6 73,0<br />

Lussemburgo 76,5 75,5 75,7 75,8 75,2 75,8 76,1 77,8 75,3 74,3<br />

Malta 80,7 80,9 80,9 79,0 77,6 77,9 76,0 77,0 78,2 78,9<br />

Paesi Bassi 84,8 84,3 83,9 83,8 83,8 84,7 85,5 85,4 83,8 83,1<br />

Portogallo 80,1 79,4 79,1 78,9 79,4 79,1 79,6 78,9 78,1 78,5<br />

Repubblica slovacca 76,2 76,6 76,5 76,1 76,4 75,4 76,1 76,0 76,0 76,8<br />

Slovenia 73,0 71,6 74,2 74,4 74,8 76,0 75,3 75,8 74,9 73,6<br />

Spagna 78,9 79,7 80,2 80,9 81,2 81,6 81,9 81,3 81,0 80,4<br />

Danimarca 83,8 84,0 84,2 83,6 83,5 83,8 84,4 83,8 82,7 82,2<br />

Regno Unito 82,0 82,1 81,7 81,5 81,9 81,9 82,1 81,8 81,4 81,5<br />

Svezia 79,8 79,8 79,8 81,9 81,9 82,0 82,7 82,5 83,4 83,8<br />

Fonte: eurostat e, per l'Italia, Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; i dati si riferiscono a rilevazioni effettuate nei mesi primaverili; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Ue-15. – (2) euro-17. – (3) Dal primo trimestre del 2008 l'età minima per la partecipazione al mercato del lavoro è stata innalzata da 15 a 16 anni.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

33


34<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Tasso di occupazione<br />

(rapporto percentuale tra occupati e popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni)<br />

Tavola a5.14<br />

aRee e PaeSI 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Maschi e femmine<br />

Ue (1) 64,5 64,7 64,5 65,1 65,9 66,7 67,2 65,8 65,3 65,6<br />

area dell'euro (2) 62,6 62,9 62,7 63,4 64,4 65,3 65,9 64,6 64,1 64,4<br />

austria 68,1 68,2 66,5 67,6 68,2 70,3 71,0 70,8 70,6 71,1<br />

Belgio 59,6 59,3 60,4 61,0 60,3 61,6 62,0 61,5 61,5 62,5<br />

Cipro 68,7 69,2 69,4 68,5 69,4 71,2 71,1 70,1 69,7 69,0<br />

estonia 61,7 62,3 62,9 64,9 68,8 69,6 69,8 63,8 59,4 64,3<br />

Finlandia 69,1 68,7 68,3 69,2 69,9 71,3 72,3 69,8 69,2 70,1<br />

Francia 62,9 63,9 63,3 63,4 63,0 63,5 64,5 63,9 63,5 63,4<br />

Germania 65,4 64,9 64,3 65,3 67,0 68,7 69,7 70,2 71,0 72,5<br />

Grecia 57,7 58,9 59,6 60,3 61,0 61,5 62,2 61,6 60,1 56,4<br />

Irlanda 65,1 65,1 65,5 67,1 68,2 68,9 68,1 62,2 60,4 59,5<br />

Italia (3) 57,3 57,6 57,5 57,7 58,9 58,9 59,2 57,9 57,2 57,3<br />

Lussemburgo 63,4 62,2 62,5 63,5 63,5 63,7 64,4 65,8 64,4 63,8<br />

Malta 55,0 54,6 53,3 53,5 53,4 55,3 55,2 54,8 56,1 57,4<br />

Paesi Bassi 74,5 73,8 73,1 73,2 74,2 76,0 77,1 77,0 74,7 74,7<br />

Portogallo 69,2 68,2 68,0 67,6 68,1 67,6 68,6 66,7 65,7 64,8<br />

Repubblica slovacca 56,5 57,9 56,7 57,4 59,2 60,4 61,7 60,4 58,6 59,6<br />

Slovenia 64,3 62,5 65,6 66,0 67,1 68,3 68,3 67,7 66,5 64,4<br />

Spagna 58,6 59,7 60,9 63,2 64,7 65,8 65,0 59,9 58,6 58,3<br />

Danimarca 76,4 75,1 76,0 75,5 76,9 77,3 78,1 75,8 73,6 73,3<br />

Regno Unito 71,2 71,4 71,5 71,5 71,4 71,2 71,6 69,6 69,3 69,4<br />

Svezia 74,0 73,6 72,4 72,6 73,1 74,3 74,8 72,7 72,9 74,5<br />

Femmine<br />

Ue (1) 56,0 56,6 56,7 57,5 58,5 59,3 60,1 59,7 59,5 59,8<br />

area dell'euro (2) 53,5 54,2 54,3 55,3 56,5 57,5 58,4 58,1 57,9 58,3<br />

austria 61,0 61,1 60,1 61,7 62,3 63,9 65,0 66,3 66,0 66,1<br />

Belgio 51,1 51,3 53,0 54,1 53,6 54,9 55,7 56,0 55,5 57,2<br />

Cipro 59,1 60,1 59,7 58,3 59,8 62,6 63,3 62,5 63,1 62,7<br />

estonia 57,5 58,2 60,2 63,4 66,5 66,5 66,2 63,3 60,3 62,5<br />

Finlandia 67,3 67,1 66,2 67,4 68,1 69,3 70,0 69,0 68,1 68,2<br />

Francia 56,4 58,3 57,6 58,3 58,0 58,8 60,1 59,7 59,5 59,1<br />

Germania 58,8 58,9 58,5 59,3 61,4 62,9 63,8 65,1 66,1 67,7<br />

Grecia 43,1 44,5 45,5 46,2 47,5 48,1 49,0 49,2 48,7 45,7<br />

Irlanda 55,2 55,3 55,8 58,0 58,8 60,3 60,5 57,7 56,4 55,8<br />

Italia (3) 44,8 45,0 45,2 45,4 46,7 46,8 47,5 46,9 46,5 46,7<br />

Lussemburgo 51,4 51,4 51,7 53,6 54,5 54,8 55,6 57,1 57,2 56,5<br />

Malta 34,3 33,6 31,6 33,6 34,1 36,4 38,7 38,0 37,3 40,8<br />

Paesi Bassi 65,9 66,0 65,7 66,3 67,5 69,6 70,9 71,4 69,3 69,9<br />

Portogallo 61,7 61,5 61,7 61,9 62,4 61,7 63,1 61,9 61,5 61,2<br />

Repubblica slovacca 51,2 52,3 50,6 50,8 51,6 52,9 54,2 52,9 52,0 52,8<br />

Slovenia 59,8 57,7 61,2 61,6 63,3 63,3 63,6 63,8 63,8 61,1<br />

Spagna 44,3 46,1 47,9 51,2 53,2 54,8 55,2 52,8 52,2 52,8<br />

Danimarca 72,6 70,5 72,0 70,8 73,2 73,3 74,0 73,3 72,0 70,8<br />

Regno Unito 65,2 65,3 65,5 65,7 65,8 65,2 65,9 64,7 64,4 64,4<br />

Svezia 72,5 72,2 70,8 70,5 70,6 71,9 72,3 70,9 70,4 72,1<br />

Maschi<br />

Ue (1) 73,0 72,8 72,4 72,7 73,4 74,1 74,2 71,9 71,2 71,3<br />

area dell'euro (2) 71,8 71,5 71,1 71,5 72,3 73,2 73,3 71,1 70,3 70,4<br />

austria 75,3 75,4 73,0 73,4 74,2 76,7 77,0 75,4 75,1 76,0<br />

Belgio 68,1 67,1 67,9 67,7 67,0 68,2 68,3 66,8 67,4 67,7<br />

Cipro 79,1 79,1 79,8 79,4 79,5 80,2 79,3 78,1 76,5 75,8<br />

estonia 66,2 66,9 65,9 66,6 71,2 73,4 73,8 64,3 58,7 66,4<br />

Finlandia 70,9 70,3 70,3 70,9 71,8 73,3 74,7 70,5 70,3 71,9<br />

Francia 69,6 69,6 69,3 68,7 68,2 68,3 69,0 68,4 67,6 67,8<br />

Germania 71,8 70,9 70,0 71,1 72,5 74,4 75,5 75,1 75,9 77,2<br />

Grecia 72,5 73,5 74,0 74,5 74,6 74,9 75,4 73,9 71,5 67,1<br />

Irlanda 74,9 74,7 75,1 76,2 77,4 77,4 75,5 66,7 64,4 63,2<br />

Italia (3) 69,9 70,3 69,9 70,0 71,1 71,1 70,8 69,0 68,0 67,8<br />

Lussemburgo 75,2 73,5 73,0 73,2 72,5 72,6 73,0 74,3 72,4 70,9<br />

Malta 75,6 75,7 75,0 73,2 72,7 73,1 71,9 71,6 73,5 73,5<br />

Paesi Bassi 82,8 81,4 80,2 79,9 80,8 82,3 83,3 82,7 80,0 79,5<br />

Portogallo 76,8 75,1 74,4 73,4 74,0 73,6 74,3 71,6 70,0 68,6<br />

Repubblica slovacca 61,9 63,5 62,9 64,1 66,9 67,9 69,2 68,0 65,2 66,5<br />

Slovenia 68,7 67,1 69,9 70,1 70,9 73,3 72,7 71,4 69,2 67,6<br />

Spagna 72,7 73,2 73,6 75,0 76,0 76,6 74,4 66,9 64,9 63,7<br />

Danimarca 80,2 79,7 79,9 80,1 80,6 81,1 82,1 78,2 75,1 75,9<br />

Regno Unito 77,3 77,6 77,6 77,4 77,2 77,3 77,4 74,5 74,3 74,5<br />

Svezia 75,5 74,9 74,0 74,6 75,5 76,7 77,2 74,5 75,3 76,7<br />

Fonte: eurostat e, per l’Italia, Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; i dati si riferiscono a rilevazioni effettuate nei mesi primaverili; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Ue-15. – (2) euro-17. – (3) Dal primo trimestre del 2008 l’età minima per la partecipazione al mercato del lavoro è stata innalzata da 15 a 16 anni.


aRee e PaeSI<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Lavoratori<br />

indipendenti (1)<br />

Struttura dell’occupazione<br />

(valori percentuali)<br />

Occupati a tempo<br />

parziale (2)<br />

Dipendenti a tempo<br />

determinato (3)<br />

Composizione settoriale (1)<br />

Tavola a5.15<br />

agricoltura Industria Servizi<br />

2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

Ue (4) 15,6 15,5 21,9 22,2 13,8 14,0 3,1 3,0 23,9 23,6 73,1 73,4<br />

area dell'euro (5) 16,3 16,1 20,6 21,0 15,4 15,7 3,6 3,4 25,3 25,1 71,1 71,5<br />

austria 13,7 14,0 25,4 25,4 8,8 9,2 5,1 5,2 24,2 25,0 70,7 69,7<br />

Belgio 13,8 14,5 24,5 25,5 7,5 8,9 1,4 1,3 23,3 22,8 75,3 75,9<br />

Cipro 18,8 18,4 9,0 10,0 14,6 13,9 3,9 3,9 20,4 21,5 75,7 74,5<br />

estonia 7,5 8,8 11,6 10,8 4,3 4,7 4,5 4,8 28,3 30,0 67,3 65,2<br />

Finlandia 13,2 13,1 14,4 14,5 16,8 16,8 4,4 4,2 23,4 22,8 72,2 72,9<br />

Francia 11,4 11,6 18,0 17,9 14,1 14,6 2,9 2,9 22,1 22,3 74,9 74,8<br />

Germania 11,6 11,8 26,4 26,7 14,5 14,5 1,6 1,6 28,2 28,2 70,2 70,2<br />

Grecia 35,5 36,3 6,4 6,4 12,8 11,9 12,5 12,3 20,0 17,8 67,5 69,9<br />

Irlanda 17,3 16,8 22,1 23,3 9,2 10,1 4,6 4,7 19,7 18,6 75,7 76,7<br />

Italia 25,7 25,5 15,1 15,5 12,9 13,7 3,8 3,6 28,6 28,5 67,6 67,9<br />

Lussemburgo 7,8 8,1 18,3 18,0 6,4 6,4 1,0 0,9 14,0 14,5 85,0 84,6<br />

Malta 14,1 14,2 12,2 13,1 5,0 5,6 1,2 1,2 25,6 23,5 73,2 75,3<br />

Paesi Bassi 15,2 14,8 49,1 49,1 18,6 17,9 3,0 2,8 17,3 17,1 79,7 80,1<br />

Portogallo 22,5 21,1 11,8 12,9 23,0 22,8 10,8 10,1 27,8 27,5 61,3 62,3<br />

Repubblica slovacca 16,0 15,6 4,2 4,2 5,8 6,8 3,2 3,1 37,1 37,2 59,7 59,7<br />

Slovenia 16,5 17,3 11,6 9,9 17,8 17,7 8,3 8,1 31,9 31,0 59,9 60,9<br />

Spagna 16,8 16,4 13,5 14,1 24,9 25,5 4,2 4,0 23,4 21,9 72,4 74,1<br />

Danimarca 9,0 9,1 26,9 26,4 8,4 9,1 2,5 2,8 19,3 19,8 78,1 77,4<br />

Regno Unito 13,8 13,9 26,8 26,9 6,2 6,3 1,2 1,2 19,1 19,1 79,7 79,8<br />

Svezia 10,9 10,5 26,5 26,1 16,2 16,7 2,1 2,0 20,0 19,9 77,8 78,1<br />

Fonte: eurostat e, per l'Italia, Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; i dati si riferiscono a rilevazioni effettuate nei mesi primaverili; cfr la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) In percentuale dell'occupazione totale. – (2) Dipendenti e indipendenti, in percentuale dell'occupazione totale. – (3) In percentuale dell'occupazione dipendente. – (4) Ue-15. –<br />

(5) euro-17.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

35


36<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Tasso di disoccupazione<br />

(medie annue; valori percentuali)<br />

Tavola a5.16<br />

aRee e PaeSI 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Ue (1) 7,3 7,7 8,1 8,3 8,3 7,8 7,1 7,2 9,2 9,6 9,7<br />

area dell'euro (2) 8,2 8,5 9,0 9,3 9,2 8,5 7,6 7,6 9,6 10,1 10,2<br />

austria 3,6 4,2 4,3 4,9 5,2 4,7 4,4 3,8 4,8 4,4 4,1<br />

Belgio 6,6 7,5 8,2 8,4 8,5 8,3 7,5 7,0 7,9 8,3 7,2<br />

Cipro 3,9 3,5 4,1 4,6 5,4 4,5 3,9 3,7 5,4 6,2 7,8<br />

estonia 12,6 10,3 10,0 9,7 7,9 5,9 4,6 5,6 13,8 16,8 12,4<br />

Finlandia 9,1 9,1 9,1 8,8 8,3 7,7 6,9 6,4 8,2 8,4 7,8<br />

Francia 8,2 8,3 8,9 9,3 9,3 9,2 8,4 7,8 9,5 9,8 9,7<br />

Germania 7,9 8,7 9,8 10,5 11,3 10,2 8,7 7,5 7,8 7,1 6,0<br />

Grecia 10,7 10,3 9,7 10,5 9,9 8,9 8,3 7,7 9,5 12,6 17,7<br />

Irlanda 3,9 4,5 4,6 4,5 4,4 4,5 4,6 6,3 11,9 13,7 14,5<br />

Italia 9,0 8,5 8,4 8,0 7,7 6,8 6,1 6,7 7,8 8,4 8,4<br />

Lussemburgo 1,9 2,6 3,8 4,9 4,6 4,6 4,2 4,9 5,1 4,6 4,8<br />

Malta 7,6 7,4 7,8 7,2 7,3 6,9 6,5 6,1 7,0 6,9 6,5<br />

Paesi Bassi 2,6 3,1 4,1 5,1 5,3 4,4 3,6 3,1 3,7 4,5 4,4<br />

Portogallo 4,6 5,7 7,1 7,5 8,6 8,6 8,9 8,5 10,6 12,0 12,9<br />

Repubblica slovacca 19,3 18,7 17,6 18,2 16,2 13,3 11,2 9,5 12,0 14,4 13,6<br />

Slovenia 6,2 6,3 6,7 6,3 6,5 6,0 4,9 4,4 5,9 7,3 8,2<br />

Spagna 10,5 11,4 11,4 10,9 9,2 8,5 8,3 11,4 18,0 20,0 21,6<br />

Danimarca 4,5 4,6 5,4 5,5 4,8 3,9 3,8 3,4 6,0 7,5 7,6<br />

Regno Unito 5,0 5,1 5,0 4,7 4,8 5,4 5,3 5,6 7,6 7,8 8,0<br />

Svezia 5,8 6,0 6,6 7,4 7,7 7,1 6,1 6,2 8,3 8,4 7,5<br />

Fonte: eurostat e, per l'Italia, Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Ue-15. – (2) euro-17.


BANCA D’ITALIA<br />

Bilancia dei pagamenti: area dell’euro (1)<br />

(miliardi di euro)<br />

Tavola a5.17<br />

VOCI 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Conto corrente -12,6 7,4 -143,5 -21,9 -6,8 -3,2<br />

Merci 8,1 42,2 -21,8 31,3 15,1 4,6<br />

Crediti 1.396,9 1.519,3 1.588,5 1.304,1 1.566,8 1.773,8<br />

Debiti 1.388,8 1.477,1 1.610,4 1.272,8 1.551,7 1.769,1<br />

Servizi 42,5 47,9 42,1 36,4 49,6 61,1<br />

Crediti 442,0 495,2 513,3 478,9 524,0 550,1<br />

Debiti 399,5 447,2 471,2 442,5 474,4 489,0<br />

Redditi 16,5 5,3 -66,8 3,5 31,8 31,7<br />

Crediti 500,0 604,3 523,6 429,9 479,4 513,9<br />

Debiti 483,5 599,0 590,4 426,5 447,6 482,2<br />

Trasferimenti unilaterali -79,7 -88,1 -97,0 -93,1 -103,3 -100,6<br />

Crediti 91,9 91,2 91,8 94,3 87,6 92,7<br />

Debiti 171,5 179,3 188,8 187,4 190,9 193,4<br />

Conto capitale 9,4 4,8 10,0 6,7 6,4 10,8<br />

Crediti 24,1 25,8 24,7 20,5 21,4 25,5<br />

Debiti 14,7 21,0 14,7 13,7 15,0 14,7<br />

Conto finanziario -6,2 3,0 121,3 9,4 -2,5 -24,6<br />

Investimenti diretti -159,7 -90,4 -231,1 -105,1 -113,9 -151,1<br />

all’estero -418,1 -512,9 -336,6 -337,0 -275,8 -348,3<br />

Nell’area 258,4 422,5 105,5 231,9 161,8 197,2<br />

Investimenti di portafoglio 186,2 126,8 261,4 265,7 165,1 308,3<br />

attività -520,2 -439,5 -5,0 -90,4 -143,0 47,2<br />

azioni e fondi comuni -156,1 -62,7 93,7 -53,1 -76,7 69,0<br />

Titoli di debito -364,1 -376,8 -98,7 -37,3 -66,3 -21,8<br />

di cui: obbligazioni -300,9 -293,4 -72,1 -42,9 -106,7 9,0<br />

Passività 706,4 566,3 266,4 356,1 308,1 261,1<br />

azioni e fondi comuni 245,5 164,6 -108,6 124,6 144,2 120,5<br />

Titoli di debito 460,9 401,6 375,0 231,4 163,9 140,6<br />

di cui: obbligazioni 480,5 341,1 175,5 140,5 184,2 167,0<br />

Derivati -0,6 -66,9 -84,5 20,0 18,5 -20,8<br />

altri investimenti -30,8 38,6 178,9 -175,7 -61,7 -150,7<br />

attività -788,1 -915,9 -0,5 534,2 -179,1 -158,9<br />

Passività 757,2 954,4 179,4 -709,9 117,4 8,2<br />

Variazione riserve ufficiali -1,3 -5,1 -3,4 4,6 -10,5 -10,2<br />

Errori e omissioni 9,4 -15,1 12,2 5,8 3,0 17,0<br />

Fonte: BCe.<br />

(1) L’aggregato dell’area dell’euro si riferisce alla composizione a 17 paesi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

37


38<br />

DaTa<br />

DI aNNUNCIO<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Tassi di interesse ufficiali dell’Eurosistema<br />

(valori percentuali)<br />

Operazioni attivabili su iniziativa delle controparti Operazioni di rifinanziamento principali<br />

Data<br />

di decorrenza<br />

Depositi overnight<br />

presso<br />

l’eurosistema<br />

Operazioni<br />

di rifinanziamento<br />

marginale<br />

Data<br />

di decorrenza<br />

Tasso fisso<br />

(per aste<br />

a tasso fisso)<br />

Tavola a7.1<br />

Tasso minimo<br />

di offerta<br />

(per aste<br />

a tasso variabile)<br />

22.12.1998 1.1.1999 2,00 4,50 7.1.1999 3,00 –<br />

22.12.1998 4.1.1999 2,75 3,25 – – –<br />

22.12.1998 22.1.1999 2,00 4,50 – – –<br />

8.4.1999 9.4.1999 1,50 3,50 14.4.1999 2,50 –<br />

4.11.1999 5.11.1999 2,00 4,00 10.11.1999 3,00 –<br />

3.2.2000 4.2.2000 2,25 4,25 9.2.2000 3,25 –<br />

16.3.2000 17.3.2000 2,50 4,50 22.3.2000 3,50 –<br />

27.4.2000 28.4.2000 2,75 4,75 4.5.2000 3,75 –<br />

8.6.2000 9.6.2000 3,25 5,25 15.6.2000 4,25 –<br />

8.6.2000 – – – 28.6.2000 – 4,25<br />

31.8.2000 1.9.2000 3,50 5,50 6.9.2000 – 4,50<br />

5.10.2000 6.10.2000 3,75 5,75 11.10.2000 – 4,75<br />

10.5.2001 11.5.2001 3,50 5,50 15.5.2001 – 4,50<br />

30.8.2001 31.8.2001 3,25 5,25 5.9.2001 – 4,25<br />

17.9.2001 18.9.2001 2,75 4,75 19.9.2001 – 3,75<br />

8.11.2001 9.11.2001 2,25 4,25 14.11.2001 – 3,25<br />

5.12.2002 6.12.2002 1,75 3,75 11.12.2002 – 2,75<br />

6.3.2003 7.3.2003 1,50 3,50 12.3.2003 – 2,50<br />

5.6.2003 6.6.2003 1,00 3,00 9.6.2003 – 2,00<br />

1.12.2005 6.12.2005 1,25 3,25 6.12.2005 – 2,25<br />

2.3.2006 8.3.2006 1,50 3,50 8.3.2006 – 2,50<br />

8.6.2006 15.6.2006 1,75 3,75 15.6.2006 – 2,75<br />

3.8.2006 9.8.2006 2,00 4,00 9.8.2006 – 3,00<br />

5.10.2006 11.10.2006 2,25 4,25 11.10.2006 – 3,25<br />

7.12.2006 13.12.2006 2,50 4,50 13.12.2006 – 3,50<br />

8.3.2007 14.3.2007 2,75 4,75 14.3.2007 – 3,75<br />

6.6.2007 13.6.2007 3,00 5,00 13.6.2007 – 4,00<br />

3.7.2008 9.7.2008 3,25 5,25 9.7.2008 – 4,25<br />

8.10.2008 8.10.2008 2,75 4,75 – – –<br />

8.10.2008 9.10.2008 3,25 4,25 15.10.2008 3,75 –<br />

6.11.2008 12.11.2008 2,75 3,75 12.11.2008 3,25 –<br />

4.12.2008 10.12.2008 2,00 3,00 10.12.2008 2,50 –<br />

18.12.2008 21.1.2009 1,00 3,00 – – –<br />

15.1.2009 21.1.2009 1,00 3,00 21.1.2009 2,00 –<br />

5.3.2009 11.3.2009 0,50 2,50 11.3.2009 1,50 –<br />

2.4.2009 8.4.2009 0,25 2,25 8.4.2009 1,25 –<br />

7.5.2009 13.5.2009 0,25 1,75 13.5.2009 1,00 –<br />

7.4.<strong>2011</strong> 13.4.<strong>2011</strong> 0,50 2,00 13.4.<strong>2011</strong> 1,25 –<br />

7.7.<strong>2011</strong> 13.7.<strong>2011</strong> 0,75 2,25 13.7.<strong>2011</strong> 1,50 –<br />

3.11.<strong>2011</strong> 9.11.<strong>2011</strong> 0,50 2,00 9.11.<strong>2011</strong> 1,25 –<br />

8.12.<strong>2011</strong> 14.12.<strong>2011</strong> 0,25 1,75 14.12.<strong>2011</strong> 1,00 –


PeRIODI<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Oro<br />

e crediti<br />

in oro<br />

attività in valuta<br />

verso non residenti<br />

nell’area dell’euro<br />

Bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia: attività (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

di cui:<br />

crediti<br />

verso FMI<br />

attività<br />

in valuta<br />

verso<br />

residenti<br />

nell’area<br />

dell’euro<br />

attività<br />

in euro<br />

verso non<br />

residenti<br />

nell’area<br />

dell’euro<br />

Prestiti in euro a istituzioni creditizie dell’area dell’euro<br />

Operazioni<br />

di<br />

rifinanziamento<br />

principali<br />

Operazioni<br />

di<br />

rifinanziamento<br />

a più<br />

lungo termine<br />

Operazioni<br />

temporanee<br />

di finetuning<br />

Tavola a7.2<br />

Operazioni di<br />

rifinanziamento<br />

marginale<br />

e temporanee<br />

di tipo strutturale<br />

2009 60.410 31.772 8.369 1.658 11 27.138 1.945 25.193 – –<br />

2010 83.197 35.744 9.483 2.065 6 47.635 16.558 31.013 65 –<br />

<strong>2011</strong> – gen. 76.399 36.025 9.330 1.436 6 47.413 16.816 30.597 – –<br />

feb. 80.401 35.323 9.210 1.466 4 40.236 8.993 31.244 – –<br />

mar. 79.844 35.605 9.698 1.251 4 36.063 6.103 29.960 – –<br />

apr. 81.455 31.905 9.605 885 4 40.734 11.015 29.720 – –<br />

mag. 84.199 33.672 10.431 969 4 30.826 3.754 27.073 – –<br />

giu. 82.112 33.274 10.380 1.070 4 41.315 10.599 30.716 – –<br />

lug. 90.023 34.339 10.775 1.082 4 80.487 35.874 44.613 – –<br />

ago. 98.932 34.123 10.708 1.101 4 85.087 20.536 64.551 – –<br />

set. 94.574 36.417 11.310 990 81 104.683 46.177 58.506 – –<br />

ott. 96.952 35.071 11.077 1.162 100 111.288 47.466 63.823 – –<br />

nov. 102.575 36.262 11.404 1.332 92 153.203 83.381 68.418 – 1.404<br />

dic. 95.924 38.014 12.224 2.896 97 209.995 49.389 160.606 – –<br />

2012 – gen. 104.339 37.812 12.137 4.506 97 202.590 52.419 150.104 – 67<br />

feb. 103.792 36.930 12.176 4.548 97 194.775 7.784 140.063 46.928 –<br />

mar. 98.123 37.056 12.248 2.861 98 270.052 2.413 267.603 – 37<br />

PeRIODI<br />

Crediti<br />

connessi<br />

a scarti<br />

di garanzia<br />

e altri crediti<br />

verso IFM<br />

dell’area<br />

dell’euro<br />

Titoli in euro<br />

emessi<br />

da residenti<br />

nell’area<br />

dell’euro<br />

Crediti verso le<br />

amministrazioni<br />

pubbliche<br />

Partecipazioni<br />

al capitale<br />

<strong>della</strong> BCe<br />

attività verso l’eurosistema altre attività Totale attività<br />

Crediti<br />

connessi al<br />

trasferimento<br />

di riserve<br />

Crediti netti<br />

derivanti da<br />

allocazione<br />

banconote<br />

intra-<br />

eurosistema<br />

altre attività<br />

nette<br />

2009 378 52.247 18.823 736 7.199 523 54.753 50.086 305.734<br />

2010 2.954 83.947 17.655 945 7.199 289 3.410 48.818 333.864<br />

<strong>2011</strong> – gen. 2.518 83.678 17.628 945 7.199 – 27.700 49.008 349.955<br />

feb. 2.516 83.504 17.348 945 7.199 – 19.634 49.085 337.661<br />

mar. 193 83.527 17.370 945 7.199 – 823 49.644 312.468<br />

apr. 2.633 83.582 17.427 945 7.199 – 12.018 51.203 329.991<br />

mag. 2.642 85.913 17.553 945 7.199 – 13.866 50.507 328.296<br />

giu. 2.633 86.596 17.325 945 7.199 – 5.997 51.285 329.755<br />

lug. 2.684 85.770 16.227 945 7.199 – – 50.170 368.928<br />

ago. 2.681 96.222 16.313 945 7.199 – – 50.261 392.866<br />

set. 2.669 101.568 15.797 945 7.199 – – 49.938 414.860<br />

ott. 2.742 101.547 15.595 945 7.199 – – 50.246 422.847<br />

nov. 2.669 103.472 14.409 945 7.199 – – 49.258 471.416<br />

dic. 2.655 108.676 15.145 1.153 7.199 – – 49.463 531.217<br />

2012 – gen. 2.674 111.722 15.811 1.153 7.199 – – 50.687 538.590<br />

feb. 2.668 117.673 13.976 1.153 7.199 – – 51.579 534.391<br />

mar. 2.643 120.726 14.003 1.153 7.199 – – 51.085 604.998<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

continua<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

39


40<br />

PeRIODI<br />

Banconote<br />

in circolazione<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia: passività (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

Passività in euro verso istituzioni creditizie dell’area dell’euro Passività in<br />

Conti correnti<br />

(inclusa ROB)<br />

Depositi<br />

overnight<br />

Depositi<br />

a tempo<br />

determinato<br />

Operazioni<br />

temporanee di<br />

fine–tuning<br />

Depositi connessi<br />

a scarti<br />

di garanzia<br />

euro verso<br />

altri residenti<br />

nell’area<br />

dell’euro<br />

segue: Tavola a7.2<br />

Passività in<br />

euro verso<br />

non residenti<br />

nell’area<br />

dell’euro<br />

2009 132.840 34.313 26.283 8.030 – – – 31.027 312<br />

2010 138.324 22.740 20.226 2.515 – – – 42.518 2.949<br />

<strong>2011</strong> – gen. 134.957 17.361 17.120 241 – – – 75.840 2.749<br />

feb. 134.774 17.580 17.180 400 – – – 60.445 2.814<br />

mar. 135.416 20.347 20.009 338 – – – 34.294 2.773<br />

apr. 137.094 24.552 24.240 312 – – – 46.031 2.780<br />

mag. 137.686 20.555 20.218 337 – – – 44.379 2.750<br />

giu. 139.164 20.507 20.244 263 – – – 49.790 2.700<br />

lug. 140.597 21.969 21.589 380 – – – 63.029 2.848<br />

ago. 139.629 13.888 13.119 591 177 – – 43.995 2.758<br />

set. 140.866 23.173 22.271 792 110 – – 14.816 2.728<br />

ott. 142.023 24.255 23.009 1.247 – – – 36.834 2.803<br />

nov. 142.586 31.452 30.828 566 50 – 8 17.204 2.698<br />

dic. 146.010 33.878 19.762 12.336 1.780 – – 23.739 2.692<br />

2012 – gen. 142.761 16.814 10.672 6.142 – – – 50.789 2.943<br />

feb. 142.510 10.797 9.285 1.513 – – – 36.454 2.930<br />

mar. 142.941 16.634 6.684 9.949 – – – 28.596 2.821<br />

PeRIODI<br />

Passività<br />

in valuta<br />

verso<br />

residenti<br />

nell’area<br />

dell’euro<br />

Passività<br />

in valuta verso<br />

non residenti<br />

nell’area<br />

dell’euro<br />

Rivalutazioni Capitale<br />

e riserve<br />

Passività verso<br />

l’eurosistema<br />

Debiti netti<br />

derivanti<br />

da altre<br />

operazioni intraeurosistema<br />

altre<br />

passività<br />

nette<br />

altre passività Totale<br />

passività<br />

di cui:<br />

contropartite<br />

dei DSP<br />

dell’FMI<br />

2009 419 2 49.448 20.079 10.358 – 26.935 7.156 305.734<br />

2010 623 2 71.093 21.149 7.093 – 27.372 7.626 333.864<br />

<strong>2011</strong> – gen. 619 408 63.436 21.149 5.753 – 27.683 7.502 349.955<br />

feb. 575 143 66.799 21.149 5.084 – 28.297 7.478 337.661<br />

mar. 555 465 64.961 21.149 4.566 – 27.941 7.339 312.468<br />

apr. 517 121 65.109 21.149 4.427 – 28.210 7.173 329.991<br />

mag. 529 137 69.250 21.149 3.000 – 28.860 7.318 328.296<br />

giu. 510 2 65.853 21.429 1.737 – 28.063 7.282 329.755<br />

lug. 579 2 71.078 21.429 2.533 16.312 28.553 7.374 368.928<br />

ago. 560 2 81.542 21.429 2.267 57.469 29.327 7.324 392.866<br />

set. 581 2 76.455 21.429 1.599 103.511 29.699 7.605 414.860<br />

ott. 511 62 75.425 21.429 690 88.598 30.217 7.449 422.847<br />

nov. 537 2 75.373 21.429 2.043 147.535 30.558 7.604 471.416<br />

dic. 549 2 75.244 21.745 7.073 191.379 28.906 7.803 531.217<br />

2012 – gen. 520 87 87.734 21.745 5.994 180.130 29.073 7.741 538.590<br />

feb. 503 35 90.912 21.745 4.667 194.082 29.756 7.612 534.391<br />

mar. 480 48 87.588 21.745 3.698 270.408 30.039 7.627 604.998<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche.


2009<br />

2010<br />

PeRIODI<br />

<strong>2011</strong> – gen.<br />

feb.<br />

mar.<br />

apr.<br />

mag.<br />

giu.<br />

lug.<br />

ago.<br />

set.<br />

ott.<br />

nov.<br />

dic.<br />

2012 – gen.<br />

feb.<br />

mar.<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Componenti italiane degli aggregati monetari dell’area dell’euro: residenti nell’area (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

Circolante<br />

e depositi<br />

in conto<br />

corrente<br />

946.668<br />

940.868<br />

927.704<br />

924.496<br />

925.200<br />

934.643<br />

926.087<br />

930.382<br />

931.766<br />

917.831<br />

922.156<br />

918.396<br />

894.301<br />

927.652<br />

894.443<br />

890.064<br />

903.657<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Depositi<br />

con durata<br />

prestabilita<br />

fino<br />

a 2 anni<br />

68.144<br />

62.775<br />

60.138<br />

60.854<br />

62.426<br />

61.020<br />

61.204<br />

61.856<br />

61.374<br />

62.857<br />

64.332<br />

69.768<br />

76.559<br />

89.897<br />

101.696<br />

116.820<br />

129.038<br />

Depositi<br />

rimborsabili<br />

con<br />

preavviso<br />

fino<br />

a 3 mesi<br />

286.861<br />

296.443<br />

296.389<br />

296.100<br />

295.794<br />

294.814<br />

294.050<br />

294.198<br />

294.044<br />

295.506<br />

294.790<br />

294.632<br />

294.929<br />

298.145<br />

298.341<br />

298.285<br />

300.141<br />

Totale Pronti<br />

contro<br />

termine<br />

1.301.673<br />

1.300.086<br />

1.284.231<br />

1.281.451<br />

1.283.420<br />

1.290.477<br />

1.281.341<br />

1.286.435<br />

1.287.184<br />

1.276.194<br />

1.281.278<br />

1.282.796<br />

1.265.789<br />

1.315.694<br />

1.294.479<br />

1.305.168<br />

1.332.836<br />

85.586<br />

158.996<br />

148.015<br />

150.304<br />

139.379<br />

141.093<br />

145.294<br />

145.438<br />

146.180<br />

152.212<br />

155.333<br />

148.509<br />

126.688<br />

96.383<br />

104.806<br />

116.776<br />

110.929<br />

Quote<br />

di fondi<br />

comuni<br />

monetari<br />

53.811<br />

37.512<br />

36.349<br />

35.461<br />

33.215<br />

32.813<br />

32.496<br />

32.222<br />

31.836<br />

31.575<br />

30.704<br />

28.975<br />

27.265<br />

26.171<br />

25.288<br />

13.478<br />

13.168<br />

Obbligazioni<br />

con<br />

scadenza<br />

fino a 2 anni<br />

59.226<br />

43.626<br />

44.023<br />

42.976<br />

44.392<br />

46.302<br />

44.878<br />

45.407<br />

47.042<br />

45.313<br />

45.883<br />

45.927<br />

45.833<br />

49.071<br />

50.292<br />

53.953<br />

55.931<br />

Totale<br />

passività<br />

monetarie<br />

1.500.296<br />

1.540.220<br />

1.512.618<br />

1.510.192<br />

1.500.406<br />

1.510.685<br />

1.504.009<br />

1.509.502<br />

1.512.242<br />

1.505.294<br />

1.513.198<br />

1.506.207<br />

1.465.575<br />

1.487.319<br />

1.474.865<br />

1.489.375<br />

1.512.865<br />

Tavola a7.3<br />

Contributo agli aggregati monetari<br />

dell’area, escluso il circolante<br />

M1 M2 M3<br />

809.839<br />

797.306<br />

786.761<br />

783.337<br />

783.194<br />

791.623<br />

782.338<br />

784.927<br />

784.819<br />

771.446<br />

774.609<br />

769.869<br />

745.265<br />

775.953<br />

745.096<br />

740.553<br />

753.485<br />

1.164.844<br />

1.156.524<br />

1.143.288<br />

1.140.290<br />

1.141.414<br />

1.147.456<br />

1.137.592<br />

1.140.981<br />

1.140.236<br />

1.129.809<br />

1.133.731<br />

1.134.269<br />

1.116.753<br />

1.163.995<br />

1.145.132<br />

1.155.657<br />

1.182.665<br />

1.363.467<br />

1.396.658<br />

1.371.675<br />

1.369.031<br />

1.358.400<br />

1.367.664<br />

1.360.260<br />

1.364.048<br />

1.365.294<br />

1.358.909<br />

1.365.651<br />

1.357.680<br />

1.316.539<br />

1.335.620<br />

1.325.518<br />

1.339.863<br />

1.362.693<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

41


42<br />

PeRIODI<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Contropartite italiane <strong>della</strong> moneta dell’area dell’euro: residenti nell’area (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

Totale<br />

passività<br />

monetarie<br />

Depositi<br />

delle<br />

amministrazioni<br />

centrali<br />

Depositi<br />

con durata<br />

prestabilita<br />

oltre i 2 anni<br />

e depositi<br />

rimborsabili<br />

con preavviso<br />

oltre 3 mesi<br />

altre passività delle IFM<br />

Passività a medio e lungo termine nei confronti<br />

del “settore detentore delle attività monetarie”<br />

Obbligazioni<br />

con scadenza<br />

oltre i 2 anni<br />

Capitale<br />

e riserve<br />

Totale<br />

Tavola a7.4<br />

Passività verso<br />

non residenti<br />

nell’area<br />

dell’euro<br />

2009 1.500.296 47.640 22.909 516.345 229.997 769.251 196.017<br />

2010 1.540.220 60.077 168.483 521.941 318.520 1.008.944 195.832<br />

<strong>2011</strong> – gen. 1.512.618 93.727 168.371 522.526 321.765 1.012.662 193.207<br />

feb. 1.510.192 77.359 163.896 526.912 330.622 1.021.430 202.199<br />

mar. 1.500.406 51.308 164.599 539.234 328.125 1.031.958 196.909<br />

apr. 1.510.685 64.075 169.244 537.724 329.450 1.036.418 192.508<br />

mag. 1.504.009 62.275 162.431 545.092 337.448 1.044.971 201.375<br />

giu. 1.509.502 67.071 162.004 541.622 341.707 1.045.333 199.197<br />

lug. 1.512.242 80.470 163.447 540.443 349.420 1.053.310 179.497<br />

ago. 1.505.294 61.396 165.186 537.616 361.657 1.064.459 175.685<br />

set. 1.513.198 32.229 164.144 537.650 356.765 1.058.559 174.441<br />

ott. 1.506.207 54.668 174.860 535.982 356.440 1.067.282 171.617<br />

nov. 1.465.575 35.351 180.202 534.937 359.681 1.074.820 164.920<br />

dic. 1.487.319 39.249 182.798 529.528 358.922 1.071.248 159.947<br />

2012 – gen. 1.474.865 66.895 190.556 524.057 382.617 1.097.230 158.956<br />

feb. 1.489.375 52.191 194.181 518.777 393.590 1.106.549 160.064<br />

mar. 1.512.865 44.586 177.839 517.336 395.706 1.090.881 156.506<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

continua


PeRIODI<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Contropartite italiane <strong>della</strong> moneta dell’area dell’euro: residenti nell’area (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

Finanziamenti<br />

alle amministrazioni pubbliche<br />

segue: Tavola a7.4<br />

attività delle IFM altre<br />

contropartite<br />

attività verso residenti italiani e del resto dell’area attività<br />

Finanziamenti agli “altri residenti” Totale<br />

Prestiti Obbligazioni Totale Prestiti Obbligazioni azioni<br />

e<br />

partecipazioni<br />

verso<br />

non<br />

residenti<br />

nell’area<br />

dell’euro<br />

2009 248.079 304.071 552.150 1.587.415 92.536 87.071 1.767.022 2.319.172 120.576 73.456<br />

2010 260.260 366.455 626.715 1.716.440 167.622 93.637 1.977.699 2.604.414 133.814 66.845<br />

<strong>2011</strong> – gen. 263.258 369.536 632.794 1.738.147 166.108 93.335 1.997.590 2.630.384 137.996 43.834<br />

feb. 262.735 361.044 623.779 1.741.087 169.606 93.583 2.004.276 2.628.055 135.809 47.315<br />

mar. 263.320 353.402 616.722 1.738.501 162.883 94.319 1.995.703 2.612.425 138.662 29.494<br />

apr. 263.969 356.546 620.515 1.730.314 168.756 97.413 1.996.483 2.616.998 134.812 51.876<br />

mag. 264.746 364.732 629.478 1.739.460 161.931 100.855 2.002.246 2.631.724 138.608 42.298<br />

giu. 265.073 372.380 637.453 1.747.973 163.262 94.188 2.005.423 2.642.876 138.058 40.170<br />

lug. 262.258 376.935 639.193 1.739.882 160.803 91.760 1.992.445 2.631.638 141.904 51.977<br />

ago. 260.391 394.273 654.664 1.737.307 163.881 90.249 1.991.437 2.646.101 143.624 17.109<br />

set. 259.163 394.540 653.703 1.755.208 162.903 88.385 2.006.496 2.660.199 149.773 -31.546<br />

ott. 258.985 391.262 650.247 1.754.317 173.589 89.157 2.017.063 2.667.310 145.533 -13.070<br />

nov. 258.262 384.261 642.523 1.755.252 177.998 88.596 2.021.846 2.664.369 149.488 -73.191<br />

dic. 259.048 395.465 654.513 1.740.803 180.694 88.414 2.009.911 2.664.424 156.638 -63.299<br />

2012 – gen. 255.248 428.539 683.787 1.747.326 189.846 87.383 2.024.555 2.708.342 153.878 -64.274<br />

feb. 258.001 454.433 712.434 1.735.740 193.034 85.563 2.014.337 2.726.771 151.841 -70.434<br />

mar. 268.245 478.992 747.238 1.739.738 177.602 85.216 2.002.556 2.749.793 154.625 -99.580<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Totale<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

43


L’ECONOMIA ITALIANA


Anni<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Conto economico delle risorse e degli impieghi e <strong>della</strong> distribuzione del reddito<br />

(milioni di euro a prezzi correnti)<br />

Tavola a8.1<br />

Consumi nazionali investimenti Variazioni Esportazioni (2) Totale<br />

importazioni (3)<br />

fissi lordi delle scorte<br />

delle<br />

Spesa<br />

delle<br />

famiglie<br />

residenti<br />

Spesa<br />

delle AAPP<br />

e iSSL (1)<br />

Totale e oggetti<br />

di valore<br />

Beni fob Servizi Totale risorse<br />

e degli<br />

impieghi<br />

Beni fob Servizi Totale<br />

Impieghi<br />

2002 759.855 252.288 1.012.143 274.571 2.963 266.462 65.282 331.744 1.621.421 250.954 68.594 319.548<br />

2003 787.802 266.597 1.054.400 275.258 4.947 263.119 64.491 327.610 1.662.214 253.292 67.071 320.363<br />

2004 814.286 280.172 1.094.458 288.429 5.026 282.745 69.342 352.087 1.740.000 274.144 68.127 342.271<br />

2005 842.343 294.801 1.137.145 300.766 -664 298.744 72.895 371.639 1.808.885 298.430 74.076 372.505<br />

2006 875.757 303.881 1.179.638 319.062 6.503 332.143 80.234 412.377 1.917.580 342.269 82.279 424.548<br />

2007 905.115 309.253 1.214.368 333.533 10.187 364.866 83.543 448.408 2.006.496 361.853 90.444 452.297<br />

2008 925.991 321.423 1.247.413 330.649 10.188 369.149 79.078 448.227 2.036.477 371.279 90.054 461.333<br />

2009 910.382 330.896 1.241.278 294.680 -8.196 291.906 68.974 360.880 1.888.642 291.083 77.863 368.947<br />

2010 935.112 333.773 1.268.885 304.499 9.970 337.518 75.717 413.235 1.996.589 358.435 84.988 443.422<br />

<strong>2011</strong> 962.593 330.718 1.293.311 308.561 1.606 376.751 77.728 454.479 2.057.958 393.167 84.571 477.738<br />

Anni<br />

Risultato<br />

lordo di<br />

gestione<br />

Prodotto interno lordo Operazioni con il resto del mondo Reddito<br />

Redditi da lavoro dipendente imposte indirette nette TOTALE Redditi<br />

netti<br />

da lavoro<br />

A A<br />

lavoratori lavoratori<br />

residenti non<br />

residenti<br />

Totale Alle<br />

Ammini-<br />

strazioni<br />

pubbliche<br />

Alla<br />

UE<br />

Totale<br />

Risorse<br />

Redditi<br />

netti da<br />

capitale<br />

e altre voci<br />

imposte<br />

indirette<br />

nette<br />

alla UE<br />

lordo<br />

disponibile<br />

Reddito<br />

netto<br />

disponibile<br />

2002 615.359 514.967 2.171 517.138 170.372 -996 169.376 1.301.873 228 -17.597 996 1.285.500 1.090.841<br />

2003 633.540 535.306 2.215 537.521 172.125 -1.336 170.789 1.341.850 451 -19.543 1.336 1.324.094 1.122.093<br />

2004 661.246 555.023 2.170 557.193 180.629 -1.340 179.289 1.397.728 792 -16.846 1.340 1.383.014 1.171.055<br />

2005 665.782 580.849 2.090 582.939 189.193 -1.534 187.659 1.436.380 1.201 -14.695 1.534 1.424.419 1.202.045<br />

2006 677.906 607.947 1.954 609.900 206.467 -1.242 205.225 1.493.031 1.288 -12.626 1.242 1.482.936 1.250.256<br />

2007 710.703 630.961 2.090 633.052 210.979 -535 210.444 1.554.199 1.257 -18.011 535 1.537.980 1.294.572<br />

2008 717.166 655.531 2.511 658.042 199.736 201 199.936 1.575.144 848 -32.766 -201 1.543.025 1.288.422<br />

2009 682.487 648.037 2.451 650.489 189.660 -2.941 186.719 1.519.695 865 -25.817 2.941 1.497.684 1.238.404<br />

2010 697.207 654.096 2.647 656.743 200.076 -860 199.216 1.553.166 2.038 -27.516 860 1.528.548 1.263.085<br />

<strong>2011</strong> 707.218 666.424 1.874 668.298 205.642 -937 204.705 1.580.220 2.602 -29.856 937 1.553.904 1.281.964<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali.<br />

(1) Spesa delle Amministrazioni pubbliche e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. – (2) includono la spesa in italia dei non residenti. – (3) includono la<br />

spesa all’estero dei residenti.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

47


48<br />

Anni<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Conto dell’utilizzazione del reddito e del capitale<br />

(milioni di euro a prezzi correnti)<br />

Tavola a8.2<br />

Consumi nazionali Risparmio<br />

nazionale lordo<br />

Spesa delle famiglie residenti Spesa delle AAPP e iSSL TOTALE investimenti<br />

lordi<br />

interna Spesa<br />

Totale Amministra- istituzioni Totale<br />

dei non<br />

zioni senza scopo<br />

residenti<br />

pubbliche di lucro<br />

(1) (–)<br />

al servizio<br />

delle famiglie<br />

2002 775.130 15.275 759.855 247.775 4.513 252.288 1.012.143 277.534<br />

2003 801.946 14.144 787.802 261.860 4.737 266.597 1.054.400 280.204<br />

2004 830.303 16.017 814.286 275.064 5.108 280.172 1.094.458 293.455<br />

2005 857.010 14.666 842.343 289.427 5.374 294.801 1.137.145 300.102<br />

2006 891.925 16.168 875.757 298.174 5.707 303.881 1.179.638 325.565<br />

2007 920.948 15.832 905.115 303.343 5.910 309.253 1.214.368 343.720<br />

2008 940.666 14.675 925.991 315.406 6.017 321.423 1.247.413 340.837<br />

2009 923.270 12.888 910.382 324.684 6.212 330.896 1.241.278 286.484<br />

2010 948.004 12.891 935.112 327.431 6.342 333.773 1.268.885 314.469<br />

<strong>2011</strong> 977.010 14.417 962.593 324.220 6.498 330.718 1.293.311 310.168<br />

Anni<br />

Beni<br />

e<br />

servizi<br />

Risparmio nazionale lordo Reddito<br />

lordo<br />

Operazioni correnti con il Resto del mondo: saldi TOTALE disponibile<br />

Redditi<br />

da lavoro<br />

Reddti<br />

da capitale<br />

imposte<br />

indirette<br />

Accreditamento o<br />

indebitamento (–)<br />

con il Resto del mondo<br />

Trasferimenti Totale Totale Saldo<br />

operazioni<br />

in conto<br />

capitale<br />

2002 12.196 228 -10.056 996 -7.541 -4.177 273.357 1.285.500 -4.225 -49<br />

2003 7.246 451 -11.126 1.336 -8.417 -10.510 269.695 1.324.094 -8.179 2.330<br />

2004 9.815 792 -7.007 1.340 -9.839 -4.900 288.556 1.383.014 -3.154 1.746<br />

2005 -867 1.201 -2.319 1.534 -12.376 -12.827 287.275 1.424.419 -11.751 1.076<br />

2006 -12.172 1.288 1.977 1.242 -14.603 -22.267 303.298 1.482.936 -20.725 1.542<br />

2007 -3.889 1.257 -2.658 535 -15.352 -20.108 323.612 1.537.980 -18.292 1.816<br />

2008 -13.106 848 -17.832 -201 -14.934 -45.225 295.612 1.543.025 -45.409 -184<br />

2009 -8.067 865 -10.817 2.941 -15.000 -30.078 256.406 1.497.684 -30.168 -89<br />

2010 -30.188 2.038 -10.693 860 -16.824 -54.806 259.663 1.528.548 -55.360 -554<br />

<strong>2011</strong> -23.259 2.602 -14.024 937 -15.831 -49.576 260.592 1.553.903 -49.334 242<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali.<br />

(1) Al netto <strong>della</strong> spesa all’estero dei residenti.


BANCA D’ITALIA<br />

Spesa interna delle famiglie e relativi deflatori per categoria di beni e servizi<br />

(quantità a prezzi concatenati in milioni di euro e indici)<br />

Tavola a8.3<br />

VOCi 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Spesa<br />

(anno di riferimento 2005)<br />

Generi alimentari e bevande 132.270 135.127 137.440 137.063 132.143 128.989 129.999 128.480<br />

Tabacchi 16.150 15.251 15.518 15.422 15.255 14.909 14.692 14.603<br />

Vestiario e calzature 69.056 68.859 69.251 69.296 68.860 64.537 66.663 66.397<br />

Abitazione 142.442 143.509 143.757 144.991 146.215 147.912 148.279 149.653<br />

Energia elettrica, gas e altri combustibili 29.332 30.199 29.274 28.099 29.042 29.627 30.853 31.430<br />

Mobili, accessori, elettrodomestici<br />

e apparecchi per la casa 44.867 44.764 44.593 44.405 42.981 38.875 40.192 41.023<br />

Beni e servizi per la manutenzione<br />

<strong>della</strong> casa 19.288 20.041 20.751 20.875 21.007 20.721 20.958 21.208<br />

Sanità 25.060 24.997 26.128 26.759 28.026 27.399 27.906 28.499<br />

Acquisto di mezzi di trasporto 31.815 32.238 32.910 34.379 29.400 30.613 26.472 23.938<br />

Spese di esercizio dei mezzi di trasporto 36.453 36.739 37.594 37.761 36.852 34.814 34.906 35.726<br />

Acquisto di servizi di trasporto 14.858 15.166 15.524 16.286 15.758 15.688 16.289 16.922<br />

Comunicazioni 21.280 23.026 24.412 26.798 27.776 27.682 29.005 29.170<br />

Articoli audiovisivi, fotografici, computer<br />

e altri beni di carattere ricreativo 21.772 22.776 24.300 24.857 24.875 24.534 25.857 26.800<br />

Giornali, libri e cancelleria 12.821 12.606 12.665 12.616 11.937 10.558 10.778 10.613<br />

istruzione, vacanze organizzate<br />

e altri servizi ricreativi e culturali 35.369 33.375 34.905 36.791 37.222 38.934 40.247 41.577<br />

Alberghi e ristoranti 80.538 80.809 83.275 85.314 85.020 84.774 85.783 87.531<br />

Altri beni e servizi 81.132 84.270 85.737 86.808 87.791 84.918 87.486 86.915<br />

Totale 848.383 857.010 869.722 878.250 869.510 854.010 864.279 867.494<br />

Deflatori<br />

(2005=100)<br />

Generi alimentari e bevande 100,0 100,0 101,4 104,1 109,6 111,7 111,9 114,6<br />

Tabacchi 91,8 100,0 106,2 110,3 115,0 119,7 123,7 128,9<br />

Vestiario e calzature 98,4 100,0 101,3 102,7 104,5 105,8 106,9 108,7<br />

Abitazione 97,1 100,0 103,9 108,2 111,6 114,8 118,3 121,9<br />

Energia elettrica, gas e altri combustibili 92,9 100,0 109,7 111,5 122,5 118,2 114,8 121,0<br />

Mobili, accessori, elettrodomestici<br />

e apparecchi per la casa 98,3 100,0 101,5 103,3 105,7 107,6 108,9 110,8<br />

Beni e servizi per la manutenzione<br />

<strong>della</strong> casa 99,0 100,0 101,1 104,1 108,9 112,2 113,4 115,2<br />

Sanità 99,5 100,0 98,9 97,9 97,2 97,6 97,6 98,3<br />

Acquisto di mezzi di trasporto 98,2 100,0 101,5 102,8 104,2 105,7 106,5 109,0<br />

Spese di esercizio dei mezzi di trasporto 97,2 100,0 103,1 106,6 111,3 115,3 118,7 123,4<br />

Acquisto di servizi di trasporto 97,0 100,0 101,2 101,7 110,9 107,1 109,3 112,8<br />

Comunicazioni 106,6 100,0 95,9 87,6 83,1 82,4 81,2 79,3<br />

Articoli audiovisivi, fotografici, computer<br />

e altri beni di carattere ricreativo 102,6 100,0 97,1 95,6 93,5 92,2 91,2 87,2<br />

Giornali, libri e cancelleria 98,6 100,0 101,8 104,7 107,2 109,7 111,4 114,0<br />

istruzione, vacanze organizzate<br />

e altri servizi ricreativi e culturali 98,1 100,0 101,5 103,0 104,5 105,9 107,3 108,8<br />

Alberghi e ristoranti 97,6 100,0 102,4 104,9 107,6 109,0 110,8 113,1<br />

Altri beni e servizi 96,7 100,0 105,5 110,4 112,8 103,5 103,8 107,0<br />

Totale 97,9 100,0 102,6 104,9 108,2 108,1 109,7 112,6<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

49


50<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Investimenti fissi lordi e relativi deflatori per prodotto<br />

(quantità a prezzi concatenati in milioni di euro e indici)<br />

Tavola a8.4<br />

VOCi 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Investimenti fissi lordi<br />

(anno di riferimento 2005)<br />

Costruzioni 158.176 159.618 161.483 162.299 157.735 143.818 136.943 133.157<br />

Abitazioni 65.065 69.020 71.764 72.681 72.420 66.531 65.111 63.259<br />

Fabbricati non residenziali<br />

e altre opere 78.004 75.635 74.350 74.420 71.131 64.655 59.411 57.704<br />

Costi per trasferimento<br />

di proprietà 15.114 14.962 15.369 15.195 14.156 12.596 12.408 12.188<br />

Macchine e attrezzature 94.758 97.640 104.260 108.160 101.811 85.462 97.348 95.926<br />

Mezzi di trasporto 29.145 28.503 29.498 29.771 28.906 23.445 24.472 24.834<br />

Beni immateriali 14.907 15.005 15.651 16.372 16.288 16.136 16.111 15.908<br />

Totale 296.953 300.766 310.893 316.570 304.740 268.982 274.651 269.531<br />

Deflatori<br />

(2005=100)<br />

Costruzioni 95,5 100,0 103,3 107,1 110,8 112,0 114,4 119,1<br />

Abitazioni 95,8 100,0 103,4 107,7 111,2 112,2 114,7 119,2<br />

Fabbricati non residenziali<br />

e altre opere 96,0 100,0 103,4 107,2 111,2 112,6 115,1 120,4<br />

Costi per trasferimento<br />

di proprietà 91,9 100,0 102,1 104,3 106,8 108,0 109,2 111,8<br />

Macchine e attrezzature 99,3 100,0 102,1 103,8 106,5 107,9 107,5 109,9<br />

Mezzi di trasporto 98,3 100,0 102,0 103,4 106,4 107,5 108,6 111,8<br />

Beni immateriali 97,8 100,0 100,2 101,1 102,6 100,2 103,3 106,0<br />

Totale 97,1 100,0 102,6 105,4 108,5 109,6 110,9 114,5<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali; cfr. la sezione: Note metodologiche.


BANCA D’ITALIA<br />

VOCi<br />

Industria in senso stretto<br />

Investimenti fissi lordi delle imprese secondo le indagini <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia,<br />

per quota di fatturato esportato e sede amministrativa<br />

(variazioni percentuali a prezzi <strong>2011</strong>, salvo diversa indicazione) (1)<br />

Totale Quota di fatturato esportato Sede amministrativa (2)<br />

0 0 - 1/3 1/3 - 2/3 Oltre<br />

2/3<br />

nord<br />

Ovest<br />

nord<br />

Est<br />

Tavola a8.5<br />

Centro Sud<br />

e isole<br />

di cui: Manifattura<br />

Consuntivo per il <strong>2011</strong> -3,6 -13,1 -5,0 -2,0 1,0 -4,4 -3,0 3,0 -12,3<br />

(-1,5) (-3,5) (-9,4) (-4,3)<br />

Tasso di realizzo (3) 100,1 107,5 101,9 95,5 101,7 95,5 106,2 104,7 100,7<br />

Programmi per il 2012 -9,8 -25,7 -12,5 -6,7 -5,1 -3,1 -17,8 -13,2 -15,0<br />

(-7,3) (-13,1) (-21,7) (-2,9)<br />

Consuntivo per il <strong>2011</strong> -2,8 -2,9 -4,7 -2,1 1,0 -4,1 -5,2 4,3 -8,9<br />

(-1,6) (-4,2) (-3,0) (-3,0)<br />

Tasso di realizzo (3) 98,3 96,4 100,1 95,6 101,7 95,1 101,9 100,2 101,1<br />

Programmi per il 2012 -8,1 -7,6 -10,7 -6,7 -5,1 -3,0 -15,6 -9,1 -11,9<br />

(-6,5) (-12,4) (-13,9) (-4,3)<br />

Servizi (4)<br />

Consuntivo per il <strong>2011</strong> (5) -2,4 0,1 -5,0 -12,4 -2,1 -1,0 6,5 -7,6 -9,4<br />

(-1,1) (5,2) (-6,5) (-9,6)<br />

Programmi per il 2012 (5) -4,6 -4,2 -3,3 -3,1 -16,3 -4,0 -9,8 2,7 -11,1<br />

Totale<br />

(-3,8) (-7,2) (0,5) (-10,6)<br />

Consuntivo per il <strong>2011</strong> -2,6 -0,9 -4,8 -5,2 0,1 -2,4 -0,4 -1,9 -9,2<br />

(-1,3) (-0,5) (-4,9) (-6,3)<br />

Programmi per il 2012 -6,3 -5,3 -7,3 -5,8 -8,3 -3,5 -12,7 -3,3 -11,4<br />

(-5,1) (-9,9) (-6,2) (-7,4)<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Medie robuste, ottenute ridimensionando i valori estremi (con segno sia positivo sia negativo) delle distribuzioni delle variazioni annue degli investimenti. il deflatore degli<br />

investimenti è stimato dalle stesse imprese. – (2) Tra parentesi i dati secondo la localizzazione effettiva. – (3) Rapporto percentuale a prezzi correnti tra investimenti realizzati<br />

e investimenti programmati alla fine del 2010 per il <strong>2011</strong>. – (4) Servizi privati non finanziari. – (5) Per quote di fatturato esportato superiori a 1/3 la numerosità campionaria non<br />

consente di ottenere stime significative.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

51


52<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Produzione e valore aggiunto a prezzi base dell’agricoltura, silvicoltura e pesca<br />

(milioni di euro)<br />

AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA<br />

Tavola a8.6<br />

VOCi 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Produzione e valore aggiunto a prezzi correnti<br />

Produzione 49.680 51.968 48.185 48.741 51.847<br />

Consumi intermedi (1) 20.937 23.117 21.871 22.369 24.210<br />

Valore aggiunto 28.743 28.851 26.314 26.372 27.637<br />

Agricoltura e silvicoltura<br />

Produzione 47.387 50.042 46.137 46.634 49.868<br />

Consumi intermedi (1) 20.213 22.363 21.167 21.618 23.409<br />

Valore aggiunto 27.174 27.679 24.970 25.016 26.459<br />

Pesca<br />

Produzione 2.293 1.926 2.048 2.107 1.979<br />

Consumi intermedi (1) 724 754 704 751 801<br />

Valore aggiunto 1.569 1.172 1.344 1.356 1.178<br />

AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA<br />

Produzione e valore aggiunto, quantità a prezzi concatenati (2)<br />

Produzione 47.379 47.694 46.828 46.576 46.582<br />

Consumi intermedi (1) 19.044 18.980 18.801 18.640 18.750<br />

Valore aggiunto 28.332 28.726 28.005 27.928 27.795<br />

Agricoltura e silvicoltura<br />

Produzione 45.062 45.671 44.683 44.467 44.585<br />

Consumi intermedi (1) 18.332 18.325 18.133 17.981 18.073<br />

Valore aggiunto 26.728 27.366 26.526 26.477 26.495<br />

Pesca<br />

Produzione 2.318 2.006 2.153 2.113 2.003<br />

Consumi intermedi (1) 712 651 664 655 673<br />

Valore aggiunto 1.606 1.353 1.498 1.467 1.326<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007); cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Le stime utilizzano il nuovo trattamento dei SiFiM che prevede l’attribuzione del consumo del servizio di intermediazione finanziaria ai diversi operatori economici. – (2) Anno di<br />

riferimento: 2005; cfr. la sezione: Note metodologiche.


BANCA D’ITALIA<br />

Valore aggiunto a prezzi base e relativi deflatori per branca<br />

Tavola a8.7<br />

BRAnCHE 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Valore aggiunto a prezzi base<br />

(quantità a prezzi concatenati; milioni di euro, anno di riferimento 2005)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 26.492 29.907 28.600 28.277 28.333 28.730 28.007 27.931 27.799<br />

Industria in senso stretto 255.273 259.508 261.909 272.011 279.679 271.375 230.422 246.452 249.498<br />

di cui: attività manifatturiere 224.565 227.912 229.848 239.639 247.336 238.470 198.986 212.980 214.360<br />

Costruzioni 76.435 77.903 79.919 81.495 82.216 80.021 73.300 71.096 68.642<br />

Servizi 897.655 910.963 921.265 938.636 954.104 948.978 923.239 935.794 943.239<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli<br />

e motocicli 144.201 147.583 148.469 150.500 152.599 149.964 132.276 139.070 141.721<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 50.345 50.956 51.485 53.302 54.834 54.889 53.867 54.584 56.061<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 124.219 125.312 129.614 131.303 135.450 133.668 130.844 133.126 132.449<br />

Attività finanziarie e assicurative 57.695 60.085 63.392 67.572 73.233 72.842 75.759 78.288 77.735<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 274.628 273.901 272.978 278.115 277.924 276.659 268.457 267.626 271.992<br />

Pubblica amministrazione (2) 81.091 82.708 83.631 83.755 84.102 83.998 84.381 84.051 83.455<br />

istruzione 61.543 61.597 60.980 61.007 61.598 61.524 61.258 61.441 61.323<br />

Sanità e assistenza sociale 65.180 67.268 69.397 70.449 70.966 71.869 72.721 73.471 73.211<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 28.291 30.320 29.363 30.267 30.858 30.735 30.182 30.840 31.655<br />

Attività di famiglie e convivenze 11.050 11.526 11.957 12.365 12.863 13.082 13.330 13.450 13.590<br />

Totale 1.255.410 1.278.451 1.291.693 1.320.418 1.344.314 1.329.003 1.254.718 1.281.015 1.288.667<br />

Deflatori<br />

(indici: 2005=100)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 116,4 106,9 100,0 100,3 101,5 100,4 94,0 94,4 99,4<br />

Industria in senso stretto 98,5 99,7 100,0 100,6 103,7 106,3 110,8 107,4 105,7<br />

di cui: attività manifatturiere 98,7 100,0 100,0 100,1 103,2 104,8 108,9 105,5 104,8<br />

Costruzioni 91,1 96,4 100,0 102,7 107,1 112,8 118,3 118,9 123,4<br />

Servizi 95,6 97,9 100,0 100,9 103,2 106,4 108,3 108,6 110,1<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli<br />

e motocicli 98,4 99,3 100,0 99,8 100,3 102,8 109,7 106,8 109,0<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 93,5 97,0 100,0 101,1 103,4 104,0 107,2 105,7 104,1<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 99,3 101,8 100,0 99,4 102,2 104,3 105,6 105,3 106,4<br />

Attività finanziarie e assicurative 102,4 99,8 100,0 96,1 101,3 103,8 95,0 94,8 98,1<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 91,9 96,5 100,0 101,6 105,1 109,5 112,1 113,9 116,4<br />

Pubblica amministrazione (2) 93,9 97,6 100,0 103,2 104,8 109,4 110,9 113,2 113,1<br />

istruzione 96,0 94,2 100,0 103,0 105,8 103,8 106,9 105,8 105,5<br />

Sanità e assistenza sociale 92,9 97,2 100,0 103,5 102,0 108,1 108,7 111,2 111,4<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 97,7 94,7 100,0 100,2 101,6 105,9 108,6 108,4 111,0<br />

Attività di famiglie e convivenze 96,9 98,2 100,0 101,1 105,0 112,0 116,0 116,9 118,7<br />

Totale 96,4 98,4 100,0 101,0 103,5 106,7 109,1 108,7 109,8<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007); cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Attività immobiliari; professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e di supporto. – (2) include anche difesa e assicurazioni sociali obbligatorie. – (3) Attività artistiche, di<br />

intrattenimento e divertimento; altre attività di servizi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

53


54<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Valore aggiunto ai prezzi al produttore e relativi deflatori per branca<br />

Tavola a8.8<br />

BRAnCHE 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Valore aggiunto ai prezzi al produttore<br />

(quantità a prezzi concatenati; milioni di euro, anno di riferimento 2005)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 24.948 28.244 26.976 26.679 26.728 27.102 26.419 26.342 26.218<br />

Industria in senso stretto 296.423 300.079 302.450 313.057 320.090 311.884 268.489 284.185 286.232<br />

di cui: attività manifatturiere 258.891 261.475 263.198 273.336 280.383 271.467 230.091 243.305 243.633<br />

Costruzioni 79.478 80.997 83.098 84.728 85.484 83.201 76.099 73.774 71.236<br />

Servizi 913.112 927.384 936.662 954.815 971.195 965.939 941.180 953.835 961.725<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli<br />

e motocicli 144.217 147.595 148.482 150.506 152.604 149.972 132.276 139.137 141.801<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 50.472 51.084 51.615 53.437 54.972 55.027 53.959 54.687 56.172<br />

Trasporti, magazzinaggio e<br />

comunicazioni 116.218 117.253 121.205 122.899 126.900 125.374 122.893 125.122 124.458<br />

Attività finanziarie e assicurative 63.689 66.139 70.022 74.338 80.412 79.911 82.898 85.291 84.380<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 286.123 285.193 283.973 289.329 289.273 287.803 279.333 278.529 283.207<br />

Pubblica amministrazione (2) 81.091 82.708 83.631 83.755 84.102 83.998 84.381 84.051 83.455<br />

istruzione 61.541 61.595 60.980 61.007 61.598 61.524 61.264 61.447 61.328<br />

Sanità e assistenza sociale 65.466 67.565 69.703 70.757 71.277 72.188 73.041 73.799 73.544<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 33.708 37.001 35.096 36.423 37.531 37.316 37.654 38.470 39.646<br />

Attività di famiglie e convivenze 11.050 11.526 11.957 12.365 12.863 13.082 13.330 13.450 13.590<br />

Totale 1.313.614 1.336.801 1.349.187 1.379.279 1.403.475 1.388.044 1.312.094 1.338.052 1.345.088<br />

Deflatori<br />

(indici: 2005=100)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 112,1 102,7 100,0 103,2 105,8 104,9 97,7 98,6 104,2<br />

Industria in senso stretto 98,2 99,6 100,0 101,1 104,0 105,8 111,1 108,3 107,9<br />

di cui: attività manifatturiere 98,3 99,9 100,0 100,6 103,5 105,2 109,5 106,9 107,4<br />

Costruzioni 91,3 96,7 100,0 102,7 107,0 112,4 117,6 118,0 122,2<br />

Servizi 95,2 98,0 100,0 101,3 103,3 106,4 108,1 108,3 109,8<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli<br />

e motocicli 98,4 99,4 100,0 99,8 100,2 102,7 109,6 106,7 108,9<br />

Servizi di alloggio e ristorazione<br />

Trasporti, magazzinaggio e<br />

93,5 97,2 100,0 101,1 103,3 104,0 107,2 105,7 106,0<br />

comunicazioni 99,6 101,6 100,0 99,6 100,8 102,8 103,5 102,5 104,0<br />

Attività finanziarie e assicurative 102,3 100,3 100,0 96,9 101,0 103,4 95,8 95,5 99,0<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 91,5 96,3 100,0 102,4 105,9 109,9 112,1 113,9 116,0<br />

Pubblica amministrazione (2) 93,9 97,6 100,0 103,2 104,8 109,4 110,9 113,2 113,1<br />

istruzione 96,0 94,1 100,0 103,0 105,8 103,8 106,9 105,8 105,5<br />

Sanità e assistenza sociale 92,9 97,2 100,0 103,6 102,1 108,1 108,7 111,2 111,4<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 91,8 97,8 100,0 101,1 103,6 107,4 109,0 108,4 109,4<br />

Attività di famiglie e convivenze 96,9 98,2 100,0 101,1 105,0 112,0 116,0 116,9 118,7<br />

Totale 96,0 98,3 100,0 101,4 103,8 106,6 109,1 108,6 110,0<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007); cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Attività immobiliari; professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e di supporto. – (2) include anche difesa e assicurazioni sociali obbligatorie. – (3) Attività artistiche, di<br />

intrattenimento e divertimento; altre attività di servizi.


BANCA D’ITALIA<br />

Valore aggiunto al costo dei fattori e risultato lordo di gestione per branca<br />

(milioni di euro a prezzi correnti)<br />

Tavola a8.9<br />

BRAnCHE 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Valore aggiunto al costo dei fattori<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 32.275 33.052 30.742 31.492 31.634 31.926 31.399 30.166 31.899<br />

Industria in senso stretto 241.731 249.083 250.469 261.995 277.644 277.697 245.800 255.476 253.928<br />

di cui: attività manifatturiere 213.599 219.822 220.361 230.176 244.922 241.130 209.380 217.731 217.288<br />

Costruzioni 67.270 72.863 77.415 80.924 85.041 87.422 84.162 82.089 82.201<br />

Servizi 829.786 863.442 890.094 913.395 949.436 978.163 971.615 986.220 1.007.487<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli e<br />

motocicli 137.238 142.019 143.203 144.594 146.975 148.660 140.933 143.852 149.630<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 46.220 48.515 50.445 52.738 55.443 55.947 56.753 56.652 57.282<br />

Trasporti, magazzinaggio<br />

e comunicazioni 119.322 123.593 125.171 125.769 132.975 134.758 134.380 136.111 136.766<br />

Attività finanziarie e assicurative 55.942 56.965 59.904 60.320 69.439 71.154 67.911 69.796 71.639<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 245.077 256.875 265.440 274.923 284.105 297.329 295.574 299.440 311.087<br />

Pubblica amministrazione (2) 72.894 77.257 80.071 82.648 84.318 87.942 89.622 91.072 90.398<br />

istruzione 57.779 56.626 59.320 61.157 63.466 62.007 63.514 62.977 62.392<br />

Sanità e assistenza sociale 57.583 62.265 66.003 69.248 68.724 74.024 75.479 78.028 77.899<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 27.021 28.006 28.582 29.499 30.488 31.688 31.981 32.572 34.263<br />

Attività di famiglie e convivenze 10.710 11.321 11.957 12.499 13.503 14.655 15.468 15.721 16.130<br />

Totale 1.171.061 1.218.439 1.248.721 1.287.806 1.343.755 1.375.208 1.332.976 1.353.950 1.375.516<br />

Risultato lordo di gestione<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 25.124 25.495 22.255 22.569 22.565 22.951 22.458 20.919 22.448<br />

Industria in senso stretto 102.861 105.760 103.922 109.380 118.928 113.710 94.011 103.339 95.868<br />

di cui: attività manifatturiere 86.009 87.923 85.730 90.082 98.983 90.284 71.197 79.431 73.364<br />

Costruzioni 37.879 41.965 44.361 46.135 47.890 48.306 44.884 43.183 43.926<br />

Servizi 467.676 488.026 495.244 499.823 521.320 532.199 521.134 529.765 544.977<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli e<br />

motocicli 88.834 92.121 89.660 88.538 88.459 86.892 78.165 80.035 83.935<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 25.641 26.765 27.739 29.186 31.049 30.506 30.907 30.217 30.381<br />

Trasporti, magazzinaggio<br />

e comunicazioni 64.738 67.947 67.352 65.609 70.092 69.743 68.758 70.704 69.829<br />

Attività finanziarie e assicurative 25.322 25.410 26.946 24.655 31.764 33.009 31.442 33.115 35.043<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 208.958 218.804 224.716 231.862 237.770 248.088 245.949 247.535 256.673<br />

Pubblica amministrazione (2) 16.173 17.313 18.302 19.078 20.114 20.942 21.580 22.365 22.202<br />

istruzione 6.612 6.859 6.235 6.467 6.738 6.274 6.066 6.202 5.689<br />

Sanità e assistenza sociale 14.842 15.793 17.255 17.152 17.656 18.454 20.390 21.227 21.457<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 16.556 17.013 17.038 17.277 17.677 18.292 17.879 18.367 19.769<br />

Attività di famiglie e convivenze .. .. .. .. .. .. .. .. ..<br />

Totale 633.540 661.246 665.782 677.906 710.703 717.166 682.487 697.207 707.218<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007).<br />

(1) Attività immobiliari; professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e di supporto. – (2) include anche difesa e assicurazioni sociali obbligatorie. – (3) Attività artistiche, di<br />

intrattenimento e divertimento; altre attività di servizi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

55


56<br />

PERiOdi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Grado<br />

di utilizzazione<br />

degli impianti<br />

in percentuale<br />

Indicatori congiunturali per l’industria in senso stretto<br />

(dati annuali grezzi, dati trimestrali destagionalizzati)<br />

Tavola a8.10<br />

Livello degli ordini e <strong>della</strong> domanda (1) Scorte<br />

di prodotti finiti<br />

Tendenze a 3 mesi (1)<br />

interno Estero Totale (1)<br />

Ordini Produzione<br />

2003 75,8 -21,9 -27,8 -20,5 6,1 16,7 14,8<br />

2004 76,1 -19,8 -20,1 -17,3 6,8 17,8 15,6<br />

2005 75,6 -22,0 -23,4 -19,2 7,8 13,6 13,1<br />

2006 77,3 -6,8 -6,1 -2,6 3,8 20,9 19,3<br />

2007 77,6 -4,6 -4,8 -1,7 5,7 19,3 17,7<br />

2008 74,3 -27,1 -23,9 -24,0 5,5 4,1 4,0<br />

2009 65,3 -56,4 -59,2 -56,8 2,5 -5,8 -7,5<br />

2010 70,3 -32,6 -31,5 -30,5 -2,1 10,8 9,7<br />

<strong>2011</strong> 71,7 -27,7 -20,5 -23,6 0,8 8,5 7,2<br />

2005 – 1° trim. 75,2 -22,3 -22,7 -19,7 10,3 14,3 14,0<br />

2° trim. 74,9 -28,7 -30,7 -26,7 9,7 10,3 9,0<br />

3° trim. 75,9 -20,7 -23,7 -17,0 7,0 13,7 13,7<br />

4° trim. 76,5 -16,0 -16,7 -13,3 4,7 16,0 16,0<br />

2006 – 1° trim. 77,0 -13,3 -11,0 -9,0 2,7 20,0 18,7<br />

2° trim. 77,7 -5,0 -3,7 -1,3 4,7 23,7 21,0<br />

3° trim. 77,2 -4,7 -4,0 .. 4,0 20,0 18,7<br />

4° trim. 77,5 -4,7 -5,7 .. 4,3 19,7 19,0<br />

2007 – 1° trim. 78,3 -2,7 -5,0 -0,7 5,7 21,0 19,7<br />

2° trim. 77,9 -0,7 .. 2,7 5,0 20,7 18,7<br />

3° trim. 77,4 -5,7 -5,0 -4,7 6,3 17,3 15,3<br />

4° trim. 76,9 -9,3 -9,3 -6,0 6,3 18,3 17,0<br />

2008 – 1° trim. 76,0 -13,0 -12,7 -9,7 4,0 13,7 13,0<br />

2° trim. 76,1 -21,3 -17,7 -17,0 5,0 11,0 9,7<br />

3° trim. 75,2 -30,7 -25,0 -24,3 7,0 4,3 5,0<br />

4° trim. 69,7 -45,0 -42,7 -45,0 6,7 -12,7 -12,0<br />

2009 – 1° trim. 65,0 -63,0 -63,0 -62,3 7,0 -24,0 -23,0<br />

2° trim. 64,7 -61,0 -66,0 -61,7 3,7 -6,7 -10,0<br />

3° trim. 65,4 -55,3 -58,3 -55,3 2,0 2,3 -1,0<br />

4° trim. 66,1 -46,7 -50,0 -47,7 -2,0 5,3 4,0<br />

2010 – 1° trim. 67,7 -41,3 -43,7 -42,0 -4,0 7,3 7,7<br />

2° trim. 69,6 -36,3 -34,0 -33,7 -3,0 10,7 8,3<br />

3° trim. 71,6 -29,3 -28,0 -25,3 -1,7 12,0 10,3<br />

4° trim. 72,2 -23,3 -20,3 -21,0 -0,3 14,0 13,0<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 72,8 -23,3 -15,7 -19,3 -0,3 14,0 13,0<br />

2° trim. 71,6 -23,7 -16,7 -18,7 0,3 13,7 11,0<br />

3° trim. 71,7 -28,3 -21,3 -24,0 2,3 6,7 4,7<br />

4° trim. 70,5 -34,7 -28,0 -32,0 1,7 -0,3 0,7<br />

2012 – 1° trim. 70,0 -40,0 -31,0 -36,3 1,7 -1,7 -1,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Saldi tra le risposte positive (“alto”, “in aumento” o “superiore al normale”, a seconda dei casi) e negative (“basso”, “in diminuzione” o “inferiore al normale”) fornite dagli operatori<br />

intervistati.


PERiOdi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Fatturato totale per raggruppamenti principali di industrie<br />

(dati annuali grezzi, dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi e destagionalizzati; indici: 2005=100)<br />

Tavola a8.11<br />

Beni di consumo Beni strumentali Beni intermedi Energia indice generale<br />

durevoli non durevoli Totale<br />

Pesi percentuali 5,5 23,5 29 24,9 37,3 8,8 100<br />

2003 99,4 102,1 101,6 96,3 92,5 73,6 94,4<br />

2004 101,3 100,6 100,7 100,7 98,0 80,8 97,9<br />

2005 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

2006 102,1 105,8 105,1 111,8 110,2 104,6 108,6<br />

2007 106,4 111,0 110,1 119,9 118,7 107,5 115,5<br />

2008 100,8 115,1 112,4 120,1 117,2 122,5 117,0<br />

2009 85,4 108,2 103,9 99,6 87,1 88,5 95,2<br />

2010 88,3 111,8 107,4 105,8 100,1 110,3 104,5<br />

<strong>2011</strong> 85,5 116,2 110,4 109,0 107,1 128,4 110,4<br />

2005 – 1° trim. 97,9 98,8 98,7 95,4 98,7 89,2 97,0<br />

2° trim. 98,7 99,0 99,0 97,5 98,8 95,9 98,3<br />

3° trim. 106,1 100,9 101,8 103,1 101,2 104,8 102,2<br />

4° trim. 101,1 102,0 101,8 103,8 102,8 109,7 103,4<br />

2006 – 1° trim. 100,5 103,4 102,8 108,5 105,5 108,4 105,7<br />

2° trim. 101,4 106,4 105,4 112,2 109,6 104,2 108,6<br />

3° trim. 105,1 107,5 107,0 111,7 112,6 107,6 110,3<br />

4° trim. 108,1 109,3 109,0 117,8 117,2 99,8 113,5<br />

2007 – 1° trim. 104,3 109,2 108,2 118,9 120,1 98,7 114,5<br />

2° trim. 106,9 110,6 109,9 119,4 118,5 107,7 115,3<br />

3° trim. 112,5 112,0 112,1 123,6 119,2 107,6 117,2<br />

4° trim. 106,5 112,6 111,5 120,1 117,0 115,2 116,0<br />

2008 – 1° trim. 106,4 117,2 115,2 125,2 126,0 122,2 122,3<br />

2° trim. 103,3 115,9 113,5 125,1 123,1 133,3 121,7<br />

3° trim. 99,4 114,1 111,3 121,6 116,4 134,7 117,8<br />

4° trim. 95,3 114,0 110,4 110,6 101,2 99,8 106,1<br />

2009 – 1° trim. 85,7 110,6 105,9 97,8 87,5 83,3 95,0<br />

2° trim. 84,8 106,0 102,0 100,3 84,3 85,7 93,5<br />

3° trim. 83,6 106,6 102,2 98,4 86,1 91,6 94,3<br />

4° trim. 86,2 107,6 103,6 99,8 89,3 92,5 96,4<br />

2010 – 1° trim. 89,1 110,2 106,2 103,5 93,2 104,0 100,5<br />

2° trim. 88,0 109,4 105,4 106,4 98,5 109,7 103,4<br />

3° trim. 88,4 111,8 107,4 104,5 101,2 110,6 104,7<br />

4° trim. 87,3 112,7 107,9 107,2 105,4 114,8 107,4<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 87,1 114,6 109,4 110,1 110,8 124,0 111,4<br />

2° trim. 86,0 116,2 110,5 109,4 108,2 129,7 111,1<br />

3° trim. 86,2 117,1 111,2 111,1 108,5 127,8 111,6<br />

4° trim. 84,9 117,8 111,6 109,0 103,6 131,9 109,8<br />

2012 – 1° trim. 82,0 116,1 109,7 105,1 101,4 141,6 108,3<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

57


58<br />

PERiOdi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Produzione industriale per raggruppamenti principali di industrie<br />

(dati annuali grezzi, dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi e destagionalizzati; indici: 2005=100)<br />

Beni di consumo Beni<br />

strumentali<br />

durevoli non durevoli Totale<br />

Beni<br />

intermedi<br />

Tavola a8.12<br />

Energia indice<br />

generale<br />

Pesi percentuali 5,8 22,1 27,9 26,6 37,4 8,1 100,0<br />

2003 100,9 103,4 102,9 102,5 100,9 93,9 100,9<br />

2004 102,6 103,5 103,3 102,8 102,2 96,3 101,8<br />

2005 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

2006 99,5 103,2 102,4 106,1 102,3 99,8 103,1<br />

2007 100,6 104,5 103,7 112,1 104,4 98,4 105,8<br />

2008 97,4 104,3 102,8 109,2 98,5 96,7 102,4<br />

2009 80,1 99,6 95,5 82,1 73,9 87,9 83,2<br />

2010 79,5 102,3 97,6 91,4 80,6 90,1 89,0<br />

<strong>2011</strong> 77,1 98,0 93,7 93,8 80,7 88,1 88,4<br />

2005 – 1° trim. 98,8 99,1 99,0 97,9 101,0 97,0 99,4<br />

2° trim. 102,2 98,7 99,4 100,0 99,5 101,4 100,0<br />

3° trim. 101,3 101,1 101,1 98,7 100,8 100,7 100,6<br />

4° trim. 98,5 101,8 101,1 101,6 100,6 101,6 101,2<br />

2006 – 1° trim. 99,2 100,9 100,5 105,1 101,3 103,6 101,9<br />

2° trim. 100,7 104,8 103,9 105,9 103,1 97,7 103,7<br />

3° trim. 98,0 104,5 103,2 108,0 103,4 100,1 104,3<br />

4° trim. 103,3 105,8 105,3 110,4 105,6 98,0 106,1<br />

2007 – 1° trim. 99,8 106,1 104,7 111,4 105,0 97,0 105,9<br />

2° trim. 100,2 103,2 102,5 111,2 105,3 100,0 105,8<br />

3° trim. 102,8 104,5 104,1 116,1 106,1 97,9 107,5<br />

4° trim. 99,7 104,4 103,5 110,9 103,5 99,3 104,5<br />

2008 – 1° trim. 101,6 106,3 105,3 116,1 104,1 97,8 107,3<br />

2° trim. 102,2 104,5 103,9 114,5 102,5 98,7 106,2<br />

3° trim. 95,9 103,0 101,5 106,5 99,2 96,9 101,2<br />

4° trim. 90,6 102,6 100,1 97,7 86,3 92,0 93,5<br />

2009 – 1 trim. 82,0 98,0 94,6 84,3 73,2 87,7 83,2<br />

2° trim. 77,1 97,5 93,2 79,5 71,0 87,0 81,0<br />

3° trim. 80,3 100,7 96,4 78,9 73,7 88,9 83,0<br />

4° trim. 80,3 100,9 96,6 83,0 76,1 88,6 84,7<br />

2010 – 1° trim. 81,6 102,4 98,0 87,2 78,5 90,2 87,3<br />

2° trim. 79,0 101,7 97,0 89,6 79,9 90,1 88,2<br />

3° trim. 77,3 102,5 97,2 93,2 80,9 89,1 89,3<br />

4° trim. 78,0 100,2 95,6 93,7 82,0 91,3 89,6<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 79,7 99,6 95,5 94,3 82,2 88,9 89,7<br />

2° trim. 80,0 99,5 95,5 94,3 81,9 88,5 89,9<br />

3° trim. 77,2 96,7 92,6 96,0 80,9 90,6 89,0<br />

4° trim. 72,5 97,1 91,9 93,1 79,1 85,4 86,8<br />

2012 – 1° trim. 70,8 94,1 89,2 91,9 77,4 85,3 85,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat; cfr. la sezione: Note metodologiche.


PERiOdi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Alimentari<br />

e<br />

tabacco<br />

Produzione industriale per settore di attività economica<br />

(dati annuali grezzi, dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi e destagionalizzati; indici: 2005=100)<br />

Tessile,<br />

abbigliamento<br />

e pelli<br />

Legno,<br />

carta<br />

e<br />

stampa<br />

Coke Prodotti<br />

e raffinazione<br />

chimici<br />

Tavola a8.13<br />

Attività manifatturiere Attività Energia indice<br />

Prodotti Gomma, Metallurfarma-<br />

plastica, giaElettronica<br />

App.<br />

elettrici<br />

Macchinari<br />

Mezzi di<br />

trasporto<br />

Altri<br />

articoli<br />

Totale<br />

estrattiva elettrica, generale<br />

gas<br />

e acqua<br />

ceutici minerali e prodotti e ottica e per uso e attrez- industriali<br />

non me- in metallo domezaturetalliferistico n. c. a.<br />

Pesi percentuali 9,2 9,3 6,1 1,9 4,6 3,1 9,2 17,0 2,2 4,3 11,8 5,6 8,8 93,1 1,9 5,0 100,0<br />

2003 99,6 113,7 95,8 95,4 96,4 103,1 103,1 99,0 110,5 108,1 97,6 107,6 101,0 101,8 94,9 94,2 100,9<br />

2004 99,2 109,1 101,2 96,2 99,5 104,6 102,3 101,3 108,6 106,1 99,7 107,8 102,2 102,5 92,9 97,7 101,8<br />

2005 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

2006 101,6 104,9 99,7 99,1 103,5 106,6 100,1 101,8 103,5 106,8 105,8 108,9 103,0 103,3 98,2 102,1 103,1<br />

2007 102,4 109,1 99,3 99,8 108,3 99,8 102,7 107,1 103,3 104,8 109,8 117,9 106,1 106,3 91,9 101,8 105,8<br />

2008 101,8 105,4 93,2 95,2 100,9 103,0 96,7 102,4 95,4 96,6 106,9 117,9 106,7 102,7 84,6 102,5 102,4<br />

2009 100,8 93,6 79,8 86,2 87,7 102,9 76,7 72,2 85,6 69,1 71,4 87,9 90,1 82,9 74,3 93,3 83,2<br />

2010 102,8 99,2 81,1 89,1 94,5 104,2 78,5 79,4 92,4 79,0 83,4 93,0 98,8 88,9 73,2 95,6 89,0<br />

<strong>2011</strong> 100,9 91,4 77,4 85,6 88,4 103,7 79,1 82,3 87,2 73,3 90,3 90,7 100,1 88,4 74,4 93,4 88,4<br />

2005 – 1° trim. 98,2 100,4 98,7 94,0 98,8 96,9 99,0 100,8 99,9 98,3 99,8 97,7 99,0 99,7 101,3 97,4 99,4<br />

2° trim. 98,8 97,8 100,4 102,3 99,3 103,9 98,8 99,5 101,5 99,6 100,8 98,9 101,5 99,9 98,1 100,1 100,0<br />

3° trim. 101,4 99,6 100,2 101,6 99,8 104,8 101,2 101,3 99,8 97,2 101,7 100,2 100,1 100,8 100,4 99,5 100,6<br />

4° trim. 102,1 102,1 101,3 101,9 103,0 95,3 101,1 100,9 100,2 102,6 99,9 104,6 101,0 101,1 100,4 102,6 101,2<br />

2006 – 1° trim. 100,2 101,4 101,5 99,4 100,7 101,5 98,3 101,1 101,1 103,1 103,9 108,1 101,6 101,9 96,3 107,2 101,9<br />

2° trim. 101,5 104,9 99,8 93,8 102,9 123,4 101,1 101,2 102,5 108,0 105,4 110,4 103,5 103,9 100,3 100,3 103,7<br />

3° trim. 102,8 107,0 99,8 99,5 106,3 103,5 100,1 103,8 103,9 108,8 109,5 108,8 102,9 104,8 96,2 101,8 104,3<br />

4° trim. 104,1 109,7 100,1 103,6 106,5 101,8 105,8 106,0 107,4 111,7 109,9 112,3 108,6 106,7 101,4 98,3 106,1<br />

2007 – 1° trim. 102,5 111,0 99,6 103,2 109,7 102,6 103,8 106,7 104,2 104,9 110,7 114,0 104,7 106,6 93,6 97,1 105,9<br />

2° trim. 101,9 108,0 99,3 101,6 108,2 97,9 103,4 107,4 104,1 103,8 109,6 115,9 104,4 106,3 94,4 103,0 105,8<br />

3° trim. 102,9 109,7 99,0 99,1 106,4 101,5 103,3 110,5 102,9 109,6 112,8 119,9 109,1 108,3 92,8 101,3 107,5<br />

4° trim. 102,8 107,7 99,2 95,7 109,0 99,1 101,0 105,6 101,3 102,6 107,8 121,6 106,6 105,0 87,4 105,9 104,5<br />

2008 – 1° trim. 103,2 110,1 98,4 102,0 108,4 101,4 104,2 110,9 99,6 100,2 112,6 129,5 107,4 107,8 91,0 103,3 107,3<br />

2° trim. 102,9 104,7 95,3 93,6 103,6 101,7 100,3 105,3 96,5 103,1 114,2 128,0 110,1 106,8 88,7 105,2 106,2<br />

3° trim. 101,1 103,2 91,6 92,9 102,2 104,7 95,7 103,3 94,0 98,0 105,0 115,6 105,7 101,6 83,3 103,7 101,2<br />

4° trim. 99,6 102,7 86,6 92,7 88,9 104,1 84,4 89,9 90,1 84,2 94,1 98,6 103,7 93,6 75,5 98,4 93,5<br />

2009 – 1 trim. 99,6 91,7 81,5 85,7 81,1 100,4 75,1 73,3 86,1 69,3 76,1 86,0 90,6 82,8 76,9 92,2 83,2<br />

2° trim. 100,1 88,2 79,8 88,1 86,5 101,9 75,2 68,9 85,6 62,6 67,5 83,4 86,7 80,7 74,9 91,0 81,0<br />

3° trim. 101,5 95,1 78,5 87,2 92,2 102,9 77,5 70,9 85,9 67,5 67,5 90,2 88,6 82,7 70,9 95,0 83,0<br />

4° trim. 101,4 97,0 78,7 83,8 90,5 104,2 76,8 73,8 88,9 74,5 71,7 90,0 93,3 84,4 73,6 95,2 84,7<br />

2010 – 1° trim. 103,0 98,5 80,7 86,8 95,4 105,5 77,4 76,0 91,6 77,9 77,4 90,2 96,7 87,1 73,1 95,9 87,3<br />

2° trim. 101,3 98,3 80,4 90,1 95,1 104,6 78,2 78,4 90,7 79,0 81,0 91,8 97,2 88,2 72,5 94,8 88,2<br />

3° trim. 102,7 100,2 80,7 88,1 93,8 104,6 78,4 79,1 89,9 79,1 86,0 93,4 98,1 89,4 76,2 94,4 89,3<br />

4° trim. 102,9 96,0 80,3 91,1 92,4 100,1 78,3 82,6 93,6 78,0 87,2 93,3 99,7 89,7 69,5 97,1 89,6<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 101,3 94,3 79,7 87,4 92,3 106,5 79,4 83,6 86,5 75,3 89,7 93,7 100,9 90,0 70,8 94,1 89,7<br />

2° trim. 102,2 93,7 78,3 86,6 89,1 101,6 81,0 83,5 87,3 76,2 90,7 91,7 101,3 89,9 73,8 94,4 89,9<br />

3° trim. 101,0 88,7 77,3 86,0 88,1 104,9 79,4 84,9 87,2 74,8 92,3 89,8 101,4 88,9 75,5 96,8 89,0<br />

4° trim. 100,1 89,2 74,7 82,4 85,0 106,0 77,9 80,2 87,8 69,0 90,6 88,5 97,2 87,0 77,8 89,3 86,8<br />

2012 – 1° trim. 100,9 85,7 71,6 81,8 84,0 99,1 75,4 79,1 87,9 67,4 89,2 87,5 94,5 85,2 74,2 92,2 85,0<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

59


60<br />

PERiOdi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Grado di utilizzazione <strong>della</strong> capacità produttiva nell’industria<br />

per raggruppamenti principali di industrie<br />

(dati corretti per i giorni lavorativi e destagionalizzati; in percentuale)<br />

Beni di consumo Beni<br />

strumentali<br />

durevoli non durevoli Totale<br />

Beni<br />

intermedi<br />

Tavola a8.14<br />

Energia indice<br />

generale<br />

2003 93,4 97,0 95,9 90,4 93,5 96,4 94,7<br />

2004 95,1 95,7 95,0 89,3 94,0 96,0 94,4<br />

2005 95,0 93,5 92,9 87,1 93,9 98,0 93,7<br />

2006 96,5 97,1 95,8 93,4 97,0 96,4 97,1<br />

2007 97,4 97,6 96,2 97,1 98,9 95,1 98,7<br />

2008 94,4 97,2 95,3 93,6 92,4 93,0 95,1<br />

2009 77,3 92,7 88,4 70,1 69,3 85,0 77,3<br />

2010 76,5 95,0 89,9 78,3 75,7 87,0 82,6<br />

<strong>2011</strong> 74,9 91,7 87,1 81,3 76,4 85,2 82,8<br />

2005 – 1° trim. 93,1 92,6 91,9 85,9 94,2 95,8 92,9<br />

2° trim. 96,7 92,2 92,2 87,6 92,9 99,5 93,5<br />

3° trim. 96,2 94,4 93,8 86,3 94,2 98,2 94,0<br />

4° trim. 93,9 95,1 93,8 88,7 94,2 98,6 94,5<br />

2006 – 1° trim. 94,9 94,2 93,3 91,6 94,9 100,0 95,2<br />

2° trim. 96,7 97,9 96,4 92,2 96,7 94,3 96,8<br />

3° trim. 94,5 97,6 95,7 93,9 97,1 96,6 97,3<br />

4° trim. 100,0 98,8 97,7 95,8 99,3 94,6 99,0<br />

2007 – 1° trim. 96,6 99,1 97,2 96,6 98,8 93,6 98,8<br />

2° trim. 97,0 96,4 95,1 96,2 99,2 96,5 98,7<br />

3° trim. 99,5 97,6 96,6 100,0 100,0 94,4 100,0<br />

4° trim. 96,5 97,5 96,0 95,6 97,5 95,8 97,4<br />

2008 – 1° trim. 98,3 99,3 97,7 100,0 98,1 94,4 100,0<br />

2° trim. 98,9 97,6 96,4 98,6 96,6 95,3 99,0<br />

3° trim. 92,8 96,2 94,2 91,7 93,5 93,5 94,3<br />

4° trim. 87,7 95,9 92,9 84,2 81,3 88,7 87,1<br />

2009 – 1 trim. 79,4 91,6 87,8 72,6 69,0 84,7 77,5<br />

2° trim. 74,6 91,1 86,5 68,5 66,9 84,0 75,5<br />

3° trim. 77,7 94,0 89,5 68,0 69,4 85,8 77,4<br />

4° trim. 77,7 94,3 89,7 71,5 71,7 85,5 78,9<br />

2010 – 1° trim. 79,0 95,7 90,9 75,1 74,0 87,1 81,4<br />

2° trim. 76,5 95,0 90,0 77,2 75,3 86,9 82,2<br />

3° trim. 74,8 95,7 90,2 80,2 76,3 86,0 83,2<br />

4° trim. 75,5 93,6 88,7 80,7 77,3 88,1 83,5<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 77,1 93,1 88,6 81,2 77,5 85,8 83,6<br />

2° trim. 77,5 93,0 88,6 81,2 77,2 85,4 83,8<br />

3° trim. 74,7 90,3 85,9 82,7 76,2 87,4 82,9<br />

4° trim. 70,2 90,7 85,3 80,2 74,6 82,4 80,9<br />

2012 – 1° trim. 68,5 87,9 82,8 79,2 73,0 82,3 79,2<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat; cfr. la sezione: Note metodologiche.


PERiOdi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Grado di utilizzazione <strong>della</strong> capacità produttiva nell’industria per settore di attività economica<br />

(dati corretti per i giorni lavorativi e destagionalizzati; in percentuale)<br />

Alimentari<br />

e<br />

tabacco<br />

Tessile,<br />

abbigliamento<br />

e pelli<br />

Legno,<br />

carta<br />

e<br />

stampa<br />

Coke Prodotti<br />

e raffinazione<br />

chimici<br />

Tavola a8.15<br />

Attività manifatturiere Attività Energia indice<br />

Prodotti Gomma, Metallurfarma-<br />

plastica, giaElettronica<br />

App.<br />

elettrici<br />

Macchinari<br />

Mezzi di<br />

trasporto<br />

Altri<br />

articoli<br />

Totale<br />

estrattiva elettrica, generale<br />

gas<br />

e acqua<br />

ceutici minerali e prodotti e ottica e per uso e attrez- industriali<br />

non me- in metallo domezaturetalliferistico n. c. a.<br />

2003 99,5 92,7 98,3 94,6 89,2 96,2 96,4 97,3 95,3 97,3 88,7 80,7 90,6 93,6 94,3 98,0 94,7<br />

2004 96,8 89,8 99,9 95,3 90,8 97,8 95,4 97,4 95,0 96,4 88,9 80,3 90,5 93,4 91,5 99,0 94,4<br />

2005 97,6 85,2 99,5 98,2 91,8 95,7 94,6 95,6 90,3 92,6 89,9 76,0 90,0 92,7 98,8 99,0 93,7<br />

2006 98,5 92,3 98,8 97,2 95,1 99,0 96,2 95,9 95,7 99,2 95,1 83,8 93,8 96,5 97,2 97,8 97,1<br />

2007 98,5 97,5 97,8 97,9 98,7 96,9 98,4 98,0 96,0 99,5 97,1 90,6 96,1 98,6 90,8 96,9 98,7<br />

2008 97,7 95,5 91,7 93,7 91,9 99,1 92,3 92,3 88,5 93,4 93,3 91,1 96,9 95,0 83,5 95,7 95,1<br />

2009 96,7 84,5 78,5 84,8 79,8 98,7 73,1 64,7 80,6 66,4 61,9 67,5 81,6 76,7 73,1 85,2 77,3<br />

2010 98,4 89,2 79,3 87,6 85,8 99,2 74,9 71,2 85,1 76,1 72,6 71,2 89,0 82,2 71,8 85,5 82,6<br />

<strong>2011</strong> 97,1 83,1 76,4 84,2 80,8 99,5 76,2 74,9 81,2 71,6 79,5 70,2 91,0 82,5 73,5 82,1 82,8<br />

2005 – 1° trim. 96,1 84,8 98,6 93,0 90,7 92,2 93,4 96,5 89,1 91,0 89,4 73,8 88,6 92,0 100,0 97,7 92,9<br />

2° trim. 96,4 83,1 99,9 100,0 91,0 99,2 93,3 94,8 91,1 92,6 90,2 74,8 90,9 92,2 96,8 99,8 93,5<br />

3° trim. 98,7 85,1 99,4 100,0 91,4 100,0 95,7 96,0 90,1 90,6 90,8 75,9 89,8 93,1 99,1 98,7 94,0<br />

4° trim. 99,1 87,7 100,0 100,0 94,2 91,4 95,8 95,1 91,0 96,0 89,1 79,4 90,8 93,4 99,1 100,0 94,5<br />

2006 – 1° trim. 97,0 87,6 100,0 98,1 92,1 97,6 93,3 94,8 92,4 96,8 92,5 82,2 91,4 94,2 95,1 100,0 95,2<br />

2° trim. 98,0 91,2 98,3 92,5 94,0 100,0 96,1 94,4 94,2 100,0 93,6 84,1 93,2 96,0 99,0 97,8 96,8<br />

3° trim. 99,0 93,6 98,4 98,1 97,0 100,0 95,3 96,4 96,1 100,0 97,1 83,0 92,7 96,9 94,9 98,7 97,3<br />

4° trim. 100,0 96,6 98,6 100,0 97,2 98,4 100,0 98,0 100,0 100,0 97,3 85,9 98,0 98,8 100,0 94,8 99,0<br />

2007 – 1° trim. 98,4 98,3 98,1 100,0 100,0 99,2 99,1 98,1 97,0 99,9 97,8 87,4 94,6 98,7 92,3 93,2 98,8<br />

2° trim. 97,9 96,2 97,9 100,0 98,6 94,6 98,8 98,2 96,9 99,2 96,6 89,0 94,4 98,5 93,1 98,3 98,7<br />

3° trim. 98,8 98,3 97,6 97,5 97,0 98,1 98,9 100,0 95,8 100,0 99,3 92,2 98,8 100,0 91,6 96,2 100,0<br />

4° trim. 98,7 97,2 97,7 94,2 99,3 95,8 96,8 95,7 94,3 98,8 94,7 93,7 96,6 97,4 86,3 100,0 97,4<br />

2008 – 1° trim. 99,1 100,0 97,0 100,0 98,8 98,0 100,0 100,0 92,7 96,9 98,8 100,0 97,5 100,0 89,8 97,1 100,0<br />

2° trim. 98,8 95,0 93,9 92,1 94,4 98,3 96,2 95,0 89,8 100,0 100,0 98,8 100,0 99,1 87,6 98,3 99,0<br />

3° trim. 97,1 93,7 90,3 91,5 93,2 100,0 91,8 93,1 87,5 95,1 91,9 89,3 96,0 94,2 82,2 96,4 94,3<br />

4° trim. 95,6 93,2 85,4 91,2 81,0 100,0 81,0 81,0 83,9 81,7 82,4 76,1 94,2 86,8 74,5 91,0 87,1<br />

2009 – 1 trim. 95,6 83,3 80,3 84,3 73,9 97,1 72,1 66,1 80,1 67,2 66,6 66,4 82,3 76,8 75,9 84,8 77,5<br />

2° trim. 96,1 80,1 78,7 86,7 78,8 98,5 72,1 62,1 79,7 60,7 59,1 64,4 78,7 74,8 73,9 83,3 75,5<br />

3° trim. 97,5 86,4 77,4 85,8 84,0 99,5 74,4 63,9 80,0 65,5 59,1 69,7 80,5 76,7 70,0 86,5 77,4<br />

4° trim. 97,4 88,1 77,5 82,5 82,5 100,0 73,7 66,5 82,8 72,3 62,8 69,5 84,8 78,3 72,6 86,2 78,9<br />

2010 – 1° trim. 98,9 89,5 79,5 85,4 86,9 100,0 74,3 68,5 85,3 75,6 67,7 69,7 87,9 80,8 72,1 86,5 81,4<br />

2° trim. 97,3 89,3 79,3 88,7 86,7 100,0 75,1 70,7 84,4 76,6 70,9 70,9 88,3 81,8 71,5 85,0 82,2<br />

3° trim. 98,6 91,0 79,5 86,7 85,5 100,0 75,3 71,3 83,7 76,7 75,3 72,1 89,1 82,9 75,2 84,3 83,2<br />

4° trim. 98,8 87,1 79,1 89,7 84,3 96,7 75,2 74,4 87,1 75,6 76,4 72,0 90,6 83,2 68,6 86,2 83,5<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 97,3 85,6 78,6 86,1 84,1 100,0 76,2 75,3 80,5 73,1 78,6 72,4 91,7 83,5 69,8 83,2 83,6<br />

2° trim. 98,1 85,1 77,2 85,2 81,2 98,2 77,8 75,3 81,2 74,0 79,4 70,8 92,0 83,4 72,9 83,0 83,8<br />

3° trim. 97,0 80,5 76,2 84,6 80,3 100,0 76,2 76,5 81,2 72,6 80,8 69,4 92,1 82,5 74,5 84,7 82,9<br />

4° trim. 96,1 81,0 73,6 81,1 77,5 100,0 74,7 72,3 81,7 66,9 79,3 68,3 88,3 80,7 76,7 77,7 80,9<br />

2012 – 1° trim. 96,9 77,8 70,6 80,5 76,6 95,8 72,3 71,3 81,8 65,4 78,1 67,5 85,9 79,1 73,2 79,9 79,2<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

61


62<br />

PERiOdO<br />

Al netto di alimentari<br />

ed energetici<br />

Beni Servizi Totale Trasformati<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Indici nazionali dei prezzi al consumo (1)<br />

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)<br />

Voci a prezzo libero Voci a prezzo<br />

regolamentato<br />

Beni alimentari<br />

Freschi Totale<br />

Beni<br />

Tabacenergechitici<br />

Totale<br />

Beni<br />

energetici<br />

Beni<br />

non<br />

Servizi<br />

energetici<br />

(4)<br />

Totale<br />

beni<br />

energetici<br />

indice<br />

generale<br />

al netto di<br />

energetici<br />

alimentari<br />

e<br />

tabacchi<br />

Tavola a8.16<br />

indice<br />

generale<br />

Per le<br />

famiglie di<br />

Pesi (3) 25,8 36,7 62,7 10,4 6,5 16,9 5,2 2,2 86,8 3,9 2,8 6,5 9,0 71,8 100,0 100,0<br />

2008 1,5 3,1 2,3 5,9 4,5 5,3 10,4 4,3 3,4 9,9 -3,4 2,2 10,1 2,1 3,3 3,3<br />

2009 1,2 1,8 1,5 2,1 1,5 1,9 -13,2 4,1 0,9 -1,7 -0,4 2,5 -8,9 1,5 0,8 0,7<br />

2010 1,1 1,8 1,5 0,6 -0,3 0,2 11,2 3,3 1,7 -4,9 .. 2,4 4,2 1,5 1,5 1,6<br />

<strong>2011</strong> 1,4 2,2 1,9 2,4 2,5 2,5 14,6 4,1 2,7 6,2 .. 3,2 11,3 1,9 2,8 2,8<br />

2010 – gen. 0,9 1,7 1,4 0,4 0,4 0,4 11,6 5,4 1,7 -12,1 -0,1 3,5 0,8 1,5 1,3 1,3<br />

operai e<br />

impiegati<br />

(2)<br />

feb. 1,0 1,6 1,3 0,4 -0,1 0,2 10,6 3,8 1,6 -11,9 -0,4 3,0 0,4 1,4 1,2 1,3<br />

mar. 1,0 2,0 1,6 0,5 -0,6 0,1 14,4 2,5 1,8 -11,8 -0,9 2,8 2,5 1,5 1,4 1,5<br />

apr. 1,0 2,1 1,6 0,4 -1,1 -0,1 15,0 2,5 1,9 -7,7 -1,0 2,7 4,9 1,6 1,5 1,6<br />

mag. 0,9 1,8 1,4 0,4 -1,5 -0,3 15,4 2,5 1,7 -6,6 -1,4 1,9 5,7 1,3 1,4 1,5<br />

giu. 1,0 1,9 1,5 0,4 -1,3 -0,2 9,9 2,5 1,5 -6,3 -0,4 2,0 2,9 1,5 1,3 1,3<br />

lug. 1,2 2,0 1,6 0,5 -0,9 .. 10,6 2,6 1,7 -1,7 0,3 2,5 5,3 1,6 1,7 1,7<br />

ago. 1,2 1,8 1,6 0,7 -0,6 0,2 7,9 2,8 1,6 -0,9 0,5 2,6 4,2 1,6 1,6 1,5<br />

set. 1,1 1,8 1,5 0,6 0,1 0,4 8,4 2,8 1,6 -0,4 0,4 1,8 4,7 1,5 1,6 1,6<br />

ott. 1,2 1,9 1,6 0,7 0,4 0,5 10,4 4,9 1,9 0,1 0,5 2,0 6,0 1,6 1,7 1,7<br />

nov. 1,3 1,6 1,5 0,7 0,5 0,7 8,3 4,9 1,7 1,4 1,0 2,0 5,4 1,5 1,7 1,7<br />

dic. 1,4 1,6 1,5 0,8 0,9 0,9 11,9 2,5 1,9 1,9 1,0 1,9 7,7 1,5 1,9 1,9<br />

<strong>2011</strong> – gen. 1,4 1,5 1,5 1,0 2,7 1,7 13,4 2,5 2,0 3,3 0,6 2,6 9,3 1,5 2,1 2,2<br />

feb. 1,2 1,8 1,5 1,1 3,3 2,0 14,6 2,5 2,3 3,3 1,0 3,0 10,0 1,6 2,4 2,3<br />

mar. 1,2 1,9 1,6 1,5 3,6 2,2 15,0 2,5 2,5 3,3 1,6 3,3 10,3 1,7 2,5 2,5<br />

apr. 1,2 2,1 1,7 1,8 2,9 2,2 14,3 2,5 2,5 5,3 1,3 3,2 10,7 1,9 2,6 2,6<br />

mag. 1,2 2,2 1,8 2,2 4,2 2,9 12,6 2,5 2,6 5,3 0,1 3,2 9,8 1,9 2,6 2,6<br />

giu. 1,1 2,6 1,9 2,6 3,8 3,0 12,2 2,5 2,7 5,0 0,4 2,9 9,3 2,0 2,7 2,7<br />

lug. 1,0 2,7 1,9 2,8 1,5 2,2 13,6 3,7 2,7 6,4 -0,5 2,2 10,7 1,9 2,7 2,7<br />

ago. 1,0 2,6 1,8 2,8 1,0 2,2 15,5 4,5 2,8 6,4 -0,5 2,2 11,9 1,9 2,8 2,8<br />

set. 1,7 2,6 2,2 3,0 0,9 2,2 15,4 4,5 3,0 6,4 -0,6 3,6 11,7 2,3 3,0 3,0<br />

ott. 2,2 2,3 2,3 3,2 1,1 2,5 16,5 7,0 3,1 9,8 -0,8 4,0 13,8 2,3 3,4 3,2<br />

nov. 2,0 2,2 2,1 3,4 2,6 3,1 16,1 7,0 3,1 10,1 -1,3 4,3 13,8 2,1 3,3 3,2<br />

dic. 1,9 2,3 2,1 3,5 2,0 2,9 16,1 7,0 3,1 10,1 -1,7 3,9 13,7 2,1 3,3 3,2<br />

2012 – gen. 2,0 2,1 2,0 3,5 0,5 2,3 16,4 7,2 3,0 14,1 -2,4 3,5 15,5 2,0 3,2 3,2<br />

feb. 2,1 2,0 2,1 3,4 1,8 2,8 16,9 7,2 3,2 14,0 -2,8 3,4 15,6 2,0 3,3 3,3<br />

mar. 2,2 2,1 2,1 3,2 1,5 2,5 16,6 8,9 3,2 13,9 -4,0 3,2 15,4 1,9 3,3 3,2<br />

apr. 2,0 2,1 2,1 3,0 1,3 2,4 17,2 9,3 3,1 13,5 -3,7 3,0 15,6 1,9 3,3 3,2<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat.<br />

(1) indici: 2010=100; cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, nella versione al netto dei tabacchi. – (3) dal<br />

gennaio 1999 i pesi vengono modificati ogni anno dall’istat sulla base <strong>della</strong> stima dei consumi finali delle famiglie dell’anno precedente. i pesi riportati nella tavola sono quelli del<br />

gennaio 2012. – (4) Fino al 2010 il calcolo del sub-indice si basa sulla disaggregazione a 204 voci di prodotto; include i medicinali, per i quali si considera l’intero aggregato calcolato<br />

dall’istat, circa un terzo del quale riguarda in realtà prodotti inclusi nella cosidetta “fascia C” e quindi a prezzo libero.


PERiOdi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Beni<br />

non<br />

alimentari<br />

e non<br />

energetici<br />

Indice armonizzato dei prezzi al consumo (1)<br />

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)<br />

Servizi Totale<br />

al netto<br />

di alimentari<br />

ed energetici<br />

Beni alimentari Beni<br />

energetici<br />

Trasformati Freschi Totale<br />

Totale<br />

al netto<br />

di alimentari<br />

freschi ed<br />

energetici<br />

Tavola a8.17<br />

Totale<br />

generale<br />

Pesi 29,7 40,4 70,1 12,1 8,1 20,3 9,6 82,3 100,0<br />

2008 1,7 2,7 2,2 6,1 3,8 5,2 10,1 2,8 3,5<br />

2009 1,3 1,8 1,6 1,9 1,9 1,9 -8,9 1,6 0,8<br />

2010 1,2 1,9 1,7 0,9 .. 0,5 4,2 1,5 1,6<br />

<strong>2011</strong> 1,4 2,5 2,0 2,9 2,5 2,7 11,2 2,2 2,9<br />

2009 – gen. 0,7 2,3 1,5 4,3 2,5 3,7 -5,5 2,0 1,4<br />

feb. 1,2 2,1 1,7 3,8 2,7 3,4 -4,8 2,1 1,5<br />

mar. 1,4 1,5 1,4 3,4 2,7 3,2 -6,5 1,8 1,1<br />

apr. 1,7 2,0 2,0 2,7 2,8 2,7 -8,4 2,1 1,2<br />

mag. 1,6 2,0 1,8 2,3 2,8 2,5 -11,1 1,9 0,8<br />

giu. 1,6 1,7 1,6 1,9 2,1 2,0 -11,6 1,7 0,6<br />

lug. 1,0 1,6 1,3 1,2 1,7 1,4 -14,6 1,3 -0,1<br />

ago. 1,1 1,6 1,3 1,1 1,5 1,2 -12,0 1,2 0,1<br />

set. 1,5 1,7 1,6 0,7 1,2 0,9 -11,4 1,5 0,4<br />

ott. 1,3 1,8 1,6 0,6 1,2 0,7 -11,2 1,4 0,3<br />

nov. 1,4 1,7 1,6 0,5 1,1 0,8 -5,5 1,4 0,8<br />

dic. 1,5 1,7 1,5 0,8 0,8 0,9 -2,6 1,5 1,1<br />

2010 – gen. 1,0 1,9 1,6 0,9 0,5 0,7 0,9 1,4 1,3<br />

feb. 0,6 1,9 1,3 0,8 0,2 0,5 0,5 1,2 1,1<br />

mar. 0,8 2,1 1,6 0,6 -0,1 0,3 2,5 1,4 1,4<br />

apr. 1,3 2,3 1,8 0,7 -0,4 0,3 4,9 1,7 1,6<br />

mag. 1,3 1,7 1,6 0,6 -1,1 -0,1 5,8 1,5 1,6<br />

giu. 1,2 1,8 1,7 0,8 -0,8 0,2 2,9 1,5 1,5<br />

lug. 1,3 2,1 1,8 0,8 -0,4 0,3 5,4 1,7 1,8<br />

ago. 1,3 2,0 1,8 0,9 -0,2 0,4 4,2 1,7 1,8<br />

set. 1,2 1,8 1,6 1,0 0,4 0,7 4,7 1,5 1,6<br />

ott. 1,7 1,8 1,8 1,3 0,5 1,1 6,1 1,7 2,0<br />

nov. 1,7 1,7 1,7 1,4 0,7 1,2 5,4 1,6 1,9<br />

dic. 1,7 1,6 1,7 1,1 1,1 1,1 7,7 1,5 2,1<br />

<strong>2011</strong> – gen. 0,4 1,7 1,1 1,3 2,5 1,8 9,2 1,2 1,9<br />

feb. 0,1 1,9 1,2 1,4 3,0 2,0 9,9 1,3 2,1<br />

mar. 2,2 2,2 2,1 1,8 3,2 2,4 10,3 2,1 2,8<br />

apr. 1,9 2,2 2,1 2,2 2,7 2,4 10,7 2,2 2,9<br />

mag. 1,9 2,4 2,1 2,5 3,9 3,0 9,7 2,2 3,0<br />

giu. 1,8 2,6 2,3 2,7 3,5 3,0 9,4 2,3 3,0<br />

lug. -1,3 2,6 1,0 3,0 1,6 2,5 10,6 1,3 2,1<br />

ago. -1,4 2,9 1,2 3,3 1,3 2,5 11,8 1,5 2,3<br />

set. 2,9 3,1 3,1 3,4 1,3 2,5 11,7 3,1 3,6<br />

ott. 2,5 2,9 2,7 4,2 1,6 3,2 13,8 3,0 3,8<br />

nov. 2,5 2,6 2,6 4,3 2,7 3,6 13,7 2,9 3,7<br />

dic. 2,4 2,7 2,6 4,4 2,3 3,6 13,7 2,9 3,7<br />

2012 – gen. 1,5 2,4 2,0 4,2 1,1 2,9 15,5 2,4 3,4<br />

feb. 1,5 2,4 2,0 4,3 2,3 3,5 15,7 2,3 3,4<br />

mar. 2,5 2,4 2,5 4,4 1,9 3,4 15,4 2,8 3,8<br />

apr. 2,2 2,4 2,3 4,4 1,7 3,3 15,6 2,6 3,7<br />

Fonte: Eurostat.<br />

(1) indici: 2005=100; cfr. la sezione: Note metodologiche. indici a catena. i pesi vengono modificati ogni anno dall’istat sulla base <strong>della</strong> stima dei consumi finali delle famiglie<br />

dell’anno precedente. i pesi riportati nella tavola sono quelli del gennaio 2012.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

63


64<br />

PERiOdi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno (1)<br />

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)<br />

Beni di consumo (2) Beni<br />

alimentari<br />

Totali non alimentari (3)<br />

Beni<br />

strumentali<br />

Beni<br />

intermedi<br />

Beni<br />

energetici<br />

Totali al netto<br />

di alimentari<br />

ed energetici<br />

Tavola a8.18<br />

Totale<br />

generale<br />

Pesi 30,4 16,3 12,9 16,2 35,4 18,0 69,1 100,0<br />

2008 3,8 0,5 9,4 3,0 3,6 15,2 2,4 5,8<br />

2009 -0,9 .. -3,9 .. -5,6 -14,8 -2,6 -5,4<br />

2010 0,6 0,2 0,9 .. 3,8 8,3 2,0 3,1<br />

<strong>2011</strong> 3,2 2,0 6,5 1,4 5,9 9,2 3,5 5,0<br />

2009 – gen. 0,7 0,3 -0,9 2,3 -1,9 -9,2 .. -2,0<br />

feb. 0,3 0,8 -2,3 1,7 -3,6 -10,8 -0,9 -3,2<br />

mar. -0,3 0,5 -3,3 1,7 -4,5 -14,7 -1,4 -4,6<br />

apr. -0,7 0,4 -4,1 1,3 -5,6 -15,7 -2,2 -5,2<br />

mag. -0,7 0,1 -4,1 0,7 -6,0 -19,5 -2,5 -6,6<br />

giu. -1,6 -0,2 -5,3 0,1 -6,9 -19,4 -3,2 -7,1<br />

lug. -1,5 -0,1 -5,2 -0,4 -8,0 -23,6 -4,0 -8,6<br />

ago. -1,4 -0,2 -4,9 -0,7 -8,0 -20,3 -4,1 -7,8<br />

set. -2,0 -0,9 -5,3 -1,5 -8,0 -19,7 -4,5 -7,9<br />

ott. -1,9 -0,8 -5,0 -1,8 -6,8 -13,3 -3,9 -6,0<br />

nov. -1,3 -0,2 -3,8 -1,5 -4,9 -5,5 -2,8 -3,5<br />

dic. -0,7 .. -2,6 -1,5 -3,2 -0,7 -1,8 -1,7<br />

2010 – gen. -0,5 .. -1,8 -1,5 -1,0 2,5 -0,7 -0,3<br />

feb. -0,3 .. -1,3 -0,7 -0,2 3,5 -0,1 0,5<br />

mar. -0,5 -0,5 -1,2 -0,5 1,1 7,9 0,5 1,7<br />

apr. 0,1 -0,1 -0,3 -0,4 3,6 10,9 1,8 3,2<br />

mag. 0,3 0,2 -0,2 0,3 4,4 11,1 2,5 3,9<br />

giu. 0,6 0,3 0,2 .. 5,0 8,4 2,8 3,5<br />

lug. 0,7 0,2 0,5 0,6 4,9 11,0 2,9 4,2<br />

ago. 0,8 0,3 1,2 0,5 5,1 8,1 2,9 3,7<br />

set. 1,2 0,6 2,4 0,5 5,1 10,3 2,8 4,2<br />

ott. 1,4 0,6 3,0 0,5 5,6 8,1 3,0 4,0<br />

nov. 1,6 0,4 3,9 0,6 5,7 7,6 3,0 4,0<br />

dic. 1,5 0,3 4,2 0,8 6,0 10,3 3,1 4,7<br />

<strong>2011</strong> – gen. 2,2 1,1 5,3 1,7 7,0 9,9 3,9 5,3<br />

feb. 2,6 1,2 6,6 1,4 8,5 9,5 4,6 5,8<br />

mar. 3,2 1,8 7,1 1,6 8,4 10,3 4,7 6,2<br />

apr. 3,5 2,3 7,1 1,6 7,1 9,6 4,2 5,6<br />

mag. 3,4 2,3 7,1 1,1 6,7 7,0 3,8 4,8<br />

giu. 3,2 2,0 7,1 1,6 6,0 6,9 3,5 4,6<br />

lug. 3,3 2,0 7,2 1,5 5,8 8,9 3,4 4,9<br />

ago. 3,3 2,1 7,3 1,5 5,7 8,2 3,3 4,8<br />

set. 3,5 2,2 6,4 1,4 5,1 9,2 3,3 4,7<br />

ott. 3,4 2,2 6,1 1,4 4,2 10,7 2,8 4,7<br />

nov. 3,6 2,6 5,6 1,4 3,5 11,0 2,6 4,7<br />

dic. 3,4 2,5 4,9 1,3 2,7 9,5 2,3 3,9<br />

2012 – gen. 2,9 2,0 4,0 0,7 1,6 10,8 1,5 3,5<br />

feb. 2,6 1,9 3,5 0,6 0,8 11,5 1,0 3,2<br />

mar. 2,5 1,6 3,2 0,4 0,3 10,3 0,6 2,7<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.<br />

(1) indici: 2005=100; cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) nella voce non sono inclusi i beni energetici e gli autoveicoli; questi ultimi sono compresi tra i beni strumentali. –<br />

(3) i beni alimentari sono prevalentemente destinati al consumo, ad eccezione dei gruppi “lavorazione delle granaglie, produzione di amidi e di prodotti amidacei” e “produzione<br />

di prodotti per l’alimentazione degli animali” <strong>della</strong> classificazione nACE - rev. 2, che sono considerati beni intermedi.


PERiOdi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato estero (1)<br />

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)<br />

Beni di consumo (2) Beni<br />

alimentari<br />

Totali non alimentari (3)<br />

Beni<br />

strumentali<br />

Beni<br />

intermedi<br />

Beni<br />

energetici<br />

Totali al netto<br />

degli energetici<br />

Tavola a8.19<br />

Totale<br />

generale<br />

2008 3,6 1,0 9,3 2,0 3,1 15,8 3,0 5,1<br />

2009 -0,5 0,3 -3,4 -0,1 -5,3 -15,3 -2,4 -4,7<br />

2010 0,6 0,4 0,6 0,1 3,5 10,3 1,6 3,0<br />

<strong>2011</strong> 2,9 2,0 6,0 1,4 5,7 9,7 3,6 4,7<br />

2009 – gen. 0,8 0,4 .. 1,5 -1,0 -10,4 0,2 -1,6<br />

feb. 0,6 0,9 -1,6 0,8 -2,8 -12,2 -0,8 -2,7<br />

mar. 0,1 0,7 -2,6 0,9 -4,0 -16,1 -1,4 -4,0<br />

apr. -0,3 0,6 -3,5 1,0 -5,0 -17,0 -2,0 -4,6<br />

mag. -0,3 0,3 -3,5 0,3 -5,6 -20,8 -2,4 -5,8<br />

giu. -0,9 0,3 -4,7 0,2 -6,4 -20,4 -3,0 -6,3<br />

lug. -1,0 0,2 -4,6 -0,3 -7,5 -24,5 -3,6 -7,6<br />

ago. -0,7 0,5 -4,5 -0,4 -7,6 -20,5 -3,5 -6,7<br />

set. -1,4 -0,2 -4,9 -1,3 -7,8 -19,9 -4,0 -6,9<br />

ott. -1,7 -0,7 -4,8 -1,5 -6,9 -12,3 -3,8 -5,2<br />

nov. -0,9 .. -3,8 -1,5 -5,3 -3,8 -2,8 -3,1<br />

dic. -0,6 0,2 -2,7 -1,5 -3,7 1,4 -2,0 -1,5<br />

2010 – gen. -0,4 0,2 -2,0 -1,3 -1,9 4,4 -1,2 -0,3<br />

feb. -0,3 -0,1 -1,4 -0,6 -0,8 5,9 -0,5 0,5<br />

mar. -0,3 -0,2 -1,2 -0,7 0,8 10,7 0,1 1,7<br />

apr. 0,2 0,1 -0,5 -0,6 3,1 13,9 1,2 3,2<br />

mag. 0,4 0,4 -0,3 0,1 4,3 13,8 1,9 3,7<br />

giu. 0,6 0,5 .. -0,1 4,7 10,5 2,2 3,5<br />

lug. 0,8 0,5 0,2 0,4 4,9 12,8 2,4 3,9<br />

ago. 0,7 0,4 0,9 0,4 5,0 9,3 2,4 3,5<br />

set. 1,1 0,7 2,1 0,7 5,0 11,8 2,5 4,0<br />

ott. 1,4 0,9 2,6 0,8 5,4 9,3 2,8 3,8<br />

nov. 1,4 0,6 3,5 0,8 5,5 9,0 2,9 3,9<br />

dic. 1,5 0,5 3,7 1,1 5,9 12,3 3,1 4,5<br />

<strong>2011</strong> – gen. 2,1 1,2 4,7 1,4 6,9 10,7 3,8 5,1<br />

feb. 2,3 1,4 5,8 1,0 8,1 10,4 4,2 5,4<br />

mar. 2,8 1,9 6,4 1,3 8,1 11,1 4,6 5,8<br />

apr. 3,1 2,2 6,6 1,4 7,0 9,9 4,3 5,2<br />

mag. 2,9 2,0 6,5 1,1 6,5 7,3 3,9 4,5<br />

giu. 2,8 1,8 6,6 1,6 5,9 7,0 3,7 4,3<br />

lug. 2,9 1,9 6,8 1,5 5,6 9,6 3,6 4,7<br />

ago. 3,0 2,0 6,8 1,4 5,3 8,8 3,6 4,5<br />

set. 3,1 2,1 6,0 1,3 5,0 9,8 3,4 4,5<br />

ott. 3,1 2,2 5,7 1,4 4,1 11,2 3,1 4,5<br />

nov. 3,3 2,6 5,3 1,3 3,5 11,2 2,9 4,4<br />

dic. 3,1 2,5 4,8 1,4 2,9 9,1 2,6 3,7<br />

2012 – gen. 2,9 2,2 4,1 1,4 1,9 11,2 2,1 3,4<br />

feb. 2,7 2,0 3,6 1,4 1,0 11,9 1,7 3,2<br />

mar. 2,4 1,6 3,3 1,1 0,4 10,7 1,2 2,7<br />

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.<br />

(1) indici: 2005=100; cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) nella voce non sono inclusi i beni energetici e gli autoveicoli; questi ultimi sono compresi tra i beni strumentali. –<br />

(3) i beni alimentari sono prevalentemente destinati al consumo, ad eccezione dei gruppi “lavorazione delle granaglie, produzione di amidi e di prodotti amidacei” e “produzione<br />

di prodotti per l’alimentazione degli animali” <strong>della</strong> classificazione nACE - rev. 2, che sono considerati beni intermedi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

65


66<br />

PERiOdi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Valori medi unitari in euro dei manufatti importati ed esportati (1)<br />

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)<br />

importazioni Esportazioni<br />

Tavola a8.20<br />

Paesi UE Paesi extra UE Totale Paesi UE Paesi extra UE Totale<br />

2005 2,9 14,6 7,7 4,1 5,5 4,6<br />

2006 5,5 14,7 9,5 4,7 5,9 5,1<br />

2007 3,7 2,1 3,0 5,2 5,0 5,1<br />

2008 2,5 16,4 9,0 4,4 7,3 5,6<br />

2009 -4,4 -15,7 -10,1 -3,5 0,1 -1,9<br />

2010 5,7 15,8 10,5 7,4 4,5 6,0<br />

<strong>2011</strong> 5,7 16,5 10,9 7,6 6,4 7,1<br />

2005 – 1° trim. 4,3 11,4 7,0 4,9 4,6 4,7<br />

2° trim. 2,1 10,4 5,5 4,0 4,4 4,1<br />

3° trim. 2,2 18,4 9,0 3,5 5,9 4,5<br />

4° trim. 3,3 17,9 9,3 4,1 7,0 5,2<br />

2006 – 1° trim. 3,9 24,4 12,3 3,7 7,5 5,2<br />

2° trim. 5,9 20,7 12,2 4,7 6,5 5,4<br />

3° trim. 6,7 11,0 8,6 5,5 5,6 5,6<br />

4° trim. 5,5 5,0 5,4 4,9 4,0 4,5<br />

2007 – 1° trim. 5,0 -1,2 2,1 5,7 4,6 5,2<br />

2° trim. 4,8 -0,8 2,2 5,4 5,8 5,6<br />

3° trim. 3,2 1,5 2,3 4,5 4,1 4,3<br />

4° trim. 1,9 9,0 5,2 5,0 5,5 5,2<br />

2008 – 1° trim. 2,2 16,9 8,9 4,3 7,4 5,5<br />

2° trim. 1,7 17,7 9,1 4,9 6,1 5,4<br />

3° trim. 4,0 23,0 13,2 5,7 9,0 7,0<br />

4° trim. 2,2 8,1 4,9 2,8 6,6 4,4<br />

2009 – 1° trim. -2,1 -8,9 -5,4 -1,2 3,3 0,7<br />

2° trim. -4,1 -15,9 -9,9 -3,9 1,5 -1,6<br />

3° trim. -6,6 -22,3 -14,9 -5,8 -2,1 -4,2<br />

4° trim. -4,8 -15,0 -9,6 -2,9 -1,9 -2,5<br />

2010 – 1° trim. 1,4 4,2 2,7 2,3 0,5 1,6<br />

2° trim. 5,9 18,8 11,8 8,1 4,2 6,2<br />

3° trim. 6,9 19,8 13,3 9,4 5,9 7,8<br />

4° trim. 8,8 21,0 14,4 9,7 7,5 8,6<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 8,6 22,1 15,0 11,1 7,3 9,4<br />

2° trim. 6,0 14,4 10,2 7,5 5,9 6,8<br />

3° trim. 5,1 13,5 9,1 6,4 6,2 6,3<br />

4° trim. 3,4 16,4 9,5 5,7 6,4 6,0<br />

Fonte: elaborazione su dati istat.<br />

(1) indici: 2005=100; cfr. la sezione: Note metodologiche.


BANCA D’ITALIA<br />

Redditi da lavoro dipendente e retribuzioni lorde per branca<br />

(milioni di euro a prezzi correnti)<br />

Tavola a9.1<br />

BRAnCHE 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Redditi da lavoro dipendente<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 7.150 7.557 8.487 8.924 9.069 8.975 8.941 9.247 9.452<br />

Industria in senso stretto 138.870 143.323 146.547 152.615 158.716 163.987 151.789 152.136 158.060<br />

di cui: attività manifatturiere 127.591 131.899 134.632 140.094 145.939 150.846 138.182 138.300 143.925<br />

Costruzioni 29.390 30.898 33.054 34.790 37.151 39.116 39.278 38.906 38.276<br />

Servizi 362.110 375.416 394.851 413.572 428.116 445.964 450.481 456.454 462.510<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli 48.404 49.898 53.542 56.056 58.516 61.768 62.768 63.816 65.696<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 20.578 21.750 22.706 23.552 24.394 25.441 25.846 26.435 26.901<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 54.585 55.646 57.819 60.160 62.882 65.015 65.622 65.407 66.937<br />

Attività finanziarie e assicurative 30.620 31.554 32.959 35.666 37.674 38.144 36.470 36.682 36.597<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 36.120 38.071 40.724 43.061 46.335 49.241 49.625 51.905 54.414<br />

Pubblica amministrazione (2) 56.721 59.944 61.768 63.570 64.204 67.000 68.043 68.707 68.196<br />

istruzione 51.167 49.767 53.084 54.690 56.728 55.733 57.448 56.776 56.704<br />

Sanità e assistenza sociale 42.741 46.473 48.747 52.096 51.068 55.570 55.089 56.801 56.442<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 10.464 10.993 11.545 12.222 12.811 13.397 14.102 14.205 14.494<br />

Attività di famiglie e convivenze 10.710 11.321 11.957 12.499 13.503 14.655 15.468 15.721 16.130<br />

Totale 537.521 557.193 582.939 609.900 633.052 658.042 650.489 656.743 668.298<br />

Retribuzioni lorde<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 5.643 6.022 6.803 7.168 7.366 7.322 7.294 7.528 7.692<br />

Industria in senso stretto 97.344 100.229 103.063 108.095 112.535 115.671 107.226 107.690 112.008<br />

di cui: attività manifatturiere 89.508 92.295 94.750 99.284 103.528 106.438 97.628 97.911 102.002<br />

Costruzioni 20.791 21.808 23.495 24.775 26.266 27.497 27.710 27.558 27.240<br />

Servizi 266.121 276.274 291.413 306.769 317.502 329.474 332.880 336.742 341.345<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli 35.647 36.562 39.319 41.456 43.183 45.422 46.261 47.096 48.538<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 17.372 18.336 19.138 19.784 20.364 21.055 21.437 21.939 22.337<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 41.357 41.978 43.749 45.867 47.950 49.354 49.863 49.803 51.077<br />

Attività finanziarie e assicurative 21.429 22.168 23.173 25.501 27.175 26.919 25.705 25.742 25.787<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 26.852 28.086 30.185 32.056 34.457 36.523 36.989 38.639 40.517<br />

Pubblica amministrazione (2) 39.161 41.750 43.239 44.671 44.997 46.868 47.440 47.486 46.946<br />

istruzione 34.834 34.083 36.558 37.850 39.276 38.467 39.585 38.805 38.640<br />

Sanità e assistenza sociale 31.933 34.753 36.456 38.946 38.131 41.479 41.181 42.481 42.216<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 7.952 8.349 8.809 9.370 9.802 10.223 10.764 10.838 11.075<br />

Attività di famiglie e convivenze 9.585 10.209 10.787 11.268 12.168 13.166 13.656 13.912 14.211<br />

Totale 389.899 404.333 424.774 446.807 463.670 479.965 475.110 479.518 488.284<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007).<br />

(1) Attività immobiliari; professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e di supporto. – (2) include anche difesa e assicurazioni sociali obbligatorie. – (3) Attività artistiche, di<br />

intrattenimento e divertimento; altre attività di servizi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

67


68<br />

Redditi da lavoro dipendente e retribuzioni lorde per unità standard di lavoro per branca<br />

(unità di euro a prezzi correnti)<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Tavola a9.2<br />

BRAnCHE 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 17.151 17.128 17.886 18.075 18.523 18.612 19.190 19.550 19.987<br />

Industria in senso stretto 32.684 34.043 34.888 35.862 36.981 38.640 39.694 41.096 42.131<br />

di cui: attività manifatturiere 32.127 33.518 34.360 35.346 36.467 38.135 39.088 40.531 41.574<br />

Costruzioni 26.298 27.397 27.826 28.539 29.546 30.978 32.114 32.965 33.705<br />

Servizi 32.306 33.329 34.503 35.454 36.104 37.378 37.844 38.567 38.869<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli<br />

e motocicli 28.626 29.683 30.793 31.153 32.013 33.152 33.888 34.920 35.607<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 21.643 22.555 23.106 23.672 24.495 25.641 25.784 26.215 26.804<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 34.606 35.696 36.546 37.184 37.991 39.053 39.637 40.122 40.610<br />

Attività finanziarie e assicurative 59.066 59.841 62.434 66.392 68.474 68.605 66.021 68.042 68.214<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 30.125 31.104 32.313 33.332 34.158 35.924 36.454 37.186 37.608<br />

Pubblica amministrazione (2) 40.074 42.561 44.434 45.969 46.875 49.656 50.710 51.710 51.629<br />

istruzione 36.031 35.515 37.579 38.471 39.843 39.507 41.964 42.631 43.279<br />

Sanità e assistenza sociale 35.300 37.767 39.120 41.412 40.290 42.988 42.104 43.264 42.843<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 22.918 23.662 24.605 24.528 24.958 25.857 26.633 27.255 27.566<br />

Attività di famiglie e convivenze 13.917 14.088 14.333 14.483 15.037 16.042 16.612 16.728 17.076<br />

Totale 31.633 32.694 33.682 34.588 35.372 36.721 37.349 38.204 38.721<br />

Retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 13.536 13.648 14.338 14.520 15.045 15.185 15.655 15.915 16.265<br />

Industria in senso stretto 22.910 23.807 24.536 25.401 26.221 27.255 28.040 29.090 29.856<br />

di cui: attività manifatturiere 22.538 23.454 24.181 25.050 25.870 26.908 27.616 28.694 29.464<br />

Costruzioni 18.603 19.337 19.779 20.324 20.889 21.777 22.656 23.350 23.987<br />

Servizi 23.742 24.527 25.464 26.298 26.775 27.615 27.964 28.452 28.686<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli<br />

e motocicli 21.082 21.750 22.613 23.039 23.624 24.378 24.976 25.771 26.308<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 18.271 19.015 19.475 19.886 20.447 21.221 21.386 21.756 22.257<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 26.220 26.928 27.653 28.350 28.969 29.646 30.118 30.550 30.988<br />

Attività finanziarie e assicurative 41.336 42.041 43.897 47.471 49.391 48.415 46.533 47.750 48.065<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 22.395 22.946 23.950 24.813 25.402 26.645 27.172 27.682 28.003<br />

Pubblica amministrazione (2) 27.668 29.643 31.105 32.302 32.852 34.735 35.355 35.739 35.541<br />

istruzione 24.529 24.322 25.880 26.625 27.586 27.268 28.915 29.137 29.492<br />

Sanità e assistenza sociale 26.373 28.243 29.256 30.958 30.083 32.087 31.474 32.357 32.045<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 17.415 17.969 18.774 18.803 19.096 19.731 20.328 20.795 21.063<br />

Attività di famiglie e convivenze 12.455 12.704 12.931 13.057 13.550 14.413 14.667 14.803 15.045<br />

Totale 22.946 23.724 24.544 25.339 25.908 26.784 27.279 27.894 28.291<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007).<br />

(1) Attività immobiliari, professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e di supporto. – (2) include anche difesa e assicurazioni sociali obbligatorie. – (3) Attività artistiche, di<br />

intrattenimento e divertimento; altre attività di servizi.


Valore aggiunto per unità standard di lavoro e costo del lavoro per unità di prodotto per branca<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Tavola a9.3<br />

BRAnCHE 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Valore aggiunto al costo dei fattori per unità di lavoro<br />

(quantità a prezzi concatenati; unità di euro, anno di riferimento 2005)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 20.625 23.270 22.969 22.441 23.183 23.997 23.818 21.857 22.391<br />

Industria in senso stretto 48.349 49.621 50.571 51.896 52.942 52.070 48.899 55.845 56.134<br />

di cui: attività manifatturiere 45.250 46.363 47.309 48.797 49.907 48.810 45.355 51.847 51.770<br />

Costruzioni 40.657 40.794 40.261 40.575 39.744 38.651 35.918 35.688 35.541<br />

Servizi 54.118 54.549 54.952 55.043 55.341 55.025 54.109 55.677 55.841<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli<br />

e motocicli 39.531 40.599 41.177 40.958 41.471 40.998 36.826 40.291 41.064<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 33.566 33.210 33.447 34.416 35.172 35.391 35.081 35.325 35.732<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 60.519 61.572 63.042 62.350 63.505 62.302 61.514 64.390 63.372<br />

Attività finanziarie e assicurative 91.648 93.552 98.478 102.035 107.412 106.177 111.846 124.967 123.470<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 109.688 107.024 104.685 104.378 101.143 100.203 99.364 97.790 97.320<br />

Pubblica amministrazione (2) 54.833 56.224 57.601 57.995 58.793 59.607 60.206 60.585 60.531<br />

istruzione 38.320 38.912 38.665 38.403 38.628 38.999 40.231 41.282 41.741<br />

Sanità e assistenza sociale 42.701 43.460 44.584 45.233 45.510 45.042 44.959 45.011 44.454<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 33.260 35.122 33.889 33.099 33.388 33.475 32.667 33.264 34.635<br />

Attività di famiglie e convivenze 14.358 14.343 14.333 14.327 14.324 14.320 14.317 14.312 14.387<br />

Totale 49.985 50.726 51.153 51.490 51.919 51.512 50.072 52.308 52.579<br />

Costo del lavoro per unità di prodotto<br />

basato sul valore aggiunto al costo dei fattori (4)<br />

(unità di euro correnti per quantità a prezzi concatenati espresse in unità di euro<br />

riferite all’anno 2005)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 0,832 0,736 0,779 0,805 0,799 0,776 0,806 0,894 0,893<br />

Industria in senso stretto 0,676 0,686 0,690 0,691 0,699 0,742 0,812 0,736 0,751<br />

di cui: attività manifatturiere 0,710 0,723 0,726 0,724 0,731 0,781 0,862 0,782 0,803<br />

Costruzioni 0,647 0,672 0,691 0,703 0,743 0,801 0,894 0,924 0,948<br />

Servizi 0,597 0,611 0,628 0,644 0,652 0,679 0,699 0,693 0,696<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli<br />

e motocicli 0,724 0,731 0,748 0,761 0,772 0,809 0,920 0,867 0,867<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 0,645 0,679 0,691 0,688 0,696 0,725 0,735 0,742 0,750<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 0,572 0,580 0,580 0,596 0,598 0,627 0,644 0,623 0,641<br />

Attività finanziarie e assicurative 0,644 0,640 0,634 0,651 0,637 0,646 0,590 0,544 0,552<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 0,275 0,291 0,309 0,319 0,338 0,359 0,367 0,380 0,386<br />

Pubblica amministrazione (2) 0,731 0,757 0,771 0,793 0,797 0,833 0,842 0,854 0,853<br />

istruzione 0,940 0,913 0,972 1,002 1,031 1,013 1,043 1,033 1,037<br />

Sanità e assistenza sociale 0,827 0,869 0,877 0,916 0,885 0,954 0,937 0,961 0,964<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 0,689 0,674 0,726 0,741 0,747 0,772 0,815 0,819 0,796<br />

Attività di famiglie e convivenze 0,969 0,982 1,000 1,011 1,050 1,120 1,160 1,169 1,187<br />

Totale 0,633 0,645 0,658 0,672 0,681 0,713 0,746 0,730 0,736<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007); cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Attività immobiliari; professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e di supporto. – (2) include anche difesa e assicurazioni sociali obbligatorie. – (3) Attività artistiche, di<br />

intrattenimento e divertimento; altre attività di servizi. – (4) Redditi da lavoro dipendente per unità standard di lavoro dipendente diviso per il valore aggiunto al costo dei fattori per<br />

unità standard di lavoro.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

69


70<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Redditi reali da lavoro dipendente per unità standard di lavoro dipendente<br />

e deflatore del valore aggiunto per branca<br />

Tavola a9.4<br />

BRAnCHE 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Redditi reali da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente<br />

basati sul deflatore del valore aggiunto al costo dei fattori (1)<br />

(quantità a prezzi concatenati; unità di euro, anno di riferimento 2005)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 15.145 16.653 17.886 17.442 17.835 18.006 18.273 17.908 17.232<br />

Industria in senso stretto 33.011 33.923 34.888 35.607 35.621 36.102 35.601 39.242 40.993<br />

di cui: attività manifatturiere 32.384 33.320 34.360 35.279 35.298 36.149 35.628 39.244 40.606<br />

Costruzioni 28.943 28.375 27.826 27.843 27.671 27.469 27.097 27.698 27.301<br />

Servizi 33.775 33.985 34.503 35.202 35.054 35.036 34.746 35.811 35.618<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli e<br />

motocicli 29.003 29.750 30.793 31.281 32.062 32.258 30.707 33.558 33.543<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 23.099 23.212 23.106 23.444 23.739 24.651 23.981 24.789 25.748<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 34.778 34.944 36.546 37.485 37.362 37.398 37.236 38.466 38.544<br />

Attività finanziarie e assicurative 57.595 59.683 62.434 70.269 68.414 66.584 70.035 76.909 74.690<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (2) 32.825 32.250 32.313 32.788 32.491 32.506 32.198 32.554 32.202<br />

Pubblica amministrazione (3) 42.667 43.624 44.434 44.608 44.768 45.412 45.709 45.707 45.665<br />

istruzione 37.479 37.716 37.579 37.345 37.648 38.111 39.334 40.288 41.199<br />

Sanità e assistenza sociale 37.996 38.798 39.120 40.073 39.565 39.698 38.590 38.691 38.223<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (4) 23.336 24.943 24.605 24.502 24.593 24.414 24.460 25.075 24.745<br />

Attività di famiglie e convivenze 14.358 14.343 14.333 14.327 14.324 14.320 14.317 14.312 14.387<br />

Totale 32.787 33.174 33.682 34.281 34.203 34.302 33.990 35.442 35.576<br />

Deflatori del valore aggiunto al costo dei fattori<br />

(indici: 2005=100)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 113,3 102,9 100,0 103,6 103,9 103,4 105,0 109,2 116,0<br />

Industria in senso stretto 99,0 100,4 100,0 100,7 103,8 107,0 111,5 104,7 102,8<br />

di cui: attività manifatturiere 99,2 100,6 100,0 100,2 103,3 105,5 109,7 103,3 102,4<br />

Costruzioni 90,9 96,6 100,0 102,5 106,8 112,8 118,5 119,0 123,5<br />

Servizi<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli e<br />

95,7 98,1 100,0 100,7 103,0 106,7 108,9 107,7 109,1<br />

motocicli 98,7 99,8 100,0 99,6 99,8 102,8 110,4 104,1 106,2<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 93,7 97,2 100,0 101,0 103,2 104,0 107,5 105,8 104,1<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 99,5 102,2 100,0 99,2 101,7 104,4 106,5 104,3 105,4<br />

Attività finanziarie e assicurative 102,6 100,3 100,0 94,5 100,1 103,0 94,3 88,5 91,3<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (2) 91,8 96,4 100,0 101,7 105,1 110,5 113,2 114,2 116,8<br />

Pubblica amministrazione (3) 93,9 97,6 100,0 103,1 104,7 109,3 110,9 113,1 113,1<br />

istruzione 96,1 94,2 100,0 103,0 105,8 103,7 106,7 105,8 105,1<br />

Sanità e assistenza sociale 92,9 97,3 100,0 103,3 101,8 108,3 109,1 111,8 112,1<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (4) 98,2 94,9 100,0 100,1 101,5 105,9 108,9 108,7 111,4<br />

Attività di famiglie e convivenze 96,9 98,2 100,0 101,1 105,0 112,0 116,0 116,9 118,7<br />

Totale 96,5 98,6 100,0 100,9 103,4 107,1 109,9 107,8 108,8<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007); cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Ottenuti dividendo i valori a prezzi correnti per i deflatori del valore aggiunto al costo dei fattori. – (2) Attività immobiliari; professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e<br />

di supporto. – (3) include anche difesa e assicurazioni sociali obbligatorie. – (4) Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento; altre attività di servizi.


BANCA D’ITALIA<br />

Retribuzioni lorde reali per unità standard di lavoro dipendente<br />

e quota del reddito da lavoro per branca<br />

Tavola a9.5<br />

BRAnCHE 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Retribuzioni lorde reali per unità di lavoro dipendente (1)<br />

(unità di euro a prezzi 2005)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 14.109 13.919 14.338 14.222 14.472 14.134 14.459 14.478 14.396<br />

Industria in senso stretto 23.881 24.280 24.536 24.880 25.222 25.368 25.898 26.464 26.426<br />

di cui: attività manifatturiere 23.492 23.919 24.181 24.537 24.885 25.045 25.506 26.104 26.079<br />

Costruzioni 19.391 19.721 19.779 19.908 20.094 20.269 20.925 21.242 21.231<br />

Servizi 24.748 25.014 25.464 25.759 25.756 25.702 25.828 25.884 25.391<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli e<br />

motocicli 21.975 22.182 22.613 22.567 22.724 22.690 23.068 23.444 23.286<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 19.045 19.393 19.475 19.479 19.669 19.752 19.752 19.792 19.700<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 27.331 27.462 27.653 27.769 27.866 27.593 27.817 27.793 27.428<br />

Attività finanziarie e assicurative 43.087 42.876 43.897 46.498 47.511 45.063 42.978 43.439 42.543<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (2) 23.344 23.402 23.950 24.305 24.434 24.800 25.096 25.183 24.786<br />

Pubblica amministrazione (3) 28.839 30.232 31.105 31.641 31.600 32.330 32.654 32.512 31.458<br />

istruzione 25.568 24.805 25.880 26.080 26.535 25.380 26.706 26.507 26.103<br />

Sanità e assistenza sociale 27.490 28.804 29.256 30.324 28.938 29.865 29.069 29.436 28.363<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (4) 18.153 18.326 18.774 18.418 18.369 18.365 18.775 18.918 18.643<br />

Attività di famiglie e convivenze 12.983 12.956 12.931 12.789 13.034 13.415 13.546 13.467 13.316<br />

Totale 23.918 24.195 24.544 24.820 24.921 24.929 25.195 25.376 25.041<br />

Quota del reddito da lavoro basato sul valore aggiunto al costo dei fattori (5)<br />

(valori percentuali)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 73,4 71,6 77,9 77,7 76,9 75,0 76,7 81,9 77,0<br />

Industria in senso stretto 68,3 68,4 69,0 68,6 67,3 69,3 72,8 70,3 73,0<br />

di cui: attività manifatturiere 71,6 71,9 72,6 72,3 70,7 74,1 78,6 75,7 78,4<br />

Costruzioni 71,2 69,6 69,1 68,6 69,6 71,1 75,4 77,6 76,8<br />

Servizi<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli e<br />

62,4 62,3 62,8 64,0 63,3 63,7 64,2 64,3 63,8<br />

motocicli 73,4 73,3 74,8 76,4 77,3 78,7 83,4 83,3 81,7<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 68,8 69,9 69,1 68,1 67,5 69,7 68,4 70,2 72,1<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 57,5 56,8 58,0 60,1 58,8 60,0 60,5 59,7 60,8<br />

Attività finanziarie e assicurative 62,8 63,8 63,4 68,9 63,7 62,7 62,6 61,5 60,5<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (2) 29,9 30,1 30,9 31,4 32,1 32,4 32,4 33,3 33,1<br />

Pubblica amministrazione (3) 77,8 77,6 77,1 76,9 76,1 76,2 75,9 75,4 75,4<br />

istruzione 97,8 96,9 97,2 97,2 97,5 97,7 97,8 97,6 98,7<br />

Sanità e assistenza sociale 89,0 89,3 87,7 88,6 86,9 88,1 85,8 86,0 86,0<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (4) 70,2 71,0 72,6 74,0 73,7 72,9 74,9 75,4 71,4<br />

Attività di famiglie e convivenze 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0<br />

Totale 65,6 65,4 65,8 66,6 65,9 66,6 67,9 67,8 67,7<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007).<br />

(1) deflazionate con l'indice generale dei prezzi al consumo. – (2) Attività immobiliari; professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e di supporto. – (3) include anche<br />

difesa e assicurazioni sociali obbligatorie. – (4) Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento; altre attività di servizi. – (5) Ottenuta moltiplicando la quota del reddito da lavoro<br />

dipendente sul valore aggiunto al costo dei fattori per il rapporto tra occupazione totale e occupazione dipendente.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

71


72<br />

Anni<br />

Tasso di attività, tasso di occupazione e tasso di disoccupazione per sesso e classe di età (1)<br />

(medie annue; valori percentuali)<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Maschi Femmine Maschi e femmine<br />

Tavola a9.6<br />

15-24 25-34 35-54 55-64 15 e oltre 15-24 25-34 35-54 55-64 15 e oltre 15-24 25-34 35-54 55-64 15 e oltre<br />

Tasso di attività<br />

2001 43,7 89,0 92,4 41,9 62,1 36,9 68,1 59,1 18,3 38,5 40,3 78,6 75,7 29,7 49,8<br />

2002 43,4 89,8 92,6 42,6 62,3 35,2 69,4 60,2 19,2 38,7 39,4 79,6 76,3 30,5 50,1<br />

2003 41,7 89,5 92,8 43,2 61,8 33,9 68,6 61,6 19,2 38,7 37,9 79,2 77,1 30,8 49,8<br />

2004 39,3 88,3 92,8 44,0 61,3 31,7 67,5 61,7 20,4 38,3 35,6 77,9 77,2 31,8 49,4<br />

2005 38,1 87,3 93,1 44,3 61,0 28,7 66,8 62,0 21,5 37,9 33,5 77,2 77,5 32,6 49,0<br />

2006 37,8 87,4 93,2 45,0 61,0 26,9 66,8 63,1 22,5 38,1 32,5 77,2 78,2 33,4 49,2<br />

2007 36,1 86,8 93,0 46,3 60,7 25,5 65,9 63,3 23,5 38,0 30,9 76,5 78,1 34,6 48,9<br />

2008 35,9 86,8 92,9 47,0 60,6 25,7 66,8 64,5 24,7 38,7 30,9 76,9 78,7 35,5 49,3<br />

2009 34,0 85,0 92,2 48,5 59,9 23,9 65,7 64,0 26,1 38,3 29,1 75,4 78,0 37,0 48,7<br />

2010 33,2 84,2 91,6 49,6 59,4 23,4 64,4 64,5 27,0 38,2 28,4 74,3 78,0 37,9 48,4<br />

<strong>2011</strong> 31,6 83,6 91,5 50,7 59,1 22,9 64,1 64,8 28,9 38,5 27,4 73,9 78,1 39,5 48,4<br />

Tasso di occupazione<br />

2001 35,2 83,2 88,0 38,9 57,8 26,7 58,9 54,2 17,1 33,8 31,0 71,1 71,0 27,6 45,3<br />

2002 35,4 84,5 88,3 39,6 58,3 25,9 60,6 55,4 18,0 34,3 30,7 72,6 71,8 28,4 45,8<br />

2003 33,1 82,6 89,1 41,3 57,8 24,6 59,4 56,8 18,2 34,3 28,9 71,1 72,9 29,4 45,6<br />

2004 31,2 80,9 89,4 42,2 57,4 23,1 58,6 57,3 19,6 34,3 27,2 69,8 73,3 30,5 45,4<br />

2005 29,9 80,1 89,8 42,7 57,2 20,8 58,2 57,7 20,8 34,1 25,5 69,3 73,7 31,4 45,3<br />

2006 30,6 80,9 90,3 43,7 57,7 20,1 59,2 59,3 21,9 34,8 25,5 70,1 74,8 32,5 45,8<br />

2007 29,6 81,0 90,3 45,1 57,7 19,5 59,0 59,8 23,0 35,0 24,7 70,1 75,0 33,8 45,9<br />

2008 29,1 80,4 89,6 45,5 57,3 19,4 59,6 60,5 24,0 35,4 24,4 70,1 75,0 34,4 45,9<br />

2009 26,1 77,3 87,9 46,7 55,8 17,0 57,5 59,7 25,4 34,7 21,7 67,5 73,8 35,7 44,9<br />

2010 24,3 75,4 86,9 47,6 54,9 16,5 55,4 60,0 26,2 34,5 20,5 65,4 73,4 36,6 44,4<br />

<strong>2011</strong> 23,1 75,1 86,7 48,4 54,6 15,5 55,4 60,3 28,1 34,8 19,4 65,3 73,5 37,9 44,3<br />

Tasso di disoccupazione<br />

2001 19,5 6,5 4,8 7,1 6,9 27,6 13,5 8,4 6,4 12,1 23,1 9,5 6,2 6,9 9,0<br />

2002 18,5 5,9 4,6 6,9 6,5 26,6 12,6 8,0 6,4 11,4 22,0 8,8 6,0 6,8 8,5<br />

2003 20,5 7,8 3,9 4,4 6,5 27,6 13,4 7,8 5,0 11,3 23,6 10,2 5,5 4,6 8,4<br />

2004 20,6 8,3 3,7 4,1 6,4 27,2 13,2 7,0 4,1 10,5 23,5 10,4 5,0 4,1 8,0<br />

2005 21,4 8,2 3,6 3,6 6,2 27,4 12,9 6,8 3,2 10,0 23,9 10,2 4,9 3,5 7,7<br />

2006 19,1 7,5 3,2 2,8 5,4 25,2 11,4 6,0 2,9 8,8 21,6 9,2 4,3 2,9 6,8<br />

2007 18,3 6,7 2,9 2,6 4,9 23,3 10,5 5,5 2,1 7,9 20,3 8,3 4,0 2,4 6,1<br />

2008 18,9 7,3 3,6 3,2 5,5 24,7 10,8 6,3 2,9 8,5 21,3 8,8 4,7 3,1 6,7<br />

2009 23,2 9,0 4,6 3,7 6,8 28,7 12,5 6,7 2,8 9,3 25,4 10,5 5,5 3,4 7,8<br />

2010 26,7 10,4 5,1 3,9 7,5 29,4 13,9 6,9 3,0 9,7 27,8 11,9 5,8 3,6 8,4<br />

<strong>2011</strong> 27,0 10,2 5,2 4,5 7,6 32,0 13,7 6,9 2,7 9,6 29,0 11,7 5,9 3,9 8,4<br />

Fonte: istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) A partire dal 2004 i dati si riferiscono alla nuova rilevazione. Salvo diversa indicazione, i dati precedenti sono stati ricostruiti dall’istat e sono comparabili con quelli <strong>della</strong> nuova<br />

indagine. dal primo trimestre del 2008 l’età minima per la partecipazione al mercato del lavoro è stata innalzata da 15 a 16 anni.


BANCA D’ITALIA<br />

Tavola a9.7<br />

Tasso di attività, tasso di occupazione e tasso di disoccupazione per area geografica e sesso (1) (2)<br />

(medie annue; valori percentuali)<br />

Anni<br />

nord Centro Sud e isole italia<br />

Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale<br />

Tasso di attività<br />

2001 76,9 57,2 67,1 74,0 53,1 63,4 71,9 39,8 55,7 74,6 50,1 62,3<br />

2002 77,3 58,0 67,7 74,6 53,7 64,0 72,4 40,2 56,1 75,0 50,7 62,8<br />

2003 77,5 58,2 67,9 75,6 54,6 65,0 71,3 40,0 55,5 74,9 51,0 62,9<br />

2004 77,3 58,4 67,9 75,6 55,1 65,2 70,3 38,7 54,3 74,5 50,6 62,5<br />

2005 77,5 58,6 68,1 75,2 55,5 65,2 69,9 37,5 53,6 74,4 50,4 62,4<br />

2006 78,1 59,5 68,9 76,3 56,0 66,0 69,3 37,3 53,2 74,6 50,8 62,7<br />

2007 78,3 59,7 69,1 76,0 55,8 65,8 68,4 36,6 52,4 74,4 50,7 62,5<br />

2008 78,5 60,7 69,7 76,6 57,4 66,9 68,0 37,2 52,4 74,4 51,6 63,0<br />

2009 78,1 60,4 69,3 76,6 57,3 66,9 66,3 36,1 51,1 73,7 51,1 62,4<br />

2010 77,9 60,4 69,2 76,5 56,9 66,6 65,6 36,3 50,8 73,3 51,1 62,2<br />

<strong>2011</strong> 77,7 60,8 69,3 75,8 56,8 66,2 65,5 36,8 51,0 73,1 51,5 62,2<br />

Tasso di occupazione<br />

2001 74,5 53,8 64,2 70,3 47,6 58,8 62,3 30,0 45,9 69,4 44,0 56,6<br />

2002 74,9 54,7 64,8 71,5 48,6 59,9 63,2 30,9 46,9 70,1 44,9 57,5<br />

2003 75,3 54,9 65,2 72,0 49,2 60,5 62,3 30,9 46,4 70,0 45,2 57,5<br />

2004 75,0 54,9 65,0 71,9 50,2 60,9 61,8 30,7 46,1 69,7 45,2 57,4<br />

2005 75,1 55,1 65,2 71,4 50,8 61,0 61,9 30,1 45,8 69,7 45,3 57,5<br />

2006 75,9 56,4 66,2 72,9 51,3 62,0 62,3 31,1 46,6 70,5 46,3 58,4<br />

2007 76,3 56,8 66,7 73,0 51,8 62,3 62,2 31,1 46,5 70,7 46,6 58,7<br />

2008 76,2 57,5 66,9 73,0 52,7 62,8 61,1 31,3 46,1 70,3 47,2 58,7<br />

2009 74,5 56,5 65,6 72,1 52,0 61,9 59,0 30,6 44,6 68,6 46,4 57,5<br />

2010 73,8 56,1 65,0 71,4 51,8 61,5 57,6 30,5 43,9 67,7 46,1 56,9<br />

<strong>2011</strong> 73,8 56,6 65,2 70,7 51,7 61,1 57,4 30,8 44,0 67,5 46,5 56,9<br />

Tasso di disoccupazione<br />

2001 3,1 5,8 4,3 4,8 10,5 7,2 13,2 24,4 17,3 6,9 12,1 9,0<br />

2002 3,1 5,6 4,2 4,1 9,5 6,4 12,6 22,9 16,3 6,5 11,4 8,5<br />

2003 2,8 5,6 4,0 4,7 9,9 6,9 12,5 22,6 16,2 6,5 11,3 8,4<br />

2004 3,0 5,9 4,3 4,9 8,7 6,5 11,9 20,5 15,0 6,4 10,5 8,0<br />

2005 3,0 5,8 4,2 4,9 8,3 6,4 11,4 19,6 14,3 6,2 10,0 7,7<br />

2006 2,8 5,1 3,8 4,5 8,2 6,1 9,9 16,5 12,2 5,4 8,8 6,8<br />

2007 2,6 4,7 3,5 3,9 7,2 5,3 8,9 14,9 11,0 4,9 7,9 6,1<br />

2008 2,9 5,2 3,9 4,6 8,2 6,1 10,0 15,7 12,0 5,5 8,5 6,7<br />

2009 4,5 6,4 5,3 5,7 9,2 7,2 10,9 15,3 12,5 6,8 9,3 7,8<br />

2010 5,1 7,0 5,9 6,6 9,0 7,6 12,0 15,8 13,4 7,5 9,7 8,4<br />

<strong>2011</strong> 5,0 6,8 5,8 6,7 8,9 7,6 12,1 16,1 13,6 7,6 9,6 8,4<br />

Fonte: istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) A partire dal 2004 i dati si riferiscono alla nuova rilevazione. Salvo diversa indicazione, i dati precedenti sono stati ricostruiti dall’istat e sono comparabili con quelli <strong>della</strong> nuova<br />

indagine. dal primo trimestre del 2008 l’età minima per la partecipazione al mercato del lavoro è stata innalzata da 15 a 16 anni. -– (2) Per i tassi di attività e di occupazione, i dati<br />

si riferiscono alla classe di età 15-64 anni; per il tasso di disoccupazione, a quella 15 e oltre.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

73


74<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Popolazione e forze di lavoro (1)<br />

(migliaia di unità)<br />

Tavola a9.8<br />

VOCi 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Occupati 21.965 22.241 22.289 22.404 22.563 22.988 23.222 23.405 23.025 22.872 22.967<br />

dipendenti 15.789 16.073 16.076 16.117 16.534 16.915 17.167 17.446 17.277 17.110 17.240<br />

Agricoltura 428 420 398 416 436 475 442 406 395 409 413<br />

Industria in senso stretto 4.309 4.328 4.289 4.244 4.278 4.268 4.285 4.305 4.161 4.012 4.089<br />

Costruzioni 990 1.026 1.069 1.106 1.186 1.189 1.229 1.261 1.227 1.213 1.138<br />

Altre attività 10.061 10.299 10.320 10.351 10.633 10.983 11.211 11.474 11.494 11.475 11.601<br />

indipendenti 6.176 6.167 6.213 6.287 6.029 6.073 6.055 5.959 5.748 5.763 5.727<br />

Agricoltura 587 568 570 574 511 506 481 462 454 458 438<br />

Industria in senso stretto 784 796 804 791 750 759 763 696 634 617 603<br />

Costruzioni 679 676 677 727 727 712 727 726 736 736 709<br />

Altre attività 4.126 4.128 4.163 4.195 4.042 4.097 4.084 4.075 3.925 3.953 3.978<br />

Persone in cerca di lavoro 2.173 2.058 2.051 1.960 1.889 1.673 1.506 1.692 1.945 2.102 2.108<br />

Con precedenti esperienze<br />

lavorative (2) 1.335 1.291 1.253 1.326 1.255 1.106 1.035 1.187 1.424 1.561 1.508<br />

Senza precedenti esperienze<br />

lavorative (2) 509 477 471 635 634 567 471 505 521 541 599<br />

Forze di lavoro 24.138 24.298 24.340 24.365 24.451 24.662 24.728 25.097 24.970 24.975 25.075<br />

Popolazione totale (2) 56.557 56.654 57.024 57.553 58.135 58.435 58.880 59.336 59.752 60.051 60.328<br />

0-14 anni (2) 8.116 8.113 8.150 8.215 8.273 8.272 8.327 8.380 8.438 8.480 8.508<br />

15-64 anni (2) 38.149 38.071 38.159 38.403 38.646 38.726 38.946 39.182 39.406 39.546 39.659<br />

65 anni e oltre (2) 10.292 10.470 10.715 10.935 11.216 11.437 11.607 11.774 11.909 12.025 12.161<br />

Fonte: istat, Rilevazione sulle forze di lavoro; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) A partire dal 2004 i dati si riferiscono alla nuova rilevazione. Salvo diversa indicazione, i dati precedenti sono stati ricostruiti dall’istat e sono comparabili con quelli <strong>della</strong> nuova<br />

indagine. dal primo trimestre del 2008 l’età minima per la partecipazione al mercato del lavoro è stata innalzata da 15 a 16 anni. Fino al 2007 i dati per settore sono classificati in<br />

base all’Ateco 2002. – (2) Fino al 2003 i dati si riferiscono alla vecchia indagine e non sono direttamente comparabili con quelli <strong>della</strong> nuova indagine.


BANCA D’ITALIA<br />

Occupazione totale e occupazione dipendente per branca<br />

(migliaia di unità standard di lavoro)<br />

Tavola a9.9<br />

BRAnCHE 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Occupazione totale<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 1.382 1.381 1.338 1.354 1.314 1.287 1.255 1.264 1.228<br />

Industria in senso stretto 5.050 5.002 4.953 5.013 5.051 4.983 4.508 4.368 4.401<br />

di cui: attività manifatturiere 4.758 4.713 4.658 4.708 4.750 4.683 4.208 4.066 4.099<br />

Costruzioni 1.821 1.850 1.923 1.946 2.004 2.006 1.977 1.933 1.873<br />

Servizi 16.030 16.140 16.198 16.476 16.657 16.663 16.487 16.448 16.533<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli e<br />

motocicli 3.517 3.506 3.478 3.545 3.550 3.528 3.468 3.431 3.433<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 1.470 1.503 1.508 1.518 1.528 1.520 1.505 1.517 1.540<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazione 1.981 1.965 1.986 2.034 2.059 2.071 2.052 2.027 2.048<br />

Attività finanziarie e assicurative 595 607 608 626 646 650 644 631 635<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 2.435 2.489 2.536 2.591 2.672 2.685 2.627 2.681 2.737<br />

Pubblica amministrazione (2) 1.415 1.408 1.390 1.383 1.370 1.349 1.342 1.329 1.321<br />

istruzione 1.568 1.545 1.534 1.546 1.553 1.534 1.480 1.442 1.423<br />

Sanità e assistenza sociale 1.452 1.472 1.480 1.481 1.483 1.518 1.539 1.550 1.563<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 827 841 843 890 900 894 899 901 888<br />

Attività di famiglie e convivenze 770 804 834 863 898 914 931 940 945<br />

Totale 24.283 24.373 24.412 24.789 25.026 24.939 24.227 24.013 24.036<br />

Occupazione dipendente<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 417 441 475 494 490 482 466 473 473<br />

Industria in senso stretto 4.249 4.210 4.201 4.256 4.292 4.244 3.824 3.702 3.752<br />

di cui: attività manifatturiere 3.972 3.935 3.918 3.964 4.002 3.956 3.535 3.412 3.462<br />

Costruzioni 1.118 1.128 1.188 1.219 1.257 1.263 1.223 1.180 1.136<br />

Servizi 11.209 11.264 11.444 11.665 11.858 11.931 11.904 11.835 11.899<br />

Commercio e riparazione di autoveicoli e<br />

motocicli 1.691 1.681 1.739 1.799 1.828 1.863 1.852 1.828 1.845<br />

Servizi di alloggio e ristorazione 951 964 983 995 996 992 1.002 1.008 1.004<br />

Trasporti, magazzinaggio e comunicazione 1.577 1.559 1.582 1.618 1.655 1.665 1.656 1.630 1.648<br />

Attività finanziarie e assicurative 518 527 528 537 550 556 552 539 537<br />

Servizi vari a imprese e famiglie (1) 1.199 1.224 1.260 1.292 1.357 1.371 1.361 1.396 1.447<br />

Pubblica amministrazione (2) 1.415 1.408 1.390 1.383 1.370 1.349 1.342 1.329 1.321<br />

istruzione 1.420 1.401 1.413 1.422 1.424 1.411 1.369 1.332 1.310<br />

Sanità e assistenza sociale 1.211 1.231 1.246 1.258 1.268 1.293 1.308 1.313 1.317<br />

Altri servizi pubblici, sociali e personali (3) 457 465 469 498 513 518 530 521 526<br />

Attività di famiglie e convivenze 770 804 834 863 898 914 931 940 945<br />

Totale 16.992 17.043 17.307 17.633 17.897 17.920 17.417 17.191 17.259<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali (Ateco 2007).<br />

(1) Attività immobiliari; professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e di supporto. – (2) include anche difesa e assicurazioni sociali obbligatorie. – (3) Attività artistiche, di<br />

intrattenimento e divertimento; altre attività di servizi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

75


76<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Occupazione non regolare per branca<br />

(migliaia e valori percentuali)<br />

Tavola a9.10<br />

BRAnCHE 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Unità di lavoro (1)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 314 307 254 276 298 309 316 317 310 321 ….<br />

Industria 503 448 396 389 397 410 396 397 406 419 ….<br />

Industria in senso stretto 234 216 194 191 189 193 197 198 197 202 ….<br />

Costruzioni 269 232 202 198 209 217 199 200 209 218 ….<br />

Servizi 2.463 2.301 2.163 2.198 2.238 2.257 2.256 2.228 2.226 2.219 ….<br />

Commercio, riparazioni, alberghi<br />

e ristoranti, trasporti e comunicazioni 1.250 1.250 1.200 1.204 1.240 1.229 1.207 1.191 1.197 1.210 ….<br />

Intermediazione monetaria e finanziaria;<br />

attività immobiliari ed imprenditoriali 315 317 327 311 302 305 316 314 334 340 ….<br />

Altre attività di servizi 898 734 635 682 697 723 734 724 695 669 ….<br />

Totale 3.280 3.056 2.812 2.863 2.933 2.976 2.968 2.942 2.941 2.959 ….<br />

Dipendenti 2.673 2.427 2.175 2.227 2.285 2.322 2.318 2.302 2.298 2.302 ….<br />

Indipendenti 607 629 637 636 648 654 650 640 643 657 ….<br />

Persone (1)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 368 359 305 327 350 362 367 367 360 372 ….<br />

Industria 467 415 363 359 366 377 362 363 371 384 ….<br />

Industria in senso stretto 243 225 203 199 197 203 207 208 206 211 ….<br />

Costruzioni 224 190 159 159 169 174 156 156 165 174 ….<br />

Servizi 2.017 1.886 1.785 1.813 1.807 1.872 1.861 1.838 1.823 1.792 ….<br />

Commercio, riparazioni, alberghi<br />

e ristoranti, trasporti e comunicazioni 593 522 443 429 433 451 451 447 437 445 ….<br />

Intermediazione monetaria e finanziaria;<br />

attività immobiliari ed imprenditoriali 326 326 334 319 307 311 319 318 339 344 ….<br />

Altre attività di servizi 1.098 1.038 1.007 1.065 1.066 1.110 1.091 1.073 1.048 1.004 ….<br />

Totale 2.851 2.660 2.452 2.500 2.522 2.611 2.591 2.568 2.554 2.549 ….<br />

Dipendenti 2.409 2.215 2.007 2.055 2.078 2.161 2.145 2.131 2.119 2.102 ….<br />

Indipendenti 443 445 445 445 444 449 446 437 436 446 ….<br />

Unità di lavoro (2)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 20,9 21,0 18,3 19,9 22,1 22,7 23,9 24,5 24,6 24,9 ….<br />

Industria 7,4 6,6 5,7 5,7 5,8 5,9 5,6 5,7 6,2 6,6 ….<br />

Industria in senso stretto 4,6 4,2 3,8 3,8 3,8 3,8 3,9 3,9 4,3 4,6 ….<br />

Costruzioni 15,7 13,3 11,2 10,9 11,0 11,3 10,1 10,1 10,7 11,3 ….<br />

Servizi 15,8 14,5 13,5 13,6 13,8 13,7 13,5 13,4 13,5 13,5 ….<br />

Commercio, riparazioni, alberghi<br />

e ristoranti, trasporti e comunicazioni 19,7 19,5 18,4 18,4 19,0 18,5 18,0 17,9 18,4 18,7 ….<br />

Intermediazione monetaria e finanziaria;<br />

attività immobiliari ed imprenditoriali 10,4 10,0 10,1 9,4 9,0 8,9 8,9 8,8 9,5 9,6 ….<br />

Altre attività di servizi 14,5 11,8 10,2 10,9 11,1 11,3 11,4 11,2 10,8 10,4 ….<br />

Totale 13,8 12,7 11,6 11,7 12,0 12,0 11,9 11,8 12,1 12,3 ….<br />

Dipendenti 16,0 14,3 12,8 13,1 13,2 13,2 13,0 12,8 13,2 13,4 ….<br />

Indipendenti 8,5 8,8 8,7 8,7 9,1 9,1 9,1 9,1 9,4 9,6 ….<br />

Persone (2)<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 33,1 33,3 30,2 32,0 34,3 34,9 36,2 36,9 37,2 37,4 ….<br />

Industria 6,8 6,0 5,2 5,1 5,2 5,3 5,0 5,1 5,4 5,7 ….<br />

Industria in senso stretto 4,7 4,3 3,9 3,8 3,8 3,9 3,9 4,0 4,1 4,4 ….<br />

Costruzioni 13,5 11,2 9,1 8,9 9,0 9,2 8,0 8,0 8,5 9,1 ….<br />

Servizi 13,0 11,9 11,1 11,2 11,1 11,2 11,0 10,7 10,7 10,6 ….<br />

Commercio, riparazioni, alberghi<br />

e ristoranti, trasporti e comunicazioni 10,3 9,0 7,5 7,3 7,3 7,4 7,3 7,2 7,2 7,4 ….<br />

Intermediazione monetaria e finanziaria;<br />

attività immobiliari ed imprenditoriali 10,5 10,0 10,0 9,3 8,8 8,7 8,6 8,5 9,2 9,3 ….<br />

Altre attività di servizi 16,7 15,4 14,6 15,4 15,3 15,7 15,3 15,0 14,5 13,9 ….<br />

Totale 12,2 11,2 10,2 10,3 10,3 10,5 10,3 10,2 10,3 10,3 ….<br />

Dipendenti 13,9 12,5 11,2 11,4 11,3 11,5 11,2 11,1 11,1 11,1 ….<br />

Indipendenti 7,3 7,3 7,2 7,1 7,4 7,4 7,3 7,3 7,6 7,7 ….<br />

Fonte: istat, Conti economici nazionali.<br />

(1) Migliaia. – (2) Quote percentuali sul totale dell’occupazione regolare e non regolare.


BANCA D’ITALIA<br />

Tensione contrattuale<br />

(quote percentuali; mesi)<br />

Tavola a9.12<br />

indiCATORi 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Dipendenti in attesa di rinnovo<br />

Agricoltura .. 47,6 .. 3,3 .. 31,7 ..<br />

Industria 49,8 13,1 27,8 17,3 2,2 9,5 2,9<br />

Servizi privati 16,6 44,0 79,2 37,3 17,9 33,6 35,5<br />

Totale settore privato 32,6 28,7 50,5 26,1 9,4 21,5 17,9<br />

Attività <strong>della</strong> Pubblica amministrazione 81,5 99,9 87,7 100,0 38,1 100,0 100,0<br />

Totale economia 43,9 45,2 59,2 43,2 16,1 39,7 37,0<br />

Durata media <strong>della</strong> vacanza contrattuale<br />

per i dipendenti in attesa di rinnovo<br />

Agricoltura .. 1,7 .. 3,0 .. 0,8 ..<br />

Industria 6,2 5,7 4,5 2,9 1,9 4,2 8,6<br />

Servizi privati 11,7 9,1 11,4 15,2 17,3 16,7 19,6<br />

Totale settore privato 7,7 8,5 9,2 13,4 15,7 13,8 18,8<br />

Attività <strong>della</strong> Pubblica amministrazione 18,6 10,2 18,5 9,3 18,9 9,2 18,5<br />

Totale economia<br />

Durata media <strong>della</strong> vacanza contrattuale<br />

per il totale dei dipendenti<br />

12,4 9,0 12,2 10,5 16,9 11,0 18,3<br />

Agricoltura .. 1,7 .. 0,1 .. 0,8 ..<br />

Industria 3,1 0,4 1,1 0,8 0,1 0,3 0,2<br />

Servizi privati 2,0 4,0 8,8 5,5 3,1 5,5 5,9<br />

Totale settore privato 2,5 2,1 4,6 2,9 1,5 2,7 2,9<br />

Attività <strong>della</strong> Pubblica amministrazione 15,0 10,2 15,6 9,3 6,4 9,2 18,5<br />

Totale economia 5,4 4,0 7,2 4,4 2,6 4,2 6,5<br />

Fonte: istat.<br />

Spesa pubblica per le politiche del lavoro<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a9.11<br />

SERViZi E MiSURE 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Servizi per l'impiego: spese per il personale dipendente (1) 304 309 321 349 362 374 384<br />

Spese per l'impiego: spese generali (2) 210 141 135 153 204 67 30<br />

Totale servizi (3)<br />

Orientamento, consulenza, informazione (Fondo Sociale<br />

514 450 456 502 566 441 413<br />

Europeo) 86 103 66 96 115 76 33<br />

Formazione professionale 850 652 644 718 645 581 376<br />

Contratti a causa mista 2.338 2.243 1.946 1.991 2.182 2.042 1.700<br />

incentivi alle assunzioni 2.892 2.488 2.332 2.166 2.200 1.883 1.808<br />

incentivi alla stabilizzazione dei posti di lavoro 575 590 610 443 450 418 364<br />

incentivi al mantenimento dell’occupazione 8 7 9 8 7 7 2<br />

Sgravi a carattere territoriale 32 53 30 93 25 13 10<br />

incentivi per i disabili 88 95 32 39 44 108 123<br />

Creazione diretta di posti di lavoro 140 129 132 129 112 91 81<br />

incentivi all’autoimpiego (4) 746 736 633 438 384 315 311<br />

Totale politiche attive 7.668 6.993 6.369 6.024 6.049 5.458 4.775<br />

Trattamenti di disoccupazione 8.306 9.561 9.597 9.214 11.126 19.202 20.701<br />

Pensionamenti anticipati (5) 363 289 398 193 162 138 121<br />

Totale politiche passive 8.669 9.849 9.995 9.407 11.287 19.340 20.822<br />

Totale politiche attive e passive 16.337 16.842 16.364 15.431 17.337 24.797 25.597<br />

Fonte: Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.<br />

(1) dati stimati. - (2) nel caso delle spese cofinanziate dal FSE, alle misure <strong>della</strong> programmazione 2000-2006 (le cui somme sono arrivate a coprire fino al 2009), si sono aggiunte<br />

quelle relative alla programmazione 2007-2013. – (3) Seguendo le definizioni dell’Eurostat, i servizi per l’impiego sono esclusi dal totale delle politiche attive e passive. – (4) nel<br />

caso del prestito d’onore in cui parte delle somme oggetto dell’agevolazione sono attribuite a titolo di mutuo agevolato, non si tiene conto delle somme restituite. – (5) Per crisi<br />

occupazionale, esclusi quelli per motivi di salute.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

77


78<br />

PERiOdi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Indicatori del lavoro nelle grandi imprese<br />

(dipendenti totali nelle imprese con almeno 500 addetti; indici: 2005=100, salvo diversa indicazione)<br />

Occupazione<br />

al lordo CiG<br />

Occupazione<br />

al netto CiG<br />

Ore di lavoro<br />

per dipendente<br />

al netto CiG<br />

Ore di CiG (1) incidenza<br />

straordinario<br />

(2)<br />

Industria in senso stretto<br />

Retribuzioni<br />

lorde<br />

continuative<br />

per dipendente<br />

al netto CiG<br />

Retribuzioni<br />

lorde per<br />

dipendente<br />

al netto CiG<br />

Tavola a9.13<br />

Costo<br />

del lavoro<br />

per dipendente<br />

al netto CiG<br />

2005 100,0 100,0 100,0 24,5 4,7 100,0 100,0 100,0<br />

2006 99,0 99,3 100,7 21,9 5,1 103,5 104,4 103,8<br />

2007 98,5 98,8 100,9 21,4 5,0 105,9 108,0 107,2<br />

2008 97,2 96,7 100,0 31,1 4,9 110,1 112,3 111,9<br />

2009 94,2 88,2 98,5 107,9 4,0 114,3 115,7 115,2<br />

2010 92,1 88,0 100,1 81,8 4,2 117,2 117,9 117,5<br />

<strong>2011</strong> 91,0 87,6 99,0 73,7 4,4 119,7 120,9 120,7<br />

2009 – 1° trim. 95,2 89,2 99,5 101,9 4,0 114,0 105,8 105,5<br />

2° trim. 94,6 87,1 101,8 121,7 3,8 114,4 117,2 117,1<br />

3° trim. 94,0 88,7 90,7 111,5 4,0 112,4 108,9 108,0<br />

4° trim. 93,2 87,8 102,0 97,0 4,0 116,4 130,9 130,4<br />

2010 – 1° trim. 92,5 87,8 101,6 86,2 4,0 116,8 109,9 109,5<br />

2° trim. 92,2 88,0 104,7 79,7 3,9 117,4 120,2 120,0<br />

3° trim. 92,1 88,8 91,8 81,3 4,3 115,9 108,7 108,4<br />

4° trim. 91,5 87,4 102,5 80,0 4,4 118,8 132,7 132,3<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 91,2 87,9 101,1 69,4 4,4 119,5 113,8 113,3<br />

2° trim. 91,2 87,6 104,6 71,1 4,3 120,7 125,0 125,0<br />

3° trim. 91,1 88,2 90,5 76,3 4,5 117,6 110,4 110,3<br />

4° trim. 90,4 86,5 100,0 78,6 4,4 120,9 134,7 134,6<br />

Servizi destinabili alla vendita<br />

2005 100,0 100,0 100,0 1,8 5,8 100,0 100,0 100,0<br />

2006 100,9 101,0 100,2 1,6 5,9 101,8 102,2 101,3<br />

2007 102,0 102,1 100,9 1,0 5,9 103,2 104,2 103,6<br />

2008 102,3 102,3 101,4 1,3 5,8 106,4 108,0 107,5<br />

2009 101,4 101,1 100,1 7,3 5,4 107,4 107,7 107,2<br />

2010 100,3 99,8 99,6 7,9 5,1 108,9 109,3 108,9<br />

<strong>2011</strong> 100,0 99,5 98,4 8,2 5,1 108,9 108,9 108,7<br />

2009 – 1° trim. 101,4 101,1 101,6 7,8 5,3 107,5 100,0 99,8<br />

2° trim. 101,7 101,4 101,4 6,3 5,5 107,1 111,4 110,6<br />

3° trim. 101,6 101,4 94,7 7,8 5,4 106,5 99,6 99,0<br />

4° trim. 100,9 100,5 102,6 7,2 5,5 108,6 119,8 119,3<br />

2010 – 1° trim. 99,9 99,5 100,3 6,8 4,9 109,5 103,4 103,2<br />

2° trim. 100,4 99,9 101,7 8,5 5,0 108,6 112,5 111,9<br />

3° trim. 100,6 100,1 93,8 8,4 5,2 107,9 101,0 100,5<br />

4° trim. 100,1 99,6 102,5 7,8 5,3 109,7 120,3 120,0<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 99,6 99,2 100,2 7,8 5,0 109,8 102,4 102,2<br />

2° trim. 100,0 99,6 100,6 7,4 4,9 109,1 113,4 113,0<br />

3° trim. 100,2 99,8 92,4 9,1 5,2 107,4 99,0 98,8<br />

4° trim. 99,9 99,4 100,3 8,7 5,2 109,3 121,0 120,9<br />

Fonte: indagine sulle grandi imprese dell’istat; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Rapporto per mille ore effettivamente lavorate. – (2) in percentuale delle ore ordinarie effettivamente lavorate.


Anni<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Turnover occupazionale nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti<br />

(somma dei flussi di assunzioni e cessazioni nell’anno in percentuale <strong>della</strong> media tra occupazione a inizio e fine anno)<br />

Totale 20-49<br />

addetti<br />

50 addetti e oltre<br />

numero di addetti Area geografica (1)<br />

Totale 50-199 200-499 500<br />

e oltre<br />

nord<br />

Ovest<br />

nord<br />

Est<br />

Tavola a9.14<br />

Centro Sud<br />

e isole<br />

Industria manifatturiera<br />

1990 .... .... 21,1 24,6 27,1 15,5 17,8 30,3 21,4 19,4<br />

1991 .... .... 20,6 28,0 20,3 14,4 16,2 32,4 22,1 19,1<br />

1992 .... .... 24,3 34,4 19,5 17,6 18,1 35,7 23,2 36,2<br />

1993 .... .... 21,2 29,1 16,3 16,2 16,1 29,4 19,4 34,7<br />

1994 .... .... 27,9 36,0 22,5 23,0 21,4 37,2 28,4 43,4<br />

1995 .... .... 29,3 37,3 24,0 24,5 22,0 40,8 30,4 45,4<br />

1996 .... .... 32,9 46,8 27,5 21,1 19,5 61,4 29,5 38,2<br />

1997 .... .... 31,5 42,9 25,0 22,8 20,1 54,1 26,2 33,3<br />

1998 .... .... 32,2 43,3 24,5 24,7 23,0 52,3 26,1 25,8<br />

1999 .... .... 31,1 38,1 27,0 25,7 21,9 44,8 28,5 36,3<br />

2000 34,6 36,7 33,7 39,8 31,1 28,4 25,4 45,7 30,8 37,7<br />

2001 34,8 37,0 33,9 37,2 33,0 30,4 25,3 43,0 32,3 42,2<br />

2002 32,2 33,9 31,5 33,9 30,7 29,0 24,1 37,7 33,4 40,9<br />

2003 29,9 34,2 28,2 30,6 27,4 25,8 23,8 31,5 30,0 34,2<br />

2004 26,1 25,5 26,4 27,7 24,8 25,7 20,9 29,2 28,3 37,2<br />

2005 24,0 25,4 23,4 24,4 23,2 22,3 18,3 24,7 26,7 35,3<br />

2006 25,7 26,5 25,3 27,0 24,3 23,8 20,7 26,1 27,7 37,0<br />

2007 26,9 26,1 27,3 29,8 27,5 24,1 22,0 28,6 30,3 38,8<br />

2008 24,1 23,5 24,2 25,5 23,2 23,3 20,1 25,1 26,4 34,6<br />

2009 17,5 17,4 17,6 19,2 17,0 16,1 15,2 17,0 17,8 28,0<br />

2010 18,6 18,8 18,7 20,4 19,2 16,4 15,9 19,3 18,1 27,6<br />

<strong>2011</strong> 18,4 19,1 18,1 19,6 17,6 16,7 15,5 18,2 18,2 27,3<br />

Industria in senso stretto<br />

1999 .... .... 29,8 37,7 26,6 23,8 21,5 44,2 24,3 35,5<br />

2000 33,9 38,3 32,3 39,6 30,5 26,0 24,5 44,3 29,3 34,5<br />

2001 34,2 38,6 32,6 37,0 32,5 28,0 24,6 41,9 30,7 38,4<br />

2002 31,2 34,2 30,1 33,7 30,2 26,2 23,3 36,5 30,6 37,5<br />

2003 29,1 34,6 27,1 30,4 26,9 23,6 23,0 30,8 27,7 31,2<br />

2004 25,5 26,2 25,3 27,6 24,4 23,3 20,4 28,2 26,1 33,5<br />

2005 23,6 26,1 22,6 24,4 22,7 20,5 17,9 24,2 24,8 31,8<br />

2006 25,2 27,0 24,5 26,9 23,9 22,2 20,3 25,5 25,9 33,8<br />

2007 26,4 26,5 26,4 29,6 26,9 22,7 21,7 27,9 28,4 35,9<br />

2008 23,6 23,6 23,6 25,6 23,0 21,6 19,6 24,2 24,3 32,7<br />

2009 17,1 17,5 17,0 19,5 16,1 14,9 14,9 16,6 16,3 25,5<br />

2010 18,5 19,1 18,3 20,4 19,0 15,8 16,0 19,0 16,7 25,7<br />

<strong>2011</strong> 18,0 19,1 17,6 19,5 17,8 15,4 15,2 17,9 16,6 25,4<br />

Servizi privati non finanziari<br />

2001 58,4 68,8 54,6 64,0 50,3 49,2 46,9 66,8 47,2 54,0<br />

2002 55,3 63,5 52,3 57,9 51,7 48,2 47,6 65,1 46,3 52,8<br />

2003 57,4 69,5 53,5 57,6 64,5 46,3 47,2 67,4 46,9 58,3<br />

2004 51,0 56,9 49,0 57,4 52,4 41,8 42,0 57,3 47,0 55,1<br />

2005 46,0 50,0 44,6 51,3 43,0 40,4 38,9 52,8 44,1 45,4<br />

2006 47,0 47,1 47,0 55,1 44,3 42,2 40,1 54,9 49,0 47,5<br />

2007 49,8 52,8 48,8 56,2 42,9 46,0 43,9 53,9 51,9 48,3<br />

2008 46,6 55,4 43,6 49,8 48,9 37,5 38,2 45,5 47,5 47,8<br />

2009 42,8 50,8 40,4 55,7 32,6 34,1 31,2 44,7 44,5 51,1<br />

2010 38,0 45,7 35,7 49,5 29,3 30,2 30,2 37,1 38,9 42,5<br />

<strong>2011</strong> 42,6 61,2 37,3 52,1 36,3 29,9 30,1 39,5 40,8 47,4<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Localizzazione effettiva degli addetti dal 1997; sede amministrativa delle imprese dal 1989 al 1996.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

79


80<br />

Anni<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Assunzioni nell’anno nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti<br />

(flussi di assunzioni nell’anno in percentuale <strong>della</strong> media tra occupazione a inizio e fine anno)<br />

Totale 20-49<br />

addetti<br />

50 addetti e oltre<br />

numero di addetti Area geografica (1)<br />

Totale 50-199 200-499 500<br />

e oltre<br />

Industria manifatturiera<br />

nord<br />

Ovest<br />

nord<br />

Est<br />

Tavola a9.15<br />

Centro Sud<br />

e isole<br />

1990 .... .... 9,7 11,9 12,8 6,6 7,8 14,9 10,0 9,2<br />

1991 .... .... 8,4 12,3 8,5 5,0 5,8 15,1 9,4 7,6<br />

1992 .... .... 9,0 14,9 6,9 4,7 5,3 15,6 8,9 15,6<br />

1993 .... .... 8,0 12,2 5,7 5,0 4,8 13,1 7,8 14,6<br />

1994 .... .... 12,1 15,9 9,6 9,6 8,5 18,2 11,0 19,3<br />

1995 .... .... 15,0 19,3 12,3 12,2 11,3 21,2 15,4 21,7<br />

1996 .... .... 15,4 22,6 12,8 9,2 8,3 30,3 13,7 18,9<br />

1997 .... .... 15,5 21,1 12,3 11,4 9,8 27,3 12,0 16,6<br />

1998 .... .... 15,5 21,5 11,9 11,2 10,7 26,2 11,6 12,4<br />

1999 .... .... 14,9 18,8 13,1 11,7 9,8 22,5 13,6 17,8<br />

2000 17,7 19,4 17,0 20,1 15,6 14,3 12,6 23,5 15,7 18,5<br />

2001 17,1 18,8 16,5 18,6 16,2 14,1 11,8 21,5 15,7 20,7<br />

2002 15,7 16,9 15,2 16,5 14,9 13,7 10,9 18,9 16,2 20,3<br />

2003 14,1 16,2 13,3 14,6 13,1 11,8 10,9 15,0 14,4 16,4<br />

2004 12,5 12,1 12,7 13,4 11,9 12,3 9,6 14,2 14,1 18,6<br />

2005 11,5 12,4 11,2 11,5 11,4 10,7 8,5 11,9 12,9 17,4<br />

2006 12,9 13,5 12,7 13,6 12,5 11,6 10,1 13,3 14,1 18,5<br />

2007 13,3 12,7 13,6 14,8 13,6 12,1 10,4 14,8 15,6 19,3<br />

2008 11,6 11,0 11,8 12,3 11,8 11,2 9,7 12,4 12,9 16,6<br />

2009 7,3 7,5 7,3 8,0 7,0 6,6 5,9 7,2 7,3 12,6<br />

2010 8,4 8,8 8,3 9,4 8,6 6,9 6,5 9,0 8,6 12,5<br />

<strong>2011</strong> 8,9 9,2 8,8 9,4 8,9 8,1 7,6 8,8 8,8 13,2<br />

Industria in senso stretto<br />

1999 .... .... 14,2 18,7 12,9 10,5 9,7 22,1 10,8 17,4<br />

2000 17,2 20,2 16,1 20,0 15,3 12,7 12,0 22,7 14,7 16,6<br />

2001 16,8 19,6 15,7 18,4 15,9 12,7 11,4 20,9 14,7 18,4<br />

2002 15,1 17,0 14,4 16,4 14,7 12,2 10,5 18,3 14,9 18,0<br />

2003 13,7 16,4 12,6 14,6 12,9 10,5 10,5 14,6 13,2 14,6<br />

2004 12,2 12,5 12,1 13,3 11,8 11,0 9,3 13,8 12,9 16,6<br />

2005 11,3 12,7 10,7 11,4 11,1 9,7 8,3 11,7 11,8 15,5<br />

2006 12,6 13,7 12,2 13,5 12,4 10,7 10,0 13,0 13,2 16,7<br />

2007 13,0 12,9 13,1 14,7 13,3 11,2 10,2 14,4 14,5 17,6<br />

2008 11,4 11,1 11,5 12,4 11,7 10,4 9,5 11,9 11,9 15,6<br />

2009 7,2 7,5 7,1 8,3 6,7 6,1 5,8 7,1 6,8 11,6<br />

2010 8,4 8,9 8,2 9,4 8,7 6,7 6,6 8,8 8,0 11,9<br />

<strong>2011</strong> 8,7 9,3 8,5 9,4 9,0 7,3 7,4 8,7 8,0 12,2<br />

Servizi privati non finanziari<br />

2001 30,8 35,5 29,1 34,6 26,6 25,8 25,1 35,2 25,5 28,7<br />

2002 28,7 31,9 27,5 30,7 26,8 25,2 24,8 34,5 23,7 29,1<br />

2003 29,6 35,4 27,7 29,6 33,1 24,3 24,8 35,3 24,0 28,9<br />

2004 26,1 28,9 25,2 29,6 26,9 21,5 21,6 29,1 24,5 28,9<br />

2005 23,3 25,0 22,7 26,7 21,6 20,2 19,6 26,9 22,0 23,8<br />

2006 24,1 23,3 24,3 28,6 22,7 21,9 20,2 28,8 26,3 24,6<br />

2007 25,8 27,0 25,4 29,3 22,1 24,0 22,7 28,4 27,2 24,6<br />

2008 23,6 26,5 22,6 25,6 25,8 19,4 19,4 24,1 24,4 25,2<br />

2009 20,6 22,8 20,0 27,4 15,8 17,0 15,0 21,9 22,8 25,6<br />

2010 18,9 21,9 18,0 24,7 14,7 15,4 15,1 18,5 19,8 22,0<br />

<strong>2011</strong> 21,5 30,9 18,8 26,0 18,3 15,2 15,5 20,1 20,2 23,3<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Localizzazione effettiva degli addetti dal 1997; sede amministrativa delle imprese dal 1989 al 1996.


Anni<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Cessazioni nell’anno nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti<br />

(flussi di cessazioni nell’anno in percentuale <strong>della</strong> media tra occupazione a inizio e fine anno)<br />

Totale 20-49<br />

addetti<br />

50 addetti e oltre<br />

numero di addetti Area geografica (1)<br />

Totale 50-199 200-499 500<br />

e oltre<br />

Industria manifatturiera<br />

nord<br />

Ovest<br />

nord<br />

Est<br />

Tavola a9.16<br />

Centro Sud<br />

e isole<br />

1990 .... .... 11,4 12,7 14,3 8,9 10,0 15,4 11,4 10,2<br />

1991 .... .... 12,2 15,7 11,8 9,4 10,4 17,3 12,7 11,5<br />

1992 .... .... 15,3 19,5 12,6 12,9 12,8 20,1 14,3 20,6<br />

1993 .... .... 13,2 16,9 10,6 11,2 11,3 16,3 11,6 20,1<br />

1994 .... .... 15,8 20,1 12,9 13,4 12,9 19,0 17,4 24,1<br />

1995 .... .... 14,3 18,0 11,7 12,3 10,7 19,6 15,0 23,7<br />

1996 .... .... 17,5 24,2 14,7 11,9 11,2 31,1 15,8 19,3<br />

1997 .... .... 16,0 21,8 12,7 11,4 10,3 26,8 14,2 16,7<br />

1998 .... .... 16,7 21,8 12,6 13,5 12,3 26,1 14,5 13,4<br />

1999 .... .... 16,2 19,3 13,9 14,0 12,1 22,3 14,9 18,5<br />

2000 16,9 17,3 16,7 19,7 15,5 14,1 12,8 22,2 15,1 19,2<br />

2001 17,7 18,2 17,4 18,6 16,8 16,3 13,5 21,5 16,6 21,5<br />

2002 16,5 17,0 16,3 17,4 15,8 15,3 13,2 18,8 17,2 20,6<br />

2003 15,8 18,0 14,9 16,0 14,3 14,0 12,9 16,5 15,6 17,8<br />

2004 13,6 13,4 13,7 14,3 12,9 13,4 11,3 15,0 14,2 18,6<br />

2005 12,5 13,0 12,2 12,9 11,8 11,6 9,8 12,8 13,8 17,9<br />

2006 12,8 13,0 12,6 13,4 11,8 12,2 10,6 12,8 13,6 18,5<br />

2007 13,6 13,4 13,7 15,0 13,9 12,0 11,6 13,8 14,7 19,5<br />

2008 12,5 12,5 12,4 13,2 11,4 12,1 10,4 12,7 13,5 18,0<br />

2009 10,2 9,9 10,3 11,2 10,0 9,5 9,3 9,8 10,5 15,4<br />

2010 10,2 10,0 10,4 11,0 10,6 9,5 9,4 10,3 9,5 15,1<br />

<strong>2011</strong> 9,5 9,9 9,3 10,2 8,7 8,6 7,9 9,4 9,4 14,1<br />

Industria in senso stretto<br />

1999 .... .... 15,6 19,0 13,7 13,3 11,8 22,1 13,5 18,1<br />

2000 16,7 18,1 16,2 19,6 15,2 13,3 12,5 21,6 14,6 17,9<br />

2001 17,4 19,0 16,9 18,6 16,6 15,3 13,2 21,0 16,0 20,0<br />

2002 16,1 17,2 15,7 17,3 15,5 14,0 12,8 18,2 15,7 19,5<br />

2003 15,4 18,2 14,5 15,8 14,0 13,1 12,5 16,2 14,5 16,6<br />

2004 13,3 13,7 13,2 14,3 12,6 12,3 11,1 14,4 13,2 16,9<br />

2005 12,3 13,4 11,9 13,0 11,6 10,8 9,6 12,5 13,0 16,3<br />

2006 12,6 13,3 12,3 13,4 11,5 11,5 10,3 12,5 12,7 17,1<br />

2007 13,4 13,6 13,3 14,9 13,6 11,5 11,5 13,5 13,9 18,3<br />

2008 12,2 12,5 12,1 13,2 11,3 11,2 10,1 12,3 12,4 17,1<br />

2009 9,9 10,0 9,9 11,2 9,4 8,8 9,1 9,5 9,5 13,9<br />

2010 10,1 10,2 10,1 11,0 10,3 9,1 9,4 10,2 8,7 13,8<br />

<strong>2011</strong> 9,3 9,8 9,1 10,1 8,8 8,1 7,8 9,2 8,6 13,2<br />

Servizi privati non finanziari<br />

2001 27,6 33,3 25,5 29,4 23,7 23,4 21,8 31,6 21,7 25,3<br />

2002 26,6 31,6 24,8 27,2 24,9 23,0 22,8 30,6 22,6 23,7<br />

2003 27,8 34,1 25,8 28,0 31,4 22,0 22,4 32,1 22,9 29,4<br />

2004 24,9 28,0 23,8 27,8 25,5 20,3 20,4 28,2 22,5 26,2<br />

2005 22,7 25,0 21,9 24,6 21,4 20,2 19,3 25,9 22,1 21,6<br />

2006 22,9 23,8 22,7 26,5 21,6 20,3 19,9 26,1 22,7 22,9<br />

2007 24,0 25,8 23,4 26,9 20,8 22,0 21,2 25,5 24,7 23,7<br />

2008 23,0 28,9 21,0 24,2 23,1 18,1 18,8 21,4 23,1 22,6<br />

2009 22,2 28,0 20,4 28,3 16,8 17,1 16,2 22,8 21,7 25,5<br />

2010 19,1 23,8 17,7 24,8 14,6 14,8 15,1 18,6 19,1 20,5<br />

<strong>2011</strong> 21,1 30,3 18,5 26,1 18,0 14,7 14,6 19,4 20,6 24,1<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Localizzazione effettiva degli addetti dal 1997; sede amministrativa delle imprese dal 1989 al 1996.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

81


82<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Tavola a9.17<br />

Ore effettivamente lavorate pro capite nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti<br />

(ore annue complessivamente lavorate in rapporto all’occupazione media annua, inclusi gli addetti in CIG)<br />

Anni<br />

Totale 20-49<br />

addetti<br />

50 addetti e oltre<br />

numero di addetti Area geografica (1)<br />

Totale 50-199 200-499 500<br />

e oltre<br />

Industria manifatturiera<br />

nord<br />

Ovest<br />

nord<br />

Est<br />

Centro Sud<br />

e isole<br />

1990 .... .... 1.581 1.626 1.564 1.553 1.586 1.576 1.598 1.539<br />

1991 .... .... 1.596 1.629 1.586 1.571 1.599 1.591 1.635 1.537<br />

1992 .... .... 1.594 1.627 1.583 1.568 1.591 1.607 1.619 1.543<br />

1993 .... .... 1.568 1.596 1.564 1.543 1.554 1.607 1.613 1.488<br />

1994 .... .... 1.624 1.649 1.609 1.609 1.622 1.624 1.644 1.614<br />

1995 .... .... 1.655 1.682 1.650 1.632 1.651 1.656 1.689 1.633<br />

1996 .... .... 1.634 1.650 1.632 1.617 1.635 1.627 1.644 1.629<br />

1997 .... .... 1.656 1.658 1.650 1.656 1.664 1.643 1.637 1.673<br />

1998 .... .... 1.645 1.655 1.647 1.633 1.647 1.644 1.636 1.651<br />

1999 .... .... 1.652 1.669 1.638 1.640 1.644 1.658 1.663 1.650<br />

2000 1.671 1.703 1.658 1.689 1.636 1.634 1.654 1.665 1.662 1.647<br />

2001 1.657 1.703 1.639 1.670 1.639 1.602 1.646 1.618 1.660 1.648<br />

2002 1.650 1.696 1.631 1.658 1.625 1.601 1.636 1.618 1.635 1.642<br />

2003 1.641 1.699 1.618 1.657 1.615 1.572 1.615 1.614 1.635 1.619<br />

2004 1.657 1.707 1.637 1.673 1.630 1.598 1.642 1.626 1.646 1.635<br />

2005 1.643 1.684 1.626 1.662 1.616 1.587 1.619 1.622 1.645 1.643<br />

2006 1.661 1.702 1.645 1.666 1.646 1.618 1.638 1.637 1.668 1.664<br />

2007 1.658 1.707 1.638 1.671 1.654 1.590 1.632 1.637 1.654 1.649<br />

2008 1.641 1.690 1.621 1.654 1.617 1.582 1.609 1.626 1.651 1.611<br />

2009 1.516 1.594 1.485 1.533 1.500 1.420 1.462 1.502 1.541 1.458<br />

2010 1.584 1.633 1.566 1.609 1.579 1.507 1.568 1.567 1.596 1.516<br />

<strong>2011</strong> 1.597 1.647 1.577 1.613 1.587 1.526 1.586 1.571 1.587 1.552<br />

Industria in senso stretto<br />

1999 .... .... 1.651 1.669 1.639 1.639 1.645 1.658 1.656 1.646<br />

2000 1.667 1.696 1.654 1.690 1.638 1.627 1.651 1.662 1.656 1.642<br />

2001 1.652 1.696 1.636 1.670 1.640 1.597 1.643 1.616 1.656 1.638<br />

2002 1.644 1.697 1.624 1.658 1.627 1.587 1.633 1.614 1.624 1.616<br />

2003 1.633 1.698 1.608 1.657 1.617 1.553 1.609 1.611 1.614 1.593<br />

2004 1.652 1.709 1.631 1.673 1.631 1.586 1.638 1.625 1.632 1.619<br />

2005 1.641 1.684 1.624 1.664 1.620 1.583 1.620 1.621 1.637 1.632<br />

2006 1.654 1.704 1.636 1.666 1.647 1.596 1.633 1.632 1.645 1.643<br />

2007 1.658 1.708 1.638 1.671 1.656 1.594 1.633 1.635 1.650 1.652<br />

2008 1.641 1.691 1.622 1.653 1.620 1.590 1.612 1.624 1.642 1.627<br />

2009 1.528 1.599 1.502 1.536 1.515 1.458 1.475 1.507 1.558 1.510<br />

2010 1.591 1.635 1.575 1.613 1.586 1.529 1.572 1.571 1.599 1.569<br />

<strong>2011</strong> 1.600 1.650 1.582 1.610 1.593 1.544 1.589 1.572 1.591 1.576<br />

Servizi privati non finanziari<br />

2001 1.675 1.774 1.641 1.733 1.649 1.572 1.616 1.615 1.671 1.721<br />

2002 1.683 1.782 1.646 1.739 1.647 1.570 1.614 1.627 1.679 1.739<br />

2003 1.652 1.735 1.624 1.749 1.660 1.525 1.595 1.590 1.672 1.699<br />

2004 1.655 1.750 1.624 1.738 1.678 1.521 1.598 1.601 1.656 1.689<br />

2005 1.641 1.742 1.607 1.737 1.631 1.502 1.608 1.556 1.636 1.651<br />

2006 1.639 1.768 1.596 1.695 1.636 1.507 1.588 1.535 1.629 1.668<br />

2007 1.637 1.779 1.590 1.700 1.688 1.475 1.587 1.541 1.613 1.648<br />

2008 1.652 1.785 1.609 1.741 1.695 1.492 1.621 1.565 1.634 1.610<br />

2009 1.611 1.746 1.569 1.711 1.618 1.470 1.584 1.519 1.588 1.587<br />

2010 1.594 1.736 1.552 1.667 1.598 1.472 1.578 1.511 1.540 1.562<br />

<strong>2011</strong> 1.597 1.766 1.548 1.647 1.602 1.479 1.567 1.507 1.520 1.598<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Localizzazione effettiva degli addetti dal 1997; sede amministrativa delle imprese dal 1989 al 1996.


Anni<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Ore di CIG nelle imprese industriali con almeno 50 addetti<br />

(incidenza percentuale sulle ore effettivamente lavorate)<br />

Totale numero di addetti Area geografica (1)<br />

Tavola a9.18<br />

50-199 200-499 500 e oltre nord Ovest nord Est Centro Sud e isole<br />

Industria manifatturiera<br />

1991 5,0 3,2 4,4 7,0 5,2 4,0 3,6 8,4<br />

1992 6,2 4,8 6,2 7,4 6,8 3,9 5,0 10,2<br />

1993 7,9 7,0 6,3 9,6 9,1 4,8 5,6 11,9<br />

1994 4,3 3,5 4,1 5,2 4,5 3,1 4,7 6,6<br />

1995 2,0 1,4 1,8 2,7 2,0 1,5 1,6 4,5<br />

1996 2,0 1,8 1,0 2,7 2,2 0,9 2,1 4,2<br />

1997 1,2 1,3 0,8 1,3 1,4 0,5 2,0 1,4<br />

1998 1,8 1,2 0,8 2,9 2,3 0,6 2,3 2,0<br />

1999 1,6 1,2 1,7 2,0 1,7 1,1 1,7 2,3<br />

2000 1,0 0,7 1,4 1,2 0,9 0,7 1,5 2,0<br />

2001 1,2 1,0 0,9 1,6 1,1 1,2 1,1 1,8<br />

2002 1,4 1,1 1,5 1,6 1,6 0,7 1,7 2,1<br />

2003 1,6 1,4 1,6 1,9 1,8 1,0 1,7 2,4<br />

2004 1,6 1,4 1,2 2,1 1,9 0,9 1,6 2,4<br />

2005 1,8 1,2 1,0 3,0 2,1 1,0 1,9 2,7<br />

2006 1,6 1,4 0,9 2,2 1,9 0,9 1,8 2,1<br />

2007 1,5 1,4 1,2 1,9 1,8 0,9 1,4 2,1<br />

2008 2,3 1,9 2,8 2,5 2,8 1,6 1,7 3,6<br />

2009 9,9 8,5 9,1 12,2 10,7 9,0 7,3 13,2<br />

2010 6,6 5,3 6,1 8,4 6,9 5,3 5,6 10,4<br />

<strong>2011</strong> 5,1 4,4 4,5 6,5 4,7 4,3 5,2 8,8<br />

Industria in senso stretto<br />

1999 1,5 1,2 1,7 1,8 1,7 1,1 1,4 2,2<br />

2000 1,0 0,7 1,4 1,1 0,9 0,6 1,4 1,7<br />

2001 1,2 1,0 0,9 1,6 1,0 1,2 1,1 2,0<br />

2002 1,3 1,1 1,4 1,5 1,5 0,6 1,6 2,1<br />

2003 1,5 1,4 1,5 1,7 1,7 0,9 1,6 2,2<br />

2004 1,6 1,5 1,2 1,9 1,8 1,0 1,4 2,2<br />

2005 1,7 1,2 1,0 2,6 2,0 1,0 1,7 2,4<br />

2006 1,5 1,4 0,9 2,0 1,8 0,9 1,6 1,9<br />

2007 1,4 1,4 1,1 1,7 1,8 0,9 1,4 1,9<br />

2008 2,2 1,9 2,5 2,3 2,6 1,6 1,6 2,8<br />

2009 9,1 8,2 8,4 10,6 10,1 8,5 6,7 10,2<br />

2010 6,0 5,1 5,7 7,3 6,5 5,1 5,0 8,0<br />

<strong>2011</strong> 4,8 4,3 4,2 5,6 4,5 4,2 4,5 7,1<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Localizzazione effettiva degli addetti dal 1997; sede amministrativa delle imprese dal 1989 al 1996.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

83


84<br />

Occupazione a tempo determinato nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti<br />

(incidenza percentuale sull’occupazione totale, inclusi gli addetti in CIG, a fine anno)<br />

Anni<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Totale 20-49<br />

addetti<br />

50 addetti e oltre<br />

numero di addetti Area geografica (1)<br />

Tavola a9.19<br />

Totale 50-199 200-499 500 e oltre nord Ovest nord Est Centro Sud e isole<br />

Industria in senso stretto<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2005<br />

2006<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

....<br />

6,5<br />

6,5<br />

6,4<br />

5,9<br />

5,7<br />

5,7<br />

5,8<br />

5,9<br />

5,8<br />

4,9<br />

6,1<br />

5,8<br />

....<br />

8,1<br />

8,1<br />

7,2<br />

6,5<br />

6,1<br />

7,1<br />

6,7<br />

6,1<br />

7,0<br />

6,7<br />

8,1<br />

7,1<br />

5,5<br />

5,9<br />

5,9<br />

6,2<br />

5,7<br />

5,6<br />

5,1<br />

5,5<br />

5,8<br />

5,3<br />

4,3<br />

5,3<br />

5,3<br />

6,1<br />

6,6<br />

6,2<br />

6,5<br />

5,9<br />

6,5<br />

5,6<br />

6,1<br />

6,4<br />

6,1<br />

5,8<br />

6,4<br />

5,9<br />

5,0<br />

5,6<br />

5,9<br />

5,9<br />

5,6<br />

5,5<br />

5,6<br />

5,5<br />

6,4<br />

5,4<br />

4,1<br />

5,1<br />

6,7<br />

5,1<br />

5,2<br />

5,7<br />

6,0<br />

5,6<br />

4,7<br />

4,2<br />

4,7<br />

5,0<br />

4,3<br />

2,8<br />

4,4<br />

3,7<br />

4,9<br />

5,3<br />

4,7<br />

5,2<br />

4,6<br />

4,8<br />

4,1<br />

4,5<br />

5,6<br />

4,9<br />

4,1<br />

5,3<br />

4,4<br />

5,9<br />

6,3<br />

6,7<br />

7,1<br />

6,7<br />

6,4<br />

5,8<br />

6,3<br />

5,8<br />

5,3<br />

4,1<br />

5,6<br />

6,3<br />

4,7<br />

5,6<br />

6,8<br />

6,3<br />

6,2<br />

5,9<br />

5,5<br />

5,9<br />

5,9<br />

5,3<br />

4,4<br />

4,9<br />

4,9<br />

8,1<br />

7,3<br />

7,4<br />

7,4<br />

6,7<br />

6,2<br />

6,3<br />

6,0<br />

6,8<br />

6,6<br />

5,2<br />

5,4<br />

6,0<br />

Servizi privati non finanziari<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2005<br />

2006<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

8,9<br />

9,6<br />

9,3<br />

10,1<br />

10,2<br />

10,5<br />

10,7<br />

10,2<br />

9,0<br />

7,8<br />

9,2<br />

9,4<br />

10,0<br />

10,1<br />

11,3<br />

10,2<br />

11,2<br />

10,5<br />

12,6<br />

9,5<br />

9,4<br />

10,9<br />

8,7<br />

9,4<br />

9,1<br />

9,7<br />

10,2<br />

10,3<br />

10,7<br />

9,4<br />

8,8<br />

7,4<br />

8,8<br />

11,1<br />

12,3<br />

11,3<br />

12,8<br />

13,2<br />

12,6<br />

11,7<br />

11,6<br />

11,0<br />

10,2<br />

11,1<br />

7,0<br />

7,3<br />

10,1<br />

9,1<br />

7,8<br />

10,4<br />

11,5<br />

9,5<br />

6,7<br />

5,3<br />

8,5<br />

7,7<br />

8,1<br />

7,3<br />

7,9<br />

9,0<br />

8,7<br />

9,8<br />

8,0<br />

8,2<br />

6,5<br />

7,6<br />

9,0<br />

9,4<br />

8,1<br />

9,9<br />

9,2<br />

9,7<br />

9,7<br />

7,6<br />

6,8<br />

6,2<br />

8,1<br />

10,0<br />

10,4<br />

11,0<br />

9,7<br />

11,4<br />

10,8<br />

12,1<br />

11,7<br />

11,2<br />

8,7<br />

10,2<br />

7,3<br />

8,6<br />

8,0<br />

9,2<br />

10,0<br />

10,8<br />

11,7<br />

9,8<br />

9,3<br />

8,8<br />

9,3<br />

7,4<br />

9,0<br />

10,5<br />

9,8<br />

10,9<br />

10,4<br />

10,0<br />

9,8<br />

9,1<br />

6,5<br />

7,8<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Localizzazione effettiva degli addetti.<br />

Anni<br />

Lavoro straordinario nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 20 addetti<br />

(incidenza percentuale sulle ore effettivamente lavorate)<br />

Totale 20-49<br />

addetti<br />

50 addetti e oltre<br />

numero di addetti Area geografica (1)<br />

Tavola a9.20<br />

Totale 50-199 200-499 500 e oltre nord Ovest nord Est Centro Sud e isole<br />

Industria in senso stretto<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2005<br />

2006<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

....<br />

4,3<br />

4,2<br />

4,1<br />

4,1<br />

4,1<br />

4,0<br />

4,2<br />

4,3<br />

4,3<br />

3,6<br />

3,6<br />

3,9<br />

....<br />

3,9<br />

3,9<br />

3,9<br />

3,7<br />

3,7<br />

3,5<br />

3,6<br />

3,9<br />

3,8<br />

3,1<br />

3,1<br />

3,3<br />

4,6<br />

4,5<br />

4,3<br />

4,2<br />

4,2<br />

4,2<br />

4,2<br />

4,4<br />

4,5<br />

4,5<br />

3,8<br />

3,8<br />

4,1<br />

4,7<br />

4,7<br />

4,2<br />

4,0<br />

4,1<br />

4,1<br />

4,1<br />

4,2<br />

4,3<br />

4,3<br />

3,8<br />

3,8<br />

4,0<br />

4,3<br />

4,6<br />

4,2<br />

4,4<br />

4,1<br />

4,0<br />

4,1<br />

4,1<br />

4,4<br />

4,4<br />

4,0<br />

3,9<br />

4,0<br />

4,7<br />

4,4<br />

4,4<br />

4,4<br />

4,4<br />

4,4<br />

4,4<br />

4,8<br />

4,7<br />

4,8<br />

3,8<br />

3,9<br />

4,2<br />

4,7<br />

4,7<br />

4,3<br />

4,2<br />

4,3<br />

4,4<br />

4,3<br />

4,4<br />

4,5<br />

4,5<br />

3,8<br />

3,7<br />

4,0<br />

4,5<br />

4,4<br />

4,3<br />

4,3<br />

4,2<br />

4,0<br />

4,1<br />

4,4<br />

4,4<br />

4,4<br />

3,6<br />

3,7<br />

4,1<br />

4,4<br />

4,3<br />

4,1<br />

4,1<br />

4,0<br />

4,0<br />

4,0<br />

4,1<br />

4,2<br />

4,6<br />

3,9<br />

4,1<br />

3,9<br />

4,8<br />

4,4<br />

4,3<br />

4,4<br />

4,3<br />

4,4<br />

4,4<br />

4,7<br />

4,6<br />

5,0<br />

4,4<br />

4,3<br />

4,2<br />

Servizi privati non finanziari<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2005<br />

2006<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

5,7<br />

5,6<br />

5,3<br />

5,4<br />

5,4<br />

5,4<br />

5,4<br />

5,4<br />

5,0<br />

4,9<br />

4,3<br />

4,5<br />

4,2<br />

4,0<br />

3,9<br />

3,7<br />

3,8<br />

4,0<br />

3,8<br />

3,4<br />

6,2<br />

6,1<br />

5,7<br />

5,8<br />

6,0<br />

6,0<br />

6,0<br />

5,9<br />

5,5<br />

5,4<br />

5,9<br />

5,9<br />

5,3<br />

5,0<br />

5,1<br />

4,9<br />

5,2<br />

5,4<br />

5,0<br />

5,0<br />

4,8<br />

4,9<br />

5,6<br />

5,4<br />

5,5<br />

5,5<br />

5,5<br />

5,7<br />

5,0<br />

4,5<br />

7,0<br />

6,9<br />

6,1<br />

6,7<br />

7,0<br />

7,1<br />

6,8<br />

6,4<br />

6,0<br />

5,9<br />

6,6<br />

6,4<br />

6,0<br />

6,2<br />

6,5<br />

6,4<br />

5,9<br />

5,7<br />

5,1<br />

5,6<br />

6,4<br />

6,2<br />

5,3<br />

5,7<br />

6,1<br />

6,0<br />

6,3<br />

6,5<br />

5,9<br />

5,7<br />

5,9<br />

6,2<br />

5,8<br />

5,7<br />

5,3<br />

5,9<br />

5,9<br />

5,8<br />

5,6<br />

4,6<br />

4,8<br />

4,7<br />

5,2<br />

5,3<br />

5,6<br />

5,4<br />

5,8<br />

5,9<br />

5,4<br />

5,3<br />

<strong>2011</strong> 5,1 3,6 5,6 5,2 4,6 6,2 6,0 5,6 4,9 5,6<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Localizzazione effettiva degli addetti.


Anni<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Lavoro in somministrazione nelle imprese industriali e dei servizi con almeno 50 addetti<br />

(rapporto percentuale tra le ore di lavoro in somministrazione e le ore effettivamente lavorate dai dipendenti)<br />

Totale numero di addetti Area geografica (1)<br />

Tavola a9.21<br />

50-199 200-499 500 e oltre nord Ovest nord Est Centro Sud e isole<br />

Industria in senso stretto<br />

2000 1,1 1,0 1,2 1,2 1,3 1,1 0,8 0,9<br />

2001 1,6 1,3 1,7 2,0 1,8 1,6 1,3 1,4<br />

2002 1,7 1,5 1,9 1,9 1,7 1,9 1,5 1,7<br />

2003 2,0 1,9 2,4 1,9 2,1 2,2 1,6 1,7<br />

2004 2,1 1,8 2,6 2,2 2,4 2,1 1,6 1,9<br />

2005 2,4 1,9 3,2 2,5 2,5 2,5 1,9 2,0<br />

2006 2,8 2,5 3,3 3,0 2,8 3,3 2,3 2,5<br />

2007 3,0 2,6 3,4 3,2 3,2 3,1 2,6 2,7<br />

2008 3,0 2,7 3,8 3,0 3,4 3,1 2,5 2,3<br />

2009 2,0 2,1 2,4 1,7 2,1 2,1 1,9 1,7<br />

2010 2,4 2,8 3,1 1,7 2,5 2,9 2,1 1,6<br />

<strong>2011</strong> 3,3 3,3 3,7 3,0 3,5 3,6 2,7 2,5<br />

Servizi privati non finanziari<br />

2001 0,7 0,5 0,7 1,0 0,8 0,7 0,7 0,5<br />

2002 0,9 0,5 1,4 1,1 1,1 1,0 0,8 0,6<br />

2003 1,2 1,2 1,4 1,1 1,3 1,3 1,0 1,1<br />

2004 1,1 1,2 1,1 1,0 1,3 0,9 0,9 1,2<br />

2005 1,2 1,4 1,2 1,1 1,4 0,9 1,1 1,4<br />

2006 1,4 1,4 1,0 1,5 1,7 1,0 1,1 1,3<br />

2007 1,2 1,4 0,9 1,2 1,6 1,1 1,0 0,9<br />

2008 1,3 1,5 1,1 1,3 1,7 1,3 1,1 1,0<br />

2009 1,2 1,5 0,9 1,2 1,6 1,2 0,9 1,0<br />

2010 1,3 1,1 1,8 1,3 1,5 1,1 1,2 1,1<br />

<strong>2011</strong> 1,4 1,3 1,3 1,4 1,5 1,2 1,0 1,7<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia, Indagine sulle imprese industriali e dei servizi; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Localizzazione effettiva degli addetti.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

85


86<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Ore di cassa integrazione guadagni<br />

(migliaia)<br />

Tavola a9.22<br />

BRAnCHE 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Interventi ordinari (1)<br />

Attività economiche connesse<br />

con l'agricoltura 16 48 93 24 275 17 21 28 62 56<br />

Estrazione minerali metalliferi<br />

e non 87 107 71 156 83 69 38 266 250 101<br />

Legno 1.635 1.843 2.033 2.417 1.691 1.112 3.414 19.050 14.025 11.764<br />

Alimentari 995 917 1.430 1.374 1.278 771 1.318 3.192 3.820 3.064<br />

Metallurgiche 2.759 3.016 2.284 3.276 1.598 1.381 3.478 46.946 14.636 8.750<br />

Meccaniche 43.041 40.323 44.650 46.775 21.856 15.788 37.178 298.892 153.198 81.432<br />

Tessili 10.303 13.226 13.329 14.503 8.470 6.033 9.969 31.317 17.454 13.361<br />

Abbigliamento 5.449 6.092 6.950 6.301 4.498 3.063 4.248 13.384 11.726 7.372<br />

Chimica, petrolchimica,<br />

gomma e materie<br />

plastiche 5.985 7.774 7.715 8.950 5.235 3.383 6.205 45.154 18.524 13.401<br />

Pelli, cuoio e calzature 6.873 6.891 8.184 7.816 3.837 2.940 3.873 11.376 6.837 3.889<br />

Lavorazione minerali<br />

non metalliferi 3.274 2.343 2.660 3.058 2.552 1.867 3.640 17.851 13.092 11.109<br />

Carta, stampa ed editoria 1.116 1.609 2.122 2.278 1.537 1.384 2.209 8.650 7.795 5.370<br />

installazione impianti<br />

per l'edilizia 2.173 2.107 2.411 2.745 1.995 1.587 1.665 5.533 7.585 5.448<br />

Energia elettrica, gas e acqua 1 6 2 9 21 8 .. 27 64 71<br />

Trasporti e comunicazioni 343 304 262 527 447 288 557 6.233 4.153 2.527<br />

Tabacchicoltura .. 2 .. .. 7 54 2 23 37 16<br />

Servizi (2) …. …. …. 8 13 .. .. 22 25 25<br />

Settori vari (2) 606 499 1.021 1.360 361 365 909 3.954 2.191 1.539<br />

industria edile …. …. …. 26.216 26.603 20.049 21.859 41.178 42.527 39.507<br />

Artigianato edile …. …. …. 12.850 12.450 9.132 10.980 20.100 20.547 17.709<br />

industria lapidei …. …. …. 1.591 1.532 1.197 1.298 2.926 3.001 2.710<br />

Artigianato lapidei …. …. …. 216 232 160 163 280 252 258<br />

Totale 84.656 87.107 95.216 142.449 96.571 70.647 113.025 576.385 341.802 229.477<br />

Totale (1)<br />

Attività economiche connesse<br />

con l'agricoltura<br />

Estrazione minerali metalliferi<br />

63 113 471 494 368 203 197 565 1.229 1.050<br />

e non 233 968 867 174 96 184 83 656 639 827<br />

Legno 2.347 2.689 3.027 4.097 3.922 2.718 5.690 28.751 51.066 48.096<br />

Alimentari 2.928 2.588 3.245 2.849 4.038 4.663 5.998 9.479 13.782 13.747<br />

Metallurgiche 5.358 6.208 4.070 4.393 4.798 4.357 6.226 60.155 64.886 34.425<br />

Meccaniche 62.964 104.025 82.627 92.767 80.510 58.905 77.051 418.749 512.334 353.252<br />

Tessili 14.255 17.384 22.896 25.243 27.628 24.450 27.861 67.001 73.036 57.539<br />

Abbigliamento<br />

Chimica, petrolchimica,<br />

gomma e materie<br />

9.509 9.363 10.692 11.183 12.548 10.589 9.924 29.384 51.927 41.621<br />

plastiche 9.778 11.886 11.605 15.344 12.335 10.920 16.083 67.439 63.358 52.936<br />

Pelli, cuoio e calzature 9.207 8.433 11.330 11.766 9.163 6.127 8.037 23.098 29.677 19.271<br />

Lavorazione minerali<br />

non metalliferi 4.835 4.274 6.165 5.682 5.596 4.576 6.741 29.260 41.307 39.590<br />

Carta, stampa ed editoria<br />

installazione impianti<br />

3.363 3.087 4.201 5.161 4.112 4.688 5.462 16.491 27.279 24.444<br />

per l'edilizia 13.744 15.647 18.653 10.583 9.244 6.105 5.169 10.537 23.817 22.637<br />

Energia elettrica, gas e acqua 25 69 229 33 21 21 116 128 177 651<br />

Trasporti e comunicazioni 5.227 2.328 5.068 6.241 6.848 5.489 7.962 39.035 39.218 40.347<br />

Tabacchicoltura .. 2 .. 111 133 431 418 629 413 296<br />

Servizi (2) …. …. …. 17 49 83 72 911 2.460 2.399<br />

Settori vari (2) 2.380 1.315 1.669 2.789 2.590 1.771 1.863 7.466 11.005 10.605<br />

Commercio 1.319 3.853 4.718 3.219 3.702 4.819 7.057 35.225 108.609 121.132<br />

industria edile …. …. …. 28.686 29.243 21.833 22.803 43.995 53.270 61.140<br />

Artigianato edile …. …. …. 12.850 12.450 9.132 10.982 20.250 22.122 20.182<br />

industria lapidei …. …. …. 1.653 1.614 1.282 1.449 3.210 4.588 4.696<br />

Artigianato lapidei …. …. …. 216 232 160 165 297 367 402<br />

Altri interventi …. …. …. 2 32 207 250 925 1.247 1.881<br />

Totale 190.888 242.805 246.248 245.554 231.273 183.711 227.662 913.640 1.197.815 973.164<br />

Fonte: inPS.<br />

(1) in seguito a revisioni metodologiche effettuate dall’inPS, vi è una interruzione nelle serie storiche tra 2004 e 2005. – (2) Per gli anni 2002-04 i servizi sono inclusi tra i settori vari.


BANCA D’ITALIA<br />

Orari contrattuali per dipendente<br />

(ore in ragione annua)<br />

Tavola a9.23<br />

BRAnCHE 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Agricoltura 1.762 1.762 1.762 1.762 1.762 1.762 1.762 1.762 1.762 1.762<br />

industria in senso stretto 1.716 1.716 1.716 1.716 1.716 1.716 1.716 1.716 1.716 1.716<br />

Estrattive 1.720 1.720 1.720 1.720 1.720 1.720 1.720 1.720 1.720 1.720<br />

Energia, gas e acqua 1.676 1.676 1.676 1.676 1.676 1.676 1.676 1.676 1.676 1.676<br />

Alimentari 1.710 1.710 1.710 1.710 1.710 1.710 1.710 1.710 1.710 1.710<br />

Tessili, abbigliamento, pelli,<br />

cuoio e calzature 1.699 1.699 1.699 1.699 1.699 1.699 1.699 1.699 1.699 1.699<br />

Metalmeccaniche 1.724 1.724 1.724 1.724 1.724 1.724 1.724 1.724 1.724 1.724<br />

Chimiche, gomma<br />

e plastica 1.721 1.721 1.721 1.721 1.721 1.721 1.721 1.721 1.721 1.721<br />

Legno e mobilio 1.725 1.725 1.725 1.725 1.725 1.725 1.725 1.725 1.725 1.725<br />

Costruzioni 1.741 1.741 1.741 1.741 1.741 1.741 1.741 1.741 1.741 1.741<br />

Servizi privati 1.683 1.683 1.683 1.683 1.683 1.683 1.683 1.684 1.684 1.684<br />

Commercio e alberghi 1.712 1.712 1.712 1.712 1.712 1.712 1.712 1.712 1.712 1.712<br />

Trasporti e comunicazioni 1.678 1.678 1.678 1.678 1.678 1.678 1.678 1.681 1.681 1.681<br />

Credito e assicurazioni 1.604 1.604 1.604 1.604 1.604 1.604 1.604 1.604 1.604 1.604<br />

Altri servizi privati 1.650 1.650 1.650 1.650 1.650 1.650 1.650 1.650 1.650 1.650<br />

Totale settore privato 1.704 1.704 1.704 1.703 1.703 1.703 1.703 1.703 1.703 1.703<br />

Pubblica amministrazione 1.438 1.438 1.438 1.438 1.438 1.438 1.438 1.438 1.438 1.438<br />

Totale 1.644 1.644 1.644 1.643 1.643 1.643 1.643 1.643 1.643 1.643<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat, Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

87


88<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Retribuzioni contrattuali di operai e impiegati (1)<br />

(indici: 2005=100)<br />

Tavola a9.24<br />

BRAnCHE 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Agricoltura 91,1 94,4 95,2 100,0 101,4 105,1 105,9 109,2 110,9 113,3<br />

industria in senso stretto 92,2 94,6 97,4 100,0 103,3 106,3 109,9 113,5 116,6 119,5<br />

Estrattive 94,1 95,7 98,1 100,0 102,4 106,4 109,9 111,8 114,5 117,8<br />

Energia, gas e acqua 93,9 95,7 97,8 100,0 101,1 105,7 109,3 112,1 113,5 116,3<br />

Alimentari 91,4 94,0 97,7 100,0 104,0 106,5 110,6 113,5 117,9 120,1<br />

Tessili, abbigliamento, pelli,<br />

cuoio e calzature 90,9 94,0 96,5 100,0 103,1 106,0 108,8 112,3 115,6 118,6<br />

Metalmeccaniche 93,0 95,0 98,1 100,0 103,8 106,4 110,3 113,8 117,1 119,9<br />

Chimiche, gomma<br />

e plastica 91,5 94,0 96,8 100,0 102,7 106,7 109,8 113,6 116,7 120,1<br />

Legno e mobilio 91,3 94,2 95,7 100,0 102,0 105,3 109,0 113,8 116,5 120,8<br />

Costruzioni 89,5 91,8 95,6 100,0 102,9 107,1 111,2 115,7 118,0 121,5<br />

Servizi privati 92,0 94,0 96,3 100,0 102,1 104,0 107,3 110,4 112,8 114,7<br />

Commercio e alberghi 91,4 93,4 95,4 100,0 101,6 103,6 106,5 110,3 113,5 115,8<br />

Trasporti e comunicazioni 91,9 93,7 97,4 100,0 103,1 105,5 109,0 110,4 111,7 113,0<br />

Credito e assicurazioni 93,0 95,4 96,9 100,0 102,2 102,8 108,3 110,4 113,0 114,0<br />

Altri servizi privati 92,6 94,5 96,7 100,0 102,2 103,9 106,5 110,5 112,0 113,5<br />

Totale settore privato 91,9 94,1 96,7 100,0 102,7 105,2 108,6 112,0 114,8 117,2<br />

Pubblica amministrazione 93,2 94,7 97,7 100,0 103,8 105,3 109,6 112,9 114,4 115,2<br />

Totale 92,3 94,3 97,0 100,0 103,0 105,2 108,9 112,3 114,7 116,7<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat, Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali; cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Per dipendente, esclusi gli assegni familiari.


BANCA D’ITALIA<br />

VOCi<br />

Bilanci dell’energia<br />

(milioni di tonnellate equivalenti di petrolio)<br />

Combustibili<br />

solidi<br />

Gas<br />

naturale<br />

Petrolio Rinnovabili<br />

(1)<br />

Energia elettrica<br />

(2)<br />

Tavola a10.1<br />

Produzione 0,3 13,7 4,6 12,4 – 31,0<br />

lmportazioni 13,2 47,4 110,6 0,5 9,9 181,6<br />

Esportazioni (-) 0,1 .. 21,4 .. 0,1 21,6<br />

Variazione delle scorte (-) 0,6 2,7 1,8 .. – 5,1<br />

Consumo Interno Lordo (3) 12,9 58,4 92,0 12,9 9,8 185,9<br />

Composizione percentuale 6,9 31,4 49,5 6,9 5,2 100,0<br />

Trasformazione in energia elettrica -7,2 -18,8 -19,4 -11,3 56,8 –<br />

Consumi e perdite (4) -1,4 -0,7 -5,8 -0,1 -43,1 -51,0<br />

Totale impieghi finali (3) 4,2 38,9 66,8 1,5 23,5 134,8<br />

Composizione percentuale 3,1 28,8 49,5 1,1 17,4 100,0<br />

di cui: industria 3,0 12,4 5,6 0,2 8,7 29,8<br />

trasporti – 0,2 30,0 .. 0,5 30,7<br />

usi civili (5) .. 15,3 5,3 0,9 7,9 29,4<br />

agricoltura – 0,1 1,9 0,1 0,3 2,4<br />

usi non energetici 0,1 0,7 4,7 – – 5,6<br />

Produzione 0,5 9,1 5,8 13,4 – 28,7<br />

lmportazioni 16,8 63,9 107,0 0,8 10,3 198,7<br />

Esportazioni (-) 0,2 0,3 27,3 .. 0,4 28,2<br />

Variazione delle scorte (-) .. 2,9 0,2 .. – 3,1<br />

Consumo Interno Lordo (3) 17,2 69,7 85,2 14,2 9,9 196,2<br />

Composizione percentuale 8,7 35,5 43,4 7,3 5,0 100,0<br />

Trasformazione in energia elettrica -11,9 -26,0 -9,5 -12,2 59,5 –<br />

Consumi e perdite (4) -0,7 -0,8 -6,0 -0,1 -42,9 -50,5<br />

Totale impieghi finali (3) 4,6 42,8 69,7 2,0 26,5 145,7<br />

Composizione percentuale 3,1 29,4 47,9 1,4 18,2 100,0<br />

di cui: industria 3,0 11,3 5,3 0,2 8,3 28,1<br />

trasporti – 0,3 29,6 .. 0,6 30,5<br />

usi civili (5) .. 17,1 4,1 0,9 9,0 31,1<br />

agricoltura – 0,1 1,8 0,1 0,3 2,3<br />

usi non energetici 0,1 0,7 4,8 – – 5,5<br />

Produzione 0,5 7,9 5,9 13,6 – 27,9<br />

lmportazioni 16,8 60,6 107,8 0,7 10,8 196,7<br />

Esportazioni (-) 0,2 0,1 30,8 .. 0,6 31,6<br />

Variazione delle scorte (-) .. -1,1 0,5 .. – -0,6<br />

Consumo Interno Lordo (3) 17,2 69,5 82,5 14,3 10,2 193,7<br />

Composizione percentuale 8,9 35,9 42,6 7,4 5,3 100,0<br />

Trasformazione in energia elettrica -11,9 -28,1 -7,2 -11,7 59,0 –<br />

Consumi e perdite (4) -0,8 -1,3 -6,1 -0,1 -42,6 -50,8<br />

Totale impieghi finali (3) 4,5 40,2 69,1 2,5 26,6 142,9<br />

Composizione percentuale 3,1 28,1 48,4 1,8 18,6 100,0<br />

di cui: industria 3,1 11,0 5,0 0,3 8,4 27,7<br />

trasporti – 0,3 30,4 0,1 0,6 31,4<br />

usi civili (5) .. 16,1 3,6 1,2 9,3 30,2<br />

agricoltura – 0,1 1,7 0,2 0,3 2,3<br />

usi non energetici 0,1 0,5 5,2 – – 5,9<br />

Fonte: Ministero dello Sviluppo economico. i dati sulla produzione idroelettrica sono al netto dei pompaggi. Eventuali discrepanze sono dovute ad arrotondamenti. i combustibili solidi<br />

includono anche espansione di gas compresso, gas di acciaieria ad ossigeno e residui di processi chimici.<br />

(1) Energia elettrica primaria (idroelettrica, geotermoelettrica, eolica) ed importazioni/esportazioni dall’estero valutate a input termoelettrico, convenzionale e costante, di 2.200 kcal<br />

per kWh. E’ inclusa energia elettrica da biomasse, rifiuti e fotovoltaico. – (2) in conformità con altre fonti statistiche è stato adottato per l’energia elettrica, nella parte del bilancio<br />

riguardante gli impieghi dell’energia, il coefficiente di conversione di 860 kcal per kWh. Pertanto le differenze tra i coefficienti convenzionali adottati per l’energia elettrica primaria o<br />

di importazione (2.200 kcal per kWh) e quelli effettivi delle centrali termoelettriche, rispetto al coefficiente assunto di 860 kcal per kWh, sono incluse nella riga “Consumi e perdite<br />

del settore energetico” alla colonna totale. – (3) inclusi i bunkeraggi marittimi internazionali. – (4) Fra i consumi e le perdite figurano quelli convenzionali attribuiti alla trasformazione<br />

termoelettrica. – (5) Comprende i consumi del settore domestico, del commercio, dei servizi e <strong>della</strong> Pubblica amministrazione.<br />

2000<br />

2006<br />

2007<br />

Totale<br />

continua<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

89


90<br />

VOCi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Bilanci dell’energia<br />

(milioni di tonnellate equivalenti di petrolio)<br />

Combustibili<br />

solidi<br />

Gas<br />

naturale<br />

Petrolio Rinnovabili<br />

(1)<br />

Energia elettrica<br />

(2)<br />

segue: Tavola a10.1<br />

Produzione 0,5 7,6 5,2 16,3 – 29,7<br />

lmportazioni 16,8 63,0 101,7 0,8 9,6 191,8<br />

Esportazioni (-) 0,2 0,2 28,7 0,1 0,7 29,9<br />

Variazione delle scorte (-) 0,4 0,8 -1,0 .. – 0,3<br />

Consumo Interno Lordo (3) 16,7 69,5 79,2 17,0 8,8 191,3<br />

Composizione percentuale 8,8 36,3 41,4 8,9 4,6 100,0<br />

Trasformazione in energia elettrica -11,9 -27,8 -6,2 -13,8 59,7 –<br />

Consumi e perdite (4) -0,7 -1,2 -6,2 -0,1 -41,9 -50,2<br />

Totale impieghi finali (3) 4,1 40,5 66,8 3,1 26,6 141,1<br />

Composizione percentuale 2,9 28,7 47,3 2,2 18,8 100,0<br />

di cui: industria 2,8 10,2 5,0 0,3 8,2 26,5<br />

trasporti – 0,4 29,4 0,5 0,7 31,0<br />

usi civili (5) .. 17,5 3,6 1,3 9,6 32,1<br />

agricoltura – 0,1 1,7 0,2 0,3 2,3<br />

usi non energetici 0,1 0,5 4,9 – – 5,5<br />

Produzione 0,3 6,6 4,6 18,9 – 30,3<br />

lmportazioni 12,7 56,7 94,3 1,4 10,4 175,4<br />

Esportazioni (-) 0,2 0,1 26,2 0,1 0,5 27,1<br />

Variazione delle scorte (-) -0,3 -0,7 -0,6 .. – -1,7<br />

Consumo Interno Lordo (3) 13,1 63,9 73,3 20,2 9,9 180,3<br />

Composizione percentuale 7,3 35,4 40,6 11,2 5,5 100,0<br />

Trasformazione in energia elettrica -10,2 -23,8 -5,1 -16,4 55,4 –<br />

Consumi e perdite (4) -0,2 -1,1 -5,9 -0,1 -40,3 -47,6<br />

Totale impieghi finali (3) 2,7 39,0 62,3 3,7 24,9 132,7<br />

Composizione percentuale 2,0 29,4 47,0 2,8 18,8 100,0<br />

di cui: industria 2,0 8,9 4,0 0,3 7,4 22,6<br />

trasporti – 0,5 30,1 0,8 0,7 32,0<br />

usi civili (5) .. 19,5 3,6 1,5 10,3 34,9<br />

agricoltura – 0,1 1,8 0,2 0,4 2,5<br />

usi non energetici 0,1 0,4 4,9 – – 5,4<br />

Produzione 0,8 6,9 5,1 21,1 – 33,9<br />

lmportazioni 14,6 61,7 97,0 1,8 10,1 185,3<br />

Esportazioni (-) 0,2 0,1 29,2 0,1 0,4 30,1<br />

Variazione delle scorte (-) 0,2 0,4 0,6 .. – 1,3<br />

Consumo Interno Lordo (3) 14,9 68,1 72,2 22,9 9,7 187,8<br />

Composizione percentuale 8,0 36,2 38,5 12,2 5,2 100,0<br />

Trasformazione in energia elettrica -10,7 -24,6 -4,0 -18,0 57,4 –<br />

Consumi e perdite (4) -0,3 -1,4 -6,1 .. -41,3 -49,2<br />

Totale impieghi finali (3) 4,0 42,0 62,1 4,8 25,7 138,6<br />

Composizione percentuale 2,9 30,3 44,8 3,5 18,6 100,0<br />

di cui: industria 2,8 9,2 3,5 0,2 7,5 23,2<br />

trasporti – 0,5 28,5 0,9 0,7 30,6<br />

usi civili (5) .. 20,0 3,1 2,3 10,0 35,4<br />

agricoltura – 0,1 1,6 0,1 0,3 2,2<br />

usi non energetici 0,1 0,4 5,6 – – 6,1<br />

Fonte: Ministero dello Sviluppo economico. i dati sulla produzione idroelettrica sono al netto dei pompaggi. Eventuali discrepanze sono dovute ad arrotondamenti. i combustibili solidi<br />

includono anche espansione di gas compresso, gas di acciaieria ad ossigeno e residui di processi chimici.<br />

(1) Energia elettrica primaria (idroelettrica, geotermoelettrica, eolica) ed importazioni/esportazioni dall’estero valutate a input termoelettrico, convenzionale e costante, di 2.200 kcal<br />

per kWh. E’ inclusa energia elettrica da biomasse, rifiuti e fotovoltaico. – (2) in conformità con altre fonti statistiche è stato adottato per l’energia elettrica, nella parte del bilancio<br />

riguardante gli impieghi dell’energia, il coefficiente di conversione di 860 kcal per kWh. Pertanto le differenze tra i coefficienti convenzionali adottati per l’energia elettrica primaria o<br />

di importazione (2.200 kcal per kWh) e quelli effettivi delle centrali termoelettriche, rispetto al coefficiente assunto di 860 kcal per kWh, sono incluse nella riga “Consumi e perdite<br />

del settore energetico” alla colonna totale. – (3) inclusi i bunkeraggi marittimi internazionali. – (4) Fra i consumi e le perdite figurano quelli convenzionali attribuiti alla trasformazione<br />

termoelettrica. – (5) Comprende i consumi del settore domestico, del commercio, dei servizi e <strong>della</strong> Pubblica amministrazione.<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

Totale


BANCA D’ITALIA<br />

Produzione e richiesta di energia elettrica in Italia<br />

(TWh e valori percentuali)<br />

Tavola a10.2<br />

VOCi 2005 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> (1)<br />

Produzione lorda (a) 296,8 307,6 308,2 312,0 288,4 298,8 298,5<br />

Assorbimento servizi ausiliari di centrale (b) 13,1 12,9 12,6 12,0 11,5 11,3 11,1<br />

Perdite per pompaggi (c) 2,5 2,3 2,0 2,0 1,5 1,2 0,7<br />

importazioni nette (d) 49,2 45,0 46,3 40,0 45,0 44,2 45,6<br />

Energia elettrica richiesta sulla rete (a-b-c+d) 330,4 337,4 339,9 338,0 320,4 330,5 332,3<br />

Produzione lorda da fonti rinnovabili 49,9 52,2 49,4 58,2 69,3 77,0 84,2<br />

Composizione percentuale<br />

Idrica da apporti naturali 72,3 70,9 66,4 71,6 71,0 66,4 55,1<br />

Eolica 4,7 5,7 8,2 8,4 9,4 11,9 12,0<br />

Solare .. .. 0,1 0,3 1,0 2,5 12,7<br />

Geotermica 10,6 10,5 11,3 9,5 7,7 7,0 6,7<br />

Bioenergie (2) 12,3 12,9 14,1 10,3 10,9 12,3 13,4<br />

Produzione termoelettrica tradizionale 246,9 255,4 258,8 253,8 219,1 221,8 214,3<br />

Composizione percentuale<br />

Solidi 17,7 17,3 17,0 17,0 18,1 17,9 20,6<br />

Gas naturale 60,5 61,9 66,7 68,0 67,2 68,8 66,3<br />

Prodotti petroliferi 14,5 13,2 8,8 7,6 7,3 4,5 4,2<br />

Altri (3) 7,4 7,6 7,4 7,4 7,4 8,8 8,9<br />

Fonte: Terna e Gestore servizi energetici (GSE).<br />

(1) dati provvisori. – (2) include biomasse solide, biogas e bioliquidi. – (3) include i gas di cokeria e di altoforno, gas di acciaieria, prodotti e calore di recupero, espansione di gas<br />

in pressione.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

91


92<br />

Francia<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Spese per ricerca e sviluppo<br />

(in percentuale del PIL)<br />

Tavola a10.3<br />

PAESi 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

Totale 2,20 2,23 2,17 2,15 2,11 2,11 2,08 2,12 2,26 2,26<br />

imprese 1,39 1,41 1,36 1,36 1,31 1,33 1,31 1,33 1,39 1,38<br />

Germania<br />

Italia<br />

Totale 2,46 2,49 2,52 2,49 2,51 2,54 2,53 2,69 2,82 2,82<br />

imprese 1,72 1,72 1,76 1,74 1,74 1,78 1,77 1,86 1,91 1,90<br />

Totale 1,09 1,13 1,11 1,10 1,09 1,13 1,17 1,21 1,26 1,26<br />

imprese 0,53 0,55 0,52 0,52 0,55 0,55 0,61 0,65 0,67 0,67<br />

Regno Unito<br />

Totale 1,79 1,79 1,75 1,69 1,73 1,75 1,78 1,77 1,85 1,77<br />

imprese 1,17 1,16 1,11 1,05 1,06 1,08 1,11 1,10 1,12 1,08<br />

Spagna<br />

Totale 0,92 0,99 1,05 1,06 1,12 1,20 1,27 1,35 1,38 1,37<br />

UE-27<br />

imprese 0,48 0,54 0,57 0,58 0,60 0,67 0,71 0,74 0,72 0,71<br />

Totale 1,75 1,76 1,75 1,73 1,74 1,77 1,77 1,84 1,92 1,91<br />

imprese 1,12 1,11 1,10 1,09 1,09 1,11 1,12 1,15 1,17 1,16<br />

Stati Uniti<br />

Totale 2,72 2,62 2,61 2,54 2,59 2,64 2,70 2,84 2,90 ....<br />

imprese 1,97 1,83 1,81 1,76 1,80 1,86 1,93 2,04 2,04 ....<br />

Giappone<br />

Totale 3,12 3,17 3,20 3,17 3,32 3,40 3,44 3,45 3,36 ....<br />

OCSE<br />

imprese 2,30 2,36 2,40 2,38 2,54 2,63 2,68 2,70 2,54 ....<br />

Totale 2,23 2,20 2,20 2,17 2,22 2,25 2,28 2,35 2,40 ....<br />

imprese 1,54 1,49 1,49 1,47 1,51 1,55 1,58 1,63 1,62 ....<br />

Fonte: OCSE, Main Science and Technology Indicators, 2012.


BANCA D’ITALIA<br />

Bilancia dei pagamenti (1) (2)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a12.1<br />

VOCi 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Conto corrente -19.916 -44.901 -30.173 -54.681 -51.509<br />

Merci 3.204 -2.129 823 -20.918 -16.612<br />

Crediti 365.559 369.743 292.335 337.920 376.479<br />

debiti 362.355 371.872 291.512 358.838 393.091<br />

Servizi -7.118 -8.606 -8.435 -9.218 -6.960<br />

Crediti 81.767 78.775 67.798 73.967 76.722<br />

debiti 88.885 87.381 76.233 83.184 83.682<br />

Redditi -1.186 -19.353 -10.406 -8.289 -12.001<br />

Crediti 83.541 70.571 57.729 55.885 56.511<br />

debiti 84.727 89.924 68.135 64.174 68.512<br />

Trasferimenti unilaterali -14.817 -14.812 -12.155 -16.256 -15.936<br />

Crediti 20.909 20.799 22.071 17.626 19.927<br />

di cui: istituzioni <strong>della</strong> UE 5.974 5.912 8.530 5.338 6.346<br />

debiti 35.726 35.612 34.226 33.882 35.863<br />

di cui: istituzioni <strong>della</strong> UE 14.408 15.818 15.512 15.447 16.794<br />

Conto capitale 1.816 -186 -89 -556 424<br />

Attività intangibili -510 -1.044 -578 -706 -407<br />

Trasferimenti unilaterali 2.326 858 489 150 831<br />

di cui: istituzioni <strong>della</strong> UE 3.263 2.223 1.627 1.486 2.690<br />

Conto finanziario 29.171 31.416 37.335 86.749 73.519<br />

investimenti diretti -38.272 -53.136 -863 -17.726 -13.057<br />

All’estero -70.310 -45.739 -15.315 -24.656 -33.961<br />

in italia 32.038 -7.397 14.452 6.930 20.904<br />

investimenti di portafoglio 5.567 75.216 28.061 38.468 -34.376<br />

Attività -25.191 68.670 -38.541 -31.285 35.805<br />

Azioni -979 81.528 -12.223 -40.582 4.426<br />

Titoli di debito -24.212 -12.858 -26.318 9.297 31.379<br />

di cui: obbligazioni -19.444 -13.194 -27.939 9.162 39.382<br />

Passività 30.758 6.546 66.602 69.753 -70.181<br />

Azioni -4.909 -19.597 14.789 2.654 4.649<br />

Titoli di debito 35.667 26.143 51.813 67.099 -74.830<br />

di cui: obbligazioni 30.492 11.120 13.030 64.581 -43.197<br />

derivati -2.782 1.899 4.332 -4.734 7.493<br />

Altri investimenti 66.182 13.011 5.725 71.775 114.400<br />

Attività -42.746 31.996 35.891 49.647 -42.806<br />

Passività 108.928 -18.985 -30.166 22.128 157.206<br />

Variazione riserve ufficiali -1.524 -5.574 80 -1.034 -941<br />

Errori e omissioni -11.071 13.671 -7.073 -31.513 -22.433<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) Per i periodi dal 2008 in poi i dati contenuti nella tavola sono stati ottenuti sulla base del nuovo sistema di rilevazione e compilazione<br />

<strong>della</strong> bilancia dei pagamenti dell'italia. Per i periodi precedenti, le serie sono state ricostruite in continuità (cfr. il capitolo 12: La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale<br />

sull'estero).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

93


94<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Interscambio di servizi (1)<br />

(milioni di euro)<br />

VOCi 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Crediti<br />

Tavola a12.2<br />

Trasporti 13.159 12.300 9.195 11.058 11.004<br />

Viaggi 31.121 31.090 28.856 29.257 30.890<br />

Comunicazioni 4.941 4.251 3.757 5.101 4.819<br />

Costruzioni 209 198 272 82 99<br />

Assicurazioni 2.654 2.609 2.245 2.047 1.853<br />

Servizi finanziari 2.061 2.057 1.531 1.933 1.867<br />

Servizi informatici e di informazione 1.661 1.547 1.330 1.517 1.708<br />

Royalties e licenze 3.101 2.723 2.778 2.753 2.655<br />

Altri servizi per le imprese 21.452 20.617 16.645 19.060 20.592<br />

Servizi personali 245 173 229 261 215<br />

Servizi per il Governo 1.163 1.209 959 897 1.020<br />

Totale 81.767 78.775 67.798 73.967 76.722<br />

Trasporti 20.209 20.240 16.201 19.571 19.442<br />

Viaggi 19.952 20.922 20.015 20.416 20.583<br />

Comunicazioni 4.976 4.495 3.830 4.897 4.736<br />

Costruzioni 45 39 27 54 54<br />

Assicurazioni 3.635 3.952 2.753 3.034 2.914<br />

Servizi finanziari 3.381 2.604 2.986 3.434 3.694<br />

Servizi informatici e di informazione 3.340 3.069 2.529 3.270 3.266<br />

Royalties e licenze 5.815 5.336 4.901 5.388 5.183<br />

Altri servizi per le imprese 25.255 24.688 21.161 20.992 21.961<br />

Servizi personali 569 484 474 514 418<br />

Servizi per il Governo 1.708 1.552 1.356 1.613 1.431<br />

Totale 88.885 87.381 76.233 83.184 83.682<br />

Trasporti -7.050 -7.940 -7.006 -8.513 -8.438<br />

Viaggi 11.169 10.168 8.841 8.841 10.308<br />

Comunicazioni -35 -244 -73 204 83<br />

Costruzioni 163 159 245 27 45<br />

Assicurazioni -981 -1.343 -508 -988 -1.061<br />

Servizi finanziari -1.320 -547 -1.456 -1.501 -1.827<br />

Servizi informatici e di informazione -1.678 -1.522 -1.199 -1.752 -1.558<br />

Royalties e licenze -2.714 -2.613 -2.122 -2.634 -2.528<br />

Altri servizi per le imprese -3.803 -4.071 -4.516 -1.932 -1.369<br />

Servizi personali -323 -311 -245 -252 -203<br />

Servizi per il Governo -545 -343 -397 -716 -411<br />

Totale -7.118 -8.606 -8.435 -9.218 -6.960<br />

(1) Per i periodi dal 2008 in poi i dati contenuti nella tavola sono stati ottenuti sulla base del nuovo sistema di rilevazione e compilazione <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti dell'italia.<br />

Per i periodi precedenti, le serie sono state ricostruite in continuità (cfr. il capitolo 12: La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull'estero).<br />

Debiti<br />

Saldi


BANCA D’ITALIA<br />

Interscambio di servizi di trasporto<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a12.3<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Crediti<br />

Marittimi 4.962 5.074 5.158 3.752 4.782 4.085<br />

Merci 2.575 2.761 2.898 1.915 2.389 2.190<br />

Passeggeri 40 35 41 33 28 44<br />

Servizi logistici ausiliari 2.348 2.279 2.219 1.804 2.365 1.850<br />

Aerei 5.016 5.044 3.995 2.961 3.275 3.782<br />

Merci 182 267 194 70 118 146<br />

Passeggeri 2.474 2.328 1.512 917 1.032 1.296<br />

Servizi logistici ausiliari 2.361 2.449 2.289 1.973 2.125 2.341<br />

Altri 2.924 3.041 3.147 2.482 3.001 3.137<br />

Merci 1.681 1.697 1.813 1.375 1.636 1.622<br />

Passeggeri 182 178 176 167 169 180<br />

Servizi logistici ausiliari 1.061 1.165 1.158 941 1.197 1.335<br />

Totale 12.903 13.159 12.300 9.195 11.058 11.004<br />

Marittimi 7.574 8.283 7.620 4.667 6.905 5.983<br />

Merci 4.812 5.529 4.914 2.535 4.109 3.615<br />

Passeggeri 74 89 127 132 142 133<br />

Servizi logistici ausiliari 2.688 2.665 2.580 2.001 2.654 2.235<br />

Aerei 5.681 6.527 7.139 6.819 7.036 7.491<br />

Merci 461 546 513 431 562 510<br />

Passeggeri 3.271 3.810 4.481 4.441 4.458 4.828<br />

Servizi logistici ausiliari 1.949 2.170 2.145 1.946 2.015 2.153<br />

Altri 4.811 5.400 5.481 4.715 5.630 5.968<br />

Merci 3.494 3.983 4.081 3.559 4.159 4.326<br />

Passeggeri 63 54 57 54 55 57<br />

Servizi logistici ausiliari 1.255 1.363 1.343 1.102 1.416 1.585<br />

Totale 18.066 20.209 20.240 16.201 19.571 19.442<br />

Marittimi -2.611 -3.209 -2.462 -916 -2.123 -1.899<br />

Merci -2.237 -2.768 -2.015 -620 -1.719 -1.425<br />

Passeggeri -34 -55 -86 -98 -115 -88<br />

Servizi logistici ausiliari -340 -386 -360 -197 -289 -385<br />

Aerei -665 -1.482 -3.143 -3.858 -3.761 -3.709<br />

Merci -279 -279 -318 -361 -444 -364<br />

Passeggeri -797 -1.483 -2.969 -3.524 -3.427 -3.532<br />

Servizi logistici ausiliari 412 280 144 27 110 188<br />

Altri -1.887 -2.359 -2.334 -2.233 -2.629 -2.831<br />

Merci -1.813 -2.285 -2.268 -2.184 -2.523 -2.704<br />

Passeggeri 120 124 119 113 113 123<br />

Servizi logistici ausiliari -194 -198 -185 -161 -219 -250<br />

Totale -5.163 -7.050 -7.940 -7.006 -8.513 -8.438<br />

Debiti<br />

Saldi<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

95


96<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Flussi di redditi (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a12.4<br />

VOCi 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Crediti<br />

Redditi da lavoro 3.347 3.360 3.316 4.686 4.570<br />

Redditi da capitale 80.194 67.212 54.413 51.199 51.941<br />

da investimenti diretti 24.604 22.719 20.409 21.291 19.812<br />

da investimenti di portafoglio 41.115 28.337 25.422 25.072 26.075<br />

da altri investimenti 14.475 16.156 8.581 4.836 6.053<br />

Totale 83.541 70.571 57.729 55.885 56.511<br />

Redditi da lavoro 2.090 2.511 2.451 2.174 1.952<br />

Redditi da capitale 82.637 87.413 65.683 61.999 66.560<br />

da investimenti diretti 14.796 14.552 12.714 12.627 13.689<br />

da investimenti di portafoglio 51.084 55.179 44.603 44.969 46.841<br />

da altri investimenti 16.757 17.683 8.367 4.403 6.030<br />

Totale 84.727 89.924 68.135 64.174 68.512<br />

Redditi da lavoro 1.257 848 865 2.511 2.618<br />

Redditi da capitale -2.443 -20.201 -11.271 -10.800 -14.620<br />

da investimenti diretti 9.808 8.167 7.695 8.664 6.123<br />

da investimenti di portafoglio -9.969 -26.842 -19.181 -19.897 -20.766<br />

da altri investimenti -2.282 -1.526 215 433 23<br />

Totale -1.186 -19.353 -10.406 -8.289 -12.001<br />

(1) Per i periodi dal 2008 in poi i dati contenuti nella tavola sono stati ottenuti sulla base del nuovo sistema di rilevazione e compilazione <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti dell'italia.<br />

Per i periodi precedenti, le serie sono state ricostruite in continuità (cfr. il capitolo 12: La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull'estero).<br />

Debiti<br />

Saldi


BANCA D’ITALIA<br />

Trasferimenti unilaterali in conto corrente (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a12.5<br />

VOCi 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Crediti<br />

Pubblici 9.511 9.786 11.265 7.801 8.782<br />

istituzioni <strong>della</strong> UE 5.974 5.912 8.530 5.338 6.346<br />

FEAGA 4.641 4.828 6.725 4.541 4.779<br />

Fondo sociale europeo 1.120 848 1.044 389 1.120<br />

Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale 155 89 99 243 294<br />

Altri trasferimenti 58 147 662 166 153<br />

Altri organismi internazionali .. .. .. .. ..<br />

Enti e organismi nazionali non residenti 39 39 66 38 52<br />

Altri soggetti non residenti 3.498 3.835 2.668 2.424 2.384<br />

Privati 11.397 11.014 10.807 9.826 11.145<br />

Rimesse 563 432 413 435 478<br />

Pensioni 3.363 3.523 3.759 3.692 4.581<br />

Premi netti assicurazioni non vita 2.176 2.254 2.225 1.962 1.919<br />

indennizzi assicurazioni non vita 4.006 3.556 3.071 2.481 2.510<br />

Altri trasferimenti 1.290 1.249 1.340 1.255 1.657<br />

Pubblici 18.994 19.262 18.761 18.632 20.223<br />

istituzioni <strong>della</strong> UE 14.408 15.818 15.512 15.447 16.794<br />

dazi e prelievi agricoli 2.261 2.211 2.014 2.230 2.324<br />

Trasferimenti alla UE per iVA 2.921 4.118 2.348 1.694 1.812<br />

Altri trasferimenti 9.226 9.490 11.150 11.523 12.658<br />

Altri organismi internazionali 1.172 887 653 721 706<br />

Enti e organismi nazionali non residenti 1.361 1.018 947 877 1.106<br />

di cui: aiuti allo sviluppo 625 385 386 387 388<br />

Altri soggetti non residenti 2.054 1.539 1.649 1.587 1.616<br />

Privati 16.732 16.350 15.465 15.251 15.640<br />

Rimesse 6.044 6.381 6.753 6.572 7.395<br />

imposte e tasse 1.048 1.547 1.187 1.303 1.440<br />

Previdenza 615 748 734 1.064 773<br />

Premi netti assicurazioni non vita 4.025 3.668 3.244 3.161 2.496<br />

indennizzi assicurazioni non vita 3.954 2.968 2.393 2.054 2.347<br />

Altri trasferimenti 1.045 1.037 1.153 1.096 1.191<br />

Pubblici -9.484 -9.477 -7.497 -10.831 -11.441<br />

istituzioni <strong>della</strong> UE -8.434 -9.906 -6.981 -10.108 -10.448<br />

Altri organismi internazionali -1.172 -887 -653 -721 -706<br />

Enti e organismi nazionali non residenti -1.322 -979 -881 -839 -1.054<br />

Altri soggetti non residenti 1.444 2.296 1.019 837 767<br />

Privati -5.334 -5.336 -4.658 -5.425 -4.495<br />

Rimesse -5.481 -5.949 -6.341 -6.137 -6.916<br />

Premi netti assicurazioni non vita -1.850 -1.414 -1.020 -1.198 -577<br />

indennizzi assicurazioni non vita 52 587 678 427 163<br />

Altri trasferimenti 245 212 186 159 467<br />

(1) Per i periodi dal 2008 in poi i dati contenuti nella tavola sono stati ottenuti sulla base del nuovo sistema di rilevazione e compilazione <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti dell'italia. Per<br />

i periodi precedenti, le serie sono state ricostruite in continuità (cfr. il capitolo 12: La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull'estero).<br />

Debiti<br />

Saldi<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

97


98<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Trasferimenti unilaterali in conto capitale (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a12.6<br />

VOCi 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Crediti<br />

Pubblici 3.263 2.223 1.627 1.486 2.690<br />

istituzioni <strong>della</strong> UE 3.263 2.223 1.627 1.486 2.690<br />

FEAGA, FEASR, Contributi agli investimenti 62 164 184 198 312<br />

FEOGA sezione orientamento 605 245 164 139 9<br />

Fondo Sviluppo Regionale 2.597 1.814 1.279 1.149 2.370<br />

Remissioni di debiti .. .. .. .. ..<br />

Altri trasferimenti .. .. .. .. ..<br />

Altri organismi internazionali .. .. .. .. ..<br />

Enti e organismi nazionali non residenti .. .. .. .. ..<br />

Privati 301 .. 2 2 ..<br />

Pubblici 1.008 1.365 1.119 1.266 1.807<br />

istituzioni <strong>della</strong> UE .. .. .. .. ..<br />

Altri organismi internazionali 899 1.306 941 1.091 1.240<br />

Enti e organismi nazionali non residenti 108 59 178 175 567<br />

Remissioni di debiti 108 59 178 175 567<br />

Privati 229 .. 20 71 53<br />

Pubblici 2.255 858 508 220 884<br />

istituzioni <strong>della</strong> UE 3.263 2.223 1.627 1.486 2.690<br />

Altri organismi internazionali -899 -1.306 -941 -1.091 -1.240<br />

Enti e organismi nazionali non residenti -108 -59 -178 -175 -567<br />

Privati 71 .. -19 -70 -53<br />

(1) Per i periodi dal 2008 in poi i dati contenuti nella tavola sono stati ottenuti sulla base del nuovo sistema di rilevazione e compilazione <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti dell’italia. Per i<br />

periodi precedenti, le serie sono state ricostruite in continuità (cfr. il capitolo 12: La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero).<br />

Debiti<br />

Saldi


BANCA D’ITALIA<br />

Investimenti diretti per branca (1)<br />

(milioni di euro)<br />

VOCi 2008 2009 2010<br />

All'estero 45.739 15.315 24.656<br />

Agricoltura e pesca 766 -143 546<br />

industria estrattiva 6.810 6.938 2.483<br />

industrie manifatturiere 13.236 2.047 7.497<br />

Alimentari 1.181 339 755<br />

Tessili, dell'abbigliamento, del legno e carta 177 -68 -280<br />

Chimiche, farmaceutiche, dei minerali non metalliferi 1.886 248 368<br />

Metallurgiche e dei metalli, dei macchinari 6.355 833 6.523<br />

dei mezzi di trasporto 1.657 395 -1.194<br />

Elettroniche, delle macchine elettriche e altre 1.980 300 1.325<br />

Elettricità, gas, acqua 512 -4.573 1.739<br />

Costruzioni 456 1.053 3.995<br />

Servizi 23.959 9.993 8.396<br />

Commercio 2.799 -437 -324<br />

Trasporti e comunicazioni 825 168 3.089<br />

Alberghi e ristoranti 544 -93 -1.490<br />

intermediazione finanziaria e assicurativa 13.690 8.110 1.766<br />

Servizi immobiliari, di noleggio e ricerca e sviluppo 299 -143 980<br />

Altri servizi 5.802 2.388 4.375<br />

In Italia -7.397 14.452 6.930<br />

Agricoltura e pesca -170 102 265<br />

industria estrattiva -10 16 -37<br />

industrie manifatturiere -1.103 2.711 3.345<br />

Alimentari 594 58 967<br />

Tessili, dell'abbigliamento, del legno e carta -197 193 938<br />

Chimiche, farmaceutiche, dei minerali non metalliferi -1.128 773 1.009<br />

Metallurgiche e dei metalli, dei macchinari -357 1.078 -513<br />

dei mezzi di trasporto 81 264 373<br />

Elettroniche, delle macchine elettriche e altre -96 345 571<br />

Elettricità, gas, acqua 833 214 -347<br />

Costruzioni -142 302 545<br />

Servizi -6.805 11.107 3.159<br />

Commercio 654 1.596 7.830<br />

Trasporti e comunicazioni -196 1.077 -3.276<br />

Alberghi e ristoranti -5 1 923<br />

intermediazione finanziaria e assicurativa -8.953 5.129 440<br />

Servizi immobiliari, di noleggio e ricerca e sviluppo 235 369 1.965<br />

Altri servizi 1.460 2.935 -4.723<br />

(1) Classificati in base al settore di attività economica dell’operatore italiano.<br />

Tavola a12.7<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

99


100<br />

VOCi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Riserve ufficiali e posizione verso l'estero <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale<br />

(miliardi di euro)<br />

Consistenze<br />

a fine 2010<br />

(a)<br />

Flussi<br />

(b)<br />

Tavola a12.8<br />

Gennaio-dicembre <strong>2011</strong> Consistenze<br />

Aggiustamenti<br />

(c)<br />

Variazioni<br />

delle consistenze<br />

(d)=(b)+(c)<br />

a fine <strong>2011</strong><br />

(a)+(d)<br />

Posizione netta 190,6 -184,4 13,7 -170,7 19,9<br />

Attività 193,6 6,7 13,6 20,4 214,0<br />

investimenti diretti .. .. .. .. ..<br />

investimenti di portafoglio 61,5 9,5 -0,4 9,0 70,5<br />

Azioni e fondi comuni 4,1 0,1 -0,4 -0,2 3,8<br />

Obbligazioni 57,4 9,3 .. 9,3 66,7<br />

Mercato monetario .. .. .. .. ..<br />

Altri investimenti 13,2 -3,7 .. -3,7 9,5<br />

Riserve 118,9 0,9 14,1 15,0 133,9<br />

Oro monetario 83,2 .. 12,7 12,7 95,9<br />

diritti speciali di prelievo 7,2 -0,2 0,2 -0,1 7,1<br />

Posizione FMi (1) 1,9 2,5 0,2 2,7 4,5<br />

Valute convertibili 26,7 -1,3 1,0 -0,3 26,4<br />

Cassa e depositi 3,1 -1,1 .. -1,1 2,0<br />

Titoli 23,6 -0,2 1,0 0,8 24,4<br />

derivati .. .. .. .. ..<br />

Altre attività .. .. .. .. ..<br />

Passività 3,0 191,1 .. 191,1 194,1<br />

Altri investimenti 3,0 191,1 .. 191,1 194,1<br />

(1) Comprende la rivalutazione dei dSP corrispondenti alla quota di partecipazione sottoscritta a suo tempo in lire e al saldo a debito per la <strong>Banca</strong>.


BANCA D’ITALIA<br />

Posizione patrimoniale verso l'estero (1) (2)<br />

(consistenze in miliardi di euro)<br />

VOCi 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

ATTIVITÀ 1.791,6 1.685,6 1.766,5 1.835,5 1.879,5<br />

Settori non bancari 1.205,8 1.079,2 1.145,5 1.202,2 1.173,0<br />

investimenti diretti 221,5 253,1 271,4 296,5 327,3<br />

immobiliari 12,6 13,9 14,5 15,2 16,1<br />

Altri 208,9 239,2 256,9 281,2 311,2<br />

investimenti di portafoglio 775,9 611,6 685,0 716,7 642,2<br />

Altri investimenti 196,1 200,0 171,3 169,7 184,9<br />

Strumenti derivati 12,3 14,5 17,8 19,3 18,5<br />

Banche 455,2 474,7 429,7 439,7 492,6<br />

investimenti diretti 62,4 64,8 66,2 68,5 68,6<br />

investimenti di portafoglio 84,6 84,9 94,7 85,9 83,5<br />

Altri investimenti 297,2 223,4 184,6 192,5 223,0<br />

Strumenti derivati 11,0 101,6 84,1 92,8 117,5<br />

<strong>Banca</strong> centrale 130,7 131,8 191,3 193,6 214,0<br />

investimenti diretti .. .. .. .. ..<br />

investimenti di portafoglio 19,6 24,6 34,9 61,5 70,5<br />

Altri investimenti 47,0 31,5 64,2 13,2 9,5<br />

Riserve 64,1 75,6 92,2 118,9 133,9<br />

di cui: oro 44,8 49,0 60,4 83,2 95,9<br />

PASSIVITÀ 2.172,7 2.065,3 2.151,7 2.208,0 2.204,9<br />

Settori non bancari 1.324,0 1.254,2 1.399,9 1.434,5 1.283,3<br />

investimenti diretti 230,1 217,5 234,5 229,3 237,2<br />

immobiliari 7,8 8,7 11,1 13,4 15,2<br />

Altri 222,2 208,8 223,4 215,9 222,0<br />

investimenti di portafoglio 1.011,0 929,1 1.040,9 1.070,3 900,4<br />

di cui: Amministrazioni pubbliche 663,0 693,7 778,1 808,3 666,5<br />

Altri investimenti 71,7 93,0 104,1 112,8 121,7<br />

Strumenti derivati 11,3 14,6 20,5 22,0 24,0<br />

Banche 848,5 810,9 751,4 770,6 727,5<br />

investimenti diretti 25,7 18,1 18,5 19,1 19,9<br />

investimenti di portafoglio 253,9 210,9 216,2 199,9 170,7<br />

Altri investimenti 560,5 469,3 425,7 445,1 398,3<br />

Strumenti derivati 8,5 112,7 91,1 106,4 138,7<br />

<strong>Banca</strong> centrale 0,1 0,2 0,3 3,0 194,1<br />

investimenti diretti – – – – –<br />

investimenti di portafoglio .. .. .. .. ..<br />

Altri investimenti 0,1 0,2 0,3 3,0 194,1<br />

POSIZIONE NETTA COMPLESSIVA -381,0 -379,7 -385,2 -372,5 -325,4<br />

Settori non bancari -118,2 -175,0 -254,4 -232,2 -110,3<br />

Banche -393,4 -336,2 -321,7 -330,9 -235,0<br />

<strong>Banca</strong> centrale 130,6 131,6 191,0 190,6 19,9<br />

Tav. a12.9<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) i dati contenuti nella tavola sono stati ottenuti sulla base del nuovo sistema di rilevazione e compilazione <strong>della</strong> posizione netta sull'estero<br />

dell’italia. Per i periodi precedenti, le serie, disponibili sul sito web <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d'italia, sono state ricostruite in continuità (cfr. il capitolo 12: La bilancia dei pagamenti e la posizione<br />

patrimoniale sull'estero).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

101


102<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

VOCi<br />

Investimenti diretti per branca e per paese nel 2010 (1)<br />

(consistenze in milioni di euro)<br />

Belgio Francia Germania Lussemburgo<br />

Paesi<br />

Bassi<br />

Regno<br />

Unito<br />

Tavola a12.10<br />

Spagna Austria<br />

All'estero (3) 13.643 26.277 31.291 8.827 78.185 13.078 34.255 24.419<br />

Agricoltura e pesca .. 3 1 .. .. 41 7 ..<br />

industria estrattiva 61 123 8 .. -123 362 66 23<br />

industrie manifatturiere 1.830 6.700 3.126 2.694 1.807 2.597 3.177 405<br />

Alimentari -233 236 115 804 239 785 126 51<br />

Tessili, dell'abbigliamento, del legno e carta 226 716 73 286 76 139 333 40<br />

Chimiche, farmaceutiche, dei minerali non metalliferi 1.037 1.177 1.013 177 -271 -50 1.022 104<br />

Metallurgiche e dei metalli, dei macchinari 338 774 1.656 1.027 313 570 726 67<br />

dei mezzi di trasporto 104 1.076 -1.262 7 1.220 526 379 47<br />

Elettroniche, delle macchine elettriche e altre 359 2.722 1.530 392 230 627 591 96<br />

Elettricità, gas, acqua -12 -46 -4 90 -2.034 -15 853 ..<br />

Costruzioni .. 312 8 209 182 -2 56 9<br />

Servizi 11.764 19.184 28.152 5.834 78.354 10.095 30.096 23.983<br />

Commercio 2.057 2.797 2.035 567 2.355 729 1.227 128<br />

Trasporti e comunicazioni 77 225 762 -20.714 1.092 550 1.735 48<br />

Alberghi e ristoranti 2 -20 7 .. 32 99 46 -14<br />

intermediazione finanziaria e assicurativa 8.779 8.182 24.261 17.498 72.385 5.223 24.119 22.915<br />

Servizi immobiliari, di noleggio e ricerca e sviluppo 6 233 203 -63 649 2.311 113 8<br />

Altri servizi 843 7.768 885 8.546 1.841 1.184 2.856 899<br />

In Italia (4) 9.967 38.885 20.951 55.041 35.119 22.575 9.592 2.375<br />

Agricoltura e pesca .. .. .. 756 .. .. .. ..<br />

industria estrattiva 9 101 .. 25 4 978 .. ..<br />

industrie manifatturiere 5.287 5.305 3.882 13.916 11.181 5.035 2.036 791<br />

Alimentari 166 780 78 1.348 28 2.861 1.096 95<br />

Tessili, dell'abbigliamento, del legno e carta 2 128 121 1.558 100 97 1 21<br />

Chimiche, farmaceutiche, dei minerali non metalliferi 4.244 2.432 1.310 2.095 3.883 270 282 47<br />

Metallurgiche e dei metalli, dei macchinari 249 777 1.390 4.532 1.171 773 125 128<br />

dei mezzi di trasporto 6 356 653 1.016 3.315 164 221 1<br />

Elettroniche, delle macchine elettriche e altre 621 831 331 3.368 2.684 871 311 499<br />

Elettricità, gas, acqua 967 99 111 3.475 721 243 956 87<br />

Costruzioni .. 30 745 1.497 144 -41 .. 88<br />

Servizi 3.705 33.350 16.213 35.372 23.069 16.360 6.599 1.409<br />

Commercio 669 3.357 2.570 2.050 6.413 1.290 861 297<br />

Trasporti e comunicazioni 722 544 179 7.160 804 6.699 269 60<br />

Alberghi e ristoranti 133 872 .. 1.048 205 184 295 8<br />

intermediazione finanziaria e assicurativa 1.492 24.463 3.517 8.494 8.122 1.570 4.015 580<br />

Servizi immobiliari, di noleggio e ricerca e sviluppo 8 753 1.661 4.699 1.936 1.765 322 98<br />

Altri servizi 679 3.360 8.286 11.921 5.588 4.852 838 367<br />

(1) La presenza di consistenze negative di investimenti diretti è resa possibile dalla convenzione di registrazione dei prestiti intrasocietari. Cfr. la sezione: Note metodologiche. –<br />

(2) Totale delle attività e delle passività per investimenti diretti per branca. i paesi considerati coprono per le attività circa l’80% e per le passività il 90% del totale. – (3) Classificati<br />

in base al settore di attività economica dell’operatore estero. – (4) Classificati in base al settore di attività economica dell’operatore italiano.<br />

continua


BANCA D’ITALIA<br />

VOCi<br />

Investimenti diretti per branca e per paese nel 2010 (1)<br />

(consistenze in milioni di euro)<br />

Polonia Svizzera irlanda Stati Uniti Cina Portogallo<br />

segue: Tavola a12.10<br />

Brasile Totale (2)<br />

All'estero (3) 10.945 7.544 10.041 20.402 6.271 3.144 5.404 364.919<br />

Agricoltura e pesca 66 206 .. 282 .. .. 5 789<br />

industria estrattiva 1 64 1 79 4 1 43 917<br />

industrie manifatturiere 2.544 3.096 1.090 5.428 2.837 899 3.751 61.321<br />

Alimentari 48 243 13 377 49 22 152 5.647<br />

Tessili, dell'abbigliamento, del legno e carta 378 304 97 525 228 36 41 4.221<br />

Chimiche, farmaceutiche, dei minerali non metalliferi 272 834 127 827 431 507 1.152 12.267<br />

Metallurgiche e dei metalli, dei macchinari 646 678 91 2.363 1.281 55 615 16.587<br />

dei mezzi di trasporto 769 310 241 900 365 25 1.327 8.480<br />

Elettroniche, delle macchine elettriche e altre 431 728 522 436 484 254 465 14.120<br />

Elettricità, gas, acqua 32 -89 -10 6 17 10 34 -170<br />

Costruzioni 31 103 -13 62 7 3 126 2.405<br />

Servizi 8.272 4.164 8.973 14.546 3.407 2.231 1.445 299.657<br />

Commercio 124 1.034 1.375 2.186 340 137 209 22.952<br />

Trasporti e comunicazioni 126 256 36 1.976 21 534 163 -11.221<br />

Alberghi e ristoranti 2 5 .. 237 4 .. .. 694<br />

intermediazione finanziaria e assicurativa 7.125 1.801 7.441 6.546 1.719 1.362 301 218.216<br />

Servizi immobiliari, di noleggio e ricerca e sviluppo 13 -30 .. 331 .. 22 9 6.071<br />

Altri servizi 882 1.099 122 3.270 1.323 176 763 62.946<br />

In Italia (4) 1.704 9.937 2.269 13.594 319 1.882 408 248.439<br />

Agricoltura e pesca 1 259 .. 135 .. .. .. 1.172<br />

industria estrattiva .. 3 .. .. .. .. .. 1.125<br />

industrie manifatturiere 86 2.633 307 2.076 251 1.019 281 60.459<br />

Alimentari 7 257 1 70 .. .. .. 6.814<br />

Tessili, dell'abbigliamento, del legno e carta 3 164 3 35 190 54 .. 3.132<br />

Chimiche, farmaceutiche, dei minerali non metalliferi 3 1.049 170 1.532 21 44 4 18.385<br />

Metallurgiche e dei metalli, dei macchinari 11 1.264 41 166 16 734 164 14.897<br />

dei mezzi di trasporto 47 -116 8 144 19 102 3 6.427<br />

Elettroniche, delle macchine elettriche e altre 15 14 84 130 5 85 110 10.804<br />

Elettricità, gas, acqua .. 601 130 .. .. .. .. 7.391<br />

Costruzioni .. 24 110 117 .. .. .. 2.720<br />

Servizi 1.617 6.417 1.723 11.266 68 862 127 175.573<br />

Commercio 13 2.121 675 1.289 -1 6 .. 26.134<br />

Trasporti e comunicazioni 1.578 219 76 6.250 5 69 1 27.601<br />

Alberghi e ristoranti .. .. 154 2 .. .. .. 2.932<br />

intermediazione finanziaria e assicurativa .. 630 411 2.378 29 127 36 61.734<br />

Servizi immobiliari, di noleggio e ricerca e sviluppo .. 697 .. 24 .. 606 .. 12.725<br />

Altri servizi 26 2.749 407 1.323 34 55 90 44.447<br />

(1) La presenza di consistenze negative di investimenti diretti è resa possibile dalla convenzione di registrazione dei prestiti intrasocietari. Cfr. la sezione: Note metodologiche. –<br />

(2) Totale delle attività e delle passività per investimenti diretti per branca. i paesi considerati coprono per le attività circa l’80% e per le passività il 90% del totale. – (3) Classificati<br />

in base al settore di attività economica dell’operatore estero. – (4) Classificati in base al settore di attività economica dell’operatore italiano.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

103


104<br />

Entrate<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.1<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

imposte dirette 213.867 233.170 239.644 222.846 226.235 226.027<br />

imposte indirette 220.313 227.098 215.842 206.409 217.860 222.313<br />

Contributi sociali effettivi 184.552 199.758 211.931 208.373 209.265 212.100<br />

Contributi sociali figurativi 3.592 3.920 3.878 4.182 4.133 4.240<br />

Redditi da capitale 9.698 9.859 9.742 8.607 8.580 9.631<br />

Altre entrate 43.336 44.801 46.887 49.639 50.657 51.401<br />

Totale entrate correnti 675.358 718.606 727.924 700.056 716.730 725.712<br />

imposte in conto capitale 225 301 488 12.256 3.497 6.963<br />

Altre entrate 4.171 4.215 3.484 3.378 3.627 3.527<br />

Totale entrate in conto capitale 4.396 4.516 3.972 15.634 7.124 10.490<br />

Totale entrate 679.754 723.122 731.896 715.690 723.854 736.202<br />

in percentuale del PIL 45,5 46,5 46,5 47,1 46,6 46,6<br />

Spese<br />

Redditi da lavoro dipendente 163.220 164.067 169.666 171.050 172.085 170.052<br />

Consumi intermedi 76.385 79.940 84.287 89.676 90.484 91.527<br />

Prestaz. soc. in natura acquisite sul mercato 41.303 41.860 42.780 44.716 45.614 44.599<br />

Prestazioni sociali in denaro 252.139 264.387 277.183 291.495 298.418 305.122<br />

Contributi alla produzione 13.846 16.119 16.107 16.743 17.786 16.673<br />

interessi 69.097 77.452 81.312 70.863 71.112 78.021<br />

Altre spese 40.234 42.018 44.052 46.959 45.994 44.654<br />

Totale spese correnti 656.224 685.843 715.387 731.502 741.493 750.648<br />

investimenti fissi lordi (2) 35.113 36.139 35.316 38.404 32.346 32.099<br />

Contributi agli investimenti 22.471 24.840 22.338 24.310 20.027 17.815<br />

Altre spese 17.134 1.573 1.555 4.220 1.445 -1.997<br />

Totale spese in conto capitale 74.718 62.552 59.209 66.934 53.818 47.917<br />

Totale spese 730.942 748.395 774.596 798.436 795.311 798.565<br />

in percentuale del PIL 49,0 48,2 49,2 52,5 51,2 50,5<br />

Disavanzo di parte corrente (avanzo -) -19.134 -32.763 -12.537 31.446 24.763 24.936<br />

Indebitamento netto 51.188 25.273 42.700 82.746 71.457 62.363<br />

in percentuale del PIL 3,4 1,6 2,7 5,4 4,6 3,9<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat.<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) in questa voce sono registrati (con il segno<br />

negativo) i proventi derivanti dalla vendita di immobili del patrimonio pubblico.


Entrate<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Conto consolidato delle Amministrazioni centrali (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.2<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

imposte dirette 188.691 203.697 206.700 193.172 194.989 193.282<br />

imposte indirette 148.836 151.935 145.594 143.415 153.129 154.361<br />

Contributi sociali 1.972 2.129 2.016 2.257 2.159 2.251<br />

Trasferimenti da enti pubblici (2) 3.693 5.927 6.662 7.590 6.145 6.040<br />

Redditi da capitale 6.401 5.763 5.218 4.371 4.771 5.514<br />

Altre entrate 19.551 20.347 21.786 22.958 23.286 22.088<br />

Totale entrate correnti (2) 369.144 389.798 387.976 373.763 384.479 383.536<br />

imposte in conto capitale 177 293 455 12.224 3.462 6.933<br />

Altre entrate 963 610 644 7.274 4.188 1.186<br />

Totale entrate in conto capitale 1.140 903 1.099 19.498 7.650 8.119<br />

Totale entrate (2) 370.284 390.701 389.075 393.261 392.129 391.655<br />

in percentuale del PIL 24,8 25,1 24,7 25,9 25,2 24,8<br />

Spese<br />

Redditi da lavoro dipendente 89.653 93.082 93.427 95.607 95.833 95.468<br />

Consumi intermedi 21.377 21.967 23.114 26.010 24.447 24.681<br />

Prestaz. soc. in natura acquisite sul mercato 572 572 619 657 755 642<br />

Trasferimenti a enti pubblici 152.572 155.786 164.273 194.810 200.392 193.316<br />

Prestazioni sociali in denaro 4.091 3.747 3.885 5.562 3.541 3.816<br />

Contributi alla produzione 4.888 6.789 5.882 5.415 6.082 5.282<br />

interessi 66.327 73.046 76.353 67.192 67.721 74.478<br />

Altre spese 25.988 27.572 27.989 30.819 30.003 29.611<br />

Totale spese correnti 365.468 382.561 395.542 426.072 428.774 427.294<br />

investimenti fissi lordi (3) 7.191 8.534 7.962 9.146 8.034 8.800<br />

Contributi agli investimenti 23.999 30.493 25.790 27.393 22.926 19.273<br />

Altre spese (4) 16.183 938 823 3.430 591 -2.912<br />

Totale spese in conto capitale (4) 47.373 39.965 34.575 39.969 31.551 25.161<br />

Totale spese (4) 412.841 422.526 430.117 466.041 460.325 452.455<br />

in percentuale del PIL 27,7 27,2 27,3 30,7 29,6 28,6<br />

Disavanzo di parte corrente (avanzo -) (2) -3.676 -7.237 7.566 52.309 44.295 43.758<br />

Indebitamento netto 42.557 31.825 41.042 72.780 68.196 60.800<br />

in percentuale del PIL 2,9 2,0 2,6 4,8 4,4 3,8<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat.<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) Per il 2009 e il 2010 include le somme riversate<br />

al bilancio dello Stato dalle Regioni (rispettivamente 6,1 e 2,7 miliardi), relative al maggior gettito negli anni 2001-06 dell’iRAP e dell’addizionale regionale all’irpef rispetto<br />

a quanto stimato per il finanziamento del fabbisogno sanitario. – (3) in questa voce sono registrati (con il segno negativo) i proventi derivanti dalla vendita di immobili del<br />

patrimonio pubblico. – (4) Per il 2009 e il 2010 include le somme prelevate dai conti correnti di tesoreria delle Regioni (rispettivamente 6,1 e 2,7 miliardi), relative al maggior<br />

gettito negli anni 2001-06 dell’iRAP e dell’addizionale regionale all’irpef rispetto a quanto stimato per il finanziamento del fabbisogno sanitario.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

105


106<br />

Entrate<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Conto consolidato delle Amministrazioni locali (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.3<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

imposte dirette 25.176 29.473 32.944 29.674 31.246 32.745<br />

imposte indirette 71.477 75.163 70.248 62.994 64.731 67.952<br />

Contributi sociali 1.196 1.294 1.335 1.351 1.408 1.391<br />

Trasferimenti da enti pubblici (2) 79.179 78.584 90.680 112.219 102.810 94.705<br />

Redditi da capitale 3.690 3.889 4.222 3.987 3.411 3.759<br />

Altre entrate 22.368 23.289 23.969 25.200 25.975 27.623<br />

Totale entrate correnti (2) 203.086 211.692 223.398 235.425 229.581 228.175<br />

imposte in conto capitale 48 8 33 32 35 30<br />

Trasferimenti da enti pubblici 10.758 15.554 12.240 12.300 9.776 7.790<br />

Altre entrate 3.208 3.605 2.840 2.164 2.183 2.341<br />

Totale entrate in conto capitale 14.014 19.167 15.113 14.496 11.994 10.161<br />

Totale entrate (2) 217.100 230.859 238.511 249.921 241.575 238.336<br />

in percentuale del PIL 14,5 14,9 15,1 16,4 15,6 15,1<br />

Spese<br />

Redditi da lavoro dipendente 70.096 67.466 72.582 71.783 72.696 71.067<br />

Consumi intermedi 52.607 55.588 58.803 61.481 63.694 65.136<br />

Prestaz. soc. in natura acquisite sul mercato 40.491 41.044 41.877 43.693 44.552 43.665<br />

Trasferimenti a enti pubblici 2.012 669 882 990 831 756<br />

Prestazioni sociali in denaro 2.469 2.602 2.990 3.062 3.129 3.109<br />

Contributi alla produzione 8.958 9.330 10.225 11.328 11.704 11.391<br />

interessi 3.726 5.081 5.622 4.210 3.836 4.007<br />

Altre spese 13.118 13.335 14.897 14.778 14.633 13.626<br />

Totale spese correnti 193.477 195.115 207.878 211.325 215.075 212.757<br />

investimenti fissi lordi (3) 27.919 27.463 27.039 28.080 23.986 22.901<br />

Contributi agli investimenti 9.230 9.901 8.788 9.217 6.877 6.332<br />

Altre spese (4) 951 635 732 6.850 3.598 915<br />

Totale spese in conto capitale (4) 38.100 37.999 36.559 44.147 34.461 30.148<br />

Totale spese (4) 231.577 233.114 244.437 255.472 249.536 242.905<br />

in percentuale del PIL 15,5 15,0 15,5 16,8 16,1 15,4<br />

Disavanzo di parte corrente (avanzo -) (2) -9.609 -16.577 -15.520 -24.100 -14.506 -15.418<br />

Indebitamento netto 14.477 2.255 5.926 5.551 7.961 4.569<br />

in percentuale del PIL 1,0 0,1 0,4 0,4 0,5 0,3<br />

Fonte: elaborazione su dati istat.<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) Per il 2009 e il 2010 include le somme<br />

prelevate dai conti correnti di tesoreria delle Regioni (rispettivamente 6,1 e 2,7 miliardi), relative al maggior gettito negli anni 2001-06 dell’iRAP e dell’addizionale regionale<br />

all’irpef rispetto a quanto stimato per il finanziamento del fabbisogno sanitario. – (3) in questa voce sono registrati (con il segno negativo) i proventi derivanti dalla vendita di<br />

immobili del patrimonio pubblico. – (4) Per il 2009 e il 2010 include le somme riversate al bilancio dello Stato dalle Regioni (rispettivamente 6,1 e 2,7 miliardi), relative al maggior<br />

gettito negli anni 2001-06 dell’iRAP e dell’addizionale regionale all’irpef rispetto a quanto stimato per il finanziamento del fabbisogno sanitario.


Entrate<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Conto consolidato degli Enti di previdenza (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.4<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Contributi sociali effettivi 184.431 199.629 211.807 208.214 209.131 211.967<br />

Contributi sociali figurativi 545 626 651 733 700 731<br />

Trasferimenti da enti pubblici 73.414 77.214 73.611 82.593 97.585 98.613<br />

Redditi da capitale 906 1.203 1.294 1.035 1.010 939<br />

Altre entrate 1.417 1.165 1.132 1.481 1.396 1.690<br />

Totale entrate correnti 260.713 279.837 288.495 294.056 309.822 313.940<br />

Totale entrate in conto capitale – – – – – –<br />

Totale entrate 260.713 279.837 288.495 294.056 309.822 313.940<br />

in percentuale del PIL 17,5 18,0 18,3 19,3 19,9 19,9<br />

Spese<br />

Redditi da lavoro dipendente 3.471 3.519 3.657 3.660 3.556 3.517<br />

Consumi intermedi 2.401 2.385 2.370 2.185 2.343 1.710<br />

Prestaz. soc. in natura acquisite sul mercato 240 244 284 366 307 292<br />

Trasferimenti a enti pubblici 1.702 5.270 5.798 6.602 5.317 5.286<br />

Prestazioni sociali in denaro 245.579 258.038 270.308 282.871 291.748 298.197<br />

interessi 343 321 329 247 167 117<br />

Altre spese 1.128 1.111 1.166 1.362 1.358 1.417<br />

Totale spese correnti 254.864 270.888 283.912 297.293 304.796 310.536<br />

Totale spese in conto capitale (2) 3 142 315 1.178 326 398<br />

Totale spese 254.867 271.030 284.227 298.471 305.122 310.934<br />

in percentuale del PIL 17,1 17,4 18,0 19,6 19,6 19,7<br />

Disavanzo di parte corrente (avanzo -) -5.849 -8.949 -4.583 3.237 -5.026 -3.404<br />

Indebitamento netto -5.846 -8.807 -4.268 4.415 -4.700 -3.006<br />

in percentuale del PIL -0,4 -0,6 -0,3 0,3 -0,3 -0,2<br />

Fonte: elaborazioni su dati istat.<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) in questa voce sono registrati (con il segno<br />

negativo) i proventi derivanti dalla vendita di immobili del patrimonio pubblico.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

107


108<br />

Imposte dirette<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Entrate tributarie del bilancio dello Stato (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.5<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> (2)<br />

imposta sul reddito delle persone fisiche 142.062 150.130 158.263 153.508 159.939 159.091<br />

di cui: ritenute lavoro dipendente e pensioni 106.628 109.375 116.969 117.302 120.581 120.903<br />

ritenute lavoro autonomo 12.046 12.776 13.122 12.846 12.954 13.062<br />

autotassazione saldo 5.461 7.440 7.430 5.815 6.626 5.753<br />

autotassazione acconto 16.742 18.948 19.065 15.523 16.873 15.508<br />

imposta sul reddito delle società 39.475 50.520 47.438 37.678 37.731 36.971<br />

di cui: autotassazione saldo 8.978 13.143 12.003 9.843 8.828 7.945<br />

autotassazione acconto 30.154 36.861 34.618 26.492 27.437 26.902<br />

imposte sostitutive sui redditi da attività finanziarie 12.193 13.696 14.257 13.215 7.598 7.269<br />

ritenute sugli interessi dei depositi bancari 2.605 4.284 4.957 6.443 1.194 626<br />

imposte sostitutive sugli interessi delle obbligazioni 6.054 6.336 7.135 5.644 4.938 5.249<br />

ritenuta a titolo d’imposta sui dividendi 733 530 676 421 382 431<br />

imposta sostitutiva sulle plusvalenze 1.138 1.148 702 459 471 377<br />

imposta sostitutiva sul risparmio gestito 1.663 1.398 786 248 613 587<br />

Altre 9.622 4.795 6.183 15.963 8.556 11.313<br />

di cui: condoni imposte dirette 109 82 111 381 222 505<br />

scudo fiscale – – – 3.816 621 4<br />

imposte sost. rivalutaz. cespiti aziendali (DL 185/08) – – – 6.532 1.867 5.355<br />

Totale imposte dirette (3) 203.352 219.142 226.140 220.364 213.823 214.643<br />

Per memoria:<br />

regolazioni contabili Sicilia, Sardegna e Friuli Venezia Giulia 4.803 4.784 6.587 7.954 7.556 8.197<br />

Imposte indirette<br />

imposta sul valore aggiunto 114.166 119.322 117.444 108.727 112.891 115.595<br />

importazioni paesi extra UE 14.167 14.530 15.535 11.113 14.184 16.923<br />

altro 99.999 104.792 101.909 97.614 98.707 98.672<br />

Altre imposte sugli affari 20.461 17.253 21.396 21.054 20.846 21.351<br />

di cui: registro, bollo e relativa sostitutiva 10.948 11.345 10.848 10.435 10.470 10.089<br />

imposta sui premi assicurativi 2.706 2.928 3.113 3.602 3.326 2.988<br />

canoni di abbonamento alla RAI-TV 1.518 1.606 1.644 1.660 1.698 1.726<br />

imposte di fabbricazione sugli oli minerali 21.353 20.337 20.291 20.818 19.765 20.254<br />

imposte sul gas metano 4.082 4.006 2.469 4.360 4.169 4.604<br />

imposta sull’energia elettrica 1.255 1.302 1.326 1.286 1.244 1.236<br />

imposta sul consumo dei tabacchi 9.349 9.785 9.904 10.070 10.241 10.398<br />

Lotto e lotterie 10.191 11.800 11.315 12.826 11.743 12.770<br />

Altre 2.218 2.031 2.033 1.947 1.957 1.960<br />

Totale imposte indirette (3)<br />

Per memoria:<br />

183.075 185.837 186.178 181.089 182.856 188.168<br />

regolazioni contabili Sicilia, Sardegna e Friuli Venezia Giulia 3.085 3.547 3.734 4.603 4.717 4.667<br />

Totale entrate tributarie (3)<br />

Per memoria:<br />

386.427 404.979 412.318 401.453 396.679 402.811<br />

poste contabili 4.511 4.533 – – – –<br />

totale entrate tributarie (non corrette per poste contabili) 390.938 409.512 412.318 401.453 396.679 402.811<br />

Fonte: elaborazioni su dati contenuti nel bilancio dello Stato per il <strong>2011</strong> e, per gli anni precedenti, nel Rendiconto generale dell’amministrazione dello Stato.<br />

(1) Le entrate sono corrette per escludere le regolazioni contabili con la Sicilia, la Sardegna e dal 2009 il Friuli Venezia Giulia. Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali<br />

mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) dati provvisori. – (3) Le entrate sono corrette per escludere alcune contabilizzazioni a cui non hanno<br />

corrisposto effettive variazioni di gettito.


BANCA D’ITALIA<br />

Entrate tributarie correnti delle Amministrazioni locali<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.6<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 (1) <strong>2011</strong> (1)<br />

Imposte dirette 25.176 29.473 32.944 29.674 31.246 32.745<br />

Regioni (2) 22.490 25.778 29.039 25.866 27.346 28.754<br />

di cui: addizionale all’Irpef 6.724 7.420 8.184 8.080 8.163 8.483<br />

tasse automobilistiche (famiglie) 4.034 4.414 4.442 4.372 4.501 5.162<br />

Comuni 2.686 3.695 3.905 3.808 3.900 3.991<br />

di cui: addizionale all’Irpef 1.563 2.467 2.922 2.812 2.871 2.738<br />

ICI (aree edificabili) 649 763 580 567 579 578<br />

Imposte indirette 71.477 75.163 70.248 62.994 64.731 67.952<br />

Regioni (2) 49.919 52.726 50.655 44.353 46.132 48.100<br />

di cui: IRAP 37.524 39.399 36.141 31.652 31.939 32.968<br />

quota regionale accisa oli minerali e derivati 2.947 3.397 3.948 3.855 3.508 3.996<br />

tasse automobilistiche (imprese) 956 1.047 1.064 1.019 1.043 1.206<br />

addizionale imposta gas metano 528 606 394 587 567 668<br />

tributo speciale per deposito in discarica dei rifiuti 233 229 192 186 173 200<br />

Province 4.334 4.479 4.458 4.242 4.221 4.692<br />

di cui: imposta sull’assicurazione RC auto 2.100 2.124 2.051 1.954 1.986 2.333<br />

imposta di trascrizione 1.272 1.300 1.224 1.169 1.133 1.223<br />

Comuni 16.074 16.748 13.722 12.956 12.930 13.933<br />

di cui: ICI (al netto aree edificabili) 11.441 11.980 9.105 8.894 9.078 9.070<br />

imposta sulla pubblicità e diritti affissioni<br />

pubbliche 411 392 403 393 391 401<br />

Altri enti delle Amministrazioni locali 1.150 1.210 1.413 1.443 1.448 1.227<br />

Totale 96.653 104.636 103.192 92.668 95.977 100.697<br />

Per memoria:<br />

Totale entrate 217.100 230.859 238.511 249.921 241.575 238.336<br />

Totale spese 231.577 233.114 244.437 255.472 249.536 242.905<br />

Fonte: istat.<br />

(1) dati provvisori. – (2) Comprende le Province autonome di Trento e Bolzano.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

109


110<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Formazione del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.7<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Incassi 415.048 437.846 440.474 439.704 428.712 436.389<br />

di cui: entrate tributarie 390.938 409.512 412.318 401.453 396.679 402.811<br />

Pagamenti 447.576 462.714 503.150 502.277 487.528 501.963<br />

Saldo del bilancio statale (disavanzo -) -32.528 -24.868 -62.676 -62.573 -58.816 -65.574<br />

Altre operazioni delle Amministrazioni centrali -8.209 2.764 10.220 -19.604 -8.734 3.164<br />

di cui: fondi speciali <strong>della</strong> riscossione 750 1.061 -43 -1.392 744 4<br />

Fabbisogno delle Amministrazioni centrali -40.737 -22.104 -52.456 -82.176 -67.550 -62.410<br />

Fabbisogno aggiuntivo delle Amministrazioni locali -19.581 -4.175 3.837 -3.927 357 -810<br />

Fabbisogno degli Enti di previdenza .. -530 362 211 -25 -17<br />

Fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche -60.318 -26.810 -48.257 -85.893 -67.217 -63.238<br />

in percentuale del PIL -4,0 -1,7 -3,1 -5,7 -4,3 -4,0<br />

Regolazioni debitorie (2) -243 -3.129 -1.653 -1.519 -187 -47<br />

in titoli -2 – – – – –<br />

in contanti -241 -3.129 -1.653 -1.519 -187 -47<br />

Dismissioni mobiliari (2) 38 3.500 19 798 8 1.560<br />

Fabbisogno al netto delle regolazioni di debiti<br />

e delle dismissioni mobiliari -60.114 -27.181 -46.623 -85.172 -67.039 -64.750<br />

in percentuale del PIL -4,0 -1,7 -3,0 -5,6 -4,3 -4,1<br />

per memoria:<br />

Fabbisogno delle Amministrazioni centrali non consolidato -40.828 -22.164 -53.371 -84.034 -67.563 -63.851<br />

in percentuale del PIL -2,7 -1,4 -3,4 -5,5 -4,4 -4,0<br />

Fabbisogno delle Amministrazioni centrali non consolidato al<br />

netto delle regolazioni debitorie e delle dismissioni mobiliari -40.623 -22.536 -51.737 -83.313 -67.385 -65.363<br />

in percentuale del PIL -2,7 -1,5 -3,3 -5,5 -4,3 -4,1<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) importi relativi alle operazioni delle Amministrazioni<br />

centrali.


BANCA D’ITALIA<br />

Finanziamento del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.8<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Monete e depositi 7.476 -13.977 4.224 8.487 57 -4.034<br />

di cui: raccolta postale -4.957 -28.447 -5.683 -1.487 -4.809 -3.116<br />

buoni postali fruttiferi -6.302 -2.817 -6.307 -1.781 -4.226 -3.214<br />

libretti – – – – – –<br />

conti correnti 1.345 -25.630 624 293 -583 98<br />

Titoli a breve termine 4.855 5.554 19.502 -7.405 -10.103 1.363<br />

di cui: emessi all’estero -1 – – – – –<br />

Titoli a medio e a lungo termine 34.149 22.558 41.692 93.774 87.920 44.086<br />

di cui: a cedola variabile -8.127 50 -7.715 -20.055 -7.322 -13.950<br />

emessi all’estero -7.062 -6.094 -9.752 -2.350 465 -4.659<br />

Altre passività 22.068 -467 -6.550 2.435 861 2.829<br />

di cui: prestiti di iFM (2) 68.501 -2.320 -2.042 2.822 1.195 -202<br />

istituzioni residenti 68.447 -2.259 -1.504 2.584 1.216 -241<br />

istituzioni non residenti 54 -61 -537 238 -21 39<br />

verso <strong>Banca</strong> d’italia -17 -18 12 -7 20 -45<br />

Attività verso <strong>Banca</strong> d’Italia e impieghi <strong>della</strong> liquidità -8.230 13.142 -10.611 -11.399 -11.518 18.994<br />

TOTALE FABBISOGNO 60.318 26.810 48.257 85.893 67.217 63.238<br />

in percentuale del PIL 4,0 1,7 3,1 5,7 4,3 4,0<br />

Regolazioni di debiti pregressi (3) 243 3.129 1.653 1.519 187 47<br />

Dismissioni mobiliari (3) -38 -3.500 -19 -798 -8 -1.560<br />

Fabbisogno al netto delle regolazioni<br />

di debiti e delle dismissioni mobiliari 60.114 27.181 46.623 85.172 67.039 64.750<br />

per memoria:<br />

variazione depositi presso iFM 205 2.049 -1.426 2.631 109 -333<br />

Fabbisogno delle Amministrazioni centrali 40.737 22.104 52.456 82.176 67.550 62.410<br />

titoli 31.357 28.443 61.719 87.886 79.128 46.811<br />

prestiti di iFM (2) 35.853 -5.388 -2.833 -2.727 -93 -2.383<br />

altro -26.472 -951 -6.430 -2.984 -11.484 17.982<br />

Fabbisogno delle Amministrazioni locali 19.581 4.175 -3.837 3.927 -357 810<br />

titoli 7.647 -331 -525 -1.517 -1.311 -1.362<br />

prestiti di iFM (2) 32.648 2.539 1.152 5.760 1.263 2.164<br />

altro -20.714 1.968 -4.464 -315 -309 8<br />

Fabbisogno degli Enti di previdenza .. 530 -362 -211 25 17<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all'arrotondamento delle cifre decimali. – (2) L'aggregato delle istituzioni finanziarie monetarie<br />

(iFM) non include la <strong>Banca</strong> centrale nazionale alla quale è vietato concedere qualsiasi forma di facilitazione creditizia alle Amministrazioni pubbliche (art. 101 del Trattato che<br />

istituisce la Comunità Europea); dal settembre 2006 la Cassa depositi e prestiti spa è inclusa tra le istituzioni finanziarie monetarie (iFM); dalla stessa data i prestiti erogati dalla<br />

Cassa in favore delle Amministrazioni pubbliche confluiscono nella voce "prestiti di iFM". – (3) importi relativi alle operazioni delle Amministrazioni centrali.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

111


112<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche:<br />

analisi dei consolidamenti (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.9<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

(A) Transazioni in strumenti di debito non consolidate (2) 64.863 13.292 65.648 87.612 76.535 46.166<br />

Monete e depositi 8.232 -11.728 2.969 -1.161 -449 -2.942<br />

Titoli a breve termine 4.981 5.514 19.451 -7.602 -10.097 1.639<br />

Titoli a medio e a lungo termine 35.249 21.761 42.832 95.544 87.985 45.712<br />

Altre passività 16.399 -2.255 395 831 -905 1.757<br />

(B) Elementi di consolidamento -3.685 -375 6.779 -9.680 -2.201 1.922<br />

Monete e depositi 756 2.249 -1.254 -9.649 -506 1.092<br />

Titoli a breve termine 127 -40 -52 -197 7 276<br />

Titoli a medio e a lungo termine 1.100 -797 1.140 1.769 65 1.626<br />

Altre passività -5.669 -1.788 6.945 -1.604 -1.766 -1.072<br />

(C) Transazioni in strumenti di debito consolidate (A–B) 68.548 13.668 58.868 97.291 78.735 44.244<br />

Monete e depositi 7.476 -13.977 4.224 8.487 57 -4.034<br />

Titoli a breve termine 4.855 5.554 19.502 -7.405 -10.103 1.363<br />

Titoli a medio e a lungo termine 34.149 22.558 41.692 93.774 87.920 44.086<br />

Altre passività 22.068 -467 -6.550 2.435 861 2.829<br />

(d) Attività verso <strong>Banca</strong> d’Italia e impieghi <strong>della</strong> liquidità -8.230 13.142 -10.611 -11.399 -11.518 18.994<br />

TOTALE FABBISOGNO NON CONSOLIDATO (A+d) 56.633 26.435 55.036 76.213 65.017 65.160<br />

in percentuale del PIL 3,8 1,7 3,5 5,0 4,2 4,1<br />

TOTALE FABBISOGNO (C+d) 60.318 26.810 48.257 85.893 67.217 63.238<br />

in percentuale del PIL 4,0 1,7 3,1 5,7 4,3 4,0<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) Gli strumenti di debito corrispondono alle voci di<br />

copertura del fabbisogno con l’eccezione delle attività verso la <strong>Banca</strong> d’italia.


BANCA D’ITALIA<br />

Consistenza del debito delle Amministrazioni pubbliche:<br />

analisi per strumenti e sottosettori (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.10<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Monete e depositi 157.006 143.029 147.252 155.740 155.797 151.763<br />

di cui: raccolta postale 65.622 37.175 31.492 30.005 25.195 22.080<br />

buoni postali fruttiferi (BPF) 39.648 36.831 30.524 28.743 24.518 21.304<br />

per memoria: BPF al valore di rimborso (2) 104.946 105.914 93.781 93.941 89.449 83.504<br />

libretti – – – – – –<br />

conti correnti 25.973 344 968 1.261 678 775<br />

Titoli a breve termine 122.315 127.869 147.371 139.966 129.862 131.226<br />

di cui: in valuta – – – – – –<br />

emessi all’estero – – – – – –<br />

Titoli a medio e a lungo termine 1.163.736 1.190.036 1.236.456 1.329.958 1.418.552 1.474.133<br />

di cui: in valuta 10.599 3.376 3.523 2.669 2.817 2.852<br />

a cedola variabile 189.420 189.293 181.476 162.052 154.999 142.068<br />

emessi all’estero 99.421 92.995 83.499 81.043 81.762 77.257<br />

Altre passività 141.036 141.171 134.625 137.060 137.924 140.753<br />

di cui: prestiti di iFM (3) 132.257 130.538 128.501 131.322 132.521 132.320<br />

istituzioni residenti 126.736 125.081 123.576 126.160 127.377 127.136<br />

istituzioni non residenti 5.521 5.458 4.924 5.162 5.144 5.184<br />

in valuta 145 90 86 77 80 74<br />

verso <strong>Banca</strong> d’italia 81 63 75 68 89 44<br />

di cui: EFSF (4) – – – – – 3.110<br />

DEBITO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (5) 1.584.093 1.602.105 1.665.705 1.762.723 1.842.136 1.897.875<br />

in percentuale del PIL 106,1 103,1 105,7 116,0 118,6 120,1<br />

Debito delle Amministrazioni centrali 1.478.362 1.491.212 1.558.938 1.652.503 1.732.108 1.786.960<br />

titoli 1.254.876 1.287.210 1.353.584 1.441.460 1.521.122 1.579.368<br />

prestiti di iFM (3) 66.021 60.631 57.802 55.075 54.985 52.602<br />

altro 157.465 143.372 147.553 155.968 156.001 154.990<br />

Debito delle Amministrazioni locali 105.675 110.307 106.543 110.208 109.991 110.861<br />

titoli 31.175 30.695 30.244 28.463 27.293 25.991<br />

prestiti di iFM (3) 66.182 69.325 70.477 76.237 77.499 79.664<br />

altro 8.319 10.287 5.823 5.508 5.198 5.206<br />

Debito degli Enti di previdenza 56 586 224 13 37 55<br />

Attività verso <strong>Banca</strong> d’Italia e impieghi <strong>della</strong> liquidità 22.864 9.721 20.333 31.731 43.249 24.255<br />

DEBITO AL NETTO DELLE ATTIVITÀ DEL TESORO<br />

VERSO LA BANCA D’ITALIA E DELLE OPERAZIONI<br />

DI LIQUIDITÀ 1.561.229 1.592.384 1.645.373 1.730.992 1.798.887 1.873.620<br />

di cui: debito in valuta 10.744 3.466 3.609 2.746 2.897 2.926<br />

per memoria:<br />

depositi presso iFM 31.959 34.008 32.582 35.213 35.322 34.989<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) Valore calcolato includendo la quota di<br />

interessi già maturata. – (3) L’aggregato delle istituzioni finanziarie monetarie (iFM) non include la <strong>Banca</strong> centrale nazionale alla quale è vietato concedere qualsiasi forma di<br />

facilitazione creditizia alle Amministrazioni pubbliche (art. 101 del Trattato che istituisce la Comunità Europea); dal settembre 2006 la Cassa depositi e prestiti spa è inclusa<br />

tra le istituzioni finanziarie monetarie (iFM); dalla stessa data i prestiti erogati dalla Cassa in favore delle Amministrazioni pubbliche confluiscono nella voce “prestiti di iFM”. –<br />

(4) Prestiti in favore di Stati Membri dell’UEM erogati sia bilateralmente sia attraverso l’European Financial Stability Facility. – (5) Secondo i criteri metodologici definiti nel<br />

Regolamento del Consiglio delle Comunità Europee 2009/479.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

113


114<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Consistenza del debito delle Amministrazioni pubbliche:<br />

analisi per settori detentori (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.11<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Monete e depositi 157.006 143.029 147.252 155.740 155.797 151.763<br />

Titoli a breve termine 122.315 127.869 147.371 139.966 129.862 131.226<br />

detenuti da:<br />

<strong>Banca</strong> d’italia – – – – 250 160<br />

iFM 29.615 23.817 13.325 27.796 34.796 44.580<br />

altre istituzioni finanziarie 10.036 8.412 6.554 15.638 16.362 16.941<br />

altri operatori residenti 72.527 80.575 96.885 29.747 10.158 23.148<br />

operatori non residenti 10.137 15.065 30.607 66.784 68.296 46.396<br />

Titoli a medio e a lungo termine 1.163.736 1.190.036 1.236.456 1.329.958 1.418.552 1.474.133<br />

detenuti da:<br />

<strong>Banca</strong> d’italia 62.760 60.307 58.354 60.960 65.570 89.239<br />

iFM 126.577 136.054 156.460 177.624 217.810 227.169<br />

altre istituzioni finanziarie 195.264 184.108 172.407 215.899 230.593 274.259<br />

altri operatori residenti 139.084 177.582 198.134 196.457 160.535 198.646<br />

operatori non residenti 640.052 631.986 651.102 679.018 744.044 684.821<br />

Altre passività 141.036 141.171 134.625 137.060 137.924 140.753<br />

di cui: prestiti di iFM (2) 132.257 130.538 128.501 131.322 132.521 132.320<br />

istituzioni residenti 126.736 125.081 123.576 126.160 127.377 127.136<br />

istituzioni non residenti 5.521 5.458 4.924 5.162 5.144 5.184<br />

verso <strong>Banca</strong> d’italia 81 63 75 68 89 44<br />

di cui: EFSF (3) – – – – – 3.110<br />

DEBITO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (4) 1.584.093 1.602.105 1.665.705 1.762.723 1.842.136 1.897.875<br />

in percentuale del PIL 106,1 103,1 105,7 116,0 118,6 120,1<br />

detenuto da:<br />

<strong>Banca</strong> d’italia 62.841 60.369 58.429 61.028 65.909 89.442<br />

iFM 360.186 374.613 395.976 444.911 502.519 520.915<br />

altre istituzioni finanziarie 213.876 202.844 184.568 236.559 251.637 295.773<br />

altri operatori residenti 291.480 311.770 340.099 269.260 204.588 252.234<br />

operatori non residenti 655.710 652.509 686.633 750.965 817.484 739.511<br />

per memoria:<br />

debito emesso all’estero 104.941 98.453 88.423 86.206 86.907 82.441<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) L’aggregato delle istituzioni finanziarie<br />

monetarie (iFM) non include la <strong>Banca</strong> centrale nazionale alla quale è vietato concedere qualsiasi forma di facilitazione creditizia alle Amministrazioni pubbliche (art. 101 del<br />

Trattato che istituisce la Comunità Europea); dal settembre 2006 la Cassa depositi e prestiti spa è inclusa tra le istituzioni finanziarie monetarie (iFM); dalla stessa data i prestiti<br />

erogati dalla Cassa in favore delle Amministrazioni pubbliche confluiscono nella voce “prestiti di iFM”. – (3) Prestiti in favore di Stati Membri dell’UEM erogati sia bilateralmente<br />

sia attraverso l’European Financial Stability Facility. – (4) Secondo i criteri metodologici definiti nel Regolamento del Consiglio delle Comunità Europee 2009/479.


BANCA D’ITALIA<br />

Consistenza del debito delle Amministrazioni pubbliche:<br />

analisi dei consolidamenti e vita media residua (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.12<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

(A) DEBITO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE<br />

NON CONSOLIDATO 1.612.112 1.628.727 1.700.380 1.788.409 1.866.883 1.923.792<br />

Monete e depositi 167.015 153.187 157.147 155.740 155.797 151.763<br />

Titoli a breve termine 122.578 128.175 147.580 140.085 129.989 131.595<br />

Titoli a medio e a lungo termine 1.167.278 1.193.583 1.241.015 1.336.465 1.425.066 1.481.842<br />

Altre passività 155.241 153.782 154.637 156.119 156.030 158.591<br />

Debito delle Amministrazioni centrali non consolidato 1.492.164 1.505.223 1.573.601 1.659.129 1.738.747 1.795.039<br />

di cui: quota detenuta da Amministrazioni locali 464 416 542 629 580 738<br />

quota detenuta da Enti di previdenza 13.338 13.594 14.121 5.997 6.058 7.341<br />

Debito delle Amministrazioni locali non consolidato 119.892 122.918 126.555 129.267 128.099 128.698<br />

di cui: quota detenuta da Amministrazioni centrali 14.205 12.611 20.012 19.059 18.106 17.837<br />

quota detenuta da Enti di previdenza 12 – – – 2 –<br />

Debito degli Enti di previdenza non consolidato 56 586 224 13 37 55<br />

di cui: quota detenuta da Amministrazioni centrali – – – – – –<br />

quota detenuta da Amministrazioni locali – – – – – –<br />

(B) DEBITO DETENUTO DA ENTI APPARTENENTI<br />

AL SETTORE DELLE AMMINISTRAZIONI<br />

PUBBLICHE (ELEMENTI DI CONSOLIDAMENTO) 28.019 26.622 34.675 25.685 24.747 25.917<br />

Monete e depositi 10.009 10.158 9.895 – – –<br />

Titoli a breve termine 263 307 209 119 127 370<br />

Titoli a medio e a lungo termine 3.543 3.546 4.559 6.507 6.514 7.710<br />

Altre passività 14.205 12.611 20.012 19.059 18.106 17.837<br />

DEBITO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (2) (A-B) 1.584.093 1.602.105 1.665.705 1.762.723 1.842.136 1.897.875<br />

Monete e depositi 157.006 143.029 147.252 155.740 155.797 151.763<br />

Titoli a breve termine 122.315 127.869 147.371 139.966 129.862 131.226<br />

Titoli a medio e a lungo termine 1.163.736 1.190.036 1.236.456 1.329.958 1.418.552 1.474.133<br />

Altre passività 141.036 141.171 134.625 137.060 137.924 140.753<br />

Debito delle Amministrazioni centrali 1.478.362 1.491.212 1.558.938 1.652.503 1.732.108 1.786.960<br />

Debito delle Amministrazioni locali 105.675 110.307 106.543 110.208 109.991 110.861<br />

Debito degli Enti di previdenza 56 586 224 13 37 55<br />

VITA MEDIA RESIDUA DEL DEBITO<br />

Debito con vita residua fino ad un anno 437.256 427.993 469.688 477.992 457.085 488.286<br />

Debito con vita residua tra 1 e 5 anni 546.500 545.463 487.614 513.900 561.681 539.970<br />

di cui: a tasso variabile 144.803 148.477 116.777 108.860 101.074 90.137<br />

Debito con vita residua maggiore di 5 anni 600.336 628.649 708.403 770.832 823.370 869.620<br />

di cui: a tasso variabile 67.922 60.064 98.576 90.186 78.249 77.476<br />

Vita media residua in anni 7,1 7,2 7,6 7,7 7,8 7,6<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) Secondo i criteri metodologici definiti nel<br />

Regolamento del Consiglio delle Comunità europee 2009/479.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

115


116<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Consistenza del debito delle Amministrazioni locali:<br />

analisi per strumenti e comparti (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.13<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Titoli 31.175 30.695 30.244 28.463 27.293 25.991<br />

emessi in italia 10.832 10.649 10.534 9.737 9.286 8.789<br />

emessi all’estero 20.343 20.047 19.710 18.727 18.007 17.201<br />

Prestiti di IFM (2) 66.182 69.325 70.477 76.237 77.499 79.664<br />

istituzioni residenti 64.329 67.058 68.178 73.641 74.877 76.802<br />

istituzioni non residenti 1.853 2.267 2.299 2.595 2.622 2.861<br />

Altro (3) 8.319 10.287 5.823 5.508 5.198 5.206<br />

DEBITO DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI 105.675 110.307 106.543 110.208 109.991 110.861<br />

in percentuale del PIL 7,1 7,1 6,8 7,3 7,1 7,0<br />

Debito delle Regioni (4) 42.820 45.120 40.806 41.240 40.805 40.551<br />

di cui: Titoli 16.230 15.866 15.214 14.329 13.654 12.948<br />

emessi in Italia 1.082 1.024 983 937 890 842<br />

emessi all’estero 15.148 14.842 14.231 13.392 12.764 12.106<br />

di cui: Prestiti di iFM e CdP (2) 19.230 19.824 20.840 22.587 23.081 23.652<br />

istituzioni residenti 18.059 18.614 19.679 21.233 21.733 22.270<br />

istituzioni non residenti 1.170 1.210 1.161 1.354 1.348 1.382<br />

Debito delle Province (5) 8.685 8.842 8.934 9.059 9.027 9.067<br />

di cui: Titoli 3.635 3.714 3.724 3.636 3.524 3.359<br />

emessi in Italia 2.640 2.601 2.632 2.598 2.481 2.364<br />

emessi all’estero 995 1.112 1.093 1.038 1.043 995<br />

di cui: Prestiti di iFM e CdP (2) 4.984 5.076 5.162 5.385 5.470 5.672<br />

istituzioni residenti 4.861 4.895 4.921 5.093 5.184 5.394<br />

istituzioni non residenti 123 181 241 293 286 277<br />

Debito dei Comuni (6) 45.763 46.914 47.600 48.164 48.736 49.426<br />

di cui: Titoli 11.201 11.000 11.195 10.341 9.960 9.522<br />

emessi in Italia 7.001 6.908 6.809 6.045 5.760 5.422<br />

emessi all’estero 4.200 4.092 4.386 4.296 4.199 4.100<br />

di cui: Prestiti di iFM e CdP (2) 33.889 35.467 35.971 37.435 38.385 39.443<br />

istituzioni residenti 33.329 34.591 35.073 36.487 37.397 38.241<br />

istituzioni non residenti 560 876 898 948 988 1.202<br />

Debito di altri enti 8.406 9.431 9.204 11.744 11.424 11.816<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) L’aggregato delle istituzioni finanziarie monetarie<br />

(iFM) non include la <strong>Banca</strong> centrale nazionale alla quale è vietato concedere qualsiasi forma di facilitazione creditizia alle Amministrazioni pubbliche (art. 101 del Trattato che<br />

istituisce la Comunità europea); dal settembre 2006 la Cassa depositi e prestiti spa è inclusa tra le istituzioni finanziarie monetarie (iFM); dalla stessa data i prestiti erogati dalla<br />

Cassa in favore delle Amministrazioni pubbliche confluiscono nella voce “prestiti di iFM”. – (3) Si tratta principalmente dei prestiti erogati dalla Cassa depositi e prestiti spa fino ad<br />

agosto 2006, delle operazioni di cartolarizzazione per la parte considerarata come prestito secondo i criteri indicati dall’Eurostat e di altre partite minori. – (4) Comprende le Province<br />

autonome di Trento e Bolzano. – (5) Comprende le Aree metropolitane. – (6) Comprende le Unioni di comuni.


BANCA D’ITALIA<br />

Consistenza del debito delle Amministrazioni locali:<br />

analisi per aree geografiche (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.14<br />

VOCi 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Nord Ovest 28.326 29.365 28.632 29.839 30.797 31.650<br />

di cui: titoli 9.330 9.135 9.280 8.645 8.311 7.969<br />

emessi in Italia 3.644 3.596 3.538 3.094 2.949 2.800<br />

emessi all’estero 5.686 5.540 5.742 5.551 5.362 5.169<br />

di cui: prestiti di iFM e CdP (2) 18.690 19.899 18.921 20.686 22.058 23.219<br />

istituzioni residenti 18.580 19.788 18.816 20.555 21.936 23.106<br />

istituzioni non residenti 110 112 104 131 122 113<br />

Nord Est 16.719 16.417 16.456 16.529 16.574 16.060<br />

di cui: titoli 5.430 5.459 5.396 5.293 5.063 4.717<br />

emessi in Italia 2.480 2.474 2.542 2.585 2.462 2.310<br />

emessi all’estero 2.951 2.985 2.854 2.708 2.600 2.407<br />

di cui: prestiti di iFM e CdP (2) 10.943 10.574 10.709 10.892 11.188 11.045<br />

istituzioni residenti 10.702 10.333 10.441 10.593 10.849 10.692<br />

istituzioni non residenti 241 241 267 299 339 353<br />

Centro 31.140 31.033 28.994 30.101 29.360 29.156<br />

di cui: titoli 6.877 6.994 6.814 6.497 6.175 5.841<br />

emessi in Italia 1.889 1.855 1.815 1.738 1.644 1.543<br />

emessi all’estero 4.988 5.140 5.000 4.758 4.531 4.298<br />

di cui: prestiti di iFM e CdP (2) 19.100 19.300 20.565 22.065 21.686 21.745<br />

istituzioni residenti 18.479 18.338 19.551 21.020 20.572 20.324<br />

istituzioni non residenti 621 962 1.014 1.045 1.114 1.421<br />

Sud 20.406 23.304 23.687 25.012 24.236 24.281<br />

di cui: titoli 6.539 6.423 6.318 5.885 5.770 5.623<br />

emessi in Italia 2.340 2.265 2.193 1.888 1.815 1.739<br />

emessi all’estero 4.199 4.157 4.126 3.997 3.955 3.884<br />

di cui: prestiti di iFM e CdP (2) 11.922 12.929 14.014 16.057 15.581 15.882<br />

istituzioni residenti 11.681 12.489 13.587 15.406 14.960 15.291<br />

istituzioni non residenti 241 439 428 651 621 591<br />

Isole 9.084 10.187 8.775 8.726 9.024 9.715<br />

di cui: titoli 2.998 2.684 2.435 2.143 1.974 1.840<br />

emessi in Italia 479 459 446 431 415 397<br />

emessi all’estero 2.518 2.226 1.989 1.713 1.559 1.443<br />

di cui: prestiti di iFM e CdP (2) 5.526 6.596 6.236 6.497 6.972 7.784<br />

istituzioni residenti 4.886 6.110 5.782 6.068 6.560 7.390<br />

istituzioni non residenti 640 487 454 429 412 394<br />

DEBITO DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI 105.675 110.307 106.543 110.208 109.991 110.861<br />

in percentuale del PIL 7,1 7,1 6,8 7,3 7,1 7,0<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) L’aggregato delle istituzioni finanziarie monetarie<br />

(iFM) non include la <strong>Banca</strong> centrale nazionale alla quale è vietato concedere qualsiasi forma di facilitazione creditizia alle Amministrazioni pubbliche (art. 101 del Trattato che<br />

istituisce la Comunità europea).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

117


118<br />

VOCi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Amministrazioni locali:<br />

operazioni in derivati finanziari con banche operanti in Italia (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Tavola a13.15<br />

2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> mar. 2012 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> mar. 2012<br />

valore di mercato negativo (2) numero di Amministrazioni locali (3)<br />

Piemonte 112 180 147 176 270 283 20 17 17 13 11 10<br />

Valle d'Aosta – – – – – – – – – – – –<br />

Lombardia 88 95 93 83 62 64 66 44 51 34 29 27<br />

Trentino-Alto Adige 5 0 0 0 6 8 9 3 2 1 2 1<br />

Veneto 34 67 60 65 95 100 53 44 36 24 21 21<br />

Friuli Venezia Giulia 9 5 8 7 5 5 21 17 13 4 4 4<br />

Liguria 5 9 12 11 10 9 11 10 10 9 7 7<br />

Emilia Romagna 24 65 56 61 83 87 41 31 27 21 17 17<br />

Toscana 42 48 52 56 86 91 62 41 40 19 15 15<br />

Umbria 35 26 25 24 25 26 30 19 23 12 9 9<br />

Marche 18 13 14 12 12 13 28 27 28 19 15 14<br />

Lazio 70 129 141 180 125 139 43 35 31 21 18 16<br />

Abruzzo 28 32 15 15 14 15 22 20 19 15 10 9<br />

Molise 2 19 12 16 29 31 4 1 2 1 1 1<br />

Campania 195 207 215 176 192 192 66 43 47 29 19 19<br />

Puglia 84 19 17 8 5 4 56 43 47 29 17 12<br />

Basilicata 5 9 10 11 13 13 12 7 8 7 5 5<br />

Calabria 61 55 53 44 35 30 44 29 32 19 13 11<br />

Sicilia 74 74 86 93 98 102 65 31 39 26 16 13<br />

Sardegna 13 8 8 6 4 4 18 12 11 6 4 3<br />

Totale 902 1061 1023 1043 1169 1217 671 474 483 309 233 214<br />

in % del debito delle<br />

Amministrazioni locali 0,8 1,0 0,9 0,9 1,1 1,1<br />

di cui:<br />

Regioni 113 360 324 337 491 516 11 13 12 12 11 11<br />

in % del debito 0,1 0,3 0,3 0,3 0,4 0,5<br />

Province 93 119 112 120 136 138 31 32 28 28 25 24<br />

in % del debito<br />

Comuni e Unioni<br />

0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1<br />

di comuni 693 570 570 567 502 520 621 415 430 257 185 168<br />

in % del debito<br />

Altre Amministrazioni<br />

0,6 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5<br />

locali 4 13 17 19 40 44 8 14 13 12 12 11<br />

in % del debito .. .. .. .. .. ..<br />

Per memoria:<br />

valore di mercato positivo (4) 120 89 99 103 186 134<br />

valore nozionale (5) 31.520 26.053 22.499 17.648 12.588 11.662<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza e Centrale dei rischi.<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche. Eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) Valore di mercato negativo per l’Amministrazione<br />

locale e positivo per la banca; esso rappresenta il guadagno/la perdita potenziale che si determinerebbe per l’intermediario/l’Amministrazione locale se il contratto venisse chiuso<br />

al momento <strong>della</strong> rilevazione. Tale valore non concorre alla determinazione del debito delle Amministrazioni locali. – (3) numero di Amministrazioni locali sottoscrittrici di contratti<br />

derivati aventi un valore di mercato negativo superiore alla soglia di censimento <strong>della</strong> Centrale dei rischi. L’incremento del numero di enti nel 2009 è dovuto alla modifica <strong>della</strong><br />

soglia di rilevazione (da 75 mila a 30 mila euro). – (4) Valore di mercato positivo per l’Amministrazione locale e negativo per la banca, cfr. nota (2). – (5) Cfr. nel Glossario la voce:<br />

Valore nozionale.


BANCA D’ITALIA<br />

SETTORi iSTiTUZiOnALi Società<br />

non finanziarie<br />

Attività e passività finanziarie nel 2010 (1)<br />

(consistenze in milioni di euro)<br />

istituzioni<br />

finanziarie monetarie<br />

Altri<br />

intermediari finanziari<br />

Società finanziarie<br />

Ausiliari<br />

finanziari<br />

Tavola a14.1<br />

imprese<br />

di assicurazione<br />

e fondi pensione<br />

STRUMEnTi FinAnZiARi Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività<br />

Oro monetario e DSP – – 90.388 – – – – – – –<br />

Biglietti, monete e depositi a vista 231.491 28.146 249.888 1.085.131 27.587 – 14.794 – 20.298 –<br />

presso iFM 185.089 – 99.310 1.085.131 27.438 – 14.794 – 13.265 –<br />

presso altri residenti 2.360 28.146 126.806 – 150 – – – 297 –<br />

presso Resto del mondo 44.043 – 23.772 – .. – .. – 6.736 –<br />

Altri depositi 18.598 – 420.907 1.357.708 153.725 .. 120.908 – 3.281 –<br />

presso iFM 18.598 – 354.336 1.357.708 153.725 – 120.908 – 3.281 –<br />

presso altri residenti .. – 696 – – .. – – – –<br />

presso Resto del mondo .. – 65.875 – .. – .. – .. –<br />

Titoli a breve termine 580 4.982 40.856 .. 7.436 57 3.132 – 4.406 –<br />

emessi dalle Amm. pubbliche 447 – 34.795 – 6.325 – 3.132 – 3.656 –<br />

emessi da altri residenti .. 4.982 5.039 .. .. 57 – – – –<br />

emessi dal Resto del mondo 133 – 1.022 – 1.110 – – – 750 –<br />

Titoli a medio/lungo termine 90.231 93.431 747.305 813.990 124.332 239.549 13.623 – 359.300 6.914<br />

emessi da iFM 14.803 – 216.303 813.990 3.043 – 2.301 – 43.553 –<br />

emessi dalle Amm. centrali: CCT 2.134 – 61.617 – 11.630 – 6.936 – 26.039 –<br />

emessi dalle Amm. centrali: altri 44.138 – 192.983 – 26.147 – 2.774 – 134.504 –<br />

emessi dalle Amm. locali 2 – 12.589 – 1.530 – 41 – 115 –<br />

emessi da altri residenti 11.956 93.431 140.127 – 12.378 239.549 1.571 – 14.618 6.914<br />

emessi dal Resto del mondo 17.198 – 123.685 – 69.604 – – – 140.471 –<br />

Derivati 4.175 6.423 88.174 95.832 6.645 4.240 – – 3.386 4.688<br />

Prestiti a breve termine 32.376 380.652 610.947 – 27.485 107.986 .. 40.941 2.609 403<br />

di iFM – 320.731 610.947 – – 99.021 – 40.941 – 403<br />

di altre Società finanziarie – 23.094 – – 27.485 – .. – 2.609 ..<br />

di Amm. pubbliche – – – – – – – – – –<br />

di altri residenti 32.376 13.954 – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – 22.873 – – – 8.965 – – – –<br />

Prestiti a medio/lungo termine – 782.462 1.326.548 64.585 245.069 126.096 .. 5.490 10.807 15.349<br />

di iFM – 546.287 1.326.548 14.031 – 69.635 – 5.484 – 6.988<br />

di altre Società finanziarie – 133.098 – 757 245.069 4.238 .. .. 10.807 9<br />

di Amm. pubbliche – 39.586 – 2.470 – .. – 6 – 977<br />

di altri residenti – – – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – 63.491 – 47.327 – 52.223 – – – 7.375<br />

Azioni e altre partecipazioni 496.837 1.526.712 229.453 150.908 114.275 38.034 .. 2.007 72.675 46.770<br />

emesse da residenti 286.190 1.526.712 149.887 150.908 61.533 38.034 .. 2.007 37.303 46.770<br />

di cui: azioni quotate 93.437 295.702 38.810 86.678 30.598 12.877 – – 18.653 29.221<br />

emesse dal Resto del mondo 210.647 – 79.565 – 52.742 – – – 35.372 –<br />

Quote di fondi comuni 3.695 – 7.705 38.585 110.632 126.598 182 – 74.145 –<br />

emesse da residenti 2.024 – 3.971 38.585 – 126.598 182 – 12.380 –<br />

emesse dal Resto del mondo 1.670 – 3.733 – 110.632 – – – 61.765 –<br />

Riserve tecniche di assicurazione 18.079 105.662 1.028 11.360 – – – – 713 552.755<br />

Riserve ramo vita e fondi pensione – 105.662 – 11.360 – – – – – 484.164<br />

Riserve premi e sinistri 18.079 – 1.028 – – – – – 713 68.591<br />

Altri conti attivi e passivi 610.000 578.103 6.761 146 765 .. – – 12 1.488<br />

Crediti commerciali 557.945 543.452 – – – – – – – –<br />

Altri 52.055 34.651 6.761 146 765 .. – – 12 1.488<br />

Totale 1.506.061 3.506.573 3.819.959 3.618.244 817.952 642.560 152.640 48.438 551.632 628.366<br />

Cfr. la sezione : Note metodologiche.<br />

(1) La stima <strong>della</strong> ripartizione per settore detentore dello strumento “Titoli a medio/lungo termine emessi dalle Amm. Centrali: Altri” risente di significative discrepanze tra fonti statistiche, in<br />

particolare nel 2010.<br />

continua<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

119


120<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Attività e passività finanziarie nel 2010 (1)<br />

(consistenze in milioni di euro)<br />

SETTORi iSTiTUZiOnALi Amministrazioni pubbliche Famiglie e istituzioni<br />

Amministrazioni<br />

centrali<br />

Amministrazioni<br />

locali<br />

Enti di previdenza<br />

e assistenza<br />

sociale<br />

senza<br />

scopo di lucro<br />

al servizio delle<br />

famiglie<br />

Resto<br />

del mondo<br />

segue: Tavola a14.1<br />

STRUMEnTi FinAnZiARi Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività<br />

Oro monetario e DSP – – – – – – – – – 90.388 90.388 90.388<br />

Biglietti, monete e depositi a vista 67.695 141.258 12.685 – 7.930 – 682.715 – 57.396 117.942 1.372.478 1.372.478<br />

presso iFM 47.257 – 10.012 – 7.511 – 623.174 – 57.281 – 1.085.131 1.085.131<br />

presso altri residenti 9.979 141.258 .. – .. – 29.700 – 114 – 169.405 169.405<br />

presso Resto del mondo 10.459 – 2.672 – 418 – 29.841 – – 117.942 117.942 117.942<br />

Altri depositi 5.753 89.460 7.698 – 595 – 432.625 – 349.154 66.076 1.513.244 1.513.244<br />

presso iFM 5.753 – 7.497 – 595 – 343.860 – 349.154 – 1.357.708 1.357.708<br />

presso altri residenti – 89.460 – – – – 88.764 – – – 89.460 89.460<br />

presso Resto del mondo .. – 201 – .. – .. – – 66.076 66.076 66.076<br />

Titoli a breve termine 65 129.269 18 .. 109 – 13.202 – 67.884 3.379 137.687 137.687<br />

emessi dalle Amm. pubbliche 65 129.269 18 .. 109 – 12.838 – 67.884 – 129.269 129.269<br />

emessi da altri residenti – – – – – – .. – – – 5.039 5.039<br />

emessi dal Resto del mondo – – – – – – 364 – – 3.379 3.379 3.379<br />

Titoli a medio/lungo termine 1.495 1.393.365 3.892 27.296 22.598 – 680.978 – 1.051.899 521.108 3.095.653 3.095.653<br />

emessi da iFM 103 – 524 – 1.082 – 367.268 – 165.009 – 813.990 813.990<br />

emessi dalle Amm. centrali: CCT 79 148.872 184 – 1.320 – 15.062 – 23.869 – 148.872 148.872<br />

emessi dalle Amm. centrali: altri 362 1.244.494 380 – 4.629 – 128.436 – 710.141 – 1.244.494 1.244.494<br />

emessi dalle Amm. locali .. – 7 27.296 2 – 294 – 12.716 – 27.296 27.296<br />

emessi da altri residenti 950 – 382 – 14.217 – 3.529 – 140.164 – 339.893 339.893<br />

emessi dal Resto del mondo – – 2.415 – 1.347 – 166.389 – – 521.108 521.108 521.108<br />

Derivati .. 646 .. 940 – – – – 71.412 61.023 173.792 173.792<br />

Prestiti a breve termine .. 1.679 – 5.815 – 15 13.954 56.742 31.838 124.975 719.209 719.209<br />

di iFM – 1.679 – 5.815 – 15 – 54.684 – 87.657 610.947 610.947<br />

di altre Società finanziarie – – – .. – – – 2.058 – 4.942 30.094 30.094<br />

di Amm. pubbliche .. – – – – .. – – – .. .. ..<br />

di altri residenti – – – – – – 13.954 – – 32.376 46.330 46.330<br />

del Resto del mondo – – – – – – – – 31.838 – 31.838 31.838<br />

Prestiti a medio/lungo termine 64.273 56.757 6.966 94.598 8.983 22 – 643.356 175.560 49.493 1.838.207 1.838.207<br />

di iFM – 49.768 – 69.370 – 21 – 537.985 – 26.979 1.326.548 1.326.548<br />

di altre Società finanziarie – 115 – 5.198 – 1 – 96.371 – 16.088 255.876 255.876<br />

di Amm. pubbliche 64.273 4.352 6.966 17.407 8.983 – – 8.999 – 6.426 80.223 80.223<br />

di altri residenti – – – – – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – 2.522 – 2.622 – – – – 175.560 – 175.560 175.560<br />

Azioni e altre partecipazioni 106.996 – 11.320 .. 933 – 831.489 – 326.019 425.565 2.189.996 2.189.996<br />

emesse da residenti 100.904 – 9.514 .. 523 – 792.558 – 326.019 – 1.764.431 1.764.431<br />

di cui: azioni quotate 15.039 – 3.530 – 523 – 71.925 – 151.962 – 424.477 424.477<br />

emesse dal Resto del mondo 6.092 – 1.807 – 410 – 38.931 – – 425.565 425.565 425.565<br />

Quote di fondi comuni 65 – 2.863 – 1.180 – 234.513 – 628 270.423 435.607 435.607<br />

emesse da residenti 61 – 57 – 1.154 – 144.725 – 628 – 165.183 165.183<br />

emesse dal Resto del mondo 4 – 2.806 – 25 – 89.788 – – 270.423 270.423 270.423<br />

Riserve tecniche di assicurazione 131 – 1.295 – 30 – 674.486 34.922 9.650 713 705.411 705.411<br />

Riserve ramo vita e fondi pensione – – – – – – 635.440 34.922 667 – 636.107 636.107<br />

Riserve premi e sinistri 131 – 1.295 – 30 – 39.046 – 8.983 713 69.304 69.304<br />

Altri conti attivi e passivi 80.404 24.493 6.850 38.413 43.340 4.312 104.900 181.039 41.019 66.059 894.052 894.052<br />

Crediti commerciali – – – – – – 99.381 89.221 35.423 60.077 692.749 692.749<br />

Altri 80.404 24.493 6.850 38.413 43.340 4.312 5.519 91.818 5.596 5.982 201.302 201.302<br />

Totale 326.876 1.836.928 53.588 167.062 85.697 4.349 3.668.860 916.058 2.182.459 1.797.146 13.165.724 13.165.724<br />

Cfr. la sezione : Note metodologiche.<br />

(1) La stima <strong>della</strong> ripartizione per settore detentore dello strumento “Titoli a medio/lungo termine emessi dalle Amm. Centrali: Altri” risente di significative discrepanze tra fonti statistiche, in<br />

particolare nel 2010.<br />

Totale


BANCA D’ITALIA<br />

SETTORi iSTiTUZiOnALi Società<br />

non finanziarie<br />

STRUMEnTi FinAnZiARi<br />

Attività e passività finanziarie nel 2010 (1)<br />

(flussi in milioni di euro)<br />

istituzioni<br />

finanziarie monetarie<br />

Altri<br />

intermediari finanziari<br />

Società finanziarie<br />

Ausiliari<br />

finanziari<br />

Tavola a14.2<br />

imprese<br />

di assicurazione<br />

e fondi pensione<br />

Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività<br />

Oro monetario e DSP – – 227 – – – – – – –<br />

Biglietti, monete e depositi a vista 896 551 -90.589 -49.699 -5.974 – -8.407 – -1.844 –<br />

presso iFM 3.406 – -45.801 -49.699 -5.940 – -8.407 – -1.605 –<br />

presso altri residenti -1.495 551 5.697 – -35 – – – 175 –<br />

presso Resto del mondo -1.015 – -50.485 – .. – .. – -414 –<br />

Altri depositi 3.097 – 31.840 118.644 -6.319 .. 77.259 – 930 –<br />

presso iFM 3.097 – 28.307 118.644 -6.319 – 77.259 – 930 –<br />

presso altri residenti .. – .. – – .. – – – –<br />

presso Resto del mondo .. – 3.533 – .. – .. – .. –<br />

Titoli a breve termine -709 .. 4.943 .. -134 .. -1.407 – 517 –<br />

emessi dalle Amm. pubbliche -726 – 5.162 – -440 – -1.407 – 299 –<br />

emessi da altri residenti .. .. .. .. .. .. – – – –<br />

emessi dal Resto del mondo 17 – -219 – 306 – – – 218 –<br />

Titoli a medio/lungo termine 5.599 12.408 46.799 -12.987 -20.975 -37.069 -40.974 – -10.980 -1.189<br />

emessi da iFM 997 – -2.003 -12.987 -2.738 – 11 – -561 –<br />

emessi dalle Amm. centrali: CCT 1.017 – -4.201 – 3.443 – 875 – 4.628 –<br />

emessi dalle Amm. centrali: altri 13.135 – 40.072 – -8.795 – -29.862 – 14.309 –<br />

emessi dalle Amm. locali 1.431 – -239 – -4.442 – 600 – 710 –<br />

emessi da altri residenti -10.269 12.408 -2.300 – 1.403 -37.069 -12.598 – -12.433 -1.189<br />

emessi dal Resto del mondo -712 – 15.469 – -9.846 – – – -17.633 –<br />

Derivati .... -2.481 .... .... – -432 – – – -653<br />

Prestiti a breve termine -1.940 5.209 19.928 – -3.050 15.315 .. -297 -334 -40<br />

di iFM – 1.705 19.928 – – 13.765 – -297 – -40<br />

di altre Società finanziarie – -2.043 – – -3.050 – .. – -334 ..<br />

di Amm. pubbliche – – – – – – – – – –<br />

di altri residenti -1.940 237 – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – 5.310 – – – 1.550 – – – –<br />

Prestiti a medio/lungo termine – 11.451 54.079 1.959 3.389 -2.459 .. -4.050 189 -1.600<br />

di iFM – 17.912 54.079 870 – -833 – -4.050 – -524<br />

di altre Società finanziarie – 7.271 – 10 3.389 -276 .. .. 189 -76<br />

di Amm. pubbliche – 270 – -465 – .. – .. – ..<br />

di altri residenti – – – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – -14.003 – 1.545 – -1.350 – – – -1.000<br />

Azioni e altre partecipazioni 15.065 22.115 6.272 13.143 -589 526 50 -99 6.099 2.395<br />

emesse da residenti 5.663 22.115 3.985 13.143 3.041 526 50 -99 4.641 2.395<br />

di cui: azioni quotate …. …. …. …. …. …. – – …. ….<br />

emesse dal Resto del mondo 9.401 – 2.287 – -3.630 – – – 1.458 –<br />

Quote di fondi comuni 95 – -890 -6.094 11.612 -13.390 -24 – 12.390 –<br />

emesse da residenti -268 – -507 -6.094 – -13.390 -24 – 604 –<br />

emesse dal Resto del mondo 362 – -382 – 11.612 – – – 11.785 –<br />

Riserve tecniche di assicurazione -719 -1.871 -41 -6.619 – – – – -59 34.616<br />

Riserve ramo vita e fondi pensione – -1.871 – -6.619 – – – – – 35.523<br />

Riserve premi e sinistri -719 – -41 – – – – – -59 -907<br />

Altri conti attivi e passivi 53.857 58.252 -146 112 .. .. – – -22 ..<br />

Crediti commerciali 47.708 58.820 – – – – – – – –<br />

Altri 6.149 -568 -146 112 .. .. – – -22 ..<br />

Totale 75.241 105.634 72.423 58.459 -22.039 -37.509 26.497 -4.445 6.885 33.529<br />

Cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) La stima <strong>della</strong> ripartizione per settore detentore dello strumento “Titoli a medio/lungo termine emessi dalle Amm. Centrali: Altri” risente di significative discrepanze tra fonti statistiche, in<br />

particolare nel 2010.<br />

continua<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

121


122<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Attività e passività finanziarie nel 2010 (1)<br />

(flussi in milioni di euro)<br />

SETTORi iSTiTUZiOnALi Amministrazioni pubbliche Famiglie e<br />

Amministrazioni<br />

centrali<br />

Amministrazioni<br />

locali<br />

Enti di previdenza<br />

e assistenza<br />

sociale<br />

istituzioni senza<br />

scopo di lucro<br />

al servizio delle<br />

famiglie<br />

Resto<br />

del mondo<br />

segue: Tavola a14.2<br />

STRUMEnTi FinAnZiARi Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività<br />

Oro monetario e DSP – – – – – – – – – 227 227 227<br />

Biglietti, monete e depositi a vista 12.120 3.777 -1.642 – 94 – -7.724 – 2.633 -55.067 -100.438 -100.438<br />

presso iFM 12.626 – -1.642 – 94 – -5.067 – 2.637 – -49.699 -49.699<br />

presso altri residenti -506 3.777 .. – .. – 495 – -3 – 4.328 4.328<br />

presso Resto del mondo .. – .. – .. – -3.153 – – -55.067 -55.067 -55.067<br />

Altri depositi -531 -4.256 515 – 84 – 7.488 – 3.557 3.533 117.921 117.921<br />

presso iFM -531 – 515 – 84 – 11.744 – 3.557 – 118.644 118.644<br />

presso altri residenti – -4.256 – – – – -4.256 – – – -4.256 -4.256<br />

presso Resto del mondo .. – .. – .. – .. – – 3.533 3.533 3.533<br />

Titoli a breve termine -1 -10.259 -10 -55 18 – -13.344 – 146 334 -9.980 -9.980<br />

emessi dalle Amm. pubbliche -1 -10.259 -10 -55 18 – -13.355 – 146 – -10.314 -10.314<br />

emessi da altri residenti – – – – – – .. – – – .. ..<br />

emessi dal Resto del mondo – – – – – – 11 – – 334 334 334<br />

Titoli a medio/lungo termine 53 91.545 -49 -1.198 2.748 – -7.655 – 65.938 -11.006 40.504 40.504<br />

emessi da iFM .. – .. – .. – -9.669 – 976 – -12.987 -12.987<br />

emessi dalle Amm. centrali: CCT -39 -7.115 -30 – 106 – -20.601 – 7.687 – -7.115 -7.115<br />

emessi dalle Amm. centrali: altri 88 98.660 -7 – -63 – 14.789 – 54.993 – 98.660 98.660<br />

emessi dalle Amm. locali .. – 7 -1.198 2 – 1.532 – -800 – -1.198 -1.198<br />

emessi da altri residenti 3 – -19 – 2.703 – 4.577 – 3.082 – -25.850 -25.850<br />

emessi dal Resto del mondo – – .. – .. – 1.717 – – -11.006 -11.006 -11.006<br />

Derivati 1.867 .. 162 – – – – – -5.595 – -3.566 -3.566<br />

Prestiti a breve termine .. 488 – -1.650 – 11 237 852 6.860 1.813 21.701 21.701<br />

di iFM – 488 – -1.650 – 11 – 1.969 – 3.977 19.928 19.928<br />

di altre Società finanziarie – – – .. – – – -1.117 – -224 -3.384 -3.384<br />

di Amm. pubbliche .. – – – – .. – – – .. .. ..<br />

di altri residenti – – – – – – 237 – – -1.940 -1.703 -1.703<br />

del Resto del mondo – – – – – – – – 6.860 – 6.860 6.860<br />

Prestiti a medio/lungo termine 1.842 -927 -69 1.577 -166 14 – 32.611 -14.829 5.860 44.435 44.435<br />

di iFM – -401 – 3.192 – 14 – 36.847 – 1.052 54.079 54.079<br />

di altre Società finanziarie – -44 – -309 – -1 – -4.070 – 1.074 3.578 3.578<br />

di Amm. pubbliche 1.842 -433 -69 -1.332 -166 – – -166 – 3.734 1.607 1.607<br />

di altri residenti – – – – – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – -48 – 27 – – – – -14.829 – -14.829 -14.829<br />

Azioni e altre partecipazioni 7 – 377 .. .. – 53.376 – -31.495 11.081 49.161 49.161<br />

emesse da residenti 7 – 377 .. .. – 51.812 – -31.495 – 38.080 38.080<br />

di cui: azioni quotate …. – …. – …. – …. – …. – …. ….<br />

emesse dal Resto del mondo .. – .. – .. – 1.564 – – 11.081 11.081 11.081<br />

Quote di fondi comuni .. – .. – .. – -1.968 – 11 40.710 21.226 21.226<br />

emesse da residenti .. – .. – .. – -19.300 – 11 – -19.484 -19.484<br />

emesse dal Resto del mondo .. – .. – .. – 17.332 – – 40.710 40.710 40.710<br />

Riserve tecniche di assicurazione -5 – -52 – -1 – 27.711 486 -280 -59 26.553 26.553<br />

Riserve ramo vita e fondi pensione – – – – – – 27.442 486 77 – 27.519 27.519<br />

Riserve premi e sinistri -5 – -52 – -1 – 269 – -357 -59 -966 -966<br />

Altri conti attivi e passivi -437 449 -1.262 5.231 1.338 -314 3.855 4.671 10.368 -850 67.550 67.550<br />

Crediti commerciali – – – – – – 4.477 3.508 10.368 225 62.552 62.552<br />

Altri -437 449 -1.262 5.231 1.338 -314 -622 1.163 .. -1.075 4.998 4.998<br />

Totale 14.914 80.818 -2.030 3.905 4.116 -289 61.975 38.620 37.314 -3.425 275.294 275.294<br />

Cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) La stima <strong>della</strong> ripartizione per settore detentore dello strumento “Titoli a medio/lungo termine emessi dalle Amm. Centrali: Altri” risente di significative discrepanze tra fonti statistiche, in<br />

particolare nel 2010.<br />

Totale


SETTORi iSTiTUZiOnALi Società<br />

non finanziarie<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Attività e passività finanziarie nel <strong>2011</strong> (1)<br />

(consistenze in milioni di euro)<br />

istituzioni<br />

finanziarie monetarie<br />

Società finanziarie<br />

Altri<br />

intermediari finanziari<br />

Ausiliari<br />

finanziari<br />

Tavola a14.3<br />

imprese<br />

di assicurazione<br />

e fondi pensione<br />

STRUMEnTi FinAnZiARi Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività<br />

Oro monetario e DSP – – 103.022 – – – – – – –<br />

Biglietti, monete e depositi a vista 226.527 27.697 262.138 1.203.321 26.561 – 19.452 – 22.599 –<br />

presso iFM 175.274 – 113.570 1.203.321 26.402 – 19.452 – 15.539 –<br />

presso altri residenti 2.533 27.697 125.776 – 159 – – – 140 –<br />

presso Resto del mondo 48.720 – 22.793 – .. – .. – 6.920 –<br />

Altri depositi 20.836 – 611.459 1.505.720 167.535 .. 71.592 – 1.652 –<br />

presso iFM 20.836 – 536.816 1.505.720 167.535 – 71.592 – 1.652 –<br />

presso altri residenti .. – 696 – – .. – – – –<br />

presso Resto del mondo .. – 73.947 – .. – .. – .. –<br />

Titoli a breve termine 1.004 4.982 50.350 .. 9.205 57 2.796 – 5.621 –<br />

emessi dalle Amm. pubbliche 973 – 44.127 – 7.576 – 2.796 – 4.100 –<br />

emessi da altri residenti .. 4.982 5.039 .. .. 57 – – – –<br />

emessi dal Resto del mondo 30 – 1.185 – 1.629 – – – 1.522 –<br />

Titoli a medio/lungo termine 68.352 85.796 855.611 887.206 96.530 226.187 29.318 – 346.402 6.388<br />

emessi da iFM 15.752 – 306.930 887.206 2.251 – 2.238 – 40.237 –<br />

emessi dalle Amm. centrali: CCT 2.475 – 50.761 – 16.503 – 4.946 – 19.853 –<br />

emessi dalle Amm. centrali: altri 33.212 – 203.039 – 17.800 – 19.481 – 151.892 –<br />

emessi dalle Amm. locali 60 – 11.899 – 479 – 1.224 – 137 –<br />

emessi da altri residenti 1.730 85.796 151.592 – 7.749 226.187 1.429 – 10.122 6.388<br />

emessi dal Resto del mondo 15.123 – 131.390 – 51.749 – – – 124.159 –<br />

Derivati 4.272 6.448 89.929 97.456 3.101 4.147 – – 3.302 4.799<br />

Prestiti a breve termine 33.326 404.777 629.510 – 30.034 107.156 .. 23.062 2.380 622<br />

di iFM – 337.526 629.510 – – 100.122 – 23.062 – 622<br />

di altre Società finanziarie – 25.774 – – 30.034 – .. – 2.380 ..<br />

di Amm. pubbliche – – – – – – – – – –<br />

di altri residenti 33.326 14.168 – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – 27.310 – – – 7.034 – – – –<br />

Prestiti a medio/lungo termine – 774.803 1.359.405 60.305 231.824 126.640 .. 3.305 11.007 11.779<br />

di iFM – 556.731 1.359.405 14.031 – 67.169 – 3.298 – 5.449<br />

di altre Società finanziarie – 125.313 – 757 231.824 4.606 .. .. 11.007 9<br />

di Amm. pubbliche – 36.827 – 2.186 – .. – 6 – 977<br />

di altri residenti – – – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – 55.933 – 43.331 – 54.865 – – – 5.344<br />

Azioni e altre partecipazioni 489.581 1.382.005 217.653 95.347 100.706 39.714 .. 2.104 71.346 39.689<br />

emesse da residenti 264.020 1.382.005 138.810 95.347 54.006 39.714 .. 2.104 36.961 39.689<br />

di cui: azioni quotate 71.541 245.216 35.342 55.006 12.713 8.894 – – 18.653 22.647<br />

emesse dal Resto del mondo 225.561 – 78.843 – 46.699 – – – 34.385 –<br />

Quote di fondi comuni 3.348 – 7.604 27.028 97.579 104.544 150 – 66.743 –<br />

emesse da residenti 1.665 – 4.133 27.028 – 104.544 150 – 4.828 –<br />

emesse dal Resto del mondo 1.683 – 3.471 – 97.579 – – – 61.915 –<br />

Riserve tecniche di assicurazione 19.199 103.995 1.262 10.188 – – – – 707 561.411<br />

Riserve ramo vita e fondi pensione – 103.995 – 10.188 – – – – – 489.138<br />

Riserve premi e sinistri 19.199 – 1.262 – – – – – 707 72.273<br />

Altri conti attivi e passivi 648.809 610.605 6.720 37 765 .. – – 10 1.498<br />

Crediti commerciali 590.149 574.341 – – – – – – – –<br />

Altri 58.660 36.264 6.720 37 765 .. – – 10 1.498<br />

Totale 1.515.254 3.401.108 4.194.663 3.886.608 763.840 608.445 123.309 28.470 531.770 626.186<br />

Cfr. la sezione : Note metodologiche.<br />

(1) dati provvisori. Per la definizione delle voci e le modalità di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti.<br />

continua<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

123


124<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Attività e passività finanziarie nel <strong>2011</strong> (1)<br />

(consistenze in milioni di euro)<br />

SETTORi iSTiTUZiOnALi Amministrazioni pubbliche Famiglie<br />

Amministrazioni<br />

centrali<br />

Amministrazioni<br />

locali<br />

Enti di previdenza<br />

e assistenza<br />

sociale<br />

e istituzioni senza<br />

scopo di lucro al<br />

servizio delle<br />

famiglie<br />

Resto<br />

del mondo<br />

segue: Tavola a14.3<br />

STRUMEnTi FinAnZiARi Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività<br />

Oro monetario e DSP – – – – – – – – – 103.022 103.022 103.022<br />

Biglietti, monete e depositi a vista 32.066 141.530 13.641 – 8.429 – 671.270 – 211.686 121.823 1.494.371 1.494.371<br />

presso iFM 10.537 – 10.968 – 8.011 – 612.004 – 211.564 – 1.203.321 1.203.321<br />

presso altri residenti 11.070 141.530 .. – .. – 29.425 – 123 – 169.226 169.226<br />

presso Resto del mondo 10.459 – 2.672 – 418 – 29.841 – – 121.823 121.823 121.823<br />

Altri depositi 22.190 83.713 7.394 – 592 – 447.872 – 312.459 74.148 1.663.582 1.663.582<br />

presso iFM 22.190 – 7.193 – 592 – 364.854 – 312.459 – 1.505.720 1.505.720<br />

presso altri residenti – 83.713 – – – – 83.017 – – – 83.713 83.713<br />

presso Resto del mondo .. – 201 – .. – .. – – 74.148 74.148 74.148<br />

Titoli a breve termine 98 130.204 101 .. 269 – 24.696 – 45.871 4.768 140.011 140.011<br />

emessi dalle Amm. pubbliche 98 130.204 101 .. 269 – 24.294 – 45.871 – 130.204 130.204<br />

emessi da altri residenti – – – – – – .. – – – 5.039 5.039<br />

emessi dal Resto del mondo – – – – – – 402 – – 4.768 4.768 4.768<br />

Titoli a medio/lungo termine 1.813 1.320.210 3.885 25.992 25.879 – 699.690 – 897.807 473.507 3.025.286 3.025.286<br />

emessi da iFM 97 – 524 – 1.082 – 373.659 – 144.435 – 887.206 887.206<br />

emessi dalle Amm. centrali: CCT 114 124.683 198 – 1.346 – 9.731 – 18.756 – 124.683 124.683<br />

emessi dalle Amm. centrali: altri 756 1.195.527 442 – 5.726 – 165.649 – 597.531 – 1.195.527 1.195.527<br />

emessi dalle Amm. locali .. – 8 25.992 .. – 337 – 11.848 – 25.992 25.992<br />

emessi da altri residenti 846 – 298 – 16.377 – 2.990 – 125.238 – 318.371 318.371<br />

emessi dal Resto del mondo – – 2.415 – 1.347 – 147.323 – – 473.507 473.507 473.507<br />

Derivati .. 646 .. 803 – – – – 132.200 118.505 232.804 232.804<br />

Prestiti a breve termine .. 1.606 – 6.546 – 29 14.168 60.151 34.344 139.813 743.761 743.761<br />

di iFM – 1.606 – 6.546 – 29 – 58.403 – 101.595 629.510 629.510<br />

di altre Società finanziarie – – – .. – – – 1.748 – 4.892 32.414 32.414<br />

di Amm. pubbliche .. – – – – .. – – – .. .. ..<br />

di altri residenti – – – – – – 14.168 – – 33.326 47.494 47.494<br />

del Resto del mondo – – – – – – – – 34.344 – 34.344 34.344<br />

Prestiti a medio/lungo termine 71.762 58.366 7.114 95.834 8.687 26 – 658.342 167.612 68.012 1.857.411 1.857.411<br />

di iFM – 49.104 – 70.992 – 25 – 559.557 – 33.050 1.359.405 1.359.405<br />

di altre Società finanziarie – 72 – 5.206 – 1 – 90.081 – 16.785 242.831 242.831<br />

di Amm. pubbliche 71.762 3.912 7.114 16.774 8.687 – – 8.703 – 18.178 87.563 87.563<br />

di altri residenti – – – – – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – 5.278 – 2.861 – – – – 167.612 – 167.612 167.612<br />

Azioni e altre partecipazioni 104.212 – 9.971 .. 886 – 703.864 – 294.614 433.972 1.992.832 1.992.832<br />

emesse da residenti 98.120 – 8.164 .. 476 – 663.688 – 294.614 – 1.558.860 1.558.860<br />

di cui: azioni quotate 12.255 – 1.743 – 476 – 58.891 – 120.149 – 331.763 331.763<br />

emesse dal Resto del mondo 6.092 – 1.807 – 410 – 40.176 – – 433.972 433.972 433.972<br />

Quote di fondi comuni 65 – 2.863 – 1.180 – 208.355 – 702 257.016 388.589 388.589<br />

emesse da residenti 61 – 57 – 1.154 – 118.821 – 702 – 131.572 131.572<br />

emesse dal Resto del mondo 4 – 2.806 – 25 – 89.534 – – 257.016 257.016 257.016<br />

Riserve tecniche di assicurazione 139 – 1.375 – 32 – 678.878 35.429 10.138 707 711.730 711.730<br />

Riserve ramo vita e fondi pensione – – – – – – 638.076 35.429 674 – 638.750 638.750<br />

Riserve premi e sinistri 139 – 1.375 – 32 – 40.802 – 9.464 707 72.980 72.980<br />

Altri conti attivi e passivi 81.660 26.528 7.289 42.694 42.258 4.345 105.340 181.994 41.637 66.787 934.487 934.487<br />

Crediti commerciali – – – – – – 100.040 90.074 36.041 61.815 726.230 726.230<br />

Altri 81.660 26.528 7.289 42.694 42.258 4.345 5.299 91.920 5.596 4.972 208.257 208.257<br />

Totale 314.006 1.762.803 53.632 171.869 88.210 4.399 3.554.132 935.916 2.149.071 1.862.081 13.287.885 13.287.885<br />

Cfr. la sezione : Note metodologiche.<br />

(1) dati provvisori. Per la definizione delle voci e le modalità di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti.<br />

Totale


BANCA D’ITALIA<br />

SETTORi iSTiTUZiOnALi Società<br />

non finanziarie<br />

Attività e passività finanziarie nel <strong>2011</strong> (1)<br />

(flussi in milioni di euro)<br />

istituzioni<br />

finanziarie monetarie<br />

Altri<br />

intermediari finanziari<br />

Società finanziarie<br />

Ausiliari<br />

finanziari<br />

Tavola a14.4<br />

imprese<br />

di assicurazione<br />

e fondi pensione<br />

STRUMEnTi FinAnZiARi Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività<br />

Oro monetario e DSP – – -246 – – – – – – –<br />

Biglietti, monete e depositi a vista -5.014 -450 12.217 134.841 -1.027 – 4.658 – 2.294 –<br />

presso iFM -9.815 – 14.260 134.841 -1.036 – 4.658 – 2.274 –<br />

presso altri residenti 174 -450 -1.030 – 9 – – – -156 –<br />

presso Resto del mondo 4.627 – -1.014 – .. – .. – 176 –<br />

Altri depositi 2.238 – 205.591 167.636 2.422 .. -49.316 – -1.628 –<br />

presso iFM 2.238 – 197.554 167.636 2.422 – -49.316 – -1.628 –<br />

presso altri residenti .. – .. – – .. – – – –<br />

presso Resto del mondo .. – 8.037 – .. – .. – .. –<br />

Titoli a breve termine 422 .. 8.959 .. 119 .. 25 – 1.085 –<br />

emessi dalle Amm. pubbliche 526 – 8.795 – -145 – 25 – 312 –<br />

emessi da altri residenti .. .. .. .. .. .. – – – –<br />

emessi dal Resto del mondo -104 – 163 – 264 – – – 773 –<br />

Titoli a medio/lungo termine -30.168 -534 127.002 72.974 -32.777 -4.373 32.430 – 2.735 ..<br />

emessi da iFM -10.024 – 93.317 72.974 -12.151 – -6.057 – -5.907 –<br />

emessi dalle Amm. centrali: CCT 1.733 – -9.450 – -9 – .. – -3.627 –<br />

emessi dalle Amm. centrali: altri -7.540 – 27.753 – -21.572 – 38.050 – 29.437 –<br />

emessi dalle Amm. locali -113 – -753 – -1.223 – 1.096 – -70 –<br />

emessi da altri residenti -12.534 -534 9.188 – 18.261 -4.373 -658 – -4.029 ..<br />

emessi dal Resto del mondo -1.691 – 6.947 – -16.084 – – – -13.070 –<br />

Derivati .... 2.513 .... .... – 297 – – – 420<br />

Prestiti a breve termine 903 18.876 12.207 – 2.548 100 .. -17.879 -240 218<br />

di iFM – 11.596 12.207 – – 2.035 – -17.879 – 218<br />

di altre Società finanziarie – 2.680 – – 2.548 – .. – -240 ..<br />

di Amm. pubbliche – – – – – – – – – –<br />

di altri residenti 903 214 – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – 4.386 – – – -1.935 – – – –<br />

Prestiti a medio/lungo termine – 965 33.340 -4.472 -873 116 .. -2.186 199 -2.591<br />

di iFM – 11.736 33.340 .. – -2.268 – -2.186 – -1.193<br />

di altre Società finanziarie – -161 – .. -873 -256 .. .. 199 ..<br />

di Amm. pubbliche – -2.759 – -299 – .. – .. – ..<br />

di altri residenti – – – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – -7.850 – -4.172 – 2.639 – – – -1.397<br />

Azioni e altre partecipazioni 32.029 21.366 490 26.545 -1.315 520 64 15 -44 2.888<br />

emesse da residenti 18.418 21.366 1.017 26.545 3.949 520 64 15 -342 2.888<br />

di cui: azioni quotate …. …. …. …. …. …. – – …. ….<br />

emesse dal Resto del mondo 13.611 – -526 – -5.265 – – – 297 –<br />

Quote di fondi comuni -262 – -951 -6.389 -9.249 -18.819 -33 – 5.870 –<br />

emesse da residenti -369 – -852 -6.389 – -18.819 -33 – 1.706 –<br />

emesse dal Resto del mondo 107 – -100 – -9.249 – – – 4.164 –<br />

Riserve tecniche di assicurazione 1.120 -1.667 234 -1.171 – – – – -15 8.961<br />

Riserve ramo vita e fondi pensione – -1.667 – -1.171 – – – – – 5.279<br />

Riserve premi e sinistri 1.120 – 234 – – – – – -15 3.682<br />

Altri conti attivi e passivi 38.809 32.502 -41 -109 .. .. – – -2 10<br />

Crediti commerciali 32.204 30.889 – – – – – – – –<br />

Altri 6.605 1.613 -41 -109 .. .. – – -2 10<br />

Totale 40.077 73.571 398.802 389.854 -40.152 -22.159 -12.172 -20.050 10.253 9.906<br />

Cfr. la sezione : Note metodologiche.<br />

(1) dati provvisori. Per la definizione delle voci e le modalità di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti.<br />

continua<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

125


126<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Attività e passività finanziarie nel <strong>2011</strong> (1)<br />

(flussi in milioni di euro)<br />

SETTORi iSTiTUZiOnALi Amministrazioni pubbliche Famiglie e<br />

STRUMEnTi FinAnZiARi<br />

Amministrazioni<br />

centrali<br />

Amministrazioni<br />

locali<br />

Enti di<br />

previdenza<br />

e assistenza<br />

sociale<br />

istituzioni<br />

senza<br />

scopo di lucro<br />

al servizio delle<br />

famiglie<br />

Resto<br />

del mondo<br />

segue: Tavola a14.4<br />

Totale<br />

Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività Attività Passività<br />

Oro monetario e DSP – – – – – – – – – -246 -246 -246<br />

Biglietti, monete e depositi a vista -35.834 271 956 – 499 – 548 – 160.001 4.636 139.299 139.299<br />

presso iFM -36.925 – 956 – 499 – -24 – 159.992 – 134.841 134.841<br />

presso altri residenti 1.092 271 .. – .. – -275 – 9 – -179 -179<br />

presso Resto del mondo .. – .. – .. – 847 – – 4.636 4.636 4.636<br />

Altri depositi 16.437 -5.747 -305 – -3 – 4.024 – -9.535 8.037 169.926 169.926<br />

presso iFM 16.437 – -305 – -3 – 9.771 – -9.535 – 167.636 167.636<br />

presso altri residenti – -5.747 – – – – -5.747 – – – -5.747 -5.747<br />

presso Resto del mondo .. – .. – .. – .. – – 8.037 8.037 8.037<br />

Titoli a breve termine 33 254 83 .. 160 – 14.107 – -23.599 1.139 1.393 1.393<br />

emessi dalle Amm. pubbliche 33 254 83 .. 160 – 14.064 – -23.599 – 254 254<br />

emessi da altri residenti – – – – – – .. – – – .. ..<br />

emessi dal Resto del mondo – – – – – – 43 – – 1.139 1.139 1.139<br />

Titoli a medio/lungo termine 429 51.986 -7 -1.341 3.281 – 28.166 – -51.532 -39.153 79.559 79.559<br />

emessi da iFM .. – .. – .. – 13.545 – 250 – 72.974 72.974<br />

emessi dalle Amm. centrali: CCT 35 -13.273 13 – 26 – 2.048 – -4.042 – -13.273 -13.273<br />

emessi dalle Amm. centrali: altri 394 65.260 62 – 1.097 – 44.887 – -47.309 – 65.260 65.260<br />

emessi dalle Amm. locali .. – 1 -1.341 -2 – 329 – -607 – -1.341 -1.341<br />

emessi da altri residenti 1 – -84 – 2.160 – -17.388 – 176 – -4.906 -4.906<br />

emessi dal Resto del mondo – – .. – .. – -15.256 – – -39.153 -39.153 -39.153<br />

Derivati 2.052 .. 245 – – – – – 933 – 3.230 3.230<br />

Prestiti a breve termine .. -73 – 731 – 13 214 1.318 2.451 14.779 18.082 18.082<br />

di iFM – -73 – 731 – 13 – 1.628 – 13.938 12.207 12.207<br />

di altre Società finanziarie – – – .. – – – -310 – -62 2.308 2.308<br />

di Amm. pubbliche .. – – – – .. – – – .. .. ..<br />

di altri residenti – – – – – – 214 – – 903 1.117 1.117<br />

del Resto del mondo – – – – – – – – 2.451 – 2.451 2.451<br />

Prestiti a medio/lungo termine 7.474 1.609 147 1.236 -296 4 – 17.968 -7.786 19.555 32.205 32.205<br />

di iFM – -664 – 1.621 – 4 – 20.313 – 5.977 33.340 33.340<br />

di altre Società finanziarie – -43 – 8 – .. – -2.049 – 1.827 -674 -674<br />

di Amm. pubbliche 7.474 -439 147 -633 -296 – – -296 – 11.752 7.325 7.325<br />

di altri residenti – – – – – – – – – – – –<br />

del Resto del mondo – 2.755 – 239 – – – – -7.786 – -7.786 -7.786<br />

Azioni e altre partecipazioni -1.450 – 438 .. .. – 11.460 – 19.793 10.129 61.463 61.463<br />

emesse da residenti -1.450 – 438 .. .. – 9.447 – 19.793 – 51.334 51.334<br />

di cui: azioni quotate …. – …. – …. – …. – …. – …. ….<br />

emesse dal Resto del mondo .. – .. – .. – 2.012 – – 10.129 10.129 10.129<br />

Quote di fondi comuni .. – .. – .. – -22.661 – 942 -1.137 -26.345 -26.345<br />

emesse da residenti .. – .. – .. – -26.601 – 942 – -25.208 -25.208<br />

emesse dal Resto del mondo .. – .. – .. – 3.940 – – -1.137 -1.137 -1.137<br />

Riserve tecniche di assicurazione 8 – 80 – 2 – 4.687 507 498 -15 6.615 6.615<br />

Riserve ramo vita e fondi pensione – – – – – – 2.931 507 17 – 2.948 2.948<br />

Riserve premi e sinistri 8 – 80 – 2 – 1.756 – 481 -15 3.667 3.667<br />

Altri conti attivi e passivi 1.256 2.035 439 4.281 -1.082 33 439 956 617 728 40.436 40.436<br />

Crediti commerciali – – – – – – 659 854 617 1.738 33.481 33.481<br />

Altri 1.256 2.035 439 4.281 -1.082 33 -220 102 .. -1.010 6.955 6.955<br />

Totale -9.594 50.335 2.076 4.906 2.561 50 40.985 20.749 92.782 18.454 525.617 525.617<br />

Cfr. la sezione : Note metodologiche.<br />

(1) dati provvisori. Per la definizione delle voci e le modalità di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti.


BANCA D’ITALIA<br />

BRAnCHE di ATTiViTÀ ECOnOMiCA<br />

Banche residenti in Italia: prestiti a residenti in Italia<br />

per branca di attività economica (1)<br />

(consistenze in milioni di euro)<br />

Società non finanziarie Famiglie produttrici<br />

Tavola a14.5<br />

2010 <strong>2011</strong> 2012 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

4° trim. 4° trim. 1° trim. 4° trim. 4° trim. 1° trim.<br />

A Agricoltura, silvicoltura e pesca 16.224 17.405 17.298 24.666 26.385 26.220<br />

B Estrazione di minerali da cave e miniere 2.590 4.367 3.743 79 74 66<br />

C Attività manifatturiere 224.142 226.589 223.795 10.181 9.403 9.187<br />

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 28.791 30.383 30.375 1.920 1.647 1.606<br />

Industrie tessili, abbigliamento e articoli in pelle 23.567 24.050 23.524 1.458 1.378 1.343<br />

Industria del legno e dell’arredamento 14.897 14.993 14.738 1.385 1.323 1.295<br />

Fabbricazione di carta e stampa<br />

Fabbricazione di raffinati del petrolio, prodotti<br />

10.618 10.934 10.620 386 385 369<br />

chimici e farmaceutici<br />

Fabbricazione di articoli in gomma<br />

23.771 22.078 20.795 183 124 120<br />

e materie plastiche<br />

Metallurgia, fabbricazione di prodotti in metallo<br />

11.717 12.069 11.841 207 193 190<br />

e lavorazione di minerali non metalliferi<br />

Fabbricazione di prodotti elettronici,<br />

58.117 58.411 57.847 2.430 2.338 2.284<br />

apparecchiature elettriche e non elettriche 12.412 13.244 13.268 521 397 383<br />

Fabbricazione di macchinari<br />

Fabbricazione di autoveicoli<br />

22.149 22.438 23.004 402 362 357<br />

e altri mezzi di trasporto 9.777 9.652 9.683 245 198 193<br />

Altre attività manifatturiere 8.326 8.338 8.100 1.044 1.057 1.039<br />

d Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria<br />

condizionata 28.675 32.860 33.859 74 76 77<br />

E Fornitura di acqua, reti fognarie, attività di gestione<br />

dei rifiuti e risanamento 10.362 10.740 10.663 198 179 179<br />

F Costruzioni 158.315 160.385 158.767 12.077 12.092 11.892<br />

G Commercio all’ingrosso e al dettaglio.<br />

Riparazione di autoveicoli e motocicli 121.419 126.205 124.348 21.811 22.541 22.212<br />

H Trasporto e magazzinaggio 34.459 37.054 40.663 2.868 2.845 2.765<br />

i Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 33.717 33.673 33.747 5.946 6.164 6.129<br />

J Servizi di informazione e comunicazione 18.949 19.256 18.402 523 675 672<br />

L Attività immobiliari 120.567 123.751 121.342 2.140 2.464 2.395<br />

M Attività professionali, scientifiche e tecniche 38.950 44.821 42.554 6.109 6.856 6.848<br />

n noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto<br />

alle imprese 19.807 21.540 20.188 1.197 1.311 1.286<br />

Z Attività residuali 38.843 35.610 35.434 11.449 10.120 9.948<br />

Totale 867.018 894.256 884.802 99.318 101.185 99.879<br />

(1) Per la definizione delle voci cfr. la sezione: Note metodologiche. L'eventuale mancata quadratura dell'ultima cifra è dovuta all'arrotondamento.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

127


128<br />

CLASSi di AnOMALiA<br />

ALLA dATA iniZiALE<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Banche e società finanziarie: matrici di transizione tra classi di anomalia<br />

nel rimborso dei prestiti alle famiglie<br />

(milioni di euro)<br />

no<br />

anomalia<br />

Classi di anomalia alla data finale Totale<br />

Sconfinanti Scaduti incagli o<br />

ristrutturati<br />

Sofferenze Usciti<br />

con perdita<br />

Dicembre 2007 – Dicembre 2008<br />

Tavola a14.6<br />

di cui: non<br />

più censiti<br />

alla data<br />

finale<br />

no Anomalia 222.443 712 1.192 3.183 865 6 249.402 21.001<br />

Sconfinanti 586 111 20 44 15 1 1.011 234<br />

Scaduti 299 10 117 335 149 1 1.027 116<br />

incagli o ristrutturati 459 9 51 1.821 881 7 3.485 257<br />

Sofferenze 78 3 8 30 17.360 594 18.733 660<br />

Totale 223.865 845 1.388 5.413 19.270 609 273.658 22.268<br />

Dicembre 2008 – Dicembre 2009<br />

no Anomalia 249.365 511 996 4.233 1.070 5 264.366 8.186<br />

Sconfinanti 711 90 18 49 40 .. 1.091 183<br />

Scaduti 496 12 125 588 258 1 1.573 93<br />

incagli o ristrutturati 629 11 39 2.980 1.799 9 5.681 214<br />

Sofferenze 99 3 6 34 18.959 506 20.186 579<br />

Totale 251.300 627 1.184 7.884 22.126 521 292.897 9.255<br />

Dicembre 2009 – Dicembre 2010<br />

no Anomalia 336.602 506 2.257 4.144 1.212 9 361.850 17.120<br />

Sconfinanti 652 79 14 51 28 .. 1.002 178<br />

Scaduti 437 22 236 475 269 3 1.562 120<br />

incagli o ristrutturati 1121 16 106 4.556 3.189 17 9.410 405<br />

Sofferenze 151 4 10 52 22.698 684 24.156 557<br />

Totale 338.963 627 2.623 9.278 27.396 713 397.980 18.380<br />

Dicembre 2010 – Dicembre <strong>2011</strong><br />

no Anomalia 357.373 492 2.090 3.390 995 7 382.256 17.909<br />

Sconfinanti 528 81 15 42 22 .. 831 143<br />

Scaduti 824 10 564 790 347 1 2691 155<br />

incagli o ristrutturati 1.043 10 82 4.403 3.455 26 9372 353<br />

Sofferenze 148 5 13 72 27.042 569 28.396 547<br />

Totale 359.916 598 2.764 8.697 31.861 603 423.546 19.107<br />

Fonte: Centrale dei rischi. Cfr. la sezione: Note metodologiche.


CLASSi di AnOMALiA<br />

ALLA dATA iniZiALE<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Banche e società finanziarie: matrici di transizione tra classi di anomalia<br />

nel rimborso dei prestiti alle imprese<br />

(milioni di euro)<br />

no<br />

anomalia<br />

Classi di anomalia alla data finale Totale<br />

Sconfinanti Scaduti incagli o<br />

ristrutturati<br />

Sofferenze Usciti<br />

con perdita<br />

Dicembre 2007 – Dicembre 2008<br />

Tavola a14.7<br />

di cui: non<br />

più censiti<br />

alla data<br />

finale<br />

no Anomalia 841.378 6.672 3.679 17.658 9.332 81 905.972 27.172<br />

Sconfinanti 3.667 405 64 268 178 1 5.210 627<br />

Scaduti 999 123 236 827 259 9 2.688 235<br />

incagli o ristrutturati 2.406 58 111 10.715 4.666 110 18.963 897<br />

Sofferenze 223 6 28 185 74.019 1.213 76.525 851<br />

Totale 848.673 7.264 4.118 29.653 88.454 1.414 1.009.358 29.782<br />

Dicembre 2008 – Dicembre 2009<br />

no Anomalia 875.868 6.828 4.461 40.487 14.363 20 959.417 17.390<br />

Sconfinanti 4.338 434 202 1.017 404 .. 6.809 414<br />

Scaduti 1.164 31 402 1.707 617 .. 4.126 205<br />

incagli o ristrutturati 3.553 43 147 16.113 7.975 22 28.579 726<br />

Sofferenze 143 9 8 206 81.482 1.054 83.337 435<br />

Totale 885.066 7.345 5.220 59.530 104.841 1.096 1.082.268 19.170<br />

Dicembre 2009 – Dicembre 2010<br />

no Anomalia 862.806 5.495 4.678 27.847 11.180 13 930.650 18.631<br />

Sconfinanti 3.945 408 213 765 612 1 6.454 510<br />

Scaduti 1.580 50 478 2.222 621 1 5.271 319<br />

incagli o ristrutturati 6.026 139 212 36.286 12.295 36 56.464 1.470<br />

Sofferenze 237 7 8 670 98.412 1.490 101.311 487<br />

Totale 874.594 6.099 5.589 67.790 123.120 1.541 1.100.150 21.417<br />

Dicembre 2010 – Dicembre <strong>2011</strong><br />

no Anomalia 863.130 4.505 5.009 28.854 9.369 10 928.791 17.914<br />

Sconfinanti 3.637 349 91 528 242 2 5.136 287<br />

Scaduti 1.689 71 833 1.987 669 3 5.502 250<br />

incagli o ristrutturati 5.363 94 166 43.114 14.393 21 64.191 1.040<br />

Sofferenze 335 11 7 374 113.382 1.166 115.832 557<br />

Totale 874.154 5.030 6.106 74.857 138.055 1.202 1.119.452 20.048<br />

Fonte: Centrale dei rischi. Cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

129


130<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Tavola a14.8<br />

Tassi di interesse bancari sulle operazioni autoliquidanti e a revoca per branca di attività economica<br />

(valori percentuali)<br />

VOCi<br />

Società non finanziarie (a) Famiglie produttrici (b)<br />

<strong>2011</strong> <strong>2011</strong><br />

1° trim. 2° trim. 3° trim. 4° trim. 1° trim. 2° trim. 3° trim. 4° trim.<br />

Agricoltura, silvicoltura e pesca 5,36 5,66 6,05 6,47 6,91 6,98 7,31 7,68<br />

Estrazioni di minerali da cave e miniere 5,66 5,97 6,16 6,77 7,26 7,56 8,14 8,92<br />

industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 4,17 4,36 4,67 5,15 8,30 8,57 8,93 9,13<br />

industrie tessili, abbigliamento e articoli in pelle 4,93 5,03 5,38 5,83 7,32 7,28 7,43 7,69<br />

industria del legno e dell’arredamento 4,93 5,11 5,45 6,13 7,71 7,83 8,15 8,55<br />

Fabbricazione di carta e stampa 4,50 4,71 4,91 5,48 7,72 7,65 7,65 7,79<br />

Fabbricazione di raffinati del petrolio,<br />

prodotti chimici e farmaceutici 3,17 3,45 3,61 4,17 8,08 7,92 8,02 8,47<br />

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 4,15 4,22 4,53 5,15 7,25 7,33 7,65 8,09<br />

Metallurgia, fabbricazione di prodotti in metallo<br />

e lavorazione di minerali non metalliferi 4,31 4,47 4,78 5,43 8,05 8,04 8,31 8,73<br />

Fabbricazione di prodotti elettronici,<br />

apparecchiature elettriche e non elettriche 4,26 4,44 4,94 5,44 7,46 7,41 7,75 7,82<br />

Fabbricazione di macchinari 4,62 4,76 5,04 5,62 6,27 6,22 6,44 6,72<br />

Fabbricazione di autoveicoli e altri mezzi di trasporto 4,67 4,96 5,43 5,71 7,61 7,30 7,43 7,94<br />

Altre attività manifatturiere 5,70 5,89 6,18 6,69 8,15 8,14 8,54 8,81<br />

Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria<br />

condizionata 3,26 3,77 4,08 4,42 6,78 8,39 7,77 7,25<br />

Fornitura di acqua, reti fognarie,<br />

attività di gestione dei rifiuti e risanamento 4,62 4,76 5,16 5,43 7,78 7,74 8,11 9,00<br />

Costruzioni 5,90 6,16 6,51 6,94 8,60 8,75 8,88 9,17<br />

Commercio all’ingrosso e al dettaglio,<br />

riparazione di autoveicoli e motocicli 5,10 5,25 5,54 6,11 7,94 8,07 8,29 8,62<br />

Trasporto e magazzinaggio 5,20 5,44 5,77 6,28 8,62 8,70 8,89 9,27<br />

Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 6,98 7,09 7,32 7,86 8,84 8,82 9,16 9,43<br />

Servizi di informazione e comunicazione 5,20 5,32 5,42 5,89 8,86 9,05 9,21 9,24<br />

Attività immobiliari 5,32 5,58 5,83 6,15 6,47 6,87 7,05 7,22<br />

Attività professionali, scientifiche e tecniche 4,10 4,16 4,73 5,05 7,33 7,51 7,83 8,17<br />

noleggio, agenzie di viaggio,<br />

servizi di supporto alle imprese 5,49 5,69 5,94 6,44 8,60 8,69 9,04 9,25<br />

Attività residuali 4,96 5,20 5,43 5,73 7,16 7,46 7,52 7,75<br />

Totale 5,00 5,19 5,49 6,00 7,75 7,87 8,10 8,42<br />

Per memoria: Imprese (a+b) 5,12 5,30 5,60 6,09<br />

Fonte: Rilevazione analitica sui tassi di interesse attivi. Per la definizione delle serie cfr. la sezione: Note metodologiche.


BANCA D’ITALIA<br />

Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro alle società non finanziarie: nuove operazioni (1)<br />

(valori percentuali)<br />

PERiOdi<br />

Totale Prestiti fino a 1 milione di euro Prestiti oltre 1 milione di euro<br />

Totale per<br />

memoria:<br />

prestiti<br />

per altri<br />

scopi alle<br />

famiglie<br />

produttrici<br />

Per periodo di determinazione<br />

iniziale del tasso<br />

fino<br />

a 1 anno<br />

tra<br />

1 e 5 anni<br />

oltre<br />

5 anni<br />

Tavola a14.9<br />

Totale Per periodo di determinazione<br />

iniziale del tasso<br />

fino<br />

a 1 anno<br />

tra<br />

1 e 5 anni<br />

2008 – dic. 4,52 5,34 .... 5,31 6,06 5,59 4,19 4,17 4,63 4,74<br />

2009 – dic. 2,17 3,03 .... 2,95 4,37 5,18 1,82 1,78 2,25 3,57<br />

2010 – dic. 2,79 3,24 3,72 3,18 4,48 4,88 2,56 2,56 2,33 3,94<br />

<strong>2011</strong> – gen. 2,69 3,26 3,89 3,22 4,64 5,01 2,35 2,36 1,84 3,38<br />

feb. 2,79 3,32 3,92 3,28 4,82 5,15 2,49 2,50 1,92 4,20<br />

mar. 2,88 3,38 4,11 3,33 4,79 5,31 2,59 2,60 1,59 3,88<br />

apr. 3,01 3,57 4,26 3,53 5,06 5,45 2,69 2,67 4,21 4,02<br />

mag. 2,96 3,65 4,48 3,61 5,19 5,52 2,59 2,59 1,98 4,31<br />

giu. 3,18 3,71 4,56 3,68 5,10 5,52 2,91 2,90 2,98 3,91<br />

lug. 3,34 3,99 4,78 3,96 5,14 5,43 2,98 2,98 2,66 4,42<br />

ago. 3,42 4,15 5,08 4,13 5,06 5,52 3,00 3,00 2,83 5,18<br />

set. 3,44 4,16 5,13 4,13 5,21 5,35 3,05 3,04 3,09 4,35<br />

ott. 3,74 4,42 5,37 4,40 5,60 5,55 3,37 3,36 3,94 4,82<br />

nov. 3,86 4,62 5,78 4,58 5,85 6,03 3,44 3,43 4,60 4,49<br />

dic. 4,18 4,98 5,77 4,95 5,85 6,03 3,80 3,80 3,66 4,43<br />

2012 – gen. 4,06 5,01 6,09 4,98 6,42 6,06 3,47 3,46 3,68 4,93<br />

feb. 3,79 4,96 6,32 4,92 6,39 6,48 3,09 3,09 2,15 4,62<br />

mar. 3,59 4,77 6,08 4,74 6,15 6,38 2,91 2,89 3,71 4,56<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

oltre<br />

5 anni<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

131


132<br />

PERiOdi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro alle famiglie: nuove operazioni (1)<br />

(valori percentuali)<br />

Tavola a14.10<br />

Prestiti per l’acquisto di abitazioni Credito al consumo Prestiti per altri scopi TAEG<br />

Totale Per periodo di determinazione<br />

iniziale del tasso<br />

fino<br />

a<br />

1 anno<br />

tra<br />

1 e 5<br />

anni<br />

tra<br />

5 e 10<br />

anni<br />

oltre<br />

10<br />

anni<br />

Totale Per periodo di determinazione<br />

iniziale del tasso<br />

fino<br />

a<br />

1 anno<br />

tra<br />

1 e 5<br />

anni<br />

oltre<br />

5<br />

anni<br />

Per periodo di determinazione<br />

iniziale del tasso<br />

fino<br />

a<br />

1 anno<br />

tra<br />

1 e 5<br />

anni<br />

oltre<br />

5<br />

anni<br />

Prestiti<br />

per<br />

l’acquisto<br />

di<br />

abitazioni<br />

Credito<br />

al<br />

consumo<br />

2008 – dic. 5,09 4,91 4,98 5,08 5,21 9,29 11,42 8,64 8,15 6,18 6,30 5,54 5,19 10,19<br />

2009 – dic. 2,88 2,24 3,35 4,05 4,92 8,33 9,86 8,28 6,96 4,01 4,92 5,28 3,01 9,87<br />

2010 – dic. 2,97 2,52 3,48 4,01 4,30 6,71 6,63 6,65 6,81 4,06 5,04 4,95 3,18 8,33<br />

<strong>2011</strong> – gen. 3,15 2,58 3,58 4,04 4,22 7,24 7,22 6,99 7,39 4,47 5,16 5,24 3,36 8,78<br />

feb. 3,08 2,59 3,67 4,18 4,37 7,46 7,32 7,31 7,66 4,49 5,33 5,37 3,30 8,88<br />

mar. 2,99 2,61 3,81 4,34 4,74 7,42 7,24 7,38 7,58 4,54 5,32 5,43 3,23 8,74<br />

apr. 3,04 2,68 3,84 4,43 4,85 7,56 7,35 7,47 7,77 4,39 5,47 5,54 3,29 8,84<br />

mag. 3,09 2,77 3,99 4,51 4,84 7,63 7,39 7,50 7,89 4,75 5,54 5,45 3,38 8,92<br />

giu. 3,16 2,85 3,95 4,36 4,82 7,71 7,55 7,60 7,92 4,88 5,66 5,46 3,44 9,14<br />

lug. 3,21 2,92 3,96 4,21 4,78 7,74 7,43 7,58 8,06 4,79 5,57 5,45 3,51 9,11<br />

ago. 3,43 3,14 3,89 4,35 4,89 7,83 7,74 7,55 8,04 5,00 5,65 5,51 3,70 9,23<br />

set. 3,42 3,14 3,58 4,08 4,64 7,88 7,91 7,54 8,06 4,96 5,02 5,46 3,69 9,24<br />

ott. 3,54 3,26 3,87 4,11 4,44 7,96 8,18 7,54 8,04 5,03 5,98 5,41 3,81 9,31<br />

nov. 3,70 3,33 4,03 4,16 4,60 7,80 8,02 7,32 7,93 5,13 5,18 5,61 3,98 9,07<br />

dic. 4,03 3,64 4,25 4,70 4,99 7,79 8,00 7,24 8,00 4,92 5,92 5,93 4,27 9,11<br />

2012 – gen. 4,26 3,86 4,59 5,06 5,14 8,48 8,94 7,74 8,63 5,25 6,72 6,21 4,55 9,91<br />

feb. 4,33 3,99 4,72 5,19 5,15 8,64 9,09 7,99 8,71 5,66 6,60 6,38 4,61 10,10<br />

mar. 4,27 3,89 4,77 5,14 5,21 8,51 8,88 8,13 8,48 5,35 6,63 5,87 4,54 9,99<br />

(1) da giugno 2010, per effetto del Regolamento BCE/2009/7, alcune serie storiche dei tassi di interesse registrano una discontinuità statistica. Per maggiori dettagli cfr. la sezione:<br />

Note metodologiche.


PERiOdi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Totale Prestiti per l’acquisto<br />

di abitazioni<br />

Tassi di interesse bancari sui prestiti in euro: consistenze (1)<br />

(valori percentuali)<br />

Totale di cui<br />

con durata:<br />

tra<br />

1 e 5<br />

anni<br />

oltre<br />

5<br />

anni<br />

Tavola a14.11<br />

Famiglie Società non finanziarie Famiglie<br />

e società<br />

non finanziarie<br />

Totale<br />

fino a<br />

1 anno<br />

Credito al consumo<br />

e altri prestiti con durata:<br />

fino a<br />

1 anno<br />

di cui:<br />

conti<br />

correnti<br />

attivi<br />

(2)<br />

di cui:<br />

finanziamenti<br />

con<br />

carte di<br />

credito<br />

tra<br />

1 e 5<br />

anni<br />

oltre<br />

5<br />

anni<br />

Totale Prestiti con durata: Prestiti<br />

con durata<br />

fino a<br />

1 anno<br />

di cui:<br />

conti<br />

correnti<br />

attivi (2)<br />

tra<br />

1 e 5<br />

anni<br />

oltre<br />

5<br />

anni<br />

fino a 1 anno<br />

2008 – dic. 6,45 5,63 5,76 5,62 8,59 8,78 .... 8,21 6,69 5,89 6,35 6,64 5,33 5,71 6,65 6,93<br />

2009 – dic. 4,69 3,76 4,16 3,76 6,56 6,60 .... 7,52 5,04 3,21 3,81 4,28 2,79 2,89 4,21 4,64<br />

2010 – dic. 4,31 3,53 4,14 3,53 6,61 7,10 15,79 6,15 4,80 3,15 3,52 4,08 2,99 2,91 3,97 4,64<br />

<strong>2011</strong> – gen. 4,34 3,54 4,15 3,53 6,74 7,07 15,80 6,12 4,81 3,22 3,63 4,25 2,99 2,97 4,07 4,75<br />

feb. 4,33 3,52 4,12 3,52 6,76 7,08 15,79 6,10 4,81 3,24 3,68 4,28 2,96 2,97 4,11 4,78<br />

mar. 4,32 3,52 4,09 3,52 6,73 7,02 15,76 6,09 4,81 3,25 3,66 4,23 3,00 3,00 4,10 4,73<br />

apr. 4,36 3,56 4,09 3,56 6,84 7,18 15,74 6,11 4,85 3,35 3,80 4,33 3,14 3,06 4,24 4,85<br />

mag. 4,41 3,61 4,09 3,61 6,85 7,19 15,73 6,13 4,89 3,42 3,90 4,47 3,20 3,11 4,33 4,96<br />

giu. 4,43 3,64 4,08 3,63 6,86 7,19 15,71 6,16 4,91 3,51 3,98 4,53 3,33 3,18 4,39 5,00<br />

lug. 4,50 3,71 4,14 3,71 6,93 7,23 15,76 6,22 5,00 3,68 4,18 4,58 3,44 3,36 4,56 5,06<br />

ago. 4,54 3,75 4,12 3,75 6,97 7,28 15,77 6,23 5,02 3,75 4,32 4,72 3,46 3,38 4,70 5,18<br />

set. 4,54 3,74 4,10 3,73 7,07 7,38 15,75 6,25 5,02 3,79 4,38 4,77 3,49 3,39 4,77 5,24<br />

ott. 4,55 3,74 4,10 3,74 7,21 7,52 15,76 6,26 5,03 3,88 4,60 5,00 3,53 3,41 4,98 5,46<br />

nov. 4,56 3,74 4,10 3,74 7,22 7,53 15,74 6,27 5,04 3,94 4,69 5,04 3,57 3,43 5,05 5,49<br />

dic. 4,51 3,69 4,08 3,69 7,17 7,44 15,77 6,25 5,01 4,04 4,97 5,27 3,62 3,43 5,29 5,67<br />

2012 – gen. 4,50 3,64 4,04 3,64 7,31 7,60 15,74 6,25 4,99 4,05 5,04 5,35 3,59 3,38 5,37 5,75<br />

feb. 4,43 3,56 4,01 3,56 7,30 7,57 15,66 6,25 4,96 4,01 4,99 5,33 3,56 3,34 5,33 5,73<br />

mar. 4,39 3,50 4,00 3,49 7,30 7,57 15,64 6,25 4,94 3,96 5,04 5,39 3,40 3,28 5,37 5,79<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

di cui:<br />

conti<br />

correnti<br />

attivi<br />

(2)<br />

(1) da giugno 2010, per effetto del Regolamento BCE/2009/7, alcune serie storiche dei tassi di interesse registrano una discontinuità statistica. Per maggiori dettagli cfr. la nota (2) e<br />

la sezione: Note metodologiche. – (2) da giugno 2010 includono anche i prestiti rotativi, gli anticipi tecnici e i finanziamenti erogati con carte di credito.<br />

133


134<br />

Anni<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Mercato finanziario: emissioni di valori mobiliari da parte di emittenti italiani (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Titoli del settore pubblico e obbligazioni<br />

Settore pubblico<br />

Titoli di Stato<br />

BOT CTZ CCT BTP (2) BTP €i (3) Prestiti <strong>della</strong><br />

Repubblica (4)<br />

Emissioni lorde<br />

Tavola a15.1<br />

Altri Totale<br />

2007 229.552 27.095 21.350 115.839 16.130 5.400 .. 415.366<br />

2008 267.548 33.987 17.108 140.305 18.017 12.776 .. 489.741<br />

2009 267.546 42.462 25.812 176.920 17.330 8.232 .. 538.302<br />

2010 210.642 37.189 34.322 176.633 14.843 9.243 .. 482.872<br />

<strong>2011</strong> 205.813 32.737 20.569 155.081 15.510 11.375 .. 441.086<br />

Rimborsi<br />

2007 224.030 27.701 21.649 101.012 .. 9.876 50 384.318<br />

2008 248.097 30.278 24.900 84.612 14.194 19.757 50 421.888<br />

2009 275.203 24.486 44.945 94.274 487 9.226 50 448.671<br />

2010 220.684 29.948 41.337 90.194 13.814 7.899 50 403.926<br />

<strong>2011</strong> 204.174 37.301 33.426 93.048 1.467 14.579 50 384.045<br />

2007 – 1.929 -178 1.595 78 107 .. 3.531<br />

2008 – 2.451 -101 942 310 61 .. 3.663<br />

2009 – 1.387 631 -562 481 24 .. 1.961<br />

2010 – 1.171 269 -1.213 79 29 .. 335<br />

<strong>2011</strong> – 2.114 1.019 5.503 753 133 .. 9.522<br />

Scarti<br />

Emissioni nette<br />

2007 5.522 -2.535 -121 13.232 16.052 -5.739 -50 26.361<br />

2008 19.451 1.258 -7.691 54.751 3.512 -9.136 -50 62.095<br />

2009 -7.657 16.589 -19.765 83.208 16.363 -484 -50 88.204<br />

2010 -10.042 6.070 -7.285 87.652 950 1.513 -50 78.808<br />

<strong>2011</strong> 1.639 -6.677 -13.876 56.530 13.291 -3.572 -50 47.285<br />

Cedole e dividendi (9)<br />

2007 5.685 1.299 7.776 38.207 1.209 3.137 – 57.313<br />

2008 6.034 2.087 8.436 38.818 1.609 2.729 – 59.713<br />

2009 1.820 1.962 5.136 42.930 1.765 2.550 – 56.163<br />

2010 1.620 2.370 1.741 46.239 2.159 2.605 – 56.734<br />

<strong>2011</strong> (10) 1.873 1.249 2.866 44.775 2.571 2.540 – 55.874<br />

(1) Crf. la sezione: Note metodologiche. – (2) Sono inclusi i BTP emessi a dicembre 1993 per il finanziamento del conto di disponibilità del Tesoro. – (3) i rimborsi dei BTP €i (BTP<br />

indicizzati all’inflazione dell’area dell’euro) sono calcolati sul capitale nominale non rivalutato. – (4) Le emissioni nette dei Prestiti <strong>della</strong> Repubblica includono sfasamenti contabili. –<br />

(5) Sono inclusi i titoli emessi da infrastrutture spa per il finanziamento dell’infrastruttura ferroviaria per il “Sistema alta velocità/alta capacità”. – (6) dal <strong>2011</strong>, sono incluse le<br />

obbligazioni con garanzia statale emesse ai sensi del decreto legge 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201. – (7) dal <strong>2011</strong>, sono incluse le cedole pagate sulle obbligazioni emesse dalle società<br />

veicolo per la cartolarizzazione. – (8) Le emissioni si riferiscono alle operazioni a pagamento. Per i rimborsi, valore di mercato delle azioni proprie riacquistate e annullate. Sono<br />

escluse le operazioni di annullamento di azioni in seguito a fusioni e incorporazioni. – (9) i valori si riferiscono ai soli titoli a tasso fisso, ad eccezione dei CCT e delle obbligazioni<br />

bancarie. – (10) dati provvisori.<br />

continua


Anni<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Mercato finanziario: emissioni di valori mobiliari da parte di emittenti italiani (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Aziende<br />

autonome<br />

e Ente FS<br />

(5)<br />

segue: Tavola a15.1<br />

Titoli del settore pubblico e obbligazioni Azioni quotate<br />

Settore pubblico Obbligazioni Totale titoli del<br />

Enti Territoriali Totale Banche (6) imprese<br />

e intermediari<br />

finanziari (7)<br />

Emissioni lorde<br />

settore pubblico<br />

e obbligazioni<br />

di società<br />

italiane (8)<br />

2007 .. 972 416.338 158.398 58.895 217.293 633.631 5.441<br />

2008 .. 703 490.444 228.939 112.066 341.005 831.449 7.700<br />

2009 .. 250 538.552 239.042 90.517 329.559 868.111 18.541<br />

2010 .. 162 483.034 196.519 35.314 231.833 714.867 6.855<br />

<strong>2011</strong> .. 5 441.091 312.248 57.586 369.834 810.925 11.862<br />

Rimborsi<br />

2007 .. 1.135 385.453 94.291 35.766 130.057 515.510 988<br />

2008 .. 1.110 422.998 106.751 42.015 148.766 571.764 363<br />

2009 704 1.788 451.163 159.961 32.548 192.509 643.672 256<br />

2010 .. 1.869 405.795 208.309 59.293 267.602 673.397 4<br />

<strong>2011</strong> .. 1.201 385.246 205.342 62.567 267.909 653.155 ..<br />

2007 .. .. 3.531 603 63 666 4.197 –<br />

2008 .. .. 3.663 872 31 903 4.566 –<br />

2009 .. .. 1.961 910 84 994 2.955 –<br />

2010 .. .. 335 748 97 845 1.180 –<br />

<strong>2011</strong> .. .. 9.522 1.189 .. 1.189 10.711 –<br />

Scarti<br />

Emissioni nette<br />

2007 .. -162 26.199 63.504 23.066 86.570 112.769 4.453<br />

2008 .. -407 61.688 121.316 70.020 191.336 253.024 7.337<br />

2009 -704 -1.538 85.962 78.171 57.885 136.056 222.018 18.285<br />

2010 .. -1.707 77.101 -12.538 -24.076 -36.614 40.487 6.851<br />

<strong>2011</strong> .. -1.196 46.089 105.718 -4.981 100.737 146.826 11.862<br />

Cedole e dividendi (9)<br />

2007 428 1.427 59.168 19.684 2.545 22.229 81.397 30.625<br />

2008 447 1.425 61.585 27.522 2.803 30.325 91.910 39.072<br />

2009 469 1.415 58.047 21.104 2.889 23.993 82.040 21.309<br />

2010 389 1.364 58.487 16.219 3.445 19.665 78.151 16.036<br />

<strong>2011</strong> (10) 388 876 57.138 18.526 6.519 25.045 82.183 17.009<br />

(1) Crf. la sezione: Note metodologiche. – (2) Sono inclusi i BTP emessi a dicembre 1993 per il finanziamento del conto di disponibilità del Tesoro. – (3) i rimborsi dei BTP €i (BTP<br />

indicizzati all’inflazione dell’area dell’euro) sono calcolati sul capitale nominale non rivalutato. – (4) Le emissioni nette dei Prestiti <strong>della</strong> Repubblica includono sfasamenti contabili. –<br />

(5) Sono inclusi i titoli emessi da infrastrutture spa per il finanziamento dell’infrastruttura ferroviaria per il “Sistema alta velocità/alta capacità”. – (6) dal <strong>2011</strong>, sono incluse le<br />

obbligazioni con garanzia statale emesse ai sensi del decreto legge 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201. – (7) dal <strong>2011</strong>, sono incluse le cedole pagate sulle obbligazioni emesse dalle società<br />

veicolo per la cartolarizzazione. – (8) Le emissioni si riferiscono alle operazioni a pagamento. Per i rimborsi, valore di mercato delle azioni proprie riacquistate e annullate. Sono<br />

escluse le operazioni di annullamento di azioni in seguito a fusioni e incorporazioni. – (9) i valori si riferiscono ai soli titoli a tasso fisso, ad eccezione dei CCT e delle obbligazioni<br />

bancarie. – (10) dati provvisori.<br />

Totale<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

135


136<br />

PERiOdi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BOT<br />

fino a 3 mesi<br />

Rimborsi dei titoli di Stato italiani (1)<br />

(milioni di euro)<br />

BOT<br />

da 3 a 6 mesi<br />

BOT<br />

oltre 6 mesi<br />

Tavola a15.2<br />

BTP BTP€i CCT CTZ Totale<br />

2012 – gen. – 7.500 7.700 – – – – 15.200<br />

feb. – 8.710 8.025 25.808 – – 10.600 53.143<br />

mar. – 8.800 8.250 14.871 – 12.277 – 44.199<br />

apr. – 9.350 8.250 15.065 – – 12.274 44.939<br />

1°-20 mag. – – 6.600 – – – – 6.600<br />

Consistenze al 21 maggio 2012 9.500 60.434 98.478 985.434 121.047 134.608 60.868 1.470.370<br />

2012 – 21-31 mag. – 12.168 – – – – – 12.168<br />

giu. 3.500 13.400 6.115 – – – – 23.015<br />

lug. 3.000 8.000 7.425 17.055 – – – 35.480<br />

ago. 3.000 9.013 7.150 – – – 11.501 30.664<br />

set. – 8.504 8.250 – 10.438 – – 27.192<br />

ott. – 9.350 7.700 18.373 – – – 35.423<br />

nov. – – 5.500 – – 13.476 – 18.976<br />

dic. – – 14.200 18.686 – – 11.833 44.719<br />

2013 – gen. – – 8.500 – – – – 8.500<br />

feb. – – 9.153 21.009 – – – 30.161<br />

mar. – – 8.685 – – – – 8.685<br />

apr. – – 8.800 16.700 – – 12.442 37.942<br />

mag. – – 7.000 – – – – 7.000<br />

giu. – – – 17.167 – – – 17.167<br />

lug. – – – – – 14.260 – 14.260<br />

ago. – – – 24.696 – – – 24.696<br />

set. – – – – – – 10.601 10.601<br />

ott. – – – – – – – –<br />

nov. – – – 17.819 – – – 17.819<br />

dic. – – – 20.006 – – – 20.006<br />

2014 – – – 89.854 15.050 26.385 14.492 145.781<br />

2015 – – – 115.459 – 29.994 – 145.453<br />

2016 – – – 57.988 13.884 14.546 – 86.418<br />

2017 – – – 61.388 14.032 25.268 – 100.688<br />

2018 – – – 49.488 – 10.680 – 60.168<br />

2019 – – – 72.304 16.183 – – 88.487<br />

2020 – – – 70.908 – – – 70.908<br />

2021 – – – 77.403 13.529 – – 90.933<br />

2022 – – – 28.492 – – – 28.492<br />

Tra il 2023 e il 2041 – – – 190.639 37.930 – – 228.569<br />

(1) Cfr. la sezione: Note metodologiche.


2009<br />

inVESTiTORi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Mercato finanziario italiano: acquisti netti di titoli per emittente e investitore (1)<br />

(valori di mercato; milioni di euro)<br />

Settore pubblico Banche<br />

(3)<br />

Titoli di Stato Aziende Enti Totale<br />

autonome territoriali<br />

di cui: Totale Gruppo FS<br />

e altri<br />

BOT CTZ CCT BTP<br />

(2)<br />

Tavola a15.3<br />

imprese Totale<br />

e del settore<br />

altri inter- pubblico<br />

mediari e delle<br />

finanziari obbligazioni<br />

Intermediari finanziari 26.573 11.315 -11.748 50.368 76.300 -1.318 -854 74.127 50.996 3.593 128.716<br />

<strong>Banca</strong> centrale .. .. -3.530 6.516 3.213 .. .. 3.213 1.792 .. 5.005<br />

Banche 18.643 3.425 -6.341 27.862 43.931 -897 -836 42.198 46.963 7.795 96.956<br />

istituti di previdenza 62 569 655 2.718 4.003 -1 .. 4.002 -29 -16 3.957<br />

istituti di assicurazione 1.301 3.600 222 19.035 23.402 .. -10 23.392 2.368 -2.859 22.901<br />

Fondi comuni 6.567 3.721 -2.753 -5.762 1.750 -420 -8 1.322 -98 -1.327 -103<br />

Resto del mondo (4) 36.965 3.204 -2.433 33.249 67.419 873 -2.816 65.476 -10.542 -3.200 51.735<br />

Altri investitori (5) -71.195 2.070 -5.584 15.954 -55.515 -259 2.133 -53.640 37.717 57.492 41.568<br />

Totale -7.657 16.589 -19.765 99.571 88.204 -704 -1.538 85.962 78.171 57.885 222.018<br />

2010<br />

Intermediari finanziari 1.396 2.696 2.264 90.516 99.763 65 -656 99.172 2.851 -16.103 85.920<br />

<strong>Banca</strong> centrale 248 49 -3.653 8.679 5.593 .. .. 5.593 1.840 -21 7.412<br />

Banche 2.391 926 7.716 33.172 44.904 41 -649 44.295 2.804 -20.079 27.021<br />

istituti di previdenza 644 347 243 1.728 2.962 24 2 2.988 -60 37 2.965<br />

istituti di assicurazione 362 -854 3.233 44.289 48.656 .. -8 48.648 -2.158 3.937 50.427<br />

Fondi comuni -2.248 2.228 -5.276 2.648 -2.352 .. -1 -2.353 425 23 -1.905<br />

Resto del mondo (4) 1.316 10.599 8.698 42.794 65.007 -121 -890 63.997 1.200 1.995 67.192<br />

Altri investitori (5) -12.754 -7.226 -18.247 -44.708 -85.961 56 -161 -86.068 -16.589 -9.968 -112.625<br />

Totale -10.042 6.070 -7.285 88.602 78.808 .. -1.707 77.101 -12.538 -24.076 40.487<br />

<strong>2011</strong> (6)<br />

Intermediari finanziari 11.234 -9.121 -10.632 66.258 57.131 -53 -318 56.759 85.573 -2.076 140.256<br />

<strong>Banca</strong> centrale -94 46 -2.462 24.784 22.225 .. .. 22.225 31 .. 22.256<br />

Banche 7.116 244 -1.888 19.614 25.517 -103 -318 25.096 89.852 -722 114.226<br />

istituti di previdenza 766 49 -440 1.565 1.940 50 .. 1.990 926 3 2.919<br />

istituti di assicurazione 215 -657 -2.351 28.492 25.977 .. .. 25.977 -5.046 -1.292 19.639<br />

Fondi comuni 3.230 -8.803 -3.491 -8.198 -18.528 .. .. -18.529 -190 -65 -18.784<br />

Resto del mondo (4) -22.111 -1.758 -3.590 -40.432 -73.011 154 -607 -73.464 -606 -744 -74.813<br />

Altri investitori (5) 12.516 4.201 346 43.995 63.165 -101 -271 62.794 20.751 -2.162 81.383<br />

Totale 1.639 -6.677 -13.876 69.821 47.285 .. -1.196 46.089 105.718 -4.981 146.826<br />

(1) Per le modalità di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti. – (2) Sono inclusi i titoli emessi da<br />

infrastrutture spa per il finanziamento dell’infrastruttura ferroviaria per il “Sistema alta velocità/alta capacità”. – (3) dal <strong>2011</strong>, sono inclusi i titoli emessi con garanzia statale ai sensi<br />

del decreto legge 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201. – (4) Sono esclusi i titoli delle aziende autonome e dell’ente Ferrovie dello Stato. – (5) i valori attribuiti a questa categoria di investitori si ottengono<br />

come poste residuali e includono eventuali sfasamenti, in particolare per il 2010. – (6) dati provvisori.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

137


138<br />

2009<br />

inVESTiTORi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Mercato finanziario italiano: consistenze di titoli per emittente e investitore (1)<br />

(valori nominali; milioni di euro)<br />

Tavola a15.4<br />

Settore pubblico Banche imprese Totale<br />

(3) e del settore<br />

Titoli di Stato<br />

di cui: Totale<br />

Aziende Enti<br />

autonome territoriali<br />

Gruppo FS<br />

e altri<br />

Totale<br />

altri inter- pubblico<br />

mediari e delle<br />

finanziari obbligazioni<br />

(4)<br />

BOT CTZ CCT BTP<br />

(2)<br />

Intermediari finanziari 38.359 38.620 93.659 258.082 439.666 210 15.972 455.848 257.040 85.189 798.077<br />

<strong>Banca</strong> centrale .. .. 9.930 50.267 60.960 .. .. 60.960 1.955 317 63.232<br />

Banche 18.317 18.111 43.572 68.683 153.671 153 15.823 169.647 210.394 73.767 453.808<br />

istituti di previdenza 546 1.339 2.577 11.094 15.556 43 .. 15.598 1.378 242 17.218<br />

istituti di assicurazione 2.369 6.027 20.176 102.134 134.644 .. 137 134.781 38.669 7.465 180.915<br />

Fondi comuni 17.127 13.143 17.405 25.904 74.835 14 12 74.862 4.644 3.398 82.904<br />

Resto del mondo 66.784 20.484 11.063 583.511 722.583 6.562 16.656 745.800 164.631 144.512 1.054.943<br />

Altri investitori (5) 34.953 5.644 58.877 158.633 266.992 2.678 897 270.568 397.930 127.187 795.685<br />

Totale 140.096 64.748 163.599 1.000.226 1.429.241 9.450 33.525 1.472.216 819.601 356.888 2.648.705<br />

2010<br />

Intermediari finanziari 44.187 39.356 95.260 351.891 545.028 247 15.726 561.001 255.438 163.774 980.212<br />

<strong>Banca</strong> centrale 250 50 6.284 58.523 65.820 .. .. 65.820 3.774 606 70.200<br />

Banche 25.153 17.880 50.843 106.287 206.112 180 15.584 221.876 208.877 150.671 581.424<br />

istituti di previdenza 1.190 1.686 2.820 12.822 18.518 67 2 18.587 1.318 279 20.184<br />

istituti di assicurazione 2.731 5.173 23.409 146.423 183.300 .. 129 183.429 36.512 11.402 231.343<br />

Fondi comuni 14.863 14.567 11.905 27.836 71.278 .. 11 71.289 4.956 816 77.061<br />

Resto del mondo 68.296 31.052 20.023 624.702 790.316 6.283 15.740 812.338 163.895 146.050 1.122.283<br />

Altri investitori (5) 17.571 1.581 41.300 111.101 173.175 2.920 514 176.610 387.722 23.395 587.728<br />

Totale 130.054 71.989 156.583 1.087.694 1.508.519 9.450 31.980 1.549.949 807.055 333.219 2.690.223<br />

<strong>2011</strong> (6)<br />

Intermediari finanziari 55.648 30.441 83.762 417.182 603.085 383 14.974 618.440 340.306 174.231 1.132.976<br />

<strong>Banca</strong> centrale 160 105 3.909 84.562 89.399 .. .. 89.399 3.816 606 93.820<br />

Banche 31.867 17.954 48.084 123.609 230.684 266 14.831 245.781 298.023 162.560 706.364<br />

istituti di previdenza 1.956 1.735 2.380 14.387 20.458 117 2 20.576 2.244 283 23.103<br />

istituti di assicurazione 2.946 4.516 21.058 174.916 209.277 .. 129 209.406 31.465 10.110 250.981<br />

Fondi comuni 18.719 6.131 8.332 19.708 53.267 .. 12 53.278 4.758 672 58.708<br />

Resto del mondo 46.396 29.502 16.063 578.258 711.260 5.188 14.768 731.217 152.274 136.442 1.019.933<br />

Altri investitori (5) 29.649 7.482 43.902 168.330 250.962 3.879 1.109 255.951 421.625 17.863 695.440<br />

Totale 131.693 67.425 143.727 1.163.770 1.565.307 9.450 30.851 1.605.608 914.205 328.536 2.848.349<br />

(1) Per le modalità di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti. – (2) Sono inclusi i titoli emessi da<br />

infrastrutture spa per il finanziamento dell’infrastruttura ferroviaria per il “Sistema alta velocità/alta capacità”. – (3) dal <strong>2011</strong>, includono le obbligazioni emesse con garanzia statale<br />

ai sensi del decreto legge 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201. – (4) dal 2010 include, per le banche, i titoli emessi da società veicolo relativi ad attività proprie cartolarizzate e non cancellate. –<br />

(5) i valori attribuiti a questa categoria di investitori si ottengono come poste residuali e includono eventuali sfasamenti, in particolare per il 2010. – (6) dati provvisori.


anche e intermediari non bancari


BANCA D’ITALIA<br />

Evoluzione e composizione dei gruppi bancari e dei gruppi di SIM (1)<br />

Voci<br />

consistenze<br />

al<br />

31.12.2010<br />

Gruppi bancari Gruppi di SiM<br />

Variazioni<br />

complessive<br />

(2)<br />

consistenze<br />

al<br />

31.12.<strong>2011</strong><br />

consistenze<br />

al<br />

31.12.2010<br />

Variazioni<br />

complessive<br />

(2)<br />

Tavola a16.1<br />

consistenze<br />

al<br />

31.12.<strong>2011</strong><br />

Numero gruppi 76 1 77 19 1 20<br />

Banche 205 -17 188 – – –<br />

Società finanziarie 265 -17 248 48 – 48<br />

di cui:<br />

finanziarie di partecipazione 20 -1 19 15 – 15<br />

società di factoring 13 1 14 – – –<br />

società di credito al consumo 24 -1 23 – – –<br />

società di leasing finanziario 28 -1 27 – – –<br />

altre finanziarie di credito 5 -1 4 – – –<br />

società di intermediazione mobiliare 11 -2 9 22 1 23<br />

società di gestione di fondi comuni 35 -5 30 6 – 6<br />

società di merchant banking 6 -2 4 – – –<br />

società di incasso e pagamento 10 -1 9 – – –<br />

altre società finanziarie 113 -4 109 5 -1 4<br />

Società strumentali (3) 94 -1 93 12 -1 11<br />

Totale Italia 564 -35 529 60 -1 59<br />

Italia<br />

Estero<br />

Banche 98 -9 89 – – –<br />

Società finanziarie 338 -20 318 6 – 6<br />

di cui:<br />

finanziarie di partecipazione 49 -3 46 – – –<br />

società di factoring 7 -1 6 – – –<br />

società di credito al consumo 1 – 1 – – –<br />

società di leasing finanziario 46 – 46 – – –<br />

altre finanziarie di credito – – – – – –<br />

società di intermediazione mobiliare – – – – – –<br />

società di gestione di fondi comuni 33 -2 31 4 – 4<br />

società di merchant banking 4 – 4 1 – 1<br />

altre società finanziarie 198 -14 184 1 – 1<br />

Società strumentali (3) 81 -4 77 – – –<br />

Totale estero 517 -33 484 6 – 6<br />

Totale generale 1.081 -68 1.013 66 -1 65<br />

(1) Nella tavola sono riportati i dati relativi ai gruppi bancari registrati nell’Albo ex art. 64 del TUB e ai gruppi di SiM registrati nell’Albo ex art. 11 del TUF. – (2) Variazioni del numero<br />

dei soggetti presenti nei gruppi per operazioni di concentrazione, acquisizioni e cessioni di società, costituzione di nuove società, inclusione nel gruppo di società già controllate,<br />

fusioni, liquidazioni. – (3) Società che svolgono attività ausiliaria nei confronti di società ed enti del gruppo (ad es. gestione immobili e servizi informatici).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

141


142<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

AreA GeoGrAFicA<br />

Presenza all’estero delle banche italiane<br />

31 dicembre 2010 31 dicembre <strong>2011</strong><br />

Succursali Filiazioni Succursali Filiazioni<br />

europa 50 93 48 85<br />

Albania – 2 – 2<br />

Austria 2 11 2 11<br />

Belgio – 1 – 1<br />

Bosnia ed Erzegovina – 3 – 3<br />

Bulgaria – 1 – 1<br />

Croazia – 7 – 7<br />

Francia 9 4 9 4<br />

Germania 6 5 6 5<br />

Irlanda – 2 – 2<br />

Lettonia – 1 – 1<br />

Lussemburgo – 10 – 9<br />

Moldavia – 1 – 1<br />

Paesi Bassi 1 – 1 –<br />

Polonia – 3 – 3<br />

Principato di Monaco – 2 – 1<br />

Regno Unito 7 – 6 –<br />

Repubblica Ceca – 2 – 1<br />

Repubblica Slovacca – 2 – 2<br />

Romania 22 3 22 3<br />

Russia – 4 – 3<br />

San Marino – 2 – 1<br />

Spagna 3 1 2 1<br />

Serbia – 3 – 3<br />

Slovenia – 2 – 2<br />

Svizzera – 14 – 11<br />

Ucraina – 3 – 3<br />

Ungheria – 4 – 4<br />

Africa e Medio oriente 1 1 1 1<br />

Dubai 1 – 1 –<br />

Egitto – 1 – 1<br />

America centro–settentrionale 3 – 3 –<br />

Stati Uniti 3 – 3 –<br />

America del Sud – – – –<br />

Asia 4 2 4 2<br />

Cina 3 – 3 –<br />

Giappone 1 – 1 –<br />

Kazakistan – 1 – 1<br />

Kirghizistan – 1 – 1<br />

centri offshore 5 2 4 –<br />

Bahama – – – –<br />

Hong Kong 3 – 2 –<br />

Isole Cayman 1 1 1 –<br />

Singapore 1 1 1 –<br />

Totale 63 98 60 88<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza.<br />

Tavola a16.2


Tipo<br />

iNTerMediArio<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Banche e Bancoposta: canali distributivi<br />

31 dicembre 2010 31 dicembre <strong>2011</strong> (2)<br />

Sportelli promo- Negozi ATM poS (1) Sportelli promo- Negozi<br />

tori finanziari<br />

tori finanziari<br />

italia estero italia estero<br />

Tavola a16.3<br />

ATM poS (1)<br />

Banche incluse<br />

nei gruppi 28.024 63 25.208 1.518 38.678 1.305.103 28.049 60 25.149 1.602 37.020 1.351.652<br />

di cui: banche spa 24.821 62 24.451 1.491 34.602 1.181.768 22.937 59 24.390 1.578 32.735 1.215.603<br />

banche popolari 2.844 1 713 26 3.610 106.704 4.760 1 719 23 3.803 118.523<br />

banche<br />

di credito<br />

cooperativo 358 – 44 1 466 16.631 352 – 40 1 482 17.526<br />

succursali<br />

di banche estere 1 – – – – – – – – – – –<br />

Banche non incluse<br />

nei gruppi 5.616 – 2.449 46 6.201 162.479 5.558 – 1.707 2 8.527 224.133<br />

di cui: banche spa 687 – 1.858 44 1.012 29.165 612 – 1.212 1 3.056 85.423<br />

banche popolari 618 – 146 1 754 17.639 552 – 138 – 683 17.300<br />

banche<br />

di credito<br />

cooperativo 4.015 – 199 1 4.389 114.601 4.076 – 170 1 4.733 120.829<br />

succursali<br />

di banche estere 296 – 246 – 46 1.074 318 – 187 – 55 581<br />

Totale banche 33.640 63 27.657 1.564 44.879 1.467.582 33.607 60 26.856 1.604 45.547 1.575.785<br />

Bancoposta 13.340 – …. …. 6.478 …. 13.308 – …. …. 6.294 ….<br />

(1) Sono compresi anche i poS allocati presso società finanziarie del gruppo. – (2) dati provvisori.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

143


144<br />

periodi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Banche residenti in Italia: situazione riassuntiva dei conti (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

cassa prestiti (2) Titoli diversi da azioni (2)<br />

Ai residenti in italia Ai residenti<br />

in altri paesi<br />

iFM Amministrazioni<br />

pubbliche<br />

Altri<br />

residenti<br />

dell’area<br />

dell’euro<br />

Al resto<br />

del mondo<br />

emessi da residenti in italia<br />

iFM (3) Amministrazioni<br />

pubbliche<br />

Tavola a17.1<br />

ATTIVO<br />

Altri<br />

residenti<br />

2008 13.125 560.841 235.232 1.526.396 153.623 62.829 153.742 125.779 57.981<br />

2009 11.647 574.183 247.678 1.552.593 112.370 62.906 210.947 163.245 64.878<br />

2010 11.155 372.696 259.760 1.682.065 112.093 75.047 206.465 208.235 140.127<br />

<strong>2011</strong> – gen. 10.080 374.522 262.734 1.704.192 108.826 79.047 205.561 212.357 138.475<br />

feb. 9.710 381.908 262.211 1.707.553 114.293 77.729 203.643 204.366 142.438<br />

mar. 9.571 378.178 262.751 1.701.707 112.899 80.671 210.770 198.410 136.151<br />

apr. 10.386 381.155 263.362 1.697.913 107.198 80.640 210.625 199.586 139.647<br />

mag. 10.349 385.345 264.141 1.709.296 100.190 83.061 216.095 206.999 132.294<br />

giu. 10.257 373.249 264.428 1.716.897 104.245 84.186 217.460 213.360 132.489<br />

lug. 10.348 378.127 261.613 1.710.413 104.460 87.682 220.207 219.573 130.199<br />

ago. 9.874 378.526 259.736 1.709.040 102.214 91.018 226.007 226.946 133.388<br />

set. 10.067 404.495 258.513 1.726.297 116.374 95.223 237.236 225.281 132.838<br />

ott. 10.324 406.617 258.325 1.724.538 116.087 93.565 236.546 223.294 143.895<br />

nov. 10.443 413.900 257.565 1.725.846 111.287 94.544 242.700 219.132 148.611<br />

dic. 11.515 408.671 258.359 1.712.144 117.045 99.939 294.904 224.114 151.592<br />

2012 – gen. 10.344 393.790 254.549 1.719.377 108.169 98.651 327.537 252.223 159.098<br />

feb. 9.889 387.298 257.301 1.707.916 106.613 97.934 347.167 281.710 162.921<br />

mar. 9.747 387.319 267.557 1.712.082 112.199 102.239 350.336 304.886 148.078<br />

periodi<br />

Titoli diversi da azioni Azioni e partecipazioni emesse da immobiliz-<br />

zazioni<br />

emessi da<br />

residenti<br />

in altri paesi<br />

dell’area<br />

dell’euro<br />

emessi<br />

dal resto<br />

del mondo<br />

residenti in italia residenti<br />

in altri paesi<br />

iFM Altri<br />

residenti<br />

dell’area<br />

dell’euro<br />

resto<br />

del mondo<br />

Altre attività Totale attività<br />

2008 60.481 15.582 86.763 60.756 59.612 12.236 81.155 368.430 3.634.564<br />

2009 57.345 19.059 87.910 64.196 62.657 10.757 81.902 306.420 3.690.692<br />

2010 53.584 18.052 74.436 71.815 63.864 11.601 84.015 305.102 3.750.113<br />

<strong>2011</strong> – gen. 53.767 17.900 77.629 69.018 66.061 11.602 84.158 294.931 3.770.859<br />

feb. 53.040 17.463 78.073 69.395 65.896 11.544 84.099 293.708 3.777.069<br />

mar. 53.395 17.244 78.207 69.959 66.185 11.758 84.125 278.201 3.750.180<br />

apr. 55.734 17.260 78.757 71.340 68.068 11.754 84.312 278.771 3.756.509<br />

mag. 56.438 17.380 79.599 76.193 66.548 11.938 84.463 291.484 3.791.814<br />

giu. 58.492 16.953 77.969 70.260 65.576 11.014 83.170 279.991 3.779.996<br />

lug. 59.014 16.216 77.855 68.147 66.043 11.643 83.197 309.804 3.814.541<br />

ago. 58.081 15.582 77.576 67.311 65.616 10.758 83.059 328.765 3.843.495<br />

set. 56.841 15.145 77.608 66.641 64.598 11.425 83.121 371.603 3.953.307<br />

ott. 56.074 14.930 77.709 66.342 65.122 10.339 83.217 360.637 3.947.561<br />

nov. 57.552 17.218 76.809 66.697 64.448 10.271 83.328 385.969 3.986.319<br />

dic. 57.154 17.970 69.306 66.492 64.437 10.464 84.406 393.733 4.042.243<br />

2012 – gen. 56.624 15.748 69.421 65.357 64.295 11.349 82.682 400.695 4.089.910<br />

feb. 54.413 16.630 64.380 63.513 64.143 10.374 76.962 410.840 4.120.004<br />

mar. 54.683 15.744 61.543 63.154 64.137 9.664 72.478 408.111 4.143.957<br />

(1) Statistiche armonizzate del Sistema europeo di banche centrali. per la definizione delle voci cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra<br />

è dovuta all’arrotondamento. – (2) da giugno 2010, per effetto del regolamento Bce/2008/32 e di alcune modifiche nelle segnalazioni statistiche di vigilanza, le serie storiche delle<br />

consistenze dei prestiti e titoli registrano una discontinuità statistica. per maggiori dettagli cfr. la sezione: Note metodologiche, dove viene anche fornito l’ammontare <strong>della</strong> discontinuità<br />

sulle principali voci interessate. cfr. anche la tavola a17.5. – (3) i dati comprendono le obbligazioni con garanzia statale ai sensi del decreto legge 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201.<br />

continua


periodi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Banche residenti in Italia: situazione riassuntiva dei conti (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

iFM Amministrazione<br />

centrale<br />

depositi<br />

segue: Tavola a17.1<br />

di residenti in italia di residenti in altri paesi<br />

dell’area dell’euro<br />

Altre<br />

Amministrazioni<br />

pubbliche<br />

PASSIVO<br />

Altri residenti iFM Amministrazioni<br />

pubbliche<br />

e altri residenti<br />

di cui:<br />

connessi<br />

con operazioni<br />

di cessione crediti<br />

(2)<br />

2008 584.018 13.435 30.570 1.083.842 – 247.933 26.871<br />

2009 569.733 16.164 29.737 1.155.565 – 207.304 24.424<br />

2010 405.053 16.947 28.699 1.371.248 144.557 229.048 24.401<br />

<strong>2011</strong> – gen. 410.555 16.956 32.477 1.343.924 142.915 243.403 24.443<br />

feb. 416.317 16.328 30.876 1.339.474 138.128 243.794 24.845<br />

mar. 401.364 16.449 30.693 1.328.751 138.986 242.718 27.005<br />

apr. 403.546 17.496 29.756 1.342.830 143.634 254.282 25.493<br />

mag. 401.543 17.374 29.519 1.331.432 137.091 248.730 25.907<br />

giu. 404.118 16.689 30.391 1.336.035 137.786 245.708 23.078<br />

lug. 443.546 16.845 30.457 1.339.586 139.065 249.364 21.741<br />

ago. 454.478 16.819 30.556 1.337.837 141.344 245.881 21.525<br />

set. 494.584 16.654 29.867 1.344.232 140.524 246.125 22.697<br />

ott. 499.404 17.509 29.451 1.350.286 151.245 249.490 21.904<br />

nov. 544.693 17.354 28.958 1.314.021 156.661 241.803 21.981<br />

dic. 591.456 15.132 29.341 1.334.145 159.414 223.300 23.167<br />

2012 – gen. 581.823 15.786 30.147 1.331.423 166.518 219.816 22.951<br />

feb. 581.125 15.592 26.240 1.360.527 170.172 212.817 23.290<br />

mar. 644.045 15.744 27.573 1.362.612 153.927 195.549 24.255<br />

periodi<br />

depositi del resto<br />

del mondo<br />

di cui:<br />

banche<br />

obbligazioni<br />

(3)<br />

capitale e riserve<br />

(4)<br />

Altre passività<br />

(4)<br />

Totale passività<br />

2008 195.736 161.207 740.521 276.427 435.212 3.634.564<br />

2009 194.208 154.154 819.601 293.936 380.021 3.690.692<br />

2010 189.734 146.748 807.081 349.435 328.466 3.750.113<br />

<strong>2011</strong> – gen. 186.908 142.949 807.086 363.069 342.039 3.770.859<br />

feb. 193.185 147.755 811.385 368.463 332.403 3.777.070<br />

mar. 188.360 144.000 832.162 368.296 314.381 3.750.179<br />

apr. 182.083 138.951 834.959 370.058 296.007 3.756.509<br />

mag. 191.201 145.788 845.974 373.877 326.257 3.791.815<br />

giu. 189.211 143.416 844.003 379.941 310.822 3.779.996<br />

lug. 169.371 124.319 847.183 382.172 314.277 3.814.541<br />

ago. 165.693 118.598 848.161 382.362 340.184 3.843.495<br />

set. 164.568 113.318 860.236 383.268 391.077 3.953.307<br />

ott. 161.612 110.765 857.656 383.538 376.711 3.947.561<br />

nov. 154.551 103.727 864.688 385.526 412.744 3.986.319<br />

dic. 150.139 101.573 914.205 379.435 381.923 4.042.243<br />

2012 – gen. 149.172 106.081 940.162 390.286 408.343 4.089.910<br />

feb. 150.381 107.099 955.150 392.368 402.514 4.120.004<br />

mar. 146.536 105.519 960.175 394.662 372.807 4.143.957<br />

(1) Statistiche armonizzate del Sistema europeo di banche centrali. per la definizione delle voci cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra<br />

è dovuta all’arrotondamento. – (2) da giugno 2010, la serie storica delle consistenze dei depositi registra una discontinuità statistica, dovuta alla inclusione delle somme rivenienti da<br />

operazioni di cessione di crediti. per maggiori dettagli cfr. la sezione: Note metodologiche. – (3) i dati comprendono le obbligazioni con garanzia statale ai sensi del decreto legge<br />

6.12.<strong>2011</strong>, n. 201. – (4) da giugno 2010 la voce “capitale e riserve” include i fondi rettificativi su esposizioni per cassa, in precedenza imputati alla voce “altre passività”.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

145


146<br />

periodi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Banche residenti in Italia:<br />

raccolta in euro da altre Amministrazioni pubbliche e altri residenti (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

depositi<br />

in c/c<br />

di residenti in italia<br />

depositi<br />

Tavola a17.2<br />

depositi con durata prestabilita depositi<br />

rimborsabili<br />

pronti contro termine<br />

Fino a 2 anni oltre 2 anni (2) con preavviso<br />

di cui: con<br />

controparti centrali (3)<br />

2008 683.089 38.622 2.471 243.719 116.217 19.352<br />

2009 760.399 53.017 2.938 263.691 85.230 37.145<br />

2010 748.415 56.199 148.326 277.855 156.398 115.872<br />

<strong>2011</strong> – gen. 737.710 54.413 146.534 280.250 145.016 106.915<br />

feb. 732.926 56.169 142.330 280.139 146.493 107.481<br />

mar. 732.162 57.735 142.149 280.007 134.717 94.790<br />

apr. 740.684 56.454 147.136 279.141 136.381 95.685<br />

mag. 731.953 56.359 140.410 278.533 140.722 98.034<br />

giu. 732.530 56.604 140.292 278.719 145.025 102.848<br />

lug. 734.669 55.910 141.796 278.690 145.463 102.819<br />

ago. 721.946 57.447 143.767 280.069 151.639 108.734<br />

set. 725.333 58.597 142.881 279.330 154.602 112.597<br />

ott. 721.819 64.570 153.775 279.120 147.711 107.539<br />

nov. 694.358 71.587 159.252 279.480 125.801 87.726<br />

dic. 727.207 84.205 162.065 282.632 95.379 68.580<br />

2012 – gen. 696.282 96.798 168.440 284.422 103.834 77.912<br />

feb. 691.028 111.696 172.235 284.350 115.877 91.050<br />

mar. 702.179 124.044 156.151 286.187 110.038 86.916<br />

periodi<br />

depositi<br />

in c/c<br />

di residenti in altri paesi dell’area dell’euro depositi<br />

depositi<br />

con durata<br />

prestabilita<br />

depositi<br />

rimborsabili<br />

con<br />

preavviso<br />

pronti<br />

contro<br />

termine<br />

del resto<br />

del mondo<br />

obbligazioni emesse (4) Totale<br />

fino a 2 anni oltre 2 anni per memoria:<br />

obbligazioni<br />

emesse a<br />

tasso variabile<br />

2008 4.785 20.507 117 426 28.763 59.180 515.041 391.406 1.712.937<br />

2009 4.759 18.475 134 311 35.157 64.434 532.448 356.069 1.820.993<br />

2010 4.282 16.884 155 2.568 38.674 47.731 539.014 333.624 2.036.500<br />

<strong>2011</strong> – gen. 4.263 16.253 157 2.972 38.426 48.316 539.727 332.937 2.014.037<br />

feb. 4.906 15.445 154 3.786 39.866 50.043 542.171 324.594 2.014.427<br />

mar. 4.979 16.560 152 4.637 39.852 50.819 555.426 327.291 2.019.195<br />

apr. 3.806 16.364 153 4.687 37.944 54.903 554.815 325.879 2.032.469<br />

mag. 4.007 16.432 154 4.542 39.753 53.243 561.696 328.079 2.027.804<br />

giu. 5.139 16.581 155 391 40.159 53.727 558.169 322.332 2.027.492<br />

lug. 3.697 16.480 156 698 39.747 55.329 556.947 320.694 2.029.581<br />

ago. 3.713 16.371 157 555 42.127 53.519 554.208 317.217 2.025.518<br />

set. 4.347 16.357 159 715 46.905 54.539 553.667 314.531 2.037.434<br />

ott. 4.028 16.153 158 784 46.603 54.636 552.295 310.982 2.041.653<br />

nov. 4.150 15.963 159 873 46.966 57.916 550.676 306.853 2.007.181<br />

dic. 4.481 16.994 160 990 45.120 60.486 546.178 264.795 2.025.897<br />

2012 – gen. 4.825 16.533 160 957 38.957 59.515 540.656 258.912 2.011.377<br />

feb. 4.812 17.002 142 880 38.984 62.729 533.846 251.465 2.033.583<br />

mar. 5.943 16.894 142 864 37.629 65.176 533.289 287.128 2.038.535<br />

(1) Statistiche armonizzate del Sistema europeo di banche centrali. per la definizione delle voci cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima<br />

cifra è dovuta all’arrotondamento. – (2) da giugno 2010, la serie storica delle consistenze dei depositi registra una discontinuità statistica, dovuta alla inclusione delle somme<br />

rivenienti da operazioni di cessione di crediti. per maggiori dettagli cfr. la sezione: Note metodologiche. – (3) dati parzialmente stimati per gli anni 2008 e 2009. cfr. nel Glossario<br />

la voce: controparte centrale. – (4) Totale obbligazioni emesse al netto di quelle detenute da banche e, per le prime due colonne, anche da fondi monetari e da banca centrale.


periodi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Tassi di interesse bancari sui depositi in euro: consistenze e nuove operazioni (1)<br />

(valori percentuali)<br />

consistenze<br />

Tavola a17.3<br />

Totale di cui: Famiglie Società non finanziarie<br />

conti<br />

correnti<br />

pronti contro<br />

termine<br />

depositi<br />

rimborsabili<br />

con preavviso<br />

conti<br />

correnti<br />

depositi con durata prestabilita conti<br />

correnti<br />

fino a 2 anni oltre 2 anni<br />

depositi<br />

con durata<br />

prestabilita<br />

2008 – dic. 1,99 1,53 3,90 2,26 1,23 3,21 2,93 2,44 3,90<br />

2009 – dic. 0,68 0,31 1,43 1,43 0,26 1,37 2,85 0,44 1,08<br />

2010 – dic. 0,69 0,36 1,58 1,28 0,28 1,49 2,78 0,62 1,36<br />

<strong>2011</strong> – gen. 0,69 0,35 1,60 1,26 0,28 1,52 2,78 0,61 1,50<br />

feb. 0,71 0,37 1,67 1,26 0,29 1,56 2,81 0,66 1,61<br />

mar. 0,75 0,40 1,75 1,31 0,30 1,60 2,84 0,72 1,83<br />

apr. 0,78 0,43 1,82 1,31 0,32 1,63 2,86 0,78 2,00<br />

mag. 0,86 0,48 1,92 1,45 0,35 1,68 2,83 0,90 2,10<br />

giu. 0,88 0,50 2,02 1,47 0,36 1,86 2,86 0,93 2,30<br />

lug. 0,91 0,53 2,08 1,50 0,39 1,91 2,86 0,96 2,37<br />

ago. 0,94 0,55 2,18 1,49 0,40 1,93 2,85 1,03 2,48<br />

set. 0,96 0,56 2,29 1,50 0,41 2,08 2,85 1,07 2,63<br />

ott. 1,00 0,58 2,46 1,52 0,41 2,37 2,88 1,11 2,72<br />

nov. 1,05 0,58 2,58 1,55 0,41 2,61 2,91 1,16 2,89<br />

dic. 1,08 0,60 2,77 1,54 0,41 2,89 3,02 1,21 3,17<br />

2012 – gen. 1,16 0,55 2,92 1,71 0,39 3,15 3,07 1,12 3,43<br />

feb. 1,19 0,53 3,06 1,73 0,37 3,26 3,32 1,11 3,38<br />

mar. 1,24 0,54 3,08 1,81 0,37 3,30 3,24 1,08 3,29<br />

periodi<br />

Nuove operazioni<br />

depositi con durata prestabilita pronti<br />

Totale Famiglie Società<br />

non<br />

Totale fino a 1 anno oltre 1 anno finanziarie<br />

2008 – dic. 3,05 3,01 3,01 3,03 3,10 3,19<br />

2009 – dic. 0,86 1,02 1,01 1,12 0,73 1,18<br />

2010 – dic. 1,32 1,39 1,40 1,26 1,27 1,57<br />

contro<br />

termine<br />

<strong>2011</strong> – gen. 1,39 1,50 1,50 1,43 1,27 1,41<br />

feb. 1,60 1,64 1,61 1,99 1,56 1,55<br />

mar. 1,70 1,70 1,66 2,12 1,70 1,77<br />

apr. 1,90 1,80 1,67 2,47 2,00 1,77<br />

mag. 1,93 1,78 1,73 2,12 2,07 1,88<br />

giu. 2,18 2,01 1,99 2,21 2,31 2,04<br />

lug. 2,15 2,08 2,06 2,25 2,22 2,04<br />

ago. 2,43 2,41 2,41 2,47 2,45 2,22<br />

set. 2,57 2,57 2,55 2,69 2,56 2,30<br />

ott. 2,45 3,10 3,10 3,11 1,82 2,51<br />

nov. 2,62 3,19 3,12 3,59 1,89 2,51<br />

dic. 2,87 3,54 3,46 4,01 2,16 2,95<br />

2012 – gen. 2,94 3,58 3,39 4,29 1,93 2,98<br />

feb. 2,67 3,35 3,21 3,88 1,75 2,78<br />

mar. 2,64 3,12 3,10 3,21 1,90 2,70<br />

(1) cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

147


148<br />

periodi<br />

iFM<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Banche residenti in Italia: prestiti per settore di attività economica (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

di cui:<br />

banche<br />

residenti in italia<br />

Amministrazioni pubbliche Altri residenti<br />

Amministrazione<br />

centrale<br />

Altre Amm. pubbl. Altre<br />

enti<br />

locali<br />

istituzioni<br />

enti finanziarie<br />

di previdenza<br />

Assicuraz.<br />

e fondi<br />

pensione<br />

Società<br />

non<br />

finanziarie<br />

Famiglie<br />

consumatrici<br />

Famiglie<br />

Famiglie<br />

produttrici<br />

Tavola a17.4<br />

istituzioni senza<br />

fini di lucro<br />

2008 560.841 525.787 159.843 75.167 222 179.496 8.843 869.431 371.387 89.118 8.121<br />

2009 574.183 538.991 167.749 79.918 11 199.222 7.947 849.025 397.218 90.910 8.271<br />

2010 372.696 349.123 178.265 81.459 36 215.081 7.391 867.018 483.813 99.318 9.444<br />

<strong>2011</strong> – gen. 374.522 357.116 178.232 84.459 43 208.392 7.270 890.463 488.898 99.426 9.742<br />

feb. 381.908 364.151 177.032 85.138 42 206.701 7.124 893.944 489.301 100.608 9.873<br />

mar. 378.178 357.478 177.347 84.720 683 200.264 6.817 891.391 492.320 100.988 9.926<br />

apr. 381.155 356.612 177.162 86.141 59 201.181 6.584 885.236 494.903 100.246 9.764<br />

mag. 385.345 365.344 177.275 86.824 41 196.844 6.617 897.674 497.217 101.099 9.845<br />

giu. 373.249 352.727 179.281 85.098 50 196.829 6.522 902.956 499.346 101.370 9.875<br />

lug. 378.127 356.336 175.242 86.321 50 190.875 6.424 900.168 502.417 100.516 10.012<br />

ago. 378.526 364.322 174.613 85.076 47 189.305 6.376 900.546 501.577 101.198 10.038<br />

set. 404.495 381.093 173.727 84.714 72 195.970 6.168 909.111 503.367 101.646 10.036<br />

ott. 406.617 382.271 172.765 85.501 59 196.077 6.344 905.891 504.695 101.455 10.077<br />

nov. 413.900 382.258 172.460 85.038 68 185.854 6.210 915.262 506.332 102.024 10.164<br />

dic. 408.671 374.753 175.307 82.998 54 193.651 6.071 894.256 506.854 101.185 10.126<br />

2012 – gen. 393.790 376.764 171.160 83.331 58 197.070 5.858 899.345 505.556 101.274 10.274<br />

feb. 387.298 376.446 173.864 83.343 94 190.742 5.804 895.561 504.670 100.804 10.335<br />

mar. 387.319 370.516 184.555 82.918 84 206.497 5.621 884.802 505.058 99.879 10.225<br />

periodi<br />

iFM Amministrazioni<br />

pubbliche<br />

di cui:<br />

banche<br />

residenti in altri paesi dell’area dell’euro resto del mondo<br />

Altre<br />

istituzioni<br />

finanziarie<br />

Assicuraz.<br />

e fondi<br />

pensione<br />

Altri residenti<br />

Società<br />

non finanziarie<br />

Famiglie di cui:<br />

banche<br />

2008 121.705 119.405 134 20.048 344 10.858 535 62.829 47.115<br />

2009 79.275 77.507 367 19.961 477 11.844 446 62.906 47.779<br />

2010 77.253 76.747 466 21.710 441 11.718 504 75.047 57.360<br />

<strong>2011</strong> – gen. 74.382 73.924 490 21.486 438 11.533 497 79.047 60.190<br />

feb. 80.269 79.823 490 20.798 454 11.798 485 77.729 59.555<br />

mar. 75.570 75.185 535 24.456 410 11.461 467 80.671 63.052<br />

apr. 74.225 73.904 573 20.673 411 10.841 476 80.640 62.956<br />

mag. 69.455 69.030 571 18.526 393 10.771 475 83.061 65.799<br />

giu. 72.558 72.148 611 19.089 446 11.064 476 84.186 66.174<br />

lug. 74.381 73.805 611 17.662 410 10.914 482 87.682 70.000<br />

ago. 73.326 72.914 621 16.255 440 11.102 470 91.018 72.587<br />

set. 86.847 86.430 616 16.492 415 11.532 472 95.223 76.730<br />

ott. 85.682 85.244 626 17.428 199 11.671 481 93.565 75.814<br />

nov. 81.185 80.773 697 17.124 202 11.594 486 94.544 75.800<br />

dic. 87.697 87.265 689 17.005 154 11.022 478 99.939 81.740<br />

2012 – gen. 79.521 79.116 699 16.532 171 10.770 475 98.651 81.346<br />

feb. 78.090 77.594 700 16.559 185 10.618 461 97.934 80.954<br />

mar. 83.854 83.696 688 16.690 163 10.331 472 102.239 84.452<br />

(1) Statistiche armonizzate del Sistema europeo di banche centrali. per la definizione delle voci cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima<br />

cifra è dovuta all’arrotondamento. da giugno 2010, per effetto del regolamento Bce/2008/32 e di alcune modifiche nelle segnalazioni statistiche di vigilanza, le serie storiche delle<br />

consistenze dei prestiti registrano una discontinuità statistica. per maggiori dettagli cfr. la sezione: Note metodologiche, dove viene anche fornito l’ammontare <strong>della</strong> discontinuità<br />

sulle principali voci interessate.


periodi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Banche residenti in Italia: titoli in portafoglio diversi da azioni e partecipazioni (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

Titoli emessi da residenti italiani<br />

Titoli di Stato Altri titoli<br />

Totale di cui: Totale di cui:<br />

BoT ccT BTp cTZ obbligazioni<br />

emesse<br />

da banche (2)<br />

Tavola a17.5<br />

connessi<br />

con proprie<br />

cartolarizzazioni (3)<br />

2008 108.270 4.361 47.196 37.206 13.141 229.233 153.538 –<br />

2009 147.131 17.905 41.463 65.892 16.129 291.939 210.698 –<br />

2010 192.991 24.256 47.348 98.536 16.605 361.836 206.427 114.537<br />

<strong>2011</strong> – gen. 197.153 23.362 48.124 100.388 18.476 359.240 205.535 113.194<br />

feb. 189.169 20.035 47.084 98.019 17.250 361.277 203.616 112.125<br />

mar. 183.241 17.972 46.271 97.975 14.276 362.089 210.529 108.117<br />

apr. 184.460 16.966 46.584 100.079 14.065 365.398 210.399 111.627<br />

mag. 191.885 18.870 46.515 104.767 14.962 363.502 215.902 105.480<br />

giu. 198.450 20.074 47.995 110.080 13.545 364.859 217.276 105.907<br />

lug. 204.675 23.279 47.508 110.382 14.618 365.304 220.074 105.015<br />

ago. 212.194 25.374 48.928 113.156 15.884 374.147 225.764 108.482<br />

set. 210.635 30.408 48.015 110.221 13.146 384.720 237.233 108.007<br />

ott. 208.679 32.515 46.274 106.770 14.297 395.056 236.543 119.144<br />

nov. 204.543 35.717 40.986 103.859 15.333 405.899 242.697 124.149<br />

dic. 209.639 30.872 42.580 110.730 16.916 460.971 294.901 127.400<br />

2012 – gen. 237.866 38.867 45.569 122.042 22.734 500.992 327.535 135.133<br />

feb. 267.359 44.818 48.346 141.991 22.810 524.439 347.166 139.010<br />

mar. 290.526 49.133 47.822 158.834 24.769 512.775 350.335 124.140<br />

periodi<br />

Totale titoli<br />

emessi<br />

da residenti<br />

italiani<br />

Titoli emessi da residenti<br />

negli altri paesi dell’area euro<br />

Titoli emessi<br />

dal resto del mondo<br />

di cui: Totale di cui:<br />

banche<br />

Totale iFM Amministrazioni<br />

pubbliche<br />

Totale titoli<br />

in portafoglio<br />

2008 337.503 60.481 24.382 8.147 15.582 7.226 413.566<br />

2009 439.070 57.345 24.471 6.772 19.059 8.477 515.474<br />

2010 554.828 53.584 21.197 6.502 18.052 7.360 626.464<br />

<strong>2011</strong> – gen. 556.393 53.767 21.330 6.345 17.900 7.392 628.060<br />

feb. 550.446 53.040 21.498 5.887 17.463 7.214 620.949<br />

mar. 545.330 53.395 22.260 5.898 17.244 7.133 615.969<br />

apr. 549.858 55.734 22.418 5.722 17.260 7.325 622.852<br />

mag. 555.388 56.438 22.165 6.136 17.380 7.389 629.206<br />

giu. 563.309 58.492 21.957 7.242 16.953 7.218 638.755<br />

lug. 569.979 59.014 22.100 7.715 16.216 6.992 645.209<br />

ago. 586.340 58.081 21.982 6.994 15.582 6.640 660.003<br />

set. 595.355 56.841 22.191 5.939 15.145 6.475 667.341<br />

ott. 603.735 56.074 22.133 5.547 14.930 6.586 674.739<br />

nov. 610.442 57.552 24.098 5.332 17.218 6.392 685.212<br />

dic. 670.610 57.154 23.899 5.328 17.970 6.495 745.733<br />

2012 – gen. 738.858 56.624 22.046 5.055 15.748 6.388 811.230<br />

feb. 791.798 54.413 19.754 5.629 16.630 6.216 862.841<br />

mar. 803.300 54.683 19.734 5.749 15.744 6.096 873.727<br />

(1) per la definizione delle voci cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta all’arrotondamento. – (2) i dati comprendono<br />

le obbligazioni con garanzia statale ai sensi del decreto legge 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201. – (3) da giugno 2010, include il riacquisto di titoli emessi da società veicolo a fronte di<br />

cartolarizzazioni di prestiti “ceduti e non cancellati”, che in precedenza venivano solo in parte conteggiati nella serie. per maggiori dettagli cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

149


150<br />

ANNi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Banche residenti in Italia: situazione dei conti per categoria (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

ATTiVo<br />

prestiti a residenti Titoli in portafoglio<br />

emessi da residenti<br />

a banche ad Amministrazioni<br />

pubbliche<br />

e altri residenti<br />

di cui:<br />

sofferenze<br />

di Stato altri<br />

Banche sotto forma di S.p.A.<br />

Azioni<br />

e partecipazioni<br />

di residenti<br />

Tavola a17.6<br />

Attività sull’estero<br />

2008 446.713 1.413.383 34.187 51.122 176.952 101.426 284.354<br />

2009 459.786 1.443.282 49.600 85.720 228.653 104.608 247.397<br />

2010 256.903 1.530.108 65.159 117.567 286.475 97.461 263.680<br />

<strong>2011</strong> 289.733 1.472.024 87.493 136.040 353.003 96.311 274.371<br />

Banche popolari<br />

2008 33.222 124.299 3.139 15.646 45.068 35.620 15.124<br />

2009 38.929 137.006 4.186 15.660 55.737 38.525 18.807<br />

2010 48.977 169.103 6.049 30.143 56.146 38.397 17.595<br />

<strong>2011</strong> 38.651 251.305 11.618 37.385 87.864 31.208 25.293<br />

Banche di credito cooperativo<br />

2008 8.718 117.244 3.314 22.360 4.182 868 1.499<br />

2009 9.434 125.480 4.496 25.023 6.043 1.325 1.787<br />

2010 8.320 135.332 5.756 24.338 7.883 1.347 1.646<br />

<strong>2011</strong> 9.145 138.787 7.184 27.419 9.391 1.615 1.460<br />

Filiali di banche estere<br />

2008 37.134 106.702 679 19.142 3.031 9.605 63.387<br />

2009 30.842 94.503 884 20.728 1.506 7.648 57.103<br />

2010 34.923 107.282 873 20.943 11.332 9.046 51.319<br />

<strong>2011</strong> 37.224 108.387 857 8.795 10.714 6.664 65.883<br />

(1) i dati riflettono la composizione di ciascuna categoria alla data indicata. per la composizione delle categorie e il contenuto delle voci cfr. rispettivamente le sezioni: Glossario e<br />

Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta all’arrotondamento. Nel 2010, per effetto del regolamento Bce /2008/32 e di alcune modifiche nelle<br />

segnalazioni statistiche di vigilanza, le serie storiche delle consistenze dei prestiti, titoli, depositi e capitale registrano una discontinuità statistica. per maggiori dettagli cfr. la sezione:<br />

Note metodologiche, dove viene anche fornito l’ammontare <strong>della</strong> discontinuità sulle principali voci interessate. i depositi e i prestiti interbancari con banche residenti in italia, nonché<br />

le voci capitale e riserve e azioni e partecipazioni, registrano discontinuità statistiche per effetto <strong>della</strong> riorganizzazione dei gruppi bancari. Nel <strong>2011</strong> la serie storica delle sofferenze<br />

è stata influenzata da operazioni societarie realizzate da alcuni gruppi bancari. Le voci titoli in portafoglio e obbligazioni emesse includono le obbligazioni con garanzia statale ai<br />

sensi del decreto legge 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201.<br />

continua


ANNi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Banche residenti in Italia: situazione dei conti per categoria (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

pASSiVo<br />

depositi di residenti obbligazioni<br />

emesse<br />

Banche Amministrazioni pubbliche e altri residenti<br />

conti correnti con durata<br />

prestabilita<br />

rimborsabili<br />

con preavviso<br />

pronti contro<br />

termine<br />

Banche sotto forma di S.p.A.<br />

capitale<br />

e riserve<br />

segue: Tavola a17.6<br />

passività<br />

sull’estero<br />

2008 502.871 583.157 46.825 214.245 80.768 602.722 211.988 265.419<br />

2009 491.500 637.008 51.464 232.179 57.462 658.576 226.028 255.671<br />

2010 336.963 610.107 166.225 245.489 103.173 626.537 270.522 265.565<br />

<strong>2011</strong> 488.344 558.464 184.770 250.575 67.953 676.660 292.395 209.237<br />

Banche popolari<br />

2008 57.942 62.876 8.039 5.388 11.071 81.049 38.086 14.031<br />

2009 55.904 75.935 6.850 5.608 8.805 100.200 40.382 18.405<br />

2010 51.178 85.369 18.892 5.929 23.545 119.586 46.492 21.697<br />

<strong>2011</strong> 72.740 111.019 34.787 6.925 17.077 176.990 52.665 22.771<br />

Banche di credito cooperativo<br />

2008 3.129 53.683 6.238 9.349 9.773 56.759 17.250 399<br />

2009 3.597 63.960 7.427 10.235 5.662 60.825 18.424 395<br />

2010 6.950 67.092 9.742 10.611 5.281 60.958 22.112 314<br />

<strong>2011</strong> 17.595 68.001 13.613 9.919 2.339 60.555 23.157 317<br />

Filiali di banche estere<br />

2008 18.098 6.315 682 14.776 14.663 – 9.103 190.691<br />

2009 14.803 9.102 708 15.716 13.344 – 9.102 151.465<br />

2010 8.209 12.099 13.220 15.870 24.429 – 10.309 155.607<br />

<strong>2011</strong> 11.271 13.730 16.279 15.257 8.025 – 11.218 167.280<br />

(1) i dati riflettono la composizione di ciascuna categoria alla data indicata. per la composizione delle categorie e il contenuto delle voci cfr. rispettivamente le sezioni: Glossario e<br />

Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta all’arrotondamento. Nel 2010, per effetto del regolamento Bce /2008/32 e di alcune modifiche nelle<br />

segnalazioni statistiche di vigilanza, le serie storiche delle consistenze dei prestiti, titoli, depositi e capitale registrano una discontinuità statistica. per maggiori dettagli cfr. la sezione:<br />

Note metodologiche, dove viene anche fornito l’ammontare <strong>della</strong> discontinuità sulle principali voci interessate. i depositi e i prestiti interbancari con banche residenti in italia, nonché<br />

le voci capitale e riserve e azioni e partecipazioni, registrano discontinuità statistiche per effetto <strong>della</strong> riorganizzazione dei gruppi bancari. Nel <strong>2011</strong> la serie storica delle sofferenze<br />

è stata influenzata da operazioni societarie realizzate da alcuni gruppi bancari. Le voci titoli in portafoglio e obbligazioni emesse includono le obbligazioni con garanzia statale ai<br />

sensi del decreto legge 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

151


152<br />

ANNi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Banche residenti in Italia: situazione dei conti per gruppi dimensionali (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

ATTiVo<br />

prestiti a residenti Titoli in portafoglio<br />

emessi da residenti<br />

a banche ad Amministrazioni<br />

pubbliche<br />

e altri residenti<br />

di cui:<br />

sofferenze<br />

di Stato altri<br />

Banche maggiori<br />

Azioni<br />

e partecipazioni<br />

di residenti<br />

Tavola a17.7<br />

Attività sull’estero<br />

2008 258.831 648.066 11.694 22.302 102.374 79.343 181.033<br />

2009 280.393 680.186 18.919 42.858 136.629 82.468 152.824<br />

2010 107.662 802.795 28.032 65.513 170.774 76.658 172.072<br />

<strong>2011</strong> 151.934 865.789 39.456 78.345 245.907 85.284 199.311<br />

Banche grandi<br />

2008 73.160 195.068 3.664 12.871 42.689 23.974 56.308<br />

2009 90.458 196.169 4.380 20.460 49.118 25.218 52.961<br />

2010 90.888 206.636 5.483 25.028 48.589 25.523 50.787<br />

<strong>2011</strong> 79.283 167.176 4.334 30.742 73.702 23.043 54.096<br />

Banche medie<br />

2008 105.044 427.617 12.926 26.251 37.811 28.297 53.133<br />

2009 86.261 419.574 17.472 30.710 48.560 30.721 58.425<br />

2010 86.058 406.077 21.401 43.067 71.286 31.773 62.506<br />

<strong>2011</strong> 64.315 397.009 24.436 27.931 56.808 15.574 70.344<br />

Banche piccole<br />

2008 68.310 344.084 8.990 25.639 39.273 14.148 66.359<br />

2009 60.798 350.405 12.748 29.171 47.871 11.443 52.495<br />

2010 48.723 363.163 15.803 35.740 59.964 10.417 41.272<br />

<strong>2011</strong> 64.028 363.831 18.940 46.273 72.579 9.825 35.411<br />

Banche minori<br />

2008 20.442 146.793 4.045 21.207 7.086 1.757 7.531<br />

2009 21.081 153.937 5.647 23.932 9.761 2.256 8.389<br />

2010 15.792 163.154 7.118 23.643 11.223 1.880 7.603<br />

<strong>2011</strong> 15.193 176.698 19.986 26.348 11.976 2.072 7.845<br />

(1) i dati riflettono la composizione di ciascun gruppo alla data indicata. per la composizione delle categorie e il contenuto delle voci cfr. rispettivamente le sezioni: Glossario e<br />

Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta all’arrotondamento. Nel 2010, per effetto del regolamento Bce /2008/32 e di alcune modifiche nelle<br />

segnalazioni statistiche di vigilanza, le serie storiche delle consistenze dei prestiti, titoli, depositi e capitale registrano una discontinuità statistica. per maggiori dettagli cfr. la sezione:<br />

Note metodologiche, dove viene anche fornito l’ammontare <strong>della</strong> discontinuità sulle principali voci interessate. i depositi e i prestiti interbancari con banche residenti in italia, nonché<br />

le voci capitale e riserve e azioni e partecipazioni, registrano discontinuità statistiche per effetto <strong>della</strong> riorganizzazione dei gruppi bancari. Nel <strong>2011</strong> la serie storica delle sofferenze<br />

è stata influenzata da operazioni societarie realizzate da alcuni gruppi bancari. Le voci titoli in portafoglio e obbligazioni emesse includono le obbligazioni con garanzia statale ai<br />

sensi del decreto legge 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201.<br />

continua


ANNi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Banche residenti in Italia: situazione dei conti per gruppi dimensionali (1)<br />

(consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

pASSiVo<br />

depositi di residenti obbligazioni<br />

emesse<br />

Banche Amministrazioni pubbliche e altri residenti<br />

conti correnti con durata<br />

prestabilita<br />

rimborsabili<br />

con preavviso<br />

pronti contro<br />

termine<br />

Banche maggiori<br />

segue: Tavola a17.7<br />

capitale<br />

e riserve<br />

passività<br />

sull’estero<br />

2008 245.242 257.472 14.319 190.017 25.326 296.424 126.747 170.472<br />

2009 273.974 272.612 16.053 205.178 27.289 329.171 138.321 156.705<br />

2010 117.381 278.045 94.563 222.528 54.311 363.749 157.503 158.425<br />

<strong>2011</strong> 232.304 294.687 105.208 231.907 43.173 506.146 184.004 107.636<br />

Banche grandi<br />

2008 94.854 69.773 11.696 3.832 14.632 134.694 32.189 33.402<br />

2009 98.735 75.356 10.286 3.837 11.829 154.808 33.794 39.841<br />

2010 99.250 66.158 14.075 2.299 22.032 159.219 39.228 44.034<br />

<strong>2011</strong> 136.576 46.751 18.556 1.277 9.500 145.904 38.025 41.527<br />

Banche medie<br />

2008 146.961 155.845 15.065 25.645 24.632 146.779 55.481 127.584<br />

2009 107.571 168.830 10.257 28.315 16.101 171.432 57.138 121.518<br />

2010 97.809 169.912 43.428 26.438 42.526 127.105 73.278 145.576<br />

<strong>2011</strong> 94.721 156.806 52.053 24.926 23.752 93.814 64.262 147.387<br />

Banche piccole<br />

2008 84.994 156.904 12.499 13.403 40.035 102.324 40.059 121.833<br />

2009 75.001 189.184 20.863 14.547 24.036 100.372 41.465 91.592<br />

2010 75.326 181.829 43.372 14.622 31.756 93.451 52.374 80.205<br />

<strong>2011</strong> 103.091 176.608 56.855 13.702 16.767 106.209 53.532 85.984<br />

Banche minori<br />

2008 9.989 66.037 8.205 10.861 11.650 60.311 21.951 17.249<br />

2009 10.523 80.023 8.991 11.861 6.018 63.818 23.218 16.280<br />

2010 13.534 78.723 12.641 12.012 5.803 63.557 27.052 14.943<br />

<strong>2011</strong> 23.258 76.366 16.777 10.864 2.202 62.132 39.612 17.071<br />

(1) i dati riflettono la composizione di ciascun gruppo alla data indicata. per la composizione delle categorie e il contenuto delle voci cfr. rispettivamente le sezioni: Glossario e<br />

Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta all’arrotondamento. Nel 2010, per effetto del regolamento Bce /2008/32 e di alcune modifiche nelle<br />

segnalazioni statistiche di vigilanza, le serie storiche delle consistenze dei prestiti, titoli, depositi e capitale registrano una discontinuità statistica. per maggiori dettagli cfr. la sezione:<br />

Note metodologiche, dove viene anche fornito l’ammontare <strong>della</strong> discontinuità sulle principali voci interessate. i depositi e i prestiti interbancari con banche residenti in italia, nonché<br />

le voci capitale e riserve e azioni e partecipazioni, registrano discontinuità statistiche per effetto <strong>della</strong> riorganizzazione dei gruppi bancari. Nel <strong>2011</strong> la serie storica delle sofferenze<br />

è stata influenzata da operazioni societarie realizzate da alcuni gruppi bancari. Le voci titoli in portafoglio e obbligazioni emesse includono le obbligazioni con garanzia statale ai<br />

sensi del decreto legge 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

153


154<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Voci<br />

Qualità del credito delle banche e dei gruppi bancari italiani (1)<br />

(dati di fine periodo in milioni di euro e valori percentuali)<br />

crediti (2) Quota sul totale<br />

di cui: quota<br />

verso residenti<br />

dei crediti in bilancio<br />

verso clientela<br />

Tavola a17.8<br />

Tasso<br />

di copertura (3)<br />

<strong>2011</strong> (4) 2010 <strong>2011</strong> (4) 2010 <strong>2011</strong> (4)<br />

Totale gruppi (5)<br />

Crediti verso clientela 1.960.911 78,7 100,0 100,0 4,6 5,1<br />

in bonis 1.740.607 78,0 90,1 88,8 0,6 0,6<br />

deteriorati 220.304 84,7 9,9 11,2 40,4 40,3<br />

sofferenze 124.246 84,0 5,4 6,3 58,0 56,3<br />

incagli 62.628 87,7 3,1 3,2 22,8 22,5<br />

esposizioni ristrutturate 20.205 76,6 0,8 1,0 13,9 17,5<br />

esposizioni scadute e/o sconfinanti 13.225 90,0 0,6 0,7 7,8 9,1<br />

Crediti verso banche 198.601 41,8 0,3 0,2<br />

Maggiori gruppi (6)<br />

Crediti verso clientela 1.333.940 70,4 100,0 100,0 5,0 5,6<br />

in bonis 1.174.405 69,1 89,4 88,0 0,6 0,7<br />

deteriorati 159.535 79,6 10,6 12,0 41,8 42,1<br />

sofferenze 92.084 79,0 5,9 6,9 58,5 57,2<br />

incagli 43.377 82,9 3,2 3,3 24,3 24,2<br />

esposizioni ristrutturate 16.489 72,1 1,0 1,2 14,6 18,4<br />

esposizioni scadute e/o sconfinanti 7.585 84,0 0,5 0,6 9,8 12,1<br />

Crediti verso banche 125.613 32,8 0,4 0,4<br />

Gruppi con a capo S.p.A. (7)<br />

Crediti verso clientela 392.495 96,1 100,0 100,0 3,7 4,1<br />

in bonis 356.507 95,9 92,1 90,8 0,6 0,5<br />

deteriorati 35.988 98,3 7,9 9,2 40,5 39,3<br />

sofferenze 19.807 98,6 4,3 5,1 59,4 56,6<br />

incagli 10.878 98,9 2,4 2,8 22,7 22,1<br />

esposizioni ristrutturate 1.821 92,9 0,4 0,5 16,0 18,6<br />

esposizioni scadute e/o sconfinanti 3.481 98,3 0,8 0,9 5,8 5,8<br />

Crediti verso banche 56.655 51,6 0,1 0,1<br />

Gruppi con a capo banche popolari (7)<br />

Crediti verso clientela 224.260 97,0 100,0 100,0 3,5 3,8<br />

in bonis 200.370 96,9 90,6 89,4 0,6 0,6<br />

deteriorati 23.890 98,1 9,4 10,7 31,7 30,8<br />

sofferenze 11.989 98,1 4,7 5,4 52,7 49,7<br />

incagli 7.959 97,8 3,1 3,6 13,7 14,5<br />

esposizioni ristrutturate 1.866 99,7 0,7 0,8 6,2 8,6<br />

esposizioni scadute e/o sconfinanti 2.077 97,5 0,9 0,9 4,1 3,9<br />

Crediti verso banche 15.833 76,3 0,2 0,1<br />

Banche non appartenenti a gruppi bancari (8)<br />

Crediti verso clientela 178.873 98,7 100,0 100,0 2,7 3,1<br />

in bonis 160.227 98,5 90,8 89,6 0,4 0,4<br />

deteriorati 18.646 99,8 9,2 10,4 24,8 26,4<br />

sofferenze 8.542 99,8 4,1 4,8 45,6 46,5<br />

incagli 7.842 99,8 3,9 4,4 9,9 11,2<br />

esposizioni ristrutturate 332 97,6 0,2 0,2 9,2 7,7<br />

esposizioni scadute e/o sconfinanti 1.930 99,8 1,1 1,1 2,5 3,0<br />

Crediti verso banche 22.243 66,5 0,1 ..<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza consolidate per i gruppi bancari e individuali per le banche non appartenenti a gruppi.<br />

(1) L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta all’arrotondamento. – (2) i crediti sono al lordo delle relative rettifiche di valore. – (3) il tasso di copertura è dato<br />

dall’ammontare delle rettifiche di valore in rapporto alla corrispondente esposizione lorda. – (4) dati provvisori. – (5) Sono compresi i gruppi italiani filiazioni di intermediari esteri. –<br />

(6) primi cinque gruppi bancari per totale dell’attivo a dicembre <strong>2011</strong>. – (7) Sono esclusi i maggiori gruppi. – (8) Sono comprese le filiazioni di intermediari esteri.


ANNi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Banche e società finanziarie: sofferenze rettificate per alcuni settori<br />

di attività economica e per aree geografiche (1)<br />

(valori percentuali di fine periodo)<br />

Famiglie<br />

consumatrici<br />

Tavola a17.9<br />

Società non finanziarie e famiglie produttrici Totale (2)<br />

Manifattura edilizia Servizi<br />

Nuove sofferenze rettificate / Impieghi anno precedente<br />

Centro Nord<br />

2008 0,95 1,47 1,93 1,63 1,26 1,16<br />

2009 1,54 2,44 3,16 2,57 2,17 1,88<br />

2010 1,40 2,36 2,53 3,22 2,16 1,79<br />

<strong>2011</strong> 1,36 2,47 2,18 4,42 2,17 1,75<br />

Sud e Isole<br />

2008 1,06 2,35 3,38 2,47 1,92 1,82<br />

2009 2,06 3,51 4,89 3,45 3,07 2,86<br />

2010 1,66 4,19 4,92 3,87 4,25 3,03<br />

<strong>2011</strong> 1,51 3,50 4,74 4,11 2,95 2,56<br />

Totale Italia<br />

2008 0,97 1,58 2,07 1,75 1,34 1,24<br />

2009 1,64 2,57 3,33 2,69 2,28 2,00<br />

2010 1,45 2,60 2,78 3,32 2,44 1,96<br />

<strong>2011</strong> 1,39 2,60 2,44 4,37 2,28 1,86<br />

Fonte: centrale dei rischi.<br />

(1) dati relativi alle sole unità operanti in italia. per la definizione degli aggregati cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) comprende anche i settori “Amministrazioni pubbliche”,<br />

“Società finanziarie e assicurative”, “istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie” e “Unità non classificabili e non classificate”.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

155


156<br />

Esposizione consolidata delle banche e dei gruppi bancari italiani verso non residenti (1)<br />

(dati di fine periodo in milioni di euro e valori percentuali)<br />

Voci<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

crediti e titoli in percentuale<br />

di cui:<br />

esposizione locale<br />

in valuta locale<br />

del totale<br />

delle esposizioni<br />

segnalate<br />

alla Bri (2)<br />

Garanzie, impegni<br />

e derivati (3)<br />

Tavola a17.10<br />

Per memoria:<br />

raccolta locale<br />

in valuta locale<br />

2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

Area dell'euro 402.095 391.640 231.345 225.191 7,1 7,4 191.318 199.944 271.308 289.189<br />

Altri paesi industriali 84.927 87.609 16.840 16.170 1,0 1,0 221.726 203.223 34.264 6.685<br />

istituzioni internazionali 3.517 3.779 – – 6,3 3,9 591 1.037 – –<br />

paesi in via di sviluppo 165.176 163.868 72.841 74.803 4,9 4,6 40.610 43.089 55.373 58.005<br />

di cui: Europa (4) 114.016 115.817 56.265 56.698 14,2 14,6 25.438 26.534 44.304 44.513<br />

paesi ex URSS 29.010 28.466 12.724 13.625 15,5 15,2 6.423 6.827 7.808 10.058<br />

Africa e Medio Oriente 9.355 9.549 3.566 3.791 2,1 2,2 4.038 3.525 3.061 3.268<br />

Asia e Pacifico 7.907 6.899 284 688 0,7 0,5 3.669 4.253 199 165<br />

Centro e Sud America 4.888 3.138 2 2 0,6 0,4 1.042 1.950 – –<br />

centri offshore e non classificabili 12.077 11.417 217 163 0,9 0,8 5.348 5.298 405 367<br />

Totale esposizione<br />

verso non residenti 667.792 658.314 321.243 316.327 3,6 3,4 459.593 452.591 361.350 354.247<br />

Per memoria:<br />

esposizione totale 2.555.178 2.668.414 718.834 711.923<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza consolidate per i gruppi bancari e segnalazioni individuali per le banche non appartenenti a gruppi.<br />

(1) esposizione verso il “debitore ultimo”, al lordo delle sofferenze e al netto delle svalutazioni. Sono escluse le operazioni all’interno del gruppo. Sono esclusi Bancoposta e<br />

cdp. per la composizione dei gruppi di paesi, cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) in percentuale delle esposizioni verso non residenti segnalate alla Bri da un ampio<br />

gruppo di intermediari internazionali. – (3) esclusi gli impegni revocabili. – (4) esclusi i paesi appartenenti all’area dell’euro e i paesi dell’ex UrSS.


BANCA D’ITALIA<br />

Conti economici delle banche italiane: formazione dell’utile (1)<br />

Tavola a17.11<br />

Voci 2009 2010 <strong>2011</strong> 2010 <strong>2011</strong><br />

In percentuale del totale delle attività Variazioni percentuali (3)<br />

Margine d’interesse (a) 1,21 1,09 1,12 -8,1 -0,6<br />

Altri ricavi netti (b) (2) 1,02 1,00 1,00 -0,3 -3,8<br />

(0,2) (-2,9)<br />

di cui: negoziazione e valutazione al fair value 0,05 .. .. -110,4 -19,8<br />

servizi 0,61 0,65 0,66 7,3 -1,0<br />

dividendi e proventi assimilati (2) 0,23 0,24 0,21 8,3 -16,6<br />

(15,0) (-16,3)<br />

Margine d’intermediazione (c=a+b) (2) 2,23 2,08 2,12 -4,6 -2,1<br />

(-4,5) (-1.7)<br />

costi operativi (d) 1,40 1,35 1,43 -1,6 1,8<br />

di cui: per il personale bancario (3) 0,72 0,71 0,75 0,4 0,8<br />

risultato di gestione (e=c-d) (2) 0,82 0,73 0,69 -9,5 -9,4<br />

(-9,7) (-8,6)<br />

rettifiche e riprese di valore e accantonamenti (f) 0,51 0,44 1,02 -11,4 124,6<br />

di cui: su crediti 0,39 0,36 0,41 -5,7 9,0<br />

proventi starordinari (g) 0,01 0,05 -0,40 415,3 -809,2<br />

Utile lordo (h=e-f+g) (2) 0,33 0,34 -0,73 7,3 -305,7<br />

(11,1) (-370,2)<br />

imposte (i) 0,11 0,09 0,05 -15,1 -150,7<br />

Utile netto (h-i) 0,22 0,26 -0,69 18,0 -358,3<br />

Altri indicatori<br />

Utile netto in percentuale del capitale e delle riserve (roe) (4) 2,8 3,0 -6,2<br />

Consistenze Variazioni percentuali<br />

Totale attività (milioni di euro) 3.439.757 3.496.531 3.358.544 1,7 -3,9<br />

dipendenti medi totali 328.988 319.628 316.202 -2,8 -1,1<br />

Totale attività per dipendente (migliaia di euro)<br />

Valori nominali 10.456 10.939 10.622 4,6 -2,9<br />

Valori a prezzi costanti (5) 10.615 10.939 10.332 3,1 -5,6<br />

costo unitario del personale (migliaia di euro)<br />

Valori nominali (6) 73,0 75,3 76,9 3,2 2,1<br />

Valori a prezzi costanti (5) (6) 74,1 75,3 74,8 1,6 -0,7<br />

Per memoria (7):<br />

Totale attività (milioni di euro) 3.449.927 3.508.395 3.377.583 1,7 -3,7<br />

Numero dei dipendenti totali (8) 323.570 321.081 315.979 -0,8 -1,6<br />

(1) per le modalità di calcolo e la definizione delle voci cfr. le sezioni: Note metodologiche e Glossario. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti. i<br />

dati dell’ultimo anno sono provvisori. – (2) Fra parentesi sono riportati i tassi di crescita calcolati escludendo i dividendi percepiti su partecipazioni bancarie se inclusi nell’aggregato. –<br />

(3) comprendono le competenze, gli oneri per il trattamento di fine rapporto e quelli previdenziali nonché le provvidenze varie per il personale bancario; i dati includono anche gli oneri<br />

straordinari sostenuti per agevolare l’interruzione anticipata del rapporto di lavoro. il personale bancario è ottenuto sottraendo dal numero totale dei dipendenti gli addetti alle esattorie e<br />

quelli distaccati presso altri enti e sommando i dipendenti di altri enti distaccati presso la banca. – (4) All’utile sono sommati il reddito netto delle filiali all’estero. – (5) dati deflazionati con<br />

l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (base: 2010=100). – (6) Sono esclusi dalle spese per il personale bancario gli oneri straordinari per agevolare l’interruzione<br />

anticipata del rapporto di lavoro, i compensi degli amministratori e le spese per il personale collocato a riposo. – (7) dati riferiti all’intero sistema bancario, incluse le banche che non<br />

hanno inviato le informazioni di conto economico. – (8) dati di fine periodo.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

157


158<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Voci<br />

Banche residenti in Italia: conti economici per categoria (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Banche sotto forma di S.p.A. (2) Banche popolari<br />

Tavola a17.12<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> (3) 2009 2010 <strong>2011</strong> (3)<br />

interessi attivi 74.683 52.794 58.031 8.400 8.003 12.033<br />

finanziamenti a banche centrali 214 168 151 57 50 62<br />

finanziamenti a banche 9.438 3.142 4.104 481 403 615<br />

finanziamenti a clientela 50.784 39.746 42.804 5.102 4.932 8.700<br />

titoli 7.552 5.519 6.289 2.003 2.066 2.011<br />

attività nei confronti di non residenti 4.562 2.322 3.259 337 275 260<br />

interessi passivi 43.049 27.312 33.069 5.096 4.667 7.260<br />

debiti nei confronti di banche centrali 376 217 692 24 58 166<br />

debiti nei confronti di banche 10.715 3.546 5.267 990 426 642<br />

debiti nei confronti di clientela 6.338 4.070 6.111 863 766 1.752<br />

titoli di debito emessi (4) 20.031 15.154 16.235 2.880 3.109 4.349<br />

passività nei confronti di non residenti 3.890 2.634 3.434 279 267 343<br />

Saldo contratti derivati di copertura 1.346 3.396 1.759 -77 -55 69<br />

Margine di interesse (a) 32.980 28.878 26.721 3.227 3.281 4.843<br />

Altri ricavi netti (b) 27.054 28.004 26.451 4.500 4.171 5.208<br />

di cui: da negoziazione<br />

e valutazione al fair value 620 -227 997 688 489 563<br />

da servizi 17.726 18.483 17.044 1.632 2.120 3.092<br />

Margine di intermediazione (c=a+b) 60.033 56.881 53.172 7.727 7.452 10.051<br />

costi operativi (d) 38.158 36.626 34.988 4.321 4.744 6.774<br />

di cui: per il personale bancario 19.542 19.187 18.356 2.439 2.667 3.601<br />

risultato di gestione (e=c-d) 21.875 20.256 18.184 3.406 2.709 3.277<br />

rettifiche e riprese di valore e accantonamenti (f) 14.699 12.787 27.057 1.326 1.279 5.751<br />

di cui: su crediti 11.316 10.629 10.655 1.081 995 1.745<br />

proventi straordinari (g) 498 1.537 -9.970 -18 491 -3.283<br />

imposte (h) 2.257 2.119 -765 486 484 -928<br />

Utile netto (i=e-f+g-h) 5.417 6.887 -18.077 1.576 1.437 -4.829<br />

Totale attività 2.658.828 2.662.399 2.389.237 315.547 368.103 498.320<br />

capitale e riserve 212.527 249.156 269.830 38.704 45.317 58.761<br />

dipendenti bancari medi 244.142 232.770 227.371 48.053 49.076 51.079<br />

(1) per la composizione delle categorie e per il contenuto delle voci cfr. rispettivamente il Glossario e la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima<br />

cifra è dovuta agli arrotondamenti. – (2) Sono inclusi gli istituti centrali di categoria e di rifinanziamento. – (3) dati provvisori. – (4) include obbligazioni e altri titoli di debito detenuti<br />

da non residenti.<br />

continua


BANCA D’ITALIA<br />

Voci<br />

Banche residenti in Italia: conti economici per categoria (1)<br />

(milioni di euro)<br />

segue: Tavola a17.12<br />

Banche di credito cooperativo Filiali di banche estere Totale banche<br />

2009 2010 <strong>2011</strong> (3) 2009 2010 <strong>2011</strong> (3) 2009 2010 <strong>2011</strong> (3)<br />

interessi attivi 6.487 5.613 6.408 6.633 5.358 6.027 96.202 71.768 82.498<br />

finanziamenti a banche centrali 9 2 2 11 11 11 291 231 227<br />

finanziamenti a banche 111 62 126 994 652 700 11.023 4.259 5.545<br />

finanziamenti a clientela 5.532 4.847 5.395 3.574 2.949 3.329 64.991 52.474 60.227<br />

titoli 695 540 778 725 875 771 10.974 9.000 9.848<br />

attività nei confronti di non residenti 27 18 35 1.203 778 1.206 6.129 3.392 4.760<br />

interessi passivi 2.633 1.920 2.334 4.551 2.799 3.893 55.330 36.700 46.556<br />

debiti nei confronti di banche centrali 1 1 11 0 14 35 402 291 904<br />

debiti nei confronti di banche 28 28 83 1.090 710 832 12.822 4.710 6.824<br />

debiti nei confronti di clientela 818 574 766 809 500 671 8.829 5.911 9.300<br />

titoli di debito emessi (4) 1.758 1.308 1.462 5 0 0 24.674 19.571 22.046<br />

passività nei confronti di non residenti 7 3 4 2.349 1.516 2.355 6.525 4.420 6.137<br />

Saldo contratti derivati di copertura 15 37 25 -596 -459 -154 689 2.919 1.700<br />

Margine di interesse (a) 3.869 3.729 4.100 1.486 2.100 1.979 41.561 37.988 37.642<br />

Altri ricavi netti (b) 1.743 1.637 1.637 1.722 1.007 149 35.020 34.819 33.445<br />

di cui: da negoziazione<br />

e valutazione al fair value 312 84 13 11 -512 -1.714 1.631 -168 -141<br />

da servizi 1.052 1.184 1.247 694 812 937 21.104 22.600 22.320<br />

Margine di intermediazione (c=a+b) 5.612 5.366 5.736 3.208 3.107 2.129 76.581 72.806 71.087<br />

costi operativi (d) 3.941 3.982 4.078 1.848 1.969 2.209 48.267 47.321 48.049<br />

di cui: per il personale bancario 2.085 2.199 2.238 808 837 835 24.874 24.889 25.029<br />

risultato di gestione (e=c-d) 1.671 1.384 1.658 1.360 1.138 -81 28.313 25.486 23.038<br />

Rettifiche e riprese di valore e accantonamenti (f) 817 843 1.126 611 434 446 17.454 15.342 34.380<br />

di cui: su crediti 725 763 1.012 400 230 358 13.522 12.618 13.769<br />

proventi straordinari (g) 21 6 7 -136 -153 -94 365 1.880 -13.340<br />

imposte (h) 222 189 228 661 276 -75 3.625 3.068 -1.540<br />

Utile netto (i=e-f+g-h) 654 358 312 -48 275 -546 7.599 8.956 -23.140<br />

Totale attività 170.717 179.960 187.398 294.621 281.255 283.588 3.439.713 3.491.716 3.358.544<br />

capitale e riserve 17.777 20.285 22.397 8.950 9.772 10.371 277.959 324.530 361.359<br />

dipendenti bancari medi 30.578 31.475 31.456 6.215 6.347 6.296 328.988 319.628 316.202<br />

(1) per la composizione delle categorie e per il contenuto delle voci cfr. rispettivamente il Glossario e la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima<br />

cifra è dovuta agli arrotondamenti. – (2) Sono inclusi gli istituti centrali di categoria e di rifinanziamento. – (3) dati provvisori. – (4) include obbligazioni e altri titoli di debito detenuti<br />

da non residenti.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

159


160<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Banche residenti in Italia: formazione del margine di interesse (1)<br />

Tavola a17.13<br />

Voci 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Composizione dei bilanci bancari<br />

(valori in percentuale dei fondi fruttiferi totali)<br />

Fondi fruttiferi 100,00 100,00 100,00 100,00<br />

finanziamenti a banche centrali 1,03 1,16 0,76 0,72<br />

finanziamenti a banche 19,90 21,94 19,82 13,21<br />

finanziamenti a clientela 58,96 56,78 59,19 66,68<br />

titoli 10,28 12,44 14,83 13,78<br />

attività nei confronti di non residenti 9,84 7,68 5,40 5,62<br />

passività onerose 99,66 101,43 98,99 99,46<br />

debiti nei confronti di banche centrali 1,21 1,45 1,56 3,85<br />

debiti nei confronti di banche 21,10 23,61 21,08 14,90<br />

debiti nei confronti di clientela 35,13 34,61 37,54 41,29<br />

titoli di debito emessi (2) 29,53 31,48 29,98 29,19<br />

passività nei confronti di non residenti 12,69 10,27 8,84 10,24<br />

Rendimenti e costi unitari (3)<br />

Fondi fruttiferi 5,59 3,40 2,43 3,15<br />

finanziamenti a banche centrali 3,39 0,91 1,05 1,24<br />

finanziamenti a banche 4,17 1,73 0,99 1,51<br />

finanziamenti a clientela 6,08 4,10 3,06 3,51<br />

titoli 4,98 3,13 2,52 2,71<br />

attività nei confronti di non residenti 3,67 2,43 1,77 2,60<br />

passività onerose 3,66 1,90 1,42 1,78<br />

debiti nei confronti di banche centrali 1,74 1,05 0,65 0,93<br />

debiti nei confronti di banche 4,59 1,89 1,10 1,66<br />

debiti nei confronti di clientela 2,34 0,88 0,53 0,86<br />

titoli di debito emessi (2) 4,15 2,97 2,71 3,11<br />

passività nei confronti di non residenti 3,28 1,54 1,20 1,52<br />

differenziale fra finanziamenti a clientela<br />

e debiti nei confronti di clientela 3,74 3,23 2,54 2,66<br />

Interessi attivi e passivi (4)<br />

(valori in percentuale dei fondi fruttiferi totali)<br />

Fondi fruttiferi 5,59 3,40 2,43 3,15<br />

finanziamenti a banche centrali 0,03 0,01 0,01 0,01<br />

finanziamenti a banche 0,83 0,38 0,20 0,20<br />

finanziamenti a clientela 3,58 2,33 1,81 2,34<br />

titoli 0,51 0,39 0,37 0,37<br />

attività nei confronti di non residenti 0,36 0,19 0,10 0,15<br />

passività onerose 3,65 1,93 1,41 1,77<br />

debiti nei confronti di banche centrali 0,02 0,02 0,01 0,04<br />

debiti nei confronti di banche 0,97 0,45 0,23 0,25<br />

debiti nei confronti di clientela 0,82 0,30 0,20 0,35<br />

titoli di debito emessi (2) 1,23 0,94 0,81 0,91<br />

passività nei confronti di non residenti 0,42 0,16 0,11 0,16<br />

ricavi netti da interessi/Fondi fruttiferi totali 1,95 1,47 1,19 1,39<br />

Saldo contratti derivati di copertura/Fondi fruttiferi totali -0,12 0,05 0,12 0,08<br />

Margine d’interesse/Fondi fruttiferi totali 1,83 1,52 1,32 1,47<br />

(1) per le modalità di calcolo e la definizione delle voci cfr. nell’Appendice le sezioni: Note metodologiche e Glossario. Sono escluse le filiali di banche estere comunitarie. i dati<br />

dell’ultimo anno sono provvisori. – (2) includono obbligazioni e altri titoli di debito detenuti da non residenti. – (3) ricavi e costi in percentuale delle rispettive poste di bilancio. –<br />

(4) dati ottenuti moltiplicando i rendimenti e i costi unitari per le quote delle rispettive poste di bilancio sui fondi fruttiferi totali.


ANNi<br />

patrimonio<br />

di base<br />

(tier 1)<br />

BANCA D’ITALIA<br />

patrimonio patrimonio<br />

supplemen- di vigilanza<br />

tare<br />

Patrimonio di vigilanza e requisiti patrimoniali (1)<br />

(dati di fine periodo in milioni di euro)<br />

coefficiente<br />

relativo al<br />

core tier 1<br />

(valori<br />

percentuali)<br />

coefficiente<br />

relativo al<br />

tier 1<br />

(valori<br />

percentuali)<br />

coefficiente<br />

di patrimonializzazione<br />

(valori<br />

percentuali)<br />

Totale sistema<br />

Tavola a17.14<br />

deficienze patrimoniali distribuzione requisiti patrimoniali<br />

(valori percentuali) (2)<br />

N. banche Ammontare<br />

deficitarie deficienze<br />

rischio<br />

di credito e<br />

controparte<br />

rischi<br />

di mercato<br />

rischi<br />

operativi<br />

2009 162.047 62.133 218.621 8,2 8,9 12,0 6 134 89,8 2,7 6,9 0,6<br />

2010 169.847 64.191 227.960 8,3 9,3 12,4 5 133 89,6 2,5 7,4 0,6<br />

<strong>2011</strong> 184.166 59.410 238.253 9,3 10,0 13,0 7 71 86,4 4,1 8,3 1,3<br />

Maggiori gruppi (3)<br />

2009 92.455 44.186 131.930 7,2 8,3 11,8 – – 90,6 2,8 6,5 0,1<br />

2010 97.326 44.604 136.475 7,4 8,9 12,5 – – 90,0 2,7 7,3 0,1<br />

<strong>2011</strong> 107.646 39.828 142.635 8,9 10,0 13,3 – – 84,7 5,6 9,1 0,6<br />

Banche e gruppi bancari con sede nel Centro Nord<br />

2009 157.281 61.322 213.045 8,1 8,8 11,9 4 133 89,9 2,7 6,9 0,5<br />

2010 165.130 63.296 222.348 8,2 9,2 12,4 3 128 89,7 2,6 7,3 0,5<br />

<strong>2011</strong> 179.412 58.538 232.626 9,2 10,0 12,9 6 68 86,4 4,1 8,3 1,1<br />

Banche e gruppi bancari con sede nel Mezzogiorno<br />

2009 4.765 810 5.576 12,9 12,9 15,1 2 1 82,7 2,7 10,0 4,7<br />

2010 4.717 895 5.612 13,0 13,0 15,5 2 5 83,7 0,9 9,7 5,8<br />

<strong>2011</strong> 4.754 873 5.627 12,7 12,7 15,0 1 3 82,6 0,5 9,6 7,3<br />

Banche popolari<br />

2009 30.973 12.671 43.142 7,6 8,3 11,5 – – 89,9 2,4 7,0 0,7<br />

2010 32.464 13.942 46.089 7,3 7,9 11,2 – – 90,8 1,9 6,6 0,8<br />

<strong>2011</strong> 36.415 14.486 50.645 8,2 8,7 12,1 – – 89,2 1,7 6,9 2,2<br />

Banche di credito cooperativo<br />

2009 18.343 1.086 19.429 14,1 14,1 15,0 3 2 89,5 0,6 7,8 2,1<br />

2010 18.587 1.334 19.922 14,1 14,1 15,2 2 5 90,1 0,3 7,6 2,0<br />

<strong>2011</strong> 18.675 1.413 20.087 14,0 14,0 15,1 6 44 90,4 0,2 7,4 2,0<br />

Totale sistema, escluse filiazioni di banche estere<br />

2009 150.778 57.940 203.220 8,2 9,0 12,1 6 134 89,8 2,8 6,9 0,5<br />

2010 157.316 59.787 211.084 8,3 9,4 12,6 4 121 89,6 2,6 7,3 0,4<br />

<strong>2011</strong> 170.616 54.794 220.146 9,4 10,1 13,1 7 71 85,9 4,4 8,6 1,2<br />

Altri<br />

requisiti<br />

Fonte: segnalazioni consolidate per i gruppi bancari e segnalazioni individuali per le banche non appartenenti a gruppi.<br />

(1) Sono escluse le succursali di banche estere. per la definizione di patrimonio di vigilanza e per il calcolo dei coefficienti patrimoniali cfr. la sezione: Note metodologiche. –<br />

(2) Gli altri requisiti non comprendono l’aggiustamento per i rapporti infragruppo (riferito ai soli gruppi bancari). il requisito sul rischio di credito e di controparte è al netto<br />

dell’aggiustamento per i rapporti infragruppo a partire dalla fine del <strong>2011</strong>. – (3) primi cinque gruppi bancari per totale dell’attivo a dicembre del <strong>2011</strong>.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

161


162<br />

Voci<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Gruppi bancari: stato patrimoniale (1)<br />

(dati in milioni di euro)<br />

Sottosistema<br />

creditizio<br />

(A)<br />

dicembre 2010 dicembre <strong>2011</strong><br />

Sottosistema Sottosistema<br />

finanziario estero<br />

(B) (c)<br />

Totale<br />

(A+B+c)<br />

Sottosistema Sottosistema Sottosistema<br />

creditizio finanziario estero<br />

(A) (B) (c)<br />

Tavola a17.15<br />

Totale<br />

(A+B+c)<br />

Totale gruppi<br />

Attivo<br />

cassa e disponibilità liquide<br />

Attività finanziarie detenute<br />

11.657 10 7.373 19.040 17.009 6 6.245 23.260<br />

per la negoziazione 189.755 398 92.371 282.523 179.846 306 95.271 275.424<br />

Attività finanziarie valutate al fair value 2.671 58 27.418 30.148 2.083 50 29.073 31.207<br />

Attività finanziarie disponibili per la vendita<br />

Attività finanziarie detenute<br />

132.695 1.211 51.280 185.186 164.875 1.561 50.618 217.054<br />

fino alla scadenza 11.033 34 9.189 20.257 12.766 24 7.753 20.544<br />

crediti verso banche 114.655 1.333 74.111 190.099 135.939 2.202 62.932 201.074<br />

crediti verso clientela 1.371.929 139.149 362.893 1.873.971 1.374.290 142.583 364.132 1.881.005<br />

partecipazioni 20.712 1.126 3.893 25.731 18.548 1.160 4.156 23.864<br />

Altre attività 164.543 10.791 43.732 219.066 161.247 9.162 37.745 208.154<br />

Totale 2.019.650 154.111 672.260 2.846.021 2.066.604 157.054 657.926 2.881.585<br />

Passivo<br />

debiti verso banche 257.642 11.586 103.876 373.104 379.725 10.104 97.518 487.347<br />

debiti verso clientela 869.072 6.133 301.286 1.176.491 831.844 5.171 294.254 1.131.269<br />

Titoli in circolazione 494.733 879 148.443 644.055 522.502 617 98.403 621.522<br />

passività finanziarie detenute<br />

per la negoziazione 135.887 14 78.241 214.141 141.943 12 87.313 229.268<br />

passività finanziarie valutate al fair value 73.105 – 1.728 74.833 67.582 – 1.163 68.745<br />

capitale e riserve 198.043 3.817 4.569 206.430 215.165 4.854 5.487 225.506<br />

Altre passività 104.846 6.196 45.924 156.966 75.443 4.938 37.549 117.930<br />

Totale 2.133.328 28.626 684.067 2.846.021 2.234.204 25.694 621.687 2.881.585<br />

Garanzie rilasciate e impegni 421.363 11.592 154.100 587.056 412.926 8.339 158.129 579.394<br />

Gruppi con a capo banche popolari<br />

Attivo<br />

cassa e disponibilità liquide<br />

Attività finanziarie detenute<br />

2.752 4 92 2.848 2.932 1 100 3.033<br />

per la negoziazione 22.588 200 161 22.949 19.894 143 103 20.140<br />

Attività finanziarie valutate al fair value 804 17 502 1.323 675 16 382 1.074<br />

Attività finanziarie disponibili per la vendita<br />

Attività finanziarie detenute<br />

29.204 384 1.228 30.816 40.663 714 2.280 43.656<br />

fino alla scadenza 1.932 6 75 2.013 1.949 .. 79 2.028<br />

crediti verso banche 18.196 326 1.310 19.832 27.951 990 1.017 29.959<br />

crediti verso clientela 377.461 25.310 7.050 409.821 378.983 25.472 7.077 411.532<br />

partecipazioni 3.804 58 3 3.865 3.052 133 3 3.188<br />

Altre attività 37.904 4.160 453 42.516 38.397 3.224 323 41.944<br />

Totale 494.644 30.463 10.876 535.983 514.497 30.693 11.365 556.555<br />

Passivo<br />

debiti verso banche 37.240 2.452 837 40.529 62.816 2.143 744 65.702<br />

debiti verso clientela 252.297 864 6.290 259.451 236.433 501 6.157 243.090<br />

Titoli in circolazione 119.621 496 8.406 128.523 134.133 385 7.306 141.824<br />

passività finanziarie detenute<br />

per la negoziazione 6.899 10 84 6.993 9.020 11 50 9.080<br />

passività finanziarie valutate al fair value 35.314 – – 35.314 35.251 – – 35.251<br />

capitale e riserve 38.527 120 403 39.050 44.256 875 208 45.339<br />

Altre passività 24.417 1.495 211 26.123 15.351 770 147 16.268<br />

Totale 514.315 5.438 16.231 535.983 537.259 4.685 14.611 556.555<br />

Garanzie rilasciate e impegni 62.173 1.661 1.185 65.020 56.221 1.096 698 58.015<br />

Fonte: segnalazioni di vigilanza su base consolidata.<br />

(1) per le definizioni dei sottosistemi di rilevazione, cfr. la sezione: Note metodologiche.


Voci<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Fondi aperti<br />

e chiusi<br />

(1)<br />

Patrimoni gestiti da banche, SIM e SGR<br />

(dati di fine periodo in milioni di euro; valori percentuali)<br />

Gestioni<br />

individuali<br />

(1)<br />

Fondi pensione<br />

aperti<br />

(1) (2)<br />

Totale per tipologia<br />

operatore<br />

(3)<br />

Tavola a17.16<br />

Quota di mercato<br />

per operatore<br />

Banche – 73.303 158 73.460 8,1<br />

SiM – 8.071 893 8.964 1,0<br />

SGr 212.668 273.899 2.422 499.341 54,8<br />

oicVM esteri 330.197 – – 330.197 36,2<br />

Totale 542.865 355.273 3.473 911.963 100,0<br />

Banche – 70.908 168 71.076 8,5<br />

SiM – 7.424 935 8.359 1,0<br />

SGr 178.878 262.888 2.668 444.434 53,1<br />

oicVM esteri 312.995 – – 312.995 37,4<br />

Totale 491.873 341.220 3.771 836.864 100,0<br />

2010<br />

<strong>2011</strong><br />

(1) Totale patrimoni; per banche, SiM e SGr al netto <strong>della</strong> quota investita in fondi comuni. – (2) Attivo netto destinato alle prestazioni. – (3) Nel totale sono comprese le gestioni<br />

individuali nette.<br />

Voci<br />

Società di gestione del risparmio e Sicav<br />

31 dicembre 2010 31 dicembre <strong>2011</strong><br />

Totale di cui:<br />

di emanazione<br />

bancaria (1)<br />

Tavola a17.17<br />

Totale di cui:<br />

di emanazione<br />

bancaria (1)<br />

Società di gestione del risparmio e Sicav 198 50 190 47<br />

di cui specializzate in:<br />

fondi aperti (2) 83 34 79 33<br />

fondi chiusi mobiliari 59 11 57 10<br />

fondi chiusi immobiliari 56 5 54 6<br />

Per memoria:<br />

SGr che prestano il servizio di gestione individuale 48 21 39 15<br />

SGr che gestiscono oicr di altrui istituzione 11 8 8 6<br />

SGr che hanno istituito fondi pensione aperti 11 9 11 8<br />

Società di gestione e Sicav di diritto estero (3) 464 – 491 –<br />

di cui: Sicav 356 – 380 –<br />

(1) Società il cui capitale è posseduto da banche italiane o estere in misura superiore al 50 per cento. – (2) Società specializzate nella gestione di fondi aperti (armonizzati, non<br />

armonizzati e speculativi). – (3) Società che offrono al pubblico in italia le loro quote o azioni ai sensi degli artt. 42 e 50 del d.lgs. 58/98. il dato relativo al <strong>2011</strong> si riferisce al 30<br />

giugno, in quanto, ai sensi <strong>della</strong> direttiva UciTS iV, a partire dal 1° luglio <strong>2011</strong> la <strong>Banca</strong> d’italia non è più destinataria delle notifiche per la commercializzazione in italia dei fondi<br />

comuni esteri armonizzati.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

163


164<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Società di intermediazione mobiliare<br />

Tavola a17.18<br />

Voci 31 dicembre 2010 31 dicembre <strong>2011</strong><br />

Società di intermediazione mobiliare 111 102<br />

di cui: di emanazione bancaria (1) 20 16<br />

Per memoria – Autorizzazioni rilasciate:<br />

Negoziazione per conto proprio 16 14<br />

esecuzione di ordini per conto dei clienti<br />

Sottoscrizione e/o collocamento con assunzione a fermo ovvero con assunzione<br />

25 20<br />

di garanzia nei confronti dell’emittente<br />

collocamento senza assunzione a fermo né assunzione di garanzia nei confronti<br />

6 5<br />

dell’emittente 55 46<br />

Gestione di portafogli 47 45<br />

ricezione e trasmissione di ordini 53 48<br />

consulenza in materia di investimenti 106 94<br />

Gestione di sistemi multilaterali di negoziazione 3 3<br />

(1) Società il cui capitale è posseduto da banche italiane o estere in misura superiore al 50 per cento.<br />

Tipo di SiM<br />

SIM di negoziazione<br />

Componenti delle coperture patrimoniali delle SIM<br />

(dati di fine periodo in milioni di euro)<br />

rischi di mercato,<br />

di credito e operativi<br />

Numero<br />

SiM<br />

Totale<br />

requisiti<br />

Numero<br />

SiM<br />

Altri rischi capitale minimo<br />

(1)<br />

Totale<br />

requisiti<br />

Numero<br />

SiM<br />

Totale<br />

requisiti<br />

Numero<br />

SiM<br />

Totale<br />

(2)<br />

Totale<br />

requisiti<br />

Tavola a17.19<br />

patrimonio<br />

di vigilanza<br />

2010 12 67 – – 7 7 19 74 343<br />

<strong>2011</strong> 8 63 – – 10 10 18 73 334<br />

Altre SIM<br />

2010 3 16 15 26 67 39 85 81 415<br />

<strong>2011</strong> 3 5 14 32 65 37 82 74 373<br />

Totale<br />

2010 15 83 15 26 74 46 104 155 758<br />

<strong>2011</strong> 11 68 14 32 75 47 100 147 707<br />

(1) La copertura relativa al capitale minimo è riferita alle SiM per le quali i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi assunti risultano inferiori al capitale minimo richiesto per il rilascio<br />

dell’autorizzazione. – (2) il dato non considera 2 intermediari, al 31.12.<strong>2011</strong> non ancora operativi o in fase di uscita dal mercato.


BANCA D’ITALIA<br />

ATTiViTÀ<br />

Suddivisione delle società per attività prevalente (1):<br />

Elenco speciale delle società finanziarie<br />

Numero delle società<br />

31 dicembre 2010 iscrizioni 31 dicembre <strong>2011</strong><br />

di cui:<br />

incluse in un<br />

gruppo bancario<br />

italiano o estero<br />

Tavola a17.20<br />

di cui:<br />

incluse in un<br />

gruppo bancario<br />

italiano o estero<br />

concessione di finanziamenti 163 76 14 171 76<br />

di cui: leasing 40 29 .. 37 27<br />

factoring (2) 28 21 2 28 20<br />

credito al consumo 35 25 3 37 27<br />

di cui: cessione del quinto 15 9 3 17 10<br />

confidi 43 .. 8 51 ..<br />

altre forme tecniche (3) 17 1 1 18 2<br />

emissione e gestione di carte di credito 13 7 .. 2 2<br />

Assunzione di partecipazioni 9 2 .. 4 1<br />

Servicing in cartolarizzazioni 10 1 1 11 1<br />

intermediazione in cambi .. .. .. .. ..<br />

Totale Elenco speciale 195 86 15 188 80<br />

(1) L’attività prevalente viene determinata sulla base delle segnalazioni statistiche e degli approfondimenti svolti nel corso dell’anno; possono pertanto verificarsi passaggi di<br />

categoria nel periodo di riferimento. cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) incluse le società specializzate nell’acquisto di partite anomale. – (3) incluse le società specializzate<br />

nel rilascio di garanzie.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

165


166<br />

ATTiViTÀ<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Sofferenze /<br />

impieghi<br />

Società finanziarie: qualità del credito (1)<br />

(valori percentuali e variazioni rispetto all’anno precedente)<br />

Variazione Altre partite<br />

anomale (2)<br />

/ impieghi<br />

Variazione Totale<br />

crediti<br />

deteriorati<br />

(3) /<br />

impieghi<br />

Variazione centrale dei rischi (4)<br />

Tavola a17.21<br />

Sofferenze Variazione Sconfina- Variazione<br />

rettificate (5)<br />

menti (6) /<br />

/ impieghi<br />

cr<br />

impieghi cr<br />

Leasing 6,4 1,3 6,5 1,1 12,9 2,4 10,1 3,1 2,4 0,7<br />

Factoring 1,7 -0,1 2,1 -0,9 3,8 -1,0 2,3 -0,3 1,1 -0,3<br />

credito al consumo 8,7 1,3 2,2 0,3 10,9 1,6 – – – –<br />

di cui: cessione<br />

del quinto 2,7 0,7 5,4 1,6 8,1 2,3 – – – –<br />

Altre forme tecniche 3,3 0,8 2,4 0,1 5,7 0,9 9,3 2,6 1,6 0,2<br />

Totale 5,9 0,9 4,5 0,5 10,4 1,4 7,5 1,8 1,9 0,4<br />

(1) percentuali sugli stock di crediti al 31.12.<strong>2011</strong> delle società specializzate nella concessione di finanziamenti. distinzione per attività finanziaria svolta in via prevalente dagli<br />

intermediari (esclusa quella di gestione di partite anomale). cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) posizioni incagliate, esposizioni ristrutturate e scadute deteriorate. –<br />

(3) “Sofferenze” e “Altre partite anomale”. – (4) Alla centrale dei rischi (cr) partecipano tutti gli intermediari finanziari iscritti nell'elenco speciale che erogano finanziamenti in via<br />

esclusiva o prevalente, ad esclusione delle società per le quali l'attività di credito al consumo superi il 50 per cento delle attività. – (5) cfr. nel Glossario la voce: Sofferenze rettificate. –<br />

(6) per "Sconfinamenti" si intende la differenza tra l'utilizzato di una linea di credito e il relativo accordato operativo (quest'ultimo costituisce l'ammontare del fido utilizzabile dal<br />

cliente in quanto riveniente da un contratto perfetto ed efficace).<br />

ATTiViTÀ<br />

Numero<br />

di<br />

posizioni<br />

eccedenti<br />

(2)<br />

Società finanziarie: concentrazione del credito (1)<br />

(milioni di euro, valori percentuali e variazioni rispetto all'anno precedente)<br />

Variazione Ammontare<br />

posizioni<br />

eccedenti<br />

(2)<br />

Variazione Grandi<br />

rischi /<br />

totale attivo<br />

(3)<br />

Variazione indice di<br />

Herfindahl<br />

(4)<br />

Variazione prime 20<br />

posizioni<br />

/ totale<br />

crediti cr<br />

(5)<br />

Tavola a17.22<br />

Variazione<br />

Leasing 4 0 13,7 -16,0 5,1 0,4 81 -12 12,9 1,3<br />

Factoring 5 3 34,7 -299,9 31,1 1,9 423 67 42,7 0,5<br />

credito al consumo 1 1 20,5 20,5 6,6 -3,6 – – – –<br />

confidi 2 1 6,2 -2,8 32,1 3,1 32 -3 40,3 -0,3<br />

Altre forme tecniche 3 -1 1.117,8 -69,7 34,5 0,1 363 -87 41,2 2,8<br />

Totale 15 4 1.192,9 -367,9 15,0 0,4 157 -14 23,9 2,7<br />

(1) dati al 31.12.<strong>2011</strong> delle società specializzate nella concessione di finanziamenti. distinzione per attività svolta in via prevalente. – (2) il limite individuale di concentrazione al<br />

31.12.<strong>2011</strong> è pari al 40 per cento del patrimonio di vigilanza. cfr. la sezione: Note metodologiche. – (3) Valore nominale delle posizioni grandi rischi per cassa rapportato al valore<br />

nominale del totale attività di rischio per cassa. – (4) indice medio calcolato su tutte le posizioni nominative desunte dalla centrale dei rischi (cr) e da eventuali segnalazioni di<br />

posizioni grandi rischi; l'indice, all'aumentare <strong>della</strong> concentrazione, ha un campo di variazione da 0 a 10.000; alla cr partecipano tutti gli intermediari finanziari iscritti nell'elenco<br />

speciale che erogano finanziamenti in via esclusiva o prevalente, ad esclusione delle società per le quali l'attività di credito al consumo superi il 50 per cento delle attività. – (5) Al<br />

numeratore sono considerate le posizioni nominative desunte dalla cr.


BANCA D’ITALIA<br />

Tavola a17.23<br />

Società finanziarie: situazione riassuntiva dei conti, settorizzazione economica e ripartizione territoriale (1)<br />

(dati in milioni di euro e valori percentuali)<br />

ANNi<br />

crediti<br />

verso<br />

banche<br />

ed enti<br />

finanziari<br />

ATTiVo<br />

crediti verso clientela partecipazioni Attività fin.<br />

Leasing Factoring credito<br />

al consumo<br />

(2)<br />

Altri<br />

detenute<br />

per la negoziazione<br />

Attività<br />

fin. al fair<br />

value<br />

Attività fin.<br />

disponibili<br />

per la<br />

vendita<br />

Attività fin.<br />

detenute<br />

fino a<br />

scadenza<br />

2010 13.777 208.070 82.867 33.170 43.458 48.575 4.171 241 122 1.183 287 13.636<br />

<strong>2011</strong> 12.034 202.715 92.836 37.812 53.171 18.896 3.853 207 58 1.574 340 12.315<br />

ANNi<br />

Voci<br />

Per memoria:<br />

impegni<br />

e rischi<br />

Garanzie<br />

rilasciate<br />

impegni debiti verso<br />

banche<br />

ed enti<br />

finanziari<br />

Nord<br />

ovest<br />

Nord<br />

est<br />

debiti verso<br />

clientela<br />

Titoli<br />

emessi<br />

distribuzione dei crediti nel <strong>2011</strong><br />

per area geografica per settori di attività economica<br />

italia estero Ammini-<br />

centro Sud<br />

e isole<br />

pASSiVo<br />

passività fin. passività fin.<br />

di negozia- al fair value<br />

zione<br />

strazioni<br />

pubbliche<br />

Fondi<br />

per rischi<br />

e oneri<br />

Società<br />

finanziarie<br />

Società<br />

non<br />

finanziarie<br />

patrimonio<br />

netto<br />

Famiglie<br />

produttrici<br />

Altre<br />

passività<br />

2010 7.685 35.383 194.690 8.289 4.412 91 30 948 25.007 8.020 241.487<br />

<strong>2011</strong> 7.446 24.880 192.922 7.320 3.959 87 30 500 20.956 7.322 233.096<br />

Famiglie<br />

consumatrici<br />

crediti 33,8 20,0 22,1 22,4 1,7 0,3 2,0 58,0 3,8 33,7 2,2<br />

di cui: leasing 37,6 25,1 22,3 14,3 0,7 0,5 1,1 89,3 4,9 2,8 1,4<br />

factoring (3) 39,5 14,6 23,9 14,7 7,3 0,2 8,8 80,9 0,7 0,0 9,4<br />

Altre<br />

attività<br />

credito<br />

al consumo (2) 25,2 14,5 21,7 38,6 0,0 – – – – 100,0 –<br />

altri finanziamenti 34,8 11,1 21,3 23,1 9,7 0,7 9,6 42,3 14,7 22,7 10,0<br />

(1) cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) comprende anche i crediti per utilizzi di carte di credito. – (3) Valore dei crediti anticipati, distinti in base alla residenza e al settore<br />

di attività economica dei cedenti.<br />

Totale<br />

Altro<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

167


168<br />

ATTiViTÀ<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

dipendenze<br />

proprie<br />

Società finanziarie: sistemi di commercializzazione<br />

(composizione percentuale e variazioni rispetto all’anno precedente)<br />

Variazione Banche Variazione Agenti,<br />

mediatori<br />

e promotori<br />

Tipologia di canale distributivo (1)<br />

Variazione esercizi<br />

commerciali<br />

Variazione Altri<br />

canali<br />

(2)<br />

Tavola a17.24<br />

Leasing 10,4 0,6 40,1 1,9 26,2 -1,3 20,5 0,3 2,8 -1,6<br />

Factoring 55,0 -9,7 40,2 10,8 1,7 -0,3 2,1 -0,5 1,0 -0,2<br />

credito al consumo 59,0 38,0 12,9 0,7 5,0 -0,3 20,0 -39,4 3,1 1,0<br />

di cui: cessione del quinto 5,6 -3,7 6,6 0,7 61,1 4,2 0,0 0,0 26,7 -1,2<br />

confidi 95,4 -4,6 4,6 4,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0<br />

Altre forme tecniche 74,1 -1,7 0,1 0,0 4,9 1,5 13,0 -0,3 7,8 0,4<br />

Totale 51,1 0,7 34,7 8,9 5,2 -0,7 7,2 -8,6 1,8 -0,3<br />

Variazione<br />

(1) percentuali calcolate sui flussi di nuove erogazioni di credito effettuate nel <strong>2011</strong> da società specializzate nella concessione di finanziamenti. distinzione per canale distributivo<br />

e per attività finanziaria svolta in via prevalente dagli intermediari. cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) Altre società finanziarie iscritte nell’elenco speciale o nel solo elenco<br />

generale ex art. 106 del TUB, SiM, compagnie di assicurazione, canale telefonico, internet.


BANCA D’ITALIA<br />

Fondi comuni mobiliari armonizzati di diritto italiano: portafoglio titoli e patrimonio netto (1)<br />

(valori di mercato di fine periodo; milioni di euro)<br />

periodi<br />

Totale di cui:<br />

Titoli di residenti<br />

Tavola a18.1<br />

Titoli di Stato obbligazioni Azioni Totale<br />

BoT cTZ BTp ccT<br />

2005 116.676 23.206 10.067 42.442 37.863 11.384 19.456 147.516<br />

2006 98.894 20.058 10.075 38.144 28.085 11.945 19.275 130.114<br />

2007 92.413 22.566 12.799 31.963 22.857 11.090 13.342 116.845<br />

2008 74.138 10.582 9.333 32.219 19.937 8.260 4.662 87.061<br />

2009 75.409 17.028 12.709 26.708 17.398 6.906 5.594 87.908<br />

2010 68.888 14.713 14.623 27.941 11.612 6.518 4.472 79.878<br />

<strong>2011</strong> 50.665 18.334 5.845 18.790 7.696 5.351 3.422 59.438<br />

2010 – gen. 72.833 14.859 12.960 25.823 17.587 7.047 5.375 85.256<br />

feb. 74.723 14.762 13.249 27.328 17.828 6.897 5.100 86.720<br />

mar. 73.349 14.999 13.419 25.929 17.423 6.937 5.554 85.840<br />

apr. 74.941 15.924 12.996 27.190 17.235 6.613 5.168 86.723<br />

mag. 76.960 15.994 14.351 28.920 16.076 6.524 4.777 88.261<br />

giu. 77.160 16.211 15.018 29.067 15.221 6.236 4.621 88.017<br />

lug. 77.584 16.658 14.919 29.333 15.060 5.869 4.842 88.295<br />

ago. 77.106 17.658 14.698 28.699 14.429 5.907 4.608 87.621<br />

set. 74.731 17.509 12.883 28.732 14.005 6.360 4.735 85.826<br />

ott. 74.951 16.458 13.522 29.413 13.974 6.713 4.820 86.484<br />

nov. 69.168 15.287 13.387 27.303 13.191 6.672 4.434 80.274<br />

dic. 68.888 14.713 14.623 27.941 11.612 6.518 4.472 79.878<br />

<strong>2011</strong> – gen. 67.646 14.429 15.351 27.101 10.766 6.560 4.717 78.922<br />

feb. 65.568 15.077 15.136 24.506 10.849 6.575 4.673 76.816<br />

mar. 63.856 16.060 13.797 22.069 11.930 6.910 4.645 75.412<br />

apr. 63.482 16.153 13.246 22.011 12.072 6.920 4.813 75.215<br />

mag. 60.965 15.410 12.737 22.330 10.489 6.940 4.510 72.415<br />

giu. 59.888 16.009 10.707 22.667 10.504 6.864 4.447 71.199<br />

lug. 59.643 16.083 10.474 22.773 10.312 6.485 4.077 70.205<br />

ago. 57.644 15.827 9.762 21.248 10.808 6.405 3.532 67.581<br />

set. 55.428 19.086 6.843 19.272 10.227 6.184 3.473 65.084<br />

ott. 56.234 19.717 6.294 19.728 10.494 6.000 3.678 65.912<br />

nov. 50.540 18.434 5.755 18.471 7.880 5.424 3.486 59.450<br />

dic. 50.665 18.334 5.845 18.790 7.696 5.351 3.422 59.438<br />

2012 – gen. 52.918 19.916 5.650 20.627 6.726 5.500 3.608 62.025<br />

feb. 52.605 21.744 5.083 19.530 6.248 5.613 3.821 62.039<br />

mar. 48.215 21.194 5.140 17.668 4.214 5.242 3.648 57.105<br />

(1) Fondi comuni e Sicav armonizzati. cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

continua<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

169


170<br />

periodi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

segue: Tavola a18.1<br />

Fondi comuni mobiliari armonizzati di diritto italiano: portafoglio titoli e patrimonio netto (1)<br />

(valori di mercato di fine periodo; milioni di euro)<br />

Titoli di non residenti Altre attività<br />

finanziarie<br />

di cui:<br />

azioni<br />

portafoglio<br />

totale<br />

patrimonio<br />

netto<br />

raccolta<br />

lorda<br />

Per memoria:<br />

raccolta<br />

netta<br />

2005 176.564 70.613 547 324.628 353.534 156.931 -18.329<br />

2006 155.826 69.909 629 286.570 310.194 154.176 -49.861<br />

2007 122.757 52.450 298 239.901 260.263 119.701 -51.739<br />

2008 70.003 21.267 58 157.121 179.122 84.633 -65.380<br />

2009 75.968 27.758 123 163.999 185.674 57.428 -6.657<br />

2010 69.133 31.931 82 149.093 165.483 49.393 -23.754<br />

<strong>2011</strong> 57.952 25.225 55 117.445 131.572 36.054 -29.691<br />

2010 – gen. 77.215 27.538 134 162.605 184.189 5.117 -791<br />

feb. 74.754 28.340 138 161.612 182.265 4.977 -2.337<br />

mar. 77.357 30.740 164 163.360 183.615 6.327 -1.456<br />

apr. 74.290 30.047 150 161.163 181.604 5.341 -1.248<br />

mag. 70.076 28.361 187 158.524 177.014 4.705 -3.018<br />

giu. 68.249 29.015 193 156.459 174.185 3.863 -2.347<br />

lug. 68.904 29.683 187 157.385 173.514 2.922 -1.925<br />

ago. 69.051 29.145 185 156.857 173.361 2.879 -350<br />

set. 69.767 30.297 209 155.803 171.969 2.941 -2.021<br />

ott. 69.297 31.187 200 155.981 170.623 3.497 -2.114<br />

nov. 69.480 31.445 82 149.836 166.722 3.600 -2.893<br />

dic. 69.133 31.931 82 149.093 165.483 3.223 -3.253<br />

<strong>2011</strong> – gen. 67.130 30.890 83 146.135 162.358 3.109 -2.939<br />

feb. 68.244 30.983 82 145.141 160.294 3.443 -2.573<br />

mar. 66.717 30.323 92 142.220 157.262 3.687 -2.284<br />

apr. 67.860 30.499 86 143.162 155.906 2.767 -1.765<br />

mag. 67.798 30.827 87 140.301 154.828 3.047 -1.896<br />

giu. 66.512 30.228 103 137.815 152.594 3.100 -1.446<br />

lug. 65.557 29.105 72 135.833 149.700 2.950 -1.552<br />

ago. 63.069 25.743 72 130.722 145.476 2.226 -1.516<br />

set. 59.866 24.423 68 125.018 140.822 1.956 -2.674<br />

ott. 59.933 25.744 70 125.915 140.060 2.009 -2.599<br />

nov. 58.835 24.855 55 118.340 133.026 1.442 -4.323<br />

dic. 57.952 25.225 55 117.445 131.572 6.319 -4.125<br />

2012 – gen. 58.056 26.252 64 120.145 132.968 1.888 -1.851<br />

feb. 57.985 26.248 72 120.096 133.662 2.500 -1.569<br />

mar. 55.426 25.117 80 112.611 124.526 2.584 -1.370<br />

(1) Fondi comuni e Sicav armonizzati. cfr. la sezione: Note metodologiche.


periodi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Fondi comuni mobiliari armonizzati di diritto italiano:<br />

acquisti netti di titoli (1)<br />

(milioni di euro)<br />

Titoli di Stato italiani obbligazioni Azioni Altre<br />

attività<br />

Totale BoT cTZ BTp ccT italiane estere italiane estere<br />

Tavola a18.2<br />

portafoglio<br />

2005 -13.656 -8.920 824 -7.028 1.730 1.441 14.780 -1.117 -6.998 224 -5.327<br />

2006 -13.887 -1.624 -32 -2.165 -9.729 518 -15.836 -3.018 -6.745 82 -38.886<br />

2007 -5.046 3.100 2.463 -5.402 -5.100 -136 -11.786 -4.234 -14.441 -331 -35.973<br />

2008 -6.113 -9.087 -3.332 1.545 3.362 -1.492 -15.235 -1.808 -8.016 -240 -32.903<br />

2009 1.750 6.567 3.721 -5.762 -2.753 -1.854 -76 275 301 65 462<br />

2010 -2.352 -2.248 2.228 2.648 -5.276 447 -9.384 -699 1.132 -41 -10.897<br />

<strong>2011</strong> -18.528 3.230 -8.803 -8.198 -3.491 -255 -1.995 -39 -3.557 -27 -24.400<br />

2010 - gen. -2.269 -2.112 372 -782 229 122 1.367 -19 570 11 -217<br />

feb. 1.684 -110 235 1.392 203 -153 -3.433 -108 438 4 -1.568<br />

mar. -1.487 233 167 -1.443 -455 -22 -1 68 399 25 -1.018<br />

apr. 1.986 944 -359 1.485 -105 -278 -2.156 -61 -215 -14 -737<br />

mag. 3.286 75 1.777 2.266 -846 66 -2.531 15 -648 37 225<br />

giu. 155 193 667 196 -920 -247 -2.396 -90 1.126 6 -1.445<br />

lug. 287 440 -117 130 -157 -59 84 -66 53 -6 293<br />

ago. -581 982 -233 -708 -622 55 59 -77 -257 -2 -804<br />

set. -2.269 -151 -1.910 196 -420 454 138 -57 428 24 -1.281<br />

ott. 230 -1.060 647 721 -71 340 -1.211 -95 272 -9 -473<br />

nov. -3.122 -1.135 -4 -1.506 -602 79 903 -14 -342 -118 -2.614<br />

dic. -253 -547 985 700 -1.509 89 -206 -195 -691 .. -1.257<br />

<strong>2011</strong> - gen. -1.170 -301 927 -876 -939 144 -21 -12 -711 1 -1.770<br />

feb. -2.052 628 -231 -2.545 86 -31 1.211 -116 -268 -1 -1.258<br />

mar. -3.104 972 -1.403 -2.434 1.011 375 -612 65 -29 10 -3.294<br />

apr. -322 99 -533 -31 153 -23 1.149 29 60 -6 887<br />

mag. -2.647 -821 -568 305 -1.561 23 -873 -90 145 1 -3.440<br />

giu. -1.088 520 -2.094 427 58 -59 -220 79 138 16 -1.134<br />

lug. 708 96 -149 689 80 -41 -187 -109 -801 -32 -462<br />

ago. -2.553 -316 -791 -1.885 440 46 1.125 -71 -978 .. -2.430<br />

set. -1.885 3.186 -2.932 -1.692 -421 -39 -1.990 82 -317 -4 -4.153<br />

ott. 1.212 701 -523 756 275 -224 -906 -17 -186 2 -118<br />

nov. -4.454 -1.132 -455 -546 -2.316 -220 880 180 -459 -15 -4.089<br />

dic. -1.173 -401 -52 -365 -356 -207 -1.551 -59 -151 .. -3.140<br />

2012 - gen. 2.076 1.779 -149 1.452 -1.026 -40 -982 44 50 9 1.158<br />

feb. -1.226 1.720 -653 -1.698 -594 -240 -565 82 -781 8 -2.721<br />

mar. -2.538 -338 30 -324 -1.938 199 551 59 -70 .. -1.797<br />

(1) i dati si riferiscono a fondi comuni e Sicav armonizzati. Sono inclusi i fondi di fondi. cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

171


172<br />

ANNi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Fondi immobiliari chiusi: struttura del mercato<br />

(valori di fine periodo; milioni di euro e unità)<br />

Numero fondi<br />

operativi<br />

Tavola a18.3<br />

Totale attivo indebitamento Per memoria:<br />

Leva finanziaria<br />

(1)<br />

di cui:<br />

beni immobili<br />

Fondi retail<br />

2003 14 3.836 2.847 312 1,12<br />

2004 19 6.531 5.105 1.301 1,28<br />

2005 23 8.057 6.407 1.797 1,33<br />

2006 29 10.168 7.935 2.687 1,41<br />

2007 30 10.731 8.900 2.960 1,42<br />

2008 29 10.185 8.577 2.983 1,46<br />

2009 27 9.461 7.971 2.978 1,50<br />

2010 27 9.174 7.566 2.787 1,48<br />

<strong>2011</strong> 28 8.523 7.198 2.501 1,47<br />

Fondi riservati<br />

2003 5 1.304 872 261 1,33<br />

2004 12 5.778 5.415 2.678 1,94<br />

2005 36 9.900 8.468 4.015 1,75<br />

2006 78 13.641 11.496 5.311 1,70<br />

2007 116 19.762 16.643 6.931 1,63<br />

2008 156 26.240 22.579 9.636 1,67<br />

2009 176 31.176 26.542 11.796 1,72<br />

2010 191 32.821 28.474 11.910 1,66<br />

<strong>2011</strong> 215 36.397 32.105 12.256 1,60<br />

Fondi speculativi<br />

2003 – – – – –<br />

2004 – – – – –<br />

2005 2 369 336 207 2,50<br />

2006 12 3.439 2.624 1.892 3,01<br />

2007 28 5.564 4.838 3.563 3,02<br />

2008 44 5.964 5.533 4.011 3,38<br />

2009 64 6.879 6.297 4.742 3,70<br />

2010 78 8.603 7.804 5.463 3,23<br />

<strong>2011</strong> 88 8.831 7.565 5.222 2,91<br />

2003 19 5.141 3.718 573 1,16<br />

2004 31 12.309 10.520 3.979 1,52<br />

2005 61 18.326 15.211 6.019 1,55<br />

2006 119 27.248 22.055 9.890 1,66<br />

2007 174 36.058 30.381 13.453 1,67<br />

2008 229 42.390 36.689 16.630 1,73<br />

2009 267 47.517 40.810 19.517 1,81<br />

2010 296 50.597 43.843 20.160 1,77<br />

<strong>2011</strong> 331 53.752 46.868 19.979 1,70<br />

(1) La leva finanziaria è calcolata come rapporto tra attivo e patrimonio netto.<br />

Totale


periodi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Attività di gestione patrimoniale: portafoglio titoli e patrimonio netto (1)<br />

(milioni di euro; valori di mercato di fine periodo)<br />

Totale di cui:<br />

Titoli di Stato obbligazioni Titoli azionari<br />

Tavola a18.4<br />

BoT BTp ccT italiane estere italiani esteri<br />

2010 – 1° trim.<br />

Banche 42.648 1.649 24.267 12.571 4.666 20.917 2.109 3.056<br />

SiM 2.120 108 1.164 740 970 2.924 492 441<br />

SGr 109.391 6.446 76.905 13.733 23.830 84.183 22.482 23.642<br />

Totale 154.158 8.203 102.336 27.044 29.466 108.024 25.082 27.139<br />

2010 – 2° trim.<br />

Banche 44.616 1.171 27.077 11.233 4.938 21.745 1.738 2.621<br />

SiM 2.068 178 1.202 566 981 3.142 441 430<br />

SGr 117.853 5.662 86.753 13.449 22.654 74.375 21.403 23.349<br />

Totale 164.536 7.012 115.032 25.248 28.572 99.262 23.582 26.401<br />

2010 – 3° trim.<br />

Banche 46.047 1.396 28.931 10.954 4.481 19.375 1.819 2.737<br />

SiM 2.142 199 1.228 622 1.063 3.072 468 479<br />

SGr 128.059 5.250 95.580 15.330 23.879 74.540 22.786 22.099<br />

Totale 176.249 6.845 125.740 26.906 29.422 96.987 25.074 25.314<br />

2010 – 4° trim.<br />

Banche 38.824 1.376 23.631 8.739 4.434 17.829 1.717 3.404<br />

SiM 1.937 246 932 656 1.034 3.194 432 595<br />

SGr 126.797 5.345 93.751 15.805 21.992 68.906 20.874 21.654<br />

Totale 167.558 6.967 118.313 25.200 27.459 89.929 23.023 25.653<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim.<br />

Banche 39.284 2.067 24.593 7.792 4.645 16.905 1.790 3.317<br />

SiM 1.949 259 903 660 982 2.939 440 658<br />

SGr 131.593 5.431 98.710 17.089 22.701 68.476 22.742 22.029<br />

Totale 172.826 7.757 124.206 25.541 28.328 88.321 24.972 26.004<br />

<strong>2011</strong> – 2° trim.<br />

Banche 39.881 2.014 25.876 7.146 4.742 16.032 1.698 3.497<br />

SiM 1.940 294 927 624 991 2.848 498 614<br />

SGr 138.136 4.863 106.544 15.958 23.685 61.961 21.557 21.717<br />

Totale 179.958 7.171 133.347 23.728 29.418 80.840 23.753 25.828<br />

<strong>2011</strong> – 3° trim.<br />

Banche 37.801 2.100 25.111 6.343 4.300 16.281 1.418 2.596<br />

SiM 1.740 344 764 457 970 2.859 392 506<br />

SGr 132.927 5.223 103.616 14.151 22.222 60.820 20.078 20.613<br />

Totale 172.468 7.667 129.491 20.951 27.493 79.960 21.888 23.714<br />

<strong>2011</strong> – 4° trim. (2)<br />

Banche 40.936 2.235 27.620 6.026 3.963 15.681 1.353 2.616<br />

SiM 2.026 426 1.029 408 940 2.734 346 507<br />

SGr 129.923 5.582 101.299 12.276 20.962 55.667 20.274 21.067<br />

Totale 172.886 8.243 129.947 18.710 25.864 74.081 21.973 24.190<br />

(1) cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) dati provvisori.<br />

continua<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

173


174<br />

periodi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Attività di gestione patrimoniale: portafoglio titoli e patrimonio netto (1)<br />

(milioni di euro; valori di mercato di fine periodo)<br />

Quote di fondi comuni Altre attività<br />

finanziarie<br />

portafoglio<br />

totale<br />

patrimonio<br />

gestito<br />

segue: Tavola a18.4<br />

Per memoria:<br />

italiani esteri raccolta lorda raccolta netta<br />

2010 – 1° trim.<br />

Banche 1.839 24.898 159 100.292 102.364 9.049 3.404<br />

SiM 832 2.879 107 10.764 11.414 1.245 436<br />

SGr 12.939 73.018 238 349.722 360.771 36.703 14.213<br />

Totale 15.610 100.794 504 460.778 474.549 46.997 18.052<br />

2010 – 2° trim.<br />

Banche 1.657 23.301 103 100.719 105.373 8.399 1.544<br />

SiM 850 3.039 93 11.044 11.938 1.340 -66<br />

SGr 12.768 71.455 196 344.052 356.949 30.131 -1.365<br />

Totale 15.274 97.795 392 455.815 474.260 39.870 113<br />

2010 – 3° trim.<br />

Banche 1.532 24.541 166 100.698 104.829 5.982 -4.315<br />

SiM 796 3.308 98 11.426 12.321 672 201<br />

SGr 12.705 72.554 319 356.941 367.194 25.822 2.186<br />

Totale 15.032 100.403 583 469.065 484.343 32.476 -1.928<br />

2010 – 4° trim.<br />

Banche 1.399 26.730 158 94.421 97.674 6.455 -6.739<br />

SiM 732 3.687 9 11.620 12.390 956 -32<br />

SGr 12.825 73.020 158 346.227 357.697 27.348 -3.333<br />

Totale 14.956 103.437 326 452.269 467.761 34.759 -10.104<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim.<br />

Banche 1.364 27.175 283 94.670 98.722 8.815 417<br />

SiM 717 3.802 12 11.499 12.292 767 -123<br />

SGr 12.665 71.875 170 352.252 361.613 40.477 2.423<br />

Totale 14.746 102.852 466 458.421 472.627 50.059 2.717<br />

<strong>2011</strong> – 2° trim.<br />

Banche 1.216 26.608 183 93.792 97.441 4.441 -849<br />

SiM 644 3.785 2 11.322 12.089 491 -136<br />

SGr 12.780 68.332 94 348.263 358.002 23.743 -5.525<br />

Totale 14.640 98.725 279 453.377 467.532 28.675 -6.511<br />

<strong>2011</strong> – 3° trim.<br />

Banche 937 23.406 119 86.808 91.345 3.241 -1.813<br />

SiM 579 3.196 13 10.256 11.293 374 -205<br />

SGr 11.952 63.697 107 332.416 343.298 19.105 -2.192<br />

Totale 13.468 90.300 239 429.481 445.937 22.720 -4.210<br />

<strong>2011</strong> – 4° trim. (2)<br />

Banche 874 23.312 152 88.754 92.027 3.423 -2.482<br />

SiM 556 3.007 8 10.124 10.910 408 -505<br />

SGr 12.077 63.168 -81 323.058 335.947 17.182 -4.654<br />

Totale 13.507 89.487 79 421.935 438.884 21.013 -7.641<br />

(1) cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) dati provvisori.


BANCA D’ITALIA<br />

Attività di gestione patrimoniale: acquisti netti di titoli (1)<br />

(milioni di euro e quote percentuali)<br />

Tavola a18.5<br />

Voci 2010 <strong>2011</strong> (2) 2010 <strong>2011</strong> (2)<br />

Flussi netti Consistenze di fine periodo<br />

(quote percentuali)<br />

Obbligazioni italiane 34.897 18.613 43,1 47,1<br />

A breve termine e indicizzate -81 -971 7,1 6,4<br />

BoT 1.188 2.173 1,5 2,0<br />

ccT -1.269 -3.144 5,6 4,4<br />

A medio e a lungo termine 34.978 19.584 36,0 40,7<br />

cTZ 462 -942 2,3 2,2<br />

BTp 33.687 21.607 26,2 30,8<br />

Altri titoli di Stato 293 -394 1,5 1,6<br />

obbligazioni 536 -687 6,1 6,1<br />

Azioni italiane -892 -434 5,1 5,2<br />

Quote di fondi comuni italiani -248 -456 3,3 3,2<br />

Titoli esteri -7.616 -20.103 48,4 44,5<br />

Titoli di Stato e altre obbligazioni -12.055 -11.185 19,9 17,6<br />

Azioni 43 36 5,7 5,7<br />

Quote di fondi comuni 4.396 -8.954 22,9 21,2<br />

Altre attività finanziarie 852 1.615 0,1 ..<br />

Totale 26.993 -765 100,0 100,0<br />

(1) cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) dati provvisori.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

175


176<br />

ANNi<br />

depositi<br />

e contante<br />

(2)<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Compagnie di assicurazione italiane: principali attività e passività (1)<br />

(valori di bilancio; consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

Titoli<br />

(2)<br />

Mutui<br />

e annualità<br />

(3)<br />

Tavola a18.6<br />

Attività passività Per<br />

memoria:<br />

immobili Altri<br />

attivi netti<br />

Ramo vita<br />

Totale riserve<br />

tecniche<br />

(4)<br />

patrimonio<br />

netto<br />

raccolta<br />

premi<br />

(6)<br />

2007 7.614 371.781 1.031 1.051 6.058 387.534 362.257 25.277 61.440<br />

2008 11.825 340.996 1.129 1.105 6.149 361.205 339.219 21.986 54.565<br />

2009 9.378 392.170 1.285 1.186 6.725 410.744 380.704 30.040 81.120<br />

2010 7.906 424.629 1.014 893 9.086 443.527 414.225 29.302 90.102<br />

<strong>2011</strong> (5) 12.302 421.390 1.191 998 8.839 444.720 416.517 28.203 73.893<br />

Ramo danni (6)<br />

2007 3.567 73.485 -2.549 4.757 6.642 85.902 65.138 20.764 37.676<br />

2008 2.882 70.456 -4.629 5.159 6.394 80.263 61.316 18.946 37.451<br />

2009 3.371 72.607 -3.918 5.340 6.138 83.538 61.775 21.763 35.080<br />

2010 3.098 67.940 -3.608 5.620 7.097 80.147 59.189 20.958 35.852<br />

<strong>2011</strong> (5) 3.905 67.337 -3.631 5.901 6.949 80.461 60.474 19.987 36.342<br />

2007 11.181 445.266 -1.518 5.808 12.700 473.437 427.395 46.042 99.116<br />

2008 14.707 411.452 -3.500 6.264 12.543 441.468 400.535 40.932 92.016<br />

2009 12.749 464.777 -2.633 6.526 12.863 494.282 442.480 51.803 116.200<br />

2010 11.004 492.568 -2.594 6.513 16.183 523.674 473.414 50.260 125.954<br />

<strong>2011</strong> (5) 16.207 488.727 -2.440 6.899 15.788 525.181 476.991 48.190 110.235<br />

Fonte: elaborazioni su dati isvap e ANiA.<br />

(1) Sono escluse le rappresentanze in italia di imprese con sede in paesi Ue, mentre sono incluse quelle di imprese con sede in paesi extra Ue. eventuali mancate quadrature<br />

sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. – (2) Sono incluse le attività affidate alle gestioni patrimoniali. – (3) Al netto delle corrispondenti voci passive. – (4) Sono incluse<br />

anche le imprese che svolgono esclusivamente attività di riassicurazione. – (5) dati parzialmente stimati. – (6) Fino al 2007, i dati includono anche le rappresentanze in italia di<br />

imprese di riassicurazione, sulle quali l’isvap ha cessato di esercitare la vigilanza in seguito all’applicazione <strong>della</strong> direttiva 2005/68/cee, recepita in italia con decreto legislativo del<br />

29.02.2008 n. 56.<br />

Totale


ANNi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Compagnie di assicurazione italiane: portafoglio titoli (1)<br />

(valori di bilancio; consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

Titoli in euro<br />

Tavola a18.7<br />

Titoli pubblici Banche imprese Titoli<br />

di non<br />

di cui: Totale<br />

residenti<br />

BoT cTZ ccT BTp<br />

Ramo vita<br />

2005 5.151 1.786 23.926 75.198 111.224 29.595 9.532 112.809<br />

2006 2.967 308 23.644 76.464 107.845 30.902 12.499 127.261<br />

2007 1.112 574 18.232 78.861 103.144 31.726 9.842 122.036<br />

2008 897 2.083 13.204 73.013 93.565 33.756 9.264 115.560<br />

2009 2.099 4.775 14.839 91.941 117.327 36.368 6.304 135.061<br />

2010 2.292 4.312 18.716 136.154 166.586 34.585 8.559 111.171<br />

<strong>2011</strong> (3) 2.464 3.898 16.274 164.299 192.315 29.546 7.277 94.693<br />

Ramo danni (4)<br />

2005 389 567 9.280 11.798 22.726 2.015 1.731 13.207<br />

2006 244 120 9.093 13.188 23.307 2.274 1.232 15.078<br />

2007 207 36 8.905 11.716 21.259 2.702 1.206 15.204<br />

2008 171 345 6.749 10.085 17.824 2.546 1.060 15.556<br />

2009 271 1.252 5.337 10.193 17.454 2.302 1.162 17.988<br />

2010 440 861 4.692 10.269 16.843 1.927 2.843 15.089<br />

<strong>2011</strong> (3) 483 619 4.783 10.616 17.091 1.920 2.833 15.034<br />

2005 5.540 2.353 33.206 86.996 133.950 31.610 11.263 126.016<br />

2006 3.211 428 32.737 89.652 131.152 33.175 13.731 142.339<br />

2007 1.319 611 27.136 90.577 124.403 34.428 11.048 137.240<br />

2008 1.068 2.428 19.953 83.098 111.390 36.301 10.324 131.116<br />

2009 2.369 6.027 20.176 102.134 134.781 38.669 7.465 153.048<br />

2010 2.731 5.173 23.409 146.423 183.429 36.512 11.402 126.260<br />

<strong>2011</strong> (3) 2.946 4.516 21.058 174.916 209.406 31.465 10.110 109.727<br />

Fonte: elaborazioni su dati isvap e ANiA.<br />

(1) Sono incluse le attività affidate alle gestioni patrimoniali. La composizione del portafoglio delle attività relative ai fondi pensione, ai prodotti connessi con fondi di investimento<br />

e indici di mercato e alle imprese che svolgono esclusivamente attività di riassicurazione è parzialmente stimata. Sono escluse le rappresentanze in italia di imprese con sede<br />

in paesi Ue; sono incluse le rappresentanze in italia di imprese con sede in paesi extra Ue. eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. –<br />

(2) comprese le partecipazioni. – (3) dati parzialmente stimati. – (4) Fino al 2007, i dati includono anche le rappresentanze in italia di imprese di riassicurazione, sulle quali l’isvap<br />

ha cessato di esercitare la vigilanza in seguito all’applicazione <strong>della</strong> direttiva 2005/68/cee, recepita in italia con decreto legislativo del 29.02.2008 n. 56.<br />

Totale<br />

continua<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

177


178<br />

ANNi<br />

Totale titoli<br />

pubblici<br />

e obbligazioni<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Compagnie di assicurazione italiane: portafoglio titoli (1)<br />

(valori di bilancio; consistenze di fine periodo in milioni di euro)<br />

Titoli in euro Titoli in valute diverse dall'euro Quote<br />

di fondi comuni<br />

Azioni<br />

Totale di cui:<br />

(2)<br />

azioni<br />

(2)<br />

Ramo vita<br />

segue: Tavola a18.7<br />

2005 263.159 27.783 290.942 4.965 1.259 65.474 361.381<br />

2006 278.507 28.893 307.400 4.444 1.123 68.597 380.441<br />

2007 266.748 29.664 296.412 5.226 1.459 70.142 371.781<br />

2008 252.146 27.146 279.292 4.758 878 56.946 340.996<br />

2009 295.060 30.227 325.286 4.382 1.202 62.502 392.170<br />

2010 320.901 29.688 350.589 5.294 1.414 68.745 424.629<br />

<strong>2011</strong> (3) 323.832 28.393 352.224 5.318 1.357 63.847 421.390<br />

Ramo danni (4)<br />

2005 39.680 27.098 66.777 622 263 2.621 70.021<br />

2006 41.890 28.763 70.653 1.519 1.150 3.410 75.582<br />

2007 40.372 28.760 69.132 468 289 3.885 73.485<br />

2008 36.985 29.645 66.631 723 289 3.102 70.456<br />

2009 38.905 29.848 68.753 671 244 3.183 72.607<br />

2010 36.702 27.490 64.192 670 193 3.078 67.940<br />

<strong>2011</strong> (3) 36.877 26.350 63.226 680 192 3.431 67.337<br />

2005 302.839 54.881 357.719 5.587 1.522 68.095 431.402<br />

2006 320.397 57.656 378.053 5.963 2.273 72.007 456.023<br />

2007 307.119 58.424 365.544 5.695 1.748 74.027 445.266<br />

2008 289.131 56.792 345.922 5.481 1.167 60.048 411.451<br />

2009 333.965 60.075 394.039 5.053 1.446 65.685 464.777<br />

2010 357.603 57.178 414.781 5.964 1.608 71.823 492.569<br />

<strong>2011</strong> (3) 360.708 54.742 415.450 5.998 1.548 67.278 488.727<br />

Fonte: elaborazioni su dati isvap e ANiA.<br />

(1) Sono incluse le attività affidate alle gestioni patrimoniali. La composizione del portafoglio delle attività relative ai fondi pensione, ai prodotti connessi con fondi di investimento<br />

e indici di mercato e alle imprese che svolgono esclusivamente attività di riassicurazione è parzialmente stimata. Sono escluse le rappresentanze in italia di imprese con sede<br />

in paesi Ue; sono incluse le rappresentanze in italia di imprese con sede in paesi extra Ue. eventuali mancate quadrature sono dovute all’arrotondamento delle cifre decimali. –<br />

(2) comprese le partecipazioni. – (3) dati parzialmente stimati. – (4) Fino al 2007, i dati includono anche le rappresentanze in italia di imprese di riassicurazione, sulle quali l’isvap<br />

ha cessato di esercitare la vigilanza in seguito all’applicazione <strong>della</strong> direttiva 2005/68/cee, recepita in italia con decreto legislativo del 29.02.2008 n. 56.<br />

Totale<br />

Totale


il sistema dei pagamenti, i mercati<br />

e le loro infrastrutture


dATe<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Partecipazione al sistema di regolamento lordo BI-Rel/TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia (1)<br />

(dati di fine periodo in unità)<br />

partecipanti al sistema Bi-rel/TArGeT2-<strong>Banca</strong> d’italia Per memoria:<br />

partecipanti<br />

diretti<br />

(2)<br />

Tavola a20.1<br />

partecipanti indiretti Titolari Titolari Banche rapporti di comovimentazione<br />

di conto di conto con riserva<br />

di cui: attivi di cui: passivi di anticipazione<br />

infragiornaliera<br />

accentrato indiretta<br />

di cui:<br />

comovimentatori<br />

Al 31 dicembre 2004 120 3 644 99 356 509 234 17<br />

Al 31 dicembre 2005 118 3 641 98 352 521 231 17<br />

Al 31 dicembre 2006 119 1 647 99 250 531 149 17<br />

Al 31 dicembre 2007 110 1 673 90 207 571 125 15<br />

Al 19 maggio 2008 (3) 93 386 81 138 600 103 18<br />

Al 31 dicembre 2008 95 385 84 141 602 102 18<br />

Al 31 dicembre 2009 100 379 88 131 606 95 18<br />

Al 31 dicembre 2010 102 360 90 126 584 90 18<br />

Al 31 dicembre <strong>2011</strong> 101 340 90 120 567 82 19<br />

Al 31 marzo 2012 99 343 90 122 553 82 18<br />

(1) per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) e’ inclusa la <strong>Banca</strong> d’italia. – (3) dal 19 maggio 2008, con la migrazione a TArGeT2, viene meno la<br />

distinzione tra partecipanti indiretti attivi e passivi. Nel calcolo dei partecipanti diretti, i conti di pertinenza dei sistemi ancillari sono computati una sola volta, anche qualora il sistema<br />

ancillare sia titolare di più di un conto <strong>della</strong> specie.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

181


182<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Sistemi di regolamento lordo e netto nella UE per pagamenti di importo elevato<br />

(flussi medi giornalieri in miliardi di euro)<br />

pAeSi 2008 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Sistemi di regolamento lordo (TARGET2) (1)<br />

Tavola a20.2<br />

Variazioni<br />

percentuali<br />

<strong>2011</strong>/2010<br />

italia (2) 222 126 129 129 ..<br />

Germania 972 669 829 818 -1,3<br />

Francia 398 367 365 398 9,0<br />

Spagna 331 356 342 367 7,3<br />

paesi Bassi 264 286 300 308 2,7<br />

Altri UeM 393 332 319 348 9,1<br />

Totale UEM 2.580 2.136 2.283 2.368 3,7<br />

paesi non UeM (3) 88 19 16 17 6,3<br />

Totale UE 2.668 2.155 2.299 2.385 3,7<br />

Sistemi di compensazione (4)<br />

paris Net Settlement (pNS) 23 – – – –<br />

euro1 287 255 241 249 3,3<br />

Totale altri sistemi 310 255 241 249 3,3<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> centrale europea e <strong>Banca</strong> d’italia. per la definizione dei sistemi di compensazione esteri cfr. la sezione: Glossario. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra<br />

è dovuta agli arrotondamenti.<br />

(1) il confronto tra paesi è influenzato da alcune specificità nell’architettura dei sistemi nazionali, che rendono possibili, in relazione ai pagamenti domestici, operazioni di trasferimento<br />

di liquidità tra conti dello stesso soggetto in assenza di una sottostante transazione. Questa tipologia di pagamenti è presente nei sistemi tedesco, francese e spagnolo. i flussi<br />

regolati nel sistema TArGeT2, che è entrato a regime il 19 maggio 2008 in sostituzione del sistema TArGeT, comprendono pagamenti di natura “tecnica” (trasferimenti di liquidità<br />

tra due conti detenuti dallo stesso operatore presso la stessa banca centrale) fino al gennaio 2009. – (2) comprende, fino al 19 maggio 2008, i dati relativi ai sistemi polacco ed<br />

estone. – (3) il sistema inglese è stato chiuso il 19 maggio 2008 al completamento <strong>della</strong> migrazione a TArGeT2. – (4) pNS: paris Net Settlement, chiuso il 18 febbraio 2008; euro1:<br />

eBA euro clearing System.


periodi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Flussi regolati nel sistema di regolamento lordo BI-Rel/TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia<br />

(miliardi di euro)<br />

Flussi totali<br />

di cui:<br />

pagamenti interbancari (1) clientela (2) Saldi<br />

di cui: di cui:<br />

transfrontalieri<br />

transfrontalieri (3) e-Mid<br />

(3)<br />

multilaterali<br />

dei sistemi<br />

ancillari (4)<br />

Tavola a20.3<br />

operazioni<br />

con <strong>Banca</strong><br />

d’italia<br />

2001 37.043 30.752 19.535 6.325 2.363 328 2.063 1.865<br />

2002 33.845 28.172 17.174 6.796 2.174 316 1.700 1.798<br />

2003 33.134 27.474 16.513 5.760 2.042 309 2.260 1.359<br />

2004 36.345 28.296 16.289 5.681 2.006 324 4.695 1.348<br />

2005 43.250 33.840 20.305 5.714 2.389 483 5.594 1.427<br />

2006 49.872 39.602 23.668 5.585 2.610 577 6.237 1.423<br />

2007 56.745 44.876 28.465 4.198 3.139 795 6.843 1.888<br />

2008 (5) 55.002 39.519 25.584 3.680 3.698 1.579 8.526 3.260<br />

2009 41.988 29.921 21.461 2.174 2.877 1.243 5.732 3.458<br />

2010 44.208 32.783 22.964 2.150 3.077 1.351 5.224 3.124<br />

<strong>2011</strong> 44.984 33.379 23.531 1.917 3.259 1.447 4.376 3.970<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 11.751 8.932 6.125 462 798 348 1.247 774<br />

2° trim. 11.466 8.854 6.416 433 793 348 1.061 758<br />

3° trim. 11.216 8.340 5.946 539 796 341 1.083 997<br />

4° trim. 10.551 7.252 5.044 482 872 410 985 1.442<br />

2012 – 1° trim. 11.314 6.712 4.566 314 854 416 1.154 2.594<br />

Fonte: elaborazioni su dati <strong>Banca</strong> d’italia. per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli<br />

arrotondamenti.<br />

(1) pagamenti interbancari via rNi (Movimentazione diretta e Gec, non più operativi dal maggio 2004) e SWiFT (esclusi i giroconti interni al conto di gestione). Sono inclusi i<br />

pagamenti interbancari effettuati tramite dVp express. – (2) operazioni per conto <strong>della</strong> clientela via rNi (Bir e Boe, non più operativi dal maggio 2004) e SWiFT. – (3) pagamenti<br />

transfrontalieri in entrata e in uscita al netto delle operazioni con la <strong>Banca</strong> d’italia. – (4) i sistemi ancillari comprendono Bi-comp e il sistema express ii (avviato l’8 dicembre 2003<br />

in sostituzione <strong>della</strong> Liquidazione dei titoli che ha cessato di operare il 23 gennaio 2004). Sono considerati i saldi debitori delle banche e delle poste italiane spa e dal 1° luglio 2003<br />

anche i saldi creditori. – (5) Sono esclusi i pagamenti di natura “tecnica” (trasferimenti di liquidità tra due conti detenuti dallo stesso operatore presso la stessa banca centrale)<br />

introdotti con la migrazione a TArGeT2, esclusi dalle pubblicazioni statistiche <strong>della</strong> Bce a partire dal 2009.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

183


184<br />

periodi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Mercato telematico all’ingrosso dei titoli di Stato (MTS)<br />

Titoli di Stato italiani<br />

composizione per strumento<br />

(dati in milioni di euro)<br />

Volumi medi giornalieri negoziati<br />

Tavola a20.4<br />

BoT BTp BTpi ccT cTZ Totale<br />

1999 155 7.299 – 1.283 565 9.301<br />

2000 214 5.714 – 1.299 521 7.748<br />

2001 264 6.351 – 1.819 644 9.078<br />

2002 630 5.196 – 2.183 546 8.555<br />

2003 694 4.501 8 2.407 768 8.378<br />

2004 1.116 4.033 63 1.657 537 7.405<br />

2005 1.192 3.258 140 1.176 451 6.216<br />

2006 1.568 3.318 150 912 479 6.427<br />

2007 1.374 3.450 242 1.011 445 6.522<br />

2008 609 1.847 259 462 240 3.416<br />

2009 579 1.506 112 437 227 2.861<br />

2010 670 1.854 145 413 345 3.428<br />

<strong>2011</strong> 896 1.591 206 371 319 3.383<br />

2010 – gen. 1.050 2.053 184 575 326 4.189<br />

feb. 387 2.084 193 484 415 3.563<br />

mar. 709 2.276 178 485 262 3.910<br />

apr. 526 1.640 194 399 303 3.062<br />

mag. 363 1.468 120 236 190 2.378<br />

giu. 611 1.715 91 240 424 3.082<br />

lug. 542 1.577 79 378 372 2.949<br />

ago. 584 1.507 80 400 255 2.827<br />

set. 805 2.411 139 418 443 4.216<br />

ott. 962 2.192 185 549 430 4.317<br />

nov. 974 2.213 221 572 424 4.404<br />

dic. 528 1.110 77 227 298 2.241<br />

<strong>2011</strong> – gen. 1.418 2.529 212 648 663 5.470<br />

feb. 1.217 2.425 294 515 422 4.874<br />

mar. 1.180 2.289 259 470 389 4.586<br />

apr. 1.112 2.008 243 688 388 4.438<br />

mag. 1.258 1.787 277 573 425 4.321<br />

giu. 1.094 2.041 322 568 357 4.383<br />

lug. 484 1.451 282 299 248 2.764<br />

ago. 747 806 176 137 176 2.042<br />

set. 723 1.000 172 161 246 2.302<br />

ott. 838 1.093 92 264 289 2.576<br />

nov. 312 907 85 66 99 1.469<br />

dic. 374 758 58 58 122 1.370<br />

2012 – gen. 518 1.069 101 167 191 2.047<br />

Fonte: MTS spa.<br />

feb. 952 1.273 153 205 270 2.853<br />

mar. 734 1.526 109 238 170 2.777


periodi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Mercato dei pronti contro termine su MTS (MTS/PCT)<br />

Titoli di Stato italiani<br />

composizione per comparto, scadenza<br />

(dati in milioni di euro)<br />

General<br />

collateral<br />

Volumi medi giornalieri negoziati<br />

comparto Scadenza<br />

Special<br />

repo<br />

overnight Tomorrow<br />

next<br />

Tavola a20.5<br />

Spot next Altre Totale<br />

1999 10.538 9.173 11 2.423 16.602 674 19.711<br />

2000 11.891 9.879 37 3.623 17.388 723 21.771<br />

2001 16.271 11.567 50 6.805 20.330 653 27.837<br />

2002 28.352 14.490 44 11.606 30.352 841 42.842<br />

2003 29.682 19.214 45 11.238 36.606 1.007 48.896<br />

2004 31.198 23.928 1.012 11.084 42.051 980 55.126<br />

2005 17.875 33.614 4.557 8.036 38.033 864 51.489<br />

2006 21.620 37.771 6.931 8.671 42.927 862 59.391<br />

2007 24.264 38.753 9.968 8.990 43.406 653 63.017<br />

2008 31.521 29.080 16.119 10.033 33.752 697 60.601<br />

2009 37.280 23.644 8.760 13.716 37.732 717 60.924<br />

2010 29.318 32.235 7.426 12.467 41.098 562 61.552<br />

<strong>2011</strong> 21.173 38.608 7.444 12.010 39.690 637 59.781<br />

2010 – gen. 37.673 28.007 6.436 15.215 43.547 481 65.680<br />

feb. 32.449 28.375 4.647 11.729 43.607 842 60.824<br />

mar. 33.339 31.996 5.715 11.252 47.501 869 65.336<br />

apr. 34.003 31.413 6.494 13.232 45.417 272 65.415<br />

mag. 24.886 29.132 6.981 9.033 37.515 489 54.018<br />

giu. 22.898 34.202 6.685 10.703 39.181 531 57.099<br />

lug. 26.284 34.465 9.513 12.513 38.277 447 60.749<br />

ago. 30.911 31.025 8.749 13.900 38.792 495 61.935<br />

set. 28.510 33.244 8.995 13.296 39.053 410 61.753<br />

ott. 25.400 35.288 9.042 11.771 39.435 439 60.688<br />

nov. 28.641 36.821 8.642 13.991 42.241 589 65.462<br />

dic. 26.818 32.853 7.209 12.971 38.615 876 59.670<br />

<strong>2011</strong> – gen. 28.498 37.086 8.796 14.512 41.960 316 65.584<br />

feb. 28.084 41.941 8.969 14.247 46.226 582 70.024<br />

mar. 28.606 41.164 9.125 14.750 45.484 411 69.770<br />

apr. 26.491 42.546 9.051 12.611 46.915 459 69.036<br />

mag. 24.780 41.837 8.965 12.428 44.139 1.085 66.617<br />

giu. 23.296 42.988 8.932 10.743 45.721 888 66.283<br />

lug. 16.624 41.109 6.236 11.179 39.454 864 57.733<br />

ago. 21.063 37.419 7.171 13.133 37.283 896 58.481<br />

set. 14.996 40.247 6.346 10.703 37.592 602 55.242<br />

ott. 17.925 33.455 6.040 11.314 33.418 609 51.380<br />

nov. 12.141 34.063 4.925 9.598 31.481 200 46.203<br />

dic. 11.577 29.443 4.768 8.908 26.611 733 41.019<br />

2012 – gen. 13.362 30.362 4.552 8.976 29.783 413 43.724<br />

Fonte: MTS spa.<br />

feb. 17.124 36.875 5.994 10.468 37.043 494 53.998<br />

mar. 17.861 38.868 6.178 10.478 39.658 415 56.728<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

185


periodi<br />

overnight Tomorrow<br />

next<br />

Mercato interbancario dei depositi (e-MID)<br />

depositi in euro - composizione per scadenza<br />

(dati in milioni di euro)<br />

Spot<br />

next<br />

Volumi medi giornalieri negoziati<br />

Tavola a20.6<br />

1 settimana 1 mese 3 mesi Altre Totale<br />

1999 9.618 2.199 877 453 148 56 778 14.129<br />

2000 11.916 2.103 575 450 147 53 491 15.736<br />

2001 12.079 1.679 500 394 177 55 478 15.363<br />

2002 14.050 1.755 551 354 219 69 584 17.582<br />

2003 15.307 1.390 266 215 142 66 393 17.779<br />

2004 18.642 871 133 203 154 77 438 20.517<br />

2005 19.331 1.101 244 192 114 112 729 21.821<br />

2006 21.363 1.060 246 294 111 63 1.071 24.207<br />

2007 20.557 815 89 260 101 78 464 22.363<br />

2008 11.790 580 57 223 108 54 571 13.383<br />

2009 4.899 115 15 102 51 21 216 5.420<br />

2010 4.764 78 18 54 14 7 155 5.090<br />

<strong>2011</strong> 4.344 81 5 33 21 4 199 4.687<br />

2010 – gen. 3.457 223 16 42 28 14 224 4.005<br />

feb. 4.045 89 64 69 11 17 255 4.548<br />

mar. 3.656 74 40 76 16 18 151 4.030<br />

apr. 4.907 69 16 68 12 9 140 5.221<br />

mag. 5.441 104 39 42 6 .. 185 5.816<br />

giu. 4.682 73 1 22 3 3 159 4.942<br />

lug. 6.139 35 12 35 5 1 115 6.342<br />

ago. 5.567 38 – 76 21 5 133 5.839<br />

set. 4.870 34 6 87 8 1 106 5.111<br />

ott. 4.350 41 2 69 20 1 133 4.615<br />

nov. 4.860 44 2 41 18 2 113 5.081<br />

dic. 5.191 116 12 25 20 12 151 5.526<br />

<strong>2011</strong> – gen. 5.121 131 5 28 8 9 231 5.533<br />

feb. 4.238 105 2 63 24 5 164 4.601<br />

mar. 4.264 164 8 51 26 2 200 4.715<br />

apr. 4.359 122 8 18 32 4 158 4.701<br />

mag. 3.811 39 13 24 33 5 178 4.102<br />

giu. 4.082 55 1 31 15 3 165 4.352<br />

lug. 4.310 34 2 23 19 1 117 4.505<br />

ago. 4.542 74 10 35 22 7 335 5.025<br />

set. 4.687 44 8 32 33 5 244 5.053<br />

ott. 4.236 89 – 29 27 1 186 4.568<br />

nov. 4.141 33 2 21 7 – 174 4.377<br />

dic. 4.331 83 5 42 8 9 233 4.710<br />

2012 – gen. 3.312 132 1 24 16 .. 126 3.611<br />

feb. 3.718 35 22 31 2 2 112 3.921<br />

mar. 1.566 11 .. 20 13 5 64 1.677<br />

Fonte: e-Mid SiM spa.<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

186 <strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong>


periodi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Mercato telematico all’ingrosso dei titoli di Stato (BondVision)<br />

Titoli di Stato italiani<br />

composizione per strumento<br />

(dati in milioni di euro)<br />

Volumi medi giornalieri negoziati<br />

Tavola a20.7<br />

BoT BTp BTpi ccT cTZ Totale<br />

2001 7 120 – 30 6 163<br />

2002 24 176 – 71 27 298<br />

2003 45 254 – 128 43 470<br />

2004 130 361 8 186 73 759<br />

2005 165 426 22 217 65 894<br />

2006 294 494 17 229 107 1.141<br />

2007 390 558 26 278 138 1.389<br />

2008 259 488 29 167 105 1.049<br />

2009 211 624 29 207 160 1.231<br />

2010 274 684 27 198 155 1.337<br />

<strong>2011</strong> 304 706 35 133 172 1.350<br />

2010 – gen. 329 705 23 254 123 1.434<br />

feb. 239 853 35 241 202 1.570<br />

mar. 311 716 29 232 131 1.418<br />

apr. 233 757 32 209 163 1.393<br />

mag. 230 806 18 135 188 1.378<br />

giu. 284 675 16 114 189 1.277<br />

lug. 234 453 17 163 152 1.019<br />

ago. 335 775 34 182 183 1.509<br />

set. 257 648 44 177 137 1.263<br />

ott. 299 637 19 344 164 1.463<br />

nov. 232 753 21 227 125 1.358<br />

dic. 300 433 31 94 105 963<br />

<strong>2011</strong> – gen. 422 803 45 161 338 1.769<br />

feb. 414 739 56 215 261 1.684<br />

mar. 416 635 29 192 178 1.451<br />

apr. 303 822 39 221 245 1.630<br />

mag. 231 605 27 204 199 1.266<br />

giu. 260 609 37 135 163 1.204<br />

lug. 222 643 17 99 120 1.101<br />

ago. 254 940 36 102 102 1.434<br />

set. 339 833 24 99 141 1.436<br />

ott. 338 613 40 113 122 1.227<br />

nov. 234 686 43 29 79 1.071<br />

dic. 216 538 26 32 121 933<br />

2012 – gen. 335 832 59 118 206 1.550<br />

Fonte: MTS spa.<br />

feb. 474 1.185 105 199 329 2.292<br />

mar. 367 1.245 83 176 163 2.035<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

187


188<br />

periodi<br />

intermediari<br />

finanziari<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

depositari<br />

centrali<br />

esteri<br />

Sistema di deposito accentrato Monte Titoli<br />

Aderenti Strumenti finanziari accentrati<br />

(valori nominali in miliardi di euro)<br />

Altri<br />

(1)<br />

Totale Azioni<br />

e warrant<br />

(2)<br />

Titoli<br />

di Stato<br />

obbligazioni<br />

Titoli<br />

esteri<br />

(3)<br />

Titoli subdepositati<br />

(4)<br />

Totale<br />

Tavola a20.8<br />

Numero<br />

di movimentazioni<br />

dirette<br />

(5)<br />

2010 – 1° trim. 186 9 2.305 2.500 165 1.439 889 21 78 2.593 595<br />

2° trim. 182 9 2.310 2.501 167 1.459 888 20 87 2.621 662<br />

3° trim. 172 9 2.329 2.510 164 1.478 873 21 91 2.627 560<br />

4° trim. 172 9 2.305 2.486 163 1.519 901 20 103 2.705 643<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 161 9 2.275 2.445 168 1.544 911 20 105 2.749 668<br />

2° trim. 160 9 2.292 2.461 177 1.535 874 24 100 2.711 661<br />

3° trim. 159 9 2.296 2.464 173 1.522 888 29 109 2.720 672<br />

4° trim. 154 9 2.296 2.459 179 1.538 975 24 125 2.840 703<br />

2012 – 1° trim. 148 9 2.292 2.449 205 1.570 1.024 26 134 2.958 669<br />

Fonte: Monte Titoli spa; dati di fine periodo.<br />

(1) enti emittenti, SGr e intermediari finanziari iscritti nell’elenco di cui all’art. 107 del d.Lgs. 1.9.1993, n.385. – (2) inclusi i diritti e le quote dei fondi. per i warrant, numero di titoli<br />

accentrati moltiplicato per il valore convenzionale di 0,3 euro. – (3) Titoli emessi da soggetti di diritto estero. – (4) Titoli esteri depositati dalla Monte Titoli, per conto dei partecipanti,<br />

presso depositari centrali esteri. – (5) Numero di movimentazioni dei conti di gestione accentrata effettuata direttamente dagli aderenti nel periodo (giri titoli), dato espresso in<br />

migliaia.


periodi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Banche SiM esteri<br />

(1)<br />

Express II - componente lorda<br />

(Servizio di liquidazione degli strumenti finanziari su base lorda)<br />

Aderenti a express ii<br />

(dati di fine periodo)<br />

Altri<br />

(2)<br />

Totale Lorda<br />

(3)<br />

controvalore regolato<br />

(miliardi di euro)<br />

Azioni obbligzioni Titoli<br />

di Stato<br />

Tavola a20.9<br />

Totale Variazione<br />

percentuale<br />

2010 – 1° trim. 91 5 2 6 104 8 72 38 1.933 2.043 0,8<br />

2° trim. 89 5 2 8 104 9 181 49 2.250 2.479 21,4<br />

3° trim. 81 5 2 8 96 9 81 18 2.335 2.434 -1,8<br />

4° trim. 81 4 2 8 95 10 91 18 2.327 2.435 0,1<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 81 4 2 8 95 10 90 47 2.631 2.769 13,7<br />

2° trim. 82 4 2 8 96 10 201 26 2.703 2.930 5,8<br />

3° trim. 79 4 2 8 93 10 122 28 2.419 2.569 -12,3<br />

4° trim. 76 4 2 8 90 10 100 28 2.028 2.156 -16,1<br />

2012 – 1° trim. 73 4 2 8 87 10 76 33 2.153 2.262 4,9<br />

Fonte: Monte Titoli spa.<br />

(1) Aderenti esteri in accesso remoto. – (2) <strong>Banca</strong> d’italia, Ministero dell’economia e delle finanze, controparti centrali, altri organismi. – (3) Aderenti alla sola componente lorda di<br />

express ii.<br />

periodi<br />

Numero<br />

(migliaia)<br />

Express II - componente netta<br />

(Servizio di liquidazione degli strumenti finanziari su base netta)<br />

operazioni immesse operazioni regolate<br />

controvalore<br />

(miliardi di euro)<br />

Azioni obbligazioni Titoli<br />

di Stato<br />

Numero<br />

(migliaia)<br />

Totale ciclo netto<br />

notturno<br />

controvalore<br />

(miliardi di euro)<br />

ciclo netto<br />

diurno<br />

Tavola a20.10<br />

ciclo lordo Totale<br />

2010 – 1° trim. 6.197 307 55 9.575 9.937 6.166 7.857 1.541 363 9.762<br />

2° trim. 5.970 489 49 8.676 9.214 5.936 7.378 1.261 371 9.010<br />

3° trim. 4.838 284 41 8.669 8.994 4.817 7.085 1.450 341 8.876<br />

4° trim. 5.180 320 50 8.577 8.947 5.158 6.919 1.483 435 8.836<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 5.317 346 52 8.735 9.133 5.292 6.849 1.638 501 8.988<br />

2° trim. 4.858 424 47 8.312 8.783 4.824 6.781 1.253 512 8.546<br />

3° trim. 4.580 318 113 7.348 7.779 4.555 5.694 1.368 573 7.635<br />

4° trim. 4.410 252 173 5.836 6.261 4.388 4.447 1.131 530 6.108<br />

2012 – 1° trim. 5.254 252 146 6.630 7.028 5.229 5.199 1.207 463 6.870<br />

Fonte: Monte Titoli spa.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

189


190<br />

periodi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Cassa di compensazione e garanzia<br />

Aderenti (1) Margini<br />

iniziali<br />

generali individuali indiretti<br />

(milioni<br />

di euro)<br />

ideM MTA MTS MoT ideX ideM MTA MTS MoT ideX ideM MTA MTS MoT ideX<br />

(2)<br />

ideM/<br />

MTA<br />

Tavola a20.11<br />

default Fund<br />

(milioni di euro)<br />

(2)<br />

2009 – 1° trim. 23 15 8 – 7 20 34 7 – 1 37 61 3 – 9 3.120,5 894,9 543,1 25,3<br />

2° trim. 23 15 8 – 7 19 32 7 – 2 38 64 3 – 10 4.856,3 883,7 798,3 27,7<br />

3° trim. 22 15 9 – 7 19 32 7 – 2 37 66 3 – 10 4.430,5 865,2 560,5 28,5<br />

4° trim. 22 16 9 – 7 18 32 9 – 3 40 67 3 – 12 4.521,4 652,2 553,0 29,2<br />

2010 – 1° trim. 22 16 9 – 7 17 28 8 – 2 39 67 4 – 13 4.355,1 669,7 917,0 31,0<br />

2° trim. 23 16 10 – 7 17 28 11 – 2 38 65 5 – 13 6.724,3 804,4 1.204,1 25,4<br />

3° trim. 24 17 11 – 7 17 27 12 – 2 36 66 6 – 13 6.342,0 817,6 918,8 34,7<br />

4° trim. 23 17 10 10 7 15 25 15 22 2 36 70 7 21 13 6.991,2 701,6 1.032,7 40,3<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 22 17 10 10 7 13 23 15 21 2 35 68 7 20 13 7.422,4 702,2 1.100,9 41,9<br />

2° trim. 23 17 10 10 7 12 22 17 20 2 36 68 7 20 14 8.454,5 892,7 1.200,0 45,3<br />

3° trim. 23 17 10 10 7 12 21 22 19 2 37 67 7 19 14 8.989,0 986,7 1.856,1 49,6<br />

4° trim. 23 17 11 10 7 12 20 26 18 2 36 66 8 19 14 11.162,7 702,4 1.901,7 37,8<br />

2012 – 1° trim. 23 17 11 10 7 12 20 29 18 2 33 65 7 20 13 9.143,3 702,2 1.898,3 30,3<br />

Fonte: cassa di compensazione e garanzia spa.<br />

(1) Valori di fine periodo. – (2) Valori medi giornalieri.<br />

MTS/<br />

MoT<br />

ideX


pAeSi<br />

Paesi dell’area<br />

dell’euro<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Diffusione degli strumenti di pagamento diversi dal contante:<br />

confronti internazionali relativi al 2010<br />

Tavola a21.1<br />

Numero operazioni pro capite con strumenti diversi dal contante Variazioni percentuali medie annue nel periodo 2007-2010<br />

Totale Assegni Bonifici disposizioni<br />

di incasso<br />

(1)<br />

operazioni<br />

con carte<br />

di pagamento<br />

(2)<br />

Assegni Bonifici disposizioni<br />

di incasso<br />

(1)<br />

operazioni<br />

con carte<br />

di pagamento<br />

(2)<br />

Austria 270 0,2 114,3 102,2 53,4 -20,8 1,2 5,4 9,0<br />

Belgio 219 0,7 92,4 22,6 103,6 -15,0 3,8 0,8 -6,5<br />

cipro 114 28,1 31,7 9,8 44,5 – – – –<br />

estonia 211 – 72,3 14,1 124,9 – – – –<br />

Finlandia 361 0,1 151,8 15,7 193,9 -10,1 5,0 3,5 6,2<br />

Francia 263 48,2 46,1 54,2 114,6 -5,6 2,8 4,7 6,5<br />

Germania 212 0,6 71,8 106,4 33,3 -18,1 -3,7 4,7 3,1<br />

Grecia 16 2,0 5,6 1,6 7,2 -5,2 25,4 2,1 3,1<br />

irlanda 154 20,3 34,8 24,1 74,5 -8,5 1,9 3,5 12,0<br />

italia 66 5,2 20,2 13,9 26,7 -9,2 3,1 0,2 5,6<br />

Lussemburgo 1.389 0,4 131,9 31,1 1.225,8 -15,1 5,2 7,9 176,1<br />

paesi Bassi 323 – 95,6 78,9 148,8 – 3,4 3,1 9,4<br />

portogallo 162 12,0 17,5 22,0 110,0 -8,9 10,8 13,4 10,3<br />

Malta 73 24,7 14,7 2,9 31,2 -4,7 10,6 14,2 19,5<br />

Slovacchia 83 – 46,5 12,8 23,9 – – – –<br />

Slovenia 163 0,1 81,9 24,4 57,0 -24,3 -1,6 5,2 2,7<br />

Spagna 122 2,3 17,5 52,2 49,7 -11,8 3,1 1,4 6,9<br />

Area Euro 182 11,7 49,1 55,9 65,6 -6,8 -0,2 3,2 6,8<br />

UE-27 173 10,0 47,9 44,7 70,2 -8,9 0,8 2,3 6,3<br />

Altri paesi G10<br />

regno Unito 267 18,0 54,8 52,1 142,1 -9,7 1,5 1,1 6,4<br />

Stati Uniti 347 74,0 24,7 37,4 211,3 -12,4 3,1 -0,6 3,6<br />

italia - <strong>2011</strong> (3) 68 4,8 20,8 14,6 28,3 -7,7 2,5 5,2 5,8<br />

Fonte: elaborazioni su dati Bce , Bri, poste italiane spa e <strong>Banca</strong> d’italia. per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) La composizione e le variazioni percentuali sono calcolate con riferimento, rispettivamente, al numero di operazioni effettuate; sono compresi gli strumenti offerti da altri operatori<br />

(carte di credito). per l’italia, le “disposizioni di incasso” includono gli incassi commerciali (es. riba) e addebiti diretti; per gli altri paesi, le percentuali di composizione non includono<br />

modalità di pagamento non convenzionali (cd. “other payments”). – (2) incluse operazioni con moneta elettronica. – (3) Variazioni percentuali calcolate rispetto all’anno precedente.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

191


192<br />

pAeSi<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Sportelli automatici e terminali POS: confronti internazionali relativi al 2010<br />

Numero<br />

sportelli<br />

(migliaia)<br />

Var. perc.<br />

medie annue<br />

nel periodo<br />

2006-2010<br />

Sportelli automatici Terminali poS (1)<br />

Numero<br />

abitanti<br />

per<br />

sportello<br />

Numero<br />

operazioni<br />

per<br />

sportello<br />

importo<br />

medio<br />

operazioni<br />

in euro<br />

Numero<br />

terminali<br />

poS<br />

(migliaia)<br />

Var. perc.<br />

medie annue<br />

nel periodo<br />

2006-2010<br />

Numero<br />

abitanti<br />

per<br />

terminale<br />

Numero<br />

operazioni<br />

per<br />

terminale<br />

Tavola a21.2<br />

importo<br />

medio<br />

operazioni<br />

in euro<br />

Paesi dell’area<br />

dell’euro<br />

Austria 5,3 -6,3 1.592 32.309 129 77 -2,2 109 4.142 50<br />

Belgio 15,4 2,7 707 25.621 115 138 6,5 79 7.371 54<br />

cipro 0,7 – 1.194 18.597 161 – – – – 85<br />

estonia 0,9 – 1.473 51.505 64 26 – 52 5.949 17<br />

Finlandia 2,9 -3,3 1.874 63.402 88 201 14,6 27 4.542 39<br />

Francia 56,2 3,3 1.153 29.422 78 1.427 5,5 45 4.908 53<br />

Germania 86,5 10,6 945 23.731 154 678 3,6 121 3.458 64<br />

Grecia 8,7 7,1 1.308 22.627 250 413 6,0 27 188 91<br />

irlanda 3,3 2,2 1.370 60.621 119 80 10,5 56 3.806 75<br />

italia 51,4 5,0 1.177 15.379 180 1.224 7,5 49 1.222 79<br />

Lussemburgo 0,5 2,8 1.085 12.809 168 13 9,3 40 4.450 70<br />

Malta 0,2 – 2.211 60.158 117 12 - 35 958 75<br />

paesi Bassi 7,9 1,4 2.097 62.996 112 259 1,5 64 8.549 41<br />

portogallo 17,5 4,8 608 26.027 69 278 13,8 38 3.905 50<br />

Slovacchia 2,3 – 2.321 40.256 113 37 – 145 1.980 43<br />

Slovenia 1,8 4,0 1.133 33.376 88 36 1,2 58 3.095 39<br />

Spagna 59,3 1,1 777 16.697 115 1.389 4,8 33 1.516 48<br />

Area euro 319,7 4,8 1.032 23.567 125 6.559 6,0 50 2.944 55<br />

regno Unito 63,1 1,6 982 46.183 74 1.253 5,2 49 6.437 62<br />

UE-27 434,2 5,1 1.155 28.050 109 8.806 6,1 57 3.561 54<br />

italia - <strong>2011</strong> (2) 51,8 0,9 1.172 15.538 181 1.255 2,5 48 1.370 77<br />

Fonte: elaborazioni su dati Bce, Bri e <strong>Banca</strong> d’italia. per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche.<br />

(1) Terminali poS bancari e postali. – (2) Variazioni percentuali rispetto all’anno precedente.


Famiglie<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Principali strumenti di pagamento alternativi al contante:<br />

composizione percentuale del numero dei pagamenti per settore di attività (1)<br />

Voci<br />

Nord centro Sud e isole italia<br />

Tavola a21.3<br />

2006 <strong>2011</strong> 2006 <strong>2011</strong> 2006 <strong>2011</strong> 2006 <strong>2011</strong><br />

Assegni 7 6 12 11 14 9 9 7<br />

Bonifici 4 8 5 11 4 8 4 7<br />

disposizioni di incasso 23 21 20 27 25 20 23 20<br />

carte di pagamento 66 66 63 51 56 63 64 66<br />

Imprese<br />

Assegni 26 10 27 18 47 16 30 14<br />

Bonifici 44 41 43 42 22 36 39 41<br />

disposizioni di incasso 30 49 31 40 31 48 30 45<br />

Altro<br />

Assegni 10 12 7 3 27 8 12 7<br />

Bonifici 73 60 82 84 68 80 74 74<br />

disposizioni di incasso 17 28 11 12 5 12 14 19<br />

Italia<br />

Assegni 11 7 14 10 22 10 13 8<br />

Bonifici 17 17 16 33 12 18 16 18<br />

disposizioni di incasso 24 27 21 26 25 25 23 24<br />

carte di pagamento 48 49 49 30 42 46 47 50<br />

(1) per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. eventuali mancate quadrature delle percentuali di composizione sono dovute ad arrotondamenti.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

193


194<br />

STrUMeNTi di pAGAMeNTo<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Strumenti di pagamento diversi dal contante nel <strong>2011</strong> (1)<br />

Migliaia composizione<br />

percentuale<br />

Numero importo<br />

Variazione<br />

percentuale (2)<br />

Milioni composizione<br />

percentuale<br />

Tavola a21.4<br />

Variazione<br />

percentuale (2)<br />

Assegni 291.618 7,01 -7,46 793.315 7,90 -5,80<br />

Assegni bancari (3) 249.019 5,99 -7,50 547.520 5,45 -7,29<br />

Assegni circolari 42.599 1,02 -7,23 245.795 2,45 -2,29<br />

Bonifici e disposizioni di incasso (4) 2.149.190 51,67 3,91 9.120.206 90,79 2,91<br />

Bonifici 1.261.723 30,33 2,81 8.075.298 80,38 1,73<br />

di cui: automatizzati 496.398 11,93 6,82 3.940.279 39,22 6,30<br />

Disposizioni di incasso 887.467 21,34 5,51 1.044.908 10,40 13,06<br />

di cui: automatizzate 873.750 21,01 5,48 909.885 9,06 13,16<br />

Addebiti preautorizzati 600.699 14,44 1,27 356.556 3,55 -2,26<br />

riba 222.034 5,34 13,20 526.773 5,24 25,16<br />

Mav 51.017 1,23 30,75 26.557 0,26 44,44<br />

Operazioni con carte di pagamento su POS 1.718.768 41,32 6,05 132.319 1,32 3,86<br />

Totale 4.159.576 100,00 3,88 10.045.840 100,00 2,18<br />

(1) per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. – (2) Variazioni percentuali calcolate rispetto all’anno precedente – (3) Non sono compresi gli assegni emessi<br />

per operazioni di approvvigionamento contante. – (4) Non sono compresi gli incassi gestiti dalle banche presso i propri sportelli per operazioni di varia natura (ad esempio rimborso<br />

di mutui e pagamenti di imposte e tasse, reversali di incasso di enti pubblici).


Carte di credito<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Carte di pagamento: diffusione e operatività nel 2010 e nel <strong>2011</strong><br />

Voci<br />

Numero<br />

(migliaia)<br />

2010 <strong>2011</strong><br />

importi<br />

(milioni)<br />

Numero<br />

(migliaia)<br />

in circolazione 33.865 29.805<br />

di cui: attive 14.626 13.609<br />

Tavola a21.5<br />

importi<br />

(milioni)<br />

operazioni di pagamento 587.656 56.773 585.758 55.600<br />

Carte di debito<br />

in circolazione 37.352 39.079<br />

di cui: abilitate POS 36.174 37.550<br />

operazioni di prelevamento da ATM 789.795 141.865 805.485 145.903<br />

operazioni su poS 914.754 63.202 981.116 67.006<br />

Carte prepagate<br />

in circolazione 12.362 14.203<br />

operazioni di pagamento 118.270 7.423 151.894 9.714<br />

Fonte: <strong>Banca</strong> d’italia e poste italiane spa. per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

195


196<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Operazioni di approvvigionamento del contante (1)<br />

Voci 2009 2010 <strong>2011</strong><br />

Numeri<br />

(migliaia)<br />

importi<br />

(milioni)<br />

Numeri<br />

(migliaia)<br />

importi<br />

(milioni)<br />

Numeri<br />

(migliaia)<br />

Tavola a21.6<br />

importi<br />

(milioni)<br />

da sportelli tradizionali 254.121 274.680 260.311 274.734 249.892 254.948<br />

da sportelli automatici:<br />

con carte di debito 758.841 132.769 789.795 141.865 805.485 145.903<br />

con carte di credito 35.532 6.445 35.068 6.267 32.488 6.257<br />

con carte prepagate 30.678 4.435 38.914 5.665 47.045 6.920<br />

Totale 1.079.172 418.329 1.124.087 428.530 1.134.910 414.028<br />

(1) per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Nore metodologiche.


periodi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

recapiti<br />

Locale<br />

Flussi trattati nei sistemi di compensazione<br />

(miliardi di euro)<br />

Tavola a21.7<br />

Bi-comp Liquidazione dei titoli<br />

ed express ii<br />

dettaglio Flussi<br />

totali<br />

Saldi<br />

multilaterali (1)<br />

Saldo del<br />

contante (2)<br />

2001 716 1.733 2.449 266 2.252<br />

2002 727 1.871 2.598 276 1.954<br />

2003 699 2.140 2.839 291 2.116<br />

2004 689 2.322 3.011 323 2.190<br />

2005 682 2.496 3.178 376 2.531<br />

2006 709 2.692 3.402 420 2.818<br />

2007 699 2.677 3.376 415 3.123<br />

2008 654 2.795 3.449 444 4.111<br />

2009 430 2.664 3.094 426 2.858<br />

2010 377 2.671 3.048 469 2.568<br />

<strong>2011</strong> 315 2.783 3.098 504 2.090<br />

<strong>2011</strong> – 1° trim. 80 671 750 110 626<br />

2° trim. 80 701 781 123 510<br />

3° trim. 74 689 763 129 511<br />

4° trim. 82 723 805 142 442<br />

2012 – 1° trim. 71 642 713 105 570<br />

Fonte: SiA e <strong>Banca</strong> d’italia. per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti.<br />

(1) comprese le operazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia, delle Sezioni di tesoreria provinciale e delle poste italiane spa. dal 19 maggio 2008, in corrispondenza <strong>della</strong> migrazione al sistema<br />

TArGeT2, i saldi delle Sezioni di tesoreria provinciale sono compresi in quelli <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia. – (2) il sistema express ii è stato avviato l’8 dicembre 2003. La Liquidazione dei<br />

titoli ha cessato di operare il 23 gennaio 2004.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

197


198<br />

Centrale di allarme interbancaria: distribuzione degli assegni revocati per classi di importo (1)<br />

deScriZioNe<br />

Appendice BANCA D’ITALIA<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Assegni revocati<br />

per mancanza di fondi<br />

Numero composizione<br />

percentuale<br />

Assegni revocati<br />

per mancanza di autorizzazione<br />

Numero composizione<br />

percentuale<br />

Totale<br />

Tavola a21.8<br />

Numero composizione<br />

percentuale<br />

Fino a 100 euro 805 0,5 802 1,0 1.607 0,6<br />

oltre 100 e fino a 250 euro 5.034 2,9 3.271 3,9 8.305 3,2<br />

oltre 250 e fino a 1.000 euro 46.679 26,7 20.665 24,9 67.344 26,1<br />

oltre 1.000 e fino a 2.500 euro 52.492 30,0 24.079 29,0 76.571 29,7<br />

oltre 2.500 e fino a 10.000 euro 57.378 32,8 28.226 34,0 85.604 33,2<br />

oltre 10.000 e fino a 50.000 euro 11.435 6,5 5.687 6,8 17.122 6,6<br />

oltre 50.000 euro 877 0,5 376 0,5 1.253 0,5<br />

Totale 174.700 100,0 83.106 100,0 257.806 100,0<br />

(1) consistenze al 31.12.<strong>2011</strong>. per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti.<br />

Centrale di allarme interbancaria: distribuzione territoriale e settoriale degli assegni revocati (1)<br />

(importi in milioni di euro)<br />

deScriZioNe<br />

Tavola a21.9<br />

Nord ovest Nord est centro Sud e isole italia ed estero<br />

Numero importo Numero importo Numero importo Numero importo Numero importo<br />

Società non finanziarie 9.274 74,3 6.803 58,3 16.506 124,5 33.716 224,0 68.163 491,8<br />

imprese private 6.453 63,2 5.041 46,9 13.557 111,6 24.442 179,0 50.640 408,7<br />

Quasi società non finanziarie 2.803 11,0 1.756 11,2 2.938 12,9 9.235 44,9 17.449 82,6<br />

Altre 18 0,1 6 0,2 11 .. 39 0,1 74 0,5<br />

Famiglie 26.997 90,8 11.874 48,3 33.953 102,1 110.657 312,6 187.973 566,8<br />

Famiglie consumatrici 23.118 74,2 9.157 35,4 28.086 79,4 88.577 232,5 152.600 431,4<br />

Famiglie produttrici 3.879 16,6 2.717 13,0 5.867 22,7 22.080 80,1 35.373 135,5<br />

Altro 231 1,3 153 0,9 379 1,3 768 2,4 1.670 6,9<br />

Totale 36.502 166,4 18.830 107,5 50.838 227,9 145.141 539,0 257.806 1.065,5<br />

(1) consistenze al 31.12.<strong>2011</strong>. per la metodologia di calcolo cfr. la sezione: Note metodologiche. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti.


ANNi<br />

BANCA D’ITALIA<br />

Movimento e circolazione dei vaglia cambiari <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

(numeri in migliaia di unità; importi in milioni di euro)<br />

Tavola a21.10<br />

emissioni pagamenti (2) circolazione<br />

ordinari Speciali (1) Totale<br />

Numero importo Numero importo Numero importo Numero importo Numero importo<br />

2001 258 10.540 1.287 1.302 1.545 11.842 1.804 11.821 539 821<br />

2002 250 9.533 855 758 1.105 10.291 873 10.272 769 839<br />

2003 256 8.414 313 508 569 8.922 859 9.114 478 647<br />

2004 221 7.737 192 291 413 8.028 495 8.149 396 524<br />

2005 261 6.846 116 113 377 6.959 418 6.869 354 614<br />

2006 214 6.118 300 393 514 6.511 555 6.419 479 713<br />

2007 205 5.300 305 391 510 5.691 515 5.648 474 756<br />

2008 175 4.773 200 269 375 5.042 505 5.288 344 509<br />

2009 159 3.649 77 121 236 3.770 274 3.895 306 384<br />

2010 118 2.657 197 448 315 3.106 409 3.242 212 248<br />

<strong>2011</strong> 101 1.764 100 196 202 1.960 235 1.969 179 239<br />

L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti.<br />

(1) comprendono i vaglia emessi per rimborso irpef, tasse, concessioni governative, ecc. – (2) Tra i vaglia pagati sono ricompresi i vaglia ordinari estinti per prescrizione decennale<br />

a partire dal 2006.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

199


200<br />

nOte metODOlOGicHe<br />

2. i mercati finanziari e valutari<br />

Tav. a2.7<br />

indicatori di competitività<br />

Gli indicatori di competitività calcolati sulla base dei prezzi alla produzione del settore manifatturiero<br />

sono costruiti con riferimento a 61 paesi concorrenti, secondo la metodologia descritta in: Un<br />

nuovo indicatore di competitività per l’Italia e per i principali paesi industriali ed emergenti, in Supplementi<br />

al Bollettino Statistico. Note me todologiche, n. 66, 2005.<br />

5. Gli anDamenti macrOecOnOmici<br />

Tavv. 5.1, 5.3, 8.1-8.2, 8.5, 9.4, 10.1, Fig. 8.1, Tavv. a5.1-a5.5, a8.3-a8.4, a8.6-a8.8, a9.3-a9.4<br />

Quantità a prezzi concatenati<br />

Nei sistemi di contabilità nazionale in uso nei paesi <strong>della</strong> UE, il calcolo delle quantità a prezzi<br />

concatenati ha sostituito quello a prezzi costanti, adottato fino al 2004. Mentre queste ultime erano<br />

calcolate impiegando indici di prezzo a base fissa, le quantità a prezzi concatenati sono ottenute deflazionando<br />

le poste in valore tramite indici di prezzo a base mobile, che rispecchiano la graduale evoluzione<br />

<strong>della</strong> composizione dei panieri di beni e servizi di riferimento. Il metodo di calcolo si compone di tre<br />

fasi. Dapprima si stimano, per ciascuna posta <strong>della</strong> contabilità nazionale e per ciascun anno e trimestre,<br />

gli indici di volume basati sui prezzi dell’anno precedente; quindi si procede al loro “concatenamento”,<br />

cumulando le variazioni tra due periodi successivi, a partire dall’anno scelto come riferimento (il 2005<br />

nell’attuale versione dei conti); infine l’indice di volume così ottenuto viene moltiplicato per il valore a<br />

prezzi correnti <strong>della</strong> rispettiva posta nell’anno di riferimento, allo scopo di derivare la serie storia espressa<br />

in valori monetari.<br />

Fig. 5.3<br />

indicatore coincidente del ciclo economico dell’area dell’euro – €-coin<br />

L’indicatore €-coin, elaborato dalla <strong>Banca</strong> d’Italia e diffuso in collaborazione con il Centre for<br />

Economic Policy Research (CEPR), è il risultato di uno studio dell’Area ricerca economica e relazioni<br />

internazionali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia; la stima mensile è disponibile all’indirizzo internet http://eurocoin.<br />

bancaditalia.it.<br />

L’indicatore è costruito sulla base di un’ampia banca dati, composta da circa 300 serie mensili che<br />

partono dal 1987, relative a Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio e area dell’euro. Esse<br />

comprendono: PIL, produzione industriale, flussi commerciali, salari, occupazione, prezzi, aggregati<br />

monetari, tassi di interesse, indici di borsa, altre variabili di natura finanziaria, inchieste congiunturali<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


presso imprese e consumatori. A queste si aggiungono alcune variabili di Stati Uniti e Giappone, nonché<br />

statistiche relative alle quotazioni internazionali delle materie prime.<br />

La banca dati viene utilizzata per separare, secondo una metodologia descritta in dettaglio nel<br />

n. 631 del giugno 2007 dei Temi di discussione <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, la dinamica irregolare delle serie storiche,<br />

dipendente da fattori transitori e idiosincratici che non influenzano in modo diffuso l’evoluzione<br />

dell’economia dei paesi membri, da quella sistematica, che è comune a tutta l’area e dispiega i suoi effetti<br />

su orizzonti temporali rilevanti per lo studio del ciclo economico e per la politica monetaria.<br />

Tavv. a5.1-a5.5 (cfr. la nota alla Tav. 5.1)<br />

Tavv. a5.7-a5.9<br />

indici dei prezzi al consumo: area dell’euro<br />

Gli indici dei prezzi al consumo armonizzati per i paesi dell’Unione europea sono diffusi dall’Eurostat.<br />

I dati sono rilevati ed elaborati dai singoli istituti nazionali di statistica sulla base di metodi<br />

omogenei. Di conseguenza, tali indicatori si prestano meglio a essere utilizzati nella comparazione<br />

dell’inflazione al consumo tra i diversi paesi. In ciascuno di essi la struttura e l’articolazione degli indici<br />

riflette sostanzialmente quella dell’indice nazionale dei prezzi al consumo: di fatto, nella maggior parte<br />

dei casi, le differenze tra i due indicatori sono minime.<br />

Tavv. a5.9-a5.10, a8.18<br />

indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno: italia e area<br />

dell’euro<br />

Gli indici dei prezzi alla produzione misurano l’evoluzione dei prezzi che si formano nelle transazioni<br />

relative a merci vendute dai produttori industriali sul mercato interno. In tutti i paesi le voci incluse nel paniere<br />

dell’indice sono classificate in base sia alla destina zione economica del prodotto (beni di consumo, di<br />

investimento e intermedi) sia al settore produttivo. Diversamente dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo,<br />

i prezzi alla produ zione non sono stati oggetto di un processo di armonizzazione completo e vi sono<br />

differenze importanti nella composizione dei panieri dei vari paesi. Tali prezzi sono però stati oggetto di un<br />

processo di parziale armonizzazione da parte dell’Eurostat, che attualmente elabora gli indici per i paesi <strong>della</strong><br />

UE sulla base dei dati trasmessi mensilmente dagli istituti nazionali di statistica, seguendo una classificazione<br />

per branca di attività economica omogenea tra paesi e definita in base ai gruppi NACE rev. 2.<br />

Dall’inizio del 2009 l’Istat calcola gli indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti<br />

sul mercato interno nella nuova base 2005=100, in linea con la norma tiva comunitaria. Le principali<br />

modifiche apportate all’indice hanno riguardato i criteri di classificazione dei prodotti, la composizione del<br />

paniere dell’indice e la struttura di pon derazione. In particolare, con riferimento alla classificazione per destinazione<br />

economica dei prodotti – denominata per raggruppamenti principali di industrie (RPI) – le varie<br />

voci sono raggruppate in beni di consumo, durevoli e non durevoli, beni strumentali, prodotti intermedi<br />

non energetici e beni energetici. L’attribuzione dei singoli prodotti a queste categorie avviene in base alla<br />

“destinazione prevalente” di ciascun prodotto, in linea con quanto raccomandato dall’Eurostat. In precedenza,<br />

invece, l’allocazione dei vari beni ai diversi raggruppamenti avveniva in base alla “destinazione effettiva”,<br />

ovvero ciascun prodotto compreso nel paniere dell’indice veniva incluso nelle varie categorie in relazione<br />

ai suoi utilizzi effettivi (potendo quindi comparire, in linea di principio, anche in più raggruppamenti).<br />

Tavv. a5.11-a5.16 (cfr. anche capitolo 9, la nota alla Tav. 9.2)<br />

indagine sulle forze di lavoro dell’eurostat<br />

I paesi membri dell’UE conducono trimestralmente un’indagine tra le famiglie residenti per ottenere<br />

informazioni sulle condizioni demografiche e lavorative dei singoli individui. La rilevazione è armonizzata<br />

tra i vari paesi, sulla base di un regolamento comunitario, ed è condotta dagli istituti nazionali di<br />

statistica, che sono responsabili <strong>della</strong> selezione del campione, <strong>della</strong> preparazione del questionario, <strong>della</strong><br />

condotta delle interviste e del trasferimento dei risultati all’Eurostat.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

201


202<br />

7. la POlitica mOnetaria cOmune<br />

Tav. a7.2<br />

Bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia: attività e passività<br />

Nella tavola sono presentati i dati del bilancio che provengono da informazioni contabili riclassificate<br />

in base a criteri statistici, secondo lo schema armonizzato adottato dalle banche centrali dell’Eurosistema.<br />

I dati del bilancio soggetti a valutazione si differenziano da quelli pubblicati nel capitolo 22:<br />

<strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio, poiché sono calcolati applicando una valutazione mensile<br />

e non trimestrale e per il metodo di valutazione dei dati in oro e in valuta che segue criteri statistici armonizzati<br />

anziché quelli contabili.<br />

A seguito <strong>della</strong> confluenza dell’Ufficio italiano dei cambi (UIC) nella <strong>Banca</strong> d’Italia dal 1° gennaio<br />

2008, le sue attività e passività sono comprese nel bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

La voce “oro e crediti in oro” comprende l’oro di proprietà e i crediti derivanti da depositi in oro.<br />

La voce “attività in valuta verso non residenti nell’area dell’euro” comprende titoli (esclusi quelli<br />

per investimento delle riserve e degli accantonamenti ricompresi nelle altre attività), crediti per operazioni<br />

temporanee, depositi e altri crediti, nonché biglietti esteri. Comprende inoltre i “crediti verso il Fondo<br />

monetario internazionale (FMI)” costituiti dalla tranche di riserva netta (ossia la quota di partecipazione<br />

del Paese all’FMI, al netto <strong>della</strong> quota nazionale in euro a disposizione dell’FMI stesso), dalle disponibilità<br />

di diritti speciali di prelievo e dai crediti nei confronti dei General Arrangements to Borrow (GAB) e<br />

dei New Arrangements to Borrow (NAB), dai prestiti derivanti da accordi speciali, dai depositi rientranti<br />

nella Poverty Reduction and Growth Trust (PRGT ex PRGF).<br />

Nelle “attività in valuta verso residenti nell’area dell’euro” sono esclusi i titoli per investimento<br />

delle riserve e degli accantonamenti, ricompresi nelle altre attività, e sono invece compresi altri titoli e<br />

crediti per operazioni temporanee, depositi e altri crediti. Le “attività in euro verso non residenti nell’area<br />

dell’euro” includono i crediti per operazioni temporanee e altri crediti, ma escludono i titoli per l’investimento<br />

delle riserve e degli accantonamenti, ricompresi nelle altre attività.<br />

I “prestiti in euro a IFM dell’area dell’euro” comprendono principalmente i crediti per le operazioni<br />

di politica monetaria. Le “operazioni di rifinanziamento principali” e “a più lungo termine” sono<br />

operazioni di finanziamento a pronti con patto di riacquisto a termine; le “operazioni temporanee di<br />

fine-tuning” vengono effettuate con frequenza non regolare per ridurre gli effetti di fluttuazioni non<br />

previste <strong>della</strong> liquidità sui tassi di interesse; le “operazioni temporanee di tipo strutturale” sono pronti<br />

contro termine posti in essere per modificare la posizione strutturale dell’Eurosistema nei confronti del<br />

settore finanziario. Le “operazioni di rifinanziamento marginale” rappresentano la liquidità overnight<br />

concessa, su iniziativa delle controparti contro attività stanziabili a garanzia, a un predefinito tasso di<br />

interesse. I “crediti connessi a scarti di garanzia” riportano importi versati a IFM in seguito a incrementi<br />

di valore di attività concesse a garanzia di crediti verso le controparti stesse.<br />

I “titoli in euro emessi da residenti nell’area dell’euro” includono i titoli detenuti per finalità di politica<br />

monetaria, mentre non comprendono i titoli per investimento delle riserve e degli accantonamenti,<br />

ricompresi nelle altre attività.<br />

La voce “crediti verso le Amministrazioni pubbliche” identifica uno specifico conto di bilancio:<br />

sono crediti sorti precedentemente all’avvio <strong>della</strong> seconda fase <strong>della</strong> UEM, costituiti dai titoli rivenienti<br />

dalla conversione del preesistente conto corrente di tesoreria (titoli ex lege 483/93) e dai crediti rivenienti<br />

dalle cessate gestioni degli ammassi obbligatori. Nel dicembre 2002 i BTP 1% ex lege 483/93 sono stati<br />

oggetto di concambio (ai sensi <strong>della</strong> legge 27.12.2002, n. 289) con altri titoli di valore equivalente a<br />

condizioni di mercato.<br />

Nelle “attività verso l’Eurosistema”, la voce “altre attività nette” è costituita principalmente dal<br />

saldo attivo del conto TARGET. Le quote di partecipazione delle banche centrali nazionali al capitale<br />

<strong>della</strong> BCE sono disponibili nel sito www.ecb.int.<br />

Le “altre attività” comprendono gli investimenti a fronte di riserve, accantonamenti e fondi in<br />

titoli di Stato, in obbligazioni, in quote di partecipazione, in azioni o in altre attività, la cassa (monete di<br />

Stato nelle casse <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia); i crediti diversi verso lo Stato; i ratei e i risconti; i conti per imposte<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


differite attive; le immobilizzazioni materiali e immateriali; il saldo provvisorio, se negativo, tra spese e<br />

rendite dell’esercizio; le partite attive da regolare o in sospeso e altre attività minori o non rilevanti per<br />

l’Eurosistema.<br />

Anche i dati evidenziati nel passivo derivano da informazioni contabili, riclassificate e settorizzate<br />

secondo i criteri statistici indicati dal Sistema europeo dei conti (SEC95). Dal gennaio 2002, in adesione<br />

agli accordi contabili tra le banche centrali dell’Eurosistema, la circolazione di banconote in euro è<br />

calcolata secondo il meccanismo di ripartizione delle banconote in circolazione dell’intera area dell’euro<br />

(cosiddetto capital share mechanism). In base a tale criterio una quota pari all’8 per cento del valore<br />

delle banconote in euro in circolazione nell’area è attribuito alla BCE, su base mensile; il rimanente 92<br />

per cento è attribuito, sempre su base mensile, alle banche centrali, secondo le rispettive quote di partecipazione<br />

al capitale <strong>della</strong> BCE. La differenza tra la circolazione calcolata secondo tali schemi contabili<br />

e il valore delle banconote messe in circolazione è rilevata da ciascuna banca centrale nelle voci “attività/<br />

passività verso l’Eurosistema”. Dal gennaio 2003 le banconote in lire sono escluse dalla voce circolazione<br />

e incluse nella voce “altre passività”. A dicembre <strong>2011</strong> le banconote residue in lire sono state estinte.<br />

Le “passività in euro verso IFM dell’area dell’euro” comprendono i depositi passivi nei confronti di<br />

istituzioni creditizie (conti correnti, inclusa la riserva obbligatoria, depositi overnight, depositi a tempo<br />

determinato, operazioni temporanee di fine-tuning e altri conti).<br />

Le “passività in euro verso altri residenti nell’area dell’euro” comprendono i depositi e altre passività<br />

verso le Amministrazioni pubbliche o verso altre controparti diverse dalle IFM; in particolare, le<br />

disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria, il Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.<br />

Le “passività in euro verso non residenti nell’area dell’euro” comprendono i depositi per il servizio<br />

di cassa che la <strong>Banca</strong> svolge per conto di enti internazionali (BEI e BRI), nonché il saldo del conto intestato<br />

all’FMI.<br />

Le “passività in valuta verso residenti nell’area dell’euro” comprendono depositi per operazioni<br />

temporanee poste in essere con controparti residenti e altre passività; le “passività in valuta verso non<br />

residenti nell’area dell’euro” comprendono depositi di soggetti esteri, debiti per operazioni temporanee<br />

e altre passività verso l’estero.<br />

Nella voce “capitale e riserve” sono compresi il capitale sociale e le riserve.<br />

Nelle “passività verso l’Eurosistema”, nella voce “altre passività nette”, è incluso il saldo passivo del<br />

conto TARGET intestato alla BCE.<br />

Le “altre passività” comprendono gli accantonamenti, i vaglia ordinari e speciali, i depositi relativi<br />

a servizi di cassa svolti dalla <strong>Banca</strong> d’Italia, gli altri depositi costituiti per obblighi di legge, i debiti diversi<br />

verso lo Stato, i ratei e i risconti, le ritenute fiscali da versare all’Erario, l’utile dell’esercizio da ripartire e le<br />

banconote residue in lire fino al novembre <strong>2011</strong>; in questa voce si comprende anche il saldo provvisorio,<br />

se positivo, tra spese e rendite dell’esercizio e le partite passive da regolare o in sospeso e altre passività<br />

minori o non rilevanti per l’Eurosistema.<br />

Le “contropartite dei diritti speciali di prelievo (DSP) dell’FMI” comprendono il debito del paese<br />

verso l’FMI in DSP derivante dalle assegnazioni ricevute dal Fondo stesso in proporzione alla quota di<br />

partecipazione.<br />

Tavv. a7.3-a7.4<br />

componenti e contropartite italiane degli aggregati monetari dell’area dell’euro: residenti nell’area<br />

Le voci <strong>della</strong> tavola a7.3 sono riferite alle passività, incluse in M3, delle IFM residenti in Italia, e<br />

alla raccolta postale nei confronti del “settore detentore delle attività monetarie” dell’area dell’euro.<br />

Le IFM residenti sul territorio nazionale comprendono la <strong>Banca</strong> d’Italia, le banche, i fondi comuni<br />

monetari, gli istituti di moneta elettronica e la Cassa depositi e prestiti spa. I fondi comuni monetari<br />

(FCM) sono organismi d’investimento collettivo che emettono passività monetarie; vengono identificati,<br />

dal febbraio 2012, in base ai criteri stabiliti dal Regolamento BCE <strong>2011</strong>/12 che ha adottato a fini<br />

statistici la stessa definizione di fondo comune monetario utilizzata dall’ESMA (European Securities<br />

and Markets Authority). Tale nuova definizione, più stringente rispetto a quella adottata in passato (che<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

203


204<br />

classificava come monetari quei fondi che emettono quote sostituibili ai depositi in termini di liquidità<br />

e/o investono in strumenti di debito trasferibili con una vita residua pari o inferiore all’anno), ha comportato<br />

a febbraio 2012 una riduzione <strong>della</strong> popolazione dei FCM e dell’ammontare delle serie storiche<br />

corrispondenti. Il settore detentore delle attività monetarie, adottato dal SEBC nel contesto dell’armonizzazione<br />

degli schemi statistici nazionali, comprende tutti i soggetti residenti nell’area dell’euro che<br />

non rientrano tra le IFM o le Amministrazioni pubbliche centrali. Include, quindi, le “altre Amministrazioni<br />

pubbliche” (enti locali e di previdenza) e gli “altri residenti” (fondi comuni non monetari, altre<br />

istituzioni finanziarie, società non finanziarie, imprese di assicurazione, famiglie, istituzioni senza scopo<br />

di lucro al servizio delle famiglie).<br />

La voce “circolante” è costituita dalla quota di emissione dei biglietti attribuiti alla <strong>Banca</strong> d’Italia e<br />

dalle monete del Tesoro (circolazione) al netto <strong>della</strong> parte detenuta dalle banche italiane. Per effetto <strong>della</strong><br />

migrazione delle banconote e delle monete in euro tra i paesi dell’area, la circolazione nazionale non è<br />

più identificabile con le quantità emesse in ciascun paese. Nei dati presentati, ai fini <strong>della</strong> misurazione<br />

<strong>della</strong> circolazione, viene adottata una convenzione consistente nell’attribuire alla <strong>Banca</strong> d’Italia una quota<br />

dell’emissione delle banconote in euro proporzionale alla quota da questa versata nel capitale <strong>della</strong> BCE<br />

(capital share mechanism). Le quote di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE sono pari alla media semplice<br />

del peso percentuale <strong>della</strong> popolazione e del reddito di ogni paese nell’area. La quota risultante da tale<br />

convenzione differisce dalle evidenze contabili armonizzate sulla circolazione delle banconote in euro, in<br />

quanto calcolata secondo il meccanismo di ripartizione del 100 per cento <strong>della</strong> circolazione complessiva di<br />

banconote in euro dell’area, in base alle quote di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE. Include, pertanto,<br />

anche la quota di banconote (8 per cento) distribuita dalle BCN, ma attribuita contabilmente alla BCE.<br />

Dal gennaio 2003, il circolante esclude il controvalore <strong>della</strong> circolazione in lire.<br />

I “depositi in conto corrente” comprendono i conti correnti liberi presso le IFM residenti sul territorio<br />

nazionale e le Amministrazioni postali. I “depositi con durata prestabilita fino a 2 anni” includono<br />

i certificati di deposito bancari rimborsabili fino a 24 mesi e, fino al settembre 2007, i buoni postali<br />

fruttiferi a 18 mesi. I “depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi” includono i libretti postali liberi<br />

e i buoni postali fruttiferi ordinari, e, dall’ottobre 2007, tutte le altre tipologie di buoni postali fruttiferi.<br />

Le voci “quote di fondi comuni monetari” e “obbligazioni con scadenza fino a 2 anni” includono,<br />

perché statisticamente non identificabili, gli importi detenuti dalle Amministrazioni centrali e dalle IFM<br />

degli altri paesi dell’area dell’euro, anche se non rientrano nel settore detentore di moneta.<br />

I contributi italiani agli aggregati monetari dell’area sono pubblicati escludendo il circolante, poiché,<br />

con l’introduzione dell’euro, non è più direttamente misurabile la quantità di banconote e di monete<br />

effettivamente detenuta in ciascun paese.<br />

Le voci <strong>della</strong> tavola a7.4 sono riferite alle attività e alle passività delle IFM residenti in Italia nei<br />

confronti dei residenti dell’area dell’euro, incluse le Amministrazioni centrali, e alle contropartite <strong>della</strong><br />

raccolta postale. Per maggiori informazioni sulla metodologia utilizzata cfr. Aggregati monetari e creditizi<br />

dell’area dell’euro: le componenti italiane, in Supplementi al Bollettino Statistico. Note metodologiche e<br />

informazioni statistiche, n. 33, 2000; l’Appendice metodologica e le note alle tavole, in Supplementi al<br />

Bollettino Statistico, Indicatori monetari e finanziari. Moneta e banche; cfr. anche nel Glossario le voci:<br />

Istituzioni finanziarie monetarie, Moneta e Settore detentore delle attività monetarie.<br />

8. la DOmanDa, l’Offerta e i Prezzi<br />

Tavv. 8.1-8.2, 8.5, Fig. 8.1, Tavv. a8.3-a8.4, a8.6-a8.8 (cfr. capitolo 5, la nota alla Tav. 5.1)<br />

Tav. 8.6, Figg. 9.2, 14.7, 14.12, Tavv. a8.5, a9.14-a9.21<br />

indagine sulle imprese industriali e dei servizi (invind)<br />

La rilevazione sulle imprese dell’industria in senso stretto con 20 addetti e oltre ha riguardato, per<br />

l’anno <strong>2011</strong>, 2.936 aziende (di cui 1.858 con almeno 50 addetti). Dal 2002 l’indagine è stata estesa alle<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


imprese di servizi con 20 addetti e oltre, con riferimento alle attività di commercio, alberghi e ristorazione,<br />

trasporti e comunicazioni, servizi alle imprese. Il campione dei servizi per il <strong>2011</strong> include 1.184<br />

aziende, di cui 759 con almeno 50 addetti. Il tasso di partecipazione è stato pari al 73,6 e al 71,4 per<br />

cento, rispettivamente, per le imprese industriali e per quelle dei servizi.<br />

Le interviste sono svolte annualmente dalle Filiali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia nel periodo febbraio-aprile<br />

dell’anno successivo a quello di riferimento. La numerosità campionaria teorica dei singoli strati è determinata<br />

applicando per classe dimensionale e area geografica il metodo noto come optimum allocation<br />

to strata, che consente di minimizzare l’errore standard delle medie campionarie attraverso il sovracampionamento<br />

degli strati a più elevata varianza (in particolare, il sovracampionamento ha riguardato le<br />

imprese di maggiori dimensioni e quelle con sede amministrativa nell’Italia meridionale). Il metodo di<br />

assegnazione sopra descritto si applica con l’obiettivo di minimizzare la varianza degli stimatori <strong>della</strong><br />

dinamica delle variabili investimenti, occupazione e fatturato.<br />

Il riporto all’universo dei dati campionari è poi ottenuto attribuendo a ciascuna impresa un coefficiente<br />

di ponderazione che tiene conto del rapporto tra numero di unità rilevate e numero di unità<br />

presenti nell’universo di riferimento a livello di classe dimensionale, di area geografica e di settore di<br />

attività economica.<br />

Le stime relative agli investimenti e al fatturato sono calcolate attraverso medie robuste ottenute<br />

ridimensionando i valori estremi (con segno sia positivo sia negativo) delle distribuzioni delle variazioni<br />

annue, sulla base del 5° e 95° percentile; il metodo è stato applicato tenendo conto delle frazioni sondate<br />

in ciascuno strato del campione (Winsorized Type II Estimator). I deflatori utilizzati sono stimati dalle<br />

stesse imprese.<br />

Nella presentazione dei dati per area geografica, le aziende sono classificate in base alla sede amministrativa.<br />

È anche utilizzata l’informazione (direttamente rilevata presso le imprese) circa l’effettiva ripartizione<br />

percentuale degli investimenti e degli addetti tra le aree in cui sono localizzati gli stabilimenti.<br />

La <strong>Banca</strong> d’Italia, tramite il sistema BIRD (Bank of Italy Remote access to micro Data), offre a<br />

ricercatori ed economisti la possibilità di svolgere elaborazioni sui dati raccolti. Il sistema è progettato<br />

in modo da garantire il rispetto <strong>della</strong> riservatezza dei dati individuali, cui il ricercatore non può accedere<br />

direttamente. L’utilizzo del sistema è subordinato all’accettazione, da parte <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, <strong>della</strong><br />

richiesta di rilascio di un’utenza. Le elaborazioni non possono essere utilizzate per scopi diversi da quelli<br />

connessi alla ricerca scientifica. La documentazione relativa all’utilizzo del sistema è disponibile sul sito<br />

internet <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia (www.bancaditalia.it).<br />

Tav. a8.10<br />

indicatori congiunturali per l’industria in senso stretto<br />

La destagionalizzazione delle serie relative al grado di utilizzazione degli impianti, al livello degli<br />

ordini e <strong>della</strong> domanda, alle scorte di prodotti finiti, nonché alle tendenze a 3 mesi è basata sulla procedura<br />

TRAMO-SEATS.<br />

Tav. a8.11<br />

fatturato totale per raggruppamenti principali di industrie<br />

L’indice del fatturato misura le vendite delle imprese industriali sul mercato interno e su quello<br />

estero, espresse a prezzi correnti, limitatamente alle sezioni B (Estrazioni di minerali da cave e miniere)<br />

e C (Attività manifatturiere) <strong>della</strong> classificazione Ateco 2007, adottata dall’Istat nel marzo del 2009 in<br />

occasione <strong>della</strong> pubblicazione dei nuovi dati nella base 2005=100. La serie è destagionalizzata e corretta<br />

per il diverso numero dei giorni lavorativi mediante la procedura TRAMO-SEATS.<br />

Gli indici per raggruppamenti principali di industrie, che dal 2003 sostituiscono quelli per destinazione<br />

economica precedentemente diffusi dall’Istat, si basano sulle definizioni armonizzate fissate in<br />

sede comunitaria. Anch’essi sono in base 2005=100, destagionalizzati e corretti per il diverso numero dei<br />

giorni lavorativi mediante la procedura TRAMO-SEATS.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

205


206<br />

Per maggiori dettagli, cfr. Istat, I nuovi indici del fatturato e degli ordinativi dell’industria in base<br />

2005, Nota Informativa, 27 marzo 2009.<br />

Tavv. a8.12-a8.13<br />

indice destagionalizzato <strong>della</strong> produzione industriale<br />

L’indice generale e quelli relativi ai singoli settori di attività economica sono destagionalizzati e<br />

corretti per il diverso numero dei giorni lavorativi mediante la procedura TRAMO-SEATS. La destagionalizzazione<br />

avviene in maniera diretta; a livello infrannuale, pertanto, i dati aggregati destagionalizzati<br />

possono differire dalla media ponderata delle componenti destagionalizzate. La classificazione delle attività<br />

economiche segue i criteri dell’Ateco 2007, adottata dall’Istat nel marzo del 2009 in occasione <strong>della</strong><br />

pubblicazione dei nuovi dati nella base 2005=100.<br />

Gli indici per raggruppamenti principali di industrie, che dal 2003 sostituiscono quelli per destinazione<br />

economica precedentemente diffusi dall’Istat, si basano sulle definizioni armonizzate fissate in sede<br />

comunitaria. Anch’essi sono in base 2005=100 e destagionalizzati con la procedura TRAMO-SEATS.<br />

Per maggiori dettagli, cfr. Istat, Il nuovo indice <strong>della</strong> produzione industriale in base 2005, Nota<br />

Informativa, 18 marzo 2009, e il comunicato stampa Indice <strong>della</strong> produzione industriale, febbraio 2010,<br />

12 aprile 2010.<br />

Tavv. a8.14-a8.15<br />

Grado di utilizzazione <strong>della</strong> capacità produttiva nell’industria<br />

La capacità potenziale dell’industria è calcolata con interpolazione lineare per picchi produttivi desunti<br />

dagli indici trimestrali di produzione industriale con base 2005=100 (metodo Wharton). Il grado<br />

di utilizzo <strong>della</strong> capacità, a qualsiasi livello di aggregazione, è il rapporto tra l’indice <strong>della</strong> produzione industriale<br />

e quello corrispondente del potenziale. Per tutti i settori, i potenziali sono ottenuti direttamente;<br />

pertanto, i rispettivi indici del grado di utilizzo <strong>della</strong> capacità produttiva non sono necessariamente<br />

coerenti con quello generale.<br />

Tavv. a8.16-a8.17<br />

indici dei prezzi al consumo: italia<br />

L’Istat pubblica tre indici dei prezzi al consumo: per l’intera collettività nazionale (Nic), per le<br />

famiglie di operai e impiegati (Foi) e l’indice armonizzato (IPCA). I tre indicatori sono costruiti sulla<br />

base di un’unica rilevazione dei dati. Per il calcolo degli indici si utilizza, dal gennaio 1999, il metodo<br />

del concatenamento. La “base di calcolo” dell’indice (il periodo al quale sono riferiti i prezzi utilizzati al<br />

deno minatore delle medie semplici) è il dicembre dell’anno precedente; la “base di riferimento dei pesi”<br />

(il periodo rispetto al quale si calcolano i pesi) è data dalla struttura dei consumi delle famiglie nella media<br />

dell’anno precedente; infine, la “base di riferimento dell’indice” (il periodo nel quale esso è posto pari<br />

a 100) è attualmente il 2010 per il Nic e il Foi e il 2005 per l’IPCA. Gli indici Nic e Foi si differenziano<br />

dall’IPCA soprattutto per la definizione di prezzo che viene considerata: quando il prezzo di vendita<br />

di un prodotto è diverso da quello effettivamente pagato dal consumatore (come, ad esempio, nel caso<br />

dei medicinali per i quali c’è un contributo da parte del Sistema sanitario nazionale) gli indici Nic e Foi<br />

considerano il prezzo pieno di vendita, mentre l’IPCA quello effettivamente pagato dal consumatore.<br />

Questa differenza incide anche sulla struttura di ponderazione dei tre indicatori. Ad esempio, nel Nic<br />

e nel Foi il peso <strong>della</strong> divisione Servizi sanitari e spese per la salute (8,3 e 7,2 per cento, rispettivamente)<br />

risulta significativamente più alto che nell’IPCA (3,8 per cento). L’IPCA, inoltre, tiene conto anche delle<br />

riduzioni temporanee di prezzo (saldi, sconti e promozioni) ed esclude, sulla base di regolamenti comunitari,<br />

alcuni prodotti come le lotterie, il Lotto e i concorsi pronostici. Il Foi è ormai utilizzato quasi<br />

esclusivamente a fini legislativi (adeguamento dei canoni di locazione, dei contratti, ecc.), nella versione<br />

al lordo delle variazioni delle imposte indirette e al netto dei consumi di tabacchi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Dal gennaio <strong>2011</strong>, accogliendo le proposte avanzate in ambito europeo, l’Istat ha adottato per gli<br />

indici Nic e Foi un nuovo schema di classificazione dei consumi, basato su un dettaglio informativo più<br />

ampio che in passato. Contestualmente, l’Istat ha introdotto (in ottemperanza al Regolamento <strong>della</strong> CE<br />

2009/330) una nuova metodologia per la rilevazione e il calcolo degli indici dei prezzi al consumo dei cosiddetti<br />

prodotti stagionali, ovvero quelli non in commercio in alcuni periodi dell’anno oppure acquistati in<br />

volumi modesti o irrilevanti (circa il 13 per cento dell’intero paniere). Secondo tale metodologia, ai prezzi<br />

dei prodotti fuori stagione è assegnata in ciascun mese la variazione media di quelli dei prodotti in stagione<br />

<strong>della</strong> stessa tipologia. In precedenza, invece, venivano mantenuti invariati fino a quando i prodotti non<br />

divenivano nuovamente acquistabili. L’Istat, seguendo le indicazioni dell’Eurostat, non ha ricostruito gli<br />

indici per il passato secondo le nuove modalità di rilevazione. Ciò ha determinato una discontinuità metodologica<br />

nelle corrispondenti serie storiche tra il 2010 e il <strong>2011</strong>.<br />

Tav. a8.18 (cfr. capitolo 5, la nota alla Tav. a5.9-a5.10)<br />

Tav. a8.19<br />

indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato estero<br />

La metodologia di calcolo degli indicatori sui prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti<br />

sul mercato estero è analoga a quella utilizzata per i corrispondenti indicatori relativi al mercato<br />

interno (cfr. la nota alla Tav. a8.18). Le informazioni utilizzate per la selezione dei prodotti e delle imprese<br />

nell’ambito del disegno campionario e per la costruzione del sistema di ponderazione sono invece<br />

differenti. Mentre per il mercato interno si utilizza come informazione principale il valore annuale <strong>della</strong><br />

produzione industriale, per il mercato estero la fonte di riferimento è costituita dal valore delle esportazioni<br />

valutato fob riferito ai regimi definitivi (esportazioni dirette) al netto, quindi, delle esportazioni<br />

temporanee e delle reimportazioni.<br />

Tav. a8.20<br />

valori medi unitari in euro dei manufatti importati ed esportati<br />

Gli indici del commercio con l’estero forniscono informazioni sintetiche relative agli scambi che<br />

avvengono tra operatori appartenenti a un determinato paese o a un’area geografica o geoeconomica e<br />

operatori di paesi o aree estere. Gli istituti nazionali di sta tistica producono tre tipi di indici del commercio<br />

con l’estero: dei valori, dei valori medi unitari, delle quantità. Similmente a quelle dei prezzi alla<br />

produzione, anche queste stati stiche non sono pienamente armonizzate a livello europeo e i confronti tra<br />

paesi possono risultare non affidabili. L’Eurostat calcola gli indici del commercio con l’estero sulla base<br />

dei dati grezzi rilevati dai paesi dell’Unione europea; tuttavia questi indicatori sono gene ralmente diversi<br />

da quelli dei singoli istituti di statistica. Ai fini <strong>della</strong> produzione di serie che mantengano nel corso del<br />

tempo un buon livello di rappresentatività l’Eurostat utilizza il metodo del concatenamento, considerando<br />

come periodo di base l’anno precedente a quello di riferimento degli indici. In conformità con gli<br />

accordi internazionali, le importa zioni sono espresse in valori cif e le esportazioni in valori fob. Nei primi<br />

mesi del 2008 l’Istat ha completato la diffusione dei nuovi indici mensili del commercio estero dell’Italia,<br />

relativi al periodo 1996-2007, in base 2005=100. La revisione ha comportato un significativo miglioramento<br />

<strong>della</strong> metodologia applicata: è stato aumentato il livello di dettaglio merceologico utilizzato e<br />

viene sfruttato un nuovo metodo di trattamento dei dati anomali e degli errori di misura.<br />

Gli indici dei valori medi unitari sono ottenuti per fasi successive di aggregazione di indicatori<br />

elementari riferiti a singole categorie merceologiche e aree geografiche. Il punto di partenza per il calcolo<br />

degli indici elementari sono i valori medi unitari delle specifiche voci, calcolati come rapporto tra il<br />

valore delle movimentazioni di merce avvenute nel mese corrente e la rispettiva quantità. Per ciascuna<br />

sottovoce, l’indice elementare è quindi calcolato rappor tando il valore medio unitario del mese corrente<br />

alla media dei valori medi unitari dell’anno precedente. Gli indici dei valori medi unitari per livelli di<br />

aggregazione superiori sono indici di Fisher, ottenuti mediante la media geometrica dei corrispondenti<br />

indici di Laspeyres e di Paasche. Nel calcolo dell’indice di Paasche la ponderazione delle voci elementari<br />

è variabile, si basa cioè sui valori delle merci del mese corrente; l’indice aggregato di Laspeyres utilizza<br />

invece una ponderazione fissa costituita dai valori delle merci riferiti all’intero anno. L’aggregazione degli<br />

indici elementari relativi a ciascuna sottovoce in indici di ordine superiore viene effettuata utilizzando<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

207


208<br />

varie classificazioni: tipologia commerciale (SITC rev. 3); settore econo mico (NACE rev. 1.1, Ateco<br />

2002); raggruppamenti principali di industrie (RPI); raggruppa menti di paesi o aree di interscambio<br />

geografiche o geoeconomiche più ampie.<br />

9. il mercatO Del lavOrO<br />

Tavv. 9.2-9.3, Figg. 9.1, 9.3, 11.1, 11.4, Tavv. a5.11-a5.16, a9.6-a9.8<br />

rilevazione sulle forze di lavoro<br />

La Rilevazione sulle forze di lavoro ha base trimestrale ed è condotta dall’Istat durante tutte le settimane<br />

dell’anno. Le medie annue si riferiscono alla media delle rilevazioni. L’indagine rileva i principali<br />

aggregati dell’offerta di lavoro, intervistando un campione di circa 180.000 individui in circa 1.300<br />

comuni di tutte le province del territorio nazionale. La popolazione di interesse è costituita da tutti<br />

i componenti delle famiglie residenti in Italia, anche se temporaneamente emigrati all’estero, mentre<br />

esclude i membri permanenti delle convivenze (ospizi, istituti religiosi, caserme, ecc.) (cfr. la voce del<br />

Glossario: Rilevazione sulle forze di lavoro). La distinzione tra italiani e stranieri è basata sulla cittadinanza.<br />

I principali cambiamenti e le discontinuità introdotti con il mutamento dell’indagine avvenuto nel<br />

primo trimestre del 2004 e i criteri adottati per il raccordo dei dati sono descritti nel riquadro: La nuova<br />

Rilevazione sulle forze di lavoro, in Bollettino economico, n. 43, 2004.<br />

Tavv. 9.4, a9.3-a9.4 (cfr. capitolo 5, la nota alla Tav. 5.1)<br />

Fig. 9.2, Tav. a9.13<br />

indagine sulle grandi imprese<br />

La rilevazione condotta mensilmente dall’Istat coinvolge 1.160 imprese con almeno 500 addetti<br />

del settore privato non agricolo con l’eccezione dei servizi sociali e personali. Il campione è estratto<br />

dall’Archivio statistico delle imprese attive (ASIA) dell’Istat relativo all’anno base 2005 e corrisponde<br />

a circa un quinto degli addetti dei settori oggetto d’indagine. Essa fornisce informazioni su costo del<br />

lavoro, retribuzioni lorde, occupazione, ore lavorate e ore di Cassa integrazione guadagni (CIG) effettivamente<br />

utilizzate per i principali settori d’attività coinvolti, per impiegati e per operai. Il numero delle<br />

ore di CIG utilizzate, espresso in termini di occupati equivalenti, è utilizzato anche per calcolare l’indice<br />

dell’occupazione al netto dei dipendenti in Cassa integrazione guadagni.<br />

Fig. 9.2 (cfr. anche capitolo 8, la nota alla Tav. 8.6)<br />

Tavv. 9.5-9.6, Fig. 14.2<br />

indagine sui bilanci delle famiglie italiane<br />

Dagli anni sessanta la <strong>Banca</strong> d’Italia conduce un’indagine campionaria sui bilanci delle famiglie<br />

italiane allo scopo di acquisire informazioni sui comportamenti economici delle famiglie. Il campione<br />

(dal 1987 pari a circa 8.000 famiglie) è di tipo probabilistico e viene selezionato attraverso un disegno<br />

campionario a due stadi. Nel primo stadio vengono selezionati circa 300 comuni italiani. Prima di<br />

procedere alla loro selezione i comuni vengono raggruppati in gruppi omogenei (strati) individuati da<br />

una combinazione <strong>della</strong> regione di appartenenza con la dimensione in termini di popolazione residente.<br />

I comuni di maggiore dimensione sono tutti inseriti nel campione; i comuni più piccoli sono invece<br />

estratti, con criteri casuali, dai rispettivi strati. Nel secondo stadio i nominativi delle famiglie oggetto <strong>della</strong><br />

rilevazione vengono estratti, con criteri casuali, dalle liste anagrafiche dei comuni selezionati nel primo<br />

stadio. Dall’indagine sul 1989, per favorire l’analisi dell’evoluzione dei fenomeni rilevati, è stato introdotto<br />

uno schema che prevede la presenza nel campione di una quota di unità già intervistate in occasione di pre-<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


cedenti indagini (famiglie panel). Nella fase di stima si tiene conto, mediante coefficienti di ponderazione,<br />

<strong>della</strong> diversa probabilità di selezione delle famiglie che deriva dal metodo di campionamento e dal processo<br />

di risposta che si è realizzato nel corso <strong>della</strong> rilevazione; nel caso di analisi storiche si utilizzano i pesi<br />

pesofl, che consentono l’allineamento alle principali distribuzioni marginali socio-demografiche di fonte<br />

Istat e alle distribuzioni derivanti dalla Rilevazione sulle forze di lavoro. I principali risultati dell’indagine e<br />

i dettagli sulla metodologia impiegata sono pubblicati nella serie Indagini campionarie dei Supplementi al<br />

Bollettino Statistico. La versione elettronica del rapporto statistico, i microdati e la documentazione per il<br />

loro sfruttamento sono disponibili sul sito internet <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia all’indirizzo http://www.bancaditalia.it/statistiche/indcamp/bilfait.<br />

Fig. 9.3 (cfr. la nota alla tav. 9.2)<br />

Tavv. a9.14-a9.21 (cfr. capitolo 8, la nota alla tavola 8.6)<br />

Tavv. a9.23-a9.24<br />

contratti collettivi e retribuzioni contrattuali<br />

L’Istat diffonde mensilmente gli indici delle retribuzioni contrattuali basati sulle voci retributive<br />

previste dagli accordi collettivi nazionali di lavoro e quelli <strong>della</strong> durata contrattuale del lavoro. Gli<br />

indici delle retribuzioni contrattuali fanno riferimento alla retribuzione media mensile, definita come<br />

dodicesimo <strong>della</strong> retribuzione contrattuale annuale, per un lavoratore dipendente a tempo pieno;<br />

sono esclusi dal computo i premi occasionali, gli straordinari, gli effetti sanciti dalla contrattazione<br />

decentrata e gli importi corrisposti a titolo di arretrati e una tantum. Gli indici <strong>della</strong> durata contrattuale<br />

del lavoro forniscono una misura <strong>della</strong> quantità di lavoro mensile che i dipendenti sono tenuti a<br />

prestare in base al contratto collettivo, al netto delle ore retribuite ma non lavorate per ferie, festività<br />

e permessi retribuiti.<br />

10. la struttura PrODuttiva e le POliticHe strutturali<br />

Tav.10.1 (cfr. capitolo 5, la nota alla Tav. 5.1)<br />

11. il ruOlO Delle DOnne nell’ecOnOmia italiana<br />

Figg. 11.1, 11.4 (cfr. capitolo 9, la nota alla Tav. 9.2)<br />

12. la Bilancia Dei PaGamenti e la POsiziOne PatrimOniale sull’esterO<br />

Tavv. 12.1, a12.1<br />

Bilancia dei pagamenti<br />

La tavola riporta statistiche compilate secondo gli standard <strong>della</strong> 5a ed. del Manuale del Fondo<br />

monetario internazionale, a cui si rinvia per una trattazione completa.<br />

Nel conto corrente sono comprese tutte le transazioni tra residenti e non residenti che riguardano<br />

voci diverse da quelle finanziarie; si distingue tra merci, servizi, redditi e trasferimenti unilaterali correnti.<br />

Le merci comprendono le merci in generale, le merci in lavorazione o lavorazioni, le riparazioni,<br />

le provviste di bordo e l’oro non monetario. Le merci sono registrate secondo la definizione fob-fob,<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

209


210<br />

ovvero vengono valutate alla frontiera del paese esportatore (le statistiche del commercio estero presentano<br />

tipicamente la valutazione cif-fob, ovvero le importazioni sono valutate alla frontiera del paese che<br />

compila le statistiche).<br />

Nei servizi si distingue fra trasporti, viaggi e altri (comunicazioni, costruzioni, assicurazioni, servizi<br />

finanziari, servizi informatici e di informazione, royalties e licenze, altri servizi per le imprese, servizi<br />

personali e servizi per il governo). I trasporti includono i noli e il trasporto di passeggeri, qualunque sia<br />

il modo del trasporto, e una serie di altri servizi distributivi e ausiliari connessi al trasporto. Tra i servizi<br />

ausiliari sono compresi, ad esempio, il carico e scarico e l’immagazzinamento, la revisione e la pulizia<br />

dei mezzi, le commissioni di spedizionieri e agenti. Sono esclusi i servizi di assicurazione connessi al<br />

trasporto, le provviste di bordo, le riparazioni, e il noleggio senza equipaggio. I viaggi comprendono<br />

i beni e i servizi acquistati dai viaggiatori che si trattengono meno di un anno in un paese in cui non<br />

sono residenti. Il vincolo temporale non vale per gli studenti e per i ricoverati in strutture sanitarie; sono<br />

esclusi i militari e il personale di agenzie governative e ambasciate e i loro familiari.<br />

I redditi si distinguono tra redditi da lavoro (salari, stipendi e altri benefici, in natura o denaro e<br />

secondo la valutazione lorda, pagati a lavoratori dipendenti non residenti) e da capitale (incassi e pagamenti<br />

connessi, rispettivamente, con la detenzione di attività e passività finanziarie sull’estero).<br />

I trasferimenti unilaterali correnti, suddivisi tra pubblici e privati, sono registrazioni in contropartita<br />

di cambiamenti di proprietà a titolo gratuito di risorse reali o di attività finanziarie tra residenti e<br />

non residenti.<br />

Il conto capitale include i trasferimenti unilaterali in conto capitale e le attività intangibili. I primi<br />

sono la contropartita dei cambiamenti di proprietà di beni capitali o di fondi collegati all’acquisto o alla<br />

dismissione di beni capitali e la remissione di debiti; si distingue tra trasferimenti pubblici e privati. Nel<br />

conto capitale sono incluse, inoltre, le transazioni nella proprietà (non nell’uso) di attività intangibili<br />

quali i brevetti e l’avviamento commerciale.<br />

Nel conto finanziario sono compresi gli investimenti diretti, quelli di portafoglio, gli altri investimenti,<br />

i derivati e le riserve ufficiali.<br />

Gli investimenti diretti includono la transazione iniziale e tutte quelle successive tra l’investitore<br />

e l’impresa oggetto dell’investimento; l’investimento diretto viene classificato a seconda che riguardi<br />

immobili (per convenzione gli investimenti immobiliari sono registrati come investimenti diretti in una<br />

società figurativa proprietaria degli immobili stessi), azioni, utili reinvestiti e altre transazioni tra investitore<br />

e impresa o con altre imprese legate ai due soggetti menzionati. Quest’ultima previsione (legata<br />

ad esempio ai prestiti tra società tra le quali sussiste un legame di investimento diretto) non vale per le<br />

banche, riguardo alle quali si registrano negli investimenti diretti solo le transazioni in azioni e debito<br />

subordinato.<br />

Negli investimenti di portafoglio vengono registrate le transazioni tra residenti e non residenti che<br />

riguardano quote di fondi comuni, titoli azionari e di debito. Sono escluse quelle che confluiscono negli<br />

investimenti diretti e quelle in derivati finanziari che ricevono separata evidenza.<br />

Nella voce “altri investimenti” sono inclusi i crediti commerciali, i prestiti, i depositi e altre transazioni<br />

assimilabili.<br />

Secondo la definizione armonizzata per la UEM, costituiscono riserve ufficiali (sia a livello nazionale<br />

sia a livello UEM) le attività liquide sotto il diretto controllo dell’autorità monetaria rappresentate<br />

da crediti vantati nei confronti di paesi non aderenti alla UEM e denominati in valute diverse dall’euro.<br />

I dati sulle riserve ufficiali sono calcolati su base lorda, non tenendo quindi conto delle passività.<br />

Tav. a12.9<br />

Posizione patrimoniale verso l’estero<br />

I dati <strong>della</strong> posizione patrimoniale sull’estero sono ottenuti sulla base <strong>della</strong> nuova metodologia di<br />

rilevazione diretta delle consistenze. Per le componenti investimenti diretti, derivati e altri investimenti<br />

dei settori non bancari gli stock vengono rilevati su base campionaria. Per la componente investimenti<br />

di portafoglio si utilizza un sistema di raccolta prevalentemente imperniato sulla segnalazione “titolo per<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


titolo”, da parte del sistema bancario, dei depositi amministrati per conto <strong>della</strong> clientela. Per i periodi<br />

antecedenti al quarto trimestre 2007 le serie sono state ricostruite in continuità.<br />

Tav. a12.10<br />

investimenti diretti per branca<br />

La presenza di consistenze negative di investimenti diretti è resa possibile dalla convenzione di<br />

registrazione dei finanziamenti intrasocietari. Quando una società estera partecipata raccoglie fondi sul<br />

mercato e li presta alla società partecipante, i fondi relativi vengono registrati negli investimenti diretti<br />

come disinvestimenti, in riduzione dell’investimento diretto preesistente.<br />

13. la finanza PuBBlica<br />

Tavv. a13.1-a13.4<br />

conto consolidato delle amministrazioni pubbliche, centrali, locali e degli enti di previdenza<br />

Le tavole riproducono i conti elaborati dall’Istat secondo le regole del Sistema europeo dei conti<br />

(SEC95) ad eccezione degli interessi passivi, per i quali si utilizza la definizione prevista ai fini <strong>della</strong><br />

Procedura per i disavanzi eccessivi che include i flussi netti da contratti derivati (swaps e Forward Rate<br />

Agreements).<br />

Tav. a13.5<br />

entrate tributarie del bilancio dello stato<br />

La tavola riporta dati di cassa contabilizzati nel bilancio dello Stato; si ricorda che, dal 1998, il<br />

momento <strong>della</strong> contabilizzazione può non coincidere con quello del versamento. Si ricorda, inoltre, che<br />

le entrate tributarie del bilancio non sono depurate dei rimborsi d’imposta (riportati tra i pagamenti); il<br />

gettito dell’IVA include quello di pertinenza <strong>della</strong> UE; le entrate del Lotto si riferiscono ai proventi lordi,<br />

ossia inclusivi degli aggi e delle vincite.<br />

I dati sono al netto delle regolazioni contabili con alcune Regioni a statuto speciale: questo<br />

significa che a differenza dei dati del bilancio, quelli riportati nella tavola non includono il gettito<br />

di competenza <strong>della</strong> Sicilia, <strong>della</strong> Sardegna e, dal 2008, del Friuli Venezia Giulia, che in virtù dei<br />

loro statuti speciali viene trattenuto dalle regioni stesse (nel bilancio dello Stato questo gettito viene<br />

inscritto attraverso regolazioni di tipo contabile che vengono comunque riportate nella tavola per<br />

memoria).<br />

Inoltre, le entrate di questa tavola sono state corrette per depurarle di alcune contabilizzazioni a cui<br />

non hanno corrisposto effettive variazioni di gettito: nel 2006 e nel 2007 la regolazione relativa all’anticipo<br />

dei concessionari sulle riscossioni delle “Altre imposte sugli affari” (rispettivamente 4.511 e 4.533<br />

milioni). Nella tavola viene anche riportato il totale delle entrate tributarie senza tali correzioni (che<br />

corrisponde alle entrate tributarie pubblicate mensilmente in: Indicatori monetari e finanziari. Finanza<br />

pubblica, fabbisogno e debito, in Supplementi al Bollettino Statistico).<br />

Le imposte dirette di questa tavola comprendono quelle di successione. I dati relativi all’Ires<br />

includono, dal 2008, il gettito delle imposte sostitutive introdotte con la L. 24.12.2007, n. 244.<br />

Nella voce “Altre” delle imposte dirette sono incluse alcune imposte minori a carattere permanente<br />

(ad esempio, imposte sulla successione, sulle riserve matematiche delle assicurazioni, prelievi su prestazioni<br />

delle assicurazioni vita e <strong>della</strong> previdenza complementare) e le imposte a carattere transitorio<br />

introdotte in ciascun anno. Vi rientrano anche le rateizzazioni di prelievi transitori introdotti in anni<br />

precedenti (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2008, nella sezione Note metodologiche, la nota<br />

alla Tav. a13.5).<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

211


212<br />

Tra le imposte indirette, nella voce “Altre” sono comprese le imposte di consumo sugli spiriti, birra,<br />

GPL e quella sugli oli lubrificanti e bitumi di petrolio.<br />

Tav. a13.7<br />

formazione del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche<br />

Nella tavola vengono esposte le operazioni di cassa delle Amministrazioni pubbliche. Le altre<br />

operazioni delle Amministrazioni centrali sono calcolate per differenza tra il saldo del bilancio statale<br />

e il fabbisogno delle Amministrazioni centrali calcolato dal lato <strong>della</strong> copertura. La tavola riporta, per<br />

memoria, anche il fabbisogno delle Amministrazioni centrali non consolidato (ossia include eventuali<br />

finanziamenti concessi da enti appartenenti agli altri sottosettori delle Amministrazioni pubbliche).<br />

Tavv. a13.8, a13.10-a13.11<br />

finanziamento del fabbisogno e consistenza del debito delle amministrazioni pubbliche<br />

Le tavole illustrano la composizione per strumenti del finanziamento del fabbisogno e <strong>della</strong> consistenza<br />

del debito del settore delle Amministrazioni pubbliche e dei suoi sottosettori: Amministrazioni<br />

centrali, Amministrazioni locali ed Enti di previdenza. Il fabbisogno non coincide con la variazione del<br />

debito, oltre che per il differente trattamento riservato alle attività verso la <strong>Banca</strong> d’Italia (una riduzione<br />

di tali attività rappresenta una forma di copertura del fabbisogno mentre le corrispondenti consistenze<br />

non sono portate in riduzione del debito), per i diversi criteri contabili adottati nel computo delle due<br />

statistiche. In particolare: a) nel fabbisogno, con l’eccezione dei BOT, le emissioni di titoli sono valutate<br />

al “netto ricavo”, mentre i corrispondenti dati di consistenza sono valutati al valore facciale di emissione;<br />

b) nel fabbisogno il controvalore delle passività emesse in valuta è calcolato in base al tasso di cambio<br />

vigente al momento dell’emissione, mentre per i corrispondenti dati di consistenza la conversione viene<br />

effettuata in base al tasso di cambio vigente alla fine del periodo di riferimento. Sia i dati relativi al fabbisogno<br />

sia quelli relativi al debito sono consolidati, ossia escludono i rapporti di debito/credito tra enti<br />

delle Amministrazioni pubbliche.<br />

Il debito consiste nell’insieme delle passività finanziarie valutate al valore facciale di emissione.<br />

L’aggregato è calcolato in coerenza con i criteri metodologici definiti nel Regolamento del Consiglio<br />

delle Comunità europee 2009/479, sommando le passività finanziarie afferenti le seguenti categorie: le<br />

monete e i depositi, i titoli diversi dalle azioni e i prestiti.<br />

I depositi includono la raccolta postale e i conti in Tesoreria intestati a enti non appartenenti al<br />

settore delle Amministrazioni pubbliche.<br />

I titoli a breve termine includono i BOT e i commercial paper emessi all’estero. I titoli a medio e<br />

a lungo termine includono principalmente i BTP, i CCT (evidenziati nella voce “a cedola variabile”), i<br />

CTZ, i prestiti obbligazionari <strong>della</strong> Repubblica e le obbligazioni emesse dalle Amministrazioni locali. Gli<br />

importi tengono conto degli effetti delle opera zioni di swap effettuate dall’emittente.<br />

I dati relativi ai prestiti erogati dalle istituzioni finanziarie monetarie (IFM) residenti sono desunti<br />

dalle segnalazioni per la Matrice dei conti. I prestiti di IFM sono attribuiti al sottosettore delle Amministrazioni<br />

pubbliche cui appartiene l’ente tenuto al rimborso del prestito. I dati relativi ai prestiti di IFM<br />

non residenti sono desunti da diverse fonti e, ove possibile, confrontati direttamente con segnalazioni<br />

degli enti debitori. I dati relativi alle passività detenute da non residenti sono parzialmente stimati sulla<br />

base di segnalazioni per la bilancia dei pagamenti.<br />

La voce “Altre passività” include i proventi delle operazioni di cartolarizzazione considerate come<br />

accensione di prestiti in base ai criteri definiti dall’Eurostat. A partire dal dicembre 2003, a seguito<br />

dell’uscita <strong>della</strong> Cassa depositi e prestiti dal settore delle Amministrazioni pubbliche, e fino all’agosto<br />

2006 la voce comprende anche i prestiti erogati dalla Cassa depositi e prestiti spa in favore delle Amministrazioni<br />

pubbliche. Dal settembre 2006 la Cassa depositi e prestiti spa è inclusa tra le istituzioni finanziarie<br />

monetarie (IFM); dalla stessa data i prestiti erogati dalla Cassa in favore delle Amministrazioni<br />

pubbliche confluiscono nella voce “Prestiti di IFM”.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


La voce “Attività verso <strong>Banca</strong> d’Italia e impieghi <strong>della</strong> liquidità” riguarda principalmente il conto<br />

Disponibilità del Tesoro, il Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, altri depositi vincolati a scadenza<br />

predeterminata e le operazioni OPTES riguardanti impieghi <strong>della</strong> liquidità del Tesoro presso il<br />

sistema bancario (Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze n. 25391 del 25 ottobre <strong>2011</strong>).<br />

Tavv. a13.9, a13.12<br />

fabbisogno e consistenza del debito delle amministrazioni pubbliche (analisi dei consolidamenti)<br />

Le tavole illustrano il finanziamento del fabbisogno e la consistenza del debito delle Amministrazioni<br />

pubbliche non consolidati. Gli elementi di consolidamento sono pari alla somma delle quote del<br />

debito di ciascun sottosettore detenute da enti appartenenti agli altri sottosettori delle Amministrazioni<br />

pubbliche.<br />

Tavv. a13.13-a13.14<br />

consistenza del debito delle amministrazioni locali<br />

Le tavole illustrano la composizione per strumenti delle passività del settore delle Amministrazioni<br />

locali e dei suoi comparti: Regioni, Province, Comuni e altri enti (principalmente enti produttori di<br />

servizi sanitari). Per il complesso delle Amministrazioni locali vengono illustrati anche i dati ripartiti per<br />

area geografica secondo la classificazione Istat.<br />

Tav. a13.15<br />

Operazioni in derivati finanziari delle amministrazioni locali<br />

La tavola illustra le operazioni in derivati finanziari poste in essere dalle Amministrazioni locali. Per<br />

ciascuna regione si riportano il valore di mercato di tali operazioni e il numero di enti coinvolti. I dati<br />

sono elaborati a partire dalle segnalazioni statistiche di vigilanza e <strong>della</strong> Centrale dei rischi, che rilevano<br />

solo i contratti conclusi con intermediari operanti in Italia (banche autorizzate in Italia e le filiali italiane<br />

di banche estere), e vanno quindi considerati come una stima per difetto dell’operatività complessiva. Il<br />

valore di mercato negativo per l’amministrazione e positivo per la banca non concorre alla determinazione<br />

del debito delle Amministrazioni locali. Per valore di mercato si intende il valore intrinseco, che<br />

rappresenta il guadagno/la perdita potenziale che si determinerebbe per l’intermediario/l’Amministrazione<br />

locale se il contratto venisse chiuso al momento <strong>della</strong> rilevazione; dal dicembre 2008, in seguito al cambiamento<br />

<strong>della</strong> struttura delle segnalazioni di vigilanza, si fa riferimento al fair value. Per la scomposizione tra<br />

regioni sono stati utilizzati pesi tratti dalle segnalazioni in Centrale dei rischi. Dal gennaio 2005, la Centrale<br />

dei rischi rileva mensilmente le esposizioni in derivati finanziari degli intermediari operanti in Italia superiori<br />

alla soglia di censimento (la soglia è stata ridotta da 75 mila a 30 mila euro a partire da gennaio 2009),<br />

ovvero il credito potenziale vantato nei confronti <strong>della</strong> clientela (valore intrinseco positivo per la banca).<br />

14. la cOnDiziOne finanziaria Delle famiGlie e Delle imPrese<br />

Tavv. 14.1, 14.5<br />

confronto internazionale di attività e passività finanziarie delle famiglie e delle imprese<br />

Le informazioni provengono da elaborazioni effettuate sulla base dei dati diffusi da fonti nazionali.<br />

Nonostante la maggiore comparabilità dovuta all’adozione del Sistema europeo dei conti (SEC95) permangono<br />

ancora differenze nelle statistiche dei vari paesi, dovute in particolare al metodo di valutazione<br />

adottato nei singoli paesi per le azioni di società non quotate.<br />

Con riferimento ai dati per l’Italia si veda la nota alle Tavv. 14.2, 14.4, a14.1-a14.4.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

213


214<br />

Tavv. 14.2, 14.4, a14.1-a14.4<br />

attività e passività finanziarie dell’italia<br />

I conti finanziari seguono lo schema di classificazione dei settori istituzionali e degli strumenti<br />

finanziari del SEC95. Il criterio di registrazione dei dati corrisponde alla competenza economica, mentre<br />

la valutazione è di norma basata sui prezzi di mercato.<br />

Un manuale su I conti finanziari dell’Italia, pubblicato dalla <strong>Banca</strong> d’Italia nel 2003 nella collana<br />

Tematiche istituzionali, è disponibile all’indirizzo: http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/temist.<br />

La disponibilità di nuove informazioni, la revisione dei dati del passato e l’applicazione di innovazioni<br />

nelle metodologie potranno comportare revisioni delle statistiche pubblicate.<br />

a) cenni metodologici<br />

I settori non sono consolidati al loro interno, ossia le transazioni tra unità appartenenti al medesimo<br />

settore compaiono sia all’attivo sia al passivo. Il criterio di valutazione dei flussi è quello dei prezzi<br />

ai quali sono avvenute le transazioni; le eccezioni sono costituite dalle riserve tecniche di assicurazione<br />

e dalle azioni non quotate e altre partecipazioni, derivate da valori di bilancio. Le consistenze degli strumenti<br />

finanziari quotati e dei derivati sono valutate ai prezzi di mercato correnti alla fine del periodo di<br />

riferimento. Fino al primo trimestre del 2007 la raccolta di conti correnti svolta da Poste italiane spa,<br />

con vincolo di impiego <strong>della</strong> liquidità presso il MEF, veniva direttamente considerata passività del MEF<br />

verso i depositanti. La legge finanziaria sul 2007 (comma 1097 e segg.) ha eliminato l’obbligo di riversamento<br />

di tali conti correnti presso la Tesoreria dello Stato. I conti correnti in questione sono stati quindi<br />

classificati come passività di Poste italiane spa nei confronti dei depositanti. La disposizione legislativa ha<br />

prodotto effetti visibili, a partire dal secondo trimestre 2007, sulle passività in depositi e attività in titoli<br />

delle Società non finanziarie, settore istituzionale in cui rientra Poste italiane spa.<br />

Ai fini del calcolo delle emissioni nette di BOT, le emissioni lorde di questi titoli sono contabilizzate<br />

al prezzo di aggiudicazione. Per le principali tipologie di titoli di Stato, il valore di mercato secco si<br />

ottiene integrando le informazioni sulle singole emissioni al valore nominale con le osservazioni di prezzo<br />

giornaliere rilevate per i titoli trattati sul Mercato telematico per la negoziazione delle obbligazioni e<br />

dei titoli di Stato quotati (MOT). In accordo con la decisione dell’Eurostat del 23 maggio 2005, i titoli<br />

e i prestiti a medio e a lungo termine al passivo delle Amministrazioni centrali includono il debito che<br />

aveva contratto la società Infrastrutture spa per il finanziamento del progetto alta velocità (TAV).<br />

La valutazione delle azioni e delle altre partecipazioni emesse da società non quotate viene effettuata<br />

con riferimento ai prezzi medi di borsa di società quotate appartenenti al medesimo settore, applicando<br />

coefficienti di rivalutazione ottenuti rapportando la capitalizzazione di borsa al patrimonio netto<br />

di bilancio. Al fine di ovviare alla scarsa rappresentatività delle società quotate rispetto all’universo delle<br />

società italiane di capitali, la valutazione ai prezzi di mercato è applicata alle sole società di dimensione<br />

comparabile a quella delle società quotate e limitatamente alle branche di attività con un numero sufficiente<br />

di società quotate. Per le rimanenti società la valutazione si basa sul patrimonio netto di bilancio.<br />

A partire dalla <strong>Relazione</strong> sul 2007, i conti finanziari delle famiglie includono nuove informazioni<br />

sui prestiti delle famiglie alle cooperative, sulle partecipazioni in società di persone, sui crediti e debiti<br />

commerciali. Per maggiori informazioni, cfr. la serie Indicatori monetari e finanziari. La ricchezza delle<br />

famiglie italiane, in Supplementi al Bollettino statistico.<br />

La voce “Riserve tecniche di assicurazione” comprende le riserve delle Imprese di assicurazione e<br />

dei Fondi pensione e i fondi di quiescenza; non vengono incluse le riserve degli Enti di previdenza.<br />

Nei conti finanziari il criterio <strong>della</strong> competenza si riflette, da un lato, sulla registrazione degli interessi<br />

che sono contabilizzati nel momento <strong>della</strong> loro maturazione sotto forma di reinvestimento nello<br />

strumento finanziario che li ha generati; dall’altro, comporta l’alimentazione <strong>della</strong> sottovoce “Altri” dello<br />

strumento “Altri conti attivi e passivi” che incorpora le rimanenti poste di sfasamento tra flussi di competenza<br />

e flussi di cassa, principalmente relative a imposte, contributi e prestazioni sociali. Per il calcolo<br />

degli interessi di competenza viene adottato il criterio del debitore, in base al quale il rendimento rilevante<br />

è quello all’emissione. Nel caso dei titoli la registrazione per competenza si applica sia alle cedole<br />

in corso di maturazione, sia agli scarti all’emissione.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Le quote di fondi comuni emesse da residenti includono quelle emesse dai Fondi comuni e Sicav armonizzati<br />

(cfr. Tav. a18.1). Le consistenze di quote di fondi comuni italiani sono ripartite tra i settori sulla<br />

base delle informazioni di vigilanza prodotte dalle società di gestione dei fondi. Le emissioni nette di quote di<br />

fondi comuni comprendono anche i redditi da capitale conseguiti, che si considerano attribuiti ai soci e simultaneamente<br />

reinvestiti nel fondo. I fondi comuni monetari sono stati separati dai restanti fondi comuni per<br />

confluire nel settore delle Istituzioni finanziarie monetarie (IFM), in conformità con le definizioni del SEC95.<br />

A partire dalla <strong>Relazione</strong> sul 2009, le informazioni relative ad attività e passività finanziarie verso il<br />

settore “Resto del mondo” fanno riferimento a dati calcolati sulla base di un nuovo sistema di rilevazione. La<br />

revisione dei dati attribuiti al settore estero comporta modifiche di rilievo nelle consistenze e nei flussi attivi e<br />

passivi attribuiti ad alcuni settori residenti, principalmente famiglie e società non finanziarie. Maggiori chiarimenti<br />

sono disponibili nel capitolo 12: La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale verso l’estero.<br />

A partire dal 2008 sono disponibili dati sulle attività e passività delle società per la cartolarizzazione<br />

dei crediti, suddivisi per settore di controparte (Circolare <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia n. 217 del 5 agosto 1996 –<br />

7° aggiornamento del 14 febbraio 2008). Le attività e passività finanziarie dei vari settori (in particolare<br />

i debiti finanziari delle famiglie e delle società non finanziarie) sono state integrate di conseguenza. Per<br />

gli anni che precedono il 2008 si è fatto ricorso a stime per la suddivisione tra settori. Dal giugno 2010, i<br />

prestiti cartolarizzati e cancellati dai bilanci di banche e intermediari ex art.107 del T.U.B. sono segnalati,<br />

con maggiore dettaglio, dai gestori bancari o finanziari dell’operazione (servicer). La disponibilità delle<br />

nuove informazioni ha comportato una revisione dei dati pubblicati in precedenza.<br />

b) fonti<br />

Le principali fonti informative utilizzate sono: Matrice dei conti e altre segnalazioni di vigilanza;<br />

Centrale dei rischi; Centrale dei bilanci; Sistema informativo fondi di investimento aperti; Cerved; Bilancio<br />

<strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia; Bilancio degli Enti di previdenza; altre informazioni fornite da MEF (Ragioneria<br />

generale dello Stato e Dipartimento del Tesoro), Istat, Cassa depositi e prestiti spa, Consob, Borsa<br />

Italiana spa, Isvap, Covip.<br />

c) raffronti con altre informazioni pubblicate nella relazione<br />

Rispetto alle Tavv. 12.1, 12.5, a12.1, a12.8, a12.9 (Bilancia dei pagamenti) la principale differenza<br />

è che i dati relativi alla banca centrale sono costruiti a partire dal bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia e differiscono<br />

principalmente per i diversi criteri di valutazione.<br />

La differenza tra i flussi totali di attività e passività finanziarie corrisponde al saldo di fonte Istat<br />

riportato nella figura 14.1, a meno di discrepanze statistiche.<br />

Rispetto alle Tavv. a15.3 e a15.4 (Mercato finanziario), si rilevano le seguenti principali differenze:<br />

a) i BTP e i restanti titoli di Stato, nonché i Prestiti <strong>della</strong> Repubblica emessi all’estero sotto forma di<br />

obbligazioni, le obbligazioni Crediop per conto del Tesoro, le obbligazioni delle Ferrovie con onere di<br />

rimborso a carico del Tesoro e i titoli emessi da Infrastrutture spa nell’ambito del progetto TAV sono<br />

inclusi negli altri titoli a medio e a lungo termine emessi dalle Amministrazioni centrali;<br />

b) nei titoli a medio e a lungo termine emessi dalle imprese sono comprese le emissioni sull’euro-mercato;<br />

c) i titoli a medio e a lungo termine delle banche comprendono le obbligazioni emesse all’estero.<br />

Tav. 14.3<br />

credito alle famiglie consumatrici<br />

I prestiti non includono i crediti in sofferenza e i pronti contro termine e si riferiscono alle sole<br />

famiglie consumatrici. Per il calcolo dei tassi di crescita e per la correzione per le cartolarizzazioni, si veda<br />

la nota alle Figg. 14.4, 14.10.<br />

I prestiti per l’acquisto di abitazioni includono quelli destinati alle ristrutturazioni edilizie.<br />

Il credito al consumo comprende i finanziamenti concessi, ai sensi dell’art. 121 del TUB, a persone<br />

fisiche che agiscono per scopi estranei all’attività di impresa. Sono inclusi i crediti relativi all’utilizzo di carte<br />

di credito che prevedono un rimborso rateale. Le informazioni relative alle banche e alle società finanziarie<br />

sono tratte dalle se gnalazioni statistiche di vigilanza; le società finanziarie considerate sono quelle iscritte<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

215


216<br />

nell’elenco speciale di cui all’articolo 107 del TUB, che esercitano (anche in forma non prevalente) l’attività<br />

di credito al consumo.<br />

Tav. 14.6<br />

credito alle imprese<br />

I prestiti non includono i crediti in sofferenza e i pronti contro termine e si riferiscono ai settori delle<br />

società non finanziarie e delle famiglie produttrici. Per il calcolo dei tassi di crescita e per la correzione per le<br />

cartolarizzazioni si veda la nota alle Figg. 14.4, 14.10. La voce “altri prestiti” tra le forme tecniche dei prestiti<br />

bancari è costituita prevalentemente da operazioni di factoring e leasing finanziario. Le società finanziarie<br />

considerate sono quelle iscritte nell’elenco speciale di cui all’articolo 107 del TUB.<br />

Fig. 14.2 (cfr. capitolo 9, la nota alla Tav. 9.5)<br />

Figg. 14.3, 14.8<br />

Debiti finanziari delle famiglie e delle imprese<br />

Per le famiglie i debiti finanziari dell’Italia includono anche i prestiti cartolarizzati; per le imprese<br />

i finanziamenti concessi dalle società di factoring o dalle società di leasing e i prestiti cartolarizzati sono<br />

inclusi nella voce “altri prestiti”.<br />

Figg. 14.4, 14.10<br />

metodologia di calcolo dei tassi di crescita dei prestiti bancari<br />

I tassi di crescita a 12 mesi sono calcolati mediante la formula seguente (cfr. anche BCE, Bollettino<br />

mensile, note tecniche alle sezioni da 2.1 a 2.6):<br />

g =[(X * X * X * X * X * X * X * X * X * X * X * X )–1] * 100<br />

t t t–1 t–2 t–3 t–4 t–5 t–6 t–7 t–8 t–9 t–10 t–11<br />

dove X = (F / S + 1), F è il flusso nel mese t, e S è il livello delle consistenze alla fine del<br />

t t t–1 t t<br />

mese t. Il flusso F è ottenuto come:<br />

t<br />

F = S – S + A t t t–1 t<br />

La serie A introduce un fattore di correzione che tiene conto dei cambiamenti dovuti a riclassificazio-<br />

t<br />

ni, variazioni del cambio, aggiustamenti di valore e altre variazioni diverse da quelle originate da transazioni.<br />

La serie S include i prestiti cartolarizzati e cancellati dal bilancio. Dal giugno 2010 tali informa-<br />

t<br />

zioni sono tratte dalle segnalazioni di vigilanza. In precedenza l’ammontare delle cartolarizzazioni era<br />

stimato come segue:<br />

Σ Z (1-x) j=0, ...n t-j j<br />

dove Z è il flusso di crediti cartolarizzati nel mese t-j da luglio 2000 e x è il tasso di rimborso mensile<br />

t-j<br />

dei prestiti cartolarizzati; quest’ultimo è stimato sulla base dei rimborsi dei prestiti bancari per settore e<br />

forma tecnica ed è costante nel tempo.<br />

Figg. 14.5, 14.11, Tavv. a14.9-a14.11<br />

tassi di interesse bancari sui prestiti<br />

I tassi di interesse sono rilevati secondo criteri armonizzati stabiliti dall’Eurosistema e sono tratti<br />

da una rilevazione campionaria mensile avviata nel gennaio 2003 in applicazione del Regolamento<br />

CE 2002/63 (BCE 2001/18). Alla fine del <strong>2011</strong> il campione era composto da 106 banche, che rappresentavano<br />

l’81 per cento dei prestiti e l’86 per cento dei depositi dell’intero sistema creditizio italiano.<br />

I tassi di interesse segnalati riguardano le consistenze in essere e le nuove operazioni relative alle<br />

principali forme di raccolta e di impiego in euro effettuate con famiglie e società non finanziarie residenti<br />

nell’area dell’euro dalle banche residenti in Italia. Nel settore delle famiglie sono incluse anche le famiglie<br />

produttrici e le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Per maggiori dettagli metodolo-<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


gici sulla rilevazione e sui criteri di selezione del campione, cfr. L’armonizzazione delle statistiche europee<br />

sui tassi di interesse bancari e le scelte metodologiche italiane, in Supplementi al Bollettino statistico, Note<br />

metodologiche e informazioni statistiche, n. 57, 2003. Cfr. anche le voci del Glossario: Prestiti per l’acquisto<br />

di abitazioni, Credito al consumo e Prestiti per altri scopi.<br />

I tassi di interesse sono ottenuti come media ponderata dei tassi sui vari strumenti distinti per scadenza<br />

e importo; i pesi sono dati dagli importi dei rispettivi strumenti. In particolare, i tassi sulle consistenze<br />

sono ponderati con i saldi dei conti alla fine del mese di riferimento; i tassi sulle nuove operazioni del mese<br />

sono ponderati con i relativi importi. Le “nuove operazioni” sono i contratti che vengono stipulati nel<br />

periodo di riferimento <strong>della</strong> segnalazione o che costituiscono una rinegoziazione di condizioni precedentemente<br />

determinate. I tassi di interesse in alcuni segmenti delle “nuove operazioni” possono risultare maggiormente<br />

volatili a causa del limitato numero di operazioni di finanziamento effettuate in taluni periodi.<br />

I tassi di interesse sulle nuove operazioni di prestito alle famiglie e alle società non finanziarie<br />

fanno riferimento al “periodo di determinazione iniziale del tasso”, definito come l’intervallo di tempo<br />

durante il quale non è contrattualmente prevista una variazione del tasso. Tra i prestiti sono inclusi i<br />

finanziamenti agevolati, per i quali viene segnalato il tasso di interesse complessivo applicato all’operazione,<br />

indipendentemente da quanto il cliente corrisponde; sono invece esclusi i tassi sulle sofferenze e<br />

sui prestiti ristrutturati. Con riferimento ai conti correnti attivi, il concetto di nuove operazioni coincide<br />

con quello delle consistenze; i tassi relativi a tale categoria sono pertanto inclusi tra le consistenze. La<br />

classe di im porto indicata per i prestiti alle società non finanziarie si riferisce all’ammontare <strong>della</strong> singo la<br />

operazione e non all’intera posizione creditoria <strong>della</strong> banca nei confronti dell’impresa.<br />

Il tasso annuo effettivo globale (TAEG) applicato alle famiglie è comprensivo delle spese accessorie<br />

(amministrative, istruttorie, assicurative) previste dalla direttiva del Consiglio europeo CEE 1987/102.<br />

A partire dai dati di giugno 2010, la rilevazione dei tassi di interesse armonizzati è stata modificata<br />

come previsto dal Regolamento BCE 2009/7; questa modifica ha determinato alcune discontinuità nelle<br />

serie storiche. Le carte di credito, in precedenza comprese nel credito al consumo, e i prestiti rotativi sono<br />

inclusi nella voce “conti correnti attivi”, verso famiglie e imprese, e pertanto non sono compresi tra le<br />

“nuove operazioni” ma negli aggregati relativi alle consistenze. I prestiti rotativi consistono in finanziamenti<br />

utilizzabili dal debitore senza preavviso (nei limiti di credito approvati) per i quali non c’è obbligo<br />

di rimborso periodico dei fondi, e il cui margine disponibile si ricostituisce in funzione dei rimborsi<br />

effettuati. Sempre a partire da giugno 2010, i tassi di interesse sui prestiti escludono, oltre alle sofferenze<br />

e alle posizioni ristrutturate, anche quelle scadute o sconfinanti e gli incagli (partite deteriorate).<br />

Le informazioni statistiche sui tassi di interesse bancari comprendono i dati <strong>della</strong> Cassa depositi e<br />

prestiti spa.<br />

Nelle Tavv. a14.9-a14.10 i tassi di interesse per gli anni 2008, 2009, 2010 si riferiscono alle nuove<br />

operazioni effettuate nel mese di dicembre dell’anno corrispondente. Nella Tav. a14.11 i tassi d’interesse<br />

per gli anni 2008, 2009, 2010 si riferiscono ai saldi dei conti alla fine del mese di dicembre dell’anno corrispondente.<br />

Fig. 14.6<br />

a) Prestiti deteriorati<br />

Per la definizione di sofferenze rettificate cfr. nell’Appendice la voce del Glossario: Sofferenze rettificate.<br />

b) nuovi mutui in sofferenza per anno di erogazione<br />

Suddividendo i mutui per anno di erogazione (coorte), le curve di mortalità indicano in ogni anno<br />

il numero di quelli entrati in sofferenza in percentuale di quelli complessivi <strong>della</strong> coorte. Nel calcolo sono<br />

tenute in considerazione le sole sofferenze che permangono per almeno tre semestri consecutivi. Le coorti<br />

non includono i mutui successivamente divenuti oggetto di surroga o rinegoziazione.<br />

Fig.14.7<br />

Gli oneri finanziari netti, dati dalla differenza tra interessi pagati e interessi percepiti, sono stimati<br />

sulla base dei conti finanziari. Il margine operativo lordo è ottenuto sottraendo dal valore aggiunto al co-<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

217


218<br />

sto dei fattori i redditi dei lavoratori dipendenti e quelli imputabili ai lavoratori autonomi. L’autofinanziamento<br />

è calcolato sottraendo dal margine operativo lordo gli oneri finanziari netti, gli utili distribuiti<br />

e le imposte correnti e in conto capitale e aggiungendo il saldo proventi e oneri diversi, i trasferimenti e<br />

le variazioni di altri fondi nelle disponibilità aziendali.<br />

La quota di imprese in utile è tratta dall’Indagine sulle imprese industriali e dei servizi (Invind), cfr.<br />

capitolo 8, la nota alla Tav. 8.6.<br />

Fig.14.12 (cfr. capitolo 8, nota alla Tav. 8.6)<br />

Fig.14.13<br />

L’aggregato dei prestiti utilizzato per il calcolo degli indicatori include i crediti in sofferenza<br />

e i pronti contro termine. I dati si riferiscono ai settori delle società non finanziarie e delle famiglie<br />

produttrici.<br />

I flussi annuali dei prestiti tra le classi di anomalia dei rimborsi sono calcolati sulla base delle<br />

matrici di transizione (cfr. la nota alle Tavv. a14.6-a14.7).<br />

Tavv. a14.1-a14.4 (cfr. la nota alla Tav. 14.2)<br />

Tav. a14.5<br />

Banche residenti in italia: prestiti a residenti in italia per branca di attività economica<br />

I dati si riferiscono alle banche residenti in Italia e alla Cassa depositi e prestiti spa. I dati non<br />

includono l’operatività delle filiali all’estero delle banche italiane. I prestiti comprendono anche le sofferenze<br />

e le operazioni pronti contro termine attive. L’aggregato è stato definito in coerenza con i criteri<br />

armonizzati stabiliti dall’Eurosistema.<br />

La disaggregazione delle famiglie produttrici e delle società non finanziarie per branca di attività economica<br />

segue la nuova classificazione delle attività economiche Ateco 2007, che ha sostituito la precedente<br />

classificazione basata sull’Ateco 1981. L’Ateco 2007 costituisce la versione nazionale <strong>della</strong> Nace Rev. 2, la nomenclatura<br />

europea adottata con regolamento CE 2006/1893. Le 14 branche usano il livello più aggregato<br />

<strong>della</strong> classificazione Ateco 2007 (cosiddette sezioni). Per la sola branca “Attività manifatturiere”, corrispondente<br />

alla sezione C dell’Ateco 2007, si riporta anche una ulteriore disaggregazione in 11 raggruppamenti.<br />

Tavv. a14.6-a14.7<br />

Banche e società finanziarie: matrici di transizione tra classi di anomalia nel rimborso dei prestiti<br />

Per ogni data di riferimento la clientela delle banche e delle società finanziarie che segnalano in<br />

Centrale dei Rischi è stata suddivisa in cinque classi caratterizzate da segnali di crescente difficoltà nel<br />

rimborso: prestiti privi di anomalia, sconfinanti, scaduti da oltre 90 giorni, partite incagliate o ristrutturate,<br />

in sofferenza. Tali classi sono definite come segue:<br />

1. prestiti in sofferenza: esposizione complessiva per cassa degli affidati segnalati come in sofferenza<br />

per oltre il 10 per cento dell’esposizione complessiva per cassa sul sistema;<br />

2. prestiti incagliati o ristrutturati: esposizione complessiva per cassa degli affidati non rientranti nella<br />

precedente classe, ma segnalati come in sofferenza o come incagli o come ristrutturati per oltre il<br />

20 per cento dell’esposizione complessiva per cassa sul sistema;<br />

3. prestiti scaduti da oltre 90 giorni: esposizione complessiva per cassa degli affidati non rientranti<br />

nelle precedenti classi, ma segnalati some in sofferenza o come incagli o come ristrutturati o come<br />

scaduti da oltre 90 giorni per oltre il 50 per cento dell’esposizione complessiva per cassa sul sistema;<br />

4. prestiti sconfinanti: esposizione complessiva per cassa degli affidati non rientranti nelle precedenti<br />

classi, ma segnalati come sconfinanti per oltre il 30 per cento dell’esposizione complessiva per cassa<br />

sul sistema;<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


5. prestiti privi di anomalia: esposizione complessiva per cassa degli affidati non rientranti nelle<br />

precedenti classi.<br />

La matrice di transizione tra due date è stata costruita confrontando la classificazione di ciascun<br />

censito all’inizio e alla fine del periodo di osservazione. L’entità delle transizioni tra i diversi stati è calcolata<br />

attribuendo a ogni cliente l’ammontare dell’esposizione per cassa verso il sistema alla data iniziale. I<br />

censiti che risultano usciti dal perimetro di censimento alla data finale, e per i quali almeno un intermediario<br />

ha segnalato un passaggio a perdita, sono stati classificati come “perdite”.<br />

Sulla base delle matrici è possibile costruire indicatori sintetici relativi alla dinamica <strong>della</strong> qualità<br />

del credito tra le due date di interesse, come il saldo tra la frazione dei prestiti che transitano verso stati di<br />

anomalia più lieve (miglioramenti) e quella dei prestiti che passano in categorie più gravi (peggioramenti).<br />

Tav. a14.8<br />

rilevazione analitica sui tassi di interesse attivi<br />

Alla fine del <strong>2011</strong> le banche partecipanti alla rilevazione erano 185.<br />

I tassi di interesse sui prestiti sono relativi ai finanziamenti a clienti con credito complessivo accordato<br />

o utilizzato (per cassa e di firma) verso la singola banca superiori a 75.000 euro. Il tasso a breve<br />

termine è ottenuto dalla ponderazione dei tassi riferiti a forme tecniche di prestito (operazioni a revoca<br />

e autoliquidanti) che per loro natura sono di breve durata. I prestiti autoliquidanti includono principalmente:<br />

anticipi per operazioni di factoring, su fatture e su effetti e documenti rappresentativi di crediti<br />

commerciali; sconto di portafoglio commerciale e finanziario indiretto; anticipo all’esportazione. I prestiti<br />

a revoca includono principalmente le aperture di credito in conto corrente.<br />

La disaggregazione delle imprese per branca di attività economica segue la nuova classificazione<br />

delle attività economiche Ateco 2007 (cfr. la nota alla Tav. a14.5).<br />

Tavv. a14.9-a14.11 (cfr. la nota alla Fig. 14.5)<br />

15. i mercati finanziari<br />

Tavv. a15.1-a15.2<br />

emissioni e rimborsi di valori mobiliari<br />

Emissioni lorde: valore nominale dei titoli collocati a eccezione delle azioni, che sono espresse al<br />

valore di mercato; i titoli in valuta sono convertiti in euro al tasso di cambio <strong>della</strong> data di emissione;<br />

per i BTP€i (BTP indicizzati all’inflazione dell’area dell’euro) il capitale nominale non è rivalutato per<br />

il tasso di inflazione.<br />

Rimborsi: valore nominale dei titoli rimborsati, incluse le operazioni di buy–back e di concambio;<br />

i titoli in valuta sono convertiti in euro al tasso di cambio <strong>della</strong> data di scadenza; per i BTP€i il capitale<br />

nominale non è rivalutato per il tasso di inflazione.<br />

Emissioni nette: valore nominale dei titoli collocati al netto degli scarti di emissione e dei rimborsi.<br />

Per i BOT: differenza tra il valore nominale delle emissioni e quello dei rimborsi.<br />

Da ottobre 2007 le obbligazioni emesse da banche includono anche quelle emesse dalla Cassa<br />

depositi e prestiti spa.<br />

Tavv. a15.3-a15.4<br />

acquisti netti e consistenze di titoli italiani<br />

I dati si riferiscono alle operazioni effettuate a titolo definitivo. Tra i titoli di Stato sono inclusi i<br />

prestiti <strong>della</strong> Repubblica.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

219


220<br />

Per i fondi comuni, la <strong>Banca</strong> d’Italia, le banche e l’estero, gli acquisti netti sono ottenuti sulla<br />

base dei flussi lordi; per gli istituti di previdenza, sulla base delle variazioni delle consistenze al valore<br />

nominale. Per gli altri sottoscrittori, gli acquisti netti sono ottenuti, eccetto per i BOT, sulla base delle<br />

variazioni delle consistenze al valore di bilancio; per i BOT, sulla base delle variazioni delle consistenze<br />

al valore nominale.<br />

Le consistenze dei titoli di Stato e delle obbligazioni sono valutate al valore nominale per tutti<br />

i sottoscrittori con l’eccezione dei titoli delle Amministrazioni locali e delle società private detenuti<br />

dall’estero, che sono valutati al valore di mercato.<br />

Dall’ottobre 2009 le statistiche dei conti con l’estero dell’Italia fanno riferimento a dati sulle consistenze<br />

e sui flussi degli investimenti di portafoglio calcolati sulla base di un nuovo sistema di rilevazione<br />

(per maggiori informazioni si veda la nota alla Tav. a12.9).<br />

Il dato relativo al settore estero è parzialmente stimato.<br />

Le obbligazioni emesse da banche includono anche quelle emesse dalla Cassa depositi e prestiti spa<br />

e, a partire dalla relazione <strong>Annuale</strong> sul 2010, quelle riacquistate dalle banche stesse. Non sono inclusi<br />

covered bond e passività subordinate sotto forma di obbligazioni. Da dicembre <strong>2011</strong>, la voce “obbligazioni”<br />

include, per le banche, le obbligazioni con garanzia statale emesse ai sensi del decreto legge 6<br />

dicembre <strong>2011</strong>, n. 201.<br />

A partire dal 2010, le consistenze di titoli emessi da imprese e altri intermediari finanziari detenuti<br />

dalle banche includono, in linea con il trattamento adottato nelle statistiche armonizzate del SEBC, i<br />

titoli emessi da società veicolo a fronte di cartolarizzazioni di prestiti “ceduti e non cancellati” che in<br />

precedenza venivano solo in parte conteggiati nella serie. Gli acquisti netti sono al netto di questo cambiamento<br />

metodologico.<br />

17. l’attività Delle BancHe e DeGli intermeDiari finanziari<br />

Tavv. 17.1-17.2, Figg. 17.1-17.2, Tavv. a17.1-a17.2, a17.4<br />

situazione riassuntiva dei conti delle banche<br />

Gli aggregati sono coerenti con quelli adottati dall’Eurosistema per l’area dell’euro. Gli “altri paesi<br />

dell’area dell’euro” includono: dal gennaio 2009 la Slovacchia e, dal gennaio <strong>2011</strong>, l’Estonia.<br />

I dati si riferiscono alla situazione contabile di fine periodo e sono relativi alle banche residenti in<br />

Italia e dal 2007 comprendono la Cassa depositi e prestiti spa.<br />

I “prestiti” includono, oltre agli impieghi vivi, le sofferenze e le operazioni pronti contro termine<br />

attive. I titoli di proprietà quotati detenuti nel portafoglio delle banche sono segnalati al fair value<br />

alla data di riferimento <strong>della</strong> segnalazione; gli altri titoli di proprietà sono indicati al valore contabile.<br />

La voce “titoli diversi da azioni” include le quote dei fondi comuni monetari sottoscritti da banche.<br />

Le partecipazioni sono al lordo dei corrispondenti fondi di svalutazione. La voce “immobilizzazioni”<br />

è composta da mobili, immobili, immobilizzazioni in leasing finanziario in attesa di locazione e<br />

immobilizzazioni immateriali. Nei titoli in portafoglio sono incluse le obbligazioni proprie riacquistate.<br />

I “depositi” includono i conti correnti, i depositi con durata prestabilita e rimborsabili con preavviso,<br />

le operazioni pronti contro termine passive. I depositi in conto corrente comprendono anche<br />

gli assegni circolari, mentre non comprendono i conti correnti vincolati. I depositi con durata prestabilita<br />

includono i certificati di deposito, i conti correnti vincolati e i depositi a risparmio vincolati;<br />

comprendono anche quelli emessi per la raccolta di passività subordinate. I depositi rimborsabili con<br />

preavviso includono i depositi a risparmio liberi, e, a partire dai dati di ottobre 2007, le forme di raccolta<br />

postale <strong>della</strong> Cassa depositi e prestiti spa. Le “obbligazioni emesse”, registrate al valore nominale,<br />

comprendono anche quelle emesse per la raccolta di passività subordinate nonché quelle proprie, i<br />

reverse convertible e i titoli di mercato monetario. Da dicembre <strong>2011</strong>, la voce “obbligazioni” include le<br />

obbligazioni con garanzia statale ai sensi del decreto legge 6 dicembre <strong>2011</strong>, n. 201. La voce “capitale<br />

e riserve” è composta dal capitale sociale, dalle riserve e dal saldo tra utili e perdite risultante dagli<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


esercizi precedenti; dal giugno 2010 include i fondi rettificativi su esposizioni per cassa, in precedenza<br />

imputati alla voce “altre passività”.<br />

Gli “altri residenti” comprendono le famiglie, le imprese e le società finanziarie e assicurative. Le<br />

“altre Amministrazioni pubbliche” comprendono gli enti locali e di previdenza. Le statistiche adottano la<br />

settorizzazione del Sistema europeo dei conti (SEC95). I “prestiti alle Amministrazioni pubbliche” sono<br />

calcolati secondo il criterio del debitore principale.<br />

Le serie storiche delle consistenze dei depositi e dei prestiti interbancari con controparti residenti<br />

in Italia, e le serie storiche “capitale e riserve” e “azioni e partecipazioni in IFM residenti in Italia” possono<br />

essere influenzate da discontinuità statistiche dovute agli effetti <strong>della</strong> riorganizzazione dei gruppi<br />

bancari.<br />

Dal giugno 2010, per effetto del Regolamento BCE 2008/32 e di alcune modifiche nelle segnalazioni<br />

statistiche di vigilanza, le serie storiche dei prestiti, depositi, titoli in portafoglio e, di<br />

conseguenza, le serie storiche del totale attivo e passivo di bilancio delle banche, registrano una discontinuità<br />

statistica. In particolare, la serie storica dei prestiti include tutti i prestiti cartolarizzati,<br />

o altrimenti ceduti, che non soddisfano i criteri di cancellazione previsti dai principi contabili internazionali<br />

(IAS), in analogia alla redazione dei bilanci. L’applicazione di tali criteri ha comportato la<br />

re-iscrizione in bilancio di attività precedentemente cancellate, con un conseguente incremento delle<br />

relative serie storiche.<br />

Dalla stessa data, i titoli in portafoglio includono i titoli, riacquistati dalla stessa banca, emessi a<br />

fronte di cartolarizzazioni di prestiti “ceduti e non cancellati”, che in precedenza venivano solo in parte<br />

conteggiati nella serie. Sempre dal 2010, i depositi includono nella voce “depositi con durata prestabilita<br />

oltre i due anni” le somme rivenienti da cartolarizzazioni e altre cessioni dei prestiti utilizzate per finanziare<br />

le “attività cedute e non cancellate” e l’acquisto di titoli delle proprie cartolarizzazioni non cancellate.<br />

L’impatto complessivo delle innovazioni metodologiche sopra descritte sul bilancio aggregato del<br />

sistema bancario è quantificabile in 146,9 miliardi di euro a giugno 2010; allo scopo di facilitare la<br />

comparazione dei dati con i periodi antecedenti, si fornisce di seguito il dettaglio di tale impatto sulle<br />

principali voci interessate.<br />

Principali fenomeni interessati Milioni di euro<br />

Prestiti (incluse le sofferenze) 65.861<br />

Di cui:<br />

Prestiti a società non finanziarie residenti in Italia 6.501<br />

Prestiti a famiglie residenti in Italia 58.921<br />

Di cui:<br />

Credito al consumo 3.917<br />

Prestiti per l'acquisto abitazioni 49.401<br />

Altri prestiti 5.603<br />

Titoli in portafoglio 81.098<br />

Depositi con durata prestabilita oltre 2 anni 146.959<br />

Per maggiori informazioni cfr. L’armonizzazione delle statistiche bancarie euro pee e i riflessi sull’Italia, in<br />

Supplementi al Bollettino Statistico. Note metodologiche e informazioni statistiche, n. 11, 2000; il riquadro: La<br />

riforma delle statistiche bancarie, in Bollettino economico, n. 36, 2001; e l’Appendice metodologica e le note<br />

alle tavole, in Supplementi al Bollettino statistico, Indicatori monetari e finanziari. Moneta e banche.<br />

Per il calcolo dei tassi di crescita cfr. la nota alla Fig. 14.1.<br />

Fig. 17.3 ,Tav. a17.9<br />

Banche: nuove sofferenze rettificate in rapporto ai prestiti<br />

Flusso delle nuove sofferenze rettificate in rapporto ai prestiti non in sofferenza rettificata alla fine<br />

del periodo precedente. I dati trimestrali sono depurati dalla componente stagionale, dove presente, e<br />

riportati ad anno.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

221


222<br />

Si definisce sofferenza rettificata l’esposizione bancaria di un affidato, quando questi sia segnalato:<br />

a) in sofferenza dall’unico intermediario che ha erogato il credito;<br />

b) in sofferenza da un intermediario e tra gli sconfinamenti dall’unico altro intermediario esposto;<br />

c) in sofferenza da un intermediario e l’importo <strong>della</strong> sofferenza sia almeno il 70 per cento<br />

dell’esposizione complessiva verso il sistema finanziario ovvero vi siano sconfinamenti pari o<br />

superiori al 10 per cento;<br />

d) in sofferenza da almeno due intermediari per importi pari o superiori al 10 per cento dell’utilizzato<br />

complessivo per cassa.<br />

Nella figura 17.3 le serie sono state costruite seguendo una metodologia non omogenea nel periodo<br />

considerato, riflettendo la disponibilità e la qualità dei dati. Nel periodo 1990-1995 i dati sono annuali e si<br />

riferiscono al totale dei prestiti erogati dalle banche operanti in Italia; il flusso di nuove sofferenze rettificate<br />

è tratto dalla Centrale dei rischi, i prestiti non in sofferenza rettificata dalla Matrice dei conti. Per il periodo<br />

1996-2004 le serie sono costruite con la stessa metodologia del periodo precedente, ma i dati sono trimestrali.<br />

Nel periodo 2005-<strong>2011</strong> i dati sono sempre trimestrali, ma sono riferiti all’insieme degli intermediari<br />

segnalanti alla Centrale dei rischi (banche e società finanziarie); il flusso delle sofferenze rettificate e i prestiti<br />

in essere sono entrambi tratti dalla Centrale dei rischi e pertanto soggetti alla soglia di rilevazione.<br />

I dati <strong>della</strong> tavola a17.9 sono costruiti come media semplice dei rapporti trimestrali riportati nella<br />

figura 17.3.<br />

Tavv. 17.4-17.5, Fig.17.4, Tav. a17.14<br />

Banche: redditività e adeguatezza patrimoniale<br />

Nella tavola 17.4 e nella figura 17.4 il margine d’intermediazione è definito sommando al margine<br />

di interesse gli altri ricavi netti, rappresentati dalla somma delle commissioni, dei profitti e perdite da<br />

operazioni finanziarie e degli altri proventi netti. Il risultato di gestione è definito sottraendo dal margine<br />

di intermediazione i costi operativi. Il risultato operativo netto è definito sottraendo dal risultato di<br />

gestione le rettifiche di valore nette e gli accantonamenti; sommando il risultato operativo netto e i proventi<br />

non ricorrenti si ottiene l’utile lordo. L’utile di pertinenza <strong>della</strong> capogruppo è ottenuto sottraendo<br />

dall’utile lordo le imposte sul reddito del periodo e l’utile di pertinenza di terzi e aggiungendo l’utile dei<br />

gruppi di attività in via di dismissione. L’utile di pertinenza <strong>della</strong> capogruppo comprende l’utile al netto<br />

delle imposte delle banche non appartenenti a gruppi.<br />

Con riferimento alle tavole 17.5 e a17.14, dal 1° gennaio 2007 è entrato in vigore il nuovo quadro<br />

delle disposizioni prudenziali (c.d. Basilea 2) contenuto nella Circolare <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia n. 263 del<br />

27 dicembre 2006 (Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche). La nuova definizione di<br />

patrimonio di vigilanza è stata applicata fin da subito. In considerazione <strong>della</strong> facoltà degli intermediari,<br />

prevista a livello comunitario, di continuare ad applicare per il 2007 il regime prudenziale precedente, i<br />

nuovi metodi di calcolo delle attività ponderate per il rischio sono entrati pienamente in vigore a partire<br />

dal 1° gennaio 2008.<br />

Dal 31 dicembre 2010 si applicano le disposizioni che recepiscono la direttiva comunitaria cosiddetta<br />

CRD2 e tengono conto delle linee guida del CEBS (cfr. la Circolare n. 263). Sul fronte patrimoniale,<br />

la direttiva ha previsto le caratteristiche economiche (in termini di permanenza, flessibilità dei pagamenti<br />

e capacità di assorbimento delle perdite) che gli strumenti innovativi e non innovativi di capitale<br />

devono possedere per essere computabili nel patrimonio di base, nonché nuovi limiti di computabilità.<br />

È stata inoltre rivista la definizione di capitale considerato integralmente nel patrimonio core tier 1, che<br />

ora comprende, di fatto, solo le azioni ordinarie.<br />

Il 31 dicembre <strong>2011</strong> è entrata in vigore la direttiva comunitaria cosiddetta CRD3 (cfr. il capitolo<br />

19: L’azione di vigilanza e la Circolare n. 263). Le nuove disposizioni modificano, tra l’altro, la disciplina<br />

sul rischio di credito, le operazioni di cartolarizzazione e i rischi di mercato. In particolare, i correttivi alla<br />

disciplina sui rischi di mercato, che riguardano sia il metodo standardizzato sia quello avanzato basato<br />

sui modelli interni, e gli interventi in materia di cartolarizzazioni rendono il trattamento prudenziale<br />

maggiormente commisurato ai rischi effettivi sottostanti.<br />

I coefficienti patrimoniali sono calcolati in rapporto alle attività ponderate per il rischio avendo<br />

a numeratore: il patrimonio di vigilanza (incluso il patrimonio di terzo livello) per il coefficiente di<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


patrimonializzazione; il patrimonio di base (tier 1) per il coefficiente relativo al patrimonio di base (tier<br />

1 ratio); il patrimonio di base al netto degli strumenti ibridi di capitale (core tier 1) per il coefficiente<br />

relativo al core tier 1 (core tier 1 ratio).<br />

Per indicazioni più dettagliate sulla definizione di patrimonio di vigilanza e sui metodi di calcolo<br />

delle attività ponderate per il rischio si vedano anche le “Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni<br />

sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali” (Circolare <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia n. 155 del 18<br />

dicembre 1991), disponibili sul sito internet dell’Istituto.<br />

Tavv. a17.1-a17.2 (cfr. la nota alla Tav. 17.1)<br />

Tav. a17.3<br />

tassi di interesse bancari sui depositi<br />

I tassi di interesse sono rilevati secondo criteri armonizzati stabiliti dall’Eurosistema e sono tratti<br />

da una rilevazione campionaria. Per dettagli sulla rilevazione sui tassi di interesse bancari cfr. la nota alla<br />

Fig. 14.5.<br />

Per i depositi in conto corrente e rimborsabili con preavviso, il concetto di nuove operazioni coincide<br />

con quello delle consistenze; i tassi relativi a tali categorie sono pertanto inclusi tra le consistenze.<br />

Il tasso medio sulle consistenze del totale dei depositi è calcolato come media ponderata dei tassi sui depositi<br />

in conto corrente, con durata prestabilita, rimborsabili con preavviso e sui pronti contro termine.<br />

I tassi di interesse sulle nuove operazioni per gli anni 2008, 2009, 2010 si riferiscono alle nuove<br />

operazioni effettuate nel mese di dicembre dell’anno corrispondente. I tassi di interesse sulle consistenze<br />

per gli anni 2008, 2009, 2010 si riferiscono ai saldi dei conti alla fine del mese di dicembre dell’anno<br />

corrispondente.<br />

Tav. a17.4 (cfr. la nota alla Tav. 17.1)<br />

Tav. a17.5<br />

Banche residenti in italia: titoli in portafoglio<br />

I dati si riferiscono alle banche residenti in Italia e alla Cassa depositi e prestiti spa. I dati non<br />

includono l’operatività delle filiali all’estero delle banche italiane.<br />

I dati, mensili e annuali, sono di fine periodo. Gli aggregati sono definiti in coerenza ai criteri<br />

armonizzati stabiliti dall’Eurosistema. In base alle definizioni contenute nella Matrice dei conti entrata<br />

in vigore con i dati riferiti a dicembre 2008 (Circolare <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia n. 272 del 30 luglio 2008), i<br />

titoli di proprietà quotati sono segnalati al fair value dell’ultimo giorno lavorativo del mese di riferimento<br />

<strong>della</strong> segnalazione; mentre gli altri titoli di proprietà sono indicati al valore contabile.<br />

La voce “totale altri titoli” include le quote dei fondi comuni monetari sottoscritti da banche.<br />

Da giugno 2010 i titoli in portafoglio includono i titoli, riacquistati dalla stessa banca, emessi a<br />

fronte di cartolarizzazioni di prestiti ceduti e non cancellati che in precedenza venivano solo in parte<br />

conteggiati nella serie (cfr. la nota alla Tav. 17.1). Le obbligazioni emesse da banche detenute nel portafoglio<br />

includono le obbligazioni con garanzia statale ai sensi del decreto legge 6 dicembre <strong>2011</strong>, n.201.<br />

Tav. a17.6<br />

Banche residenti in italia: situazione dei conti per categoria<br />

I dati si riferiscono alle banche residenti in Italia e alla Cassa depositi e prestiti spa, compresa tra<br />

le banche sotto forma di società per azioni. I dati non includono l’operatività delle filiali all’estero delle<br />

banche italiane.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

223


224<br />

La classificazione per categorie prevede lo spostamento di banche tra gruppi istituzionali nel caso<br />

di modifica <strong>della</strong> loro forma societaria .<br />

La definizione degli aggregati rispecchia i criteri armonizzati stabiliti dall’Eurosistema. I prestiti e<br />

i depositi con residenti non includono l’operatività con la <strong>Banca</strong> d’Italia e i fondi comuni monetari. I<br />

titoli includono le quote dei fondi comuni monetari sottoscritti da banche. La voce “attività sull’estero”<br />

include prestiti, titoli in portafoglio, azioni e partecipazioni con tutti i settori residenti negli altri paesi<br />

dell’area dell’euro e nel resto del mondo. La voce “passività sull’estero” include tutte le forme di deposito<br />

di tutti i settori residenti negli altri paesi dell’area dell’euro e nel resto del mondo. Per la definizione delle<br />

altre voci cfr. le note alla Tav. 17.1.<br />

Gli aggregati <strong>della</strong> presente tavola risentono delle discontinuità illustrate nella nota alla Tav. 17.1;<br />

in particolare, per quelle registrate nel 2010 dovute al Regolamento BCE 2008/32 e ad alcune modifiche<br />

nelle segnalazioni statistiche di vigilanza, si fornisce l’impatto sulle principali voci interessate (valori in<br />

milioni di euro).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Banche sotto<br />

forma di spa<br />

Banche<br />

popolari<br />

Banche<br />

di credito<br />

cooperativo<br />

Filiali<br />

di banche estere<br />

Prestiti 53.989 3.201 1.725 6.946<br />

Titoli in portafoglio 70.659 4.581 1.147 4.711<br />

Depositi con durata prestabilita oltre<br />

i due anni 124.648 7.782 2.872 11.657<br />

Tav. a17.7<br />

Banche residenti in italia: situazione dei conti per gruppi dimensionali<br />

Le informazioni si riferiscono alle banche residenti in Italia e alla Cassa depositi e prestiti spa inclusa<br />

tra le banche maggiori. I dati non includono l’operatività delle filiali all’estero delle banche italiane.<br />

Le tavole si basano sulla classificazione dimensionale delle banche introdotta nella <strong>Relazione</strong><br />

sull’anno 2006. La graduatoria è stata stilata prendendo come aggregato di riferimento, per ciascuna<br />

banca, una media ponderata dei fondi intermediati di cinque trimestri. Eventuali operazioni di fusione<br />

o incorporazione che interessano le banche appartenenti a un gruppo influenzano i dati relativi a<br />

quel gruppo. Per la numerosità delle singole classi, cfr. nel Glossario la voce: Banche.<br />

Per le definizioni delle voci <strong>della</strong> situazione dei conti cfr. la nota metodologica alla Tav. a17.6.<br />

Gli aggregati <strong>della</strong> presente tavola risentono delle discontinuità illustrate nella nota alla Tav. 17.1;<br />

in particolare, per quelle registrate nel 2010 dovute al Regolamento BCE 2008/32 e ad alcune modifiche<br />

nelle segnalazioni statistiche di vigilanza, si fornisce l’impatto sulle principali voci interessate (valori in<br />

milioni di euro).<br />

Banche<br />

maggiori<br />

Banche<br />

grandi<br />

Banche<br />

medie<br />

Banche<br />

piccole<br />

Banche<br />

minori<br />

Prestiti 21.745 5.328 23.751 13.377 1.660<br />

Titoli in portafoglio 28.318 2.617 37.056 11.954 1.153<br />

Depositi con durata prestabilita<br />

oltre i due anni 50.063 7.945 60.807 25.331 2.813<br />

Tav. a17.9 (cfr. la nota alla Fig. 17.4)<br />

Tav. a17.10<br />

esposizione consolidata delle banche e dei gruppi bancari italiani verso non residenti<br />

I dati sono elaborati secondo la metodologia definita dalla BRI per la redazione delle International<br />

Consolidated Banking Statistics (www.bis.org/statistics/intfinstatsguide.pdf) e si riferiscono all’aggregato<br />

BANCA D’ITALIA


dei foreign claims, definiti come somma delle esposizioni <strong>della</strong> capogruppo e delle filiali e filiazioni estere<br />

verso soggetti non residenti nella nazione di insediamento <strong>della</strong> capogruppo. Le esposizioni sono calcolate<br />

con riferimento al “debitore ultimo”, al netto delle operazioni di trasferimento del rischio.<br />

La quota sulle esposizioni estere è calcolata in percentuale del totale dei foreign claims riportati dalle<br />

banche segnalanti alla BRI, escluse le esposizioni domestiche.<br />

La distribuzione per area geopolitica dei paesi verso cui sono presenti esposizioni delle banche<br />

italiane è la seguente:<br />

Paesi appartenenti all’area dell’euro:<br />

– Austria, Belgio, Cipro, Estonia (dal <strong>2011</strong>), Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda,<br />

Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna;<br />

Altri paesi industriali:<br />

– Andorra, Australia, Canada, Danimarca, Giappone, Isole Faeroer, Islanda, Liechtenstein,<br />

Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, San Marino, Svezia, Svizzera, Stati Uniti, Vaticano;<br />

Paesi in via di sviluppo:<br />

– Europa: Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Estonia (fino a dicembre 2010),<br />

Kosovo, Lettonia, Lituania, Macedonia, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Romania,<br />

Serbia, Turchia, Ungheria;<br />

– paesi dell’ex URSS: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan,<br />

Moldavia, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan;<br />

– Africa e Medio Oriente: Algeria, Angola, Arabia Saudita, Benin, Botswana, Burkina Faso,<br />

Burundi, Camerun, Capo Verde, Ciad, Costa d’avorio, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Eritrea,<br />

Etiopia, Gabon, Gambia, Ghana, Gibuti, Giordania, Guinea, Guinea Bissau, Guinea<br />

Equatoriale, Iran, Iraq, Israele, Kenya, Kuwait, Lesotho, Liberia, Libia, Madagascar, Malawi,<br />

Mali, Marocco, Mauritania, Mozambico, Namibia, Niger, Nigeria, Oman, Palestina (terr. aut.),<br />

Qatar, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del Congo,<br />

Repubblica Sudafricana, Rwanda, São Tomé e Prìncipe, Senegal, Seychelles, Sierra Leone, Siria,<br />

Somalia, Sudan, Swaziland, Tanzania, Togo, Tunisia, Uganda, Yemen, Zambia, Zimbabwe;<br />

– Asia e Pacifico: Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Brunei, Cambogia, Cina, Corea del Nord,<br />

Corea del Sud, Filippine, India, Indonesia, Isole Fiji, Isole Marshall, Isole Salomone, Laos,<br />

Malaysia, Maldive, Mongolia, Myanmar, Nepal, Nuova Caledonia, Pakistan, Papua Nuova<br />

Guinea, Polinesia Francese, Sri Lanka, Taiwan, Territori britannici oltremare, Thailandia,<br />

Tonga, Vietnam;<br />

– Centro e Sud America: Argentina, Belize, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costarica, Cuba,<br />

Dominica, Ecuador, Giamaica, Grenada, Guatemala, Guyana, Haiti, Honduras, Messico,<br />

Nicaragua, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine,<br />

Salvador, Suriname, Trinidad e Tobago, Turks e Caicos, Uruguay, Venezuela;<br />

– Centri offshore: Anguilla, Antigua e Barbuda, Antille Olandesi (fino a dicembre 2010),<br />

Aruba, Bahama, Bahrein, Barbados, Bermuda, Curaçao (dal <strong>2011</strong>), Cayman, Gibilterra,<br />

Guernsey, Hong Kong, Isola di Man, Isola Maurizio, Isole Vergini britanniche, Jersey,<br />

Libano, Macao, Montserrat, Panama, Saint Kitts e Nevis, Samoa, Singapore, Sint Maarten<br />

– parte olandese (dal <strong>2011</strong>), Vanuatu.<br />

Tavv. a17.11-a17.13<br />

conti economici delle banche<br />

I dati pubblicati in queste tavole si riferiscono all’intero sistema creditizio italiano. Sono escluse le<br />

filiali di banche italiane operanti all’estero.<br />

Nella tavola a17.11, con l’eccezione delle informazioni riportate per memoria, i dati sono ottenuti<br />

considerando soltanto le banche per le quali le informazioni di conto economico sono disponibili sia per<br />

l’anno di riferimento sia per quello precedente. Le variazioni percentuali degli aggregati nei quali confluiscono<br />

i dividendi per partecipazioni in banche sono state corrette escludendo l’ammontare cor rispondente<br />

per l’anno stesso e per quello precedente. Tale correzione non è stata apportata alla variazione delle imposte<br />

e dell’utile netto. Gli aggregati riportati nelle tavole costituiscono una riclassificazione dello schema di<br />

bilancio previsto dalla Circolare n. 262 <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia; il raccordo con le voci del bilancio bancario è<br />

illustrato nello schema seguente.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

225


226<br />

Schema di raccordo tra le voci delle tavole a17.11-a17.12 e il bilancio bancario<br />

Nome aggregato Voci dello schema di bilancio civilistico<br />

Interessi attivi 10. Interessi attivi e proventi assimilati +<br />

(esclusa la componente “differenziali positivi relativi alle operazioni di copertura”)<br />

280. Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte +<br />

(per la sola componente relativa agli “interessi attivi” al lordo delle imposte)<br />

Interessi passivi 20. Interessi passivi e oneri assimilati +<br />

(esclusa la componente “differenziali negativi relativi alle operazioni di copertura”)<br />

280. Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte +<br />

(per la sola componente relativa agli “interessi passivi” al lordo delle imposte)<br />

Saldo contratti derivati<br />

di copertura<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

10. Interessi attivi e proventi assimilati +<br />

(per la sola componente “differenziali positivi relativi alle operazioni di copertura”)<br />

20. Interessi passivi e oneri assimilati -<br />

(per la sola componente “differenziali negativi relativi alle operazioni di<br />

copertura”)<br />

Margine di interesse 30. Margine di interesse +<br />

280. Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte +<br />

(per la sola componente relativa agli “interessi attivi e passivi” al lordo delle<br />

imposte)<br />

Altri ricavi netti 60. Commissioni nette +<br />

280. Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte +<br />

(per la sola componente relativa alle “commissioni nette” al lordo delle imposte)<br />

70. Dividendi e proventi simili +<br />

80. Risultato netto dell’attività di negoziazione +<br />

90. Risultato netto dell’attività di copertura +<br />

100. Utili/perdite da cessione/riacquisto +<br />

110. Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value +<br />

190. Altri oneri/proventi di gestione +<br />

(per la sola componente “Altri proventi”, escluse le poste “fitti e canoni attivi”<br />

e “recuperi di spese per dipendenti propri distaccati c/o terzi”)<br />

280. Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte +<br />

(per la sola componente relativa agli “altri proventi” al lordo delle imposte)<br />

Negoziazione<br />

e valutazione<br />

al fair value<br />

80. Risultato netto dell’attività di negoziazione +<br />

90. Risultato netto dell’attività di copertura +<br />

100. Utili/perdite da cessione/riacquisto +<br />

110. Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value +<br />

Servizi 60. Commissioni nette +<br />

280. Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte +<br />

(per la sola componente relativa alle “commissioni nette” al lordo delle imposte)<br />

Dividendi e proventi<br />

assimilati<br />

70. Dividendi e proventi simili<br />

Costi operativi 150. Spese amministrative +<br />

170. Rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali +<br />

(per la sola componente “ammortamento”)<br />

180. Rettifiche/riprese di valore nette su attività immateriali +<br />

(per la sola componente “ammortamento”)<br />

280. Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte +<br />

(per la sola componente relativa agli “altri oneri” al lordo delle imposte)<br />

190. Altri oneri/proventi di gestione +<br />

(per la sola componente “Altri oneri”)<br />

190. Altri oneri/proventi di gestione -<br />

(per la componente “Altri proventi”, le poste “fitti e canoni attivi”e “recuperi di<br />

spese per dipendenti propri distaccati c/o terzi”)<br />

Costi per il personale<br />

bancario<br />

150. a) Spese amministrative: spese per il personale +<br />

150. a) Spese amministrative: spese per il personale -<br />

(per la sola componente relativa al “personale esattoriale”)<br />

190. Altri oneri/proventi di gestione -<br />

(per la sola componente “Altri proventi”, la posta “recuperi di spese per dipendenti<br />

propri distaccati c/o terzi”)<br />

BANCA D’ITALIA


Schema di raccordo tra le voci delle tavole a17.11-a17.12 e il bilancio bancario<br />

Nome aggregato Voci dello schema di bilancio civilistico<br />

Rettifiche<br />

e riprese di valore<br />

e accantonamenti<br />

130. Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti e attività finanziarie +<br />

160. Accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri +<br />

170. Rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali +<br />

(esclusa la componente “ammortamento”)<br />

180. Rettifiche/riprese di valore nette su attività immateriali +<br />

(esclusa la componente “ammortamento”)<br />

220. Risultato netto <strong>della</strong> valutazione al fair value delle attività materiali e immateriali +<br />

230. Rettifiche di valore dell’avviamento +<br />

280. Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte<br />

(per le sole componenti relativa alle “svalutazioni e rivalutazioni” al lordo delle<br />

imposte)<br />

Su crediti 130. Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti e attività finanziarie<br />

(per la sola componente relativa ai “finanziamenti”)<br />

Proventi straordinari 210. Utile (perdita) delle partecipazioni +<br />

240. Utile (perdita) da cessione di investimenti +<br />

280. Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte +<br />

(per le sole componenti relativa alle “utili e perdite da realizzo” al lordo delle imposte)<br />

Imposte 260. Imposte sul reddito d’esercizio dell’operatività corrente +<br />

280. Utile (perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte<br />

(per la sola componente relativa alle “imposte”)<br />

+<br />

Nel calcolo del costo unitario del personale bancario sono esclusi gli oneri straordinari sostenuti per<br />

incentivare l’interruzione anticipata del rapporto di lavoro, i compensi degli amministratori e le spese per<br />

il personale collocato a riposo.<br />

Le poste di bilancio a cui sono rapportate le voci dei conti economici vengono calcolate come<br />

media di tredici dati mensili, attribuendo peso 1 al mese di dicembre dell’anno di riferimento e a quello<br />

dell’anno precedente e peso 2 ai mesi interme di; se l’informazione è basata su dati trimestrali, la media è<br />

calcolata su 5 trimestri, attribuendo peso 1 all’ultimo trimestre dell’anno e a quello dell’anno precedente<br />

e peso 2 ai trimestri intermedi.<br />

I dati <strong>della</strong> tavola a17.12 escludono le banche per le quali non sono disponibili nell’anno le informazioni<br />

di conto economico. La somma degli interessi attivi ripartiti per controparte differisce dal totale<br />

degli interessi attivi in quanto non include quelli generati da derivati pluriflusso, da derivati connessi con<br />

la fair value option e, fino al 2008, quelli generati da attività cedute e non cancellate che non sono oggetto<br />

di operazioni di pronto contro termine. Analoghe differenze sussistono tra la somma degli interessi<br />

passivi ripartiti per controparte e il totale degli interessi passivi. La classificazione per categorie prevede<br />

che, nel caso di modifica <strong>della</strong> forma societaria, le banche vengano riattribuite tra i gruppi istituzionali.<br />

Tav. a17.13<br />

Banche residenti in italia: formazione del margine di interesse<br />

I dati escludono le banche che non hanno segnalato nell’anno le informazioni di conto economico<br />

e le filiali di banche estere comunitarie, per le quali non sono disponibili dati di bilancio coerenti con le<br />

ripartizioni per controparte degli interessi attivi e passivi.<br />

Le poste di bilancio a cui sono rapportate le voci dei conti economici vengono calcolate come<br />

media su 3 semestri, attribuendo peso 1 all’ultimo semestre dell’anno e a quello dell’anno precedente e<br />

peso 2 al semestre intermedio. I fondi fruttiferi sono calcolati come somma dei depositi presso la <strong>Banca</strong><br />

d’Italia, dei finanziamenti sull’interno, dei titoli (escluse le azioni), dei rapporti attivi con istituzioni<br />

creditizie e delle attività verso non residenti.<br />

La somma degli interessi attivi ripartiti per controparte differisce dal totale degli interessi attivi in<br />

quanto non include quelli generati da derivati pluriflusso, da derivati connessi con la fair value option<br />

e, fino al 2008, quelli generati da attività cedute e non cancellate che non sono oggetto di operazioni di<br />

pronto contro termine. Analoghe differenze sussistono tra la somma degli interessi passivi ripartiti per<br />

controparte e il totale degli interessi passivi.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

227


228<br />

Tav. a17.14 (cfr. la nota alla Tav. 17.4)<br />

Tav. a17.15<br />

Gruppi bancari: stato patrimoniale<br />

I dati relativi ai gruppi bancari sono tratti dalle segnalazioni di vigilanza su base consolidata; essi<br />

sono ripartiti in tre classi con riferimento alla loro natura e al paese di residenza dei soggetti controllati:<br />

sottosistema creditizio residente (comprese le case madri italiane), sottosistema finanziario residente e<br />

sottosistema estero (comprese le filiali estere delle banche residenti).<br />

Tavv. a17.20-a17.24<br />

società finanziarie dell’elenco speciale di cui all’art. 107 del tuB: redditività, rischi e adeguatezza<br />

patrimoniale<br />

Tutti i dati sono desunti dalle segnalazioni di vigilanza trasmesse dalle società finanziarie iscritte<br />

nell’elenco speciale.<br />

Per neutralizzare la discontinuità nelle serie storiche dei dati indotta dalle numerose iscrizioni<br />

e cancellazioni in corso d’anno, nelle tavole a17.21, a17.22 e a17.24 è stato utilizzato un campione<br />

costante di società finanziarie che hanno trasmesso le segnalazioni alla fine di entrambi gli esercizi<br />

2010 e <strong>2011</strong>.<br />

I dati <strong>della</strong> tavola a17.23 sono desunti dalle segnalazioni trasmesse alla fine di ciascun esercizio da<br />

tutte le società a ciascuna data. Le grandezze dell’attivo, del passivo e dei crediti di firma sono espresse a<br />

valori “netti” (di presumibile realizzo). I dati settorizzati per area geografica e settore di attività economica<br />

sono basati su valori “lordi” (incluse eventuali svalutazioni).<br />

18. l’attività DeGli investitOri istituziOnali<br />

Tav. a18.1-a18.2<br />

fondi comuni mobiliari armonizzati di diritto italiano<br />

I dati si riferiscono a fondi comuni e SICAV armonizzati. Non includono i fondi chiusi. I dati<br />

sulle azioni includono le quote di fondi comuni. La differenza tra patrimonio netto e portafoglio totale<br />

è costituita da altre attività nette (principalmente liquidità). L’eventuale mancata quadratura dell’ultima<br />

cifra è dovuta agli arrotondamenti.<br />

Tavv. a18.4-a18.5<br />

attività di gestione patrimoniale<br />

Per ciascuna tipologia di intermediario considerata, i dati si riferiscono alle sole gestioni proprie<br />

su base individuale. Le “altre attività finanziarie” sono costituite prevalentemente da strumenti derivati,<br />

diritti e warrant. I dati sulla raccolta includono le acquisizioni e le cessioni di attività di gestione patrimoniale<br />

tra intermediari. L’eventuale mancata quadratura dell’ultima cifra è dovuta agli arrotondamenti.<br />

20. le infrastrutture Del sistema Dei PaGamenti all’inGrOssO<br />

e Dei mercati mOnetariO e finanziariO<br />

Tavv. 20.1, a20.3, a21.7<br />

flussi trattati nei sistemi di compensazione e regolamento<br />

I flussi lordi in compensazione sono costituiti dal totale delle partite a credito (o a debito) presentate<br />

dagli aderenti: ciascuna transazione, che nell’ambito <strong>della</strong> compensazione figura sia a carico del<br />

debitore sia a carico del creditore, è conteggiata una sola volta.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Il saldo multilaterale rappresenta lo sbilancio di ogni aderente nei confronti di tutti gli altri complessivamente<br />

considerati (Tavv. 20.1, a20.3, a21.7).<br />

I saldi multilaterali regolati in TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia (BI-Rel fino al 16 maggio 2008) riguardano<br />

solo i saldi debitori delle banche e delle Poste italiane spa (Tav. a20.3). Dal 1° luglio 2003 sono<br />

inclusi anche i saldi creditori.<br />

I flussi regolati in TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia (BI-Rel fino al 16 maggio 2008) (Tav. a20.3) riguardano:<br />

le operazioni di prelievo e di versamento di fondi; i giri e i pagamenti interbancari provenienti dalle procedure<br />

di scambio BIR e Boe (dal 23 giugno 1997 al maggio 2004), dalla procedura Gec (dal 26 gennaio<br />

1998 al maggio 2004) e dall’e-MID (dal 26 gennaio 1998); i pagamenti interni interbancari e per conto<br />

<strong>della</strong> clientela via SWIFT (dal 16 giugno 2003); a partire dall’8 dicembre 2003, i saldi multilaterali rivenienti<br />

dai due cicli di compensazione del sistema di regolamento dei titoli Express II; i pagamenti effettuati<br />

su base lorda nello stesso sistema Express II per le operazioni interbancarie in titoli concluse al di fuori dei<br />

mercati regolamentati, per le operazioni pronti contro termine di politica monetaria (fino al giugno 2010,<br />

data di avvio del pooling) e per alcune tipologie di operazioni negoziate sui mercati MOT e MTS; i flussi<br />

transfrontalieri regolati via TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia (BI-Rel fino al 16 maggio 2008), che comprendono i<br />

pagamenti in uscita e quelli in entrata e sono calcolati al netto delle operazioni concluse dalla <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

Le operazioni con la <strong>Banca</strong> d’Italia comprendono i pagamenti tra la <strong>Banca</strong> d’Italia e le banche commerciali<br />

(effettuati mediante la procedura BIR fino al maggio 2004) nelle forme del mandato informatico (fino a<br />

gennaio 2008) e <strong>della</strong> delega unica. Per evitare duplicazioni, nel calcolo dell’importo dei flussi, le operazioni<br />

interbancarie interne – che vengono rilevate a carico di entrambe le controparti – sono state conteggiate<br />

una sola volta; dai flussi totali sono esclusi i saldi a credito dei sistemi ancillari (fino al 30 giugno 2003).<br />

Tav. a20.1<br />

Partecipazione al sistema di regolamento lordo Bi-rel/tarGet2-<strong>Banca</strong> d’italia<br />

I partecipanti diretti sono i titolari di conto in TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia (BI-Rel fino al 16 maggio<br />

2008); essi accedono a tutte le funzionalità e possono inserire transazioni per conto proprio o per conto<br />

dei propri partecipanti indiretti. I partecipanti indiretti passivi non sono titolari di conto di gestione e<br />

si avvalgono di un partecipante diretto per il regolamento delle operazioni. I partecipanti indiretti attivi<br />

non sono titolari di conto di gestione, si avvalgono di un partecipante diretto per il regolamento delle<br />

operazioni ma, in base ad accordi bilaterali con il proprio diretto, sono autorizzati a inviare e ricevere<br />

pagamenti e hanno accesso a un numero limitato di funzionalità del sistema. Dal 19 maggio 2008, con<br />

la migrazione a TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia, viene meno la distinzione tra partecipanti indiretti attivi e<br />

passivi. I titolari di conto di anticipazione infragiornaliera sono i partecipanti diretti che dispongono di<br />

una linea di credito garantita da titoli, concessa dalla <strong>Banca</strong> d’Italia per agevolare il regolamento dei pagamenti.<br />

I conti accentrati, esterni al sistema di regolamento lordo, possono essere aperti da partecipanti<br />

indiretti e da altri operatori che non partecipano a TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia (BI-Rel fino al 16 maggio<br />

2008). Le banche con riserva indiretta sono quelle che adempiono agli obblighi di riserva avvalendosi di<br />

un’altra banca. La comovimentazione è il conferimento da parte di un operatore (comovimentato) <strong>della</strong><br />

facoltà di movimentare il proprio conto a un altro operatore (comovimentatore). Il comovimentatore<br />

deve essere un titolare di conto in TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia (BI-Rel fino al 16 maggio 2008) e il comovimentato<br />

un titolare di conto accentrato.<br />

Tav. a20.3 (cfr. la nota alla Tav. 20.1)<br />

21. i servizi Di PaGamentO al DettaGliO e il serviziO Di tesOreria statale<br />

Tav. 21.1<br />

commissioni applicate alla clientela sui principali servizi di pagamento<br />

I dati si riferiscono a un campione di enti segnalanti rappresentativi di circa l’80 per cento del<br />

sistema bancario e postale in termini di operazioni di pagamento e prelievo. Le commissioni unitarie<br />

sono calcolate come rapporto tra valore annuale dei ricavi da commissione e numero di operazioni per i<br />

diversi strumenti di pagamento. Sono considerati esclusivamente gli intermediari che segnalano ricavi da<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

229


230<br />

commissioni variabili su singoli strumenti; sono esclusi i canoni periodici o forfettari e le commissioni<br />

connesse con la gestione del conto corrente. I valori medi riportati nella tavola sono medie aritmetiche<br />

semplici; eventuali differenze tra le variazioni percentuali annue richiamate nel testo e quelle desumibili<br />

dalla tavola sono dovute ad arrotondamenti.<br />

Per i bonifici disposti con modalità tradizionali si fa riferimento a quelli effettuati presso lo sportello<br />

o con supporto cartaceo. Sono esclusi i bollettini di conto corrente postale. Tra i bonifici via internet<br />

non sono ricompresi quelli disposti attraverso canali telefonici o telematici alternativi.<br />

Le commissioni sugli addebiti diretti riguardano solo quelle applicate al cliente debitore. Le commissioni<br />

sulle disposizioni di incasso pre-autorizzate considerano invece solo quelle applicate al cliente creditore.<br />

Tra le operazioni di prelievo contante da ATM sono ricomprese sia quelle effettuate presso sportelli<br />

<strong>della</strong> stessa banca emittente sia quelle presso altri sportelli automatici.<br />

Le commissioni unitarie con carta POS considerano quelle applicate all’esercente commerciale<br />

convenzionato per l’accettazione di carte di debito, credito e prepagate. Sono esclusi i canoni fissi e le<br />

commissioni al titolare <strong>della</strong> carta.<br />

Tavv. 21.2, a21.8-a21.9<br />

centrale di allarme interbancaria: assegni revocati<br />

I dati sono tratti dalla Centrale di allarme interbancaria (CAI). Nell’archivio confluiscono le informazioni<br />

fornite dagli enti segnalanti sulle irregolarità nell’emissione di assegni bancari e postali e<br />

nell’utilizzo delle carte di pagamento. Le segnalazioni sono cancellate dall’archivio per scadenza del<br />

termine d’iscrizione o in conseguenza di errori di segnalazione.<br />

Gli importi si riferiscono al valore facciale dell’assegno. L’area geografica considerata è quella <strong>della</strong><br />

provincia di localizzazione del soggetto revocato (residenza nel caso di persone fisiche, sede legale nel<br />

caso di persone giuridiche).<br />

I totali comprendono anche le informazioni relative ai soggetti revocati aventi domicilio o sede<br />

legale all’estero e quindi non coincidono, di norma, con la somma dei valori relativi alle singole aree<br />

geografiche nazionali.<br />

L’ammontare degli assegni presenti nella CAI al 31.12.<strong>2011</strong> si riferisce agli assegni iscritti nell’archivio<br />

dall’1.7.<strong>2011</strong> in quanto la disciplina <strong>della</strong> CAI prevede che gli assegni revocati restino iscritti in<br />

archivio per sei mesi. L’importo degli assegni in CAI utilizzato per il raffronto con il PIL è relativo al<br />

totale degli assegni segnalati nel corso del <strong>2011</strong> nella CAI (circa 2,5 miliardi di euro).<br />

Tavv. a21.1-a21.2<br />

Diffusione degli strumenti di pagamento diversi dal contante: confronti internazionali. sportelli<br />

automatici e terminali POs<br />

I dati sono tratti dalle pubblicazioni statistiche <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale europea (Statistical Data<br />

Warehouse – Payments Statistics) e <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> dei regolamenti internazionali (Statistics on payment,<br />

clearing and settlement systems in the CPSS countries).<br />

Nella tavola a21.1 sono inclusi i servizi offerti dai differenti circuiti (sistema bancario, postale e altri<br />

operatori). In particolare per l’Italia:<br />

– gli “assegni” comprendono gli assegni bancari (esclusi quelli emessi per prelevare contante), circolari,<br />

su fondi a disposizione e postali;<br />

– i “bonifici” includono le operazioni bancarie <strong>della</strong> specie, i versamenti in conto corrente postale, i<br />

postagiro e i vaglia postali;<br />

– le “disposizioni di incasso” comprendono i pagamenti bancari <strong>della</strong> specie, le Riba, i Mav e gli effetti;<br />

– le “carte di debito e di credito” comprendono le operazioni effettuate in Italia e all’estero con<br />

carte di debito, con carte di credito bancarie e travel and entertainment e con moneta elettronica. Sono<br />

esclusi i pagamenti effettuati con carte emesse da istituzioni non finanziarie (fidelity card).<br />

Nella tavola a21.2 le operazioni su sportelli automatici includono i prelievi di contante. Il numero<br />

di ATM e POS è riferito all’intero sistema bancario e postale. Il numero dei POS considera le appa-<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


ecchiature automatiche di pertinenza del segnalante, comprese quelle gestite per il tramite di società<br />

esterne, collocate presso esercizi commerciali.<br />

Tav. a21.3<br />

Principali strumenti di pagamento alternativi al contante: composizione percentuale del numero<br />

dei pagamenti per settore di attività<br />

I dati sono riferiti al circuito bancario e postale. Dai bonifici sono esclusi quelli non eseguiti<br />

tramite conto corrente; dalle disposizioni di incasso sono escluse quelle regolate con modalità diverse<br />

dall’addebito in conto corrente e quelle insolute.<br />

Il settore “famiglie” riguarda le famiglie consumatrici, il settore “imprese” considera le società non<br />

finanziarie e le famiglie produttrici, il settore “altro” comprende la Pubblica amministrazione, gli istituti<br />

sociali e previdenziali, gli enti creditizi, le società finanziarie e assicurative.<br />

Tav. a21.4<br />

strumenti di pagamento diversi dal contante<br />

Gli assegni circolari comprendono gli assegni vidimati e gli assegni su fondi a disposizione (o di<br />

traenza), che permettono al beneficiario di incassare, mediante la sottoscrizione degli assegni stessi (per<br />

traenza e per quietanza), i fondi messi a sua disposizione da un terzo presso la banca.<br />

I bonifici includono i pagamenti tramite “bollettini postali”, i postagiro e i vaglia postali.<br />

Le disposizioni di incasso comprendono: le disposizioni eseguite mediante addebito pre-autorizzato<br />

dei conti; gli incassi di effetti e di ricevute bancarie cartacee ed elettroniche (Riba); i pagamenti<br />

mediante avviso (Mav).<br />

Si considerano disposizioni automatizzate di pagamento e di incasso quelle disposte da clientela<br />

mediante supporti magnetici o via rete.<br />

Le operazioni di pagamento su POS comprendono quelle effettuate con carte di credito, debito e<br />

prepagate.<br />

Tav. a21.5<br />

carte di pagamento: diffusione e operatività<br />

I dati sulle carte di pagamento sono riferiti alle banche, all’operatore postale, agli Istituti di pagamento<br />

e agli Istituti di moneta elettronica autorizzati in Italia. Sono esclusi i pagamenti effettuati con<br />

carte a spendibilità limitata (ad es. fidelity card). Per carte attive si intendono quelle utilizzate almeno<br />

una volta nell’anno.<br />

Tav. a21.6<br />

Operazioni di approvvigionamento di contante<br />

Sono riportati i numeri e gli importi delle operazioni di approvvigionamento di contante da conti<br />

bancari e postali. Le operazioni sono effettuate presso sportelli automatici (ad es. ATM) o presso gli<br />

sportelli tradizionali.<br />

Le operazioni presso sportelli tradizionali includono quelle effettuate con assegni o con altri strumenti<br />

(ad es. ordinativi, bonifici interni).<br />

Nel caso dei prelievi da sportelli automatici, gli strumenti utilizzati sono le carte di pagamento (per<br />

la descrizione in merito al contenuto delle voci si rimanda alla nota alla tavola a21.5).<br />

Tav. a21.7 (cfr. capitolo 20, la nota alla Tav. 20.1)<br />

Tavv. a21.8-a21.9 (cfr. la nota alla Tav. 21.2)<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

231


232<br />

PrinciPali PrOvveDimenti in materia ecOnOmica<br />

indice analitico<br />

(i provvedimenti sono classificati per argomento; i numeri fanno riferimento all’indice cronologico)<br />

adeguatezza patrimoniale<br />

n. 167<br />

affidamenti e sconfinamenti<br />

nn. 174, 185<br />

agenti in attività finanziarie<br />

n. 17<br />

agenzie di rating<br />

n. 84<br />

amministrazione digitale<br />

nn. 104, 162, 175<br />

antiriciclaggio<br />

nn. 60, 108<br />

assetti proprietari<br />

nn. 56, 130<br />

attività e servizi di investimento<br />

nn. 25, 45, 58<br />

attività finanziarie<br />

n. 108<br />

attività per imposte anticipate<br />

n. 157<br />

<strong>Banca</strong> depositaria di Oicr<br />

nn. 25, 144<br />

Banche e altri intermediari<br />

nn. 56, 130<br />

Banche<br />

nn. 9, 17, 64, 93, 97, 156, 157<br />

circolazione monetaria<br />

nn. 23, 26, 29, 31, 101, 148, 157<br />

compagnie di assicurazione<br />

nn. 160, 173<br />

condizioni contrattuali<br />

nn. 17, 117, 127, 174, 185<br />

confidi<br />

n. 17<br />

contabilità di stato<br />

nn. 5, 24, 88, 105, 114, 124, 129, 143, 148, 157, 160, 173, 179, 181, 182<br />

conto di Disponibilità del tesoro per il servizio di tesoreria<br />

nn. 18, 43, 88, 132<br />

contratti bancari e finanziari<br />

n. 93<br />

contributi sociali<br />

nn. 6, 13, 21, 61, 62, 67, 68, 69, 70, 71, 94, 100, 117, 124, 127, 129, 143, 148, 157, 162, 175<br />

crD 3<br />

n. 97<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Decreto “cresci italia”<br />

nn. 160, 173<br />

Decreto “salva italia”<br />

nn. 148, 157<br />

Diritto fallimentare<br />

n. 161<br />

Diritto societario<br />

n. 173<br />

Disposizioni prudenziali<br />

nn. 97, 131, 144<br />

Disposizioni segnaletiche<br />

nn. 97, 131<br />

Distribuzione degli utili<br />

n. 167<br />

enti previdenziali<br />

n. 148<br />

finanza decentrata<br />

nn. 76, 90, 91, 92, 100, 103, 106, 109, 116, 119, 120, 122, 124, 129, 134, 136, 137, 143, 148, 157, 158, 160, 164, 166,<br />

168, 172, 173, 178, 180<br />

finanza pubblica<br />

nn. 92, 124, 127, 129, 148, 157<br />

finanziamento del terrorismo<br />

nn. 60, 108<br />

fondi comuni<br />

n. 183<br />

fondi immobiliari<br />

n. 183<br />

fondi pensione<br />

nn. 124, 129, 144, 148, 157, 183<br />

fondi riservati<br />

n. 183<br />

Gestione collettiva del risparmio<br />

nn. 80, 177, 183<br />

Gestione degli esposti<br />

n. 17<br />

Giustizia civile<br />

nn. 124, 129, 134, 137, 173<br />

Golden share<br />

n. 184<br />

Governo societario<br />

n. 64<br />

imposte dirette (ires)<br />

nn. 72, 73, 124, 129, 134, 137, 143, 148, 157, 160, 173<br />

imposte dirette (irpef)<br />

nn. 67, 69, 91, 92, 100, 124, 129, 134, 137, 143, 145, 146, 148, 157<br />

imposte dirette<br />

nn. 4, 7, 11, 14, 22, 27, 35, 42, 47, 50, 51, 52, 61, 67, 68, 69, 70, 72, 73, 91, 92, 100, 103, 106, 117, 124, 127, 129, 134,<br />

137, 143, 145, 146, 148, 151, 152, 153, 157, 158, 160, 162, 164, 165, 166, 169, 173, 175, 180<br />

imposte indirette (imposte di fabbricazione)<br />

nn. 111, 113, 118, 134, 137, 143, 148, 157<br />

imposte indirette (iraP)<br />

nn. 124, 129, 148, 157<br />

imposte indirette (iva)<br />

nn. 124, 129, 134, 137, 148, 156, 157, 158, 160, 164, 166, 173, 180<br />

imposte indirette<br />

nn. 111, 113, 118, 124, 129, 134, 137, 143, 156, 157, 158, 160, 164, 166, 173, 180<br />

imprenditoria femminile<br />

nn. 16, 34<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

233


234<br />

imprese di investimento<br />

nn. 25, 45, 58, 97, 156<br />

intermediari finanziari non bancari<br />

nn. 17, 93, 108<br />

legge comunitaria<br />

nn. 156, 156<br />

legge di stabilità<br />

nn. 100, 143<br />

legge finanziaria<br />

nn. 6, 42, 52, 55, 61, 87<br />

liberalizzazioni<br />

nn. 160, 173<br />

mediatori creditizi<br />

n. 17<br />

mercati finanziari<br />

nn. 25, 45, 57, 63, 77, 86, 102, 170<br />

mercati<br />

n. 45<br />

mercato del lavoro<br />

nn. 2, 13, 72, 73, 74, 75, 100, 103, 106, 137, 138, 143, 157<br />

mifiD<br />

n. 45<br />

misure per concorrenza, lo sviluppo e la competitività<br />

nn. 160, 173<br />

normativa contabile del seBc<br />

nn. 31, 79, 95, 98, 99, 101, 141<br />

norme per il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

nn. 1, 3, 4, 7, 8, 11, 12, 14, 15, 18, 23, 26, 27, 29, 31, 35, 42, 43, 47, 50, 51, 52, 54, 60, 79, 85, 88, 91, 92, 95, 98, 99,<br />

101, 103, 106, 129, 132, 141, 148, 157<br />

Oicr<br />

n. 183<br />

Operatori professionali in oro<br />

n. 17<br />

Operazioni di politica monetaria<br />

nn. 107, 112, 121, 123, 125, 133, 135, 139, 140, 141, 147, 150, 154, 155, 163<br />

Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari<br />

nn. 80, 177<br />

Organizzazione, procedure e controlli interni<br />

n. 108<br />

Partecipazioni detenibili<br />

n. 144<br />

Pensioni<br />

nn. 21, 55, 62, 91, 92, 96, 124, 129, 134, 137, 148, 157, 158, 159, 164<br />

Politiche di investimento<br />

n. 148<br />

Politiche di remunerazione<br />

nn. 25, 58, 131, 156, 167<br />

Portabilità dei mutui<br />

nn. 117, 127<br />

Prestazioni sociali<br />

nn. 62, 72, 73, 74, 75, 78, 81, 87, 91, 92, 100, 103, 106, 124, 129, 143, 148, 157, 158, 162, 164, 175<br />

Prezzi al consumo<br />

nn. 134, 137, 160, 173<br />

Pubblico impiego<br />

nn. 55, 68, 70, 91, 92, 103, 106, 124, 129, 134, 137, 143, 158, 164<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


eddito monetario<br />

nn. 98, 99<br />

requisiti patrimoniali<br />

n. 97<br />

riforma degli intermediari finanziari<br />

n. 93<br />

rischio di liquidità<br />

n. 167<br />

rischio di mercato<br />

n. 97<br />

risparmio gestito<br />

n. 25<br />

sanità<br />

nn. 87, 91, 92, 100, 103, 106, 110, 124, 129, 158, 160, 164, 173<br />

semplificazione amministrativa<br />

nn. 162, 175<br />

servizio di tesoreria<br />

nn. 5, 24, 88, 160, 173<br />

sGr<br />

n. 183<br />

sicav<br />

n. 183<br />

sistema dei pagamenti<br />

nn. 10, 17, 32, 33, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 44, 46, 48, 49, 53, 59, 60, 65, 66, 77, 82, 83, 89, 171, 176<br />

sistemi multilaterali di negoziazione<br />

n. 45<br />

sistemi organizzati di negoziazione<br />

n. 45<br />

spesa pubblica<br />

nn. 100, 105<br />

statuto <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

n. 54<br />

sviluppo<br />

nn. 162, 175<br />

tassi di interesse ufficiali<br />

nn. 115, 126, 142, 149<br />

tassi di interesse<br />

nn. 19, 20, 30<br />

testo unico bancario<br />

nn. 17, 156<br />

testo unico <strong>della</strong> finanza<br />

nn. 25, 128, 156<br />

trasparenza<br />

nn. 17, 117, 127<br />

tutela del consumatore<br />

nn. 117, 127<br />

ucits 4<br />

nn. 80, 177<br />

ufficio italiano dei cambi<br />

n. 60<br />

vigilanza regolamentare<br />

n. 131<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

235


236<br />

PrinciPali PrOvveDimenti in materia ecOnOmica<br />

indice cronologico<br />

(per ogni provvedimento si fa rinvio alla sezione di pertinenza)<br />

1) - rD 28.4.1910, n. 204 (G.U. 27.5.1910, n. 123)<br />

Testo unico di legge sugli Istituti d’emissione e sulla circolazione pei biglietti di <strong>Banca</strong>.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

<strong>Relazione</strong> sulla gestione<br />

2) - l. 20.5.1970, n. 300 (G.U. 27.5.1970, n. 131)<br />

Norme sulla tutela <strong>della</strong> libertà e dignità dei lavoratori, <strong>della</strong> libertà sindacale e dell’attività sindacale,<br />

nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: Il mercato del lavoro<br />

La regolamentazione del mercato del lavoro<br />

3) - l. 29.5.1982, n. 297 (G.U. 31.5.1982, n. 147)<br />

Disciplina del trattamento di fine rapporto e norme in materia pensionistica.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

4) - l. 19.3.1983, n. 72 (G.U. 23.3.1983, n. 80)<br />

Rivalutazione monetaria dei beni e del capitale delle imprese; disposizioni in materia d’imposta locale<br />

sui redditi concernenti le piccole imprese; norme relative alle banche popolari, alle società per azioni<br />

e alle cooperative, nonché disposizioni in materia di trattamento tributario dei conti interbancari.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

5) - l. 29.10.1984, n. 720 (G.U. 29.10.1984, n. 298)<br />

Istituzione del sistema di tesoreria unica per enti ed organismi pubblici.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici<br />

6) - l. 28.2.1986, n. 41 (Suppl. ord. G.U. 28.2.1986, n. 49)<br />

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 1986).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


l’economia italiana<br />

Appendice: Contributi sociali<br />

7) - DPr 22.12.1986, n. 917 (Suppl. ord. G.U. 31.12.1986, n. 302)<br />

Approvazione del testo unico delle imposte sui redditi.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

8) - l. 26.3.1990, n. 69 (G.U. 4.4.1990, n. 79)<br />

Delega al Governo per l’attuazione di direttive comunitarie in materia societaria.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

9) - D.lgs. 20.11.1990, n. 356 (Suppl. ord. G.U. 3.12.1990, n. 282)<br />

Disposizioni per la ristrutturazione e per la disciplina del gruppo creditizio.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

10) - l. 15.12.1990, n. 386 (G.U. 20.12.1990, n. 296)<br />

Nuova disciplina sanzionatoria degli assegni bancari.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Centrale di allarme interbancaria (CAI)<br />

11) - l. 29.12.1990, n. 408 (G.U. 31.12.1990, n. 303)<br />

Disposizioni tributarie in materia di rivalutazione di beni delle imprese e di smobilizzo di riserve<br />

e fondi in sospensione d’imposta, nonché disposizioni di razionalizzazione e semplificazione.<br />

Deleghe al Governo per la revisione del trattamento tributario <strong>della</strong> famiglia e delle rendite finanziarie<br />

e per la revisione delle agevolazioni tributarie.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

12) - D.lgs. 9.4.1991, n. 127 (Suppl. ord. G.U. 17.4.1991, n. 90)<br />

Attuazione delle direttive CEE 78/660 e 83/349 in materia societaria, relative ai conti annuali e<br />

consolidati, ai sensi dell’art. 1, comma 1, <strong>della</strong> L. 26.3.1990, n. 69.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

13) - l. 23.7.1991, n. 223 (Suppl. ord. G.U. 27.7.1991, n. 175)<br />

Norme in materia di cassa integrazione, mobilità, trattamenti di disoccupazione, attuazione di direttive<br />

<strong>della</strong> Comunità europea, avviamento al lavoro ed altre disposizioni in materia di mercato del lavoro.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Prestazioni di protezione sociale<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

237


238<br />

14) - l. 30.12.1991, n. 413 (Suppl. ord. G.U. 31.12.1991, n. 305)<br />

Disposizioni per ampliare le basi imponibili, per razionalizzare, facilitare e potenziare l’attività<br />

di accertamento; disposizioni per la rivalutazione obbligatoria dei beni immobili delle imprese,<br />

nonché per riformare il contenzioso e per la definizione agevolata dei rapporti tributari pendenti;<br />

delega al Presidente <strong>della</strong> Repubblica per la concessione di amnistia per reati tributari; istituzione<br />

dei centri di assistenza fiscale e del conto fiscale.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

15) - D.lgs. 27.1.1992, n. 87 (Suppl. ord. G.U. 14.2.1992, n. 37)<br />

Attuazione <strong>della</strong> direttiva CEE 86/635 relativa ai conti annuali e ai conti consolidati delle banche<br />

e degli altri istituti finanziari, e <strong>della</strong> direttiva CEE 89/117 relativa agli obblighi in materia di<br />

pubblicità dei documenti contabili delle succursali, stabilite in uno stato membro, di enti creditizi<br />

e istituti finanziari con sede sociale fuori di tale stato membro.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

16) - l. 25.2.1992, n. 215 (G.U. 7.3.1992, n. 56)<br />

Azioni positive per l’imprenditoria femminile.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: Il ruolo delle donne nell’economia italiana<br />

Le politiche<br />

17) - D.lgs. 1.9.1993, n. 385 (Suppl. ord. G.U. 30.9.1993, n. 230)<br />

Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: Il sistema finanziario<br />

Gli andamenti nell’anno<br />

La struttura del sistema finanziario<br />

L’attività delle banche e degli intermediari finanziari<br />

L’attività degli intermediari non bancari<br />

L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

L’attività di controllo sugli intermediari non bancari<br />

Trasparenza, rapporti tra intermediari e clienti ed educazione finanziaria<br />

Il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo<br />

L’attività sanzionatoria<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Provvedimento di attuazione dell’art. 146 del Testo unico bancario<br />

18) - l. 26.11.1993, n. 483 (G.U. 1.12.1993, n. 282)<br />

Disciplina del conto intrattenuto dal Tesoro presso la <strong>Banca</strong> d’Italia per il servizio di tesoreria e<br />

modifica <strong>della</strong> disciplina <strong>della</strong> riserva obbligatoria degli enti creditizi.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


19) - Deliberazione cicr 3.3.1994 (G.U. 11.3.1994, n. 58)<br />

Revisione del sistema di determinazione del tasso di riferimento per le operazioni di credito agevolato.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Appendice: Parametri utili alla determinazione dei tassi di interesse da applicare alle operazioni di<br />

credito agevolato<br />

20) - Dm 21.12.1994 (G.U. 30.12.1994, n. 304)<br />

Nuovi criteri per la determinazione dei tassi di riferimento da applicare alle operazioni di credito<br />

agevolato ai sensi di varie disposizioni legislative.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Appendice: Parametri utili alla determinazione dei tassi di interesse da applicare alle operazioni di<br />

credito agevolato<br />

21) - l. 8.8.1995, n. 335 (Suppl. ord. G.U. 16.8.1995, n. 190)<br />

Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Contributi sociali<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

22) - D.lgs. 1.4.1996, n. 239 (G.U. 3.5.1996, n. 102)<br />

Modificazioni al regime fiscale degli interessi, premi ed altri frutti delle obbligazioni e titoli similari,<br />

pubblici e privati.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

23) - l. 7.4.1997, n. 96 (G.U. 12.4.1997, n. 85)<br />

Norme in materia di circolazione monetaria.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

24) - D.lgs. 7.8.1997, n. 279 (Suppl. ord. G.U. 22.8.1997, n. 195)<br />

Individuazione delle unità previsionali di base del bilancio dello Stato, riordino del sistema di<br />

tesoreria unica e ristrutturazione del rendiconto generale dello Stato.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici<br />

25) - D.lgs. 24.2.1998, n. 58 (Suppl. ord. G.U. 26.3.1998, n. 71)<br />

Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, ai sensi degli artt. 8 e 21<br />

<strong>della</strong> L. 6.2.1996, n. 52.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: Il sistema finanziario<br />

La struttura del sistema finanziario<br />

L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

239


240<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Regolamento recante norme sull’individuazione delle caratteristiche delle negoziazioni<br />

all’ingrosso di strumenti finanziari e sulla disciplina delle negoziazioni all’ingrosso di<br />

titoli di Stato<br />

26) - D.lgs. 24.2.1998, n. 213 (Suppl. ord. G.U. 8.7.1998, n. 157)<br />

Disposizioni per l’introduzione dell’Euro nell’ordinamento nazionale, a norma dell’art. 1, comma<br />

1, <strong>della</strong> L. 17.12.1997, n. 433.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

27) - D.lgs. 10.3.1998, n. 43 (G.U. 14.3.1998, n. 61)<br />

Adeguamento dell’ordinamento nazionale alle disposizioni del trattato istitutivo <strong>della</strong> Comunità<br />

europea in materia di politica monetaria e di Sistema europeo delle banche centrali.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

Documentazione allegata al bilancio<br />

<strong>Relazione</strong> del Collegio sindacale<br />

28) - D.lgs. 31.3.1998, n. 114 (Suppl. ord. G.U. 24.4.1998, n. 95)<br />

Riforma <strong>della</strong> disciplina relativa al settore del commercio, a norma dell’art. 4, comma 4, <strong>della</strong> L.<br />

15.3.1997, n. 59.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Regolamentazione e concorrenza nel settore dei servizi<br />

29) - D.lgs. 24.6.1998, n. 213 (Suppl. ord. G.U. 8.7.1998, n. 157)<br />

Disposizioni per l’introduzione dell’EURO nell’ordinamento nazionale, a norma dell’art. 1, comma<br />

1, <strong>della</strong> L. 17.12.1997, n. 433.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

30) - Dm 23.12.1998 (G.U. 29.12.1998, n. 302)<br />

Sostituzione del RIBOR con l’EURIBOR quale parametro di indicizzazione di strumenti e rapporti<br />

giuridici.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Appendice: Parametri utili alla determinazione dei tassi di interesse da applicare alle operazioni di<br />

credito agevolato<br />

31) - raccomandazione Bce 8.4.1999, n. nP7 (G.U. CE 24.2.2001, n. L 55)<br />

Trattamento contabile dei costi sostenuti in rapporto all’emissione di banconote.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

32) - l. 25.6.1999, n. 205 (G.U. 28.6.1999, n. 149)<br />

Delega al Governo per la depenalizzazione dei reati minori e modifiche al sistema penale e tributario.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Centrale di allarme interbancaria (CAI)<br />

33) - D.lgs. 30.12.1999, n. 507 (Suppl. ord. G.U. 31.12.1999, n. 306)<br />

Depenalizzazione dei reati minori e riforma del sistema sanzionatorio, ai sensi dell’art. 1 <strong>della</strong> L.<br />

25.6.1999, n. 205.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Centrale di allarme interbancaria (CAI)<br />

34) - DPr 28.7.2000, n. 314 (G.U. 2.11.2000, n. 256)<br />

Regolamento per la semplificazione del procedimento recante la disciplina del procedimento relativo<br />

agli interventi a favore dell’imprenditoria femminile (n. 54, all. 1 <strong>della</strong> L. n. 59/1997).<br />

l’economia italiana<br />

Testo: Il ruolo delle donne nell’economia italiana<br />

Le politiche<br />

35) - l. 21.11.2000, n. 342 (Suppl. ord. G.U. 25.11.2000, n. 276)<br />

Misure in materia fiscale.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

36) - D.lgs. 12.4.2001, n. 210 (G.U. 7.6.2001, n. 130)<br />

Attuazione <strong>della</strong> direttiva 98/26/CE sulla definitività degli ordini immessi in un sistema di pagamento<br />

o di regolamento titoli.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Deliberazioni collegiali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia di attuazione del D.lgs. 12.4.2001, n. 210<br />

37) - Dl 25.9.2001, n. 350 (G.U. 26.9.2001, n. 224)<br />

Disposizioni urgenti in vista dell’introduzione dell’euro, in materia di tassazione dei redditi di<br />

natura finanziaria, di emersione di attività detenute all’estero, di cartolarizzazione e di altre operazioni<br />

finanziarie. (Convertito nella L. 23.11.2001, n. 409.)<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Calendario di operatività del sistema di regolamento lordo BI-Rel<br />

Calendario di operatività del sistema di regolamento lordo TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia<br />

38) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia 18.10.2001 (G.U. 30.10.2001, n. 253)<br />

Giornate di chiusura del sistema di regolamento lordo BI-Rel.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Calendario di operatività del sistema di regolamento lordo BI-Rel<br />

39) - Dm 7.11.2001, n. 458 (G.U. 4.1.2002, n. 3)<br />

Regolamento sul funzionamento dell’archivio informatizzato degli assegni bancari e postali e delle<br />

carte di pagamento.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Centrale di allarme interbancaria (CAI)<br />

40) - l. 23.11.2001, n. 409 (G.U. 24.11.2001, n. 274)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 25.9.2001, n. 350, recante disposizioni urgenti<br />

in vista dell’introduzione dell’euro.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

241


242<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Calendario di operatività del sistema di regolamento lordo BI-Rel<br />

Calendario di operatività del sistema di regolamento lordo TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia<br />

41) - regolamento <strong>Banca</strong> d’italia 29.1.2002 (G.U. 1.2.2002, n. 27)<br />

Funzionamento dell’archivio informatizzato degli assegni bancari e postali e delle carte di pagamento.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Centrale di allarme interbancaria (CAI)<br />

42) - l. 27.12.2002, n. 289 (Suppl. ord. G.U. 31.12.2002, n. 305)<br />

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria<br />

2003).<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

Documentazione allegata al bilancio<br />

<strong>Relazione</strong> del Collegio sindacale<br />

43) - DPr 30.12.2003, n. 398 (Suppl. ord. G.U. 9.3.2004, n. 57)<br />

Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di debito pubblico. (Testo A).<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

44) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia 24.2.2004 (G.U. 30.3.2004, n. 75)<br />

Disposizioni in materia di vigilanza sui sistemi di pagamento, emanato ai sensi dell’art. 146 del<br />

D.lgs. 1.9.1993, n. 385.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Provvedimento di attuazione dell’art. 146 del Testo unico bancario<br />

45) - Direttiva ce 21.4.2004, n. 39 (G.U. UE 30.4.2004, n. L 145)<br />

Direttiva relativa ai mercati degli strumenti finanziari, che modifica le direttive CEE/85/611 e<br />

93/6 del Consiglio e la direttiva CE/2000/12 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga<br />

la direttiva CEE/93/22 del Consiglio.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

I lavori <strong>della</strong> Commissione europea<br />

L’attività di controllo sugli intermediari non bancari<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

I servizi e i sistemi di pagamento al dettaglio nel processo di armonizzazione europea<br />

Appendice: Provvedimento <strong>Banca</strong> d’Italia - Consob 22.2.2008 relativo alla disciplina dei servizi<br />

di gestione accentrata, di liquidazione, dei sistemi di garanzia e delle relative società di<br />

gestione<br />

46) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia 16.3.2005 (G.U. 24.3.2005, n. 69)<br />

Disciplina <strong>della</strong> Centrale d’Allarme Interbancaria.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Centrale di allarme interbancaria (CAI)<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


47) - Dl 30.9.2005, n. 203 (G.U. 3.10.2005, n. 230)<br />

Misure di contrasto all’evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.<br />

(Convertito nella L. 2.12.2005, n. 248.)<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

48) - Direttiva ce 26.10.2005, n. 60 (G.U. UE 25.11.2005, n. L 309)<br />

Prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose<br />

e di finanziamento del terrorismo.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e di<br />

finanziamento del terrorismo<br />

49) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia 11.11.2005 (G.U. 2.12.2005, n. 281)<br />

Disposizioni in materia di vigilanza sui sistemi di pagamento di importo non rilevante.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Disciplina del servizio di compensazione e regolamento dei pagamenti al dettaglio<br />

gestito dalla <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

50) - D.lgs. 18.11.2005, n. 247 (Suppl. ord. G.U. 1.12.2005, n. 280)<br />

Disposizioni correttive ed integrative al D.lgs. 12.12.2003, n. 344, in materia di imposta sul reddito<br />

delle società, nonché altre disposizioni tributarie.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

51) - l. 2.12.2005, n. 248 (Suppl. ord. G.U. 2.12.2005, n. 281)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 30.9.2005, n. 203, recante misure di contrasto<br />

all’evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

52) - l. 23.12.2005, n. 266 (Suppl. ord. G.U. 29.12.2005, n. 302)<br />

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria<br />

2006).<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

53) - regolamento ce 15.11.2006, n. 1781 (G.U. UE 8.12.2006, n. L 345)<br />

Dati informativi relativi all’ordinante che accompagnano i trasferimenti di fondi.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Regolamento (CE) 15.11.2006, n. 1781 riguardante i dati informativi relativi<br />

all’ordinante che accompagnano i trasferimenti di fondi<br />

54) - DPr 12.12.2006 (G.U. 15.12.2006, n. 291)<br />

Approvazione del nuovo statuto <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, a norma dell’art. 10, comma 2, del D.lgs.<br />

10.3.1998, n. 43.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

243


244<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

55) - l. 27.12.2006, n. 296 (Suppl. ord. G.U. 27.12.2006, n. 299)<br />

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria<br />

2007).<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

56) - Direttiva ce 5.9.2007, n. 44 (G.U. UE 21.9.2007, n. L 247)<br />

Modifica <strong>della</strong> direttiva 92/49/CEE del Consiglio e delle direttive 2002/83/CE, 2004/39/CE,<br />

2005/68/CE e 2006/48/CE per quanto riguarda le regole procedurali e i criteri per la valutazione<br />

prudenziale di acquisizioni e incrementi di partecipazioni nel settore finanziario.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

57) - D.lgs. 17.9.2007, n. 164 (Suppl. ord. G.U. 8.10.2007, n. 234)<br />

Attuazione <strong>della</strong> direttiva 2004/39/CE relativa ai mercati degli strumenti finanziari, che modifica<br />

le direttive 85/611/CEE, 93/6/CEE e 2000/12/CEE e abroga la direttiva 93/22/CEE.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Provvedimento <strong>Banca</strong> d’Italia - Consob 22.2.2008 relativo alla disciplina dei servizi<br />

di gestione accentrata, di liquidazione, dei sistemi di garanzia e delle relative società di<br />

gestione<br />

58) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia - consob 29.10.2007 (G.U. 2.11.2007, n. 255)<br />

Regolamento in materia di organizzazione e procedure degli intermediari che prestano servizi di<br />

investimento o di gestione collettiva del risparmio.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

59) - Direttiva ce 13.11.2007, n. 64 (G.U. UE 5.12.2007, n. L 319)<br />

Direttiva relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, recante modifica delle direttive<br />

97/7/CE, 2002/65/CE, 2005/60/CE e 2006/48/CE, che abroga la direttiva 97/5/CE.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

I servizi e i sistemi di pagamento al dettaglio nel processo di armonizzazione europea<br />

Appendice: Attuazione <strong>della</strong> direttiva CE 13.11.2007, n. 64 in tema di servizi di pagamento nel<br />

mercato interno<br />

60) - D.lgs. 21.11.2007, n. 231 (Suppl. ord. G.U. 14.12.2007, n. 290)<br />

Attuazione <strong>della</strong> direttiva 2005/60/CE concernente la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario<br />

a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo<br />

nonché <strong>della</strong> direttiva 2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

Il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e di<br />

finanziamento del terrorismo<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

61) - l. 24.12.2007, n. 244 (Suppl. ord. G.U. 28.12.2007, n. 300)<br />

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria<br />

2008).<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Contributi sociali<br />

62) - l. 24.12.2007, n. 247 (G.U. 29.12.2007, n. 301)<br />

Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per<br />

favorire l’equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza<br />

sociale.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Contributi sociali<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

63) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia - consob 22.2.2008 (G.U. 4.3.2008, n. 54)<br />

Disciplina dei servizi di gestione accentrata, di liquidazione, dei sistemi di garanzia e delle relative<br />

società di gestione.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Provvedimento <strong>Banca</strong> d’Italia - Consob 22.2.2008 relativo alla disciplina dei servizi<br />

di gestione accentrata, di liquidazione, dei sistemi di garanzia e delle relative società di<br />

gestione<br />

64) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia 4.3.2008 (G.U. 20.3.2008, n. 68)<br />

Disposizioni di vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle banche.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

65) - Deliberazione <strong>Banca</strong> d’italia 30.4.2008 (G.U. 12.5.2008, n. 110)<br />

Definizione delle prescrizioni ai sensi dell’art. 2, comma 2, del D.lgs. 12.4.2001, n. 210, per i<br />

sistemi di pagamento designati dalla <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Deliberazioni collegiali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia di attuazione del D.lgs. 12.4.2001, n. 210<br />

66) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia 7.5.2008 (G.U. 13.5.2008, n. 111)<br />

Calendario di operatività del sistema di regolamento lordo “TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia”.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Calendario di operatività del sistema di regolamento lordo TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

245


246<br />

67) - Dl 27.5.2008, n. 93 (G.U. 28.5.2008, n. 124)<br />

Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie. (Convertito nella L.<br />

24.7.2008, n. 126.)<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Contributi sociali<br />

68) - Dl 25.6.2008, n. 112 (Suppl. ord. G.U. 25.6.2008, n. 147)<br />

Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione<br />

<strong>della</strong> finanza pubblica e la perequazione Tributaria. (Convertito nella L. 6.8.2008, n. 133.)<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Contributi sociali<br />

Pubblico impiego<br />

69) - l. 24.7.2008, n. 126 (G.U. 26.7.2008, n. 174)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 27.5.2008, n. 93, recante disposizioni urgenti<br />

per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Contributi sociali<br />

70) - l. 6.8.2008, n. 133 (Suppl. ord. G.U. 21.8.2008, n. 195)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 25.6.2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per<br />

lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione <strong>della</strong> finanza pubblica e la<br />

perequazione tributaria.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Contributi sociali<br />

Pubblico impiego<br />

71) - regolamento ce 6.8.2008, n. 800 (G.U. UE 9.8.2008, n. L 214)<br />

Regolamento che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato comune in applicazione<br />

degli artt. 87 e 88 del trattato (regolamento generale di esenzione per categoria).<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Contributi sociali<br />

72) - Dl 29.11.2008, n. 185 (Suppl. ord. G.U. 29.11.2008, n. 280)<br />

Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione<br />

anti-crisi il quadro strategico nazionale. (Convertito nella L. 28.1.2009, n. 2.)<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

73) - l. 28.1.2009, n. 2 (Suppl. ord. G.U. 28.1.2009, n. 22)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 29.11.2008, n. 185, recante misure urgenti per il<br />

sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro<br />

strategico nazionale.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

74) - Dl 10.2.2009, n. 5 (G.U. 11.2.2009, n. 34)<br />

Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi. (Convertito nella L. 9.4.2009, n. 33.)<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Prestazioni di protezione sociale<br />

75) - l. 9.4.2009, n. 33 (Suppl. ord. G.U. 11.4.2009, n. 85)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 10.2.2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno<br />

dei settori industriali in crisi, nonché disposizioni in materia di produzione lattiera e rateizzazione<br />

del debito del settore lattiero-caseario.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Prestazioni di protezione sociale<br />

76) - l. 5.5.2009, n. 42 (G.U. 6.5.2009, n. 103)<br />

Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’art. 119 <strong>della</strong> Costituzione.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

77) - Direttiva ce 6.5.2009, n. 44 (G.U. UE 10.6.2009, n. L 146)<br />

Modifica <strong>della</strong> direttiva 98/26/CE concernente il carattere definitivo del regolamento nei sistemi<br />

di pagamento e nei sistemi di regolamento titoli e la direttiva 2002/47/CE relativa ai contratti di<br />

garanzia finanziaria per quanto riguarda i sistemi connessi e i crediti.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Direttiva CE 6.5.2009, n. 44 concernente il carattere definitivo del regolamento<br />

nei sistemi di pagamento e nei sistemi di regolamento titoli e i contratti di garanzia<br />

finanziaria<br />

78) - Dl 1.7.2009, n. 78 (G.U. 1.7.2009, n. 150)<br />

Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e <strong>della</strong> partecipazione italiana a missioni internazionali.<br />

(Convertito nella L. 3.8.2009, n. 102.)<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Prestazioni di protezione sociale<br />

79) - Decisione Bce 2.7.2009, n. 16 (G.U. UE 4.7.2009, n. L 175)<br />

Attuazione di un programma per l’acquisto di obbligazioni garantite.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

80) - Direttiva ce 13.7.2009, n. 65 (G.U. UE 17.11.2009, n. L 302)<br />

Direttiva concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative<br />

in materia di taluni organismi d’investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM).<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’attività degli investitori istituzionali<br />

I fondi comuni di investimento<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

247


248<br />

Appendice<br />

L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

L’attività di controllo sugli intermediari non bancari<br />

81) - l. 3.8.2009, n. 102 (Suppl. ord. G.U. 4.8.2009, n. 179)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 1.7.2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi,<br />

nonché proroga di termini e <strong>della</strong> partecipazione italiana a missioni internazionali.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Prestazioni di protezione sociale<br />

82) - Direttiva ce 16.9.2009, n. 110 (G.U. UE 10.10.2009, n. L 267)<br />

Direttiva concernente l’avvio, l’esercizio e la vigilanza prudenziale dell’attività degli istituti di moneta<br />

elettronica, che modifica le direttive 2005/60/CE e 2006/48/CE e che abroga la direttiva<br />

2000/46/CE.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: D.lgs. 16.4.2012, n. 45 in materia di avvio, esercizio e vigilanza prudenziale<br />

dell’attività degli Istituti di moneta elettronica<br />

83) - regolamento ce 16.9.2009, n. 924 (G.U. UE 9.10.2009, n. L 266)<br />

Regolamento relativo ai pagamenti transfrontalieri nella Comunità e che abroga il regolamento<br />

(CE) n. 2560/2001.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

I servizi e i sistemi di pagamento al dettaglio nel processo di armonizzazione europea<br />

Appendice: Pagamenti transfrontalieri in euro<br />

84) - regolamento ce 16.9.2009, n. 1060 (G.U. UE 17.11.2009, n. L 302)<br />

Agenzie di rating del credito.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

I lavori <strong>della</strong> Commissione europea<br />

85) - l. 13.10.2009, n. 144 (G.U. 20.10.2009, n. 244)<br />

Modifiche allo statuto del Fondo monetario internazionale adottate con le risoluzioni del Consiglio<br />

dei Governatori n. 63 - 2 del 28 aprile e n. 63 - 3 del 5 maggio 2008, nonché aumento <strong>della</strong> quota<br />

di partecipazione dell’Italia.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

86) - Dm 22.12.2009, n. 216 (G.U. 19.3.2010, n. 65)<br />

Regolamento recante norme sull’individuazione delle caratteristiche delle negoziazioni all’ingrosso<br />

di strumenti finanziari e sulla disciplina delle negoziazioni all’ingrosso dei titoli di Stato.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Regolamento recante norme sull’individuazione delle caratteristiche delle negoziazioni<br />

all’ingrosso di strumenti finanziari e sulla disciplina delle negoziazioni all’ingrosso di<br />

titoli di Stato<br />

87) - l. 23.12.2009, n. 191 (Suppl. ord. G.U. 30.12.2009, n. 302)<br />

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010).<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


l’economia italiana<br />

Appendice: Prestazioni di protezione sociale<br />

88) - l. 31.12.2009, n. 196 (Suppl. ord. G.U. 31.12.2009, n. 303)<br />

Legge di contabilità e finanza pubblica.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

<strong>Relazione</strong> sulla gestione<br />

89) - D.lgs. 27.1.2010, n. 11 (Suppl. ord. G.U. 13.2.2010, n. 36)<br />

Attuazione <strong>della</strong> direttiva 2007/64/CE, relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, recante<br />

modifica delle direttive 97/7/CE, 2002/65/CE, 2005/60/CE, 2006/48/CE, e che abroga la<br />

direttiva 97/5/CE.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Attuazione <strong>della</strong> direttiva CE 13.11.2007, n. 64 in tema di servizi di pagamento nel<br />

mercato interno<br />

90) - D.lgs. 28.5.2010, n. 85 (G.U. 11.6.2010, n. 134)<br />

Attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio, in attuazione<br />

dell’art. 19 <strong>della</strong> L. 5.5.2009, n. 42.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

91) - Dl 31.5.2010, n. 78 (Suppl. ord. G.U. 31.5.2010, n. 125)<br />

Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica. (Convertito<br />

nella L. 30.7.2010, n. 122.)<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

La politica di bilancio per il <strong>2011</strong>: obiettivi e risultati<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Finanza decentrata<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

92) - l. 30.7.2010, n. 122 (Suppl. ord. G.U. 30.7.2010, n. 176)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 31.5.2010, n. 78, recante misure urgenti in materia<br />

di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Le imprese e la crescita<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

249


250<br />

La finanza pubblica<br />

La politica di bilancio per il <strong>2011</strong>: obiettivi e risultati<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Finanza decentrata<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

93) - D.lgs. 13.8.2010, n. 141 (Suppl. ord. G.U. 4.9.2010, n. 207)<br />

Attuazione <strong>della</strong> direttiva 2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori, nonché modifiche<br />

del titolo VI del testo unico bancario (D.lgs. n. 385 del 1993) in merito alla disciplina dei<br />

soggetti operanti nel settore finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: Il sistema finanziario<br />

La struttura del sistema finanziario<br />

L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

L’attività di controllo sugli intermediari non bancari<br />

94) - l. 4.11.2010, n. 183 (Suppl. ord. G.U. 9.11.2010, n. 262)<br />

Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative<br />

e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di<br />

apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni<br />

in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Contributi sociali<br />

95) - indirizzo Bce 11.11.2010, n. 20 (G.U. UE 9.2.<strong>2011</strong>, n. L 35)<br />

Quadro giuridico per la rilevazione e rendicontazione contabile nel Sistema europeo di banche<br />

centrali.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

96) - Dm 19.11.2010 (G.U. 29.11.2010, n. 279)<br />

Valore <strong>della</strong> variazione percentuale, salvo conguaglio, per il calcolo dell’aumento di perequazione<br />

delle pensioni spettante per l’anno 2010 con decorrenza dal 1° gennaio <strong>2011</strong>, nonché valore definitivo<br />

<strong>della</strong> variazione percentuale da considerarsi per l’anno 2009 con decorrenza dal 1° gennaio<br />

2010.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Prestazioni di protezione sociale<br />

97) - Direttiva ce 24.11.2010, n. 76 (G.U. UE 14.12.2010, n. L 329)<br />

Modifica delle direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE per quanto riguarda i requisiti patrimoniali<br />

per il portafoglio di negoziazione e le ricartolarizzazioni e il riesame delle politiche remunerative<br />

da parte delle autorità di vigilanza.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari<br />

Il patrimonio<br />

L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

L’attività di controllo sulle banche<br />

98) - Decisione Bce 25.11.2010, n. 23 (G.U. UE 9.2.<strong>2011</strong>, n. L 35)<br />

Distribuzione del reddito monetario delle banche centrali nazionali degli Stati membri la cui<br />

moneta è l’euro.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

99) - Decisione Bce 25.11.2010, n. 24 (G.U. UE 11.1.<strong>2011</strong>, n. L 6)<br />

Distribuzione provvisoria del reddito <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale europea derivante dalle banconote in<br />

euro in circolazione e dai titoli acquistati ai sensi del programma per il mercato dei titoli finanziari.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

100) - l. 13.12.2010, n. 220 (Suppl. ord. G.U. 21.12.2010, n. 297)<br />

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità<br />

<strong>2011</strong>).<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Finanza decentrata<br />

Contributi sociali<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

101) - Decisione Bce 13.12.2010, n. 29 (G.U. UE 9.2.<strong>2011</strong>, n. L 35)<br />

Emissione delle banconote in euro.<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

102) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia - consob 24.12.2010 (G.U. 7.1.<strong>2011</strong>, n. 4)<br />

Modifica al provvedimento 22.2.2008, recante “Disciplina dei servizi di gestione accentrata, di<br />

liquidazione, dei sistemi di garanzia e delle relative società di gestione”.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Provvedimento <strong>Banca</strong> d’Italia - Consob 22.2.2008 relativo alla disciplina dei servizi<br />

di gestione accentrata, di liquidazione, dei sistemi di garanzia e delle relative società<br />

di gestione<br />

103) - Dl 29.12.2010, n. 225 (G.U. 29.12.2010, n. 303)<br />

Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria<br />

e di sostegno alle imprese e alle famiglie. (Convertito nella L. 26.2.<strong>2011</strong>, n. 10.)<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

251


252<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Finanza decentrata<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

104) - D.lgs. 30.12.2010, n. 235 (Suppl. ord. G.U. 10.1.<strong>2011</strong>, n. 6)<br />

Modifiche e integrazioni al D.lgs. 7.3.2005, n. 82, recante Codice dell’amministrazione digitale,<br />

a norma dell’art. 33 <strong>della</strong> L. 18.6.2009, n. 69.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici<br />

105) - Direttiva ue 16.2.<strong>2011</strong>, n. 7 (G.U. UE 23.2.<strong>2011</strong>, n. L 48)<br />

Direttiva relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Il fabbisogno e il debito delle Amministrazioni pubbliche<br />

106) - l. 26.2.<strong>2011</strong>, n. 10 (Suppl. ord. G.U. 26.2.<strong>2011</strong>, n. 47)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 29.12.2010, n. 225, recante proroga di termini<br />

previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle<br />

imprese e alle famiglie.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Finanza decentrata<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

107) - Decisione Bce 3.3.<strong>2011</strong><br />

Procedure d’asta per le operazioni di rifinanziamento.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

108) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia 10.3.<strong>2011</strong> (G.U. 8.4.<strong>2011</strong>, n. 81)<br />

Disposizioni attuative in materia di organizzazione, procedure e controlli interni volti a prevenire<br />

l’utilizzo degli intermediari e degli altri soggetti che svolgono attività finanziaria a fini di riciclaggio<br />

e di finanziamento del terrorismo, ai sensi dell’art. 7, comma 2 del D.lgs. 21.11.2007, n. 231.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

Il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


109) - D.lgs. 14.3.<strong>2011</strong>, n. 23 (G.U. 23.3.<strong>2011</strong>, n. 67)<br />

Disposizioni in materia di federalismo Fiscale Municipale.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

110) - DPcm 25.3.<strong>2011</strong> (G.U. 31.3.<strong>2011</strong>, n. 74)<br />

Ulteriore proroga di termini relativa al Ministero <strong>della</strong> salute.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Prestazioni di protezione sociale<br />

111) - Dl 31.3.<strong>2011</strong>, n. 34 (G.U. 31.3.<strong>2011</strong>, n. 74)<br />

Disposizioni urgenti in favore <strong>della</strong> cultura, in materia di incroci tra settori <strong>della</strong> stampa e <strong>della</strong><br />

televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di abrogazione di disposizioni relative<br />

alla realizzazione di nuovi impianti nucleari, di partecipazioni <strong>della</strong> Cassa depositi e prestiti,<br />

nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale <strong>della</strong> regione Abruzzo. (Convertito nella L.<br />

26.5.<strong>2011</strong>, n. 75.)<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte indirette<br />

112) - Decisione Bce 31.3.<strong>2011</strong>, n. 4 (G.U. UE 8.4.<strong>2011</strong>, n. L 94)<br />

Misure temporanee relative all’idoneità di strumenti di debito negoziabili emessi o garantiti dal<br />

governo irlandese.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

113) - Determinazione agenzia delle Dogane 5.4.<strong>2011</strong>, n. 41102 (pubblicata sul sito internet<br />

dell’Agenzia delle Dogane il 6.4.<strong>2011</strong>)<br />

DL 31.3.<strong>2011</strong>, n. 34: disposizioni urgenti in favore <strong>della</strong> cultura. Aliquote di accise applicabili<br />

alla benzina, alla benzina con piombo ed al gasolio usato come carburante a partire dal giorno 6<br />

aprile <strong>2011</strong>, nel prosieguo dell’anno <strong>2011</strong>, negli anni 2012 e 2013 ed a partire dall’anno 2014.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte indirette<br />

114) - l. 7.4.<strong>2011</strong>, n. 39 (G.U. 12.4.<strong>2011</strong>, n. 84)<br />

Modifiche alla L. 31.12.2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall’Unione europea<br />

in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

115) - Decisione Bce 7.4.<strong>2011</strong><br />

Variazione dei tassi ufficiali.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Appendice: Tassi di interesse ufficiali dell’Eurosistema<br />

116) - D.lgs. 6.5.<strong>2011</strong>, n. 68 (G.U. 12.5.<strong>2011</strong>, n. 109)<br />

Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province,<br />

nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

253


254<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

117) - Dl 13.5.<strong>2011</strong>, n. 70 (G.U. 13.5.<strong>2011</strong>, n. 110)<br />

Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l’economia. (Convertito nella L. 12.7.<strong>2011</strong>, n. 106.)<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Contributi sociali<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

Trasparenza, rapporti tra intermediari e clienti ed educazione finanziaria<br />

118) - l. 26.5.<strong>2011</strong>, n. 75 (G.U. 27.5.<strong>2011</strong>, n. 122)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 31.3.<strong>2011</strong>, n. 34, recante disposizioni urgenti<br />

in favore <strong>della</strong> cultura, in materia di incroci tra settori <strong>della</strong> stampa e <strong>della</strong> televisione, di razionalizzazione<br />

dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni <strong>della</strong> Cassa depositi<br />

e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale <strong>della</strong> regione Abruzzo.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte indirette<br />

119) - D.lgs. 31.5.<strong>2011</strong>, n. 88 (G.U. 22.6.<strong>2011</strong>, n. 143)<br />

Disposizioni in materia di risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione di squilibri<br />

economici e sociali, a norma dell’art. 16 <strong>della</strong> L. 5.5.2009, n. 42.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

120) - l. 8.6.<strong>2011</strong>, n. 85 (G.U. 17.6.<strong>2011</strong>, n. 139)<br />

Proroga dei termini per l’esercizio <strong>della</strong> delega di cui alla L. 5.5.2009, n. 42, in materia di federalismo<br />

fiscale.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

121) - Decisione Bce 9.6.<strong>2011</strong><br />

Procedure d’asta per le operazioni di rifinanziamento.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

122) - D.lgs. 23.6.<strong>2011</strong>, n. 118 (G.U. 26.7.<strong>2011</strong>, n. 172)<br />

Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle<br />

Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a norma degli artt. 1 e 2 <strong>della</strong> L. 5.5.2009, n. 42.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


123) - Decisione Bce 29.6.<strong>2011</strong><br />

Proroga delle operazioni di rifinanziamento in dollari statunitensi.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

124) - Dl 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 (G.U. 6.7.<strong>2011</strong>, n. 155)<br />

Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria. (Convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111.)<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Le manovre correttive per il triennio 2012-14<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Contributi sociali<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’attività degli investitori istituzionali<br />

I fondi pensione<br />

125) - Decisione Bce 7.7.<strong>2011</strong>, n. 10 (G.U. UE 12.7.<strong>2011</strong>, n. L 182)<br />

Misure temporanee relative all’idoneità di strumenti di debito negoziabili emessi o garantiti dal<br />

governo portoghese.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

126) - Decisione Bce 7.7.<strong>2011</strong><br />

Variazione dei tassi ufficiali.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Appendice: Tassi di interesse ufficiali dell’Eurosistema<br />

127) - l. 12.7.<strong>2011</strong>, n. 106 (G.U. 12.7.<strong>2011</strong>, n. 160)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 13.5.<strong>2011</strong>, n. 70, concernente Semestre<br />

Europeo - Prime disposizioni urgenti per l’economia.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Le infrastrutture fisiche e tecnologiche<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Contributi sociali<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

255


256<br />

128) - l. 12.7.<strong>2011</strong>, n. 120 (G.U. 28.7.<strong>2011</strong>, n. 174)<br />

Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al<br />

D.lgs. 24.2.1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo<br />

delle società quotate in mercati regolamentati.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: Il ruolo delle donne nell’economia italiana<br />

I divari nel mercato del lavoro e nelle imprese<br />

129) - l. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111 (G.U. 16.7.<strong>2011</strong>, n. 164)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 recante disposizioni urgenti per<br />

la stabilizzazione finanziaria.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Le manovre correttive per il triennio 2012-14<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Contributi sociali<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’attività degli investitori istituzionali<br />

I fondi pensione<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

130) - Decreto cicr 27.7.<strong>2011</strong>, n. 675 (G.U. 19.8.<strong>2011</strong>, n. 192)<br />

Disciplina delle partecipazioni in banche, capogruppo, intermediari finanziari, istituti di moneta<br />

elettronica e istituti di pagamento.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

131) - Decreto cicr 27.7.<strong>2011</strong>, n. 676 (G.U. 19.8.<strong>2011</strong>, n. 192)<br />

Obblighi di informativa al pubblico sui sistemi di remunerazione e incentivazione delle banche e<br />

dei gruppi bancari. Integrazioni al decreto del 27.12.2006 assunto in via d’urgenza dal Ministro<br />

dell’economia e delle finanze, in qualità di Presidente del CICR.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

132) - Dm 29.7.<strong>2011</strong> (G.U. 17.8.<strong>2011</strong>, n. 190)<br />

Attuazione <strong>della</strong> Convenzione MEF - <strong>Banca</strong> d’Italia per la gestione del conto disponibilità e dei<br />

conti a esso assimilabili (art. 47, L. n. 196/2009).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

133) - Decisione Bce 4.8.<strong>2011</strong><br />

Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine e procedure d’asta per le operazioni di rifinanziamento.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

134) - Dl 13.8.<strong>2011</strong>, n. 138 (G.U. 13.8.<strong>2011</strong>, n. 188)<br />

Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. (Convertito nella L.<br />

14.9.<strong>2011</strong>, n. 148.)<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La domanda, l’offerta e i prezzi<br />

I prezzi e i costi<br />

La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Le manovre correttive per il triennio 2012-14<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

135) - Decisione Bce 25.8.<strong>2011</strong><br />

Proroga dell’accordo di scambio di liquidità con la <strong>Banca</strong> d’Inghilterra.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

136) - D.lgs. 6.9.<strong>2011</strong>, n. 149 (G.U. 20.9.<strong>2011</strong>, n. 219)<br />

Meccanismi sanzionatori e premiali relativi a regioni, province e comuni, a norma degli artt. 2,<br />

17 e 26 <strong>della</strong> L. 5.5.2009, n. 42.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

137) - l. 14.9.<strong>2011</strong>, n. 148 (G.U. 16.9.<strong>2011</strong>, n. 216)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 13.8.<strong>2011</strong>, n. 138, recante ulteriori misure urgenti<br />

per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione<br />

<strong>della</strong> distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La domanda, l’offerta e i prezzi<br />

I prezzi e i costi<br />

Il mercato del lavoro<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

257


258<br />

Le retribuzioni, il costo del lavoro e le relazioni industriali<br />

La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Le manovre correttive per il triennio 2012-14<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

138) - D.lgs. 14.9.<strong>2011</strong>, n. 167 (G.U. 10.10.<strong>2011</strong>, n. 236)<br />

Testo unico dell’apprendistato, a norma dell’art. 1, comma 30, <strong>della</strong> L. 24.12.2007, n. 247.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: Il mercato del lavoro<br />

La regolamentazione del mercato del lavoro<br />

139) - Decisione Bce 14.9.<strong>2011</strong><br />

Proroga delle operazioni di rifinanziamento in dollari statunitensi.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

140) - Decisione Bce 6.10.<strong>2011</strong><br />

Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, procedure d’asta per le operazioni di rifinanziamento<br />

e programma di acquisto di obbligazioni garantite.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

141) - Decisione Bce 3.11.<strong>2011</strong>, n. 17 (G.U. UE 16.11.<strong>2011</strong>, n. L 297)<br />

Attuazione di un secondo programma per l’acquisto di obbligazioni garantite.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

142) - Decisione Bce 3.11.<strong>2011</strong><br />

Variazione dei tassi ufficiali.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Appendice: Tassi di interesse ufficiali dell’Eurosistema<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


143) - l. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (Suppl. ord. G.U. 14.11.<strong>2011</strong>, n. 265)<br />

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. (Legge di stabilità<br />

2012).<br />

l’economia italiana<br />

Testo: Il mercato del lavoro<br />

La regolamentazione del mercato del lavoro<br />

La finanza pubblica<br />

Le manovre correttive per il triennio 2012-14<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Contributi sociali<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

144) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia 18.11.<strong>2011</strong> (Suppl. ord. G.U. 12.12.<strong>2011</strong>, n. 288)<br />

Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche - Circolare n. 263 del 27.12.2006 (8°<br />

aggiornamento del 18.11.<strong>2011</strong>).<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

145) - DPcm 21.11.<strong>2011</strong> (G.U. 25.11.<strong>2011</strong>, n. 275)<br />

Differimento del versamento dell’acconto IRPEF per gli anni <strong>2011</strong> e 2012.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le entrate e le spese delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

146) - Dm 21.11.<strong>2011</strong> (G.U. 26.11.<strong>2011</strong>, n. 276)<br />

Modalità tecniche di attuazione delle disposizioni di cui all’art. 2, comma 2, del DL 13.8.<strong>2011</strong>, n.<br />

138, convertito, con modificazioni, dalla L. 14.9.<strong>2011</strong>, n. 148, in materia di contributo di solidarietà.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

147) - Decisione Bce 30.11.<strong>2011</strong><br />

Accordo di scambio di liquidità tra banche centrali e modifica delle procedure per le operazioni<br />

di rifinanziamento in dollari.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

148) - Dl 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 (Suppl. ord. G.U. 6.12.<strong>2011</strong>, n. 284)<br />

Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici. (Convertito<br />

nella L. 22.12.<strong>2011</strong>, n. 214.)<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Le imprese e la crescita<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

259


260<br />

La finanza pubblica<br />

Il fabbisogno e il debito delle Amministrazioni pubbliche<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Le manovre correttive per il triennio 2012-14<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Contributi sociali<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari<br />

La raccolta e la gestione <strong>della</strong> liquidità<br />

L’attività degli investitori istituzionali<br />

I fondi pensione<br />

L’azione di vigilanza<br />

La cooperazione internazionale<br />

La normativa nazionale<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

149) - Decisione Bce 8.12.<strong>2011</strong><br />

Variazione dei tassi ufficiali.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Appendice: Tassi di interesse ufficiali dell’Eurosistema<br />

150) - Decisione Bce 8.12.<strong>2011</strong><br />

Misure a sostegno del credito bancario e dell’attività nel mercato monetario.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

151) - Dm 13.12.<strong>2011</strong> (G.U. 16.12.<strong>2011</strong>, n. 292)<br />

Modalità di svolgimento delle operazioni di addebito e di accredito del conto unico.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

152) - Dm 13.12.<strong>2011</strong> (G.U. 16.12.<strong>2011</strong>, n. 292)<br />

Determinazione <strong>della</strong> quota dei proventi e di redditi derivanti rispettivamente dalla partecipazione<br />

ad organismi di investimento collettivo del risparmio e dai contratti di assicurazione sulla vita<br />

e di capitalizzazione riferibili alle obbligazioni ed altri titoli pubblici.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

153) - Dm 13.12.<strong>2011</strong> (G.U. 16.12.<strong>2011</strong>, n. 292)<br />

Modalità di esercizio <strong>della</strong> opzione per l’affrancamento delle plusvalenze latenti.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

154) - Decisione Bce 14.12.<strong>2011</strong>, n. 25 (G.U. UE 22.12.<strong>2011</strong>, n. L 341)<br />

Misure temporanee supplementari sulle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema e sull’idoneità<br />

delle garanzie.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

155) - regolamento ue 14.12.<strong>2011</strong>, n. 1358 (G.U. UE 21.12.<strong>2011</strong>, n. L 338)<br />

Modifica del regolamento (CE) n. 1745/2003 sull’applicazione di riserve obbligatorie minime.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

156) - l. 15.12.<strong>2011</strong>, n. 217 (G.U. 2.1.2012, n. 1)<br />

Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità<br />

europee - Legge comunitaria 2010.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte indirette<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

157) - l. 22.12.<strong>2011</strong>, n. 214 (Suppl. ord. G.U. 27.12.<strong>2011</strong>, n. 300)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201, recante disposizioni urgenti<br />

per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: Il mercato del lavoro<br />

La regolamentazione del mercato del lavoro<br />

La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Le imprese e la crescita<br />

Le infrastrutture fisiche e tecnologiche<br />

La finanza pubblica<br />

Il fabbisogno e il debito delle Amministrazioni pubbliche<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Le manovre correttive per il triennio 2012-14<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Contributi sociali<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’attività delle banche e degli intermediari finanziari<br />

La raccolta e la gestione <strong>della</strong> liquidità<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

261


262<br />

L’attività degli investitori istituzionali<br />

I fondi pensione<br />

L’azione di vigilanza<br />

La cooperazione internazionale<br />

La normativa nazionale<br />

il bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Testo: <strong>Relazione</strong> sulla gestione e bilancio dell’esercizio<br />

Nota integrativa<br />

158) - Dl 29.12.<strong>2011</strong>, n. 216 (G.U. 29.12.<strong>2011</strong>, n. 302)<br />

Proroga di termini previsti da disposizioni legislative. (Convertito nella L. 24.2.2012, n. 14.)<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

159) - Dm 18.1.2012 (G.U. 23.1.2012, n. 18)<br />

Determinazione del valore <strong>della</strong> variazione percentuale, salvo conguaglio, per il calcolo dell’aumento<br />

di perequazione delle pensioni spettante per l’anno <strong>2011</strong> con decorrenza dal 1° gennaio<br />

2012, nonché valore definitivo <strong>della</strong> variazione percentuale da considerarsi per l’anno 2010 con<br />

decorrenza dal 1° gennaio <strong>2011</strong>.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Prestazioni di protezione sociale<br />

160) - Dl 24.1.2012, n. 1 (Suppl. ord. G.U. 24.1.2012, n. 19)<br />

Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività.<br />

(Convertito nella L. 24.3.2012, n. 27.)<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La domanda, l’offerta e i prezzi<br />

I prezzi e i costi<br />

La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

La finanza pubblica<br />

Il fabbisogno e il debito delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’attività degli investitori istituzionali<br />

Le compagnie di assicurazione<br />

L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


161) - l. 27.1.2012, n. 3 (G.U. 30.1.2012, n. 24)<br />

Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

162) - Dl 9.2.2012, n. 5 (Suppl. ord. G.U. 9.2.2012, n. 33)<br />

Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo. (Convertito nella L. 4.4.2012, n. 35.)<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Contributi sociali<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici<br />

163) - Decisione Bce 9.2.2012<br />

Approvazione dei criteri proposti da alcune BCN nell’ambito dell’ampliamento delle attività<br />

stanziabili a garanzia.<br />

andamenti macroeconomici, politiche di bilancio e politica monetaria nell’area dell’euro<br />

Testo: La politica monetaria comune<br />

Le operazioni di politica monetaria<br />

Appendice: Operazioni di politica monetaria<br />

164) - l. 24.2.2012, n. 14 (Suppl. ord. G.U. 27.2.2012, n. 48)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 29.12.<strong>2011</strong>, n. 216, recante proroga di termini<br />

previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all’esercizio di deleghe legislative.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Pubblico impiego<br />

165) - Direttiva equitalia 1.3.2012, n. 7 (pubblicata sul sito internet di Equitalia l’1.3.2012)<br />

Nuove disposizioni in materia di rateazioni.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

166) - Dl 2.3.2012, n. 16 (G.U. 2.3.2012, n. 52)<br />

Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento<br />

delle procedure di accertamento. (Convertito nella L. 26.4.2012, n. 44.)<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

263


264<br />

167) - comunicazione <strong>Banca</strong> d’italia 2.3.2012 (pubblicata sul sito internet <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia,<br />

Bollettino di Vigilanza n. 3, marzo 2012)<br />

Bilanci <strong>2011</strong>: distribuzione di utili e corresponsione di remunerazioni.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

168) - Dm 13.3.2012 (G.U. 19.3.2012, n. 66)<br />

Determinazione delle riduzioni di risorse per le province a decorrere dall’anno 2012.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

169) - Dm 14.3.2012 (G.U. 19.3.2012, n. 66)<br />

Disposizioni di attuazione dell’art. 1 del DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 concernente l’Aiuto alla crescita<br />

economica (Ace).<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

170) - regolamento ue 14.3.2012, n. 236 (G.U. UE 24.3.2012, n. L 86)<br />

Regolamento relativo alle vendite allo scoperto e a taluni aspetti dei contratti derivati aventi ad<br />

oggetto la copertura del rischio di inadempimento dell’emittente (credit default swap).<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: Le infrastrutture del sistema dei pagamenti all’ingrosso e dei mercati monetario e finanziario<br />

Appendice: Regolamento UE 14.3.2012, n. 236 relativo alle vendite allo scoperto e a<br />

taluni aspetti dei contratti derivati aventi ad oggetto la copertura del rischio di<br />

inadempimento dell’emittente (credit default swap)<br />

171) - regolamento ue 14.3.2012, n. 260 (G.U. UE 30.3.2012, n. L 94)<br />

Regolamento che stabilisce i requisiti tecnici e commerciali per i bonifici e gli addebiti diretti in<br />

euro e che modifica il regolamento (CE) n. 924/2009.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

I servizi e i sistemi di pagamento al dettaglio nel processo di armonizzazione europea<br />

Appendice: Pagamenti transfrontalieri in euro<br />

172) - Dm 22.3.2012 (G.U. 26.3.2012, n. 72)<br />

Determinazione delle riduzioni di risorse per i comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti<br />

a decorrere dall’anno 2012.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

173) - l. 24.3.2012, n. 27 (Suppl. ord. G.U. 24.3.2012, n. 71)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 24.1.2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per<br />

la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La domanda, l’offerta e i prezzi<br />

I prezzi e i costi<br />

La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Regolamentazione e concorrenza nel settore dei servizi<br />

Le infrastrutture fisiche e tecnologiche<br />

La finanza pubblica<br />

Il fabbisogno e il debito delle Amministrazioni pubbliche<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’attività degli investitori istituzionali<br />

Le compagnie di assicurazione<br />

L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici<br />

174) - Dl 24.3.2012, n. 29 (G.U. 24.3.2012, n. 71)<br />

Disposizioni urgenti recanti integrazioni al DL 24.1.2012, n. 1, convertito, con modificazioni,<br />

dalla L. 24.3.2012, n. 27, e al DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla L.<br />

22.12.<strong>2011</strong>, n. 214. (Convertito nella L. 18.5.2012, n. 62.)<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

175) - l. 4.4.2012, n. 35 (Suppl. ord. G.U. 6.4.2012, n. 82)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 9.2.2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in<br />

materia di semplificazione e di sviluppo.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Contributi sociali<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Testo: I servizi di pagamento al dettaglio e il servizio di tesoreria statale<br />

Il servizio di tesoreria statale e i pagamenti pubblici<br />

176) - D.lgs. 16.4.2012, n. 45 (Suppl. ord. G.U. 28.4.2012, n. 99)<br />

Attuazione <strong>della</strong> direttiva 2009/110/CE, concernente l’avvio, l’esercizio e la vigilanza prudenziale<br />

dell’attività degli istituti di moneta elettronica, che modifica le direttive 2005/60/CE e 2006/48/<br />

CE e che abroga la direttiva 2000/46/CE.<br />

il sistema dei pagamenti, i mercati e le loro infrastrutture<br />

Appendice: Prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e di<br />

finanziamento del terrorismo<br />

D.lgs. 16.4.2012, n. 45, in materia di avvio, esercizio e vigilanza prudenziale<br />

dell’attività degli istituti di moneta elettronica<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

265


266<br />

177) - D.lgs. 16.4.2012, n. 47 (Suppl. ord. G.U. 28.4.2012, n. 99)<br />

Attuazione <strong>della</strong> direttiva 2009/65/CE, concernente il coordinamento delle disposizioni legislative,<br />

regolamentari e amministrative in materia di taluni organismi d’investimento collettivo in<br />

valori mobiliari (OICVM).<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

178) - D.lgs. 18.4.2012, n. 61 (G.U. 18.5.2012, n. 115)<br />

Ulteriori disposizioni recanti attuazione dell’art. 24 <strong>della</strong> L. 5.5.2009, n. 42, in materia di ordinamento<br />

di Roma Capitale.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

Le Amministrazioni locali<br />

Appendice: Finanza decentrata<br />

179) - legge costituzionale 20.4.2012, n. 1 (G.U. 23.4.2012, n. 95)<br />

Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La finanza pubblica<br />

I programmi e le prospettive per il triennio 2013-15<br />

Appendice: Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

180) - l. 26.4.2012, n. 44 (Suppl. ord. G.U. 28.4.2012, n. 99)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 2.3.2012, n. 16, recante disposizioni urgenti<br />

in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di<br />

accertamento.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Imposte dirette<br />

Imposte indirette<br />

Finanza decentrata<br />

181) - Dm 27.4.2012 (G.U. 30.4.2012, n. 100)<br />

Smobilizzo degli investimenti finanziari degli enti ed organismi pubblici passati al regime <strong>della</strong><br />

tesoreria unica in attuazione dell’art. 35, comma 9, del DL 24.1.2012, n. 1, convertito con modificazioni<br />

in L. 24.3.2012, n. 27.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

182) - Dl 7.5.2012, n. 52 (G.U. 8.5.2012, n. 106)<br />

Disposizioni urgenti per la razionalizzazione <strong>della</strong> spesa pubblica.<br />

l’economia italiana<br />

Appendice: Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

183) - Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia 8.5.2012 (Suppl. ord. G.U. 15.5.2012, n. 112)<br />

Regolamento sulla gestione collettiva del risparmio.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


184) - l. 11.5.2012, n. 56 (G.U. 14.5.2012, n. 111)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 15.3.2012, n. 21, recante norme in materia di<br />

poteri speciali sugli assetti societari nei settori <strong>della</strong> difesa e <strong>della</strong> sicurezza nazionale, nonché per<br />

le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni.<br />

l’economia italiana<br />

Testo: La struttura produttiva e le politiche strutturali<br />

Il contesto istituzionale per l’attività d’impresa<br />

185) - l. 18.5.2012, n. 62 (G.U. 21.5.2012, n. 117)<br />

Conversione in legge, con modificazioni, del DL 24.3.2012, n. 29, concernente disposizioni<br />

urgenti recanti integrazioni al DL 24.1.2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla L.<br />

24.3.2012, n. 27, e al DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla L. 22.12.<strong>2011</strong>,<br />

n. 214.<br />

Banche e intermediari non bancari<br />

Testo: L’azione di vigilanza<br />

La normativa nazionale<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

267


268<br />

PrinciPali PrOvveDimenti in materia ecOnOmica<br />

Descrizione<br />

(la suddivisione in parti corrisponde a quella seguita per il testo)<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

anDamenti macrOecOnOmici, POliticHe Di BilanciO<br />

e POlitica mOnetaria nell’area Dell’eurO<br />

LA POLITICA MONETARIA COMUNE<br />

tassi di interesse ufficiali dell’eurosistema<br />

Il 7 aprile <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di aumentare dall’1,00 all’1,25 per<br />

cento il tasso fisso sulle operazioni di rifinanziamento principali, a decorrere dall’operazione con regolamento<br />

13 aprile <strong>2011</strong>; ha inoltre aumentato dall’1,75 al 2,00 per cento il tasso sulle operazioni di<br />

rifinanziamento marginale e dallo 0,25 allo 0,50 per cento quello sui depositi presso le banche centrali<br />

nazionali, con effetto dal 13 aprile <strong>2011</strong>.<br />

Il 7 luglio <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di aumentare dall’1,25 all’1,50 per<br />

cento il tasso fisso sulle operazioni di rifinanziamento principali, a decorrere dall’operazione con regolamento<br />

13 luglio <strong>2011</strong>; ha inoltre aumentato dal 2,00 al 2,25 per cento il tasso sulle operazioni di<br />

rifinanziamento marginale e dallo 0,50 allo 0,75 per cento quello sui depositi presso le banche centrali<br />

nazionali, con effetto dal 13 luglio <strong>2011</strong>.<br />

Il 3 novembre <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di ridurre dall’1,50 all’1,25 per<br />

cento il tasso fisso sulle operazioni di rifinanziamento principali, a decorrere dall’operazione con regolamento<br />

9 novembre <strong>2011</strong>; ha inoltre ridotto dal 2,25 al 2,00 per cento il tasso sulle operazioni di<br />

rifinanziamento marginale e dallo 0,75 allo 0,50 per cento quello sui depositi presso le banche centrali<br />

nazionali, con effetto dal 9 novembre <strong>2011</strong>.<br />

L’8 dicembre <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di ridurre dall’1,25 all’1,00 per<br />

cento il tasso fisso sulle operazioni di rifinanziamento principali, a decorrere dall’operazione con regolamento<br />

14 dicembre <strong>2011</strong>; ha inoltre ridotto dal 2,00 all’1,75 per cento il tasso sulle operazioni di<br />

rifinanziamento marginale e dallo 0,50 allo 0,25 per cento quello sui depositi presso le banche centrali<br />

nazionali, con effetto dal 14 dicembre <strong>2011</strong>.<br />

Operazioni di politica monetaria<br />

Il 3 marzo <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di mantenere procedure d’asta a tasso<br />

fisso e con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda nelle operazioni di rifinanziamento principali (ORP)<br />

almeno sino alla fine del periodo di mantenimento terminante il 12 luglio <strong>2011</strong>, nonché nelle operazioni<br />

speciali con durata pari alla lunghezza del periodo di mantenimento almeno sino alla fine del secondo<br />

trimestre del <strong>2011</strong>. Il tasso applicato a tali operazioni speciali sarà pari a quello fisso applicato alle ORP. Il<br />

Consiglio ha inoltre deciso di mantenere procedure d’asta a tasso fisso (pari a quello medio applicato alle<br />

ORP lungo la durata dell’operazione) e con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda nelle operazioni di<br />

rifinanziamento a più lungo termine <strong>della</strong> durata di tre mesi del 27 aprile, 25 maggio e 29 giugno <strong>2011</strong>.<br />

BANCA D’ITALIA


Il 31 marzo <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di sospendere l’applicazione <strong>della</strong><br />

soglia minima di rating nel quadro dei requisiti di idoneità delle garanzie vigenti ai fini delle operazioni<br />

di credito dell’Eurosistema per tutti gli strumenti di debito negoziabili in essere e di nuova emissione di<br />

cui il Governo irlandese sia emittente o garante.<br />

Il 9 giugno <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di mantenere procedure d’asta a tasso<br />

fisso e con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda nelle ORP almeno sino alla fine del periodo di mantenimento<br />

terminante l’11 ottobre <strong>2011</strong>, nonché nelle operazioni speciali con durata pari alla lunghezza<br />

del periodo di mantenimento almeno sino alla fine del terzo trimestre del <strong>2011</strong>. Il tasso applicato a tali<br />

operazioni speciali sarà pari a quello fisso applicato alle ORP. Il Consiglio ha inoltre deciso di mantenere<br />

procedure d’asta a tasso fisso (pari a quello medio applicato alle ORP lungo la durata dell’operazione) e<br />

con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda nelle operazioni di rifinanziamento a più lungo termine <strong>della</strong><br />

durata di tre mesi del 27 luglio, 31 agosto e 28 settembre <strong>2011</strong>.<br />

Il 29 giugno <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso, in coordinamento con la <strong>Banca</strong> del<br />

Canada, la <strong>Banca</strong> d’Inghilterra e la <strong>Banca</strong> nazionale svizzera, di prorogare l’accordo di scambio di liquidità<br />

(linea di swap) con la Riserva federale fino al 1° agosto 2012 e di continuare a condurre operazioni di<br />

erogazione di liquidità in dollari statunitensi di durata settimanale. Queste operazioni continueranno ad<br />

avere la forma di pronti contro termine garantiti da collaterale stanziabile e saranno condotte seguendo<br />

una procedura d’asta a tasso fisso e con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda.<br />

Il 7 luglio <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di sospendere l’applicazione <strong>della</strong><br />

soglia minima di rating nel quadro dei requisiti di idoneità delle garanzie vigenti ai fini delle operazioni<br />

di credito dell’Eurosistema per tutti gli strumenti di debito negoziabili in essere e di nuova emissione di<br />

cui il Governo portoghese sia emittente o garante.<br />

Il 4 agosto <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di condurre, il 10 agosto <strong>2011</strong>,<br />

un’operazione di rifinanziamento a lungo termine aggiuntiva <strong>della</strong> durata di circa sei mesi con procedura<br />

d’asta a tasso fisso (pari a quello medio applicato alle ORP lungo la durata dell’operazione) e con pieno<br />

soddisfacimento <strong>della</strong> domanda. Il Consiglio ha inoltre deciso di mantenere procedure d’asta a tasso fisso<br />

e con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda nelle ORP almeno sino alla fine del periodo di mantenimento<br />

terminante il 17 gennaio 2012, nonché nelle operazioni speciali con durata pari alla lunghezza del<br />

periodo di mantenimento almeno sino alla fine dell’ultimo trimestre del <strong>2011</strong>. Il tasso applicato in tali<br />

operazioni speciali sarà pari al tasso fisso applicato alle ORP. Il Consiglio ha infine deciso di mantenere<br />

procedure d’asta a tasso fisso (pari a quello medio applicato alle ORP lungo la durata dell’operazione) e<br />

con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda nelle operazioni di rifinanziamento a più lungo termine <strong>della</strong><br />

durata di tre mesi del 26 ottobre, 30 novembre e 21 dicembre <strong>2011</strong>.<br />

Il 25 agosto <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso, in coordinamento con la <strong>Banca</strong><br />

d’Inghilterra, di prorogare fino al 28 settembre 2012 l’accordo di scambio di liquidità (linea di swap)<br />

siglato dalle due Banche centrali il 17 dicembre 2010 che si sarebbe dovuto concludere alla fine di settembre<br />

<strong>2011</strong>.<br />

Il 14 settembre <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso, in coordinamento con la Riserva<br />

federale, la <strong>Banca</strong> del Giappone, la <strong>Banca</strong> d’Inghilterra e la <strong>Banca</strong> nazionale svizzera, di condurre, oltre<br />

alle operazioni settimanali di immissione di liquidità in dollari statunitensi a sette giorni, tre operazioni<br />

con durata pari a circa tre mesi il 12 ottobre, il 9 novembre e il 7 dicembre <strong>2011</strong>. Queste operazioni<br />

avranno la forma di pronti contro termine garantiti da collaterale stanziabile e verranno condotte seguendo<br />

una procedura d’asta a tasso fisso e con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda.<br />

Il 6 ottobre <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di condurre, il 26 ottobre e il 21 dicembre<br />

<strong>2011</strong>, due operazioni di rifinanziamento a lungo termine <strong>della</strong> durata di circa un anno mediante<br />

procedura d’asta a tasso fisso (pari a quello medio applicato alle ORP lungo la durata dell’operazione) e<br />

con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda; il pagamento degli interessi su tali operazioni è posticipato<br />

al momento <strong>della</strong> loro maturazione. Il Consiglio ha inoltre deciso di mantenere procedure d’asta a tasso<br />

fisso e con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda nelle ORP almeno sino alla fine del periodo di mantenimento<br />

terminante il 10 luglio 2012, nonché nelle operazioni speciali con durata pari alla lunghezza<br />

del periodo di mantenimento almeno sino alla fine del sesto periodo di mantenimento, cioè circa la<br />

fine del secondo trimestre del 2012. Il tasso applicato in tali operazioni speciali sarà pari al tasso fisso<br />

applicato alle ORP. La procedura d’asta a tasso fisso (pari a quello medio applicato alle ORP lungo la<br />

durata dell’operazione) e con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda sarà inoltre mantenuta anche nelle<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

269


270<br />

operazioni di rifinanziamento a più lungo termine <strong>della</strong> durata di tre mesi del 25 gennaio, 29 febbraio,<br />

28 marzo, 25 aprile, 30 maggio e 27 giugno 2012. Il Consiglio ha infine deciso di varare un secondo<br />

Programma per l’acquisto di obbligazioni bancarie garantite (CBPP2) per un ammontare indicativo di<br />

40 miliardi di euro. Questo programma sarà condotto con acquisti diretti sia nel mercato primario che<br />

in quello secondario tra novembre <strong>2011</strong> e ottobre 2012.<br />

Il 30 novembre <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso, in coordinamento con la <strong>Banca</strong><br />

del Canada, la <strong>Banca</strong> del Giappone, la <strong>Banca</strong> d’Inghilterra, la <strong>Banca</strong> nazionale svizzera e la Riserva federale<br />

di istituire una rete temporanea di meccanismi di scambio di liquidità nelle reciproche valute (linee<br />

di swap) che rimarrà in vigore fino al 1° febbraio 2013; di dimezzare, a 50 punti base, lo spread applicato<br />

sulle operazioni finalizzate all’immissione di liquidità in dollari statunitensi; di prorogare fino a nuovo<br />

avviso le operazioni di erogazione di liquidità in dollari statunitensi con durata pari a tre mesi. Il Consiglio<br />

ha inoltre deciso di ridurre dal 20 al 12% il margine iniziale per le operazioni in dollari statunitensi<br />

a tre mesi, introducendo al contempo richieste di margini con cadenza settimanale.<br />

L’8 dicembre <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha deciso di condurre, il 21 dicembre <strong>2011</strong><br />

e il 29 febbraio 2012, due operazioni di rifinanziamento a più lungo termine <strong>della</strong> durata di 3 anni<br />

mediante procedura d’asta a tasso fisso (pari a quello medio applicato alle ORP lungo la durata dell’operazione)<br />

e con pieno soddisfacimento <strong>della</strong> domanda; il pagamento degli interessi su queste operazioni<br />

è posticipato al momento <strong>della</strong> loro maturazione e alle controparti è concessa l’opzione di rimborso<br />

anticipato dopo un anno. Il Consiglio ha inoltre deciso di sospendere le operazioni di regolazione puntuale<br />

(fine tuning) condotte l’ultimo giorno di ogni periodo di mantenimento, di ridurre il coefficiente<br />

di riserva obbligatoria dal 2,0 all’1,0 per cento a decorrere dal periodo di mantenimento avente inizio il<br />

18 gennaio 2012, e di ampliare la disponibilità di garanzie stanziabili alle operazioni di rifinanziamento<br />

riducendo i requisiti di rating per alcuni tipi di asset-backed securities e consentendo alle banche centrali<br />

nazionali di accettare come garanzia, sotto la propria responsabilità e con l’approvazione dei criteri da<br />

parte del Consiglio, alcuni tipi aggiuntivi di prestiti bancari. Il 14 dicembre il Consiglio direttivo ha<br />

adottato gli atti giuridici necessari all’attuazione di tali misure.<br />

In seguito alla decisione dell’8 dicembre <strong>2011</strong> il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha approvato il 9<br />

febbraio 2012 gli schemi proposti dalle Banche centrali austriaca, cipriota, francese, irlandese, italiana,<br />

portoghese e spagnola.<br />

LA FINANZA PUBBLICA<br />

imposte dirette<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

l’ecOnOmia italiana<br />

a) Imposte sul reddito e altre disposizioni minori. – Nel <strong>2011</strong> hanno trovato attuazione le norme<br />

previste dalla L. 13.12.2010, n. 220 (legge di stabilità <strong>2011</strong>) che era intervenuta in materia di Irpef<br />

prorogando alcune detrazioni dall’imposta e i termini di alcune disposizioni (cfr. nell’Appendice alla<br />

<strong>Relazione</strong> sull’anno 2010 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia<br />

economica: Imposte dirette).<br />

Con il DL 13.5.<strong>2011</strong>, n. 70 (convertito nella L. 12.7.<strong>2011</strong>, n. 106) sono state previste semplificazioni<br />

degli adempimenti fiscali a carico dei contribuenti. In particolare: a) decade l’obbligo di<br />

comunicazione annuale dei dati necessari per il riconoscimento del diritto alle detrazioni per familiari a<br />

carico; b) non sono più necessarie la comunicazione all’Agenzia delle entrate e l’indicazione separata del<br />

costo <strong>della</strong> manodopera nelle fatture per il riconoscimento <strong>della</strong> detrazione del 36 per cento delle spese<br />

di ristrutturazione edilizia; c) i contribuenti in regime di contabilità semplificata possono dedurre l’intero<br />

costo dei contratti a corrispettivi periodici, per singole spese non superiori a 1.000 euro, nel periodo<br />

di imposta in cui ricevono la relativa fattura; d) le richieste di rimborso d’imposta fatte dal contribuente<br />

in sede di dichiarazione dei redditi possono essere trasformate in richieste di compensazione entro 120<br />

giorni dalla data di presentazione <strong>della</strong> dichiarazione stessa; e) il valore massimo dei ricavi che le imprese<br />

possono avere per usufruire del regime di contabilità semplificata viene alzato a 400 mila euro per le<br />

imprese di servizi e a 700 mila per le altre. Inoltre il decreto legge ha riaperto i termini per la rideterminazione<br />

del costo di acquisto di terreni edificabili e agricoli e delle quote di partecipazione in società non<br />

BANCA D’ITALIA


quotate per i beni posseduti al 1° luglio <strong>2011</strong>; la relativa imposta sostitutiva (4 per cento per terreni e per<br />

le partecipazioni qualificate e 2 per cento per le partecipazioni non qualificate) può essere rateizzata in<br />

tre rate annuali a decorrere dal 30 giugno 2012.<br />

Il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111 ha rivisto nuovamente la disciplina<br />

fiscale delle componenti variabili <strong>della</strong> remunerazione erogate a dirigenti e amministratori di imprese<br />

operanti nel settore finanziario (bonus e stock option): l’addizionale del 10 per cento all’imposta sul reddito<br />

introdotta nel 2010 (L. 30.7.2010, n. 122 che ha convertito il DL 31.5.2010, n. 78) non si applica<br />

più ai compensi variabili eccedenti il triplo <strong>della</strong> parte fissa <strong>della</strong> retribuzione, ma all’intero ammontare<br />

<strong>della</strong> retribuzione variabile eccedente quella fissa.<br />

Con lo stesso provvedimento è stata inoltre modificata la norma <strong>della</strong> L. 122 del 2010 che ha<br />

introdotto la ritenuta d’acconto del 10 per cento sui bonifici effettuati dai contribuenti che beneficiano<br />

delle agevolazioni fiscali per ristrutturazioni e per interventi volti al risparmio energetico. A decorrere<br />

dal periodo di imposta in corso al 6 luglio <strong>2011</strong>, tale ritenuta è stata ridotta al 4 per cento (cfr. nell’Appendice<br />

alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in<br />

materia economica: Imposte dirette).<br />

Il DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 (convertito nella L. 22.12.<strong>2011</strong>, n. 214) ha reso permanente la<br />

detrazione d’imposta del 36 per cento delle spese sostenute per gli interventi finalizzati al recupero<br />

edilizio, ha prorogato la detrazione del 55 per cento prevista su quelle per gli interventi che mirano<br />

al risparmio energetico e ha anche stabilito che, dal 1° gennaio 2013, quest’ultima detrazione venga<br />

ridotta al 36 per cento.<br />

Lo stesso provvedimento ha inoltre istituito, a decorrere dal <strong>2011</strong>, un’imposta sul valore degli<br />

immobili situati all’estero posseduti da persone fisiche residenti in Italia. L’imposta, dovuta dal proprietario<br />

(o dal titolare di altro diritto reale) e proporzionale alla quota e ai mesi di possesso, è pari<br />

allo 0,76 per cento del valore degli immobili (costituito dal costo risultante dall’atto di acquisto o,<br />

in mancanza, dal valore di mercato) e deve essere versata entro il termine previsto per il saldo delle<br />

imposte sui redditi relative all’anno di riferimento. L’eventuale imposta patrimoniale versata allo Stato<br />

in cui è situato l’immobile costituisce, fino a concorrenza del suo ammontare, un credito di imposta.<br />

Il DL 2.3.2012, n. 16 (convertito nella L. 26.4.2012, n. 44) ha previsto una franchigia pari a 200<br />

euro e ha stabilito che per i soggetti che prestano la loro attività all’estero per conto dello Stato italiano<br />

l’aliquota sia ridotta allo 0,4 per cento.<br />

La L. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (legge di stabilità 2012) ha disposto che dal gennaio 2012 i contribuenti<br />

residenti nelle zone dell’Abruzzo colpite dal sisma del 2009 debbano versare, in 120 rate mensili<br />

e senza l’applicazione di sanzioni e oneri accessori, il 40 per cento delle imposte dovute e sospese<br />

a seguito dell’evento.<br />

In attuazione di quanto previsto dalla L. 122 del 2010, il DPCM 21.11.<strong>2011</strong> ha ridotto la<br />

misura dell’acconto dell’Irpef dovuto per i periodi di imposta <strong>2011</strong> e 2012 di un ammontare pari<br />

rispettivamente a 17 e a 3 punti percentuali, differendone il versamento alla data in cui è dovuto il<br />

saldo delle imposte sui redditi.<br />

In materia di imposta sul reddito delle società, il DL 98 del <strong>2011</strong> ha stabilito: a) la rimozione<br />

del vincolo temporale di cinque anni per il riporto delle perdite agli esercizi successivi e l’introduzione<br />

di un limite quantitativo pari all’80 per cento del reddito imponibile; quest’ultimo non si applica alle<br />

perdite realizzate nei primi tre esercizi dall’avvio dell’attività d’impresa per le quali già nel previgente<br />

regime era previsto il riporto senza limiti temporali; b) la revisione dei coefficienti di ammortamento dei<br />

beni materiali e immateriali i cui effetti entreranno in vigore nel 2013 (da attuare con apposito decreto<br />

ministeriale, che deve prevedere anche la possibilità di identificare gruppi omogenei di cespiti da ammortizzare<br />

con la stessa aliquota).<br />

Il medesimo provvedimento è intervenuto sugli studi di settore e sul regime dei cosiddetti contribuenti<br />

minimi introdotto dalla L. 24.12.2007, n. 244 (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2007<br />

il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Imposte dirette). Con<br />

riferimento ai primi è stata fissata la scadenza per la pubblicazione degli studi di settore stessi al 31 dicembre<br />

del periodo di imposta nel quale questi ultimi entrano in vigore (solo per il <strong>2011</strong> il DL 16 del 2012 ha fissato<br />

la scadenza al 30 aprile 2012). Inoltre, l’omessa o l’infedele dichiarazione dei dati rilevanti ai fini degli<br />

studi di settore legittima l’accertamento induttivo; aumentano le sanzioni nel caso di omessa presentazione<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

271


272<br />

del modello. Il DL 16 del 2012 stabilisce inoltre la possibilità che l’Amministrazione finanziaria determini<br />

il reddito di impresa o da lavoro autonomo in base a dati o informazioni di sua conoscenza (cosiddetto<br />

accertamento induttivo), prescindendo in tutto o in parte dalle risultanze di bilancio e dalle scritture contabili;<br />

ciò è consentito qualora venga omessa la presentazione del modello per la comunicazione dei dati<br />

rilevanti ai fini degli studi di settore o il modello contenga dati infedeli o mancanti e la differenza tra i ricavi<br />

o compensi stimati applicando gli studi di settore sui dati corretti e quelli ottenuti in base ai dati dichiarati<br />

risulti superiore al 15 per cento o a 50.000 euro.<br />

Viene inoltre disposto che l’Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza, nell’ambito dell’attività di<br />

pianificazione degli accertamenti, possano tenere conto anche delle segnalazioni non anonime di violazioni<br />

tributarie (per esempio <strong>della</strong> mancata emissione dei documenti fiscali a fronte dei corrispettivi incassati).<br />

Il regime dei contribuenti minimi è stato trasformato in un beneficio temporaneo per le nuove<br />

attività: le agevolazioni sono fruibili solo per attività intraprese a partire dal 1° gennaio 2008 e limitatamente<br />

ai primi cinque anni di attività o, in base a quanto disposto in sede di conversione, fino al compimento<br />

del trentacinquesimo anno di età del contribuente; trascorso il periodo di permanenza nel regime<br />

previsto, il contribuente decade dall’agevolazione rientrando nel regime contabile semplificato. L’agevolazione<br />

consiste nell’applicazione di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e delle addizionali<br />

regionali e comunali con aliquota pari al 5 per cento anziché al 20. È previsto un regime semplificato<br />

per i contribuenti che dal 2012, pur possedendo i requisiti necessari per usufruire del precedente regime<br />

dei contribuenti minimi, non possono beneficiare delle nuove agevolazioni (semplificazioni nella tenuta<br />

delle scritture contabili ai fini delle imposte dirette e indirette, esenzione dall’IRAP).<br />

Il DL 13.8.<strong>2011</strong>, n. 138, convertito nella L. 14.9.<strong>2011</strong>, n. 148 ha ridotto a decorrere dal 2012<br />

le agevolazioni esistenti per le società cooperative. In tema di imposta societaria, l’agevolazione consisteva<br />

nell’esenzione (in tutto o in parte) degli utili destinati alle riserve indivisibili e alla riserva minima<br />

obbligatoria che non sono distribuibili ai soci e in caso di scioglimento <strong>della</strong> cooperativa devono essere<br />

devolute ai fondi per la cooperazione. Il provvedimento ha ridotto la quota degli utili esenti da imposte<br />

e quindi ampliato la base imponibile dell’Ires.<br />

Lo stesso decreto legge è intervenuto in materia di società di comodo stabilendo che quelle costituite<br />

in forma di società di capitali devono applicare un’aliquota dell’Ires maggiorata di 10,5 punti<br />

percentuali, ossia pari al 38 per cento. L’aumento si applica anche alle società di persone ma solo nei<br />

confronti dei soci persone giuridiche (essendo l’aumento riferito alla sola Ires, non anche all’Irpef). Viene<br />

ampliato il novero dei soggetti rientranti nella definizione di società di comodo. Sono considerate non<br />

operative anche le società che presentano dichiarazioni in perdita per tre periodi di imposta consecutivi<br />

o per due periodi di imposta se nel terzo hanno dichiarato un reddito inferiore a quello minimo previsto<br />

per le società non operative. Nel caso di consolidato fiscale o di partecipanti in soggetti imputanti il<br />

reddito per trasparenza, la società di comodo assoggetta autonomamente il proprio reddito imponibile<br />

alla maggiorazione prevista ed effettua il versamento. La maggiorazione si applica a partire dall’anno di<br />

imposta 2012 e di essa si tiene conto già nel computo e nel versamento degli acconti.<br />

Il DL 138 del <strong>2011</strong> è anche intervenuto in materia di utilizzo dei beni di impresa a fini personali da<br />

parte dei soci. In particolare è stabilito che la differenza fra il valore di mercato e l’ammontare effettivamente<br />

pagato per l’utilizzo di tali beni debba essere inclusa nei redditi diversi e che i costi per i beni in questione<br />

siano indeducibili dal reddito dell’impresa e comunicati all’Agenzia delle entrate per controlli successivi. La<br />

norma trova applicazione dal 2012 e di essa si tiene conto già nel computo e nel versamento degli acconti.<br />

Per le società di capitali, per gli enti commerciali, per le società di persone e per gli imprenditori<br />

persone fisiche in regime di contabilità ordinaria, il DL 201 del <strong>2011</strong> (convertito nella L. 214 del <strong>2011</strong>)<br />

ha stabilito la deducibilità del rendimento nozionale del nuovo capitale di rischio, secondo il modello<br />

dell’allowance for corporate equity (ACE) a partire dal <strong>2011</strong>. Per le società di capitali e gli enti commerciali,<br />

l’agevolazione si applica agli incrementi di capitale proprio rispetto a quello esistente alla chiusura<br />

dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2010; secondo le disposizioni del DM 14.3.2012, per le società di<br />

persone e per gli imprenditori persone fisiche in regime di contabilità ordinaria, l’agevolazione si applica<br />

a tutto il patrimonio netto risultante dal bilancio. Il tasso che viene applicato al capitale di nuova immissione<br />

per calcolarne il rendimento nozionale è pari al 3 per cento nel primo triennio; successivamente<br />

esso sarà fissato annualmente con apposito decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze, tenendo<br />

conto <strong>della</strong> media dei rendimenti dei titoli pubblici aumentabile di ulteriori 3 punti percentuali a titolo<br />

di compensazione del maggiore rischio.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Il medesimo provvedimento ha inoltre stabilito, a decorrere dal 2012, la totale deducibilità ai<br />

fini delle imposte sul reddito dell’IRAP relativa alle spese per il personale dipendente e assimilato, e che<br />

la deduzione forfetaria del 10 per cento trovi applicazione solo in presenza di oneri finanziari e non più<br />

anche del costo del personale (cfr. il paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica:<br />

Finanza locale).<br />

Con il DL 201 del <strong>2011</strong> viene anche ampliato l’ambito applicativo dalla L. 26.2.<strong>2011</strong>, n. 10 (che<br />

ha convertito il DL 29.12.2010, n. 225) in materia di attività per imposte anticipate iscritte in bilancio, relative<br />

a svalutazioni di crediti non ancora dedotte dal reddito imponibile ai sensi del comma 3 dell’articolo<br />

106 del DPR 22.12.1986, n. 917 (Testo unico delle imposte sui redditi), nonché al valore dell’avviamento<br />

e delle altre attività immateriali, i cui componenti negativi sono deducibili in più periodi d’imposta ai fini<br />

delle imposte sui redditi (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong><br />

sezione Principali provvedimenti in materia economica: Imposte dirette). In particolare, la trasformazione<br />

delle attività per imposte anticipate in crediti di imposta avviene non solo al verificarsi di perdite d’esercizio<br />

accertate nel bilancio individuale (per una quota <strong>della</strong> perdita di esercizio, corrispondente al rapporto tra<br />

le attività per imposte anticipate e la somma del capitale sociale e delle riserve), ma anche al verificarsi di<br />

perdite fiscali (tutta la quota di attività per imposte anticipate da perdite fiscali viene convertita in credito<br />

d’imposta con contestuale disattivazione dei limiti di recuperabilità previsti per le perdite fiscali). La trasformazione<br />

avviene anche con riferimento ai bilanci di liquidazione volontaria ovvero relativi a società sottoposte<br />

a procedure concorsuali o di gestione delle crisi, ivi inclusi quelli riferiti all’amministrazione straordinaria<br />

e alla liquidazione coatta amministrativa di banche e altri intermediari finanziari vigilati dalla <strong>Banca</strong><br />

d’Italia; qualora il bilancio finale per cessazione di attività – dovuta a liquidazione o fallimento – evidenzi<br />

un patrimonio netto positivo, la quota di attività per imposte anticipate non ancora trasformata in credito<br />

d’imposta è in ogni caso convertita per l’intero importo. Il credito d’imposta non è produttivo di interessi.<br />

Esso può essere utilizzato, senza limiti di importo, in compensazione con altri debiti tributari (inclusi quelli<br />

derivanti dall’attività di sostituto d’imposta) e contributivi all’interno <strong>della</strong> singola banca. Inoltre, è previsto<br />

che la cessione dei crediti d’imposta può avvenire solo tra soggetti appartenenti al medesimo gruppo e<br />

deve essere operata al valore nominale. Per l’eventuale credito che residua dopo aver effettuato le anzidette<br />

compensazioni è prevista la rimborsabilità da parte dell’Amministrazione finanziaria.<br />

La L. 183 del <strong>2011</strong> ha stabilito che, dal 2012, il reddito di impresa degli esercenti degli impianti<br />

di distribuzione dei carburanti sia ridotto, a titolo di deduzione forfetaria, di una percentuale fissa in<br />

relazione a scaglioni di ricavi; nella determinazione degli acconti, in ciascun periodo di imposta, non si<br />

deve tenere conto di tale deduzione.<br />

Nel <strong>2011</strong> hanno infine trovato applicazione le disposizioni <strong>della</strong> L.. 122 del 2010 con riferimento<br />

alla determinazione del reddito imponibile delle imprese di assicurazione (cfr. nell’Appendice<br />

alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia<br />

economica: Imposte dirette).<br />

Il DL 24.1.2012, n. 1 (convertito nella L. 24.3.2012, n. 27) include tra i soggetti passivi dell’Ires<br />

gli organismi di investimento collettivo di risparmio istituiti in Italia; il relativo reddito è esente nel caso<br />

in cui il fondo o il gestore sia sottoposto a vigilanza prudenziale.<br />

Diversi provvedimenti sono intervenuti in materia di rateazione dei debiti tributari, di accertamento<br />

e di utilizzo del contante.<br />

Il DL 98 del <strong>2011</strong> ha eliminato l’obbligo di prestazione di garanzia per accedere alla rateazione di<br />

debiti tributari anche superiori a 50.000 euro, se derivanti da accertamento con adesione e da conciliazione<br />

giudiziale. Il provvedimento ha tuttavia disposto la decadenza dalla possibilità di beneficare <strong>della</strong><br />

rateazione in caso di mancato pagamento anche di una sola delle rate diverse dalla prima entro il termine<br />

di versamento <strong>della</strong> rata successiva, con conseguente iscrizione a ruolo delle residue somme dovute e<br />

delle relative sanzioni.<br />

La L. 214 del <strong>2011</strong> ha eliminato l’obbligo di garanzia per i pagamenti conseguenti ad avvisi<br />

bonari. Sono state poi introdotte norme volte a prorogare i termini per beneficiare <strong>della</strong> rateazione dei<br />

pagamenti di somme iscritte a ruolo, in presenza di un comprovato peggioramento delle condizioni di<br />

obiettiva difficoltà del contribuente, purché quest’ultimo non sia decaduto dal beneficio <strong>della</strong> rateazione.<br />

Infine il DL 16 del 2012 consente anche al contribuente decaduto dal beneficio <strong>della</strong> dilazione di<br />

pagamento delle somme dovute a seguito di comunicazione di irregolarità di accedere alla dilazione per<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

273


274<br />

momentanea difficoltà economica per le somme conseguentemente iscritte a ruolo. Il decreto prevede<br />

inoltre che la decadenza automatica dal beneficio <strong>della</strong> rateazione operi nel caso di mancato pagamento<br />

di due rate consecutive. In tale ipotesi, oltre alla decadenza automatica dal beneficio, l’importo residuo<br />

iscritto a ruolo e le relative sanzioni sono immediatamente e automaticamente riscuotibili in un’unica<br />

soluzione senza possibilità di ulteriore rateazione. Il decreto interviene anche sulla possibilità, per l’agente<br />

<strong>della</strong> riscossione, di iscrivere un’ipoteca sugli immobili del debitore con istanza di rateazione, limitandone<br />

la possibilità ai soli casi in cui l’istanza sia respinta o il debitore decada dal beneficio. Sono infine<br />

rivisti gli importi minimi sotto i quali non è possibile iscrivere garanzia ipotecaria né avviare la procedura<br />

di espropriazione immobiliare oppure richiedere il pignoramento di stipendi, salari o altre indennità.<br />

Sul tema delle rateazione è intervenuta anche la direttiva di Equitalia 1.3.2012, n. 7 che ha elevato (da<br />

5.000 a 20.000) la soglia al di sotto <strong>della</strong> quale la rateazione è concessa a fronte di una semplice richiesta,<br />

senza necessità di dimostrare la situazione di temporanea difficoltà; entro la stessa soglia, inoltre, è stato<br />

elevato a 48 il numero massimo di rate mensili concedibili (purché di importo pari ad almeno 100 euro).<br />

Il DL 201 del <strong>2011</strong> ha previsto, a decorrere dal 1° gennaio 2013, per i professionisti, gli imprenditori<br />

individuali e le società di persone (e soggetti a esse equiparati), la possibilità di beneficiare di<br />

semplificazioni e assistenza negli adempimenti amministrativi, dell’accelerazione del rimborso o <strong>della</strong><br />

compensazione dei crediti IVA, dell’esclusione dagli accertamenti basati sulle presunzioni semplici e <strong>della</strong><br />

riduzione di un anno dei termini di decadenza per l’attività di accertamento. Tali benefici sono soggetti<br />

al rispetto dei seguenti obblighi: a) invio telematico all’Amministrazione finanziaria dei corrispettivi,<br />

delle fatture emesse e ricevute e delle risultanze degli acquisti e delle cessioni non soggetti a fattura; b)<br />

apertura di un conto corrente dedicato ai movimenti finanziari relativi all’attività esercitata.<br />

Il DL 138 del <strong>2011</strong> ha disposto per i soggetti iscritti in albi ovvero ordini professionali, che<br />

compiano nel corso di un quinquennio quattro distinte violazioni dell’obbligo di emettere il documento<br />

certificativo dei propri corrispettivi, la sospensione dell’iscrizione da un minimo di 3 giorni a un massimo<br />

di un mese (da un minimo di 15 giorni a un massimo di 6 mesi, in caso di recidiva). La sospensione<br />

è estesa a tutti gli associati in caso di esercizio dell’attività professionale in forma associata.<br />

Il DL 98 del <strong>2011</strong> è intervenuto in materia di accertamento e di poteri degli Uffici finanziari, al<br />

fine di ricomprendere, accanto alle pubbliche amministrazioni e alle banche, anche le società e gli enti di<br />

assicurazione tra i soggetti ai quali l’Amministrazione finanziaria può richiedere dati e notizie, nell’ambito<br />

dell’attività di indagine finanziaria effettuata nei confronti di singoli contribuenti o di categorie di<br />

contribuenti. Il DL 201 del <strong>2011</strong> ha inoltre stabilito che dal 1° gennaio 2012 gli operatori finanziari<br />

siano obbligati a comunicare periodicamente all’anagrafe tributaria le informazioni su movimentazioni,<br />

importi e altro riguardante i rapporti intrattenuti con i propri clienti necessario ai fini dei controlli fiscali.<br />

Lo stesso decreto prevede infine l’obbligo in capo all’INPS di comunicare all’Amministrazione finanziaria<br />

le prestazioni socio-assistenziali di cui beneficiano i contribuenti, rendendo più agevoli i controlli<br />

sulla correttezza del reddito dichiarato.<br />

Il DL 201 del <strong>2011</strong> ha ridotto a 1.000 euro la soglia per l’utilizzo del contante e dei titoli al portatore<br />

che era stata già diminuita da 12.500 a 2.500 euro dal DL 138 del <strong>2011</strong>, con lo scopo di adeguare<br />

la normativa italiana alle disposizioni in ambito comunitario in tema di prevenzione dell’utilizzo del<br />

sistema finanziario e di contrasto all’evasione fiscale.<br />

Il DL 16 del 2012 ha elevato il limite sull’uso del contante a 15.000 euro per gli acquisti di beni<br />

e servizi presso commercianti al minuto e agenzie di viaggio e turismo, effettuati da persone fisiche di<br />

cittadinanza diversa da quella italiana e comunque diversa da quella di uno dei paesi dell’Unione europea<br />

o dello Spazio economico europeo, residenti al di fuori del territorio dello Stato. Sono tuttavia richiesti<br />

alcuni adempimenti al cedente il bene o la prestazione.<br />

Lo stesso decreto, al fine di favorire la modernizzazione e l’efficienza degli strumenti di pagamento<br />

e di ridurre i costi finanziari e amministrativi derivanti dalla gestione del contante, ha previsto che i<br />

pagamenti <strong>della</strong> pubblica amministrazione di importo superiore a 1.000 euro vengano disposti mediante<br />

strumenti telematici ed effettuati con modalità diverse dal contante. Limitatamente ai pagamenti relativi<br />

all’erogazione di stipendi e pensioni, il termine di entrata in vigore del provvedimento è stato prorogato<br />

dal DL 16 del 2012 al 1° luglio 2012.<br />

b) Tassazione delle attività finanziarie. – Nel <strong>2011</strong> la tassazione delle attività finanziarie è stata<br />

interessata da due riforme. La prima (L. 26.2.<strong>2011</strong>, n. 10 che ha convertito il DL 29.12.2010, n. 225)<br />

è intervenuta sulla tassazione dei fondi comuni mobiliari di diritto italiano e di quelli lussemburghesi<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


cosiddetti storici. In particolare, dal 1° luglio <strong>2011</strong> è stato disposto il passaggio da una tassazione sui<br />

redditi maturati in capo al fondo, con applicazione di un’imposta sostitutiva annuale del 12,5 per cento<br />

sul risultato di gestione del fondo, a una tassazione mediante ritenuta alla fonte sui proventi distribuiti<br />

ai partecipanti o realizzati dagli stessi al momento <strong>della</strong> cessione o del riscatto delle quote. La ritenuta –<br />

pari al 12,5 per cento fino al 31 dicembre <strong>2011</strong> e innalzata al 20 per cento a partire dal 1° gennaio 2012<br />

dal DL 13.8.<strong>2011</strong>, n. 138 – opera a titolo di acconto per imprenditori individuali, società di persone,<br />

società di capitale, trust, enti commerciali e stabili organizzazioni di soggetti non residenti; nei confronti<br />

degli altri soggetti la ritenuta è applicata a titolo d’imposta (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno<br />

2010 il punto b) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Tassazione<br />

delle attività finanziarie).<br />

La seconda riforma (DL 138 del <strong>2011</strong>) ha stabilito, dal 1° gennaio 2012, il passaggio da un<br />

sistema basato su due aliquote (27 per cento per i depositi e conti correnti bancari e postali e per i titoli<br />

atipici; 12,5 per cento per le altre attività) a uno basato sull’aliquota del 20 per cento con l’eccezione<br />

dei titoli del debito pubblico, dei buoni postali fruttiferi, dei titoli governativi di Paesi che consentono<br />

lo scambio di informazioni e di quelli emessi da enti e organismi sovranazionali, ai quali continua ad<br />

applicarsi l’aliquota del 12,5 per cento. È rimasta immutata l’aliquota agevolata dell’11 per cento sui proventi<br />

del risparmio previdenziale e quella del 5 per cento prevista per i titoli di risparmio per l’economia<br />

meridionale. È stata inoltre introdotta un’agevolazione per i piani di risparmio a lungo termine, ai quali<br />

non si applicherà l’aliquota del 20 per cento, ma un’aliquota inferiore, ancora da definire unitamente alle<br />

caratteristiche dei piani. Il DL 29.12.<strong>2011</strong>, n. 216 (convertito nella L. 24.2.2012, n. 14) ha prorogato<br />

fino alla scadenza del contratto l’applicazione dell’aliquota del 12,5 per cento per i contratti di pronti<br />

contro termine stipulati anteriormente al 1° gennaio 2012 e aventi durata non superiore a 12 mesi. A<br />

completamento <strong>della</strong> riforma, il DL 24.1.2012, n. 1 (convertito nella L. 24.3.2012, n. 27) ha ribadito<br />

che sugli utili corrisposti ai fondi pensione esteri istituiti nell’Unione europea e negli Stati aderenti allo<br />

Spazio economico europeo si applichi l’aliquota ridotta dell’11 per cento. La norma ha inoltre esteso<br />

l’applicazione dell’aliquota del 12,5 per cento alle operazioni di pronti contro termine che abbiano per<br />

oggetto titoli pubblici italiani e titoli equiparati.<br />

Al fine di gestire la transizione al regime con aliquota pari al 20 per cento, il DL 138 del <strong>2011</strong><br />

ha stabilito che le minusvalenze realizzate fino al 1° dicembre <strong>2011</strong> possano essere portate in deduzione<br />

delle plusvalenze realizzate successivamente per una quota pari al 62,5 per cento del loro ammontare. È<br />

stata prevista la possibilità di affrancamento, mediante il versamento di un’imposta sostitutiva del 12,5<br />

per cento, da applicare sulle plusvalenze latenti al 31 dicembre <strong>2011</strong>, al netto delle minusvalenze latenti<br />

o realizzate entro la stessa data; con il DM 13.12.<strong>2011</strong> sono stabilite le modalità per l’esercizio dell’opzione<br />

per l’affrancamento. Altri due decreti del Ministro dell’Economia e delle finanze <strong>della</strong> stessa data<br />

hanno definito, rispettivamente, le modalità di determinazione <strong>della</strong> quota dei proventi e dei redditi<br />

derivanti dalla partecipazione a organismi di investimento collettivo del risparmio e dai contratti di assicurazione<br />

sulla vita e di capitalizzazione riferibili alle obbligazioni e ad altri titoli pubblici e le operazioni<br />

di addebitamento e accreditamento del conto unico dell’imposta sostitutiva applicata ai sensi del D.lgs.<br />

1.4.1996, n. 239 a seguito <strong>della</strong> modifica delle aliquote di tassazione.<br />

Con il DL 13.5.<strong>2011</strong>, n. 70 (convertito nella L. 12.7.<strong>2011</strong>, n. 106) è stata modificata la tassazione<br />

dei proventi derivanti dai fondi immobiliari, prevedendo l’introduzione di un regime di trasparenza<br />

fiscale analogo a quello esistente per le società di persone, applicabile agli investitori che detengano<br />

partecipazioni superiori al 5 per cento e siano diversi da quelli istituzionali; nei confronti di tali investitori<br />

non trova pertanto applicazione la ritenuta del 20 per cento. Per gli altri investitori residenti è stato<br />

confermato il regime di tassazione basato sull’applicazione di una ritenuta alla fonte del 20 per cento sui<br />

proventi distribuiti o realizzati in sede di riscatto o cessione delle quote. Per gli investitori istituzionali<br />

esteri stabiliti in paesi che consentono lo scambio di informazioni è stata confermata l’esenzione da prelievo;<br />

resta ferma la ritenuta alla fonte del 20 per cento per gli altri investitori esteri.<br />

Per la fase di transizione al nuovo regime viene confermata l’applicazione di un’imposta sostitutiva<br />

del 5 per cento sul valore patrimoniale del fondo come previsto dal DL 31.5.2010, n. 78, convertito<br />

nella L. 30.7.2010, n. 122 (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010 il punto b) del paragrafo<br />

<strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Tassazione delle attività finanziarie); tuttavia,<br />

a differenza di quanto precedentemente previsto, l’imposizione non riguarderà l’intero patrimonio<br />

del fondo, ma le sole quote di pertinenza degli investitori diversi da quelli istituzionali che detengono<br />

quote superiori al 5 per cento. È stata inoltre spostata in avanti di un anno, dal 31 dicembre 2009 al<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

275


276<br />

31 dicembre 2010, la data di riferimento per il calcolo dell’imposta patrimoniale. È stata confermata la<br />

possibilità di optare, in alternativa all’applicazione del nuovo regime, per la liquidazione del fondo, da<br />

deliberare entro il 31 dicembre <strong>2011</strong>. In questo caso la società di gestione del risparmio è tenuta a versare<br />

un’imposta sostitutiva del 7 per cento sull’intero patrimonio del fondo stesso.<br />

Il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 (convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111), modificato dal DL 24.1.2012, n. 1<br />

(convertito nella L. 24.3.2012, n. 27), ha introdotto misure di sostegno a favore dei fondi di venture capital<br />

prevedendo agevolazioni fiscali sui proventi derivanti dalla partecipazione a fondi che investono almeno il<br />

75 per cento dei capitali raccolti nel finanziamento di società non quotate nella fase di sperimentazione,<br />

di costituzione, di avvio dell’attività o di sviluppo del prodotto (con non più di tre anni di vita e con ricavi<br />

inferiori a 50 milioni di euro). Le società destinatarie dei fondi devono avere sede in Italia e le loro quote<br />

o azioni devono essere direttamente detenute, in via prevalente, da persone fisiche. L’agevolazione consiste<br />

nella completa esenzione dei proventi derivanti dalla partecipazione al fondo di venture capital.<br />

Con lo stesso provvedimento è stata ridotta dal 12,5 al 5 per cento l’aliquota <strong>della</strong> ritenuta sugli<br />

interessi riconosciuti a società non residenti nei casi in cui le somme pagate siano destinate a finanziare il<br />

pagamento degli interessi dovuti dalla società che riceve il pagamento per prestiti obbligazionari negoziati<br />

nei mercati regolamentati <strong>della</strong> Unione europea e <strong>della</strong> Norvegia. Questi prestiti devono essere garantiti<br />

dalla capogruppo o da una delle altre società del gruppo e sull’atto di garanzia si applica un’imposta<br />

di registro dello 0,25 per cento. Per le operazioni di questo tipo già in essere e per le quali non sia stata<br />

versata la ritenuta, le società residenti possono sanare la propria posizione versando, oltre agli interessi<br />

legali, un’imposta con aliquota del 6 per cento sugli interessi già corrisposti. Continua a essere prevista<br />

l’esenzione dalla ritenuta nel caso in cui la società alla quale vengono versati gli interessi sia il beneficiario<br />

finale effettivo dei pagamenti.<br />

Il DL 138 del <strong>2011</strong> è intervenuto in materia di tassazione dei cosiddetti titoli ibridi emessi da<br />

banche, assicurazioni e altri intermediari finanziari vigilati. In particolare, è stato stabilito che ai titoli<br />

rilevanti in materia di adeguatezza patrimoniale si applichi l’aliquota prevista per gli altri titoli obbligazionari<br />

emessi dalle banche, pari al 12,5 per cento fino al 31 dicembre <strong>2011</strong> e al 20 dal 2012. Prima <strong>della</strong><br />

modifica normativa, ai titoli ibridi si applicava l’aliquota del 27 cento prevista per i titoli atipici. È stato<br />

inoltre disposto che: a) le remunerazioni corrisposte su questi strumenti siano deducibili dal reddito<br />

d’impresa (a prescindere dalla loro classificazione contabile come azioni o obbligazioni); b) non venga<br />

applicato il prelievo se i titoli sono detenuti da imprese o da soggetti non residenti. Le nuove disposizioni<br />

si applicano ai titoli emessi a partire dal 20 luglio <strong>2011</strong>.<br />

Il DL 201 del <strong>2011</strong> ha introdotto un’imposta di bollo speciale sulle attività finanziarie oggetto<br />

di emersione fiscale (cosiddette attività scudate) con aliquota del 4 per mille; per gli anni 2012 e 2013<br />

l’aliquota è stabilita, rispettivamente, nella misura del 10 e del 13,5 per mille. L’imposta è determinata al<br />

netto dell’eventuale imposta di bollo dovuta sui depositi, sui conti correnti e sui conti di deposito titoli<br />

(cfr. il punto b) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Imposte indirette).<br />

Il versamento deve essere effettuato dall’intermediario entro il 16 luglio di ogni anno con riferimento<br />

al valore delle attività ancora segretate al 31 dicembre dell’anno precedente; nel caso in cui, nel corso<br />

del periodo d’imposta, venga meno in tutto o in parte la segretazione, l’imposta è dovuta sul valore delle<br />

attività finanziarie in ragione del periodo in cui il conto o il rapporto ha fruito <strong>della</strong> segretazione. Per il<br />

solo versamento da effettuare nel 2012 il valore delle attività segretate è quello alla data del 6 dicembre<br />

<strong>2011</strong>; nel caso in cui le attività finanziarie oggetto di emersione siano state, tra il 1° gennaio <strong>2011</strong> e il 6<br />

dicembre <strong>2011</strong>, in tutto o in parte prelevate dal rapporto di deposito, amministrazione o gestione acceso<br />

per effetto <strong>della</strong> procedura di emersione oppure comunque dismesse, è dovuta per il solo 2012 un’imposta<br />

straordinaria pari al 10 per mille.<br />

La L. 214 del <strong>2011</strong> istituisce dal <strong>2011</strong> un’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute<br />

all’estero da persone fisiche residenti con aliquota pari all’uno per mille per il biennio <strong>2011</strong>-12 e all’1,5 per<br />

mille dal 2013; ai fini dell’individuazione <strong>della</strong> base imponibile deve essere considerato il valore di mercato<br />

delle stesse. L’eventuale imposta patrimoniale versata allo Stato in cui sono detenute le attività finanziarie<br />

può essere dedotta dall’imposta sul valore delle attività finanziarie, fino a concorrenza del suo ammontare.<br />

L’imposta deve essere versata entro il termine previsto per il saldo delle imposte sui redditi relative all’anno<br />

di riferimento. Il DL 16 del 2012 stabilisce che per le somme detenute su conti correnti e libretti di risparmio<br />

in paesi che garantiscono un adeguato scambio di informazioni, l’imposta è stabilita in misura fissa ed<br />

è pari a quella prevista per i depositi e conti correnti bancari e postali (34,20 euro annui).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


c) Provvedimenti di carattere transitorio. – Il DL 13.5.<strong>2011</strong>, n. 70 (convertito nella L. 12.7.<strong>2011</strong>,<br />

n. 106) ha istituito sperimentalmente, per gli anni <strong>2011</strong> e 2012, un credito di imposta per le imprese<br />

che finanziano progetti di ricerca scientifica con università o altri enti o strutture individuate dal Ministero<br />

dell’Istruzione di concerto con il Ministero dell’Economia e delle finanze; il credito di imposta<br />

non può superare il 90 per cento delle spese sostenute per il finanziamento di tali progetti e riguarda<br />

soltanto la parte di spese di ricerca che eccede la media degli investimenti in ricerca effettuati nel triennio<br />

2008-2010. Il credito d’imposta è utilizzabile in compensazione, mentre l’investimento è deducibile dal<br />

reddito dell’impresa finanziatrice; l’Agenzia delle entrate ha poi stabilito le norme attuative.<br />

Il DL 70 del <strong>2011</strong> ha inoltre previsto l’introduzione di un credito d’imposta a favore dei datori<br />

di lavoro che assumono a tempo indeterminato lavoratori svantaggiati nelle regioni del Mezzogiorno<br />

(cfr. in questa Appendice il punto a) del paragrafo Contributi sociali). Il credito d’imposta va indicato<br />

nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta per il quale è concesso, è utilizzabile esclusivamente<br />

in compensazione e non concorre alla formazione del reddito e del valore <strong>della</strong> produzione<br />

ai fini dell’IRAP. Il DL 9.2.2012, n. 5 (convertito nella L. 4.4.2012, n. 35) ha in seguito modificato la<br />

durata e i termini di fruizione del beneficio. La L. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (legge di stabilità 2012) ha prorogato<br />

al 2012 le agevolazioni fiscali e contributive relative alle somme erogate ai dipendenti privati in<br />

base agli accordi o ai contratti collettivi aziendali o territoriali e correlate agli incrementi di produttività,<br />

agevolazioni che erano state introdotte dal DL 27.5.2008, n. 93 (convertito nella L. 24.7.2008, n. 126;<br />

cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2008 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti<br />

in materia economica: Imposte dirette).<br />

Il DL 13.8.<strong>2011</strong>, n. 138, convertito nella L. 14.9.<strong>2011</strong>, n. 148, ha stabilito che dal 1° gennaio<br />

<strong>2011</strong> e sino al 31 dicembre 2013 i contribuenti che hanno un reddito complessivo ai fini Irpef superiore<br />

ai 300 mila euro devono versare un contributo del 3 per cento sulla parte eccedente l’anzidetto<br />

importo. Con il DM 21.11.<strong>2011</strong> è stata data attuazione alla norma; in particolare, è stata precisata la<br />

base imponibile, diversa da quella dell’Irpef, ed è stata stabilita la deducibilità del contributo dal reddito<br />

complessivo prodotto nello stesso periodo d’imposta, anche se determinato e versato nel periodo di<br />

imposta successivo.<br />

Con lo stesso decreto legge, per i tre periodi d’imposta successivi al 2010, è stata aumentata dal<br />

6,5 al 10,5 per cento l’addizionale all’Ires per le società dei settori idrocarburi ed energetico introdotta<br />

con il DL 25.6.2008, n. 112 (convertito nella L. 6.8.2008, n. 133; cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong><br />

sull’anno 2008 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Imposte<br />

dirette); è stata inoltre eliminata l’esenzione prevista per la produzione di energia elettrica da fonti<br />

rinnovabili e sono state riviste, con effetto dal <strong>2011</strong>, le condizioni di applicabilità: l’addizionale interessa<br />

i soggetti con un volume di ricavi superiore a 10 milioni di euro e un reddito imponibile superiore a un<br />

milione di euro. Le nuove disposizioni non rilevano ai fini <strong>della</strong> determinazione dell’acconto dovuto per<br />

il periodo successivo a quello in corso al 31 dicembre 2010.<br />

La L. 183 del <strong>2011</strong> ha prorogato al 2012 la riduzione dell’Irpef e delle relative addizionali sul<br />

trattamento economico accessorio corrisposto al personale del comparto <strong>della</strong> sicurezza, difesa e soccorso<br />

pubblico, introdotte con il DL 29.11.2008, n. 185 (convertito nella L. 28.1.2009, n. 2; cfr. nell’Appendice<br />

alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2008 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in<br />

materia economica: Imposte dirette). Il limite di reddito da considerare per il riconoscimento delle agevolazioni<br />

è da riferire al <strong>2011</strong>.<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> è stata temporaneamente estesa dai bilanci individuali a quelli consolidati la<br />

possibilità di riallineare il valore civilistico e il valore fiscale di alcune voci di bilancio mediante il versamento<br />

dell’imposta sostitutiva delle imposte sul reddito e dell’IRAP, introdotta con il DL 185 del 2008,<br />

pari al 16 per cento. In particolare, il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 (convertito nella legge 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111) ha<br />

previsto la possibilità di affrancare i maggiori valori delle partecipazioni di controllo iscritte nel bilancio<br />

consolidato relativamente alla parte imputabile all’avviamento, ai marchi d’impresa e altre attività immateriali<br />

a seguito di operazioni aziendali straordinarie effettuate nel periodo di imposta in corso al 31 dicembre<br />

2010 e in quelli precedenti; per le operazioni effettuate in periodi di imposta anteriori al <strong>2011</strong> il<br />

versamento dell’imposta sostitutiva è dovuto in un’unica soluzione entro il 30 novembre <strong>2011</strong>. Gli effetti<br />

del riallineamento decorrono dal 2013. Con il DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 convertito nella L. 22.12.<strong>2011</strong>,<br />

n. 214, il provvedimento è stato esteso alle operazioni straordinarie effettuate nel <strong>2011</strong>.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

277


278<br />

imposte indirette<br />

a) Imposta sul valore aggiunto. – La L. 14.9.<strong>2011</strong>, n. 148 (che ha convertito il DL 13.8.<strong>2011</strong>,<br />

n. 138) ha stabilito, a partire dal 17 settembre <strong>2011</strong>, l’aumento dal 20 al 21 per cento dell’aliquota<br />

ordinaria dell’IVA.<br />

Con il DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 (convertito nella L. 22.12.<strong>2011</strong>, n. 214) viene stabilito che dal 1°<br />

ottobre al 31 dicembre 2012 le aliquote IVA del 10 e del 21 per cento aumenteranno di 2 punti. Con<br />

il medesimo provvedimento viene ridefinita la cosiddetta clausola di salvaguardia relativa agli effetti<br />

dell’esercizio <strong>della</strong> delega per la riforma fiscale e assistenziale: il predetto aumento delle aliquote IVA<br />

diverrà permanente e sarà seguito da un ulteriore incremento delle aliquote di mezzo punto nel 2014 se<br />

entro il mese di settembre 2012 non entreranno in vigore provvedimenti di attuazione <strong>della</strong> delega fiscale<br />

o modifiche ai sistemi di esenzione e agevolazione fiscale tali da comportare un maggior gettito di 13,1<br />

miliardi di euro nel 2013 e 16,4 nel 2014.<br />

La L. 15.12.<strong>2011</strong>, n. 217 (legge comunitaria 2010) ha modificato le norme sul momento di<br />

effettuazione delle operazioni ai fini IVA e sull’autofatturazione, per quanto riguarda i servizi generici<br />

ricevuti o resi da/a soggetti IVA residenti all’estero: dal 17 marzo 2012 tali operazioni si intendono effettuate<br />

nel momento in cui sono ultimate, sempreché non venga pagato in un momento precedente il<br />

corrispettivo; inoltre, per i servizi ricevuti da controparti residenti nell’Unione europea, gli obblighi di<br />

autofatturazione vanno assolti sulla base delle regole già vigenti per gli acquisti intracomunitari di beni.<br />

La medesima legge comunitaria 2010 ha previsto, con la stessa decorrenza, che il regime di non<br />

imponibilità IVA per le cessioni di beni e prestazioni di servizi rese alla <strong>Banca</strong> centrale europea, all’Unione<br />

europea e ad altri organismi cui si applica il protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità<br />

europee dell’8 aprile 1965 sia applicabile nei limiti fissati da detto protocollo e sempre che ciò non comporti<br />

distorsioni <strong>della</strong> concorrenza. Inoltre, il regime di non imponibilità IVA viene esteso alle operazioni<br />

effettuate nei confronti di altri organismi internazionali riconosciuti, alle condizioni e nei limiti fissati<br />

dalle convenzioni internazionali che li istituiscono.<br />

Il DL 24.1.2012, n. 1 (convertito nella L. 24.3.2012, n. 27) ha modificato la disciplina ai fini<br />

dell’IVA <strong>della</strong> locazione e <strong>della</strong> vendita dei fabbricati destinati a uso abitativo. In particolare, dal 24<br />

gennaio 2012, previa opzione nel momento in cui viene stipulato il contratto di locazione o l’atto di<br />

cessione, è possibile assoggettare a imposta del 10 per cento gli immobili che rientrano nell’edilizia convenzionata<br />

e in quella sociale.<br />

Il DL 2.3.2012, n. 16 (convertito nella L. 26.4.2012, n. 44) ha ridotto da 10.000 a 5.000 euro<br />

il limite entro il quale è consentito l’utilizzo in compensazione del credito IVA a partire dal giorno 16<br />

del mese successivo a quello di presentazione <strong>della</strong> dichiarazione o dell’istanza da cui emerge il credito. È<br />

inoltre stabilito l’obbligo di utilizzo esclusivo dei servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle<br />

entrate per le compensazioni di importi superiori a 5.000 euro; l’Agenzia delle entrate ne ha successivamente<br />

disposto la decorrenza dal 1° aprile 2012.<br />

Il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 (convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111) ha modificato le norme sull’obbligo<br />

di comunicazione telematica all’Amministrazione finanziaria delle operazioni rilevanti a fini IVA di<br />

importo non inferiore a 3.000 euro (cosiddetto spesometro). In particolare è stato introdotto l’obbligo<br />

per gli operatori finanziari che emettono carte di credito, di debito o prepagate di comunicare all’Agenzia<br />

delle entrate le operazioni effettuate nei confronti di contribuenti non soggetti passivi dell’IVA, per le<br />

quali il pagamento sia avvenuto mediante carte di credito, di debito o prepagate da loro emesse. Sulla<br />

medesima materia è intervenuto anche il DL 16 del 2012: quest’ultimo ha esteso, a partire dal 1° gennaio<br />

2012, l’obbligo di comunicazione per le operazioni rilevanti ai fini IVA anche a quelle di importo<br />

inferiore ai 3.000 euro e stabilito che tale obbligo è assolto con la trasmissione, per ciascun cliente e fornitore,<br />

dell’importo di tutte le operazioni attive e passive effettuate. Fanno eccezione le operazioni senza<br />

obbligo di fatturazione per le quali rimane confermato il limite di 3.600 euro.<br />

Il DL 16 del 2012, per ridurre gli adempimenti a carico delle imprese, ha inoltre previsto che<br />

i soggetti passivi dell’IVA debbano comunicare all’Agenzia delle entrate le operazioni nei confronti di<br />

operatori dei paesi a fiscalità privilegiata solo se di importo superiore a 500 euro.<br />

Alcuni provvedimenti hanno riguardato misure di contrasto all’evasione fiscale, anche con riferimento<br />

all’uso del contante (cfr. in questa Appendice il punto a) del paragrafo Imposte dirette).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


) Altre imposte sugli affari. – Le modifiche alle accise sui prodotti energetici utilizzati come<br />

carburanti previste dal DL 31.3.<strong>2011</strong>, n. 34 (convertito nella L. 26.5.<strong>2011</strong>, n. 75) e poi stabilite con la<br />

Determinazione 5.4.<strong>2011</strong>, n. 41102 dell’Agenzia delle dogane sono confermate a decorrere dal 2012,<br />

anno per il quale invece ne era prevista la riduzione. Con il DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 (convertito nella<br />

L. 22.12.<strong>2011</strong>, n. 214) sono stati stabiliti aumenti delle accise sui carburanti con decorrenza 6 dicembre<br />

<strong>2011</strong>; ulteriori inasprimenti sono stati definiti con decorrenza 1° gennaio 2013 sulla benzina e sul gasolio<br />

usato come carburante. Anche la L. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (legge di stabilità 2012) ha previsto ulteriori<br />

aumenti delle aliquote delle accise sui carburanti, sia per il 2012 sia per il 2013.<br />

Nel corso del <strong>2011</strong> la disciplina dell’imposta di bollo sui conti di deposito titoli è stata rivista più<br />

volte. Inizialmente con il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 (convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111) è stato aumentato<br />

l’ammontare dell’imposta di bollo sui conti di deposito titoli a decorrere dal <strong>2011</strong> ed è stato stabilito<br />

un ulteriore aumento nel 2013; l’imposta dovuta è stata inizialmente definita in somma fissa per classi<br />

di valori nominali o di rimborso dei titoli ai quali il conto deposito titoli si riferisce. Con il DL 201 del<br />

<strong>2011</strong> è stato successivamente modificato quanto disposto dal DL 98 del <strong>2011</strong>, prevedendo l’estensione<br />

dell’imposta anche ai prodotti finanziari per i quali non sussiste uno specifico obbligo di deposito, con<br />

l’eccezione dei fondi pensione e dei fondi sanitari. Per effetto delle modifiche, l’imposta si applica alle<br />

quote di fondi comuni, alle polizze vita e alle gestioni patrimoniali individuali nonché ai buoni postali<br />

fruttiferi (per questi ultimi viene prevista una soglia di esenzione di 5.000 euro, come per i depositi e per<br />

i conti correnti). In luogo dell’imposta in somma fissa stabilita per classi di valore nominale o di rimborso<br />

dei titoli, è stato previsto un prelievo proporzionale al valore di mercato con aliquota pari allo 0,1 per<br />

cento nel 2012 e allo 0,15 per cento dall’anno seguente, con un minimo di 34,20 euro e un massimo<br />

per il solo 2012 di 1.200 euro; il successivo DL 2.3.2012, n. 16 (convertito nella L. 26.4.2012, n. 44)<br />

ha esteso l’applicazione anche alle somme versate sui depositi bancari e postali.<br />

Sono stati inoltre cambiati l’ambito di applicazione e la misura dell’imposta di bollo sui conti<br />

correnti: dal 2012 il prelievo si applicherà anche ai libretti di risparmio. Se il titolare del conto o del<br />

libretto è una persona fisica, la misura dell’imposta di bollo resta fissata a 34,20 euro, ma viene prevista<br />

un’esenzione se la giacenza media annua dei conti o libretti detenuti presso lo stesso intermediario non<br />

supera 5.000 euro. Se il titolare del conto o del libretto non è una persona fisica, la misura del prelievo è<br />

aumentata da 73,80 a 100 euro, senza esenzioni.<br />

Il DL 201 del <strong>2011</strong> ha ridotto per il 2012 dal 95 al 50 per cento per le sole comunicazioni alla<br />

clientela relative a prodotti finanziari, la misura dell’acconto del bollo virtuale dovuto da Poste Italiane<br />

spa, banche e altri enti e società finanziarie. Il DL 16 del 2012 ha anticipato il versamento dell’acconto<br />

del bollo virtuale dal 30 novembre al 16 aprile.<br />

Il DL 98 del <strong>2011</strong> ha introdotto un’addizionale erariale alla tassa automobilistica per le autovetture<br />

e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose, pari a 10 euro per ogni chilowatt<br />

di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt a decorrere dal <strong>2011</strong>.<br />

Sempre il DL 98 del <strong>2011</strong> ha definito una sanatoria per le partite IVA considerate inattive e<br />

non ancora chiuse che prevede il versamento di una sanzione di 129 euro; il successivo DL 29.12.<strong>2011</strong>,<br />

n. 216 (convertito nella L. 24.2.2012, n. 14) ha prorogato i termini per beneficiare <strong>della</strong> sanatoria.<br />

In materia di giochi e scommesse, il DL 98 del <strong>2011</strong> istituisce un nuovo gioco a distanza con<br />

un’aliquota di imposta pari al 10 per cento delle somme giocate; viene, inoltre, regolamentato il poker<br />

sportivo giocato nei circoli e prevista un’imposta unica sulla raccolta del 3 per cento.<br />

Con il DL 13.8.<strong>2011</strong>, n. 138 (convertito nella L. 14.9.<strong>2011</strong>, n. 148) è stato stabilito un aumento<br />

dell’imposta provinciale di trascrizione prevista per gli atti soggetti a IVA.<br />

Con il DL 201 del <strong>2011</strong> è stata rimodulata, a decorrere dal 2012, l’addizionale erariale <strong>della</strong><br />

tassa automobilistica, con un aumento del suo importo e un ridimensionamento delle esenzioni. Inoltre,<br />

dal 1° maggio 2012, le unità da diporto che corrispondono a caratteristiche definite sono soggette al<br />

pagamento di una tassa annuale di stazionamento; la successiva L. 24.3.2012, n. 27 (che ha convertito<br />

il DL 24.1.2012, n. 1) ha stabilito che la tassa non è dovuta per lo stazionamento ma per la proprietà<br />

dell’imbarcazione. È infine introdotta una tassa erariale annua per gli aeromobili privati proporzionale<br />

al peso del velivolo; il DL 16 del 2012 ha rivisto la progressione dell’imposta. Lo stesso provvedimento<br />

istituisce un’imposta erariale sui voli dei passeggeri in aerotaxi, differenziata in base alla distanza tra le<br />

destinazioni del volo stesso.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

279


280<br />

finanza decentrata<br />

a) Patto di stabilità interno. – Per l’anno <strong>2011</strong> le regole del Patto di stabilità interno sono state<br />

stabilite: a) dalla L. 13.12.2010, n. 220 (legge di stabilità <strong>2011</strong>), come modificata dalla L. 26.2.<strong>2011</strong>,<br />

n. 10 (che ha convertito il DL 29.12.2010, n. 225), che ha definito l’impianto complessivo del Patto per<br />

il triennio <strong>2011</strong>-13; b) dal DL 31.5.2010, n. 78 (convertito con L. 30.7.2010, n. 122), che ha quantificato<br />

gli obiettivi per comparto. Successivi interventi normativi hanno apportato modifiche alle regole del<br />

Patto (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno <strong>2011</strong> il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali<br />

provvedimenti in materia economica: Finanza decentrata).<br />

Con riferimento alla disciplina del Patto nel triennio 2012-14, la L. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (legge di<br />

stabilità 2012) ha confermato gli obiettivi indicati nella L. 220 del 2010 e che sono formulati in termini<br />

di spese e di saldo, rispettivamente per le Regioni e per gli Enti locali.<br />

In particolare, nel caso delle Regioni i vincoli riguardano le spese di competenza finanziaria e di<br />

cassa con l’esclusione: a) delle spese relative alla sanità, alle quali si applica la specifica disciplina di settore;<br />

b) delle concessioni di crediti; c) delle spese cofinanziate dalla UE (e, per le Regioni ricomprese negli<br />

obiettivi Convergenza e Competitività per l’importo complessivo di un miliardo di euro all’anno, anche i<br />

cofinanziamenti nazionali); d) delle spese connesse con la gestione, la manutenzione, o il conferimento a<br />

fondi immobiliari dei beni trasferiti dallo Stato nell’ambito del federalismo demaniale (D.lgs. 28.5.2010,<br />

n. 85); e) dei pagamenti in conto residui passivi di parte corrente a favore di Enti locali soggetti al Patto; f)<br />

delle spese relative alle rilevazioni censuarie, nei limiti delle risorse trasferite dall’Istat; g) delle spese in conto<br />

capitale nei limiti delle somme incassate dall’attività di recupero fiscale; h) delle spese relative al fondo per il<br />

trasporto pubblico locale, compreso quello ferroviario; i) per il solo biennio 2013-14 e nel limite massimo<br />

di 250 milioni di euro annui, delle spese d’investimento realizzate con la dismissione, nell’anno precedente,<br />

di partecipazioni in società che operano nei servizi pubblici locali diversi dal settore idrico; l) delle spese<br />

sostenute dalla Regione Campania per l’inceneritore di Acerra (L. 26.4.2012, n. 44 che ha convertito il<br />

DL 2.3.2012, n. 16). È inoltre prevista la possibilità per gli enti di ridefinire il proprio obiettivo di cassa<br />

attraverso una contestuale riduzione dell’obiettivo sugli impegni di parte corrente.<br />

Nel caso degli Enti locali, la disciplina del Patto riguarda le Province e i Comuni con oltre 5.000<br />

abitanti situati nelle Regioni a statuto ordinario (RSO), in Sardegna e in Sicilia; dal 2013 i vincoli saranno<br />

estesi anche ai Comuni con popolazione compresa tra 1.001 e 5.000 abitanti, alle aziende speciali e alle<br />

istituzioni (L. 24.3.2012, n. 27 che ha convertito il DL 24.1.2012, n. 1). Per tali enti il saldo obiettivo è<br />

determinato applicando alla spesa corrente media del triennio 2006-08 un dato coefficiente e sottraendo<br />

dall’importo così ottenuto un importo pari alla riduzione dei trasferimenti erariali (stabilita con decreto<br />

del Ministro dell’Interno del 13.3.2012 e del 22.3.2012, rispettivamente, per le Province e i Comuni).<br />

La L. 183 del <strong>2011</strong> ha escluso dal computo del saldo: a) alcune categorie di entrate e di spese già escluse<br />

nell’anno precedente (relative a calamità naturali, grandi eventi, risorse provenienti dalla UE, riscossioni e<br />

concessioni di crediti); b) per il 2012, le spese in conto capitale (fino a un importo massimo di 2,5 milioni<br />

di euro annui) deliberate entro il 31 dicembre del 2010 dai Comuni dissestati <strong>della</strong> Provincia de L’Aquila;<br />

c) le spese a valere sui trasferimenti erariali destinati a Comuni commissariati per mafia; d) le spese connesse<br />

con le rilevazioni censuarie, nei limiti delle risorse trasferite dall’Istat; e) nel biennio 2012-13, i trasferimenti<br />

erariali al Comune di Parma (e relative spese) connesse con l’insediamento dell’Autorità europea per la<br />

sicurezza alimentare e <strong>della</strong> Scuola per l’Europa; f) le spese di gestione e manutenzione dei beni trasferiti<br />

dallo Stato nell’ambito del federalismo demaniale (D.lgs. 85 del 2010); g) per il solo biennio 2013-14 e nel<br />

limite massimo di 250 milioni di euro annui, le spese d’investimento realizzate con la dismissione, nell’anno<br />

precedente, di partecipazioni in società che operano nei servizi pubblici locali diversi dal settore idrico.<br />

La L. 183 del <strong>2011</strong> ha, inoltre, confermato il ruolo delle Regioni con riferimento al Patto degli<br />

Enti locali del proprio territorio, prevedendo la possibilità: a) di un peggioramento del saldo di singoli<br />

enti per effetto di una maggiore spesa in conto capitale, compensato da un miglioramento dell’obiettivo<br />

programmatico <strong>della</strong> Regione in termini di cassa o di competenza (Patto regionale verticale); b) di<br />

rimodulazione degli obiettivi degli Enti locali del proprio territorio, mantenendo invariato l’obiettivo<br />

complessivo a livello regionale (Patto regionale orizzontale). La L. 44 del 2012 ha introdotto un’ulteriore<br />

forma di flessibilizzazione del Patto a livello nazionale, prevedendo, a partire dal 2012, la possibilità da<br />

parte dei Comuni con un differenziale positivo rispetto all’obiettivo di cederlo, tutto o in parte, ad altri<br />

enti. Tale misura è volta esclusivamente a favorire il pagamento di residui passivi di parte capitale; essa<br />

introduce una forma di gestione intertemporale del vincolo, riconoscendo agli enti che cedono spazi<br />

finanziari un miglioramento del saldo obiettivo nel biennio successivo pari a metà dell’importo ceduto.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Agli stessi Enti è anche attribuito un contributo di 500 milioni di euro ripartito in proporzione all’ammontare<br />

ceduto e finalizzato alla riduzione del debito. Al fine di assicurare, a livello nazionale, l’invarianza<br />

del saldo obiettivo, l’insieme dei margini finanziari ceduti e di quelli acquisiti deve essere pari a zero.<br />

La disciplina del Patto prevede alcune norme specifiche per gli enti delle Regioni a statuto speciale<br />

(RSS). Per le RSS e le Province Autonome di Trento e di Bolzano, le regole sono fissate nell’ambito di<br />

un accordo con il Ministero dell’Economia e delle finanze; il concorso agli obiettivi può essere raggiunto<br />

anche attraverso l’assunzione di funzioni statali utili a produrre un risparmio per il bilancio dello Stato.<br />

Per la Regione Trentino Alto-Adige e le Province autonome di Trento e di Bolzano gli obiettivi sono<br />

espressi in termini di saldo calcolato secondo il criterio <strong>della</strong> competenza mista. Le RSS che esercitano<br />

in via esclusiva le funzioni in materia di finanza locale (Valle d’Aosta, Province autonome di Trento e di<br />

Bolzano, Friuli Venezia Giulia) dettano la disciplina da applicare agli Enti locali dei propri territori. Norme<br />

specifiche riguardano ulteriori categorie di enti, in particolare: a) il Comune di Roma, che fino alla<br />

compiuta attuazione <strong>della</strong> L. 5.5.2009, n. 42 definisce le regole del Patto nell’ambito di un accordo con<br />

il Ministero dell’Economia e delle finanze; b) gli Enti locali di nuova costituzione, per i quali l’applicazione<br />

del Patto è differita di tre anni (l’anno di riferimento è quello successivo alla costituzione); c) gli Enti<br />

locali commissariati, che sono soggetti al Patto a decorrere dall’anno successivo a quello <strong>della</strong> rielezione<br />

degli organi istituzionali; d) gli enti che partecipano alla sperimentazione in materia di armonizzazione<br />

dei sistemi contabili (D.lgs. 23.6.<strong>2011</strong>, n. 118), per i quali è prevista una riduzione degli obiettivi relativi<br />

al 2012; e) la Provincia e il Comune di Milano coinvolti nell’organizzazione dell’Expò 2015, per i quali<br />

sono attenuate, solo per il 2012, le sanzioni in caso di inadempienza al Patto.<br />

La L. 183 del <strong>2011</strong> conferma sostanzialmente l’impianto sanzionatorio esistente (D.lgs. 6.9.<strong>2011</strong>,<br />

n. 149) prevedendo per gli enti inadempienti al Patto: a) un limite massimo di impegno delle spese correnti<br />

(escluse quelle sanitarie) pari, rispettivamente per gli Enti locali e per le Regioni, al valore medio<br />

e al valore minimo registrato nel triennio precedente; b) il divieto di ricorrere all’indebitamento per il<br />

finanziamento degli investimenti; c) il blocco delle assunzioni di personale anche tramite contratti di<br />

servizio. Per le Regioni che non rispettano il Patto è inoltre previsto l’obbligo di riversare al bilancio<br />

dello Stato un importo pari alla differenza tra il risultato conseguito e l’obiettivo; per gli Enti locali lo<br />

sconfinamento rispetto all’obiettivo determina una riduzione di pari entità nei trasferimenti erariali (e,<br />

in caso d’incapienza dei trasferimenti, il versamento <strong>della</strong> differenza al bilancio dello Stato) e la riduzione<br />

del 30 per cento delle indennità di funzione e dei gettoni di presenza degli amministratori locali. È<br />

confermata la responsabilità disciplinare e amministrativa a carico dei funzionari che pongano in essere<br />

pagamenti non compatibili con i vincoli previsti dal Patto. Sono, inoltre, introdotte sanzioni a carico<br />

degli amministratori e dei funzionari che pongano in essere comportamenti elusivi delle regole del Patto.<br />

Accanto ai meccanismi sanzionatori è previsto dal 2012 (DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 convertito con<br />

L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111) un allentamento del Patto per gli Enti locali che, oltre ad aver rispettato il Patto<br />

nel 2010, rientrano in alcuni parametri di virtuosità calcolati sulla base di indici di bilancio (autonomia<br />

finanziaria, equilibrio di parte corrente e capacità di riscossione).<br />

Sono inoltre confermate le disposizioni relative al monitoraggio del rispetto del Patto, che prevedono<br />

l’invio al Ministero dell’Economia e delle finanze di prospetti su base periodica (trimestrale per<br />

le Regioni, semestrale per gli Enti locali) e di una certificazione relativa al rispetto del Patto secondo<br />

schemi predefiniti. Anche per il <strong>2011</strong> e gli anni successivi il rispetto del Patto deve essere verificato già al<br />

momento dell’approvazione del bilancio di previsione, sia annuale sia pluriennale.<br />

Per quanto riguarda l’indebitamento degli Enti locali, la L. 183 del <strong>2011</strong> riduce il limite massimo<br />

del rapporto tra gli interessi passivi e le entrate relative ai primi tre titoli del bilancio dal 15 per cento<br />

del 2010 all’8 per cento del 2012, al 6 nel 2013 e al 4 per cento dal 2014. Dal 2013 è previsto, inoltre,<br />

per gli enti con un debito pro capite elevato in rapporto alla media un percorso di riduzione del debito.<br />

La L. 24.2.2012, n. 14 (che ha convertito il DL 29.12.<strong>2011</strong>, n. 216) ha prorogato al 30 giugno<br />

2012 il termine per la deliberazione del bilancio di previsione degli Enti locali.<br />

b) Tributi propri. – Con riferimento ai tributi di competenza delle Regioni, il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98<br />

(convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111) è intervenuto in materia di IRAP innalzando le aliquote applicate<br />

a banche e società finanziarie, ai soggetti operanti nel settore assicurativo e alle società esercenti attività<br />

in concessione – diverse da quelle di costruzione e gestione di autostrade e trafori – rispettivamente<br />

al 4,65, al 5,9 e al 4,2 per cento (dal 3,9 per cento precedentemente in vigore). Il DL 201 del <strong>2011</strong><br />

(convertito nella L. 214 del <strong>2011</strong>) ha inoltre stabilito, a decorrere dal 2012, la totale deducibilità ai fini<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

281


282<br />

delle imposte sul reddito dell’IRAP relativa alle spese per il personale dipendente e assimilato, al netto<br />

delle deduzioni riconosciute. Dallo stesso anno la deduzione dalla base imponibile dell’IRAP applicabile<br />

dalle imprese per ciascun lavoratore dipendente donna o di età inferiore a 35 anni assunto a tempo<br />

indeterminato è stata aumentata da 4.600 a 10.600 euro; per le stesse categorie di occupati, se assunti a<br />

tempo indeterminato nelle Regioni meridionali, la deduzione passa da 9.200 a 15.200 euro. In materia<br />

di addizionale all’Irpef, il DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 (convertito nella L. 22.12.<strong>2011</strong>, n. 214) ha aumentato<br />

dallo 0,9 all’1,23 per cento l’aliquota base a decorrere dall’anno d’imposta <strong>2011</strong>.<br />

Con riferimento ai tributi di competenza delle Province, il DL 2.3.2012, n. 16 (convertito nella<br />

L. 26.4.2012, n. 44) ha esteso anche alle Province delle Regioni a statuto speciale (RSS) la possibilità di<br />

variare l’aliquota dell’imposta sulle assicurazioni sulla responsabilità civile, esclusi i ciclomotori.<br />

Con riferimento ai tributi di competenza dei Comuni, il citato DL 201 del <strong>2011</strong> ha anticipato<br />

in via sperimentale dal 2014 al 2012 l’entrata in vigore dell’imposta municipale propria (istituita dal<br />

D.lgs. 14.3.<strong>2011</strong>, n. 23). Il provvedimento ha modificato la base imponibile del tributo, includendovi le<br />

abitazioni principali e le relative pertinenze; esso ha, inoltre, incrementato i coefficienti moltiplicativi da<br />

applicare alla rendita catastale rivalutata del 5 per cento, soprattutto per gli edifici residenziali. L’aliquota<br />

base dell’imposta è stata confermata allo 0,76 per cento, con l’eccezione delle abitazioni principali e dei<br />

fabbricati rurali a uso strumentale a cui si applicano aliquote ridotte pari allo 0,4 e allo 0,2 per cento<br />

rispettivamente; nel caso dell’abitazione principale si applica una detrazione di 200 euro e, limitatamente<br />

al biennio 2012-13, una detrazione aggiuntiva di 50 euro per ogni figlio con meno di 26 anni con<br />

dimora abituale e residenza nell’unità immobiliare oggetto d’imposta (l’importo <strong>della</strong> maggiorazione<br />

non può superare 400 euro). I margini di autonomia impositiva consentiti ai Comuni riguardano: a)<br />

la facoltà di variare le aliquote, aumentando o riducendo di 0,3 punti percentuali quella base e di 0,2<br />

punti quella relativa all’abitazione principale, riducendo di 0,1 punti quella applicata ai fabbricati rurali<br />

ad uso strumentale e diminuendo fino a 0,4 per cento quella applicata ad immobili non produttivi di<br />

reddito fondiario, immobili locati o posseduti da imprese, e fino a 0,38 per cento quella applicata agli<br />

immobili ancora destinati alla vendita dal costruttore; b) la facoltà di incrementare l’importo <strong>della</strong> detrazione<br />

di base applicata all’abitazione principale fino a concorrenza dell’imposta dovuta, a condizione,<br />

in quest’ultimo caso, di non maggiorare rispetto alla misura ordinaria l’aliquota applicata agli immobili<br />

tenuti a disposizione. È prevista la riserva in favore dello Stato di una quota pari alla metà del gettito<br />

ottenuto dagli immobili diversi dall’abitazione principale e dai fabbricati rurali a uso strumentale, gettito<br />

determinato applicando l’aliquota base.<br />

Il DL 24.1.2012, n. 1 (convertito nella L. 24.3.2012, n. 27) è intervenuto in materia di immobili<br />

degli enti non commerciali, ivi compresi gli enti ecclesiastici. Il provvedimento prevede l’esenzione<br />

dall’imposta municipale propria solo se le attività istituzionali dell’ente sono svolte con modalità non<br />

commerciali e limitatamente agli edifici o alla frazione di edificio in cui tali attività sono svolte; nel caso<br />

in cui tale frazione non sia identificabile, l’esenzione verrà riconosciuta, dal 2013, seguendo un criterio<br />

proporzionale e in base a un’apposita dichiarazione rilasciata dall’ente (con modalità da definire con<br />

decreto ministeriale). Il DL 2.3.2012, n. 16 (convertito nella L. 26.4.2012, n. 44) ha apportato alcune<br />

modifiche alle modalità di determinazione dell’imposta per alcune specifiche categorie di immobili<br />

(edifici inagibili, di interesse storico, terreni e fabbricati agricoli), stabilendo i termini per il versamento<br />

dell’imposta (due rate, tre per l’abitazione principale) e per la dichiarazione.<br />

Sempre il DL 201 del <strong>2011</strong> ha istituito, a decorrere dal 2013, il tributo comunale sui rifiuti e sui<br />

servizi, a copertura dei costi relativi alla gestione dei rifiuti urbani e all’erogazione dei servizi indivisibili<br />

(quali illuminazione, viabilità, decoro urbano). Il presupposto impositivo è il possesso o l’occupazione di<br />

locali (o aree scoperte) suscettibili di produrre rifiuti. Il tributo è articolato in due componenti: una tariffa<br />

ordinaria, da definire con regolamento entro ottobre del 2012 sulla base del costo dell’attività di smaltimento<br />

dei rifiuti, e una maggiorazione destinata a finanziare i servizi indivisibili. Il tributo è applicato in ragione<br />

<strong>della</strong> superficie dell’immobile, che nel caso degli edifici iscritti al catasto urbano è pari all’80 per cento <strong>della</strong><br />

superficie catastale. La maggiorazione è pari a 0,30 euro per metro quadrato, incrementabile fino a 0,40<br />

euro con deliberazione dell’ente. I Comuni hanno la facoltà di stabilire riduzioni ed esenzioni, in modo da<br />

tenere conto – fra le altre – di condizioni particolari relative alle caratteristiche dell’immobile, al numero di<br />

occupanti, alla continuità d’uso, alla raccolta differenziata. Con l’entrata in vigore del nuovo tributo sono<br />

soppressi tutti i prelievi attualmente in vigore relativi alla gestione dei rifiuti urbani.<br />

Il già citato DL 16 del 2012 è intervenuto anche su alcuni tributi municipali regolati dal D.lgs.<br />

14.3.<strong>2011</strong>, n. 23, prevedendo la facoltà per i Comuni delle isole minori di istituire, in alternativa all’im-<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


posta di soggiorno, un’imposta di sbarco (fino a un massimo di 1,5 euro); la disciplina di dettaglio<br />

dell’imposta è demandata ai regolamenti comunali.<br />

Lo stesso decreto ha integralmente ripristinato per tutti gli enti territoriali, a decorrere dall’anno<br />

di imposta 2012, il potere di aumento delle aliquote e delle tariffe sospeso da precedenti disposizioni<br />

legislative.<br />

c) L’attuazione del federalismo fiscale e la razionalizzazione dei livelli di governo. – Nel corso del<br />

<strong>2011</strong> è proseguita l’emanazione dei decreti legislativi in attuazione <strong>della</strong> L. 5.5.2009, n. 42 sul federalismo<br />

fiscale. A tal fine la L. 8.6.<strong>2011</strong>, n. 85 ha posticipato di sei mesi (dal 21 maggio al 21 novembre<br />

del <strong>2011</strong>) il termine per l’emanazione dei decreti delegati e prolungato da due a tre anni quello per<br />

l’approvazione dei decreti correttivi. Alle norme in tema di federalismo demaniale, di Roma capitale e<br />

di fabbisogni standard di Comuni e Province, emanate nel 2010, e a quelle sul federalismo municipale,<br />

approvate con il D.lgs. 14.3.<strong>2011</strong>, n. 23 (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno <strong>2011</strong> il punto b)<br />

del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Finanza decentrata) si sono così<br />

aggiunte le disposizioni di altri cinque decreti.<br />

Il D.lgs. 6.5.<strong>2011</strong>, n. 68 ha disciplinato, in particolare, il sistema di entrate delle Regioni a<br />

statuto ordinario (RSO) – ivi comprese le modalità di finanziamento <strong>della</strong> sanità – e delle Province site<br />

nelle RSO.<br />

Per le RSO il provvedimento ha disposto dal 2013 la soppressione di tutti i trasferimenti statali<br />

con carattere di generalità e permanenza, nonché <strong>della</strong> compartecipazione regionale all’accisa sulla<br />

benzina. Tali risorse saranno sostituite dalla compartecipazione al gettito dell’IVA, la cui attribuzione<br />

sarà rideterminata in base al luogo di consumo, e da quote dell’addizionale regionale all’Irpef, definite<br />

con modalità da individuare mediante apposito DPCM. Con riferimento alla perequazione, il decreto<br />

legislativo ha disposto l’istituzione di un fondo, alimentato dalle compartecipazioni sopra descritte. Il<br />

fondo, limitatamente alla sanità, all’assistenza, all’istruzione e alla spesa in conto capitale per il trasporto<br />

pubblico locale, garantisce l’integrale finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni valutati secondo<br />

il criterio dei costi (fabbisogni) standard. Per le altre funzioni, il fondo dovrà ridurre di almeno il<br />

75 per cento le differenze territoriali misurate in termini di gettito pro capite dell’addizionale all’Irpef.<br />

In materia di autonomia impositiva, il decreto ha: a) fissato il limite massimo di incremento delle<br />

aliquote dell’addizionale regionale all’Irpef (0,5 punti percentuali fino al 2013, 1,1 nel 2014 e 2,1 dal<br />

2015), con facoltà per gli enti di disporre detrazioni in favore delle famiglie e misure di sostegno diretto a<br />

favore dei non capienti; b) ampliato i margini di riduzione delle aliquote dell’IRAP fino all’eventuale azzeramento<br />

dell’imposta, prevedendo che gli enti possano stabilire apposite deduzioni purché nel rispetto<br />

<strong>della</strong> normativa europea; c) stabilito che le tasse automobilistiche siano disciplinate con provvedimenti<br />

degli enti, fermi restando i limiti massimi di manovra previsti dalla legge statale; d) sancito la trasformazione<br />

di alcuni prelievi regionali minori in tributi propri degli enti.<br />

Per il finanziamento del settore sanitario si stabilisce che, sempre a decorrere dal 2013, si proceda<br />

alla determinazione dell’entità delle risorse necessarie a garantire i livelli essenziali di assistenza in<br />

condizioni di efficienza e appropriatezza (fabbisogno standard nazionale). Tale importo è poi ripartito<br />

annualmente fra le RSO (fabbisogno standard regionale) applicando a ciascuna di esse un costo standard<br />

corrispondente alla media pro-capite dei costi rilevati in tre Regioni di riferimento, individuate<br />

secondo specifici criteri (equilibrio economico, qualità dei servizi, necessità di rappresentare le diverse<br />

aree geografiche e le realtà di piccole dimensioni). I costi standard saranno calcolati per macrolivelli di<br />

assistenza (assistenza collettiva, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera), nonché tenendo conto<br />

<strong>della</strong> popolazione pesata per classi di età, <strong>della</strong> mobilità sanitaria, <strong>della</strong> quota di spesa finanziata con<br />

l’esercizio <strong>della</strong> potestà impositiva regionale, <strong>della</strong> quota di spesa corrispondente a prestazioni superiori<br />

al livello essenziale. Il provvedimento ha inoltre previsto che, per le funzioni fondamentali diverse<br />

dalla sanità, i livelli essenziali delle prestazioni e i relativi costi (fabbisogni) standard siano determinati<br />

secondo modalità indicate dalla legge statale, sulla base di una ricognizione effettuata dalla Società per<br />

gli studi di settore.<br />

Per quanto riguarda le Province site nelle RSO il decreto ha previsto che, a decorrere dal 2012,<br />

tutti i trasferimenti statali con carattere di generalità e permanenza, nonché l’addizionale all’accisa<br />

sull’energia elettrica, siano sostituiti da risorse a valere sulla compartecipazione all’Irpef; contestualmente,<br />

saranno soppressi anche i trasferimenti dalle RSO verso le Province e si introdurrà una compartecipazione<br />

delle Province alla tassa automobilistica regionale (nonché, in caso di incapienza, ad altro<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

283


284<br />

tributo regionale). Tali risorse dovranno alimentare, rispettivamente, un fondo sperimentale statale di<br />

riequilibrio di durata biennale, ripartito secondo modalità da individuare con decreto ministeriale coerentemente<br />

con la determinazione dei fabbisogni standard, e uno regionale, di durata triennale, ripartito<br />

in accordo con le Province. I fondi sperimentali saranno successivamente sostituiti da un fondo perequativo<br />

statale, articolato in due componenti (relative al finanziamento delle funzioni fondamentali, l’una, e<br />

non fondamentali, l’altra), che alimenterà corrispondenti fondi perequativi regionali.<br />

Con riferimento alle entrate tributarie di tali enti, il D.lgs. 68 del <strong>2011</strong> ha stabilito che a decorrere<br />

dal 2012 l’imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile relativa alla circolazione<br />

degli autoveicoli (con esclusione dei ciclomotori) divenga un tributo proprio derivato delle Province;<br />

l’aliquota di tale imposta (pari al 12,5 per cento) può essere variata fino a 3,5 punti percentuali dal<br />

<strong>2011</strong>. Il provvedimento ha stabilito che l’imposta provinciale di trascrizione per gli atti soggetti a IVA,<br />

prima prevista in somma fissa, sia determinata secondo quanto previsto per gli altri atti; l’attuazione<br />

<strong>della</strong> norma, in origine rimessa a un decreto ministeriale, è stata disposta dal DL 13.8.<strong>2011</strong>, n. 138<br />

(convertito nella L. 14.9.<strong>2011</strong>, n. 148). Le norme in materia di abolizione dell’addizionale all’energia<br />

elettrica e assicurazione contro la responsabilità civile automobilistica, da un lato, e quelle in materia<br />

di imposta provinciale di trascrizione, dall’altro, sono state estese anche alle Province delle RSS rispettivamente<br />

dal DL 16 del 2012 e dal DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 (convertito nella L. 22.12.<strong>2011</strong>, n. 214).<br />

Il D.lgs. 68 del <strong>2011</strong> interviene anche sul finanziamento dei Comuni siti nelle RSO, integrando<br />

le disposizioni contenute nel D.lgs. 23 del <strong>2011</strong>. Esso dispone la soppressione, dal 2013, dei<br />

trasferimenti regionali con carattere di generalità e permanenza e la loro sostituzione con compartecipazioni<br />

ai tributi regionali, prioritariamente all’addizionale regionale all’Irpef. Le compartecipazioni<br />

alimenteranno un fondo sperimentale regionale di riequilibrio di durata triennale, che si aggiunge al<br />

fondo sperimentale statale di riequilibrio di pari durata, previsto dal D.lgs. 23. In parallelo con quanto<br />

previsto per le Province, entrambi i fondi sperimentali saranno sostituiti da un fondo perequativo<br />

statale, che finanzierà fondi perequativi regionali.<br />

Infine, il decreto n. 68 istituisce, dal <strong>2011</strong>, la Conferenza permanente per il coordinamento<br />

<strong>della</strong> finanza pubblica con il compito di verificare il funzionamento a regime del nuovo sistema di<br />

federalismo fiscale.<br />

Il D.lgs. 31.5.<strong>2011</strong>, n. 88 regola l’attuazione degli interventi speciali finalizzati a rimuovere,<br />

mediante risorse aggiuntive a quelle ordinarie, gli squilibri economici e sociali, con particolare attenzione<br />

ai deficit infrastrutturali. Il decreto individua come responsabile il Ministro delegato per<br />

la politica di coesione e come principali strumenti il Fondo per lo sviluppo e la coesione (già Fondo<br />

per le aree sottoutilizzate), destinato per l’85 per cento al Mezzogiorno, nonché i fondi strutturali<br />

dell’Unione europea e i cofinanziamenti nazionali. Sono rimesse ai documenti di finanza pubblica<br />

la determinazione e la ripartizione temporale delle risorse, mentre al CIPE spetta fissare obiettivi e<br />

modalità di utilizzo dei fondi, individuare le amministrazioni responsabili, stabilire i criteri di ammissibilità<br />

degli interventi e i meccanismi premiali e sanzionatori, basati su indicatori statistici. Per<br />

accelerare i tempi di realizzazione il Ministro delegato può stipulare con le amministrazioni contratti<br />

istituzionali di scopo, individuando tempi, modi e responsabili degli interventi; il governo può anche<br />

sostituirsi alle amministrazioni inadempienti. Vigilanza e coordinamento sono affidati al Dipartimento<br />

per lo sviluppo e la coesione economica, in cooperazione con le altre amministrazioni e con i Nuclei<br />

di valutazione statali e regionali.<br />

Il D.lgs. 23.6.<strong>2011</strong>, n. 118 ha dettato disposizioni in materia di armonizzazione <strong>della</strong> contabilità<br />

di Regioni, Province, Comuni e dei loro enti e organismi strumentali. Le norme principali riguardano: a)<br />

l’obbligo di fare riferimento a un piano dei conti integrato comune, ispirato a criteri contabili omogenei<br />

fra tutte le Amministrazioni pubbliche; b) l’indicazione di una codifica elementare completa, che consenta<br />

l’individuazione di ciascuna transazione posta in essere dagli enti; c) l’adozione di uno schema di<br />

bilancio comune e di un rendiconto semplificato per il cittadino, da divulgare sul sito internet dell’ente;<br />

d) le scadenze del ciclo di bilancio locale (31 dicembre dell’anno precedente, per il bilancio di previsione;<br />

30 aprile dell’anno successivo, per il rendiconto o il bilancio di esercizio; 30 giugno dell’anno successivo<br />

per il bilancio consolidato); e) l’individuazione di una disciplina specifica per gli enti sanitari. Il provvedimento<br />

ha infine stabilito che a decorrere dal 2012 è avviata una sperimentazione <strong>della</strong> durata di due<br />

esercizi finanziari riguardante le modalità applicative delle nuove norme, che entreranno in vigore nel<br />

2013 per gli enti sanitari e nel 2014 per i restanti enti e organismi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Il D.lgs. 6.9.<strong>2011</strong>, n. 149 in materia di meccanismi sanzionatori e premiali per gli enti territoriali ha<br />

previsto: a) l’obbligo per i Presidenti delle Giunte regionali, per i Presidenti delle Province e per i Sindaci dei<br />

Comuni di redigere e sottoscrivere una relazione almeno novanta giorni prima <strong>della</strong> fine del mandato; b)<br />

la responsabilità politica degli amministratori locali e lo scioglimento dei consigli elettivi in caso di dissesto<br />

finanziario degli enti; c) le sanzioni e i meccanismi premiali in materia di Patto di stabilità interno. Con<br />

riferimento al punto a) il decreto legislativo specifica il contenuto <strong>della</strong> relazione che deve riportare, fra le<br />

altre, informazioni sulle misure adottate per il contenimento <strong>della</strong> spesa, sul percorso di convergenza ai costi<br />

o fabbisogni standard, sui servizi pubblici erogati, sull’entità del debito dell’ente. La relazione è certificata<br />

dagli organi di controllo interni e infine trasmessa al Tavolo tecnico interistituzionale presso la Conferenza<br />

permanente per il coordinamento <strong>della</strong> finanza pubblica, che redige un apposito rapporto. La relazione e il<br />

rapporto sono pubblicati sul sito istituzionale dell’ente; l’amministratore competente è tenuto a motivare le<br />

ragioni dell’eventuale mancata redazione <strong>della</strong> relazione. Un atto ministeriale di natura non regolamentare,<br />

da adottare entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del decreto (novanta per gli Enti locali), avrebbe<br />

dovuto definire lo schema tipo <strong>della</strong> relazione di fine mandato.<br />

In merito al punto b) il decreto specifica che gli amministratori di cui sia accertata la responsabilità<br />

non sono candidabili a cariche elettive per un periodo di dieci anni. In particolare, il presupposto<br />

per l’accertamento di responsabilità politica a carico del Presidente <strong>della</strong> Giunta regionale è il<br />

verificarsi, per suo dolo o colpa grave, di un grave dissesto finanziario nella gestione <strong>della</strong> sanità, inteso<br />

come verificarsi congiunto delle seguenti condizioni: i) inadempimento dell’obbligo di redazione del<br />

piano di rientro o degli obblighi operativi derivanti dallo stesso; ii) mancato raggiungimento degli<br />

obiettivi del piano, riscontrato in sede di verifica annuale; iii) adozione per due esercizi consecutivi<br />

degli ulteriori incrementi delle aliquote dell’IRAP e dell’addizionale all’Irpef oltre il tetto massimo<br />

previsto. Il grave dissesto finanziario determina anche la decadenza automatica dei direttori generali,<br />

dei direttori amministrativi e sanitari, del dirigente responsabile dell’assessorato regionale competente,<br />

nonché del collegio dei revisori dei conti.<br />

Con riferimento agli aspetti relativi alla razionalizzazione dei livelli di governo, il DL 138 del<br />

<strong>2011</strong> ha introdotto alcune disposizioni sul funzionamento degli organi di rappresentanza politica negli<br />

enti territoriali. Riguardo alle Regioni, il provvedimento ha stabilito che, per poter essere considerati<br />

enti virtuosi ai fini dell’applicazione del Patto di stabilità interno, le Regioni devono: a) introdurre nel<br />

proprio ordinamento nuovi limiti al numero massimo dei consiglieri (20 per gli enti fino a un milione di<br />

abitanti, 30 fino a due milioni, 40 fino a quattro milioni, 50 fino a sei milioni, 70 fino a otto milioni, 80<br />

nei rimanenti casi) e degli assessori (un quinto dei componenti del Consiglio regionale); b) contenere, a<br />

decorrere dal 2012, il trattamento economico dei consiglieri regionali entro il limite dell’indennità massima<br />

spettante ai membri del Parlamento, prevedendo anche delle misure di commisurazione all’effettiva<br />

partecipazione ai lavori; c) istituire un collegio dei revisori dei conti; d) disporre il passaggio al sistema<br />

previdenziale contributivo per i consiglieri. Riguardo alle Province, la norma ha disposto il dimezzamento<br />

del numero dei consiglieri e degli assessori. Riguardo infine ai Comuni, le principali novità riguardano:<br />

a) l’introduzione di nuovi limiti al numero massimo di consiglieri e di assessori; b) l’obbligo per gli<br />

enti con meno di 1.000 abitanti di istituire un’Unione di Comuni per l’esercizio in forma associata delle<br />

funzioni amministrative e dei servizi pubblici. Gli organi rappresentativi sono: il Consiglio, composto<br />

dai sindaci dei Comuni membri dell’Unione e, in prima applicazione, da due consiglieri comunali per<br />

ciascun ente; il Presidente, che dura in carica due anni e mezzo (rinnovabili) ed è eletto dal Consiglio<br />

fra i propri componenti; la giunta, composta dal Presidente e dagli assessori (nominati dal Presidente<br />

fra i consiglieri sindaci); il trattamento economico è commisurato a quello spettante agli amministratori<br />

locali dei Comuni con popolazione corrispondente a quella dell’Unione. L’istituzione delle Unioni è<br />

sancita dalle Regioni entro il 30 dicembre del 2012.<br />

Il funzionamento delle Province è stato modificato radicalmente dal DL 201 del <strong>2011</strong>, che ha<br />

previsto: a) il trasferimento delle funzioni a Comuni o Regioni (fatte salve quelle di indirizzo politico<br />

e di coordinamento delle attività dei Comuni); b) la riduzione del numero di consiglieri a un massimo<br />

di 10, nominati dagli organi elettivi dei Comuni <strong>della</strong> Provincia; c) la soppressione <strong>della</strong> giunta,<br />

con l’eccezione del Presidente (designato all’interno del Consiglio provinciale). Il trasferimento delle<br />

funzioni deve essere definito dallo Stato e dalle Regioni entro il 31 dicembre del 2012; le nuove regole<br />

elettorali per il rinnovo degli organi provinciali saranno applicate a partire dal 2013.<br />

Il D.lgs. 18.4.2012, n. 61 ha introdotto ulteriori disposizioni sull’ordinamento di Roma capitale.<br />

Con tale provvedimento sono conferite a Roma capitale funzioni amministrative in materia di: a) valorizzazione<br />

dei beni storico-artistici; b) tutela del paesaggio; c) coordinamento delle manifestazioni fieristiche;<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

285


286<br />

d) promozione turistica; e) protezione civile. Il decreto detta, inoltre, alcune disposizioni specifiche in tema<br />

di Patto di stabilità interno e stabilisce che il concorso di Roma capitale alla realizzazione degli obiettivi di<br />

finanza pubblica sia oggetto di apposito accordo con il Ministero dell’Economia e delle finanze.<br />

contributi sociali<br />

a) Sgravi contributivi. – Il <strong>2011</strong> è stato l’ultimo anno in cui, per effetto <strong>della</strong> L. 24.12.2007,<br />

n. 244 (legge finanziaria per il 2008), le aziende ubicate nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria,<br />

Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia che nel corso del 2008 avevano incrementato il numero dei<br />

dipendenti assunti a tempo indeterminato hanno usufruito di un credito d’imposta (cfr. nell’Appendice<br />

alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2007 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia<br />

economica: Contributi sociali).<br />

In ottemperanza alla decisione assunta nel patto “Euro Plus” del 24-25 marzo <strong>2011</strong>, che prevede<br />

l’utilizzo di strumenti specifici al fine di promuovere lo sviluppo, il DL 13.5.<strong>2011</strong>, n. 70 (convertito nella<br />

L. 12.7.<strong>2011</strong>, n. 106) ha concesso alle aziende ubicate nel Mezzogiorno un credito d’imposta, pari al 50<br />

per cento del costo salariale, per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato; l’agevolazione vale per le<br />

assunzioni effettuate nei 12 mesi successivi all’entrata in vigore del decreto stesso. In questo stesso periodo<br />

è concesso per un anno un credito d’imposta pari al 50 per cento del costo salariale ai datori di lavoro che<br />

hanno un’azienda ubicata nelle Regioni Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e<br />

che assumono a tempo indeterminato lavoratori i quali, in base al regolamento CE n. 800 del 2008, sono<br />

da considerare svantaggiati (si tratta di lavoratori che non hanno un reddito da lavoro da almeno sei mesi,<br />

non hanno un diploma di scuola media superiore o professionale, hanno più di 50 anni, vivono soli oppure<br />

hanno carichi familiari). Se il lavoratore è classificato come molto svantaggiato (ovvero tra le caratteristiche<br />

di cui al citato regolamento CE figura una disoccupazione superiore ai 24 mesi), l’agevolazione è concessa<br />

per un biennio. Per le nuove aziende costituite dopo l’entrata in vigore del DL 70 del <strong>2011</strong>, ogni lavoratore<br />

assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato costituisce incremento <strong>della</strong> base occupazionale.<br />

Nel caso di lavoratori assunti con contratti di lavoro a tempo parziale il credito d’imposta è proporzionalmente<br />

ridotto. Il credito non è riconosciuto se i posti non sono conservati per almeno 3 anni (2 nel caso<br />

di imprese di piccole e medie dimensioni) o se si riscontrano violazioni fiscali o contributive. Con il DL<br />

9.2.2012, n. 5 (convertito nella L. 4.4.2012, n. 35) il termine indicato nel DL 70 del <strong>2011</strong> entro cui i datori<br />

di lavoro possono assumere personale usufruendo di un credito d’imposta è prorogato di un anno. Le<br />

assunzioni devono avvenire entro il 14 maggio 2013. Il credito d’imposta è utilizzabile nei 2 anni successivi<br />

all’assunzione (non più 3 come indicato nel DL 70 del <strong>2011</strong>).<br />

La L. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (legge di stabilità 2012) prevede lo sgravio totale dei contributi per gli<br />

apprendisti assunti da datori di lavoro che hanno alle loro dipendenze non più di 9 lavoratori. L’agevolazione,<br />

di durata triennale, vale per le assunzioni effettuate nel quinquennio 2012-16.<br />

Il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 (convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111) ha stabilito che nel 2012 le somme<br />

erogate ai lavoratori del settore privato correlate a incrementi di produttività, qualità, redditività e<br />

innovazione siano assoggettate a un regime di tassazione agevolata; ha inoltre previsto uno sgravio sui<br />

contributi dovuti dal lavoratore e dal datore di lavoro. Per tali agevolazioni la L. 183 del <strong>2011</strong> ha posto<br />

dei limiti di spesa: 835 milioni nel 2012 e 263 nel 2013; al fine di rispettare tali limiti, con apposito decreto<br />

saranno indicati l’importo massimo assoggettabile all’imposta sostitutiva come prevista dall’art. 2<br />

del DL 27.5.2008, n. 93 (convertito nella L. 24.7.2008, n. 126) e il limite massimo di reddito oltre il<br />

quale il titolare non può più usufruire dell’agevolazione.<br />

b) Contributi previdenziali. – La L. 13.12.2010, n. 220 (legge di stabilità <strong>2011</strong>) ha abrogato la<br />

norma contenuta nella L. 24.12.2007, n. 247 (art. 1, comma 10) che aveva stabilito un aumento dello<br />

0,09 per cento, dal 1° gennaio <strong>2011</strong>, dell’aliquota contributiva di tutti i lavoratori.<br />

Gli enti previdenziali di diritto privato, secondo quanto indicato nel DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 (convertito<br />

nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111), dovranno modificare i loro statuti affinché anche i pensionati che<br />

svolgono attività professionale siano tenuti all’iscrizione e a un versamento contributivo. Il contributo<br />

conferito dal pensionato non potrà superare il 50 per cento di quello ordinario. Lo stesso decreto, al fine<br />

di contrastare l’evasione contributiva, ha previsto che, con apposito atto, sia regolamentata la possibilità<br />

di incrociare i dati e le informazioni a disposizione del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali,<br />

dell’INPS, dell’INAIL, dell’Agenzia delle entrate e degli Enti di previdenza privatizzati.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Il DL 25.6.2008, n. 112, convertito nella L. 6.8.2008, n. 133, aveva esonerato dal versamento<br />

dei contributi per malattia i datori di lavoro che per disposizione di legge o perché previsto dal contratto<br />

collettivo avevano corrisposto ai loro dipendenti il trattamento economico di malattia (art. 31 <strong>della</strong><br />

L. 28.2.1986, n. 41) esentando quindi l’INPS dal pagamento dell’indennità; il DL 98 del <strong>2011</strong> ha ripristinato<br />

l’obbligo contributivo a partire dal 1° maggio <strong>2011</strong>.<br />

Il DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 (convertito nella L. 22.12.<strong>2011</strong>, n. 214) ha aumentato le aliquote<br />

contributive dovute dai commercianti e dagli artigiani: l’incremento nel 2012 è di 1,3 punti percentuali<br />

(arrivando al 21,3); i successivi aumenti annuali saranno di 0,45 punti, sino a raggiungere il 24 per<br />

cento nel 2018. Si ricorda che i commercianti, sino al 31 dicembre 2014, per effetto <strong>della</strong> L. 4.11.2010,<br />

n. 183, devono anche il contributo aggiuntivo dello 0,09 per cento che finanzia il fondo creato per indennizzare<br />

chi chiude volontariamente l’attività commerciale (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno<br />

2010 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Contributi<br />

sociali). Le aliquote di finanziamento e di computo dovute da coltivatori diretti, mezzadri e coloni sono<br />

anch’esse rideterminate secondo quanto indicato nelle tabelle B e C allegate al DL 201 del <strong>2011</strong>; a regime,<br />

nel 2018, l’aliquota dovuta da tutti i lavoratori agricoli – indipendentemente dalla zona in cui operano<br />

(normale o svantaggiata) – sarà del 24 per cento. Dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2017 è stabilito<br />

un contributo di solidarietà a carico dei pensionati e dei lavoratori iscritti al 31 dicembre 1995 ai Fondi<br />

(trasporti, elettrici e telefonici, volo e all’Istituto nazionale di previdenza dirigenti aziende industriali -<br />

INPDAI) confluiti nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell’INPS. La misura di tale contributo,<br />

specificato nella tab. A allegata al decreto, è di 0,5 punti percentuali per i lavoratori; per i pensionati la<br />

misura varia in funzione dell’anzianità contributiva: 0,3 punti per le anzianità comprese fra 5 e 15 anni,<br />

0,6 oltre i 15 e sino ai 25 anni e di un punto oltre i 25 anni. Sono escluse dal contributo le pensioni di<br />

importo pari o inferiori a 5 volte il trattamento minimo INPS e quelle di invalidità o inabilità.<br />

Dal 1° gennaio 2012 per effetto <strong>della</strong> L. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (legge di stabilità 2012) l’aliquota<br />

contributiva per il computo delle prestazioni pensionistiche dovuta dai lavoratori parasubordinati (iscritti<br />

alla gestione di cui all’art. 2, comma 26, <strong>della</strong> L. 8.8.1995, n. 335) è aumentata di un punto (al 27<br />

per cento per i lavoratori non iscritti ad altre forme pensionistiche obbligatorie e al 18 per gli iscritti).<br />

Prestazioni di protezione sociale<br />

a) Prestazioni previdenziali. – Dal 1° gennaio <strong>2011</strong>, secondo quanto indicato nella L. 27.12.2006,<br />

n. 296 (legge finanziaria per il 2007), la riduzione sul versamento contributivo, dovuto alla Gestione<br />

prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti dell’INPS per gli assegni familiari, la maternità e la<br />

disoccupazione e concesso alle imprese obbligate al conferimento del TFR maturando ai Fondi di previdenza<br />

complementare, è passata da 0,23 a 0,25 punti (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno<br />

2008 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Prestazioni di<br />

protezione sociale).<br />

Dal 1° gennaio <strong>2011</strong>, secondo quanto indicato nella L. 24.12.2007, n. 247, sono stati modificati<br />

i requisiti di età, anzianità contributiva e quota (data dalla somma dell’età e dell’anzianità contributiva)<br />

richiesti ai lavoratori per conseguire la pensione di anzianità. Per i lavoratori dipendenti la quota è passata<br />

a 96 (l’età minima richiesta è salita a 60 anni), per i lavoratori autonomi la quota è passata a 97 (l’età<br />

minima richiesta è salita a 61 anni), resta fissato in 35 anni il minimo dei versamenti contributivi (cfr.<br />

nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010 il punto a) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti<br />

in materia economica: Prestazioni di protezione sociale).<br />

Con il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98, convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111, è stata anticipata al 1° gennaio<br />

2013 (dal 1° gennaio 2015) l’applicazione <strong>della</strong> norma contenuta nel DL 31.5.2010, n. 78 (convertito<br />

nella L. 30.7.2010, n. 122) che prevede l’adeguamento dell’età necessaria a conseguire la pensione alla<br />

speranza di vita; per l’Istat l’obbligo di rendere disponibili i dati relativi alla variazione <strong>della</strong> speranza di<br />

vita è stato anticipato dal 2013 al <strong>2011</strong>. Con il DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 (convertito nella L. 22.12.<strong>2011</strong>,<br />

n. 214) l’adeguamento all’incremento <strong>della</strong> speranza di vita successivo a quello effettuato il 1° gennaio<br />

2019 avrà cadenza biennale e non triennale.<br />

Il DL 98 del <strong>2011</strong> ha previsto che dal 1° gennaio 2012 la pensione di reversibilità sia decurtata<br />

se il dante causa al momento del matrimonio ha un’età superiore ai 70 anni e almeno 20 anni in più del<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

287


288<br />

coniuge. La decurtazione, valida solo nei primi 10 anni di matrimonio, è del 10 per cento per ogni anno<br />

mancante al decennio e non si applica in presenza di figli minori, studenti e inabili al lavoro.<br />

Dal 1° agosto <strong>2011</strong> e sino al 31 dicembre 2014, sulle pensioni erogate da enti gestori di forme di<br />

previdenza obbligatoria di importo superiore a 90 mila euro sarà applicata – sulla quota che supera tale<br />

limite – una riduzione del 5 per cento, mentre sulla quota che supera i 150 mila euro la riduzione sale<br />

al 10 per cento. Per lo stesso periodo, il DL 201 del <strong>2011</strong> ha previsto, sulla quota che supera i 200 mila<br />

euro, una riduzione del 15 per cento.<br />

Una riforma delle norme che regolano l’accesso al pensionamento ha avuto luogo con il DL 201<br />

del <strong>2011</strong> il quale ha stabilito che dal 1° gennaio 2012, con riferimento alle anzianità contributive maturate<br />

da quella data, la quota di pensione corrispondente a tali anzianità sia calcolata secondo il sistema<br />

contributivo. Nel nuovo sistema pensionistico sono previste due tipi di pensione: quella di vecchiaia e<br />

quella anticipata; ai lavoratori che hanno acquisito il diritto alla pensione entro il 31 dicembre <strong>2011</strong> non<br />

sono applicate le nuove norme.<br />

La pensione di vecchiaia è conseguita dai lavoratori, sia pubblici sia privati, al compimento dei<br />

66 anni di età. Fanno eccezione le lavoratrici del settore privato che nel precedente regime conseguivano<br />

la pensione a 60 anni e per le quali è invece previsto un innalzamento graduale dell’età che le porterà<br />

all’equiparazione con gli altri lavoratori nel 2018 (con il DL 98 del <strong>2011</strong> e con il DL 13.8.<strong>2011</strong>, n. 138 –<br />

convertito nella L. 14.9.<strong>2011</strong>, n. 148 – era stato deciso un allineamento più graduale: l’equiparazione si<br />

sarebbe raggiunta sulla base del primo decreto nel 2032, sulla base del secondo nel 2026). In particolare,<br />

dal 1° gennaio 2012 le lavoratrici potranno conseguire la pensione di vecchiaia a 62 anni, dal 1° gennaio<br />

2014 a 63 anni e 6 mesi, dal 1° gennaio 2016 a 65 anni e 6 mesi e dal 1° gennaio 2018 a 66 anni. L’innalzamento<br />

dell’età delle lavoratrici autonome seguirà il seguente calendario: 63 anni e 6 mesi nel 2012,<br />

64 anni e 6 mesi nel 2014, 65 e 6 mesi nel 2016 e 66 anni nel 2018.<br />

Dal 2021 la pensione di vecchiaia non potrà essere liquidata prima del raggiungimento dei 67<br />

anni di età.<br />

I lavoratori la cui pensione è liquidata interamente con il sistema contributivo possono accedere<br />

al pensionamento a 66 anni con almeno 20 anni di versamenti contributivi e sempreché l’assegno non<br />

sia inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale. La pensione è comunque liquidata al compimento dei 70 anni<br />

a coloro che hanno almeno 5 anni di versamenti contributivi.<br />

La pensione anticipata è conseguita a 62 anni purché i lavoratori abbiano un’anzianità contributiva<br />

non inferiore a 42 anni e un mese e le lavoratrici a 41 anni e un mese. Tale requisito sarà aumentato<br />

di un ulteriore mese sia nel 2013 sia nel 2014 (si ricorda che già il DL 98 del <strong>2011</strong> aveva posticipato di<br />

uno, due o tre mesi il pensionamento di coloro che lo conseguivano, con 40 anni di contributi, rispettivamente<br />

negli anni 2012, 2013, 2014). I lavoratori in possesso dei requisiti contributivi, ma che non<br />

hanno compiuto i 62 anni, possono accedere alla pensione accettando una penalizzazione (sulla quota<br />

retributiva <strong>della</strong> pensione) dell’1 per cento annuale per i primi due anni di anticipo e del 2 per cento per<br />

ogni anno in più (il DL 29.12.<strong>2011</strong>, n. 216 – cosiddetto Milleproroghe – convertito nella L. 24.2.2012,<br />

n. 14, ha esonerato dalla riduzione i lavoratori che matureranno entro il 31 dicembre 2017 il requisito<br />

dell’anzianità contributiva che dovrà essere esclusivamente da prestazione di lavoro, includendo i periodi<br />

di astensione obbligatoria per maternità, assolvimento degli obblighi di leva, infortunio, malattia e di<br />

Cassa integrazione guadagni ordinaria).<br />

Per i lavoratori la cui pensione è liquidata interamente con il sistema contributivo, la pensione<br />

anticipata può essere conseguita anche a 63 anni purché il lavoratore abbia almeno 20 anni di versamenti<br />

contributivi e l’importo <strong>della</strong> pensione spettante non sia inferiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno<br />

sociale.<br />

Dal 1° gennaio 2018 il requisito anagrafico per ottenere l’assegno sociale passa da 65 a 66 anni.<br />

I requisiti anagrafici sopra esposti, nonché quelli contributivi per coloro che usufruiscono <strong>della</strong><br />

pensione anticipata, saranno adeguati alla variazione delle aspettative di vita.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Ai lavoratori che maturano almeno 35 anni di versamenti contributivi entro il 31 dicembre 2012<br />

e che entro l’anzidetta data avrebbero raggiunto quota 96 (somma dell’età e degli anni di versamenti<br />

contributivi) è consentito il pensionamento a 64 anni.<br />

Lo stesso DL 201 del <strong>2011</strong> ha disposto che entro il 30 giugno 2012 le casse privatizzate debbano<br />

adottare misure volte ad assicurare l’equilibrio fra entrate contributive e spesa per pensioni sulla base di<br />

bilanci tecnici riferiti a un arco temporale di 50 anni. Le delibere in materia devono ottenere l’approvazione<br />

dei ministeri vigilanti. La mancata presentazione dei piani o la loro bocciatura comporta per gli<br />

iscritti attivi il passaggio al regime contributivo (pro rata) e per i pensionati l’introduzione, nel biennio<br />

2012-13, di un contributo di solidarietà pari all’1 per cento.<br />

Ai professionisti iscritti alla gestione separata di cui all’art. 2, comma 26, <strong>della</strong> L. 8.8.1995,<br />

n. 335, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, è estesa la tutela<br />

per la malattia già prevista per i lavoratori subordinati.<br />

Il DL 201 del <strong>2011</strong> ha inoltre disposto che nel biennio 2012-13 siano rivalutate solo le pensioni<br />

che hanno un importo pari o inferiore a tre volte il trattamento minimo dell’INPS. Le norme hanno<br />

modificato quelle varate con il DL 98 del <strong>2011</strong> che aveva limitato solo la rivalutazione delle pensioni<br />

superiori a cinque volte il trattamento minimo (l’aumento, nella misura del 70 per cento, era applicato<br />

a una quota di pensione pari a tre volte il trattamento minimo).<br />

Il DL 216 del <strong>2011</strong> ha prorogato al 30 giugno 2012 il termine entro cui emanare il decreto che<br />

consenta ad alcune categorie di lavoratori (i collocati in mobilità o in mobilità lunga, i titolari di prestazioni<br />

straordinarie a carico dei fondi di solidarietà di settore o gli autorizzati alla prosecuzione volontaria dei contributi<br />

prima del 4 dicembre <strong>2011</strong>) di accedere al pensionamento con le regole vigenti sino al 31 dicembre<br />

<strong>2011</strong>. Della stessa agevolazione potranno usufruire i lavoratori che hanno risolto entro il 31 dicembre <strong>2011</strong><br />

il loro rapporto di lavoro in ragione di accordi individuali o in applicazione di accordi collettivi d’incentivo<br />

all’esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale (devono<br />

ricorrere con certezza i seguenti elementi: a) la data di cessazione del rapporto di lavoro; b) il lavoratore<br />

sia in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che, in base alla previgente normativa, gli avrebbero<br />

permesso di conseguire la pensione entro i 24 mesi successivi all’entrata in vigore del DL 201 del <strong>2011</strong>).<br />

Il DM 18.1.2012, in base all’inflazione effettivamente registrata nel <strong>2011</strong>, ha stabilito che l’aumento<br />

da applicare ai trattamenti pensionistici dal 1° gennaio <strong>2011</strong> sia dell’1,6 per cento; in via previsionale<br />

l’aumento era stato dell’1,4 per cento (DM 19.11.2010), per cui è stato corrisposto un conguaglio<br />

dello 0,2 per cento. Dal 1° gennaio 2012 l’aumento, calcolato in base al tasso di inflazione programmato,<br />

è del 2,6 per cento.<br />

b) Interventi per l’occupazione. – Con la L. 13.12.2010, n. 220 (legge di stabilità <strong>2011</strong>) sono<br />

state prorogate al <strong>2011</strong> le facilitazioni, introdotte con DL 1.7.2009, n. 78, convertito nella L. 3.8.2009,<br />

n. 102, in favore dei lavoratori che usufruiscono di trattamenti di integrazione salariale o di mobilità e<br />

delle imprese che li utilizzano in progetti di formazione e di riqualificazione che includano anche attività<br />

produttive. In particolare, fra le agevolazioni a favore dei lavoratori si ricordano: l’aumento del trattamento<br />

di integrazione salariale (dal 60 all’80 per cento <strong>della</strong> retribuzione) per quelli che sono occupati<br />

in aziende nelle quali sono stati stipulati contratti di solidarietà e, la corresponsione anticipata di tutti i<br />

trattamenti di Cassa integrazione guadagni (CIG) o di mobilità a coloro che decidano di intraprendere<br />

un’attività in proprio (sono obbligatorie le dimissioni). Le aziende che assumono un lavoratore che<br />

percepisce un trattamento di sostegno al reddito devono corrispondergli, quale remunerazione, solo la<br />

differenza fra la retribuzione che, per il ruolo svolto, spetterebbe al lavoratore e il trattamento di sostegno<br />

che lo stesso continua a percepire. Sono stati anche prorogati i trattamenti di Cassa integrazione guadagni<br />

straordinaria (CIGS) e di mobilità a favore dei lavoratori delle imprese commerciali, delle agenzie di<br />

viaggio con più di 50 dipendenti e delle imprese di vigilanza con più di 15 addetti (cfr. nell’Appendice<br />

alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2009 e sull’anno 2010 il punto b) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti<br />

in materia economica: Prestazioni di protezione sociale). Con la L. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (legge di<br />

stabilità 2012) tutte le anzidette agevolazioni sono state prorogate anche al 2012.<br />

Per effetto <strong>della</strong> L. 220 del 2010 sono stati prolungati sino al 31 dicembre <strong>2011</strong> i trattamenti di<br />

CIGS, di mobilità e di disoccupazione speciale, concessi in base a specifici accordi governativi, finalizzati<br />

alla gestione di crisi occupazionali in determinati settori produttivi e aree regionali, così come contemplati<br />

dal DL 29.11.2008, n. 185, convertito nella L. 28.1.2009, n. 2 (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong><br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

289


290<br />

sull’anno 2010 il punto b) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Prestazioni<br />

di protezione sociale), modificati dal DL 10.2.2009, n. 5 (convertito nella L. 9.4.2009, n. 33), già<br />

prorogati nel 2010 dalla L. 23.12.2009, n. 191 (legge finanziaria per il 2010). I trattamenti sono ridotti<br />

del 10 per cento alla prima proroga, del 30 alla seconda e del 40 nelle successive (dalla terza proroga<br />

il sostegno è inoltre subordinato alla frequenza di un programma di riqualificazione professionale). La<br />

L. 183 del <strong>2011</strong> ha esteso anche all’anno 2012 gli anzidetti trattamenti.<br />

Sempre la L. 220 del 2010 ha prorogato al 31 dicembre <strong>2011</strong> (o sino alla maturazione del diritto<br />

alla pensione del lavoratore se precedente) i benefici già previsti dalla L. 191 del 2009 a favore dei datori<br />

di lavoro e dei lavoratori. In particolare: a) i datori di lavoro che assumono lavoratori con più di 50 anni<br />

che percepiscono l’indennità di disoccupazione o che hanno un’anzianità contributiva superiore ai 35<br />

anni e percepiscono un’indennità di disoccupazione o di mobilità pagano per quei lavoratori un contributo<br />

pari a quello previsto per gli apprendisti ovvero il 10 per cento (L. 23.7.1991, n. 223 all’art. 8,<br />

comma 2 e all’art. 25, comma 9); b) ai datori di lavoro che non hanno effettuato, per una determinata<br />

qualifica, riduzioni di personale nei 12 mesi precedenti e non hanno sospensioni di lavoro in corso, se<br />

assumono lavoratori che percepiscono l’indennità di disoccupazione, è corrisposto un contributo pari<br />

all’indennità che sarebbe spettata al lavoratore. Se il personale assunto gode di un trattamento di integrazione<br />

salariale in deroga, il contributo per i datori di lavoro è pari a quell’indennità; c) al lavoratore,<br />

con almeno 35 anni di anzianità contributiva, che percepisce un trattamento di sostegno al reddito non<br />

connesso a sospensioni di lavoro, viene riconosciuta una contribuzione figurativa integrativa se accetta<br />

un’offerta di lavoro che preveda un inquadramento retributivo inferiore di almeno il 20 per cento rispetto<br />

a quello di provenienza (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010 il punto b) del paragrafo<br />

<strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Prestazioni di protezione sociale). Con la<br />

L. 183 del <strong>2011</strong> queste agevolazioni sono state prorogate anche per il 2012.<br />

Con il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98, convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111, è stata abrogata la norma<br />

contenuta nel DL 185 del 2008 (art. 19, comma 10-bis) che prevedeva, per i lavoratori che non avevano<br />

diritto all’indennità di mobilità, la possibilità di ricevere un trattamento di pari importo purché fossero<br />

disponibili risorse nell’apposito fondo per il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga; agli<br />

stessi lavoratori, oltre l’indennità di disoccupazione, sarà corrisposto un trattamento aggiuntivo pari alla<br />

differenza fra il trattamento di disoccupazione e quello di mobilità.<br />

La L. 183 del <strong>2011</strong> ha modificato la disciplina del contratto di inserimento: fra coloro che possono<br />

usufruire di tale tipo di contratto sono state incluse le donne prive da almeno 6 mesi di un impiego<br />

regolarmente retribuito e residenti in zone in cui, rispetto agli uomini, il tasso di occupazione sia inferiore<br />

di almeno 20 punti o in cui il tasso di disoccupazione femminile sia di 10 punti superiore a quello<br />

maschile. Le zone saranno individuate in un apposito decreto.<br />

Il DL 29.12.<strong>2011</strong>, n. 216 (convertito nella L. 24.2.2012, n. 14), prorogando le norme contenute<br />

nel DL 29.12.2010, n. 225 (convertito nella L. 26.2.<strong>2011</strong>, n. 10) ha esteso al 2012 la corresponsione<br />

di un’indennità di mobilità pari all’80 per cento dell’importo massimo erogabile a favore dei lavoratori<br />

licenziati da imprese non commerciali in crisi ubicate nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania,<br />

Puglia, Sardegna, Sicilia e in alcune zone del Centro Nord che presentano problemi strutturali.<br />

Per gli enti non commerciali operanti nel settore <strong>della</strong> sanità privata e in situazione di crisi aziendale<br />

situati nei territori colpiti da calamità naturali delle Regioni Molise, Puglia e Sicilia è ulteriormente sospeso,<br />

sino al 31 dicembre 2012, il pagamento di contributi, tributi e imposte.<br />

c) Prestazioni per la famiglia e sociali. – La L. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (legge di stabilità 2012) ha prorogato<br />

per il triennio 2012-14 il finanziamento (25 milioni di euro ogni anno) del Fondo di credito per<br />

i nuovi nati istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di favorire l’accesso al credito<br />

delle famiglie in cui è nato o è stato adottato un figlio.<br />

Il DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 (convertito nella L. 22.12.<strong>2011</strong>, n. 214) ha stabilito che – con decreto<br />

del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali,<br />

di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze, da emanare, previo parere delle Commissioni<br />

parlamentari competenti, entro il 31 maggio 2012 – siano riviste le modalità di determinazione e i campi<br />

di applicazione dell’Indicatore <strong>della</strong> situazione economica equivalente (ISEE). L’ISEE dovrà includere i<br />

redditi esenti da imposizione fiscale e le quote di patrimonio e di reddito dei diversi componenti <strong>della</strong><br />

famiglia. Si dovrà tener conto dei pesi dei carichi familiari e, in particolare, dei figli successivi al secondo<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


e di eventuali persone disabili a carico. Il decreto individuerà anche le agevolazioni fiscali e tariffarie che<br />

dal 1° gennaio 2013 saranno riconosciute a coloro che hanno un ISEE inferiore a una determinata soglia.<br />

Il DL 29.12.2010, n. 225, convertito nella L. 26.2.<strong>2011</strong>, n. 10, aveva previsto, per aiutare le famiglie<br />

che versano in una situazione di disagio economico, la reintroduzione <strong>della</strong> carta acquisti (cfr. nell’Appendice<br />

alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010 il punto c) del paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in<br />

materia economica: Prestazioni di protezione sociale). Il DL 9.2.2012, n. 5, convertito nella L. 4.4.2012,<br />

n. 35, ha avviato nei Comuni con popolazione superiore ai 250 mila abitanti una procedura sperimentale<br />

di distribuzione <strong>della</strong> carta acquisti tramite i Comuni stessi. La durata massima dell’esperimento è di un<br />

anno, con un decreto interministeriale saranno fissati i criteri cui dovranno attenersi i Comuni nell’assegnare<br />

le carte, l’ammontare <strong>della</strong> disponibilità sulle singole carte (in funzione del nucleo familiare) e le modalità<br />

di integrazione <strong>della</strong> nuova carta acquisti con il sistema di servizi sociali offerti a livello locale.<br />

d) Prestazioni sanitarie. – La L. 13.12.2010, n. 220 (legge di stabilità <strong>2011</strong>) ha previsto che nel<br />

<strong>2011</strong> il finanziamento del Fondo sanitario nazionale (determinato con il DL 31.5.2010, n. 78, convertito<br />

nella L. 30.7.2010, n. 122) sia incrementato di 347,5 milioni. Alle Regioni che hanno un deficit<br />

sanitario e che si trovano nell’impossibilità di rispettare il piano di rientro è consentita la copertura del<br />

disavanzo con risorse del bilancio regionale a condizione che tali misure siano state prese entro il 31<br />

dicembre 2010. Sino al 31 dicembre <strong>2011</strong> nelle Regioni che hanno sottoscritto un piano di rientro e<br />

che sono già commissariate non è stato possibile intraprendere azioni esecutive nei confronti delle ASL<br />

e delle Aziende ospedaliere.<br />

Il DL 29.12.2010, n. 225 (convertito nella L. 26.2.<strong>2011</strong>, n. 10), nell’ambito di un maggior<br />

controllo <strong>della</strong> spesa sanitaria, ha previsto che dal 1° gennaio <strong>2011</strong> cessino gli accrediti provvisori non<br />

confermati da quelli definitivi nei confronti di alcune strutture private ospedaliere e ambulatoriali; dal<br />

1° gennaio 2013 il divieto degli anzidetti accreditamenti riguarderà tutte le strutture private compresi<br />

gli stabilimenti termali (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010 il punto b) del paragrafo <strong>della</strong><br />

sezione Principali provvedimenti in materia economica: Prestazioni di protezione sociale).<br />

Il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98, convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111 ha incrementato nel <strong>2011</strong> il finanziamento<br />

al Servizio sanitario nazionale (SSN) di 105 milioni e ha reintrodotto dal 25 luglio <strong>2011</strong> il<br />

pagamento di un ticket pari a 10 euro sulle ricette per l’assistenza specialistica ambulatoriale.<br />

Il decreto ha inoltre disposto che il Fondo sanitario nazionale sia incrementato, rispetto all’anno<br />

precedente, dello 0,5 per cento nel 2013 e dell’1,4 nel 2014. Il DL 98 del <strong>2011</strong> ha stabilito che le linee guida<br />

da seguire per raggiungere i risparmi programmati fossero contenute in un’apposita intesa Stato-Regioni,<br />

fissando come termine il 30 aprile 2012; per assicurare il rispetto da parte delle Regioni dell’equilibrio di<br />

bilancio nel biennio considerato, il decreto ha comunque previsto, nel caso l’intesa non fosse stata raggiunta<br />

nei termini indicati, che: a) in attesa <strong>della</strong> determinazione annuale dei costi standardizzati per tipo di<br />

servizio e fornitura da parte dell’Osservatorio dei contratti pubblici alle Regioni sia fornita, dal 1° luglio<br />

2012, un’elaborazione dei prezzi di riferimento, compresi quelli previsti dalle convenzioni stipulate dalla<br />

Consip spa, per dispositivi medici, farmaci ospedalieri, prestazioni e servizi sanitari individuati dall’Agenzia<br />

nazionale per i servizi sanitari regionali (Age.na.s.) tra quelli di maggiore impatto sul SSN; b) dal 2013,<br />

sulla base di un regolamento da emanare entro il giugno 2012, in caso di superamento del tetto di spesa<br />

fissato a livello nazionale per l’assistenza farmaceutica ospedaliera, una quota pari al 35 per cento di tale<br />

superamento sia posta a carico delle aziende farmaceutiche in proporzione ai rispettivi fatturati per farmaci<br />

ceduti alle strutture pubbliche. L’Aifa, in caso di mancata emanazione del regolamento, dal 2013 provvederà<br />

all’aggiornamento delle tabelle di raffronto di cui all’art. 11, comma 7, lett. b), del DL 78 del 2010 per<br />

consentire alle Regioni di conseguire i risparmi programmati, per cui dal 1° gennaio 2013 il tetto di spesa<br />

per l’assistenza farmaceutica sarà ridotto dal 13,3 al 12,5 per cento <strong>della</strong> spesa totale; c) ai fini del controllo<br />

e <strong>della</strong> razionalizzazione <strong>della</strong> spesa per l’acquisto di dispositivi medici sostenuta dal SSN, annualmente<br />

i Ministri <strong>della</strong> Salute e dell’Economia e delle finanze debbano determinare, sia a livello nazionale sia a<br />

livello regionale, il valore assoluto dell’onere a carico del SSN. Il superamento del tetto fissato è recuperato<br />

interamente a carico <strong>della</strong> Regione attraverso misure di contenimento <strong>della</strong> spesa sanitaria regionale o con<br />

misure di copertura a carico del bilancio regionale. Non sono tenute al ripiano le Regioni che hanno fatto<br />

registrare un equilibrio economico complessivo; d) dal 2014, con apposito regolamento, siano introdotte<br />

misure di compartecipazione sull’assistenza farmaceutica e sulle prestazioni erogate dal SSN. Tali misure<br />

sono aggiuntive rispetto a quelle già disposte e le Regioni possono anche ridurre le quote di compartecipazione<br />

purché assicurino comunque l’equilibrio economico finanziario. Gli importi derivanti dalle misure<br />

contemplate nei punti da a) a d), al netto delle spese per il personale, sono stabiliti nell’intesa Stato-Regioni,<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

291


292<br />

in caso di mancato accordo, nel 2013, le percentuali di risparmio da conseguire sono fissate per la lettera<br />

a) nel 30 per cento, per la b) nel 40 e per la c) nel 30. Nel 2014 le percentuali fissate sono per le lettere da<br />

a) a d) rispettivamente: 22, 20, 15 e 40, il residuo 3 per cento corrisponde alle economie di spesa per il<br />

personale dipendente e convenzionato (le quote possono essere riproporzionate nel caso l’incidenza delle<br />

economie di spesa per il personale sia diversa da 3).<br />

La norma contenuta nella L. 23.12.2009, n. 191 (legge finanziaria per il 2010) che prevedeva una<br />

spesa per il personale pari al 98,6 per cento di quella sostenuta nel 2004 è estesa anche al 2013 e al 2014.<br />

Per consentire il rispetto dei piani di rientro dei disavanzi sanitari le leggi regionali che ne ostacolano<br />

il raggiungimento dovranno essere modificate. Nel caso la Regione non provveda (entro il termine<br />

dei 60 giorni) sarà il Consiglio dei ministri ad adottare le necessarie misure.<br />

Il DL 29.11.<strong>2011</strong>, n. 216 (convertito nella L. 24.2.2012, n. 14) ha prorogato al 31 dicembre<br />

2012 la possibilità per le aziende farmaceutiche, in alternativa alla riduzione del 5 per cento del prezzo<br />

di vendita dei farmaci rimborsabili dal SSN, di scegliere il sistema di pay-back alle Regioni per un pari<br />

importo. Per il <strong>2011</strong> questa stessa facoltà era stata prorogata con il DL 225 del 2010 e con il DPCM<br />

25.3.<strong>2011</strong> (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sull’anno 2010 il punto d) del paragrafo <strong>della</strong> sezione<br />

Principali provvedimenti in materia economica: Prestazioni di protezione sociale).<br />

Il DL 24.1.2012, n. 1, convertito nella L. 24.3.2012, n. 27, ha modificato la normativa che regolava<br />

l’apertura di nuove farmacie, in particolare il numero delle autorizzazioni è stabilito in modo che vi<br />

sia un esercizio ogni 3.300 abitanti (la ricognizione sulla popolazione residente è effettuata annualmente).<br />

Previa autorizzazione potranno inoltre essere aperte farmacie nelle stazioni ferroviarie e marittime,<br />

negli aeroporti a traffico internazionale, nelle aree di servizio autostradali ad alta intensità di traffico<br />

purché la distanza da una farmacia già in esercizio non sia inferiore a 400 metri e nei centri commerciali<br />

(con superficie di vendita superiore a 10 mila metri quadrati) purché la distanza da altre farmacie sia<br />

superiore ai 1.500 metri. Modifiche hanno riguardato anche i concorsi per l’assegnazione delle farmacie.<br />

Le farmacie hanno facoltà di restare aperte anche in orari diversi da quelli obbligatori. Ciascuna<br />

farmacia potrà praticare sconti su tutti i prodotti farmaceutici pagati direttamente dai clienti. Al fine di<br />

razionalizzare il sistema di distribuzione dei farmaci e rendere più efficiente la spesa farmaceutica l’Aifa,<br />

entro il 31 dicembre 2012, dovrà revisionare le attuali modalità di confezionamento dei farmaci e identificare<br />

confezioni ottimali.<br />

Pubblico impiego<br />

Alcune norme introdotte con il DL 31.5.2010, n. 78, convertito nella L. 30.7.2010, n. 122 in<br />

materia di pubblico impiego hanno avuto effetto dal <strong>2011</strong>. Nel periodo compreso tra il 10 gennaio <strong>2011</strong><br />

e il 31 dicembre 2013 agli stipendi di importo superiore a 90 mila euro sarà applicata, sulla quota che<br />

supera tale limite, una riduzione del 5 per cento, mentre sulla quota che supera i 150 mila euro la riduzione<br />

sale al 10 per cento. Le spese per la formazione dei pubblici dipendenti, escludendo però le Forze<br />

di Polizia e quelle Armate, rispetto al 2009 sono state ridotte del 50 per cento. Lo stesso decreto ha esteso<br />

al biennio 2012-13 i limiti posti al turnover dei dipendenti statali dal DL 25.6.2008, n. 112 (convertito<br />

nella L. 6.8.2008, n. 133) per il biennio 2010-11 (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sul 2010 il paragrafo<br />

<strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Pubblico impiego).<br />

Il DL 29.12.2010, n. 225 (convertito nella L. 26.2.<strong>2011</strong>, n. 10) ha prorogato al triennio 2012-<br />

14 la possibilità per i dipendenti pubblici ai quali mancano non più di 5 anni per raggiungere l’anzianità<br />

contributiva dei 40 anni, di essere anticipatamente esonerati dal servizio (con esclusione del comparto<br />

scuola; cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sul 2010 il paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in<br />

materia economica: Pubblico impiego).<br />

Il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98, convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>, n. 111, ha disposto che di concerto il Ministro<br />

per la Pubblica amministrazione e la semplificazione e quello dell’Economia e delle finanze possano<br />

intervenire disponendo: a) la proroga di un anno delle norme che limitano le assunzioni nelle Amministrazioni<br />

statali fatta eccezione per i Corpi di Polizia, per i Vigili del fuoco, per le agenzie fiscali e gli enti<br />

pubblici non economici; b) la proroga al 31 dicembre 2014 delle disposizioni che limitano la crescita dei<br />

trattamenti economici e accessori dei pubblici dipendenti (la limitazione riguarda anche i dipendenti del<br />

Servizio sanitario nazionale e degli enti convenzionati con quest’ultimo); c) la fissazione delle modalità<br />

di calcolo relative all’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2015-17; d) la sempli-<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

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ficazione, il rafforzamento e l’obbligatorietà delle procedure di mobilità del personale appartenente alla<br />

Pubblica amministrazione; e) la razionalizzazione e la qualificazione <strong>della</strong> spesa delle Amministrazioni<br />

centrali attraverso la digitalizzazione e la semplificazione delle procedure, la lotta all’assenteismo e la<br />

limitazione di alcuni tipi di spesa quale quella relativa alle automobili di servizio.<br />

Sempre il DL 98 del <strong>2011</strong>, per contrastare l’assenteismo, ha disposto che i controlli sui dipendenti<br />

malati siano effettuati tenendo conto <strong>della</strong> condotta complessiva del dipendente e, in ogni caso,<br />

quando l’assenza avviene nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative.<br />

Le eventuali economie che si attueranno mediante l’accentramento degli acquisti e con i piani<br />

triennali di razionalizzazione e riqualificazione <strong>della</strong> spesa che le Amministrazioni pubbliche potranno<br />

adottare entro il 31 marzo di ogni anno, saranno utilizzate, nella misura del 50 per cento, per la contrattazione<br />

integrativa.<br />

Il DL 13.8.<strong>2011</strong>, n. 138 (convertito nella L. 14.9.<strong>2011</strong>, n. 148) ha previsto che nelle Amministrazioni<br />

in cui non si raggiungono gli obiettivi di risparmio prefissati, le retribuzioni di risultato dei dirigenti<br />

responsabili possano essere ridotte del 30 per cento. Ha prorogato sino al 2014 la possibilità data alle<br />

Amministrazioni pubbliche con il DL 98 del <strong>2011</strong> di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro dei<br />

lavoratori con 40 anni di servizio. Ha stabilito che dal 13 agosto <strong>2011</strong> il TFR erogato ai pubblici dipendenti<br />

che si pensionano per limiti di età o di servizio sia corrisposto trascorsi 6 mesi dalla cessazione; i mesi di<br />

attesa salgono a 24 per le pensioni di anzianità. Non sono soggetti alla dilazione coloro che al momento<br />

dell’entrata in vigore delle nuove norme avevano già acquisito il diritto alla pensione. Infine, le promozioni<br />

conferite nei tre anni precedenti il pensionamento non contribuiranno ad aumentare la pensione o il TFR.<br />

Sempre il DL 138 del <strong>2011</strong> ha permesso alle Regioni sottoposte ai piani di rientro e di conseguenza<br />

al blocco totale delle assunzioni di effettuarne di nuove per assicurare i livelli essenziali di assistenza.<br />

Il decreto consente inoltre il trasferimento dei dipendenti pubblici, con esclusione dei magistrati, per<br />

motivate esigenze e nell’ambito degli accordi presi in sede di contrattazione collettiva.<br />

La L. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (legge di stabilità 2012) ha vietato di instaurare nuovi rapporti di lavoro<br />

alle Amministrazioni pubbliche che annualmente non provvedono alla ricognizione del personale.<br />

Nelle amministrazioni in cui, in relazione alle esigenze funzionali o alla situazione finanziaria, si verificano<br />

eccedenze di personale, compete al dirigente responsabile porre in essere la procedura che porterà<br />

al ricollocamento – che potrà avvenire all’interno <strong>della</strong> stessa amministrazione o, previo accordo, in altre<br />

sia in ambito regionale che extra regionale – o alla messa in disponibilità dei lavoratori in sovrannumero.<br />

La durata massima <strong>della</strong> disponibilità è di 24 mesi, durante tale periodo il lavoratore ha diritto a un’indennità<br />

pari all’80 per cento dello stipendio e dell’indennità integrativa speciale; il tempo trascorso in<br />

mobilità è utile ai fini del calcolo <strong>della</strong> pensione.<br />

Nella scuola la L. 183 del <strong>2011</strong>, modificando quanto stabilito dal DL 98 del <strong>2011</strong>, ha previsto<br />

l’assegnazione di un dirigente scolastico, con incarico a tempo indeterminato, solo nelle istituzioni in<br />

cui sono presenti almeno 600 alunni (in precedenza 500), che scendono a 400 (in precedenza 300) per<br />

quelle site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità<br />

linguistiche. Dall’anno scolastico 2012-13 non sarà più possibile avere in via esclusiva un direttore dei<br />

servizi generali e amministrativi: uno stesso direttore presterà la sua attività in più istituti.<br />

Infine la L. 183 del <strong>2011</strong> ha ridotto lo stipendio dei Vigili del fuoco volontari e limitato il loro<br />

richiamo in servizio temporaneo; essi dovranno inoltre sostenere le spese relative all’accertamento delle<br />

loro capacità psicofisiche e attitudinali. Nel triennio 2012-14 al personale militare in ferma prefissata<br />

e in servizio permanente e ai sergenti è data la facoltà di transitare tra Esercito, Marina e Aeronautica.<br />

Il DL 29.12.<strong>2011</strong>, n. 216 (convertito nella L. 24.2.2012, n. 14) per consentire la prosecuzione<br />

delle assunzioni di personale a tempo indeterminato ha prorogato al 31 dicembre 2012 alcune norme già<br />

contenute nel DL 225 del 2010, in particolare: a) l’efficacia delle graduatorie dei concorsi approvate dopo<br />

il 30 settembre 2003; b) il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato per<br />

compensare le cessazioni verificatesi nel biennio 2009-2010; c) la possibilità per le Amministrazioni pubbliche<br />

di sostituire, tenendo comunque conto delle limitazioni numeriche e di spesa di cui all’art. 1, commi<br />

523, 527 e 643 <strong>della</strong> L. 27.12.2006, n. 296, dell’art. 6, comma 3, del DL 112 del 2008, i dipendenti cessati<br />

negli anni 2008-09; d) la possibilità per la Polizia di Stato e per i Vigili del fuoco di procedere all’assunzione<br />

di nuovo personale purché la spesa e il numero dei nuovi assunti non superi quella relativa al personale<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

293


294<br />

cessato; e) per le università la facoltà di assumere professori e ricercatori purché siano rispettate le limitazioni<br />

numeriche e di spesa di cui all’art. 66, commi 9-bis, 13 e 14 del DL 112 del 2008.<br />

Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale<br />

La L. 13.12.2010, n. 220 (legge di stabilità <strong>2011</strong>) ha previsto che il Ministro dell’Economia e<br />

delle finanze, nel caso riscontri che gli Enti locali abbiano effettuato prelevamenti dalla Tesoreria statale<br />

non coerenti con gli impegni assunti in sede europea in materia di obiettivi di debito possa, sentita la<br />

Conferenza Stato-città e autonomie locali, mettere in atto misure di contenimento dei prelevamenti. La<br />

stessa legge ha modificato i limiti all’indebitamento dei Comuni e delle Province (cfr. nell’Appendice alla<br />

<strong>Relazione</strong> sul 2010 il paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Disposizioni<br />

finanziarie e di ordinamento statale).<br />

La L. 7.4.<strong>2011</strong>, n. 39 ha apportato modifiche alla L. 31.12.2009, n. 196, in particolare: a) ha<br />

stabilito che nella redazione del bilancio dello Stato non si tenga conto solo del criterio di cassa ma anche<br />

di quello di competenza; b) ha sostituito la Decisione di finanza pubblica (DFP) con il Documento di<br />

economia e finanza (DEF) (cfr. nell’Appendice alla <strong>Relazione</strong> sul 2010 il paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali<br />

provvedimenti in materia economica: Disposizioni finanziarie e di ordinamento statale).<br />

La L. 12.11.<strong>2011</strong>, n. 183 (legge di stabilità 2012) ha previsto che i proventi delle dismissioni<br />

di beni immobili del demanio del Ministero <strong>della</strong> Difesa siano ripartiti fra il Ministero <strong>della</strong> Difesa, il<br />

Ministero dell’Economia e delle finanze e gli enti territoriali interessati alle valorizzazioni; le quote loro<br />

spettanti sono rispettivamente del 35, del 55 e del 10 per cento. La quota del Ministero dell’Economia<br />

e delle finanze andrà a incrementare il Fondo ammortamento titoli di Stato.<br />

Il DL 6.12.<strong>2011</strong>, n. 201 (convertito nella L. 22.12.<strong>2011</strong>, n. 214) è intervenuto su numerosi aspetti<br />

al fine di contenere la spesa pubblica. Per migliorare l’efficienza dell’azione amministrativa nel settore <strong>della</strong><br />

previdenza e dell’assistenza – tenuto conto dell’ulteriore armonizzazione delle regole del sistema pensionistico<br />

derivante dall’estensione a tutti i lavoratori del metodo contributivo pro rata per il calcolo dei<br />

trattamenti – ha disposto che l’INPDAP e l’Ente nazionale di previdenza e assistenza per i lavoratori dello<br />

spettacolo e dello sport professionistico (ENPALS) dal 1° gennaio 2012 siano soppressi e le loro funzioni<br />

attribuite all’INPS. Con apposito decreto, che sarà emanato nei 60 giorni successivi all’approvazione dei<br />

bilanci di chiusura degli enti, saranno trasferite le risorse strumentali, umane e finanziarie. L’accorpamento<br />

determinerà una riduzione dei costi di funzionamento stimata in 20 milioni nel 2012, 50 nel 2013 e 100 a<br />

decorrere dal 2014; i risparmi saranno versati nel Fondo ammortamento titoli di Stato.<br />

Al fine di consentire il monitoraggio <strong>della</strong> spesa per tutti gli enti e gli organismi pubblici è stato<br />

introdotto l’obbligo di trasmettere i bilanci alla Ragioneria generale dello Stato entro 10 giorni dalla loro<br />

approvazione. Sono stati inoltre riformati alcuni enti (fra cui il CNEL, le agenzie pubbliche, le agenzie<br />

fiscali, l’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia -<br />

Eipli) al fine di ridurre i costi di funzionamento.<br />

È stata istituita l’ICE - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese<br />

italiane definendone le funzioni e gli ambiti di competenza. Tra questi ultimi sono compresi anche<br />

quelli dell’ICE che era stato soppresso con il DL 6.7.<strong>2011</strong>, n. 98 (convertito nella L. 15.7.<strong>2011</strong>,<br />

n. 111). Per razionalizzare gli interventi dell’operatore pubblico, si prevede che alcuni enti vengano<br />

accorpati (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni transiterà nell’Agenzia per il settore postale) o<br />

confluiscano nei ministeri a cui sono attribuite competenze affini (l’Agenzia nazionale per la regolazione<br />

e la vigilanza in materia di acqua è ricondotta all’interno del Ministero dell’Ambiente, l’Agenzia per la<br />

sicurezza nucleare sarà incorporata nel Ministero dello Sviluppo economico).<br />

Le Regioni e gli Enti locali dovranno modificare gli ordinamenti per ridurre, entro un anno, i<br />

costi degli organismi sottoposti alla loro vigilanza. Sono state inoltre variate le norme che regolano il<br />

funzionamento delle Province (cfr. in questa Appendice il punto c) del paragrafo Finanza decentrata).<br />

I Comuni fino a 5.000 abitanti ubicati nella stessa Provincia devono affidare a un’unica centrale<br />

di committenza l’acquisizione di lavori, servizi e forniture per mezzo delle unioni dei Comuni se esistono<br />

o, in mancanza, costituendo un apposito accordo consortile tra i Comuni.<br />

Sempre il DL 201 del <strong>2011</strong>, per facilitare le dismissioni immobiliari pubbliche, ha previsto che<br />

siano promosse iniziative, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, volte alla costituzione<br />

di società, consorzi o fondi immobiliari. Sarà predisposto un piano di dismissioni riguardante sia i beni<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


statali sia i beni degli Enti locali; questi ultimi potranno contestare l’inserimento dei loro beni nel piano<br />

entro 30 giorni dall’inclusione.<br />

Il DL 24.1.2012, n. 1 (convertito nella L. 24.3.2012, n. 27) ha ripristinato, sino al 31 dicembre<br />

2014, il sistema di Tesoreria unica “pura” (art. 1, <strong>della</strong> L. 29.10.1984, n. 720) per gli enti che in virtù<br />

dell’art. 7 del D.lgs. 7.8.1997, n. 279, erano stati assoggettati a un regime di Tesoreria unica “mista”.<br />

Sono escluse dall’applicazione delle nuove norme le disponibilità degli enti rivenienti da operazioni<br />

di mutuo, prestito e ogni altra forma di indebitamento non sorretta da contributi in conto capitale o<br />

interessi da parte dello Stato, delle Regioni e delle altre Pubbliche amministrazioni. I tesorieri degli enti<br />

hanno dovuto versare alla Tesoreria statale le disponibilità liquide in due rate di eguale importo: la prima<br />

il 29 febbraio 2012 e la seconda il 16 aprile. Gli stessi enti dovranno smobilizzare gli investimenti individuati<br />

in un apposito decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze da emanare entro il 30 aprile<br />

(norma attuata con il DM 27.4.2012); le relative risorse dovranno essere versate in Tesoreria entro il 30<br />

giugno.<br />

La legge costituzionale 20.4.2012, n. 1 ha modificato gli articoli 81, 97, 117 e 119 <strong>della</strong> Carta<br />

costituzionale, introducendo il principio del pareggio di bilancio per le Amministrazioni pubbliche. In<br />

particolare nella nuova versione dell’art. 81 viene specificato che il ricorso all’indebitamento è consentito<br />

solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione <strong>della</strong> maggioranza assoluta<br />

di entrambe le Camere, al verificarsi di eventi eccezionali. I criteri utili per assicurare l’equilibrio fra<br />

le entrate e le spese e la sostenibilità del debito delle Amministrazioni pubbliche saranno contenuti in<br />

un’apposita legge da approvarsi a maggioranza assoluta di entrambe le Camere entro il 28 febbraio 2013.<br />

La legge disciplinerà tra l’altro l’introduzione di regole sulla spesa e l’istituzione, presso le Camere, di un<br />

organismo indipendente che avrà compiti di analisi e di verifica degli andamenti di finanza pubblica e di<br />

valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio.<br />

Le nuove norme si applicheranno dall’esercizio finanziario relativo all’anno 2014.<br />

Al fine di coordinare l’azione del Governo nell’ambito delle politiche volte all’analisi e al riordino<br />

<strong>della</strong> spesa pubblica il DL 7.5.2012, n. 52 ha previsto l’istituzione di un Comitato interministeriale presieduto<br />

dal Presidente del Consiglio dei ministri e composto dal Ministro delegato per il programma di<br />

Governo, dal Ministro per la Pubblica amministrazione e la semplificazione, dal Ministro dell’Economia<br />

e delle finanze e dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Al Comitato spettano compiti di indirizzo<br />

e di coordinamento in materia di: revisione dei programmi di spesa e dei trasferimenti a imprese,<br />

razionalizzazione delle attività e dei servizi offerti, ridimensionamento delle strutture, riduzione delle<br />

spese per l’acquisto di beni e servizi, ottimizzazione dell’uso degli immobili. Il Presidente del Consiglio,<br />

su proposta del Ministro dell’Economia e delle finanze e del Ministro dei Rapporti col Parlamento e delle<br />

riforme istituzionali, nomina un commissario straordinario cui spetta il compito di definire il livello di<br />

spesa per l’acquisto di beni e servizi. Il commissario svolge anche compiti di supervisione, monitoraggio<br />

e coordinamento dell’attività di approvvigionamento di beni e servizi da parte di tutte le Amministrazioni<br />

pubbliche fatta eccezione per la Presidenza <strong>della</strong> Repubblica, il Senato, la Camera e la Corte Costituzionale.<br />

L’incarico può essere conferito al massimo per un anno.<br />

BancHe e intermeDiari nOn <strong>Banca</strong>ri<br />

L’ATTIVITÀ DELLE BANCHE E DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI<br />

Parametri utili alla determinazione dei tassi di interesse da applicare alle operazioni di credito agevolato<br />

Il tasso di riferimento corrisposto alle banche sulle operazioni di credito agevolato è ottenuto<br />

dalla somma di un parametro rappresentativo del livello dei tassi di interesse di mercato e di una commissione<br />

per oneri di intermediazione, variabile in funzione <strong>della</strong> tipologia di credito, determinata annualmente<br />

dal Ministero dell’Economia e delle finanze (deliberazione CICR del 3.3.1994 e decreti del<br />

Ministro del Tesoro del 21.12.1994 e 23.12.1998).<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

295


296<br />

Per le operazioni con durata fino a 18 mesi il parametro di mercato è rappresentato dalla<br />

media dei rendimenti lordi in emissione dei BOT a 6 mesi e a un anno e dell’Euribor a 1 e a 3 mesi.<br />

Il rendimento composto medio ponderato dei BOT è reso noto mensilmente dalla <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

(tav. A). Per le operazioni oltre i 18 mesi viene presa in considerazione la media mensile dei rendimenti<br />

lordi dei titoli pubblici soggetti a tassazione (Rendistato), anch’essi resi noti dalla <strong>Banca</strong><br />

d’Italia (tav. B). Fanno eccezione le operazioni di credito all’esportazione e di credito navale, regolate<br />

dal DM 21.12.1994.<br />

Appendice<br />

Rendimento composto medio ponderato dei BOT a sei mesi e a dodici mesi<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

Tavola A<br />

MeSI 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

gennaio 2,672 3,880 3,834 1,628 0,663 1,722 2,364<br />

febbraio 2,663 3,944 3,687 1,297 0,787 1,569 1,720<br />

marzo 2,917 3,990 4,007 1,235 0,725 1,752 1,264<br />

aprile 2,990 4,112 4,018 1,203 0,869 1,817 2,290<br />

maggio 3,137 4,213 4,112 1,069 1,372 1,849<br />

giugno 3,209 4,300 4,518 0,966 1,147 2,053<br />

luglio 3,330 4,360 4,468 0,714 1,191 2,966<br />

agosto 3,409 4,193 4,354 0,708 1,136 2,509<br />

settembre 3,544 4,106 4,293 0,636 1,229 3,595<br />

ottobre 3,637 4,065 2,985 0,741 1,308 3,551<br />

novembre 3,688 4,063 2,536 0,749 1,606 6,342<br />

dicembre 3,759 4,049 2,171 0,738 1,796 4,433<br />

Tavola B<br />

Rendimento lordo medio mensile dei titoli pubblici soggetti a tassazione (Rendistato)<br />

MeSI 2006 2007 2008 2009 2010 <strong>2011</strong> 2012<br />

gennaio 3,332 4,167 4,220 4,008 3,245 4,066 5,703<br />

febbraio 3,486 4,195 4,090 3,800 3,270 4,112 4,647<br />

marzo 3,687 4,134 4,188 3,765 3,144 4,206 4,076<br />

aprile 3,939 4,326 4,390 3,613 3,172 4,219<br />

maggio 3,986 4,460 4,558 3,550 3,328 4,194<br />

giugno 4,038 4,716 5,016 3,745 3,471 4,260<br />

luglio 4,087 4,713 5,010 3,513 3,347 4,969<br />

agosto 3,993 4,513 4,700 3,400 3,151 4,845<br />

settembre 3,914 4,441 4,666 3,308 3,275 5,230<br />

ottobre 3,955 4,458 4,348 3,256 3,233 5,482<br />

novembre 3,902 4,324 4,237 3,259 3,633 6,803<br />

dicembre 3,972 4,414 4,133 3,212 3,963 6,299<br />

BANCA D’ITALIA


il sistema Dei PaGamenti, i mercati e le lOrO infrastrutture<br />

LE INFRASTRUTTURE DEL SISTEMA DEI PAGAMENTI ALL’INGROSSO E DEI MERCATI<br />

MONETARIO E FINANZIARIO<br />

calendario di operatività del sistema di regolamento lordo Bi-rel<br />

Nel 2000 il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha stabilito il calendario di lungo periodo, valido dal<br />

2002, del sistema dei pagamenti europeo TARGET. Il calendario prevede che tutte le componenti di TAR-<br />

GET rimangano chiuse, oltre alle giornate di sabato e di domenica, nei giorni di: Capodanno, venerdì santo<br />

e lunedì di Pasqua, 1° maggio, Natale e 26 dicembre. Al fine di recepire a livello nazionale il calendario<br />

di lungo periodo di TARGET, è stato emanato il DL 25.9.2001, n. 350, convertito nella L. 23.11.2001,<br />

n. 409, che, nel dettare disposizioni urgenti in vista dell’introduzione dell’euro, ha definito gli adempimenti<br />

da porre in essere ai fini <strong>della</strong> chiusura del sistema BI-Rel in giornate lavorative e gli effetti giuridici connessi<br />

alla chiusura stessa. In particolare l’art. 3 prevede che: a) la <strong>Banca</strong> d’Italia comunichi preventivamente − mediante<br />

pubblicazione di un avviso nella Gazzetta ufficiale − la chiusura di BI-Rel in giornate lavorative; b) i<br />

termini di adempimento delle obbligazioni che scadono in dette giornate siano prorogati di diritto al primo<br />

giorno lavorativo successivo di BI-Rel, secondo il calendario anch’esso pubblicato dalla <strong>Banca</strong> d’Italia nella<br />

Gazzetta ufficiale. Ai sensi del citato art. 3, il Governatore <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia ha emanato il provvedimento<br />

18.10.2001 con il quale, dal 2002, sono state comunicate le giornate di chiusura del sistema BI-Rel.<br />

calendario di operatività del sistema di regolamento lordo tarGet2-<strong>Banca</strong> d’italia<br />

Nel 2007 il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha stabilito il calendario di operatività di tutte le componenti<br />

nazionali del sistema di trasferimento espresso transeuropeo automatizzato di regolamento lordo<br />

in tempo reale TARGET2. Il calendario, che riprende quanto già stabilito per il precedente sistema TAR-<br />

GET, prevede che tutte le componenti rimangano chiuse, oltre alle giornate di sabato e di domenica, nei<br />

giorni di: Capodanno, venerdì santo e lunedì di Pasqua, 1° maggio, Natale e 26 dicembre. In relazione<br />

all’avvio, a partire dal 19 maggio 2008, dell’operatività <strong>della</strong> componente italiana TARGET2-<strong>Banca</strong><br />

d’Italia in sostituzione del sistema BI-Rel/TARGET, il Governatore <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia ha emanato il<br />

provvedimento 7 maggio 2008 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, con il quale sono state comunicate<br />

le giornate di chiusura di TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia per gli effetti giuridici connessi alla chiusura stessa<br />

ai sensi dell’art. 3 del DL 25.9.2001, n. 350 convertito nella L. 23.11.2001, n. 409. L’art. 3 del citato<br />

decreto, che stabilisce che i termini di adempimento delle obbligazioni che scadono nelle giornate di<br />

chiusura di TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia siano prorogati di diritto al primo giorno lavorativo successivo, è<br />

stato inteso come riferito a quest’ultimo sistema per effetto <strong>della</strong> sostituzione del sistema di pagamento<br />

BI-Rel con il sistema TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

Deliberazioni collegiali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia di attuazione del decreto legislativo 12.4.2001, n. 210<br />

Il 30 aprile 2008, in attuazione dell’art. 10 del D.lgs. 12.4.2001, n. 210 (che recepisce la direttiva<br />

CE 19.5.1998, n. 26 sulla settlement finality), il Direttorio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia ha emanato una deliberazione<br />

che prevede la designazione del sistema TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia e la contestuale revoca <strong>della</strong><br />

designazione del sistema BI-Rel. La designazione comporta che gli ordini di trasferimento immessi nel<br />

sistema prima dell’apertura di una procedura di insolvenza a carico di un partecipante siano vincolanti<br />

e opponibili ai terzi, inclusi gli organi preposti alla procedura medesima. In pari data, in occasione <strong>della</strong><br />

migrazione a TARGET2 e in connessione con l’evoluzione dei sistemi di pagamento al dettaglio nell’ambito<br />

del progetto europeo SEPA, il Direttorio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia ha emesso una nuova deliberazione ai<br />

sensi dell’art. 2, comma 2, del citato decreto legislativo. Tale deliberazione, che sostituisce il provvedimento<br />

del Governatore del giugno 2003, detta le prescrizioni che i sistemi designati dalla <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

devono rispettare nello stabilire il momento di immissione degli ordini di trasferimento nel sistema<br />

stesso; da tale momento gli ordini sono considerati definitivi e protetti dagli effetti dell’apertura di una<br />

procedura di insolvenza nei confronti di un partecipante.<br />

Provvedimento di attuazione dell’art. 146 del testo unico bancario<br />

Il 24 febbraio 2004, in attuazione dell’art. 146 del Testo unico bancario, il Governatore <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> d’Italia ha emanato un provvedimento quadro che disciplina l’esercizio <strong>della</strong> sorveglianza sul<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

297


298<br />

sistema dei pagamenti. L’atto normativo esplicita gli obiettivi <strong>della</strong> funzione e i corrispondenti oneri<br />

posti a carico degli operatori, individuati con riferimento ai diversi settori rilevanti per il regolare funzionamento<br />

del sistema dei pagamenti nazionale. In particolare, il provvedimento specifica le finalità<br />

<strong>della</strong> sorveglianza, definendo gli obiettivi di affidabilità (essenzialmente orientata alla prevenzione dei<br />

rischi) e di efficienza (espressa in termini di contenimento dei tempi e dei costi dell’intero ciclo di<br />

trasferimento monetario). Ulteriore punto qualificante è l’individuazione del campo applicativo <strong>della</strong><br />

funzione, coincidente con l’area dei sistemi di pagamento, delle relative infrastrutture di supporto,<br />

degli strumenti sostitutivi del contante di tipo sia tradizionale sia innovativo. Tra gli obblighi posti<br />

a carico degli operatori, assumono particolare significato quelli di informativa alla Sorveglianza delle<br />

iniziative rilevanti per il sistema dei pagamenti nazionale, cui si connette il potere <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

di rendere pubbliche le informazioni di cui si renda necessario assicurare la generale conoscibilità.<br />

Provvedimento <strong>Banca</strong> d’italia-consob 22.2.2008 relativo alla disciplina dei servizi di gestione<br />

accentrata, di liquidazione, dei sistemi di garanzia e delle relative società di gestione<br />

In occasione del recepimento <strong>della</strong> direttiva CE 21.4.2004, n. 39 (cosiddetta MiFID), avvenuto<br />

con il D.lgs. 17.9.2007, n. 164, il Testo unico <strong>della</strong> finanza è stato, tra l’altro, emendato nella parte<br />

relativa alla disciplina <strong>della</strong> gestione accentrata, compensazione, liquidazione e garanzia (post-trading);<br />

l’intervento mirava a uniformare le disposizioni ivi contenute, anche con riferimento alla disciplina dei<br />

mercati, e a chiarire le finalità di vigilanza rispettivamente attribuite alla <strong>Banca</strong> d’Italia e alla Consob.<br />

Ferma restando l’attribuzione alla <strong>Banca</strong> d’Italia del potere regolamentare primario in materia di servizi<br />

di liquidazione e di sistemi di garanzia e alla Consob di quello relativo alla gestione accentrata e alle insolvenze<br />

di mercato, le due autorità sono successivamente pervenute alla determinazione di compendiare,<br />

in un unico testo normativo, le numerose fonti regolamentari attinenti alla gestione accentrata, alla<br />

garanzia e alla liquidazione di strumenti finanziari, nonché alla definitività degli ordini volti a trasferire<br />

la titolarità o altri diritti su uno o più strumenti finanziari. A tal fine è confluita in un unico provvedimento,<br />

emanato il 22.2.2008, tutta la disciplina relativa ai sistemi di post-trading, comprensiva <strong>della</strong><br />

vigilanza regolamentare e di quella informativa. La prima, che riguarda soggetti, regole di funzionamento<br />

dei servizi e definitività, fino ad allora era disciplinata nei provvedimenti <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, emanati<br />

d’intesa con la Consob, dell’8.9.2000 (servizi di liquidazione), del 22.10.2002 (sistemi di garanzia) e del<br />

30.9.2002 (definitività) e nella delibera Consob n. 11768/1998, emanata d’intesa con la <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

per le sole parti inerenti la gestione accentrata e la liquidazione delle insolvenze di mercato; la vigilanza<br />

informativa era invece compendiata nelle Istruzioni di emanazione congiunta <strong>Banca</strong> d’Italia e Consob<br />

del 24.1.2002. Nel nuovo testo confluiscono, inoltre, le linee guida emanate dalle autorità in materia di<br />

business continuity e di outsourcing di attività aventi rilevanza strategica per la gestione tipica aziendale<br />

delle società di gestione dei sistemi di post-trading. Il provvedimento relativo alla disciplina dei servizi<br />

di gestione accentrata, di liquidazione, dei sistemi di garanzia e delle relative società di gestione è stato<br />

modificato con provvedimento <strong>Banca</strong> d’Italia-Consob del 24.12.2010 prevalentemente in attuazione<br />

<strong>della</strong> direttiva CE 11.7.2007, n. 36 (direttiva Shareholders’ Rights), recepita nell’ordinamento italiano<br />

con il D.lgs. 27.1.2010, n. 27 recante le norme per “Attuazione <strong>della</strong> direttiva 2007/36/CE, relativa<br />

all’esercizio di alcuni diritti degli azionisti di società quotate”.<br />

Direttiva ce 6.5.2009, n. 44 concernente il carattere definitivo del regolamento nei sistemi di<br />

pagamento e nei sistemi di regolamento titoli e i contratti di garanzia finanziaria<br />

La direttiva modifica le direttive CE 19.5.1998, n. 26 (direttiva Settlement Finality) e 6.6.2002,<br />

n. 47 (direttiva Collateral), aggiornandole alla luce di alcune novità normative e dei più recenti sviluppi<br />

tecnici e di mercato, quali lo sviluppo delle connessioni tra sistemi, l’ampliamento dei cicli operativi<br />

giornalieri, l’utilizzo dei crediti quali attività idonee a essere costituite in garanzia nelle operazioni di<br />

finanziamento da parte delle banche centrali. In particolare, per quanto riguarda la prima direttiva è<br />

stata introdotta la nuova nozione di “sistemi interoperabili”, definiti come due o più sistemi i cui operatori<br />

hanno concluso un accordo che contempla l’esecuzione intersistemica di ordini di trasferimento;<br />

in relazione a ciò la disposizione che sancisce la definitività degli ordini di trasferimento e del netting è<br />

stata modificata al fine di estenderne la portata alle ipotesi di ordini immessi in sistemi interoperabili. È<br />

stato inoltre stabilito il principio che i sistemi interoperabili coordinino nella misura possibile le regole<br />

sul momento di immissione nel sistema e sul momento dell’irrevocabilità degli ordini di trasferimento.<br />

Altre innovazioni riguardano l’introduzione del concetto di “operatore del sistema”, quale soggetto<br />

giuridicamente responsabile <strong>della</strong> gestione giornaliera del sistema stesso, e l’inclusione nell’ambito di<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


protezione previsto dell’intero ciclo operativo giornaliero dei sistemi (incluso quindi il regolamento notturno).<br />

Per quanto riguarda la seconda direttiva, le tipologie di garanzie finanziarie previste (contante e<br />

strumenti finanziari) sono state ampliate con l’aggiunta dei crediti. Nell’intento di limitare le formalità<br />

amministrative che potrebbero rendere più gravoso l’utilizzo a garanzia dei crediti, si è previsto che il loro<br />

inserimento in un elenco presentato al beneficiario sia sufficiente, nei rapporti tra le parti, a individuare<br />

il credito e provare che lo stesso è stato fornito in garanzia, ed è stato disposto che gli Stati non possano<br />

imporre che la creazione, validità, perfezionamento, priorità, applicabilità o ammissibilità come prova<br />

di una garanzia costituita da crediti siano subordinati a formalità quali la registrazione o la notificazione<br />

al debitore.<br />

regolamento recante norme sull’individuazione delle caratteristiche delle negoziazioni all’ingrosso<br />

di strumenti finanziari e sulla disciplina delle negoziazioni all’ingrosso di titoli di stato<br />

Con decorrenza dal 3 aprile 2010, dopo la pubblicazione avvenuta in data 19 marzo 2010, è entrato<br />

in vigore il decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze 22.12.2009, n. 216, riguardante il “Regolamento<br />

recante norme sull’individuazione delle caratteristiche delle negoziazioni all’ingrosso di strumenti<br />

finanziari e sulla disciplina delle negoziazioni all’ingrosso di titoli di Stato”. Il provvedimento, che abroga<br />

e sostituisce il decreto ministeriale 13.5.1999, n. 219 e il decreto del direttore generale del Tesoro del<br />

26.2.2007, è volto ad adeguare la materia di interesse al quadro normativo discendente dalla direttiva CE<br />

21.4.2004, n. 39 (MiFID), recepita dal nostro ordinamento con le relative modifiche apportate al Testo<br />

unico <strong>della</strong> finanza. In considerazione <strong>della</strong> particolare rilevanza dei mercati all’ingrosso dei titoli di Stato<br />

per la gestione del debito pubblico, per i profili di stabilità finanziaria e per il corretto meccanismo di trasmissione<br />

degli impulsi di politica monetaria, con il citato decreto il Ministero emanante ha inteso inoltre<br />

determinare, fatta salva la vigenza temporanea di alcune delle norme abrogate in materia di debito pubblico,<br />

nuovi requisiti per l’iscrizione e la permanenza degli operatori nell’Elenco degli operatori Specialisti<br />

in titoli di Stato, nonché i criteri per la selezione dei mercati regolamentati e dei sistemi multilaterali di<br />

negoziazione sulla base dei quali valutare l’attività degli stessi operatori Specialisti.<br />

regolamento ue 14.3.2012, n. 236 relativo alle vendite allo scoperto e a taluni aspetti dei contratti<br />

derivati aventi ad oggetto la copertura del rischio di inadempimento dell’emittente (credit<br />

default swap)<br />

In data 24 marzo 2012 è stato pubblicato sulla GU dell’Unione europea il “Regolamento (UE)<br />

n. 236/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 marzo 2012 relativo alle vendite allo scoperto<br />

e a taluni aspetti dei contratti derivati aventi ad oggetto la copertura del rischio di inadempimento<br />

dell’emittente (credit default swap)”. Il regolamento, che avrà applicazione dal 1° novembre 2012, prevede<br />

la notifica alle autorità competenti delle posizioni nette corte rilevanti in azioni e titoli di Stato; la comunicazione<br />

al pubblico delle posizioni nette corte rilevanti in azioni; alcune restrizioni alle vendite allo scoperto<br />

in assenza <strong>della</strong> disponibilità dei titoli (uncovered); il divieto di acquistare uncovered sovereign credit<br />

default swaps. La normativa prevede inoltre la possibilità per le autorità – in situazioni di emergenza – di<br />

vietare anche le vendite allo scoperto di tipo covered e di estendere gli obblighi di notifica.<br />

Il provvedimento normativo è volto a garantire l’ordinato funzionamento dei mercati finanziari,<br />

la stabilità finanziaria, un elevato livello di protezione degli investitori, nonché ad assicurare un maggiore<br />

grado di coordinamento tra gli Stati nell’adozione delle misure in circostanze eccezionali.<br />

I SERVIZI DI PAGAMENTO AL DETTAGLIO E IL SERVIZIO DI TESORERIA STATALE<br />

centrale di allarme interbancaria (cai)<br />

Il D.lgs. 30.12.1999, n. 507, emanato in attuazione <strong>della</strong> L. 25.6.1999, n. 205, di depenalizzazione<br />

dei reati minori, ha modificato la L. 15.12.1990, n. 386, trasformando il reato di emissione di<br />

assegno senza autorizzazione o senza provvista in illecito amministrativo, punito con sanzioni pecuniarie<br />

e accessorie. Il relativo procedimento è affidato all’Ufficio Territoriale del Governo del luogo di pagamento<br />

del titolo; l’eventuale violazione delle sanzioni accessorie è punita penalmente. Fulcro del nuovo<br />

sistema è l’archivio informatizzato degli assegni bancari e postali e delle carte di pagamento (Centrale<br />

di allarme interbancaria, CAI), in cui sono registrate le generalità dei soggetti che hanno emesso assegni<br />

senza autorizzazione o provvista (nonché gli estremi identificativi dei titoli) al fine <strong>della</strong> loro interdizione<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

299


300<br />

dall’intero circuito degli assegni per sei mesi (la cosiddetta revoca di sistema) e da due a cinque anni nel<br />

caso in cui il Prefetto abbia irrogato la relativa sanzione amministrativa. Ulteriori dati di natura solo informativa<br />

riguardano i soggetti a cui sia stata revocata l’autorizzazione all’utilizzo di carte di pagamento,<br />

nonché l’indicazione degli assegni e delle carte di pagamento smarriti o rubati. La disciplina <strong>della</strong> CAI è<br />

stata completata da due regolamenti, emanati ai sensi dell’art. 36, commi 2 e 3, del D.lgs. 507 del 1999.<br />

Il primo, adottato dal Ministro <strong>della</strong> Giustizia con il decreto 7.11.2001, n. 458, sentiti la <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

e il Garante per la protezione dei dati personali, disciplina la trasmissione, il trattamento e la consultazione<br />

dei dati contenuti nell’archivio; il secondo, adottato dalla <strong>Banca</strong> d’Italia il 29.1.2002, stabilisce le<br />

modalità e le procedure relative alle attività contemplate nel regolamento ministeriale. In data 16 marzo<br />

2005 la <strong>Banca</strong> d’Italia, con apposito provvedimento, ha modificato il regolamento del 29.1.2002 al fine<br />

di specificare le modalità per effettuare le segnalazioni e la consultazione <strong>della</strong> CAI da parte degli Uffici<br />

Territoriali del Governo e dell’autorità giudiziaria, nonché di disciplinare l’ipotesi di sospensione (ovvero<br />

di cancellazione temporanea) di una segnalazione dall’archivio per ordine dell’autorità giudiziaria o del<br />

Garante per la protezione dei dati personali.<br />

attuazione <strong>della</strong> direttiva ce 13.11.2007, n. 64 in tema di servizi di pagamento nel mercato interno<br />

Il D.lgs. 27.1.2010 n. 11, che recepisce nell’ordinamento italiano la direttiva CE 13.11.2007,<br />

n. 64 sui servizi di pagamento nel mercato interno (Payment Services Directive, PSD), definisce un<br />

quadro di regole applicabile ai servizi di pagamento (con l’eccezione di quelli prestati tramite strumenti<br />

cartacei, come gli assegni) allo scopo di accrescerne l’efficienza e la sicurezza e di prevedere specifiche<br />

forme di tutela per gli utilizzatori finali.<br />

Tra le principali novità rilevano:<br />

– la previsione di un’articolata disciplina dei diritti e degli obblighi delle parti riguardante in particolare<br />

le fasi dell’autorizzazione e dell’esecuzione delle operazioni di pagamento; l’introduzione di<br />

avanzati presidi di trasparenza nonché del divieto di applicare forme di tariffazione implicita ai servizi<br />

(ad esempio, attraverso le condizioni relative alla valuta);<br />

– la previsione, accanto alle banche e agli Istituti di moneta elettronica, di una nuova categoria di operatori<br />

abilitati all’offerta di servizi di pagamento, gli Istituti di pagamento, soggetti alla vigilanza <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> d’Italia, che potranno anche associare l’attività di intermediazione nei pagamenti ad altre attività<br />

commerciali.<br />

Il decreto prevede diverse forme di tutela degli utilizzatori attivabili a fronte di eventuali violazioni<br />

da parte dei prestatori di servizi di pagamento: possibilità di presentare esposti alla <strong>Banca</strong> d’Italia;<br />

possibilità di rivolgersi al sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie di cui all’art. 128 bis del<br />

TUB (Arbitro <strong>Banca</strong>rio Finanziario); avvio di procedimenti sanzionatori in caso di gravi inosservanze<br />

secondo la procedura di cui all’art. 145 del TUB. Il decreto riformula inoltre l’articolo 146 del TUB,<br />

fonte normativa <strong>della</strong> funzione di sorveglianza sul sistema dei pagamenti svolta dalla <strong>Banca</strong> d’Italia, precisandone<br />

finalità e ambito di applicazione e rafforzandone gli strumenti di intervento.<br />

Disciplina del servizio di compensazione e regolamento dei pagamenti al dettaglio gestito dalla<br />

<strong>Banca</strong> d’italia<br />

In data 11 novembre 2005 il Governatore <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia ha emanato un provvedimento che,<br />

abrogando il DM 7.5.1991 (disciplina del funzionamento <strong>della</strong> compensazione dei recapiti), ha dato un<br />

nuovo quadro di riferimento per l’operatività in Italia del servizio di compensazione e regolamento dei<br />

pagamenti al dettaglio gestito dalla <strong>Banca</strong> d’Italia (BI-Comp). Rispetto al decreto ministeriale del 1991,<br />

le competenze gestionali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia sono limitate alla sola fase di calcolo dei saldi multilaterali e<br />

del loro invio al regolamento; le fasi precedenti (scambio e attività propedeutiche alla determinazione dei<br />

saldi multilaterali) vengono invece affidate al mercato per essere svolte in regime di libera concorrenza<br />

dagli operatori. In coerenza con il principio <strong>della</strong> non discriminazione all’interno dello Spazio economico<br />

europeo, il provvedimento amplia la gamma dei possibili partecipanti al sistema. Le esigenze legate<br />

alla realizzazione di un’area unica dei pagamenti in euro (Single Euro Payments Area, SEPA) hanno poi<br />

condotto a prevedere a carico delle infrastrutture che interagiscono con BI-Comp l’obbligo di favorire<br />

l’utilizzo di standard tecnico-procedurali che consentano un trattamento pienamente automatizzato delle<br />

operazioni e che siano coerenti con il progetto SEPA.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Pagamenti transfrontalieri in euro<br />

Il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio 14.3.2012, n. 260, che stabilisce i requisiti<br />

tecnici e commerciali per i bonifici e gli addebiti diretti in euro e che modifica il regolamento CE<br />

16.9.2009, n. 924, è stato pubblicato in data 30 marzo 2012 sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea<br />

ed è entrato in vigore il giorno successivo.<br />

È fissata al 1° febbraio 2014 la data finale unica per il passaggio dei circuiti nazionali di bonifico<br />

e addebito diretto agli standard paneuropei prescritti dal regolamento che, a sua volta, ha mutuato gli<br />

elementi fondamentali dei Rulebook definiti dallo European Payments Council.<br />

Un periodo di migrazione più ampio – fino al 1° febbraio 2016 – è previsto per la migrazione<br />

degli strumenti “di nicchia” ovvero di quei prodotti nazionali che presentano specifiche caratteristiche<br />

tecniche e che coprono una quota di mercato inferiore al 10% rispetto alle transazioni effettuate con il<br />

servizio di pagamento a cui fanno riferimento. Ciascuno Stato membro dovrà comunicare entro il 1°<br />

febbraio 2013 alla Commissione europea l’esistenza di eventuali prodotti di nicchia.<br />

Il regolamento stabilisce il divieto di applicare commissioni interbancarie multilaterali (multilateral<br />

interchange fee, MIF) sugli addebiti diretti a partire dal 1° novembre 2012 per le transazioni<br />

transfrontaliere e dal 1° febbraio 2017 per quelle nazionali. Tali commissioni saranno invece applicabili<br />

limitatamente alle transazioni di eccezione (quali storni, rifiuti, revoche ecc.) purché commisurate ai<br />

costi effettivamente sostenuti; i servizi a valore aggiunto (Additional Optional Services, AOS) non sono<br />

compresi nel divieto riguardante le MIF.<br />

È prescritto il divieto per i prestatori di servizi di pagamento di richiedere agli utenti il BIC a<br />

partire dal 1° febbraio del 2014 per le transazioni nazionali (con possibilità di deroga fino al 1° febbraio<br />

2016) e dal 1° febbraio del 2016 per quelle transfrontaliere.<br />

Entro il 1° febbraio 2013, ciascuno Stato membro dovrà inoltre comunicare alla Commissione<br />

Europea l’autorità competente che avrà la responsabilità di verificare il rispetto delle previsioni contenute<br />

nel regolamento.<br />

Prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e di finanziamento del<br />

terrorismo<br />

Il D.lgs. 21.11.2007, n. 231 che recepisce la direttiva CE 26.10.2005, n. 60 (cosiddetta III direttiva<br />

antiriciclaggio) contiene − nell’ambito di una vasta serie di interventi tesi a rafforzare l’efficacia<br />

dell’azione di contrasto al riciclaggio dei proventi di attività criminose e al finanziamento del terrorismo<br />

− talune disposizioni che incidono sulla morfologia e sulle modalità di utilizzo di alcuni strumenti di<br />

pagamento, in particolare la moneta elettronica e gli assegni. Le disposizioni più significative riguardanti<br />

la moneta elettronica attengono alle condizioni al ricorrere delle quali possono essere emessi strumenti<br />

anonimi. In particolare, il decreto, esercitando l’opzione prevista dalla direttiva CE 26.10.2005, n. 60,<br />

ha inizialmente abbassato il limite massimo di avvaloramento degli strumenti anonimi non ricaricabili<br />

da 500 euro a 150 euro e ha introdotto la possibilità di emettere prodotti anonimi ricaricabili ponendo<br />

tuttavia alcuni limiti (tra i quali quello di 2.500 euro di importo trattato in un anno civile). Da ultimo,<br />

con il D.lgs. 16.4.2012, n. 45, il limite di 150 euro è stato innalzato a 250, che diventa 500 euro per le<br />

operazioni di pagamento nazionali. Per quanto riguarda gli assegni, le novità più importanti contenute<br />

nell’art. 49 del decreto (entrato in vigore il 30 aprile 2008) riguardano la disciplina <strong>della</strong> circolazione dei<br />

titoli. Tra esse si richiamano quelle che prevedono il rilascio dei moduli di assegno con l’apposizione <strong>della</strong><br />

clausola di non trasferibilità, salva la possibilità di richiedere assegni in forma libera pagando un’imposta<br />

di bollo di 1,50 euro per ciascun modulo, nonché l’obbligo di girare gli assegni bancari e postali emessi<br />

all’ordine del traente unicamente per l’incasso a una banca o a Poste Italiane spa.<br />

regolamento ce 15.11.2006, n. 1781 riguardante i dati informativi relativi all’ordinante che<br />

accompagnano i trasferimenti di fondi<br />

Il regolamento CE 15.11.2006, n. 1781, che recepisce la raccomandazione speciale VII del GAFI<br />

all’interno <strong>della</strong> UE, è finalizzato a consentire una più rapida tracciabilità dei flussi di pagamento in<br />

un’ottica di contrasto del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo. Il regolamento si applica<br />

ai trasferimenti di fondi in qualunque valuta, inviati o ricevuti per via elettronica da un prestatore<br />

di servizi di pagamento stabilito nell’Unione; al ricorrere di determinate condizioni sono esclusi dalla<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

301


302<br />

sua applicazione, tra l’altro, le operazioni con carte di credito e di debito, i prelievi da ATM, gli assegni<br />

troncati, le operazioni con moneta elettronica. Inoltre, non rientrano nell’ambito di applicazione del<br />

regolamento le persone fisiche o giuridiche che forniscono, a prestatori di servizi di pagamento, unicamente<br />

la messaggistica o altri mezzi di supporto per la trasmissione di fondi ovvero che gestiscono un<br />

sistema di compensazione e di regolamento. Il regolamento pone a carico dei prestatori di servizi di pagamento<br />

l’obbligo di accompagnare i trasferimenti di fondi con i dati identificativi dell’ordinante nonché<br />

quello di verifica e conservazione di tali dati; per i pagamenti effettuati all’interno dell’Unione europea<br />

è previsto un regime semplificato che limita le informazioni da inserire nel messaggio di pagamento al<br />

solo numero di conto dell’ordinante (ovvero a un codice identificativo unico che consenta di risalire a<br />

quest’ultimo) in luogo delle informazioni complete (nome, cognome, indirizzo, numero di conto) previste<br />

per tutti gli altri pagamenti. È fatto comunque obbligo al prestatore di servizi di pagamento dell’ordinante<br />

di mettere a disposizione del prestatore di servizi di pagamento del beneficiario i dati informativi<br />

completi dell’ordinante entro tre giorni lavorativi dalla data di ricevimento <strong>della</strong> richiesta. Il regolamento<br />

prevede inoltre che i singoli Stati definiscano sanzioni – efficaci, proporzionate e dissuasive – irrogabili<br />

in caso di inosservanza del regolamento medesimo. Nell’ordinamento italiano tali sanzioni sono state<br />

introdotte dall’articolo 56 del D.lgs. 21.11.2007, n. 231.<br />

Decreto legislativo 16.4.2012, n. 45, in materia di avvio, esercizio e vigilanza prudenziale<br />

dell’attività degli istituti di moneta elettronica<br />

Il D.lgs. 16.4.2012, n. 45, di attuazione <strong>della</strong> direttiva CE 16.9.2009, n. 110, concernente l’avvio,<br />

l’esercizio e la vigilanza prudenziale dell’attività degli istituti di moneta elettronica (Imel), che modifica<br />

le direttive CE 26.10.2005, n. 60 e 14.6.2006, n. 48 e che abroga la direttiva CE 18.9.2000, n. 46,<br />

è stato pubblicato sulla GU n. 99 del 28.4.2012 (Suppl. ord. n. 86), ed è entrato in vigore il 13.05.2012.<br />

Il nuovo quadro normativo consente agli Imel di affiancare l’emissione di moneta elettronica<br />

allo svolgimento di altre attività commerciali e di offrire l’intera gamma di servizi di pagamento prevista<br />

dalla direttiva CE 13.11.2007, n. 64 (Payment Services Directive, PSD). Sono previste nuove disposizioni<br />

in tema di definizione, emissione e rimborso <strong>della</strong> moneta elettronica; in particolare, è previsto<br />

l’innalzamento del limite di avvaloramento massimo degli strumenti di moneta elettronica anonimi non<br />

ricaricabili da 150 euro a 250 euro (ovvero a 500 euro nel caso di operazioni di pagamento nazionali).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


GlOssariO<br />

(di alcuni termini usati nella <strong>Relazione</strong>)<br />

accesso remoto al sistema dei pagamenti<br />

Partecipazione a un sistema di scambio e di trasferimento dei fondi e/o a un sistema di compensazione<br />

e/o di regolamento di un paese da parte di un soggetto estero che non è insediato in quel<br />

paese con la propria direzione generale/amministrazione centrale né con proprie succursali.<br />

accettazioni bancarie<br />

Cambiali tratte spiccate dal cliente di una banca, la quale, nell’apporre la sua firma sul titolo per accettazione,<br />

diventa l’obbligato principale. Le accettazioni così rilasciate fanno parte dei crediti di firma.<br />

accordi europei di cambio (AEC) (vedi anche: Banda di oscillazione)<br />

Accordi che, nell’ambito dello SME, fissavano i limiti massimi di oscillazione bilaterale consentiti<br />

ai cambi di mercato. Partecipavano agli Accordi il marco tedesco, il franco francese, la lira italiana,<br />

la peseta spagnola, il fiorino olandese, il franco belga e quello lussemburghese, lo scellino austriaco,<br />

l’escudo portoghese, la corona danese, il marco finlandese, la sterlina irlandese, la dracma greca. La<br />

partecipazione <strong>della</strong> sterlina inglese venne sospesa il 17 settembre 1992.<br />

accordi europei di cambio ii (AEC II)<br />

Entrati in vigore il 1° gennaio 1999, sostituiscono gli AEC e forniscono l’assetto per la cooperazione<br />

nelle politiche del cambio tra i paesi dell’area dell’euro e gli Stati membri <strong>della</strong> UE che non ne<br />

fanno parte. La partecipazione agli AEC II è volontaria; tuttavia, vi è la presunzione che gli Stati<br />

membri con deroga vi aderiscano. Attualmente partecipano agli accordi la corona danese, il lat<br />

lettone, il litas lituano. La corona danese partecipa con una banda di oscillazione rispetto alla parità<br />

centrale nei confronti dell’euro pari al ±2,25 per cento; le altre valute partecipano con una banda<br />

pari al ±15 per cento. Gli interventi sul mercato dei cambi ai margini <strong>della</strong> banda di oscillazione<br />

sono, in linea di principio, automatici e illimitati, con disponibilità di finanziamento a brevissimo<br />

termine. La <strong>Banca</strong> centrale europea e le banche centrali nazionali partecipanti al meccanismo possono<br />

tuttavia sospendere gli interventi automatici qualora questi confliggano con l’obiettivo del<br />

mantenimento <strong>della</strong> stabilità degli AC.<br />

agenzie fiscali<br />

Strutture tecniche, operative dal 1° gennaio 2001, nate dalla riorganizzazione del Ministero delle<br />

Finanze (D.lgs. 30.7.1999, n. 300). Le quattro agenzie (Entrate, Dogane, Territorio e Demanio)<br />

esercitano le funzioni precedentemente affidate ai dipartimenti, dai quali hanno ereditato anche la<br />

struttura territoriale. Hanno personalità giuridica di diritto pubblico e sono dotate di autonomia<br />

regolamentare, amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile e finanziaria. Il Ministero assegna<br />

gli indirizzi strategici e svolge un costante monitoraggio sull’attività delle agenzie, che operano<br />

sulla base di un rapporto di diritto pubblico. Il D.lgs. 3.7.2003, n. 173, ha trasformato l’Agenzia<br />

del Demanio in ente pubblico economico.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

303


304<br />

altre amministrazioni pubbliche<br />

Amministrazioni pubbliche locali ed Enti di previdenza e assistenza sociale (vedi: Settori istituzionali).<br />

altre persone in cerca di occupazione (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

altri residenti<br />

Fondi comuni non monetari, altre istituzioni finanziarie, società non finanziarie, imprese di assicurazione<br />

e fondi pensione, famiglie e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Nei<br />

Conti finanziari (Attività e passività finanziarie dell’Italia), alla voce “Biglietti, monete e depositi<br />

a vista” e “Altri depositi”, gli altri residenti includono le Amministrazioni pubbliche (vedi: Settori<br />

istituzionali).<br />

amministrazioni pubbliche<br />

Il settore raggruppa, secondo il criterio <strong>della</strong> contabilità nazionale, le unità istituzionali le cui<br />

funzioni principali consistono nel produrre servizi non destinabili alla vendita e nell’operare una<br />

redistribuzione del reddito e <strong>della</strong> ricchezza del Paese. Il settore è suddiviso in tre sottosettori:<br />

Amministrazioni centrali, che comprendono le amministrazioni centrali dello Stato e gli enti<br />

economici, di assistenza e di ricerca, che estendono la loro competenza su tutto il territorio del<br />

Paese (Stato, organi costituzionali, Anas, altri);<br />

Amministrazioni locali, che comprendono gli enti pubblici la cui competenza è limitata a una<br />

sola parte del territorio. Il sottosettore è articolato in: a) enti territoriali (Regioni, Province, Comuni),<br />

b) aziende sanitarie locali e ospedaliere, c) istituti di cura a carattere scientifico e cliniche<br />

universitarie, d) enti assistenziali locali (università e istituti di istruzione universitaria, opere<br />

universitarie, istituzioni di assistenza e beneficenza, altri), e) enti economici locali (camere di<br />

commercio, industria, artigianato e agricoltura, enti provinciali per il turismo, istituti autonomi<br />

case popolari, enti regionali di sviluppo, comunità montane, altri);<br />

Enti di previdenza, che comprendono le unità istituzionali centrali e locali la cui attività principale<br />

consiste nell’erogare prestazioni sociali finanziate attraverso contributi generalmente di<br />

carattere obbligatorio (INPS, INAIL, INPDAP e altri).<br />

L’elenco dettagliato delle unità istituzionali appartenenti al settore delle Amministrazioni pubbliche<br />

viene elaborato dall’Istat sulla base del SEC95 (Sistema europeo dei conti). Esso è disponibile<br />

sul sito internet dell’Istituto di statistica e ai sensi <strong>della</strong> finanziaria per il 2005 viene<br />

pubblicato annualmente sulla Gazzetta Ufficiale.<br />

anti money laundering committee<br />

Sub-Comitato istituito nel <strong>2011</strong> dal comitato congiunto delle tre autorità di vigilanza europee<br />

(EBA, ESMA ed EIOPA; vedi), chiamato ad assisterle nel compito di assicurare, tra l’altro, l’uniforme<br />

recepimento <strong>della</strong> regolamentazione europea antiriciclaggio. Il neo-istituito Anti Money<br />

Laundering Committee – cui partecipa la <strong>Banca</strong> d’Italia – ha assunto le funzioni <strong>della</strong> disciolta<br />

AML Task Force, costituita nel 2006 dai Comitati europei di 3° livello (CEBS, CESR e CEIOPS).<br />

anticipazione infragiornaliera in conto corrente<br />

Linea di credito illimitata e gratuita, garantita da attività idonee, concessa durante la giornata dalla<br />

<strong>Banca</strong> d’Italia ai partecipanti al sistema TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia (vedi) per agevolare il regolamento<br />

delle operazioni.<br />

applicazioni interbancarie<br />

Procedure informatiche che consentono agli intermediari, sulla base di standard di sistema, di<br />

scambiarsi informazioni e dati contabili relativi alle transazioni da eseguire.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


arbitro <strong>Banca</strong>rio finanziario<br />

Sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie tra i clienti e gli intermediari bancari e<br />

finanziari regolato dalla delibera CICR del 29 luglio 2008 n. 275 assunta ai sensi dell’articolo<br />

128-bis del TUB, e dalle disposizioni di attuazione emanate dalla <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

area dell’euro (vedi: Paesi dell’area dell’euro)<br />

asean (Association of South East Asian Nations)<br />

L’Associazione delle nazioni dell’Asia Sud-orientale è stata istituita nel 1967 con lo scopo di favorire<br />

lo sviluppo economico, il progresso sociale, la crescita culturale e la stabilità dei Paesi dell’Asia<br />

Sud-orientale.<br />

asean-4 (vedi: Paesi dell’ASEAN)<br />

asset-backed security<br />

Titolo emesso nell’ambito di un’operazione di Cartolarizzazione (vedi).<br />

asta a tasso fisso<br />

Procedura d’asta nella quale il tasso di interesse viene stabilito preventivamente; le controparti indicano<br />

l’ammontare di fondi che intendono negoziare al tasso prefissato.<br />

asta marginale e competitiva<br />

Procedure d’asta utilizzate per il collocamento dei titoli di Stato italiani e nelle operazioni di mercato<br />

aperto dell’Eurosistema. Con l’asta marginale i titoli vengono aggiudicati a un prezzo unico,<br />

pari al minimo accolto; con quella competitiva, invece, l’aggiudicazione avviene a un prezzo pari a<br />

quello al quale vengono presentate le richieste.<br />

ateco<br />

Versione nazionale, sviluppata dall’Istat, <strong>della</strong> classificazione delle attività economiche definita in<br />

ambito europeo e approvata con regolamento comunitario (NACE rev. 2). L’ultima classificazione<br />

è Ateco 2007, che ha sostituito la precedente Ateco 2002.<br />

atm (Automated teller machine)<br />

Apparecchiatura automatica per l’effettuazione da parte <strong>della</strong> clientela di operazioni quali prelievo<br />

di contante, versamento di contante o assegni, richiesta di informazioni sul conto, bonifici, pagamento<br />

di utenze, ricariche telefoniche, ecc. Il cliente attiva il terminale introducendo una carta e<br />

digitando il codice personale di identificazione.<br />

attività monetarie dei residenti italiani<br />

Attività incluse in M3 detenute dai residenti italiani appartenenti al settore detentore di moneta<br />

(vedi: Settore detentore delle attività monetarie e finanziarie).<br />

attivo totale dei gruppi bancari e delle banche<br />

Ammontare complessivo del totale dell’attivo consolidato dei gruppi bancari e del totale dell’attivo<br />

individuale delle banche non appartenenti a gruppi.<br />

ausiliari finanziari (vedi: Settori istituzionali)<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

305


306<br />

autofinanziamento<br />

Si ottiene sottraendo dal margine operativo lordo gli oneri finanziari netti (differenza tra gli oneri<br />

pagati e i proventi percepiti), gli utili distribuiti netti (quelli pagati meno quelli riscossi), le imposte<br />

correnti e in conto capitale pagate dalle imprese; al valore così ottenuto si sommano il saldo proventi<br />

e oneri diversi (la somma algebrica di rendite dei terreni e dei beni immateriali, premi netti<br />

di assicurazione contro i danni, indennizzi di assicurazione contro i danni), i trasferimenti e le<br />

variazioni dei fondi nelle disponibilità aziendali.<br />

automated clearing house (ACH)<br />

Struttura tecnica che provvede mediante procedure automatizzate alla gestione delle istruzioni di<br />

pagamento, generalmente di importo non elevato, trasmesse dagli intermediari attraverso supporti<br />

magnetici o reti telematiche.<br />

autorità bancaria europea (European Banking Authority, EBA)<br />

Istituita con il regolamento UE 24.11.2010, n. 1093 del Parlamento europeo e del Consiglio,<br />

l’EBA è composta dai rappresentanti di alto livello delle autorità di vigilanza degli Stati membri<br />

dell’Unione europea. L’EBA ha iniziato la sua operatività il 1° gennaio <strong>2011</strong>, subentrando nei<br />

compiti e nelle responsabilità del Comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria (Committee<br />

of European Banking Supervisors, CEBS), che è stato contestualmente soppresso. L’EBA tutela<br />

valori di pubblico interesse quali la stabilità del sistema bancario, la trasparenza dei mercati e dei<br />

prodotti finanziari e la protezione dei depositanti e degli investitori. L’Autorità ha il compito di<br />

prevenire l’arbitraggio regolamentare, assicurare le condizioni di parità competitiva, rafforzare il<br />

coordinamento internazionale <strong>della</strong> vigilanza, promuovere la convergenza delle prassi di vigilanza,<br />

elaborare criteri per l’individuazione e la misurazione del rischio sistemico e sviluppare e coordinare<br />

efficaci e coerenti piani di risanamento e di risoluzione delle crisi. L’EBA fornisce consulenza alle<br />

istituzioni dell’Unione nei settori <strong>della</strong> regolamentazione e <strong>della</strong> vigilanza dell’attività bancaria,<br />

dei pagamenti e <strong>della</strong> moneta elettronica, oltre che su questioni relative al governo aziendale, alla<br />

revisione contabile e all’informativa finanziaria.<br />

autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets Authority,<br />

ESMA)<br />

Istituita con il regolamento UE 24.11.2010, n. 1095 del Parlamento europeo e del Consiglio,<br />

l’ESMA è composta dai rappresentanti di alto livello delle autorità di vigilanza dei partecipanti ai<br />

mercati finanziari degli Stati membri dell’Unione europea. L’ESMA ha iniziato la sua operatività il<br />

1° gennaio <strong>2011</strong>, subentrando nei compiti e nelle responsabilità del Comitato delle autorità europee<br />

di regolamentazione dei valori mobiliari (Committee of European Securities Regulators, CESR),<br />

che è stato contestualmente soppresso. L’ESMA tutela valori di pubblico interesse quali l’integrità e<br />

la stabilità del sistema finanziario, la trasparenza dei mercati e dei prodotti finanziari e la protezione<br />

degli investitori. L’Autorità ha il compito di prevenire l’arbitraggio regolamentare, assicurare le<br />

condizioni di parità competitiva, rafforzare il coordinamento internazionale <strong>della</strong> vigilanza,<br />

predisporre standard tecnici da sottoporre alla Commissione europea per renderli obbligatori,<br />

elaborare criteri per l’individuazione e la misurazione del rischio sistemico in consultazione con<br />

l’ESRB e sviluppare e coordinare efficaci e coerenti piani di risanamento e di risoluzione delle<br />

crisi. L’ESMA fornisce consulenza alle istituzioni dell’Unione nei settori dei mercati finanziari<br />

e <strong>della</strong> regolamentazione delle società che prestano servizi di investimento e degli organismi di<br />

investimento collettivo che commercializzano le proprie quote o azioni.<br />

autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (European Insurance<br />

and Occupational Pensions Authority, EIOPA)<br />

Istituita con il regolamento UE 24.11.2010, n. 1094 del Parlamento europeo e del Consiglio,<br />

l’EIOPA è composta dai rappresentanti di alto livello delle autorità di vigilanza delle assicurazioni e<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


delle pensioni aziendali degli Stati membri dell’Unione europea. L’EIOPA ha iniziato la sua operatività<br />

il 1° gennaio <strong>2011</strong>, subentrando nei compiti e nelle responsabilità del Comitato delle autorità europee<br />

di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali (Committee of European<br />

Insurance and Occupational Pensions Supervisors, CEIOPS), che è stato contestualmente soppresso.<br />

L’EIOPA salvaguarda valori di pubblico interesse quali la stabilità del sistema finanziario, la trasparenza<br />

dei mercati e dei prodotti finanziari e tutela i titolari di polizze assicurative, gli aderenti e i beneficiari<br />

di schemi pensionistici. L’Autorità ha il compito di prevenire l’arbitraggio regolamentare, assicurare<br />

le condizioni di parità competitiva, promuovere la convergenza delle prassi di vigilanza, rafforzare<br />

il coordinamento internazionale <strong>della</strong> vigilanza, nell’interesse dell’economia nel suo complesso,<br />

comprese le istituzioni finanziarie, i consumatori e i lavoratori. Essa inoltre elabora criteri per<br />

l’individuazione e la misurazione del rischio sistemico, sviluppa e coordina efficaci e coerenti piani di<br />

risanamento e di risoluzione delle crisi. L’EIOPA fornisce consulenza alle istituzioni dell’Unione nel<br />

settore <strong>della</strong> regolamentazione e <strong>della</strong> vigilanza delle assicurazioni, delle riassicurazioni e delle pensioni<br />

aziendali e professionali, oltre che su questioni relative al governo aziendale, alla revisione contabile e<br />

all’informativa finanziaria.<br />

<strong>Banca</strong> centrale europea (BCE)<br />

Istituita nel giugno 1998, dotata di personalità giuridica, assicura – direttamente o per il tramite delle<br />

banche centrali nazionali – lo svolgimento dei compiti assegnati all’Eurosistema (vedi) e al Sistema<br />

europeo di banche centrali (vedi). Gli organi decisionali sono il Comitato esecutivo, il Consiglio direttivo<br />

e il Consiglio generale. Il primo è costituito dal presidente e dal vicepresidente <strong>della</strong> BCE e da<br />

quattro membri nominati dai Capi di Stato o di Governo dei paesi che fanno parte <strong>della</strong> UEM (vedi).<br />

Il Consiglio direttivo, organo decisionale principale, è composto dai membri del Comitato esecutivo<br />

e dai governatori delle banche centrali nazionali <strong>della</strong> UEM. Il Consiglio generale comprende il presidente<br />

e il vicepresidente <strong>della</strong> BCE e i governatori delle banche centrali nazionali dei paesi <strong>della</strong> UE.<br />

Banche<br />

L’aggregato comprende tutte le banche residenti in Italia; è inclusa la Cassa depositi e prestiti spa, classificata<br />

nelle statistiche armonizzate del Sistema europeo delle banche centrali come “altra istituzione finanziaria<br />

monetaria”, rientrante nella categoria delle istituzioni creditizie; vedi voce Glossario. Per maggiori<br />

informazioni sulle statistiche bancarie si rimanda alle note metodologiche contenute nella pubblicazione<br />

mensile Indicatori monetari e finanziari. Moneta e banche, in Supplementi al Bollettino Statistico.<br />

classificazione in categorie<br />

Banche al 31.12.<strong>2011</strong><br />

Spa 215<br />

Filiali di banche estere 78<br />

Popolari 37<br />

Credito cooperativo 411<br />

TOTALE 741<br />

classificazione in gruppi dimensionali<br />

La classificazione delle banche in gruppi dimensionali è stata rivista nella <strong>Relazione</strong> sull’anno 2006.<br />

Si veda anche la sezione: Note metodologiche, tavv. a17.6 e a17.7.<br />

Banche al 31.12.<strong>2011</strong><br />

Maggiori 6<br />

Grandi 9<br />

Medie 31<br />

Piccole 135<br />

Minori 560<br />

TOTALE 741<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

307


308<br />

Le banche, eccetto le minori, vengono di seguito elencate in ordine di codice ABI.<br />

Maggiori (n. 6): <strong>Banca</strong> Nazionale del Lavoro spa; <strong>Banca</strong> Monte dei Paschi di Siena spa; UniCredit<br />

spa; Intesa Sanpaolo spa; Banco Popolare società cooperativa; Cassa depositi e prestiti spa.<br />

Grandi (n. 9): Dexia Crediop spa; Unione di Banche Italiane società cooperativa per azioni; <strong>Banca</strong><br />

Imi spa; <strong>Banca</strong> Infrastrutture, Innovazione e Sviluppo spa; <strong>Banca</strong> Antonveneta spa; <strong>Banca</strong> Popolare<br />

dell’Emilia Romagna; <strong>Banca</strong> Popolare di Bergamo spa; <strong>Banca</strong> Popolare di Milano; Mediobanca -<br />

<strong>Banca</strong> di Credito Finanziario spa.<br />

Medie (n. 31): Banco di Napoli spa; Banco di Sardegna spa; <strong>Banca</strong> Italease spa; Credito Emiliano spa;<br />

Barclays Bank plc; <strong>Banca</strong> Carime spa; Aletti & C. <strong>Banca</strong> di Investimento Mobiliare spa; Deutsche<br />

Bank spa; Findomestic <strong>Banca</strong> spa; Iccrea <strong>Banca</strong>impresa spa; State Street Bank spa; Ing Direct nv; Bnp<br />

Paribas; Mps Leasing & Factoring spa; Credito Bergamasco spa; Banco di Brescia S. Paolo Cab spa;<br />

Société Générale; <strong>Banca</strong> Popolare Commercio e Industria spa; <strong>Banca</strong> Popolare di Ancona spa; <strong>Banca</strong><br />

Popolare di Sondrio società cooperativa per azioni; <strong>Banca</strong> Popolare di Vicenza società cooperativa<br />

per azioni; <strong>Banca</strong> delle Marche spa; Cassa di Risparmio di Firenze spa; <strong>Banca</strong> Carige spa - Cassa di<br />

Risparmio di Genova e Imperia; Cassa di Risparmio del Veneto spa; Cassa di Risparmio di Parma e<br />

Piacenza spa; Cassa di Risparmio in Bologna spa; <strong>Banca</strong> Regionale Europea spa; Centrobanca - <strong>Banca</strong><br />

di Credito Finanziario e Mobiliare spa; Mediocredito Italiano spa; Monte dei Paschi di Siena Capital<br />

Services <strong>Banca</strong> per le Imprese spa.<br />

Piccole (n. 135): The Royal Bank of Scotland nv; Fce Bank plc; Hypo Alpe Adria Bank spa; Finecobank<br />

<strong>Banca</strong> Fineco spa; Credito Siciliano spa; Hsbc Bank plc; <strong>Banca</strong> Profilo spa; Ubs (Italia) spa; <strong>Banca</strong><br />

Intermobiliare di Investimenti e Gestioni spa; <strong>Banca</strong> Akros spa; <strong>Banca</strong> del Piemonte spa; Bnp Paribas<br />

Personal Finance spa; Bayerische Landesbank; Che<strong>Banca</strong> spa; <strong>Banca</strong> di Credito Sardo spa; Citibank<br />

International plc; <strong>Banca</strong> Mediolanum spa; Bhw Bausparkasse ag; <strong>Banca</strong> Generali spa; Unicredit Bank<br />

ag; Aareal Bank ag; Banque Psa Finance; Rci Banque sa; Volkswagen Bank gmbh; <strong>Banca</strong> del Fucino;<br />

Unipol <strong>Banca</strong> spa; Morgan Stanley Bank International ltd; Iw Bank spa; Westlb ag; <strong>Banca</strong> 24-7 spa;<br />

Natixis sa; Santander Consumer Bank spa; <strong>Banca</strong> di Legnano spa; <strong>Banca</strong> Ifis spa; The Royal Bank<br />

of Scotland plc; Eurohypo Aktiengesellschaft; Depfa Bank plc; Intesa Sanpaolo Private Banking spa;<br />

<strong>Banca</strong> di Trento e Bolzano spa - Bank für Trient und Bozen; <strong>Banca</strong> di Valle Camonica; <strong>Banca</strong> Sella spa;<br />

<strong>Banca</strong> Fideuram spa; Société Générale Securities Services spa; <strong>Banca</strong> Sella Holding spa; <strong>Banca</strong> Passadore<br />

& C. spa; Crédit Agricole Corporate and Investment Bank; Banco di Desio e <strong>della</strong> Brianza spa;<br />

Ing Bank nv; Bnp Paribas Securities Services; Rabobank Nederland; Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto<br />

Adige; Jpmorgan Chase Bank National Association; Credito Artigiano spa; Citibank na; Banco Bilbao<br />

Vizcaya Argentaria sa; Allianz Bank Financial Advisors spa; <strong>Banca</strong> Ubae spa; Cassa Centrale <strong>Banca</strong> -<br />

Credito Cooperativo del Nord Est spa; Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane spa; Veneto<br />

<strong>Banca</strong> Holding società cooperativa per azioni; <strong>Banca</strong> Agricola Popolare di Ragusa; <strong>Banca</strong> di Imola spa;<br />

<strong>Banca</strong> Popolare del Lazio scarl; <strong>Banca</strong> Valsabbina società cooperativa per azioni; <strong>Banca</strong> Nuova spa;<br />

<strong>Banca</strong> di Credito Popolare società cooperativa per azioni; <strong>Banca</strong> di Piacenza - società cooperativa per<br />

azioni; <strong>Banca</strong> Piccolo Credito Valtellinese società cooperativa; <strong>Banca</strong> Popolare del Mezzogiorno spa;<br />

<strong>Banca</strong> Popolare Pugliese - società cooperativa per azioni; <strong>Banca</strong> Popolare Friuladria spa; <strong>Banca</strong> Popolare<br />

di Puglia e Basilicata - società cooperativa per azioni; <strong>Banca</strong> Popolare dell’Etruria e del Lazio - società<br />

cooperativa; <strong>Banca</strong> <strong>della</strong> Campania spa; <strong>Banca</strong> Popolare di Bari - società cooperativa per azioni; <strong>Banca</strong><br />

di Cividale spa; Banco di San Giorgio spa; <strong>Banca</strong> Popolare di Lanciano e Sulmona; <strong>Banca</strong> Popolare di<br />

Marostica scarl; <strong>Banca</strong> Popolare di Ravenna spa; <strong>Banca</strong> di Sassari spa; <strong>Banca</strong> Popolare di Spoleto spa;<br />

<strong>Banca</strong> dell’Adriatico spa; <strong>Banca</strong> Apulia spa; Cassa Sovv. Risp. fra il Personale <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia; <strong>Banca</strong><br />

Popolare dell’Alto Adige/Südtiroler Volksbank; Cassa dei Risparmi di Forlì e <strong>della</strong> Romagna spa; Cassa<br />

di Risparmio <strong>della</strong> Spezia spa; Carispaq - C.R. <strong>della</strong> Prov. dell’Aquila spa; Cassa di Risparmio di Bolzano<br />

spa; Cassa di Risparmio <strong>della</strong> Provincia di Chieti spa; Tercas - Cassa di Risparmio <strong>della</strong> Provincia<br />

di Teramo spa; Cassa di Risparmio di Alessandria spa; Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno spa; Cassa<br />

di Risparmio di Asti spa; Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli - Biverbanca spa; Cassa di Risparmio<br />

di Cento spa; Cassa di Risparmio di Cesena spa; Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana spa;<br />

Carifano - Cassa di Risparmio di Fano spa; Cassa di Risparmio di Fermo spa; Cassa di Risparmio di<br />

Ferrara spa; <strong>Banca</strong> Caripe spa; Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia spa; Cassa di Risparmio di Ravenna<br />

spa; Cassa di Risparmio di Rieti spa; <strong>Banca</strong> Carim - Cassa di Risparmio di Rimini spa; Cassa di<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Risparmio di San Miniato spa; Cassa di Risparmio di Savona spa; Cassa di Risparmio del Friuli Venezia<br />

Giulia spa; Cassa di Risparmio di Venezia spa; Cassa di Risparmio di Volterra spa; <strong>Banca</strong> Monte Parma<br />

spa; <strong>Banca</strong> <strong>della</strong> Marca Credito Cooperativo - società cooperativa; Iccrea <strong>Banca</strong> spa - Istituto Centrale<br />

del Credito Cooperativo; <strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo di Roma società cooperativa; Cassa Padana<br />

<strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo - società cooperativa; <strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo di Cambiano; <strong>Banca</strong><br />

Padovana di Credito Cooperativo; Cassa Rurale e Artigiana di Cantù <strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo;<br />

<strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo di Carate Brianza - società cooperativa; <strong>Banca</strong> Alpi Marittime Credito<br />

Cooperativo Carrù - società cooperativa per azioni; <strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo di Alba, Langhe e<br />

Roero società cooperativa; Credito Cooperativo Ravennate e Imolese società cooperativa; B.c.c. del<br />

Garda - <strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo Colli Morenici del Garda - società cooperativa; <strong>Banca</strong> di Credito<br />

Cooperativo di Brescia - società cooperativa; <strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo di Pompiano e <strong>della</strong><br />

Franciacorta - società cooperativa; Cassa Rurale - <strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo di Treviglio - società<br />

cooperativa; <strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo delle Prealpi - società cooperativa; Meliorbanca spa; Istituto<br />

per il Credito Sportivo; Mediocredito Trentino - Alto Adige spa; Mediocredito del Friuli - Venezia<br />

Giulia spa; <strong>Banca</strong> del Mezzogiorno - MedioCredito Centrale spa; Ge Capital spa.<br />

Minori (n. 560).<br />

Banche dichiaranti alla <strong>Banca</strong> dei regolamenti internazionali<br />

Banche situate nei paesi del Gruppo dei Dieci (vedi), in Australia, Austria, Brasile, Cile, Corea del Sud,<br />

Danimarca, Finlandia, Grecia, Hong Kong (Cina), India, Irlanda, Lussemburgo, Messico, Norvegia,<br />

Portogallo, Singapore, Spagna, Taiwan e Turchia, nonché nei principali centri finanziari offshore.<br />

Banche, gruppi bancari, intermediari finanziari e sim decentrati<br />

Soggetti bancari e finanziari operanti in ambito prevalentemente regionale o interregionale di contenuta<br />

dimensione e con attività a contenuto non specialistico. La supervisione su questi intermediari<br />

è condotta dalle Filiali regionali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, anche attraverso le Unità specializzate nella<br />

vigilanza, e dalle Succursali ad ampia operatività.<br />

Bancomat<br />

Sistema di sportelli automatici (ATM), diffuso a livello nazionale e regolato da una convenzione<br />

interbancaria gestita dal Consorzio Bancomat che ha preso il posto dell’Associazione Cogeban<br />

creata dall’ABI nel 1995 per favorire lo sviluppo del mercato delle carte di pagamento in Italia. Il<br />

sistema consente ai portatori <strong>della</strong> carta Bancomat (carta di debito) di prelevare contante presso<br />

qualsivoglia sportello automatico installato dalle banche aderenti al sistema stesso (vedi: PagoBancomat).<br />

Qualora la carta Bancomat contenga un marchio rappresentativo di circuiti internazionali<br />

(es. VISA, Maestro, ecc.), le operazioni possono essere effettuate anche presso i relativi sportelli<br />

automatici (sia all’estero che in Italia).<br />

Banda di oscillazione<br />

Nell’ambito degli AEC (vedi) dello SME era il campo di variazione consentito ai cambi di mercato<br />

tra ciascuna coppia di valute aderenti agli Accordi. L’ampiezza <strong>della</strong> banda era fissata in<br />

± 2,25 per cento rispetto al tasso centrale per tutte le valute partecipanti, con esclusione <strong>della</strong><br />

peseta spagnola e dell’escudo portoghese che usufruivano di una banda allargata (± 6 per cento).<br />

Il 2 agosto 1993 la banda di oscillazione per tutte le valute è stata ampliata al ± 15 per cento,<br />

con l’esclusione del rapporto bilaterale tra fiorino olandese e marco tedesco. Nell’ambito degli<br />

Accordi Europei di Cambio II (vedi) è il campo di variazione consentito ai cambi di mercato tra<br />

l’euro e ciascuna delle valute degli Stati membri <strong>della</strong> UE non facenti parte dell’area dell’euro<br />

che aderiscono agli AEC II.<br />

Bank identifier code (BIC)<br />

Codice internazionale attribuito dalla SWIFT per l’identificazione delle istituzioni finanziarie<br />

avente lo scopo di indirizzare l’elaborazione automatizzata dei messaggi di pagamento inviati in<br />

via telematica (vedi anche: International bank account number).<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

309


310<br />

Bank lending survey (vedi: Indagine trimestrale sul credito bancario)<br />

Bank of italy remote access to micro Data (BIRD)<br />

La <strong>Banca</strong> d’Italia, tramite il sistema di elaborazione a distanza BIRD, offre a ricercatori ed economisti<br />

la possibilità di svolgere elaborazioni a distanza sui dati raccolti nelle proprie indagini. Sono<br />

resi disponibili nel sistema gli archivi dell’Indagine sulle imprese industriali e dei servizi (dal 1984)<br />

(vedi) e del Sondaggio congiunturale (dal 1993) (vedi). Il sistema è progettato in modo da garantire<br />

il rispetto <strong>della</strong> riservatezza dei dati individuali, cui il ricercatore non può accedere direttamente.<br />

L’utilizzo è subordinato all’accettazione, da parte <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia, <strong>della</strong> richiesta di rilascio di<br />

un’utenza. Le elaborazioni non possono essere utilizzate per scopi diversi da quelli connessi alla<br />

ricerca scientifica. La documentazione relativa all’utilizzo del sistema è disponibile sul sito internet<br />

<strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia (http://www.bancaditalia.it).<br />

Base monetaria<br />

Il contributo italiano alla base monetaria dell’area dell’euro si calcola sommando al valore <strong>della</strong><br />

Circolazione (vedi) i depositi in conto corrente delle istituzioni creditizie residenti in Italia presso<br />

la <strong>Banca</strong> d’Italia e i depositi overnight delle stesse presso l’Eurosistema.<br />

Benchmark<br />

Generalmente è il titolo più trattato all’interno di una categoria omogenea di titoli, ad esempio<br />

quella dei titoli decennali a tasso fisso.<br />

Bi-comp (<strong>Banca</strong> d’Italia-Compensazione)<br />

Sistema di compensazione dei pagamenti di importo non rilevante gestito dalla <strong>Banca</strong> d’Italia,<br />

composto dai sottosistemi Recapiti locale e Dettaglio e dalla procedura Compensazione nazionale<br />

(vedi: Sistema di compensazione). I saldi determinati da ciascun sottosistema confluiscono nella<br />

Compensazione nazionale, che calcola il saldo dei singoli partecipanti nei confronti del sistema<br />

nel suo complesso (saldo multilaterale) e lo invia al sistema TARGET2, per il regolamento. Dal<br />

28 gennaio 2008 BI-Comp consente di regolare bonifici SEPA e dal 2 novembre 2009 gli addebiti<br />

diretti SEPA (vedi: Strumenti di pagamento SEPA).<br />

Bi-rel (<strong>Banca</strong> d’Italia-Regolamento lordo)<br />

Sistema di regolamento lordo dei pagamenti di elevato ammontare nei conti degli intermediari<br />

presso la <strong>Banca</strong> d’Italia (vedi: Sistema di regolamento lordo) che ha costituito il segmento italiano<br />

del sistema europeo TARGET ed è stato dismesso il 19 maggio 2008 in concomitanza con<br />

la migrazione <strong>della</strong> piazza finanziaria italiana a TARGET2.<br />

Bid-ask spread (vedi: Differenziale lettera-denaro)<br />

Bilancia dei pagamenti<br />

Schema contabile che registra le transazioni economiche intervenute in un dato periodo tra i residenti<br />

e i non residenti in un’economia. Per residente in un’economia si intende ogni persona fisica o<br />

giuridica il cui centro di interessi economici risieda, su base non temporanea, in quella economia. Le<br />

transazioni economiche si sostanziano nel passaggio di proprietà di risorse sia reali (beni, servizi, redditi)<br />

sia finanziarie: in quest’ultimo caso, esse originano una variazione delle attività o delle passività<br />

finanziarie dei residenti verso l’estero. La bilancia dei pagamenti è fondata sul principio <strong>della</strong> partita<br />

doppia: ogni transazione dà origine a due registrazioni di eguale importo ma di segno contrario.<br />

Quando un residente esporta all’estero beni e servizi, o quando la transazione determina un aumento<br />

delle passività o una riduzione delle attività verso l’estero dei residenti, si ha una registrazione con segno<br />

positivo (crediti); nei casi opposti si ha una registrazione con segno negativo (debiti). La somma<br />

algebrica delle registrazioni risulta quindi, per definizione, sempre uguale a zero.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Bollettino bancario freccia<br />

Ordine di incasso attraverso un bollettino precompilato dal creditore e senza importo predeterminato.<br />

Il debitore lo utilizza per effettuare il pagamento in contanti o con altre modalità presso<br />

qualunque sportello bancario, a prescindere dal possesso o meno di un conto corrente. La banca<br />

del debitore (banca esattrice) comunica alla banca del creditore (banca assuntrice) l’avvenuto pagamento<br />

attraverso una apposita procedura interbancaria su RNI; il regolamento interbancario di tali<br />

operazioni avviene attraverso il sottosistema Dettaglio (vedi).<br />

Bondvision<br />

Mercato telematico all’ingrosso istituito con DM 4.6.2001 e gestito da MTS spa (vedi), nel quale<br />

si negoziano titoli di Stato. Attraverso l’utilizzo di una piattaforma in rete il mercato mette direttamente<br />

in contatto gli operatori principali dell’MTS con altri intermediari e investitori istituzionali<br />

(imprese di assicurazioni e società di gestione del risparmio).<br />

Bonifici di importo non rilevante<br />

Procedura interbancaria per lo scambio via Rete nazionale interbancaria (vedi) delle informazioni<br />

contabili relative ai bonifici di importo inferiore a 500 mila euro. Il regolamento dei flussi scambiati<br />

è effettuato su base netta mediante il sottosistema Dettaglio (vedi: BI-Comp).<br />

Bonifico<br />

Operazione effettuata da un intermediario, su incarico di un ordinante, al fine di mettere una<br />

somma di denaro a disposizione di un beneficiario presso un altro intermediario; l’ordinante e il<br />

beneficiario di un’operazione di bonifico possono coincidere. I bonifici di importo non superiore<br />

a 50.000 euro effettuati tra intermediari insediati in differenti Stati membri <strong>della</strong> UE sono disciplinati<br />

dal D.lgs. 28.7.2000, n. 253, che recepisce la direttiva CE 27.1.1997, n. 5, nonché dal<br />

regolamento CE 19.12.2001, n. 2560 (“bonifici transfrontalieri”).<br />

BOt (Buoni ordinari del Tesoro)<br />

Titoli di Stato privi di cedole, emessi con scadenza compresa tra uno e dodici mesi.<br />

Bridge loans<br />

Prestiti a breve termine concessi in attesa che il prenditore ottenga un finanziamento alternativo<br />

(quale, ad esempio, un’emissione di azioni o di obbligazioni).<br />

Broker<br />

Intermediario il cui ruolo è quello di mettere in contatto due controparti senza alcuna assunzione<br />

di rischio.<br />

Brokertec<br />

Piattaforma elettronica per la negoziazione all’ingrosso di titoli obbligazionari gestita dal broker ICAP<br />

Plc.<br />

BtP (Buoni del Tesoro poliennali)<br />

Titoli di Stato a tasso fisso con cedola semestrale emessi con durata compresa tra 2 e 30 anni. Dal<br />

settembre 2003 e dal marzo 2012 lo Stato emette, rispettivamente, anche i titoli BTP€i e BTP Italia;<br />

i due titoli prevedono l’indicizzazione del capitale nominale ai prezzi al consumo dell’area dell’euro e<br />

dell’Italia, rispettivamente, e pagano cedole il cui importo è una percentuale fissa del capitale rivalutato.<br />

Bund<br />

Titoli di Stato a lungo termine emessi dal governo tedesco.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

311


312<br />

Bureau of labor statistics<br />

È l’agenzia statistica del governo statunitense che si occupa <strong>della</strong> raccolta, analisi e diffusione dei<br />

dati sul mercato del lavoro.<br />

Buy-back<br />

Operazione con la quale il Tesoro acquista titoli di Stato, estinguendo anticipatamente il proprio<br />

debito.<br />

capitale nozionale (vedi: Valore nozionale)<br />

capitali fruttiferi delle banche<br />

Comprendono i prestiti (escluse le sofferenze), i rapporti attivi con enti creditizi, i titoli obbligazionari,<br />

i depositi presso la <strong>Banca</strong> d’Italia, il Tesoro e altri enti e tutte le altre attività fruttifere di<br />

interessi.<br />

capitalizzazione dei titoli quotati in borsa<br />

La capitalizzazione di un titolo è il valore che si ottiene moltiplicando il prezzo di mercato del titolo<br />

per il numero totale dei titoli <strong>della</strong> specie emessi. Sommando la capitalizzazione di tutti i titoli del<br />

listino si ottiene la capitalizzazione di borsa (o del mercato).<br />

carta commerciale<br />

Strumento di finanziamento a breve termine, con durata generalmente inferiore o uguale a un<br />

anno.<br />

carta di credito<br />

Strumento che abilita il titolare, in base a un rapporto contrattuale con l’emittente, a effettuare<br />

acquisti di beni o servizi presso qualsiasi esercizio aderente al circuito (es. tramite terminale POS)<br />

oppure prelievi di contante (es. tramite ATM). Il pagamento da parte del titolare avviene a cadenza<br />

predefinita, di norma mensile, in unica soluzione ovvero, se previsto dall’accordo, in forma rateale;<br />

esso può essere effettuato con addebito in un conto bancario preautorizzato dal titolare stesso,<br />

ovvero con altre modalità. Viene emessa da banche, da intermediari finanziari o direttamente da<br />

fornitori di beni e servizi (carta fidelity). In quest’ultimo caso, la carta può essere utilizzata esclusivamente<br />

per il pagamento di acquisti effettuati presso l’emittente.<br />

carta di debito<br />

Strumento che, in base a un rapporto contrattuale con l’emittente, abilita il titolare a effettuare<br />

acquisti di beni o servizi presso qualsiasi esercizio aderente al circuito (es. tramite terminale POS)<br />

oppure prelievi di contante (es. tramite ATM) con addebito pressoché contestuale di ogni transazione<br />

sul conto corrente collegato alla carta.<br />

carta di pagamento a microcircuito (chip card)<br />

Strumento di pagamento che consente, tra le altre funzioni, l’identificazione del titolare, l’autorizzazione<br />

all’acquisto o al prelievo e la registrazione dei dati dell’operazione senza disporre necessariamente<br />

di un collegamento remoto con l’emittente <strong>della</strong> carta. All’atto dell’utilizzo <strong>della</strong> carta<br />

può essere richiesta la verifica del codice personale di identificazione. Tale carta sfrutta la capacità<br />

di calcolo di un microprocessore inserito all’interno <strong>della</strong> stessa.<br />

carta prepagata<br />

Strumento rilasciato a fronte di un versamento anticipato di fondi effettuato all’emittente. Viene<br />

emessa da banche – nel caso in cui la carta sia spendibile presso una molteplicità di emittenti (carta<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


a spendibilità generalizzata) – ovvero direttamente da fornitori di beni e servizi. In quest’ultimo<br />

caso, la carta può essere utilizzata esclusivamente per il pagamento di acquisti effettuati presso lo<br />

stesso emittente (carta fidelity o “monouso”). Se la carta prepagata assume le caratteristiche <strong>della</strong><br />

moneta elettronica, essa può essere emessa, oltre che dalle banche, anche dagli Istituti di moneta<br />

elettronica (vedi).<br />

cartolarizzazione<br />

Operazione di trasferimento del rischio relativo ad attività finanziarie o reali a una Società veicolo<br />

(vedi), effettuata mediante la cessione delle attività sottostanti ovvero mediante l’utilizzo di contratti<br />

derivati. In Italia la materia è regolata principalmente dalla L. 30.4.1999, n. 130.<br />

cassa depositi e prestiti spa<br />

Istituto fondato nel 1863 alle dipendenze del Ministero delle Finanze (poi Tesoro) e dotato, per effetto<br />

<strong>della</strong> L. 13.5.1983, n. 197, di autonomia amministrativa e organizzativa. Esso è stato trasformato<br />

in società per azioni nel dicembre 2003 (cfr. il riquadro: La trasformazione <strong>della</strong> Cassa depositi<br />

e prestiti in società per azioni e gli effetti sul debito pubblico, in Bollettino economico, n. 42, 2004).<br />

Dal settembre 2006 la Cassa depositi e prestiti spa è inclusa tra le Istituzioni finanziarie monetarie<br />

(IFM). Dalla stessa data è soggetta al regime di riserva obbligatoria dell’Eurosistema. Dall’ottobre<br />

2007 i dati di bilancio <strong>della</strong> Cassa depositi e prestiti spa sono inclusi nelle statistiche, compilate<br />

secondo i principi armonizzati del SEBC, sulla situazione dei conti delle banche e dei fondi comuni<br />

monetari residenti in Italia.<br />

cassa di compensazione e garanzia<br />

Società per azioni che svolge la funzione di controparte centrale sui mercati azionari a pronti e<br />

dei derivati e su quelli dei derivati sull’energia gestiti da Borsa Italiana spa e, insieme a LCH.<br />

Clearnet sa (vedi), sul Mercato telematico dei titoli di Stato e sui titoli italiani negoziati su<br />

EuroMTS (vedi) e BrokerTec (vedi).<br />

cassa integrazione guadagni (CIG)<br />

Fondo gestito dall’INPS a carico del quale vengono parzialmente reintegrate le retribuzioni dei<br />

lavoratori dipendenti nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa previsti dalla legge.<br />

Nella Rilevazione sulle forze di lavoro (vedi) i lavoratori in CIG dovrebbero autodichiararsi occupati.<br />

Ai fini <strong>della</strong> stima dell’input complessivo di lavoro nell’economia si possono trasformare le ore<br />

di CIG in lavoratori occupati (occupati equivalenti in CIG), dividendole per l’orario contrattuale.<br />

cct (vedi: Certificati del Tesoro)<br />

cDO (vedi: Collateralized debt obligation)<br />

cDs (vedi: Derivati su crediti)<br />

centrale dei bilanci<br />

Società a responsabilità limitata, costituita nel 1983 per iniziativa <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia d’intesa con<br />

l’ABI, avente per finalità la raccolta e la classificazione in archivi elettronici dei bilanci delle principali<br />

imprese italiane, nonché lo sviluppo di studi di analisi finanziaria. I servizi <strong>della</strong> società sono<br />

offerti alle numerose banche associate, che contribuiscono alla raccolta dei dati. Dal 2002 la Centrale<br />

dei bilanci è stata a capo di un gruppo che comprendeva anche la Cerved Business Information<br />

spa, una società informatica che svolge attività di raccolta e di elaborazione delle informazioni<br />

depositate presso le Camere di Commercio dalle società di capitale italiane. Dal 1° maggio 2009 le<br />

due società sono confluite in un unico soggetto denominato Cerved srl.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

313


314<br />

centrale dei rischi<br />

Istituita il 1° aprile 1964 dal CICR, opera presso la <strong>Banca</strong> d’Italia. Riceve le segnalazioni di tutte<br />

le banche e di una parte degli intermediari finanziari sulla posizione dei propri clienti il cui<br />

affidamento superi determinate soglie minime; gli intermediari possono richiedere informazioni<br />

sull’esposizione di clienti già affidati presso altri operatori. Su base campionaria, la Centrale dei<br />

rischi raccoglie informazioni anche sui tassi di interesse attivi e passivi praticati dalle banche.<br />

centrale di allarme interbancaria (CAI)<br />

Archivio informatizzato istituito presso la <strong>Banca</strong> d’Italia ai sensi <strong>della</strong> L. 25.6.1999, n. 205, e<br />

del D.lgs. 30.12.1999, n. 507. In esso confluiscono: le generalità dei traenti assegni bancari e<br />

postali emessi senza autorizzazione o senza provvista e dei soggetti ai quali sia stata revocata l’autorizzazione<br />

all’utilizzo di carte di pagamento; i dati relativi a tali strumenti e a quelli smarriti,<br />

rubati o bloccati in relazione alla revoca disposta a carico dei correntisti; le sanzioni irrogate<br />

dagli Uffici territoriali del governo (UTG) e dall’autorità giudiziaria. L’iscrizione in archivio dei<br />

traenti assegni senza autorizzazione o senza provvista determina l’applicazione <strong>della</strong> Revoca di sistema<br />

(vedi). La CAI si compone dei seguenti segmenti: Centrale di allarme procedura impagati<br />

(Capri), contenente i dati relativi ai soggetti ai quali è stata revocata l’autorizzazione a emettere<br />

assegni; Procedura assegni sottratti e smarriti (PASS), contenente i dati relativi agli assegni sottratti,<br />

smarriti, non restituiti o bloccati per altri motivi; Carte revocate (Carter), contenente i<br />

dati nominativi relativi alle revoche dell’utilizzo delle carte di pagamento; Procedura carte (Procar),<br />

contenente i dati afferenti alle carte di pagamento revocate, smarrite e sottratte; Archivio<br />

sanzioni amministrative (ASA), contenente i dati relativi alle sanzioni amministrative pecuniarie<br />

e accessorie irrogate dai Prefetti; Archivio sanzioni penali (ASP), contenente i dati afferenti alle<br />

sanzioni penali irrogate dall’autorità giudiziaria per l’inosservanza degli obblighi imposti con la<br />

sanzione amministrativa accessoria. L’archivio è entrato in funzione il 4 giugno del 2002 per i<br />

segmenti Capri e PASS relativi agli assegni; il 7 dicembre del 2002 sono stati avviati gli ulteriori<br />

due segmenti Carter e Procar riferiti alle carte di pagamento; il 26 aprile del 2005 sono divenuti<br />

operativi gli ultimi due segmenti ASA e ASP che riguardano le sanzioni irrogate dalle Prefetture<br />

e dall’autorità giudiziaria.<br />

centro applicativo<br />

Ente che offre servizi di natura tecnologica e informatica nel settore creditizio.<br />

certificati del tesoro<br />

Titoli obbligazionari emessi dal Tesoro – dal 1° gennaio 1999 denominati in euro – e suddivisi nelle<br />

seguenti tipologie:<br />

CCT (Certificati di credito del Tesoro), a medio e a lungo termine, soggetti a indicizzazione finanziaria<br />

delle cedole. Le cedole semestrali successive alla prima sono attualmente indicizzate al rendimento<br />

dei BOT a 6 mesi relativo all’asta <strong>della</strong> fine del mese precedente il periodo di decorrenza<br />

<strong>della</strong> cedola stessa, maggiorato di uno spread;<br />

CCTeu (Certificati di credito del Tesoro indicizzati all’Euribor 6 mesi), a tasso variabile e con scadenza<br />

di norma pari a 5 anni. Le cedole posticipate semestrali sono indicizzate all’Euribor 6 mesi,<br />

maggiorato di uno spread;<br />

CTZ (Certificati del Tesoro zero-coupon), con scadenza a 18 e a 24 mesi, privi di cedole.<br />

cessione del quinto dello stipendio<br />

La cessione del quinto dello stipendio è una particolare tipologia di prestito personale, destinata<br />

a lavoratori dipendenti e a pensionati. In tale forma tecnica il rimborso delle rate avviene tramite<br />

cessione di una quota dello stipendio o <strong>della</strong> pensione a favore del soggetto finanziatore. Tale quota,<br />

trattenuta direttamente in busta paga, non può eccedere la quinta parte dell’emolumento netto<br />

mensile. La materia è stata originariamente disciplinata dal DPR 5.1.1950, n. 180, integrato e<br />

modificato da successivi interventi normativi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


chiang mai initiative<br />

Meccanismo di finanziamento regionale istituito nel 2000 tra i Paesi dell’ASEAN (vedi) e Cina,<br />

Giappone e Corea del Sud.<br />

chiave capitale<br />

Quota percentuale del capitale <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale europea (BCE) sottoscritta da ciascuna banca centrale<br />

nazionale (BCN) appartenente al Sistema europeo di banche centrali (SEBC). L’articolo 29 dello<br />

Statuto del SEBC e <strong>della</strong> BCE prevede che tale quota sottoscritta da ciascuna BCN sia determinata in<br />

base al peso percentuale dello Stato membro di appartenenza rispetto alla popolazione totale e al prodotto<br />

interno lordo dell’Unione europea (UE); questi dati, che contribuiscono in pari misura alla ponderazione,<br />

sono comunicati alla BCE dalla Commissione europea. I coefficienti di ponderazione sono<br />

adeguati con cadenza quinquennale e ogni volta che un nuovo Stato membro entra a far parte <strong>della</strong> UE.<br />

La chiave capitale, calcolata con riferimento alle sole BCN dell’Eurosistema, è utilizzata nei rapporti<br />

finanziari tra le stesse, come, ad esempio, nel caso <strong>della</strong> redistribuzione del Reddito monetario (vedi).<br />

chilocaloria (Kcal o Cal)<br />

Indica la quantità di energia necessaria per elevare di 1° Celsius la temperatura di un chilogrammo di<br />

acqua distillata.<br />

ciG (vedi: Cassa integrazione guadagni)<br />

ciPa (Convenzione interbancaria per i problemi dell’automazione)<br />

Associazione tra banche avente lo scopo di promuovere l’automazione interbancaria e di favorire lo<br />

sviluppo di iniziative di interesse per il sistema bancario nel campo delle tecnologie dell’informazione e<br />

<strong>della</strong> comunicazione. Essa individua le aree in cui prevalgono le esigenze di cooperazione e, in tale ambito,<br />

promuove l’adozione di standard tecnici e la realizzazione di infrastrutture telematiche e di procedure<br />

interbancarie, segnatamente nell’area dei servizi di pagamento, in coerenza con gli indirizzi del SEBC<br />

e <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia e tenendo conto delle istanze rappresentate dall’ABI. La CIPA coordina, sotto il<br />

profilo tecnico, la realizzazione e l’attivazione dei progetti elaborati e svolge attività di analisi e di studio.<br />

Alla CIPA partecipano attualmente, oltre alla <strong>Banca</strong> d’Italia e all’ABI, 66 banche, il Consorzio Bancomat,<br />

il Consorzio CBI e 11 organismi e società operanti nel campo dell’automazione interbancaria.<br />

circolante (o Contante)<br />

È rappresentato dalla Circolazione (vedi) al netto <strong>della</strong> cassa contante delle banche.<br />

circolazione<br />

Dal gennaio 2002, con l’introduzione delle banconote e monete in euro, la componente italiana<br />

<strong>della</strong> circolazione include una valutazione convenzionale di quella in euro basata sulla quota individuale<br />

di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE e banconote e monete residue in lire; dal gennaio<br />

2003 sono escluse le banconote e le monete residue in lire.<br />

classificazione dei prodotti per attività<br />

È la classificazione statistica dei prodotti associata alle attività nella Comunità economica europea.<br />

Per «prodotti» si intendono i prodotti delle attività economiche, siano essi beni o servizi. Questa<br />

classificazione è allineata, ad ogni livello di aggregazione, a quella utilizzata per le branche di attività<br />

economica (NACE).<br />

clearing and settlement mechanism<br />

Clearing and Settlement Mechanism (CSM) è definito nel PEACH/CSM Framework dell’EPC<br />

(vedi) come l’infrastruttura che consente ai partecipanti di compensare e regolare pagamenti conformi<br />

agli standard <strong>della</strong> SEPA; tale infrastruttura può essere costituita da uno o più soggetti.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

315


316<br />

clearstream<br />

Il depositario centrale internazionale Clearstream Banking Luxembourg e quello tedesco<br />

Clearstream Banking Frankfurt sono controllati dal gruppo Deutsche Börse attraverso la holding<br />

lussemburghese Clearstream International sa.<br />

club di Parigi<br />

Struttura informale di coordinamento delle operazioni di ristrutturazione del debito pubblico dovuto<br />

a creditori ufficiali. Le sue riunioni sono normalmente convocate dal paese debitore al fine<br />

di condurre le negoziazioni a livello multilaterale. Alle riunioni partecipano, in veste non ufficiale,<br />

anche i rappresentanti dell’FMI, <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> Mondiale, dell’OCSE, dell’UNCTAD, <strong>della</strong> UE e<br />

delle Banche di sviluppo regionali che forniscono assistenza tecnica.<br />

collateralized debt obligation (CDO)<br />

Titolo obbligazionario garantito da crediti ed emesso da una società appositamente creata (vedi:<br />

Società veicolo; Cartolarizzazione), a cui vengono cedute le attività poste a garanzia. I CDO sono<br />

solitamente garantiti da un portafoglio composto da prestiti, titoli obbligazionari o credit default<br />

swap e suddivisi in più categorie (tranche), a seconda <strong>della</strong> loro priorità di rimborso. Qualora i<br />

flussi di cassa generati dai crediti posti a garanzia del debito non siano sufficienti a far fronte al<br />

pagamento degli interessi sul CDO o al suo rimborso, vengono effettuati prima i pagamenti relativi<br />

alle categorie con priorità più alta (cosiddette senior e mezzanine) e, solo in via subordinata, quelli<br />

relativi alla categoria con minore priorità (cosiddetta equity).<br />

comitato delle autorità europee di regolamentazione dei valori mobiliari (Committee of European<br />

Securities Regulators, CESR)<br />

Istituito con la decisione <strong>della</strong> Commissione europea CE 6.6.2001, n. 2001/527, è composto dai<br />

rappresentanti delle autorità di regolamentazione dei mercati dei valori mobiliari degli Stati membri<br />

dell’Unione europea. Oltre a svolgere una funzione consultiva nei confronti <strong>della</strong> Commissione<br />

europea, in particolare per la predisposizione <strong>della</strong> disciplina di attuazione di direttive e regolamenti,<br />

il CESR assicura il coordinamento delle autorità nazionali nell’attuazione <strong>della</strong> disciplina<br />

comunitaria nei singoli Stati. Il CESR ha cessato la propria operatività il 31 dicembre 2010 ed è<br />

stato sostituito dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (vedi).<br />

comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria (Committee of European Banking Supervisors,<br />

CEBS)<br />

Istituito con la decisione <strong>della</strong> Commissione europea CE 5.11.2003, n. 2004/5, è composto da<br />

rappresentanti di alto livello delle autorità di vigilanza e delle banche centrali degli Stati membri<br />

dell’Unione europea. Il CEBS svolge funzione consultiva nei confronti <strong>della</strong> Commissione<br />

europea per la predisposizione <strong>della</strong> normativa comunitaria nel settore bancario; contribuisce<br />

ad assicurare l’applicazione uniforme delle direttive comunitarie e la convergenza delle prassi di<br />

vigilanza; rafforza la cooperazione in materia di vigilanza, in particolare mediante lo scambio di<br />

informazioni. Il CEBS ha cessato la propria operatività il 31 dicembre 2010 ed è stato sostituito<br />

dall’Autorità bancaria europea (vedi).<br />

comitato delle autorità europee di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali<br />

(Committee of European Insurance and Occupational Pensions Supervisors, CEIOPS)<br />

Istituito con decisione <strong>della</strong> Commissione europea CE 5.11.2003, n. 2004/6, è composto<br />

dai rappresentanti di alto livello delle autorità di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni<br />

aziendali degli Stati membri dell’Unione europea. Il CEIOPS svolge funzione consultiva nei<br />

confronti <strong>della</strong> Commissione europea per quanto riguarda la predisposizione <strong>della</strong> normativa<br />

comunitaria in materia di assicurazione, riassicurazione e pensioni aziendali o professionali;<br />

contribuisce ad assicurare l’applicazione uniforme e coerente <strong>della</strong> normativa comunitaria e la<br />

convergenza delle prassi di vigilanza. Il Comitato costituisce un’importante sede di cooperazione<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


e di scambio di informazioni fra le autorità di vigilanza europee sul settore assicurativo e delle<br />

pensioni aziendali. Il CEIOPS ha cessato la propria operatività il 31 dicembre 2010 ed è stato<br />

sostituito dall’Autorità delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (vedi).<br />

comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (Basel Committee for Banking Supervision)<br />

Istituito in seno alla <strong>Banca</strong> dei regolamenti internazionali nel 1974 su iniziativa dei governatori delle<br />

banche centrali del G10, è composto dai rappresentanti delle banche centrali e delle autorità di<br />

vigilanza di tredici paesi (Belgio, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Lussemburgo, Paesi<br />

Bassi, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera), a cui nel marzo 2009 si sono aggiunti<br />

altri sette paesi (Australia, Brasile, Cina, India, Messico, Russia e Corea del Sud) e ha come principale<br />

obiettivo il rafforzamento dell’efficacia <strong>della</strong> vigilanza a livello internazionale. L’obiettivo è<br />

perseguito attraverso lo scambio di informazioni e l’elaborazione di regole prudenziali e di condotta<br />

per le banche e le autorità di vigilanza. La BCE partecipa alle riunioni in qualità di osservatore.<br />

comitato economico e finanziario<br />

Organo consultivo dell’Unione europea istituito all’inizio <strong>della</strong> terza fase del processo di realizzazione<br />

<strong>della</strong> UEM. Gli Stati membri, la Commissione europea e la <strong>Banca</strong> centrale europea nominano<br />

ciascuno non più di due membri del Comitato. I due membri nominati da ciascuno Stato sono<br />

scelti tra gli alti funzionari, rispettivamente, delle Amministrazioni statali e <strong>della</strong> banca centrale nazionale.<br />

I compiti del Comitato economico e finanziario sono elencati dall’art. 114 (2) del Trattato<br />

sull’Unione europea; fra questi è compreso l’esame <strong>della</strong> situazione economica e finanziaria degli<br />

Stati membri dell’Unione.<br />

comitato europeo per il rischio sistemico (European Systemic Risk Board, ESRB)<br />

Istituito con regolamento UE 24.11.2010, n. 1092 del Parlamento europeo e del Consiglio, dal<br />

1° gennaio <strong>2011</strong> l’ESRB è responsabile per la vigilanza macroprudenziale nell’ambito dell’Unione<br />

europea. L’ESRB identifica i rischi alla stabilità del sistema finanziario europeo e, ove necessario,<br />

emette segnalazioni e raccomanda l’adozione di provvedimenti per far fronte a tali rischi. Le segnalazioni<br />

e le raccomandazioni, di natura sia generale sia specifica, possono essere indirizzate all’intera<br />

Unione, a uno o più Stati membri, oppure a una o più autorità europee o nazionali di vigilanza. Il<br />

Comitato verifica l’osservanza delle segnalazioni e delle raccomandazioni emanate: in caso di inazione,<br />

i destinatari delle raccomandazioni sono tenuti a fornire adeguate giustificazioni. Qualora la<br />

risposta sia ritenuta inadeguata, l’ESRB informa, sulla base di rigorose norme di riservatezza, i destinatari,<br />

il Consiglio europeo e l’autorità europea di vigilanza interessata. Il Comitato svolge i suoi<br />

compiti in stretta cooperazione con le autorità che si occupano di stabilità finanziaria in ambito nazionale,<br />

europeo e internazionale. Il presidente <strong>della</strong> BCE riveste la carica di presidente dell’ESRB.<br />

L’organo decisionale del Comitato è il Consiglio generale. Esso è composto dai rappresentanti di<br />

alto livello <strong>della</strong> BCE, delle banche centrali nazionali, delle autorità di regolamentazione e vigilanza<br />

nazionali ed europee e <strong>della</strong> Commissione europea.<br />

comitato per la vigilanza bancaria (Banking Supervision Committee)<br />

Istituito presso il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) (vedi), è composto da rappresentanti<br />

di alto livello <strong>della</strong> BCE, delle banche centrali e delle autorità di vigilanza dei paesi dell’Unione<br />

europea. Il Comitato assiste il SEBC per favorire la cooperazione tra autorità di vigilanza e banche<br />

centrali su temi di comune interesse e per analizzare gli assetti strutturali e l’evoluzione congiunturale<br />

del sistema bancario europeo.<br />

committee on the Global financial system<br />

Istituito dal Comitato dei governatori del Gruppo dei Dieci (vedi) per l’analisi e la sorveglianza dei<br />

mercati finanziari internazionali, per l’esame degli aspetti strutturali che abbiano rilevanza per la<br />

stabilità finanziaria e per l’eventuale raccomandazione di azioni a livello ufficiale. Dal gennaio 1999<br />

questo Comitato sostituisce il preesistente Euro-Currency Standing Committee.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

317


318<br />

comovimentazione<br />

Conferimento da parte di un soggetto (comovimentato) del potere di movimentare il proprio<br />

conto detenuto sull’Home Accounting Module (vedi: Piattaforma unica condivisa) a un soggetto<br />

titolare di un conto in TARGET2 (comovimentatore). L’esercizio <strong>della</strong> comovimentazione<br />

avviene in nome e nell’interesse del comovimentato, producendo i suoi effetti direttamente nei<br />

confronti di quest’ultimo. Dal 19 maggio 2008 con l’avvio di TARGET2 (vedi) la comovimentazione<br />

può anche essere conferita a un titolare di conto presso un altro sistema componente di<br />

TARGET2.<br />

concambio<br />

Operazione attraverso la quale un operatore propone di ritirare alcuni titoli in circolazione in<br />

cambio di titoli con caratteristiche diverse (quali, ad esempio, scadenze e cedole per le obbligazioni<br />

o diritti di voto per le azioni), sulla base di un rapporto predeterminato, definito rapporto di concambio.<br />

concambio ex lege 289 del 2002<br />

Operazione di concambio, avvenuta a fine 2002, dei titoli di Stato all’1 per cento ex lege 26.11.1993,<br />

n. 483 (ricevuti nel 1993 all’atto dell’estinzione del conto corrente di tesoreria) con titoli di Stato a<br />

condizioni di mercato. Il conto corrente di tesoreria, costantemente a debito del Tesoro dal 1969,<br />

era remunerato al tasso annuo dell’1 per cento e non poteva – ai sensi dell’art. 2 del D.lgs. 7.5.1948,<br />

n. 544, modificato dalla L. 13.12.1964, n. 1333 – superare alla fine del mese il 14 per cento delle<br />

spese finali del bilancio dello Stato e dei successivi stati di variazione. Ai sensi <strong>della</strong> L. 483/1993 il<br />

saldo del conto corrente di tesoreria al 31 dicembre 1993, pari a 76.206 miliardi di lire, è stato convertito<br />

in BTP remunerati all’1 per cento. Tali titoli sono stati ceduti all’emittente il 30 dicembre<br />

2002 in concambio di titoli di Stato a rendimento di mercato, secondo quanto previsto dall’art. 65<br />

<strong>della</strong> L. 27.12.2002, n. 289.<br />

confidi<br />

Organismi, aventi struttura cooperativa o consortile, che esercitano in forma mutualistica attività<br />

di garanzia collettiva dei finanziamenti in favore delle imprese socie o consorziate. In base<br />

all’art. 13 <strong>della</strong> L. 24.11.2003, n. 326, possono assumere la qualifica di «soggetti operanti nel<br />

settore finanziario», iscritti in un’apposita sezione dell’elenco regolato dall’art. 106 del Testo<br />

unico bancario o nell’elenco speciale previsto dall’art. 107 del medesimo Testo unico, ovvero di<br />

«banche cooperative a responsabilità limitata». A partire dall’attuazione <strong>della</strong> riforma prevista<br />

dal DL 13.8.2010, n. 141, i confidi dovranno essere iscritti nell’elenco tenuto da un apposito<br />

Organismo, dotato di autonomia organizzativa e finanziaria, in presenza dei requisiti previsti ai<br />

sensi dell’art. 122 del Testo unico bancario. I confidi di maggiori dimensioni verranno iscritti<br />

nell’albo previsto dal riformato art. 106 del medesimo Testo unico e potranno svolgere, oltre<br />

all’attività prevalente di garanzia collettiva dei fidi, anche attività quali la prestazione di garanzie<br />

a favore dello Stato e la gestione di fondi pubblici di agevolazione, e concedere altre forme di<br />

finanziamento entro i limiti stabiliti dalla <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

consegna contro pagamento (Delivery versus payment - DVP)<br />

Modalità di regolamento delle transazioni su strumenti finanziari che assicura la contestualità tra la<br />

consegna dei titoli e il pagamento del contante.<br />

consiglio <strong>della</strong> ue<br />

Organismo dell’Unione europea composto dai rappresentanti dei governi degli Stati membri, in<br />

genere i ministri responsabili degli argomenti in esame, e dal commissario europeo di volta in volta<br />

competente. La riunione del Consiglio <strong>della</strong> UE nella composizione dei Ministri delle finanze e<br />

dell’economia viene anche denominata Consiglio Ecofin. Inoltre possono aversi riunioni del Consiglio<br />

<strong>della</strong> UE nella composizione dei Capi di Stato o di Governo (vedi: Consiglio europeo).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


consiglio direttivo <strong>della</strong> Bce (vedi: <strong>Banca</strong> centrale europea)<br />

consiglio ecofin (vedi: Consiglio <strong>della</strong> UE)<br />

consiglio europeo<br />

Organismo dell’Unione europea composto dai Capi di Stato o di Governo degli Stati membri e dal<br />

Presidente <strong>della</strong> Commissione europea.<br />

consiglio europeo per i pagamenti (European Payments Council - EPC)<br />

Struttura organizzativa formata da istituzioni, fra cui banche commerciali, banche di credito cooperativo<br />

e casse di risparmio, il cui obiettivo è realizzare l’area di pagamento unica (Single Euro<br />

Payments Area – SEPA) e rappresentare l’industria bancaria europea nelle relazioni con il SEBC e<br />

con le autorità europee in tema di sistemi di pagamento.<br />

conti accentrati<br />

Conti a livello nazionale attraverso cui le banche possono gestire, anche per via telematica, i propri<br />

depositi presso la <strong>Banca</strong> centrale, compreso quello per la riserva obbligatoria. Movimentabili da<br />

qualsiasi parte del territorio nazionale, essi sono collegati da una regola di imputazione automatica<br />

degli addebiti e degli accrediti. Nel sistema BI-Rel, sino al 13 giugno 2003, i conti accentrati<br />

erano chiamati anche conti di gestione. Dal 16 giugno 2003, con l’avvio <strong>della</strong> nuova versione di<br />

BI-Rel, il termine “conto di gestione” ha identificato il conto presso il sistema di regolamento lordo,<br />

composto dal conto di deposito in conto corrente a gestione accentrata e dall’eventuale conto<br />

di Anticipazione infragiornaliera in conto corrente (vedi), mentre il termine “conto accentrato”<br />

ha identificato il conto di deposito in conto corrente a gestione accentrata esterno al sistema di<br />

regolamento lordo. Dal 19 maggio 2008, con l’avvio di TARGET2-<strong>Banca</strong> d’Italia, i conti di “gestione”<br />

sono detenuti sul modulo obbligatorio di pagamento (Payment Module) di TARGET2,<br />

mentre i conti “accentrati”, detenuti sul modulo opzionale Home Accounting Module (HAM)<br />

<strong>della</strong> piattaforma unica condivisa, sono esterni al sistema di regolamento lordo TARGET2 (vedi:<br />

Piattaforma unica condivisa).<br />

conti correnti di corrispondenza<br />

Conti tenuti dalle banche, tradizionalmente su base bilaterale, per il regolamento dei servizi interbancari<br />

(rimesse di effetti, assegni circolari e bancari, ordini di versamento, giri di fondi, rimesse<br />

documentate e altre operazioni).<br />

conti di gestione (vedi: Conti accentrati)<br />

conti finanziari<br />

Registrano, nelle tavole delle consistenze, le voci finanziarie degli stati patrimoniali dei Settori istituzionali<br />

(vedi), ossia gli ammontari delle attività e delle passività finanziarie dei settori a una certa<br />

data; nelle tavole dei flussi, le transazioni finanziarie che intervengono fra unità istituzionali in un<br />

dato intervallo di tempo. Una transazione finanziaria è una negoziazione tra due unità istituzionali<br />

che implica la creazione di un’attività finanziaria e, simultaneamente, di una passività finanziaria,<br />

oppure la liquidazione o il cambiamento di proprietà di un’attività finanziaria. Il conto finanziario<br />

di un settore istituzionale mostra le transazioni finanziarie nette, in ciascuna categoria di strumenti<br />

finanziari, all’attivo e al passivo del settore. Idealmente, le tavole dei flussi rappresentano il completamento<br />

dei conti economici dei settori istituzionali, rilevando le modalità di finanziamento dei settori<br />

che presentano un’eccedenza degli investimenti rispetto ai propri risparmi da parte dei settori per i<br />

quali si registra l’opposto. Nella pratica, tra la contabilità nazionale e i conti finanziari si determinano<br />

discrepanze derivanti dalle diversità delle fonti statistiche e delle metodologie utilizzate.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

319


320<br />

continuous linked settlement (CLS)<br />

Sistema di regolamento multivalutario per le operazioni in cambi che opera attraverso due società:<br />

CLS Bank International, insediata negli Stati Uniti, sui cui conti vengono scritturate le operazioni,<br />

e CLS Services, insediata nel Regno Unito, responsabile dei processi operativi. Esso prevede il regolamento<br />

delle singole transazioni dei partecipanti sui conti degli stessi presso la CLS Bank secondo<br />

il principio Pagamento contro pagamento (vedi) e il successivo regolamento delle risultanti posizioni<br />

nette dei partecipanti nei confronti <strong>della</strong> CLS Bank tramite i sistemi RTGS delle 17 valute<br />

trattate. Nel corso del 2007, la CLS Bank ha esteso la propria attività al regolamento dei pagamenti<br />

derivanti da contratti di cambio a termine senza obbligo di consegna (non deliverable forwards) e<br />

da posizioni in derivati di credito over-the-counter.<br />

conto del capitale<br />

Registra le acquisizioni, al netto delle cessioni, di attività non finanziarie e misura la variazione<br />

del patrimonio netto dovuta al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale. Esso riporta: in entrata,<br />

il risparmio lordo e i trasferimenti in conto capitale ricevuti; in uscita, gli investimenti e i<br />

trasferimenti in conto capitale effettuati. Il saldo evidenzia, per ciascun settore, l’indebitamento o<br />

l’accreditamento nei confronti degli altri settori, in particolare rispetto al resto del mondo qualora<br />

il saldo si riferisca all’intera economia.<br />

conto <strong>della</strong> distribuzione del prodotto interno lordo<br />

Registra le operazioni di distribuzione del reddito direttamente collegate al processo produttivo. In<br />

entrata si riportano il PIL ai prezzi di mercato e i contributi alla produzione; in uscita, le imposte<br />

sulla produzione e sulle importazioni e i redditi da lavoro dipendente di coloro che operano nel<br />

territorio economico del Paese. Il saldo è costituito dal risultato lordo di gestione.<br />

conto delle risorse e degli impieghi<br />

È il conto che riflette l’uguaglianza tra le risorse e gli impieghi di beni e servizi finali dell’intera<br />

economia. Deriva dalla fusione, dopo il consolidamento degli scambi intermedi, del conto <strong>della</strong><br />

produzione, che illustra le operazioni relative al processo produttivo, e del conto di equilibrio dei<br />

beni e servizi, che descrive l’utilizzo dei prodotti disponibili.<br />

conto di riserva (vedi: Riserva obbligatoria; Conti accentrati)<br />

conto di utilizzazione del reddito<br />

Mostra come il reddito lordo disponibile viene ripartito fra spesa per consumi finali e risparmio.<br />

Include una posta di rettifica destinata a far confluire nel risparmio delle famiglie la variazione dei<br />

loro diritti netti sulle riserve dei fondi pensione. Il saldo del conto di utilizzazione del reddito è il<br />

risparmio lordo. Deducendo gli ammortamenti si ottiene il risparmio netto.<br />

conto «Disponibilità del tesoro per il servizio di tesoreria»<br />

Conto istituito nel bilancio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia ai sensi <strong>della</strong> L. 26.11.1993, n. 483 (richiamata nel<br />

DPR 30.12.2003, n. 398, Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di debito<br />

pubblico), dove vengono registrate giornalmente, dal 1º gennaio 1994, le operazioni di introito<br />

e di pagamento connesse con l’espletamento del servizio di tesoreria. Il saldo iniziale su tale conto,<br />

pari a 30.670 miliardi di lire, è stato finanziato dal Tesoro mediante un collocamento di titoli presso<br />

la <strong>Banca</strong> d’Italia a condizioni di mercato per il medesimo importo. Il conto non può presentare saldi<br />

a debito del Tesoro: l’ipotetica insufficienza di fondi verrebbe scritturata in un conto remunerato al<br />

tasso ufficiale di sconto (ora tasso di partecipazione alle operazioni di rifinanziamento principali)<br />

e la <strong>Banca</strong> sospenderebbe automaticamente i pagamenti per conto del Tesoro fino all’estinzione<br />

del debito. L’art. 47 <strong>della</strong> L. 31.12.2009, n. 196 ha previsto la modifica del preesistente sistema di<br />

remunerazione dei conti del Tesoro presso la <strong>Banca</strong>, previa stipula di un’apposita convenzione tra<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


l’Istituto e il Ministero dell’Economia e delle finanze. La nuova convenzione sulla gestione del conto,<br />

stipulata il 22 marzo <strong>2011</strong> ed entrata in vigore il 30 novembre <strong>2011</strong>, disciplina le condizioni di<br />

tenuta prevedendo una remunerazione su base giornaliera, nei limiti <strong>della</strong> giacenza massima di un<br />

miliardo di euro, al tasso marginale delle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema.<br />

La medesima convenzione disciplina altresì le modalità di movimentazione <strong>della</strong> liquidità finalizzate<br />

alla stabilizzazione del saldo, con lo scopo di promuovere l’efficienza dei mercati monetari e finanziari<br />

e di agevolare la conduzione <strong>della</strong> politica monetaria da parte delle autorità competenti. A tal fine il<br />

conto è movimentato con operazioni di raccolta o impiego sul mercato monetario nonché attraverso<br />

il ricorso ad altre operazioni in uso nei mercati finanziari, eseguite dalla <strong>Banca</strong> d’Italia su indicazione<br />

del MEF; quest’ultimo ha altresì facoltà di impiegare presso la <strong>Banca</strong> d’Italia la liquidità giacente sul<br />

conto, in depositi vincolati a scadenza predeterminata, remunerati al tasso Eurepo.<br />

controparte centrale<br />

Soggetto che si interpone tra due controparti di una transazione agendo come acquirente nei confronti<br />

del venditore e come venditore nei confronti dell’acquirente. Si protegge dal rischio di inadempienza<br />

di ciascuna delle due parti attraverso l’acquisizione di adeguate garanzie. La controparte<br />

centrale italiana è la Cassa di compensazione e garanzia spa (vedi), operativa dal 1992.<br />

contropartite <strong>della</strong> moneta<br />

Passività non monetarie e attività delle Istituzioni finanziarie monetarie (IFM) italiane nei confronti<br />

dei residenti italiani e del resto dell’area dell’euro, incluse le Amministrazioni centrali.<br />

corporate banking interbancario<br />

Procedura che consente a una impresa cliente di una pluralità di banche di scambiare, mediante un<br />

collegamento telematico con una di esse (banca proponente), i flussi elettronici relativi a disposizioni<br />

di incasso e di pagamento e le informazioni sui movimenti, nonché sui saldi dei conti correnti<br />

riguardanti tutte o alcune delle banche di cui è cliente (banche passive). Il servizio è offerto tramite<br />

un’infrastruttura telematica sviluppata dal sistema bancario italiano che consente anche la trasmissione<br />

delle fatture e la loro riconciliazione con i relativi pagamenti.<br />

correspondent central Banking model (CCBM)<br />

Modello operativo istituito dal Sistema europeo di banche centrali (SEBC) per consentire alle<br />

controparti delle singole banche centrali nazionali l’utilizzo transfrontaliero dei titoli a garanzia di<br />

operazioni di politica monetaria e di finanziamento infragiornaliero. Nel CCBM le singole banche<br />

centrali nazionali svolgono il ruolo di agente corrispondente (correspondent) l’una nei confronti<br />

dell’altra, attraverso la detenzione, per conto <strong>della</strong> banca centrale nazionale (home) che concede il<br />

credito alla controparte, dei titoli in garanzia.<br />

costo ammortizzato<br />

Valore di prima iscrizione in bilancio di una attività finanziaria, al netto dei rimborsi di capitale, incrementato<br />

o diminuito <strong>della</strong> quota maturata di qualsiasi differenza tra il valore iniziale e quello di rimborso<br />

a scadenza, e ridotto di qualsiasi svalutazione dovuta al deterioramento del valore dell’attività.<br />

costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP)<br />

Rapporto tra redditi unitari da lavoro dipendente e valore aggiunto (a prezzi base, quantità a prezzi<br />

concatenati con anno di riferimento 2005) unitario. L’input di lavoro, totale e dipendente, può<br />

essere misurato in persone, unità standard oppure ore lavorate.<br />

costo medio giornaliero<br />

Criterio utilizzato in contabilità per determinare il valore delle rimanenze dei titoli, ottenuto come<br />

media ponderata tra il costo degli acquisti effettuati in una giornata e il costo medio del giorno pre-<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

321


322<br />

cedente. Nel caso di cessioni, il risultato <strong>della</strong> negoziazione è determinato confrontando il prezzo di<br />

vendita con il costo medio giornaliero.<br />

costo medio netto giornaliero<br />

Criterio utilizzato in contabilità per determinare il valore delle rimanenze di valute, ottenuto come<br />

media ponderata tra il costo degli acquisti netti effettuati in una giornata e il costo medio del giorno<br />

precedente. Nel caso di cessioni, il risultato <strong>della</strong> negoziazione è determinato confrontando il prezzo<br />

di vendita con il costo medio degli acquisti del giorno, fino a concorrenza dell’ammontare di tali<br />

acquisti, e con il costo medio netto del giorno precedente, per le vendite eccedenti.<br />

covered bond<br />

Obbligazioni garantite da attività destinate, in caso di insolvenza dell’emittente, al prioritario soddisfacimento<br />

dei diritti degli obbligazionisti. Per quanto la loro disciplina vari da paese a paese, questi<br />

strumenti si contraddistinguono per il duplice livello di protezione costituito dal portafoglio di<br />

attività poste a garanzia e dall’obbligo di rimborso in capo all’emittente. Nell’ordinamento italiano<br />

la L. 30.4.1999, n. 130, disciplina la fattispecie delle obbligazioni bancarie garantite (art. 7-bis). Lo<br />

schema operativo prevede la cessione da parte di una banca a una società veicolo di attivi di elevata<br />

qualità creditizia (crediti ipotecari e verso pubbliche amministrazioni) e l’emissione da parte di una<br />

banca, anche diversa dalla cedente, di obbligazioni garantite dalla società veicolo a valere sugli attivi<br />

acquistati e costituiti in un patrimonio separato. I profili applicativi <strong>della</strong> disciplina sono contenuti<br />

nel regolamento ministeriale n. 310 del 14.12.2006, nel decreto del Ministro dell’Economia e<br />

delle finanze del 12.4.2007 e nella Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006. Una fattispecie diversa<br />

è quella dei covered bond emessi dalla Cassa depositi e prestiti spa (vedi) mediante l’istituzione, in<br />

base alla legge a essa applicabile, di un patrimonio separato da quello generale <strong>della</strong> Cassa e da ogni<br />

altro patrimonio <strong>della</strong> specie.<br />

covered warrant<br />

Strumento derivato, che conferisce al detentore il diritto di comprare o vendere una prefissata<br />

attività sottostante a un determinato prezzo entro o a una certa scadenza. A differenza del Warrant<br />

(vedi), il covered warrant viene emesso da un soggetto diverso dall’emittente dell’attività a cui è<br />

riferito il diritto di opzione. Esso può pertanto essere riferito anche a un’attività quale una merce o<br />

un indice azionario.<br />

credit default swap (CDS) (vedi: Derivati su crediti)<br />

crediti agevolati<br />

Operazioni eseguite a tasso inferiore a quello di mercato in virtù di provvedimenti legislativi che<br />

dispongono un concorso agli interessi.<br />

crediti ristrutturati<br />

Esposizioni per le quali una banca (o un pool di banche), a causa del deterioramento delle condizioni<br />

economico-finanziarie del debitore, acconsente a modifiche delle originarie condizioni contrattuali<br />

(ad esempio, allungamento dei termini di scadenza, riduzione del debito e/o degli interessi)<br />

che diano luogo a una perdita.<br />

crediti scaduti e/o sconfinanti deteriorati<br />

Esposizioni (diverse da quelle classificate a sofferenza, incaglio o fra le esposizioni ristrutturate)<br />

scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni e classificate a fini prudenziali come “esposizioni scadute”<br />

oppure “esposizioni in default”.<br />

crediti sindacati (vedi: Prestiti sindacati)<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


credito al consumo<br />

Credito concesso alle famiglie per fini personali collegati al consumo di beni e di servizi.<br />

credito totale<br />

Finanziamenti totali al settore privato (vedi: Finanziamenti al settore privato) e debito delle Amministrazioni<br />

pubbliche.<br />

credito totale interno<br />

Finanziamenti interni al settore privato (vedi: Finanziamenti al settore privato) e debito sull’interno<br />

delle Amministrazioni pubbliche.<br />

cross-border deposits (vedi: Depositi transnazionali)<br />

cs.i (Clearing Service International)<br />

Sistema di pagamento al dettaglio <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale austriaca (Österreichische Nationalbank),<br />

la cui gestione operativa fa capo alla società Geldservice Austria Logistik für Wertgestionierung<br />

und Transportkoordination GmbH (GSA), controllata per oltre il 90% dalla <strong>Banca</strong> centrale; CS.I<br />

sostituisce il sistema <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale STEP.AT, interoperabile dal 9 febbraio 2009 con il CSM<br />

(vedi) ICBPI/BI-Comp.<br />

csm (vedi: Clearing and Settlement Mechanism)<br />

ctz (vedi: Certificati del Tesoro)<br />

curva dei rendimenti<br />

Esprime la relazione tra i rendimenti percentuali di obbligazioni prive di cedole (o di altra categoria<br />

omogenea di titoli) e le loro scadenze.<br />

Dealer<br />

Intermediario finanziario che opera sia in proprio sia per conto terzi.<br />

Debiti pregressi (vedi: Regolazioni di debiti pregressi)<br />

Debito estero<br />

Debito contratto dai residenti in un paese verso i non residenti. È considerato debito l’impegno<br />

effettivo, non eventuale, assunto dal debitore, che si sostanzia nella restituzione, a una futura scadenza,<br />

di capitale e/o di interessi. La metodologia e le definizioni utilizzate per il calcolo delle consistenze<br />

del debito estero italiano sono coerenti con gli standard previsti dall’FMI, fissati nell’ambito<br />

dell’iniziativa Special data dissemination standard (SDDS). Il debito estero coincide con la parte<br />

del passivo <strong>della</strong> posizione patrimoniale sull’estero ottenuta escludendo la componente azionaria,<br />

gli utili reinvestiti e la posizione in strumenti derivati.<br />

Debito pubblico<br />

Con il termine (senza ulteriori specificazioni) si intende generalmente la consistenza delle passività<br />

finanziarie del settore delle Amministrazioni pubbliche come definita ai fini <strong>della</strong> procedura per i<br />

disavanzi eccessivi (Trattato sulla UE e regolamento CE 25.5.2009, n. 479; cfr. in questa Appendice<br />

la sezione: Note metodologiche, al capitolo La finanza pubblica).<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

323


324<br />

Delega unica<br />

Procedura informatica a carattere centralizzato attraverso cui le banche, Poste Italiane e i concessionari<br />

per la riscossione riversano in tesoreria, mediante la procedura Bonifici di Importo Rilevante,<br />

gli incassi ricevuti a titolo di imposte e contributi.<br />

Depositi<br />

La voce comprende i conti correnti, i depositi con durata prestabilita e quelli rimborsabili con<br />

preavviso, le passività subordinate stipulate con una forma tecnica diversa dalle obbligazioni, le<br />

operazioni pronti contro termine passive. I depositi in conto corrente comprendono anche gli assegni<br />

circolari, mentre non comprendono i conti correnti vincolati. I depositi con durata prestabilita<br />

includono i certificati di deposito, compresi quelli emessi per la raccolta di prestiti subordinati,<br />

i conti correnti vincolati e i depositi a risparmio vincolati. I depositi rimborsabili con preavviso<br />

comprendono i depositi a risparmio liberi e altri depositi non utilizzabili per pagamenti al dettaglio.<br />

Depositi overnight, a tempo, broken date<br />

Overnight: scambio di fondi effettuato nella giornata di negoziazione con rientro nella giornata<br />

lavorativa successiva.<br />

Tom-next o tomorrow-next: scambio di fondi effettuato nel giorno lavorativo successivo alla giornata<br />

di negoziazione con rientro nella giornata lavorativa successiva.<br />

Spot-next: scambio di fondi effettuato nel secondo giorno lavorativo successivo alla giornata di negoziazione<br />

con rientro nella giornata lavorativa successiva.<br />

Depositi a tempo: scambio di fondi effettuato nel secondo giorno lavorativo successivo alla giornata<br />

di negoziazione con rientro a scadenze fisse (1 settimana, 2 settimane, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,<br />

11 o 12 mesi).<br />

Broken date: scambio di fondi con valuta iniziale e valuta finale liberamente concordate fra i contraenti<br />

purché di durata inferiore a un anno.<br />

Depositi overnight presso l’eurosistema<br />

Operazioni dell’Eurosistema che le controparti, su propria iniziativa, possono utilizzare per<br />

costituire presso le BCN depositi overnight remunerati a un tasso di interesse prestabilito.<br />

Depositi transnazionali (Cross-border deposits)<br />

Depositi detenuti al di fuori del paese di residenza del detentore.<br />

Derivati (vedi: Strumenti derivati)<br />

Derivati su crediti<br />

I contratti derivati su crediti consentono di trasferire il rischio di credito relativo a una determinata<br />

attività finanziaria sottostante (reference obligation) da un soggetto che intende acquisire<br />

copertura dal suddetto rischio (protection buyer) a un soggetto che intende prestarla (protection<br />

seller). Tra le più diffuse tipologie di contratti derivati su crediti si ricordano: i credit default<br />

swap, nei quali il protection seller, a fronte di un premio periodico, si impegna a effettuare un<br />

pagamento finale al protection buyer in caso di inadempienza da parte del soggetto cui fa capo<br />

la reference obligation; i credit spread swap, nei quali il protection buyer acquisisce il diritto di<br />

riscuotere dal protection seller una somma pari alla differenza tra lo spread di mercato e quello<br />

fissato dal contratto; i total rate of return swap, nei quali il protection buyer e il protection seller<br />

si scambiano rispettivamente l’ammontare complessivo dei flussi di cassa generati dalla reference<br />

obligation e i flussi di cassa legati a un tasso di interesse di mercato maggiorato o diminuito di<br />

un determinato spread.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Dettaglio<br />

Sottosistema del sistema di compensazione BI-Comp (vedi) che riceve – attraverso Operatori Incaricati<br />

(vedi) o altri sistemi di compensazione – informazioni relative ai pagamenti, anche sotto<br />

forma di saldo. I pagamenti trattati sono in genere numerosi e di modesto importo, spesso caratterizzati<br />

da ripetitività e/o prevedibilità. Le principali Applicazioni interbancarie (vedi) che immettono<br />

i pagamenti in tale sottosistema sono: Bancomat, bonifici di importo non rilevante, incassi<br />

commerciali e troncamento assegni. Dal 28 gennaio 2008 il sottosistema tratta anche i bonifici<br />

SEPA e dal 2 novembre 2009 gli addebiti diretti SEPA (vedi: Strumenti di pagamento SEPA).<br />

Development assistance committee (DAC)<br />

Comitato dell’OCSE istituito nel 1961, riunisce i maggiori donatori bilaterali con l’obiettivo di<br />

rendere più efficaci gli aiuti allo sviluppo. Raggruppa 24 membri: Australia, Austria, Belgio, Canada,<br />

Corea, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo,<br />

Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia,<br />

Svizzera e Commissione europea.<br />

Differenziale lettera-denaro (Bid-ask spread)<br />

Margine esistente tra il prezzo al quale un intermediario si impegna a vendere i titoli (lettera) e<br />

il prezzo al quale egli si impegna ad acquistarli (denaro). Sul mercato interbancario questo differenziale<br />

è dato dal margine tra il tasso di interesse al quale sono offerti i fondi su una determinata<br />

scadenza (lettera) e il tasso al quale i fondi sono domandati sulla medesima scadenza (denaro).<br />

Direct reporting<br />

Nuovo sistema di rilevazione dei dati per la compilazione delle statistiche di bilancia dei pagamenti<br />

e di posizione patrimoniale verso l’estero dell’Italia, incentrato su indagini campionarie presso le<br />

imprese e gli altri operatori economici. Il sistema, avviato nel 2008, ha sostituito la precedente<br />

modalità di raccolta, basata sui regolamenti bancari. Le indagini campionarie, la cui tipologia e<br />

cadenza sono modulate secondo il profilo delle singole imprese, raccolgono informazioni sulle transazioni<br />

internazionali e la posizione finanziaria verso l’estero dei soggetti rilevati.<br />

Diritti speciali di prelievo (DSP)<br />

Unità di conto dell’FMI composta da un paniere di quattro valute (dollaro, euro, yen e sterlina<br />

inglese). Il paniere è soggetto a revisione ogni cinque anni per tener conto del peso di ciascuna<br />

valuta nelle esportazioni mondiali di beni e servizi e nelle riserve internazionali. L’ultima revisione<br />

è entrata in vigore il 1° gennaio <strong>2011</strong>.<br />

Disoccupati (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

Disposizione di incasso<br />

Ordine dato da un cliente (di norma un’impresa) alla propria banca di incassare – direttamente o<br />

per il tramite di altra istituzione creditizia – un credito vantato nei confronti di un terzo. L’ordine<br />

può essere impartito mediante la presentazione di documenti cartacei rappresentativi del credito<br />

(effetti, fatture, Riba cartacee) ovvero con modalità elettroniche (Mav, Riba elettroniche, RID) e<br />

può essere eseguito mediante addebito preautorizzato del conto del debitore, ovvero mediante modalità<br />

di volta in volta prescelte dal debitore stesso (addebito in conto corrente, assegno, contante,<br />

ecc.) (vedi: Mav; Riba; RID).<br />

Doha round<br />

Negoziato di liberalizzazione commerciale multilaterale avviato nell’ambito dell’OMC nel novembre<br />

del 2001 a Doha (Qatar) e attualmente ancora in corso.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

325


326<br />

Drenaggio fiscale<br />

Il drenaggio fiscale o fiscal drag è un fenomeno legato alla progressività dell’imposta personale<br />

sul reddito e consiste nel maggior gettito tributario, in termini reali, indotto dall’inflazione.<br />

Nei sistemi in cui non è prevista l’indicizzazione ai prezzi degli scaglioni di reddito e/o delle<br />

detrazioni d’imposta, l’inflazione accresce l’incidenza dell’imposta sull’imponibile, a parità di<br />

reddito reale.<br />

Durata finanziaria<br />

Costituisce un indicatore del rischio di tasso di interesse a cui è sottoposto un titolo o un portafoglio<br />

obbligazionario. La durata finanziaria di Macaulay – quella a cui si fa più comunemente<br />

riferimento – è calcolata come media ponderata delle scadenze dei pagamenti per interessi e capitale<br />

associati a un titolo obbligazionario. La durata finanziaria modificata misura la semielasticità del<br />

prezzo di un titolo rispetto al rendimento (rapporto tra variazione percentuale del prezzo e variazione<br />

assoluta del rendimento).<br />

eBa clearing<br />

Società di emanazione dell’Associazione bancaria europea i cui soci sono 66 banche (6 italiane) con<br />

identiche quote partecipative; gestisce i più importanti sistemi di pagamento europei all’ingrosso<br />

(Euro1) e al dettaglio (STEP2) privati.<br />

ecofin (vedi: Consiglio <strong>della</strong> UE)<br />

economie di recente industrializzazione asiatiche (vedi: Paesi di recente industrializzazione dell’Asia)<br />

educazione finanziaria<br />

Secondo la definizione dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE),<br />

è il processo attraverso il quale i risparmiatori e gli investitori, e in generale la più ampia platea<br />

dei consumatori dei servizi finanziari, migliorano la propria comprensione di prodotti e nozioni<br />

finanziarie e, attraverso l’informazione, l’istruzione e la consulenza, sviluppano le capacità e la fiducia<br />

necessarie per diventare maggiormente consapevoli dei rischi e delle opportunità finanziarie,<br />

per effettuare scelte informate, comprendere a chi chiedere supporto e mettere in atto altre azioni<br />

efficaci per migliorare il loro benessere finanziario.<br />

e-miD (vedi: Mercato interbancario dei depositi)<br />

e-miD repo<br />

Sistema multilaterale di negoziazione per contratti pronti contro termine sulla piattaforma e-MID<br />

(vedi) avviato il 26 settembre <strong>2011</strong> dalla e-MID spa. Sono disponibili due tipi di contratti: general<br />

collateral e special repo (vedi: Mercato regolamentato dei pronti contro termine), e in entrambe le<br />

tipologie è possibile prevedere l’intervento <strong>della</strong> controparte centrale (vedi).<br />

e-miD sim spa<br />

Società, costituita nel 1999, che gestisce il Mercato interbancario dei depositi (vedi), l’e-Mider<br />

(vedi) e l’e-Mid Repo (vedi).<br />

e-mider<br />

Sistema multilaterale di negoziazione gestito da e-MID SIM spa, per lo scambio di overnight<br />

indexed swap (OIS) sul tasso Eonia.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


eonia (Euro overnight index average)<br />

Media ponderata dei tassi overnight comunicati alla BCE da un campione di banche operanti<br />

nell’area dell’euro.<br />

ePc (vedi: Consiglio europeo per i pagamenti)<br />

equens<br />

Sistema di pagamento al dettaglio, gestito da Equens SE, attivo sui mercati olandese e tedesco e<br />

interoperabile dall’8 aprile 2008 con il CSM (vedi) ICBPI/BI-Comp.<br />

etc (vedi: Exchange-traded commodities)<br />

etf (vedi: Exchange-traded funds)<br />

eurepo<br />

Tasso di interesse, applicato ai prestiti in euro garantiti da titoli di Stato, calcolato giornalmente<br />

come media semplice delle quotazioni rilevate presso un campione di banche con elevato merito di<br />

credito selezionato periodicamente dalla European Banking Federation.<br />

euribor (Euro interbank offered rate)<br />

Tasso di interesse, applicato ai prestiti in euro, calcolato giornalmente come media semplice delle<br />

quotazioni rilevate alle ore undici su un campione di banche con elevato merito di credito selezionato<br />

periodicamente dalla European Banking Federation.<br />

euro1<br />

Sistema di netting multilaterale per pagamenti cross-border in euro gestito dall’Euro Banking Association<br />

(EBA) Clearing Company. Al sistema partecipano le banche insediate nei paesi <strong>della</strong> UE.<br />

Euro1 garantisce il regolamento di ordini di pagamento tra i partecipanti mediante l’utilizzo di<br />

un meccanismo di accodamento dei pagamenti con limiti all’esposizione stabiliti bilateralmente e<br />

multilateralmente. La copertura del rischio di insolvenza è ottenuta mediante la costituzione, da<br />

parte dei partecipanti, di depositi remunerati (liquidity pool) per un ammontare tale da coprire la<br />

massima esposizione debitoria consentita dal sistema (vedi anche: STEP2).<br />

euroclear<br />

Gruppo di depositari centrali controllato dalla holding inglese Euroclear plc attraverso la società Euroclear<br />

sa/nv (Bruxelles); esso riunisce il depositario centrale internazionale Euroclear Bank e quelli francese<br />

(Euroclear France), olandese (Euroclear Nederland), inglese (CrestCo) e belga (Euroclear Belgium).<br />

euro-currency standing committee (vedi: Committee on the Global Financial System)<br />

euromercato<br />

Insieme delle transazioni su valute depositate fuori dai confini del paese di emissione (eurovalute) e<br />

su titoli emessi da non residenti in valuta diversa da quella dei paesi in cui avviene il collocamento<br />

(eurotitoli o eurobbligazioni).<br />

euromts<br />

Sistema multilaterale di negoziazione gestito da EuroMTS ltd, società di diritto inglese controllata<br />

da MTS spa (vedi), per la contrattazione all’ingrosso dei titoli di Stato benchmark dei principali<br />

paesi dell’area dell’euro; attivato nell’aprile 1999, si avvale <strong>della</strong> medesima piattaforma telematica<br />

dell’MTS.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

327


328<br />

euronext<br />

Società di diritto olandese che controlla le borse di Parigi, Bruxelles, Amsterdam e Lisbona nonché<br />

il mercato di diritto inglese Euronext.Liffe, la cui attività si estende alle altre borse del gruppo. Nel<br />

2007 si è perfezionata l’operazione di integrazione tra Euronext e il mercato americano NYSE, che<br />

ha dato vita alla holding di diritto statunitense Nyse Euronext inc.<br />

euro-note<br />

Titolo a breve termine negoziabile emesso nell’ambito di una Note issuance facility (vedi).<br />

european financial stabilisation mechanism (EFSM)<br />

Strumento per l’assistenza finanziaria temporanea ai paesi dell’area dell’euro in difficoltà, istituito<br />

con un regolamento del Consiglio <strong>della</strong> UE dell’11 maggio 2010; sarà operativo finché, nelle valutazioni<br />

<strong>della</strong> Commissione, permarranno le condizioni eccezionali che ne hanno reso necessaria<br />

l’istituzione. L’EFSM può erogare prestiti fino a un massimo di 60 miliardi ed è amministrato dalla<br />

Commissione europea per conto <strong>della</strong> UE. Le operazioni di provvista sono garantite dal bilancio<br />

dell’Unione. L’EFSM è stato finora attivato per programmi di sostegno a Irlanda e Portogallo.<br />

european financial stability facility (EFSF)<br />

Strumento istituito a seguito <strong>della</strong> decisione del Consiglio <strong>della</strong> UE del 9 maggio 2010 e giuridicamente<br />

costituito come società per azioni, con sede legale in Lussemburgo. Finalizzato a tutelare<br />

la stabilità finanziaria dell’area dell’euro, l’EFSF fornisce assistenza finanziaria temporanea ai paesi<br />

dell’area dell’euro in difficoltà e può concedere nuovi finanziamenti fino al giugno del 2013; la<br />

provvista delle risorse necessarie avviene attraverso l’emissione e il collocamento sul mercato di obbligazioni<br />

supportate dalla garanzia dei paesi dell’area dell’euro, secondo la quota di partecipazione<br />

nel capitale <strong>della</strong> BCE. La capacità finanziaria iniziale, pari a circa 250 miliardi, è stata innalzata<br />

a 440, con l’accordo raggiunto dal Consiglio europeo del 25 marzo <strong>2011</strong>, congiuntamente all’aumento<br />

delle garanzie da 440 a 780 miliardi. Lo scorso 21 luglio <strong>2011</strong> i Capi di Stato e di governo<br />

dell’area dell’euro ne hanno ampliato il novero degli strumenti di intervento, precedentemente<br />

circoscritti all’erogazione di prestiti nell’ambito dei piani di sostegno ai paesi in difficoltà: dal 18<br />

ottobre <strong>2011</strong>, l’EFSF è autorizzato, sulla base di un’appropriata condizionalità, a intervenire sul<br />

mercato primario e secondario dei titoli del debito pubblico, ad agire sulla base di programmi precauzionali<br />

e a finanziare la ricapitalizzazione di istituzioni finanziarie. Una decisione del 26 ottobre<br />

<strong>2011</strong> ha poi introdotto la possibilità di incrementare la capacità di intervento dell’EFSF, attraverso<br />

la concessione di garanzie parziali sulle nuove emissioni di titoli di Stato dei paesi dell’area dell’euro<br />

e/o la costituzione di una o più società veicolo che dispongano di una combinazione di capitale<br />

pubblico e privato.<br />

european stability mechanism (ESM)<br />

Meccanismo permanente per la gestione delle crisi la cui costituzione è stata concordata dal Consiglio<br />

europeo del 28-29 ottobre 2010 ed è stata finalizzata l’11 luglio <strong>2011</strong> con la sottoscrizione<br />

del Trattato che lo istituisce da parte dei 17 paesi dell’area dell’euro. Si prevede che diventi operativo<br />

nel luglio 2012, sostituendo gradualmente l’EFSF, che rimarrà attivo fino al luglio 2013.<br />

L’ESM potrà concedere sostegno finanziario ai paesi membri dell’area dell’euro che ne faranno<br />

richiesta a condizioni non di favore e previa un’approfondita analisi che verifichi la loro solvibilità;<br />

a questo scopo, potrà utilizzare gli strumenti di intervento già a disposizione dell’EFSF. La<br />

capacità iniziale di prestito dell’ESM è di 500 miliardi, garantita da un capitale iniziale di 700<br />

miliardi, di cui 80 miliardi conferiti dai singoli paesi in base alla partecipazione al capitale <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong> centrale europea e 620 miliardi sotto forma di capitale richiamabile. Durante il periodo<br />

transitorio di coesistenza con l’EFSF, l’Eurogruppo dello scorso 30 marzo ha stabilito che la capacità<br />

di prestito residua debba essere innalzata a circa 500 miliardi, garantita congiuntamente<br />

dai due strumenti di sostegno.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


eurosistema (vedi anche: Sistema europeo di banche centrali)<br />

Comprende la BCE e le banche centrali nazionali degli Stati membri che hanno introdotto l’euro<br />

nella terza fase <strong>della</strong> UEM (vedi anche: Paesi dell’area dell’euro). Vi partecipano attualmente diciassette<br />

banche centrali nazionali.<br />

exchange-traded commodities (ETC)<br />

Titoli di debito senza scadenza, emessi da una società veicolo a fronte dell’investimento diretto da<br />

parte dell’emittente in materie prime o in contratti futures su materie prime.<br />

exchange-traded funds (ETF)<br />

Fondi comuni di investimento (vedi) che replicano l’andamento di un determinato indice di borsa;<br />

i certificati rappresentativi delle quote sono ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato<br />

(vedi anche: Exchange-traded commodities, ETC).<br />

express ii<br />

Sistema di liquidazione lorda e netta delle operazioni su strumenti finanziari non derivati gestito<br />

da Monte Titoli spa (vedi). Dal 26 gennaio 2004 ha sostituito definitivamente la liquidazione dei<br />

titoli <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

extended fund facility (EFF)<br />

Strumento di finanziamento creato dall’FMI nel 1974. L’EFF ha lo scopo di assistere paesi con<br />

problemi di bilancia dei pagamenti di medio termine, dovuti a vulnerabilità e distorsioni strutturali.<br />

Le regole sull’ammontare del prestito sono analoghe a quelle dello Stand-by Arrangement<br />

(vedi), mentre la durata dell’EFF è maggiore: può arrivare fino a quattro anni, e con un periodo di<br />

rimborso fino a dieci anni.<br />

fabbisogno<br />

Saldo riferito ai conti pubblici, valutato in termini di cassa, delle partite correnti, di quelle in conto<br />

capitale e di quelle di natura finanziaria. Può essere inoltre espresso come saldo fra le accensioni<br />

e i rimborsi di prestiti (che rappresenta il ricorso all’indebitamento nei confronti di altri soggetti,<br />

in forma di titoli, crediti bancari e altri strumenti finanziari). Nel primo caso il fabbisogno viene<br />

calcolato dal lato <strong>della</strong> «formazione», nel secondo da quello <strong>della</strong> «copertura» (vedi lo schema alla<br />

voce: Indebitamento netto).<br />

factoring<br />

Contratto di cessione, pro soluto (con rischio di credito a carico del cessionario) o pro solvendo<br />

(con rischio di credito a carico del cedente), di crediti commerciali a banche o a società specializzate,<br />

ai fini di gestione e di incasso, al quale può essere associato un finanziamento in favore del cedente.<br />

fair value<br />

È il corrispettivo al quale un’attività (passività) può essere scambiata (estinta) in una libera transazione<br />

tra parti consapevoli e disponibili.<br />

famiglie<br />

Il settore comprende le famiglie consumatrici (individui o gruppi di individui nella loro qualità di<br />

consumatori) e le famiglie produttrici (imprese individuali, società semplici e di fatto, produttrici<br />

di beni e servizi non finanziari destinabili alla vendita, che impiegano fino a 5 addetti; unità produttrici<br />

di servizi ausiliari dell’intermediazione finanziaria senza addetti dipendenti). Pertanto, le<br />

risorse del settore sono costituite da redditi da lavoro dipendente e autonomo, da trasferimenti e da<br />

redditi da capitale e d’impresa (vedi: Settori istituzionali).<br />

federal funds (vedi: Tasso sui federal funds)<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

329


330<br />

financial sector assessment Program (FSAP)<br />

Esercizio congiunto di Fondo monetario internazionale e <strong>Banca</strong> Mondiale introdotto nel 1999 per<br />

aumentare l’efficacia delle misure di rafforzamento dei sistemi finanziari dei paesi membri. L’FSAP<br />

identifica i punti di forza e di debolezza di un sistema finanziario, descrive gli strumenti disponibili<br />

per la gestione dei rischi, individua i bisogni di assistenza tecnica del paese membro. L’FSAP è inoltre<br />

alla base del Financial System Stability Assessment, nel quale lo staff del Fondo si occupa degli aspetti<br />

rilevanti ai fini <strong>della</strong> sorveglianza sui paesi membri, come i rischi alla stabilità macroeconomica derivanti<br />

dal settore finanziario e la capacità dello stesso di assorbire gli shock macroeconomici.<br />

financial stability Board (FSB)<br />

A partire dall’aprile del 2009 il Financial Stability Board ha preso il posto del Financial Stability<br />

Forum (vedi). La partecipazione al Board è stata allargata a tutti i paesi del G20, alla Spagna e alla<br />

Commissione europea. L’FSB è composto dal Presidente, da un Segretariato, dal Plenary Board<br />

(a cui partecipano tutti i membri) e da uno Steering Committee (i cui membri saranno selezionati<br />

dal Presidente in modo da realizzare un equilibrio tra rappresentanza ed efficacia operativa).<br />

Anche il mandato dell’FSB è stato ampliato significativamente rispetto a quello dell’FSF.<br />

financial stability forum<br />

Il Financial Stability Forum è stato istituito nell’aprile del 1999 per promuovere la stabilità finanziaria<br />

internazionale attraverso lo scambio di informazioni e la cooperazione internazionale nel campo<br />

<strong>della</strong> vigilanza e sorveglianza finanziarie. Il 2 aprile 2009 l’FSF è stato ridenominato Financial<br />

Stability Board (vedi). Appartengono all’FSF, ora FSB, le autorità preposte alla vigilanza nazionale<br />

dei seguenti paesi Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Hong Kong, Italia Paesi Bassi,<br />

Regno Unito, Singapore, Stati Uniti, Svizzera. Partecipano inoltre alcune organizzazioni internazionali<br />

(<strong>Banca</strong> Mondiale, BCE, BRI, FMI, e OCSE) e gli organismi responsabili dell’emanazione degli<br />

standard contabili internazionali (Basel Committee, IOSCO, IASB, ecc.).<br />

financial times stock exchange/milano indice Borsa (FTSE MIB)<br />

Indice azionario <strong>della</strong> Borsa Italiana spa. Racchiude le azioni delle 40 maggiori società italiane ed<br />

estere quotate sui mercati gestiti da Borsa Italiana spa. È operativo dal 1° giugno 2009 a seguito<br />

<strong>della</strong> fusione tra Borsa Italiana spa e London Stock Exchange.<br />

finanziamenti al settore privato<br />

Interni: prestiti delle IFM agli Altri residenti (vedi) e obbligazioni collocate sull’interno dagli Altri<br />

residenti.<br />

Totali: finanziamenti interni al settore privato e obbligazioni emesse dagli Altri residenti possedute<br />

da residenti in altri paesi dell’area dell’euro e del resto del mondo.<br />

flexible credit line (FCL)<br />

Sportello finanziario disegnato per garantire accesso rapido e per importi elevati alle risorse<br />

dell’FMI a paesi membri con solide condizioni economiche di fondo e politiche virtuose in<br />

atto. Una volta approvata, tale linea di credito permette al paese di utilizzare l’intero ammontare<br />

concesso, anche in un’unica soluzione e senza ulteriore coinvolgimento del Fondo. Lo sportello<br />

finanziario è rinnovabile e, a differenza delle altre linee di credito ordinarie (SBA), non prevede<br />

limiti di accesso.<br />

floating rate note<br />

Titoli di credito a interesse variabile.<br />

fondazioni bancarie<br />

Si tratta di ex banche pubbliche che, ai sensi <strong>della</strong> L. 30.7.1990, n. 218, e del D.lgs. 20.11.1990,<br />

n. 356, hanno effettuato il conferimento dell’azienda bancaria a società bancarie, finanziarie o strumentali<br />

di tali società, ricevendo in corrispettivo azioni rappresentative del capitale. Le Fondazioni<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


sono persone giuridiche private senza fine di lucro ai sensi del D.lgs. 17.5.1999, n. 153, e successive<br />

modificazioni, che ne detta la disciplina civilistica e fiscale e regola la dismissione delle partecipazioni<br />

detenute nelle società conferitarie.<br />

fondi comuni armonizzati<br />

Fondi comuni rientranti nell’ambito di applicazione <strong>della</strong> direttiva CEE 20.12.1985, n. 611, e<br />

successive modificazioni, caratterizzati dalla forma aperta, dalla possibilità dell’offerta al pubblico<br />

delle quote e da taluni limiti agli investimenti. Con riferimento a questi ultimi si ricorda, tra l’altro,<br />

l’obbligo di investire prevalentemente in strumenti finanziari quotati.<br />

fondi comuni di investimento<br />

Dal punto di vista legale sono patrimoni, privi di personalità giuridica, suddivisi in quote di pertinenza<br />

dei partecipanti, la cui gestione è affidata ad apposite società (vedi: SGR Società di gestione<br />

del risparmio) che ne curano l’investimento in strumenti finanziari, crediti o altri beni. Il patrimonio<br />

del fondo è distinto sia da quello <strong>della</strong> società di gestione, sia da quello dei partecipanti e deve<br />

essere depositato presso una banca (banca depositaria). Sono disciplinati dal Testo unico in materia<br />

di intermediazione finanziaria del febbraio 1998.<br />

Dal punto di vista economico, il termine fa riferimento agli investitori istituzionali che li gestiscono.<br />

I fondi comuni di investimento includono le principali tipologie di seguito indicate.<br />

fondi comuni di investimento immobiliare<br />

Sono fondi chiusi che investono esclusivamente o prevalentemente in beni immobili, diritti reali<br />

immobiliari e partecipazioni in società immobiliari (vedi: Fondi comuni di investimento chiusi).<br />

fondi comuni di investimento mobiliare aperti<br />

Sono fondi, disciplinati dal Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria, in cui i partecipanti<br />

hanno diritto di chiedere in qualsiasi momento il rimborso delle quote al valore di<br />

mercato secondo le modalità previste dalle regole di funzionamento del fondo. Investono prevalentemente<br />

in strumenti finanziari negoziati nei mercati regolamentati.<br />

fondi comuni di investimento chiusi<br />

Sono fondi, disciplinati dal Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria, in cui a differenza<br />

dei fondi aperti il rimborso delle quote ai partecipanti avviene solo a scadenze predeterminate.<br />

Devono necessariamente assumere la forma chiusa i fondi che investono in attività immobiliari,<br />

in strumenti finanziari non quotati in misura superiore al 10 per cento del patrimonio,<br />

in crediti e in altri beni diversi dagli strumenti finanziari. Assumono generalmente questa forma<br />

i fondi che esercitano le attività di investimento nel capitale di rischio delle imprese, nel periodo<br />

di avvio dell’attività (vedi: Venture capital) o in fasi successive del ciclo di vita aziendale, al fine<br />

di favorirne lo sviluppo (private equity).<br />

fondi di mercato monetario<br />

Sono fondi comuni aperti (vedi: Fondi comuni di investimento mobiliare aperti) le cui quote<br />

sono, in termini di liquidità, altamente sostituibili ai depositi e che, secondo i criteri stabiliti<br />

dalla <strong>Banca</strong> centrale europea, rientrano tra le Istituzioni finanziarie monetarie (vedi).<br />

fondi comuni riservati a investitori qualificati<br />

Sono fondi, disciplinati dal Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria, a cui possono<br />

partecipare soltanto i cosiddetti investitori qualificati. Si considerano investitori qualificati: le SIM,<br />

le banche, gli agenti di cambio, le SGR, i fondi pensione, le imprese di assicurazione e le altre categorie<br />

di soggetti individuate dal decreto del Ministro del Tesoro del 24.5.1999, n. 228. I fondi<br />

riservati possono investire il patrimonio anche in deroga ai limiti prudenziali previsti in via generale<br />

per gli altri fondi.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

331


332<br />

fondi comuni speculativi<br />

Sono fondi, disciplinati dal Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria e dal decreto del<br />

Ministro del Tesoro del 24.5.1999, n. 228, non sottoposti a vincoli riguardo all’oggetto degli investimenti,<br />

che possono derogare ai divieti di carattere generale e alle norme prudenziali fissate per gli<br />

altri fondi. La sottoscrizione minima iniziale non può essere inferiore a 500.000 euro e l’offerta di<br />

quote non può essere oggetto di sollecitazione all’investimento (vedi anche: Hedge funds).<br />

fondi intermediati totali<br />

Totale dell’attivo di bilancio delle banche al netto delle spese e perdite e delle partite in sospeso (o<br />

viaggianti).<br />

fondi master-feeder<br />

Ai sensi delle direttive comunitarie in materia di OICVM, il fondo feeder è un fondo che è stato<br />

approvato per investire almeno l’85 per cento delle sue attività in quote di un altro fondo (fondo<br />

master). Quest’ultimo non può a sua volta essere un fondo feeder né detenere quote di fondi feeder.<br />

fondi pensione<br />

Fondi che erogano prestazioni previdenziali in favore dei lavoratori di un’impresa, settore o categoria<br />

professionale, volti a integrare il trattamento pensionistico pubblico. La relativa disciplina è contenuta<br />

nel D.lgs. 5.12.2005, n. 252, che ha riformato le norme sulla previdenza complementare. I<br />

fondi pensione si distinguono in due tipologie principali: negoziali e aperti. Quelli negoziali vengono<br />

istituiti per singola azienda o gruppi di aziende o enti, per categorie di lavoratori o comparto<br />

di riferimento o per raggruppamenti territoriali, in seguito a contratti collettivi nazionali, accordi o<br />

regolamenti aziendali, accordi fra lavoratori autonomi o liberi professionisti promossi dai sindacati<br />

o dalle associazioni di categoria. I fondi aperti sono istituiti da banche, assicurazioni, SGR e SIM e<br />

consentono l’adesione su base collettiva o individuale, senza vincoli di appartenenza del lavoratore<br />

a specifiche aziende o categorie. Le forme pensionistiche complementari che risultavano istituite<br />

alla data di entrata in vigore <strong>della</strong> L. 23.10.1992, n. 421, vengono definite “preesistenti”. Tra queste<br />

ultime, si annoverano anche i fondi bancari interni, senza personalità giuridica, già istituiti all’interno<br />

delle banche e delle società appartenenti a gruppi bancari. Il D.lgs. 5.12.2005, n. 252, ha<br />

disposto il trasferimento alla Covip <strong>della</strong> vigilanza su questi fondi, precedentemente sottoposti alla<br />

supervisione <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia ai sensi dell’art. 18 del D.lgs. 21.4.1993, n. 124.<br />

fondo di garanzia per le Pmi<br />

Il Fondo – istituito, in base all’art. 2, comma 100, lettera a), <strong>della</strong> L. 23.12.1996, n. 662, dal<br />

Ministero delle Attività Produttive (ora dello Sviluppo economico), alimentato con risorse pubbliche<br />

– garantisce o contro-garantisce operazioni, aventi natura di finanziamento ovvero partecipativa,<br />

a favore di piccole e medie imprese. Gli interventi del Fondo consistono essenzialmente in<br />

“garanzie dirette” a fronte di esposizioni di banche e di intermediari finanziari iscritti nell’elenco<br />

speciale di cui all’ art. 107 del TUB e in “contro-garanzie” a fronte delle garanzie rilasciate da<br />

confidi. Il Fondo rilascia garanzie per un importo multiplo rispetto alle risorse disponibili (“moltiplicatore”),<br />

nei limiti imposti dall’osservanza di uno specifico coefficiente di rischio.<br />

fondo per l’ammortamento dei titoli di stato<br />

Fondo previsto dalla L. 27.10.1993, n. 432, e successive modificazioni, avente l’obiettivo di ridurre<br />

la consistenza dei titoli di Stato in circolazione mediante acquisti sul mercato ovvero rimborso dei<br />

titoli in scadenza dal 1º gennaio 1995. La L. 23.12.1996, n. 662, ha modificato l’art. 4 <strong>della</strong> L. 432<br />

del 1993 istitutiva del Fondo, allo scopo di prevederne un’ulteriore modalità di utilizzo per l’acquisto<br />

di partecipazioni azionarie possedute da società delle quali il Tesoro sia unico azionista, ai fini<br />

<strong>della</strong> loro dismissione. Il Fondo è alimentato dai proventi delle dismissioni di beni e attività dello<br />

Stato, dal gettito derivante da entrate straordinarie dello Stato, da eventuali assegnazioni da parte<br />

del Ministero dell’Economia e delle finanze, dai proventi di donazioni e disposizioni testamentarie<br />

e dai proventi <strong>della</strong> vendita di attività mobiliari e immobiliari confiscate dall’autorità giudiziaria in<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


elazione a somme sottratte illecitamente all’Amministrazione pubblica. Secondo quanto disposto<br />

dal decreto del Ministro del Tesoro del 13.10.1995, le operazioni di acquisto possono essere effettuate<br />

mediante incarico conferito dal Ministro alla <strong>Banca</strong> d’Italia o ad altri intermediari individuati<br />

tra gli operatori «specialisti» in titoli di Stato, con l’indicazione del prezzo massimo accoglibile,<br />

oppure mediante asta competitiva riservata agli operatori «specialisti», gestita dalla <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

A partire dal 2010, in base a quanto previsto dall’art. 47 <strong>della</strong> L. 31.12.2009, n. 196, sulle giacenze<br />

del Fondo la <strong>Banca</strong> corrisponde semestralmente un tasso pari a quello del conto «Disponibilità del<br />

Tesoro per il servizio di tesoreria».<br />

forme pensionistiche individuali<br />

Forme di risparmio individuale, assoggettate alla disciplina fiscale <strong>della</strong> previdenza complementare,<br />

volte a integrare il trattamento pensionistico pubblico e quello derivante dall’adesione ai Fondi<br />

pensione (vedi). Possono essere costituite sia attraverso l’adesione individuale a fondi pensione<br />

aperti, sia sottoscrivendo contratti assicurativi con finalità previdenziale, vale a dire polizze che<br />

prevedono l’erogazione <strong>della</strong> prestazione solo al compimento dell’età pensionabile e dopo aver<br />

soddisfatto requisiti di partecipazione minima.<br />

forward rate agreements (FRA)<br />

Contratti, generalmente scambiati su mercati over-the-counter, con cui le parti si accordano per ricevere<br />

(pagare) alla scadenza la differenza fra il valore calcolato applicando all’ammontare dell’operazione<br />

un tasso di interesse predeterminato e il valore ottenuto sulla base del livello assunto da un<br />

tasso di riferimento prescelto dalle parti.<br />

forze di lavoro (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

framework for strong, sustainable and Balanced Growth<br />

Esercizio multilaterale intrapreso dai paesi del G20 in occasione del Vertice di Pittsburgh del settembre<br />

2009. L’esercizio è volto a stabilire le condizioni per una crescita globale forte, sostenibile<br />

ed equilibrata fondata sul coordinamento delle politiche economiche dei 20 paesi. L’esercizio si<br />

concretizza nel Mutual Assessment Process (MAP) attraverso il quale i paesi del G20, con la consulenza<br />

tecnica dell’FMI, concordano gli obiettivi dell’economia globale, identificano le politiche da<br />

perseguire per raggiungerli e valutano i progressi fatti.<br />

ftse miB (vedi: Financial Times Stock Exchange/Milano Indice Borsa)<br />

futures<br />

Contratti standardizzati con cui le parti si impegnano a scambiarsi, a un prezzo predefinito e a una<br />

data futura, valute, valori mobiliari o beni. Tali contratti sono negoziati su mercati regolamentati,<br />

dove viene garantita la loro esecuzione.<br />

General collateral (vedi: Mercato regolamentato dei pronti contro termine)<br />

Gestioni di patrimoni mobiliari<br />

Servizi svolti dagli intermediari autorizzati ai sensi del Testo unico in materia d’intermediazione<br />

finanziaria (banche, SIM, SGR e altri soggetti abilitati), volti a gestire patrimoni mobiliari sia<br />

di singoli individui o istituzioni (gestione di portafogli) sia di OICR (gestione collettiva del<br />

risparmio).<br />

Giroconto<br />

Operazione con la quale vengono trasferiti fondi tra due conti, intestati a un medesimo titolare,<br />

presso una stessa banca o presso la banca centrale.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

333


334<br />

Girofondo<br />

Operazione con la quale una banca (originante) trasferisce fondi a un’altra banca (destinataria). Il<br />

regolamento può aver luogo mediante scritturazione contabile delle posizioni di debito e credito sui<br />

conti accentrati (vedi) presso la <strong>Banca</strong> d’Italia o sui conti correnti di corrispondenza (vedi).<br />

Global bond<br />

Titolo obbligazionario emesso simultaneamente sull’euromercato (vedi) e sul mercato interno del<br />

paese nella cui valuta il titolo è denominato.<br />

Golden share<br />

Strumento con cui nell’esperienza britannica di privatizzazione alcuni poteri speciali di veto e di<br />

gradimento nella scelta degli acquirenti privati sono stati attribuiti (nello statuto delle imprese privatizzate)<br />

allo Stato, di solito in via transitoria, al fine di tutelare gli interessi pubblici in taluni settori.<br />

Gruppo degli Otto (G8)<br />

Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti (G8).<br />

Gruppo dei Dieci (G10)<br />

Belgio, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia<br />

e Svizzera (G10).<br />

Gruppo dei sette (G7)<br />

Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti (G7).<br />

Gruppo dei venti (G20)<br />

Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania,<br />

Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sudafrica,<br />

Turchia. Partecipa inoltre la UE, rappresentata dalla Presidenza del Consiglio europeo e dalla<br />

BCE (G20).<br />

Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI)<br />

Organismo intergovernativo costituito nel 1989 dai Paesi partecipanti al G7, che ha lo scopo di<br />

ideare e promuovere strategie di prevenzione e contrasto del riciclaggio a livello nazionale e internazionale.<br />

Il GAFI emana raccomandazioni in materia di lotta al riciclaggio e al finanziamento del<br />

terrorismo e ne verifica l’osservanza da parte dei paesi membri. Promuove inoltre la diffusione delle<br />

misure antiriciclaggio al di fuori dell’ambito dei paesi membri – anche elaborando una lista di giurisdizioni<br />

non cooperative – ed effettua l’analisi delle nuove tendenze e forme di riciclaggio. Dal 2008<br />

il mandato del GAFI include inoltre l’elaborazione di misure volte a contrastare il finanziamento<br />

dei programmi di proliferazione delle armi di distruzione di massa.<br />

La denominazione inglese del GAFI è Financial Action Task Force (FATF).<br />

Hedge funds<br />

Organismi finanziari, localizzati generalmente in centri finanziari offshore o negli Stati Uniti,<br />

contraddistinti dal numero ristretto dei soci partecipanti e dall’elevato investimento minimo<br />

richiesto. Non hanno vincoli in materia di obiettivi e strumenti di investimento e possono assumere<br />

posizioni finanziandosi anche con forti indebitamenti. Sono soggetti a una normativa<br />

prudenziale più limitata rispetto agli altri operatori finanziari. In Italia sono denominati Fondi<br />

comuni speculativi (vedi).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Home/Host supervisor<br />

Si indica con il termine home supervisor l’autorità di supervisione che ha autorizzato la<br />

costituzione di un intermediario creditizio che abbia esercitato il diritto di stabilimento previsto<br />

dalla CRD e operi dunque attraverso filiali in altri Stati membri dello Spazio economico europeo.<br />

Si definiscono host supervisors le autorità estere che esercitano l’attività di supervisione delle<br />

filiali e filiazioni.<br />

iccrea<br />

Il Gruppo ICCREA, oltre a svolgere attività bancaria, fornisce prodotti e servizi a oltre 400 Banche di<br />

credito cooperativo (BCC) presenti in Italia; la controllata ICCREA <strong>Banca</strong> fornisce, tra l’altro, servizi<br />

di pagamento al dettaglio e costituisce una componente del CSM (vedi) ICCREA/BI-Comp.<br />

idem (Italian derivatives market)<br />

Mercato dei prodotti derivati su titoli azionari e indici di borsa, istituito dalla Consob con delibera<br />

del 2.11.1994, n. 8625. Vi vengono scambiati contratti futures e opzioni sull’indice di borsa FTSE<br />

MIB (vedi) e opzioni e futures su singoli titoli azionari.<br />

idex (Italian Derivatives Energy Exchange)<br />

Mercato, segmento dell’Idem, dove vengono negoziati gli strumenti finanziari derivati sull’energia<br />

e relativi indici.<br />

imprese<br />

Il settore comprende le imprese pubbliche e private (vedi: Settori istituzionali). Nelle classificazioni<br />

<strong>della</strong> Centrale dei rischi, le imprese pubbliche includono anche le aziende autonome (tranne la gestione<br />

dell’ex Azienda di Stato per le foreste demaniali e l’Anas), le Ferrovie dello Stato, i Monopoli<br />

di Stato, le municipalizzate e altre imprese.<br />

incapienza (nel sistema di compensazione BI-Comp)<br />

Carenza di disponibilità liquide sui conti detenuti dagli intermediari in TARGET2 (vedi), necessarie<br />

per il regolamento dei saldi rivenienti dal sistema di compensazione BI-Comp (vedi). Sulle<br />

incapienze è applicata una penale volta a ridurre i tempi di ripianamento.<br />

incassi commerciali<br />

Applicazione interbancaria che prevede la trasmissione, attraverso la RNI, delle informazioni contabili<br />

relative alle operazioni Mav, Riba e RID, nonché ad altre tipologie di incassi (vedi: Mav; Riba; RID).<br />

indagine comunitaria sull’innovazione (Community Innovation Survey)<br />

L’Indagine comunitaria sull’innovazione o Community Innovation Survey, che per l’Italia è curata<br />

dall’Istat, è una rilevazione condotta con frequenza biennale e inserita in un quadro normativo<br />

europeo (regolamento CE 13.8.2004, n. 1450) che ne stabilisce l’obbligatorietà per gli stati membri.<br />

Si tratta di un’indagine campionaria per le imprese da 10 a 249 addetti e censuaria per quelle con<br />

almeno 250 addetti; l’ultima rilevazione, relativa al periodo 2006-08, ha interessato circa 20.000<br />

unità rappresentative dell’universo delle imprese italiane industriali e del terziario con almeno 10<br />

addetti. L’indagine raccoglie un ampio e articolato insieme di informazioni relative alla dimensione<br />

e al settore in cui operano le imprese innovatrici, alla tipologia di innovazione introdotta e alle spese<br />

sostenute per l’introduzione di innovazioni (incluse le spese per ricerca e sviluppo), agli obiettivi<br />

dell’innovazione e al loro impatto sui risultati economici, al sostegno pubblico dell’innovazione e<br />

agli accordi di cooperazione.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

335


336<br />

indagine efiGe<br />

L’indagine EFIGE (European Firms in a Global Economy) è un progetto di ricerca internazionale,<br />

sotto l’egida <strong>della</strong> Commissione europea, coordinato da Bruegel (Bruxelles), a cui partecipano<br />

in qualità di partner UniCredit, Universidad Carlos III (Madrid), CEPR (Londra), Institute of<br />

Economics of the Hungarian Academy of Sciences (Budapest), Institute for Applied Economic<br />

Research (Tubinga), Centro Studi Luca d’Agliano (Milano) e Centre d’Études Prospectives et<br />

d’Informations Internationales (Parigi). L’indagine raccoglie informazioni armonizzate su circa<br />

15.000 imprese manifatturiere con almeno 11 addetti relative a sette paesi (Austria, Francia,<br />

Germania, Italia, Regno Unito, Spagna e Ungheria). Il questionario rileva per l’anno 2008 misure,<br />

qualitative e quantitative, sulle caratteristiche e sull’attività di ciascuna impresa e si articola nelle<br />

seguenti sezioni: la struttura dell’impresa, la forza lavoro, gli investimenti, l’attività innovativa, i<br />

mercati esteri, le condizioni finanziarie, i mercati di sbocco e le strategie di prezzo.<br />

indagine regionale sul credito bancario<br />

L’indagine è condotta semestralmente dalle sedi regionali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia e riguarda circa 400<br />

intermediari. La rilevazione riproduce in larga parte le domande contenute nell’analoga indagine<br />

realizzata dall’Eurosistema (cfr. Indagine trimestrale sul credito bancario), ma differisce per il maggior<br />

numero di banche coinvolte e per la possibilità di ottenere dettagli a livello territoriale e settoriale<br />

sull’attività creditizia delle banche. Nella medesima indagine sono inoltre posti alcuni quesiti<br />

di natura strutturale, riguardanti il rapporto tra banche e clienti, le ristrutturazioni delle posizioni<br />

debitorie delle aziende, le principali caratteristiche dei finanziamenti ipotecari per l’acquisto di<br />

abitazioni da parte delle famiglie e le strategie attinenti alla rete commerciale.<br />

indagine sui bilanci delle famiglie italiane<br />

Dal 1962 la <strong>Banca</strong> d’Italia svolge un’indagine tra le famiglie italiane allo scopo di acquisire una<br />

più approfondita conoscenza dei loro comportamenti economici. La disponibilità di informazioni<br />

dettagliate consente di svolgere studi su particolari aspetti inerenti al comportamento economico<br />

delle famiglie e di effettuare simulazioni per verificare gli effetti di eventuali manovre di<br />

politica economica. I principali risultati e dettagli sulla metodologia impiegata sono pubblicati<br />

nei Supplementi al Bollettino Statistico. Indagini campionarie. I microdati e la documentazione<br />

necessaria per il loro sfruttamento sono disponibili sul sito internet <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia (http://<br />

www.bancaditalia.it/statistiche/indcamp/bilfait).<br />

indagine sulle aspettative di inflazione e crescita<br />

Dal 1999 la <strong>Banca</strong> d’Italia conduce – in collaborazione con il quotidiano Il Sole 24 Ore – un’indagine<br />

trimestrale sulle aspettative di inflazione. Scopo dell’indagine è acquisire informazioni sulle<br />

aspettative degli operatori economici circa l’andamento del livello generale dei prezzi in Italia. Sono<br />

inoltre rilevate le attese sui prezzi praticati dalle imprese intervistate nonché le aspettative sulla congiuntura<br />

economica. Per consentire agli intervistati di formulare previsioni ancorate a dati reali, nel<br />

questionario sono segnalati esplicitamente i dati ufficiali sull’inflazione più aggiornati al momento<br />

dell’intervista. La documentazione dettagliata su risultati e metodi utilizzati nell’indagine è resa disponibile<br />

nei Supplementi al Bollettino Statistico. Indagini campionarie (http://www.bancaditalia.it).<br />

indagine sulle costruzioni e le opere pubbliche<br />

Dal 2007, due volte l’anno, nel periodo febbraio-aprile e nel mese di settembre, la <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

conduce un’indagine sulle imprese del settore delle costruzioni. Essa consente di seguire l’andamento<br />

<strong>della</strong> produzione in tale settore, anche in relazione alla realizzazione di opere pubbliche. Le<br />

interviste sono effettuate dalle Filiali <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia. Per assicurare una buona significatività<br />

dei risultati anche per i principali sottoaggregati dimensionali, si è avuto cura di effettuare un sovracampionamento<br />

degli strati a più elevata varianza formati dalle imprese di maggiori dimensioni. Il<br />

riporto all’universo dei dati campionari è ottenuto attribuendo a ciascuna impresa un coefficiente<br />

di ponderazione che tiene conto del rapporto tra numero di unità rilevate e numero di unità pre-<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


senti nell’universo di riferimento a livello di classe dimensionale e di area geografica. Nella presentazione<br />

dei dati per area geografica, le imprese sono classificate in base alla sede amministrativa. I<br />

risultati delle due edizioni sono commentati nei Supplementi al Bollettino Statistico. Indagini campionarie<br />

(http://www.bancaditalia.it), dedicati rispettivamente all’Indagine sulle imprese industriali<br />

e dei servizi (vedi), per l’edizione primaverile, e al Sondaggio congiunturale (vedi) per l’edizione di<br />

settembre.<br />

indagine sulle imprese industriali e dei servizi (Invind)<br />

La <strong>Banca</strong> d’Italia conduce annualmente un’indagine sulle imprese industriali (dal 1972) e dei servizi<br />

privati non finanziari (dal 2002) con almeno 20 addetti, con lo scopo di disporre tempestivamente<br />

delle principali informazioni relative all’andamento dell’economia e di effettuare analisi<br />

econometriche sul comportamento delle imprese. La rilevazione consente, tra l’altro, di acquisire<br />

informazioni sulle decisioni di investimento, sulla struttura dell’occupazione, sugli orari di lavoro<br />

e sulle retribuzioni, sulle esportazioni, sull’indebitamento (cfr. la sezione: Note metodologiche).<br />

Altri specifici comportamenti delle imprese vengono studiati attraverso la proposizione di sezioni<br />

monografiche del questionario che possono cambiare di anno in anno. L’estensione al settore dei<br />

servizi non include le imprese del settore del credito e assicurazioni, né i servizi pubblici e gli altri<br />

servizi sociali e personali. I principali risultati vengono pubblicati nella <strong>Relazione</strong> annuale. La<br />

documentazione dettagliata su risultati e metodi utilizzati nell’indagine è resa disponibile nei Supplementi<br />

al Bollettino Statistico. Indagini campionarie (http://www.bancaditalia.it). Elaborazioni sui<br />

dati raccolti, nel rispetto <strong>della</strong> riservatezza dei dati individuali, sono possibili attraverso il sistema di<br />

elaborazione a distanza BIRD (vedi: Bank of Italy Remote access to micro Data).<br />

indagine trimestrale sul credito bancario<br />

L’indagine è condotta dalle banche centrali nazionali dei paesi che hanno adottato la moneta unica<br />

in collaborazione con la <strong>Banca</strong> centrale europea ed è rivolta alle principali banche dell’area. Per<br />

l’Italia partecipano le capogruppo di otto tra i principali gruppi creditizi. L’indagine consente di<br />

evidenziare in maniera distinta per le famiglie e le imprese i fattori che influenzano sia l’offerta sia<br />

la domanda di credito. Gli intermediari partecipanti sono chiamati a esprimere valutazioni sugli<br />

andamenti del trimestre trascorso e sulle prospettive per quello successivo.<br />

indebitamento netto<br />

Saldo dei conti economici relativi al settore delle Amministrazioni pubbliche (sono cioè escluse le<br />

operazioni finanziarie; cfr. lo schema alla pagina seguente), calcolato con il criterio <strong>della</strong> competenza.<br />

indicatore <strong>della</strong> situazione economica equivalente (ISEE)<br />

È uno strumento che permette di misurare la condizione economica delle famiglie. È dato dal<br />

rapporto tra la somma dei redditi e del 20 per cento del patrimonio e un parametro che riassume<br />

le caratteristiche <strong>della</strong> famiglia. Quest’ultimo include non solo il numero dei componenti il nucleo<br />

familiare, ma anche alcune maggiorazioni da applicare in casi particolari, quali la presenza<br />

di un solo genitore o di figli minori o di componenti con handicap, o lo svolgimento di attività<br />

lavorativa da parte di entrambi i genitori.<br />

indicatore sintetico dei costi (ISC)<br />

Indicatore volto a fornire una rappresentazione complessiva dei costi che gravano a vario titolo nella<br />

fase di accumulo <strong>della</strong> prestazione previdenziale, esprimendo l’incidenza percentuale annua dei costi<br />

sulla posizione individuale dell’iscritto. Il calcolo è effettuato facendo riferimento allo sviluppo<br />

nel tempo <strong>della</strong> posizione individuale di un aderente-tipo che effettua un versamento contributivo<br />

annuo di 2.500 euro (versati in unica soluzione all’inizio di ogni anno). I versamenti sono rivalutati<br />

ad un tasso di rendimento costante, fissato, in fase di prima applicazione, nella misura del 4 per<br />

cento annuo. L’indicatore viene calcolato con riferimento a differenti ipotesi di permanenza nella<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

337


338<br />

ENTRATE<br />

CORRENTI<br />

–<br />

SPESE<br />

CORRENTI<br />

=<br />

SALDO<br />

CORRENTE<br />

forma pensionistica complementare, in particolare 2 anni, 5 anni, 10 anni e 35 anni, ed è dato dalla<br />

differenza tra: (a) il tasso interno di rendimento determinato sui flussi di cassa relativi a un piano<br />

di investimento, avente le caratteristiche sopra descritte, per il quale, per ipotesi, non sono previsti<br />

oneri, ad eccezione del prelievo fiscale sul risultato maturato; (b) il tasso interno di rendimento<br />

determinato sui flussi di cassa relativi a un piano di investimento analogo, considerando tuttavia,<br />

oltre al prelievo fiscale, anche i costi di adesione e gli altri costi previsti durante la fase di accumulo.<br />

interest rate swap<br />

È il tasso di riferimento utilizzato per i mutui ipotecari a tasso fisso, calcolato giornalmente dalla<br />

Federazione delle banche europee, che indica il tasso di interesse medio al quale i principali istituti<br />

di credito europei stipulano swap a copertura del rischio di interesse.<br />

interlinking<br />

Insieme di infrastrutture e procedure operative che, sin dall’avvio del sistema TARGET (vedi), ha<br />

consentito il collegamento dei sistemi di regolamento lordo nazionali per il trattamento dei pagamenti<br />

in moneta unica tra i paesi <strong>della</strong> UE. Il sistema è stato dismesso con la fine <strong>della</strong> migrazione<br />

a Target2 il 19 maggio 2008.<br />

intermediari creditizi<br />

Banche e società finanziarie di leasing, di factoring e di credito al consumo iscritte nell’elenco speciale<br />

ex art. 107 del Testo unico bancario.<br />

Appendice<br />

CONTO ECONOMICO<br />

(+)<br />

=<br />

INDEBITAMENTO<br />

NETTO<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

ENTRATE<br />

IN C/CAPITALE<br />

–<br />

SPESE<br />

IN C/CAPITALE<br />

=<br />

SALDO<br />

IN C/CAPITALE<br />

Schema dei saldi <strong>della</strong> finanza pubblica<br />

(+)<br />

=<br />

= ~<br />

CONTO<br />

DELLE PARTITE<br />

FINANZIARIE<br />

ENTRATE<br />

(rimborso crediti)<br />

USCITE<br />

(concessione crediti)<br />

SALDO<br />

FABBISOGNO<br />

(formazione) =<br />

(con segno cambiato)<br />

–<br />

=<br />

CONCESSIONE<br />

CREDITI<br />

(aumento attività)<br />

–<br />

RIMBORSO<br />

CREDITI<br />

(riduzione attività)<br />

=<br />

VARIAZIONE<br />

ATTIVITÀ<br />

CONTO FINANZIARIO<br />

(–)<br />

=<br />

SALDO<br />

FINANZIARIO<br />

ACCENSIONE<br />

PRESTITI<br />

(aumento passività)<br />

–<br />

RIMBORSO<br />

PRESTITI<br />

(riduzione passività)<br />

=<br />

VARIAZIONE<br />

PASSIVITÀ<br />

=<br />

FABBISOGNO<br />

(copertura)<br />

BANCA D’ITALIA


intermediari finanziari<br />

Soggetti, diversi dalle banche, iscritti nell’elenco generale di cui all’art. 106 del Testo unico bancario,<br />

i quali svolgono professionalmente nei confronti del pubblico le attività di assunzione di<br />

partecipazioni, di concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma e di intermediazione in cambi.<br />

A partire dall’attuazione <strong>della</strong> riforma prevista dal D.lgs. 13.8.2010, n. 141, agli intermediari<br />

finanziari iscritti nell’albo di cui all’art. 106 del Testo unico bancario sarà riservato l’esercizio nei<br />

confronti del pubblico dell’attività di concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma; tali intermediari<br />

potranno inoltre essere autorizzati a prestare servizi di pagamento e servizi di investimento,<br />

nonché esercitare altre attività consentite dalla legge e attività connesse o strumentali, nel rispetto<br />

delle disposizioni dettate dalla <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

intermediari finanziari vigilati (vedi: Società finanziarie ex art. 107 del Testo unico bancario)<br />

international bank account number (IBAN)<br />

Codice utilizzato per identificare in maniera univoca, a livello nazionale e internazionale, il conto di<br />

un cliente presso un’istituzione finanziaria. Esso rappresenta un’estensione del Basic bank account<br />

number (BBAN) utilizzato solo a livello nazionale al quale è aggiunto un prefisso nazionale e un<br />

codice di controllo (vedi anche: Bank identifier code).<br />

international monetary and financial committee (IMFC)<br />

Importante organo dell’FMI composto da ministri finanziari, ovvero altri rappresentanti di analogo<br />

rango, in rappresentanza dei paesi, o gruppi di paesi, che nominano i direttori esecutivi (attualmente<br />

24); ha il compito di fornire pareri al Consiglio dei governatori in materia di problemi del sistema<br />

finanziario internazionale e di modifiche statutarie. Si riunisce due volte all’anno in occasione<br />

delle assemblee dell’FMI e <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> Mondiale.<br />

intrastat<br />

Sistema statistico con il quale dal 1º gennaio 1993, con il completamento del mercato unico europeo<br />

e la conseguente soppressione delle dogane e delle frontiere interne, sono rilevati gli scambi<br />

di merci fra i paesi <strong>della</strong> UE. Il sistema si basa su dichiarazioni fornite direttamente dalle imprese,<br />

a fini sia statistici sia fiscali. Dal 1° gennaio 2010 sono state modificate le soglie di fatturato che<br />

determinano la periodicità <strong>della</strong> dichiarazione Intrastat, in concomitanza con l’inserimento in tale<br />

rilevazione delle prestazioni dei servizi resi e ricevuti in ambito comunitario.<br />

Le soglie che determinano la periodicità <strong>della</strong> dichiarazione Intrastat sono così definite:<br />

– trimestrali, per i soggetti che hanno realizzato, nei quattro trimestri precedenti e per ciascuna<br />

categoria di operazioni (acquisti e cessioni di beni, prestazioni di servizi resi e ricevuti) un<br />

ammontare totale trimestrale non superiore a 50 mila euro;<br />

– mensili, per i soggetti che non si trovano nelle condizioni richieste dalla lettera a).<br />

Le dichiarazioni mensili e trimestrali vengono trasmesse in via telematica all’Agenzia delle Dogane. I dati<br />

mensili coprono circa il 98 per cento degli scambi con i paesi dell’Unione europea. I dati trimestrali vengono<br />

stimati mensilmente. Tale stima è revisionata a fine anno con le dichiarazioni trimestrali pervenute.<br />

La tradizionale documentazione doganale continua invece a essere utilizzata per la rilevazione degli<br />

scambi con i paesi extracomunitari e ha periodicità mensile.<br />

investimento diretto<br />

La 5 a edizione del Manuale di bilancia dei pagamenti dell’FMI definisce «diretto» l’investimento<br />

fatto per acquisire un «interesse durevole» in un’impresa (direct investment enterprise) che opera in<br />

un paese diverso da quello in cui risiede l’investitore. Gli investimenti diretti assumono tre forme<br />

principali: a) acquisizione di partecipazioni azionarie o di altro tipo al capitale sociale dell’impresa<br />

estera (equity); b) reinvestimento degli utili non distribuiti da parte dell’impresa estera; c) conferimento<br />

di altri capitali non-equity (prestiti intersocietari, ecc.). L’FMI include nel novero delle<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

339


340<br />

direct investment enterprises solo quelle società nelle quali l’investitore acquisisce almeno il 10 per<br />

cento delle azioni (o delle quote di capitale) con diritto di voto. Le direct investment enterprises<br />

sono ulteriormente suddivise in associates (società consociate, di cui l’investitore possiede fino al 49<br />

per cento), subsidiaries (società controllate, 50 per cento o più), e branches (filiali, 100 per cento).<br />

investitori istituzionali<br />

Comprendono: le compagnie di assicurazione, i Fondi pensione (vedi), gli OICVM (vedi) e le<br />

Gestioni di patrimoni mobiliari (vedi).<br />

istituti di moneta elettronica (Imel)<br />

Imprese, diverse dalle banche, che svolgono in via esclusiva l’attività di emissione di Moneta elettronica<br />

(vedi). Possono anche svolgere attività connesse e strumentali a quella esercitata in esclusiva e<br />

offrire servizi di pagamento. È preclusa loro l’attività di concessione di crediti in qualunque forma.<br />

istituti di pagamento<br />

Intermediari abilitati, insieme a banche e istituti di moneta elettronica, alla prestazione di servizi<br />

di pagamento in regime di mutuo riconoscimento. Gli istituti di pagamento sono assoggettati a un<br />

regime di regolamentazione e controllo analogo a quello degli altri intermediari vigilati (requisiti<br />

all’accesso, regole sul capitale, presidi organizzativi); possono concedere credito a breve termine<br />

in connessione con i servizi di pagamento prestati e svolgere altre attività commerciali (cosiddetti<br />

istituti di pagamento ibridi).<br />

istituto centrale delle Banche Popolari italiane (ICBPI)<br />

Capogruppo del gruppo bancario Istpopolbanche, specializzato in servizi rivolti alle banche e alle<br />

istituzioni finanziarie. ICBPI fornisce tra l’altro servizi per la compensazione dei pagamenti al<br />

dettaglio da regolare in BI-Comp (vedi), e costituisce una componente del CSM (vedi) ICBPI/<br />

BI-Comp interoperabile con i sistemi Equens (vedi) e CS.I (vedi). Il gruppo fornisce anche servizi<br />

per i pagamenti con carte.<br />

istituzioni finanziarie a rilevanza sistemica (Systemically Important Financial Institutions, SIFI)<br />

Istituzioni finanziarie la cui crisi o fallimento non controllato può danneggiare significativamente<br />

il sistema finanziario e l’economia, a causa <strong>della</strong> loro dimensione, grado di complessità e interconnessione<br />

con il resto del sistema.<br />

istituzioni finanziarie monetarie (IFM)<br />

Includono, oltre alle banche centrali, le banche, i fondi comuni monetari e le altre istituzioni finanziarie<br />

monetarie residenti, la cui attività consiste nel ricevere depositi e/o strumenti altamente<br />

sostituibili ai depositi da enti diversi dalle IFM e nel concedere crediti e/o effettuare investimenti in<br />

titoli per proprio conto. Le IFM comprendono anche gli istituti di moneta elettronica (Imel) e dal<br />

settembre 2006 la Cassa depositi e prestiti spa (CDP).<br />

istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie<br />

Organismi senza scopo di lucro, dotati di personalità giuridica, che sono produttori privati di beni<br />

e servizi non destinabili alla vendita in favore delle famiglie.<br />

lamfalussy (vedi: Procedura Lamfalussy)<br />

lavoro interinale o in somministrazione<br />

Il lavoro interinale o in somministrazione , introdotto dalla L. 24.6.1997, n. 196, costituisce una<br />

forma di occupazione a termine, mediante la quale un’impresa utilizza per un periodo determinato<br />

l’opera di un lavoratore selezionato e assunto da un’altra impresa privata (agenzia). L’impresa utiliz-<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


zatrice paga la prestazione lavorativa all’agenzia, che provvede a retribuire il lavoratore e a sostenere<br />

l’onere dei contributi previdenziali e assistenziali.<br />

lcH.clearnet ltd (LCH)<br />

Società che opera come Controparte centrale (vedi) sui mercati London Stock Exchange, Virt-x,<br />

LIFFE, London Metal Exchange e International Petroleum Exchange. Offre inoltre servizi di controparte<br />

centrale per le transazioni over-the-counter su titoli di Stato europei e altri titoli obbligazionari<br />

e su contratti swap.<br />

lcH.clearnet sa<br />

Società bancaria che agisce come Controparte centrale (vedi) sui mercati di Euronext, con l’eccezione<br />

di Euronext-LIFFE (vedi: LCH.Clearnet ltd), e sul mercato over-the-counter per le transazioni<br />

in contanti e pronti contro termine su titoli obbligazionari. Dal 16 dicembre 2002 essa svolge la<br />

funzione di controparte centrale sul Mercato telematico dei titoli di Stato (vedi), insieme alla Cassa<br />

di compensazione e garanzia (vedi).<br />

leasing<br />

Contratto con il quale il locatore (società di leasing) concede al locatario il godimento di un bene<br />

per un tempo determinato. Il locatario, al termine <strong>della</strong> locazione, ha facoltà di acquistare la proprietà<br />

del bene a condizioni prefissate. Il bene viene preventivamente acquistato o fatto costruire dal<br />

locatore su scelte e indicazioni del locatario.<br />

leva finanziaria (vedi: Leverage)<br />

leverage<br />

Indicatore di struttura finanziaria volto a cogliere il peso relativo dei debiti finanziari (a breve, a<br />

medio e a lungo termine) nel passivo delle imprese non finanziarie. È costituito dal rapporto tra i<br />

debiti finanziari e la somma di debiti finanziari e capitale di rischio.<br />

leveraged buy-out<br />

Operazione di acquisizione di società finanziata con capitale di prestito.<br />

liBOr (London interbank offered rate)<br />

Tasso di interesse a breve termine per le principali eurovalute sul mercato interbancario di Londra.<br />

links<br />

Collegamenti tra depositari centralizzati nazionali, basati su rapporti contrattuali e operativi, per<br />

consentire il trasferimento transfrontaliero dei titoli da un sistema all’altro. Effettuato il trasferimento,<br />

i titoli possono essere utilizzati secondo le procedure locali allo stesso modo di qualunque<br />

altra garanzia. I collegamenti sono considerati idonei per le operazioni di credito dell’Eurosistema<br />

(eligible links) se soddisfano gli standard definiti dall’Eurosistema stesso, che sottopone a valutazione<br />

i nuovi collegamenti e gli aggiornamenti dei collegamenti ritenuti già idonei.<br />

liquidazione dei titoli (vedi: Servizio di compensazione e di liquidazione delle operazioni su strumenti<br />

finanziari)<br />

liquidity pooling<br />

Servizio opzionale offerto dalla piattaforma unica condivisa di TARGET2 che consente ai partecipanti<br />

al sistema appartenenti a gruppi bancari di gestire in modo accentrato la liquidità disponibile<br />

nel corso <strong>della</strong> giornata operativa.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

341


342<br />

liste di attesa<br />

Meccanismo attraverso il quale gli ordini di trasferimento di fondi sono tenuti in sospeso finché<br />

sul conto di regolamento dell’ordinante non sia disponibile una copertura sufficiente. Possono<br />

essere di tipo accentrato, se gestite a livello di sistema dalla procedura che riceve l’ordine, e di tipo<br />

decentrato, se gestite dai singoli operatori prima di inviare l’ordine di pagamento. Le liste di attesa<br />

hanno fatto parte <strong>della</strong> procedura di regolamento lordo BI-Rel e dal 19 maggio 2008 il servizio è<br />

disponibile nel sistema TARGET2.<br />

mandato informatico<br />

Titolo di spesa smaterializzato emesso da Amministrazioni dello Stato aderenti al sistema informativo<br />

integrato Corte dei conti-Ragioneria generale dello Stato, i cui dati dispositivi pervengono<br />

per via telematica alla <strong>Banca</strong> d’Italia, in qualità di istituto incaricato del servizio di tesoreria, per il<br />

pagamento <strong>della</strong> somma al creditore.<br />

margine operativo lordo<br />

Si ottiene sottraendo dal valore aggiunto il reddito dei lavoratori dipendenti e quello imputabile ai<br />

lavoratori autonomi.<br />

market makers<br />

Intermediari finanziari specializzati, il cui compito è quello di garantire liquidità e spessore al mercato.<br />

Essi hanno di solito obblighi quantitativi di presenza continuativa sul mercato e, a volte, di<br />

competitività dei prezzi in acquisto (denaro) e in vendita (lettera) a cui si impegnano a concludere<br />

le transazioni.<br />

marking to market<br />

Metodo di valutazione, utilizzato nell’ambito dei mercati dei futures e delle opzioni, in base al quale<br />

il valore <strong>della</strong> posizione netta di ciascun operatore viene determinato quotidianamente sulla base<br />

degli ultimi prezzi di mercato.<br />

marking to model<br />

Metodo di valutazione di un’attività finanziaria basato su tecniche di stima che fanno uso di modelli<br />

matematico-finanziari. Queste tecniche sono utilizzate quando gli strumenti finanziari che si intende<br />

valutare non sono scambiati sui mercati, ovvero quando gli scambi sono scarsi e non esistono<br />

strumenti finanziari analoghi dai quali desumere valori di mercato.<br />

matrice dei conti<br />

Schema informativo mediante il quale le banche inviano le segnalazioni di vigilanza alla <strong>Banca</strong><br />

d’Italia.<br />

mav (Pagamento mediante avviso)<br />

Ordine di incasso di crediti in base al quale la banca del creditore (banca assuntrice) provvede all’invio<br />

di un avviso al debitore, che può effettuare il pagamento presso qualunque sportello bancario<br />

(banca esattrice) e, in alcuni casi, presso gli uffici postali. La banca esattrice comunica alla banca<br />

assuntrice l’avvenuto pagamento attraverso una apposita procedura interbancaria su RNI.<br />

meccanismi europei di cambio ii (Exchange rate mechanism II) (vedi: Accordi europei di cambio II)<br />

mercato degli investment vehicles (MIV)<br />

Mercato gestito da Borsa Italiana spa in cui si negoziano azioni di investment companies e real<br />

estate investment companies, obbligazioni convertibili e diritti d’opzione emessi da investment<br />

companies e real estate investment companies, nonché quote di fondi chiusi.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


mercato expandi<br />

Mercato <strong>della</strong> Borsa Italiana spa finalizzato alla quotazione di imprese a piccola e media capitalizzazione.<br />

Il mercato è stato istituito l’11 novembre 2003 ed è stato chiuso il 22 giugno 2009. Tra i<br />

principali requisiti posti per la quotazione su questo mercato figuravano una capitalizzazione prevedibile<br />

non inferiore a un milione di euro e un flottante pari ad almeno il 10 per cento del capitale<br />

e comunque non inferiore a un milione di euro.<br />

mercato interbancario collateralizzato (MIC)<br />

Segmento di mercato <strong>della</strong> piattaforma e-MID (vedi) avviato il 2 febbraio 2009 dalla <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

e dalla e-MID SIM spa al fine di favorire una ripresa delle contrattazioni sui circuiti interbancari<br />

e una più ampia articolazione delle scadenze dei contratti. Il MIC, deputato alla negoziazione di<br />

depositi su base anonima, garantiti dai rischi di credito, con durata da una settimana a un anno, è<br />

stato sostituito dal New MIC (vedi) a far tempo dall’11 ottobre 2010.<br />

mercato interbancario dei depositi (e-MID)<br />

Sistema multilaterale di scambio per la negoziazione di depositi monetari attraverso una piattaforma<br />

telematica gestita da e-MID SIM spa (vedi: Depositi overnight). Sulla piattaforma e-MID sono<br />

attive le seguenti sezioni di mercato: trasparente multilaterale; trasparente bilaterale, denominata<br />

Request for quote (vedi); il new MIC (vedi).<br />

mercato primario dei valori mobiliari<br />

Mercato nel quale vengono offerti i titoli di nuova emissione.<br />

mercato regolamentato dei pronti contro termine<br />

È il mercato italiano telematico, gestito dalla società MTS, in cui vengono negoziati contratti pronti<br />

contro termine in titoli di Stato; è stato istituito con DM 24.10.1997 e le negoziazioni hanno<br />

avuto inizio il 12.12.1997. I contratti pronti contro termine consistono in una vendita di titoli a<br />

pronti e contestuale impegno di riacquisto a termine (per la controparte, in un simmetrico impegno<br />

di acquisto a pronti e vendita a termine); il prezzo è espresso in termini di tasso di interesse<br />

annuo. Esistono due tipi di contratti: general collateral e special repo. Il primo, per il quale non<br />

viene indicato il titolo sottostante, ha come finalità la concessione di un finanziamento garantito da<br />

titoli, che permette di ridurre i rischi di controparte; il secondo tipo, che presenta di norma tassi di<br />

interesse più bassi del primo, ha come obiettivo principale il prestito di un titolo specifico.<br />

mercato secondario dei valori mobiliari<br />

Mercato nel quale vengono scambiati titoli già in circolazione.<br />

mercato telematico azionario (MTA)<br />

Mercato gestito da Borsa Italiana spa in cui si negoziano azioni (azioni ordinarie, azioni privilegiate,<br />

azioni di risparmio), obbligazioni convertibili, warrant, diritti d’opzione e certificati rappresentativi<br />

di quote di OICR.<br />

mercato telematico dei titoli di stato (MTS)<br />

Mercato regolamentato per la contrattazione all’ingrosso di titoli di Stato gestito da MTS spa,<br />

istituito nel 1988 e privatizzato nel 1997. Si articola nei comparti cash (compravendite a pronti) e<br />

repo (pronti contro termine).<br />

mercato unico<br />

È definito dall’art. 3 <strong>della</strong> versione consolidata del Trattato che istituisce la Comunità europea come<br />

un mercato caratterizzato dall’eliminazione, fra gli Stati membri, degli ostacoli alla libera circolazione<br />

di merci, persone, servizi e capitali. È entrato in vigore il 1º gennaio 1993.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

343


344<br />

moneta<br />

Gli aggregati monetari dell’area dell’euro comprendono:<br />

M1: circolante e depositi in conto corrente;<br />

M2: M1, depositi con durata prestabilita fino a due anni, depositi rimborsabili con preavviso fino<br />

a tre mesi;<br />

M3: M2, pronti contro termine, quote di fondi comuni monetari e obbligazioni con scadenza<br />

originaria fino a due anni.<br />

I contributi nazionali agli aggregati monetari M1, M2 e M3 sono calcolati escludendo il circolante,<br />

poiché, con l’introduzione dell’euro, non è più direttamente misurabile la quantità di banconote e<br />

di monete effettivamente detenuta in ciascun paese.<br />

moneta elettronica<br />

Strumento di pagamento prepagato costituito da un valore monetario che rappresenta un credito<br />

nei confronti dell’emittente, memorizzato su un dispositivo elettronico, emesso dietro ricezione di<br />

fondi il cui valore non sia inferiore al valore monetario emesso, accettato come mezzo di pagamento<br />

da imprese diverse dall’emittente. Viene emessa da banche e Istituti di moneta elettronica (vedi).<br />

monte titoli spa<br />

Società di gestione accentrata di strumenti finanziari che gestisce il sistema di liquidazione dei titoli<br />

Express II (vedi).<br />

mortgage-backed securities<br />

Titoli obbligazionari che derivano da operazioni di cartolarizzazione di prestiti ipotecari.<br />

mts (vedi: Mercato telematico dei titoli di Stato)<br />

mts spa<br />

Società che organizza e gestisce i mercati telematici all’ingrosso dei titoli di Stato e garantiti<br />

dallo Stato, dei titoli emessi da organismi internazionali partecipati da Stati e delle obbligazioni<br />

italiane ed estere.<br />

multi-option facilities (vedi: Note issuance facilities)<br />

nasDaQ (National Association of Securities Dealers Automated Quotes)<br />

Mercato azionario telematico statunitense destinato alle imprese con elevate potenzialità di crescita.<br />

new arrangements to Borrow (NAB)<br />

I New Arrangements to Borrow (NAB) sono un accordo multilaterale col quale 38 paesi membri si<br />

impegnano a fornire risorse addizionali all’FMI fino a 370 miliardi di DSP in caso di gravi pericoli<br />

per la stabilità del sistema monetario internazionale. Vi partecipano: Arabia Saudita, Australia, Austria,<br />

Belgio, Brasile, Canada, Cile, Cina, Cipro, Corea, Danimarca, Filippine, Finlandia, Francia,<br />

Germania, Giappone, Hong Kong, India, Israele, Italia, Kuwait, Lussemburgo, Malesia, Messico,<br />

Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Russia, Singapore, Spagna,<br />

Stati Uniti, Sud Africa, Svezia, Svizzera e Thailandia.<br />

new mic<br />

Segmento di mercato <strong>della</strong> piattaforma e-MID (vedi) – avviato l’11 ottobre del 2010 come evoluzione<br />

del Mercato interbancario collateralizzato (vedi) – nel quale vengono scambiati depositi<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


su base anonima e garantiti dai rischi di credito. Rispetto al MIC si caratterizza – oltre che per la<br />

gestione dello schema di garanzia passato dalla <strong>Banca</strong> d’Italia alla Cassa di compensazione e garanzia<br />

– per un’estensione delle scadenze negoziate, un prolungamento degli orari di contrattazione e<br />

una limitazione dei titoli accettati in garanzia.<br />

non-underwritten facilities<br />

Operazioni di finanziamento che non comportano né l’impegno a sottoscrivere i titoli non collocati,<br />

né l’apertura di linee di credito (es. Euro-commercial paper e Medium-term note).<br />

note issuance facilities (NIF)<br />

Operazioni di finanziamento a medio termine in cui il prenditore avvia un programma di emissioni<br />

ripetute di titoli (notes) a breve termine; queste facility garantiscono di norma, in caso di mancato<br />

collocamento delle note sul mercato a un prezzo minimo, la disponibilità di fondi al prenditore<br />

attraverso l’acquisto delle note rimaste invendute da parte di un gruppo di banche. A tali operazioni<br />

possono essere attribuiti nomi diversi, quali revolving underwriting facilities (RUF), note purchase<br />

facilities ed Euro-note facilities. Una variante è costituita dalle facility a componenti multiple, o<br />

multi-option facilities (MOF).<br />

Obbligazioni bancarie<br />

Titoli di debito che impegnano la banca emittente al rimborso del capitale e alla corresponsione<br />

degli interessi, di ammontare fisso o variabile nell’arco <strong>della</strong> durata prestabilita. La normativa di<br />

vigilanza prescrive che la durata media di una emissione non possa essere inferiore a 24 mesi.<br />

L’eventuale rimborso anticipato non può avvenire prima di 18 mesi e deve essere esplicitamente<br />

previsto dal regolamento di emissione.<br />

Obbligazioni bancarie garantite (vedi: Covered bond)<br />

Obbligazioni con warrant (vedi: Warrant)<br />

Obbligazioni convertibili in azioni<br />

Sono titoli obbligazionari che attribuiscono al possessore il diritto di convertirli, nei termini e con<br />

le modalità prefissate, in azioni <strong>della</strong> società emittente o di altre società.<br />

Obbligazioni <strong>della</strong> repubblica (vedi: Prestiti <strong>della</strong> Repubblica)<br />

Obbligazioni Pfandbriefe<br />

Titoli obbligazionari di diritto tedesco garantiti da attività iscritte nel bilancio dell’emittente. Tali titoli<br />

possono essere emessi esclusivamente da intermediari specializzati nella concessione di mutui ipotecari<br />

(Hypotheken Pfandbriefe) o di prestiti al settore pubblico (Öffentliche Pfandbriefe). Le attività<br />

poste a garanzia sono iscritte in un apposito registro; in caso di insolvenza dell’emittente, i detentori<br />

di obbligazioni Pfandbriefe vengono soddisfatti, a valere su tali attività, prima degli altri creditori. La<br />

normativa prevede, tra l’altro, che le attività poste a garanzia abbiano valore e tassi di interesse non<br />

inferiori, e scadenze e valute corrispondenti, a quelli dei titoli in essere; nel caso di mutui ipotecari,<br />

inoltre, le garanzie non possono rappresentare più del 60 per cento del valore complessivo dei mutui<br />

erogati.<br />

Obiettivi di servizio<br />

Il programma degli Obiettivi di servizio, introdotto con il Quadro Strategico Nazionale 2007-<br />

2013, è un meccanismo premiale che prevede risorse finanziarie aggiuntive, a valere sul Fondo per<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

345


346<br />

le aree sottoutilizzate, per le regioni del Mezzogiorno (e il Ministero dell’Istruzione). L’attivazione<br />

delle risorse premiali è subordinata al raggiungimento di determinati target di qualità dei servizi<br />

pubblici in quattro settori: a) istruzione, b) servizi per la prima infanzia e socio-sanitari destinati<br />

agli anziani, c) gestione dei rifiuti urbani e d) servizio idrico.<br />

Obiettivi di sviluppo del millennio<br />

Individuano otto grandi priorità: dimezzamento <strong>della</strong> percentuale di popolazione mondiale che<br />

vive in condizioni di povertà estrema e soffre la fame; raggiungimento dell’istruzione elementare<br />

universale; promozione <strong>della</strong> parità dei sessi; diminuzione <strong>della</strong> mortalità infantile; miglioramento<br />

<strong>della</strong> salute materna; contrasto alla diffusione dell’HIV/AIDS, <strong>della</strong> malaria e di altre malattie endemiche;<br />

tutela <strong>della</strong> sostenibilità ambientale; promozione di un partenariato globale per lo sviluppo.<br />

Tali obiettivi, adottati dai paesi membri delle Nazioni Unite nel settembre 2000, devono essere<br />

raggiunti entro il 2015.<br />

Obiettivo competitività regionale e occupazione<br />

L’obiettivo competitività regionale e occupazione mira ad anticipare i cambiamenti economici e<br />

sociali, a promuovere l’innovazione, l’imprenditorialità, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo di<br />

mercati del lavoro anche nelle regioni non oggetto dell’obiettivo “convergenza”. Esso è finanziato<br />

tramite il FESR e il FSE e rappresenta il 16 per cento del totale delle risorse disponibili.<br />

Obiettivo convergenza<br />

L’obiettivo convergenza mira ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle<br />

regioni meno sviluppate <strong>della</strong> UE attraverso il miglioramento delle condizioni di crescita e di<br />

occupazione. Tale obiettivo viene finanziato tramite il FESR, il FSE e il Fondo di coesione. Esso<br />

rappresenta l’81,5 per cento del totale delle risorse disponibili.<br />

Obiettivo cooperazione territoriale europea<br />

L’obiettivo cooperazione territoriale europea mira a migliorare la cooperazione a livello transfrontaliero,<br />

transnazionale e interregionale nei settori riguardanti lo sviluppo urbano, rurale<br />

e costiero, lo sviluppo delle relazioni economiche e la messa in rete delle piccole e delle medie<br />

imprese (PMI).<br />

Occupati (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

Occupati a tempo parziale (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

Occupati dipendenti a tempo determinato (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

Occupati equivalenti a tempo pieno (vedi: Unità di lavoro)<br />

Occupati equivalenti in ciG (vedi: Cassa integrazione guadagni)<br />

Offerta pubblica di acquisto (vedi: OPA)<br />

Oicr (Organismi di investimento collettivo del risparmio)<br />

La voce comprende gli OICVM (vedi) e gli altri Fondi comuni di investimento (vedi).<br />

Oicvm (Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari)<br />

La voce comprende i fondi comuni di investimento mobiliare aperti, italiani ed esteri, e le Società<br />

di investimento a capitale variabile (vedi: SICAV).<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Oneri finanziari netti (vedi: Autofinanziamento)<br />

OPa (Offerta pubblica di acquisto)<br />

Offerta rivolta al pubblico e finalizzata all’acquisto di strumenti finanziari. Qualora l’acquisto venga<br />

realizzato consegnando, a titolo di corrispettivo, altri prodotti finanziari, l’offerta pubblica viene<br />

definita di scambio. L’offerta pubblica è irrevocabile e si rivolge a parità di condizioni a tutti i possessori<br />

degli strumenti finanziari che sono oggetto dell’OPA stessa.<br />

Nel caso di società italiane con azioni ordinarie quotate in mercati regolamentati italiani, è previsto<br />

l’obbligo da parte di chi, in seguito ad acquisti a titolo oneroso, pervenga a detenere una quota<br />

superiore al 30 per cento di offrire ai restanti azionisti l’acquisto <strong>della</strong> totalità delle azioni ordinarie<br />

<strong>della</strong> società eccedenti la quota che egli precedentemente deteneva (OPA totalitaria obbligatoria).<br />

Sono previste ipotesi di esenzione dall’obbligo. In particolare, l’obbligo non sussiste se la partecipazione<br />

viene a essere detenuta in seguito a una precedente offerta pubblica avente per oggetto<br />

almeno il 60 per cento delle azioni ordinarie e che soddisfa ulteriori condizioni indicate dalla legge<br />

(OPA preventiva). La fattispecie <strong>della</strong> cosiddetta OPA residuale configura l’obbligo da parte di chi<br />

venga a detenere una partecipazione superiore al 90 per cento di promuovere un’OPA sul restante<br />

capitale <strong>della</strong> società, se entro quattro mesi non ha ripristinato un flottante sufficiente ad assicurare<br />

il regolare andamento delle negoziazioni.<br />

Operatore pubblico<br />

Le diverse definizioni di operatore pubblico sono sinteticamente descritte nello schema seguente<br />

(vedi anche: Amministrazioni pubbliche).<br />

AMMINISTRAZIONI<br />

PUBBLICHE<br />

AMMINISTRAZIONI<br />

CENTRALI<br />

AMMINISTRAZIONI<br />

LOCALI<br />

ENTI DI<br />

PREVIDENZA<br />

Definizioni di operatore pubblico<br />

Definizioni di operatore pubblico<br />

STATO<br />

(BILANCIO E TESORERIA)<br />

ALTRI ENTI<br />

DELL'AMMINISTRAZIONE CENTRALE<br />

(ANAS)<br />

REGIONI<br />

PROVINCE<br />

COMUNI<br />

ALTRI ENTI<br />

INPS<br />

ALTRI ENTI<br />

SETTORE<br />

STATALE<br />

SETTORE PUBBLICO<br />

(1)<br />

(1) Per enti minori centrali, locali e previdenziali non vi è completa corrispondenza con quelli utilizzati dall'Istat nel definire le Amministrazioni pubbliche.<br />

(1) Per enti minori centrali, locali e previdenziali non vi è completa corrispondenza con quelli utilizzati dal’Istat nel definire le Amministrazioni pubbliche.<br />

Operatori incaricati<br />

Soggetti che, ai sensi dell’art. 3 del Provvedimento del Governatore <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia dell’11<br />

novembre 2005, svolgono – per conto proprio o di terzi – le attività di invio delle informazioni di<br />

pagamento e le eventuali ulteriori attività propedeutiche alla determinazione dei saldi multilaterali<br />

nel sottosistema Dettaglio di BI-Comp (vedi).<br />

Operazione sospetta<br />

Operazione di natura finanziaria che, per connotazioni oggettive (caratteristiche, entità, natura)<br />

e in relazione alla posizione soggettiva del cliente (capacità economica e attività svolta), induce a<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

347


348<br />

ritenere che le somme utilizzate possano essere di provenienza illecita ovvero destinate al finanziamento<br />

del terrorismo. Tali operazioni, individuate anche sulla base delle Istruzioni operative per<br />

l’individuazione di operazioni sospette emanate dalla <strong>Banca</strong> d’Italia, devono essere segnalate ai sensi<br />

dell’art. 41 del D.lgs. 21.11.2007, n. 231 all’Unità di informazione finanziaria istituita presso la<br />

<strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

Operazioni dell’eurosistema attivabili su iniziativa delle controparti (vedi: Depositi overnight presso<br />

l’Eurosistema; Operazioni di rifinanziamento marginale)<br />

Operazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Le operazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia sono effettuate in applicazione delle decisioni di politica monetaria<br />

adottate dal Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE. L’Eurosistema dispone di diverse tipologie di<br />

strumenti per la conduzione delle operazioni di mercato aperto: lo strumento più importante è<br />

rappresentato dalle operazioni temporanee (da attuarsi sulla base di contratti di vendita/acquisto<br />

a pronti con patto di riacquisto/vendita a termine o di prestiti garantiti). L’Eurosistema può<br />

anche fare ricorso a operazioni definitive, all’emissione di certificati di debito <strong>della</strong> BCE, agli<br />

swap in valuta e alla raccolta di depositi a tempo determinato.<br />

Le operazioni di mercato aperto sono svolte dalle singole BCN su iniziativa <strong>della</strong> BCE, che ne<br />

stabilisce le modalità e le condizioni. Esse possono essere condotte sulla base di aste standard,<br />

aste veloci o procedure bilaterali. Con riferimento alle finalità perseguite, le operazioni temporanee<br />

di mercato aperto si possono distinguere in:<br />

operazioni di rifinanziamento principali, effettuate con frequenza settimanale e scadenza a una<br />

settimana, mediante aste standard;<br />

operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, effettuate normalmente con frequenza mensile<br />

e scadenza a tre mesi, mediante aste standard; è inoltre possibile la conduzione, a frequenza<br />

irregolare, di operazioni con scadenze diverse, quali la durata di un periodo di mantenimento,<br />

sei, dodici e trentasei mesi;<br />

operazioni di fine-tuning, senza cadenza prestabilita: mirano a regolare gli effetti sui tassi di interesse<br />

causati da fluttuazioni impreviste <strong>della</strong> liquidità nel mercato; sono di norma effettuate<br />

mediante aste veloci o procedure bilaterali e possono consistere in operazioni temporanee, definitive,<br />

di swap in valuta o di raccolta di depositi a tempo determinato;<br />

operazioni di tipo strutturale: mirano a modificare il fabbisogno strutturale di liquidità del settore<br />

bancario nei confronti dell’Eurosistema, possono avere la forma di operazioni temporanee<br />

o di emissione di certificati di debito <strong>della</strong> BCE e sono effettuate dalle BCN attraverso aste<br />

standard; se le operazioni strutturali sono di tipo definitivo sono effettuate attraverso procedure<br />

bilaterali.<br />

Operazioni di fine-tuning (vedi: Operazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia)<br />

Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (vedi: Operazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia)<br />

Operazioni di rifinanziamento marginale<br />

Operazioni dell’Eurosistema che le controparti, su propria iniziativa, possono utilizzare per ottenere,<br />

dietro prestazione di garanzie, credito overnight a un tasso di interesse prestabilito.<br />

Operazioni di rifinanziamento principali (vedi: Operazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia)<br />

Operazioni di tipo strutturale (vedi: Operazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia)<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Operazioni temporanee<br />

<strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia (vedi: Operazioni <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia)<br />

delle banche<br />

Vendite (acquisti) di titoli a pronti alla (dalla) clientela, alla (dalla) <strong>Banca</strong> d’Italia, a (da) altri<br />

enti creditizi da parte delle banche e contestuale acquisto (vendita) a termine degli stessi titoli da<br />

parte del cedente (cessionario) a un prezzo concordato al momento <strong>della</strong> stipula del contratto.<br />

Vengono ricondotte nelle segnalazioni statistiche di vigilanza quelle operazioni che prevedono<br />

l’obbligo di acquisto (vendita) a termine.<br />

Optes (Operazioni per conto del Tesoro)<br />

Procedura per la gestione attiva del conto «Disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria»<br />

(vedi), che – anche in virtù <strong>della</strong> condivisione tra <strong>Banca</strong> d’Italia e MEF delle informazioni sui flussi<br />

regolati dalla tesoreria dello Stato – si pone l’obiettivo di mantenere il saldo alla soglia prevista per<br />

legge.<br />

Opzioni<br />

Strumenti derivati che assegnano il diritto, ma non l’impegno, di acquistare (call option) o di vendere<br />

(put option) uno strumento finanziario a un prezzo prefissato entro oppure a una data futura<br />

determinata.<br />

Ordini di accreditamento<br />

Aperture di credito a favore di funzionari delegati a gestire l’attività di spesa a livello secondario, i<br />

quali utilizzano i fondi mediante ordinativi di pagamento a favore dei creditori.<br />

Ore lavorate<br />

Definizione <strong>della</strong> contabilità nazionale utilizzata nella misurazione del volume di lavoro complessivamente<br />

impiegato nell’attività produttiva svolta all’interno del paese. L’input di lavoro misurato dalle<br />

ore lavorate esclude le ore in CIG (vedi) e quelle retribuite ma non lavorate (per ferie, festività soppresse,<br />

malattia, riduzione di orario per assenteismo, permessi e altro) e include quelle effettuate in aggiunta<br />

al normale orario di lavoro; comprende altresì le ore effettuate da militari di leva, dai lavoratori<br />

irregolari, dagli occupati non dichiarati, dagli stranieri non residenti e nell’ambito dei secondi lavori.<br />

Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (vedi: OICVM)<br />

Organizzazione mondiale del commercio (OMC)<br />

Organismo internazionale istituito dal trattato dell’Uruguay Round (vedi); ha iniziato a operare il<br />

1º gennaio 1995. Ha il compito di sorvegliare sull’applicazione dei trattati riguardanti gli scambi<br />

internazionali di beni e servizi e la protezione <strong>della</strong> proprietà intellettuale, di gestire il sistema di<br />

risoluzione delle controversie commerciali e di promuovere la liberalizzazione in settori ancora<br />

protetti. Ha sede a Ginevra.<br />

Overnight (vedi: Depositi overnight)<br />

Overnight indexed swap (OIS)<br />

Swap sui tassi di interesse in cui una controparte si impegna a pagare un tasso di interesse fisso ricevendo<br />

in cambio uno variabile basato sul valore medio di un indice overnight, quale per esempio<br />

il tasso Eonia, durante la durata del contratto.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

349


350<br />

Paesi avanzati<br />

Include i Paesi industriali (vedi), i Paesi di recente industrializzazione dell’Asia (vedi), Israele e<br />

Repubblica Ceca.<br />

Paesi dell’area dell’euro<br />

Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi,<br />

Portogallo, Spagna (euro-12) e Slovenia (euro-13), Cipro, Malta, Slovacchia e Estonia (euro-17).<br />

Paesi dell’europa centrale e orientale<br />

Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Kosovo, Lettonia, Lituania, Macedonia, Montenegro,<br />

Polonia, Romania, Serbia, Turchia, Ungheria. Con riferimento alle sole esposizioni creditizie<br />

delle banche italiane verso i paesi dell’Europa centrale e orientale, l’aggregato include anche Estonia,<br />

Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e i paesi dell’ex URSS (vedi).<br />

Paesi dell’ex urss<br />

Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Russia, Tagikistan, Turkmenistan,<br />

Ucraina, Uzbekistan. Non include l’Estonia (che è inclusa nell’aggregato Paesi dell’area<br />

dell’euro), la Lettonia e la Lituania (che sono incluse nell’aggregato Paesi dell’Europa centrale e<br />

orientale).<br />

Paesi dell’Ocse<br />

Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Corea del Sud, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia,<br />

Germania, Giappone, Grecia, Islanda, Israele, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Messico, Norvegia,<br />

Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Slovacchia, Slovenia,<br />

Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia e Ungheria.<br />

Paesi <strong>della</strong> ue<br />

Comprendono i 15 paesi che erano membri dell’Unione europea già prima del maggio 2004<br />

(UE-15: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia,<br />

Lussemburgo,Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia) e i 12 paesi nuovi membri<br />

entrati a far parte <strong>della</strong> UE dopo tale data (UE-12: Bulgaria, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania,<br />

Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria).<br />

Paesi di recente industrializzazione dell’asia<br />

Corea del Sud, Hong Kong (Cina), Singapore e Taiwan (Cina).<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo<br />

Sono quelli non compresi tra i Paesi avanzati (vedi). Sono ulteriormente raggruppati in:<br />

Paesi del mercosur<br />

Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Venezuela.<br />

Paesi dell’asean<br />

Filippine, Indonesia, Malaysia, Thailandia (ASEAN-4) e Brunei, Cambogia, Laos, Myanmar,<br />

Singapore e Viet Nam.<br />

Paesi dell’OPec<br />

Algeria, Angola, Arabia Saudita, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria,<br />

Qatar, Venezuela.<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo esportatori di fonti di energia<br />

Algeria, Angola, Arabia Saudita, Azerbaigian, Bahrein, Brunei, Ciad, Ecuador, Emirati Arabi<br />

Uniti, Gabon, Guinea Equatoriale, Iran, Iraq, Kazakistan, Kuwait, Libia, Nigeria, Oman,<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Qatar, Repubblica del Congo, Russia, Sudan, Timor Orientale, Trinidad e Tobago, Turkmenistan,<br />

Venezuela, Yemen. Questo elenco è curato e periodicamente aggiornato dal FMI.<br />

Paesi emergenti e in via di sviluppo non esportatori di fonti di energia<br />

Sono quei paesi non compresi fra quelli esportatori di fonti di energia.<br />

Paesi in via di sviluppo (vedi: Paesi emergenti e in via di sviluppo)<br />

Paesi industriali<br />

Include i Paesi dell’area dell’euro (vedi), Australia, Canada, Danimarca, Giappone, Islanda, Norvegia,<br />

Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia e Svizzera.<br />

Principali paesi industriali<br />

Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti.<br />

Paesi nuovi membri <strong>della</strong> ue (vedi: Paesi <strong>della</strong> UE)<br />

Pagamento contro pagamento (Payment versus payment - PVP)<br />

In un sistema per il regolamento delle operazioni in cambi, è il meccanismo volto ad assicurare che<br />

il trasferimento definitivo di una valuta sia eseguito soltanto a condizione che abbia luogo il contestuale<br />

trasferimento definitivo <strong>della</strong> valuta o delle valute di contropartita.<br />

PagoBancomat<br />

Iniziativa realizzata dal sistema bancario italiano per l’utilizzo attraverso POS presso gli esercizi<br />

commerciali convenzionati delle carte di debito contraddistinte dal marchio PagoBancomat. È<br />

regolata da una convenzione interbancaria gestita dal Consorzio Bancomat. (vedi: Bancomat).<br />

Paris net settlement (PNS)<br />

Sistema di regolamento netto in tempo reale che permette il regolamento irrevocabile dei pagamenti<br />

di importo elevato nel corso <strong>della</strong> giornata; è gestito dalla Centrale de Règlements Interbancaires<br />

(CRI). Il PNS ha sostituito il Système Net Protégé il 19 aprile 1999. Il sistema è stato<br />

dismesso il 18 febbraio 2008, in concomitanza con la migrazione <strong>della</strong> piazza finanziaria francese<br />

a TARGET2.<br />

Partite deteriorate<br />

Partite in sofferenza (vedi: Sofferenze), partite incagliate (vedi), crediti scaduti e/o sconfinanti deteriorati<br />

(vedi) e crediti ristrutturati (vedi).<br />

Partite in sofferenza (vedi: Sofferenze)<br />

Partite incagliate<br />

Esposizioni verso affidati in temporanea situazione di obiettiva difficoltà che, peraltro, possa essere<br />

prevedibilmente superata in un congruo periodo di tempo.<br />

Passività subordinate<br />

Prestiti subordinati (vedi) e strumenti ibridi di patrimonializzazione computabili e non computabili<br />

nel patrimonio dell’emittente in base alla vigente disciplina di vigilanza.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

351


352<br />

Patrimonio di vigilanza<br />

Costituito dalla somma del patrimonio di base e del patrimonio supplementare entrambi al netto delle<br />

relative deduzioni. Il patrimonio supplementare viene ammesso nel limite massimo del patrimonio<br />

di base. Per maggiori informazioni cfr. la Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006.<br />

Patto di stabilità e crescita<br />

Il Patto, varato dal Consiglio europeo nel 1997 ad Amsterdam, completa la definizione delle regole di<br />

bilancio europee rispetto a quanto già previsto dal Trattato di Maastricht e si articola in due parti: la<br />

prima stabilisce le regole atte a prevenire l’accumulazione di squilibri di bilancio eccessivi; la seconda<br />

enuncia le procedure e le sanzioni volte alla correzione di tali squilibri. Il Patto è stato recentemente<br />

modificato dal pacchetto di provvedimenti entrato in vigore il 13 dicembre <strong>2011</strong> noto con il nome<br />

di six-pack ed è stato completato dal Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance<br />

nell’Unione economica e monetaria, siglato da 25 paesi <strong>della</strong> UE (tranne Regno Unito e Repubblica<br />

Ceca) il 2 marzo 2012. Tali modifiche rispondono all’obiettivo di rafforzare i meccanismi di sorveglianza<br />

multilaterale, di aumentare gli incentivi alla disciplina di bilancio e di rafforzare l’automaticità<br />

del meccanismo sanzionatorio. Con il Patto i paesi <strong>della</strong> UE si impegnano a perseguire un obiettivo<br />

di medio termine per il proprio saldo di bilancio strutturale; tale obiettivo, specifico per ciascun<br />

paese, può differire da una posizione di pareggio o di avanzo e si deve collocare non oltre il limite<br />

minimo di un disavanzo (vedi) dell’1 per cento del PIL qualora il rapporto tra il debito e il prodotto<br />

sia significativamente inferiore alla soglia del 60 per cento e il rischio per la sostenibilità delle finanza<br />

pubbliche sia contenuto. Ciascun paese deve fissare il proprio obiettivo in modo da disporre di un<br />

margine di sicurezza rispetto alla soglia del 3 per cento del PIL fissata dal Trattato di Maastricht, tale<br />

da garantire rapidi progressi verso la sostenibilità dei conti pubblici e quindi disporre di margini di<br />

manovra in particolare per gli investimenti pubblici. L’obiettivo può essere rivisto ogni tre anni o in<br />

caso di attuazione di riforme strutturali con notevole impatto sui conti pubblici. I paesi che non hanno<br />

ancora conseguito il proprio obiettivo di medio termine devono conseguire un miglioramento del<br />

saldo strutturale di almeno lo 0,5 per cento del PIL l’anno. Il percorso di aggiustamento è assicurato<br />

anche dall’imposizione di un vincolo alla dinamica <strong>della</strong> spesa: per i paesi che hanno già raggiunto il<br />

proprio obiettivo di medio termine, il tasso di crescita annuale <strong>della</strong> spesa non deve superare quello di<br />

medio periodo del PIL potenziale, a meno che la maggior crescita <strong>della</strong> spesa non venga compensata<br />

da aumenti discrezionali delle entrate. Per gli altri paesi, la dinamica dovrà essere più bassa e tale da<br />

garantire un miglioramento del saldo strutturale di bilancio di almeno lo 0,5 per cento del PIL all’anno<br />

sino al raggiungimento dell’obiettivo di medio termine.<br />

Il Patto prevede che qualora il rapporto tra il debito e il PIL superi il 60 per cento del prodotto,<br />

l’eccedenza debba diminuire di un ventesimo all’anno nei tre anni che terminano con quello di<br />

valutazione. Inter alia, il Patto precisa tempi e modalità di attuazione <strong>della</strong> Procedura per i disavanzi<br />

eccessivi (vedi) e stabilisce il contenuto dei programmi di stabilità e dei programmi di convergenza<br />

che devono essere aggiornati ogni anno rispettivamente dai paesi <strong>della</strong> UE che hanno già adottato<br />

la moneta unica e da quelli che non lo hanno ancora fatto (vedi: Programmi di stabilità). Il Patto di<br />

stabilità e crescita è costituito dai regolamenti CE nn. 1466 e 1467 del 1997, come emendati dai<br />

regolamenti CE nn. 1055 e 1056 del 2005, dai regolamenti UE nn. 1175 e 1177 del <strong>2011</strong>, e da<br />

una risoluzione del Consiglio europeo del 1997.<br />

Patto di stabilità interno<br />

Il Patto di stabilità interno, introdotto con la manovra di bilancio per il 1999, mira a coinvolgere le<br />

Amministrazioni locali nel perseguimento degli obiettivi concordati per i conti pubblici in sede europea.<br />

Le norme di applicazione del Patto sono state oggetto di frequenti revisioni (cfr. nell’Appendice<br />

il paragrafo <strong>della</strong> sezione Principali provvedimenti in materia economica: Finanza decentrata, vari anni).<br />

Pe-acH (Pan-European Automated Clearing House)<br />

PEACH è definita nel PEACH/CSM Framework dell’EPC (vedi) come l’infrastruttura o l’insieme<br />

di infrastrutture integrate per la compensazione e il regolamento degli strumenti di pagamento<br />

SEPA (vedi), capace di assicurare la piena raggiungibilità degli intermediari nell’area unica dei<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


pagamenti in euro. Essa è dotata delle necessarie norme di amministrazione, procedure operative e<br />

piattaforme tecniche (vedi anche: Automated clearing house).<br />

Persone in cerca di occupazione e di prima occupazione (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

Piani d’azione<br />

I Piani d’azione sono documenti di programmazione adottati dalle Amministrazioni regionali che<br />

partecipano al programma degli Obiettivi di servizio e dal Ministero dell’Istruzione nei quali sono<br />

contenute le strategie, le politiche e le azioni finalizzate al raggiungimento dei target. Nei Piani<br />

sono inoltre indicate le modalità organizzative di attuazione degli interventi e le risorse finanziarie<br />

a essi destinate.<br />

Piattaforma unica condivisa<br />

Infrastruttura tecnica unica condivisa attraverso cui opera il sistema di regolamento lordo in tempo<br />

reale europeo TARGET2 (vedi). Essa si caratterizza per una struttura di tipo modulare ed è composta<br />

da quattro moduli obbligatori (Payment Module, Information and Control Module, Static<br />

Data Module e Contingency Module), e altri opzionali. La <strong>Banca</strong> d’Italia, oltre ai cennati moduli<br />

obbligatori, ha adottato tre moduli opzionali (Home Accounting Module, Standing Facilities Module<br />

e Reserve Management Module).<br />

Polizze vita index-linked<br />

Polizze vita con prestazioni ancorate a indici di riferimento, normalmente tratti dai mercati azionari.<br />

La polizza può prevedere la garanzia di un capitale o rendimento minimo.<br />

Polizze vita rivalutabili<br />

Polizze vita con prestazioni collegate a una gestione separata di valori mobiliari. L’assicuratore garantisce<br />

la corresponsione del capitale assicurato e di una rivalutazione pari a una parte del rendimento<br />

<strong>della</strong> gestione separata.<br />

Polizze vita unit-linked<br />

Polizze vita con prestazioni collegate al valore di fondi d’investimento. La polizza può prevedere la<br />

garanzia di un capitale o rendimento minimo.<br />

Pooling<br />

Sistema di gestione delle garanzie per le operazioni di credito dell’Eurosistema basato sul pegno e su<br />

un unico conto di deposito per le garanzie (cosiddetto conto pool). Il valore delle attività depositate in<br />

tale conto garantisce in modo indistinto il complesso delle operazioni di credito poste in essere dalla<br />

controparte.<br />

POs o punto di vendita<br />

Apparecchiatura automatica mediante la quale è possibile effettuare il pagamento di beni o servizi<br />

presso il loro fornitore utilizzando carte di pagamento. L’apparecchiatura consente il trasferimento<br />

delle informazioni necessarie per l’autorizzazione e la registrazione, in tempo reale o differito, del<br />

pagamento.<br />

Posizione patrimoniale netta verso l’estero<br />

Prospetto statistico, spesso indicato con il termine abbreviato “posizione netta”, che mostra, a una<br />

certa data, la consistenza delle attività e delle passività finanziarie di un paese verso il resto del<br />

mondo. Lo schema di presentazione <strong>della</strong> posizione patrimoniale sull’estero utilizza gli stessi criteri<br />

classificatori del conto finanziario <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti: funzionale, attività/passività, per<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

353


354<br />

strumento e settoriale. La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero sono raccordabili.<br />

La variazione <strong>della</strong> posizione patrimoniale netta verso l’estero, al netto degli aggiustamenti<br />

di valutazione (prezzi degli strumenti finanziari sottostanti, tassi di cambio) e di altri aggiustamenti<br />

corrisponde al saldo del conto finanziario cambiato di segno, che a sua volta coincide con la somma<br />

dei saldi del conto corrente e del conto capitale <strong>della</strong> bilancia dei pagamenti compresa la voce errori<br />

e omissioni.<br />

Posizioni aperte (Open interest)<br />

Nei mercati dei futures e delle opzioni, le posizioni aperte sono rappresentate dal totale delle operazioni<br />

di acquisto/vendita a termine che non sono state chiuse dagli investitori con operazioni di segno<br />

inverso.<br />

Poverty reduction and Growth trust (PRGT)<br />

Trust istituito dal Fondo monetario internazionale per l’erogazione di prestiti agevolati a paesi membri<br />

a basso reddito. A ciascuno degli sportelli finanziari che si appoggiano al trust sono associati conti<br />

separati per la gestione di entrate e uscite.<br />

Precautionary and liquidity line (PLL)<br />

Sportello finanziario dell’FMI, di natura precauzionale e riservato a paesi che non soddisfano tutti<br />

i requisiti <strong>della</strong> Flexible Credit Line (vedi): con fondamentali e politiche solidi ma con moderate<br />

vulnerabilità. Tale linea di credito può essere richiesta per sei mesi o un anno, rinnovabile fino a<br />

due, ed è soggetta a condizionalità ex-post; può essere richiesta a fronte di un problema potenziale<br />

o effettivo di bilancia dei pagamenti. L’ammontare del prestito è soggetto a limiti proporzionali alle<br />

quote del paese membro presso il Fondo.<br />

Precautionary credit line (PCL)<br />

Sportello finanziario dell’FMI, di natura precauzionale e riservato a paesi che non soddisfano tutti<br />

i requisiti <strong>della</strong> Flexible Credit Line (vedi): con fondamentali e politiche solidi ma con moderate<br />

vulnerabilità. Tale linea di credito può essere richiesta per un anno a fronte di un problema potenziale<br />

di bilancia dei pagamenti, rinnovabile fino a due, ed è soggetta a condizionalità ex-post.<br />

L’ammontare del prestito è soggetto a limiti proporzionali alle quote del paese membro presso il<br />

Fondo. Nel <strong>2011</strong> la PCL è stata sostituita dalla PLL (vedi).<br />

Preference shares<br />

Titoli che associano a forme di remunerazione ancorate ai tassi di mercato caratteristiche di subordinazione<br />

particolarmente accentuate, ad esempio il mancato recupero negli esercizi successivi degli<br />

interessi non corrisposti dalla banca e la partecipazione alle perdite <strong>della</strong> banca stessa nel caso in cui<br />

esse determinino una rilevante riduzione delle risorse patrimoniali. Le Istruzioni di vigilanza fissano<br />

le condizioni in base alle quali le preference shares possono essere computate nel patrimonio di base<br />

delle banche e dei gruppi bancari.<br />

Pressione fiscale<br />

Incidenza sul PIL del complesso delle entrate tributarie e contributive. Comprende le imposte in<br />

conto capitale e i contributi sociali figurativi.<br />

Prestiti <strong>della</strong> repubblica<br />

Titoli obbligazionari a tasso fisso o variabile emessi dal Tesoro italiano sui mercati esteri sotto la<br />

denominazione di Republic of Italy. Sono solitamente denominati nelle principali valute degli<br />

euromercati quali dollari, yen, euro.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Prestiti delle banche<br />

L’aggregato comprende, oltre agli impieghi, i pronti contro termine attivi, gli effetti insoluti al<br />

protesto e propri, le partite in sofferenza, i prestiti subordinati, le somme depositate dalle banche su<br />

conti facenti capo al Tesoro e altre voci di minore entità.<br />

Prestiti per altri scopi<br />

Crediti concessi alle famiglie per finalità connesse ad attività economiche e per scopi diversi dal<br />

consumo e dall’acquisto di immobili.<br />

Prestiti per l’acquisto di abitazioni<br />

Crediti concessi alle famiglie al fine di effettuare investimenti immobiliari, ivi inclusi la costruzione<br />

e la ristrutturazione.<br />

Prestiti ristrutturati<br />

Crediti per i quali una banca, a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie<br />

del debitore, acconsente a modifiche delle originarie condizioni contrattuali (ad esempio rinegoziazione<br />

<strong>della</strong> durata, riduzione del capitale e/o degli interessi) che danno luogo a una perdita.<br />

Prestiti sindacati<br />

Operazioni di finanziamento in cui una o più istituzioni finanziarie capofila contrattano le condizioni<br />

con il debitore e organizzano il collocamento di quote del prestito presso altri intermediari.<br />

Prestiti subordinati<br />

Strumenti di finanziamento il cui schema negoziale prevede che i portatori dei documenti rappresentativi<br />

del prestito siano soddisfatti successivamente agli altri creditori in caso di liquidazione<br />

dell’ente emittente.<br />

Prestito titoli<br />

Le operazioni di prestito titoli sono contratti in cui una parte (il Prestatore) consegna all’altra (il<br />

Prestatario) una determinata quantità di titoli, e l’altra si impegna a restituire, a una data scadenza,<br />

titoli <strong>della</strong> medesima specie e quantità. A garanzia delle operazioni il Prestatario può conferire denaro<br />

o valori mobiliari.<br />

Prezzi al consumo<br />

indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale e per le famiglie di operai e<br />

impiegati<br />

L’indice per l’intera collettività nazionale fa riferimento ai consumi finali delle famiglie originati<br />

da transazioni monetarie effettuate sul territorio economico nazionale. L’indice per le famiglie<br />

di operai e impiegati si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un<br />

lavoratore dipendente operaio o impiegato; viene calcolato anche al netto dei tabacchi, come<br />

previsto dalla L. 5.2.1992, n. 81. Quest’ultimo indicatore è utilizzato a fini legislativi.<br />

indice dei prezzi al consumo armonizzato<br />

L’indice dei prezzi al consumo armonizzato consente di confrontare i tassi di inflazione dei paesi<br />

aderenti all’Unione europea; è prodotto dall’Istat, dal gennaio 1997, sulla base di metodologie<br />

comuni indicate dall’Eurostat.<br />

Prezzi alla produzione dei prodotti industriali<br />

L’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali misura le variazioni nel tempo dei prezzi<br />

che si formano nel primo stadio di commercializzazione dei principali beni fabbricati da imprese<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

355


356<br />

con stabilimenti di produzione localizzati nel paese di riferimento e venduti all’interno del territorio<br />

nazionale (mercato interno) o direttamente esportati (mercato estero).<br />

Principali paesi esportatori di petrolio<br />

Comprendono i Paesi dell’OPEC (vedi), Messico, Norvegia e Russia. La definizione non coincide<br />

con quella dei Paesi emergenti e in via di sviluppo esportatori di fonti di energia (vedi) a cura del<br />

FMI.<br />

Private equity (vedi: Fondi comuni di investimento chiusi)<br />

Procedura lamfalussy<br />

Procedura legislativa finalizzata a razionalizzare la produzione <strong>della</strong> normativa in campo finanziario<br />

nell’Unione europea. Introdotta nel 2001, in base alle raccomandazioni di un comitato<br />

presieduto da Alexandre Lamfalussy per il settore mobiliare, la procedura è stata successivamente<br />

estesa ai settori bancario e assicurativo. Essa si articola in quattro livelli. Al primo livello vi è<br />

l’elaborazione <strong>della</strong> legislazione primaria, in cui sono stabiliti i principi generali <strong>della</strong> regolamentazione.<br />

Al secondo livello si situa la predisposizione <strong>della</strong> normativa secondaria per l’attuazione<br />

delle disposizioni di primo livello; la Commissione europea elabora disposizioni di dettaglio con<br />

l’assistenza di comitati distinti per i settori bancario, mobiliare e assicurativo, ai quali partecipano<br />

i rappresentanti dei ministeri economici e finanziari. Al terzo livello operano comitati tecnici,<br />

composti da rappresentanti delle autorità di vigilanza sui settori bancario, mobiliare e assicurativo,<br />

che svolgono funzioni di consulenza nei confronti <strong>della</strong> Commissione per le proposte<br />

legislative e di coordinamento tra le autorità di vigilanza per garantire il recepimento uniforme<br />

e coerente <strong>della</strong> legislazione di primo e secondo livello. Il quarto livello corrisponde al potere di<br />

verifica <strong>della</strong> Commissione <strong>della</strong> coerente applicazione delle norme da parte dei paesi membri.<br />

Procedura per i disavanzi eccessivi<br />

I paesi <strong>della</strong> UE devono evitare disavanzi eccessivi (articolo 104 del Trattato di Maastricht). A<br />

tal fine i paesi devono rispettare le regole di bilancio sancite dal Trattato di Maastricht. In particolare,<br />

il disavanzo deve essere inferiore al 3 per cento del PIL e il debito deve essere inferiore al<br />

60 per cento del prodotto o, se superiore, deve ridursi a una velocità adeguata. La Commissione<br />

europea controlla l’evoluzione dei conti pubblici nei singoli paesi e la conformità di quest’ultima<br />

rispetto ai limiti fissati per il disavanzo e il debito. Qualora un paese violi una o entrambe le<br />

suddette regole, viene avviata una procedura – denominata Procedura per i disavanzi eccessivi –<br />

volta a far riportare i conti pubblici del paese in esame in una situazione coerente con le regole<br />

di bilancio del Trattato. La Procedura, i cui tempi e modalità di applicazione sono precisati dal<br />

Patto di stabilità e crescita, si articola in varie fasi e prende avvio con un rapporto <strong>della</strong> Commissione<br />

europea.<br />

Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato (PIL)<br />

Corrisponde alla produzione totale di beni e servizi dell’economia, diminuita dei consumi intermedi<br />

e aumentata dell’IVA e delle imposte indirette sulle importazioni. È pari alla somma dei<br />

valori aggiunti (vedi: Valore aggiunto) ai prezzi del produttore delle varie branche, aumentata<br />

dell’IVA e delle imposte indirette sulle importazioni.<br />

Programmi di stabilità<br />

Come previsto dal Patto di stabilità e crescita (vedi), ogni paese dell’area dell’euro deve presentare<br />

al Consiglio UE e alla Commissione europea, nell’ambito del semestre europeo, le informazioni necessarie<br />

ai fini <strong>della</strong> sorveglianza multilaterale – stabilita dal Trattato di Maastricht – dell’economia<br />

e delle politiche economiche di ciascun paese. Tali informazioni sono fornite annualmente entro<br />

la fine di aprile mediante documenti elaborati dai governi denominati Programmi di stabilità. Tali<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


documenti includono: informazioni sull’obiettivo di bilancio di medio termine, sul percorso di avvicinamento<br />

a tale obiettivo e sull’evoluzione del rapporto fra il debito e il prodotto; previsioni sulla<br />

crescita delle spese e delle entrate; le principali ipotesi sull’andamento atteso per le più importanti<br />

variabili macroeconomiche; una valutazione quantitativa degli interventi discrezionali di politica di<br />

bilancio e di altre politiche adottate e/o proposte per raggiungere gli obiettivi fissati nel Programma;<br />

un’analisi dell’impatto sui conti pubblici di eventuali modifiche alle ipotesi macroeconomiche<br />

adottate. I Programmi di stabilità vengono esaminati dalla Commissione europea e dal Comitato<br />

economico e finanziario (vedi); i loro rapporti costituiscono la base per la valutazione dei Programmi<br />

da parte del Consiglio dell’Ecofin, in particolare con riferimento al rispetto del complesso delle<br />

regole di bilancio europee. Anche i paesi <strong>della</strong> UE che non appartengono all’area dell’euro devono<br />

presentare annualmente documenti programmatici denominati Programmi di convergenza.<br />

Project financing<br />

Operazione di finanziamento a lungo termine che prevede il coinvolgimento dei soggetti privati<br />

nella realizzazione e nell’accollo totale o parziale dei costi di opere pubbliche in vista di guadagni<br />

futuri legati alla gestione delle opere medesime.<br />

Punto base (Basis point)<br />

Corrisponde a un centesimo di punto percentuale.<br />

Quadro strategico nazionale (QSN)<br />

Il Quadro strategico nazionale è un documento che ogni Stato membro prepara e trasmette alla<br />

Commissione europea entro cinque mesi dall’adozione degli orientamenti strategici comunitari per<br />

la coesione. Il QSN, previsto dal Regolamento generale sulla politica di coesione comunitaria, è necessario<br />

per garantire un approccio programmatico strategico e un raccordo organico <strong>della</strong> politica<br />

di coesione comunitaria con le strategie nazionali degli Stati membri.<br />

raccolta bancaria<br />

Comprende i depositi e le obbligazioni.<br />

rapid financing instrument (RFI)<br />

Sportello finanziario dell’FMI attraverso il quale i paesi possono ottenere velocemente e con un<br />

esborso anticipato un ammontare limitato di risorse (50 per cento <strong>della</strong> propria quota su base annuale<br />

e 100 per cento in totale), nei casi in cui la predisposizione di un dettagliato programma di<br />

risanamento economico non sia necessaria o non sia fattibile.<br />

rapporto di turnover<br />

Misura il grado di mobilità, o di liquidità, di uno stock di attività finanziarie. È calcolato come<br />

rapporto tra il volume di scambi e la consistenza in essere di attività finanziarie.<br />

rating<br />

Esprime la valutazione, formulata da un’agenzia privata specializzata, del merito di credito di un<br />

soggetto emittente obbligazioni sui mercati finanziari internazionali, ovvero <strong>della</strong> probabilità che<br />

questi faccia fronte puntualmente al servizio del debito. Il rating fornisce agli operatori finanziari<br />

un’informazione omogenea sul grado di rischio degli emittenti e riveste una grande importanza per<br />

gli investitori che non sono in grado di effettuare autonomamente l’analisi del rischio di credito.<br />

L’assegnazione di un rating agevola per gli emittenti il processo di fissazione del prezzo e di collocamento<br />

dei titoli emessi. Per questi motivi, i soggetti che desiderano collocare titoli sui mercati<br />

finanziari internazionali sono indotti a richiedere una valutazione del loro merito di credito alle<br />

agenzie di rating. In alcuni casi, anche in relazione all’importanza del soggetto emittente, le agenzie<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

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358<br />

possono assegnare d’iniziativa un rating che, in questo caso, viene definito «implicito». Le agenzie<br />

definiscono una graduatoria, diversa per le obbligazioni a breve e a lungo termine, in funzione del<br />

grado di solvibilità dell’emittente; questa graduatoria prevede, per il debito a lungo termine, un<br />

massimo di affidabilità AAA (assenza di rischio); sotto tale livello sono previsti vari tipi di classificazioni.<br />

Le principali agenzie di rating, circa una decina, sono dislocate soprattutto negli Stati Uniti.<br />

Le più rappresentative sono Standard & Poor’s e Moody’s, le uniche, tra l’altro, che forniscano una<br />

gamma completa di valutazione, differenziata sia per tipologia dell’emittente che per strumento<br />

finanziario.<br />

recapiti locale<br />

Sottosistema del sistema di compensazione BI-Comp (vedi) destinato al trattamento degli assegni<br />

e degli altri titoli di pagamento cartacei scambiati tra operatori aderenti alla medesima Stanza di<br />

compensazione (vedi). Dal 12 ottobre 1998 sono operative solo le Stanze di Roma e Milano.<br />

redditi da lavoro dipendente<br />

Costo sostenuto dai datori di lavoro per i lavoratori, a titolo di remunerazione del lavoro dipendente;<br />

include le Retribuzioni lorde (vedi) e gli oneri sociali – somma dei contributi sociali effettivi e<br />

dei contributi sociali figurativi – a carico delle imprese.<br />

redditi prelevati dai membri delle quasi-società<br />

Quota dei profitti delle quasi-società (vedi: Settori istituzionali) prelevata dai membri delle stesse<br />

per il soddisfacimento dei propri bisogni individuali.<br />

reddito da signoraggio<br />

È il reddito connesso alla funzione di emissione <strong>della</strong> moneta ed è definito, nell’ambito del SEBC,<br />

come reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita <strong>della</strong> circolazione in euro. Il reddito<br />

da signoraggio <strong>della</strong> BCE è rappresentato dalla remunerazione dei crediti nei confronti delle BCN<br />

dell’Eurosistema, corrispondenti alla quota di banconote in euro convenzionalmente assegnata alla<br />

BCE (pari all’8 per cento <strong>della</strong> circolazione complessiva dell’Eurosistema). Tale reddito viene distribuito<br />

alle BCN in proporzione alla rispettiva quota di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE.<br />

L’ammontare del reddito da signoraggio <strong>della</strong> BCE può essere ridotto, con decisione del Consiglio<br />

direttivo <strong>della</strong> BCE, in relazione ai costi sostenuti dalla stessa per l’emissione e la gestione operativa<br />

delle banconote in euro. Inoltre il Consiglio direttivo può decidere di non dar luogo, in tutto o in<br />

parte, alla distribuzione del reddito da signoraggio al fine di: 1) assicurare che la ripartizione annuale<br />

complessiva degli utili non ecceda il profitto netto <strong>della</strong> BCE per l’esercizio; 2) destinarlo a un<br />

fondo di accantonamento costituito, nel bilancio <strong>della</strong> BCE, a fronte dei rischi di cambio, di tasso<br />

di interesse, di credito e di prezzo dell’oro.<br />

reddito equivalente<br />

Reddito familiare diviso per la dimensione equivalente <strong>della</strong> famiglia che tiene conto dell’esistenza<br />

di economie di scala nelle necessità di consumo <strong>della</strong> stessa; ad esempio, le spese per elettricità in<br />

una famiglia di tre componenti sono inferiori a tre volte tanto quelle di un nucleo con un solo componente.<br />

La dimensione equivalente <strong>della</strong> famiglia è calcolata applicando la scala di equivalenza<br />

modificata dell’OCSE (la quale attribuisce valore 1 al primo componente adulto, 0,5 a ogni altro<br />

componente di età superiore a 13 anni e 0,3 a ogni componente di età uguale o inferiore a 13 anni).<br />

reddito misto<br />

Proventi affluiti alle famiglie come remunerazione delle prestazioni svolte dai proprietari delle<br />

imprese non costituite in forma di società e dai loro familiari; includono implicitamente la partecipazione<br />

agli utili delle stesse imprese.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


eddito monetario<br />

Norme statutarie – Secondo l’art. 32 dello Statuto del SEBC il reddito monetario delle BCN riviene<br />

dall’esercizio delle funzioni di politica monetaria da parte delle BCN stesse ed è definito – in generale<br />

– come reddito annuo originato dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione<br />

e dei depositi degli enti creditizi. È prevista la possibilità che, su delibera del Consiglio direttivo <strong>della</strong><br />

BCE, dopo l’inizio <strong>della</strong> terza fase <strong>della</strong> UE il reddito monetario sia calcolato secondo un metodo<br />

alternativo per un periodo che non superi i cinque anni. L’ammontare del reddito monetario viene<br />

decurtato di un importo pari agli interessi pagati sui depositi degli enti creditizi. La somma dei redditi<br />

monetari delle BCN viene ripartita fra le stesse – attraverso la BCE – in proporzione alle quote versate<br />

di capitale <strong>della</strong> BCE, fatto salvo l’eventuale utilizzo dei redditi monetari, in base all’art. 33.2 dello<br />

Statuto, ai fini del ripianamento delle perdite <strong>della</strong> BCE (vedi: Ripianamento delle perdite d’esercizio<br />

<strong>della</strong> BCE).<br />

Applicazione – Prima dell’avvio <strong>della</strong> terza fase il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE – a causa delle rilevanti<br />

differenze esistenti tra i bilanci delle diverse BCN – aveva deliberato l’adozione di un metodo<br />

di calcolo alternativo. Tale metodo (cosiddetto indiretto), utilizzato per il triennio 1999-2001, non<br />

prendeva in considerazione i rendimenti effettivi degli attivi dei bilanci ma applicava un unico tasso<br />

di riferimento (convenzionalmente pari al tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento principali<br />

dell’Eurosistema) a un aggregato di passività monetarie nei confronti di controparti del settore<br />

finanziario dell’area dell’euro relative alle operazioni di politica monetaria denominate in euro (conti<br />

correnti inclusi i depositi di riserva obbligatoria; depositi overnight; depositi a tempo determinato;<br />

depositi collegati alle richieste di margini; depositi derivanti da operazioni temporanee di vendita<br />

finalizzate al drenaggio <strong>della</strong> liquidità; passività connesse all’emissione da parte <strong>della</strong> BCE di certificati<br />

di debito).<br />

Con decisione del 6 dicembre 2001 il Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE ha stabilito, nonostante il persistere<br />

di una certa disomogeneità tra i bilanci delle BCN, di abbandonare il metodo alternativo. Sulla<br />

base del citato atto normativo, per l’esercizio 2002, il calcolo del reddito monetario è stato effettuato<br />

con il metodo indiretto ma con l’inclusione, nell’aggregato delle passività monetarie (liability base),<br />

delle banconote in circolazione e di talune passività (nette) intra Eurosistema (connesse alle transazioni<br />

TARGET e all’allocazione delle banconote in euro all’interno dell’Eurosistema).<br />

A partire dall’esercizio 2003 viene adottato un metodo di calcolo semidiretto, in base al quale il reddito<br />

monetario (da accentrare) di ciascuna BCN è pari al reddito annuo che essa ottiene dai cosiddetti<br />

attivi earmarkable, detenuti in contropartita <strong>della</strong> liability base. La liability base di ciascuna BCN è<br />

costituita principalmente da: banconote in circolazione; passività verso istituzioni creditizie dell’area<br />

dell’euro relative a operazioni di politica monetaria denominate in euro; passività intra Eurosistema<br />

(nette) risultanti dalle transazioni TARGET2; passività intra Eurosistema (nette) derivanti dall’allocazione<br />

delle banconote in euro all’interno dell’Eurosistema. Gli interessi corrisposti sulle passività<br />

incluse nella liability base vengono dedotti dal reddito monetario da accentrare. Gli attivi earmarkable<br />

di ciascuna BCN sono costituiti principalmente da: rifinanziamento a istituzioni creditizie dell’area<br />

dell’euro per operazioni di politica monetaria; titoli detenuti per finalità di politica monetaria; crediti<br />

intra Eurosistema equivalenti al trasferimento delle riserve alla BCE; crediti intra Eurosistema (netti)<br />

risultanti dalle transazioni TARGET2; crediti intra Eurosistema (netti) derivanti dall’allocazione delle<br />

banconote in euro all’interno dell’Eurosistema; un determinato ammontare di oro e crediti in oro<br />

proporzionato alla quota di partecipazione al capitale <strong>della</strong> BCE. L’oro è considerato infruttifero; i<br />

titoli detenuti per finalità di politica monetaria, acquistati nell’ambito dei Covered Bond Purchase<br />

Programme (programmi di acquisto di obbligazioni garantite, decisioni BCE 2.7.2009, n. 16 e<br />

3.11.<strong>2011</strong>, n. 17) sono considerati fruttiferi in misura pari all’ultimo tasso marginale applicato alle<br />

operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema. Qualora l’ammontare degli attivi earmarkable<br />

ecceda o sia inferiore alla liability base, la differenza è compensata applicando alla stessa l’ultimo<br />

tasso marginale applicato alle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema.<br />

reddito nazionale lordo disponibile<br />

Corrisponde al PIL ai prezzi di mercato, più il saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo<br />

relative a imposte indirette sulla produzione e sulle importazioni, contributi alla produzione, red-<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

359


360<br />

diti da lavoro dipendente, redditi da capitale e d’impresa, operazioni di assicurazione contro danni<br />

e altri trasferimenti unilaterali.<br />

Il reddito nazionale lordo disponibile si ripartisce fra i diversi settori istituzionali. Il reddito lordo<br />

disponibile delle Amministrazioni pubbliche coincide con la somma dei consumi collettivi di loro<br />

competenza e dell’avanzo di bilancio; quello delle imprese corrisponde agli utili accantonati; quello<br />

delle famiglie consumatrici è pari alla somma dei redditi da lavoro dipendente e indipendente, dei<br />

redditi da proprietà (al lordo degli ammortamenti), delle prestazioni sociali e del saldo dei trasferimenti,<br />

al netto delle imposte correnti su reddito e patrimonio e dei contributi sociali.<br />

regional Bank lending survey (vedi: Indagine regionale sul credito bancario)<br />

regolazioni di debiti pregressi<br />

Operazioni con le quali lo Stato regola in contanti o in titoli la posizione debitoria propria o di un<br />

altro soggetto pubblico, relativa a transazioni effettuate in esercizi precedenti.<br />

rendicontazione<br />

Attività attraverso la quale la <strong>Banca</strong> d’Italia, in qualità di tesoriere dello Stato, produce con cadenza<br />

periodica flussi informativi e documentali nei confronti delle amministrazioni e degli enti interessati,<br />

a giustificazione delle operazioni di entrata e di uscita eseguite. Tale attività rappresenta il<br />

necessario presupposto per l’elaborazione dei documenti contabili fondamentali dello Stato. Sulla<br />

base del DPR 20.4.1994, n. 367, recante disposizioni per la semplificazione e l’accelerazione delle<br />

procedure di spesa, sono state previste nuove modalità di rendicontazione, che sono state realizzate<br />

attraverso la sostituzione dei supporti cartacei con evidenze informatiche.<br />

rendimento medio effettivo<br />

Tasso di sconto da applicare alle prestazioni future offerte dal titolo per ottenere un valore attuale<br />

pari al corso o al prezzo di emissione.<br />

rendistato<br />

Media mensile dei rendimenti di un campione di titoli pubblici a tasso fisso, attualmente costituito<br />

dai BTP soggetti a imposta e con vita residua superiore all’anno.<br />

repertorio di dati sulle negoziazioni<br />

Soggetto che raccoglie e conserva in modo centralizzato le registrazioni su contratti finanziari.<br />

republic of italy (vedi: Prestiti <strong>della</strong> Repubblica)<br />

request for quote<br />

Modalità di negoziazione attraverso la quale un partecipante al mercato può inviare a più controparti,<br />

preventivamente selezionate, una richiesta per conoscere il prezzo (tasso) a cui sono disposte a<br />

scambiare un determinato importo di uno strumento finanziario (deposito) negoziato sul mercato;<br />

ottenute le quotazioni, il partecipante può decidere se concludere il contratto e con quale delle<br />

controparti, che hanno manifestato interesse a negoziare. La richiesta può essere inviata anche a<br />

un’unica controparte; in questo caso è generalmente comprensiva anche del prezzo (tasso) a cui si<br />

desidera concludere la transazione.<br />

requisiti patrimoniali<br />

Risorse patrimoniali minime richieste a banche, SIM, intermediari finanziari vigilati e SGR, commisurate<br />

al tipo di attività svolta e ai rischi finanziari sottostanti.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


ete nazionale interbancaria (RNI)<br />

Infrastruttura telematica di trasmissione di informazioni tra gli operatori del sistema italiano dei<br />

pagamenti gestita dalla SIA (vedi).<br />

retribuzioni lorde<br />

Comprendono i salari, gli stipendi e le competenze accessorie corrisposti ai lavoratori dipendenti,<br />

al lordo delle trattenute erariali e previdenziali a loro carico.<br />

reverse repo (Reverse repurchase agreement)<br />

Le operazioni di reverse repo sono dei contratti pronti contro termine (vedi Mercato regolamentato<br />

dei pronti contro termine), attraverso cui la Riserva federale assorbe liquidità (riduzione <strong>della</strong> base<br />

monetaria) cedendo a pronti dei titoli detenuti nel proprio portafoglio e impegnandosi contestualmente<br />

al riacquisto a una data futura e a un prezzo prestabilito degli stessi, comprensivo di un tasso<br />

di remunerazione. Operazioni di reverse repo possono anche essere condotte tra controparti di<br />

mercato. In questo caso non determinano una variazione dell’ammontare delle riserve presenti nel<br />

sistema bancario, lasciando invariata la base monetaria.<br />

revoca di sistema<br />

Revoca, per la durata di sei mesi, dell’autorizzazione a emettere assegni presso il sistema bancario<br />

e postale, comminata a un soggetto (persona fisica o giuridica) in seguito all’avvenuta iscrizione<br />

del suo nominativo nella Centrale di allarme interbancaria (vedi) per avere emesso assegni senza<br />

autorizzazione o senza provvista.<br />

riba (Ricevuta bancaria)<br />

Ordine di incasso disposto dal creditore alla propria banca (banca assuntrice) e da quest’ultima trasmesso,<br />

attraverso una apposita procedura interbancaria su Rete nazionale interbancaria, alla banca<br />

domiciliataria, la quale provvede a inviare un avviso di pagamento al debitore.<br />

riD (Rapporti interbancari diretti)<br />

Ordine di incasso di crediti che presuppone una pre-autorizzazione all’addebito in conto da parte<br />

del debitore. L’esecuzione dell’ordine prevede la trasmissione attraverso una apposita procedura<br />

interbancaria su RNI delle informazioni relative agli incassi da eseguire dalla banca del creditore<br />

(banca assuntrice) a quella del debitore (banca domiciliataria).<br />

rilevazione sulle forze di lavoro<br />

Indagine campionaria condotta dall’Istat, utilizzata per la stima dei principali aggregati e indicatori<br />

del mercato del lavoro. Fino al quarto trimestre del 2003 essa veniva effettuata nei mesi di gennaio,<br />

aprile, luglio e ottobre; dal 2004 è condotta in tutte le settimane dell’anno.<br />

Occupati<br />

Persone residenti in età lavorativa (15 anni e oltre) che dichiarano di avere un’occupazione oppure<br />

di aver effettuato una o più ore di lavoro. Secondo la posizione professionale gli occupati<br />

possono essere: dipendenti, se esercitano un lavoro alle dipendenze altrui e percepiscono una<br />

retribuzione sotto forma di salario o stipendio; indipendenti, se svolgono un’attività lavorativa<br />

assumendo il rischio economico che ne consegue. Gli occupati a tempo parziale sono quelli che<br />

si dichiarano tali (nell’indagine dell’Istat non è ulteriormente precisata la definizione). Gli occupati<br />

dipendenti a tempo determinato sono quelli che dichiarano di svolgere un’attività di lavoro<br />

alle dipendenze con un contratto a termine. Per la definizione di «occupati equivalenti» usata in<br />

contabilità nazionale vedi: Unità di lavoro.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

361


362<br />

Persone in cerca di occupazione<br />

Appendice<br />

Persone tra i 15 e i 74 anni di età che, indipendentemente dalla loro condizione precedente,<br />

sono alla ricerca di un lavoro. Secondo la definizione adottata dall’ottobre 1992 è necessario<br />

aver compiuto almeno un’azione di ricerca di lavoro nei 30 giorni precedenti la rilevazione, oltre<br />

a non avere lavorato nella settimana di riferimento dell’indagine ed essere immediatamente<br />

disponibili al lavoro. Non sono ricomprese le persone interessate dalla Cassa integrazione guadagni<br />

(vedi). Le persone in cerca di occupazione sono suddivise in: disoccupati, persone in cerca<br />

di prima occupazione e altre persone in cerca di occupazione. I disoccupati sono coloro che hanno<br />

perduto una precedente occupazione alle dipendenze per licenziamento, fine di un lavoro a<br />

tempo determinato, dimissione da meno di un anno; sono considerate persone in cerca di prima<br />

occupazione coloro che non hanno mai esercitato un’attività lavorativa, oppure l’hanno esercitata<br />

in proprio, oppure hanno smesso volontariamente di lavorare alle dipendenze da almeno<br />

un anno; sono infine classificate come altre persone in cerca di occupazione quelle dichiaratesi in<br />

condizione non professionale (studenti, casalinghe, ritirati dal lavoro), ma che in una successiva<br />

domanda hanno affermato di cercare un’occupazione e di essere immedia tamente disponibili a<br />

lavorare. Dal primo trimestre del 2004 sono classificate come persone con precedenti esperienze<br />

lavorative e persone senza precedenti esperienze lavorative a seconda che abbiano avuto o meno<br />

precedenti occupazioni.<br />

forze di lavoro<br />

Totale delle persone occupate e di quelle in cerca di occupazione (disoccupati, persone in cerca<br />

di prima occupazione e altre persone in cerca di occupazione).<br />

tassi di occupazione, di attività o partecipazione e di disoccupazione<br />

Il tasso di occupazione è il rapporto tra il numero degli occupati e la popolazione in una certa<br />

classe di età; il tasso di attività o di partecipazione è il rapporto tra il totale delle forze di lavoro<br />

e la popolazione in una certa classe di età; in assenza di ulteriori qualificazioni i due tassi si<br />

intendono riferiti alla popolazione tra i 15 e i 64 anni di età. Il tasso di disoccupazione è il<br />

rapporto tra il numero delle persone in cerca di occupazione e il totale delle forze di lavoro.<br />

Al fine di misurare la quantità di lavoro inutilizzato nell’economia, quest’ultimo tasso può<br />

essere corretto per la CIG (vedi), considerando tra le persone senza lavoro gli addetti che<br />

dichiarano di essere stati collocati in CIG nel periodo di riferimento in misura proporzionale<br />

alle ore di CIG utilizzate; può inoltre essere ampliato per includere i lavoratori scoraggiati,<br />

ovvero coloro che pur essendo disponibili a lavorare immediatamente non cercano attivamente<br />

un’occupazione.<br />

ripianamento delle perdite d’esercizio <strong>della</strong> Bce<br />

Ai sensi dell’art. 33.2 dello Statuto del SEBC, l’eventuale perdita d’esercizio <strong>della</strong> BCE viene ripianata,<br />

nell’ordine, come segue:<br />

a) viene utilizzato il fondo di riserva generale <strong>della</strong> BCE;<br />

b) su decisione del Consiglio direttivo <strong>della</strong> BCE, la restante perdita viene compensata con il Reddito<br />

monetario (vedi) dell’anno di riferimento in misura proporzionale agli ammontari assegnati a<br />

ciascuna BCN e fino a concorrenza dei medesimi.<br />

rischio di credito<br />

Eventualità per il creditore che un’obbligazione finanziaria non venga assolta né alla scadenza né<br />

successivamente.<br />

rischio di liquidità<br />

Eventualità per il creditore che un’obbligazione finanziaria non venga assolta alla scadenza, ma con<br />

ritardo non predeterminato anche se breve. Nei sistemi di pagamento prende la denominazione di<br />

rischio di regolamento.<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


ischio operativo<br />

Rischio di perdite derivanti dalla inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane<br />

e sistemi interni, oppure da eventi esogeni; esso comprende il rischio legale, mentre non include<br />

quello strategico e di reputazione.<br />

rischio sistemico<br />

Rischio che l’insolvenza o il fallimento di uno o più intermediari determini generalizzati fenomeni<br />

di ritiro dei depositi, provocando insolvenze o fallimenti a catena di altri intermediari. Nei sistemi<br />

di pagamento, rischio che l’incapacità di un partecipante ai sistemi di compensazione di assolvere<br />

alle proprie obbligazioni dia luogo all’inadempienza a catena di altri aderenti e/o di altri circuiti di<br />

regolamento.<br />

riserva di liquidità per i pagamenti urgenti<br />

Funzionalità offerta per la gestione <strong>della</strong> liquidità nei sistemi di regolamento lordo. Consente<br />

ai partecipanti di riservare una parte <strong>della</strong> propria disponibilità detenuta sul conto per il regolamento<br />

dei pagamenti urgenti. Nel corso <strong>della</strong> giornata i partecipanti possono modificare in<br />

tempo reale l’importo da destinare alla riserva.<br />

riserva obbligatoria<br />

La riserva obbligatoria nell’area dell’euro è disciplinata dall’art. 19 dello Statuto del SEBC, dal regolamento<br />

CE 23.11.1998, n. 2531, dal regolamento CE 1.12.1998, n. 2818, e dal regolamento CE<br />

12.9.2003, n. 1745. Il regolamento <strong>della</strong> BCE ha stabilito che l’aggregato soggetto agli obblighi di<br />

riserva comprende le seguenti passività delle banche denominate in qualsiasi valuta: depositi, titoli<br />

di debito, strumenti di raccolta a breve termine. Sono escluse le passività nei confronti <strong>della</strong> BCE<br />

e delle banche centrali dei paesi che hanno adottato l’euro nonché delle altre banche soggette alla<br />

riserva obbligatoria dell’Eurosistema. Si applica un’aliquota pari a zero alle passività con scadenza<br />

superiore a due anni e ai pronti contro termine e una pari al 2 per cento alle rimanenti; viene<br />

riconosciuta una esenzione di 100.000 euro dalla riserva dovuta. L’8 dicembre <strong>2011</strong> il Consiglio<br />

direttivo ha deciso di ridurre il coefficiente di riserva obbligatoria dal 2 all’1 per cento a decorrere<br />

dal periodo di mantenimento iniziato il 18 gennaio 2012. Il provvedimento è stato disciplinato<br />

attraverso il regolamento UE 14.12.<strong>2011</strong>, n. 1358 <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale europea (BCE/<strong>2011</strong>/26),<br />

che ha modificato il regolamento CE 12.9.2003, n. 1745 sull’applicazione di riserve obbligatorie<br />

minime (BCE/2003/9). L’Eurosistema ha adottato il meccanismo <strong>della</strong> mobilizzazione <strong>della</strong> riserva<br />

obbligatoria, che prevede un rispetto dell’obbligo nella media del periodo di mantenimento. Fino<br />

al 23 gennaio 2004 il periodo di mantenimento <strong>della</strong> riserva obbligatoria aveva inizio il 24 di ciascun<br />

mese e termine il 23 del mese successivo. Dal 24 gennaio 2004 il periodo di mantenimento<br />

inizia nel giorno di regolamento dell’operazione di rifinanziamento principale immediatamente<br />

successiva alla riunione del Consiglio direttivo in cui si valuta l’orientamento <strong>della</strong> politica monetaria<br />

e termina nel giorno precedente la data del regolamento <strong>della</strong> corrispondente operazione nel<br />

mese successivo. Per le istituzioni soggette agli obblighi di segnalazione, i dati di bilancio di fine<br />

mese vengono utilizzati ai fini <strong>della</strong> determinazione dell’aggregato soggetto a riserva per il periodo<br />

di mantenimento che ha inizio nel secondo mese successivo a tale data. Le banche possono movimentare<br />

l’intero ammontare del deposito. La misura <strong>della</strong> remunerazione <strong>della</strong> riserva obbligatoria<br />

è pari al tasso medio delle operazioni di rifinanziamento principali effettuate dall’Eurosistema durante<br />

il periodo di mantenimento.<br />

riserve ufficiali<br />

Secondo la definizione armonizzata per la UEM, costituiscono riserve ufficiali le attività liquide<br />

sotto il diretto controllo dell’autorità monetaria rappresentate da crediti vantati nei confronti di<br />

paesi non aderenti alla UEM e denominati in valute diverse dall’euro. Questo criterio è valido per<br />

la determinazione dell’aggregato “riserve” sia a livello nazionale sia a livello UEM. I dati sulle riserve<br />

ufficiali sono calcolati su base lorda, non tenendo quindi conto delle passività. Le attività di riserva<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

363


364<br />

comprendono le sottovoci: oro monetario, Diritti speciali di prelievo, posizione di riserva nell’FMI,<br />

valute estere (ulteriormente ripartite in valute e depositi, titoli, strumenti finanziari e derivati) e<br />

altre attività.<br />

risparmio gestito (vedi: Investitori istituzionali)<br />

risparmio lordo (vedi: Conto di utilizzazione del reddito)<br />

risultato lordo di gestione (vedi: Conto <strong>della</strong> distribuzione del prodotto interno lordo)<br />

saldo corretto per il ciclo economico<br />

Il saldo dei conti pubblici corretto per gli effetti del ciclo economico fornisce una stima del saldo<br />

che si registrerebbe qualora il sistema economico si collocasse sul suo sentiero di crescita tendenziale,<br />

senza presentare fluttuazioni cicliche.<br />

saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo<br />

Nella contabilità nazionale, è l’eccedenza delle entrate sulle uscite del paese per le transazioni correnti<br />

con l’estero (merci, servizi, redditi dei fattori e trasferimenti correnti).<br />

saldo finanziario<br />

Differenza tra il flusso complessivo delle attività finanziarie e quello delle passività dei diversi settori<br />

istituzionali. Concettualmente corrisponde all’accreditamento o all’indebitamento netto del conto<br />

del capitale <strong>della</strong> contabilità nazionale. Discrepanze tra questi due saldi possono essere determinate<br />

dalle diverse fonti utilizzate.<br />

saldo primario<br />

Saldo dei conti pubblici, calcolato al netto degli interessi passivi.<br />

saldo strutturale<br />

Saldo dei conti pubblici calcolato al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure temporanee.<br />

Nelle analisi <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia gli effetti del ciclo economico sono stimati sulla base di una<br />

metodologia, descritta nella <strong>Relazione</strong> annuale sul 2000 (cfr. il paragrafo del capitolo C: La politica<br />

di bilancio del 2000); essa tiene conto, oltre che del livello del prodotto, anche <strong>della</strong> sua composizione<br />

e <strong>della</strong> distribuzione del reddito. I criteri seguiti per identificare le misure temporanee sono<br />

descritti nella <strong>Relazione</strong> annuale sul 2006 (cfr. il paragrafo del capitolo 11: L’indebitamento netto<br />

nel 2006).<br />

saldo tendenziale<br />

Saldo dei conti pubblici valutato nell’ipotesi di assenza di interventi da parte dell’autorità responsabile<br />

<strong>della</strong> politica di bilancio.<br />

scarto di emissione<br />

Differenza tra il valore nominale di un titolo e il suo prezzo all’emissione.<br />

sePa<br />

La SEPA (Single Euro Payments Area - Area unica dei pagamenti in euro) è un progetto promosso<br />

dalla <strong>Banca</strong> centrale europea e dalla Commissione europea <strong>della</strong> cui realizzazione è responsabile<br />

il Consiglio europeo per i pagamenti (vedi). La SEPA mira a estendere il processo d’integrazione<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


europea ai pagamenti al dettaglio in euro effettuati con strumenti diversi dal contante (bonifici,<br />

addebiti diretti e carte di pagamento), con l’obiettivo di favorire l’efficienza e la concorrenza<br />

all’interno dell’area. In concreto i cittadini europei hanno la possibilità di effettuare pagamenti in<br />

euro a favore di beneficiari situati in qualsiasi paese dell’area, utilizzando un singolo conto bancario<br />

e un insieme di strumenti di pagamento armonizzati (vedi: Strumenti di pagamento SEPA).<br />

Nell’ottica SEPA, tutti i pagamenti al dettaglio in euro sono considerati “domestici”, venendo<br />

meno la distinzione fra pagamenti nazionali e transfrontalieri all’interno dell’area.<br />

servicer<br />

Intermediario vigilato dalla <strong>Banca</strong> d’Italia (società finanziaria iscritta nell’elenco speciale ex art.<br />

107 TUB o banca) cui, in base alle previsioni <strong>della</strong> L. 30.4.1999, n. 130, è affidata la verifica<br />

<strong>della</strong> “conformità delle operazioni di cartolarizzazione alla legge e al prospetto informativo” oltre<br />

all’esecuzione delle attività di riscossione dei crediti ceduti e i connessi servizi di incasso e pagamento.<br />

servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente<br />

Rappresentano per convenzione la differenza tra gli interessi sui crediti (impieghi) e quelli sui debiti<br />

(depositi). In passato erano calcolati per il complesso delle branche produttive e costituivano<br />

una posta correttiva del valore aggiunto dell’intera economia. Attualmente sono calcolati separatamente<br />

per i singoli settori istituzionali utilizzatori, consentendo una più corretta misurazione del<br />

risultato lordo di gestione, quindi del valore aggiunto, sia delle imprese, sia delle famiglie.<br />

servizio del debito<br />

Si riferisce al pagamento degli interessi e delle rate di ammortamento sul debito accumulato.<br />

servizio di compensazione e di liquidazione delle operazioni su strumenti finanziari<br />

Servizio gestito dalla <strong>Banca</strong> d’Italia e finalizzato a consentire la compensazione e il regolamento<br />

delle transazioni su strumenti finanziari stipulate sui diversi mercati. Il servizio è stato dismesso il<br />

23 gennaio 2004 in seguito all’avvio di Express II (vedi).<br />

settore detentore delle attività monetarie<br />

Nella definizione adottata dal SEBC include gli Altri residenti (vedi) e le Altre Amministrazioni<br />

pubbliche (vedi).<br />

settore privato<br />

Nei calcoli del risparmio comprende: famiglie, società finanziarie e non finanziarie.<br />

settore pubblico<br />

Vedi lo schema alla voce: Operatore pubblico.<br />

settore statale<br />

Vedi lo schema alla voce: Operatore pubblico.<br />

settori istituzionali<br />

Raggruppamenti di unità istituzionali che manifestano autonomia e capacità di decisione in campo<br />

economico-finanziario e che, fatta eccezione per le famiglie, tengono scritture contabili separate. Il<br />

Sistema europeo dei conti (SEC95) classifica le unità istituzionali in base alla funzione principale e<br />

alla tipologia del produttore.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

365


366<br />

L’articolazione in settori istituzionali dei Conti finanziari è la seguente:<br />

1) Società non finanziarie. Comprende le società e quasi-società private e pubbliche: tra queste ultime<br />

figurano le aziende autonome, le Ferrovie dello Stato, le aziende municipalizzate e consortili,<br />

le imprese a partecipazione statale, le altre imprese pubbliche. Per quasi-società si intendono<br />

quelle unità che, pur essendo prive di personalità giuridica, dispongono di contabilità completa<br />

e hanno un comportamento economico separabile da quello dei proprietari; esse comprendono<br />

le società in nome collettivo e in accomandita semplice, nonché le società semplici e di fatto e le<br />

imprese individuali con più di cinque addetti.<br />

2) Società finanziarie. Si articola in quattro sottosettori:<br />

2.1) Istituzioni finanziarie monetarie (vedi);<br />

2.2) Altri intermediari finanziari. Comprende società di finanziamento, SIM, società fiduciarie<br />

di gestione, fondi comuni non monetari e Sicav, altri OICR, altre imprese finanziarie;<br />

2.3) Ausiliari finanziari. Comprende le unità istituzionali la cui funzione principale consiste<br />

nell’esercitare attività strettamente connesse all’intermediazione finanziaria, ma non<br />

costituenti esse stesse intermediazione finanziaria. Vi appartengono autorità centrali di<br />

controllo dei mercati finanziari, quali la Consob e l’Isvap, enti vari preposti al funzionamento<br />

dei mercati, associazioni tra banche e tra imprese finanziarie e assicurative, società<br />

che gestiscono fondi comuni, mediatori e promotori finanziari, agenti di cambio con più<br />

di un addetto.<br />

2.4) Imprese di assicurazione e fondi pensione.<br />

3) Amministrazioni pubbliche (vedi). Si articola in tre sottosettori:<br />

3.1) Amministrazioni centrali;<br />

3.2) Amministrazioni locali;<br />

3.3) Enti di previdenza e assistenza sociale.<br />

4) Famiglie e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Comprende gli individui o i<br />

gruppi di individui nella loro funzione di consumatori o in quella di produttori di beni e servizi,<br />

purché il loro comportamento economico e finanziario non sia tale da configurare una quasi-<br />

società.<br />

5) Resto del mondo.<br />

sGr (Società di gestione del risparmio)<br />

Società per azioni alle quali è riservata la possibilità di prestare congiuntamente il servizio di gestione<br />

collettiva e individuale di patrimoni. In particolare, esse sono autorizzate a istituire fondi<br />

comuni di investimento, a gestire fondi comuni di propria o altrui istituzione, nonché patrimoni di<br />

Sicav, e a prestare il servizio di gestione su base individuale di portafogli di investimento.<br />

sia<br />

Il gruppo SIA-SSB, nato dalla fusione per incorporazione di SIA (Società Interbancaria per l’Automazione)<br />

in SSB (Società per i Servizi <strong>Banca</strong>ri), gestisce la Rete nazionale interbancaria (vedi) e<br />

offre servizi di base dati a supporto del sistema dei pagamenti; gestisce le piattaforme per il sistema<br />

di compensazione europeo STEP2 (vedi); gestisce le piattaforme dei mercati e del post-trading delle<br />

società italiane del gruppo London Stock Exchange (LSE); fornisce tra l’altro servizi per la compensazione<br />

dei pagamenti al dettaglio da regolare in BI-Comp (vedi); tratta operazioni con carte di<br />

debito e di credito. Dal 16 maggio <strong>2011</strong> ha modificato la propria denominazione sociale in “SIA<br />

S.p.A.”. SIA è una componente del CSM (vedi) SIA/BI-Comp.<br />

sicav (Società di investimento a capitale variabile)<br />

Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari costituiti in forma societaria, introdotti<br />

nel nostro ordinamento dal D.lgs. 25.1.1992, n. 84, ora disciplinati dal Testo unico in materia<br />

d’intermediazione finanziaria.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


sicav armonizzate<br />

Sicav che rispondono agli stessi requisiti richiesti per i Fondi comuni armonizzati (vedi).<br />

sim (Società di intermediazione mobiliare)<br />

Imprese – diverse dalle banche e dagli intermediari finanziari iscritti nell’elenco previsto dall’art.<br />

107 del Testo unico bancario – autorizzate a svolgere servizi o attività di investimento ai sensi<br />

del Testo unico in materia d’intermediazione finanziaria. Per servizi e attività di investimento si<br />

intendono le seguenti attività aventi per oggetto strumenti finanziari: la negoziazione per conto<br />

proprio; l’esecuzione di ordini per conto dei clienti; il collocamento; la gestione di portafogli; la<br />

ricezione e trasmissione di ordini; la consulenza in materia di investimenti; la gestione di sistemi<br />

multilaterali di negoziazione. Le SIM sono sottoposte alla vigilanza <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia e <strong>della</strong><br />

Consob.<br />

sistema bancario ombra (Shadow banking system)<br />

Sistema di intermediazione creditizia che coinvolge entità e/o attività al di fuori del sistema bancario<br />

tradizionale e che può dar luogo a rischi sistemici di natura bancaria (in particolare attraverso<br />

trasformazione delle scadenze, rischio di liquidità, leva finanziaria e forme imperfette di trasferimento<br />

del rischio di credito) e/o a problemi di arbitraggio regolamentare.<br />

sistema di compensazione<br />

Insieme delle infrastrutture, delle procedure tecnico-operative e delle norme giuridiche che consente<br />

ai partecipanti di scambiarsi e compensare le reciproche ragioni di debito e credito, provvedendo<br />

al regolamento dei soli saldi finali a chiusura del ciclo operativo. I saldi possono essere calcolati su<br />

base bilaterale (cioè nei confronti di ciascuna controparte) o su base multilaterale (nei confronti del<br />

sistema nel suo complesso).<br />

sistema di regolamento lordo<br />

Insieme delle infrastrutture, delle norme e delle procedure tecniche e operative che consente ai<br />

partecipanti di regolare singole operazioni o reciproche obbligazioni direttamente su conti presso<br />

la <strong>Banca</strong> centrale e, per le transazioni in titoli, presso i sistemi di deposito accentrato dei valori<br />

mobiliari (vedi anche: TARGET2; Consegna contro pagamento).<br />

sistema europeo di banche centrali (SEBC)<br />

Il SEBC è composto dalla BCE (vedi) e dalle banche centrali nazionali dei 27 Stati membri<br />

dell’Unione europea, ossia comprende, oltre ai membri dell’Eurosistema, anche le banche centrali<br />

nazionali degli Stati membri che non hanno introdotto l’euro nella terza fase <strong>della</strong> UEM (vedi). Il<br />

SEBC è governato dal Consiglio direttivo e dal Comitato esecutivo <strong>della</strong> BCE, nonché dal Consiglio<br />

generale, in quanto terzo organo decisionale <strong>della</strong> BCE.<br />

sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (Siope)<br />

Sistema che, con strumenti telematici, acquisisce informazioni analitiche sugli incassi e sui pagamenti<br />

delle Amministrazioni pubbliche. Esso è alimentato dai tesorieri bancari e risponde all’obiettivo<br />

di consentire al Ministero dell’Economia e delle finanze la conoscenza tempestiva dell’andamento<br />

dei conti pubblici.<br />

sistema informatizzato dei pagamenti <strong>della</strong> pubblica amministrazione (SIPA)<br />

Sistema istituito con un protocollo d’intesa sottoscritto dalla <strong>Banca</strong> d’Italia, dalla Ragioneria generale<br />

dello Stato, dalla Corte dei conti e dal Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione<br />

(CNIPA). Esso si basa sull’integrazione del Sistema pubblico di connettività (vedi) con<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

367


368<br />

la Rete nazionale interbancaria. Tra i suoi obiettivi rientrano l’ulteriore diffusione delle procedure<br />

telematiche nella gestione del bilancio e <strong>della</strong> tesoreria dello Stato, nonché l’utilizzo dei circuiti<br />

bancario e postale per l’esecuzione dei pagamenti. Un comitato tecnico di coordinamento è incaricato<br />

di elaborare i programmi strategici e le iniziative per lo sviluppo del sistema di reti, mentre<br />

una segreteria tecnica istruisce le decisioni del comitato ed effettua la valutazione delle applicazioni<br />

informatiche. Il SIPA è aperto all’adesione delle amministrazioni che si avvalgono <strong>della</strong> tesoreria<br />

statale e degli altri enti pubblici nazionali e territoriali.<br />

sistema monetario europeo (SME)<br />

Accordo di cooperazione monetaria tra i paesi <strong>della</strong> UE, entrato in vigore il 13 marzo 1979 e cessato<br />

il 31 dicembre 1998 con l’inizio <strong>della</strong> terza fase <strong>della</strong> UEM, avente come obiettivo la creazione di<br />

un’area di stabilità monetaria in Europa. Esso comprendeva: l’istituzione dell’ecu quale unità di<br />

conto e strumento di riserva e di regolamento nella UE, amministrato dal Fondo europeo per la<br />

cooperazione monetaria fino al 31 dicembre 1993 e successivamente dall’IME; i meccanismi di<br />

cambio e di intervento (vedi: Accordi europei di cambio); il sostegno finanziario a breve termine e<br />

il concorso finanziario a medio termine, meccanismi comunitari per il finanziamento <strong>della</strong> bilancia<br />

dei pagamenti.<br />

sistema monetario europeo 2 (SME2) (vedi: Accordi europei di cambio II)<br />

sistema pubblico di connettività (SPC)<br />

Il sistema rappresenta l’evoluzione <strong>della</strong> preesistente Rete unitaria <strong>della</strong> pubblica amministrazione<br />

ed è volto ad assicurare il coordinamento informativo e informatico dei dati tra le amministrazioni<br />

centrali, regionali e locali. Esso consiste in una struttura tecnologica per il collegamento telematico<br />

tra le pubbliche amministrazioni, che consente il dialogo e lo scambio di informazioni in<br />

condizioni di sicurezza, mediante accesso ai dati e alle procedure residenti nei sistemi informativi<br />

automatizzati di ciascun ente.<br />

società di gestione armonizzata<br />

Società con sede legale e direzione generale in uno Stato membro dell’Unione europea diverso<br />

dall’Italia autorizzata, ai sensi delle direttive comunitarie in materia di OICVM (vedi), a prestare il<br />

servizio di gestione collettiva del risparmio.<br />

società di intermediazione mobiliare (vedi: SIM)<br />

società di investimento a capitale variabile (vedi: Sicav)<br />

società finanziarie ex art. 107 del testo unico bancario<br />

Intermediari finanziari iscritti, in base ai criteri fissati dal Ministro dell’Economia e delle finanze,<br />

nell’elenco speciale previsto dall’art. 107 del Testo unico in materia bancaria e creditizia, e sottoposti<br />

ai controlli <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia.<br />

società non finanziarie (vedi: Settori istituzionali)<br />

società per la cartolarizzazione dei crediti (vedi: Società veicolo)<br />

società veicolo<br />

Società che ha per oggetto esclusivo la realizzazione di una o più operazioni di cartolarizzazione e<br />

che, in tale ambito, emette strumenti finanziari negoziabili.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


sofferenze<br />

Crediti al valore nominale nei confronti di soggetti in stato d’insolvenza (anche non accertato giudizialmente)<br />

o in situazioni sostanzialmente equiparabili.<br />

sofferenze nette<br />

Sofferenze al netto dell’ammontare complessivo delle perdite di valore.<br />

sofferenze rettificate<br />

Esposizione complessiva per cassa di un affidato verso il sistema finanziario, quando questi viene<br />

segnalato alla Centrale dei rischi:<br />

a) in sofferenza dall’unico intermediario che ha erogato il credito;<br />

b) in sofferenza da un intermediario e tra gli sconfinamenti dall’unico altro intermediario esposto;<br />

c) in sofferenza da un intermediario e l’importo <strong>della</strong> sofferenza è almeno il 70 per cento dell’esposizione<br />

complessiva verso il sistema finanziario o vi siano sconfinamenti pari o superiori al 10 per<br />

cento;<br />

d) in sofferenza da almeno due intermediari per importi pari o superiori al 10 per cento del credito<br />

utilizzato complessivo per cassa.<br />

sondaggio congiunturale<br />

Dal 1993 la <strong>Banca</strong> d’Italia conduce, nel mese di settembre, un sondaggio tra le imprese nel quale<br />

raccoglie informazioni qualitative sulle tendenze congiunturali. Il campione è in linea di principio<br />

coincidente con quello dell’indagine annuale sulle imprese industriali e dei servizi condotta dalla<br />

<strong>Banca</strong> d’Italia all’inizio dell’anno (vedi: Indagine sulle imprese industriali e dei servizi). I principali<br />

risultati vengono pubblicati in un riquadro del fascicolo autunnale del Bollettino Economico; la<br />

documentazione dettagliata su risultati e metodi utilizzati nell’indagine è resa disponibile nei Supplementi<br />

al Bollettino Statistico. Indagini campionarie (http://www.bancaditalia.it). Elaborazioni sui<br />

dati raccolti, nel rispetto <strong>della</strong> riservatezza dei dati individuali, sono possibili attraverso il sistema di<br />

elaborazione a distanza BIRD (vedi: Bank of Italy Remote access to micro Data).<br />

sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in italia<br />

Dal 2009 la <strong>Banca</strong> d’Italia conduce – in collaborazione con Tecnoborsa SCpA – un’indagine trimestrale<br />

sull’andamento del mercato delle abitazioni in Italia. A partire dall’edizione di ottobre 2010<br />

l’iniziativa si avvale anche <strong>della</strong> collaborazione dell’Agenzia del Territorio. L’indagine descrive le<br />

opinioni degli operatori sull’andamento delle compravendite di immobili residenziali, delle quotazioni<br />

nel trimestre di riferimento rispetto al precedente e sulle prospettive a breve termine locali<br />

e nazionali. La documentazione dettagliata su risultati e metodi utilizzati nell’indagine è resa disponibile<br />

nei Supplementi al Bollettino Statistico. Indagini campionarie (http://www.bancaditalia.it).<br />

sostituzione di mutuo<br />

Operazione in cui un mutuatario sostituisce il contratto di mutuo esistente, anche con la propria<br />

banca, aumentando l’importo del prestito; è prevista l’iscrizione di una nuova ipoteca con un costo<br />

per il cliente.<br />

special data dissemination standard (SDDS)<br />

Iniziativa avviata e coordinata, dal 1996, dall’FMI. Mira a promuovere la produzione di statistiche<br />

economiche e finanziarie tempestive e affidabili da parte degli Stati membri dell’FMI che accedono<br />

o intendono accedere ai mercati finanziari internazionali, attraverso la definizione di standard<br />

comuni di compilazione e di diffusione dei dati. La partecipazione agli SDDS è volontaria e l’Italia<br />

vi ha aderito dal momento <strong>della</strong> loro istituzione (cfr. il sito internet http://www.dsbb.imf.org per<br />

maggiori dettagli sull’iniziativa).<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

369


370<br />

special repo (vedi: Mercato regolamentato dei pronti contro termine)<br />

spese fisse<br />

Spese di importo e scadenze predeterminati a carico del bilancio statale aventi carattere di continuità<br />

e ricorrenza (ad es. stipendi, pensioni, fitti, canoni, ecc.). Il loro pagamento viene ordinato sulla<br />

base di ruoli compilati dalle competenti amministrazioni centrali.<br />

spot-next (vedi: Depositi overnight)<br />

stabilizzatori automatici<br />

Meccanismi economici, legati a fattori istituzionali, tendenti a contenere le fluttuazioni cicliche.<br />

Un esempio è costituito dall’imposta personale sul reddito: data la progressività dell’imposta,<br />

un’espansione/contrazione dell’attività economica determina una crescita/riduzione del prelievo<br />

che attenua la variazione del reddito. Si dicono automatici perché i loro effetti si manifestano in<br />

assenza di provvedimenti discrezionali.<br />

stand-by arrangement<br />

Strumento di finanziamento dell’FMI volto a fornire assistenza finanziaria di breve periodo ai paesi<br />

membri. L’ammontare del prestito è soggetto a limiti proporzionali alle quote del paese membro<br />

presso il Fondo. L’FMI può concedere assistenza finanziaria per ammontari superiori a tale limite<br />

solo in circostanze eccezionali. La durata massima è triennale e il rimborso può avvenire in otto rate<br />

nell’arco temporale compreso tra 25 e 48 mesi dall’erogazione.<br />

stanze di compensazione<br />

Centri presso i quali si svolgono attività concernenti la compensazione. In Italia presso le Stanze<br />

di compensazione, gestite dalla <strong>Banca</strong> d’Italia, vengono effettuate le attività riguardanti la Recapiti<br />

locale (vedi). Dal 12 ottobre 1998 le attività relative alla Recapiti locale sono circoscritte alle Stanze<br />

di Roma e Milano.<br />

steP2<br />

Sistema europeo di compensazione dei pagamenti al dettaglio di proprietà di EBA Clearing. Nasce<br />

nel 2003 per il trattamento dei bonifici transfrontalieri intraeuropei; nel 2006 l’offerta di servizi<br />

viene estesa ai bonifici nazionali scambiati tra alcune banche italiane partecipanti al sistema. Dal<br />

28 gennaio 2008 il sistema tratta bonifici SEPA (vedi) e dal 2 novembre 2009 anche gli addebiti<br />

diretti SEPA. L’infrastruttura tecnica per l’elaborazione e la compensazione dei pagamenti immessi<br />

è offerta dalla SIA (vedi).<br />

stP (Straight through processing)<br />

Trasmissione, tramite reti telematiche, di messaggi elettronici standardizzati relativi a transazioni di<br />

pagamento la cui elaborazione non richiede alcun intervento manuale o correzione.<br />

strumenti derivati<br />

Attività finanziarie il cui valore è determinato da quello di altri titoli scambiati sul mercato. Tra gli<br />

strumenti negoziati sui mercati regolamentati si ricordano i futures e le opzioni. Tra quelli scambiati<br />

sui mercati over-the-counter si ricordano gli swap e i contratti forward.<br />

strumenti di pagamento sePa<br />

Il progetto SEPA prevede attualmente tre tipologie di strumenti (bonifici, addebiti diretti e carte di<br />

pagamento) che rappresentano servizi di base standardizzati a cui i diversi intermediari potranno<br />

aggiungere funzionalità ulteriori. In ambito EPC (vedi) sono stati definiti il SEPA Credit Transfer<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


Scheme Rulebook e il SEPA Direct Debit Scheme Rulebook, in cui sono descritte le regole, le prassi<br />

e gli standard interbancari relativi, rispettivamente, ai servizi di bonifico e di addebito diretto. Per<br />

le carte di pagamento invece è stato definito un insieme di principi, regole e linee guida, dettagliati<br />

in un apposito documento denominato SEPA Cards Framework. Dal primo gennaio 2008 le carte<br />

di pagamento di nuova emissione sono conformi agli standard SEPA che, tra l’altro, prevedono<br />

l’utilizzo <strong>della</strong> tecnologia del micro-chip; il 28 gennaio 2008 è stato introdotto il bonifico SEPA e<br />

il 2 novembre 2009 l’addebito diretto SEPA.<br />

strumenti ibridi del patrimonio di base<br />

Strumenti finanziari computati, entro limiti specifici, nel patrimonio di base in presenza di condizioni<br />

di permanenza nella disponibilità dei fondi raccolti e capacità di assorbimento delle perdite<br />

che garantiscano pienamente la stabilità patrimoniale delle banche. Tali strumenti possono essere<br />

classificati come innovativi o non innovativi in funzione <strong>della</strong> presenza o meno di incentivi al rimborso<br />

anticipato da parte dell’emittente (ad es.: clausole di step up).<br />

surroga del mutuo<br />

Operazione in cui un mutuatario sceglie una banca diversa da quella che ha originato inizialmente il<br />

finanziamento, trasferendo l’ipoteca, senza modificare l’importo del mutuo e senza costi addizionali.<br />

swap sui tassi di interesse, sulle valute e sui tassi di inflazione<br />

Operazione consistente nello scambio di flussi finanziari tra operatori secondo determinate modalità<br />

contrattuali. Nel caso di uno swap sui tassi di interesse, le controparti si scambiano flussi di<br />

pagamento di interessi calcolati su un capitale nozionale di riferimento in base a criteri differenziati<br />

(ad es. una controparte corrisponde un flusso a tasso fisso, l’altra a tasso variabile). Nel caso di uno<br />

swap sulle valute, le controparti si scambiano specifici ammontari di due diverse valute, restituendoli<br />

nel tempo secondo modalità predefinite che riguardano sia il capitale sia gli interessi. Nel caso<br />

di uno swap sul tasso di inflazione le controparti si scambiano flussi di pagamento calcolati su un<br />

capitale nozionale di riferimento e sulla base dell’andamento di un determinato indice dei prezzi<br />

dei beni di consumo nel periodo di riferimento del contratto (ad es. una controparte corrisponde<br />

un flusso a tasso fisso, l’altra a tasso variabile che dipende dalla variazione dell’indice).<br />

sWift (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications)<br />

Società cooperativa tra banche che gestisce la principale rete telematica per il trattamento di operazioni<br />

finanziarie mondiali, l’identificativo internazionale delle banche, gli standard per il trasferimento<br />

dei fondi cross-border internazionali. La società, che ha sede in Belgio, è soggetta a sorveglianza cooperativa<br />

da parte delle banche centrali del G10 e <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> centrale del Belgio quale lead overseer.<br />

tangible assets<br />

Valore contabile degli attivi di una società calcolato escludendo le attività immateriali.<br />

tangible common equity<br />

Definizione generalmente utilizzata dagli analisti nei mercati anglosassoni. Si tratta, in sostanza, del<br />

valore contabile del patrimonio netto di una società calcolato escludendo le attività immateriali e<br />

gli strumenti di patrimonializzazione diversi dalle azioni ordinarie.<br />

tarGet (Trans-European Automated Real-Time Gross Settlement Express Transfer System)<br />

Sistema di regolamento lordo in tempo reale che le banche centrali <strong>della</strong> UE hanno realizzato per la<br />

terza fase <strong>della</strong> UEM (1999) per la gestione dei pagamenti d’importo rilevante in moneta unica. Il<br />

sistema, costituito dai sistemi di regolamento nazionali e dalle infrastrutture necessarie a collegarli<br />

(vedi: BI-Rel; Interlinking) è stato dismesso il 19 maggio 2008, in concomitanza con il completamento<br />

<strong>della</strong> migrazione al nuovo sistema TARGET2 (vedi).<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

371


372<br />

tarGet2<br />

Sistema di regolamento lordo in tempo reale che rappresenta l’evoluzione di TARGET, sviluppato<br />

con lo scopo di soddisfare le esigenze derivanti dalla crescente integrazione finanziaria nell’ambito<br />

dell’area dell’euro. La relativa infrastruttura tecnica è stata realizzata ed è gestita congiuntamente<br />

dalla <strong>Banca</strong> d’Italia, dalla Bundesbank e dalla Banque de France per conto dell’Eurosistema; il<br />

sistema è costituito da una piattaforma unica condivisa che offre un servizio armonizzato con uno<br />

schema tariffario uniforme. Sebbene sia basato su una infrastruttura unica, TARGET2 è giuridicamente<br />

strutturato come una molteplicità di sistemi di pagamento costituita da tutti i sistemi<br />

componenti di TARGET2, designati come “sistemi” secondo le rispettive normative nazionali di<br />

attuazione <strong>della</strong> direttiva sulla settlement finality. TARGET2 è stato avviato il 19 novembre 2007<br />

ed è divenuto pienamente operativo il 19 maggio 2008, con la conclusione <strong>della</strong> fase di migrazione.<br />

tarGet2-<strong>Banca</strong> d’italia<br />

È la componente italiana del sistema di regolamento in tempo reale TARGET2 (vedi), a cui la piazza<br />

finanziaria italiana è migrata a partire dal 19 maggio 2008. Ha sostituito il sistema di regolamento<br />

lordo dei pagamenti di elevato ammontare BI-Rel (vedi) che è cessato a partire dalla medesima data.<br />

tasso base o di riferimento sui crediti agevolati<br />

Tasso attivo riconosciuto alle banche sulle operazioni di credito agevolato.<br />

tasso di attività (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

tasso di cambio effettivo<br />

Indice sintetico del valore esterno di una moneta, costruito come media ponderata dei tassi di<br />

cambio <strong>della</strong> moneta stessa rispetto alle altre divise. I tassi di cambio effettivi nominali e reali sono<br />

rispettivamente basati sui tassi di cambio bilaterali nominali e reali; questi ultimi sono i tassi di<br />

cambio nominali corretti per l’andamento dei prezzi o dei costi.<br />

tasso di disoccupazione (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

tasso di occupazione (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

tasso di partecipazione (vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro)<br />

tasso sui federal funds<br />

Tasso di interesse a brevissimo termine sul mercato statunitense dei fondi federali, in cui si scambiano<br />

le riserve in eccesso detenute dalle aziende di credito presso la Riserva federale. Sebbene si tratti<br />

di un rendimento di mercato, la Riserva federale annuncia un livello di tale tasso come l’obiettivo<br />

di breve termine per le sue operazioni di mercato aperto; gli scostamenti tra il tasso di mercato e il<br />

tasso obiettivo sono generalmente di lieve entità.<br />

terawattora (TWh)<br />

Multiplo del chilowattora (kWh) che misura la quantità di energia prodotta in un’ora da una macchina<br />

<strong>della</strong> potenza di un chilowatt. 1 TWh è pari a 1 miliardo di kWh.<br />

term asset-Backed securities loan facility (TALF)<br />

Programma creato nel 2008 dalla Riserva federale per favorire l’emissione di Asset-backed security<br />

(vedi) aventi come attività sottostante prestiti di vario tipo a consumatori e imprese, tra cui i mutui<br />

commerciali. Nell’ambito <strong>della</strong> TALF, la Federal Reserve Bank di New York (FRBNY) ha messo a<br />

disposizione finanziamenti senza regresso fino a 200 miliardi di dollari ai detentori di determinate<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


asset-backed security con rating AAA aventi come attività sottostante crediti al consumo e prestiti<br />

alle piccole imprese recentemente erogati. La FRBNY ha prestato un importo pari al valore di<br />

mercato delle asset-backed security al netto di uno scarto di garanzia ed è stata garantita dalle assetbacked<br />

security stesse. Il Dipartimento del Tesoro statunitense – nell’ambito del Troubled Asset<br />

Relief Program (vedi) – ha fornito 20 miliardi di dollari di protezione dal rischio di credito alla<br />

FRBNY in relazione alla TALF. L’erogazione di fondi nell’ambito <strong>della</strong> TALF è cessata nel giugno<br />

2010, e nel mese di luglio la garanzia fornita dal Tesoro è stata ridotta a 4,3 miliardi. In base ai<br />

dati ufficiali più recenti disponibili (aprile 2012), i finanziamenti erogati mediante la TALF e non<br />

ancora giunti a scadenza ammonterebbero a circa 7 miliardi.<br />

tesoreria unica<br />

È il sistema, introdotto dalla L. 29.10.1984, n. 720, in base al quale gli enti pubblici che vi sono<br />

soggetti devono detenere le proprie disponibilità liquide su contabilità speciali aperte presso la tesoreria<br />

dello Stato. Gli enti compresi nella Tabella A allegata alla L. 720 del 1984, che non possono<br />

assolutamente detenere liquidità al di fuori <strong>della</strong> tesoreria statale, sono titolari presso la tesoreria<br />

dello Stato di un conto articolato in due sottoconti: uno fruttifero, sul quale sono versate a cura<br />

del tesoriere le entrate proprie dell’ente, uno infruttifero sul quale affluiscono le entrate provenienti<br />

dal bilancio dello Stato, da altri enti del settore pubblico nonché da operazioni di indebitamento<br />

(mutui) con garanzia statale. Agli enti pubblici elencati nella Tabella B allegata alla L. 720 del 1984<br />

è invece consentito detenere presso il tesoriere limitati importi.<br />

Nel 1997 il sistema delineato dalla L. 720 del 1984 (cosiddetta tesoreria unica “pura”) è stato superato<br />

dall’introduzione del sistema di tesoreria unica “mista” (art. 7 del D.lgs. 7.8.1997, n. 279 e successive<br />

modifiche e integrazioni), il quale prevede che le risorse proprie degli enti assoggettati a tale disciplina<br />

possano essere direttamente depositati sui conti detenuti presso il proprio tesoriere bancario.<br />

Attualmente, il regime di tesoreria unica “mista” è sospeso, fino al 31 dicembre 2014, per effetto<br />

dell’art. 35, comma 8, del DL 24.1.2012, n. 1 (convertito con modificazioni nella L. 24.3.2012,<br />

n. 27).<br />

tier 3<br />

Gli elementi patrimoniali rientranti nel patrimonio di terzo livello (tier 3) possono essere utilizzati<br />

soltanto a copertura dei requisiti patrimoniali sui rischi di mercato – esclusi i requisiti patrimoniali<br />

a fronte del rischio di controparte e del rischio di regolamento relativi al “portafoglio di negoziazione<br />

ai fini di vigilanza” – ed entro il limite pari al 71,4 per cento di detti requisiti. Per ulteriori<br />

dettagli si vedano le “Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e<br />

sui coefficienti prudenziali” (Circolare n. 155 del 18 dicembre 1991), disponibili sul sito internet<br />

dell’Istituto.<br />

titoli barrier<br />

Titoli strutturati il cui rendimento risulta legato, in tutto o in parte, alla permanenza temporale di<br />

un parametro predefinito al di sotto o al di sopra di una soglia prefissata.<br />

titoli consegnabili<br />

Nei contratti futures sui titoli di Stato, sono le specie di titoli, appartenenti a un paniere predeterminato,<br />

con i quali il venditore può assolvere l’obbligo <strong>della</strong> consegna a termine. Tra di essi il più<br />

conveniente per la consegna è denominato cheapest to deliver.<br />

titoli corridor<br />

Titoli strutturati il cui rendimento risulta legato, in tutto o in parte, alla permanenza temporale di<br />

un parametro predefinito all’interno di un «corridoio» di valori delineato da una soglia minima e<br />

una massima.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

373


374<br />

titoli di stato<br />

Titoli obbligazionari del Tesoro italiano. Attualmente comprendono i Prestiti <strong>della</strong> Repubblica<br />

(vedi), emessi sui mercati esteri, e le seguenti tipologie di titoli emessi sul mercato interno: BOT<br />

(vedi), BTP (vedi) e alcune tipologie di Certificati del Tesoro (vedi).<br />

titoli equity linked<br />

Titoli strutturati il cui rendimento è legato all’andamento di una o più azioni quotate ovvero di<br />

indici rappresentativi di uno o più mercati azionari.<br />

titoli fixed reverse floater<br />

Titoli strutturati caratterizzati da durate generalmente lunghe e da cedole fisse ed elevate nei primi<br />

anni di vita del titolo e successivamente correlate in maniera inversa all’andamento dei tassi di<br />

interesse.<br />

titoli fund linked<br />

Titoli strutturati il cui rendimento è legato all’andamento di uno o più fondi comuni di investimento.<br />

titoli reverse convertible<br />

Titoli che abbinano a uno strumento di debito di tipo tradizionale un’opzione put, esercitabile alla<br />

scadenza dall’emittente nei confronti del sottoscrittore, su una quantità predefinita di un’attività<br />

finanziaria o di un parametro di largo mercato (cosiddetto sottostante), a un prezzo anch’esso prestabilito.<br />

In caso di andamento sfavorevole del sottostante, alla scadenza possono essere rimborsati<br />

anche a un valore inferiore a quello di sottoscrizione. Data questa caratteristica, i titoli reverse convertible<br />

non sono giuridicamente annoverabili tra gli strumenti obbligazionari.<br />

titoli sintetici<br />

Attività finanziarie che, attraverso l’abbinamento di due o più strumenti finanziari (di cui solitamente<br />

almeno uno derivato), consentono di ottenere un’altra tipologia di strumenti finanziari. Ad<br />

esempio, un titolo di debito a tasso fisso abbinato a uno swap che prevede il pagamento del tasso<br />

fisso contro la corresponsione di un tasso variabile consente di riprodurre per «sintesi» un titolo di<br />

debito a tasso variabile.<br />

titoli strutturati<br />

Titoli che incorporano all’interno di uno strumento di debito di tipo tradizionale un contratto derivato,<br />

solitamente di tipo opzionale. Diversamente dai titoli sintetici, le due componenti di un titolo<br />

strutturato (obbligazionaria e derivata) sono fuse all’interno di un unico strumento finanziario. Nei<br />

titoli strutturati a capitale garantito i flussi di pagamento per interessi sono indicizzati all’andamento<br />

del parametro sottostante alla componente derivata (in tal caso giuridicamente il titolo è inquadrabile<br />

tra le obbligazioni). Nei titoli a capitale non garantito (ad es. titoli reverse convertible) il valore<br />

di rimborso può risultare inferiore a quello di sottoscrizione. A seconda <strong>della</strong> natura del parametro<br />

sottostante i titoli strutturati vengono suddivisi in varie categorie (Titoli equity linked (vedi),<br />

Titoli fund linked (vedi), ecc.).<br />

tom-next o tomorrow-next (vedi: Depositi overnight)<br />

trade repository (vedi: Repertorio di dati sulle negoziazioni)<br />

trattato sull’unione europea<br />

Firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, contiene disposizioni che modificano il Trattato di Roma<br />

istitutivo <strong>della</strong> CEE e i Trattati istitutivi <strong>della</strong> CECA e dell’Euratom, nonché disposizioni relative<br />

alla politica estera e di sicurezza comune e alla cooperazione nei settori <strong>della</strong> giustizia e degli affari<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


interni. La parte III del Trattato sulla UE riguarda la UEM. È stato modificato dal Trattato di<br />

Amsterdam del 2 ottobre 1997 e da quello di Nizza del 26 febbraio 2001. Si fa presente che il 13<br />

dicembre 2007 i Capi di Stato o di Governo dei paesi <strong>della</strong> UE hanno firmato il Trattato di Lisbona,<br />

che ha rilevanti implicazioni per il funzionamento delle istituzioni europee. Il Trattato è entrato<br />

in vigore il 1° dicembre 2009 ed è stato ratificato da tutti gli Stati membri.<br />

triparty collateral management services<br />

Servizi di gestione dei titoli, offerti da depositari centrali e banche, che consentono alle istituzioni<br />

finanziarie di esternalizzare la gestione del portafoglio titoli al fine di ridurre i costi operativi e<br />

conseguire per tale via guadagni di efficienza; il triparty provider effettua una gestione integrata dei<br />

servizi di custodia, monitoraggio e allocazione dei titoli tra le varie operazioni effettuate dal cliente,<br />

in contropartita sia di altre istituzioni finanziarie sia delle banche centrali.<br />

triparty repo<br />

Schema di gestione delle garanzie nel quale un agente – un depositario centrale nazionale,<br />

internazionale o una banca custode – riceve dalle controparti di un contratto di pronti contro<br />

termine il mandato di curare tutti gli adempimenti amministrativi dell’operazione (adeguatezza<br />

delle garanzie, verifica del loro valore di mercato durante la vita del contratto, eventuale sostituzione<br />

o integrazione).<br />

troncamento degli assegni<br />

Procedura interbancaria di gestione degli assegni, in base alla quale i titoli negoziati vengono<br />

trattenuti presso l’ente negoziatore che provvede a predisporre il flusso informativo da trasmettere<br />

via RNI all’ente dell’emittente del titolo (ente trattario). Dal settembre 1998 al maggio 2003<br />

sono soggetti a troncamento gli assegni bancari e postali e gli assegni circolari di importo rispettivamente<br />

non superiore a 2.582,28 e 10.329,14 euro. Dal 3 giugno 2003 i limiti di importo<br />

degli assegni bancari e postali e degli assegni circolari sono stati elevati rispettivamente a 3.000<br />

e 12.500 euro. Dal 2 febbraio 2009 è eliminato il limite di importo per il troncamento degli<br />

assegni circolari e dei titoli assimilati.<br />

troubled asset relief Program (TARP)<br />

Programma introdotto nel 2008 dal Dipartimento del Tesoro statunitense, in vigore fino al 3 ottobre<br />

2010, per acquistare direttamente o assicurare attività finanziarie problematiche, generalmente<br />

di difficile valutazione. L’ammontare massimo di attività finanziarie detenibili in qualsiasi momento<br />

nell’ambito del TARP è stato fissato a 700 miliardi di dollari, e successivamente ridotto a 475<br />

dal Title XIII del Dodd-Frank Act. Il TARP è stato utilizzato per l’acquisto di azioni privilegiate di<br />

istituzioni finanziarie, il sostegno all’industria automobilistica, un programma per evitare pignoramenti<br />

delle abitazioni e altre iniziative con il settore privato.<br />

unidroit<br />

L’Unidroit (Istituto Internazionale per l’Unificazione del Diritto Privato) è un’organizzazione intergovernativa<br />

indipendente nata nel 1926 quale auxiliary organ <strong>della</strong> League of Nations. Dopo<br />

la fine <strong>della</strong> League of Nations è stata nuovamente fondata nel 1940 sulla base di un accordo<br />

multilaterale (the Unidroit Statute).<br />

unione economica e monetaria (UEM) (vedi anche: Trattato sull’Unione europea)<br />

Il Trattato sulla UE definisce le tre fasi del processo di realizzazione <strong>della</strong> UEM nell’Unione europea.<br />

La prima fase è iniziata il 1° luglio 1990 e si è conclusa il 31 dicembre 1993: è stata caratterizzata principalmente<br />

dallo smantellamento di tutte le barriere interne al libero movimento dei capitali in seno<br />

alla UE. La seconda fase è iniziata il 1° gennaio 1994 e si è conclusa il 31 dicembre 1998: è stata carat-<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

375


376<br />

terizzata dalla costituzione dell’IME, dal divieto di finanziamento monetario e di accesso privilegiato<br />

alle istituzioni finanziarie per il settore pubblico e dall’obbligo di evitare disavanzi eccessivi. La terza<br />

fase è iniziata il 1° gennaio 1999, conformemente alla decisione di cui all’articolo 121 (4) del Trattato,<br />

con l’adozione dell’euro da parte degli undici paesi partecipanti e l’attribuzione <strong>della</strong> responsabilità<br />

<strong>della</strong> politica monetaria alla <strong>Banca</strong> centrale europea.<br />

unità di lavoro<br />

Definizione <strong>della</strong> contabilità nazionale utilizzata nella misurazione del volume di lavoro complessivamente<br />

impiegato nell’attività produttiva svolta all’interno del Paese, ricondotto a quantità omogenee<br />

in termini di tempo di lavoro. L’input di lavoro in unità standard (o «occupati equivalenti»)<br />

esclude i lavoratori equivalenti in CIG e comprende il contributo dei militari di leva, dei lavoratori<br />

irregolari, degli occupati non dichiarati, degli stranieri non residenti e dei secondi lavori.<br />

uruguay round<br />

Negoziato di liberalizzazione commerciale avviato, nel settembre 1986, a Punta del Este, in<br />

Uruguay, tra le nazioni partecipanti al GATT e concluso con l’accordo internazionale siglato<br />

nell’aprile del 1994 a Marrakesh, in Marocco.<br />

vaglia cambiario <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’italia<br />

Titolo di credito all’ordine emesso dalla <strong>Banca</strong> d’Italia e pagabile a vista presso qualsiasi Filiale <strong>della</strong><br />

<strong>Banca</strong>. I vaglia si suddividono in ordinari e speciali. I primi sono emessi su richiesta dell’utenza<br />

previa costituzione <strong>della</strong> provvista, in commutazione di titoli di spesa di Tesoreria e d’ufficio per<br />

esigenze varie <strong>della</strong> <strong>Banca</strong>. I secondi vengono emessi dalla <strong>Banca</strong> d’Italia, su disposizione dell’Agenzia<br />

delle Entrate, per il rimborso dei crediti di imposta (Irpef, IVA, Concessioni governative, ecc.).<br />

valore aggiunto<br />

Corrisponde alla differenza tra il valore <strong>della</strong> produzione totale e quello dei consumi intermedi<br />

necessari per ottenerla; è valutato ai prezzi del produttore, a quelli base e al costo dei fattori. I primi<br />

rappresentano il prezzo ricevibile dal produttore per unità di bene o servizio prodotta, esclusa<br />

l’IVA pagata dall’acquirente; i secondi sono ottenuti deducendo tutte le imposte sui prodotti, ma<br />

includendo ogni contributo ai prodotti. Il costo dei fattori si ottiene dai prezzi base, sottraendovi le<br />

imposte alla produzione e sommandovi i contributi alla produzione.<br />

valore nozionale<br />

Valore dell’attività finanziaria a cui si riferisce un contratto derivato. Ad esempio, per uno swap sui tassi<br />

di interesse il valore nozionale è il capitale su cui sono calcolati gli interessi scambiati dalle controparti<br />

(vedi: Swap sui tassi di interesse e sulle valute). Per un future su un indice di borsa – contratto nel quale<br />

le operazioni di vendita o di acquisto sono espresse in termini di valore di ciascuna delle «unità» che<br />

compongono l’indice (ad es. in un contratto che fa riferimento a un indice pari a 132 si fissa un prezzo<br />

unitario per ciascuna delle 132 «unità» che lo compongono) – il valore nozionale è calcolato come<br />

prodotto tra il valore unitario dell’indice e il numero di unità dell’indice cui si riferisce il contratto.<br />

valori mobiliari<br />

Titoli di Stato, obbligazioni ordinarie e convertibili, azioni, quote di risparmio, warrant e diritti di<br />

opzione, quote di fondi comuni mobiliari.<br />

venture capital<br />

Finanziamento mediante apporto di capitale di rischio, generalmente sotto forma di partecipazione<br />

di minoranza, spesso a imprese con alto potenziale di crescita. La partecipazione, usualmente detenuta<br />

per un arco di tempo medio-lungo in aziende nuove o di dimensioni medio-piccole, è diretta<br />

a favorire lo sviluppo delle imprese.<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


very short-term credit facility<br />

Linea di credito di brevissimo termine prevista dagli Accordi europei di cambio II (vedi) per il finanziamento<br />

degli interventi ufficiali nei mercati dei cambi effettuati dalle banche centrali dei paesi<br />

che partecipano agli accordi.<br />

vita media residua<br />

Per ciascun comparto di titoli, è la media dei tempi mancanti alla scadenza di ciascun titolo ponderata<br />

per il valore nominale degli importi di ciascun titolo in circolazione.<br />

volatilità implicita (o Volatilità attesa)<br />

Variabilità del prezzo di un’attività finanziaria o reale, desunta dal valore delle opzioni di acquisto<br />

o di vendita dell’attività stessa applicando formule quali quelle di Black e Scholes (cfr., ad esempio,<br />

Black F., The pricing of commodity contracts, «Journal of financial economics», 1-2, 1976). Si<br />

differenzia dalla volatilità storica, che è calcolata sulle effettive variazioni passate del prezzo stesso.<br />

volume nozionale<br />

Volume di scambio di uno strumento derivato calcolato con riferimento al Valore nozionale (vedi)<br />

del contratto che definisce lo strumento.<br />

Warrant<br />

Strumento negoziabile che conferisce al detentore il diritto di acquistare dall’emittente o di vendere<br />

a quest’ultimo titoli a reddito fisso o azioni secondo precise modalità.<br />

zero-coupon bond<br />

Obbligazione priva di cedola, il cui rendimento è determinato dalla differenza tra il prezzo di emissione<br />

e il valore di rimborso.<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

377


378<br />

siGlariO<br />

ABCP – Asset-backed commercial paper<br />

ABF – Arbitro <strong>Banca</strong>rio Finanziario<br />

ABI – Associazione bancaria italiana<br />

ABS – Asset-backed security<br />

ACH – Automated clearing house<br />

ADEPP – Associazione degli enti previdenziali privati<br />

ADF – African Development Fund<br />

AEC – Accordi europei di cambio<br />

Aifa – Agenzia italiana del farmaco<br />

Aifi – Associazione italiana del private equity e venture capital<br />

AIFM – Alternative Investment Fund Managers<br />

AIFMD – Alternative Investment Fund Managers Directive<br />

AIM – Alternative Investment Market<br />

AMA – Advanced Measurement Approach<br />

Anas – Azienda nazionale autonoma delle strade spa<br />

ANCE – Associazione nazionale costruttori edili<br />

ANFIA – Associazione nazionale fra industrie automobilistiche<br />

ANIA – Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici<br />

AOS – Additional Optional Service<br />

Aran – Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni<br />

ASA – Archivio sanzioni amministrative<br />

ASEAN – Association of Southeast Asian Nations<br />

ASL – Azienda sanitaria locale<br />

ASP – Archivio sanzioni penali<br />

ASPI – Assicurazione sociale per l’impiego<br />

Ateco – Classificazione delle attività economiche<br />

ATIC – Associazione tesorieri istituzioni creditizie<br />

ATM – Automated teller machine<br />

Avcp – Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture<br />

BaFin – Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht<br />

BAfS – <strong>Banca</strong> africana di sviluppo<br />

BBAN – Basic bank account number<br />

BCBS – Basel Committee on Banking Supervision<br />

BCC – <strong>Banca</strong> di credito cooperativo<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


BCE – <strong>Banca</strong> centrale europea<br />

BCN – Banche centrali nazionali<br />

BEI – <strong>Banca</strong> europea per gli investimenti<br />

BI – <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

BIC – Bank identifier code<br />

BI-Comp – <strong>Banca</strong> d’Italia - Compensazione<br />

BIR – Bonifici di importo rilevante<br />

BIRD – Bank of Italy Remote access to micro Data<br />

BI-Rel – <strong>Banca</strong> d’Italia - Regolamento lordo<br />

BIRS – <strong>Banca</strong> internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo<br />

BLS – Bank Lending Survey<br />

Boe – Bonifici esteri<br />

BOT – Buoni ordinari del Tesoro<br />

BRI – <strong>Banca</strong> dei regolamenti internazionali<br />

BRIC – Brasile, Russia, India e Cina<br />

BSC – Banking Supervision Committee<br />

BTP – Buoni del Tesoro poliennali<br />

BTP€i – Buoni del Tesoro poliennali indicizzati all’inflazione dell’area euro<br />

BTS – Binding Technical Standards<br />

CAAF – Centro autorizzato di assistenza fiscale<br />

CABI – Centro applicativo <strong>della</strong> <strong>Banca</strong> d’Italia<br />

CAI – Centrale di allarme interbancaria<br />

Capri – Centrale di allarme procedura impagati<br />

Carter – Carte revocate<br />

CBO – Congressional Budget Office<br />

CBPP – Covered Bond Purchase Programme<br />

CBPP2 – Covered Bond Purchase Programme 2<br />

CCBM – Correspondent Central Banking Model<br />

CCBM2 – Collateral Central Bank Management<br />

CCG – Cassa di compensazione e garanzia<br />

CCP – Central Counterparty<br />

CCT – Certificati di credito del Tesoro<br />

CD – Certificati di deposito<br />

CDO – Collateralized debt obligation<br />

CDP – Cassa depositi e prestiti spa<br />

CDS – Credit default swap<br />

CE – Comunità europea<br />

CEBS – Committee of European Banking Supervisors<br />

CEE – Comunità economica europea<br />

CEF – Comitato economico e finanziario<br />

CEIOPS – Committee of European Insurance and Occupational Pensions Supervisors<br />

CEPR – Centre for Economic Policy Research<br />

Cesame – Clearing and Settlement Advisory and Monitoring Expert Group<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

379


380<br />

CESR – Committee of European Securities Regulators<br />

CET1 – Common equity tier 1<br />

CGE – Corte di giustizia europea<br />

CICR – Comitato interministeriale per il credito e il risparmio<br />

Cif – Cost, insurance, freight<br />

CIG – Cassa integrazione guadagni<br />

CIGS – Cassa integrazione guadagni straordinaria<br />

CIPA – Convenzione interbancaria per i problemi dell’automazione<br />

CIPE – Comitato interministeriale per la programmazione economica<br />

CIS – Currency information system<br />

CLS – Continuous Linked Settlement<br />

CLUP – Costo del lavoro per unità di prodotto<br />

CMG – Crisis Management Group<br />

CMS – Counterfeit Monitoring System<br />

CNEL – Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro<br />

CNIPA – Centro nazionale per l’informatica nella Pubblica amministrazione<br />

Confindustria – Confederazione generale dell’industria italiana<br />

Consob – Commissione nazionale per le società e la borsa<br />

Covip – Commissione di vigilanza sui fondi pensione<br />

CP – Commercial paper<br />

CPA – Classificazione dei Prodotti per Attività<br />

CPSS – Committee on Payment and Settlement Systems<br />

CRA – Credit Rating Agency<br />

CRD – Capital Requirements Directive<br />

Cresme – Centro ricerche economiche e sociali di mercato per l’edilizia e il territorio<br />

CRM – Comprehensive risk management<br />

CRR – Capital Requirements Regulation<br />

CRT – Credit risk transfer<br />

CSI – Comunità degli Stati indipendenti<br />

CS.I – Clearing Service International<br />

CSM – Clearing and Settlement Mechanism<br />

CTZ – Certificati del Tesoro zero coupon<br />

DAC – Development Assistance Committee<br />

DCS – Domestic currency swap<br />

DDL – Disegno di legge<br />

DD.LL. – Decreti legge<br />

DD.MM. – Decreti ministeriali<br />

DEF – Documento di economia e finanza<br />

DFP – Decisione di finanza pubblica<br />

DL – Decreto legge<br />

D.lgs. – Decreto legislativo<br />

DM – Decreto ministeriale<br />

DPCM – Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


DPEF – Documento di programmazione economico-finanziaria<br />

DPR – Decreto del Presidente <strong>della</strong> Repubblica<br />

DSP – Diritti speciali di prelievo<br />

DTA – Deferred Tax Assets<br />

DURC – Documento unico di regolarità contributiva<br />

DVP – Delivery versus payment<br />

EACH – European Association of Central Counterparty Clearing Houses<br />

EACHA – European Automated Clearing House Association<br />

EBA – European Banking Authority<br />

EBC – European Banking Committee<br />

Ebitemp – Ente bilaterale per il lavoro temporaneo<br />

ECAI – External Credit Assessment Institutions<br />

ECC – Exceptional Circumstances Clause<br />

ECN – European Competition Network<br />

Ecofin – Economic and Financial Affairs Council<br />

ECP – Euro commercial paper<br />

ECSDA – European Central Securities Depositories Association<br />

ECU – European currency unit<br />

EDA – Economie dinamiche dell’Asia<br />

EDP – Electronic data processing<br />

EFAMA – European Fund and Asset Management Association<br />

EFF – Extended Fund Facility<br />

EFIGE – European Firms in a Global Economy<br />

EFSF – European Financial Stability Facility<br />

EFSM – European Financial Stabilisation Mechanism<br />

EFTA – European Free Trade Association<br />

EIEF – Einaudi Institute for Economics and Finance<br />

EIOPA – European Insurance and Occupational Pensions Authority<br />

ELA – Emergency Liquidity Assistance<br />

e-MID – Mercato interbancario dei depositi<br />

EMIR – European Market Infrastructure Regulation<br />

ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico<br />

sostenibile<br />

Enel – Ente nazionale energia elettrica<br />

Eni – Ente nazionale idrocarburi<br />

Eonia – Euro overnight index average<br />

EPC – European Payments Council<br />

ERMS – Eurosystem Reserve Management Services<br />

ESA – European Supervisory Authority<br />

ESAF – Enhanced Structural Adjustment Facility<br />

ESC – European Securities Committee<br />

ESM – European Stability Mechanism<br />

ESMA – European Securities and Markets Authority<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

381


382<br />

ESRB – European Systemic Risk Board<br />

ETC – Exchange-traded commodities<br />

ETF – Exchange-traded funds<br />

Euribor – Euro interbank offered rate<br />

EuroMOT – Mercato telematico delle euro obbligazioni<br />

Eurostat – Istituto statistico delle Comunità europee<br />

EVCA – European Private Equity and Venture Capital Association<br />

FCL – Flexible Credit Line<br />

FCM – Fondi comuni monetari<br />

FCS – Foreign currency swap<br />

FEAGA – Fondo europeo agricolo di garanzia<br />

FEASR – Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale<br />

FITD – Fondo interbancario di tutela dei depositi<br />

FMI – Fondo monetario internazionale<br />

FMIs – Financial market infrastructures<br />

Fob – Free on board<br />

Foi – Indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati<br />

FOMC – Federal Open Market Committee<br />

FPLD – Fondo pensioni lavoratori dipendenti<br />

FRA – Forward Rate Agreements<br />

FSAP – Financial Sector Assessment Program<br />

FSB – Financial Stability Board<br />

FSE – Fondo sociale europeo<br />

FSF – Financial Stability Forum<br />

FSSA – Financial System Stability Assessment<br />

FTSE MIB – Financial Times Stock Exchange/Milano Indice Borsa<br />

G7 – Gruppo dei Sette<br />

G8 – Gruppo degli Otto<br />

G10 – Gruppo dei Dieci<br />

G20 – Gruppo dei Venti<br />

GAAP – Generally accepted accounting principles<br />

GAFI – Gruppo di azione finanziaria internazionale<br />

GATS – General Agreement on Trade in Services<br />

GATT – General Agreement on Tariffs and Trade<br />

GPL – Gas di petrolio liquefatti<br />

G-SIB – Global Systematically Important Bank<br />

GSMA – Global System for Mobile Communications Association<br />

HAM – Home Accounting Module<br />

HHI – Herfindahl-Hirschman index<br />

HIPC – Heavily indebted poor countries<br />

IAIS – International Association of Insurance Supervisors<br />

IAS – International Accounting Standards<br />

IAS/IFRS – International Accounting Standards/International Financial Reporting Standards<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


IASB – International Accounting Standards Board<br />

IBAN – International bank account number<br />

IBF – Indagine sui bilanci delle famiglie italiane<br />

ICAAP – Internal Capital Adequacy Assessment Process<br />

ICBPI – Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane<br />

ICCREA – Istituto centrale delle casse rurali e artigiane<br />

ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane<br />

(ex Istituto nazionale per il commercio estero)<br />

ICI – Imposta comunale sugli immobili<br />

ICMA – International Capital Market Association<br />

ICT – Information and Communication Technology<br />

IDA – International Development Association<br />

Idem – Italian Derivatives Market<br />

Idex – Italian Derivatives Energy Exchange<br />

IEA – International Energy Agency<br />

Ifac – International Federation of Accountants<br />

IFI – Istituzioni finanziarie internazionali<br />

IFM – Istituzioni finanziarie monetarie<br />

IFO – Institut für Wirtschaftsforschung<br />

IFRS – International Financial Reporting Standards<br />

ILO – International Labour Organization<br />

Imel – Istituti di moneta elettronica<br />

IMFC – International Monetary and Financial Committee<br />

INA – Istituto nazionale delle assicurazioni<br />

INAIL – Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro<br />

INPDAP – Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’Amministrazione pubblica<br />

INPS – Istituto nazionale <strong>della</strong> previdenza sociale<br />

INSEE – Institut National de la Statistique et des Études Économiques<br />

Invind – Indagine sulle imprese industriali e dei servizi<br />

Iosco – International Organization of Securities Commissions<br />

IPCA – Indice dei prezzi al consumo armonizzato<br />

IRAP – Imposta regionale sulle attività produttive<br />

IRB – Internal Rating Based (approach)<br />

IRC – Incremental risk charge<br />

Ires – Imposta sul reddito delle società<br />

Irpef – Imposta sul reddito delle persone fisiche<br />

IRS – Interest rate swap<br />

ISC – Indicatore sintetico di costo<br />

ISEE – Indicatore <strong>della</strong> situazione economica equivalente<br />

Isfol – Istituto per lo sviluppo <strong>della</strong> formazione professionale dei lavoratori<br />

ISIN – International securities identification number<br />

ISMA – International Securities Market Association<br />

ISO – International Organization for Standardization<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

383


384<br />

ISSL – Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie<br />

Istat – Istituto nazionale di statistica<br />

Isvap – Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo<br />

IVA – Imposta sul valore aggiunto<br />

JRAD – Joint risk assessment and decision<br />

Kcal – Chilocaloria<br />

KWh – Kilowattora<br />

LBO – Leveraged buy-out<br />

LCR – Liquidity coverage ratio<br />

LIBOR – London Interbank Offered Rate<br />

LIFFE – London International Financial Futures Exchange<br />

LIFO – Last in first out<br />

LTV – Loan to value<br />

MAC – Mercato alternativo del capitale<br />

MAP – Mutual Assessment Process<br />

Mav – Pagamento mediante avviso<br />

MBS – Mortgage-backed security<br />

MEF – Ministero dell’Economia e delle finanze<br />

Mefop – Società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione<br />

MIC – Mercato interbancario collateralizzato<br />

MiFID – Markets in Financial Instruments Directive<br />

MIV – Mercato degli Investment Vehicles<br />

MOF – Multi-option facility<br />

MOT – Mercato obbligazionario telematico<br />

MTA – Mercato telematico azionario<br />

MTF – Multilateral trading facility<br />

MTS – Mercato telematico dei titoli di Stato<br />

NAB – New Arrangements to Borrow<br />

NACE – Nomenclatura generale delle attività economiche nelle Comunità europee<br />

NASDAQ – National Association of Securities Dealers Automated Quotes<br />

NATO – North Atlantic Treaty Organisation<br />

New MIC – Nuovo Mercato interbancario collateralizzato<br />

Nic – Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività<br />

NIEs – Newly industrialized Asian economies<br />

NIF – Note issuance facilities<br />

NSFR – Net stable funding ratio<br />

NSIS – Nuovo sistema informativo sanitario<br />

NYMEX – New York Mercantile Exchange<br />

OCSE – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico<br />

OICR – Organismi di investimento collettivo del risparmio<br />

OICVM – Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari<br />

OIS – Overnight indexed swap<br />

OMC – Organizzazione mondiale del commercio<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


ONLUS – Organizzazioni non lucrative di utilità sociale<br />

ONU – Organizzazione delle nazioni unite<br />

OPA – Offerta pubblica di acquisto<br />

OPAS – Offerta pubblica di acquisto e scambio<br />

OPEC – Organization of the Petroleum Exporting Countries<br />

OPS – Offerta pubblica di scambio<br />

OPV – Offerta pubblica di vendita<br />

ORLT – Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine<br />

ORP – Operazioni di rifinanziamento principali<br />

OSM – Obiettivi di sviluppo del Millennio<br />

OTC – Over-the-counter<br />

OTF – Organised trading facility<br />

PASS – Procedura assegni sottratti e smarriti<br />

PCL – Precautionary Credit Line<br />

PCT – Processo civile telematico<br />

PD – Probability of default<br />

PE-ACH – Pan-European Automated Clearing House<br />

PI – Payment Institution<br />

PIL – Prodotto interno lordo<br />

PIN – Personal identification number<br />

PIP – Piani individuali pensionistici<br />

PISA – Programme for International Student Assessment<br />

PLL – Precautionary and Liquidity Line<br />

PM – Payment module<br />

PMI – Piccole e medie imprese<br />

PMI – Purchasing Managers’ Index<br />

PNS – Paris Net Settlement<br />

POS – Point of sale<br />

PPA – Parità dei poteri di acquisto<br />

PPP – Partenariato pubblico-privato<br />

PRA – Pubblico registro automobilistico<br />

PRGT – Poverty Reduction and Growth Trust<br />

Procar – Procedura carte<br />

PSD – Payment Services Directive<br />

PSI – Private Sector Involvement<br />

PTG – Prestito titoli garantito<br />

PVP – Payment versus payment<br />

PVS – Paesi in via di sviluppo<br />

QIS – Quantitative Impact Study<br />

RD – Regio decreto<br />

RDL – Regio decreto legge<br />

R&S – Ricerca e sviluppo<br />

RFI – Rapid Financing Instrument<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

385


386<br />

Riba – Ricevuta bancaria elettronica<br />

RID – Rapporti interbancari diretti<br />

RNI – Rete nazionale interbancaria<br />

ROA – Return on assets<br />

ROB – Riserva obbligatoria<br />

ROE – Return on equity<br />

ROI – Return on investment<br />

RPI – Raggruppamenti principali di industrie<br />

RPP – <strong>Relazione</strong> previsionale e programmatica<br />

RRG – Riscontro e rettifica giornaliera<br />

RRP – Recovery and resolution plan<br />

RSO – Regioni a statuto ordinario<br />

RSS – Regioni a statuto speciale<br />

RTGS – Real time gross settlement system<br />

Ruef – <strong>Relazione</strong> unificata sull’economia e la finanza pubblica<br />

SACE – Servizi assicurativi del commercio estero<br />

SAFE – Survey on the access to finance of SMEs in the euro area<br />

SAR – Nucleo di supporto per l’analisi delle disfunzioni e la revisione organizzativa<br />

SBA – Stand-by Arrangement<br />

SCT – SEPA Credit Transfer<br />

SDD – SEPA Direct Debit<br />

SDDS – Special data dissemination standard<br />

SEBC – Sistema europeo di banche centrali<br />

SEC95 – Sistema europeo dei conti (nella versione del 1995)<br />

SEPA – Single euro payments area<br />

SGA – Società per la gestione di attività - SGA spa<br />

SGR – Società di gestione del risparmio<br />

SIA – Società interbancaria per l’automazione spa<br />

Sicav – Società d’investimento a capitale variabile<br />

SIDIEF – Società italiana di iniziative edilizie e fondiarie<br />

SIFI – Systemically Important Financial Institutions<br />

SIFIM – Servizi di intermediazione finanziaria indirettamente misurati<br />

SIM – Società di intermediazione mobiliare<br />

Sinfonia – Sistema informativo fondi comuni d’investimento aperti<br />

Siope – Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici<br />

SIPA – Sistema informatizzato dei pagamenti <strong>della</strong> Pubblica amministrazione<br />

Siria – Sistema informativo per la rilevazione delle attività<br />

SITC – Standard International Trade Classification<br />

Siveas – Sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria<br />

SME – Sistema monetario europeo<br />

SMP – Securities Markets Programme<br />

Snam – Società nazionale metanodotti<br />

SPC – Sistema pubblico di connettività<br />

Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

BANCA D’ITALIA


SPV – Special purpose vehicle<br />

SREP – Supervisory Review and Evaluation Process<br />

SSN – Servizio sanitario nazionale<br />

SSP – Single shared platform<br />

SSS – Securities Settlement System<br />

STEP – Short-Term European Paper<br />

STEP2 – Straight Through Euro Payment System<br />

STP – Straight through processing<br />

Svimez – Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno<br />

SWIFT – Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications<br />

T2S – TARGET2-Securities<br />

TAEG – Tasso annuo effettivo globale<br />

TAR – Tribunale amministrativo regionale<br />

TARGET – Trans-European Automated Real-time Gross settlement Express Transfer system<br />

TARN – Targeted Amount Redemption Note<br />

Tarsu – Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani<br />

TAV – Treno ad alta velocità spa<br />

TEP – Tonnellate equivalenti petrolio<br />

TFR – Trattamento di fine rapporto<br />

TMT – Technology, media and telecommunications<br />

TOSAP – Tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche<br />

TQP – Trattamento di quiescenza del personale<br />

TUB – Testo unico bancario<br />

TUF – Testo unico <strong>della</strong> finanza<br />

TUIR – Testo unico delle imposte sui redditi<br />

TWh – Terawattora<br />

UAEL – Unità di attività economica locale<br />

UCITS – Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities<br />

UE – Unione europea<br />

UE-15 – Paesi membri <strong>della</strong> UE fino ad aprile del 2004<br />

UE-25 – Paesi membri <strong>della</strong> UE da maggio del 2004 a dicembre del 2006<br />

UE-27 – Paesi membri da gennaio del 2007<br />

UEM – Unione economica e monetaria<br />

UIF – Unità di informazione finanziaria<br />

Ula – Unità di lavoro equivalente a tempo pieno<br />

UMTS – Universal Mobile Telecommunication System<br />

UNCTAD – United Nations Conference on Trade and Development<br />

VaR – Value at risk<br />

VMU – Valori medi unitari<br />

BANCA D’ITALIA Appendice<br />

<strong>Relazione</strong> <strong>Annuale</strong> <strong>2011</strong><br />

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