Comunicato Stampa - Alex Carella
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SHARJAH (Eau), mercoledì 5 dicembre – Bella una vigilia cosi. Serena, tranquilla, pacifica,<br />
serafica. Ci dispiace, ma abbiamo lasciato a casa il dizionario dei sinonimi e dei contrari. Fate voi,<br />
l’idea dovreste averla ormai in mente senza tanti sforzi. Nel clan del Team Qatar, c’è tutto il<br />
tempo, dopo l’«again» con cui, venerdì scorso, sulle acque del Golfo Persico ad Abu Dhabi, si è<br />
conclusa la gara del Mondiale bis di <strong>Carella</strong>, per lavorare senza troppi affanni, sotto le palme,<br />
attorno alla barca di <strong>Alex</strong>. L’approccio al Gran Premio di Sharjah in programma venerdì nella<br />
Laguna Khalid inondata dal sole, pare un presepe, tanto è odoroso d’incenso. Detto nel senso di<br />
qualcosa che profuma l’ambiente, in amicizia. Tra le mani degli uomini che fanno corona al pilota<br />
piacentino (ma quanti italiani!) l’attrezzo che gira di più è un paio di forbici. Per ritagliare i tanti<br />
adesivi meticolosamente appiccicati sulla Dac con il numero 1 sulla livrea. Da queste parti ,<br />
ormai, nemmeno i cammelli sono addobbati con tanta meticolosità.<br />
L’again, certo. Ma soprattutto un «grazie a tutti» che sovrasta i nomi dei tanti compagni di<br />
avventura: Bill, Steban, Franco, Terry, Shaun, David, Giacomino, Aziz, Khalid, Brendan, Morgane,<br />
Attilio, i criptici RJ e KK, più Ale. Che sta per Alessandro Canzi, brianzolo di Sovico, di professione<br />
giardiniere (in grande, neh…), il radioman di <strong>Alex</strong> <strong>Carella</strong> che, detta così, sembra una cosa un po’<br />
troppo riduttiva. L’uomo ombra, l’amico e qualche volta il consigliere, il pilota (comodo!), solo<br />
quando c’è da andare in parata dopo una vittoria, con la barca che sembra diventare un<br />
pullman. Uno che, adesso, ha la propria casa che pare un museo della motonautica. Magliette,<br />
foto, poster, dediche, qualche altarino per i campioni più amati, che lui ha visto da vicino. Come<br />
un fan qualsiasi, un appassionato come tutti noi, ci verrebbe da dire. Già, ma voi avete in casa<br />
una libreria costruita con un vecchio scafo Lucini?<br />
«Ma lo sai - esordisce l’anima gemella del bicampione del mondo - che, nel paddock, sono quello<br />
Un abbraccio, dopo il successo di Abu Dhabi, che con la più vecchia anzianità di servizio? Certo, ci sarebbe anche Attila (che sta per Attilio Donzelli,<br />
dice molto, se non tutto, dell’amicizia tra Ale e <strong>Alex</strong><br />
a sua volta l’uomo ombra, ma non solo, di Guido Cappellini, ndr), che però per un po’ ha staccato.<br />
Io, invece, seguo il Mondiale di F1, ininterrottamente, dal 1985, lavorando con Fabrizio Bocca, Guido Cappellini, Massimo Roggiero, Leo Bonelli, Jay Price e <strong>Alex</strong>,<br />
appunto. Davvero un gran bel parterre: quattro su sei sono stati o sono campioni del mondo, una fortuna aver potuto condividere le loro emozioni».<br />
- Ma gli inizi?<br />
«Sono nato e cresciuto a Sovico, come dire che l’autodromo di Monza è dietro casa mia. Da ragazzino scavalcavo il muro di cinta per andare a “rubare”<br />
autografi, magliette, foto e tutti i gadget possibili e immaginabili. Da lì è nata la passione per i motori che, trasferendosi dalle quattro ruote all’acqua, è<br />
continuata quando papà mi portava per le vacanze estive a Lignano Sabbiadoro. Guardando le prime gare di F3 e di F1 mi sono davvero innamorato di questo<br />
sport. Ed è lì, e in qualche tappa successiva, che è nata l’amicizia con Fabrizio Bocca che, stufo di vedere quel rompiscatole che gli girava sempre attorno,<br />
magari solo per un cappellino o un autografo, ad un certo punto, mi ha detto: “Dai, viene a lavorare nel mio team”. Da allora, prima trasferta internazionale nel<br />
1991 a Dunaujvaros, in Ungheria, non ho più mollato. E il bello, a pensarci bene, sta cominciando soltanto adesso».