022-23 ACS Spiega - Audio Car Stereo
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TECNICA TECNICA TECNICA TECNICA TECNICA TECNICA TECNICA TECNICA<br />
Figura 3. Molti altoparlanti presentano una risposta in frequenza lontana<br />
dalla “riga dritta” che ci si potrebbe aspettare (curva nera, altoparlante non<br />
filtrato). In questi casi una compensazione mediante una o più celle RLC<br />
poste in serie all’altoparlante può “spianare” a sufficienza anche il più ostico<br />
dei tweeter (curva rossa, altoparlante non filtrato ma compensato).<br />
Figura 4. Le due celle usate nell’esempio della figura precedente, con i<br />
valori dei componenti e l’effetto sull’altoparlante (curva nera attenuazione,<br />
curva blu impedenza). Si notano i due “avvallamenti” sulla curva relativa<br />
al modulo, centrati alle frequenze che vogliamo attenuare e a cui<br />
corrispondono due innalzamenti localizzati dell’impedenza.<br />
In Figura 3 abbiamo due curve: quella nera è la risposta in frequenza<br />
di un tweeter non filtrato che presenta due esaltazioni<br />
(circa 5 e 12 kHz) ed uno stretto buco sui 6,7 kHz, quella rossa<br />
mostra l’intervento correttivo operato da due celle RLC-parallelo<br />
poste in serie ai morsetti dell’altoparlante, il cui aspetto ed intervento<br />
sono visibili in Figura 4. Il buco non può essere “riempito”,<br />
ma certamente le due esaltazioni (che tra l’altro rendevano ancor<br />
più evidente il buco) sono state pressoché spianate del tutto. In<br />
questo caso non ci sono problemi nell’optare per le celle RLC-parallelo,<br />
stante il fatto che la probabile frequenza di taglio che sceglieremo<br />
per questo tweeter sarà probabilmente di un’ottava inferiore<br />
alla frequenza su cui è centrata la prima cella (che oltretutto<br />
presenta un Qn piuttosto alto, ossia un intervento mirato quindi<br />
relativamente “stretto” in frequenza). Se l’intervento avessimo dovuto<br />
attuarlo a 2-3 kHz allora avremmo dovuto cambiare strategia.<br />
Vediamo ad esempio cosa succede se cerchiamo di filtrare<br />
passa-basso un midwoofer con un paio di break-up in gamma medioalta<br />
e colleghiamo in serie all’altoparlante (quindi tra filtro e<br />
midwoofer) una cella RLC-parallelo.<br />
In Figura 5 vediamo la riposta dell’altoparlante in aria libera e<br />
senza alcun filtro, con la curva rossa che è il target che dobbiamo<br />
raggiungere (l’abitudine di porsi una curva ottimale da raggiungere,<br />
generalmente corrispondente ad un Linkwitz-Riley del<br />
quart’ordine, è molto comoda e velocizza non poco il lavoro); in<br />
Figura 6 invece ho inserito un filtro passa-basso passivo del second’ordine<br />
a circa 1.500 Hz (per ottenere una F -3 dB a 2.500<br />
Hz!). L’andamento complessivo ben approssima la curva rossa e<br />
ci si potrebbe già accontentare se ignorassimo la presenza del primo<br />
break-up a 1.600 Hz. 6 dB di errore proprio nei pressi della Ft<br />
sono un po’ troppi, quindi non possiamo esimerci dal porvi rimedio;<br />
proviamo allora, in prima battuta, con la soluzione adottata<br />
precedentemente sul tweeter. Centriamo una bella cella più o meno<br />
dove si trova il picco, scegliamone il “Qn” in modo da concentrare<br />
l’effetto solo sul picco e lanciamo nuovamente la simulazione<br />
(Fig. 7).<br />
Cosa è cambiato? Praticamente nulla; il picco è sempre lì, appena<br />
appena dimagrito, che ci guarda sorridente come a dire «E mica<br />
basta così poco per farmi fuori!». Se vi state chiedendo perché mai<br />
non funziona, la risposta è molto più banale di quanto potrebbe<br />
apparire, quindi non scomodate motivazioni più o meno astruse o<br />
fantasiose che non è il caso: una cella RLC-parallelo (posta in serie<br />
al componente da “equalizzare”) attenua determinate frequenze<br />
perché, a quelle frequenze, si comporta come una esistenza di valore<br />
“R” mentre al di fuori di questa banda, la cui larghezza dipende<br />
dal “Qn” impostato, è come se fosse un pezzo di cavo, e se andiamo<br />
a graficare l’impedenza complessiva troviamo proprio uno<br />
stretto innalzamento in corrispondenza della Fc (Fig. 8).<br />
Ma la scorsa puntata abbiamo visto che un filtro passivo soffre le<br />
variazioni di impedenza, in particolar modo tende a risuonare se<br />
vede un’impedenza più alta del previsto nei dintorni della sua frequenza<br />
di taglio. Questi due effetti, l’attenuazione introdotta dalla<br />
cella RLC e l’esaltazione introdotta dal filtro vero e proprio, si annullano<br />
a vicenda, lasciando il picco pressoché inalterato. Le “magie”,<br />
però, si pagano, e a pagare è l’amplificatore, che intorno ai<br />
1.600 Hz vede un carico piuttosto gravoso. Attenzione, quindi, a<br />
guardare cosa accade solo alla fine di una catena di componenti;<br />
in mezzo potrebbe stare per accadere un guaio, che scoprireste solo<br />
quando è troppo tardi (chi ha fatto un esame ostico ma straordinario<br />
come “Controlli automatici” sa bene cosa intendo…).<br />
Con una cella RLC-parallelo, invece, tutto questo non accade perché<br />
effettuiamo una vera e propria partizione tra la reattanza del<br />
filtro e quella della cella, e si riesce a far sparire perfettamente il<br />
picco (Figg. 9 e 10).<br />
Figura 5. In questa figura vediamo la riposta<br />
dell’altoparlante in aria libera e senza alcun filtro,<br />
con la curva rossa che è il target che dobbiamo raggiungere.<br />
Si notano tre break-up molto evidenti in gamma media e alta.<br />
<strong>ACS</strong>-<strong>Audio</strong><strong>Car</strong><strong>Stereo</strong> n. 161