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Untitled - Banca Carige

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volume non vide mai la luce per esaurimento dei fondi);<br />

il secondo è noto soltanto ai duecento abbonati della rivista<br />

“L’Intermédiaire des Casanovistes” (già presentata), che<br />

ne abbiano letto il VI numero 10 . In esso si apprende come<br />

un esemplare d’altra opera casanoviana d’estrema rarità,<br />

l’“Exposition Raisonnée du different, qui subsiste entre les<br />

deux Republiques de Venise et d’Hollande”, 1785 11 , rechi<br />

chiaro segno dell’interesse del Guarnieri al Casanova attraverso<br />

la sua firma d’appartenenza. Se nel 1778 Guarnieri<br />

sottoscriveva, a Venezia, un’opera di Casanova, e un’altra<br />

ne acquisiva per la sua biblioteca in rio Marin alle Zattere<br />

nel 1785, quando già Casanova aveva lasciato per sempre<br />

la Serenissima, poteva ben darsi che l’archivio del gentiluomo,<br />

nato ad Osimo nel 1737 e morto a Venezia nel<br />

1789 – ereditato da un discendente collaterale, il conte Aurelio<br />

Balleani Baldeschi, e collocato ad Osimo in un palazzo<br />

avito accessibile solo tramite autorizzazione della famiglia<br />

– potesse consentire a un valoroso ricercatore di documentare<br />

connessioni di determinante rilievo. Alla verifica,<br />

nel luglio 1987, furono rinvenute lettere di Andrea<br />

Memmo al conte Aurelio (in due delle quali si accenna alla<br />

preparazione del Prato della Valle ed ad Angelo Querini);<br />

di Pietro Zaguri, forte corrispondente del Casanova; di<br />

Elisabetta Caminer Turra (editrice anche di Giustiniana<br />

Wynne); del libraio padovano Scapin (otto lettere a lui dirette<br />

dall’abate Della Lena - forse il primo biografo, oltre<br />

che ottimo amico, di Casanova - sono in r.B.); e di tanti<br />

altri. Un documento, in particolare, giustifica questo inserto,<br />

e consola circa il mancato reperimento d’una comunicazione<br />

casanoviana 12 : una lettera di Lodovico Antonio Loschi<br />

scritta al conte al fine di giustificare la “pìstola dedicatoria”<br />

(evidentemente non prima autorizzata dal Guarnieri)<br />

sull’edizione italiana degli “Eloges à M. de Voltaire<br />

par differens auteurs”: appunto gli “Elogi…” volgarizzati<br />

e tradotti da L.A. Loschi, presso Storti, a Venezia, subito<br />

dopo la morte di Voltaire, nel 1779 (ambedue le edizioni<br />

in r.B.); proprio quella dedica che il conte Guarnieri Ottoni<br />

doveva aver trovato imprudente per l’accostamento del<br />

suo nome di gentiluomo e buon cristiano a quello d’un “filosofo”<br />

come Voltaire… (Ecco alcune righe della complessa<br />

originalità d’un documento che è modo e testimonianza<br />

d’un rito non infrequente nella cultura dell’epoca:<br />

… Ad ogni modo, palese essendomi, Nob.e ed Ornat.mo<br />

Sig.r Conte, la estrema di lei delicatezza, a bella posta non<br />

ho voluto nella pistola dedicatoria esprimere il titolo dell’opera<br />

che al nome suo si consacra, cosicché si potrebbe<br />

quella pistola quindi tolta altrove comodamente collocare;<br />

ed in realtà né pur ho inteso tanto di consacrarle una sì tenue<br />

fatica, richiedendosi un più degno lavoro all’altezza del<br />

singolare merito suo, quanto di cogliere quella occasione,<br />

che prima avea a presentarsi, per non differire più a lungo<br />

la significazione della mia stima e devozione…).<br />

Casanova, che aveva pur scritto un suo immediato “Scrutinio<br />

del libro Eloges de M. de Voltaire”, a Venezia, presso il<br />

Fenzo, nel 1779 (r.B.), ben memore dei suoi burrascosi trascorsi<br />

col padrone di casa a Ferney, con lo sfortunato suo<br />

libro “Ne Amori Ne Donne, ovvero la stalla ripulita”, Venezia,<br />

Fenzo, 1782 (nel 1981 si contavano, da verificare, quattordici<br />

copie di questo volumetto, più una, sola conosciuta<br />

in carta pesante, in r.B.), conclude la sua permanenza veneziana<br />

oltraggiando il nobiluomo Carlo Grimani che, in casa<br />

propria e in sua presenza, aveva permesso a un certo Carletti<br />

d’insultare atrocemente l’ospite Casanova. Il libello è particolarmente<br />

interessante per le conseguenze biografiche (e<br />

le speranze anagrafiche!) che offre, in una complessa chiave<br />

di lettura nella quale è possibile individuare il genovese<br />

Carlo Spinola, marchese del Sacro Romano Impero e di Roccaforte,<br />

conte di Ronco, signor del Borgo de’ Fornari, di Vigo,<br />

di Sentrassi ec. ec. ec., nei panni del “re Augia”. Casanova<br />

ne fu in un certo senso segretario, a Venezia, dal 1775<br />

al 1783, dove gli dedicò il I volume della sua traduzione dell’Iliade<br />

proprio nel 1775. Ricerche condotte a Genova presso<br />

l’allora vivente marchese Ambrogio Spinola non poterono<br />

approdare alla biblioteca di famiglia nel castello di Tassarolo,<br />

troppo sospettosamente custodita, dove sarebbe stato<br />

auspicabile il rinvenimento, quanto meno, di questo primo<br />

volume, passato fisicamente dalle mani di Casanova a<br />

quelle di Carlo Spinola, e forse custode d’una traccia autografa<br />

che non è stato possibile neppure cercare. Come altre<br />

volte Casanova ebbe a pentirsi di questa sua intrapresa<br />

editoriale, e non solamente perché l’elaborato risultò ben po-<br />

30 Personaggio

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