14 Racconti brevi scritti dai lettori - Piazzetta
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SE uNA SERA D’INVERNO... (una stufa racconta)<br />
UNA GIORNATA<br />
PARTICOLARE<br />
Oggi è l’8 dicembre 2012. Per<br />
tradizione tutte le famiglie<br />
preparano l’albero di Natale. Così<br />
fa anche la mia. Stamattina, alle<br />
6.00, ho visto uscire il papà, che<br />
stava andando a lavorare con la<br />
solita faccia mezza assonnata e<br />
mezza imbronciata. Ultimamente<br />
si lamenta sempre di più, perché<br />
è stanco di lavorare. Spesso si<br />
innervosisce di più la sera, mentre<br />
cena con tutta la famiglia. Dieci<br />
minuti dopo la fine di tutto il suo<br />
discorso, ascoltando il tg5 si sente<br />
Cristina Parodi ripetere ancora una<br />
volta quanto stiano aumentando<br />
i giovani disoccupati e quanto<br />
sia sempre più difficile trovare un<br />
posto di lavoro fisso. A questo<br />
mondo, non capisco più di cosa ci<br />
si possa lamentare e di cosa no.<br />
Comunque, stavo dicendo che alle<br />
6.00 il papà è andato a lavorare.<br />
Di conseguenza, è toccato alla<br />
mamma e al figlio il compito di<br />
preparare l’albero di Natale. Il<br />
figlio si è alzato tardi dal letto, e<br />
dopo aver fatto colazione, si è<br />
subito dato da fare aprendo tutti i<br />
rami dell’albero e sistemando luci,<br />
festoni e addobbi. Il problema è<br />
sorto quando gli è venuta l’idea,<br />
in se stessa anche buona, di<br />
sistemare dei pezzi di cotone qua<br />
e là in salotto per ottenere “l’effetto<br />
neve” che avrebbe reso più calda<br />
l’atmosfera. Mi sono allarmata<br />
quando l’ho visto avvicinarsi a me,<br />
e ho capito che voleva mettermene<br />
un po’ sopra. Così ho prodotto una<br />
fiammata più grande delle altre<br />
in segno di difesa, ed è sembrato<br />
aver recepito il messaggio, dato<br />
che si è subito girato dicendo<br />
“mamma anche sulla stufa no,<br />
è esagerato”. Sono riusciti a<br />
concludere il lavoro la mattina.<br />
Dopo pranzo, alle 15.00, è andata<br />
a lavorare la mamma, e il figlio è<br />
rimasto solo fino all’arrivo del papà<br />
alle 17.00, dato che non è riuscito<br />
a tornare in anticipo. È passata<br />
circa mezz’ora dal suo ritorno, e<br />
adesso si sta riposando sul divano,<br />
finché il figlio è impegnato davanti<br />
alla tv; sta usando un aggeggio<br />
che lui chiama playstation, ma<br />
non ho bene in mente cosa sia.<br />
Adesso che vi ho descritto la<br />
famiglia, vi parlo un po’ di me:<br />
sono una stufa, una stufa a pellet,<br />
che vive in questa calorosa casa<br />
di Gaggio da ormai tre anni e<br />
mezzo, e devo ammettere che<br />
durante tutto questo tempo non<br />
ho avuto modo di annoiarmi<br />
nemmeno un secondo. Non sono<br />
una famiglia numerosa, sono in<br />
tre, ma sono tre elementi che da<br />
soli valgono per nove e tengono<br />
questo appartamento sempre<br />
vivo. Adesso vi lascio perché, a<br />
proposito di Natale, è appena nato<br />
un discorso molto interessante<br />
riguardante i regali che arriveranno<br />
quest’anno, e non ci tengo a<br />
perderlo. Vi terrò informati.<br />
Daniele Bottacin<br />
Studente<br />
A DOMANDA<br />
RISPONDE<br />
ADR (a domanda risponde):<br />
Commissario, io c’ero, ho visto. Tutto<br />
è cominciato in agosto. Tonio riempì<br />
un secchio e aspettò che qualcuno<br />
tornasse. Capitò Mario. Appena in<br />
casa si trovò inondato da venti litri<br />
d’acqua. Rimase lì, senza capire,<br />
ma il fuggi-fuggi dei partecipanti<br />
allo scherzo lo riportò alla realtà.<br />
Lei scuote la testa, scherzo cretino!<br />
Certo, ma deve capire Commissario,<br />
sono studenti, giovani. Torniamo<br />
a noi. Mario, impassibile, tuonò<br />
vendetta: chiunque, padre, madre,<br />
amante, fosse entrato un casa si<br />
sarebbe beccato una secchiata. Però<br />
bisogna spiegare, davanti alla casa<br />
sta il muro di cinta del carcere.<br />
In strada si trova una modesta<br />
porticina. E lei sa, quella porticina è<br />
l’ingresso al parlatorio per le visite.<br />
Naturalmente, davanti, vi staziona<br />
una guardia armata. Eccoci all’oggi.<br />
Il disgraziato giochetto è sempre in<br />
vigore. Dicembre inoltrato, io sono<br />
una stufa coscienziosa e quindi<br />
in piena attività. Siccome ancora<br />
non era uscita la giusta vendetta<br />
nei confronti di Tonio, Mario decise<br />
che era giunta l’ora. Insomma,<br />
secchio in mano, prese la rincorsa<br />
e lanciò. Sta di fatto che Tonio<br />
riuscì a scansare. L’acqua varcò il<br />
perimetro della terrazza. Chiuda gli<br />
occhi Commissario – fotogrammi<br />
al rallentatore – Mario, Tonio e<br />
gli altri trattengono il respiro,<br />
bloccano ogni gesto, addirittura<br />
io stessa sospendo il calore mentre<br />
la massa d’acqua percorre, in un<br />
tempo indefinito, i quattro piani per<br />
piombare esattamente in testa alla<br />
guardia. Di colpo il tempo accelera.<br />
La guardia sfila il mitra, lo punta<br />
in alto, in basso, davanti, dietro,<br />
e, chissà come, preme il grilletto.<br />
Una raffica, una raffica sola,<br />
commissario, e le pallottole sibilano<br />
come nei film. Parenti, amici,<br />
passanti, si gettano a terra. In casa<br />
fuggono, si nascondono, anch’io<br />
sospendo la fiamma. Ecco, questo<br />
è tutto. Insomma Commissario,<br />
quei 20 litri d’acqua non erano<br />
un attentato, né si voleva favorire<br />
una fuga, e non c’era neppure<br />
l’intenzione di irridere le forze<br />
dell’ordine. Come? Vuole sapere<br />
chi abita la casa? Allora vediamo:<br />
Daniela da Savona, commessa;<br />
Mario da Prato, regista; Cristina<br />
da Buenos Aires, turista; Marcello<br />
da Bari, attore; Paola da Prato,<br />
operaia; Renato da Roma, ladro…<br />
ladro, sì ladro, ora le spiego…<br />
Mario Rellini<br />
Pensionato<br />
Storia Vera<br />
Questa che vi racconto<br />
è una storia vera.<br />
Il primo si chiamava<br />
Michele, era figlio di Michelangelo<br />
Capurro, un commerciante genovese<br />
che lasciò la sua terra perché<br />
innamorato di una filatrice bolognese:<br />
in dote portava un ramo d’ulivo e<br />
me, una stufa di cotto toscano.<br />
Michele conobbe Amelia,<br />
sarta ricamatrice.<br />
Insieme videro accendere i lampioni<br />
ad olio delle strade con lunghi bastoni,<br />
ascoltarono il rumore delle carrozze<br />
trainate <strong>dai</strong> cavalli sui ciottoli delle<br />
strade, pedalarono sulle biciclette a<br />
tre ruote, ascoltarono incantati la voce<br />
provenire dalla radio, videro il primo<br />
aereo volare, accesero con un bottone<br />
la prima lampadina elettrica e dissero<br />
“oh!”, guidarono una Balilla, buttarono<br />
via la ghiacciaia per un frigorifero,<br />
comprarono la prima tv ed ebbero<br />
un’unica figlia, Anna. Le diedero in<br />
dote una stufa e un ramo d’ulivo.<br />
Anna, ventenne, sposò Luigi a<br />
Milano; incuranti della guerra<br />
speravano in un futuro migliore.<br />
Luigi portava il dote un tralcio di vite<br />
dell’Oltrepò Pavese ed una zucca<br />
mantovana di sua madre Lodovica.<br />
Ebbero undici figli.<br />
La guerrò finì e il mondo tornò a<br />
vivere; la tecnologia e il benessere<br />
avanzarono. Michele aiutò Anna e<br />
Luigi a costruire una grande casa<br />
in mezzo a campi di granturco e<br />
boschi di robinia, fuori Milano.<br />
Io, la vecchia stufa di cotto toscano,<br />
venni posta in un grande magazzino:<br />
la serra della nonna Amelia utilizzata<br />
anche come veranda per giocare.<br />
nonno Michele mi accendeva al<br />
pomeriggio perché i suoi undici<br />
nipoti, finiti i compiti, potessero<br />
giocare al caldo; da bravo genovese<br />
risparmiava sul riscaldamento e non<br />
solo su quello: andava al mercato,<br />
raccoglieva cassette di legno per<br />
accendermi in fretta ed al primo colpo.<br />
Assieme alla nonna Amelia potavano<br />
le piante da frutto e facevano<br />
fascine coi rami, per me.<br />
Il tempo passava, i giochi dei bambini<br />
finirono e si spense il fuoco.<br />
La storia a volte è come una ruota ed<br />
io tornai in Liguria da dove ero venuta.<br />
Anna e Luigi ereditarono la terra<br />
di Michelangelo, misero a posto la<br />
vecchia casa, il frutteto, la vigna,<br />
l’uliveto e mi portarono con loro.<br />
A volte ventidue nipoti si radunano in<br />
questa sala e la loro energia riscalda<br />
l’atmosfera di questa casa e il mio<br />
calore riscalda loro e gli ricorda da<br />
quali e quante terre proveniamo.<br />
Oggi penso di essere il simbolo di<br />
questa famiglia; testimone delle<br />
migrazioni, delle fatiche, delle<br />
gioie, dei dolori e delle speranze<br />
di queste generazioni.<br />
Mi sento il perno di una ruota<br />
attorno a cui gira la vita di questa<br />
grande e forte umanità in piccolo.<br />
Chiara Bonizzoni<br />
Infermiera<br />
Il