Laudatio in honorem Imre Kertész I. Sono profondamente onorato e ...
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senza dest<strong>in</strong>o non c'è niente di autobiografico. Il fattore<br />
autobiografico risiede proprio nell'aver tralasciato qualsiasi<br />
elemento autobiografico <strong>in</strong> funzione della massima aderenza alla<br />
realtà”, Diario di galea, 141), coerentemente con l'op<strong>in</strong>ione<br />
dell'autore <strong>in</strong> merito alla „nuova prosa”: „La grande <strong>in</strong>venzione<br />
della nuova prosa consiste nell'esclusione dell'uomo dal centro<br />
delle cose. Tale cambiamento sostanziale trasforma il romanzo –<br />
ma anche la poesia - <strong>in</strong> testo, testo allo stato puro, dal quale il<br />
soggetto viene estrapolato allo stesso modo <strong>in</strong> cui la personalità<br />
dell'uomo è stata ridotta a semplici impulsi <strong>in</strong> via di annientamento<br />
dalle strutture del potere politico ed economico del mondo”.<br />
Secondo il filosofo ungherese Ágnes Heller <strong>Imre</strong><br />
<strong>Kertész</strong> ha scritto il primo romanzo sull'Olocausto „che risulta<br />
perfetto dalla prima all'ultima parola”. 2 Il romanzo, soprattutto<br />
dopo l'assegnazione del Nobel al suo autore, è stato oggetto di<br />
<strong>in</strong>numerevoli analisi, possiamo pertanto esimerci dall'affrontarne<br />
l’esame <strong>in</strong> questa sede, sottol<strong>in</strong>eando tuttavia soltanto che, al di là<br />
dell'<strong>in</strong>segnamento morale, il valore letterario e artistico dell'opera è<br />
dato anche dall'elaborazione di una prosa composita assolutamente<br />
nuova nell’ambito della produzione letteraria ungherese, prosa che<br />
ha costituito nello stesso tempo l'unico possibile strumento che lo<br />
scrittore potesse utilizzare per dare forma al rapporto, determ<strong>in</strong>ante<br />
per tutta la sua vita e per il suo pensiero, che lo lega al fenomeno<br />
Auschwitz. Sotto tale aspetto di tecnica letteraria il testo di <strong>Imre</strong><br />
<strong>Kertész</strong> si <strong>in</strong>serisce organicamente nel processo di trasformazione<br />
della narrativa moderna ungherese avviato negli anni Sessanta e<br />
Settanta da Géza Ottlik, Miklós Mészöly, Péter Hajnóczy, e che<br />
prosegue oggi nelle opere di Péter Esterházy, Péter Nádas e László<br />
Krasznahorkai.<br />
Nel discorso tenuto <strong>in</strong> occasione del riconoscimento<br />
della sua attività di scrittore a Stoccolma <strong>Imre</strong> <strong>Kertész</strong> non si è<br />
opposto all'etichetta assegnatagli di „scrittore dell'Olocausto”, ma<br />
non sussiste alcun dubbio <strong>in</strong> merito all’impossibilità di classificare<br />
la sua opera all’<strong>in</strong>terno della tradizione letteraria europea della<br />
Shoah, che tratta degli orrori della guerra e del dest<strong>in</strong>o degli Ebrei<br />
(Améry, Levi, Semprun), né <strong>in</strong> quella dei romanzi e delle memorie<br />
della loro persecuzione <strong>in</strong> Ungheria (come gli scritti di Tibor Déry,<br />
Ferenc Kar<strong>in</strong>thy, Mária Ember e di altri, o i romanzi, tradotti anche<br />
2 Vö: Temesi L., Sors és sorstalanság. <strong>Kertész</strong> <strong>Imre</strong> Nobel-díja, Miskolc, 2002, 17.<br />
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