trattamento di rifiuti industriali - Antonio.licciulli.unile.it
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI LECCE<br />
Corso Di Laurea Specialistica In Ingegneria Dei Materiali<br />
Tecnologia dei materiali ceramici<br />
“TRATTAMENTO DI RIFIUTI INDUSTRIALI”<br />
Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
Prof.<br />
A. Licciulli<br />
Anno accademico 2005/06<br />
Studente:<br />
GiovanniTarantino
Tecnologia dei materiali Ceramici “TRATTAMENTO DI RIFIUTI INDUSTRIALI”<br />
Giovanni Tarantino, prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
INDICE<br />
1 GENERALITÀ ____________________________________________________________________________ 2<br />
2 PROCESSI DI STABILIZZAZIONE/SOLIDIFICAZIONE _______________________________________ 3<br />
2.1 PROCESSI A BASE DI REAGENTI INORGANICI ____________________________________ 4<br />
2.1.1 PROCESSI A BASE DI CEMENTO/SILICATI _______________________________________________ 4<br />
2.1.1.1 Processi <strong>di</strong> cementazione a base neutra_______________________________________________ 5<br />
2.1.1.2 Processi <strong>di</strong> cementazione a base acida _______________________________________________ 5<br />
2.1.2 PROCESSI DI CEMENTAZIONE A BASE DI CALCE __________________________________________ 6<br />
2.1.3 PROCESSI DI CEMENTAZIONE A BASE DI ARGILLA ________________________________________ 6<br />
2.1.4 INTERAZIONI DEL RIFIUTO __________________________________________________________ 7<br />
2.1.5 I PARAMETRI DI PROCESSO __________________________________________________________ 8<br />
2.2 PROCESSI A BASE DI REAGENTI ORGANICI_______________________________________ 9<br />
2.3 ESEMPI DI RIFIUTI ATTI AL PROCESSO DI STABILIZZAZIONE/SOLIDIFICAZIONE _ 10<br />
3 VETRIFICAZIONE _______________________________________________________________________ 11<br />
3.1 FASI DEL PROCESSO [4]_________________________________________________________ 12<br />
3.1.1 SCELTA DEI RIFIUTI ______________________________________________________________ 12<br />
3.1.2 FORMULAZIONE DI VETRI MODELLO _________________________________________________ 14<br />
3.1.3 MISCELE VETRIFICABILI E LORO COMPOSIZIONE ________________________________________ 17<br />
3.1.4 FORNI FUSORI ___________________________________________________________________ 26<br />
3.1.5 SISTEMI DI TRATTAMENTO DEI GAS __________________________________________________ 29<br />
4 CONCLUSIONI___________________________________________________________________________ 33<br />
5 BIBLIOGRAFIA __________________________________________________________________________ 34<br />
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Tecnologia dei materiali Ceramici “TRATTAMENTO DI RIFIUTI INDUSTRIALI”<br />
Giovanni Tarantino, prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
1 GENERALITÀ<br />
I <strong>rifiuti</strong> sono oramai entrati in un ciclo produttivo che prevede un uso razionale delle risorse,<br />
con uno stimolo al recupero dei materiali e delle energie. Le <strong>di</strong>verse strategie impiegate sia a livello<br />
comun<strong>it</strong>ario, che nazionale che locale portano a considerare il rifiuto all’interno del Ciclo <strong>di</strong> V<strong>it</strong>a<br />
dei prodotti, promuovendo tutte le azioni tendenti a ridurne l’impatto ambientale, a prevenirne la<br />
produzione e tossic<strong>it</strong>à e a valorizzare, secondo le specifiche peculiar<strong>it</strong>à fisico-chimiche, il rifiuto<br />
stesso.<br />
I <strong>rifiuti</strong> e l’emergenza che spesso ne deriva per il loro mancato corretto smaltimento,<br />
rappresentano ormai un importante In<strong>di</strong>catore Ambientale <strong>di</strong> riferimento per definire la qual<strong>it</strong>à<br />
dell’ambiente. Alla base <strong>di</strong> ogni strategia che riguar<strong>di</strong> l’ambiente, dagli interventi <strong>di</strong> prevenzione,<br />
risanamento e <strong>di</strong> controllo ambientale, al campo della Education e della Formazione, vi deve essere<br />
la conoscenza dei meccanismi che regolano l’interazione fra inquinamento ed i vari comparti<br />
ambientali e degli effetti che ne possono derivare.<br />
In questo approccio viene considerata la chimica dell’ambiente come lo stu<strong>di</strong>o dei processi<br />
che intervengono nei vari comparti ambientali anche in relazione agli inquinanti che vi sono<br />
immessi e agli impatti provocati. Si tratta <strong>di</strong> analizzare e comprendere i vari aspetti della gestione<br />
dei <strong>rifiuti</strong> dalla loro produzione al loro totale <strong>di</strong>messa.<br />
Ogni operazione necess<strong>it</strong>à però <strong>di</strong> procedure <strong>di</strong> riferimento, validazione e certificazione dei<br />
risultati. Nel caso dei <strong>rifiuti</strong> tale procedura viene rigorosamente segu<strong>it</strong>a considerando che qualsiasi<br />
operazione, dalla produzione all’uso <strong>di</strong> tecnologie <strong>di</strong> <strong>trattamento</strong> comporta un’interazione con<br />
<strong>di</strong>versi comparti ambientali e principalmente: l’incenerimento con l’atmosfera, la <strong>di</strong>scarica con il<br />
suolo e l’idrogeologia ed all’interno dei vari comparti ambientali, con la biosfera.[1]<br />
Per questo motivo le tendenze comun<strong>it</strong>arie spingono verso nuove tipologie <strong>di</strong> approccio al<br />
problema <strong>rifiuti</strong>. In base al tipo <strong>di</strong> “rifiuto” i trattamenti che possono essere impiegati vanno<br />
dall’incenerimento o <strong>di</strong>scarica, a processi più innovativi <strong>di</strong> inertizzazione vera e propria che<br />
possono portare nella migliore delle ipotesi anche a un totale riciclo dei materiali utilizzati o nel<br />
caso <strong>di</strong> materiali detti “pericolosi” ad una migliore messa in sicurezza nel tempo.<br />
Secondo il decreto legislativo 5 febbraio 1997 n. 22, che cost<strong>it</strong>uisce la norma quadro <strong>di</strong><br />
riferimento in materia <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong>, il nuovo sistema <strong>di</strong> classificazione dei <strong>rifiuti</strong> si basa sulla loro<br />
origine (<strong>rifiuti</strong> urbani e <strong>rifiuti</strong> speciali) e sulla loro pericolos<strong>it</strong>à (pericolosi e non pericolosi).<br />
Sono defin<strong>it</strong>i <strong>rifiuti</strong> urbani:<br />
a) i <strong>rifiuti</strong> domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi a<strong>di</strong>b<strong>it</strong>i ad uso <strong>di</strong><br />
civile ab<strong>it</strong>azione;<br />
b) i <strong>rifiuti</strong> non pericolosi provenienti da locali e luoghi a<strong>di</strong>b<strong>it</strong>i ad usi <strong>di</strong>versi da quelli <strong>di</strong><br />
cui alla lettera a), assimilati ai <strong>rifiuti</strong> urbani per qual<strong>it</strong>à e quant<strong>it</strong>à, ai sensi<br />
dell'articolo 21, comma 2, lettera g) del decreto medesimo;<br />
c) i <strong>rifiuti</strong> provenienti dallo spazzamento delle strade;<br />
d) i <strong>rifiuti</strong> <strong>di</strong> qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o<br />
sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge<br />
mar<strong>it</strong>time e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua;<br />
e) i <strong>rifiuti</strong> vegetali provenienti da aree ver<strong>di</strong>, quali giar<strong>di</strong>ni, parchi e aree cim<strong>it</strong>eriali;<br />
f) i <strong>rifiuti</strong> provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri <strong>rifiuti</strong><br />
provenienti da attiv<strong>it</strong>à cim<strong>it</strong>eriale <strong>di</strong>versi da quelli <strong>di</strong> cui alle lettere b), c) ed e).<br />
Vengono classificati come <strong>rifiuti</strong> speciali:<br />
a) i <strong>rifiuti</strong> da attiv<strong>it</strong>à agricole e agro-<strong>industriali</strong>;<br />
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b) i <strong>rifiuti</strong> derivanti dalle attiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong> demolizione, costruzione, nonché i <strong>rifiuti</strong> pericolosi<br />
che derivano dalle attiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong> scavo;<br />
c) i <strong>rifiuti</strong> da lavorazioni <strong>industriali</strong>;<br />
d) i <strong>rifiuti</strong> da lavorazioni artigianali;<br />
e) i <strong>rifiuti</strong> da attiv<strong>it</strong>à commerciali;<br />
f) i <strong>rifiuti</strong> da attiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong> servizio;<br />
g) i <strong>rifiuti</strong> derivanti dalle attiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong> recupero e smaltimento <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong>, i fanghi prodotti<br />
dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle<br />
acque reflue e da abbattimento <strong>di</strong> fumi;<br />
h) i <strong>rifiuti</strong> derivanti da attiv<strong>it</strong>à san<strong>it</strong>arie;<br />
i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;<br />
j) l) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.[2]<br />
L'inertizzazione dei <strong>rifiuti</strong> soli<strong>di</strong> pericolosi è considerata la strada tecnicamente migliore per<br />
prevenire il rilascio verso l'ambiente dei composti tossici-nocivi in essi contenuti. In questo modo, i<br />
residui vengono resi adatti alla posa in <strong>di</strong>scariche convenzionali od eventualmente riciclati ad<br />
esempio come prodotti utili per l'e<strong>di</strong>lizia o materiale <strong>di</strong> riporto per le costruzioni stradali.<br />
Sono oggi <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong>fferenti processi chimico-fisici <strong>di</strong> inertizzazione, che consentono in<br />
una certa misura l'immobilizzazione delle sostanze inquinanti in essi contenute. Si tratta <strong>di</strong> processi<br />
<strong>di</strong> stabilizzazione-soli<strong>di</strong>ficazione con leganti idraulici a base <strong>di</strong> reagenti inorganici (cemento,<br />
calce, argilla, ecc.), stabilizzazione-soli<strong>di</strong>ficazione con reagenti organici (materie termoplastiche)<br />
e vetrificazione (trasformazione del rifiuto tossico-nocivo in una massa solida vetrosa ed inerte)<br />
[3].<br />
2 PROCESSI DI STABILIZZAZIONE/SOLIDIFICAZIONE<br />
I processi <strong>di</strong> inertizzazione me<strong>di</strong>ante stabilizzazione/soli<strong>di</strong>ficazione sono finalizzati a ridurre<br />
la mobil<strong>it</strong>à degli inquinanti presenti nel rifiuto, attraverso una duplice azione <strong>di</strong> fissazione chimica e<br />
strutturale del rifiuto all’interno <strong>di</strong> una matrice inerte. Essi constano <strong>di</strong> due fasi, così defin<strong>it</strong>e<br />
dall’EPA (Environmental Protection Agency americana):<br />
• per stabilizzazione s’intende quell’insieme <strong>di</strong> tecniche che è in grado <strong>di</strong> ridurre il<br />
potenziale pericoloso del rifiuto attraverso la conversione dei contaminanti nella loro forma<br />
meno solubile, meno mobile e meno tossica;<br />
• per soli<strong>di</strong>ficazione invece s’intende quell’insieme <strong>di</strong> tecniche che operano la<br />
trasformazione del rifiuto in una massa solida ad alta integr<strong>it</strong>à strutturale.<br />
Si ottiene così una riduzione sia della superficie <strong>di</strong> contatto tra il rifiuto e le acque <strong>di</strong><br />
percolazione sia della mobil<strong>it</strong>à dell’inquinante nel rifiuto per effetto della sua fissazione (chimica e<br />
fisica) conferendo al prodotto quei requis<strong>it</strong>i <strong>di</strong> innocuizzazione desiderati.<br />
Tali processi possono trovare applicazione presso l’industria nell’amb<strong>it</strong>o del ciclo produttivo<br />
e/o depurativo in cui è prodotto il rifiuto, presso una piattaforma collettiva (cui conferiscono i propri<br />
<strong>rifiuti</strong> le <strong>di</strong>verse aziende) oppure <strong>di</strong>rettamente nelle zone <strong>di</strong> <strong>di</strong>scarica per trattare <strong>rifiuti</strong> freschi in<br />
arrivo e/o bonificare <strong>rifiuti</strong> già depos<strong>it</strong>ati in passato in con<strong>di</strong>zioni non idonee. È importante rilevare<br />
che data la spiccata “non specific<strong>it</strong>à” dei processi in questione si è in grado <strong>di</strong> raccogliere e trattare<br />
svariati tipi <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong>. In via del tutto generale, le fasi che caratterizzano un processo <strong>di</strong><br />
stabilizzazione/ soli<strong>di</strong>ficazione sono le seguenti:<br />
• classificazione iniziale, in<strong>di</strong>spensabile per selezionare i <strong>rifiuti</strong> idonei al <strong>trattamento</strong><br />
• pre<strong>trattamento</strong>, che può essere cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da vari tipi <strong>di</strong> processi sia fisici sia chimici. Tale<br />
fase, <strong>di</strong>pendendo dalla natura del rifiuto, non è sempre in<strong>di</strong>spensabile<br />
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• miscelazione del rifiuto con i reagenti, tram<strong>it</strong>e reattori operanti sia in batch sia in continuo;<br />
sono proprio i reattivi impiegati a <strong>di</strong>fferenziare i vari processi<br />
• smaltimento del rifiuto, la cui destinazione finale è normalmente cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da <strong>di</strong>scarica<br />
controllata. Sono per cui i reattivi impiegati a determinare le caratteristiche dei processi e dei<br />
prodotti <strong>di</strong> inertizzazione. Una prima classificazione può essere fatta tra:<br />
• reagenti inorganici a base <strong>di</strong> cemento/silicati, calce, argilla ecc.;<br />
• reagenti organici a base <strong>di</strong> sostanze termoplastiche o polimeri.<br />
Questi ultimi richiedono tecnologie più sofisticate dei primi. Infatti nel caso delle sostanze<br />
termoplastiche è necessario portare il rifiuto, ad<strong>di</strong>zionato ad asfalto o b<strong>it</strong>ume, a temperature al <strong>di</strong><br />
sopra dei 100°C per consentire la fusione degli ad<strong>di</strong>tivi che raffreddando daranno origine ad una<br />
struttura solida in grado <strong>di</strong> imprigionare l’inquinante con un meccanismo puramente fisico. Con i<br />
processi a base <strong>di</strong> polimeri organici si miscela al rifiuto un monomero che, in presenza <strong>di</strong> un<br />
catalizzatore e ad una temperatura adeguata, polimerizza incapsulando nella struttura polimerica il<br />
rifiuto.<br />
Da questa sommaria descrizione si può già intuire che i processi a base <strong>di</strong> reattivi organici,<br />
pur presentando gran<strong>di</strong> vantaggi quali l’elevato ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> fissazione, le piccole quant<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />
reagenti richieste e l’elevata dens<strong>it</strong>à del prodotto finale, trovano scarsa applicazione essenzialmente<br />
per motivi economici (i costi dei reagenti, delle apparecchiature e <strong>di</strong> energia sono maggiori <strong>di</strong> quelli<br />
relativi ai reagenti inorganici) e gestionali (necess<strong>it</strong>à <strong>di</strong> impiegare manodopera specializzata).<br />
Nel segu<strong>it</strong>o quin<strong>di</strong> saranno trattati i processi <strong>di</strong> cementazione (a base neutra o a base acida),<br />
cementazione a base <strong>di</strong> calce e cementazione a base <strong>di</strong> argilla che, grazie al basso costo dei reagenti,<br />
alla semplice tecnologia ampiamente applicata nel settore dell’e<strong>di</strong>lizia, ai contenuti costi <strong>di</strong><br />
investimento e alla facile realizzazione e gestione degli impianti, rappresentano la maggior parte<br />
delle applicazioni su scala industriale.<br />
2.1 PROCESSI A BASE DI REAGENTI INORGANICI<br />
Sono i sistemi più ricorrenti, e gli unici praticamente utilizzati su <strong>di</strong>screta scala fino ad oggi<br />
in Italia; si <strong>di</strong>stinguono per l’aggiunta al rifiuto rispettivamente <strong>di</strong>:<br />
• cemento/silicati • calce • argilla<br />
Le tecnologie che realizzano questi trattamenti a livello industriale sono estremamente<br />
semplici, in quanto basate su tra<strong>di</strong>zionali operazioni <strong>di</strong> miscelazione, trasporto e pompaggio.<br />
2.1.1 Processi a base <strong>di</strong> cemento/silicati<br />
Il <strong>trattamento</strong> <strong>di</strong> stabilizzazione/soli<strong>di</strong>ficazione a base <strong>di</strong> cemento/silicati utilizza il normale<br />
processo <strong>di</strong> presa del cemento come metodo per imprigionare il rifiuto nella stessa matrice<br />
cementizia. L’interpretazione del fenomeno <strong>di</strong> presa del cemento è identificabile in due sta<strong>di</strong>: nel<br />
primo si formerebbe uno strato gelatinoso e semipermeabile <strong>di</strong> silicato <strong>di</strong> calcio idrato sulla<br />
superficie dei grani <strong>di</strong> silicato <strong>di</strong> calcio; nel secondo, attraverso un meccanismo <strong>di</strong> tipo osmotico, a<br />
partire da tale strato si generano protuberanze fibrillari (tale effetto <strong>di</strong> rigonfiamento è dovuto alla<br />
soluzione della calce liberata dalla decomposizione dei silicati) che, aumentando rapidamente <strong>di</strong><br />
numero e lunghezza, vanno a formare una vera e propria rete responsabile del fenomeno <strong>di</strong> presa.<br />
Nel momento in cui l’idratazione del cemento avviene a contatto con il rifiuto, l’inquinante<br />
viene inglobato in questa rete <strong>di</strong> gel rigonfiati. Con questa tecnica si ottiene un prodotto monol<strong>it</strong>ico,<br />
a basso rapporto area superficiale/volume e a bassa permeabil<strong>it</strong>à. Vengono comunemente usati il<br />
cemento Portland nelle varie versioni a più o meno presa rapida e a più o meno alto contenuto <strong>di</strong><br />
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allumina a seconda del rifiuto da trattare, insieme a vari ad<strong>di</strong>tivi fra cui le ceneri. La tecnica è adatta<br />
anche a trattare <strong>rifiuti</strong> con alto contenuto <strong>di</strong> acqua.<br />
Il processo presenta i seguenti vantaggi:<br />
• il cemento e gli altri ad<strong>di</strong>tivi sono facilmente <strong>di</strong>sponibili a prezzi ragionevoli<br />
• la tecnica per la lavorazione del cemento è ben sviluppata<br />
• le apparecchiature necessarie sono facilmente <strong>di</strong>sponibili<br />
• il processo sopporta notevoli variazioni chimiche nel refluo da trattare<br />
• si può intervenire sulla resistenza e sulla permeabil<strong>it</strong>à del prodotto me<strong>di</strong>ante variazioni<br />
delle dosi <strong>di</strong> cemento<br />
• i prodotti <strong>di</strong> alcuni processi possono essere riciclati<br />
• le proprietà fisiche del prodotto finale possono essere variate in funzione delle quant<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />
ad<strong>di</strong>tivi aggiunti<br />
D’altra parte i principali svantaggi sono:<br />
• i prodotti a bassa resistenza possono essere attaccati dagli aci<strong>di</strong>, provocando il rilascio del<br />
materiale fissato<br />
• possono essere necessari pretrattamenti, tipi <strong>di</strong> cemento speciali o ad<strong>di</strong>tivi costosi quando<br />
nel rifiuto sono presenti sostanze che agiscono sulla presa e sulla resistenza del cemento<br />
• il cemento e gli ad<strong>di</strong>tivi aumentano la massa del rifiuto da smaltire<br />
A seconda del pH del rifiuto al momento del dosaggio del reagente, i trattamenti <strong>di</strong><br />
cementazione possono essere a base neutra e a base acida.<br />
2.1.1.1 Processi <strong>di</strong> cementazione a base neutra<br />
In questi processi, al momento del dosaggio del reagente, il pH del rifiuto è neutro (o<br />
basico). I processi chimico-fisici che possono intervenire tra i leganti utilizzati ed il rifiuto sono i<br />
seguenti:<br />
• Precip<strong>it</strong>azione: l’aggiunta <strong>di</strong> cemento fa aumentare la concentrazione <strong>di</strong> ioni calcio, i quali<br />
formano con gli anioni presenti nel rifiuto sali con bassa solubil<strong>it</strong>à che precip<strong>it</strong>ano facilmente<br />
favorendo così la soli<strong>di</strong>ficazione. L’alcalin<strong>it</strong>à dell’ambiente favorisce anche la formazione e<br />
precip<strong>it</strong>azione <strong>di</strong> idrossi<strong>di</strong> insolubili <strong>di</strong> metalli pesanti.<br />
• Complessazione: in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pH basico (come quelle che si creano per l’ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
cemento) si ha la possibil<strong>it</strong>à che i composti idrati semplici formino complessi insolubili (soprattutto<br />
alluminati) capaci <strong>di</strong> legare nella formula numerosi anioni del tipo alogenuri, n<strong>it</strong>rati, permanganati,<br />
ecc. Inoltre il silicato tricalcico reagisce con ossi<strong>di</strong> ed idrossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> metalli formando idrossi<strong>di</strong><br />
complessi. In tal modo metalli come zinco, rame, cromo trivalente, ferro, nichel, manganese,<br />
arsenico vengono fissati dal silicato tricalcico.<br />
• Adsorbimento: è un processo <strong>di</strong> importanza non trascurabile atteso il fatto che l’idratazione<br />
del cemento si accompagna ad un notevole incremento della sua superficie specifica, che si trova in<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> attivazione per la presenza della silice. Questo fatto rende possibile il verificarsi <strong>di</strong><br />
reazioni <strong>di</strong> adsorbimento che portano in genere alla formazione <strong>di</strong> composti meno solubili.<br />
• Fissazione fisica: oltre ai meccanismi <strong>di</strong> natura chimica sopra c<strong>it</strong>ati, si verifica un<br />
intrappolamento fisico <strong>di</strong> tutte le sostanze (comprese quelle non reattive) all’interno della matrice<br />
cementizia.<br />
2.1.1.2 Processi <strong>di</strong> cementazione a base acida<br />
I Processi <strong>di</strong> cementazione a base acida sono caratterizzati da un valore <strong>di</strong> pH acido al<br />
momento dell’aggiunta dei reattivi. Le fasi che caratterizzano il processo sono le seguenti:<br />
• Aci<strong>di</strong>ficazione del rifiuto fino a pH 1-2.5 al fine <strong>di</strong> conseguire la solubilizzazione completa<br />
dei cationi metallici. Può essere utilizzato in questa fase un qualunque acido inorganico (solforico,<br />
cloridrico, n<strong>it</strong>rico); nella pratica vengono spesso usati <strong>rifiuti</strong> liqui<strong>di</strong> aci<strong>di</strong>.<br />
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• Formazione dell’acido silicico monomero, me<strong>di</strong>ante aggiunta alla soluzione acida <strong>di</strong> scorie<br />
<strong>di</strong> altoforno (loppa) o <strong>di</strong> fonderia contenenti silicati e <strong>di</strong> altro acido <strong>di</strong> scarto per mantenere il pH in<br />
un campo compreso tra 1 e 2.5; tale campo <strong>di</strong> pH è in<strong>di</strong>spensabile per mantenere stabile l’acido<br />
silicico monomero, premessa per un’efficace fissazione dell’inquinante.<br />
• Polimerizzazione dell’acido silicico, per l’effetto dell’aggiunta <strong>di</strong> latte <strong>di</strong> calce o <strong>di</strong> soda.<br />
Durante la polimerizzazione il gruppo Si(OH) si deprotona legando nelle sue catene gli ioni dei<br />
metalli presenti.<br />
• Cementazione per aggiunta <strong>di</strong> loppa e calce al polimero siliceo preformato e conseguente<br />
miglioramento delle caratteristiche del prodotto prima dello smaltimento in <strong>di</strong>scarica controllata.<br />
La singolar<strong>it</strong>à <strong>di</strong> questa tipologia <strong>di</strong> processo sta nel fatto che il pH al quale gli aci<strong>di</strong> silicici<br />
e i metalli interagiscono è inferiore al pH <strong>di</strong> precip<strong>it</strong>azione degli idrossi<strong>di</strong> degli stessi metalli;<br />
pertanto, quando aumenta il pH a causa della iniziale aci<strong>di</strong>ficazione, le strutture polimeriche<br />
possono interagire con i metalli prima che questi, precip<strong>it</strong>ando come idrossi<strong>di</strong>, <strong>di</strong>vengano non<br />
reattivi.<br />
Tale teoria è stata avvalorata da analisi spettrofotometriche che evidenziano la formazione <strong>di</strong><br />
legami Si-O-Me al posto dei legami Si-O-Si.<br />
2.1.2 Processi <strong>di</strong> cementazione a base <strong>di</strong> calce<br />
La calce, in combinazione con materiali pozzolanici, dà luogo ad una matrice <strong>di</strong> tipo<br />
cementizio capace <strong>di</strong> intrappolare il rifiuto. Oltre alla calce quin<strong>di</strong>, è essenziale l’uso nel processo <strong>di</strong><br />
pozzolane che possono essere naturali (tufi vulcanici) o artificiali (argille cotte, scorie<br />
metallurgiche, ceneri volanti da combustibili vari, etc.).<br />
Le ceneri volanti, insieme con le polveri da fornace <strong>di</strong> cemento, sono gli ad<strong>di</strong>tivi più usati<br />
per aumentare la resistenza del prodotto e per ridurre il rischio <strong>di</strong> rilascio degli inquinanti: entrambi<br />
sono residui <strong>di</strong> processo, sicché la loro utilizzazione nei trattamenti <strong>di</strong> inertizzazione rappresenta<br />
oltretutto un importante sistema <strong>di</strong> co-smaltimento.<br />
Per quanto riguarda il meccanismo della reazione calce-materiale pozzolanico, esistono<br />
<strong>di</strong>verse interpretazioni tra cui le più recenti è quella basata su un modello <strong>di</strong> tipo osmotico (del tutto<br />
analogo a quello descr<strong>it</strong>to per la presa del cemento) che, attraverso reazioni tra la calce, l’allumina e<br />
la silice, prevede la formazione <strong>di</strong> miscele <strong>di</strong> gel, responsabili del microincapsulamento<br />
dell’inquinante. Il processo è idoneo a trattare anche materiale umido. Il prodotto può essere fatto<br />
indurire in loco o <strong>di</strong>rettamente in <strong>di</strong>scarica.<br />
I vantaggi e gli svantaggi sono del tutto analoghi a quelli dei processi a base <strong>di</strong> cemento.<br />
2.1.3 Processi <strong>di</strong> cementazione a base <strong>di</strong> argilla<br />
Solo le argille che hanno alte capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> cationi e un’elevata superficie specifica<br />
sono adatte al <strong>trattamento</strong> dei <strong>rifiuti</strong>. Un esempio <strong>di</strong> queste tipologie <strong>di</strong> materiali argillosi sono:<br />
vermicul<strong>it</strong>e e le montmorillon<strong>it</strong>i; in particolare, la benton<strong>it</strong>e, che appartiene alla famiglia delle<br />
montmorillon<strong>it</strong>i, è generalmente utilizzata (in aggiunta ad un legante, ad esempio cemento Portland)<br />
in quanto la sua capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> scambiare cationi si traduce nel rilascio <strong>di</strong> ioni so<strong>di</strong>o e potassio in luogo<br />
dei quali possono essere fissati gli ioni tossici contenuti nel rifiuto da trattare.<br />
Anche in questi processi, data la notevole affin<strong>it</strong>à della benton<strong>it</strong>e nei confronti dell’acqua, si<br />
forma un mezzo gelatinoso la cui proprietà legante nei confronti del rifiuto è accresciuta dall’azione<br />
del cemento.<br />
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I <strong>rifiuti</strong> sottoposti a questi trattamenti vengono convert<strong>it</strong>i in un materiale solido<br />
chimicamente e fisicamente stabile, con consistenza simile a quella del terreno, che è in grado <strong>di</strong><br />
riassorbire acqua senza un apprezzabile rilascio.<br />
2.1.4 Interazioni del rifiuto<br />
Durante i processi <strong>di</strong> stabilizzazione/soli<strong>di</strong>ficazione avvengono <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong><br />
interazioni con il rifiuto: interazione rifiuto-matrice, interazione <strong>di</strong> metalli pesanti ed interazione <strong>di</strong><br />
sostanze organiche.<br />
Le sostanze presenti nel rifiuto interagiscono con la matrice che le ingloba (il cemento)<br />
mo<strong>di</strong>ficando il prodotto finale del processo. Si possono così <strong>di</strong>stinguere i vari meccanismi <strong>di</strong><br />
interazione:<br />
• adsorbimento: gli inquinanti vengono adsorb<strong>it</strong>i dalle particelle cristalline impedendone il<br />
normale processo <strong>di</strong> idratazione<br />
• complessazione: agenti complessanti reagiscono con gli ioni alluminato e ferrico<br />
mantenendoli in soluzione e r<strong>it</strong>ardando così l’idratazione<br />
• precip<strong>it</strong>azione: la formazione <strong>di</strong> composti insolubili sulla superficie dei grani <strong>di</strong> cemento<br />
ostacola il trasporto <strong>di</strong> acqua, r<strong>it</strong>ardando le reazioni <strong>di</strong> idratazione<br />
• nucleazione: l’adsorbimento delle sostanze inquinanti sui nuclei <strong>di</strong> idrossido <strong>di</strong> calcio ne<br />
impe<strong>di</strong>sce la cresc<strong>it</strong>a e quin<strong>di</strong> favorisce la formazione <strong>di</strong> nuovi nuclei nella soluzione satura; un<br />
numero così elevato <strong>di</strong> nuclei, ovvero <strong>di</strong> s<strong>it</strong>i <strong>di</strong>sponibili per le reazioni <strong>di</strong> idratazione, porta, dopo il<br />
r<strong>it</strong>ardo iniziale, ad una veloce idratazione del silicato tricalcico ed alla cristallizzazione<br />
dell’idrossido <strong>di</strong> calcio stesso<br />
Risulta quin<strong>di</strong> che le varie sostanze interagiscono mo<strong>di</strong>ficando la veloc<strong>it</strong>à del processo<br />
imponendo sul prodotto finale <strong>di</strong>verse caratteristiche <strong>di</strong> compattezza e resistenza. Per questo motivo<br />
vengono spesso impiegati ad<strong>di</strong>tivi per avere un miglio controllo sul processo.<br />
I metalli pesanti tendono in genere a rallentare il fenomeno <strong>di</strong> presa del cemento<br />
intervenendo nell’idratazione. La formazione <strong>di</strong> un rivestimento protettivo <strong>di</strong> precip<strong>it</strong>ati <strong>di</strong> idrossi<strong>di</strong><br />
gelatinosi attorno ai grani <strong>di</strong> cemento ne blocca l’idratazione. L’effetto r<strong>it</strong>ardante <strong>di</strong> alcuni cationi<br />
metallici è stato classificato nell’or<strong>di</strong>ne Zn > Pb > Cu > Sn > Cd.<br />
Per il cromo sono molto importanti gli stati <strong>di</strong> ossidazione. Nello stato +3 l’elemento è meno<br />
solubile, oltre ad essere meno tossico rispetto allo stato <strong>di</strong> ossidazione +6. Risulta pertanto<br />
opportuno procedere ad una preventiva riduzione del cromo esavalente.<br />
Tra i più comuni ad<strong>di</strong>tivi utilizzati al fine <strong>di</strong> ridurre gli effetti negativi dei metalli polivalenti<br />
si hanno i silicati solubili, i solfuri, i materiali pozzolanici naturali (tufi vulcanici) o artificiali<br />
(argille cotte, polveri da fornace), alcune sostanze adsorbenti come resine a scambio ionico, argille,<br />
zeol<strong>it</strong>i, ecc. .<br />
L’utilizzo dei silicati comporta una serie <strong>di</strong> vantaggi:<br />
• abil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> fissare chimicamente in composti insolubili i metalli pesanti<br />
• capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> accelerare la gelificazione <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> a basso contenuto solido con la conseguente<br />
possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> mantenere in sospensione tutte le sostanze non reattive mentre la miscela indurisce<br />
• capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> prevenire i fenomeni <strong>di</strong> inibizione dei processi <strong>di</strong> idratazione del cemento ad<br />
opera degli agenti r<strong>it</strong>ardanti rimuovendo i metalli pesanti dalla soluzione prima che possano<br />
precip<strong>it</strong>are come idrossi<strong>di</strong><br />
• capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> ridurre la permeabil<strong>it</strong>à del prodotto solido finale<br />
• capac<strong>it</strong>à del prodotto finale <strong>di</strong> adsorbire gli ioni <strong>di</strong> metalli tossici provenienti dal<br />
<strong>di</strong>lavamento <strong>di</strong> materiale sovrastante non trattato<br />
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Giovanni Tarantino, prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
Il principale meccanismo <strong>di</strong> fissazione del solfuro <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o consiste nella formazione <strong>di</strong> sali<br />
insolubili con molti metalli responsabili <strong>di</strong> interferenze negative con la matrice cementizia o<br />
comunque facilmente lisciviabili come il mercurio.<br />
Le interazioni <strong>di</strong> sostanze organiche rappresentano un problema per il processo <strong>di</strong><br />
cementazione, in quanto la percentuale in peso <strong>di</strong> sostanza organica contenuta nel manufatto deve<br />
mantenersi entro lim<strong>it</strong>i ristretti. Questo perché si verificano forti interazioni tra gli inquinanti<br />
organici ed i componenti la matrice cementizia, con conseguenze <strong>di</strong>rette sui fenomeni <strong>di</strong> presa e<br />
sulla resistenza meccanica. Tuttavia non è possibile generalizzare l’efficacia dei processi <strong>di</strong><br />
inertizzazione su tutti i tipi <strong>di</strong> sostanze organiche, in quanto l’interazione con la matrice cementizia<br />
<strong>di</strong>pende dalla loro natura e dalla concentrazione cui sono presenti.<br />
Per utilizzare tali processi su <strong>rifiuti</strong> contaminati da composti organici bisogna impiegare<br />
particolari sostanze che, per le loro proprietà <strong>di</strong> assorbimento, sono in grado <strong>di</strong> trattenerli e<br />
attenuarne gli effetti negativi sui processi <strong>di</strong> idratazione. Vengono spesso impiegate alcuni tipi <strong>di</strong><br />
argille come le montmorillon<strong>it</strong>i che, oltre a adsorbire in modo altamente efficace i componenti<br />
organici anche in presenza <strong>di</strong> grande varietà <strong>di</strong> metalli, interagiscono con il cemento provocando<br />
una <strong>di</strong>minuzione della permeabil<strong>it</strong>à. Altri ad<strong>di</strong>tivi idonei possono essere zeol<strong>it</strong>i, vermicul<strong>it</strong>e, terre<br />
<strong>di</strong>atomee e polimeri organici.<br />
2.1.5 I parametri <strong>di</strong> processo<br />
Le caratteristiche dei prodotti inertizzati <strong>di</strong>pendono fortemente dai parametri <strong>di</strong> processo.<br />
Alcuni parametri si riferiscono alla miscela appena preparata (consistenza, tempi <strong>di</strong> presa, contenuto<br />
d’aria), altri sono invece in stretta relazione con le proprietà del manufatto finale (sviluppo <strong>di</strong><br />
calore, espansione, deformabil<strong>it</strong>à, ecc.).<br />
La consistenza dell’impasto è <strong>di</strong>rettamente collegata al contenuto d’acqua presente ed in<br />
generale è auspicabile che il rapporto acqua/cemento sia basso. Questo accade poiché tanto più è<br />
alto questo rapporto, tanto più è basso il valore della resistenza meccanica del prodotto ottenuto.<br />
Il tempo <strong>di</strong> presa è un fattore rilevante sia ai fini della manipolazione della miscela<br />
cementizia, sia ai fini <strong>di</strong> una corretta previsione della consistenza del prodotto finale. Alcune<br />
sostanze quali i borati sono in grado <strong>di</strong> inibire completamente la presa mentre altre sono r<strong>it</strong>ardanti<br />
che possono essere appos<strong>it</strong>amente ad<strong>di</strong>zionate se il prodotto finale richiede trasferimenti o ulteriori<br />
manipolazioni.<br />
Il contenuto d’aria nell’impasto deve essere tale da garantire un certo volume <strong>di</strong> vuoti per<br />
conferire una buona resistenza meccanica del prodotto finale. Non deve essere però eccessivo<br />
potendo risultare deleterio a causa del rilascio <strong>di</strong> elementi inquinanti nell’ambiente a segu<strong>it</strong>o delle<br />
azioni liscivianti.<br />
Essendo le reazioni <strong>di</strong> idratazione <strong>di</strong> natura esotermica, nel corso della stagionatura dei<br />
manufatti si ha un innalzamento della temperatura che non dovrebbe superare certi lim<strong>it</strong>i al fine <strong>di</strong><br />
ev<strong>it</strong>are la formazione <strong>di</strong> microfessurazioni dovute al r<strong>it</strong>iro del prodotto indur<strong>it</strong>o, che fa segu<strong>it</strong>o alla<br />
iniziale espansione dello stesso.<br />
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2.2 PROCESSI A BASE DI REAGENTI ORGANICI<br />
Un’altra tipologia <strong>di</strong> inertizzazione è la stabilizzazione/soli<strong>di</strong>ficazione con reagenti organici<br />
(materie termoplastiche) originariamente sviluppata per trattare i <strong>rifiuti</strong> a basso livello <strong>di</strong><br />
ra<strong>di</strong>oattiv<strong>it</strong>à. Si fonda sull'impiego <strong>di</strong> leganti plastici, in particolare resine urea-formaldeide che a<br />
<strong>di</strong>fferenza dei leganti idraulici, non reagiscono chimicamente con il residuo, ma lo isolano,<br />
incapsulandolo nella matrice polimerica stabile.<br />
La SGE Environnement <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un processo Plastibloc che combina il riciclaggio delle<br />
materie termoplastiche e la stabilizzazione delle ceneri volanti. Queste ultime, contenute al 40-70%<br />
in peso, operano come rinforzanti in sost<strong>it</strong>uzione dei normali riemp<strong>it</strong>ivi minerali.<br />
A seconda del tipo <strong>di</strong> reagente sono classificati in:<br />
Processo a base <strong>di</strong> sostanze termoplastiche. In questo processo si impiegano sostanze capaci<br />
<strong>di</strong> indurire o rammollire reversibilmente con la variazione <strong>di</strong> temperatura. Si tratta <strong>di</strong> sostanze<br />
organiche polimeriche dove è possibile <strong>di</strong>stinguere: asfalto, b<strong>it</strong>ume, paraffina, polietilene,<br />
polipropilene, nylon. In generale però risulta che i materiali usati più frequentemente sono asfalto e<br />
b<strong>it</strong>ume.<br />
Processi a base <strong>di</strong> polimeri organici. Consistono nel miscelare al terreno contaminato un<br />
monomero (generalmente urea formaldeide, ma possono essere presenti anche poliestere,<br />
melemmina e resine fenoliche) che in presenza <strong>di</strong> un catalizzatore polimerizza, incapsulando nella<br />
matrice polimerica le sostanze inquinanti.<br />
Processi a base <strong>di</strong> composti macroincapsulati. Si arriva alla formazione <strong>di</strong> un prodotto<br />
finale cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da una struttura compos<strong>it</strong>a <strong>di</strong> resine organiche. Generalmente le particelle <strong>di</strong> terreno<br />
contaminato vengono inglobate da resine termoindurenti ed incapsulate da resine termoplastiche.<br />
Vengono ad esempio resine polibuta<strong>di</strong>eniche fuse che formano col terreno una miscela, la quale<br />
dopo raffreddamento viene ricoperta con PEAD fuso in modo da creare un involucro esterno <strong>di</strong><br />
notevole resistenza.<br />
Questi processi fissano il materiale inquinante in modo fisico. La loro applicazione ai terreni<br />
contaminati, seppur potenzialmente efficace ha trovato fino a oggi lim<strong>it</strong>ate applicazioni in scala<br />
reale, a causa probabilmente degli elevati costi dei trattamenti, impiegati inizialmente per la messa<br />
in sicurezza <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> a bassa ra<strong>di</strong>oattiv<strong>it</strong>à [5].<br />
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2.3 ESEMPI DI RIFIUTI ATTI AL PROCESSO DI<br />
STABILIZZAZIONE/SOLIDIFICAZIONE<br />
TIPICI RESIDUI INDUSTRIALI IDONEI AL TRATTAMENTO DI STABILIZZAZIONE/<br />
SOLIDIFICAZIONE A BASE DI CEMENTO/SILICATI E CALCE<br />
Lavorazione metalli<br />
Trattamenti superficiali<br />
Trattamenti termici<br />
Industrie metallurgiche<br />
Industria ceramica<br />
Fanghi dalla neutralizzazione <strong>di</strong> bagni aci<strong>di</strong> <strong>di</strong> decapaggio<br />
Fanghi dal <strong>trattamento</strong> <strong>di</strong> bagni <strong>di</strong> sgrassaggio alcalini<br />
Fanghi dal <strong>trattamento</strong> <strong>di</strong> bagni <strong>di</strong> fosfatazione<br />
Fanghi da chiarificazione acque da lavaggio<br />
Fanghi da abbattimento in cabina <strong>di</strong> verniciatura<br />
Fanghi dal <strong>trattamento</strong> <strong>di</strong> acque <strong>di</strong> lavaggio da processi <strong>di</strong> cromatura,<br />
nichelatura, ramatura<br />
Residui da rigenerazione resine<br />
Residui soli<strong>di</strong> da bagni <strong>di</strong> n<strong>it</strong>rurazione<br />
Residui soli<strong>di</strong> da bagni <strong>di</strong> cementazione<br />
Scorie <strong>di</strong> fusione<br />
Effluenti dalla flottazione <strong>di</strong> metalli<br />
Polveri da abbattimento fumi<br />
Centrali elettriche e impianti <strong>di</strong> incenerimento <strong>rifiuti</strong><br />
Ceneri da combustione<br />
Scorie ra<strong>di</strong>oattive<br />
Polveri da <strong>trattamento</strong> fumi<br />
Fanghi da se<strong>di</strong>mentazione primaria<br />
Fanghi da chiarificazione acque<br />
Polveri da abbattimento fumi<br />
Industrie fotografiche Bagni <strong>di</strong> sviluppo e stampa<br />
Residui da se<strong>di</strong>mentazione primaria<br />
Industrie tessili e tintorie Fanghi da impianti <strong>di</strong> depurazione<br />
Produzione acetilene Fanghi <strong>di</strong> idrossido <strong>di</strong> calce<br />
Industria estrattiva Scorie e fanghi <strong>di</strong> flottazione<br />
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3 VETRIFICAZIONE<br />
La vetrificazione può essere intesa come soluzione alla trasformazione <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> in materiali<br />
inerti compatibili con l'ambiente ed eventualmente riciclabili.<br />
Rispetto ad altri trattamenti, esso presenta una serie <strong>di</strong> vantaggi: è versatile perché adatto ad<br />
un ampia gamma <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> inorganici o con un certo contenuto organico, pericolosi e non, sotto<br />
forma <strong>di</strong> fanghi, polveri e soli<strong>di</strong> secchi. Cost<strong>it</strong>uisce una soluzione permanente per la eccezionale<br />
durevolezza dei prodotti vetrosi, legata alla loro resistenza al rilascio verso l'ambiente; consente<br />
sensibili riduzioni <strong>di</strong> volume; risponde alle <strong>di</strong>rettive della Comun<strong>it</strong>à Europea, che richiedono lo<br />
smaltimento finale attraverso attiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong> reimpiego e <strong>di</strong> riciclaggio.<br />
Questo processo, che ha raggiunto la piena matur<strong>it</strong>à industriale nel settore nucleare,<br />
comincia ad affacciarsi anche per l'inertizzazione dei comuni <strong>rifiuti</strong> <strong>industriali</strong>.<br />
In <strong>di</strong>verse aziende nel mondo vengono trattati oltre 250 mila t/anno <strong>di</strong> residui dell'industria<br />
metallurgica, ceneri e scorie <strong>di</strong> combustori <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> soli<strong>di</strong> urbani (RSU), materiali contenenti<br />
amianto e scarti <strong>di</strong> apparecchiature elettroniche.<br />
L’utilizzo <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> tecnologie ha portato alla produzione, riciclando persino <strong>rifiuti</strong><br />
tossico-nocivi, <strong>di</strong> prodotti con un certo valore commerciale come materiali da costruzione o altri usi<br />
<strong>industriali</strong>.<br />
Ad oggi la tecnologia <strong>di</strong> vetrificazione più utilizzata è quella con forno elettrico ad arco<br />
sommerso presa dall’industria vetraria ed affermata nel campo nucleare, largamente impiegata<br />
anche per la vetrificazione dei <strong>rifiuti</strong> convenzionali. Quelle più innovative a induzione o me<strong>di</strong>ante<br />
torcia al plasma sono svantaggiate da maggiori consumi energetici e costi <strong>di</strong> investimento elevati.<br />
Nei processi <strong>di</strong> vetrificazione viene imposto un apporto <strong>di</strong> calore esterno dal forno fino ad<br />
ottenere un bagno fuso, con temperature <strong>di</strong> circa 1000-1500 °C, nel quale il rifiuto viene in parte<br />
degradato e in parte <strong>di</strong>sciolto, <strong>di</strong>ventandone così parte integrante.<br />
Molto spesso il rifiuto da inertizzare viene ad<strong>di</strong>zionato e miscelato con minerali largamente<br />
<strong>di</strong>sponibili, in grado <strong>di</strong> formare il vetro desiderato. Il processo deve inoltre lim<strong>it</strong>are le quant<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />
residui secondari quali gas, polveri e fanghi me<strong>di</strong>ante opportuni sistemi <strong>di</strong> <strong>trattamento</strong>.<br />
I principali parametri da controllare nella conduzione del processo <strong>di</strong> vetrificazione sono la<br />
temperatura del bagno e la formulazione della miscela in relazione alla successiva destinazione del<br />
prodotto. Deve essere corretto il tenore <strong>di</strong> SiO2 e Al2O3 e degli ossi<strong>di</strong> alcalini e alcalino-terrosi,<br />
me<strong>di</strong>ante l’aggiunta <strong>di</strong> rottami <strong>di</strong> vetro, dolom<strong>it</strong>e ecc., per ottenere le migliori caratteristiche <strong>di</strong><br />
fusibil<strong>it</strong>à e lavorabil<strong>it</strong>à.<br />
Un successivo raffreddamento porta ad omogeneizzare il liquido in tempi sufficienti per poi<br />
essere successivamente colato e portato a temperatura ambiente. Un raffreddamento veloce dà<br />
origine ad un solido completamente amorfo (vetro), mentre con<strong>di</strong>zioni più lente o trattamenti<br />
successivi <strong>di</strong> rinvenimento a temperature interme<strong>di</strong>e consentono <strong>di</strong> ottenere una materiale<br />
caratterizzato dalla presenza <strong>di</strong> una o più fasi cristalline in una matrice amorfa. Ad esempio, dalle<br />
ceneri volanti si possono ottenere materiali vetro-ceramici con contenuti variabili <strong>di</strong> cristalli<br />
prevalentemente pirossenici.<br />
Il materiale vetrificato può presentarsi più o meno sud<strong>di</strong>viso e in forme <strong>di</strong>verse ottenendo<br />
grossi monol<strong>it</strong>i, schiume, fibre per tiratura, piastrelle per pressatura, lastre per colatura tra rulli, e<br />
granulati vari, me<strong>di</strong>ante rapido raffreddamento con acqua, che favorisce la frantumazione per shock<br />
termico. I prodotti così ottenuti trovano varie applicazioni: sottofon<strong>di</strong> stradali, semilavorati per<br />
l'industria ceramica o inerti <strong>di</strong> rinforzo per materie plastiche. I prodotti possono inoltre essere<br />
utilizzati come isolanti elettrici, componenti <strong>di</strong> materiali da costruzione, materia prima per la<br />
produzione <strong>di</strong> piastrelle ceramiche per rivestimenti <strong>di</strong> interni ed esterni, lana <strong>di</strong> vetro come coibente,<br />
fertilizzanti in agricoltura (vetri al fosforo), ecc.<br />
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C’è però da <strong>di</strong>re che la tecnologia <strong>di</strong> vetrificazione è gravata da compless<strong>it</strong>à decisamente<br />
superiori ai trattamenti <strong>di</strong> inertizzazione me<strong>di</strong>ante stabilizzazione-soli<strong>di</strong>ficazione, che impiegano<br />
attrezzature del tutto convenzionali e operano intorno alla temperatura ambiente.<br />
Per la sua natura <strong>di</strong> processo termico ad alta temperatura, la vetrificazione richiede più<br />
elevati costi <strong>di</strong> investimento, ammortamento e <strong>di</strong> esercizio degli impianti.<br />
La possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> riciclare i materiali vetrosi in manufatti utili con un certo valore<br />
commerciale rappresenta invece una con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensabile per rendere compet<strong>it</strong>ivo questo<br />
<strong>trattamento</strong>.<br />
3.1 FASI DEL PROCESSO [4]<br />
Il processo <strong>di</strong> vetrificazione è caratterizzato da più fasi. Si parte da un’accurata scelta del<br />
rifiuto da trattare, si effettua una successiva coltivazione, si frantuma il materiale, lo si porta a<br />
fusione e in fine si realizza lo stoccaggio del vetro ottenuto.<br />
La coltivazione delle varie tipologie <strong>di</strong> residui è finalizzata alla formulazione <strong>di</strong> miscele<br />
vetrificabili a costi molto contenuti in vista della produzione <strong>di</strong> vetri chimicamente stabili e dotati<br />
possibilmente <strong>di</strong> valore aggiunto. La coltivazione comprende varie operazioni:<br />
Una prima caratterizzazione del rifiuto, me<strong>di</strong>ante analisi chimiche, mineralogiche e misure delle<br />
loro proprietà termofisiche. Una successivo pre<strong>trattamento</strong> dei materiali grezzi in modo da renderli<br />
adatti a <strong>di</strong>ventare materie prime per la successiva fusione. Una possibile cern<strong>it</strong>a dei materiali non<br />
vetrificabili (metalli e plastiche) ed un lavaggio per eliminare eventuali sali solubili (es. cloruri). Se<br />
necessario inoltre anche operazioni <strong>di</strong> frantumazione, macinazione e vagliatura dei materiali, fino<br />
ad ottenere una granulometria inferiore a 1 mm, segu<strong>it</strong>e da omogeneizzazione ed essiccazione, per<br />
ridurre l'umi<strong>di</strong>tà sotto il 10%.<br />
La formulazione della miscela vetrificabile deve prevedere l'impiego <strong>di</strong> vari tipi <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong>,<br />
escludendo per quanto possibile o lim<strong>it</strong>ando l'uso <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tivi estranei (minerali, sabbia, ecc.). La sua<br />
preparazione comprende operazioni <strong>di</strong> pesata e mescolamento con stoccaggio finale delle miscela<br />
ottenuta.<br />
Il processo <strong>di</strong> fusione, a funzionamento continuo con infornaggio automatico della miscela<br />
vetrificabile, cost<strong>it</strong>uisce il cuore della tecnologia. Ad esso seguono le eventuali operazioni <strong>di</strong><br />
ricottura per l'ottenimento <strong>di</strong> vetro-ceramiche e le lavorazioni <strong>di</strong> fr<strong>it</strong>taggio, stampaggio, filatura<br />
ecc., a seconda della forma e della destinazione d'uso dei manufatti finali.<br />
Lo stoccaggio è l’ultimo passaggio che identifica defin<strong>it</strong>ivamente il nuovo reimpiego del<br />
prodotto ottenuto.<br />
3.1.1 Scelta dei <strong>rifiuti</strong><br />
Il processo <strong>di</strong> vetrificazione è molto versatile rispetto alla scelta dei <strong>rifiuti</strong>. In generale vanno<br />
escluse le soluzioni più o meno concentrate per le quali sono <strong>di</strong>sponibili tecnologie più adatte e<br />
consolidate. Sono invece accettabili i fanghi a lim<strong>it</strong>ato tenore d'acqua che devono essere essiccati e i<br />
residui soli<strong>di</strong>. In genere questi ultimi sono a base prevalentemente o completamente inorganica,<br />
come l'amianto e i suoi compos<strong>it</strong>i, gli inerti delle lavorazione <strong>di</strong> feldspati e gran<strong>it</strong>i. Particolarmente<br />
adatti sono i residui con un elevati tenori <strong>di</strong> SiO2 ed eventualmente <strong>di</strong> B2O3 per le loro qual<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />
ossi<strong>di</strong> formatori dei vetri. Anche il P2O5 che, inducendo una maggiore solubil<strong>it</strong>à in acqua, ne<br />
garantisce l'impiego come fertilizzante. Importante è anche la presenza <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> fondenti, quali<br />
Na2O, K2O, <strong>di</strong> stabilizzanti CaO, MgO, BaO, ecc. e <strong>di</strong> interme<strong>di</strong> come Al2O3, TiO2, ecc.<br />
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Tabella 1 Esempi <strong>di</strong> composizione (% in peso) <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> <strong>industriali</strong> adatti alla vetrificazione<br />
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La tab. 1 riporta le composizioni in<strong>di</strong>cative <strong>di</strong> alcuni tra i residui <strong>industriali</strong> più significativi<br />
e adatti al <strong>trattamento</strong>.<br />
La pericolos<strong>it</strong>à dell’amianto ad esempio non è legata alla presenza <strong>di</strong> metalli pesanti, ma alla<br />
sua struttura fibrosa apportatrice <strong>di</strong> gravi danni per l'apparato respiratorio. In molti casi l'amianto è<br />
presente in compos<strong>it</strong>i con gessi, cementi, elementi vari, ecc. utilizzati come materiali per l'e<strong>di</strong>lizia.<br />
La composizione del rifiuto tab. 1 è rifer<strong>it</strong>a all'etern<strong>it</strong> che contiene il 20% <strong>di</strong> amianto.<br />
L'estrazione e la lavorazione del piombo, zinco, rame e delle leghe ferrose producono<br />
enormi quant<strong>it</strong>à <strong>di</strong> scorie e polveri. Questi residui, classificati come pericolosi, sono essenzialmente<br />
vetrosi a base <strong>di</strong> allumino-silicati <strong>di</strong> ferro, <strong>di</strong> calcio ed altri metalli pesanti.<br />
Nella produzione primaria dell'alluminio, me<strong>di</strong>ante elettrolisi della criol<strong>it</strong>e fusa, si generano<br />
scorie residue ricche <strong>di</strong> carbonio e fluoruri. Esse vengono classificate come pericolose a causa dei<br />
rischi <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> significative quant<strong>it</strong>à <strong>di</strong> cianuri nell'ambiente.<br />
Accanto ai <strong>rifiuti</strong> considerati pericolosi in base alla <strong>di</strong>rettiva CEE 91/689, si considerano in<br />
tab. 1 anche materiali inerti della lavorazione dei feldspati, dei gran<strong>it</strong>i e del vetro, che possono<br />
comunque partecipare ai processi <strong>di</strong> vetrificazione.<br />
L'uso del rottame <strong>di</strong> vetro è vantaggioso perché è ricco <strong>di</strong> silice e ossi<strong>di</strong> fondenti e si avvale<br />
<strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> raccolta ben organizzato.<br />
Alcuni fra i <strong>rifiuti</strong> considerati in tab. 1, quali ceneri e scorie dei processi termici, presentano<br />
anche contenuti più o meno significativi <strong>di</strong> carbonio. La loro combustione nel processo <strong>di</strong><br />
vetrificazione comporta comunque un risparmio sul necessario apporto termico esterno <strong>di</strong> energia<br />
elettrica. Considerato infatti il potere calorifico del carbone <strong>di</strong> 33000 kJ/kg e che l'ottenimento del<br />
vetro da una miscela vetrificabile richiede normalmente 600-700 kcal/kg, (400-450 kcal/kg per il<br />
riscaldamento da temperatura ambiente alla temperatura <strong>di</strong> fusione (1400 °C) e 200-250 kcal/kg per<br />
i cambiamenti <strong>di</strong> fase delle materie prime e per le reazione chimiche), si valuta che un tenore <strong>di</strong><br />
carbonio nella miscela vetrificabile del 8-9% sia nominalmente sufficiente a bilanciare il processo.<br />
Pertanto, <strong>rifiuti</strong> che possono contenere anche il 15% <strong>di</strong> carbonio, come ad esempio le scorie<br />
<strong>di</strong> produzione dell'alluminio, sono adatti alla vetrificazione perché consentono <strong>di</strong> assicurare in<br />
pratica l'autosostentamento energetico del <strong>trattamento</strong>, sopperendo anche alle <strong>di</strong>spersioni termiche<br />
del forno.<br />
In generale, l'utilizzo <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> a potere calorifico ancora maggiore (es. RSU), più adatti agli<br />
impianti <strong>di</strong> termoutilizzazione, viene invece escluso. Infatti la loro combustone completa<br />
comporterebbe un eccessivo <strong>di</strong>mensionamento del sistema <strong>di</strong> <strong>trattamento</strong>-gas.<br />
3.1.2 Formulazione <strong>di</strong> vetri modello<br />
Centinaia <strong>di</strong> vetri e vetro-ceramici sono descr<strong>it</strong>ti in letteratura, noti in termini frazione in<br />
peso degli ossi<strong>di</strong> componenti e <strong>di</strong> temperatura <strong>di</strong> fusione.<br />
Un numero ristretto <strong>di</strong> queste composizioni <strong>di</strong> riferimento sono riassunte nelle tab. 2 e 3<br />
rispettivamente per i vetri senza e con contenuto <strong>di</strong> boro. Alcune <strong>di</strong> esse vengono utilizzate in<br />
impianti <strong>di</strong> vetrificazione su scala reale per i residui nucleari (vetri N. 6, 8 e 10 in tab. 3) o in<br />
impianti pilota per <strong>rifiuti</strong> convenzionali (vetri N. 8 e 9 in tab. 2), mentre le altre derivano da stu<strong>di</strong> in<br />
laboratorio.<br />
Come regola generale, i vetri con adeguate caratteristiche <strong>di</strong> inerzia chimica richiedono che<br />
il contenuto <strong>di</strong> SiO2 sia maggiore del 30-35%; l' allumina (Al2O3) può superare il 10-15%, gli ossi<strong>di</strong><br />
alcalini (Na2O,K2O, Li2O) devono essere inferiori al 20% e quelli alcalino terrosi (CaO, MgO) sono<br />
in genere compresi fra il 5 e il 30%.<br />
Per ogni cost<strong>it</strong>uente principale sono in genere possibili modeste fluttuazioni (tipicamente 1-2<br />
punti percentuali) a cui corrispondono variazioni tollerabili delle proprietà del fuso e del vetro<br />
prodotto.<br />
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In generale, questi materiali derivano da vetri convenzionali per compensazione parziale<br />
degli ossi<strong>di</strong> alcalino terrosi con metalli pesanti.<br />
Ad esempio quelli N 1 e 3 <strong>di</strong> tab. 2 provengono da un vetro or<strong>di</strong>nario contenente 40% SiO2,<br />
15% <strong>di</strong> Al2O3, 10% <strong>di</strong> Na2O, 5% <strong>di</strong> MgO e 30% <strong>di</strong> CaO, in cui il contenuto <strong>di</strong> calcio è stato in parte<br />
sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da componenti specifici quali Fe2O3, ZnO, PbO, CuO presenti nei residui <strong>di</strong> combustione,<br />
come pure in molti altri tipi <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> [6].<br />
Tabella 2 Composizioni <strong>di</strong> alcuni vetri <strong>di</strong> riferimento per la vetrificazione <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> ra<strong>di</strong>oattivi e<br />
Convenzionali<br />
Vetro N° 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10<br />
Componenti Composizione (%in peso)<br />
SiO2 41.0 44.5 39.0 50.5 50.5 56.1 66.6 29.8 45.4 24.5<br />
Al2O3 14.6 8.0 14.0 13.0 12.0 6.0 3.2 17.2 12.7 2.9<br />
P2O5 1.0 1.1 0.3 0.05 0.1 - - 2.7 0.5 11.6<br />
CaO 23.5 25.0 26.0 23.9 16.3 7.0 4.5 29.4 31.2 30.8<br />
MgO 3.0 3.2 3.9 1.8 2.7 2.0 1.1 4.3 2.1 16.8<br />
BaO - - 0.15 0.05 0.15 - - 0.2 - -<br />
Na2O 4.9 5.3 3.8 3.3 4.8 15.0 13.3 4.0 3.1 0.20<br />
K2O 2.0 2.2 1.1 1.2 1.7 - 0.9 1.5 0.8 11.2<br />
TiO2 1.5 1.6 1.6 0.4 0.8 - 3.5 3.0 0.7 0.14<br />
Fe2O3 4.9 5.3 3.7 5.6 6.1 5.0 3.1 4.5 1.4 1.84<br />
Cr2O3 - - 0.07 - 0.03 - - - - -<br />
NiO - - 0.01 0.01 0.02 - - - - -<br />
ZnO 1.0 1.1 1.3 0.02 0.1 3.5 1.9 0.3 0.3 -<br />
PbO - - 0.34 0.001 0.04 4.0 0.8 - - -<br />
MnO - - 0.1 0.02 0.015 - - 0.4 0.1 -<br />
CuO - - 0.12 0.01 0.02 - - 0.1 - -<br />
Cl - - - - - - - 0.2 1.5 -<br />
SO3 - - - 0.1 0.07 - - 1.3 0.03 -<br />
Altri 2.6 2.7 4.81 0.179 4.6 1.4 1.1 1.1 0.2 0.0<br />
I vetri borosilicatici sono avvantaggiati da temperature <strong>di</strong> fusione inferiori (1000-1300 °C)<br />
rispetto ai precedenti, e pertanto più favorevoli in vista della fattibil<strong>it</strong>à tecnica del processo. Tra <strong>di</strong><br />
essi, le composizione <strong>di</strong> riferimento N. 1 e 2, a contenuto <strong>di</strong> Fe2O3 inferiore al 1%, sono adatte alla<br />
fabbricazioni <strong>di</strong> fibre <strong>di</strong> vetro[7].<br />
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Giovanni Tarantino, prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
Tabella 3 Composizioni <strong>di</strong> alcuni vetri <strong>di</strong> riferimento al boro per la vetrificazione <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> ra<strong>di</strong>oattivi e<br />
convenzionali<br />
Vetro N° 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11<br />
Componenti Composizione (%in peso)<br />
SiO2 61-72 52-58 52.2 46.6 41.0 39.5 68.0 58.6 61.0 45.5 58.7<br />
Al2O3 2-8 12-16 9.5 12.7 6.0 18.4 - 3.0 5.0 - -<br />
B2O3 0-7 4-8 7.42 9.25 12.9 5.3 10.0 14.7 19.9 33.0 14.5<br />
CaO 5-10 19-25 7.37 7.14 0.5 15.9 - 5.1 2.8 6.5 -<br />
MgO 0-5 19-25 - - 0.9 1.6 1.0 2.3 - - 2.1<br />
BaO 0-2.5 - 0.38 0.37 - - - - - - -<br />
Li2O - - - - - - 7.0 4.7 4.3 4.5 5.8<br />
Na2O 13-17 0-2 18.1 15.9 8.0 14.4 13.0 6.5 1.4 10.5 17.0<br />
K2O 0-2 0-2 0.95 0.97 5.0 1.6 - - 2.8 - -<br />
TiO2 - - - - 0.8 0.3 - 5.1 - - 1.0<br />
Fe2O3 0-1 0-1 1.26 2.05 12.0 1.0 - - - - -<br />
ZnO - - 0.11 0.12 1.3 - - - 2.8 - -<br />
ZrO2 - - - - 1.3 - 0.1 - - - 0.45<br />
PbO - - 0.02 0.02 - - - - - - -<br />
ThO2 - - - - 3.6 - - - - - 0.45<br />
P2O5 - - - - 1.2 - - - - - -<br />
F 0-1.5 0-1.5 - - - 3.5 - - - - -<br />
Altri - - 2.69 4.88 5.5 - - - - - -<br />
Anche il vetro N. 3 in tab. 2, equivalente alla composizione chimica dei basalti, consente la<br />
produzione <strong>di</strong> lana <strong>di</strong> roccia come isolante. Quello N. 5 è adatto per la produzione <strong>di</strong> vetro-schiuma<br />
per isolamenti, mentre il materiale N. 4, per successivo <strong>trattamento</strong> termico <strong>di</strong> rinvenimento assume<br />
le caratteristiche <strong>di</strong> un vetroceramica per materiali <strong>di</strong> rivestimento per esterni in e<strong>di</strong>lizia.<br />
Il vetro N. 10 fonde a 1380 °C e per il suo elevato tenore <strong>di</strong> fosforo e la sua caratteristica <strong>di</strong><br />
degradarsi e sciogliersi progressivamente nel terreno e è stato proposto come fertilizzante minerale<br />
in agricoltura.<br />
La composizione del vetro N. 7 (tab. 2) è simile a quella usata nei primi esperimenti <strong>di</strong><br />
vetrificazione <strong>di</strong> ceneri volanti derivate dagli elettrofiltri <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> incenerimento tedesco.<br />
Essa è un compromesso fra <strong>di</strong>verse composizioni <strong>di</strong> vetri usati per la vetrificazione <strong>di</strong> materiali ad<br />
alto livello <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oattiv<strong>it</strong>à in Francia, Giappone, Germania e USA.<br />
Il vetro N 6 presenta rispetto a quello precedente un più alto contenuto <strong>di</strong> metalli pesanti e<br />
minore in silice parzialmente sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da calcia e allumina. Esso è stato impiegato per la<br />
vetrificazione in laboratorio <strong>di</strong> polveri <strong>di</strong> elettrofiltro impiegando silice e carbonato so<strong>di</strong>co come<br />
ad<strong>di</strong>tivi.<br />
Entrambi i materiali, ottenibili per fusione in crogiolo a 1400°C superano le prove standard<br />
<strong>di</strong> rilascio in acqua dei metalli pesanti.<br />
16/34
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Giovanni Tarantino, prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
3.1.3 Miscele vetrificabili e loro composizione<br />
Per ottenere un prodotto finale (vetro) <strong>di</strong> date composizioni e proprietà è in<strong>di</strong>spensabile<br />
operare una miscelazione <strong>di</strong> un determinato numero e tipo <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong>.<br />
Ai fini della formulazione iniziale, occorre tenere conto dei processi chimico-fisici che<br />
accompagnano la fusione del bagno. Infatti alle elevate temperature è previsto in primo luogo il<br />
totale allontanamento dell'umi<strong>di</strong>tà e dell'acqua. Altre per<strong>di</strong>te in peso sono legate alla<br />
volatilizzazione <strong>di</strong> alcuni ossi<strong>di</strong> e metalli pesanti a più elevata tensione <strong>di</strong> vapore.<br />
Anche i carbonati vengono totalmente decomposti con liberazione <strong>di</strong> anidride carbonica e lo<br />
stesso vale per le sostanze organiche (espresse in forma <strong>di</strong> carbonio) eventualmente ossidate in<br />
misura completa.<br />
Figura 1 [8] Effetti della<br />
concentrazione dei componenti<br />
sulle per<strong>di</strong>te in peso <strong>di</strong> un vetro<br />
a 1300 °C<br />
Gli effetti della<br />
concentrazione dei<br />
componenti sulla volatil<strong>it</strong>à a<br />
1300 °C sono mostrati in fig.<br />
1[8].<br />
Aumentando il<br />
contenuto <strong>di</strong> Al2O3 e/o SiO2,<br />
<strong>di</strong>minuiscono le per<strong>di</strong>te in<br />
peso rispetto a una<br />
composizione centrale <strong>di</strong><br />
riferimento, probabilmente perché questi ossi<strong>di</strong> formatori rendono meno mobili nel fuso i<br />
cost<strong>it</strong>uenti più volatili, come so<strong>di</strong>o e boro. In generale un aumento <strong>di</strong> viscos<strong>it</strong>à comporta un<br />
aumento <strong>di</strong> volatil<strong>it</strong>à e viceversa.<br />
Le per<strong>di</strong>te in peso vengono al contrario aumentate da ad<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> CaO, Na2O e B2O3 [8].<br />
Composizione della miscela<br />
Lo scopo <strong>di</strong> questo processo è quello <strong>di</strong> partire da numero <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> (n<strong>rifiuti</strong>), tab. 1, per<br />
ciascuno dei quali sono note le frazione in peso degli ossi<strong>di</strong> componenti (nossi<strong>di</strong>), e costruire una<br />
miscela che porterà alla formazione <strong>di</strong> un vetro <strong>di</strong> composizione nota.<br />
Per la legge <strong>di</strong> conservazione della massa tutti i cost<strong>it</strong>uenti iniziali del rifiuto entreranno a<br />
far parte della composizione finale del vetro ottenuto. La frazione in peso nel vetro dell’ossido<br />
(in<strong>di</strong>ce Kossido) è calcolabile con l’equazione (1):<br />
N<strong>rifiuti</strong><br />
vetro<br />
rifiuto<br />
K = ossido ∑ ai<br />
X<br />
rifiuto ( Kossido<br />
, irifiuto<br />
)<br />
i =<br />
1<br />
X ⋅<br />
rifiuto<br />
( 1)<br />
17/34
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Giovanni Tarantino, prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
in funzione delle frazioni in peso a irifiuto<br />
, dei vari <strong>rifiuti</strong> componenti la miscela e delle<br />
rifiuto<br />
X ( , i ) dello stesso ossido <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ce ossido<br />
frazioni in peso note<br />
componenti la miscela.<br />
Kossido rifiuto<br />
K in ciascuno dei <strong>rifiuti</strong><br />
L’obiettivo <strong>di</strong> una miscela ottimale è il calcolo delle frazioni in peso airifiuto <strong>di</strong> ciascun<br />
rifiuto nella miscela al fine <strong>di</strong> ottenere esattamente la composizione in ossi<strong>di</strong> del vetro, cioè il<br />
sod<strong>di</strong>sfacimento delle seguenti equazioni:<br />
⎧<br />
⎪<br />
⎪<br />
⎪<br />
⎨<br />
⎪<br />
⎪<br />
⎪X<br />
⎪<br />
⎩<br />
X<br />
X<br />
vetro<br />
K = N<br />
ossido<br />
vetro<br />
K = 1<br />
ossido<br />
vetro<br />
K = 2<br />
ossido<br />
ossi<strong>di</strong><br />
=<br />
=<br />
=<br />
i<br />
N<br />
i<br />
i<br />
N<br />
∑<br />
∑<br />
N<br />
<strong>rifiuti</strong><br />
rifiuto<br />
<strong>rifiuti</strong><br />
rifiuto<br />
∑<br />
<strong>rifiuti</strong><br />
rifiuto<br />
Tenendo conto dei vincoli:<br />
0 airifiuto a<br />
i<br />
= 1<br />
a<br />
i<br />
= 1<br />
a<br />
i<br />
= 1<br />
rifiuto<br />
rifiuto<br />
.....<br />
rifiuto<br />
⋅ X<br />
⋅ X<br />
⋅ X<br />
rifiuto<br />
( K = 1,<br />
i<br />
ossido<br />
rifiuto<br />
( K = 2,<br />
i<br />
ossido<br />
rifiuto<br />
( K = N<br />
ossido<br />
rifiuto<br />
rifiuto<br />
ossi<strong>di</strong><br />
)<br />
)<br />
, i<br />
rifiuto<br />
≤ ≤1<br />
con 1≤<br />
i<br />
N<br />
∑ <strong>rifiuti</strong><br />
= 1<br />
)<br />
rifiuto<br />
≤<br />
( 2)<br />
N<br />
<strong>rifiuti</strong><br />
irifiuto<br />
irifiuto<br />
In genere, ai fini <strong>di</strong> una valutazione preliminare comunque significativa, è opportuno<br />
lim<strong>it</strong>are il numero delle relazioni (2), facendo riferimento solo ai componenti più importanti in<br />
termini quant<strong>it</strong>ativi, cioè SiO2, Al2O3 (eventualmente anche B2O3 e P2O5), gli ossi<strong>di</strong> alcalini (Li2O,<br />
Na2O, K2O) e quelli alcalino terrosi (MgO, CaO e BaO) raggruppati in base alla loro funzione nel<br />
vetro.<br />
La tab. 1 con le composizioni dei <strong>rifiuti</strong> viene pertanto semplificata come mostrato in tab. 4<br />
In maniera analoga, la tab. 5 deriva da tab. 2 per quanto riguarda i vetri modello, ad eccezione del<br />
vetro N. 10 ricco <strong>di</strong> P2O5, non ottenibile dai <strong>rifiuti</strong> che non contengono in pratica questo<br />
componente.<br />
E' possibile quin<strong>di</strong> procedere empiricamente, attribuendo tentativamente ai vari residui<br />
adeguati valori (eventualmente nulli) della loro frazione in peso nella miscela, in modo da<br />
avvicinare la composizione <strong>di</strong> un dato vetro <strong>di</strong> riferimento. Quest'ultima deve risultare comunque<br />
interme<strong>di</strong>a fra quelle <strong>di</strong> almeno due dei <strong>rifiuti</strong> miscelati per garantire una possibile soluzione.<br />
Il comp<strong>it</strong>o risulta in genere facil<strong>it</strong>ato dalla <strong>di</strong>sponibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> residui ricchi <strong>di</strong> componenti<br />
specifici, come ad esempio gli ossi<strong>di</strong> alcalino-terrosi nei fanghi <strong>di</strong> calcinaio o <strong>di</strong> quelli formatori<br />
(SiO2 e Al2O3) negli inerti <strong>di</strong> lavorazione <strong>di</strong> gran<strong>it</strong>i e feldspati, in modo che questi componenti<br />
possano essere aggiustati con ad<strong>di</strong>zioni moderate.<br />
a<br />
18/34
Tecnologia dei materiali Ceramici “TRATTAMENTO DI RIFIUTI INDUSTRIALI”<br />
Giovanni Tarantino, prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
Un esempio, in accordo con le in<strong>di</strong>cazione della Stazione Sperimentale del Vetro, è mostrato<br />
in tab. 6. Dalla miscela <strong>di</strong> compos<strong>it</strong>i <strong>di</strong> amianto (50%), ceneri volanti <strong>di</strong> centrale (20%) e residui<br />
della lavorazione <strong>di</strong> feldspati (30%), si ottiene senza bisogno <strong>di</strong> ulteriori aggiunte il vetro N. 4 <strong>di</strong><br />
tab. 5. La composizione dei compos<strong>it</strong>i contenenti amianto deriva da quella <strong>di</strong> tab. 1 tenendo conto<br />
dell'evaporazione <strong>di</strong> acqua e della formazione <strong>di</strong> CO2 (in totale 21,6% in peso).<br />
19/34
Tecnologia dei materiali Ceramici “TRATTAMENTO DI RIFIUTI INDUSTRIALI”<br />
prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
Tabella 4Composizioni (% in peso) dei <strong>rifiuti</strong> <strong>industriali</strong> inorganici, in termini <strong>di</strong> principali componenti ossi<strong>di</strong>ci<br />
Tabella 5 Composizioni (% in peso) dei vetri modello <strong>di</strong> Tab. 3, in termini <strong>di</strong> principali componenti ossi<strong>di</strong>ci<br />
20/34
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Giovanni Tarantino, prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
Tabella 6 Composizione valutata per via empirica <strong>di</strong> una miscela <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> per l'ottenimento del vetro<br />
21/34
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prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
Il metodo empirico risulta essere eccessivamente lento per cui i successivi stu<strong>di</strong> hanno<br />
portato alla formulazione <strong>di</strong> un algor<strong>it</strong>mo <strong>di</strong> calcolo automatico che velocizzasse il processo.<br />
Al fine <strong>di</strong> ottenere il valore <strong>di</strong> ai l’algor<strong>it</strong>mo sfrutta la funzione scarto quadratico tra le<br />
rifiuto<br />
frazioni in peso reali <strong>di</strong> ciascun ossido nel vetro e quelle ottenute mescolando un certo numero <strong>di</strong><br />
<strong>rifiuti</strong>.<br />
La funzione scarto quadratico relativa all’ossido <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ce K ossido è espressa da:<br />
2<br />
( , )<br />
1 ⎥<br />
( 3)<br />
⎥<br />
N ⎡<br />
<strong>rifiuti</strong><br />
⎤<br />
quad vetro<br />
rifiuto<br />
S K = ⎢X<br />
K − ∑ ai<br />
⋅ X<br />
ossido<br />
ossido<br />
rifiuto Kossido<br />
irifiuto<br />
⎢⎣<br />
irifiuto<br />
=<br />
⎦<br />
Lo scarto quadratico complessivo per tutti gli ossi<strong>di</strong> sarà espresso perciò dall’equazione:<br />
2<br />
∑ ∑<br />
( , )<br />
= 1<br />
= 1<br />
⎥<br />
( 4)<br />
⎥<br />
⎡<br />
⎤<br />
= ⎢ − ⋅<br />
ossi<strong>di</strong> N<br />
N <strong>rifiuti</strong><br />
quad<br />
vetro<br />
rifiuto<br />
STOT<br />
X K a<br />
ossido<br />
i X<br />
rifiuto Kossido<br />
irifiuto<br />
K<br />
i<br />
ossido<br />
⎢⎣<br />
rifiuto<br />
Le frazioni in massa a i <strong>di</strong> ciascun rifiuto nella miscela sono le grandezze incogn<strong>it</strong>e e<br />
rifiuto<br />
devono essere tali da minimizzare la funzione scarto quadratico totale<br />
S<br />
S<br />
S<br />
quad<br />
TOT<br />
quad<br />
TOT<br />
quad<br />
TOT<br />
=<br />
=<br />
=<br />
K<br />
K<br />
N<br />
K<br />
N<br />
N<br />
ossi<strong>di</strong><br />
vetro<br />
∑ ⎢X<br />
K − ossido ∑<br />
∑<br />
ossi<strong>di</strong><br />
ossido<br />
∑<br />
ossi<strong>di</strong><br />
ossido<br />
ossido<br />
= 1<br />
<strong>rifiuti</strong><br />
∑<br />
<strong>rifiuti</strong><br />
∑<br />
quad [ S ( a , a ,...., a ) ]<br />
= 1<br />
⎡<br />
i<br />
= 1<br />
i = 1<br />
⎢⎣<br />
⎡ vetro<br />
⎢X<br />
K − ossido<br />
⎢<br />
⎢ N<br />
⎢<br />
⎛<br />
− ⎜1<br />
−<br />
⎢ ⎜<br />
⎣ ⎝ i<br />
K<br />
ossido<br />
i<br />
rifiuto<br />
rifiuto<br />
N<br />
i<br />
N<br />
rifiuto<br />
−1<br />
i<br />
= 1<br />
= 1<br />
<strong>rifiuti</strong><br />
rifiuto<br />
a<br />
−1<br />
a<br />
i<br />
= 1<br />
rifiuto<br />
i<br />
a<br />
rifiuto<br />
rifiuto<br />
rifiuto<br />
⎞<br />
⎟⋅<br />
X<br />
⎟<br />
⎠<br />
= 2<br />
⋅ X<br />
⋅ X<br />
rifiuto<br />
( K , i<br />
ossido<br />
ossido<br />
ossido<br />
rifiuto<br />
( K , i<br />
rifiuto<br />
( K , n<br />
i<br />
rifiuto<br />
rifiuto<br />
<strong>rifiuti</strong><br />
rifiuto<br />
)<br />
= N<br />
)<br />
)<br />
⎤<br />
⎥<br />
⎥⎦<br />
2<br />
⎤<br />
+ ⎥<br />
⎥<br />
⎥<br />
⎥<br />
⎥<br />
⎦<br />
<strong>rifiuti</strong>−1<br />
2<br />
⎦<br />
quad<br />
S TOT .<br />
Pertanto, il problema <strong>di</strong> calcolo <strong>di</strong> un minimo vincolato per la funzione appena defin<strong>it</strong>a si<br />
può esprimere nel seguente modo:<br />
22/34
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Giovanni Tarantino, prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
con<br />
Min<br />
quad [ S ( a , a ,...., a ) ]<br />
K<br />
i vincoli<br />
ossido<br />
i<br />
rifiuto<br />
⎧0<br />
≤ ai<br />
⎪<br />
: ⎨ ⎛<br />
⎪0<br />
≤ ⎜1−<br />
⎪<br />
⎜<br />
⎩ ⎝<br />
= irifiuto<br />
= 2 irifiuto<br />
= N <strong>rifiuti</strong>−<br />
1 1<br />
rifiuto<br />
= 1<br />
≤1<br />
∑ − N <strong>rifiuti</strong> 1<br />
ai<br />
i = 1<br />
rifiuto<br />
rifiuto<br />
per<br />
⎞<br />
⎟ ≤1<br />
⎟<br />
⎠<br />
0 ≤ i<br />
rifiuto<br />
≤ N<br />
Il programma <strong>di</strong> calcolo permette <strong>di</strong> ottenere un insieme <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> a irifiuto<br />
che<br />
rappresentano comunque la soluzione ottimizzata del problema.<br />
Il programma è stato impiegato per ottenere ad esempio i vetri modello della tab. 5 a partire<br />
dall'insieme <strong>di</strong> tutti i <strong>rifiuti</strong> <strong>di</strong> tab. 4.<br />
Il programma, fra i 15 <strong>rifiuti</strong> a <strong>di</strong>sposizione, ne utilizza effettivamente sempre un numero<br />
minore.<br />
E' stata evidenziata la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> ottenere in modo del tutto sod<strong>di</strong>sfacente uno stesso vetro<br />
da miscele <strong>di</strong>verse. Ad esempio il vetro N.2, derivante da 9 residui con scarto quadratico <strong>di</strong><br />
−15<br />
4.<br />
3⋅<br />
10 (tab. 7), è ricavabile in alternativa per mescolamento <strong>di</strong> soli 5 <strong>rifiuti</strong> (3 comuni con il caso<br />
−5<br />
precedente) con scarto quadratico maggiore, comunque contenuto <strong>di</strong> 9.<br />
7⋅<br />
10 (tab. 8).<br />
<strong>rifiuti</strong><br />
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prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
Tabella 7 Risultati <strong>di</strong> ottimizzazione delle frazioni in peso della miscela vetrificabile (tutti i <strong>rifiuti</strong> considerati) per l'ottenimento del vetro N. 2. In basso: confronto fra le<br />
−15<br />
composizioni (% in peso) della miscela risultante e del vetro obbiettivo (scarto quadratico totale sui componenti (tranne altri): 4.<br />
293⋅<br />
10 )<br />
24/34
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prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
Tabella 8 Risultati <strong>di</strong> ottimizzazione delle frazioni in peso della miscela vetrificabile (7 <strong>rifiuti</strong> considerati) per l'ottenimento del vetro N. 2. In basso: confronto fra le<br />
−5<br />
composizioni (% in peso) della miscela risultante e del vetro obbiettivo (scarto quadratico totale sui componenti (tranne altri): 9.<br />
749⋅<br />
10 )<br />
25/34
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prof. <strong>Antonio</strong> Licciulli Dalla Stabilizzazione/Soli<strong>di</strong>ficazione alla Vetrificazione<br />
La procedura <strong>di</strong> calcolo delle frazioni <strong>di</strong> massa dei <strong>rifiuti</strong> nella miscela, basata sulla<br />
minimizzazione della funzione scarto quadratico totale, offre sicuramente in<strong>di</strong>cazioni molto più<br />
rapide, sicure e precise <strong>di</strong> quelle ricavabili per via empirica. Chiaramente se si fosse in grado <strong>di</strong><br />
avere un più largo data base sia <strong>di</strong> composizioni <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong> che <strong>di</strong> vetri <strong>di</strong> riferimento si potrebbero<br />
effettuare scelte più ampie e più convenienti in base alle varie s<strong>it</strong>uazioni.<br />
3.1.4 Forni fusori<br />
Per la vetrificazione dei <strong>rifiuti</strong> si utilizzano forni elettrici ad arco sommerso derivanti<br />
dall’industria vetraria, con temperature che vanno dai 1000 ai 1500 °C. Questo tipo <strong>di</strong> forni è<br />
costretto a funzionare in con<strong>di</strong>zioni maggiormente aggressive avendo a <strong>di</strong>sposizione un bagno fuso<br />
alle volte ossidante ed alle volte riducente. D'altro canto, i prodotti non richiedono le elevate qual<strong>it</strong>à<br />
dei vetri or<strong>di</strong>nari (trasparenza, assenza <strong>di</strong> bolle e inclusioni cristalline).<br />
Con riferimento ad apparati operanti a ciclo continuo, si riportano le caratteristiche<br />
progettuali dei forni fusori a bacino e a volta fredda derivati in prevalenza da un'analisi dei brevetti<br />
internazionali proposti negli ultimi 5-6 anni.<br />
La massima temperatura <strong>di</strong> esercizio del forno deve essere compatibile con le caratteristiche<br />
dei vetri previsti come prodotto. In generale per contenere i consumi termici si preferisce impiegare<br />
basse temperature, riducendo così l’evaporazione dei metalli pesanti e garantendo una maggiore<br />
durata <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a dei refrattari e degli altri componenti del forno [9].<br />
D'altra parte temperature insufficienti del bagno possono portare ad un fuso eccessivamente<br />
viscoso, quin<strong>di</strong> poco omogeneo, con troppe bolle <strong>di</strong> gas e più <strong>di</strong>fficilmente colabile.<br />
Figura 2 Schema <strong>di</strong> forno elettrico proposto da<br />
Wertmore per bagni con temperature <strong>di</strong> fusione<br />
fino a 1000-1100°C con un vessel <strong>di</strong><br />
contenimento in leghe <strong>di</strong> tipo Inconel senza<br />
rivestimento refrattario<br />
Per bagni con temperature <strong>di</strong><br />
fusione fino a 1000-1100°C, Wertmore<br />
propone un forno elettrico con un vessel <strong>di</strong><br />
contenimento in leghe <strong>di</strong> nichel (tipo<br />
Inconel 601 o 690), senza necess<strong>it</strong>à <strong>di</strong> un<br />
rivestimento refrattario. Come appare in<br />
fig. 2 è prevista una camicia esterna nella<br />
quale sono inser<strong>it</strong>i sensori elettrici <strong>di</strong><br />
misura della conducibil<strong>it</strong>à o della pressione per rilevare l'eventual<strong>it</strong>à <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te.<br />
Sempre per temperature moderate fino a 1300 °C, Alan riven<strong>di</strong>ca il forno mostrato in fig. 3<br />
con caricamento della miscela e fuoriusc<strong>it</strong>a dei gas generati attraverso la volta. Esso è formato da<br />
un vessel interno <strong>di</strong> contenimento 24 nel quale il tra<strong>di</strong>zionale rivestimento refrattario è sost<strong>it</strong>uto da<br />
uno strato <strong>di</strong> vetro soli<strong>di</strong>ficato 61, con spessore <strong>di</strong> 15-20 cm. Lo strato, formato durante<br />
l'avviamento iniziale del forno, viene mantenuto a temperatura sufficientemente bassa grazie alle<br />
<strong>di</strong>spersioni per irra<strong>di</strong>azione attraverso una prima intercape<strong>di</strong>ne d'aria 66 ed una seconda 71, in cui<br />
circola acqua in pressione per la produzione <strong>di</strong> vapore a 1-2 bar, utilizzabile per eventuali impieghi<br />
ausiliari.<br />
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L'intercape<strong>di</strong>ne interme<strong>di</strong>a viene pressurizzata e mon<strong>it</strong>orata da un manometro, come<br />
salvaguar<strong>di</strong>a da eventuali rotture del vessel interno.<br />
La scelta <strong>di</strong> questa soluzione con rivestimento vetroso sarebbe avvantaggiata da migliori<br />
caratteristiche isolanti e <strong>di</strong> resistenza verso l'aggressiv<strong>it</strong>à del bagno fuso, oltre che<br />
dall'autosigillazione delle eventuali cricche che si verificassero a segu<strong>it</strong>o <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazioni <strong>di</strong>fferenziali.<br />
Per quest'ultima ragione il forno sopporterebbe un numero maggiore <strong>di</strong> fermate rispetto ai forni<br />
tra<strong>di</strong>zionali a rivestimento refrattario.<br />
Figura 3 Schema <strong>di</strong> forno elettrico proposto da Alan per<br />
temperature moderate fino a 1300 °C, con vessel metallico<br />
raffreddato e rivestimento in vetro soli<strong>di</strong>ficato<br />
Gli elettro<strong>di</strong> cilindrici forati sono retraibili e<br />
raffreddati ad aria me<strong>di</strong>ante un condotto interno che<br />
serve anche al gorgogliamento della stessa per<br />
mantenere l'ag<strong>it</strong>azione del bagno. Il loro inserimento<br />
dall'alto, anziché dal fondo, permette <strong>di</strong> annullare i<br />
rischi <strong>di</strong> fuoriusc<strong>it</strong>e del fuso in segu<strong>it</strong>o ad eventuali<br />
mancate tenute dei fori passanti Per un forno da 25<br />
t/giorno si consigliano due coppie <strong>di</strong> barre con<br />
<strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 15-20 cm in molibdeno, Inconel oppure<br />
graf<strong>it</strong>e.<br />
Per la salvaguar<strong>di</strong>a dalla corrosione nella zona<br />
a contatto con l'atmosfera gassosa, ogni elettrodo è<br />
protetto da una camicia 12 ad esempio in materiale<br />
ceramico per la circolazione con gas inerte o acqua <strong>di</strong><br />
raffreddamento.<br />
Nella zona inferiore del bagno, un ulteriore<br />
apporto termico è possibile me<strong>di</strong>ante un elettrodo<br />
supplementare.<br />
La valvola 96 per lo scarico sul fondo è dotata <strong>di</strong> una camicia <strong>di</strong> raffreddamento ad acqua e<br />
<strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> riscaldamento (a resistenza o induzione), rispettivamente per sigillare<br />
completamente o per facil<strong>it</strong>are e regolare il flusso <strong>di</strong> usc<strong>it</strong>a del fuso, aggiustandone la viscos<strong>it</strong>à.<br />
I forni fusori per temperature moderate sono compatibili con la produzione <strong>di</strong> vetri al boro.<br />
Questa soluzione, persegu<strong>it</strong>a in particolare nel settore nucleare, appare interessante in vista<br />
dell'ottenimento <strong>di</strong> fibre con le composizioni dei vetri N. 21 e 22 <strong>di</strong> tab. 3 con un contenuto <strong>di</strong> B2O3<br />
fino al 8% e <strong>di</strong> Fe2O3 inferiore al 1%.<br />
Nella produzione <strong>di</strong> questi manufatti, è importante operare in con<strong>di</strong>zioni sufficientemente<br />
ossidanti del bagno, per ev<strong>it</strong>are forti abbassamenti in quest'ultimo del trasporto <strong>di</strong> calore ra<strong>di</strong>ante. In<br />
questo caso si verificherebbero infatti aumenti significativi delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> temperature fra un<br />
punto e l'altro, <strong>di</strong>sturbando quin<strong>di</strong> le correnti <strong>di</strong> convezione nel fuso e il funzionamento della<br />
fornace. D'altra parte gli aumenti <strong>di</strong> temperatura, che possono compensare questo effetto,<br />
accelerano l'erosione dei refrattari.<br />
L'opportun<strong>it</strong>à <strong>di</strong> prevedere con<strong>di</strong>zioni ossidanti è r<strong>it</strong>enuta importante per i bagni formati da<br />
residui quali le ceneri <strong>di</strong> RSU o <strong>di</strong> impianti termici, con un contenuto <strong>di</strong> carbonio in genere tra il 2 e<br />
il 10%.<br />
Questo elemento presenta infatti una solubil<strong>it</strong>à lim<strong>it</strong>ata nei vetri (intorno al 1%) e una sua<br />
consistente presenza porta ad un fuso con caratteristiche <strong>di</strong> viscos<strong>it</strong>à inadeguate per essere colato.<br />
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Inoltre la sua presenza, anche sotto forma <strong>di</strong> materiali organici, nei <strong>rifiuti</strong> da vetrificare può<br />
provocare, in <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> ossigeno, la riduzione degli ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> metalli pesanti. Fra essi, zinco, cadmio<br />
e mercurio, relativamente volatili, vengono largamente rimossi con le emissioni gassose, mentre<br />
ferro, nichel, cromo e rame, caratterizzati da bassa tensione <strong>di</strong> vapore, bassa solubil<strong>it</strong>à ed alta<br />
dens<strong>it</strong>à, rimangono prevalentemente nella massa fusa.<br />
In defin<strong>it</strong>iva, il carbone nel fuso induce processi <strong>di</strong> riduzione con separazione dei metalli che<br />
possono formare uno strato liquido sul fondo. Esso può indurre cortocircu<strong>it</strong>i o comunque <strong>di</strong>sturbare<br />
la <strong>di</strong>stribuzione del campo elettrico. Anche quando ciò non si verifica e i metalli rimangono in<br />
soluzione colloidale nel fuso, le inclusioni nel vetro finale possono essere <strong>di</strong>lavate dagli agenti<br />
atmosferici, cosicché esso non supera talvolta le prove <strong>di</strong> rilascio in acqua.<br />
Assicurare una buona ossigenazione me<strong>di</strong>ante lance <strong>di</strong> gorgogliamento <strong>di</strong> aria è inoltre<br />
importante per ottenere una buona omogene<strong>it</strong>à del fuso.<br />
La combustione completa teorica <strong>di</strong> un 1% <strong>di</strong> carbonio comporta un consumo <strong>di</strong> circa 93<br />
Nm 3 <strong>di</strong> aria e la formazione <strong>di</strong> 19 Nm 3 <strong>di</strong> anidride carbonica per tonnellata <strong>di</strong> vetro prodotto.<br />
Un brevetto <strong>di</strong> H. Pieper presenta uno schema <strong>di</strong> forno (fig. 4) con un sistema <strong>di</strong> carica 11<br />
in<strong>di</strong>cato al centro della volta, per l'inertizzazione <strong>di</strong> residui con un contenuto <strong>di</strong> carbonio inferiore al<br />
10%. Il vessel <strong>di</strong> fusione in materiale refrattario presenta un certo numero <strong>di</strong> elettro<strong>di</strong> (uno solo dei<br />
quali 8 è in<strong>di</strong>cato) equi<strong>di</strong>stanti lungo la circonferenza del bordo e con guaina protettiva nella parte<br />
superiore esposta all'atmosfera gassosa.<br />
Un certo numero <strong>di</strong> lance 12 passanti attraverso la suola provvedono all'immissione <strong>di</strong> una<br />
portata <strong>di</strong> aria sufficiente a completare l'ossidazione. La corrente ascensionale <strong>di</strong> bolle 13 rende<br />
possibile il trasporto della massa fusa più fredda dal fondo verso l'alto, nella sfera <strong>di</strong> azione degli<br />
elettro<strong>di</strong>. Questo si traduce non solo in una omogeneizzazione della <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> temperatura,<br />
ma anche in un più intenso trasferimento <strong>di</strong> calore del fuso 9 ai materiali <strong>di</strong> carica 14. La<br />
<strong>di</strong>sposizione delle lance e del sistema <strong>di</strong> carica è tale che le bolle che raggiungono la superficie del<br />
bagno spingano lateralmente il materiale <strong>di</strong> carica 14, favorendo così la formazione <strong>di</strong> uno strato<br />
uniforme su tutta la superficie.<br />
Oltre ad un'apertura 5 sul fondo, è previsto uno scarico laterale 15 con un canale orizzontale<br />
16 ed uno <strong>di</strong> “troppo-pieno” 19 che definisce il livello del fluido nel vessel. Il riscaldamento del<br />
bagno in questa zona, per mezzo <strong>di</strong> un elettrodo ausiliario verticale 21 e degli elementi ra<strong>di</strong>anti<br />
orizzontali 23 e 25, assicura al bagno che tracima dallo sbarramento 20 una viscos<strong>it</strong>à adeguata nel<br />
passaggio attraverso l'usc<strong>it</strong>a 24.<br />
Figura 4 Schema <strong>di</strong> forno elettrico<br />
proposto da Pipwer per<br />
l'inertizzazione in ambiente<br />
ossidante <strong>di</strong> miscele con un<br />
contenuto <strong>di</strong> carbonio fino al 10%<br />
L'adozione <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>zioni ossidanti è fatta<br />
propria dalla tecnologia dei<br />
forni fusori PermaVIT, al fine<br />
<strong>di</strong> contenere i costi <strong>di</strong><br />
investimento e <strong>di</strong> esercizio,<br />
grazie anche alle caratteristiche<br />
<strong>di</strong> robustezza che permettono<br />
<strong>di</strong> ridurre le fermate per<br />
manutenzione e prolungare la<br />
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durata <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a <strong>di</strong> queste un<strong>it</strong>à. Esse presentano una capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> 150 t e tempi me<strong>di</strong> <strong>di</strong> permanenza del<br />
fuso <strong>di</strong> 3-5 giorni per consentire, anche con un lento rimescolamento, una adeguata omogene<strong>it</strong>à del<br />
prodotto.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni riducenti facil<strong>it</strong>ano invece la volatilizzazione della maggior parte dei metalli<br />
<strong>di</strong> transizione quali piombo, zinco, arsenico, mercurio, e cadmio che vengono così allontanati sotto<br />
forma <strong>di</strong> vapori metallici e successivamente convert<strong>it</strong>i in gran parte nella loro forma ossidata<br />
all'interno del flusso gassoso.<br />
Da questo, le polveri vengono abbattute me<strong>di</strong>ante sistemi <strong>di</strong> filtrazione e assorbimento<br />
me<strong>di</strong>ante lavaggio dei gas.<br />
3.1.5 Sistemi <strong>di</strong> <strong>trattamento</strong> dei gas<br />
I fumi, che si liberano dalla volta della fornace a temperature intorno a 150 °C, sono<br />
caratterizzati dalla presenza <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong> pirolisi o <strong>di</strong> combustione delle sostanze organiche, a<br />
seconda delle con<strong>di</strong>zioni riducenti od ossidanti del bagno, oltre che dalla frazione <strong>di</strong> metalli o<br />
composti inorganici che volatilizzano in forma <strong>di</strong> vapori o <strong>di</strong> particolato trascinato.<br />
Inoltre nel flusso gassoso si r<strong>it</strong>rovano in parte i composti <strong>di</strong> zolfo, cloro e fluoro, che sono<br />
rilasciati dalla massa fusa rispettivamente come SO2 , HCl e HF.<br />
Ad esempio, da esperienze <strong>di</strong> vetrificazione in atmosfera ossidante intorno a 1150 °C <strong>di</strong><br />
scorie <strong>di</strong> produzione dell'alluminio (rifiuto 13 <strong>di</strong> tab. 1) con formazione del vetro al boro N. 4 <strong>di</strong> tab.<br />
2, per ad<strong>di</strong>zione quasi al 50% <strong>di</strong> CaO, Na2O e B2O3, si ottengono i valori <strong>di</strong> ripartizione degli<br />
elementi nella fase gassosa riportati in tab. 9.<br />
Tabella 9 [10] Valori sperimentali delle frazione dei singoli<br />
elementi ripart<strong>it</strong>i nella fase gassosa, rispetto alla miscela<br />
vetrificabile <strong>di</strong> alimento, nella vetrificazione a 1150 °C <strong>di</strong><br />
scorie <strong>di</strong> produzione dell'alluminio con formazione <strong>di</strong> un<br />
vetro al boro<br />
Mentre gli ossi<strong>di</strong> che formano la matrice<br />
vetrosa (SiO2, Al2O3 , ossi<strong>di</strong> alcalino-terrosi) sono<br />
refrattari e vengono in larga misura inclusi nel vetro<br />
finale, lo zolfo e fluoro tendono a sfuggire in<br />
prevalenza nei gas.<br />
Anche alcuni metalli pesanti (Pb, Sn, Zn, Hg)<br />
sia allo stato elementare che in forma <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong><br />
presentano volatil<strong>it</strong>à molto significative.<br />
Le caratteristiche qual<strong>it</strong>ative dell’effluente<br />
gassoso che contengono oltre a vapore, azoto,<br />
anidride carbonica, SOx, aci<strong>di</strong> alogenidrici ed<br />
eventuali altri aci<strong>di</strong> volatili, metalli ed ossi<strong>di</strong> e<br />
polveri, richiedono pertanto una sezione <strong>di</strong> <strong>trattamento</strong>-gas in modo che le emissioni rientrino nei<br />
lim<strong>it</strong>i normativi riportati in tab. 10<br />
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Tabella 10 Lim<strong>it</strong>i <strong>di</strong> emissione in atmosfera delle attiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> energia dai <strong>rifiuti</strong> non pericolosi.<br />
Valori me<strong>di</strong> giornalieri Valori me<strong>di</strong> su 30’<br />
Parametri<br />
(mg/Nm 3 )<br />
Polveri totali 10 30<br />
Sostanze organiche (TOC) 10 20<br />
HCl 10 60<br />
HF 2 4<br />
SO2 (*) 50 200<br />
Cd (*) 0.5<br />
Hg (*) 0.5<br />
As, Sb, Sp, Cr, Co,<br />
Ni, Cu, Mn, V, Sn (*)<br />
(*) valori me<strong>di</strong> nel campionamento <strong>di</strong> 1 ora<br />
0.05 (totale)<br />
La tecnologia della sezione <strong>di</strong> <strong>trattamento</strong>-gas, simile a quella adottata per gli impianti <strong>di</strong><br />
incenerimento, per i quali sono <strong>di</strong>sponibili sul mercato un<strong>it</strong>à anche <strong>di</strong> larghe <strong>di</strong>mensioni, è in questo<br />
caso semplificata dalla sostanziale assenza <strong>di</strong> NOX, avendo temperature dei gas in usc<strong>it</strong>a dalla<br />
fornace nettamente inferiori.<br />
Il <strong>di</strong>mensionamento del modulo per abbattere gli inquinanti è con<strong>di</strong>zionato dal contenuto <strong>di</strong><br />
elementi volatili, in particolare Cl, F, SO3, carbonati e carbonio organico nella miscela vetrificabile.<br />
Così, ad esempio, mentre l'inertizzazione dei <strong>rifiuti</strong> contenenti amianto (senza carbonio)<br />
genera circa 100 Nm 3 /t <strong>di</strong> vetro, questo volume aumenta in misura pressoché uguale per ogni un<strong>it</strong>à<br />
percentuale <strong>di</strong> carbonio organico nell'alimento del forno.<br />
In generale, sono richiesti componenti per la depolverazione delle emissioni, me<strong>di</strong>ante<br />
elettrofiltri o filtri a manica, per l'abbattimento dei gas aci<strong>di</strong>, me<strong>di</strong>ante torri <strong>di</strong> lavaggio, e per la<br />
rimozione dei metalli pesanti (Hg, Pb, ecc.) e degli eventuali microinquinanti organici ad esempio<br />
me<strong>di</strong>ante letti a carboni attivi.<br />
L'abbattimento delle polveri con filtri <strong>di</strong> tessuto a forma <strong>di</strong> manica consente <strong>di</strong> operare fino a<br />
150-200 °C con investimenti ridotti e <strong>di</strong> scendere a concentrazioni inferiori a 1 mg/Nm 3 , grazie alla<br />
captazione anche dei particolati più fini. Questi componenti richiedono tuttavia una frequente<br />
manutenzione a causa del degrado o dell'occlusione del tessuto.<br />
Al contrario, l'uso <strong>di</strong> precip<strong>it</strong>atori elettrostatici, adatto anche a temperature più alte, abbassa i<br />
costi operativi e le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico, ma è penalizzato da più elevati investimenti ed un'efficienza<br />
più contenuta (fino a 5 mg/Nm 3 ). I gas aci<strong>di</strong> e nocivi possono essere eliminati dalle emissioni<br />
me<strong>di</strong>ante sistemi <strong>di</strong> lavaggio <strong>di</strong>sponibili in varie configurazioni, <strong>di</strong>fferenziate a seconda del<br />
processo a secco, semisecco o ad umido.<br />
In tutti i casi l'abbattimento dei gas aci<strong>di</strong> è accompagnato da reazioni <strong>di</strong> salificazione con<br />
alcali, ad esempio:<br />
Ca<br />
Ca<br />
Ca<br />
( OH ) 2 + 2HCl<br />
→ CaCl2<br />
+ 2H<br />
2<br />
( OH ) 2 + SO2<br />
→ CaSO3<br />
+ H 2O<br />
( OH ) + SO3<br />
→ CaSO4<br />
+ H O<br />
2<br />
Il processo ad umido, più comune ed efficace, richiede essenzialmente torri <strong>di</strong> lavaggio a<br />
spruzzo, o a piatti, dove i fumi vengono messi a contatto con una soluzione <strong>di</strong> assorbimento che li<br />
2<br />
O<br />
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raffredda fino alla temperatura <strong>di</strong> saturazione (60-70°C) e per questa ragione si richiede un<br />
successivo post-riscaldamento.<br />
Uno schema <strong>di</strong> impianto è mostrato in fig. 5. Nel primo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> assorbimento, a basso pH,<br />
vengono assorb<strong>it</strong>i gli aci<strong>di</strong> e i metalli pesanti volatili, mentre nel secondo gli SOx ed i rimanenti gas<br />
aci<strong>di</strong> vengono abbattuti me<strong>di</strong>ante lavaggio con soluzione <strong>di</strong> NaOH (pH 7-8). Con il sistema ad<br />
umido si raggiungono ren<strong>di</strong>menti particolarmente elevati nella rimozione degli inquinanti gassosi<br />
con quant<strong>it</strong>à ridotte <strong>di</strong> residui prodotti e con bassi consumi <strong>di</strong> reagenti, in genere soluzioni <strong>di</strong><br />
idrossido <strong>di</strong> calcio e <strong>di</strong> soda caustica.<br />
Figura 5 Schema <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong> un processo ad umido <strong>di</strong> abbattimento dei gas aci<strong>di</strong> dai fumi<br />
Figura 6 Schema <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong> un processo a semi-secco <strong>di</strong> abbattimento dei gas aci<strong>di</strong> dai fumi<br />
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Nei sistemi a secco i fumi <strong>di</strong> combustione vengono spruzzati con polvere <strong>di</strong> calce idrata<br />
all'interno <strong>di</strong> un reattore dove i gas aci<strong>di</strong> danno origine a prodotti <strong>di</strong> reazione soli<strong>di</strong>. Questi ultimi<br />
vengono quin<strong>di</strong> abbattuti insieme con le polveri me<strong>di</strong>ante filtri a manica o elettrofiltri. In questo<br />
caso le temperature maggiori a valle del <strong>trattamento</strong> eliminano la necess<strong>it</strong>à <strong>di</strong> riscaldare<br />
nuovamente i fumi. Questo vantaggio compensa il maggior consumo <strong>di</strong> calce. In alternativa a<br />
quest'ultima si utilizza più recentemente del bicarbonato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o sempre in forma <strong>di</strong> polvere che<br />
onsente una più elevata efficienza <strong>di</strong> rimozione con eccesso più contenuto e minore produzione <strong>di</strong><br />
residui soli<strong>di</strong>.<br />
Tabella 11 Confronto tra le caratteristiche delle varie configurazioni <strong>di</strong> processo<br />
Processo A umido A semisecco A secco<br />
HCl<br />
HF<br />
SO2<br />
Vantaggi<br />
Svantaggi<br />
< 5 mg/m 3<br />
< 1 mg/m 3<br />
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4 CONCLUSIONI<br />
L’obiettivo dei processi <strong>di</strong> inertizzazione, altrimenti detti <strong>di</strong> stabilizzazione/soli<strong>di</strong>ficazione, è<br />
<strong>di</strong> ridurre la mobil<strong>it</strong>à dei contaminanti prevedendo o lim<strong>it</strong>ando al minimo il loro trasferimento in<br />
ambiente.<br />
È importante rilevare che nell’applicazione <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> trattamenti data la forte<br />
versatil<strong>it</strong>à applicativa del processo si è in grado <strong>di</strong> raccogliere e trattare svariati tipi <strong>di</strong> <strong>rifiuti</strong>.<br />
Il fatto poi che la tecnologia impiegata è già a un buon livello (applicazioni in campo<br />
e<strong>di</strong>lizio) ne garantisce una più semplice preferibile applicabil<strong>it</strong>à.<br />
Il processo <strong>di</strong> vetrificazione invece essendo <strong>di</strong> più recente applicazione, è caratterizzato da<br />
un numero piuttosto lim<strong>it</strong>ato <strong>di</strong> esperienze terr<strong>it</strong>oriali; contrad<strong>di</strong>stinte in generale da pochi impianti<br />
e <strong>di</strong> taglia ancora insufficiente. Affidabil<strong>it</strong>à, durata <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a e sicurezza <strong>di</strong> compatibil<strong>it</strong>à ambientale<br />
non possono essere ancora assicurate ai potenziali utilizzatori <strong>di</strong> questi impianti a causa della<br />
composizione molto variabile dei residui da trattare e della elevata aggressiv<strong>it</strong>à del bagno fuso verso<br />
i materiali refrattari e i componenti a contatto con esso.<br />
La vetrificazione dei residui dei processi termici, ricchi <strong>di</strong> residui carboniosi, deve affrontare<br />
significative complicazioni progettuali e <strong>di</strong> esercizio legate alla gestione ossidante oppure riducente<br />
del bagno, compless<strong>it</strong>à decisamente superiori ai trattamenti <strong>di</strong> inertizzazione me<strong>di</strong>ante<br />
stabilizzazione-soli<strong>di</strong>ficazione, che impiegano attrezzature del tutto convenzionali e operano intorno<br />
alla temperatura ambiente.<br />
Le incertezze tecniche, dei livelli <strong>di</strong> automazione adottabili, dell'incidenza della manodopera<br />
e della manutenzione rendono ancora premature valutazioni sicure dei costi <strong>di</strong> processo.<br />
Gli esempi <strong>di</strong> vetro modello riportati, a partire dalle composizioni <strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong><br />
residui <strong>industriali</strong>, hanno evidenziato la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> ottenere quasi tutti i vetri <strong>di</strong> riferimento<br />
considerati, senza ricorso ad ad<strong>di</strong>tivi complementari.<br />
E' inoltre evidente che la <strong>di</strong>sponibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> un più largo data-base <strong>di</strong> materie prime e <strong>di</strong> vetri<br />
modello permette <strong>di</strong> estendere le soluzioni possibili tra cui scegliere quella più conveniente.<br />
Oltre agli aspetti più importanti dei forni e dei processi fusori sono state esaminate le<br />
caratteristiche <strong>di</strong> base dei sistemi <strong>di</strong> <strong>trattamento</strong> dei gas generati dal bagno.<br />
Il processo a umido mostra una maggiore efficacia <strong>di</strong> abbattimento dei gas aci<strong>di</strong> con<br />
consumi più ridotti <strong>di</strong> reagenti chimici. I processi a secco e semi-secco sono invece più efficienti in<br />
termini <strong>di</strong> recupero termico ed anche per la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> riciclare <strong>di</strong>rettamente al bagno fusorio i<br />
sali così generati.<br />
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