L'avventura del Conte Verde - Lega Navale Italiana
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te <strong>del</strong> sommergibile<br />
per le ventimila tonnellate<br />
mancate.<br />
Il 5 luglio, uno dei<br />
rimpatriandi, il missionario<br />
luterano Dot -<br />
tor Edwins, arrivato<br />
a bordo in barella,<br />
morì e fu sepolto in<br />
mare.<br />
Il 6 luglio, il <strong>Conte</strong><br />
<strong>Verde</strong> arrivò a Singapore,<br />
dove incontrò<br />
l’Asama Maru (con a<br />
bordo l’ambasciatore<br />
americano a Tokyo<br />
Joseph C. Grew e<br />
altri 800 civili statu-<br />
nitensi) e imbarcò acqua, nafta e viveri freschi.<br />
Il 9 luglio, quando ormai la nave, pronta a muovere,<br />
era ormeggiata sui cavi leggeri e con le caldaie in<br />
pressione, ebbe infine luogo un incidente internazionale<br />
inatteso e imprevedibile quando fu avvistata<br />
una motolancia che dirigeva a tutta velocità verso<br />
la nave italiana.<br />
Joseph e Wendy O’Flanagan<br />
Accostatasi al piroscafo, l’imbarcazione comunicò<br />
di avere a bordo due bambini statunitensi, fratello e<br />
sorella, di età inferiore ai dieci anni. I due piccoli,<br />
dalla testa rapata a zero, erano accompagnati da un<br />
capitano di corvetta <strong>del</strong>la Marina Imperiale giapponese:<br />
erano Joseph e Wendy O’Flanagan, figli di un<br />
uomo d’affari americano imbarcato sull’Asama Maru,<br />
in quel momento già alla fonda.<br />
Dispersi nell’immensa Cina dopo l’inizio <strong>del</strong>le ostilità<br />
erano stati inclusi, nonostante tutto, nel dicembre<br />
1941, nelle liste dei civili da rimpatriare. Finiti,<br />
dopo alcune avventure, sotto la protezione di quell’ufficiale<br />
giapponese, i due bambini, ciascuno con<br />
una piccola valigetta in mano, avrebbero dovuto essere<br />
riuniti al loro genitore. Il colonnello nipponico<br />
preposto allo scambio, però, si oppose in quanto i<br />
loro nomi non figuravano nella lista d’imbarco.<br />
Il rappresentante svizzero, a sua volta, si chiamò subito<br />
fuori, lasciando la “grana” nelle mani <strong>del</strong> comandante<br />
italiano Edmondo Chinca. Uomo di cuore<br />
(il comandante Marino Iannucci <strong>del</strong>la Regia Nave<br />
coloniale Eritrea, a quel tempo in Cina, parlò di lui<br />
nelle proprie memorie definendolo “il buon Chinca”)<br />
cercò a sua volta di far ragionare, senza successo,<br />
il responsabile giapponese.<br />
12<br />
settembre-ottobre 2012<br />
Come ultimo argomento<br />
l’italiano disse<br />
che, essendo morto<br />
quattro giorni prima<br />
un passeggero adulto,<br />
poteva benissimo imbarcare<br />
e nutrire due<br />
bambini. A quest’osservazione<br />
il suo interlocutore,probabilmente<br />
istruito in precedenza<br />
affinché non<br />
tirasse troppo la corda<br />
con quegli strani alleati<br />
che il caso aveva<br />
messo a fianco <strong>del</strong>l’Imperatore,<br />
rispose<br />
che ne avrebbe accettato<br />
uno solo lasciando, subito dopo, con magnanimità,<br />
ai bambini il diritto di scegliere. Subito il fratello<br />
maggiore, interpellato, disse di prendere a bordo la sorellina<br />
mentre la bambina affermò a sua volta che non<br />
l’avrebbe mai abbandonato.<br />
A questo punto chiesero urgentemente di entrare<br />
nel salotto <strong>del</strong> comandante il commissario di bordo,<br />
allontanatosi pochi minuti prima, e il medico capo<br />
<strong>del</strong> <strong>Conte</strong> <strong>Verde</strong>. Entrambi comunicarono che la dottoressa<br />
Sheila Roberts, moglie <strong>del</strong> console statunitense<br />
a Chefoo e ricoverata sin dall’imbarco in infermeria,<br />
era spirata. Il colonnello giapponese chiese<br />
di vedere il cadavere, ma il medico replicò che si<br />
trattava, con ogni probabilità, di una forma contagiosa<br />
e che comunque, in quel momento, “i mormoni<br />
avevano invaso l’infermeria chiudendosi dentro per i<br />
loro complicati riti funebri”.<br />
Richiesti dal comandante di confermare il decesso<br />
entrambi gli ufficiali firmarono, senza esitare, il registro<br />
di bordo. Subito dopo Chinca affermò, con un<br />
tono che non ammetteva repliche, che i conti tornavano<br />
e che non aveva altro tempo da perdere per<br />
due mocciosi, visto che ormai si rischiava di partire<br />
in ritardo. Dopo una serie di scattanti saluti tra lo<br />
Stato Maggiore <strong>del</strong>la nave italiana e l’impenetrabile<br />
ufficiale di Marina nipponico, subito tornato a bordo<br />
<strong>del</strong>la lancia ed allontanatosi, l’unica concessione<br />
(subito accordata) chiesta dal colonnello per non<br />
perdere la faccia, fu quella di confinare i due bambini<br />
in una cabina a bordo per tutta la navigazione<br />
senza farli mai uscire.<br />
In realtà la signora Roberts, gravemente ammalata,<br />
morì soltanto l’11 luglio. La sua disgrazia, come talvolta<br />
accade, fu la fortuna per un’altra famiglia divi-<br />
Il transatlantico svedese Gripsholm che, con la livrea diplomatica che vediamo<br />
in questa foto, prenderà parte a questa incredibile missione di<br />
scambio di internati