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Laudatio in honorem Imre Kertész I. Sono profondamente onorato e ...

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trovasse espressione, con l'aiuto di un l<strong>in</strong>guaggio consapevolmente<br />

forgiato e capace di astrarre a tratti la narrazione dal tempo, il<br />

fenomeno della storia dell'uomo del XX secolo che costituisce un<br />

assoluto „scandalo”: la tragedia di Auschwitz, tragedia che, per il<br />

solo fatto di aver avuto modo di accadere, ha messo<br />

temporaneamente <strong>in</strong> discussione l'<strong>in</strong>tero sistema di valori<br />

bimillenario della cultura europea fondato sul cristianesimo.<br />

Secondo la testimonianza di Gályanapló (Diario di galea) <strong>Imre</strong><br />

<strong>Kertész</strong> lavorò a questo primo romanzo per anni e anni, quasi come<br />

"<strong>in</strong>vasato", riscrivendolo, limandolo, cesellandolo, perché potesse<br />

esprimere nella maniera più puntuale possibile la filosofia<br />

esistenziale dell'„essere privi di un dest<strong>in</strong>o” a seguito<br />

dell'Olocausto (nell'ottobre del 1969, dopo otto anni di scrittura,<br />

l’autore annotavanel suo diario: „Nel prossimo capitolo arriverò ad<br />

Auschwitz).<br />

l primo editore al quale lo scrittore propose Essere<br />

senza dest<strong>in</strong>o, nel 1973, si rifiutò di pubblicare il romanzo, che non<br />

si confaceva <strong>in</strong> alcun modo - né per argomento né tantomeno sotto<br />

l'aspetto del contenuto morale e filosofico - al falso ottimismo<br />

ipocrita e mendace dell'Ungheria degli anni Settanta, all'atmosfera<br />

culturale che manifestava nei confronti dell'Olocausto un<br />

approccio pseudoumanitario di tipo pietistico e rivelando nello<br />

stesso tempo l'<strong>in</strong>tento di prenderne le distanze. Essere senza<br />

dest<strong>in</strong>o venne f<strong>in</strong>almente edito per i tipi di un altro editore due anni<br />

dopo, nell'aprile del 1975 (nello stesso anno <strong>in</strong> cui veniva dato alle<br />

stampe lo studio storico di György Száraz sulla tragedia degli ebrei<br />

ungheresi 1 ). Dopo la pubblicazione, l'autore appuntò nel suo diario:<br />

„è un'opera fiera, non lo perdoneranno (né a lei, né a me). Così è<br />

stato. Sebbene i critici letterari riconoscessero il valore morale e il<br />

pregio artistico del nuovo romanzo, la politica culturale "ufficiale",<br />

determ<strong>in</strong>ante <strong>in</strong> quegli anni per la sorte di tutto e di tutti, non<br />

accolse nel „gotha degli scrittori” l'opera né tantomeno il suo<br />

autore anticonformista: vi si percepiva <strong>in</strong>fatti che il suo romanzo<br />

rappresentava l'uomo come „vittima della logica del totalitarismo<br />

<strong>in</strong> un altro totalitarismo” (Discorso tenuto a Stoccolma, 14). Al di<br />

là della tragedia di Auschwitz Essere senza dest<strong>in</strong>o mostrava anche<br />

come determ<strong>in</strong>ati pr<strong>in</strong>cipî secondo i quali <strong>in</strong>tere generazioni<br />

avevano vissuto e vivono ancora, potessero dissolversi e<br />

scomparire <strong>in</strong> un attimo, così come era effettivamente accaduto.<br />

1 Gy. Szàraz, Egy előítélet nyomában (Seguendo un pregiudizio), „Valóság”, 8, 1975)<br />

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