Progetto di città
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<strong>Progetto</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>città</strong>
Sicura<br />
pag. 48<br />
Universitaria<br />
pag. 43<br />
Solidale<br />
pag. 36<br />
In crescita<br />
pag. 52<br />
Accogliente<br />
pag. 34<br />
Smart<br />
pag. 5<br />
Viterbo<br />
<strong>città</strong> viva<br />
Spirituale<br />
pag. 32<br />
Verde<br />
pag. 8<br />
Sportiva<br />
pag. 30<br />
Connessa<br />
pag. 18<br />
Trasparente<br />
pag. 21<br />
Culturale<br />
pag. 24
introduzione<br />
Che cos’è Viterbo? Tutto. Cosa ha contato finora? Niente. Cosa chie<strong>di</strong>amo? Che il<br />
suo territorio abbia il posto che meriti a livello nazionale e internazionale. Un ruolo <strong>di</strong> primo<br />
piano. Un punto <strong>di</strong> riferimento. Per farlo, non serve un programma ma un progetto <strong>di</strong> <strong>città</strong>,<br />
una strategia, non piccole azioni puntuali. Un progetto che analizza innanzitutto le risorse<br />
economiche, umane, materiali e immateriali per raggiungere i suoi obiettivi.<br />
Cos’è una <strong>città</strong>? È chi la abita. È la qualità della vita e dei servizi, è la quantità degli<br />
stimoli e delle opportunità che la percorrono e la pervadono, è l’insieme delle idee e delle<br />
speranze che le danno un’anima, una forma. Viterbo deve riscoprire tutto questo. Per troppo<br />
tempo la nostra <strong>città</strong> non è stata una <strong>città</strong>. E ora deve tornare a essere una <strong>città</strong> vera, una<br />
<strong>città</strong> viva, un luogo da amare, da con<strong>di</strong>videre, da costruire e ricostruire. Una <strong>città</strong> dove<br />
tutte le forze entrano in sinergia e sono partecipi dei meccanismi decisionali.<br />
Questo è il nostro obiettivo. Questa è la ragione del nostro impegno. Sogniamo una<br />
<strong>città</strong> che valorizzi il suo patrimonio per produrre nuova ricchezza. Una <strong>città</strong> viva e vivace,<br />
una <strong>città</strong> creativa, una <strong>città</strong> attraente, aperta al mondo.<br />
Immaginiamo una Viterbo che <strong>di</strong>venti un salotto citta<strong>di</strong>no, che richiami capitali<br />
d’investimento per la valorizzazione artistica, culturale e ambientale, che favorisca un<br />
turismo sostenibile ed etico. Buongoverno, trasparenza, innovazione. Benessere e qualità<br />
della vita, lavoro e green economy, solidarietà e partecipazione, cultura e ricerca. Quello che<br />
presentiamo qui non è un semplice programma, un elenco <strong>di</strong> promesse buone per tutte le<br />
stagioni. È il racconto della <strong>città</strong> che sogniamo e come vorremmo trasformarlo in realtà. È un<br />
percorso da compiere nel nome della qualità e della bellezza, della vivibilità e del rispetto.<br />
Perché Viterbo non può e non deve arrendersi al declino, non può e non deve rinunciare a<br />
costruire un futuro migliore per i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> oggi e <strong>di</strong> domani.<br />
Per raggiungere questi risultati non abbiamo preparato un elenco <strong>di</strong> cose da fare,<br />
quello che comunemente si chiama programma. Abbiamo immaginato un modello <strong>di</strong><br />
sviluppo della <strong>città</strong> proiettata verso il futuro, tenendo conto delle risorse <strong>di</strong>sponibili, delle<br />
con<strong>di</strong>zioni al contorno, delle attività da intraprendere e dei tempi necessari per realizzarle. In<br />
altre parole un progetto <strong>di</strong> <strong>città</strong>.<br />
Questo progetto dovrà poi essere gestito con rigorosità manageriale e non lasciato<br />
in mani inesperte. Per questo motivo abbiamo identificato un percorso che tenga conto <strong>di</strong><br />
tutte le <strong>di</strong>verse fasi ed elementi che vi contribuiscono, con assessori esperti e capaci <strong>di</strong><br />
trasformare in risultati concreti le varie azioni proposte. In altre parole vogliamo cambiare<br />
anche la gestione della macchina amministrativa, rendendola moderna e vicina ai migliori<br />
standard europei.<br />
Viva Viterbo!
Viterbo <strong>città</strong> smart<br />
L’Amministrazione comunale <strong>di</strong> Viterbo deve colmare il deficit <strong>di</strong> attenzione alle<br />
questioni ambientali sino a oggi espresso, ritrovando intorno a esse un modello <strong>di</strong> sviluppo<br />
virtuoso e sostenibile. Gli elementi basilari <strong>di</strong> questo nuova visione strategica si identificano<br />
nello sviluppo sostenibile, nelle <strong>città</strong> intelligenti (smart city) e nella “green economy”. Oggi<br />
la Green Economy non è più una nicchia: l’economia basata sulla sostenibilità è <strong>di</strong>ventata<br />
una sfida planetaria. In questo scenario stanno crescendo le imprese e le professionalità<br />
necessarie a gestire il cambiamento verso un’economia sostenibile.<br />
Nella Green economy, <strong>di</strong> conseguenza, l’ambiente è considerato come una risorsa<br />
da gestire con attenzione e non da sfruttare incon<strong>di</strong>zionatamente. Il rapporto tra uomo e<br />
ambiente è paritario, e l’ecosistema è preservato per proteggere la bio<strong>di</strong>versità, per produrre<br />
in modo sostenibile senza penalizzare le generazioni future, a tutela del paesaggio e per<br />
ridurre al minimo le conseguenze dell’inquinamento sulla salute dell’uomo.<br />
Nell’ottobre 2008, le Nazioni Unite, nell’intento <strong>di</strong> riprogettare la crescita economica<br />
mon<strong>di</strong>ale ispirandola a principi <strong>di</strong> sostenibilità ambientale e durabilità nel tempo, hanno<br />
lanciato il “Green New Deal”. Dopo le prime iniziative avviate già nel corso dell’attuale periodo<br />
<strong>di</strong> programmazione 2007/13, l’Unione europea intende ora fare un nuovo deciso passo in<br />
tale <strong>di</strong>rezione: la Strategia Europa 2020, varata <strong>di</strong> recente, pone l’accento su una crescita<br />
sostenibile e più verde, e <strong>di</strong>verse azioni sono mirate alla riconversione energetica, alla gestione<br />
oculata delle risorse naturali, all’utilizzo <strong>di</strong> nuove tecnologie più rispettose dell’ambiente e al<br />
rilancio dell’occupazione attraverso lavori ver<strong>di</strong>.<br />
L’Amministrazione comunale <strong>di</strong> Viterbo, partendo da tali principi, deve rilanciare<br />
l’intero territorio facendolo <strong>di</strong>ventare un modello virtuoso <strong>di</strong> sviluppo economico sostenibile<br />
su basi ecologiche.<br />
Tutte le azioni dell’Amministrazione comunale si ispireranno quin<strong>di</strong> a un modello che<br />
vuole coniugare qualità dell’ambiente ed economia, capitali naturali e servizi ecosistemici, con<br />
la prospettiva <strong>di</strong> far <strong>di</strong>venire la <strong>città</strong> <strong>di</strong> Viterbo uno dei modelli <strong>di</strong> riferimento internazionali<br />
per l’applicazione in concreto delle migliori pratiche dello sviluppo sostenibile.<br />
È ormai evidente quanto le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita in una <strong>città</strong>, piccola o grande che sia,<br />
<strong>di</strong>pendono da fattori non solo hard (infrastrutture fisiche), ma soft, ossia inerenti al capitale<br />
sociale, ambientale e culturale. Sono parametri <strong>di</strong>fficilmente misurabili con il Pil, ma che<br />
sono quoti<strong>di</strong>anamente (e a volte drammaticamente) presenti.<br />
Prendendo a prestito una parola <strong>di</strong> moda come “smart city” si vuole quin<strong>di</strong> conoscere<br />
meglio questo fenomeno, per mettere in luce quanto le amministrazioni pubbliche e i governi<br />
locali possono fare sia nella programmazione strategica, sia nella gestione delle risorse, sia<br />
nelle scelte operative per fare <strong>di</strong>ventare “più intelligenti” le nostre <strong>città</strong>.<br />
Secondo alcune recenti definizioni, una <strong>città</strong> smart è uno spazio urbano, ben <strong>di</strong>retto<br />
da una politica lungimirante, che affronta la sfida che la globalizzazione e la crisi economica<br />
pongono in termini <strong>di</strong> competitività e <strong>di</strong> sviluppo sostenibile con un’attenzione particolare<br />
alla coesione sociale, alla <strong>di</strong>ffusione e <strong>di</strong>sponibilità della conoscenza, alla creatività, alla libertà<br />
e mobilità effettivamente fruibile, alla qualità dell’ambiente naturale e culturale.<br />
Le <strong>città</strong> europee, e a maggior ragione le <strong>città</strong> italiane, in gran parte basate su una<br />
storia che affonda le sue ra<strong>di</strong>ci almeno nel Me<strong>di</strong>oevo e oltre, hanno (o dovrebbero avere) tratti<br />
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comuni che trovano il loro fondamento nel concetto <strong>di</strong> “comunità” e che quin<strong>di</strong> implicano<br />
valori come tra<strong>di</strong>zione, inclusione, partecipazione, solidarietà.<br />
Questa declinazione urbana <strong>di</strong> quello che Rifkin ha chiamato “European dream” è<br />
adeguata a creare un ecosistema favorevole per la crescita della creatività e della attrattività<br />
complessiva della <strong>città</strong>.<br />
Il <strong>di</strong>segno oggetto del presente progetto vuole fare <strong>di</strong> Viterbo un caso virtuoso<br />
nel panorama della green economy, che unisca la necessità <strong>di</strong> creare posti <strong>di</strong> lavoro e<br />
ricchezza con l’esigenza <strong>di</strong> tutelare l’ambiente, modernizzare i servizi, avere accesso alle<br />
nuove tecnologie. Gli obiettivi attesi si possono riepilogare in un Piano <strong>di</strong> Gestione Integrata<br />
<strong>di</strong> area finalizzato a: promuovere la tutela attiva e integrata del territorio, attraverso forme<br />
<strong>di</strong> programmazione e gestione partecipata finalizzate allo sviluppo socioeconomico e alla<br />
riqualificazione ambientale e paesistica; promuovere il coor<strong>di</strong>namento e l’orientamento delle<br />
politiche settoriali in materia, qualificazione delle attività agricole, razionalizzazione dello<br />
sfruttamento economico delle risorse, sicurezza idrogeologica, promozione della fruizione,<br />
turismo e tempo libero;<br />
Gli obiettivi per una Viterbo intelligente e “green”, possono essere identificati (e misurati)<br />
lungo almeno quattro <strong>di</strong>mensioni principali:<br />
1. Economia (turismo, industria, agricoltura). Una <strong>città</strong> “smart” promuove la propria<br />
immagine turistica con una presenza intelligente sul web; virtualizza il proprio patrimonio<br />
culturale e le proprie tra<strong>di</strong>zioni e le restituisce in rete come “bene comune” per i propri<br />
citta<strong>di</strong>ni e i propri visitatori; usa tecniche avanzate per creare percorsi e “mappature”<br />
tematiche della <strong>città</strong> e per renderle facilmente fruibili; promuove un’offerta coor<strong>di</strong>nata<br />
e intelligente della propria offerta turistica in Internet; offre ai turisti un facile accesso<br />
alla rete e dei servizi online in linea con le loro esigenze.<br />
2. Mobilità. Una <strong>città</strong> “smart” è una <strong>città</strong> in cui gli spostamenti sono agevoli, che garantisce<br />
una buona <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> trasporto pubblico innovativo e sostenibile, che promuove<br />
l’uso dei mezzi a basso impatto ecologico come la bicicletta, che regolamenta l’accesso<br />
ai centri storici privilegiandone la vivibilità (aree pedonalizzate); una <strong>città</strong> smart adotta<br />
soluzioni avanzate <strong>di</strong> mobility management e <strong>di</strong> infomobilità per gestire gli spostamenti<br />
quoti<strong>di</strong>ani dei citta<strong>di</strong>ni e gli scambi con le aree limitrofe.<br />
3. Ambiente (<strong>di</strong>fesa del suolo, energia e cambiamenti climatici, rifiuti). Una <strong>città</strong> “smart”<br />
promuove uno sviluppo sostenibile che ha come para<strong>di</strong>gmi la riduzione dell’ammontare<br />
dei rifiuti, la <strong>di</strong>fferenziazione della loro raccolta, la loro valorizzazione economica; la<br />
riduzione drastica delle emissioni <strong>di</strong> gas serra tramite la limitazione del traffico privato,<br />
l’ottimizzazione delle emissioni industriali, la razionalizzazione dell’e<strong>di</strong>lizia così da<br />
abbattere l’impatto del riscaldamento e della climatizzazione; la razionalizzazione<br />
dell’illuminazione pubblica; la promozione, protezione e gestione del verde urbano; lo<br />
sviluppo urbanistico basato sul “risparmio <strong>di</strong> suolo”, la sua <strong>di</strong>fesa, la bonifica delle aree<br />
<strong>di</strong>smesse.<br />
4. Società (formazione/educazione ambientale, tutela della salute, servizi ai citta<strong>di</strong>ni,<br />
cultura). Una <strong>città</strong> “smart” è un luogo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento continuo che promuove percorsi<br />
formativi profilati sulle necessità <strong>di</strong> ciascuno; una <strong>città</strong> smart offre un ambiente adeguato<br />
alla creatività e la promuove incentivando le innovazioni e le sperimentazioni nell’arte,<br />
nella cultura, nello spettacolo; si percepisce e si rappresenta come un laboratorio <strong>di</strong><br />
nuove idee; privilegia la costruzione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> reti non gerarchica, ma inclusiva, in<br />
cui i vari portatori <strong>di</strong> interesse e le loro comunità possano avere citta<strong>di</strong>nanza e voce;<br />
sviluppa alleanze con le università, ma anche con le agenzie formative informali; dà<br />
spazio alla libera conoscenza e privilegia tutte le forme in cui il sapere è libero e <strong>di</strong>ffuso.<br />
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Agli assi <strong>di</strong> cui sopra si possono poi aggiungere la capacità <strong>di</strong> innovazione del<br />
capitale umano e la capacità <strong>di</strong> governance della comunità locale. In conclusione, gli assi<br />
sono basati - rispettivamente - su teorie <strong>di</strong> competitività regionale, trasporti, economia<br />
Ict, risorse naturali, qualità della vita, capitale umano e sociale, partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni<br />
nel governo della <strong>città</strong>. Una <strong>città</strong> può quin<strong>di</strong> essere definita come ‘intelligente’, quando<br />
gli investimenti in capitale umano e sociale, e infrastrutture <strong>di</strong> comunicazione tra<strong>di</strong>zionali<br />
(trasporto) e moderne (Ict) alimentano uno sviluppo economico sostenibile e un’alta<br />
qualità della vita, con una saggia gestione delle risorse naturali, attraverso una governance<br />
partecipativa.<br />
Una <strong>città</strong> “smart” ha quin<strong>di</strong> una visione strategica del proprio sviluppo e sa definire<br />
in base a questa scelte le linee <strong>di</strong> azione; considera centrale la manutenzione del suo<br />
patrimonio immobiliare e la sua efficiente gestione e usa tecnologie avanzate per questo<br />
obiettivo; fonda la propria crescita sul rispetto della sua storia e della sua identità e privilegia<br />
in questo senso il riuso e la valorizzazione dell’esistente, in un rinnovamento che si basa<br />
sulla conservazione; nel suo sviluppo fisico crea le con<strong>di</strong>zioni per promuovere la coesione e<br />
l’inclusione sociale ed elimina le barriere che ne impe<strong>di</strong>scono la sua completa accessibilità<br />
per tutti i citta<strong>di</strong>ni.<br />
In questo contesto <strong>di</strong>viene essenziale il rapporto con la comunità scientifica che<br />
opera sull’innovazione tecnologica a supporto della Pubblica Amministrazione. L’Università<br />
della Tuscia si prefigura quin<strong>di</strong> come lo strumento principale <strong>di</strong> conoscenza del territorio e <strong>di</strong><br />
innovazione <strong>di</strong> questo, in una sinergia benefica dove la scienza e gli stakeholders della società<br />
civile si integrano in un modello complessivo <strong>di</strong> gestione a vantaggio dell’intera comunità<br />
viterbese.<br />
Da tali obiettivi generali <strong>di</strong>scendono una serie <strong>di</strong> interventi specifici, <strong>di</strong> cui alle pagine<br />
che seguono.<br />
L’azione <strong>di</strong> Governo dell’Amministrazione comunale <strong>di</strong> Viterbo, verificate le<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> bilancio, dovrà poi incidere e investire nelle politiche <strong>di</strong> sviluppo del territorio.<br />
Queste ultime si inseriscono, come prima accennato, in un Piano <strong>di</strong> gestione ambientale<br />
integrata, il quale rappresenta l’unica vera cabina <strong>di</strong> regia dello sviluppo socio-economico del<br />
territorio e che, nell’attuale situazione economica internazionale, possa incidere positivamente<br />
nei meccanismi <strong>di</strong> crescita impren<strong>di</strong>toriale e occupazionale, salvaguardando la qualità della<br />
vita e dell’ambiente dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
Il punto <strong>di</strong> forza del Piano è quello <strong>di</strong> proporre degli interventi volti alla<br />
sostenibilità in una visione integrata <strong>di</strong> area. In questo contesto il Piano rappresenta un<br />
progetto esportabile in altri territori che vogliono puntare sulla visione integrata <strong>di</strong> area e<br />
farne un punto car<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> successo per lo sviluppo sostenibile territoriale. Il piano rappresenta<br />
quin<strong>di</strong> un percorso con<strong>di</strong>viso <strong>di</strong> investimento nella valorizzazione delle risorse ambientali e<br />
culturali intese come opportunità <strong>di</strong> sviluppo della realtà economica e soprattutto sociale.<br />
La realizzazione del piano rappresenta in questa visione l’innesto che, mosso dalla passione<br />
per il territorio dell’intera comunità e delle amministrazioni locali, promuove progettualità e<br />
propone occasioni <strong>di</strong> occupazione per la popolazione in concomitanza con la valorizzazione<br />
e tutela delle risorse locali.<br />
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Viterbo <strong>città</strong> verde<br />
Viva Viterbo si vuole presentare ai citta<strong>di</strong>ni ponendo fra le priorità l’obiettivo <strong>di</strong><br />
imprimere un deciso e profondo mutamento alle politiche per lo sviluppo del territorio.<br />
Sviluppo inteso nell’unica accezione possibile, e cioè quella della sostenibilità e del rispetto<br />
delle generazioni attuali e future.<br />
Si tratta in pratica <strong>di</strong> un nuovo percorso che vuole porre l’ambiente al centro della<br />
crescita, con un modello <strong>di</strong> sviluppo virtuoso e sostenibile. Come precedentemente detto,<br />
gli elementi basilari <strong>di</strong> questo nuova visione strategica si identificano in un modello <strong>di</strong> <strong>città</strong><br />
tecnologiche e interconnesse (<strong>città</strong> intelligenti o smart city) le quali, attraverso gli strumenti<br />
della “green economy”, innescano una nuova economia nel pieno rispetto delle con<strong>di</strong>zioni<br />
ambientali attuali e future e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> qualità della vita dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
La Green Economy sta <strong>di</strong>venendo, infatti, il motore il nuovo modello <strong>di</strong> sviluppo<br />
mon<strong>di</strong>ale che sta già costringendo ad una terza rivoluzione industriale, come riportato da<br />
molti economisti, tra cui Jeremi Rifkin. In questo scenario stanno nascendo aziende, imprese<br />
e professionalità in grado <strong>di</strong> gestire il cambiamento verso un’economia più sostenibile. Non è<br />
uncaso che il recente rapporto <strong>di</strong> Legambiente sui comuni rinnovabili cita che, in un momento<br />
<strong>di</strong> crisi occupazionale come l’attuale, il settore delle energie rinnovabili potrebbe arrivare, nel<br />
2020, a creare 250 mila posti <strong>di</strong> lavoro, più altri 600 mila nei settori collegati e nell’indotto.<br />
Nella Green economy, <strong>di</strong> conseguenza, l’ambiente è considerato come una risorsa<br />
da gestire con attenzione e non da sfruttare incon<strong>di</strong>zionatamente. Il rapporto tra uomo e<br />
ambiente è paritario, e l’ecosistema è preservato per proteggere la bio<strong>di</strong>versità, per produrre<br />
in modo sostenibile senza penalizzare le generazioni future, a tutela del paesaggio e per<br />
ridurre al minimo le conseguenze dell’inquinamento sulla salute dell’uomo.<br />
Tutte le azioni <strong>di</strong> Viva Viterbo si ispirano quin<strong>di</strong> a un modello che vuole coniugare<br />
qualità dell’ambiente ed economia, capitali naturali e servizi ecosistemici, con la prospettiva<br />
<strong>di</strong> far <strong>di</strong>venire la <strong>città</strong> <strong>di</strong> Viterbo uno dei modelli <strong>di</strong> riferimento internazionali per l’applicazione<br />
in concreto delle migliori pratiche in favore <strong>di</strong> uno sviluppo sostenibile.<br />
La sfida che ci si pone è quin<strong>di</strong> quella <strong>di</strong> sviluppare un modello <strong>di</strong> <strong>città</strong> tecnologica<br />
e interconnessa, ma anche sostenibile, confortevole, attrattiva, sicura, in una sola parola<br />
“intelligente”:.<br />
Alcuni dati<br />
La base <strong>di</strong> partenza non è purtroppo semplice. A Viterbo, secondo i dati <strong>di</strong>sponibili sul<br />
sito dell’ISTAT per il periodo 1999-2010, comparando i vari capoluoghi <strong>di</strong> provincia<br />
italiani, si evidenzia tra l’altro:<br />
una <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> verde urbano pari a 13,8 mq/abitante, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a<br />
nazionale <strong>di</strong> oltre 66, togliendo i picchi <strong>di</strong> eccellenza <strong>di</strong> Pisa, Matera, ecc.<br />
un consumo <strong>di</strong> acqua potabile pari a circa 85,1 metri cubi/abitante a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a<br />
nazionale compresa tra 50 e 60, peraltro interessata da fenomeni <strong>di</strong> arsenificazione;<br />
un consumo annuo <strong>di</strong> energia elettrica <strong>di</strong> circa 1200 Kwh a persona, superiore <strong>di</strong> oltre<br />
il 10% alla me<strong>di</strong>a nazionale;<br />
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una raccolta <strong>di</strong>fferenziata, su base provinciale al 14,1% con una me<strong>di</strong>a nazionali intorno<br />
al 40% (Annuario ISPRA 2012);<br />
41,6 Km <strong>di</strong> trasporti pubblici urbani a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a nazionale <strong>di</strong> 160, sui<br />
capoluoghi <strong>di</strong> provincia;<br />
1,51 autobus ogni 1000 abitanti, pari a meno della metà della me<strong>di</strong>a dei capoluoghi <strong>di</strong><br />
provincia nazionali;<br />
750 auto ogni 1000 abitanti a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a dei capoluoghi <strong>di</strong> provincia nazionali<br />
<strong>di</strong> circa 620.<br />
In altre parole poco verde urbano, scarsa raccolta <strong>di</strong>fferenziata, assenza <strong>di</strong> riciclo,<br />
carenza <strong>di</strong> mobilità pubblica, il più alto tasso <strong>di</strong> auto private per abitante d’Italia.<br />
Non è messo meglio il settore impren<strong>di</strong>toriale che evidenzia (dati ISTAT) nel periodo<br />
1999-2010:<br />
la presenza <strong>di</strong> oltre 6000 aziende, sensibilmente inferiore alla me<strong>di</strong>a dei capoluoghi <strong>di</strong><br />
provincia nazionali; tali aziende si concentrano quasi esclusivamente sui servizi (80%)<br />
e solo il 20% nell’industria.<br />
il 57% circa delle aziende sono costituite da 1 <strong>di</strong>pendente, mentre sommate a quelle<br />
fino a 9 <strong>di</strong>pendenti si raggiunge l’86% del sistema industriale citta<strong>di</strong>no.<br />
Traducendo, aziende piccole, quasi esclusivamente nel settore dei servizi, con<br />
pochi <strong>di</strong>pendenti. Negativi poi i risultati <strong>di</strong> performance <strong>di</strong> molte aziende negli ultimi<br />
anni, anche in seguito alla negatività congiunturale in atto. Basta citare, (Camera <strong>di</strong><br />
Commercio, nel rapporto POLOS 2011, presentato nel Maggio 2012), nel settore delle<br />
imprese artigiane della provincia (2011 rispetto al 2010), una riduzione della produzione<br />
del 16,2%, del fatturato del 14,1% degli occupati del 5,4% e del portafoglio or<strong>di</strong>ni del 15,7%.<br />
Tali valori sono più gravi del 30% rispetto alle imprese non artigiane, evidenziando la<br />
necessità <strong>di</strong> un forte intervento in questo settore.<br />
L’Osservatorio Economico Provinciale della Camera <strong>di</strong> Commercio, nel rapporto<br />
POLOS 2011, presentato nel maggio 2012 cita inoltre, tra le molte informazioni:<br />
In<strong>di</strong>ce d’internazionalizzazione turistica della provincia <strong>di</strong> Viterbo all’84 posto con<br />
16,9% dei turisti stranieri; ITALIA si hanno invece il 44,3% <strong>di</strong> turisti stranieri.<br />
Un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> permanenza (presenza(arrivi) pari a 4,9 contro una me<strong>di</strong>a nazionale <strong>di</strong><br />
3,8.<br />
Sono comunque presenti 107 esercizi ricettivi a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a dei capoluoghi <strong>di</strong><br />
provincia nazionali pari a 188 circa (Dati ISTAT).<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista economico, sempre secondo L’Osservatorio economico provinciale<br />
della Camera <strong>di</strong> Commercio si ha:<br />
Il Prodotto Interno Lordo, ovvero il valore complessivo dei beni e dei servizi finali<br />
prodotti all’interno del territorio in un determinato intervallo <strong>di</strong> tempo, evidenzia, per il<br />
periodo 2008-2011, ai prezzi correnti e per la provincia <strong>di</strong> Viterbo, una crescita inferiore<br />
al dato regionale +0,9%, ma che si posiziona terza a livello regionale dopo le province<br />
<strong>di</strong> Frosinone e Roma, mentre le province <strong>di</strong> Rieti e Latina segnano un andamento<br />
negativo;<br />
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la provincia <strong>di</strong> Viterbo, si pone in 69-esima posizione tra le province per ricchezza per<br />
abitante. In particolare, nel 2010, posta la me<strong>di</strong>a nazionale del Pil pro capite pari a 100,<br />
il Prodotto per abitante è pari a 86,6, evidenziando una flessione rispetto al 2007 del<br />
-2,6%, la peggiore del Lazio. Il più basso red<strong>di</strong>to procapite della regione Lazio, pari a<br />
poco oltre 22.000 € per persona.<br />
L’Ambiente, la sostenibilità nella gestione delle risorse territoriali, la valorizzazione e<br />
l’ampliamento degli spazi ver<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, l’utilizzo dell’energia nel rispetto della sostenibilità<br />
ambientale, la corretta gestione dei rifiuti, anche a favore del decoro urbano e della salute dei<br />
residenti e dei turisti, devono essere considerati beni imprescin<strong>di</strong>bili e centrali per la comunità<br />
<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Viterbo.<br />
Viva Viterbo si assume il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere il patrimonio ambientale e territoriale<br />
della <strong>città</strong>, e delle terre <strong>di</strong> pertinenza, per assicurare, alle presenti e future generazioni, la<br />
preservazione delle tante risorse che a oggi hanno vissuto scelte svilenti e speculative.<br />
Consumo zero, nessuno sfruttamento ulteriore <strong>di</strong> terreni fertili, parchi, aree ver<strong>di</strong>.<br />
Bisognerà costruire meglio gli spazi urbani, con stretti vincoli per la nuova e<strong>di</strong>lizia, esteticamente<br />
integrata a un modello che valorizzi la <strong>città</strong>, anche attraverso una progettazione artistica e<br />
futuristica, e che non prescinda dalla sostenibilità energetica ambientale. Ma si dovrà anche<br />
procedere alla imme<strong>di</strong>ata riqualificazione del già e<strong>di</strong>ficato, per rendere il tessuto urbano più<br />
coerente, più “vivibile”. Sono queste le linee da seguire per innescare un “circolo virtuoso” che<br />
renda la nostra <strong>città</strong> più verde, più bella, più accogliente.<br />
AgricolturA sostenibile<br />
Viva Viterbo vuole proporre un nuovo modello agricolo basato sulla de-carbonizzazione<br />
dei processi produttivi e la valorizzazione delle produzioni locali <strong>di</strong> qualità fornendo ai<br />
coltivatori un accesso <strong>di</strong>retto al mercato per i loro prodotti ed un red<strong>di</strong>to decoroso. Quanto<br />
sopra deve avvenire attraverso un’organizzazione gestionale della filiera corta e cortissima e<br />
del chilometro zero.<br />
Secondo questo principio, lo sviluppo rurale necessita un nuovo coinvolgimento della<br />
forza lavoro del Paese. Vengono in<strong>di</strong>viduati nuovi modelli <strong>di</strong> comunità, <strong>di</strong> gruppi consortili,<br />
cooperative per una vicinanza della filiera a livello sociale, territoriale e <strong>di</strong> indotto economico.<br />
Infine, deve essere perseguito un modello <strong>di</strong> valorizzazione, anche con uno specifico<br />
marchio, che sostenga la qualità enogastronomica dei prodotti, identificando nuovi mercati<br />
a livello nazionale ed internazionale. Tali azioni dovranno essere possibilmente integrate a<br />
livello comprensoriale/provinciale.<br />
Alcune proposte<br />
• Agricoltura sostenibile, con lo sviluppo <strong>di</strong> una filiera vitivinicola sostenibile e una<br />
filiera agroalimentare corta dei prodotti tipici locali.<br />
• In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> assistenza allo sviluppo <strong>di</strong> produzioni agroalimentari<br />
biologiche.<br />
• Sviluppo <strong>di</strong> una “Community consumer”, con il pagamento anticipato, da parte delle<br />
famiglie su base volontaria, dei prodotti agli agricoltori i quali si impegnano a fornire<br />
prodotti a Km 0 per l’intero anno agricolo.<br />
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• Creazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> orti urbani, con l’istituzione del premio annuale al “miglior<br />
orto della <strong>città</strong>” e l’inserimento <strong>di</strong> queste “perle” viterbesi nel circuito turistico, a<br />
partire da quello scolastico: gli orti possono <strong>di</strong>ventare per Viterbo quel che i “patios”<br />
fioriti sono per le <strong>città</strong> dell’Andalusia, ovvero un’attrazione nazionale e internazionale,<br />
oltre che un arricchimento estetico e culturale per la <strong>città</strong><br />
QuAlità dell’AcQuA<br />
Il Comune deve garantire acqua pulita, costantemente controllata, <strong>di</strong>stribuita a costi<br />
accettabili. Il controllo deve essere accurato sia con riferimento alle acque superficiali che<br />
a quelle <strong>di</strong> falda. Premesso che esistono già Enti preposti a tale tipo <strong>di</strong> attività (ASL, ARPA,<br />
Provincia), è importante che il monitoraggio sia continuo, pressoché giornaliero, e che i dati<br />
da essi raccolti vengano registrati negli archivi degli enti stessi, ma allo stesso tempo (tempo<br />
reale) inseriti in un database unico gestito dal Comune che ne garantisca l’accesso online<br />
a tutti i citta<strong>di</strong>ni sul sito web del Comune. Alcuni totem o <strong>di</strong>splay con detti valori saranno<br />
collocati anche in alcuni punti strategici della <strong>città</strong>.<br />
Al <strong>di</strong> là del monitoraggio, è in<strong>di</strong>spensabile la depurazione e il riciclo delle acque<br />
reflue citta<strong>di</strong>ne. Ciò è oggi possibile con meto<strong>di</strong> ecocompatibili basati sull’impiego delle<br />
piante (fitodepurazione), settore in cui l’università possiede notevoli competenze. L’acqua<br />
così depurata (e recuperata) può essere stoccata e utilizzata per il lavaggio delle strade e<br />
l’abbattimento delle polveri durante i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> ari<strong>di</strong>tà estiva, per il lavaggio degli automezzi,<br />
per l’alimentazione <strong>di</strong> fontane ornamentali. Ma vi è <strong>di</strong> più: l’adozione <strong>di</strong> apposite tecnologie<br />
oggi <strong>di</strong>sponibili sul mercato potrebbe consentire <strong>di</strong> utilizzare le acque reflue urbane per la<br />
produzione <strong>di</strong> una piccola quota <strong>di</strong> energia elettrica.<br />
Ma la buona qualità delle acque <strong>di</strong>pende anche dal controllo dell’inquinamento<br />
delle stesse. A tale scopo, andrà vietato su tutto il territorio comunale l’uso dei <strong>di</strong>serbanti,<br />
particolarmente nocivi per la salute umana e quasi sempre cancerogeni, che penetrano in<br />
profon<strong>di</strong>tà nel suolo raggiungendo anche le falde.<br />
Arsenico<br />
Emergenza arsenico, i viterbesi già pagano 3 milioni e mezzo <strong>di</strong> euro ogni anno. Per<br />
non parlare dei commercianti obbligati a istallare dearsenificatori che tra qualche mese non<br />
serviranno più a nulla.<br />
Il calcolo è semplice, le persone che abitano a Viterbo sono circa 60mila. Calcolando<br />
per <strong>di</strong>fetto che ogni giorno consumiamo una bottiglia d’acqua minerale ogni 3 persone,<br />
spendendo – sempre per <strong>di</strong>fetto – almeno 50 centesimi al giorno, ciò significa che a Viterbo<br />
i citta<strong>di</strong>ni spendono quoti<strong>di</strong>anamente 10mila euro a causa dell’arsenico nelle acque che<br />
avrebbero dovuto essere potabili. Un calcolo che alla fine dell’anno porta la cifra spesa a<br />
superare i 3 milioni e mezzo <strong>di</strong> euro. Tenuto poi conto che l’emergenza rappresenta un dato<br />
<strong>di</strong> fatto all’or<strong>di</strong>ne del giorno da quasi due anni, la spesa sale allora a 7 milioni. Milioni <strong>di</strong> euro<br />
tolti dalle tasche dei citta<strong>di</strong>ni. Senza contare il danno d’immagine che sta subendo la <strong>città</strong>.<br />
Una <strong>città</strong> in cui sentiamo spesso <strong>di</strong>re dall’amministrazione che non ci sono sol<strong>di</strong> e che le cose<br />
non si possono fare. E lo abbiamo sentito <strong>di</strong>re anche in merito all’arsenico, ben sapendo che<br />
saremmo finiti nella situazione in cui ci troviamo.<br />
11
Alcune proposte<br />
• completamento <strong>di</strong> tutti i dearsenificatori entro e non oltre il 2013;<br />
• sviluppo, in collaborazione con l’Università degli Stu<strong>di</strong> della Tuscia, <strong>di</strong> soluzioni<br />
<strong>di</strong> lungo periodo che risolvano a costi contenuti e definitivamente il problema<br />
dell’arsenico (ad esempio miscelazione delle acque)<br />
ViVibilità del territorio<br />
La nuova amministrazione favorirà progetti che garantiscano la vivibilità e la salubrità<br />
della vita dei citta<strong>di</strong>ni, attraverso scelte virtuose quali la pedonalità, la ciclabilità, la creazione<br />
<strong>di</strong> nuove zone a traffico limitato, la riorganizzazione dei trasporti pubblici, l’istituzione <strong>di</strong><br />
un servizio <strong>di</strong> bike-sharing, il sostegno all’acquisto <strong>di</strong> auto e bici elettriche, e soprattutto la<br />
realizzazione <strong>di</strong> parchi urbani e aree ver<strong>di</strong> che permettano a tutti una concezione della <strong>città</strong><br />
come luogo della comunità, dell’incontro e della con<strong>di</strong>visione responsabile degli spazi urbani,<br />
ponendo sempre al centro la qualità della vita dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
Alcune proposte<br />
• Risistemazione dei giar<strong>di</strong>ni della <strong>città</strong>, con servizi e spazi attrezzati per i bambini e la<br />
copertura wi-fi gratuita.<br />
• Facilitazioni per il riadattamento e l’apertura alla visione pubblica degli ingressi<br />
monumentali dei palazzi del centro storico.<br />
• Identificazione <strong>di</strong> due percorsi turistici cultural-ambientali: la Via del verde e la Via<br />
dell’acqua (ve<strong>di</strong> “Viterbo <strong>città</strong> della cultura”).<br />
Esempi<br />
- Creazione del Giar<strong>di</strong>no dei Viterbesi. In sinergia con la Facoltà <strong>di</strong> Agraria, in<strong>di</strong>viduazione<br />
<strong>di</strong> spazi all’interno del Parco Comunale da dare in gestione all’Università per creare corsi<br />
gratuiti <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>naggio per la citta<strong>di</strong>nanza tenuti da professori e studenti universitari e<br />
creazione <strong>di</strong> un orto <strong>di</strong>dattico.<br />
- Manutenzione dei giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Porta della Verità. Si tratta <strong>di</strong> uno spazio pubblico <strong>di</strong> cui<br />
usufruiscono tantissime persone ogni giorno. Il progetto mira alla riqualificazione dello<br />
spazio mettendo in sinergia un comitato <strong>di</strong> mamme <strong>di</strong> quartiere, una fattoria <strong>di</strong>dattica<br />
che si occupa <strong>di</strong> agricoltura sociale, e un gruppo <strong>di</strong> ragazzi con la sindrome <strong>di</strong> Down<br />
che non riescono a rientrare (per motivi <strong>di</strong> budget) negli altri progetti finanziati dalla<br />
Asl. Lo scopo è non solo la riqualificazione dello spazio, ma anche la creazione <strong>di</strong> un<br />
senso <strong>di</strong> responsabilità e coinvolgimento da parte delle famiglie che usufruiscono <strong>di</strong><br />
quello che è, a tutti gli effetti, uno “spazio <strong>di</strong> quartiere”.<br />
energiA<br />
Una <strong>città</strong> è ecosostenibile se la sua qualità ambientale assicura il benessere del<br />
citta<strong>di</strong>no. E viceversa: se la sua qualità ambientale assicura il benessere del citta<strong>di</strong>no una<br />
<strong>città</strong> è ecosostenibile.<br />
12
È vitale per la nostra <strong>città</strong>, come anche più in generale per il nostro paese, determinare<br />
una rivoluzione in campo energetico. Per garantire ai nostri figli un futuro vivibile, è necessaria<br />
la scelta cosciente <strong>di</strong> ogni singolo citta<strong>di</strong>no a operare, anche personalmente, a favore della<br />
riqualificazione energetica <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici e singole unità abitative.<br />
La delega fino a oggi affidata esclusivamente ai gran<strong>di</strong> poli energetici industriali per<br />
la produzione <strong>di</strong> energia, rinnovabile e fossile, non può determinare un cambio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione<br />
efficace all’abbattimento delle emissioni inquinanti. La lotta al cambiamento climatico deve<br />
partire in primo luogo dalle <strong>città</strong>, e anche da Viterbo. Noi tutti dobbiamo lavorare per rendere<br />
realizzabili i nostri sogni <strong>di</strong> risparmio ed efficienza energetica e <strong>di</strong> autoproduzione <strong>di</strong> energia<br />
e calore per singola unità energivora.<br />
Alcune proposte<br />
• Avviare una politica normativa ed economica che favorisca un contributo concreto<br />
all’alloggiamento <strong>di</strong> pannelli fotovoltaici, pompe <strong>di</strong> calore, coppi e tegole<br />
fotovoltaiche, film sottili solari, sui tetti delle unità civili e industriali, e anche,<br />
attraverso la creazione <strong>di</strong> pensiline, sui molti parcheggi. Case passive, a emissioni<br />
tendenziali zero (nearly zero-energy buil<strong>di</strong>ng, come impongono le <strong>di</strong>rettive<br />
europee nel 2019 per gli e<strong>di</strong>fici pubblici e nel 2021 per quelli privati), e<strong>di</strong>fici capaci <strong>di</strong><br />
autoprodurre energia (con mini impianti fotovoltaici e <strong>di</strong> cogenerazione, geotermici<br />
<strong>di</strong> superficie), in particolare nella realizzazione <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> housing sociale<br />
(modello <strong>di</strong> quartiere).<br />
• Chiamare a operare nel nostro territorio gli stakeholder industriali e commerciali,<br />
con il lavoro <strong>di</strong> un innovativo Sportello Energia, promosso congiuntamente con<br />
le eccellenze tecnico-scientifiche locali e nazionali sugli standard <strong>di</strong> precauzione<br />
nell’analisi dei costi-benefici e nella scelta dei migliori impianti, creando<br />
contestualmente un Tavolo permanente per l’innovazione tecnologica, e favorendo<br />
la formazione e le nuove specializzazioni (progettisti, impiantisti, manutentori) nel<br />
settore delle Fer (Fonti energie rinnovabili) e del Re (Risparmio energetico): questi<br />
impegni concreti saranno atti poi a produrre relazioni finalizzate a un coerente e<br />
innovativo Piano Energetico Comunale.<br />
• Monitorare e intercettare le fonti <strong>di</strong> finanziamento relative allo sviluppo sostenibile:<br />
dal conto energia, ai nuovi decreti previsti sul solare termico e risparmio energetico,<br />
agli eventuali finanziamenti della Comunità Europea; tramite progetti anche congiunti<br />
con la Provincia <strong>di</strong> Viterbo e con la Regione Lazio.<br />
• Sostenere i Gruppi <strong>di</strong> acquisto <strong>di</strong> moduli fotovoltaici, tegole e coppi fotovoltaici, filmpittura<br />
sottile solare, destinate alle superfici morte quali i tetti urbani ed extraurbani,<br />
secondo il criterio <strong>di</strong> autoproduzione e ottimizzazione dell’energia per singolo sito<br />
energivoro, e l’utilizzo della tecnologia Led per la riduzione dei consumi elettrici<br />
dell’illuminazione pubblica, impegno ad arginare sprechi e sperperi <strong>di</strong> risorse<br />
economiche ed energetiche negli e<strong>di</strong>fici pubblici, ottimizzando i modelli <strong>di</strong> utilizzo.<br />
• Introdurre l’obiettivo della Classe A nei nuovi e<strong>di</strong>fici, ove siano assenti superfici<br />
riqualificabili, e criteri premianti per la promozione della riqualificazione energetica<br />
in tutti gli interventi, favorendo opere <strong>di</strong> manutenzione straor<strong>di</strong>naria, rinnovamento<br />
impiantistico, restauro e ricostruzione degli e<strong>di</strong>fici esistenti.<br />
• Lavorare seriamente e fin da subito a una semplificazione delle procedure e dei<br />
regolamenti per l’e<strong>di</strong>lizia sostenibile soprattutto nelle aree già e<strong>di</strong>ficate, quale volano<br />
dell’economia locale.<br />
• Regolare e stabilizzare la tensione <strong>di</strong> alimentazione delle lampade, riducendo quin<strong>di</strong><br />
13
l’assorbimento <strong>di</strong> energia e il relativo consumo: è possibile raggiungere percentuali <strong>di</strong><br />
risparmio sull’energia attiva che variano tipicamente da valori minimi del 25% fino a<br />
oltre il 50%. Tre anni a costo attuale <strong>di</strong> investimento e poi il risparmio è permanente.<br />
• Avviare la produzione <strong>di</strong> biocarburanti dal recupero dei residui agricoli e degli<br />
scarti della raccolta <strong>di</strong>fferenziata.<br />
• Procedere alla <strong>di</strong>agnosi energetica degli immobili comunali e ottimizzazione dei<br />
consumi.<br />
• Effettuare il “carbon footprint” delle attività della Pubblica amministrazione.<br />
• Ripensare e rendere più efficiente la gestione della rete GAS.<br />
• Favorire l’uso del fotovoltaico, del mini eolico e del solare termico “senza spese”,<br />
con il 50% dell’energia prodotta che resta al proprietario e 50% + incentivo a ESCO,<br />
seguendo l’esempio virtuoso della Regione Toscana.<br />
• Richiedere i certificati bianchi per interventi <strong>di</strong> efficienza energetica.<br />
• Realizzare una App per segnalare anche gli sprechi: luci accese in pieno giorno e luci<br />
accese <strong>di</strong> notte degli uffici pubblici.<br />
• Realizzare una mappatura au<strong>di</strong>ovisiva notturna delle singole vie, in modo da<br />
stu<strong>di</strong>are gli interventi <strong>di</strong> ottimizzazione e risparmio delle luci (in base ai criteri<br />
dell’illuminotecnica moderna). Oltre a riprogettare l’intero impianto con luci a led<br />
(con risparmi importanti sulla bolletta comunale, che arrivano anche al 30-50%,<br />
da finanziare con meccanismi quali il project financing), sarebbe utile innovare con<br />
<strong>di</strong>spositivi urbani domotici (crepuscolari, temporizzazione, accensione delle vie<br />
secondarie poco trafficate solo tramite sensori <strong>di</strong> movimento, illuminazione a intensità<br />
variabile, dove possibile, in base alla luminosità del cielo notturno).<br />
• Gli stessi nuovi lampioni potrebbero essere multiuso veicolando alimentazione per<br />
telecamere <strong>di</strong> sorveglianza e antenne wifi: tutto ciò sarà “normalità” tra 20/40 anni,<br />
ma teniamo conto che tutto è già realizzabile con le tecnologie attuali che producono<br />
anche risparmi <strong>di</strong> spesa futura.<br />
rifiuti<br />
Da quanto è dato osservare per strada e dai commenti dei citta<strong>di</strong>ni attraverso i<br />
vari strumenti <strong>di</strong> comunicazione (lettere ai giornali, blog, petizioni pubbliche, passaparola),<br />
è evidente che la principale richiesta che la popolazione viterbese fa al futuro sindaco è<br />
(innanzitutto) una <strong>città</strong> pulita, fisicamente ma anche moralmente.<br />
La sporcizia, il degrado <strong>di</strong> ampie zone della <strong>città</strong>, le strade sconnesse, il patrimonio<br />
abbandonato. Criticità che si possono risolvere ricorrendo a una sola ricetta: qualità.<br />
Qualità dell’ambiente urbano, qualità del territorio, dell’acqua, dell’aria e del suolo, qualità<br />
dell’amministrazione e delle decisioni.<br />
La gestione dei rifiuti è sempre più, per le amministrazioni locali, fonte <strong>di</strong> problemi.<br />
E invece dobbiamo lavorare per trasformare il problema in una risorsa, invertendo la rotta <strong>di</strong><br />
politiche sbagliate e dannose. Per un’appropriata e moderna gestione delle risorse riutilizzabili<br />
e riciclabili, così come per la lavorazione dei residui alimentari, è opportuno infatti ispirarsi a<br />
modelli vincenti già applicati, seppur ancora marginalmente, sia a livello nazionale sia a livello<br />
internazionale, in un’ottica <strong>di</strong> valorizzazione economica del rifiuto.<br />
È anacronistico riproporre modelli <strong>di</strong> trattamento obsoleti e dannosi quali gli<br />
14
inceneritori e i termovalorizzatori, e altri <strong>di</strong> cui ancora non si conoscono gli impatti sull’ambiente<br />
e sulla salute (il biogas industriale, ottenuto in modalità anaerobica, ad esempio).<br />
Per agire in modo da trasformare ciò che fino a oggi è stato proposto come un<br />
problema in una effettiva risorsa, dobbiamo cambiare il sistema stesso <strong>di</strong> concezione della<br />
spazzatura.<br />
Analizzando la gestione pregressa, sia nel sistema <strong>di</strong> raccolta, sia nella totale assenza<br />
<strong>di</strong> progettazione a lungo termine, sia nella carenza <strong>di</strong> contatto con i sistemi industriali <strong>di</strong><br />
lavorazione dei residuali, volto a un beneficio economico concreto per la <strong>città</strong> e la sua<br />
popolazione, dobbiamo prendere atto del lavoro che ci attende. Un mutamento che parta<br />
da una maggiore partecipazione <strong>di</strong> ogni singolo citta<strong>di</strong>no, nel corretto conferimento,<br />
che passi per una gestione trasparente delle risorse economiche e umane destinate a<br />
questo tipo <strong>di</strong> criticità, che percorra la necessaria strada dell’interfaccia con le strutture<br />
<strong>di</strong> acquisto delle materie prime riutilizzabili, e che necessariamente stu<strong>di</strong>, parallelamente,<br />
un modello <strong>di</strong> riduzione dei materiali inquinanti non riutilizzabili.<br />
Alcune proposte<br />
• Diffondere la raccolta “porta a porta”, che permette <strong>di</strong> recuperare gran<strong>di</strong> quantità<br />
<strong>di</strong> rifiuti, i quali invece <strong>di</strong> finire in <strong>di</strong>scarica alimenteranno l’economia sotto forma <strong>di</strong><br />
materie prime.<br />
• Diffondere la raccolta <strong>di</strong>fferenziata nell’intero territorio comunale e favorirne lo<br />
sviluppo industriale dei prodotti: è vitale raccogliere sempre <strong>di</strong> più in modo separato<br />
per favorire scelte etiche che sposino l’economia ambientale e monetaria.<br />
• Collegare la raccolta dei rifiuti riciclabili ad un rimborso in relazione alla quantità<br />
presentata e per gli in<strong>di</strong>fferenziati una tassa proporzionata alla quantità prodotta.<br />
• Mettere in funzione nell’intera zona, in aree industriali già realizzate, e spesso sottoutilizzate,<br />
i Distretti Industriali del Recupero e del Riuso (DIR).<br />
• Istituire gli “Atelier del riciclo”.<br />
• Impegnarsi affinché nel nostro comprensorio siano favoriti benefici fiscali per<br />
incentivare le imprese a realizzare interventi nella filiera dei rifiuti, con la creazione <strong>di</strong><br />
posti <strong>di</strong> lavoro per i giovani sia nelle catene lavorative <strong>di</strong>rette sia nella rielaborazione<br />
artistico-produttiva delle materie;<br />
• Realizzare una App per segnalare anomalie nella raccolta dei rifiuti, altresì favorire il<br />
ritiro on-demand per particolari tipologie <strong>di</strong> rifiuti (es. ingombranti, potature e sfalci<br />
dei giar<strong>di</strong>ni).<br />
15
lo sViluppo sostenibile del pArco<br />
dell’Arcionello<br />
e progrAmmi integrAti<br />
Lo strumento del Programma integrato fa parte <strong>di</strong> quella serie <strong>di</strong> strumenti flessibili che<br />
rientrano nella <strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “urbanistica contrattata”, aventi come obiettivo la riqualificazione<br />
sostenibile <strong>di</strong> parti della <strong>città</strong> degradate o prive <strong>di</strong> servizi. Il tutto me<strong>di</strong>ante l’accordo tra<br />
pubblico e privato per programmi e<strong>di</strong>lizi, in cui il privato in cambio <strong>di</strong> cubatura o destinazioni<br />
d’uso alternative si fa carico della realizzazione <strong>di</strong> sevizi o volumi, da cedere gratuitamente al<br />
pubblico, in maniera <strong>di</strong> fungere da catalizzatore <strong>di</strong> sviluppo per la zona interessata.<br />
Lo sviluppo sostenibile <strong>di</strong> tutta la Valle dell’Arcionello si pone come una prima<br />
inversione <strong>di</strong> tendenza per l’uso del territorio con un progetto <strong>di</strong> recupero, <strong>di</strong> riqualificazione<br />
e <strong>di</strong> crescita che lascia in dotazione alla comunità un parco concreto e vivibile, prima pietra<br />
<strong>di</strong> quel sistema <strong>di</strong> parchi urbani <strong>di</strong> cui Viterbo deve necessariamente dotarsi.<br />
Il programma integrato<br />
Il programma integrato del Pian <strong>di</strong> Cecciole e del Fosso Luparo, si estende su un area <strong>di</strong><br />
24 ettari che partendo da Via Genova risale il corso del fiume Urcionio fino ad arrivare<br />
al canalone del Fosso Luparo, posto alle pen<strong>di</strong>ci della Palanzana. Il consiglio Comunale<br />
ha approvato il progetto che prevede la possibilità e<strong>di</strong>ficatoria sul Pian <strong>di</strong> Cecciole per<br />
115.000 metri cubi <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia residenziale, convenzionando con i privati proponenti la<br />
cessione gratuita <strong>di</strong> 19 ettari <strong>di</strong> terreno (la cava Anselmi e l’intero Fosso Luparo), dei<br />
15.000 metri cubi del volume della segheria, l’apertura all’uso pubblico <strong>di</strong> 3,5 ettari <strong>di</strong><br />
verde nell’area <strong>di</strong> Via Genova e la realizzazione <strong>di</strong> opere pubbliche per un valore <strong>di</strong> tre<br />
milioni <strong>di</strong> euro.<br />
Essendo le aree in oggetto inserite nel Parco dell’Arcionello, tranne quelle su Pian <strong>di</strong><br />
Cecciole, questo programma integrato può essere considerato un volano per la realizzazione<br />
del Parco stesso. Considerando che oggi tutte le aree comprese nel perimetro del parco sono<br />
private e non accessibili, la cessione della Cava Anselmi e del Fosso Luparo consentirebbe <strong>di</strong><br />
avere una vasta area aperta alla fruizione <strong>di</strong> tutti. I volumi della segheria permetterebbero<br />
inoltre <strong>di</strong> realizzare la porta del Parco con spazi de<strong>di</strong>cati anche all’Università per laboratori<br />
<strong>di</strong> ricerca. Inoltre le opere pubbliche da realizzare completerebbero la dotazione <strong>di</strong> servizi<br />
dell’area con effetto <strong>di</strong> rivitalizzazione dell’insieme.<br />
Per questo motivo è necessario che Piano integrato e Parco viaggino con lo stesso<br />
passo per effettuare uno sviluppo sostenibile della zona con un saldo positivo (in servizi)<br />
per la comunità.<br />
Il Piano <strong>di</strong> assetto del Parco elaborato dalla Provincia (ente gestore del parco) va in<br />
questo senso: avendo posto limiti volumetrici e qualitativi ben precisi per le costruzioni ai<br />
confini del parco. Di fatto fa sì che la volumetria assentita dal comune si riduca fino a circa<br />
70.000 metri cubi, caratterizzata da e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> nuova generazione dotati <strong>di</strong> energie rinnovabili,<br />
con materiali ecosostenibili per avere e<strong>di</strong>fici a impatto zero. Anche con e<strong>di</strong>fici che possano<br />
funzionare da laboratorio <strong>di</strong> ricerca quali quelli con le pareti ver<strong>di</strong>.<br />
16
<strong>di</strong>ritti degli AnimAli<br />
Qualità dell’ambiente in cui viviamo significa anche maggiore attenzione ai <strong>di</strong>ritti degli<br />
animali.<br />
Ogni animale ha infatti dei <strong>di</strong>ritti, coloro che non lo riconoscono continuano a portare<br />
l’uomo a commettere veri e propri crimini, perché il rispetto degli animali da parte degli<br />
uomini è legato al rispetto degli uomini tra loro.<br />
In questi anni le esigenze legate alla tutela dei <strong>di</strong>ritti degli animali sono gravate tutte sulle<br />
spalle <strong>di</strong> associazioni <strong>di</strong> volontariato o <strong>di</strong> privati citta<strong>di</strong>ni, essendosi limitata l’amministrazione<br />
a ban<strong>di</strong>re appalti al ribasso per ospitare i cani nelle strutture comunali o convenzionate, il<br />
tutto “sulla pelle” degli animali stessi.<br />
Una amministrazione pubblica come quella <strong>di</strong> Viterbo non può “lasciare soli” le migliaia <strong>di</strong><br />
volontari che ogni giorno lavorano “per gli animali”, essa deve infatti lavorare e impegnarsi<br />
affinché vengano realizzate le con<strong>di</strong>zioni che garantiscano il benessere degli animali e la<br />
convivenza tra essi e tutti i citta<strong>di</strong>ni, anche attraverso un opera <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e supporto<br />
delle tante realtà <strong>di</strong> volontariato che operano sul territorio in questo campo.<br />
Alcune proposte<br />
• Costituzione <strong>di</strong> una Autorità in<strong>di</strong>pendente Garante per i <strong>di</strong>ritti degli animali presso il<br />
Comune <strong>di</strong> Viterbo.<br />
• sensibilizzazione della citta<strong>di</strong>nanza verso gli animali, e riconoscimento del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />
famiglia per il cane e gli animali d’affezione, che esiste ma non è applicato da troppe<br />
amministrazioni pubbliche e/o private;<br />
• monitoraggio su tutta la filiera del randagismo, dalla A.S.L. ai canili, alla<br />
amministrazione comunale, fino al privato che in ultimo sarà colui che adotta il cane;<br />
• monitoraggio e controllo del rispetto delle leggi che regolamentano le sterilizzazioni<br />
e che obbligano le A.S.L. a praticare negli animali da compagnia nel momento<br />
in cui entrano in canile la castrazione nei maschi (asportazione dei testicoli) e la<br />
ovariectomia nelle femmine;<br />
• interventi anche strutturali all’interno dei canili Comunali finalizzati a renderli idonei e<br />
rispettosi <strong>di</strong> tutta la normativa in materia;<br />
• realizzazione nei canili comunali ,dove ancora non esiste, <strong>di</strong> aree per sgambamento e<br />
socializzazione, così come previsto dalla legge;<br />
• costituzione nelle <strong>città</strong> <strong>di</strong> Viterbo della figura del “cane <strong>di</strong> quartiere”;<br />
• costruzione nella <strong>città</strong> <strong>di</strong> Viterbo <strong>di</strong> “dog aree” anche <strong>di</strong> quartiere dove tutti i citta<strong>di</strong>ni<br />
possono recarsi per permettere la socializzazione dei loro amici animali;<br />
• implementazione delle misure per il libero ingresso nei locali <strong>di</strong> cani ed animali <strong>di</strong><br />
affezione al seguito del padrone e con le dotazioni <strong>di</strong> legge, e inter<strong>di</strong>zione ad essi solo<br />
in aree e zone con apposta delibera del sindaco con relativa motivazione;<br />
• maggiori controlli e monitoraggi anche attraverso l’ausilio della Polizia Locale sugli<br />
allevamenti <strong>di</strong> animali tutti, su quelli intensivi che producono, con il metodo della<br />
costrizione alla immobilità e sul rispetto da parte <strong>di</strong> essi <strong>di</strong> tutta la normativa in<br />
materia <strong>di</strong> tutela degli animali, tutela sanitaria ed ambientale ecc.<br />
17
Viterbo <strong>città</strong> connessa<br />
Una <strong>città</strong> chiusa, impaurita. Una <strong>città</strong> sempre troppo lontana, troppo <strong>di</strong>stante dai<br />
flussi della crescita globale, dal turismo nazionale e internazionale, dalle tendenze culturali<br />
italiane e mon<strong>di</strong>ali. Insomma, Viterbo appare oggi imprigionata in se stessa. Ecco perché, per<br />
renderla <strong>di</strong> nuovo una <strong>città</strong> “viva”, è necessario invertire la tendenza e “rompere il blocco”.<br />
Viterbo deve rimettersi in circolazione, deve tornare a essere un luogo “connesso”.<br />
Dentro e fuori.<br />
Una <strong>città</strong> connessa ha un sistema <strong>di</strong> trasporto urbano efficiente, rapido, puntuale.<br />
Prendere un autobus non può più essere una scommessa, un caso fortunato. Una <strong>città</strong> che<br />
funziona è una <strong>città</strong> che permette ai suoi abitanti <strong>di</strong> spostarsi in maniera veloce da un punto<br />
all’altro dello spazio urbano. Per questo proponiamo <strong>di</strong> rivedere completamente la rete dei<br />
mezzi pubblici, razionalizzando le linee e la frequenza delle corse, integrando le <strong>di</strong>verse reti<br />
<strong>di</strong> trasporto, aumentando le stazioni dei taxi (al Sacrario e a Porta Romana). E, soprattutto,<br />
puntando su una mobilità sostenibile: autobus elettrici, più piccoli, con maggiori passaggi,<br />
con minori costi e minore inquinamento per la <strong>città</strong>.<br />
Una <strong>città</strong> connessa ha vie <strong>di</strong> collegamento con le gran<strong>di</strong> arterie e con le gran<strong>di</strong> <strong>città</strong><br />
(Roma in primis) degne <strong>di</strong> questo nome.<br />
Una <strong>città</strong> connessa investe in wi-fi e banda larga, perché oltre alle infrastrutture<br />
materiali la “terza rivoluzione industriale” ci impone <strong>di</strong> investire in quelle immateriali, per<br />
camminare al passo della storia.<br />
Alcune proposte<br />
• Il rafforzamento del TPL (Trasporto Pubblico Locale). Una <strong>città</strong> smart garantisce<br />
lo snellimento della mobilità urbana. Elaborazione e sperimentazione <strong>di</strong> una<br />
organizzazione dei percorsi circolare/ra<strong>di</strong>ali che consenta un uso costante e<br />
sistematico <strong>di</strong> ciascun punto/fermata in<strong>di</strong>viduato, de<strong>di</strong>cando la dovuta attenzione al<br />
trasporto scolastico, anche in ragione della sua funzione sociale <strong>di</strong> ausilio alla famiglia.<br />
• Un nuovo e moderno piano del traffico. Viterbo ha bisogno <strong>di</strong> un nuovo e moderno<br />
Piano del Traffico capace <strong>di</strong> armonizzare il rapporto tra centro citta<strong>di</strong>no e periferie,<br />
rendendolo razionale e non più soltanto funzionale alle esigenze dei gran<strong>di</strong> centri <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stribuzione.<br />
• Una <strong>città</strong> che si muove meglio inquina <strong>di</strong> meno. Per questo Viva Viterbo vuole<br />
implementare l’uso della mobilità alternativa da parte dei citta<strong>di</strong>ni. Vogliamo una <strong>città</strong><br />
migliore per i ciclisti, con la realizzazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> Sentieri Ver<strong>di</strong> che si <strong>di</strong>ramino<br />
all’interno del territorio citta<strong>di</strong>no e <strong>di</strong> una pista ciclabile attorno alle mura (con corsia<br />
de<strong>di</strong>cata anche ai motorini elettrici a due ruote).<br />
• Vogliamo una <strong>città</strong> migliore per i pedoni, con il miglioramento del sistema <strong>di</strong><br />
marciapie<strong>di</strong> e spazi riservati nel centro storico; e migliore per i nostri bambini e<br />
ragazzi, con la salvaguar<strong>di</strong>a dal traffico delle uscite <strong>di</strong> scuole e licei.<br />
• Vogliamo una <strong>città</strong> migliore anche per gli automobilisti, con la gestione<br />
automatizzata dei parcheggi, anche lungo le strade, e la revisione e l’implementazione<br />
18
della cartellonistica nei varchi <strong>di</strong> accesso alla <strong>città</strong>, oggi confusa o inesistente.<br />
• Vogliamo una <strong>città</strong> aperta: occorre accelerare il completamento della Trasversale<br />
nord da Viterbo a Civitavecchia e migliorare i collegamenti ferroviari da e verso Roma<br />
con tempi <strong>di</strong> percorrenza più rapi<strong>di</strong> e una migliore qualità della vita per studenti e<br />
lavoratori pendolari.<br />
• Vogliamo una <strong>città</strong> in cui si possa “navigare”: l’accesso alla Rete è un bene comune<br />
e per questo si dovranno implementare gli spazi coperti dal wi-fi, a partire dagli spazi<br />
ver<strong>di</strong>, che saranno così ancora più “vivibili”.<br />
• Per i quartieri periferici, e con particolare riguardo al Quartiere S. Barbara (in<br />
relazione alla sua entità e <strong>di</strong>mensione) vogliamo interventi <strong>di</strong> rifacimento dei manti<br />
stradali, la progettazione <strong>di</strong> piste ciclabili e pedonali e il rifacimento della segnaletica<br />
<strong>di</strong> sosta e transito. Così come collegamenti migliori con il centro storico della <strong>città</strong>.<br />
Esempio<br />
Proponiamo la realizzazione <strong>di</strong> Ban<strong>di</strong> d’idee per viabilità e interconnessioni aperti<br />
alle realtà associative e del mondo della cooperazione per migliorare la qualità <strong>di</strong><br />
spazi pubblici centrali che dovranno favorire l’integrazione funzionale ed estetica delle<br />
varie componenti per un miglioramento complessivo dell’area. Ban<strong>di</strong> <strong>di</strong> idee, anche<br />
in collaborazione con le imprese costruttrici e avvalendosi dei Piani Integrati, che<br />
dovranno avere come protagonisti giovani architetti.<br />
connettere AmministrAzione e territori<br />
Partendo dalla constatazione che l’abolizione delle circoscrizioni <strong>di</strong> decentramento<br />
ha relegato gli ex comuni in uno stato <strong>di</strong> accentuato isolamento politico, sociale, culturale<br />
economico, e amministrativo, e constatato che il sistema <strong>di</strong> un semplice delegato non è<br />
funzionale e in grado <strong>di</strong> rispondere alle esigenze <strong>di</strong> intere collettività, oggi più che mai si<br />
rende urgente proporre un nuovo modello amministrativo che consenta una parziale<br />
autonomia e un decentramento effettivo <strong>di</strong> servizi e risorse.<br />
La costituzione del municipio (consentito dall’art. 16 del testo unico 267/2000 per<br />
i comuni nati da fusione <strong>di</strong> più comuni) rappresenterebbe quale organo <strong>di</strong> decentramento<br />
amministrativo e finanziario grazie all’autonomia funzionale e alla gestione <strong>di</strong>retta dei servizi<br />
<strong>di</strong> base, la soluzione in grado <strong>di</strong> rispondere in modo efficiente ed efficace alle necessità del<br />
nostro territorio nel pieno rispetto delle esigenze <strong>di</strong> contenimento dei costi degli apparati<br />
amministrativi .<br />
Non è anacronistico, infatti in un periodo <strong>di</strong> tagli e riduzione della spesa pubblica,<br />
parlare <strong>di</strong> istituzione dei Municipi, perché quelli che abbiamo in mente sono a costo zero, così<br />
come previsto dal decreto Monti del <strong>di</strong>cembre del 2011.<br />
Ecco le caratteristiche dei nuovi municipi<br />
proposti da Viva Viterbo:<br />
• Cariche elettive solo onorifiche<br />
• Personale necessario all’espletamento dei servizi reperito da quello già in forza al<br />
Comune, <strong>di</strong>slocandolo tra uffici centrali <strong>di</strong> Viterbo e quelli periferici delle frazioni nelle<br />
se<strong>di</strong> già attrezzate delle ex circoscrizioni<br />
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• Risorse finanziarie derivanti non da un aumento <strong>di</strong> spesa ma da una ripartizione delle<br />
attuali entrate comunali sud<strong>di</strong>vise tra Comune e Municipi in base a criteri oggettivi, che<br />
tengano conto del territorio e della popolazione ivi residente e ovviamente sulla base<br />
dei servizi gestiti.<br />
Solo un reale e concreto decentramento <strong>di</strong> risorse umane materiali e finanziarie, come<br />
quello descritto, consentirebbe da un lato una maggiore attuazione dei principi democratici e<br />
dall’altro porterebbe alla risoluzione <strong>di</strong> molti dei problemi prioritari degli ex comuni da troppo<br />
tempo irrisolti garantendo, inoltre, un pari standard qualitativo dei servizi su tutto il territorio<br />
comunale.<br />
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Viterbo <strong>città</strong> trasparente<br />
Per governare bene una <strong>città</strong> le proposte non bastano. E non basta nemmeno<br />
realizzarle. Bisogna rendere i citta<strong>di</strong>ni partecipi e protagonisti dell’attività <strong>di</strong> gestione della<br />
loro comunità. L’amministrazione non può più essere per pochi eletti. Il Comune è <strong>di</strong> tutti, il<br />
Comune siamo noi. Ed è proprio dalla collaborazione quoti<strong>di</strong>ana tra citta<strong>di</strong>ni e amministratori,<br />
più che con le ricette calate dall’alto e imposte, che si possono trovare le giuste risposte ai<br />
problemi della quoti<strong>di</strong>anità. Ma la partecipazione non è uno slogan: è una pratica seria e<br />
costante che richiede un serio investimento in trasparenza. Tutti gli atti dell’amministrazione<br />
devono essere a <strong>di</strong>sposizione dei citta<strong>di</strong>ni, i quali devono essere capaci <strong>di</strong> monitorare, minuto<br />
per minuto, quello che avviene nel Palazzo.<br />
Alcune proposte<br />
• Realizzare un portale web che permetta ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> segnalare <strong>di</strong>sfunzioni ed<br />
esigenze in ogni punto della <strong>città</strong>, con la possibilità poi <strong>di</strong> verificare costantemente la<br />
risposta dell’amministrazione<br />
• Realizzare totem informativi sulla situazione della <strong>città</strong> (qualità dell’aria e dell’acqua,<br />
or<strong>di</strong>nanze, delibere ecc.) <strong>di</strong>stribuiti sul territorio urbano.<br />
• Istituzione dell’Ufficio Piccoli Problemi (UPP), un servizio che permetta al citta<strong>di</strong>no<br />
<strong>di</strong> segnalare e risolvere tutte quelle piccole criticità che vengono solitamente<br />
trascurate dall’amministrazione proprio perché non abbastanza “evidenti”.<br />
• Istituzione dell’anagrafe degli eletti<br />
trAspArenzA AmministrAtiVA<br />
Il ruolo degli enti pubblici nella prevenzione e nel contrasto della corruzione e delle<br />
mafie è fondamentale.<br />
Le pubbliche amministrazioni attuano le previsioni normative europee e del<br />
Parlamento nazionale, forniscono servizi a citta<strong>di</strong>ni e imprese, costituiscono gli apparati<br />
organizzativi attraverso i quali amministrare e governare le comunità, sono gli agenti della<br />
spesa pubblica e i gestori delle entrate pubbliche.<br />
In particolare, gli enti territoriali rappresentano il fronte più avanzato delle pubbliche<br />
amministrazioni italiane.<br />
I servizi alle persone e alle imprese sono ambiti <strong>di</strong> competenza primaria per Comuni<br />
e Provincie, così come sono impegnati in prima linea nella realizzazione <strong>di</strong> opere e lavori<br />
pubblici, soprattutto il Comune che è l’istituzione più prossima ma non sempre quella più<br />
accessibile, soprattutto nel caso <strong>di</strong> <strong>città</strong> me<strong>di</strong>e come Viterbo.<br />
In tale ambito legalità e trasparenza sono due valori fondamentali.<br />
L’idea che la trasparenza e la legalità costituiscono fattori strategici nella possibilità<br />
<strong>di</strong> affermare solide politiche <strong>di</strong> sviluppo, richiede un coerente sforzo, da parte <strong>di</strong> tutti gli attori<br />
21
perché tale proposizione trovi risorse e idee, per realizzarsi in azioni concrete.<br />
Il tema del “fare” per un’amministrazione locale è centrale.<br />
Affermare e consolidare una cultura della responsabilità e della trasparenza significa<br />
governare realmente e amministrare bene.<br />
Amministrare significa rispondere con i fatti alle esigenze legittime e fare fronte<br />
rispetto ai tentativi <strong>di</strong> infiltrazione e <strong>di</strong> corruzione.<br />
Le buone pratiche degli enti territoriali sono tante e il loro valore sta nella concretezza<br />
<strong>di</strong> azioni amministrative.<br />
Alcune proposte<br />
• Fare sempre confronti e regolare gli appalti sottosoglia: l’ente locale deve sempre<br />
dare la possibilità ad ogni operatore economico <strong>di</strong> presentare la propria offerta e<br />
<strong>di</strong> vederla valutata. Nei pochi casi esclusi (settori specifici ad affidamento <strong>di</strong>retto)<br />
servono accor<strong>di</strong> quadro con le associazioni, una interpretazione seria dei casi e una<br />
valutazione <strong>di</strong> qualità rigorosa.<br />
• Dove non previsto, i regolamenti, i ban<strong>di</strong> e i capitolati devono <strong>di</strong>sincentivare quanto<br />
più possibile la scelta al massimo ribasso, valorizzando invece gli aspetti qualitativi<br />
delle offerte. Meccanismo idoneo a contrastare il fenomeno dei cd. “centri <strong>di</strong><br />
interesse” o del collegamento sostanziale tra imprese.<br />
• Regolare gli appalti sottosoglia aiuta le imprese sane e allontana i pericoli <strong>di</strong><br />
infiltrazione. La Stazione Unica Appaltante regionale è una buona opportunità e<br />
un ulteriore segnale <strong>di</strong> trasparenza in una materia tanto delicata quanto soggetta ai<br />
pericoli <strong>di</strong> infiltrazioni quale quella degli appalti.<br />
• Acquisti online, Consip e Mercato Elettronico: le fasi e il processo <strong>di</strong> acquisto <strong>di</strong> beni<br />
e servizi online avviene attraverso tutte le risorse e potenzialità messe a <strong>di</strong>sposizione<br />
dai linguaggi informatici, a partire dalle forniture d’ufficio e dai servizi finanziari anche<br />
attraverso gli strumenti messi a <strong>di</strong>sposizione dal Ministero dell’Economia e delle<br />
Finanze per una migliore razionalizzazione degli acquisti online degli Enti Pubblici,<br />
attraverso la CONSIP, è il Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione (per<br />
gli acquisti inferiori alla soglia comunitaria) che garantisce trasparenza, efficacia ed<br />
economicità delle procedure <strong>di</strong> acquisto <strong>di</strong> beni e servizi.<br />
• Il sistema degli osservatori: l’osservatorio è utile sia al mercato pubblico che al<br />
mercato privato. A questo proposito si propone <strong>di</strong> creare una banca dati degli appalti<br />
pubblici che contenga sia i dati relativi alle gare sia i provve<strong>di</strong>menti autorizzatori<br />
comunali nei confronti dei privati.<br />
• Prevedere l’elaborazione <strong>di</strong> un Co<strong>di</strong>ce Etico degli appalti, per una attenta <strong>di</strong>ffusione<br />
alla cultura della legalità.<br />
• È fondamentale una maggiore collaborazione tra l’autorità amministrativa e l’autorità<br />
giu<strong>di</strong>ziaria, per il monitoraggio delle violazioni e per la prevenzione delle infiltrazioni.<br />
Disincentivare i sub-appalti e varianti in corso d’opera che generano per<strong>di</strong>te e<br />
problemi all’ente, sia in termini economici sia <strong>di</strong> tempo.<br />
• Lavorare sui tempi e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pagamento, la velocità nei pagamenti delle<br />
pubbliche amministrazioni fa muovere correttamente il mercato e toglie spazio<br />
all’interme<strong>di</strong>azione criminale per ottenerli.<br />
• Concentrare le funzioni <strong>di</strong> spesa per affari generali e semplificare le procedure: il<br />
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primato delle misure organizzative su quelle normative.<br />
• Gestione utile del patrimonio degli enti: non basta la <strong>di</strong>ligenza del buon padre<br />
<strong>di</strong> famiglia. Tranne il patrimonio essenziale, quello storico artistico e proprietà<br />
strategiche per lo sviluppo economico, <strong>di</strong>smettere il resto, con procedure pubbliche<br />
o con mandati a vendere, senza sconti e facilitazioni, con accertamenti <strong>di</strong> valore<br />
oggettivi e aggiornati.<br />
• Un bilancio comprensibile: su spese e bilanci degli enti locali ci sono i controlli<br />
della Ragioneria Generale e della Corte dei Conti. Ma sarebbe efficace anche il<br />
monitoraggio da parte <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a e opinione pubblica, visto che si parla <strong>di</strong> denaro<br />
pubblico; come avviene con gli investitori per le società quotate in Borsa ad esempio<br />
dove i sol<strong>di</strong> tuttavia sono privati.<br />
Perché questo avvenga, però, una amministrazione locale deve fornire un ren<strong>di</strong>conto<br />
trasparente, comprensibile e tempestivo della gestione. Per fare questo bisogna prevedere<br />
un’informativa contabile degli enti locali destinata al pubblico. spesso le terminologie<br />
giuri<strong>di</strong>che utilizzate sono incomprensibili (si pensi a voci come avanzo vincolato”, “residui<br />
passivi impegnati”, “economie <strong>di</strong> mutuo”, il cui significato sfugge ai più). A fianco della<br />
contabilità pubblica, ogni anno verrà pubblicato un chiaro ren<strong>di</strong>conto finanziario con l’elenco<br />
<strong>di</strong> tutti gli introiti incassati, per categoria (oneri <strong>di</strong> urbanizzazione, ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> servizi, Imu,<br />
Tarsu, multe, affitti, trasferimenti correnti dallo Stato...) e dall’altra, sud<strong>di</strong>vise per assessorato,<br />
le uscite correnti per cassa (costo del personale, delle prestazioni e dei servizi, gli acquisti<br />
dei beni <strong>di</strong> consumo...). Vanno inoltre pubblicati gli esborsi effettivamente effettuati per i<br />
beni <strong>di</strong> investimento. D ultimo, tutte le operazioni finanziarie: accensione <strong>di</strong> prestiti, ven<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> attività, trasferimenti in conto capitale, <strong>di</strong>viden<strong>di</strong> incassati, utilizzi <strong>di</strong> sal<strong>di</strong> presso il Tesoro,<br />
plus e minus da derivati...<br />
Lo stesso per le aziende e gli enti controllati dal Comune.<br />
I dati, per cassa, sono già tutti <strong>di</strong>sponibili: basta renderli comprensibili e <strong>di</strong>ffonderli<br />
con tempestività.<br />
Infine, per valutare la posizione finanziaria del Comune, inclusi i soggetti controllati<br />
va fatto un elenco <strong>di</strong> tutti i beni mobili e immobili, nonché i debiti e gli impegni, compresi i<br />
derivati.<br />
Esempio<br />
L’Open municipio è una piattaforma web che usa i dati politico-amministrativi ufficiali<br />
del comune per offrire alla citta<strong>di</strong>nanza servizi <strong>di</strong> informazione, monitoraggio e<br />
partecipazione attiva alla vita della propria <strong>città</strong>. Le informazioni sulle attività <strong>di</strong> sindaco,<br />
giunta e consiglio sono aggiornate in tempo reale e i citta<strong>di</strong>ni possono partecipare ai<br />
lavori, documentandosi e interagendo con gli strumenti <strong>di</strong> relazione del sito e con i<br />
me<strong>di</strong>a sociali <strong>di</strong> internet. Così, sapere cosa accade nel proprio comune e seguirne con<br />
tempestività le iniziative e gli sviluppi, <strong>di</strong>venta qualcosa <strong>di</strong> semplice, imme<strong>di</strong>ato e alla<br />
portata <strong>di</strong> tutti.<br />
Il citta<strong>di</strong>no, dopo aver votato ed eletto un proprio can<strong>di</strong>dato ha la possibilità <strong>di</strong> sapere<br />
cosa vota, cosa propone e come partecipa alle attività delle istituzioni. Attraverso<br />
l’utilizzo <strong>di</strong> un significativo numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori e un continuo e costante aggiornamento<br />
<strong>di</strong> dati e statistiche un tale strumento informatico consente una lettura neutrale e<br />
oggettiva dei risultati generati dalla gestione amministrativa.<br />
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Viterbo <strong>città</strong> della cultura<br />
L’obiettivo non è quello <strong>di</strong> riempire la calza della befana con una serie infinita<br />
<strong>di</strong> caramelle prese a caso. Per continuare con una metafora festiva: è come un albero <strong>di</strong><br />
Natale ben fatto, serve un progetto, non si può prendere tutto lo scatolone degli ornamenti e<br />
metterli su a casaccio tanto perché ci stanno ancora dei rametti liberi. Se vogliamo raccontare<br />
una storia, la nostra storia, e progettare il nostro futuro dobbiamo anche essere capaci <strong>di</strong><br />
immaginarne insieme la trama e continuare a percorrere il sentiero che ci siamo prefissati.<br />
Bisogna dare un senso e far crescere le realtà già presenti e attive sul territorio ma, questa<br />
è la novità, con la ferma volontà da parte <strong>di</strong> tutti <strong>di</strong> partecipare a un progetto comune:<br />
la rinascita <strong>di</strong> una <strong>città</strong> che avviene attraverso la sua cultura e le sue ra<strong>di</strong>ci, una rinascita da<br />
progettare e immaginare tutti insieme, ciascuno secondo le proprie capacità.<br />
Alcune proposte<br />
• Convocazione imme<strong>di</strong>ata degli Stati Generali della Cultura, cui saranno invitate tutte<br />
le Associazioni culturali e i gruppi operanti sul territorio. Obiettivo: un censimento<br />
informale delle stesse e l’ascolto delle esigenze raccolte dai vari partecipanti nell’ambito<br />
dei loro campi operativi, per stilare insieme una politica comune <strong>di</strong> intervento culturale<br />
sulla <strong>città</strong><br />
• Censimento imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> tutti gli spazi Comunali liberi per affidarli in comodato<br />
gratuito alle Associazioni, o a gruppi <strong>di</strong> Associazioni, che ne faranno richiesta, con<br />
l’obbligo vincolante da parte <strong>di</strong> chi si farà carico <strong>di</strong> tali spazi <strong>di</strong> allestire una libera offerta<br />
culturale costituita da mostre, spettacoli, performance e laboratori. L’affidamento <strong>di</strong> tali<br />
spazi sarà subor<strong>di</strong>nato alla presentazione <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> massima che illustri nello<br />
specifico l’uso che si vorrà farne e, sempre in linea <strong>di</strong> massima, del numero <strong>di</strong> serate/ore<br />
<strong>di</strong> laboratorio che si intendono offrire.<br />
• Creazione <strong>di</strong> uno spazio dove istituire una “Casa Comune della Cultura”. Una “Casa”, da<br />
in<strong>di</strong>viduarsi nei quartieri periferici, dove chiunque ne faccia richiesta possa usufruirne<br />
per prove musicali, spettacoli, assemblee...<br />
• Rilancio culturale e turistico dei municipi: realizzazione e organizzazione <strong>di</strong> eventi<br />
culturali in tutte le frazioni del territorio comunale.<br />
• Mettere insieme un pool per accedere ai finanziamenti UE per il restauro <strong>di</strong> una<br />
vecchia realtà industriale, ristrutturazione della stessa sul modello del Teatro In<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> Roma, affidandola in gestione alle associazioni, creando un terzo polo culturale e<br />
teatrale alternativo a Unione e Genio che sia la sede delle iniziative amatoriali e locali.<br />
• Affidare la gestione del Teatro Unione a una Fondazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato<br />
svincolandone la programmazione dalle competenze comunali.<br />
Esempi<br />
1. Festival Barocco: d’intesa con la Provincia, lavorare affinché la rassegna venga spostata<br />
a Ferento nei mesi estivi. In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>rettore artistico che rilanci la rassegna<br />
me<strong>di</strong>ante la produzione <strong>di</strong> opere barocche in coproduzione con festival internazionali<br />
e nazionali. In<strong>di</strong>viduare una sinergia con l’Archivio <strong>di</strong> Stato per la realizzazione in prima<br />
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esecuzione assoluta <strong>di</strong> opere e componimenti raccolti nell’archivio<br />
2. Prevedere forti incentivi in modo da attrarre investitori privati per la creazione <strong>di</strong> una<br />
Multisala <strong>di</strong>ffusa in tutto il centro storico a partire dagli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> proprietà comunale<br />
come la Sala Gatti e il Teatro del Genio. In estate, rassegna cinematografica nei quartieri<br />
periferici, considerando anche l’eventualità <strong>di</strong> inaugurare una monografica sui film con<br />
Viterbo e la sua Provincia come ambientazione, per sottolineare il legame tra il nostro<br />
territorio e l’industria cinematografica.<br />
3. Viterbo narra: Festival primaverile del teatro <strong>di</strong> narrazione (fiabe, tra<strong>di</strong>zioni, eccetera…)<br />
con spettacoli per adulti e per bambini realizzati in massima parte dalle compagnie<br />
teatrali <strong>di</strong> Viterbo e della Provincia.<br />
4. Museo a cielo aperto: attingendo al materiale museale, rendere la <strong>città</strong> e i paesi del<br />
territorio un autentico museo vivente dove, passeggiando, si possono visitare i nostri<br />
capolavori (possibilmente restituiti alla loro sede naturale o posizionati in maniera<br />
culturalmente logica).<br />
5. Scuola musicale comunale: lavorare per la creazione <strong>di</strong> una Banda comunale (e, in<br />
seconda battuta, <strong>di</strong> un’orchestra). Lavorare per agevolare il passaggio a fondazione <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritto privato entro il periodo <strong>di</strong> mandato.<br />
6. Settembre viterbese: la manifestazione verrà accorciata nei tempi e <strong>di</strong>venterà<br />
preparazione e seguito del suo clou: la Macchina <strong>di</strong> Santa Rosa. L’obiettivo è quello <strong>di</strong><br />
attirare turismo raccontando la storia della nostra <strong>città</strong> e delle nostre tra<strong>di</strong>zioni (rassegne<br />
<strong>di</strong> teatro e musica me<strong>di</strong>evale, teatro <strong>di</strong> strada, sacre rappresentazioni, oratori, musica,<br />
pittura) inventando ogni anno un “tema” portante cui ci si dovrà attenere.<br />
7. San Pellegrino in Fiore: integrare la parte “me<strong>di</strong>evale” della manifestazione, aprendo<br />
taverne, offrendo degustazioni, inserendo spettacoli <strong>di</strong> strada che narrino la nostra storia<br />
e offrendo uno spaccato <strong>di</strong> vita me<strong>di</strong>evale del quartiere.<br />
8. Settimana dei monumenti: una settimana in cui sia possibile visitare tutti i monumenti <strong>di</strong><br />
Viterbo e delle sue frazioni che generalmente sono chiusi al pubblico o <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile visibilità,<br />
appoggiandosi al volontariato locale per il servizio <strong>di</strong> sorveglianza.<br />
9. Nelle strade del centro storico, affiancare delle targhe che spieghino il perché della<br />
toponomastica per raccontare a turisti e viterbesi la nostra storia.<br />
10. Gli angeli della cultura: coinvolgere i giovani, gli anziani o i volontari <strong>di</strong> ogni età nella<br />
collaborazione, nel servizio d’or<strong>di</strong>ne, nell’allestimento delle iniziative promosse Rilascio<br />
in collaborazione con le scuole e l’Università ai giovani volontari un attestato che abbia<br />
valenza ai fini dei cre<strong>di</strong>ti formativi o che faccia curriculum per il mondo del lavoro.<br />
11. Teatro tenda: ripetere l’esperienza del Teatro Tenda decentrandolo però nei quartieri<br />
periferici<br />
12. Siti archeologici: rilancio, valorizzazione e promozione dei siti archeologici del Comune<br />
<strong>di</strong> Viterbo a partire dalla necropoli <strong>di</strong> Castel d’Asso e dalla zona archeologica del teatro<br />
<strong>di</strong> Ferento.<br />
un centro storico ViVo<br />
Il cuore <strong>di</strong> Viterbo ha smesso <strong>di</strong> battere. Il suo centro storico, una meraviglia, artistica<br />
e culturale con pochi equivalenti al mondo, è ormai abbandonato a se stesso. Una bella<br />
addormentata, in attesa <strong>di</strong> essere risvegliata e <strong>di</strong> riportare vita, crescita e creatività non<br />
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solo nella cerchia delle mura ma all’intera <strong>città</strong>. È curioso come tanti politici che durante<br />
i loro mandati non si siano pressoché mai occupati <strong>di</strong> centro storico o frazioni, ora sfornino<br />
ambiziose ricette per “recuperarlo”. Nulla è stato fatto, anzi si è colpevolmente lasciato<br />
deperire un patrimonio <strong>di</strong> inestimabile valore.<br />
Il PRG del 1974 demandava a uno strumento attuativo, da re<strong>di</strong>gersi, il quadro <strong>di</strong><br />
riferimento e intervento per il centro storico: il Piano Quadro redatto dall’architetto Zammerini,<br />
che non è mai stato adottato e approvato, e che perciò non ha alcuna valenza normativa.<br />
Non esistono piani <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> iniziativa comunale, o altri strumenti “attuativi”<br />
che “regolino” le zone interne alle mura.<br />
Non esiste un Ufficio Centro Storico de<strong>di</strong>cato, non esiste un Piano del Colore e<br />
il moderno regolamento dell’Ornato Citta<strong>di</strong>no è stato falci<strong>di</strong>ato, persino negli aspetti più<br />
importanti, nelle varie commissioni dai piccoli interessi locali, “prontamente” rappresentati<br />
dai singoli consiglieri comunali.<br />
Risultato? Il centro storico è privo <strong>di</strong> normativa urbanistica specifica. E i risultati si<br />
vedono.<br />
Ecco allora che piuttosto che le idee in libertà <strong>di</strong> estemporanei urbanisti, alla <strong>città</strong><br />
serve una metodologia <strong>di</strong>versa <strong>di</strong> intervento, che superi la logica dell’emergenza o della<br />
episo<strong>di</strong>cità. Particolare attenzione deve essere posta alla vivibilità notturna del centro<br />
storico che deve essere comunque conforme alla qualità della vita dei residenti del quartiere.<br />
Alcune proposte<br />
• Tutelare e valorizzare le attività commerciali del centro storico per garantire la<br />
loro presenza nel tessuto urbano. Stabilire inoltre un albo degli antichi mestieri e<br />
delle botteghe storiche artigiane in<strong>di</strong>viduandoli come veri e propri beni culturali,<br />
considerando la storia, le ra<strong>di</strong>ci e la qualità delle tra<strong>di</strong>zioni artigianali e commerciali<br />
viterbesi come volano dello sviluppo economico del centro storico e sbocco<br />
occupazionale per le nuove generazioni, oltre che uno strumento <strong>di</strong> contrasto allo<br />
spopolamento del centro.<br />
• Prevedere un fondo comunale (ricercando anche i finanziamenti <strong>di</strong>sponibili: EU,<br />
Stato, Regioni) per valorizzare le attività commerciali e le botteghe storiche, garantire<br />
e tutelare la loro presenza (ad esempio i fon<strong>di</strong> possono essere utilizzati per le insegne,<br />
gli affitti, le ristrutturazioni). Valorizzare queste attività significa inoltre valorizzare il<br />
tessuto sociale e urbano in cui si inseriscono e rendere in questo modo competitive<br />
tutte le altre attività commerciali..<br />
• Messa a sistema <strong>di</strong> tutti gli eventi all’interno del centro storico ed incentivazione <strong>di</strong><br />
nuove manifestazioni e iniziative durante tutto l’arco dell’anno<br />
• Ridefinizione dell’estensione urbana del centro storico, delimitando lo stesso<br />
in punti capaci <strong>di</strong> rappresentare una sintesi completa del suo patrimonio storico,<br />
artistico e monumentale.<br />
• Agevolazioni Imu e, in accordo con le banche, finanziamenti a tassi minimi per tutti<br />
coloro che ristruttureranno gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> proprietà o apriranno attività impren<strong>di</strong>toriali.<br />
• Riorganizzare parcheggi e trasporti, due problemi legati in<strong>di</strong>ssolubilmente tra<br />
loro: bisogna procedere a una “<strong>di</strong>scriminazione positiva”, perché le cose tornino a<br />
funzionare. Parcheggio dei residenti e dei non residenti, trasporti pubblici e privati. È<br />
evidente che se un parcheggio è servito da un mezzo pubblico in maniera costante,<br />
ciò si tramuterà in un corretto <strong>di</strong>sincentivo all’uso dell’auto privata; tali problemi<br />
vanno affrontati in maniera scientifica con stu<strong>di</strong> appropriati <strong>di</strong> natura statistica, che<br />
permettano <strong>di</strong> capire i flussi sia <strong>di</strong>rezionali sia quantitativi del fenomeno, per poi<br />
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intervenire in maniera da incidere correttamente sulla sod<strong>di</strong>sfazione delle esigenze<br />
rappresentate.<br />
Esempio<br />
La riqualificazione del centro <strong>di</strong> Viterbo, potrebbe partire anche da Piazza Ver<strong>di</strong> con<br />
un intervento “low-cost” che preveda un arredamento urbano capace <strong>di</strong> consentire<br />
la riappropriazione della piazza da parte dei Viterbesi. I posti auto potranno essere<br />
recuperati, e ad<strong>di</strong>rittura incrementati, spostandoli sul lato sinistro <strong>di</strong> via Marconi (Banca<br />
d’Italia) senza per questo compromettere la sua attuale funzione <strong>di</strong> boulevard citta<strong>di</strong>no;<br />
infatti la modalità “a spina <strong>di</strong> pesce” è quella più efficiente, cioè quella che a parità<br />
<strong>di</strong> spazio consente <strong>di</strong> ricavare il maggior numero <strong>di</strong> parcheggi. I parcheggi de<strong>di</strong>cati<br />
alle persone <strong>di</strong>versamente abili presentano una maggiore ampiezza, per consentire la<br />
<strong>di</strong>scesa dal mezzo <strong>di</strong> un’eventuale se<strong>di</strong>a a rotelle. In questo modo, utilizzando il solo lato<br />
non alberato della Via Marconi si potranno quasi raddoppiare i posti auto <strong>di</strong>sponibili,<br />
con un sistema <strong>di</strong> parcheggio a pagamento a tariffe <strong>di</strong>fferenziate e con l’agevolazione<br />
per lo shopping già in uso in <strong>di</strong>verse <strong>città</strong>. L’ingresso avverrebbe da piazza del Teatro,<br />
con uscita verso piazza Martiri d’Ungheria, con circolazione sulla via solo in un senso,<br />
e con un sistema <strong>di</strong> pedaggio che preveda un primo periodo gratuito (per il tempo<br />
<strong>di</strong> svolgere piccole commissioni) e quin<strong>di</strong> una tariffa oraria crescente con il tempo, in<br />
modo da scoraggiare lunghe soste che saranno così in<strong>di</strong>rizzate verso il parcheggio<br />
<strong>di</strong> piazza Martiri d’Ungheria. Qualunque acquisto negli esercizi della zona limitrofa <strong>di</strong><br />
importo uguale o superiore a una cifra predefinita (per esempio 15 Euro) comporterà<br />
una riduzione pari alle prime due ore <strong>di</strong> parcheggio. In pratica il Comune gestirà un<br />
parcheggio a pagamento in una zona a<strong>di</strong>acente a molti esercizio commerciali e pagherà<br />
il pedaggio (o parte <strong>di</strong> esso) a chi fa acquisti nella zona. Il sistema <strong>di</strong> tariffazione e la<br />
modalità <strong>di</strong> scalare il prezzo del parcheggio potranno essere scelti tra <strong>di</strong>versi meto<strong>di</strong><br />
attualmente in uso in <strong>di</strong>verse <strong>città</strong>.<br />
Nel me<strong>di</strong>o periodo si prevede anche la creazione <strong>di</strong> nuovi parcheggi sia dentro le mura<br />
– multipiano a Piazza del Sacrario – sia fuori: S. Maria delle Fortezze, Pianoscarano,<br />
Porta Fiorentina.<br />
• Attribuire nuove funzioni agli e<strong>di</strong>fici pubblici: se un volume e<strong>di</strong>lizio ora vuoto viene<br />
dotato <strong>di</strong> una qualunque funzione (ufficio, museo, albergo, residenza) genera un<br />
effetto “trascinamento” che consente <strong>di</strong> dotare <strong>di</strong> servizi la zona interessata. È la<br />
funzione <strong>di</strong> catalizzatore che tali volumi sia pubblici sia privati debbono avere, per<br />
rivitalizzare una via, o una piazza:<br />
Esempio<br />
Se in un palazzo vi sono uffici pubblici, potrebbe trovare luogo nelle vicinanze un bar,<br />
una tavola calda, forse un e<strong>di</strong>cola, un tabaccaio o una copisteria. Immaginiamo solo per<br />
esempio <strong>di</strong> concedere (affitto, comodato gratuito) i locali sotto i portici <strong>di</strong> Piazza del<br />
Comune, ora de<strong>di</strong>cati all’anagrafe, agli artisti locali, viventi o no (Paternesi, Joppolo,<br />
Paris, Ludovisi, Vincenti, Del Tavano, Nagni solo per citarli alcuni), con il vincolo <strong>di</strong><br />
allestirci mostre permanenti <strong>di</strong> opere e <strong>di</strong> essere sempre aperte; e contemporaneamente<br />
spostare gli uffici rimossi per esempio, se ci fossero spazi e fon<strong>di</strong> economici sufficienti,<br />
nel palazzo dei Di Vico in via dei Pellegrini. Avremmo in un solo momento rivitalizzato<br />
due brani della <strong>città</strong>, con il Palazzo dei Priori quale macchina museale espositiva e via<br />
dei Pellegrini affollata e vissuta.<br />
27
• Migliorare la situazione degli e<strong>di</strong>fici privati: agli impren<strong>di</strong>tori e<strong>di</strong>li o ai singoli<br />
proprietari va dato un quadro normativo certo (Piano quadro, Piani <strong>di</strong> Recupero),<br />
regole chiare e facili da applicare, la presenza <strong>di</strong> un “Ufficio centro storico” con cui<br />
<strong>di</strong>alogare in maniera costruttiva e soprattutto servizi vali<strong>di</strong>: controllo, sicurezza,<br />
pulizia, illuminazione, manutenzione or<strong>di</strong>naria efficace. Va riproposto e ripensato<br />
un sistema <strong>di</strong> sgravi fiscali (Tosap, Tarsu, costo dei cambi <strong>di</strong> destinazione d’uso<br />
contenuto) che abbia un potere economico attrattivo verso i nuovi possibili residenti.<br />
• Siae a spese del Comune per tutti gli eventi realizzati all’interno del centro storico.<br />
• Suolo pubblico gratuito per tutti gli eventi musicali e culturali all’interno del centro<br />
storico.<br />
• Sistema <strong>di</strong> videosorveglianza in tutto il centro storico per prevenire atti <strong>di</strong> teppismo.<br />
• Tolleranza zero sul decoro urbano. Non verranno più tollerate atteggiamenti che<br />
danneggiano l’immagine della <strong>città</strong> (carte, immon<strong>di</strong>zia, sigarette gettate a terra<br />
ecc.). L’amministrazione si impegnerà innanzitutto a <strong>di</strong>sincentivare determinati<br />
atteggiamenti anche con strumenti <strong>di</strong> sensibilizzazione e contrasto e con corsi <strong>di</strong><br />
“educazione civica” nelle scuole<br />
• Segnaletiche luminose che, a partire dagli ingressi della <strong>città</strong>, in<strong>di</strong>chino il parcheggio<br />
del Sacrario.<br />
Prima <strong>di</strong> chiudere il centro storico al traffico va reso vivo, quoti<strong>di</strong>anamente pieno<br />
<strong>di</strong> turisti e viterbesi, altrimenti muore definitivamente. Per renderlo vivo, nell’imme<strong>di</strong>ato<br />
occorre organizzare eventi culturali. Sono la cosa più semplice da fare e il loro effetto<br />
sull’economia della <strong>città</strong> si vede subito. Poi a me<strong>di</strong>o termine realizzare il Museo dei Conclavi<br />
che si inserirebbe lungo la via Francigena facendo <strong>di</strong> Viterbo una meta fondamentale. Un<br />
Museo che spingerebbe i pellegrini a fermarsi in <strong>città</strong> per almeno due giorni. Dobbiamo infine<br />
“riempire” i palazzi che prima ospitavano gli uffici pubblici portati via negli ultimi vent’anni<br />
dalle ultime amministrazioni. Non da ultimo l’intero complesso dell’“Ospedale Vecchio” che<br />
deve ritornare in possesso della <strong>città</strong> e dei suoi citta<strong>di</strong>ni.<br />
Esempi<br />
La via delle fontane. Su questa suggestione si può creare un percorso storico-culturale<br />
capace <strong>di</strong> arricchire ancora <strong>di</strong> più l’offerta turistica del nostro capoluogo.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un progetto che prevede innanzitutto il recupero delle fontane del centro<br />
storico per creare un percorso <strong>di</strong> grande fascino e grande valore artistico. Parliamo <strong>di</strong><br />
fontane monumentali, come Fontana Grande, Fontana della Rocca, Fontana <strong>di</strong> Piazza<br />
delle Erbe, Fontana del Gesù, Fontana <strong>di</strong> Palazzo Papale; <strong>di</strong> fontane a fuso, ovvero<br />
quella della Morte, <strong>di</strong> Pianoscarano, <strong>di</strong> Piazza Dante, della Crocetta, <strong>di</strong> San Faustino;<br />
ma anche <strong>di</strong> fontane moderne, come il Monumento al Paracadutista e la fontana del<br />
Murialdo.<br />
A queste, vanno poi aggiunti gli storici lavatoi, testimonianze della vita <strong>di</strong> una volta<br />
e oggi in completo abbandono: lavatoio <strong>di</strong> Via Vetulonia, Via della Torre, Via San<br />
Leonardo, Via Signorelli al Pilastro e due a Pianoscarano (Via dei Giar<strong>di</strong>ni e Piazza<br />
Scotolatori), così come le altre fontane minori (Piazza del Duomo, Via San Pellegrino,<br />
Via San Carluccio ecc.)<br />
Viterbo sotterranea. “Custode segreta” e saccheggiata, la realtà <strong>di</strong> tutti i giorni. È la<br />
Viterbo sotterranea fatta <strong>di</strong> cunicoli che corrono sotto i nostri pie<strong>di</strong>. Oggi completamente<br />
abbandonata, preda <strong>di</strong> tombaroli che sottraggono ai citta<strong>di</strong>ni un patrimonio <strong>di</strong><br />
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inestimabile valore. Nella Viterbo sotterranea c’è <strong>di</strong> tutto. Fontane ed archi me<strong>di</strong>oevali,<br />
vie <strong>di</strong> fuga, acquedotti romani, pozzi etruschi, rifugi antiaereo della Seconda guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale, tombe etrusche, butti e importanti testimonianze storiche del XIX e XX<br />
secolo. Un labirinto underground affascinante e incre<strong>di</strong>bile. Una ricchezza che va<br />
tutelata e trasformata in un attrattore turistico, come già accade in altre parti d’Italia.<br />
In collaborazione con Soprintendenza, Università e Curia vescovile, valorizzazione e<br />
apertura graduale al pubblico a partire dai sotterranei della zona del Colle del Duomo<br />
in sinergia con il Museo dei Conclavi.<br />
29
Viterbo <strong>città</strong> dello sport<br />
Considerando che lo Sport, da un punto <strong>di</strong> vista esclusivamente economico,<br />
contribuisce, a livello nazionale, al 2% del P.I.L.; se ben sfruttato e organizzato, anche a livello<br />
territoriale può <strong>di</strong>ventare un fattore positivo per le casse delle Amministrazioni.<br />
Per far ciò bisogna, non solo “ristrutturare”, ma anche potenziare le realtà sportive<br />
presenti nella nostra <strong>città</strong>. È necessario creare eventi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline per attirare “turisti<br />
sportivi”, rafforzare la collaborazione tra scuole e sport, aiutare o agevolare economicamente<br />
tutti i soggetti interessati. Incentivare i cosiddetti sport minori che rappresentano al tempo<br />
stesso un motore economico e un importante strumento <strong>di</strong> coesione e integrazione sociale.<br />
Alcune proposte<br />
• Lo sport, come <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> vita, come stile <strong>di</strong> vita, va reinserito nelle scuole a tutti i<br />
livelli <strong>di</strong> istruzioni, dalle elementari, alle me<strong>di</strong>e, alle superiori;<br />
• Sempre inerente le scuole: formare delle squadre che rappresentino i vari istituti<br />
per ogni <strong>di</strong>sciplina (baseball, rugby, pallavolo, pallacanestro, atletica, calcio, ecc.), ed<br />
in<strong>di</strong>re ogni anno dei tornei che mettano in sana competizione tutti gli istituti, un po’<br />
come avviene nei college americani;<br />
• Ormai è il comune che cerca <strong>di</strong> avvalersi delle società sportive <strong>di</strong>lettantistiche con<br />
convenzioni che costringono le piccole e me<strong>di</strong>e associazioni sportive a far fronte alle<br />
spese <strong>di</strong> gestione, <strong>di</strong> tasca propria. In virtù <strong>di</strong> ciò è necessaria una riforma organica<br />
della fiscalità delle associazioni sportive <strong>di</strong>lettantistiche. Ad esempio i lavori <strong>di</strong><br />
ristrutturazione degli impianti concessi alle associazioni sportive devono essere<br />
pagati <strong>di</strong>rettamente dal Comune;<br />
• Inoltre è necessario che tali agevolazioni, magari mirate e strutturali, comprendano<br />
anche le imprese che vogliano realizzare o ristrutturare o ammodernare gli<br />
impianti sportivi;<br />
• Organizzare incontri nelle scuole tra gli alunni ed eccellenze sportive viterbesi per<br />
far sapere ai ragazzi l’impegno e i sacrifici, ma anche le sod<strong>di</strong>sfazioni che lo sport può<br />
lasciarti e nello stesso tempo avvicinare i ragazzi a fare attività sportiva;<br />
• Di fondamentale importanza è la collaborazione tra ambienti sportivi e università<br />
magari con l’istituzione a Viterbo <strong>di</strong> una Università dello Sport;<br />
• Attualmente non vi è sinergia tra le <strong>di</strong>fferenti Federazioni Sportive presenti sul<br />
territorio, una iniziativa molto importante è quella <strong>di</strong> fare in modo che nasca una sana<br />
collaborazioni tra le <strong>di</strong>fferenti realtà viterbesi, per meglio affrontare e soprattutto per<br />
conoscere i problemi che riguardano il mondo dello sport.<br />
• Infine, concessione del suolo pubblico gratuito per tutti gli eventi sportivi organizzati<br />
nel centro storico<br />
30
Esempio<br />
La qualità dell’offerta culturale <strong>di</strong> una <strong>città</strong> non può prescindere dalla qualità della sua<br />
offerta sportiva. Lo sport non è solo “svago”, ma è anche un fattore <strong>di</strong> arricchimento<br />
sociale, culturale, turistico ed economico. Pertanto, proponiamo <strong>di</strong> “mettere in rete”<br />
l’offerta sportiva citta<strong>di</strong>na, aumentando gli spazi de<strong>di</strong>cati e creando dei veri e propri<br />
“Percorsi sportivi” all’interno della <strong>città</strong>, con un occhio <strong>di</strong> riguardo per la salute e la vita<br />
sociale dei nostri ragazzi. Dal punto <strong>di</strong> vista culturale, invece, proponiamo <strong>di</strong> organizzare<br />
ogni anno un grande Festival dello sport, una “cittadella” che esponga, il meglio delle<br />
novità sul mercato ma che organizzi anche incontri, presentazioni ed eventi de<strong>di</strong>cati<br />
alla cultura sportiva, in collaborazione con l’Università della Tuscia e in particolare con<br />
la cattedra <strong>di</strong> “Letteratura sportiva”.<br />
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Viterbo <strong>città</strong> dello spirito<br />
Perché Viterbo, la Città dei Papi, il luogo dove si è tenuto il primo conclave della<br />
storia, non è oggi una tappa imprescin<strong>di</strong>bile per i pellegrini <strong>di</strong> tutto il mondo che si recano<br />
a Roma? Eppure la nostra <strong>città</strong> ha tutte le carte in regola per <strong>di</strong>ventarlo. Basta saper<br />
valorizzare un patrimonio unico al mondo e inserirlo nei circuiti del turismo religioso. Dalla<br />
rivitalizzazione del complesso museale del Palazzo dei Papi alla Via Francigena, passando<br />
per l’organizzazione <strong>di</strong> eventi e simposi de<strong>di</strong>cati alla cultura cristiana e alla storia del<br />
cattolicesimo.<br />
lA ViA frAncigenA<br />
Viva Viterbo vuole organizzare il tratto viterbese della Via Francigena, che è interna<br />
agli ultimi 100 Km, ovvero i più ambiti dell’intero itinerario; proponiamo <strong>di</strong> utilizzare la fasce<br />
laterali della Via Francigena, quelle sulle quali oggi grava un vincolo paesaggistico, come<br />
parco lineare che sia luogo <strong>di</strong> tutela e sperimentazione per il recupero ambientale, de<strong>di</strong>to<br />
anche alla produzione <strong>di</strong> attività agro alimentari <strong>di</strong> pregio e che preveda la possibilità <strong>di</strong><br />
utilizzi per lo svago e il turismo.<br />
Il tutto, naturalmente, con l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> strategie normative ai <strong>di</strong>versi livelli statali e<br />
regionali, che consentano l’attingimento a fon<strong>di</strong> europei, il coinvolgimento dei privati in azioni<br />
<strong>di</strong> Partenariato Pubblico Privato, il coinvolgimento attivo delle organizzazioni <strong>di</strong> categoria,<br />
degli enti locali e dell’Università, in primo luogo quella <strong>di</strong> Viterbo.<br />
La nostra proposta prefigura l’adozione <strong>di</strong> una delibera comunale, con la relativa<br />
previsione <strong>di</strong> spesa, che <strong>di</strong>a il senso <strong>di</strong> un’attività amministrativa imme<strong>di</strong>atamente<br />
perseguibile, in<strong>di</strong>viduata sulla base <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o, anch’esso parte della proposta, che<br />
in<strong>di</strong>chi mo<strong>di</strong>, tempi e costi per dare subito i requisiti minimi <strong>di</strong> segnaletica, sicurezza e<br />
accoglienza nel tratto comunale <strong>di</strong> Viterbo, che deve costituire la <strong>città</strong> capofila dell’ultimo<br />
tratto. Si favorirà anche la realizzazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> “ostelli del pellegrino”, sia nel centro<br />
citta<strong>di</strong>no che lungo i chilometri finali della Via Francigena.<br />
Ma al fianco della valorizzazione della via, si potrà prevedere un’altra attività, riferita<br />
alla pubblicistica sia <strong>di</strong> libri che <strong>di</strong> documenti <strong>di</strong>gitali, che utilizzino strumenti <strong>di</strong> rilievo del<br />
territorio molto avanzati e utili per l’attività <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> programmazione e <strong>di</strong>vulgazione.<br />
Esempio<br />
Museo dei Conclavi. Quante altre “<strong>città</strong> dei Papi” esistono al mondo? Viterbo può<br />
contare su un patrimonio unico, oltre alla bellezza architettonica del suo centro storico:<br />
il suo ruolo nella storia del cristianesimo e del cattolicesimo in particolare. Ma il Palazzo<br />
dei Papi non sembra aver finora goduto della fama che meriterebbe. Ecco perché<br />
proponiamo <strong>di</strong> realizzare al suo interno un’esposizione permanente sulla storia dei<br />
conclavi e dei Papi, un museo multime<strong>di</strong>ale unico al mondo su questa materia che<br />
sarebbe sicuramente capace <strong>di</strong> attrarre flussi notevoli <strong>di</strong> turismo religioso e culturale<br />
32
da tutto il mondo. Quadri, video, musiche, pergamene, libri, proiezioni, ricostruzioni<br />
<strong>di</strong>dattiche, costumi… il tutto in un contesto esteticamente eccezionale e storicamente<br />
coinvolgente come il restaurato e pochissimo utilizzato Palazzo.<br />
La sinergia economica e culturale tra soggetti <strong>di</strong>stinti ma ugualmente interessati<br />
garantirebbe il sicuro successo <strong>di</strong> un progetto che potrebbe contribuire fortemente<br />
a portare Viterbo, la sua storia, la sua tra<strong>di</strong>zione, all’interno <strong>di</strong> flussi turistici altrimenti<br />
impossibili da intercettare. A riportare Viterbo al “centro del mondo”. Questo museo<br />
dei conclavi potrebbe infatti <strong>di</strong>ventare in pochi anni un unicum mon<strong>di</strong>ale e, quin<strong>di</strong>, una<br />
tappa obbligata per chi vuole sapere <strong>di</strong> più su un evento che, ciclicamente, ritorna al<br />
centro dell’attenzione mon<strong>di</strong>ale.<br />
il centro Alti stu<strong>di</strong> sul cristiAnesimo<br />
Con l’Università della Tuscia, proponiamo <strong>di</strong> istituire a Viterbo un centro stu<strong>di</strong>, unico al<br />
mondo, sul Cristianesimo e il Cattolicesimo. Un istituto laico e non confessionale de<strong>di</strong>to alla<br />
realizzazione <strong>di</strong> eventi, simposi, convegni e conferenze, in stretta sinergia con il rinnovato<br />
Palazzo dei Papi e il Museo dei Conclavi (ve<strong>di</strong> “Viterbo <strong>città</strong> della cultura”). Ma anche il<br />
coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> laurea e <strong>di</strong> dottorato che arricchirebbero, caratterizzandola,<br />
l’offerta già prestigiosa del nostro ateneo.<br />
33
Viterbo <strong>città</strong> accogliente<br />
Negli ultimi anni il turismo è cambiato. I flussi si muovono in maniera <strong>di</strong>versa rispetto<br />
al passato: si punta – come raccontano le ricerche più recenti – su un turismo “esperienziale”<br />
più che semplicemente contemplativo. Non basta avere una bella <strong>città</strong>, monumenti, chiese<br />
e palazzi. Bisogna saper offrire al visitatore un’esperienza completa, in<strong>di</strong>menticabile, unica.<br />
Che spazi dall’arte alla gastronomia, dalla natura allo svago. C’è molto da fare a Viterbo,<br />
perché negli ultimi anni ci si è abbandonati a una visione “fatalistica” del turismo. È invece ora<br />
<strong>di</strong> progettare percorsi coerenti e coinvolgenti, è tempo <strong>di</strong> riarticolare l’offerta della <strong>città</strong> su<br />
nuove coor<strong>di</strong>nate. Possiamo farlo, serve la voglia e la capacità <strong>di</strong> riportare Viterbo nel mondo<br />
e il mondo a Viterbo.<br />
Dunque oltre alle manifestazioni, ai nuovi musei, agli eventi e alla riqualificazione del<br />
centro storico (ve<strong>di</strong> “Viterbo <strong>città</strong> della cultura” e “Viterbo <strong>città</strong> spirituale”), proponiamo che<br />
la nuova amministrazione lavori fin da subito per un turismo sostenibile e <strong>di</strong> qualità.<br />
Alcune proposte<br />
• Realizzare servizi <strong>di</strong> mobilità elettrica per la visita a luoghi <strong>di</strong> interesse: con le piccole<br />
auto elettriche si visitano più luoghi, con meno tempi morti e con la possibilità <strong>di</strong><br />
usufruire <strong>di</strong> più servizi turistici (musei, ristoranti…).<br />
• Realizzare percorsi per la certificazione Ecolabel delle strutture ricettive.<br />
• Creare aree attrezzate per i camperisti, una categoria <strong>di</strong> turisti troppo spesso<br />
ignorata ma dalle gran<strong>di</strong> potenzialità, soprattutto per una realtà come il comune <strong>di</strong><br />
Viterbo che si caratterizza per un patrimonio che rappresenta un fattore <strong>di</strong> attrazione<br />
per questa tipologia turistica.<br />
• Realizzare percorsi <strong>di</strong> informazione, formazione e sensibilizzazione degli operatori<br />
del turismo e del commercio per lo sviluppo <strong>di</strong> un turismo sostenibile locale.<br />
• Disegnare gli itinerari del vino e della buona tavola, possibilmente con “menu a km<br />
zero”.<br />
• Valorizzare e risistemare i nostri parchi.<br />
• Organizzare una rete <strong>di</strong> orti urbani, in centro e a ridosso delle mura, aperti alle visite<br />
(magari con un festival annuale che premi il migliore, come avviene in Andalusia per i<br />
patios fioriti) a partire da quelle scolastiche del Lazio.<br />
• Illuminare la <strong>città</strong>, a partire dal centro e dalle mura, con effetti non solo sulla<br />
sicurezza e sul turismo, ma anche sull’estetica della nostra <strong>città</strong>.<br />
Esempio<br />
Una <strong>città</strong> che sia veramente accogliente deve avere un’amministrazione che preveda<br />
al suo interno un Ufficio Turistico Comunale con un <strong>di</strong>rigente ad hoc e un gruppo <strong>di</strong><br />
persone che lavori tutto l’anno in sinergia con associazioni, sindacati, organizzazioni<br />
professionali e <strong>di</strong> categoria. Deve essere l’interfaccia con il mondo del turismo ed<br />
elaborare tutte le strategie necessarie per attrarre turisti a Viterbo. Pre<strong>di</strong>sporre<br />
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informazioni e materiali (monumenti, storia, patrimonio, produzione tipica e tra<strong>di</strong>zionale,<br />
offerta enogastronomica) forniti gratuitamente. L’Ufficio deve inoltre sviluppare servizi<br />
<strong>di</strong> consulenza e prenotazione riguardanti tutte le strutture ricettive della <strong>città</strong>, su come<br />
arrivare e muoversi all’interno <strong>di</strong> Viterbo, su eventi e parcheggi.<br />
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Viterbo <strong>città</strong> solidale<br />
Una <strong>città</strong> migliore non lascia in<strong>di</strong>etro nessuno. Non è con l’egoismo che Viterbo<br />
tornerà a splendere, non è con la <strong>di</strong>fesa dei propri privilegi a scapito del bene comune che la<br />
nostra <strong>città</strong> tornerà a essere una “vera” <strong>città</strong>.<br />
La crisi del debito sembra stringere il welfare state in una morsa. Da una parte le<br />
emergenze sociali crescono, dall’altra le risorse <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong>minuiscono. Siamo destinati a<br />
rinunciare come molti pre<strong>di</strong>cono a un modello <strong>di</strong> stato <strong>di</strong> benessere?<br />
Noi cre<strong>di</strong>amo che un’altra soluzione sia possibile, a patto che ci si intenda su alcune<br />
idee <strong>di</strong> fondo.<br />
1) La persona al centro. La prima idea è che al centro delle politiche sociali non ci sono<br />
i servizi che si erogano, ma le persone e che l’obiettivo è metterle nella con<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> sviluppare le proprie facoltà, <strong>di</strong> espandere le proprie possibilità ed abilità, le<br />
opportunità a loro <strong>di</strong>sposizione; <strong>di</strong> rimuovere ciò che ostacola la piena realizzazione<br />
dei progetti <strong>di</strong> emancipazione dei singoli, così come vuole l’articolo 3 della nostra<br />
Costituzione. Dimenticarsi <strong>di</strong> questa centralità significa rimanere in un ottica <strong>di</strong><br />
semplice assistenzialismo che, invece che emancipazione, genera <strong>di</strong>pendenza.<br />
2) Sinergie con associazionismo e terzo settore. Il comune è nel campo dei servizi<br />
sociali il principale operatore, ma <strong>di</strong> sicuro non l’unico. Sono essenziali in questo<br />
campo gli interventi che da sempre realizzano corpi interme<strong>di</strong> come le associazioni<br />
<strong>di</strong> volontariato. Altrettanto prezioso per il raggiungimento degli obiettivi <strong>di</strong> politica<br />
sociale è la collaborazione con cooperative e imprese capaci <strong>di</strong> erogare valore<br />
economico e sociale. Rispetto a tali soggetti l’obiettivo dell’amministrazione deve<br />
essere quello <strong>di</strong> fare sistema, promuovere, coor<strong>di</strong>nare, regolare, pretendere standard<br />
qualitativi.<br />
3) Prevenire è meglio che curare. Un sistema <strong>di</strong> welfare efficace non può basarsi<br />
solo sull’erogazione <strong>di</strong> servizi, né limitarsi a intervenire in presenza <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong><br />
emergenza. Prevenire il <strong>di</strong>sagio invece che curarlo, non solo rende l’ambiente sociale<br />
più umano e civile, ma consente anche un risparmio. Un’attività <strong>di</strong> prevenzione in età<br />
scolastica (ad esempio con progetti contro la <strong>di</strong>spersione) potrebbe evitare <strong>di</strong> dover<br />
intervenire in futuro attraverso i servizi sociali.<br />
4) Pianificare. Una visione delle politiche sociali non assistenzialista deve avere un<br />
orizzonte anche temporale ampio. Per in<strong>di</strong>viduare obiettivi e pianificare interventi<br />
occorre una conoscenza approfon<strong>di</strong>ta del territorio. Una conoscenza che non può<br />
essere garantita solo dall’analisi <strong>di</strong> dati statistici, ma anche dal contributo attivo <strong>di</strong> chi<br />
opera sul campo dentro e fuori l’amministrazione comunale.<br />
5) Considerare ogni realtà che ricade sul territorio Viterbese come parte integrante<br />
della <strong>città</strong>, in<strong>di</strong>pendentemente dalla competenze. Ad esempio, non è più<br />
possibile considerare l’Ospedale <strong>di</strong> Belcolle come una struttura separata. Compito<br />
dell’amministrazione deve essere anche quello <strong>di</strong> sollecitare gli interventi necessari<br />
attraverso prese <strong>di</strong> posizione chiare e concrete. Impegno della nuova amministrazione<br />
sarà infatti quello <strong>di</strong> sollecitare liste <strong>di</strong> attesa ragionevoli sia per quanto riguarda gli<br />
esami <strong>di</strong>agnostici che per gli intervento chirurgici; la lotta al precariato dei lavoratori;<br />
l’aumento dei posti letto all’interno della struttura.<br />
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A queste con<strong>di</strong>zioni c’è ampio spazio per l’espansione delle politiche sociali anche<br />
senza aggravare il bilancio comunale.<br />
Esempio<br />
Viva Viterbo propone dunque <strong>di</strong> realizzare modelli <strong>di</strong> welfare rigenerativo, un<br />
welfare capace <strong>di</strong> stimolare la realizzazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> servizi che abbia alla base<br />
della sua logica <strong>di</strong> azione, allo stesso tempo, l’intervento sulle risorse umane e sui<br />
sistemi <strong>di</strong> relazione della comunità; creare sistemi e tipologie <strong>di</strong> servizio appropriati<br />
ai bisogni esistenti e alla necessità <strong>di</strong> rigenerare e valorizzare tratti caratteristici da<br />
sempre appartenuti alla comunità; rivitalizzare le reti <strong>di</strong> reciprocità, <strong>di</strong> mutuo-aiuto e, in<br />
definitiva, il <strong>di</strong>alogo sociale; assicurare l’accesso ai livelli minimi essenziali <strong>di</strong> servizio e<br />
assicurare il concetto <strong>di</strong> universalità delle prestazioni in un’ottica <strong>di</strong> qualità; eliminare la<br />
tassa <strong>di</strong> occupazione del suolo pubblico per le attività commerciali che installano una<br />
rampa <strong>di</strong> accesso per se<strong>di</strong>e a rotelle. L’idea centrale del welfare rigenerativo è legata<br />
alla capacità <strong>di</strong> costruire luoghi in grado <strong>di</strong> accogliere e <strong>di</strong> dare risposte innovative<br />
ai nuovi bisogni. L’idea più innovativa è costruire azioni utili a realizzare un modello<br />
virtuoso <strong>di</strong> alleanze tra <strong>di</strong>versi stakheolders, in modo da erogare servizi e contribuire<br />
a costruire occasioni valide per generare valore economico e sociale. Realizzare un<br />
confronto tra gli esponenti del terzo settore, l’associazionismo, il mondo impren<strong>di</strong>toriale<br />
e l’ente pubblico capace <strong>di</strong> elaborare azioni <strong>di</strong> sistema e <strong>di</strong> realizzare una progettazione<br />
partecipata degli interventi, coerente con le reali necessità del territorio.<br />
E’ in quest’ottica che l’obiettivo delle azioni che verranno sarà quello <strong>di</strong> valorizzare<br />
il ruolo del terzo settore come partner importante dell’amministrazione nel perseguimento<br />
degli obiettivi <strong>di</strong> welfare.<br />
L’amministrazione intende quin<strong>di</strong> avviare tavoli <strong>di</strong> confronto e realizzare azioni<br />
utili (anche sotto forma <strong>di</strong> progetti pilota) a sostegno delle imprese (aziende, cooperative<br />
sociali, imprese, etc. etc.) virtuose. Cioè quelle imprese che, svolgendo la propria attività <strong>di</strong><br />
impresa, generano allo stesso tempo benefici economici e sociali utili all’intera collettività<br />
(benefici sociali, ambientali, etc. etc.). Favorire incontri virtuosi tra mondo profit e no profit,<br />
promuovendo la collaborazione tra associazionismo, terzo settore e settore impren<strong>di</strong>toriale,<br />
per generare valore economico e capitale sociale.<br />
Soltanto potenziando questo binomio è possibile innovare e realizzare percorsi<br />
<strong>di</strong> qualità nelle politiche sociali, in grado <strong>di</strong> consolidarsi nel tempo e <strong>di</strong> svincolarsi dalla<br />
<strong>di</strong>pendenza dai fon<strong>di</strong> pubblici, che oggi, in un sistema <strong>di</strong> welfare sempre più in crisi, vede a<br />
rischio l’organizzazione dei servizi fondamentali.<br />
Proprio questa crisi comporta una riflessione profonda nella visione della costruzione<br />
<strong>di</strong> soluzioni che non può prescindere da guardare con un approccio nuovo alle politiche<br />
sociali. Soltanto attraverso la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong> sistema si può pensare <strong>di</strong> affrontare<br />
i problemi e <strong>di</strong> costruire le soluzioni, in sinergia con <strong>di</strong>fferenti attori.<br />
Anche nel welfare quin<strong>di</strong>, è utile stimolare e accompagnare l’impren<strong>di</strong>torialità e<br />
guardare alle politiche sociali come una possibilità <strong>di</strong> contribuire a generare economia.<br />
Un’amministrazione quin<strong>di</strong> che supporta le imprese virtuose nella loro crescita<br />
economica affinché possano proseguire nel generare benefici duplici, per l’economia e per il<br />
sociale.<br />
Un’amministrazione che vigila sulla qualità <strong>di</strong> queste imprese e dei loro servizi e<br />
premia le imprese che contribuiscono al benessere della collettività.<br />
37
Attraverso <strong>di</strong>verse azioni, il cui obiettivo è realizzare percorsi<br />
utili per far emergere tali realtà virtuose rendendo queste<br />
imprese visibili ai citta<strong>di</strong>ni:<br />
• sito web con imprese virtuose<br />
• realizzazione <strong>di</strong> un marchio per i prodotti e i servizi provenienti da percorsi <strong>di</strong><br />
produzione virtuosi, affinché il citta<strong>di</strong>no/consumatore possa riconoscere e premiare<br />
con le sue scelte <strong>di</strong> acquisto queste realtà, ma allo stesso tempo, <strong>di</strong>venti consapevole<br />
dei benefici che queste erogano;<br />
• organizzare un luogo per realizzare un mercato perio<strong>di</strong>co con i prodotti <strong>di</strong> queste<br />
realtà virtuose.<br />
Realizzare un’indagine sulla <strong>di</strong>sponibilità dei terreni pubblici<br />
da convertire per la creazione <strong>di</strong> orti in cui erogare attività<br />
varie:<br />
• orti citta<strong>di</strong>ni per il turismo: censimento degli orti privati interni alle mura e<br />
realizzazione <strong>di</strong> un circuito culturale e turistico <strong>di</strong> visite agli orti, come espressione<br />
della cultura storica della <strong>città</strong> me<strong>di</strong>oevale. Un percorso da aprire a turisti, alle scuole<br />
e ad associazioni per attività <strong>di</strong>dattiche e culturali. Orti per produrre cultura…luoghi in<br />
cui essere comunità!<br />
• orti da destinare a fini sociali: affidati ad associazioni/cooperative sociali per<br />
la coltivazione e per realizzare attività <strong>di</strong>dattiche e culturali, come percorsi <strong>di</strong><br />
educazione alimentare e ambientale e culturale per la citta<strong>di</strong>nanza.<br />
• orti destinati alla produzione <strong>di</strong> cibo affidati a <strong>di</strong>soccupati: con un piano <strong>di</strong><br />
produzione che preveda parte del prodotto destinato a famiglie in <strong>di</strong>fficoltà<br />
economica; parte gestita <strong>di</strong>rettamente dai lavoratori per l’ottenimento <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to.<br />
• coinvolgere i citta<strong>di</strong>ni nella progettazione partecipata <strong>di</strong> questi luoghi per<br />
riappropriarsi della <strong>città</strong> e per educare al senso civico.<br />
Tali azioni comportano una maggiore efficacia ed efficienza della gestione delle risorse<br />
pubbliche, anche con una <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> spesa e contribuiscono alla creazione <strong>di</strong> valore<br />
culturale ed economico. Non solo, queste azioni consentono ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> riappropriarsi <strong>di</strong><br />
spazi, che <strong>di</strong>ventano risorse, luoghi in cui fare comunità. I luoghi non valorizzati, sono luoghi<br />
persi, in cui il degrado e l’abbandono prendono velocemente il posto e <strong>di</strong>ventano zone grigie.<br />
Un orto citta<strong>di</strong>no è un luogo che valorizza ambiente, socialità, cultura, bio<strong>di</strong>versità e tutela.<br />
Alcune proposte<br />
• Favorire azioni per accompagnare le imprese nel creare posti <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong><br />
occupazione per soggetti in <strong>di</strong>fficoltà (<strong>di</strong>sabili, persone con <strong>di</strong>sagio, <strong>di</strong>soccupati, etc.<br />
etc.), ottenendo così anche un risparmio della spesa pubblica.<br />
• Rendere operative in questo campo anche le politiche per l’occupazione, per<br />
sostenere la formazione e l’inserimento <strong>di</strong> persone svantaggiate nelle attività<br />
aziendali in collaborazione con i centri <strong>di</strong> formazione delle organizzazioni<br />
professionali e <strong>di</strong> categoria, con il personale specializzato delle aziende sanitarie e dei<br />
servizi sociali.<br />
• Favorire la creazione <strong>di</strong> percorsi professionalizzanti rivolti a persone con <strong>di</strong>sagio<br />
38
in accordo con il settore impren<strong>di</strong>toriale, al fine <strong>di</strong> creare figure professionali coerenti<br />
con la domanda delle imprese.<br />
• Intervenire sulla lotta agli sprechi anche nel settore alimentare e commerciale,<br />
stu<strong>di</strong>ando la possibilità <strong>di</strong> costruire un modello ispirato al Last minute market:<br />
combattere lo spreco attraverso la costruzione <strong>di</strong> circuito virtuoso tra imprese<br />
alimentari, l’associazionismo e impren<strong>di</strong>toria sociale rivolto a fasce <strong>di</strong> popolazione in<br />
<strong>di</strong>fficoltà economica.<br />
• Affidare il recupero dei cibi in via <strong>di</strong> scadenza ad associazioni e a cooperative<br />
sociali, ri<strong>di</strong>stribuendo il prodotto alle mense Caritas o mettendolo a <strong>di</strong>sposizione per<br />
citta<strong>di</strong>ni in <strong>di</strong>fficoltà economiche. Le imprese alimentari per smaltire tali eccedenze<br />
<strong>di</strong> produzione, devono sostenere dei costi. Costruendo questo circuito, si avrebbe un<br />
risparmio per le imprese e la creazione <strong>di</strong> valore, con riduzione dello spreco, per altri<br />
soggetti.<br />
• Promuovere l’Agricoltura Sociale come modello <strong>di</strong> collaborazione tra mondo profit<br />
e no profit, capace <strong>di</strong> generare economia sociale.<br />
• Avviare, anche con l’Università <strong>di</strong> Viterbo da tempo leader in Italia in questo settore,<br />
azioni <strong>di</strong> confronto e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per: promuovere e realizzare interventi nell’ambito<br />
dell’agricoltura sociale per favorire la sostenibilità, partecipazione, coesione e<br />
solidarietà della comunità locale e del più vasto ambito della comunità <strong>di</strong> Viterbo;<br />
realizzare dei progetti pilota per costruire un modello <strong>di</strong> collaborazione tra impresa<br />
e settore sociale; in<strong>di</strong>viduare e con<strong>di</strong>videre strumenti per lo sviluppo progettuale e<br />
operativo dell’agricoltura sociale, intesa come pratica volta alla valorizzazione delle<br />
potenzialità sociali, educative e formative e <strong>di</strong> integrazione lavorativa del lavoro<br />
agricolo e al rafforzamento <strong>di</strong> reti locali e solidali funzionali allo sviluppo locale;<br />
promuovere la costituzione <strong>di</strong> una rete sistemica <strong>di</strong> attori pubblici e privati incentrata<br />
sulla con<strong>di</strong>visione del ruolo terapeutico-riabilitativo e d’integrazione lavorativa e <strong>di</strong><br />
formazione rivolte a soggetti svantaggiati che possono svolgere le attività agricole o<br />
a queste connesse nella prospettiva della costruzione <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> inclusione sociale<br />
e <strong>di</strong> gestione efficace ed efficiente delle risorse pubbliche; analizzare il contributo e<br />
il ruolo dell’agricoltura sociale all’interno <strong>di</strong> strumenti programmatici del territorio,<br />
quale il Piano <strong>di</strong> zona, anche con l’avvio <strong>di</strong> progetti pilota che coinvolgano le realtà<br />
territoriali già da tempo attive in questa azione.<br />
• Coinvolgere nella gestione del Verde pubblico le imprese da agricoltura sociale al fine<br />
<strong>di</strong> sostenere la loro attività impren<strong>di</strong>toriale.<br />
• Inserire all’interno dei capitolati delle mense pubbliche prodotti agricoli provenienti<br />
da aziende <strong>di</strong> qualità sociale e da aziende con produzioni tipiche della zona.<br />
• Avviare un tavolo tecnico <strong>di</strong> lavoro per la costruzione <strong>di</strong> servizi innovativi rivolti<br />
all’infanzia e agli anziani, anche con forme nuove quali l’agrinido-agriasilo. Infatti,<br />
specie le zone rurali, quali le frazioni (Roccalvecce, Sant’Angelo) ma anche le zone<br />
più esterne del nostro territorio, potrebbero beneficiare <strong>di</strong> progetti che coinvolgono<br />
il settore agricolo come partner nella costruzione <strong>di</strong> servizi utili alla popolazione. Al<br />
fine <strong>di</strong> riqualificare tali zone e rendere migliore la vivibilità <strong>di</strong> queste, contrastando<br />
l’abbandono e lo spopolamento <strong>di</strong> queste frazioni.<br />
• Realizzare tavoli <strong>di</strong> incontro per il settore dell’associazionismo, per collegare in<br />
rete il mondo delle associazioni, al fine <strong>di</strong> mettere a sistema le risorse <strong>di</strong> ciascuna<br />
associazione (umane e strumentali) per rispondere in modo più efficiente alle<br />
necessità della popolazione. Da questo punto <strong>di</strong> vista la consulta del volontariato<br />
dovrebbe essere valorizzata come occasione <strong>di</strong> confronto tra amministrazione e<br />
società civile, capace <strong>di</strong> dare un contributo essenziale nella lettura della realtà sociale<br />
39
e nella pianificazione degli interventi.<br />
Insomma, un welfare che si attrezza in forme moderne, coinvolgendo le imprese e il<br />
proprio sistema <strong>di</strong> servizi, per rispondere ai nuovi bisogni sociali della collettività sia rurale<br />
che urbana, promuovendo con altri soggetti pubblici e privati azioni <strong>di</strong> sviluppo delle politiche<br />
sociali. Un welfare che sia in grado <strong>di</strong> lavorare per provocare un cambiamento culturale.<br />
unA <strong>città</strong> per gli AnziAni<br />
L’invecchiamento della popolazione produce spesso meccanismi <strong>di</strong> frazionamento e<br />
isolamento sociale, facilitato sicuramente dall’uscita dai processi produttivi e da una sempre<br />
più <strong>di</strong>fficoltosa comunicazione tra le generazioni. In <strong>città</strong> mancano luoghi in cui gli anziani<br />
possano non solo trasferire le esperienze tra generazioni ma mantenere il gusto al ritrovarsi,<br />
allo stare insieme. Ciò comporta un impoverimento delle relazioni e un marcato isolamento<br />
che spesso si traduce in <strong>di</strong>sagio sociale che sembra anche essere facilitato da come una<br />
organizzazione sociale è strutturata.<br />
La popolazione anziana dovrebbe essere incentivata alla partecipazione attiva<br />
della vita <strong>di</strong> quartiere. Dovremmo non guardare “l’anziano soltanto come colui che fruisce<br />
<strong>di</strong> servizi e interventi, ma come soggetto portatore <strong>di</strong> esperienze, competenze, capacità<br />
pratiche , teoriche, saggezza e storia” perché possa <strong>di</strong>ventare una risorsa per il quartiere e<br />
l’intera comunità citta<strong>di</strong>na.<br />
E’ quin<strong>di</strong> necessario valorizzare e confermare il senso <strong>di</strong> appartenenza alla comunità<br />
<strong>di</strong> cui gli anziani sono portatori, favorendo e facilitando la partecipazione alla vita sociale<br />
oltre che a quella della propria famiglia. Ecco allora che il quartiere deve potersi trasformare<br />
in “terreno fertile”, in grado <strong>di</strong> recuperare al suo interno risorse umane. Un quartiere che sia<br />
una sorta <strong>di</strong> borgo , partecipato, con<strong>di</strong>viso, includente e non soltanto un aggregato informe<br />
<strong>di</strong> persone.<br />
Gli anziani non chiedono soltanto solidarietà concreta e servizi sociali, ma integrazione<br />
e partecipazione piena alla vita sociale.<br />
Alcune proposte<br />
• Considerare l’anziano come risorsa e come valore da ricollocare culturalmente e<br />
socialmente al centro del quartiere e della <strong>città</strong><br />
• Favorire forme <strong>di</strong> autogestione e <strong>di</strong> partecipazione sociale della terza età in cui<br />
abbia una parte preponderante chi andrà a ricoprire il ruolo <strong>di</strong> assessore che dovrà<br />
sviluppare attivamente tale rinnovata partecipazione<br />
• Creare in ogni quartiere dei “luoghi” dove la popolazione anziana possa trovare<br />
momenti <strong>di</strong> socializzazione ma anche informativi e formativi: in questo modo, da un<br />
lato si contrasta il fenomeno della solitu<strong>di</strong>ne, e dall’altro si forniscono degli strumenti<br />
per migliorare la qualità <strong>di</strong> vita degli anziani.”<br />
• Istituire un assessorato <strong>di</strong>namico, mobile, partecipe per la terza età, con nuove<br />
modalità <strong>di</strong> gestione del ruolo. Se è assessore ai “servizi sociali” è perché è il primo a<br />
essere chiamato a offrire un servizio, non in “ufficio” ma sul territorio.<br />
• Istituire incontri a calendario ciclici con cadenza <strong>di</strong> 15 giorni per creare momenti<br />
qualificati <strong>di</strong> aggregazione, facilitando la partecipazione agli incontri mettendo a<br />
40
<strong>di</strong>sposizione degli anziani anche una navetta bus. Si tratterà <strong>di</strong> incontri su tematiche<br />
legate alla sicurezza (in collaborazione con le forze dell’or<strong>di</strong>ne), alla lotta al degrado,<br />
alla salute (in collaborazione con la Asl)<br />
• In<strong>di</strong>rizzare le risorse comunali per incrementare la permanenza delle persone<br />
anziane, <strong>di</strong>sabili, al proprio domicilio, attraverso la creazione <strong>di</strong> collaborazioni con<br />
tutte le realtà presenti nella <strong>città</strong>, attraverso il sostegno-sollievo alle figure che si<br />
occupano <strong>di</strong> persone in <strong>di</strong>fficoltà, creando una nuova opportunità lavorativa. La<br />
scommessa è far <strong>di</strong>ventare la spesa sociale, una spesa intelligente e produttiva.<br />
• Coinvolgere le associazioni presenti sul territorio con le loro se<strong>di</strong> per l’utilizzazione<br />
<strong>di</strong> spazi o rilanciare eventuali Centri già presenti: un valido contributo potrebbe<br />
anche venire dalle parrocchie che potrebbero mettere a <strong>di</strong>sposizione i loro locali per<br />
effettuare interventi in collaborazione con il Comune.<br />
• Favorire la creazione dei comitati della terza età per la gestione e organizzazione <strong>di</strong><br />
una serie <strong>di</strong> attività: passeggiate <strong>di</strong> gruppo, presi<strong>di</strong>o del territorio contro il degrado.<br />
Verificare se nelle parrocchie c’è <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> Pc per collegamento in rete<br />
e segnalazione attraverso il portale <strong>di</strong> criticità e/o bisogni, messa in rete delle attività<br />
che si svolgono nei quartieri, <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> opuscoli informativi.<br />
• Portare l’esperienza dei “nonni” presso le scuole elementari e me<strong>di</strong>e presenti<br />
in ogni quartiere su tematiche programmate, utilizzando anche l’esperienza degli<br />
artigiani in pensione per la trasmissione dei saperi alle nuove generazioni.<br />
Esempio<br />
Realizzare un Centro Aiuto Anziani, un progetto <strong>di</strong> promozione sociale che potrebbe<br />
coinvolgere la comunità <strong>di</strong> Viterbo. Si tratta della creazione <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> persone<br />
volontarie che possono dare una risposta alle piccole richieste <strong>di</strong> aiuto provenienti dal<br />
proprio territorio, sviluppando e sostenendo relazioni <strong>di</strong> prossimità e <strong>di</strong> buon vicinato.<br />
Le azioni previste per la sua realizzazione sono:<br />
1. la creazione <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> volontari <strong>di</strong>sponibili a prestare piccoli servizi <strong>di</strong><br />
supporto agli anziani che vivono al domicilio (compagnia, accompagnamenti,<br />
piccole commissioni, piccoli lavori <strong>di</strong> manutenzione…);<br />
2. la creazione <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> riferimento telefonico e fisso al quale la comunità<br />
possa riferirsi per alcune esigenze;<br />
3. favorire una rete <strong>di</strong> supporto tra le persone che abitano la comunità avendo come<br />
“idea guida” la solidarietà ed il buon vicinato che sono caratteristiche importanti<br />
del “sentirsi una comunità”;<br />
4. la promozione <strong>di</strong> contatti e collaborazioni tra le associazioni, i gruppi, i servizi<br />
istituzionali e le persone singole per creare nuovi spazi <strong>di</strong> progettazione e<br />
con<strong>di</strong>visione.<br />
unA <strong>città</strong> per i gioVAni<br />
Una <strong>città</strong> per i giovani favorisce a processi <strong>di</strong> socializzazione e realizzazione <strong>di</strong><br />
sé, a percorsi <strong>di</strong> libera espressione, linguaggi e pratiche creative, autonomia delle giovani<br />
generazioni. E lo fa attraverso l’offerta <strong>di</strong> servizi, opportunità, strumenti e spazi in grado <strong>di</strong><br />
rispondere a esigenze <strong>di</strong>verse e articolate.<br />
41
Alcune proposte<br />
• Curare i rapporti con le associazioni culturali, creando un vero e proprio Network<br />
valutando, promuovendo e supportando le loro proposte<br />
• Sburocratizzare ogni iniziativa giovanile capace <strong>di</strong> creare lavoro.<br />
• Dare sostegno effettivo alla formazione permanente e alla informazione costante per<br />
la collettività, con corsi, laboratori, ecc<br />
• Costruire spazi <strong>di</strong> aggregazione, gestiti dai giovani per i giovani, dove è possibile<br />
incontrarsi, scambiarsi esperienze e idee, sperimentare le proprie passioni creative e<br />
artistiche.<br />
• Mettere a <strong>di</strong>sposizione a docenti specializzati sale prova e <strong>di</strong> registrazione<br />
musicale, strutture teatrali o impianti musicali au<strong>di</strong>o-video e multime<strong>di</strong>ali, con la<br />
proposta <strong>di</strong> un fitto calendario <strong>di</strong> concerti, spettacoli, corsi e laboratori, oltre alla<br />
possibilità <strong>di</strong> fornire informazioni sulle opportunità rivolte ai giovani.<br />
• Effettuare una gestione <strong>di</strong>retta e via web della Biblioteca e dei centri giovanili e<br />
culturali<br />
• Biblioteca collegata a gestione archivio storico con interfaccia on.line<br />
• Promozione e sviluppo delle attività connesse all’integrazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versamente abili,<br />
socialmente <strong>di</strong>sagiati o <strong>di</strong> lingua straniera<br />
• Istituire uno spazio <strong>di</strong> informazione e orientamento su: percorsi <strong>di</strong> formazione,<br />
ricerca del lavoro, programmi <strong>di</strong> mobilità europea, vacanze, volontariato,<br />
organizzazione del tempo libero, incontri informativi con esperti, laboratori sulle<br />
nuove tecnologie e postazioni internet per la navigazione gratuita.<br />
• Favorire la nascita <strong>di</strong> uno spazio dove i problemi dei giovani trovano ascolto con un<br />
team <strong>di</strong> psicologi al proprio servizio.<br />
• Realizzare un servizio gratuito <strong>di</strong> informazioni sulla casa. Un punto <strong>di</strong> riferimento<br />
per i giovani che desiderano affrontare percorsi <strong>di</strong> autonomia abitativa. Informazioni<br />
su leggi legate ad agevolazioni fiscali (es. Tarsu, detrazioni d’imposta), sulle varie<br />
tipologie <strong>di</strong> contratti d’affitto, su soluzioni abitative <strong>di</strong>verse.<br />
• Apertura <strong>di</strong> uno “Sportello Europa”. Si tratta <strong>di</strong> uno strumento operativo <strong>di</strong><br />
scouting sui ban<strong>di</strong> regionali, europei, nazionali ed internazionali da trasferire<br />
all’amministrazione e ai citta<strong>di</strong>ni.<br />
42
Viterbo <strong>città</strong> universitaria<br />
Viterbo <strong>città</strong> universitaria non può essere solo uno slogan. E “universitaria” non può<br />
essere solo un aggettivo, uno tra i tanti che politici pigri tirano fuori dal cilindro giusto per<br />
far intendere <strong>di</strong> avere un qualche progetto in serbo. Viterbo <strong>città</strong> universitaria è, invece,<br />
un’occasione storica <strong>di</strong> trasformazione sociale ed economica, <strong>di</strong> progresso collettivo e<br />
con<strong>di</strong>viso.<br />
Alla base della proposta c’è la convinzione che l’Università e la scuola siano una<br />
preziosa risorsa per il territorio e per la crescita culturale, e non solo, dei citta<strong>di</strong>ni. E’<br />
fondamentale creare percorsi <strong>di</strong> interazione da cui <strong>città</strong>, università e scuola traggano mutuo<br />
beneficio. L’Università ad esempio può essere un veicolo <strong>di</strong> idee e contenuti da con<strong>di</strong>videre<br />
con la <strong>città</strong> attraverso i suoi spazi. Pensiamo ad iniziative da svolgersi nel cuore <strong>di</strong> Viterbo,<br />
ma anche alla valorizzazione <strong>di</strong> spazi, chiese, musei, siti archeologici. In questo senso può<br />
essere attivata una collaborazione con la facoltà <strong>di</strong> Conservazione dei Beni Culturali volta<br />
allo sviluppo turistico della <strong>città</strong> con interventi mirati su obiettivi particolari. Per gli studenti<br />
può essere un modo <strong>di</strong> crescere professionalmente, per Viterbo un’occasione <strong>di</strong> valorizzare<br />
competenze e figure professionali. L’interazione con l’Università, nello specifico dei<br />
<strong>di</strong>versi ambiti <strong>di</strong> specializzazione, è una sinergia che arricchisce culturalmente, permette<br />
all’ateneo <strong>di</strong> essere presente ed esprimersi all’interno della <strong>città</strong> e può dare origine a nuovi<br />
ambiti lavorativi e impren<strong>di</strong>toriali.<br />
Per quanto riguarda l’integrazione della popolazione universitaria con il territorio, è<br />
bene che il Comune attivi tutta una serie <strong>di</strong> azioni volte all’accoglienza degli studenti<br />
fuorisede. Ad esempio costituire una rete <strong>di</strong> attività commerciali che siano “student friendly”<br />
anche attraverso la creazione <strong>di</strong> una student’s card che offra una serie <strong>di</strong> agevolazioni (sconti,<br />
buoni, affitti più leggeri, trasporti pubblici ecc.,).<br />
Una partnership strategica<br />
La progressiva riduzione delle <strong>di</strong>sponibilità finanziarie del Comune sta trascinando la<br />
<strong>città</strong> verso un evidente quanto intollerabile stato <strong>di</strong> degrado. Mancano i fon<strong>di</strong>, è vero. Ma non<br />
mancano le risorse: ideali, culturali, creative. Quel che serve, allora, è un patto tra Comune<br />
e Università in nome del bene comune. Un patto sempre annunciato e mai sottoscritto. Un<br />
patto con cui inaugurare una collaborazione continua, attiva e fattiva. E sarebbe interessante<br />
l’esperimento <strong>di</strong> affiancare a ogni assessorato, settore o servizio, un esperto universitario<br />
(con un suo eventuale team) che collabori, a titolo rigorosamente gratuito, alla stesura dei<br />
piani <strong>di</strong> sviluppo e gestione.<br />
Purtroppo Viterbo ha considerato l’Università da una parte come una struttura al<br />
servizio non dei citta<strong>di</strong>ni – e quin<strong>di</strong> da valorizzare in quanto tale – ma del potere politico<br />
locale; dall’altra come una potenziale minaccia per alcuni interessi locali ormai consolidati<br />
nei decenni. È questo, solo per fare un esempio, uno dei motivi per cui qualsiasi tentativo<br />
dell’Università <strong>di</strong> partecipare alla gestione o manutenzione del verde citta<strong>di</strong>no è stato sempre<br />
osteggiato. L’ateneo, per contro, non è mai riuscito a trovare il giusto percorso per collegarsi<br />
con le esigue “centrali culturali” del capoluogo, anche perché molti docenti hanno deciso <strong>di</strong><br />
non risiedere in una <strong>città</strong> considerata solo come luogo <strong>di</strong> lavoro. Allo stesso tempo, va dato<br />
atto all’attuale Rettore <strong>di</strong> essere stato capace <strong>di</strong> resistere in tutti i mo<strong>di</strong> ai pressanti tentativi<br />
della politica locale <strong>di</strong> infiltrarsi nell’Università: Mancini sa che dove entrano i partiti politici,<br />
l’università va in crisi. E il motivo è ovvio: i partiti tendono all’omologazione ideologico-<br />
43
culturale, e dove ciò avviene la cultura, che non può essere fatta schiava e vivere in schiavitù,<br />
muore.<br />
Questa consapevolezza deve continuare a essere il riferimento car<strong>di</strong>nale per<br />
l’Università della Tuscia: i politici, vecchi e nuovi, devono starne fuori.<br />
D’altra parte, l’ateneo viterbese è ricco <strong>di</strong> tante eccellenze, il più delle volte poco note,<br />
che possono costituire per un’amministrazione comunale che abbia la voglia e la capacità<br />
<strong>di</strong> valorizzarle, il nerbo <strong>di</strong> una politica culturale <strong>di</strong> ampio respiro. Sono tanti, infatti, i settori<br />
in cui l’università può contribuire fattivamente al miglioramento della qualità della vita<br />
citta<strong>di</strong>na.<br />
Nel campo della sostenibilità ambientale, innanzitutto. Vi sono, ad esempio, le<br />
competenze per intervenire nella depurazione e riciclo delle acque con meto<strong>di</strong> ecocompatibili<br />
basati sull’impiego delle piante, e si potrebbe progettare il recupero dell’Urcionio, a partire<br />
dalla cinta muraria verso Castel d’Asso. Oppure intervenire per il miglioramento della raccolta<br />
<strong>di</strong>fferenziata con riciclo locale delle frazioni secche e umide secondo tecnologie nuove e<br />
convenienti.<br />
Il settore del verde pubblico ha già visto l’università offrire a titolo gratuito al Comune<br />
un piano per la valorizzazione <strong>di</strong> Prato Giar<strong>di</strong>no che, ancorché presentato pubblicamente<br />
dagli amministratori comunali, non è stato mai realizzato. Egualmente, è pronto il progetto <strong>di</strong><br />
massima per le passeggiate ver<strong>di</strong> <strong>di</strong>dattico-ricreative nella <strong>città</strong> e <strong>di</strong>ntorni. Questo, insieme<br />
con il piano regolatore del verde pubblico, porterebbe a una rete <strong>di</strong> percorsi che potrebbe<br />
estendersi da una parte fino all’Arcionello, dall’altra fino a Castel d’Asso creando le premesse<br />
“urbane” per lo sviluppo dell’ecoturismo (parola ancora poco nota nel Viterbese e che, invece,<br />
rappresenta la scommessa dell’offerta turistica del futuro) e il nodo centrale delle “ecovie”<br />
che dovrebbero <strong>di</strong>panarsi per tutta la provincia.<br />
Castel d’Asso, in particolare, prima stazione <strong>di</strong> un’importante ecovia, potrebbe<br />
<strong>di</strong>ventare un gran<strong>di</strong>ssimo parco archeologico, <strong>di</strong>dattico e <strong>di</strong> sperimentazione, con<br />
caratteristiche uniche in Italia. L’Università, peraltro, ha già progettato una pista ciclabile<br />
che dalla <strong>città</strong> porta a Castel d’Asso, così come ha realizzato il catasto <strong>di</strong> gran parte delle<br />
strade rurali del comune con i relativi piani <strong>di</strong> miglioramento/valorizzazione. In quest’ottica<br />
si deve pensare, e l’università della Tuscia ha le competenze per farlo, a una vera e propria<br />
pianificazione ecologica del territorio comunale e parallelamente al restauro ambientale delle<br />
aree più degradate. Tutto questo in attesa <strong>di</strong> un piano regolatore generale che l’Ateneo non<br />
ha le specialità per re<strong>di</strong>gere <strong>di</strong>rettamente, pur possedendo tutti i collegamenti necessari<br />
perché il tema possa essere svolto ai massimi livelli. È quasi superfluo parlare del Parco<br />
termale annesso all’Orto Botanico, per il quale l’Università ha già realizzato qualche piccolo<br />
intervento, o della gestione del patrimonio agro-forestale del Comune sul quale non vi<br />
sarebbero <strong>di</strong>fficoltà per un’azione imme<strong>di</strong>ata.<br />
Ma vi sono anche piccoli campi d’intervento, poco noti ai citta<strong>di</strong>ni, sui quali l’Università<br />
ha già presentato al comune dei progetti (sempre a titolo gratuito) o ad<strong>di</strong>rittura si è già<br />
mossa: la realizzazione <strong>di</strong> una scuola <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>naggio per i bambini e i ragazzi della scuola<br />
dell’obbligo, il sostegno (collaborazione già avviata da anni con alcune scuole) ai giovani<br />
<strong>di</strong>sagiati attraverso l’agricoltura e la vivaistica sociale, la progettazione <strong>di</strong> orti e frutteti<br />
sociali a favore dei meno abbienti.<br />
Con la collaborazione del <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> economia si potrebbe pensare al recupero<br />
serale delle eccedenze alimentari e produttive degli esercizi commerciali da destinare al<br />
sostegno dei citta<strong>di</strong>ni in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. In tal senso, l’università potrebbe collaborare<br />
anche attraverso l’Associazione Universitaria per la Cooperazione allo Sviluppo, nata a Viterbo<br />
in ambito universitario e che da tanti anni opera con successo a livello internazionale.<br />
Ma le iniziative potrebbero essere numerosissime: invenzione lancio/rilancio <strong>di</strong> un<br />
44
nuovo artigianato, per esempio legato alla lavorazione e restauro della pietra (insieme con il<br />
Dipartimento <strong>di</strong> Beni Culturali), anche attraverso una mostra-mercato artistica/competizione<br />
con altri centri <strong>di</strong> lavorazione della pietra; un progetto analogo per il legno (l’Unitus detiene<br />
uno dei gruppi italiani più qualificati nella Tecnologia del Legno) e per i materiali ecocompatibili<br />
(collegamento con la bioe<strong>di</strong>lizia e il risparmio energetico domestico); iniziative legate alla<br />
qualità dei prodotti agro-alimentari e alla enogastronomia; creazione e sviluppo <strong>di</strong> musei,<br />
biblioteche, mostre, arte e spettacolo; gemellaggi con altre <strong>città</strong> universitarie con un Erasmus<br />
“aperto”; formazione permanente aperta a tutti i citta<strong>di</strong>ni, in particolare anziani.<br />
Con quali risorse realizzare tutto ciò? Innanzitutto con gli studenti. Molte iniziative<br />
li potrebbero vedere coinvolti a livello volontaristico nell’ambito <strong>di</strong> progetti comuni Città-<br />
Università da strutturare con stage, tirocini, project work, ossia con tutte quelle forme <strong>di</strong><br />
praticantato breve che gli studenti svolgono obbligatoriamente per conseguire la tesi e che<br />
al momento sono quasi sempre slegate dalle realtà citta<strong>di</strong>ne.<br />
In tal senso si potrebbe cercare <strong>di</strong> creare un circuito “esperienziale” per i giovani<br />
laureati che, riuniti in associazioni (alcune universitarie esistono già) o cooperative, potrebbero<br />
svolgere tanti servizi e lavori a costi competitivi. Ma si potrebbe anche seguire il modello <strong>di</strong><br />
tante <strong>città</strong> europee dove tanti piccoli lavori <strong>di</strong> manutenzione or<strong>di</strong>naria della <strong>città</strong> vengono<br />
riservati agli studenti universitari, che così contribuiscono a mantenersi agli stu<strong>di</strong>. In un<br />
momento come questo sarebbe un enorme aiuto alle famiglie e il ritorno per Viterbo sarebbe<br />
imme<strong>di</strong>ato: la <strong>città</strong> sarebbe più curata e il numero degli studenti iscritti, anche provenienti da<br />
altre se<strong>di</strong>, aumenterebbe (un piccolo circolo virtuoso).<br />
Le altre risorse verrebbero da sponsor privati (ciascuno dovrebbe adottare<br />
un’iniziativa) e, soprattutto, da finanziamenti europei. Questi sono più consistenti <strong>di</strong> quanto<br />
si possa immaginare e in molti casi sono ad accesso riservato alle municipalità. Il comune <strong>di</strong><br />
Viterbo, per assoluta impreparazione, ha sfruttato pochissimo questa possibilità. Quando lo<br />
ha fatto, come qualche anno fa con Ciprogis (un progetto sui Sistemi Informativi Geografici<br />
applicati alla Protezione Civile), realizzato insieme con l’università, i risultati sono rimasti nei<br />
cassetti. Ad altri finanziamenti europei si può accedere per il tramite della Provincia o della<br />
Regione e in tutti i casi il partenariato con l’università può rappresentare la carta vincente.<br />
Insomma, per Comune e Università è arrivato il momento <strong>di</strong> non essere più separati<br />
in casa. È arrivato il momento <strong>di</strong> un’alleanza strategica che sappia, con ruoli <strong>di</strong>versi e in piena<br />
autonomia, lavorare sinergicamente per il futuro della <strong>città</strong>.<br />
unA cAsA per gli studenti<br />
L’opportunità <strong>di</strong> avere una casa a prezzi ragionevoli e in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>gnitose e la<br />
presenza <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> affitti regolare e controllato rappresenterebbe infatti uno stimolo<br />
per uno studente, non solo a iscriversi all’Università ma anche a risiedere a Viterbo, <strong>città</strong> che<br />
presenta tutte le caratteristiche logistiche e culturali <strong>di</strong> una citta<strong>di</strong>na universitaria.<br />
A oggi ciò non accade per varie ragioni. La residenzialità universitaria è limitata e gli<br />
strumenti tra<strong>di</strong>zionali non assolvono completamente alla loro funzione, sia per la scarsità <strong>di</strong><br />
risorse sia per i ritar<strong>di</strong> della Regione. Il mercato degli affitti, con contratti spesso non regolari,<br />
non tutela sufficientemente lo studente, sia dal punto <strong>di</strong> vista della sicurezza degli impianti,<br />
sia quello della durata dell’affitto. Inoltre le case sono spesso lontane dall’Università e dal<br />
centro, e dunque dai principali poli <strong>di</strong> aggregazione.<br />
Un sistema efficace e innovativo <strong>di</strong> residenzialità assolverebbe a una triplice funzione:<br />
contribuire a migliorare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e il benessere degli studenti universitari; assolvere<br />
45
a una funzione economica, favorendo l’ingresso <strong>di</strong> nuovi studenti che scelgono <strong>di</strong> vivere a<br />
Viterbo durante il periodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> universitari; rivitalizzare il tessuto sociale del centro storico<br />
e delle zone a<strong>di</strong>acenti, grazie a un programma <strong>di</strong> recupero urbano e alla contemporanea<br />
presenza <strong>di</strong> giovani con le loro esigenze <strong>di</strong> socialità e <strong>di</strong>alogo.<br />
Esempi<br />
Tra i <strong>di</strong>versi strumenti che si possono utilizzare, due sembrano essere quelli più efficaci,<br />
in modo complementare:<br />
1. una Agenzia <strong>di</strong> affitto casa agli studenti;<br />
2. un Buono Casa per gli studenti.<br />
Agenzia <strong>di</strong> affitto casa agli studenti<br />
Una Agenzia <strong>di</strong> affitto casa agli studenti, gestita dal Comune o delegata a terzi,<br />
rappresenta la camera <strong>di</strong> compensazione tra domanda e offerta <strong>di</strong> immobili destinati<br />
all’affitto agli studenti e fornisce, al contempo, tutte quelle attività <strong>di</strong> consulenza tipiche<br />
e necessarie per garantire transazioni immobiliari regolari, che tutelino le parti, e che<br />
rispettino tutte le numerose leggi che <strong>di</strong>sciplinano il regime degli affitti.<br />
Lo studente in cerca <strong>di</strong> un affitto potrà fornire le proprie generalità, le informazioni sulla<br />
tipologia <strong>di</strong> casa ricercata, con i relativi servizi, e le informazioni sul percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o,<br />
utilizzando a tal fine anche un portale web costruito ad hoc. Il servizio potrà essere<br />
fornito solo se lo studente <strong>di</strong>mostrerà <strong>di</strong> essere regolarmente iscritto all’università.<br />
Coloro che intendono affittare casa, da parte loro, potranno fornire i dati relativi alla loro<br />
abitazione, con tutta la documentazione relativa, necessaria a garantire adeguatamente<br />
il futuro cliente, in<strong>di</strong>cando anche la tipologia <strong>di</strong> inquilino e il prezzo richiesto.<br />
In sostanza l’Agenzia, oltre a incrociare domanda e offerta, <strong>di</strong> fatto assolverà a una<br />
funzione in<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> controllo e garanzia.<br />
Gli studenti e i proprietari saranno contattati dall’Agenzia nel momento in cui si dovesse<br />
verificare una corrispondenza minima <strong>di</strong> interessi. A parità <strong>di</strong> offerta si potrebbe<br />
privilegiare la domanda dello studente meno abbiente.<br />
Verranno poi in<strong>di</strong>viduati una serie <strong>di</strong> interventi volti a favorire lo sviluppo del mercato<br />
degli affitti, quali per esempio prevedere sgravi fiscali per quei proprietari che<br />
accettassero <strong>di</strong> affittare la casa agli studenti a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> prezzo inferiori al mercato e<br />
per lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo. L’Agenzia nel tempo potrebbe poi sviluppare la capacità <strong>di</strong><br />
fornire altri servizi, quali ad esempio la consulenza sulla stipula dei contratti <strong>di</strong> servizio<br />
(telefono, adsl, luce, gas, acqua), l’effettivo pagamento degli stessi nella misura dovuta<br />
(tutelando dunque sia il proprietario sia lo studente) e la gestione delle caparre.<br />
Buono Casa per gli studenti<br />
il Buono casa per gli studenti costituisce un altro strumento per favorire l’inse<strong>di</strong>amento<br />
degli studenti universitari a Viterbo e la loro localizzazione nel centro storico,<br />
naturalmente in presenza <strong>di</strong> un regime <strong>di</strong> regole con<strong>di</strong>vise e accettate.<br />
Il Buono Casa verrà messo a <strong>di</strong>sposizione degli studenti universitari regolarmente iscritti<br />
che <strong>di</strong>mostrino <strong>di</strong> essere titolari <strong>di</strong> un contratto <strong>di</strong> affitto. Il Buono sarà rappresentato<br />
sia da una somma erogata forfettariamente, anche in funzione del red<strong>di</strong>to dello<br />
studente, sia da una serie <strong>di</strong> sconti e facilitazioni su acquisti e servizi presso esercizi<br />
convenzionati.<br />
46
Se immaginiamo che uno studente fuori sede, in me<strong>di</strong>a, spende circa 750 euro al mese<br />
(per la metà circa affitto e bollette per il resto spesa alimentare, bar, pizzerie, svaghi,<br />
acquisti universitari <strong>di</strong> vario tipo, senza contare le spese straor<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> manutenzione<br />
o gli investimenti, come l’acquisto <strong>di</strong> un telefono o <strong>di</strong> un pc), e che gran parte <strong>di</strong> questi<br />
acquisti sono effettuati presso esercizi della <strong>città</strong>, si comprende come la fruizione <strong>di</strong><br />
un Buono Casa possa rappresentare una leva formidabile per rilanciare una politica <strong>di</strong><br />
localizzazione degli studenti universitari e rilanciare la spesa, al servizio della sofferente<br />
economia, soprattutto quella commerciale, della <strong>città</strong>.<br />
In entrambi i casi si tratta <strong>di</strong> strumenti innovativi al servizio della <strong>città</strong> che potrebbero<br />
essere realizzati con poca spesa.<br />
47
Viterbo <strong>città</strong> sicura<br />
La <strong>città</strong> è il luogo <strong>di</strong> incontro delle persone, il luogo in cui intensità e complessità<br />
della vita sociale si esplicita. E’ nella <strong>città</strong> che si produce cultura e dove i progressi tecnici e<br />
scientifici appaiono più evidenti nell’ambito del suo sviluppo economico.<br />
Ma le <strong>città</strong> non seguono un unico modello <strong>di</strong> sviluppo economico sociale e culturale,<br />
pertanto non sono uguali: alcune possiamo <strong>di</strong>re che funzionino bene, consentendo una<br />
buona qualità della vita ai loro abitanti, altre mostrano <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> vario genere: degrado dei<br />
centri urbani o delle periferie, inquinamento <strong>di</strong> vario tipo, problemi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne sociale e sanitario,<br />
alti tassi <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione, gravi carenze nell’attuazione delle politiche <strong>di</strong> inclusione e <strong>di</strong><br />
coesione sociale e non ultimo, mancanza <strong>di</strong> sicurezza. Il senso <strong>di</strong> insicurezza e la criminalità<br />
possono con<strong>di</strong>zionare la vita <strong>di</strong> una <strong>città</strong>, il suo funzionamento e il richiamo <strong>di</strong> interesse per<br />
alcune aree urbane.<br />
L’espressione “sicurezza urbana” attribuisce al termine sicurezza una nuova<br />
<strong>di</strong>mensione che valica il tra<strong>di</strong>zionale concetto <strong>di</strong> sicurezza pubblica, rimandando ad attività<br />
<strong>di</strong> prevenzione innovative rispetto al rafforzamento della percezione della stessa sicurezza.<br />
Teorie e stu<strong>di</strong> nell’ambito <strong>di</strong> cui ci occupiamo, hanno fatto maturare la convinzione che il<br />
degrado dell’ambiente urbano è strettamente collegabile alla percezione che i citta<strong>di</strong>ni<br />
hanno della sicurezza. Per esempio, un ambiente dominato da degrado e forme <strong>di</strong> inciviltà,<br />
viene percepito come un luogo non sicuro rispetto a un luogo curato e pulito. Questo perché<br />
a un luogo deteriorato si associa l’idea che a nessuno interessi intervenire in quel posto,<br />
lasciandolo abbandonato a se stesso: una sorta <strong>di</strong> “terra <strong>di</strong> nessuno” in cui potrebbero<br />
avvenire episo<strong>di</strong> che mettano a repentaglio la sicurezza altrui. Quin<strong>di</strong> l’insicurezza <strong>di</strong> una<br />
<strong>città</strong> è prodotta da una sequenza complessa <strong>di</strong> fattori che oltre alle con<strong>di</strong>zioni economiche<br />
e ai problemi sociali e alle modalità con cui le persone si identificano nel luogo in cui vivono,<br />
vedono in primo piano la pianificazione, la progettazione e la costruzione della <strong>città</strong> stessa.<br />
Infatti la sistemazione degli spazi urbani e la loro organizzazione concorre a rendere una<br />
<strong>città</strong> più o meno sicura. Allora la trasformazione dello spazio urbano dovrebbe essere visto in<br />
una nuova prospettiva <strong>di</strong> riqualificazione dello spazio fisico, dove non primeggi la restrittiva<br />
visione della “quantità”, ma quella virtuosa della qualità.<br />
La sicurezza nell’ambiente urbano deriva dalla presenza costante dell’occhio sulla<br />
strada da parte dei citta<strong>di</strong>ni”; perché ciò si verifichi è necessario che i citta<strong>di</strong>ni si identifichino<br />
con il loro territorio. Perché la sicurezza sia praticata è altrimenti necessario ricreare o creare<br />
tutte le con<strong>di</strong>zioni perché i legami <strong>di</strong> vicinato siano forti e stabili e ri<strong>di</strong>stribuire la localizzazione<br />
<strong>di</strong> tutte le attività commerciali, lavorative, scolastiche, culturali, <strong>di</strong> aggregazione, ecc.<br />
all’interno <strong>di</strong> ogni quartiere. Sono problemi che riguardano tutti da vicino, perché la <strong>città</strong><br />
figura l’ambiente, che oltre a con<strong>di</strong>zionare lo sviluppo <strong>di</strong> un intero territorio è quello in cui<br />
viviamo e dove possiamo trovare le nostre realizzazioni.<br />
La <strong>città</strong> è un organismo vivente che si è sviluppato attraverso un processo incessante<br />
<strong>di</strong> crescita nel corso degli anni e in cui ogni intervento deve essere operato affinché non<br />
si produca una sorta <strong>di</strong> rifiuto o intolleranza. Perché siano evitati fattori <strong>di</strong> isolamento ed<br />
esclusione si devono perseguire fortemente l’inclusione e la coesione sociale. L’inclusione e<br />
la coesione sociale sono determinanti per ridurre potenziali conflitti sia tra <strong>di</strong>versi gruppi<br />
<strong>di</strong> residenti che con coloro che utilizzano definiti spazi urbani. Sono utili anche perché<br />
suscitano negli abitanti un senso <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong> vicinato e facilitano il coinvolgimento<br />
nella vita locale.<br />
48
La necessità oggi <strong>di</strong> collegare il bisogno <strong>di</strong> sicurezza del privato citta<strong>di</strong>no e quello<br />
<strong>di</strong> aggregazione collettiva della citta<strong>di</strong>nanza è un dovere e lo si può perseguire attraverso<br />
percorsi <strong>di</strong> rinnovato autentico senso <strong>di</strong> comunità urbana. Ciò può condurre a una riduzione<br />
della percezione dell’insicurezza. Se si migliora la qualità dell’ambiente urbano sicuramente<br />
possono prodursi occasioni <strong>di</strong> sviluppo economico, sociale e migliorano anche le con<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> salute dei citta<strong>di</strong>ni, nonché il loro benessere psicologico.<br />
Quando le persone si sentono minacciate, soprattutto le fasce più vulnerabili della<br />
popolazione, anziani e donne, tendono a mo<strong>di</strong>ficare il loro stile <strong>di</strong> vita e conseguentemente<br />
il quoti<strong>di</strong>ano modo <strong>di</strong> utilizzare la <strong>città</strong>. Questa per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> libertà si tradurrà in un carico<br />
pesante da sopportare e la qualità della vita ne risentirà seriamente. Il senso <strong>di</strong> impotenza<br />
e la sfiducia trattengono la possibilità <strong>di</strong> intravedere possibili soluzioni ai problemi che le<br />
persone percepiscono. Si instaura allora un ciclo perverso: per <strong>di</strong>fendermi dalla paura, mi<br />
rinchiudo sempre più in me stesso e investo le mie energie nella <strong>di</strong>fesa personale. E’ questo<br />
un processo che riduce e indebolisce le relazioni sociali aumentando il senso <strong>di</strong> insicurezza:<br />
gli altri <strong>di</strong>vengono sempre più estranei, se non “nemici” e le istituzioni, dalle quali mi aspetto<br />
la soluzione, sempre meno affidabili. Affrontare gli spinosi problemi che affliggono le nostre<br />
<strong>città</strong>, a cominciare da quello della sicurezza, passa sicuramente attraverso la ri-trasformazione<br />
positiva della qualità della convivenza, cominciando dal livello micro comunitario (condominio,<br />
isolato, quartiere) cercando <strong>di</strong> aiutare le persone a investire proprio nella <strong>di</strong>mensione locale.<br />
Insomma, la sicurezza <strong>di</strong> una comunità è un problema complesso.<br />
Tocca aspetti importanti della sfera in<strong>di</strong>viduale, sociale, economica e ambientale, cui<br />
bisogna dare una risposta politica e sociale prima ancora che operativa.<br />
Esempio<br />
La domanda <strong>di</strong> sicurezza comprende un ampio arco <strong>di</strong> fattori come:<br />
1) il rischio effettivo <strong>di</strong> essere vittime <strong>di</strong> intimidazioni, aggressioni o atti violenti;<br />
2) il <strong>di</strong>sagio e la debolezza determinato dalla rottura dei co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> comportamento<br />
della civile convivenza (atti <strong>di</strong> vandalismo, ecc);<br />
3) il <strong>di</strong>sagio generato dal degrado dei co<strong>di</strong>ci tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> cura del territorio (cura del<br />
verde, pulizia, presenza <strong>di</strong> vigilanza sulle strade);<br />
4) la percezione <strong>di</strong> insicurezza cagionato da fattori ambientali quali scarsa illuminazione<br />
ecc;<br />
5) la paura come forma soggettiva e me<strong>di</strong>ale, non legata all’aumento del rischio reale<br />
nel luogo, ma derivante da fattori più ampi (e spesso lontani dal contesto specifico) e<br />
dal bombardamento me<strong>di</strong>ale.<br />
La domanda <strong>di</strong> sicurezza, quin<strong>di</strong>, investe un vasto settore <strong>di</strong> interventi e azioni, ben<br />
più ampio del solo controllo del territorio e della repressione della micro-criminalità e<br />
include l’area grigia dell’inciviltà; la qualità del tessuto urbano e ambientale; la cura e<br />
la vitalità dei centri e delle periferie, nonché lo sviluppo e la forza della reti relazionali.<br />
Un strategia della sicurezza deve coinvolgere tutte le risorse del territorio, se serve<br />
creandone <strong>di</strong> nuove. La conoscenza è il fattore vitale e prioritario nelle azioni sulla<br />
sicurezza. Cooperazione e interesse tra citta<strong>di</strong>ni e istituzioni sono possibili soltanto<br />
dopo aver acquisito una conoscenza approfon<strong>di</strong>ta del fenomeno, e soprattutto del suo<br />
evolversi nell’ambito del sistema naturale, politico, economico e sociale <strong>di</strong> ogni singola<br />
realtà.<br />
A tal fine, si deve partire da una indagine scientifica che tenga conto degli aspetti<br />
49
oggettivi e soggettivi. Si devono alimentare laboratori per la raccolta, analisi e<br />
comunicazione delle informazioni, e strutture per la valutazione delle performance<br />
delle singole attività, non solo in termini del risultato specifico, ma anche in termini <strong>di</strong><br />
interferenza con il resto del sistema e con l’ambiente.<br />
Si deve produrre una attività <strong>di</strong> tipo informativo, formativo e organizzativo prima<br />
ancora che operativo.<br />
Tutto ciò è in<strong>di</strong>spensabile perché, quando si parla <strong>di</strong> sicurezza, <strong>di</strong> deve avere una<br />
certezza: che si affronti, cioè, lo spettro delle minacce alla sicurezza in<strong>di</strong>viduale e<br />
collettiva, non solo contro il crimine.<br />
Alcune proposte<br />
• Compiere tutte quelle azioni volte a migliorare la qualità dell’agibilità urbana<br />
(come l’illuminazione e la cura delle aree intorno alle fermate dei bus) e quelle<br />
azioni volte a colpire una microcriminalità fasti<strong>di</strong>osa, che incide sulla tranquillità e<br />
sulla serenità dei piccoli comuni: si tratta dello spaccio <strong>di</strong> sostanze stupefacenti, dei<br />
comportamenti degli automobilisti, delle bande giovanili.<br />
• Realizzare quoti<strong>di</strong>anamente quelle azioni doverose per il Comune, che vanno dai<br />
miglioramenti in aree ver<strong>di</strong> e parcheggi, al potenziamento delle forme <strong>di</strong> decoro<br />
e pulizia <strong>di</strong> strade e piazze, fino a un set <strong>di</strong> controlli su noma<strong>di</strong>, extracomunitari e<br />
prostituzione.<br />
• Aumentare la presenza delle Forze dell’or<strong>di</strong>ne sul territorio a partire dalla Polizia<br />
Locale.<br />
• Aumentare i “poteri del Sindaco” cioè <strong>di</strong> maggior ruolo attivo non solo nella<br />
gestione delle forze dell’or<strong>di</strong>ne e del sistema <strong>di</strong> controllo del territorio, ma anche<br />
una maggiore autonomia nel poter decidere chi può o meno soggiornare nell’area<br />
comunale c’è la necessità <strong>di</strong> investire in progetti <strong>di</strong> sicurezza urbana.<br />
• Ridurre le forme <strong>di</strong> emarginazione, controllare il territorio, migliorare la qualità della<br />
struttura urbana anche attraverso un più attento e capillare controllo del territorio,<br />
specie <strong>di</strong> alcune aree e soprattutto contro tutte quelle forme <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> rottura<br />
della tranquillità e della serenità del vive come ad esempio i vandalismi.<br />
• Garantire livelli <strong>di</strong> qualità urbana più elevata, con interventi sull’illuminazione, ma<br />
anche con maggiori controlli davanti alle scuole.<br />
• Aiutare le persone ad affrontare la prevenzione dei reati: chiedono più informazioni<br />
e assistenza far sentire il comune vicino far sapere che si occupa della loro sicurezza.<br />
• Dare la priorità <strong>di</strong> intervento alla vigilanza <strong>di</strong> alcune aree e zone della <strong>città</strong>, sulla<br />
base delle richieste dei citta<strong>di</strong>ni; istituire i vigili <strong>di</strong> quartiere<br />
• Aumentare la vigilanza davanti alle scuole, la sorveglianza dai vandalismi,<br />
l’intervento sull’emarginazione sociale, l’informazione ai citta<strong>di</strong>ni, la pulizia della <strong>città</strong>.<br />
• Realizzare importanti interventi <strong>di</strong> videosorveglianza, ma anche e soprattutto<br />
l’aumento dei corsi <strong>di</strong> educazione alla legalità nelle scuole, il sostegno e la<br />
valorizzazione della rete dell’associazionismo locale<br />
• Dare vita a iniziative come l’accompagnamento degli anziani a prendere la pensione,<br />
i servizi anti-truffa<br />
50
• Pensare la lotta all’emarginazione come strumento <strong>di</strong> sicurezza attraverso la<br />
creazione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> ritrovo <strong>di</strong> anziani e giovani per impegnarli in attività sociali e<br />
ambientali, lo sviluppo <strong>di</strong> progetti per l’educazione dei giovani nelle scuole e delle<br />
famiglie, il monitoraggio degli extra comunitari, nonché l’aumento degli organici della<br />
polizia locale, una struttura il cui potenziale deve essere sviluppato.<br />
sicurezzA e protezione ciVile<br />
Diffondere la cultura della protezione civile e qualunque altra attività a carattere<br />
formativo, operativo, tecnico e <strong>di</strong> ricerca utile ad assicurare interventi sempre più efficienti<br />
ed efficaci. E’ questo l’obiettivo che Viva Viterbo si pone all’interno del proprio programma<br />
elettorale, per una citta più sicura.<br />
Si vogliono quin<strong>di</strong> sostenere le azioni del sistema <strong>di</strong> protezione civile a livello<br />
comunale in e potenziare le attività <strong>di</strong> previsione, prevenzione, preparazione e risposta<br />
operativa all’emergenza.<br />
In particolare, viste le criticità legate agli incen<strong>di</strong> nelle limitrofe aree boschive (es.<br />
Palanzana), le nevicate occorse negli ultimi anni, la pericolosità sismica ed idraulica (es.<br />
alluvione del 1706) ma anche i rischi industriali connessi con impianti e reti, dovrà essere<br />
redatto un moderno Piano <strong>di</strong> Protezione Civile, comprensivo <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> gestione delle<br />
risorse umane e del volontariato.<br />
Il piano dovrò prevedere approfon<strong>di</strong>menti specifici al rischio simico, idraulico, neve,<br />
incen<strong>di</strong> ed industriale.<br />
Si dovrà poi sviluppare un polo <strong>di</strong> formazione per l’intero territorio provinciale,<br />
anche prevedendo l’utilizzo dell’attuale aeroporto civile per scopi <strong>di</strong> protezione civile.<br />
Infine, dovranno essere sviluppati sistemi automatici <strong>di</strong> informazione ai citta<strong>di</strong>ni,<br />
con comunicazioni telefoniche <strong>di</strong>rette oppure via web o ra<strong>di</strong>o e TV, nel caso <strong>di</strong> particolari<br />
criticità, come, ad esempio, in occorrenza <strong>di</strong> forti nevicate.<br />
51
Viterbo <strong>città</strong> che cresce<br />
Aeroporto<br />
Non è più nell’agenda delle opere da realizzare. La <strong>città</strong> non può più essere inchiodata<br />
su questo tema. Eventuali novità verranno adeguatamente valutate, se necessario (es. aerei<br />
privati per lavoro/turismo, aerotaxi, protezione civile).<br />
il poggino<br />
Il Poggino è zona fondamentale per lo sviluppo delle attività economiche del territorio<br />
<strong>di</strong> Viterbo che si colloca lungo la traiettoria della Trasversale Terni-Orte-Civitavecchia.<br />
Una volta completata quest’opera, il Poggino può <strong>di</strong>ventare uno snodo decisivo, un punto<br />
<strong>di</strong> riferimento per imprese e multinazionali che si muoveranno da Civitavecchia verso Terni e<br />
viceversa. Non dobbiamo assolutamente perdere questo treno ed intervenire subito per<br />
ridare <strong>di</strong>gnità e prestigio alla zona del Poggino.<br />
Breve storia<br />
Il piano regolatore del 1968, in<strong>di</strong>vidua a nord della <strong>città</strong> la zona <strong>di</strong> espansione delle<br />
attività produttive: a destra della Cassia la zona produttiva e manifatturiera, a sinistra la<br />
zona commerciale <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>stribuzione.<br />
Avrebbe dovuto seguire la perimetrazione del piano PEEP (Piano e<strong>di</strong>lizia economica<br />
popolare), con l’acquisizione delle aree da e<strong>di</strong>ficare dai proprietari privati e la successiva<br />
re<strong>di</strong>stribuzione alle attività produttive, tramite associazioni <strong>di</strong> categoria. È stato invece<br />
varato definitivamente il piano regolatore che <strong>di</strong>segna strade e servizi, con i lotti che<br />
sono stati venduti singolarmente dai vecchi proprietari agli impren<strong>di</strong>tori. Questa scelta<br />
favorì l’inse<strong>di</strong>amento nella zona <strong>di</strong> attività strettamente commerciali, che impe<strong>di</strong>rono<br />
alle varie Amministrazioni comunali <strong>di</strong> richiedere i finanziamenti regionali per realizzare<br />
i servizi (rete fognaria, viaria, illuminazione, smaltimento acque bianche ecc.).<br />
Le attività produttive intanto crescevano e per molti <strong>di</strong>ventava urgente spostare la<br />
propria attività in aree più spaziose e possibilmente attrezzate (parcheggi ecc.).<br />
Il tutto con capannoni e<strong>di</strong>ficati in breve tempo e opere <strong>di</strong> urbanizzazione ancora<br />
inesistenti. Nel 1990 c’era solo uno strato <strong>di</strong> asfalto, niente rete fognaria né idrica.<br />
Gli impren<strong>di</strong>tori in quegli anni si erano consorziati senza tener conto delle attività<br />
svolte. Ormai la zona da Industriale e Artigianale era completamente mista, rendendo<br />
impossibile l’intervento finanziario della Regione.<br />
Fino al 2003, gli impren<strong>di</strong>tori hanno cercato un <strong>di</strong>alogo con le varie Amministrazioni<br />
per arrivare a ri<strong>di</strong>segnare gli standard urbanistici della zona e consentire la richiesta dei<br />
finanziamenti regionali per realizzare le opere <strong>di</strong> urbanizzazione.<br />
52
Nel frattempo l’Amministrazione comunale era riuscita a realizzare parte della rete<br />
fognaria ed idrica.<br />
Nel 2003 viene approvato il piano <strong>di</strong> recupero urbanistico trasformando la zona in<br />
Artigianale Industriale e commerciale nella misura del 30% del totale.<br />
A 13 anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, i finanziamenti regionali arrivati sono stati pochissimi e molto<br />
resta ancora da fare per dotare l’unica zona attrezzata e produttiva <strong>di</strong> Viterbo <strong>di</strong> tutte<br />
le opere <strong>di</strong> urbanizzazione e <strong>di</strong> un aspetto decoroso.<br />
Nonostante ciò, se si legge attentamente il bilancio comunale, il Poggino ha rimpinguato<br />
le casse comunali milioni <strong>di</strong> euro (tassazione standard, ici, IMU e tarsu). Tuttavia sono<br />
state pochissime le risorse reinvestite in zona, soprattutto se si pensa alla elevatissima<br />
tassazione Tarsu e alla gestione dei rifiuti offerta come servizio.<br />
Alcune proposte<br />
• costituire un’associazione tra impren<strong>di</strong>tori, organizzazioni professionali e <strong>di</strong> categoria<br />
e citta<strong>di</strong>ni capace <strong>di</strong> gestire autonomamente l’intera zona in stretto rapporto con<br />
l’Amministrazione comunale;<br />
• trasformare la via principale, oggi in stato <strong>di</strong> completo abbandono, in un luogo<br />
espositivo dove poter organizzare fiere e mostre mercato;<br />
• istituire, con la partecipazione delle attività economiche del Poggino, corsi<br />
professionali per formare nuovi artigiani capaci poi <strong>di</strong> trovare sbocchi occupazionali<br />
in zona;<br />
• completare la rete fognaria, idrica e smaltimento acque bianche;<br />
• rifacimento del sistema <strong>di</strong> Illuminazione e viario;<br />
• definizione <strong>di</strong> standard urbanistici reali e realizzabili (aree a verde e parcheggi)<br />
• integrazione del sistema viario con quello della <strong>città</strong> (esempio collegamento interno<br />
dalla zona Poggino all’ex zona fieristica; completamento dell’asse Teverina/Cassia).<br />
• gestione dei rifiuti industriali sia assimilabili agli urbani (anche per evitare che la zona<br />
<strong>di</strong>venti una <strong>di</strong>scarica pubblica)<br />
• restyling dell’area con sistemazione delle insegne delle attività produttive<br />
• potenziamento del Servizio <strong>di</strong> trasporti pubblici.<br />
<strong>di</strong>stretto culturAle dellA tusciA<br />
Bisogna tenere viva l’attenzione sui valori territoriali che si devono ricondurre ad<br />
una omogeneità in ambito culturale, turistico, ambientale, assumendone anche carattere<br />
impren<strong>di</strong>toriale. Per farlo, occorre dare vita a una sinergia, tra i territori che da Civitavecchia<br />
si estendono al Nord del Viterbese, alla Maremma, alla Teverina fino a toccare l’Orvietano e la<br />
bassa Toscana, attraverso un progetto che in<strong>di</strong>vidui modelli <strong>di</strong> sviluppo, dove la cultura intesa<br />
nelle sue varie accezioni, <strong>di</strong>venta motore economico.<br />
Alcune proposte<br />
53
• costituire il Distretto Interculturale della Tuscia, un’associazione intercomunale,<br />
interprovinciale ed interregionale incaricata <strong>di</strong> formulare proposte e mettere in atto<br />
azioni per la valorizzazione del patrimonio culturale, del turismo, della viabilità,<br />
dei trasporti, del paesaggio, dell’agricoltura, dell’ambiente, del commercio e<br />
dell’artigianato all’interno <strong>di</strong> un’area ben delimitata che da Civitavecchia si estende al<br />
Nord del Viterbese, alla Maremma, alla Teverina fino a toccare l’Orvietano e la bassa<br />
Toscana.<br />
• Il Distretto Culturale sarà un sistema delimitato ad un territorio omogeneo per<br />
caratteristiche culturali, turistiche e ambientali e accomunato dalle stesse<br />
vocazioni <strong>di</strong> sviluppo. Inoltre nella sua attività <strong>di</strong> valorizzazione dell’area <strong>di</strong><br />
riferimento il Distretto si avvarrà della collaborazione delle università, delle imprese,<br />
delle associazioni <strong>di</strong> categoria, dei sindacati, delle fondazioni culturali presenti<br />
ed operanti sul territorio. Un marchio <strong>di</strong> qualità e <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> una vasta area<br />
separata dai confini regionali e provinciali ma unita dalle stesse peculiarità, e dove<br />
lo sviluppo culturale, turistico, industriale è strettamente collegato allo sviluppo delle<br />
infrastrutture. Il Distretto dovrà soprattutto elaborare e proporre soluzioni in grado<br />
<strong>di</strong> convogliare il turismo crocieristico del Porto <strong>di</strong> Civitavecchia su tutto il territorio<br />
attraverso adeguate ed efficaci iniziative <strong>di</strong> promozione e valorizzazione delle risorse<br />
locali.<br />
lA scuolA<br />
Per quanto riguarda le scuole presenti sul territorio, è fondamentale valorizzare<br />
l’aspetto della formazione e dell’educazione dei citta<strong>di</strong>ni. Avviare progetti il cui obiettivo<br />
principale sia far passare l’idea che il bene pubblico è bene <strong>di</strong> tutti (e non <strong>di</strong> nessuno). Educare<br />
sin dalla scuola materna alla salvaguar<strong>di</strong>a e alla valorizzazione della <strong>città</strong> con progetti che<br />
non siano episo<strong>di</strong>ci (<strong>di</strong>pingiamo i cassonetti, piantiamo i fiori, puliamo il muro) ma organici,<br />
continuativi e pluriennali, documentati attraverso le innumerevoli tecnologie ormai alla<br />
portata <strong>di</strong> (quasi) tutti. Tali progetti sarebbero anche un’occasione in più <strong>di</strong> integrazione per<br />
alunni stranieri e <strong>di</strong>versamente abili. Sarebbe fondamentale inoltre coinvolgere in maniera<br />
attiva gli alunni delle scuole superiori nelle iniziative culturali e non solo che animano la <strong>città</strong>.<br />
La scuola riveste un ruolo centrale per l’intera collettività Viterbese, perché coinvolge<br />
nuove generazioni, futuri lavoratori, famiglie, docenti, ausiliari tecnici e amministrativi,<br />
quartieri.<br />
La scuola è parte integrante del progetto culturale che proponiamo per Viterbo.<br />
Non un mondo separato e <strong>di</strong>stante dalla <strong>città</strong>, ma un suo punto <strong>di</strong> riferimento che va messo a<br />
sistema con tutte le altre risorse del territorio. Un punto <strong>di</strong> riferimento per il quartiere.<br />
Non possiamo pensare alla scuola, senza immaginare <strong>di</strong> metterla a sistema con<br />
l’offerta culturale. Senza coinvolgerla negli eventi e senza rendere partecipi gli studenti della<br />
fruizione del patrimonio storico, artistico, archeologico e ambientale.<br />
A partire dagli istituti comprensivi viterbesi, vogliamo che ogni quartiere citta<strong>di</strong>no<br />
<strong>di</strong>venti un piccolo <strong>di</strong>stretto culturale dove la scuola è centrale e al tempo stesso protagonista.<br />
Un ruolo chiave potrebbe essere giocato da percorsi <strong>di</strong> lettura ed educazione alla<br />
lettura, avviati a scuola, ma anche tornei e concorsi <strong>di</strong> lettura che vedano nella biblioteca<br />
comunale un punto <strong>di</strong> riferimento.<br />
Nel comune <strong>di</strong> Viterbo ci sono 7 Istituti Comprensivi (Grotte Santo Stefano, Egi<strong>di</strong>,<br />
Vanni, Canevari, Fantappié, Ellera, Carmine) per un totale <strong>di</strong> 7.070 alunni.<br />
Che cos’è un Istituto Comprensivo? L’Istituto Comprensivo aggrega in un solo<br />
54
organismo le Scuole dell’Infanzia, Primarie e Secondarie <strong>di</strong> primo grado <strong>di</strong> uno stesso<br />
territorio. Nell’Istituto Comprensivo si costituiscono una sola Presidenza, un solo Consiglio <strong>di</strong><br />
Istituto, un Collegio dei Docenti unitario.<br />
La loro istituzione ha portato all’eliminazione delle Direzioni <strong>di</strong>dattiche e delle scuole<br />
me<strong>di</strong>e creando a Viterbo notevoli problemi amministrativi. Perché? Perché a Viterbo gli Istituti<br />
Comprensivi esistono solo sulla carta. Le scuole non sono aggregate in un unico quartiere<br />
e gli alunni non seguono un percorso formativo all’interno dello stesso e<strong>di</strong>ficio. Una<br />
situazione che nei prossimi anni deve essere assolutamente risolta. L’Istituto deve <strong>di</strong>ventare<br />
un punto <strong>di</strong> riferimento per il quartiere e al tempo stesso una risorsa imprescin<strong>di</strong>bile per le<br />
famiglie e le nuove generazioni, a partire anche da un utilizzo più razionale delle strutture<br />
esistenti. Istituti e quartieri, in sinergia tra loro, devono <strong>di</strong>ventare veri e propri Poli formativi<br />
al servizio della <strong>città</strong>. Per raggiungere questo obiettivo ed intervenire anche sull’e<strong>di</strong>lizia<br />
scolastica è fondamentale stabilire un Patto tra amministrazione, impren<strong>di</strong>tori, sindacati,<br />
organizzazioni professionali e <strong>di</strong> categoria per il rifacimento delle scuole anche attraverso<br />
i Piani Integrati.<br />
Alcune proposte<br />
• realizzazione concreta degli Istituti Comprensivi, a partire dai quartieri <strong>di</strong> Santa<br />
Barbara (dove, fra l’altro, in Via Porsenna, esiste già un lotto definito) e Pilastro.<br />
• sinergia tra le attività scolastiche e tutte le altre attività formative e sportive presenti<br />
nei rispettivi quartieri<br />
• apertura pomeri<strong>di</strong>ana delle scuole con attività rivolte ai ragazzi<br />
• realizzazione <strong>di</strong> una biblioteca <strong>di</strong> quartiere all’interno <strong>di</strong> ogni Istituto comprensivo<br />
• sviluppare un trasporto scolastico anche per eventi e attività sportive e culturali<br />
scolastiche ed extrascolastiche per dare a tutti i ragazzi la possibilità <strong>di</strong> essere<br />
partecipi <strong>di</strong> tutte le esperienze formative proposte.<br />
• corsi <strong>di</strong> educazione civica in tutte le scuole<br />
• collaborazione tra Istituti Comprensivi e Università della Tuscia<br />
• attuazione concreta delle pari opportunità <strong>di</strong> istruzione<br />
• prevenzione della <strong>di</strong>spersione scolastica ed educazione alla salute.<br />
• corsi <strong>di</strong> educazione ambientale, educazione interculturale<br />
• attivazione <strong>di</strong> aule <strong>di</strong>dattiche e laboratori presso tutti gli Istituti Comprensivi<br />
• massima attenzione alle nuove forme <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia scolastica con l’obiettivo <strong>di</strong><br />
trasformare o realizzare e<strong>di</strong>fici autosufficienti dal punto <strong>di</strong> vista energetico.<br />
termAlismo<br />
Nel corso degli ultimi anni il termalismo ha subito una notevole trasformazione che<br />
la recente crisi economica ha contribuito ad accelerare. Si è passati da una cultura termale<br />
assistenziale, con soggiorni settimanali negli stabilimenti convenzionati – da parte <strong>di</strong> una<br />
larga fascia sociale che effettuava cure <strong>di</strong> vario genere legate ad una idea <strong>di</strong> vacanza – ad<br />
una utilizzazione del mondo delle terme secondo tre specifiche <strong>di</strong>rettive: benessere, cura<br />
e bellezza.<br />
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Benessere quale possibilità <strong>di</strong> accedere ai servizi termali con soggiorni relax, per il<br />
mantenimento della forma fisica, cura come proce<strong>di</strong>menti specifici per patologie me<strong>di</strong>che, e<br />
bellezza intesa come trattamenti termali legati al mondo della bellezza e del suo mantenimento.<br />
I dati <strong>di</strong> Federterme<br />
I dati rilevati da Federterme <strong>di</strong>cono che negli ultimi anni l’età me<strong>di</strong>a dei clienti degli<br />
stabilimenti si è sensibilmente abbassata: la fascia <strong>di</strong> età compresa tra i 20 ed i 45 anni<br />
rappresenta oltre il 30% degli utenti, segno che tra le generazioni più giovani si avverte<br />
sempre più il bisogno <strong>di</strong> prendersi cura della propria salute e <strong>di</strong> trascorrere un periodo<br />
<strong>di</strong> relax tra i trattamenti termali.<br />
La crisi economica in corso ha inciso sul numero delle presenze che risultano in calo,<br />
ma in maniera inferiore rispetto ad esempio al settore alberghiero dove la riduzione<br />
percentuale (dati Federterme) è cinque volte superiore a quella registrata dal settore<br />
termale.<br />
Il fatto che il termalismo subisce meno gli effetti della crisi è dovuto a due fattori; il primo è<br />
che la domanda <strong>di</strong> cure termali (bagni, fanghi, inalazioni, ecc.), che rappresenta la metà<br />
del fatturato del mondo termale, è in incremento costante. Il secondo è che il flusso<br />
turistico che interessa il settore termale non proviene dall’estero, ma è prevalentemente<br />
<strong>di</strong> nazionalità italiana. Quin<strong>di</strong> non interessato dalla notevole contrazione della presenza<br />
estera che oggi caratterizza il nostro turismo.<br />
L’ultimo dato interessante messo a <strong>di</strong>sposizione da Federterme è che sono in riduzione<br />
le cure convenzionate <strong>di</strong> tipo generico o legate alla vecchia idea <strong>di</strong> trascorrere un<br />
lungo soggiorno in uno stabilimento, a favore <strong>di</strong> un “termalismo terapeutico” legato<br />
soprattutto al mondo dei bambini e degli sportivi, che vede il suo fatturato crescere<br />
costantemente negli ultimi anni.<br />
Con questi dati è logico ragionare con un’ottica che non prevede più la realizzazione<br />
<strong>di</strong> una <strong>città</strong> termale in senso generico, ma la formazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> stabilimenti in cui<br />
trovino luogo le specifiche <strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> benessere, cura e bellezza.<br />
La varietà delle risorse termali viterbesi, unite alle caratteristiche terapeutiche dei<br />
suoi fanghi e delle sue acque, oltre alla loro nota <strong>di</strong>sponibilità e quantità deve favorire la<br />
nascita <strong>di</strong> più realtà che prevedano una <strong>di</strong>fferenziazione della offerta. Da una parte un<br />
grande stabilimento termale, dall’altra il termalismo <strong>di</strong> qualità capace <strong>di</strong> rispondere ad<br />
una domanda <strong>di</strong> settore (agriturismi termali, beauty farm ecc.) fino al termalismo sociale<br />
con tutte le <strong>di</strong>verse realtà presenti sul territorio – affidate al mondo dell’associazionismo<br />
– messe a sistema integrando anche la fruizione del paesaggio e del patrimonio storico in<br />
cui esse si inseriscono. Vanno inoltre realizzati, con project financing, dei giar<strong>di</strong>ni termali<br />
alle Piscine Carletti, al Bagnaccio e al Bullicame con annessione del giar<strong>di</strong>no botanico e<br />
concessione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> ristoro in cambio <strong>di</strong> manutenzione.<br />
I dati sopradetti uniti alla qualità delle acque viterbesi, devono essere il fondamentale<br />
richiamo per gruppi impren<strong>di</strong>toriali, associazioni, strutture alberghiere-turistiche, per<br />
alimentare una offerta termale <strong>di</strong> notevole livello qualitativo, che si può porre come punto <strong>di</strong><br />
riferimento del termalismo dell’Italia centrale.<br />
Infine, un percorso museale tra i resti romani delle antiche terme potrebbe creare<br />
quella connessione spaziale che oggi manca tra la <strong>città</strong> e le sorgenti termali.<br />
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Negli ultimi anni il fenomeno della partecipazione delle pubbliche amministrazioni in<br />
società e organismi ha assunto <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> rilievo, determinando l’intervento del legislatore<br />
che ha dettato una serie <strong>di</strong> norme relative alle società a partecipazione pubblica in deroga<br />
alla <strong>di</strong>sciplina civilistica.<br />
Purtroppo la produzione normativa sul tema, mancando un <strong>di</strong>segno organico,<br />
presenta numerose criticità dovute alla definizione poco chiara dei contenuti delle<br />
<strong>di</strong>sposizioni, ai frequenti interventi su oggetti analoghi e non coor<strong>di</strong>nati tra loro, al rinvio a<br />
<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> attuazione adottate oltre i tempi previsti o talvolta omesse.<br />
La recente crescita del numero delle società partecipate è legata non solo<br />
all’inasprimento delle norme sul Patto <strong>di</strong> stabilità che limitano la spesa pubblica e in particolare<br />
per il personale, ma anche alla convinzione maturata in seno alle amministrazioni comunali <strong>di</strong><br />
sviluppare nuovi assetti organizzativi.<br />
Attraverso queste scelte, soprattutto gli enti me<strong>di</strong>o gran<strong>di</strong> per <strong>di</strong>mensione<br />
demografica, tendono a riservare al Comune un ruolo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo, regolazione e controllo,<br />
puntando invece sulla creazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> società satellite ed enti strumentali a<br />
prevalente o totale capitale pubblico locale, per la gestione <strong>di</strong> servizi pubblici e altri interventi.<br />
Il Comune, e Viterbo non fa eccezione, è organizzato come una hol<strong>di</strong>ng che controlla<br />
un sistema <strong>di</strong> enti formalmente in<strong>di</strong>pendenti, strumentale alla realizzazione dei suoi fini sociali<br />
e alla promozione dello sviluppo economico e civile delle comunità locali.<br />
Nel complesso i dati relativi alle singole società partecipate mostrano una gestione<br />
economica poco efficiente.<br />
Sembra inoltre che la scarsa efficienza economica della gestione sia un parametro<br />
strutturale delle imprese più piccole e delle società cosiddette a mono-attività. A ciò si<br />
aggiunga che anche nei settori dell’acqua, energia e igiene ambientale, le partecipate<br />
denunciano un conto economico non proprio sod<strong>di</strong>sfacente, visto che in tutti questi casi i<br />
ricavi delle ven<strong>di</strong>te e prestazioni sono inferiori ai costi sostenuti.<br />
I problemi evidenziati dall’analisi dei bilanci, derivano in gran parte dalle scelte<br />
operate dal Comune nella gestione dei servizi pubblici locali; scelte in <strong>di</strong>versi casi non<br />
finalizzate ad alimentare la concorrenza nel settore, e dunque non orientate a promuovere<br />
comportamenti virtuosi delle aziende <strong>di</strong> riferimento.<br />
Attualmente, infatti, le aziende che operano nel settore dei servizi <strong>di</strong> natura<br />
impren<strong>di</strong>toriale come CEV e Francigena sono controllate al 100% dal Comune e operano<br />
dunque, come previsto dall’attuale versione dell’articolo 113 del Testo Unico, in regime <strong>di</strong><br />
affidamento <strong>di</strong>retto (in house) e i risultati negativi sono sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti.<br />
Le altre tipologie riguardano le imprese pubbliche miste, dove il Comune è affiancato<br />
da altri azionisti pubblici e anche qui i risultati (ad esempio Talete) non sono certo buoni.<br />
Tuttavia va considerato il forte intervento esterno e cioè i continui trasferimenti a<br />
titolo <strong>di</strong> compensazione economica e <strong>di</strong> contributo in conto esercizio percepiti dalle società<br />
controllate ad opera dello stesso Comune, dello Stato e <strong>di</strong> altre amministrazioni pubbliche<br />
che così facendo ripianano i bilanci gravando sulle tasche dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
Ed infatti, pur aumentando complessivamente utili e <strong>di</strong>viden<strong>di</strong>, le società<br />
partecipate e controllate si sottraggono sempre <strong>di</strong> più alle logiche impren<strong>di</strong>toriali e <strong>di</strong><br />
mercato nella gestione dei servizi e <strong>di</strong> altre attività esternalizzate con riflessi negativi sul<br />
sistema della concorrenza nel mercato dei servizi e sulla stessa qualità resa a citta<strong>di</strong>ni e<br />
imprese.<br />
La recente crescita del numero delle società partecipate è legata non solo<br />
all’inasprimento delle norme sul Patto <strong>di</strong> stabilità che limitano la spesa pubblica e in particolare<br />
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per il personale, ma anche alla convinzione maturata in seno alle amministrazioni comunali<br />
<strong>di</strong> sviluppare nuovi assetti organizzativi. Attraverso queste scelte, soprattutto gli enti me<strong>di</strong>o<br />
gran<strong>di</strong> per <strong>di</strong>mensione demografica, tendono a riservare al Comune un ruolo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo,<br />
regolazione e controllo, puntando invece sulla creazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> società satellite<br />
ed enti strumentali a prevalente o totale capitale pubblico locale, per la gestione <strong>di</strong> servizi<br />
pubblici e altri interventi.<br />
I Comuni come Viterbo, motivano tali scelte soprattutto richiamando i vantaggi della<br />
flessibilità nella gestione del personale, le agevolazioni fiscali previste dalle norme a favore<br />
delle società, la possibilità <strong>di</strong> scegliere l’affidamento “in house”.<br />
Tuttavia è necessario procedere attraverso operazioni <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no delle partecipate,<br />
promuovendo un modello organizzativo basato sullo snellimento delle dotazioni organiche<br />
interne, sull’attribuzione al Comune <strong>di</strong> un ruolo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo, regolazione e controllo, e<br />
sulla creazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> società satellite/agenzie per la programmazione e gestione<br />
settoriale o multisettoriale.<br />
Bisogna cambiare le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> governance anche perché a Viterbo non sono stati<br />
effettivamente applicati i criteri <strong>di</strong> sistema del controllo analogo, in base a quanto previsto<br />
dalla normativa comunitaria e nazionale.<br />
Esempi<br />
Come già avvenuto in altri Comuni Italiani con l’ introduzione <strong>di</strong> un nuovo sistema <strong>di</strong><br />
governance delle partecipate, il Comune <strong>di</strong> Viterbo potrebbe costituire, in qualità <strong>di</strong> unico<br />
proprietario, una società Hol<strong>di</strong>ng Viterbo Servizi srl - gestita da un amministratore<br />
unico - come strumento per trasmettere in modo più <strong>di</strong>retto ed incisivo i propri in<strong>di</strong>rizzi<br />
sulle aziende <strong>di</strong> servizi pubblici locali <strong>di</strong> cui detiene la quota patrimoniale <strong>di</strong> controllo.<br />
Tale Hol<strong>di</strong>ng svolgerebbe alcuni dei compiti affidategli dalla proprietà, e<br />
specificamente riformando gli statuti delle società controllate, adeguandoli alle<br />
prescrizioni normative e ai conseguenti esiti giurisprudenziali in materia <strong>di</strong> “in house<br />
provi<strong>di</strong>ng”.<br />
Tale riforma statutaria è da considerare essenziale, in quanto il principio car<strong>di</strong>ne dell’in<br />
house provi<strong>di</strong>ng, cioè la possibilità formale e sostanziale <strong>di</strong> esercitare, da parte del<br />
Comune, un controllo sulle aziende analogo a quello esercitato sugli uffici comunali<br />
propriamente intesi, è requisito in<strong>di</strong>spensabile -unitamente alle concrete potenzialità<br />
<strong>di</strong> miglioramento, in termini <strong>di</strong> efficacia, efficienza ed economicità nello svolgimento<br />
dei servizi che sono il presupposto <strong>di</strong> qualsiasi esternalizzazione - per l’affidamento<br />
<strong>di</strong>retto alle aziende della gestione dei servizi stessi, così come norma l’art. 113 del D.Lgs.<br />
267/2000.<br />
Andrebbero adottate le procedure per il bilancio consolidato <strong>di</strong> gruppo e per il<br />
consolidato fiscale.<br />
Questa scelta reca un’importante valenza <strong>di</strong> carattere strutturale.<br />
Il bilancio consolidato, infatti, consente al Comune <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un quadro esaustivo<br />
e trasparente circa il complessivo andamento del gruppo <strong>di</strong> imprese controllate, sia<br />
sotto il profilo dei risultati economici d’esercizio, sia con riguardo alla <strong>di</strong>namica dello<br />
stato patrimoniale.<br />
Il consolidato fiscale invece permette <strong>di</strong> conseguire risparmi d’imposta nel malaugurato<br />
caso in cui alcune delle aziende dovessero presentare dei <strong>di</strong>savanzi.<br />
Fatto salvo il rispetto dei principi che <strong>di</strong>sciplinano la <strong>di</strong>namica dei risultati <strong>di</strong>gestione<br />
delle aziende a controllo pubblico, si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento che reca un<br />
legittimo sollievo nel verificarsi <strong>di</strong> particolari congiunture.<br />
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In generale, definire nuove misure <strong>di</strong> Corporate governance e pre<strong>di</strong>sporre un<br />
“programma <strong>di</strong> sviluppo” delle partecipate ripensando il ruolo del Comune passando da<br />
una logica <strong>di</strong> Soggetto Gestore del Servizio ad una <strong>di</strong> Soggetto Regolatore del Servizi,<br />
consentendo così alle vecchie municipalizzate dell’energia del gas dell’acqua e dell’ambiente<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare dei veri e propri soggetti industriali.<br />
Vanno altresì adottate alle misure per la riduzione dei costi della politica intervenendo<br />
anche su aspetti più generali <strong>di</strong> governance delle partecipate, allo scopo <strong>di</strong> rendere più<br />
trasparente il rapporto tra ente locale <strong>di</strong> riferimento e società.<br />
Esempio<br />
Rimodulando i compensi degli amministratori delle società partecipate, sulla base del<br />
criterio del rigore e del merito.<br />
In sostanza con la nascita della nuova figura <strong>di</strong> manager pubblico, il Comune deve<br />
perseguire gli obiettivi <strong>di</strong> una migliore qualità ed economicità dei servizi pubblici<br />
acquisendo logica ed un modus operan<strong>di</strong> manageriale e <strong>di</strong> stampo tra<strong>di</strong>zionalmente<br />
impren<strong>di</strong>toriale.<br />
L’ente locale passa così da mero “gestore” del servizio a “soggetto strategico” nella<br />
politica <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo della programmazione, dell’ottimizzazione e della razionalizzazione<br />
dei servizi.<br />
Un Comune- che è socio in più società e/o enti controllati o partecipati deve essere<br />
immaginato come una sorta <strong>di</strong> capogruppo <strong>di</strong> altri soggetti giuri<strong>di</strong>ci aventi una propria e<br />
<strong>di</strong>stinta personalità giuri<strong>di</strong>ca, così da avere un rapporto tra società capo gruppo controllante<br />
ed una pluralità <strong>di</strong> società controllate in tutto o in parte.<br />
In questa nuova veste il Comune, da un lato, deve operare delle scelte politiche sul<br />
modello organizzativo <strong>di</strong> controllo da adottare internamente all’Amministrazione e, dall’altro<br />
lato, deve pre<strong>di</strong>sporre un sistema unitario <strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> procedure atte a <strong>di</strong>sciplinare i rapporti<br />
e le relazioni tra l’Ente Pubblico e le Società controllate o partecipate.<br />
Il Comune deve creare ex novo strutture più efficienti e specialistiche quali un<br />
“<strong>di</strong>partimento” o un“ufficio partecipazioni” appositamente preposto a svolgere compiti <strong>di</strong><br />
supporto specialistico-tecnico e <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento tra l’organo <strong>di</strong> governo dell’ente locale e<br />
le società.<br />
Devolvendo a tali strutture i compiti<br />
• <strong>di</strong> controllo delle società controllate e/o partecipate;<br />
• <strong>di</strong> esame dei documenti contabili ed <strong>di</strong> analisi dei bilanci delle società<br />
• <strong>di</strong> redazione <strong>di</strong> tutti i provve<strong>di</strong>menti amministrativi del settore;<br />
ed inoltre <strong>di</strong><br />
• <strong>di</strong> monitorare la qualità dei servizi erogati come definiti nei contratti pre<strong>di</strong>sposti per<br />
ciascun SPL<br />
• <strong>di</strong> fornire un supporto tecnico-specialistico agli organi <strong>di</strong> governo del Comune<br />
• <strong>di</strong> elaborare progetti ed effettuare ricerche nei specifici settori<br />
Costruendo infine sul sito internet Comunale uno spazio de<strong>di</strong>cato a tali <strong>di</strong>partimenti che<br />
realizzi lo standard minimo <strong>di</strong> informazione agli utenti-citta<strong>di</strong>ni.<br />
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