Anno 6 Nov. - Associazione Giuliani nel Mondo
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<strong>Giuliani</strong> <strong>nel</strong> <strong>Mondo</strong><br />
Pag 2<br />
Il presidente Dario Locchi apre gli interventi ufficiali.<br />
C’è una Venezia Giulia fuori dai confini della<br />
Regione e dell’Italia.<br />
“Come dicevo all’inaugurazione della mostra<br />
sull’emigrazione giuliana, c’è un’altra Gorizia,<br />
un’altra Trieste, un’altra Venezia Giulia fuori dai<br />
confini della Regione e dell’Italia.<br />
Infatti, anche se è difficile stabilire, anche approssimativamente,<br />
quanti siano i giuliani che<br />
attualmente risiedono all’estero, se si vogliono<br />
azzardare delle cifre, si potrebbero indicare, di<br />
larga massima, fra emigrati di prima generazione<br />
e discendenti, in oltre 150 mila i giuliani<br />
sparsi <strong>nel</strong> <strong>Mondo</strong>.<br />
Un’emigrazione diversa<br />
Vale la pena sottolineare ancora una volta che<br />
la nostra è stata un’emigrazione diversa da<br />
quella tradizionale delle altre regioni italiane,<br />
in quanto non è stata determinata, principalmente,<br />
dalla necessità di sfuggire a condizioni<br />
di miseria e sottosviluppo, ma è stata, in gran<br />
parte, determinata dalle travagliate vicende<br />
storico-politiche che hanno interessato le<br />
zone della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume,<br />
delle isole del Quarnero e della Dalmazia (cioè<br />
dei territori ceduti all’ex Jugoslavia) <strong>nel</strong>la fase<br />
finale della seconda guerra mondiale e <strong>nel</strong><br />
successivo dopoguerra.<br />
Il dovere della memoria<br />
Siamo qui, dunque, per approfondire in modo<br />
organico le molteplici vicende dell’emigrazione<br />
giuliano-dalmata e ricomporre questa pagina<br />
della storia d’Italia, certamente drammatica, e<br />
se si vuole scomoda, ma sicuramente significa-<br />
tiva per la rilevanza del fenomeno e per l’elevatissimo<br />
numero delle persone coinvolte.<br />
Le vicende dell’emigrazione da Trieste e dalla<br />
Venezia Giulia negli anni Cinquanta, così come<br />
le vicende dell’esodo degli istriani, fiumani e<br />
dalmati, che si sono prolungate e proiettate in<br />
altri lontani Continenti, sono, infatti, una pagina<br />
di storia, della storia italiana, che non solo<br />
non deve essere dimenticata, ma che deve<br />
essere innanzitutto conosciuta, e poi iscritta<br />
durevolmente <strong>nel</strong>la memoria collettiva nazionale.<br />
Pagine di storia che certamente debbono essere,<br />
per molti aspetti, ancora approfondite, ma<br />
che debbono essere inserite nei testi scolastici<br />
ed insegnate <strong>nel</strong>le nostre scuole, fatte conoscere<br />
ed adeguatamente ricordate alla pubblica<br />
opinione, e specialmente alle nuove generazioni,<br />
in Italia come nei Paesi di emigrazione.<br />
Il volume<br />
Nell’occasione presentiamo anche la ristampa<br />
di un bellissimo volume sull’emigrazione giuliana,<br />
curato dal Presidente onorario dell’AGM<br />
Dario Rinaldi, rivisitato con una parte dedicata<br />
in particolare all’emigrazione dal goriziano<br />
grazie al contributo della Fondazione CARIGO<br />
– Cassa di Risparmio di Gorizia.<br />
Locchi quindi ha illustrato i principali flussi<br />
dell’emigrazione giuliana.<br />
Sottolinea inoltre che gli emigrati sono una risorsa<br />
e pertanto ambasciatori <strong>nel</strong> mondo.<br />
Sviluppa poi il tema delle nuove generazioni<br />
dei discendenti e la mobilità professionale.<br />
Autorità, pubblico e corregionali alla cerimonia d’apertura della rassegna.<br />
inteRventO Di RODOLFO ziBeRna<br />
“Lo scopo di questo convegno è quello di promuovere<br />
la conoscenza delle dinamiche che<br />
hanno sotteso agli spostamenti di popolazione<br />
dal confine orientale verso tutti i continenti<br />
del mondo, per ragioni migratorie prima (pertanto<br />
prevalentemente con l’aspettativa di miglioramento<br />
delle proprie condizioni di vita)<br />
ed a causa dell’esodo di oltre 300 mila persone<br />
dalle terre d’Istria, Fiume e Dalmazia poi. Solo<br />
ragioni di sintesi ci hanno imposto di scrivere<br />
Goriziani ed Istriani, precisando che con Goriziani<br />
intendiamo tutti gli appartenenti alla<br />
provincia isontina e con Istriani, invece, anche<br />
ed ovviamente i fiumani e dalmati.<br />
Nel più ampio ambito della migrazione di isontini<br />
e triestini all’estero vi è quella migrazione<br />
che ha una natura tutta drammaticamente<br />
sua: quella degli oltre 300 mila istriani, fiumani<br />
e dalmati che sono stati costretti ad abbando-<br />
nare quella loro terra che era prima ancora dei<br />
loro padri e dei loro nonni. Tutta la loro vita<br />
lasciata lì, tutta meno i ricordi, che li avrebbero<br />
accompagnati per tutti gli anni a venire,<br />
pesanti come macigni. Un Calvario fatto di sofferenze,<br />
di timori per sé e per i propri familiari,<br />
senza un tetto sotto il quale vivere, senza un<br />
pasto caldo, senza un lavoro. Ed allora ecco le<br />
settimane, mesi e per molti anche diversi anni<br />
di vita nei cosiddetti Campi profughi, che altro<br />
non erano se non ex caserme, scuole o magazzini,<br />
all’interno dei quali ad ogni nucleo familiare<br />
veniva assegnata una superfice di 4 metri<br />
per 4, dove dormire, mangiare, vivere, separati<br />
dalle altre famiglie da una sola coperta alzata a<br />
guisa di parete, un giaciglio di fieno e coperte,<br />
senza privacy, con un bagno per cento persone.<br />
E dentro il lacerante dolore per le radici<br />
in una terra lontana, calpestata da un tallone<br />
straniero, violentata <strong>nel</strong>la sua storia, nei suoi<br />
affetti, <strong>nel</strong>la sua intimità. A questo dolore si aggiungeva<br />
il dolore di non poter offrire ai propri<br />
figli ciò che avrebbero voluto, unito all’umiliazione<br />
di essere un profugo, doppiamente esule<br />
perché non riconosciuto come figlio nemmeno<br />
dalla sua Patria, quell’Italia che per oltre 50 anni<br />
ha negato il diritto alla conoscenza, la dignità di<br />
condividere pagine di storia mai scritte ma solo<br />
sussurrate da pochi.<br />
Ed allora gli esuli, a testa bassa, ingoiando il dolore<br />
e le lacrime, si sono rimboccati le maniche<br />
ed hanno lavorato sodo, tanto, celando spesso<br />
le loro origini, per dare alla loro famiglia quella<br />
dignità cui avevano diritto. In Italia come in tutto<br />
il mondo di questi nostri fratelli e di queste<br />
nostre sorelle andiamo fieri, orgogliosi, perché<br />
hanno voluto e saputo portare alto quel Tricolore<br />
il cui amore li ha costretti all’esilio.<br />
Dalle pagine dei Libri “Esuli <strong>nel</strong> <strong>Mondo</strong> ed Esuli<br />
in Italia” si coglie in tutta la sua dimensione il<br />
dramma anche di un mondo culturale ed identitario<br />
che crolla intorno, fatto di linguaggi e<br />
simboli, abitudini e costumi, relazioni sociali,<br />
lingua. Ma anche di letteratura, arte, gastronomia,<br />
luoghi di ritrovo.<br />
“Parliamo di una partita culturale di lunghissimo periodo<br />
piena di sfaccettature che richiede d’esser vista in profondità”,<br />
ha sottolineato il direttore del Piccolo, Paolo Possamai.<br />
“Dobbiamo riagganciare i fili degli esuli e ampliare la<br />
nostra sfera economica, ma anche culturale”, ha rilanciato<br />
il sindaco Ettore Romoli. “Gli istriani, come i friulani, ovunque<br />
siano andati, si sono rimboccati le maniche, hanno<br />
ingoiato le lacrime e sono emersi”. Per l’assessore De Anna<br />
è invece importante far capire alle seconde o terze generazioni<br />
il legame con la terra d’origine.<br />
Nel portare il saluto del Presidente della Regione Renzo<br />
Tondo, De Anna svolge un’attenta analisi sulla funzione<br />
dei corregionali residenti all’estero riproponendo una serie<br />
di considerazioni espresse a Toronto.<br />
Inoltre gli splendidi pan<strong>nel</strong>li della mostra<br />
fermano <strong>nel</strong>la memoria collettiva fatti sino a<br />
pochi anni fa considerati appartenenti non<br />
alla comunità nazionale ma solo a pochi. La<br />
mostra pertanto svolge il grande scopo di promuovere<br />
questa conoscenza.<br />
La ricerca contenuta nei libri “Esuli in Italia ed<br />
Esuli <strong>nel</strong> <strong>Mondo</strong>” fornisce elementi di valutazione<br />
per capire come poterci muovere per<br />
corrispondere anche alle aspettative degli<br />
esuli.<br />
Oggi però possiamo anche cogliere questa<br />
opportunità e questo ambìto parterre per riflettere<br />
su ciò che l’associazionismo, le istituzioni,<br />
i media possono fare <strong>nel</strong> futuro.<br />
Oggi, dopo l’approvazione della legge istitutiva<br />
del Giorno del Ricordo, dobbiamo guardare<br />
avanti e lavorare insieme focalizzando le priorità:<br />
proseguire <strong>nel</strong>la diffusione del dramma<br />
delle foibe e dell’esodo, che ancora solo un<br />
terzo della popolazione italiana conosce e investire<br />
<strong>nel</strong>la comunità italiana d’Istria, soprattutto<br />
dopo la sua europeizzazione che avrà<br />
luogo con l’ingresso della Croazia <strong>nel</strong>la UE,<br />
affinché lingua e cultura romana, veneta ed<br />
italiana non perdano le tracce”.<br />
Una veduta della sala<br />
durante la presentazione<br />
delle pubblicazioni.<br />
La dott.ssa Maria<br />
Augusta Marrosu prefetto<br />
di Gorizia unitamente<br />
all’on. Franco Narducci<br />
ed al dott. Giuseppe<br />
Napoli.<br />
Un’indovinata<br />
panoramica della mostra.