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Il legno

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CORSO DI RECUPERO E CONSERVAZIONE DEGLI EDIFICI<br />

A.A. 2010-2011<br />

<strong>Il</strong> <strong>legno</strong><br />

Ing. Emanuele Zamperini<br />

Corso di Recupero e conservazione degli edifici – A.A. 2010-2011 Ing. Emanuele Zamperini


IL LEGNO COME<br />

MATERIALE STRUTTURALE (1)<br />

PREMESSA:<br />

<strong>Il</strong> <strong>legno</strong> è un materiale:<br />

- di origine biologica;<br />

- disponibile in natura in elementi nei quali una dimensione prevale<br />

nettamente sulle altre due (tronchi);<br />

- caratterizzato da una forte anisotropia;<br />

- caratterizzato da un forte comportamento viscoso che porta nel<br />

tempo all’incremento delle deformazioni ed alla diminuzione (fino<br />

all’annullamento) degli stati coattivi;<br />

- fortemente sensibile alle variazioni termoigrometriche<br />

dell’ambiente in cui è inserito che, a livello fisico, possono<br />

accentuare il fenomeno della viscosità o causare fessurazioni o<br />

deformazioni da ritiro;<br />

- facilmente soggetto a degrado di origine biologica (funghi ed<br />

insetti xilofagi) in presenza di condizioni termoigrometriche non<br />

ottimali.<br />

Deformazione di<br />

elementi in <strong>legno</strong><br />

dovute al ritiro.<br />

Corso di Recupero e conservazione degli edifici – A.A. 2010-2011 Ing. Emanuele Zamperini


IL LEGNO COME<br />

MATERIALE STRUTTURALE (2)<br />

STRUTTURA MACROSCOPICA DEL LEGNO<br />

Sezioni del tronco con<br />

riferimento alle direzioni<br />

di un sistema di<br />

riferimento cilindrico<br />

N.B.:<br />

Sulla sezione<br />

longitudinale si legge<br />

la fibratura; sulla<br />

sezione trasversale si<br />

legge la venatura.<br />

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IL LEGNO COME<br />

MATERIALE STRUTTURALE (3)<br />

STRUTTURA<br />

MICROSCOPICA<br />

DEL LEGNO<br />

N.B.: La scala di<br />

rappresentazione del<br />

frammento di larice è<br />

doppia di quella del<br />

frammento di rovere<br />

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IL LEGNO COME<br />

MATERIALE STRUTTURALE (4)<br />

<strong>Il</strong> <strong>legno</strong> è principalmente presente nelle strutture sotto forma travi<br />

ottenute da tronchi scortecciati e talvolta rifilati, travetti ottenuti segando<br />

longitudinalmente i tronchi (costituenti elementi a prevalente sviluppo<br />

monodimensionale –aste– collegate con le murature o fra loro a<br />

formare strutture piane o spaziali) e sotto forma di tavole.<br />

Trave uso Trieste<br />

Fibratura deviata<br />

(riduzione della<br />

resistenza)<br />

Le aste sono in<br />

genere soggette a:<br />

• sforzi di taglio e<br />

flessione (travi);<br />

• pressoflessione<br />

(pilastri);<br />

• pressoflessione e<br />

taglio (puntoni);<br />

• tensoflessione<br />

(tiranti).<br />

Possono essere<br />

inoltre presenti<br />

azioni torcenti<br />

dovute<br />

principalmente<br />

all’impedimento del<br />

libero sviluppo delle<br />

deformazioni da<br />

ritiro in tronchi con<br />

fibratura deviata.<br />

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BIODEGRADAMENTO DELLE<br />

STRUTTURE IN LEGNO (1)<br />

L’inadeguatezza strutturale è molto spesso dovuta al degrado causato<br />

da agenti biologici (biodegradamento): insetti xilofagi e funghi.<br />

L’insediarsi ed il diffondersi di tali agenti è legato a due fattori:<br />

1. La naturale predisposizione della specie <strong>legno</strong>sa ad<br />

accogliere i vari xilofagi;<br />

2. L’esposizione a condizioni ambientali (temperatura e U.R.<br />

dell’ambiente elevate, bagnatura diretta del legname,…) che<br />

possono favorire gli agenti stessi.<br />

L’attacco della struttura da parte di insetti xilofagi può essere<br />

individuato dalla presenza di rosume (escrementi ed altro materiale di<br />

rifiuto) sulle superfici sottostanti l’elemento, dei fori di sfarfallamento<br />

e di gallerie superficiali.<br />

La presenza di funghi è rilevabile da variazioni cromatiche (<strong>legno</strong> più<br />

scuro) e tessiturali (presenza di fessurazioni longitudinali e trasversali<br />

che formano parallelepipedi friabili e facilmente asportabili).<br />

Uno dei tipi di degrado dovuto a funghi più diffuso è la cosiddetta carie bruna o<br />

“a cubetti”. <strong>Il</strong> fenomeno è particolarmente diffuso nelle teste delle travi inglobate<br />

nella muratura e nei punti direttamente esposti all’acqua.<br />

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BIODEGRADAMENTO DELLE<br />

STRUTTURE IN LEGNO (2)<br />

Insetti xilofagi<br />

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BIODEGRADAMENTO DELLE<br />

STRUTTURE IN LEGNO (2)<br />

L’atteggiamento migliore nei confronti del degrado biologico del <strong>legno</strong><br />

è la PREVENZIONE: bastano infatti pochi accorgimenti per mettere il<br />

<strong>legno</strong> in condizioni di rischio ridotto.<br />

1. Garantire una continua ventilazione degli ambienti in cui si<br />

trova il <strong>legno</strong>, al fine di evitare che l’umidità relativa dell’aria (e<br />

quindi quella del <strong>legno</strong> che tende ad andare in equilibrio con<br />

essa) diventi troppo alta;<br />

2. Evitare di racchiudere il <strong>legno</strong> all’interno di materiali che<br />

possono impregnarsi di umidità (murature) o che favoriscano la<br />

condensa (elementi metallici) e che comunque impediscano o<br />

rallentino l’evaporazione dell’acqua che può bagnare il <strong>legno</strong>;<br />

3. Controllare periodicamente e<br />

ad ogni evento meteorologico<br />

eccezionale lo stato del manto di<br />

copertura e l’eventuale presenza<br />

di infiltrazioni.<br />

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CARATTERISTICHE DI RESISTENZA<br />

La definizione delle caratteristiche di resistenza delle strutture<br />

lignee in opera è sempre molto problematica.<br />

Ci si può basare su due metodi:<br />

- Indagini strumentali (non distruttive o poco distruttive);<br />

- Classificazione a vista.<br />

INDAGINI STRUMENTALI<br />

Le indagini strumentali si basano sul fatto che esistono alcune<br />

caratteristiche del <strong>legno</strong> misurabili in opera, che possono<br />

essere correlate alla resistenza a flessione.<br />

I metodi d’indagine possono essere classificati in:<br />

- Metodi meccanici: prelievo di piccole carote per prove di<br />

resistenza in laboratorio, prove di resistenza alla penetrazione<br />

con trapani strumentati, prove di durezza superficiale, prove di<br />

carico;<br />

- Metodi sonici: la velocità di propagazione delle onde sonore<br />

nei materiali è correlata al modulo elastico dinamico e questo al<br />

modulo elastico statico;<br />

- Metodi vibrazionali: attraverso i quali si misura il modulo<br />

elastico dinamico.<br />

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CLASSIFICAZIONE A VISTA (1)<br />

CLASSIFICAZIONE<br />

“SECONDO GIORDANO”<br />

OVVERO IN BASE AL METODO PROPOSTO<br />

DA GUGLIELMO GIORDANO<br />

Classificazione dei<br />

legnami strutturali<br />

sulla base di una<br />

analisi visiva dei<br />

difetti e degli altri<br />

aspetti che<br />

influenzano le<br />

prestazioni degli<br />

elementi strutturali.<br />

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CLASSIFICAZIONE A VISTA (2)<br />

Nelle conifere i legnami con anelli di spessore elevato hanno resistenze<br />

minori (la crescita accelerata porta a formare <strong>legno</strong> meno resistente).<br />

Nelle latifoglie gli elementi con anelli di spessore ridotto hanno resistenze<br />

minori (i periodi di siccità causano la formazione di <strong>legno</strong> meno<br />

resistente).<br />

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TENSIONI AMMISSIBILI (1)<br />

VALORI PER LEGNAME “NUOVO”<br />

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TENSIONI AMMISSIBILI (2)<br />

VALORI PER LEGNAME IN OPERA<br />

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RESISTENZE CARATTERISTICHE (1)<br />

L’Eurocodice 5 e le Norme tecniche italiane utilizzano il metodo degli<br />

Stati Limite. È quindi necessario fare riferimento a valori di resistenza<br />

caratteristica dai quali dedurre le resistenze di progetto con coefficienti<br />

riduttivi che dipendono dalla durata del carico e dalla classe di servizio<br />

(condizioni ambientali nelle quali si trova l’elemento strutturale).<br />

La tabella riporta le<br />

corrispondenze tra<br />

le categorie di<br />

classificazione a<br />

vista e le classi<br />

della norma<br />

UNI338-2004 che<br />

fornisce i valori<br />

delle resistenze<br />

caratteristiche.<br />

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RESISTENZE CARATTERISTICHE (2)<br />

Legenda degli indici:<br />

m = a flessione; c = a compressione; t = a trazione; v = a taglio<br />

0 = nella direzione delle fibre 90 = in direzione perpendicolare alle fibre<br />

k = caratteristico mean = medio<br />

La tabella riporta i<br />

valori caratteristici<br />

o i valori medi di<br />

varie caratteristiche<br />

meccaniche del<br />

<strong>legno</strong> (resistenze,<br />

moduli elastici,<br />

massa) di interesse<br />

per le verifiche di<br />

resistenza, stabilità<br />

e deformazione.<br />

N.B.:<br />

Le resistenze ed i moduli<br />

elastici sono espressi in<br />

N/mm 2<br />

Le masse sono espresse in<br />

kg/m 3<br />

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CLASSI DI SERVIZIO E<br />

CLASSI DI DURATA DEI CARICHI<br />

Classe di servizio 1<br />

È caratterizzata da un’umidità del materiale in equilibrio con ambiente a<br />

temperatura di 20°C e un’umidità relativa dell’aria circostante che non<br />

superi il 65% se non per poche settimane all’anno (ad es.: strutture al<br />

chiuso in zone asciutte).<br />

Classe di servizio 2<br />

Condizioni climatiche che prevedono alta percentuale d’umidità (ad es.:<br />

strutture al chiuso in presenza di forti concentrazioni di umidità e<br />

condense; strutture all’esterno esposte a precipitazioni atmosferiche, o<br />

comunque all’acqua).<br />

Carichi permanenti (caso 1)<br />

Peso proprio e carichi non rimuovibili durante il normale utilizzo della<br />

struttura.<br />

Strutture soggette a carichi variabili di lunga durata (caso 2)<br />

Carichi permanenti suscettibili di cambiamenti durante il normale utilizzo<br />

della struttura e carichi variabili in generale.<br />

Strutture soggette a carichi variabili di breve durata (caso 3)<br />

Azioni di vento, neve, sismiche e termiche ed azioni accidentali.<br />

Dal momento che la<br />

durata del carico<br />

influenza negativamente<br />

la resistenza delle<br />

strutture in <strong>legno</strong>, vanno<br />

eseguite tre verifiche:<br />

coi soli carichi<br />

permanenti (con i<br />

coefficienti del caso 1);<br />

coi permanenti e la<br />

quota parte di carichi<br />

variabili di lunga durata<br />

(caso 2); coi permanenti<br />

ed i variabili (caso 3).<br />

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RESISTENZE DI PROGETTO<br />

<strong>Il</strong> valore di resistenza di progetto è calcolato con la formula:<br />

f d = f k / (γ M · γ Rd )<br />

dove:<br />

γ M = 1,35<br />

γ Rd è dedotto dalla tabella sottostante<br />

Le verifiche a sollecitazioni composte devono essere effettuate<br />

rapportando le sollecitazioni dovute ad un’azione alla resistenza alla<br />

medesima azione. Ad esempio per una sollecitazione di tensoflessione<br />

si ha:<br />

σ m / f md + σ t / f td ≤ 1<br />

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