N.U. 175 impaginato - Città Nuova Editrice

La Grande Guerra e la questione della pace... 31
militare. Giordani aveva una profonda avversità verso qualsiasi
forma di guerra, sostenuta – come ha osservato Sorgi 9 – da una
componente innata, una razionalizzata e soprattutto una religiosa:
Uccidere l’uomo è ateismo; è bestemmia contro Dio, lesione
dei diritti di Lui. Su che si fonda il diritto dello Stato
a obbligare i cittadini a uccidere e a farsi uccidere 10 ?
Il pacifismo di Giordani non è stato un frutto indotto della
sua partecipazione alla guerra. Le sue radici sono ben più profonde,
e questo saggio intende portarle alla luce, ricostruendole nella
loro matrice spirituale, storica, culturale.
1. GIORDANI IN GUERRA
È noto come Giordani sia stato, innanzitutto, uno scrittore.
Il patrimonio di volumi, di saggi, di articoli che ci ha lasciato è
davvero imponente, e annovera più di cento libri e una moltitudine
di scritti che, a quasi trent’anni dalla morte, ancora non si è finito
di catalogare e ordinare.
Il primissimo scritto che ha pubblicato è proprio un poema
in endecasillabi, I volti dei morti, del 1919. Raccoglie in esso le
sue impressioni nella trincea di Oslavia, e nella ricostruzione lirica
possiamo riconoscere le narrazioni appartenenti a quella generazione
di scrittori che descrissero la vita quotidiana fra le trincee
friulane. Non si tratta affatto di un diario personale, che ricalca le
vicissitudini e le privazioni proprie subite in quelle circostanze orribili.
Nello scritto di Giordani appare un’attenzione speciale per
i commilitoni, per il loro sacrificio: «quanto piansi per voi», ricor-
9 Cf. T. Sorgi, Giordani segno di tempi nuovi, Città Nuova, Roma 1994, pp.
21-22.
10 I. Giordani, L’inutilità della guerra, Alzani, Pinerolo 1953; Città Nuova,
Roma 2003, p. 95.