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FORTUNATO DEPERO ARTE VITA L ... - L'Arengario S. B.

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FUTUR<strong>DEPERO</strong><br />

misurazione di maurizio scudiero<br />

Se Depero si fosse chiamato Deperosky e<br />

fosse stato un artista dell’avanguardia russa<br />

oggi sarebbe in tutti i musei del mondo proprio<br />

perché è stato un precursore in molti ambiti<br />

dell’applicazione creativa ed anche di molte<br />

tendenze delle avanguardie europee.<br />

Purtroppo, invece, è nato in Trentino, ma<br />

quando il Trentino era Austria, ed a Vienna<br />

furoreggiavano le Wiener Werkstätte, e poi<br />

si è ritrovato ad essere “redento”, e quindi<br />

italiano, in un’Italia che per quanto concerne<br />

l’arte moderna (la contemporanea di allora)<br />

rispetto all’Europa era ancora all’età della pietra. A Rovereto studiò alla Scuola<br />

Reale Elisabettina, una scuola vocata alle arti tecniche ed applicate, una scuola che<br />

era anni luce avanti rispetto alle corrispettive italiane. Sugli stessi banchi, in tempi<br />

diversi, sedettero pure Fausto Melotti, Luciano Baldessari, Carlo Belli, Luigi Pollini,<br />

Adalberto Libera, Lionello Fiumi… insomma di lì a poco il gotha dell’avanguardia<br />

italiana, uscito da una cittadina di soli ventimila abitanti ma che, appunto in virtù di<br />

quella preparazione scolastica, si ritrovarono ad avere una marcia in più rispetto agli<br />

artisti “italiani” loro contemporanei. E dunque Depero si scoprì italiano, e si scoprì,<br />

in seguito, d’essere “giudicato” futurista, e per questo “automaticamente” fascista,<br />

da un manipolo di critici ignoranti e politicizzati (a sinistra), nel primissimo secondo<br />

dopoguerra. Il problema, sia detto subito chiaro, non era il fatto di essere o non essere<br />

fascista. Oggi è ormai acclarato che il Futurismo fu un crogiuolo di varie tendenze<br />

estetiche (dall’immaginismo romano di Pannaggi e Paladini, al costruttivismo<br />

giuliano di Carmelich, Bambic & Co., per non dimenticare il filo-cubismo fiorentino di<br />

Soffici, Conti e l’altro Baldessari, sempre di Rovereto) ma anche politiche (i futuristicomunisti<br />

di Torino e di Parma, gli Attivisti-Distruttivisti napoletani, che mettevano<br />

bombe alle sedi del Fascio, e, certo, anche i fascisti convinti, come Soffici e Carli),<br />

per cui l’equazione “futurismo = fascismo” che per anni è stata un caposaldo della<br />

critica più becera risulta oggi un puro atto di sano auto-lesionismo italiano.<br />

Inoltre, non è qui in discussione il colore politico della critica italiana sino almeno alla<br />

metà degli anni ’80 del secolo scorso (che sia stata di destra o sinistra poco conta),<br />

quanto la inadeguata preparazione storica, ovvero, ed ancora peggio, il fare critica<br />

con le fiorentine (le bistecche) sugli occhi e la tessera del partito in tasca, anziché<br />

sulla base dei documenti storici. Una condotta, questa, che ci ha fatto perdere<br />

decenni nella vera e piena percezione del valore della nostra prima avanguardia, il<br />

Futurismo, e inoltre ha fatto “fuggire” all’estero moltissimi capolavori perché, in fin<br />

dei conti, “si trattava di arte fascista” (anche quella prodotta prima del 1922 (!!), si,<br />

perché la madre degli ignoranti è sempre incinta…).<br />

Ora, cosa c’entra tutto questo con Depero? C’entra eccome! Perché se siamo qui,<br />

nel 2013, a dover ancora spiegare il perché dell’importanza di questa raccolta di<br />

preziosi documenti sulla vita futurista di Depero, scovati dai benemeriti fratelli Tonini,<br />

documenti che ne mettono in luce la sua assoluta statura europea di artista che ha<br />

precorso e dialogato con le principali avanguardie, questo accade perché per anni<br />

questo paese è stato “culturalmente arretrato”, terra di conquista di collezionisti<br />

e musei stranieri (e non solo per l’arte etrusca dunque), capace solo di parlarsi<br />

addosso e di celebrare artisti assolutamente provinciali, ancorché tesserati…<br />

ed oggi, che sono defunti da tempo, e non più supportati dal partito, felicemente<br />

scomparsi nell’oblio. Ecco perché è importante porre l’accento su Depero che oggi<br />

ci si rende conto (e non solo in Italia) essere stato il padre della Pubblicità italiana,<br />

del Design, della Nuova Tipografia, e, in breve dell’Arte Totale. Purtroppo non ha<br />

dipinto il culo della Marzotto, oppure qualche tonnellata di bottiglie rinsecchite, e<br />

nemmeno s’è messo a ritagliare tele in quantità o farsi fare gli arazzi in Afghanistan.<br />

E per questo non è entrato nel “cerchio d’oro” (o d’horror?) delle gallerie italiane.<br />

Che sia un punto a suo favore ? Il tempo ce lo dirà.<br />

Per intanto gustiamo questa scelta di rarità che spazia dalle cartoline ed alla<br />

corrispondenza con design super-futurista, ai foto-collage, a libri rarissimi ed a vari<br />

esempi tipografici che culminano nel “padre di tutti i libri d’avanguardia”, il famoso<br />

libro bullonato del 1927, autentica innovazione che Schwitters teneva con orgoglio<br />

nella sua biblioteca. Libro-meccanico, libro-proiettile, arma contundente ancor’oggi<br />

adattissimo ad aprire le zucche-vuote della critica militante.<br />

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