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Progetto di città

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<strong>Progetto</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>città</strong>


Sicura<br />

pag. 48<br />

Universitaria<br />

pag. 43<br />

Solidale<br />

pag. 36<br />

In crescita<br />

pag. 52<br />

Accogliente<br />

pag. 34<br />

Smart<br />

pag. 5<br />

Viterbo<br />

<strong>città</strong> viva<br />

Spirituale<br />

pag. 32<br />

Verde<br />

pag. 8<br />

Sportiva<br />

pag. 30<br />

Connessa<br />

pag. 18<br />

Trasparente<br />

pag. 21<br />

Culturale<br />

pag. 24


introduzione<br />

Che cos’è Viterbo? Tutto. Cosa ha contato finora? Niente. Cosa chie<strong>di</strong>amo? Che il<br />

suo territorio abbia il posto che meriti a livello nazionale e internazionale. Un ruolo <strong>di</strong> primo<br />

piano. Un punto <strong>di</strong> riferimento. Per farlo, non serve un programma ma un progetto <strong>di</strong> <strong>città</strong>,<br />

una strategia, non piccole azioni puntuali. Un progetto che analizza innanzitutto le risorse<br />

economiche, umane, materiali e immateriali per raggiungere i suoi obiettivi.<br />

Cos’è una <strong>città</strong>? È chi la abita. È la qualità della vita e dei servizi, è la quantità degli<br />

stimoli e delle opportunità che la percorrono e la pervadono, è l’insieme delle idee e delle<br />

speranze che le danno un’anima, una forma. Viterbo deve riscoprire tutto questo. Per troppo<br />

tempo la nostra <strong>città</strong> non è stata una <strong>città</strong>. E ora deve tornare a essere una <strong>città</strong> vera, una<br />

<strong>città</strong> viva, un luogo da amare, da con<strong>di</strong>videre, da costruire e ricostruire. Una <strong>città</strong> dove<br />

tutte le forze entrano in sinergia e sono partecipi dei meccanismi decisionali.<br />

Questo è il nostro obiettivo. Questa è la ragione del nostro impegno. Sogniamo una<br />

<strong>città</strong> che valorizzi il suo patrimonio per produrre nuova ricchezza. Una <strong>città</strong> viva e vivace,<br />

una <strong>città</strong> creativa, una <strong>città</strong> attraente, aperta al mondo.<br />

Immaginiamo una Viterbo che <strong>di</strong>venti un salotto citta<strong>di</strong>no, che richiami capitali<br />

d’investimento per la valorizzazione artistica, culturale e ambientale, che favorisca un<br />

turismo sostenibile ed etico. Buongoverno, trasparenza, innovazione. Benessere e qualità<br />

della vita, lavoro e green economy, solidarietà e partecipazione, cultura e ricerca. Quello che<br />

presentiamo qui non è un semplice programma, un elenco <strong>di</strong> promesse buone per tutte le<br />

stagioni. È il racconto della <strong>città</strong> che sogniamo e come vorremmo trasformarlo in realtà. È un<br />

percorso da compiere nel nome della qualità e della bellezza, della vivibilità e del rispetto.<br />

Perché Viterbo non può e non deve arrendersi al declino, non può e non deve rinunciare a<br />

costruire un futuro migliore per i citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> oggi e <strong>di</strong> domani.<br />

Per raggiungere questi risultati non abbiamo preparato un elenco <strong>di</strong> cose da fare,<br />

quello che comunemente si chiama programma. Abbiamo immaginato un modello <strong>di</strong><br />

sviluppo della <strong>città</strong> proiettata verso il futuro, tenendo conto delle risorse <strong>di</strong>sponibili, delle<br />

con<strong>di</strong>zioni al contorno, delle attività da intraprendere e dei tempi necessari per realizzarle. In<br />

altre parole un progetto <strong>di</strong> <strong>città</strong>.<br />

Questo progetto dovrà poi essere gestito con rigorosità manageriale e non lasciato<br />

in mani inesperte. Per questo motivo abbiamo identificato un percorso che tenga conto <strong>di</strong><br />

tutte le <strong>di</strong>verse fasi ed elementi che vi contribuiscono, con assessori esperti e capaci <strong>di</strong><br />

trasformare in risultati concreti le varie azioni proposte. In altre parole vogliamo cambiare<br />

anche la gestione della macchina amministrativa, rendendola moderna e vicina ai migliori<br />

standard europei.<br />

Viva Viterbo!


Viterbo <strong>città</strong> smart<br />

L’Amministrazione comunale <strong>di</strong> Viterbo deve colmare il deficit <strong>di</strong> attenzione alle<br />

questioni ambientali sino a oggi espresso, ritrovando intorno a esse un modello <strong>di</strong> sviluppo<br />

virtuoso e sostenibile. Gli elementi basilari <strong>di</strong> questo nuova visione strategica si identificano<br />

nello sviluppo sostenibile, nelle <strong>città</strong> intelligenti (smart city) e nella “green economy”. Oggi<br />

la Green Economy non è più una nicchia: l’economia basata sulla sostenibilità è <strong>di</strong>ventata<br />

una sfida planetaria. In questo scenario stanno crescendo le imprese e le professionalità<br />

necessarie a gestire il cambiamento verso un’economia sostenibile.<br />

Nella Green economy, <strong>di</strong> conseguenza, l’ambiente è considerato come una risorsa<br />

da gestire con attenzione e non da sfruttare incon<strong>di</strong>zionatamente. Il rapporto tra uomo e<br />

ambiente è paritario, e l’ecosistema è preservato per proteggere la bio<strong>di</strong>versità, per produrre<br />

in modo sostenibile senza penalizzare le generazioni future, a tutela del paesaggio e per<br />

ridurre al minimo le conseguenze dell’inquinamento sulla salute dell’uomo.<br />

Nell’ottobre 2008, le Nazioni Unite, nell’intento <strong>di</strong> riprogettare la crescita economica<br />

mon<strong>di</strong>ale ispirandola a principi <strong>di</strong> sostenibilità ambientale e durabilità nel tempo, hanno<br />

lanciato il “Green New Deal”. Dopo le prime iniziative avviate già nel corso dell’attuale periodo<br />

<strong>di</strong> programmazione 2007/13, l’Unione europea intende ora fare un nuovo deciso passo in<br />

tale <strong>di</strong>rezione: la Strategia Europa 2020, varata <strong>di</strong> recente, pone l’accento su una crescita<br />

sostenibile e più verde, e <strong>di</strong>verse azioni sono mirate alla riconversione energetica, alla gestione<br />

oculata delle risorse naturali, all’utilizzo <strong>di</strong> nuove tecnologie più rispettose dell’ambiente e al<br />

rilancio dell’occupazione attraverso lavori ver<strong>di</strong>.<br />

L’Amministrazione comunale <strong>di</strong> Viterbo, partendo da tali principi, deve rilanciare<br />

l’intero territorio facendolo <strong>di</strong>ventare un modello virtuoso <strong>di</strong> sviluppo economico sostenibile<br />

su basi ecologiche.<br />

Tutte le azioni dell’Amministrazione comunale si ispireranno quin<strong>di</strong> a un modello che<br />

vuole coniugare qualità dell’ambiente ed economia, capitali naturali e servizi ecosistemici, con<br />

la prospettiva <strong>di</strong> far <strong>di</strong>venire la <strong>città</strong> <strong>di</strong> Viterbo uno dei modelli <strong>di</strong> riferimento internazionali<br />

per l’applicazione in concreto delle migliori pratiche dello sviluppo sostenibile.<br />

È ormai evidente quanto le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita in una <strong>città</strong>, piccola o grande che sia,<br />

<strong>di</strong>pendono da fattori non solo hard (infrastrutture fisiche), ma soft, ossia inerenti al capitale<br />

sociale, ambientale e culturale. Sono parametri <strong>di</strong>fficilmente misurabili con il Pil, ma che<br />

sono quoti<strong>di</strong>anamente (e a volte drammaticamente) presenti.<br />

Prendendo a prestito una parola <strong>di</strong> moda come “smart city” si vuole quin<strong>di</strong> conoscere<br />

meglio questo fenomeno, per mettere in luce quanto le amministrazioni pubbliche e i governi<br />

locali possono fare sia nella programmazione strategica, sia nella gestione delle risorse, sia<br />

nelle scelte operative per fare <strong>di</strong>ventare “più intelligenti” le nostre <strong>città</strong>.<br />

Secondo alcune recenti definizioni, una <strong>città</strong> smart è uno spazio urbano, ben <strong>di</strong>retto<br />

da una politica lungimirante, che affronta la sfida che la globalizzazione e la crisi economica<br />

pongono in termini <strong>di</strong> competitività e <strong>di</strong> sviluppo sostenibile con un’attenzione particolare<br />

alla coesione sociale, alla <strong>di</strong>ffusione e <strong>di</strong>sponibilità della conoscenza, alla creatività, alla libertà<br />

e mobilità effettivamente fruibile, alla qualità dell’ambiente naturale e culturale.<br />

Le <strong>città</strong> europee, e a maggior ragione le <strong>città</strong> italiane, in gran parte basate su una<br />

storia che affonda le sue ra<strong>di</strong>ci almeno nel Me<strong>di</strong>oevo e oltre, hanno (o dovrebbero avere) tratti<br />

5


comuni che trovano il loro fondamento nel concetto <strong>di</strong> “comunità” e che quin<strong>di</strong> implicano<br />

valori come tra<strong>di</strong>zione, inclusione, partecipazione, solidarietà.<br />

Questa declinazione urbana <strong>di</strong> quello che Rifkin ha chiamato “European dream” è<br />

adeguata a creare un ecosistema favorevole per la crescita della creatività e della attrattività<br />

complessiva della <strong>città</strong>.<br />

Il <strong>di</strong>segno oggetto del presente progetto vuole fare <strong>di</strong> Viterbo un caso virtuoso<br />

nel panorama della green economy, che unisca la necessità <strong>di</strong> creare posti <strong>di</strong> lavoro e<br />

ricchezza con l’esigenza <strong>di</strong> tutelare l’ambiente, modernizzare i servizi, avere accesso alle<br />

nuove tecnologie. Gli obiettivi attesi si possono riepilogare in un Piano <strong>di</strong> Gestione Integrata<br />

<strong>di</strong> area finalizzato a: promuovere la tutela attiva e integrata del territorio, attraverso forme<br />

<strong>di</strong> programmazione e gestione partecipata finalizzate allo sviluppo socioeconomico e alla<br />

riqualificazione ambientale e paesistica; promuovere il coor<strong>di</strong>namento e l’orientamento delle<br />

politiche settoriali in materia, qualificazione delle attività agricole, razionalizzazione dello<br />

sfruttamento economico delle risorse, sicurezza idrogeologica, promozione della fruizione,<br />

turismo e tempo libero;<br />

Gli obiettivi per una Viterbo intelligente e “green”, possono essere identificati (e misurati)<br />

lungo almeno quattro <strong>di</strong>mensioni principali:<br />

1. Economia (turismo, industria, agricoltura). Una <strong>città</strong> “smart” promuove la propria<br />

immagine turistica con una presenza intelligente sul web; virtualizza il proprio patrimonio<br />

culturale e le proprie tra<strong>di</strong>zioni e le restituisce in rete come “bene comune” per i propri<br />

citta<strong>di</strong>ni e i propri visitatori; usa tecniche avanzate per creare percorsi e “mappature”<br />

tematiche della <strong>città</strong> e per renderle facilmente fruibili; promuove un’offerta coor<strong>di</strong>nata<br />

e intelligente della propria offerta turistica in Internet; offre ai turisti un facile accesso<br />

alla rete e dei servizi online in linea con le loro esigenze.<br />

2. Mobilità. Una <strong>città</strong> “smart” è una <strong>città</strong> in cui gli spostamenti sono agevoli, che garantisce<br />

una buona <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> trasporto pubblico innovativo e sostenibile, che promuove<br />

l’uso dei mezzi a basso impatto ecologico come la bicicletta, che regolamenta l’accesso<br />

ai centri storici privilegiandone la vivibilità (aree pedonalizzate); una <strong>città</strong> smart adotta<br />

soluzioni avanzate <strong>di</strong> mobility management e <strong>di</strong> infomobilità per gestire gli spostamenti<br />

quoti<strong>di</strong>ani dei citta<strong>di</strong>ni e gli scambi con le aree limitrofe.<br />

3. Ambiente (<strong>di</strong>fesa del suolo, energia e cambiamenti climatici, rifiuti). Una <strong>città</strong> “smart”<br />

promuove uno sviluppo sostenibile che ha come para<strong>di</strong>gmi la riduzione dell’ammontare<br />

dei rifiuti, la <strong>di</strong>fferenziazione della loro raccolta, la loro valorizzazione economica; la<br />

riduzione drastica delle emissioni <strong>di</strong> gas serra tramite la limitazione del traffico privato,<br />

l’ottimizzazione delle emissioni industriali, la razionalizzazione dell’e<strong>di</strong>lizia così da<br />

abbattere l’impatto del riscaldamento e della climatizzazione; la razionalizzazione<br />

dell’illuminazione pubblica; la promozione, protezione e gestione del verde urbano; lo<br />

sviluppo urbanistico basato sul “risparmio <strong>di</strong> suolo”, la sua <strong>di</strong>fesa, la bonifica delle aree<br />

<strong>di</strong>smesse.<br />

4. Società (formazione/educazione ambientale, tutela della salute, servizi ai citta<strong>di</strong>ni,<br />

cultura). Una <strong>città</strong> “smart” è un luogo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento continuo che promuove percorsi<br />

formativi profilati sulle necessità <strong>di</strong> ciascuno; una <strong>città</strong> smart offre un ambiente adeguato<br />

alla creatività e la promuove incentivando le innovazioni e le sperimentazioni nell’arte,<br />

nella cultura, nello spettacolo; si percepisce e si rappresenta come un laboratorio <strong>di</strong><br />

nuove idee; privilegia la costruzione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> reti non gerarchica, ma inclusiva, in<br />

cui i vari portatori <strong>di</strong> interesse e le loro comunità possano avere citta<strong>di</strong>nanza e voce;<br />

sviluppa alleanze con le università, ma anche con le agenzie formative informali; dà<br />

spazio alla libera conoscenza e privilegia tutte le forme in cui il sapere è libero e <strong>di</strong>ffuso.<br />

6


Agli assi <strong>di</strong> cui sopra si possono poi aggiungere la capacità <strong>di</strong> innovazione del<br />

capitale umano e la capacità <strong>di</strong> governance della comunità locale. In conclusione, gli assi<br />

sono basati - rispettivamente - su teorie <strong>di</strong> competitività regionale, trasporti, economia<br />

Ict, risorse naturali, qualità della vita, capitale umano e sociale, partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni<br />

nel governo della <strong>città</strong>. Una <strong>città</strong> può quin<strong>di</strong> essere definita come ‘intelligente’, quando<br />

gli investimenti in capitale umano e sociale, e infrastrutture <strong>di</strong> comunicazione tra<strong>di</strong>zionali<br />

(trasporto) e moderne (Ict) alimentano uno sviluppo economico sostenibile e un’alta<br />

qualità della vita, con una saggia gestione delle risorse naturali, attraverso una governance<br />

partecipativa.<br />

Una <strong>città</strong> “smart” ha quin<strong>di</strong> una visione strategica del proprio sviluppo e sa definire<br />

in base a questa scelte le linee <strong>di</strong> azione; considera centrale la manutenzione del suo<br />

patrimonio immobiliare e la sua efficiente gestione e usa tecnologie avanzate per questo<br />

obiettivo; fonda la propria crescita sul rispetto della sua storia e della sua identità e privilegia<br />

in questo senso il riuso e la valorizzazione dell’esistente, in un rinnovamento che si basa<br />

sulla conservazione; nel suo sviluppo fisico crea le con<strong>di</strong>zioni per promuovere la coesione e<br />

l’inclusione sociale ed elimina le barriere che ne impe<strong>di</strong>scono la sua completa accessibilità<br />

per tutti i citta<strong>di</strong>ni.<br />

In questo contesto <strong>di</strong>viene essenziale il rapporto con la comunità scientifica che<br />

opera sull’innovazione tecnologica a supporto della Pubblica Amministrazione. L’Università<br />

della Tuscia si prefigura quin<strong>di</strong> come lo strumento principale <strong>di</strong> conoscenza del territorio e <strong>di</strong><br />

innovazione <strong>di</strong> questo, in una sinergia benefica dove la scienza e gli stakeholders della società<br />

civile si integrano in un modello complessivo <strong>di</strong> gestione a vantaggio dell’intera comunità<br />

viterbese.<br />

Da tali obiettivi generali <strong>di</strong>scendono una serie <strong>di</strong> interventi specifici, <strong>di</strong> cui alle pagine<br />

che seguono.<br />

L’azione <strong>di</strong> Governo dell’Amministrazione comunale <strong>di</strong> Viterbo, verificate le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> bilancio, dovrà poi incidere e investire nelle politiche <strong>di</strong> sviluppo del territorio.<br />

Queste ultime si inseriscono, come prima accennato, in un Piano <strong>di</strong> gestione ambientale<br />

integrata, il quale rappresenta l’unica vera cabina <strong>di</strong> regia dello sviluppo socio-economico del<br />

territorio e che, nell’attuale situazione economica internazionale, possa incidere positivamente<br />

nei meccanismi <strong>di</strong> crescita impren<strong>di</strong>toriale e occupazionale, salvaguardando la qualità della<br />

vita e dell’ambiente dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Il punto <strong>di</strong> forza del Piano è quello <strong>di</strong> proporre degli interventi volti alla<br />

sostenibilità in una visione integrata <strong>di</strong> area. In questo contesto il Piano rappresenta un<br />

progetto esportabile in altri territori che vogliono puntare sulla visione integrata <strong>di</strong> area e<br />

farne un punto car<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> successo per lo sviluppo sostenibile territoriale. Il piano rappresenta<br />

quin<strong>di</strong> un percorso con<strong>di</strong>viso <strong>di</strong> investimento nella valorizzazione delle risorse ambientali e<br />

culturali intese come opportunità <strong>di</strong> sviluppo della realtà economica e soprattutto sociale.<br />

La realizzazione del piano rappresenta in questa visione l’innesto che, mosso dalla passione<br />

per il territorio dell’intera comunità e delle amministrazioni locali, promuove progettualità e<br />

propone occasioni <strong>di</strong> occupazione per la popolazione in concomitanza con la valorizzazione<br />

e tutela delle risorse locali.<br />

7


Viterbo <strong>città</strong> verde<br />

Viva Viterbo si vuole presentare ai citta<strong>di</strong>ni ponendo fra le priorità l’obiettivo <strong>di</strong><br />

imprimere un deciso e profondo mutamento alle politiche per lo sviluppo del territorio.<br />

Sviluppo inteso nell’unica accezione possibile, e cioè quella della sostenibilità e del rispetto<br />

delle generazioni attuali e future.<br />

Si tratta in pratica <strong>di</strong> un nuovo percorso che vuole porre l’ambiente al centro della<br />

crescita, con un modello <strong>di</strong> sviluppo virtuoso e sostenibile. Come precedentemente detto,<br />

gli elementi basilari <strong>di</strong> questo nuova visione strategica si identificano in un modello <strong>di</strong> <strong>città</strong><br />

tecnologiche e interconnesse (<strong>città</strong> intelligenti o smart city) le quali, attraverso gli strumenti<br />

della “green economy”, innescano una nuova economia nel pieno rispetto delle con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali attuali e future e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> qualità della vita dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

La Green Economy sta <strong>di</strong>venendo, infatti, il motore il nuovo modello <strong>di</strong> sviluppo<br />

mon<strong>di</strong>ale che sta già costringendo ad una terza rivoluzione industriale, come riportato da<br />

molti economisti, tra cui Jeremi Rifkin. In questo scenario stanno nascendo aziende, imprese<br />

e professionalità in grado <strong>di</strong> gestire il cambiamento verso un’economia più sostenibile. Non è<br />

uncaso che il recente rapporto <strong>di</strong> Legambiente sui comuni rinnovabili cita che, in un momento<br />

<strong>di</strong> crisi occupazionale come l’attuale, il settore delle energie rinnovabili potrebbe arrivare, nel<br />

2020, a creare 250 mila posti <strong>di</strong> lavoro, più altri 600 mila nei settori collegati e nell’indotto.<br />

Nella Green economy, <strong>di</strong> conseguenza, l’ambiente è considerato come una risorsa<br />

da gestire con attenzione e non da sfruttare incon<strong>di</strong>zionatamente. Il rapporto tra uomo e<br />

ambiente è paritario, e l’ecosistema è preservato per proteggere la bio<strong>di</strong>versità, per produrre<br />

in modo sostenibile senza penalizzare le generazioni future, a tutela del paesaggio e per<br />

ridurre al minimo le conseguenze dell’inquinamento sulla salute dell’uomo.<br />

Tutte le azioni <strong>di</strong> Viva Viterbo si ispirano quin<strong>di</strong> a un modello che vuole coniugare<br />

qualità dell’ambiente ed economia, capitali naturali e servizi ecosistemici, con la prospettiva<br />

<strong>di</strong> far <strong>di</strong>venire la <strong>città</strong> <strong>di</strong> Viterbo uno dei modelli <strong>di</strong> riferimento internazionali per l’applicazione<br />

in concreto delle migliori pratiche in favore <strong>di</strong> uno sviluppo sostenibile.<br />

La sfida che ci si pone è quin<strong>di</strong> quella <strong>di</strong> sviluppare un modello <strong>di</strong> <strong>città</strong> tecnologica<br />

e interconnessa, ma anche sostenibile, confortevole, attrattiva, sicura, in una sola parola<br />

“intelligente”:.<br />

Alcuni dati<br />

La base <strong>di</strong> partenza non è purtroppo semplice. A Viterbo, secondo i dati <strong>di</strong>sponibili sul<br />

sito dell’ISTAT per il periodo 1999-2010, comparando i vari capoluoghi <strong>di</strong> provincia<br />

italiani, si evidenzia tra l’altro:<br />

una <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> verde urbano pari a 13,8 mq/abitante, a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a<br />

nazionale <strong>di</strong> oltre 66, togliendo i picchi <strong>di</strong> eccellenza <strong>di</strong> Pisa, Matera, ecc.<br />

un consumo <strong>di</strong> acqua potabile pari a circa 85,1 metri cubi/abitante a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a<br />

nazionale compresa tra 50 e 60, peraltro interessata da fenomeni <strong>di</strong> arsenificazione;<br />

un consumo annuo <strong>di</strong> energia elettrica <strong>di</strong> circa 1200 Kwh a persona, superiore <strong>di</strong> oltre<br />

il 10% alla me<strong>di</strong>a nazionale;<br />

8


una raccolta <strong>di</strong>fferenziata, su base provinciale al 14,1% con una me<strong>di</strong>a nazionali intorno<br />

al 40% (Annuario ISPRA 2012);<br />

41,6 Km <strong>di</strong> trasporti pubblici urbani a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a nazionale <strong>di</strong> 160, sui<br />

capoluoghi <strong>di</strong> provincia;<br />

1,51 autobus ogni 1000 abitanti, pari a meno della metà della me<strong>di</strong>a dei capoluoghi <strong>di</strong><br />

provincia nazionali;<br />

750 auto ogni 1000 abitanti a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a dei capoluoghi <strong>di</strong> provincia nazionali<br />

<strong>di</strong> circa 620.<br />

In altre parole poco verde urbano, scarsa raccolta <strong>di</strong>fferenziata, assenza <strong>di</strong> riciclo,<br />

carenza <strong>di</strong> mobilità pubblica, il più alto tasso <strong>di</strong> auto private per abitante d’Italia.<br />

Non è messo meglio il settore impren<strong>di</strong>toriale che evidenzia (dati ISTAT) nel periodo<br />

1999-2010:<br />

la presenza <strong>di</strong> oltre 6000 aziende, sensibilmente inferiore alla me<strong>di</strong>a dei capoluoghi <strong>di</strong><br />

provincia nazionali; tali aziende si concentrano quasi esclusivamente sui servizi (80%)<br />

e solo il 20% nell’industria.<br />

il 57% circa delle aziende sono costituite da 1 <strong>di</strong>pendente, mentre sommate a quelle<br />

fino a 9 <strong>di</strong>pendenti si raggiunge l’86% del sistema industriale citta<strong>di</strong>no.<br />

Traducendo, aziende piccole, quasi esclusivamente nel settore dei servizi, con<br />

pochi <strong>di</strong>pendenti. Negativi poi i risultati <strong>di</strong> performance <strong>di</strong> molte aziende negli ultimi<br />

anni, anche in seguito alla negatività congiunturale in atto. Basta citare, (Camera <strong>di</strong><br />

Commercio, nel rapporto POLOS 2011, presentato nel Maggio 2012), nel settore delle<br />

imprese artigiane della provincia (2011 rispetto al 2010), una riduzione della produzione<br />

del 16,2%, del fatturato del 14,1% degli occupati del 5,4% e del portafoglio or<strong>di</strong>ni del 15,7%.<br />

Tali valori sono più gravi del 30% rispetto alle imprese non artigiane, evidenziando la<br />

necessità <strong>di</strong> un forte intervento in questo settore.<br />

L’Osservatorio Economico Provinciale della Camera <strong>di</strong> Commercio, nel rapporto<br />

POLOS 2011, presentato nel maggio 2012 cita inoltre, tra le molte informazioni:<br />

In<strong>di</strong>ce d’internazionalizzazione turistica della provincia <strong>di</strong> Viterbo all’84 posto con<br />

16,9% dei turisti stranieri; ITALIA si hanno invece il 44,3% <strong>di</strong> turisti stranieri.<br />

Un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> permanenza (presenza(arrivi) pari a 4,9 contro una me<strong>di</strong>a nazionale <strong>di</strong><br />

3,8.<br />

Sono comunque presenti 107 esercizi ricettivi a fronte <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a dei capoluoghi <strong>di</strong><br />

provincia nazionali pari a 188 circa (Dati ISTAT).<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista economico, sempre secondo L’Osservatorio economico provinciale<br />

della Camera <strong>di</strong> Commercio si ha:<br />

Il Prodotto Interno Lordo, ovvero il valore complessivo dei beni e dei servizi finali<br />

prodotti all’interno del territorio in un determinato intervallo <strong>di</strong> tempo, evidenzia, per il<br />

periodo 2008-2011, ai prezzi correnti e per la provincia <strong>di</strong> Viterbo, una crescita inferiore<br />

al dato regionale +0,9%, ma che si posiziona terza a livello regionale dopo le province<br />

<strong>di</strong> Frosinone e Roma, mentre le province <strong>di</strong> Rieti e Latina segnano un andamento<br />

negativo;<br />

9


la provincia <strong>di</strong> Viterbo, si pone in 69-esima posizione tra le province per ricchezza per<br />

abitante. In particolare, nel 2010, posta la me<strong>di</strong>a nazionale del Pil pro capite pari a 100,<br />

il Prodotto per abitante è pari a 86,6, evidenziando una flessione rispetto al 2007 del<br />

-2,6%, la peggiore del Lazio. Il più basso red<strong>di</strong>to procapite della regione Lazio, pari a<br />

poco oltre 22.000 € per persona.<br />

L’Ambiente, la sostenibilità nella gestione delle risorse territoriali, la valorizzazione e<br />

l’ampliamento degli spazi ver<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, l’utilizzo dell’energia nel rispetto della sostenibilità<br />

ambientale, la corretta gestione dei rifiuti, anche a favore del decoro urbano e della salute dei<br />

residenti e dei turisti, devono essere considerati beni imprescin<strong>di</strong>bili e centrali per la comunità<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Viterbo.<br />

Viva Viterbo si assume il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere il patrimonio ambientale e territoriale<br />

della <strong>città</strong>, e delle terre <strong>di</strong> pertinenza, per assicurare, alle presenti e future generazioni, la<br />

preservazione delle tante risorse che a oggi hanno vissuto scelte svilenti e speculative.<br />

Consumo zero, nessuno sfruttamento ulteriore <strong>di</strong> terreni fertili, parchi, aree ver<strong>di</strong>.<br />

Bisognerà costruire meglio gli spazi urbani, con stretti vincoli per la nuova e<strong>di</strong>lizia, esteticamente<br />

integrata a un modello che valorizzi la <strong>città</strong>, anche attraverso una progettazione artistica e<br />

futuristica, e che non prescinda dalla sostenibilità energetica ambientale. Ma si dovrà anche<br />

procedere alla imme<strong>di</strong>ata riqualificazione del già e<strong>di</strong>ficato, per rendere il tessuto urbano più<br />

coerente, più “vivibile”. Sono queste le linee da seguire per innescare un “circolo virtuoso” che<br />

renda la nostra <strong>città</strong> più verde, più bella, più accogliente.<br />

AgricolturA sostenibile<br />

Viva Viterbo vuole proporre un nuovo modello agricolo basato sulla de-carbonizzazione<br />

dei processi produttivi e la valorizzazione delle produzioni locali <strong>di</strong> qualità fornendo ai<br />

coltivatori un accesso <strong>di</strong>retto al mercato per i loro prodotti ed un red<strong>di</strong>to decoroso. Quanto<br />

sopra deve avvenire attraverso un’organizzazione gestionale della filiera corta e cortissima e<br />

del chilometro zero.<br />

Secondo questo principio, lo sviluppo rurale necessita un nuovo coinvolgimento della<br />

forza lavoro del Paese. Vengono in<strong>di</strong>viduati nuovi modelli <strong>di</strong> comunità, <strong>di</strong> gruppi consortili,<br />

cooperative per una vicinanza della filiera a livello sociale, territoriale e <strong>di</strong> indotto economico.<br />

Infine, deve essere perseguito un modello <strong>di</strong> valorizzazione, anche con uno specifico<br />

marchio, che sostenga la qualità enogastronomica dei prodotti, identificando nuovi mercati<br />

a livello nazionale ed internazionale. Tali azioni dovranno essere possibilmente integrate a<br />

livello comprensoriale/provinciale.<br />

Alcune proposte<br />

• Agricoltura sostenibile, con lo sviluppo <strong>di</strong> una filiera vitivinicola sostenibile e una<br />

filiera agroalimentare corta dei prodotti tipici locali.<br />

• In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> assistenza allo sviluppo <strong>di</strong> produzioni agroalimentari<br />

biologiche.<br />

• Sviluppo <strong>di</strong> una “Community consumer”, con il pagamento anticipato, da parte delle<br />

famiglie su base volontaria, dei prodotti agli agricoltori i quali si impegnano a fornire<br />

prodotti a Km 0 per l’intero anno agricolo.<br />

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• Creazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> orti urbani, con l’istituzione del premio annuale al “miglior<br />

orto della <strong>città</strong>” e l’inserimento <strong>di</strong> queste “perle” viterbesi nel circuito turistico, a<br />

partire da quello scolastico: gli orti possono <strong>di</strong>ventare per Viterbo quel che i “patios”<br />

fioriti sono per le <strong>città</strong> dell’Andalusia, ovvero un’attrazione nazionale e internazionale,<br />

oltre che un arricchimento estetico e culturale per la <strong>città</strong><br />

QuAlità dell’AcQuA<br />

Il Comune deve garantire acqua pulita, costantemente controllata, <strong>di</strong>stribuita a costi<br />

accettabili. Il controllo deve essere accurato sia con riferimento alle acque superficiali che<br />

a quelle <strong>di</strong> falda. Premesso che esistono già Enti preposti a tale tipo <strong>di</strong> attività (ASL, ARPA,<br />

Provincia), è importante che il monitoraggio sia continuo, pressoché giornaliero, e che i dati<br />

da essi raccolti vengano registrati negli archivi degli enti stessi, ma allo stesso tempo (tempo<br />

reale) inseriti in un database unico gestito dal Comune che ne garantisca l’accesso online<br />

a tutti i citta<strong>di</strong>ni sul sito web del Comune. Alcuni totem o <strong>di</strong>splay con detti valori saranno<br />

collocati anche in alcuni punti strategici della <strong>città</strong>.<br />

Al <strong>di</strong> là del monitoraggio, è in<strong>di</strong>spensabile la depurazione e il riciclo delle acque<br />

reflue citta<strong>di</strong>ne. Ciò è oggi possibile con meto<strong>di</strong> ecocompatibili basati sull’impiego delle<br />

piante (fitodepurazione), settore in cui l’università possiede notevoli competenze. L’acqua<br />

così depurata (e recuperata) può essere stoccata e utilizzata per il lavaggio delle strade e<br />

l’abbattimento delle polveri durante i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> ari<strong>di</strong>tà estiva, per il lavaggio degli automezzi,<br />

per l’alimentazione <strong>di</strong> fontane ornamentali. Ma vi è <strong>di</strong> più: l’adozione <strong>di</strong> apposite tecnologie<br />

oggi <strong>di</strong>sponibili sul mercato potrebbe consentire <strong>di</strong> utilizzare le acque reflue urbane per la<br />

produzione <strong>di</strong> una piccola quota <strong>di</strong> energia elettrica.<br />

Ma la buona qualità delle acque <strong>di</strong>pende anche dal controllo dell’inquinamento<br />

delle stesse. A tale scopo, andrà vietato su tutto il territorio comunale l’uso dei <strong>di</strong>serbanti,<br />

particolarmente nocivi per la salute umana e quasi sempre cancerogeni, che penetrano in<br />

profon<strong>di</strong>tà nel suolo raggiungendo anche le falde.<br />

Arsenico<br />

Emergenza arsenico, i viterbesi già pagano 3 milioni e mezzo <strong>di</strong> euro ogni anno. Per<br />

non parlare dei commercianti obbligati a istallare dearsenificatori che tra qualche mese non<br />

serviranno più a nulla.<br />

Il calcolo è semplice, le persone che abitano a Viterbo sono circa 60mila. Calcolando<br />

per <strong>di</strong>fetto che ogni giorno consumiamo una bottiglia d’acqua minerale ogni 3 persone,<br />

spendendo – sempre per <strong>di</strong>fetto – almeno 50 centesimi al giorno, ciò significa che a Viterbo<br />

i citta<strong>di</strong>ni spendono quoti<strong>di</strong>anamente 10mila euro a causa dell’arsenico nelle acque che<br />

avrebbero dovuto essere potabili. Un calcolo che alla fine dell’anno porta la cifra spesa a<br />

superare i 3 milioni e mezzo <strong>di</strong> euro. Tenuto poi conto che l’emergenza rappresenta un dato<br />

<strong>di</strong> fatto all’or<strong>di</strong>ne del giorno da quasi due anni, la spesa sale allora a 7 milioni. Milioni <strong>di</strong> euro<br />

tolti dalle tasche dei citta<strong>di</strong>ni. Senza contare il danno d’immagine che sta subendo la <strong>città</strong>.<br />

Una <strong>città</strong> in cui sentiamo spesso <strong>di</strong>re dall’amministrazione che non ci sono sol<strong>di</strong> e che le cose<br />

non si possono fare. E lo abbiamo sentito <strong>di</strong>re anche in merito all’arsenico, ben sapendo che<br />

saremmo finiti nella situazione in cui ci troviamo.<br />

11


Alcune proposte<br />

• completamento <strong>di</strong> tutti i dearsenificatori entro e non oltre il 2013;<br />

• sviluppo, in collaborazione con l’Università degli Stu<strong>di</strong> della Tuscia, <strong>di</strong> soluzioni<br />

<strong>di</strong> lungo periodo che risolvano a costi contenuti e definitivamente il problema<br />

dell’arsenico (ad esempio miscelazione delle acque)<br />

ViVibilità del territorio<br />

La nuova amministrazione favorirà progetti che garantiscano la vivibilità e la salubrità<br />

della vita dei citta<strong>di</strong>ni, attraverso scelte virtuose quali la pedonalità, la ciclabilità, la creazione<br />

<strong>di</strong> nuove zone a traffico limitato, la riorganizzazione dei trasporti pubblici, l’istituzione <strong>di</strong><br />

un servizio <strong>di</strong> bike-sharing, il sostegno all’acquisto <strong>di</strong> auto e bici elettriche, e soprattutto la<br />

realizzazione <strong>di</strong> parchi urbani e aree ver<strong>di</strong> che permettano a tutti una concezione della <strong>città</strong><br />

come luogo della comunità, dell’incontro e della con<strong>di</strong>visione responsabile degli spazi urbani,<br />

ponendo sempre al centro la qualità della vita dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Alcune proposte<br />

• Risistemazione dei giar<strong>di</strong>ni della <strong>città</strong>, con servizi e spazi attrezzati per i bambini e la<br />

copertura wi-fi gratuita.<br />

• Facilitazioni per il riadattamento e l’apertura alla visione pubblica degli ingressi<br />

monumentali dei palazzi del centro storico.<br />

• Identificazione <strong>di</strong> due percorsi turistici cultural-ambientali: la Via del verde e la Via<br />

dell’acqua (ve<strong>di</strong> “Viterbo <strong>città</strong> della cultura”).<br />

Esempi<br />

- Creazione del Giar<strong>di</strong>no dei Viterbesi. In sinergia con la Facoltà <strong>di</strong> Agraria, in<strong>di</strong>viduazione<br />

<strong>di</strong> spazi all’interno del Parco Comunale da dare in gestione all’Università per creare corsi<br />

gratuiti <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>naggio per la citta<strong>di</strong>nanza tenuti da professori e studenti universitari e<br />

creazione <strong>di</strong> un orto <strong>di</strong>dattico.<br />

- Manutenzione dei giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Porta della Verità. Si tratta <strong>di</strong> uno spazio pubblico <strong>di</strong> cui<br />

usufruiscono tantissime persone ogni giorno. Il progetto mira alla riqualificazione dello<br />

spazio mettendo in sinergia un comitato <strong>di</strong> mamme <strong>di</strong> quartiere, una fattoria <strong>di</strong>dattica<br />

che si occupa <strong>di</strong> agricoltura sociale, e un gruppo <strong>di</strong> ragazzi con la sindrome <strong>di</strong> Down<br />

che non riescono a rientrare (per motivi <strong>di</strong> budget) negli altri progetti finanziati dalla<br />

Asl. Lo scopo è non solo la riqualificazione dello spazio, ma anche la creazione <strong>di</strong> un<br />

senso <strong>di</strong> responsabilità e coinvolgimento da parte delle famiglie che usufruiscono <strong>di</strong><br />

quello che è, a tutti gli effetti, uno “spazio <strong>di</strong> quartiere”.<br />

energiA<br />

Una <strong>città</strong> è ecosostenibile se la sua qualità ambientale assicura il benessere del<br />

citta<strong>di</strong>no. E viceversa: se la sua qualità ambientale assicura il benessere del citta<strong>di</strong>no una<br />

<strong>città</strong> è ecosostenibile.<br />

12


È vitale per la nostra <strong>città</strong>, come anche più in generale per il nostro paese, determinare<br />

una rivoluzione in campo energetico. Per garantire ai nostri figli un futuro vivibile, è necessaria<br />

la scelta cosciente <strong>di</strong> ogni singolo citta<strong>di</strong>no a operare, anche personalmente, a favore della<br />

riqualificazione energetica <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici e singole unità abitative.<br />

La delega fino a oggi affidata esclusivamente ai gran<strong>di</strong> poli energetici industriali per<br />

la produzione <strong>di</strong> energia, rinnovabile e fossile, non può determinare un cambio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione<br />

efficace all’abbattimento delle emissioni inquinanti. La lotta al cambiamento climatico deve<br />

partire in primo luogo dalle <strong>città</strong>, e anche da Viterbo. Noi tutti dobbiamo lavorare per rendere<br />

realizzabili i nostri sogni <strong>di</strong> risparmio ed efficienza energetica e <strong>di</strong> autoproduzione <strong>di</strong> energia<br />

e calore per singola unità energivora.<br />

Alcune proposte<br />

• Avviare una politica normativa ed economica che favorisca un contributo concreto<br />

all’alloggiamento <strong>di</strong> pannelli fotovoltaici, pompe <strong>di</strong> calore, coppi e tegole<br />

fotovoltaiche, film sottili solari, sui tetti delle unità civili e industriali, e anche,<br />

attraverso la creazione <strong>di</strong> pensiline, sui molti parcheggi. Case passive, a emissioni<br />

tendenziali zero (nearly zero-energy buil<strong>di</strong>ng, come impongono le <strong>di</strong>rettive<br />

europee nel 2019 per gli e<strong>di</strong>fici pubblici e nel 2021 per quelli privati), e<strong>di</strong>fici capaci <strong>di</strong><br />

autoprodurre energia (con mini impianti fotovoltaici e <strong>di</strong> cogenerazione, geotermici<br />

<strong>di</strong> superficie), in particolare nella realizzazione <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> housing sociale<br />

(modello <strong>di</strong> quartiere).<br />

• Chiamare a operare nel nostro territorio gli stakeholder industriali e commerciali,<br />

con il lavoro <strong>di</strong> un innovativo Sportello Energia, promosso congiuntamente con<br />

le eccellenze tecnico-scientifiche locali e nazionali sugli standard <strong>di</strong> precauzione<br />

nell’analisi dei costi-benefici e nella scelta dei migliori impianti, creando<br />

contestualmente un Tavolo permanente per l’innovazione tecnologica, e favorendo<br />

la formazione e le nuove specializzazioni (progettisti, impiantisti, manutentori) nel<br />

settore delle Fer (Fonti energie rinnovabili) e del Re (Risparmio energetico): questi<br />

impegni concreti saranno atti poi a produrre relazioni finalizzate a un coerente e<br />

innovativo Piano Energetico Comunale.<br />

• Monitorare e intercettare le fonti <strong>di</strong> finanziamento relative allo sviluppo sostenibile:<br />

dal conto energia, ai nuovi decreti previsti sul solare termico e risparmio energetico,<br />

agli eventuali finanziamenti della Comunità Europea; tramite progetti anche congiunti<br />

con la Provincia <strong>di</strong> Viterbo e con la Regione Lazio.<br />

• Sostenere i Gruppi <strong>di</strong> acquisto <strong>di</strong> moduli fotovoltaici, tegole e coppi fotovoltaici, filmpittura<br />

sottile solare, destinate alle superfici morte quali i tetti urbani ed extraurbani,<br />

secondo il criterio <strong>di</strong> autoproduzione e ottimizzazione dell’energia per singolo sito<br />

energivoro, e l’utilizzo della tecnologia Led per la riduzione dei consumi elettrici<br />

dell’illuminazione pubblica, impegno ad arginare sprechi e sperperi <strong>di</strong> risorse<br />

economiche ed energetiche negli e<strong>di</strong>fici pubblici, ottimizzando i modelli <strong>di</strong> utilizzo.<br />

• Introdurre l’obiettivo della Classe A nei nuovi e<strong>di</strong>fici, ove siano assenti superfici<br />

riqualificabili, e criteri premianti per la promozione della riqualificazione energetica<br />

in tutti gli interventi, favorendo opere <strong>di</strong> manutenzione straor<strong>di</strong>naria, rinnovamento<br />

impiantistico, restauro e ricostruzione degli e<strong>di</strong>fici esistenti.<br />

• Lavorare seriamente e fin da subito a una semplificazione delle procedure e dei<br />

regolamenti per l’e<strong>di</strong>lizia sostenibile soprattutto nelle aree già e<strong>di</strong>ficate, quale volano<br />

dell’economia locale.<br />

• Regolare e stabilizzare la tensione <strong>di</strong> alimentazione delle lampade, riducendo quin<strong>di</strong><br />

13


l’assorbimento <strong>di</strong> energia e il relativo consumo: è possibile raggiungere percentuali <strong>di</strong><br />

risparmio sull’energia attiva che variano tipicamente da valori minimi del 25% fino a<br />

oltre il 50%. Tre anni a costo attuale <strong>di</strong> investimento e poi il risparmio è permanente.<br />

• Avviare la produzione <strong>di</strong> biocarburanti dal recupero dei residui agricoli e degli<br />

scarti della raccolta <strong>di</strong>fferenziata.<br />

• Procedere alla <strong>di</strong>agnosi energetica degli immobili comunali e ottimizzazione dei<br />

consumi.<br />

• Effettuare il “carbon footprint” delle attività della Pubblica amministrazione.<br />

• Ripensare e rendere più efficiente la gestione della rete GAS.<br />

• Favorire l’uso del fotovoltaico, del mini eolico e del solare termico “senza spese”,<br />

con il 50% dell’energia prodotta che resta al proprietario e 50% + incentivo a ESCO,<br />

seguendo l’esempio virtuoso della Regione Toscana.<br />

• Richiedere i certificati bianchi per interventi <strong>di</strong> efficienza energetica.<br />

• Realizzare una App per segnalare anche gli sprechi: luci accese in pieno giorno e luci<br />

accese <strong>di</strong> notte degli uffici pubblici.<br />

• Realizzare una mappatura au<strong>di</strong>ovisiva notturna delle singole vie, in modo da<br />

stu<strong>di</strong>are gli interventi <strong>di</strong> ottimizzazione e risparmio delle luci (in base ai criteri<br />

dell’illuminotecnica moderna). Oltre a riprogettare l’intero impianto con luci a led<br />

(con risparmi importanti sulla bolletta comunale, che arrivano anche al 30-50%,<br />

da finanziare con meccanismi quali il project financing), sarebbe utile innovare con<br />

<strong>di</strong>spositivi urbani domotici (crepuscolari, temporizzazione, accensione delle vie<br />

secondarie poco trafficate solo tramite sensori <strong>di</strong> movimento, illuminazione a intensità<br />

variabile, dove possibile, in base alla luminosità del cielo notturno).<br />

• Gli stessi nuovi lampioni potrebbero essere multiuso veicolando alimentazione per<br />

telecamere <strong>di</strong> sorveglianza e antenne wifi: tutto ciò sarà “normalità” tra 20/40 anni,<br />

ma teniamo conto che tutto è già realizzabile con le tecnologie attuali che producono<br />

anche risparmi <strong>di</strong> spesa futura.<br />

rifiuti<br />

Da quanto è dato osservare per strada e dai commenti dei citta<strong>di</strong>ni attraverso i<br />

vari strumenti <strong>di</strong> comunicazione (lettere ai giornali, blog, petizioni pubbliche, passaparola),<br />

è evidente che la principale richiesta che la popolazione viterbese fa al futuro sindaco è<br />

(innanzitutto) una <strong>città</strong> pulita, fisicamente ma anche moralmente.<br />

La sporcizia, il degrado <strong>di</strong> ampie zone della <strong>città</strong>, le strade sconnesse, il patrimonio<br />

abbandonato. Criticità che si possono risolvere ricorrendo a una sola ricetta: qualità.<br />

Qualità dell’ambiente urbano, qualità del territorio, dell’acqua, dell’aria e del suolo, qualità<br />

dell’amministrazione e delle decisioni.<br />

La gestione dei rifiuti è sempre più, per le amministrazioni locali, fonte <strong>di</strong> problemi.<br />

E invece dobbiamo lavorare per trasformare il problema in una risorsa, invertendo la rotta <strong>di</strong><br />

politiche sbagliate e dannose. Per un’appropriata e moderna gestione delle risorse riutilizzabili<br />

e riciclabili, così come per la lavorazione dei residui alimentari, è opportuno infatti ispirarsi a<br />

modelli vincenti già applicati, seppur ancora marginalmente, sia a livello nazionale sia a livello<br />

internazionale, in un’ottica <strong>di</strong> valorizzazione economica del rifiuto.<br />

È anacronistico riproporre modelli <strong>di</strong> trattamento obsoleti e dannosi quali gli<br />

14


inceneritori e i termovalorizzatori, e altri <strong>di</strong> cui ancora non si conoscono gli impatti sull’ambiente<br />

e sulla salute (il biogas industriale, ottenuto in modalità anaerobica, ad esempio).<br />

Per agire in modo da trasformare ciò che fino a oggi è stato proposto come un<br />

problema in una effettiva risorsa, dobbiamo cambiare il sistema stesso <strong>di</strong> concezione della<br />

spazzatura.<br />

Analizzando la gestione pregressa, sia nel sistema <strong>di</strong> raccolta, sia nella totale assenza<br />

<strong>di</strong> progettazione a lungo termine, sia nella carenza <strong>di</strong> contatto con i sistemi industriali <strong>di</strong><br />

lavorazione dei residuali, volto a un beneficio economico concreto per la <strong>città</strong> e la sua<br />

popolazione, dobbiamo prendere atto del lavoro che ci attende. Un mutamento che parta<br />

da una maggiore partecipazione <strong>di</strong> ogni singolo citta<strong>di</strong>no, nel corretto conferimento,<br />

che passi per una gestione trasparente delle risorse economiche e umane destinate a<br />

questo tipo <strong>di</strong> criticità, che percorra la necessaria strada dell’interfaccia con le strutture<br />

<strong>di</strong> acquisto delle materie prime riutilizzabili, e che necessariamente stu<strong>di</strong>, parallelamente,<br />

un modello <strong>di</strong> riduzione dei materiali inquinanti non riutilizzabili.<br />

Alcune proposte<br />

• Diffondere la raccolta “porta a porta”, che permette <strong>di</strong> recuperare gran<strong>di</strong> quantità<br />

<strong>di</strong> rifiuti, i quali invece <strong>di</strong> finire in <strong>di</strong>scarica alimenteranno l’economia sotto forma <strong>di</strong><br />

materie prime.<br />

• Diffondere la raccolta <strong>di</strong>fferenziata nell’intero territorio comunale e favorirne lo<br />

sviluppo industriale dei prodotti: è vitale raccogliere sempre <strong>di</strong> più in modo separato<br />

per favorire scelte etiche che sposino l’economia ambientale e monetaria.<br />

• Collegare la raccolta dei rifiuti riciclabili ad un rimborso in relazione alla quantità<br />

presentata e per gli in<strong>di</strong>fferenziati una tassa proporzionata alla quantità prodotta.<br />

• Mettere in funzione nell’intera zona, in aree industriali già realizzate, e spesso sottoutilizzate,<br />

i Distretti Industriali del Recupero e del Riuso (DIR).<br />

• Istituire gli “Atelier del riciclo”.<br />

• Impegnarsi affinché nel nostro comprensorio siano favoriti benefici fiscali per<br />

incentivare le imprese a realizzare interventi nella filiera dei rifiuti, con la creazione <strong>di</strong><br />

posti <strong>di</strong> lavoro per i giovani sia nelle catene lavorative <strong>di</strong>rette sia nella rielaborazione<br />

artistico-produttiva delle materie;<br />

• Realizzare una App per segnalare anomalie nella raccolta dei rifiuti, altresì favorire il<br />

ritiro on-demand per particolari tipologie <strong>di</strong> rifiuti (es. ingombranti, potature e sfalci<br />

dei giar<strong>di</strong>ni).<br />

15


lo sViluppo sostenibile del pArco<br />

dell’Arcionello<br />

e progrAmmi integrAti<br />

Lo strumento del Programma integrato fa parte <strong>di</strong> quella serie <strong>di</strong> strumenti flessibili che<br />

rientrano nella <strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “urbanistica contrattata”, aventi come obiettivo la riqualificazione<br />

sostenibile <strong>di</strong> parti della <strong>città</strong> degradate o prive <strong>di</strong> servizi. Il tutto me<strong>di</strong>ante l’accordo tra<br />

pubblico e privato per programmi e<strong>di</strong>lizi, in cui il privato in cambio <strong>di</strong> cubatura o destinazioni<br />

d’uso alternative si fa carico della realizzazione <strong>di</strong> sevizi o volumi, da cedere gratuitamente al<br />

pubblico, in maniera <strong>di</strong> fungere da catalizzatore <strong>di</strong> sviluppo per la zona interessata.<br />

Lo sviluppo sostenibile <strong>di</strong> tutta la Valle dell’Arcionello si pone come una prima<br />

inversione <strong>di</strong> tendenza per l’uso del territorio con un progetto <strong>di</strong> recupero, <strong>di</strong> riqualificazione<br />

e <strong>di</strong> crescita che lascia in dotazione alla comunità un parco concreto e vivibile, prima pietra<br />

<strong>di</strong> quel sistema <strong>di</strong> parchi urbani <strong>di</strong> cui Viterbo deve necessariamente dotarsi.<br />

Il programma integrato<br />

Il programma integrato del Pian <strong>di</strong> Cecciole e del Fosso Luparo, si estende su un area <strong>di</strong><br />

24 ettari che partendo da Via Genova risale il corso del fiume Urcionio fino ad arrivare<br />

al canalone del Fosso Luparo, posto alle pen<strong>di</strong>ci della Palanzana. Il consiglio Comunale<br />

ha approvato il progetto che prevede la possibilità e<strong>di</strong>ficatoria sul Pian <strong>di</strong> Cecciole per<br />

115.000 metri cubi <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia residenziale, convenzionando con i privati proponenti la<br />

cessione gratuita <strong>di</strong> 19 ettari <strong>di</strong> terreno (la cava Anselmi e l’intero Fosso Luparo), dei<br />

15.000 metri cubi del volume della segheria, l’apertura all’uso pubblico <strong>di</strong> 3,5 ettari <strong>di</strong><br />

verde nell’area <strong>di</strong> Via Genova e la realizzazione <strong>di</strong> opere pubbliche per un valore <strong>di</strong> tre<br />

milioni <strong>di</strong> euro.<br />

Essendo le aree in oggetto inserite nel Parco dell’Arcionello, tranne quelle su Pian <strong>di</strong><br />

Cecciole, questo programma integrato può essere considerato un volano per la realizzazione<br />

del Parco stesso. Considerando che oggi tutte le aree comprese nel perimetro del parco sono<br />

private e non accessibili, la cessione della Cava Anselmi e del Fosso Luparo consentirebbe <strong>di</strong><br />

avere una vasta area aperta alla fruizione <strong>di</strong> tutti. I volumi della segheria permetterebbero<br />

inoltre <strong>di</strong> realizzare la porta del Parco con spazi de<strong>di</strong>cati anche all’Università per laboratori<br />

<strong>di</strong> ricerca. Inoltre le opere pubbliche da realizzare completerebbero la dotazione <strong>di</strong> servizi<br />

dell’area con effetto <strong>di</strong> rivitalizzazione dell’insieme.<br />

Per questo motivo è necessario che Piano integrato e Parco viaggino con lo stesso<br />

passo per effettuare uno sviluppo sostenibile della zona con un saldo positivo (in servizi)<br />

per la comunità.<br />

Il Piano <strong>di</strong> assetto del Parco elaborato dalla Provincia (ente gestore del parco) va in<br />

questo senso: avendo posto limiti volumetrici e qualitativi ben precisi per le costruzioni ai<br />

confini del parco. Di fatto fa sì che la volumetria assentita dal comune si riduca fino a circa<br />

70.000 metri cubi, caratterizzata da e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> nuova generazione dotati <strong>di</strong> energie rinnovabili,<br />

con materiali ecosostenibili per avere e<strong>di</strong>fici a impatto zero. Anche con e<strong>di</strong>fici che possano<br />

funzionare da laboratorio <strong>di</strong> ricerca quali quelli con le pareti ver<strong>di</strong>.<br />

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<strong>di</strong>ritti degli AnimAli<br />

Qualità dell’ambiente in cui viviamo significa anche maggiore attenzione ai <strong>di</strong>ritti degli<br />

animali.<br />

Ogni animale ha infatti dei <strong>di</strong>ritti, coloro che non lo riconoscono continuano a portare<br />

l’uomo a commettere veri e propri crimini, perché il rispetto degli animali da parte degli<br />

uomini è legato al rispetto degli uomini tra loro.<br />

In questi anni le esigenze legate alla tutela dei <strong>di</strong>ritti degli animali sono gravate tutte sulle<br />

spalle <strong>di</strong> associazioni <strong>di</strong> volontariato o <strong>di</strong> privati citta<strong>di</strong>ni, essendosi limitata l’amministrazione<br />

a ban<strong>di</strong>re appalti al ribasso per ospitare i cani nelle strutture comunali o convenzionate, il<br />

tutto “sulla pelle” degli animali stessi.<br />

Una amministrazione pubblica come quella <strong>di</strong> Viterbo non può “lasciare soli” le migliaia <strong>di</strong><br />

volontari che ogni giorno lavorano “per gli animali”, essa deve infatti lavorare e impegnarsi<br />

affinché vengano realizzate le con<strong>di</strong>zioni che garantiscano il benessere degli animali e la<br />

convivenza tra essi e tutti i citta<strong>di</strong>ni, anche attraverso un opera <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e supporto<br />

delle tante realtà <strong>di</strong> volontariato che operano sul territorio in questo campo.<br />

Alcune proposte<br />

• Costituzione <strong>di</strong> una Autorità in<strong>di</strong>pendente Garante per i <strong>di</strong>ritti degli animali presso il<br />

Comune <strong>di</strong> Viterbo.<br />

• sensibilizzazione della citta<strong>di</strong>nanza verso gli animali, e riconoscimento del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

famiglia per il cane e gli animali d’affezione, che esiste ma non è applicato da troppe<br />

amministrazioni pubbliche e/o private;<br />

• monitoraggio su tutta la filiera del randagismo, dalla A.S.L. ai canili, alla<br />

amministrazione comunale, fino al privato che in ultimo sarà colui che adotta il cane;<br />

• monitoraggio e controllo del rispetto delle leggi che regolamentano le sterilizzazioni<br />

e che obbligano le A.S.L. a praticare negli animali da compagnia nel momento<br />

in cui entrano in canile la castrazione nei maschi (asportazione dei testicoli) e la<br />

ovariectomia nelle femmine;<br />

• interventi anche strutturali all’interno dei canili Comunali finalizzati a renderli idonei e<br />

rispettosi <strong>di</strong> tutta la normativa in materia;<br />

• realizzazione nei canili comunali ,dove ancora non esiste, <strong>di</strong> aree per sgambamento e<br />

socializzazione, così come previsto dalla legge;<br />

• costituzione nelle <strong>città</strong> <strong>di</strong> Viterbo della figura del “cane <strong>di</strong> quartiere”;<br />

• costruzione nella <strong>città</strong> <strong>di</strong> Viterbo <strong>di</strong> “dog aree” anche <strong>di</strong> quartiere dove tutti i citta<strong>di</strong>ni<br />

possono recarsi per permettere la socializzazione dei loro amici animali;<br />

• implementazione delle misure per il libero ingresso nei locali <strong>di</strong> cani ed animali <strong>di</strong><br />

affezione al seguito del padrone e con le dotazioni <strong>di</strong> legge, e inter<strong>di</strong>zione ad essi solo<br />

in aree e zone con apposta delibera del sindaco con relativa motivazione;<br />

• maggiori controlli e monitoraggi anche attraverso l’ausilio della Polizia Locale sugli<br />

allevamenti <strong>di</strong> animali tutti, su quelli intensivi che producono, con il metodo della<br />

costrizione alla immobilità e sul rispetto da parte <strong>di</strong> essi <strong>di</strong> tutta la normativa in<br />

materia <strong>di</strong> tutela degli animali, tutela sanitaria ed ambientale ecc.<br />

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Viterbo <strong>città</strong> connessa<br />

Una <strong>città</strong> chiusa, impaurita. Una <strong>città</strong> sempre troppo lontana, troppo <strong>di</strong>stante dai<br />

flussi della crescita globale, dal turismo nazionale e internazionale, dalle tendenze culturali<br />

italiane e mon<strong>di</strong>ali. Insomma, Viterbo appare oggi imprigionata in se stessa. Ecco perché, per<br />

renderla <strong>di</strong> nuovo una <strong>città</strong> “viva”, è necessario invertire la tendenza e “rompere il blocco”.<br />

Viterbo deve rimettersi in circolazione, deve tornare a essere un luogo “connesso”.<br />

Dentro e fuori.<br />

Una <strong>città</strong> connessa ha un sistema <strong>di</strong> trasporto urbano efficiente, rapido, puntuale.<br />

Prendere un autobus non può più essere una scommessa, un caso fortunato. Una <strong>città</strong> che<br />

funziona è una <strong>città</strong> che permette ai suoi abitanti <strong>di</strong> spostarsi in maniera veloce da un punto<br />

all’altro dello spazio urbano. Per questo proponiamo <strong>di</strong> rivedere completamente la rete dei<br />

mezzi pubblici, razionalizzando le linee e la frequenza delle corse, integrando le <strong>di</strong>verse reti<br />

<strong>di</strong> trasporto, aumentando le stazioni dei taxi (al Sacrario e a Porta Romana). E, soprattutto,<br />

puntando su una mobilità sostenibile: autobus elettrici, più piccoli, con maggiori passaggi,<br />

con minori costi e minore inquinamento per la <strong>città</strong>.<br />

Una <strong>città</strong> connessa ha vie <strong>di</strong> collegamento con le gran<strong>di</strong> arterie e con le gran<strong>di</strong> <strong>città</strong><br />

(Roma in primis) degne <strong>di</strong> questo nome.<br />

Una <strong>città</strong> connessa investe in wi-fi e banda larga, perché oltre alle infrastrutture<br />

materiali la “terza rivoluzione industriale” ci impone <strong>di</strong> investire in quelle immateriali, per<br />

camminare al passo della storia.<br />

Alcune proposte<br />

• Il rafforzamento del TPL (Trasporto Pubblico Locale). Una <strong>città</strong> smart garantisce<br />

lo snellimento della mobilità urbana. Elaborazione e sperimentazione <strong>di</strong> una<br />

organizzazione dei percorsi circolare/ra<strong>di</strong>ali che consenta un uso costante e<br />

sistematico <strong>di</strong> ciascun punto/fermata in<strong>di</strong>viduato, de<strong>di</strong>cando la dovuta attenzione al<br />

trasporto scolastico, anche in ragione della sua funzione sociale <strong>di</strong> ausilio alla famiglia.<br />

• Un nuovo e moderno piano del traffico. Viterbo ha bisogno <strong>di</strong> un nuovo e moderno<br />

Piano del Traffico capace <strong>di</strong> armonizzare il rapporto tra centro citta<strong>di</strong>no e periferie,<br />

rendendolo razionale e non più soltanto funzionale alle esigenze dei gran<strong>di</strong> centri <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione.<br />

• Una <strong>città</strong> che si muove meglio inquina <strong>di</strong> meno. Per questo Viva Viterbo vuole<br />

implementare l’uso della mobilità alternativa da parte dei citta<strong>di</strong>ni. Vogliamo una <strong>città</strong><br />

migliore per i ciclisti, con la realizzazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> Sentieri Ver<strong>di</strong> che si <strong>di</strong>ramino<br />

all’interno del territorio citta<strong>di</strong>no e <strong>di</strong> una pista ciclabile attorno alle mura (con corsia<br />

de<strong>di</strong>cata anche ai motorini elettrici a due ruote).<br />

• Vogliamo una <strong>città</strong> migliore per i pedoni, con il miglioramento del sistema <strong>di</strong><br />

marciapie<strong>di</strong> e spazi riservati nel centro storico; e migliore per i nostri bambini e<br />

ragazzi, con la salvaguar<strong>di</strong>a dal traffico delle uscite <strong>di</strong> scuole e licei.<br />

• Vogliamo una <strong>città</strong> migliore anche per gli automobilisti, con la gestione<br />

automatizzata dei parcheggi, anche lungo le strade, e la revisione e l’implementazione<br />

18


della cartellonistica nei varchi <strong>di</strong> accesso alla <strong>città</strong>, oggi confusa o inesistente.<br />

• Vogliamo una <strong>città</strong> aperta: occorre accelerare il completamento della Trasversale<br />

nord da Viterbo a Civitavecchia e migliorare i collegamenti ferroviari da e verso Roma<br />

con tempi <strong>di</strong> percorrenza più rapi<strong>di</strong> e una migliore qualità della vita per studenti e<br />

lavoratori pendolari.<br />

• Vogliamo una <strong>città</strong> in cui si possa “navigare”: l’accesso alla Rete è un bene comune<br />

e per questo si dovranno implementare gli spazi coperti dal wi-fi, a partire dagli spazi<br />

ver<strong>di</strong>, che saranno così ancora più “vivibili”.<br />

• Per i quartieri periferici, e con particolare riguardo al Quartiere S. Barbara (in<br />

relazione alla sua entità e <strong>di</strong>mensione) vogliamo interventi <strong>di</strong> rifacimento dei manti<br />

stradali, la progettazione <strong>di</strong> piste ciclabili e pedonali e il rifacimento della segnaletica<br />

<strong>di</strong> sosta e transito. Così come collegamenti migliori con il centro storico della <strong>città</strong>.<br />

Esempio<br />

Proponiamo la realizzazione <strong>di</strong> Ban<strong>di</strong> d’idee per viabilità e interconnessioni aperti<br />

alle realtà associative e del mondo della cooperazione per migliorare la qualità <strong>di</strong><br />

spazi pubblici centrali che dovranno favorire l’integrazione funzionale ed estetica delle<br />

varie componenti per un miglioramento complessivo dell’area. Ban<strong>di</strong> <strong>di</strong> idee, anche<br />

in collaborazione con le imprese costruttrici e avvalendosi dei Piani Integrati, che<br />

dovranno avere come protagonisti giovani architetti.<br />

connettere AmministrAzione e territori<br />

Partendo dalla constatazione che l’abolizione delle circoscrizioni <strong>di</strong> decentramento<br />

ha relegato gli ex comuni in uno stato <strong>di</strong> accentuato isolamento politico, sociale, culturale<br />

economico, e amministrativo, e constatato che il sistema <strong>di</strong> un semplice delegato non è<br />

funzionale e in grado <strong>di</strong> rispondere alle esigenze <strong>di</strong> intere collettività, oggi più che mai si<br />

rende urgente proporre un nuovo modello amministrativo che consenta una parziale<br />

autonomia e un decentramento effettivo <strong>di</strong> servizi e risorse.<br />

La costituzione del municipio (consentito dall’art. 16 del testo unico 267/2000 per<br />

i comuni nati da fusione <strong>di</strong> più comuni) rappresenterebbe quale organo <strong>di</strong> decentramento<br />

amministrativo e finanziario grazie all’autonomia funzionale e alla gestione <strong>di</strong>retta dei servizi<br />

<strong>di</strong> base, la soluzione in grado <strong>di</strong> rispondere in modo efficiente ed efficace alle necessità del<br />

nostro territorio nel pieno rispetto delle esigenze <strong>di</strong> contenimento dei costi degli apparati<br />

amministrativi .<br />

Non è anacronistico, infatti in un periodo <strong>di</strong> tagli e riduzione della spesa pubblica,<br />

parlare <strong>di</strong> istituzione dei Municipi, perché quelli che abbiamo in mente sono a costo zero, così<br />

come previsto dal decreto Monti del <strong>di</strong>cembre del 2011.<br />

Ecco le caratteristiche dei nuovi municipi<br />

proposti da Viva Viterbo:<br />

• Cariche elettive solo onorifiche<br />

• Personale necessario all’espletamento dei servizi reperito da quello già in forza al<br />

Comune, <strong>di</strong>slocandolo tra uffici centrali <strong>di</strong> Viterbo e quelli periferici delle frazioni nelle<br />

se<strong>di</strong> già attrezzate delle ex circoscrizioni<br />

19


• Risorse finanziarie derivanti non da un aumento <strong>di</strong> spesa ma da una ripartizione delle<br />

attuali entrate comunali sud<strong>di</strong>vise tra Comune e Municipi in base a criteri oggettivi, che<br />

tengano conto del territorio e della popolazione ivi residente e ovviamente sulla base<br />

dei servizi gestiti.<br />

Solo un reale e concreto decentramento <strong>di</strong> risorse umane materiali e finanziarie, come<br />

quello descritto, consentirebbe da un lato una maggiore attuazione dei principi democratici e<br />

dall’altro porterebbe alla risoluzione <strong>di</strong> molti dei problemi prioritari degli ex comuni da troppo<br />

tempo irrisolti garantendo, inoltre, un pari standard qualitativo dei servizi su tutto il territorio<br />

comunale.<br />

20


Viterbo <strong>città</strong> trasparente<br />

Per governare bene una <strong>città</strong> le proposte non bastano. E non basta nemmeno<br />

realizzarle. Bisogna rendere i citta<strong>di</strong>ni partecipi e protagonisti dell’attività <strong>di</strong> gestione della<br />

loro comunità. L’amministrazione non può più essere per pochi eletti. Il Comune è <strong>di</strong> tutti, il<br />

Comune siamo noi. Ed è proprio dalla collaborazione quoti<strong>di</strong>ana tra citta<strong>di</strong>ni e amministratori,<br />

più che con le ricette calate dall’alto e imposte, che si possono trovare le giuste risposte ai<br />

problemi della quoti<strong>di</strong>anità. Ma la partecipazione non è uno slogan: è una pratica seria e<br />

costante che richiede un serio investimento in trasparenza. Tutti gli atti dell’amministrazione<br />

devono essere a <strong>di</strong>sposizione dei citta<strong>di</strong>ni, i quali devono essere capaci <strong>di</strong> monitorare, minuto<br />

per minuto, quello che avviene nel Palazzo.<br />

Alcune proposte<br />

• Realizzare un portale web che permetta ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> segnalare <strong>di</strong>sfunzioni ed<br />

esigenze in ogni punto della <strong>città</strong>, con la possibilità poi <strong>di</strong> verificare costantemente la<br />

risposta dell’amministrazione<br />

• Realizzare totem informativi sulla situazione della <strong>città</strong> (qualità dell’aria e dell’acqua,<br />

or<strong>di</strong>nanze, delibere ecc.) <strong>di</strong>stribuiti sul territorio urbano.<br />

• Istituzione dell’Ufficio Piccoli Problemi (UPP), un servizio che permetta al citta<strong>di</strong>no<br />

<strong>di</strong> segnalare e risolvere tutte quelle piccole criticità che vengono solitamente<br />

trascurate dall’amministrazione proprio perché non abbastanza “evidenti”.<br />

• Istituzione dell’anagrafe degli eletti<br />

trAspArenzA AmministrAtiVA<br />

Il ruolo degli enti pubblici nella prevenzione e nel contrasto della corruzione e delle<br />

mafie è fondamentale.<br />

Le pubbliche amministrazioni attuano le previsioni normative europee e del<br />

Parlamento nazionale, forniscono servizi a citta<strong>di</strong>ni e imprese, costituiscono gli apparati<br />

organizzativi attraverso i quali amministrare e governare le comunità, sono gli agenti della<br />

spesa pubblica e i gestori delle entrate pubbliche.<br />

In particolare, gli enti territoriali rappresentano il fronte più avanzato delle pubbliche<br />

amministrazioni italiane.<br />

I servizi alle persone e alle imprese sono ambiti <strong>di</strong> competenza primaria per Comuni<br />

e Provincie, così come sono impegnati in prima linea nella realizzazione <strong>di</strong> opere e lavori<br />

pubblici, soprattutto il Comune che è l’istituzione più prossima ma non sempre quella più<br />

accessibile, soprattutto nel caso <strong>di</strong> <strong>città</strong> me<strong>di</strong>e come Viterbo.<br />

In tale ambito legalità e trasparenza sono due valori fondamentali.<br />

L’idea che la trasparenza e la legalità costituiscono fattori strategici nella possibilità<br />

<strong>di</strong> affermare solide politiche <strong>di</strong> sviluppo, richiede un coerente sforzo, da parte <strong>di</strong> tutti gli attori<br />

21


perché tale proposizione trovi risorse e idee, per realizzarsi in azioni concrete.<br />

Il tema del “fare” per un’amministrazione locale è centrale.<br />

Affermare e consolidare una cultura della responsabilità e della trasparenza significa<br />

governare realmente e amministrare bene.<br />

Amministrare significa rispondere con i fatti alle esigenze legittime e fare fronte<br />

rispetto ai tentativi <strong>di</strong> infiltrazione e <strong>di</strong> corruzione.<br />

Le buone pratiche degli enti territoriali sono tante e il loro valore sta nella concretezza<br />

<strong>di</strong> azioni amministrative.<br />

Alcune proposte<br />

• Fare sempre confronti e regolare gli appalti sottosoglia: l’ente locale deve sempre<br />

dare la possibilità ad ogni operatore economico <strong>di</strong> presentare la propria offerta e<br />

<strong>di</strong> vederla valutata. Nei pochi casi esclusi (settori specifici ad affidamento <strong>di</strong>retto)<br />

servono accor<strong>di</strong> quadro con le associazioni, una interpretazione seria dei casi e una<br />

valutazione <strong>di</strong> qualità rigorosa.<br />

• Dove non previsto, i regolamenti, i ban<strong>di</strong> e i capitolati devono <strong>di</strong>sincentivare quanto<br />

più possibile la scelta al massimo ribasso, valorizzando invece gli aspetti qualitativi<br />

delle offerte. Meccanismo idoneo a contrastare il fenomeno dei cd. “centri <strong>di</strong><br />

interesse” o del collegamento sostanziale tra imprese.<br />

• Regolare gli appalti sottosoglia aiuta le imprese sane e allontana i pericoli <strong>di</strong><br />

infiltrazione. La Stazione Unica Appaltante regionale è una buona opportunità e<br />

un ulteriore segnale <strong>di</strong> trasparenza in una materia tanto delicata quanto soggetta ai<br />

pericoli <strong>di</strong> infiltrazioni quale quella degli appalti.<br />

• Acquisti online, Consip e Mercato Elettronico: le fasi e il processo <strong>di</strong> acquisto <strong>di</strong> beni<br />

e servizi online avviene attraverso tutte le risorse e potenzialità messe a <strong>di</strong>sposizione<br />

dai linguaggi informatici, a partire dalle forniture d’ufficio e dai servizi finanziari anche<br />

attraverso gli strumenti messi a <strong>di</strong>sposizione dal Ministero dell’Economia e delle<br />

Finanze per una migliore razionalizzazione degli acquisti online degli Enti Pubblici,<br />

attraverso la CONSIP, è il Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione (per<br />

gli acquisti inferiori alla soglia comunitaria) che garantisce trasparenza, efficacia ed<br />

economicità delle procedure <strong>di</strong> acquisto <strong>di</strong> beni e servizi.<br />

• Il sistema degli osservatori: l’osservatorio è utile sia al mercato pubblico che al<br />

mercato privato. A questo proposito si propone <strong>di</strong> creare una banca dati degli appalti<br />

pubblici che contenga sia i dati relativi alle gare sia i provve<strong>di</strong>menti autorizzatori<br />

comunali nei confronti dei privati.<br />

• Prevedere l’elaborazione <strong>di</strong> un Co<strong>di</strong>ce Etico degli appalti, per una attenta <strong>di</strong>ffusione<br />

alla cultura della legalità.<br />

• È fondamentale una maggiore collaborazione tra l’autorità amministrativa e l’autorità<br />

giu<strong>di</strong>ziaria, per il monitoraggio delle violazioni e per la prevenzione delle infiltrazioni.<br />

Disincentivare i sub-appalti e varianti in corso d’opera che generano per<strong>di</strong>te e<br />

problemi all’ente, sia in termini economici sia <strong>di</strong> tempo.<br />

• Lavorare sui tempi e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pagamento, la velocità nei pagamenti delle<br />

pubbliche amministrazioni fa muovere correttamente il mercato e toglie spazio<br />

all’interme<strong>di</strong>azione criminale per ottenerli.<br />

• Concentrare le funzioni <strong>di</strong> spesa per affari generali e semplificare le procedure: il<br />

22


primato delle misure organizzative su quelle normative.<br />

• Gestione utile del patrimonio degli enti: non basta la <strong>di</strong>ligenza del buon padre<br />

<strong>di</strong> famiglia. Tranne il patrimonio essenziale, quello storico artistico e proprietà<br />

strategiche per lo sviluppo economico, <strong>di</strong>smettere il resto, con procedure pubbliche<br />

o con mandati a vendere, senza sconti e facilitazioni, con accertamenti <strong>di</strong> valore<br />

oggettivi e aggiornati.<br />

• Un bilancio comprensibile: su spese e bilanci degli enti locali ci sono i controlli<br />

della Ragioneria Generale e della Corte dei Conti. Ma sarebbe efficace anche il<br />

monitoraggio da parte <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a e opinione pubblica, visto che si parla <strong>di</strong> denaro<br />

pubblico; come avviene con gli investitori per le società quotate in Borsa ad esempio<br />

dove i sol<strong>di</strong> tuttavia sono privati.<br />

Perché questo avvenga, però, una amministrazione locale deve fornire un ren<strong>di</strong>conto<br />

trasparente, comprensibile e tempestivo della gestione. Per fare questo bisogna prevedere<br />

un’informativa contabile degli enti locali destinata al pubblico. spesso le terminologie<br />

giuri<strong>di</strong>che utilizzate sono incomprensibili (si pensi a voci come avanzo vincolato”, “residui<br />

passivi impegnati”, “economie <strong>di</strong> mutuo”, il cui significato sfugge ai più). A fianco della<br />

contabilità pubblica, ogni anno verrà pubblicato un chiaro ren<strong>di</strong>conto finanziario con l’elenco<br />

<strong>di</strong> tutti gli introiti incassati, per categoria (oneri <strong>di</strong> urbanizzazione, ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> servizi, Imu,<br />

Tarsu, multe, affitti, trasferimenti correnti dallo Stato...) e dall’altra, sud<strong>di</strong>vise per assessorato,<br />

le uscite correnti per cassa (costo del personale, delle prestazioni e dei servizi, gli acquisti<br />

dei beni <strong>di</strong> consumo...). Vanno inoltre pubblicati gli esborsi effettivamente effettuati per i<br />

beni <strong>di</strong> investimento. D ultimo, tutte le operazioni finanziarie: accensione <strong>di</strong> prestiti, ven<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> attività, trasferimenti in conto capitale, <strong>di</strong>viden<strong>di</strong> incassati, utilizzi <strong>di</strong> sal<strong>di</strong> presso il Tesoro,<br />

plus e minus da derivati...<br />

Lo stesso per le aziende e gli enti controllati dal Comune.<br />

I dati, per cassa, sono già tutti <strong>di</strong>sponibili: basta renderli comprensibili e <strong>di</strong>ffonderli<br />

con tempestività.<br />

Infine, per valutare la posizione finanziaria del Comune, inclusi i soggetti controllati<br />

va fatto un elenco <strong>di</strong> tutti i beni mobili e immobili, nonché i debiti e gli impegni, compresi i<br />

derivati.<br />

Esempio<br />

L’Open municipio è una piattaforma web che usa i dati politico-amministrativi ufficiali<br />

del comune per offrire alla citta<strong>di</strong>nanza servizi <strong>di</strong> informazione, monitoraggio e<br />

partecipazione attiva alla vita della propria <strong>città</strong>. Le informazioni sulle attività <strong>di</strong> sindaco,<br />

giunta e consiglio sono aggiornate in tempo reale e i citta<strong>di</strong>ni possono partecipare ai<br />

lavori, documentandosi e interagendo con gli strumenti <strong>di</strong> relazione del sito e con i<br />

me<strong>di</strong>a sociali <strong>di</strong> internet. Così, sapere cosa accade nel proprio comune e seguirne con<br />

tempestività le iniziative e gli sviluppi, <strong>di</strong>venta qualcosa <strong>di</strong> semplice, imme<strong>di</strong>ato e alla<br />

portata <strong>di</strong> tutti.<br />

Il citta<strong>di</strong>no, dopo aver votato ed eletto un proprio can<strong>di</strong>dato ha la possibilità <strong>di</strong> sapere<br />

cosa vota, cosa propone e come partecipa alle attività delle istituzioni. Attraverso<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> un significativo numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori e un continuo e costante aggiornamento<br />

<strong>di</strong> dati e statistiche un tale strumento informatico consente una lettura neutrale e<br />

oggettiva dei risultati generati dalla gestione amministrativa.<br />

23


Viterbo <strong>città</strong> della cultura<br />

L’obiettivo non è quello <strong>di</strong> riempire la calza della befana con una serie infinita<br />

<strong>di</strong> caramelle prese a caso. Per continuare con una metafora festiva: è come un albero <strong>di</strong><br />

Natale ben fatto, serve un progetto, non si può prendere tutto lo scatolone degli ornamenti e<br />

metterli su a casaccio tanto perché ci stanno ancora dei rametti liberi. Se vogliamo raccontare<br />

una storia, la nostra storia, e progettare il nostro futuro dobbiamo anche essere capaci <strong>di</strong><br />

immaginarne insieme la trama e continuare a percorrere il sentiero che ci siamo prefissati.<br />

Bisogna dare un senso e far crescere le realtà già presenti e attive sul territorio ma, questa<br />

è la novità, con la ferma volontà da parte <strong>di</strong> tutti <strong>di</strong> partecipare a un progetto comune:<br />

la rinascita <strong>di</strong> una <strong>città</strong> che avviene attraverso la sua cultura e le sue ra<strong>di</strong>ci, una rinascita da<br />

progettare e immaginare tutti insieme, ciascuno secondo le proprie capacità.<br />

Alcune proposte<br />

• Convocazione imme<strong>di</strong>ata degli Stati Generali della Cultura, cui saranno invitate tutte<br />

le Associazioni culturali e i gruppi operanti sul territorio. Obiettivo: un censimento<br />

informale delle stesse e l’ascolto delle esigenze raccolte dai vari partecipanti nell’ambito<br />

dei loro campi operativi, per stilare insieme una politica comune <strong>di</strong> intervento culturale<br />

sulla <strong>città</strong><br />

• Censimento imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> tutti gli spazi Comunali liberi per affidarli in comodato<br />

gratuito alle Associazioni, o a gruppi <strong>di</strong> Associazioni, che ne faranno richiesta, con<br />

l’obbligo vincolante da parte <strong>di</strong> chi si farà carico <strong>di</strong> tali spazi <strong>di</strong> allestire una libera offerta<br />

culturale costituita da mostre, spettacoli, performance e laboratori. L’affidamento <strong>di</strong> tali<br />

spazi sarà subor<strong>di</strong>nato alla presentazione <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> massima che illustri nello<br />

specifico l’uso che si vorrà farne e, sempre in linea <strong>di</strong> massima, del numero <strong>di</strong> serate/ore<br />

<strong>di</strong> laboratorio che si intendono offrire.<br />

• Creazione <strong>di</strong> uno spazio dove istituire una “Casa Comune della Cultura”. Una “Casa”, da<br />

in<strong>di</strong>viduarsi nei quartieri periferici, dove chiunque ne faccia richiesta possa usufruirne<br />

per prove musicali, spettacoli, assemblee...<br />

• Rilancio culturale e turistico dei municipi: realizzazione e organizzazione <strong>di</strong> eventi<br />

culturali in tutte le frazioni del territorio comunale.<br />

• Mettere insieme un pool per accedere ai finanziamenti UE per il restauro <strong>di</strong> una<br />

vecchia realtà industriale, ristrutturazione della stessa sul modello del Teatro In<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> Roma, affidandola in gestione alle associazioni, creando un terzo polo culturale e<br />

teatrale alternativo a Unione e Genio che sia la sede delle iniziative amatoriali e locali.<br />

• Affidare la gestione del Teatro Unione a una Fondazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato<br />

svincolandone la programmazione dalle competenze comunali.<br />

Esempi<br />

1. Festival Barocco: d’intesa con la Provincia, lavorare affinché la rassegna venga spostata<br />

a Ferento nei mesi estivi. In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>rettore artistico che rilanci la rassegna<br />

me<strong>di</strong>ante la produzione <strong>di</strong> opere barocche in coproduzione con festival internazionali<br />

e nazionali. In<strong>di</strong>viduare una sinergia con l’Archivio <strong>di</strong> Stato per la realizzazione in prima<br />

24


esecuzione assoluta <strong>di</strong> opere e componimenti raccolti nell’archivio<br />

2. Prevedere forti incentivi in modo da attrarre investitori privati per la creazione <strong>di</strong> una<br />

Multisala <strong>di</strong>ffusa in tutto il centro storico a partire dagli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> proprietà comunale<br />

come la Sala Gatti e il Teatro del Genio. In estate, rassegna cinematografica nei quartieri<br />

periferici, considerando anche l’eventualità <strong>di</strong> inaugurare una monografica sui film con<br />

Viterbo e la sua Provincia come ambientazione, per sottolineare il legame tra il nostro<br />

territorio e l’industria cinematografica.<br />

3. Viterbo narra: Festival primaverile del teatro <strong>di</strong> narrazione (fiabe, tra<strong>di</strong>zioni, eccetera…)<br />

con spettacoli per adulti e per bambini realizzati in massima parte dalle compagnie<br />

teatrali <strong>di</strong> Viterbo e della Provincia.<br />

4. Museo a cielo aperto: attingendo al materiale museale, rendere la <strong>città</strong> e i paesi del<br />

territorio un autentico museo vivente dove, passeggiando, si possono visitare i nostri<br />

capolavori (possibilmente restituiti alla loro sede naturale o posizionati in maniera<br />

culturalmente logica).<br />

5. Scuola musicale comunale: lavorare per la creazione <strong>di</strong> una Banda comunale (e, in<br />

seconda battuta, <strong>di</strong> un’orchestra). Lavorare per agevolare il passaggio a fondazione <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritto privato entro il periodo <strong>di</strong> mandato.<br />

6. Settembre viterbese: la manifestazione verrà accorciata nei tempi e <strong>di</strong>venterà<br />

preparazione e seguito del suo clou: la Macchina <strong>di</strong> Santa Rosa. L’obiettivo è quello <strong>di</strong><br />

attirare turismo raccontando la storia della nostra <strong>città</strong> e delle nostre tra<strong>di</strong>zioni (rassegne<br />

<strong>di</strong> teatro e musica me<strong>di</strong>evale, teatro <strong>di</strong> strada, sacre rappresentazioni, oratori, musica,<br />

pittura) inventando ogni anno un “tema” portante cui ci si dovrà attenere.<br />

7. San Pellegrino in Fiore: integrare la parte “me<strong>di</strong>evale” della manifestazione, aprendo<br />

taverne, offrendo degustazioni, inserendo spettacoli <strong>di</strong> strada che narrino la nostra storia<br />

e offrendo uno spaccato <strong>di</strong> vita me<strong>di</strong>evale del quartiere.<br />

8. Settimana dei monumenti: una settimana in cui sia possibile visitare tutti i monumenti <strong>di</strong><br />

Viterbo e delle sue frazioni che generalmente sono chiusi al pubblico o <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile visibilità,<br />

appoggiandosi al volontariato locale per il servizio <strong>di</strong> sorveglianza.<br />

9. Nelle strade del centro storico, affiancare delle targhe che spieghino il perché della<br />

toponomastica per raccontare a turisti e viterbesi la nostra storia.<br />

10. Gli angeli della cultura: coinvolgere i giovani, gli anziani o i volontari <strong>di</strong> ogni età nella<br />

collaborazione, nel servizio d’or<strong>di</strong>ne, nell’allestimento delle iniziative promosse Rilascio<br />

in collaborazione con le scuole e l’Università ai giovani volontari un attestato che abbia<br />

valenza ai fini dei cre<strong>di</strong>ti formativi o che faccia curriculum per il mondo del lavoro.<br />

11. Teatro tenda: ripetere l’esperienza del Teatro Tenda decentrandolo però nei quartieri<br />

periferici<br />

12. Siti archeologici: rilancio, valorizzazione e promozione dei siti archeologici del Comune<br />

<strong>di</strong> Viterbo a partire dalla necropoli <strong>di</strong> Castel d’Asso e dalla zona archeologica del teatro<br />

<strong>di</strong> Ferento.<br />

un centro storico ViVo<br />

Il cuore <strong>di</strong> Viterbo ha smesso <strong>di</strong> battere. Il suo centro storico, una meraviglia, artistica<br />

e culturale con pochi equivalenti al mondo, è ormai abbandonato a se stesso. Una bella<br />

addormentata, in attesa <strong>di</strong> essere risvegliata e <strong>di</strong> riportare vita, crescita e creatività non<br />

25


solo nella cerchia delle mura ma all’intera <strong>città</strong>. È curioso come tanti politici che durante<br />

i loro mandati non si siano pressoché mai occupati <strong>di</strong> centro storico o frazioni, ora sfornino<br />

ambiziose ricette per “recuperarlo”. Nulla è stato fatto, anzi si è colpevolmente lasciato<br />

deperire un patrimonio <strong>di</strong> inestimabile valore.<br />

Il PRG del 1974 demandava a uno strumento attuativo, da re<strong>di</strong>gersi, il quadro <strong>di</strong><br />

riferimento e intervento per il centro storico: il Piano Quadro redatto dall’architetto Zammerini,<br />

che non è mai stato adottato e approvato, e che perciò non ha alcuna valenza normativa.<br />

Non esistono piani <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> iniziativa comunale, o altri strumenti “attuativi”<br />

che “regolino” le zone interne alle mura.<br />

Non esiste un Ufficio Centro Storico de<strong>di</strong>cato, non esiste un Piano del Colore e<br />

il moderno regolamento dell’Ornato Citta<strong>di</strong>no è stato falci<strong>di</strong>ato, persino negli aspetti più<br />

importanti, nelle varie commissioni dai piccoli interessi locali, “prontamente” rappresentati<br />

dai singoli consiglieri comunali.<br />

Risultato? Il centro storico è privo <strong>di</strong> normativa urbanistica specifica. E i risultati si<br />

vedono.<br />

Ecco allora che piuttosto che le idee in libertà <strong>di</strong> estemporanei urbanisti, alla <strong>città</strong><br />

serve una metodologia <strong>di</strong>versa <strong>di</strong> intervento, che superi la logica dell’emergenza o della<br />

episo<strong>di</strong>cità. Particolare attenzione deve essere posta alla vivibilità notturna del centro<br />

storico che deve essere comunque conforme alla qualità della vita dei residenti del quartiere.<br />

Alcune proposte<br />

• Tutelare e valorizzare le attività commerciali del centro storico per garantire la<br />

loro presenza nel tessuto urbano. Stabilire inoltre un albo degli antichi mestieri e<br />

delle botteghe storiche artigiane in<strong>di</strong>viduandoli come veri e propri beni culturali,<br />

considerando la storia, le ra<strong>di</strong>ci e la qualità delle tra<strong>di</strong>zioni artigianali e commerciali<br />

viterbesi come volano dello sviluppo economico del centro storico e sbocco<br />

occupazionale per le nuove generazioni, oltre che uno strumento <strong>di</strong> contrasto allo<br />

spopolamento del centro.<br />

• Prevedere un fondo comunale (ricercando anche i finanziamenti <strong>di</strong>sponibili: EU,<br />

Stato, Regioni) per valorizzare le attività commerciali e le botteghe storiche, garantire<br />

e tutelare la loro presenza (ad esempio i fon<strong>di</strong> possono essere utilizzati per le insegne,<br />

gli affitti, le ristrutturazioni). Valorizzare queste attività significa inoltre valorizzare il<br />

tessuto sociale e urbano in cui si inseriscono e rendere in questo modo competitive<br />

tutte le altre attività commerciali..<br />

• Messa a sistema <strong>di</strong> tutti gli eventi all’interno del centro storico ed incentivazione <strong>di</strong><br />

nuove manifestazioni e iniziative durante tutto l’arco dell’anno<br />

• Ridefinizione dell’estensione urbana del centro storico, delimitando lo stesso<br />

in punti capaci <strong>di</strong> rappresentare una sintesi completa del suo patrimonio storico,<br />

artistico e monumentale.<br />

• Agevolazioni Imu e, in accordo con le banche, finanziamenti a tassi minimi per tutti<br />

coloro che ristruttureranno gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> proprietà o apriranno attività impren<strong>di</strong>toriali.<br />

• Riorganizzare parcheggi e trasporti, due problemi legati in<strong>di</strong>ssolubilmente tra<br />

loro: bisogna procedere a una “<strong>di</strong>scriminazione positiva”, perché le cose tornino a<br />

funzionare. Parcheggio dei residenti e dei non residenti, trasporti pubblici e privati. È<br />

evidente che se un parcheggio è servito da un mezzo pubblico in maniera costante,<br />

ciò si tramuterà in un corretto <strong>di</strong>sincentivo all’uso dell’auto privata; tali problemi<br />

vanno affrontati in maniera scientifica con stu<strong>di</strong> appropriati <strong>di</strong> natura statistica, che<br />

permettano <strong>di</strong> capire i flussi sia <strong>di</strong>rezionali sia quantitativi del fenomeno, per poi<br />

26


intervenire in maniera da incidere correttamente sulla sod<strong>di</strong>sfazione delle esigenze<br />

rappresentate.<br />

Esempio<br />

La riqualificazione del centro <strong>di</strong> Viterbo, potrebbe partire anche da Piazza Ver<strong>di</strong> con<br />

un intervento “low-cost” che preveda un arredamento urbano capace <strong>di</strong> consentire<br />

la riappropriazione della piazza da parte dei Viterbesi. I posti auto potranno essere<br />

recuperati, e ad<strong>di</strong>rittura incrementati, spostandoli sul lato sinistro <strong>di</strong> via Marconi (Banca<br />

d’Italia) senza per questo compromettere la sua attuale funzione <strong>di</strong> boulevard citta<strong>di</strong>no;<br />

infatti la modalità “a spina <strong>di</strong> pesce” è quella più efficiente, cioè quella che a parità<br />

<strong>di</strong> spazio consente <strong>di</strong> ricavare il maggior numero <strong>di</strong> parcheggi. I parcheggi de<strong>di</strong>cati<br />

alle persone <strong>di</strong>versamente abili presentano una maggiore ampiezza, per consentire la<br />

<strong>di</strong>scesa dal mezzo <strong>di</strong> un’eventuale se<strong>di</strong>a a rotelle. In questo modo, utilizzando il solo lato<br />

non alberato della Via Marconi si potranno quasi raddoppiare i posti auto <strong>di</strong>sponibili,<br />

con un sistema <strong>di</strong> parcheggio a pagamento a tariffe <strong>di</strong>fferenziate e con l’agevolazione<br />

per lo shopping già in uso in <strong>di</strong>verse <strong>città</strong>. L’ingresso avverrebbe da piazza del Teatro,<br />

con uscita verso piazza Martiri d’Ungheria, con circolazione sulla via solo in un senso,<br />

e con un sistema <strong>di</strong> pedaggio che preveda un primo periodo gratuito (per il tempo<br />

<strong>di</strong> svolgere piccole commissioni) e quin<strong>di</strong> una tariffa oraria crescente con il tempo, in<br />

modo da scoraggiare lunghe soste che saranno così in<strong>di</strong>rizzate verso il parcheggio<br />

<strong>di</strong> piazza Martiri d’Ungheria. Qualunque acquisto negli esercizi della zona limitrofa <strong>di</strong><br />

importo uguale o superiore a una cifra predefinita (per esempio 15 Euro) comporterà<br />

una riduzione pari alle prime due ore <strong>di</strong> parcheggio. In pratica il Comune gestirà un<br />

parcheggio a pagamento in una zona a<strong>di</strong>acente a molti esercizio commerciali e pagherà<br />

il pedaggio (o parte <strong>di</strong> esso) a chi fa acquisti nella zona. Il sistema <strong>di</strong> tariffazione e la<br />

modalità <strong>di</strong> scalare il prezzo del parcheggio potranno essere scelti tra <strong>di</strong>versi meto<strong>di</strong><br />

attualmente in uso in <strong>di</strong>verse <strong>città</strong>.<br />

Nel me<strong>di</strong>o periodo si prevede anche la creazione <strong>di</strong> nuovi parcheggi sia dentro le mura<br />

– multipiano a Piazza del Sacrario – sia fuori: S. Maria delle Fortezze, Pianoscarano,<br />

Porta Fiorentina.<br />

• Attribuire nuove funzioni agli e<strong>di</strong>fici pubblici: se un volume e<strong>di</strong>lizio ora vuoto viene<br />

dotato <strong>di</strong> una qualunque funzione (ufficio, museo, albergo, residenza) genera un<br />

effetto “trascinamento” che consente <strong>di</strong> dotare <strong>di</strong> servizi la zona interessata. È la<br />

funzione <strong>di</strong> catalizzatore che tali volumi sia pubblici sia privati debbono avere, per<br />

rivitalizzare una via, o una piazza:<br />

Esempio<br />

Se in un palazzo vi sono uffici pubblici, potrebbe trovare luogo nelle vicinanze un bar,<br />

una tavola calda, forse un e<strong>di</strong>cola, un tabaccaio o una copisteria. Immaginiamo solo per<br />

esempio <strong>di</strong> concedere (affitto, comodato gratuito) i locali sotto i portici <strong>di</strong> Piazza del<br />

Comune, ora de<strong>di</strong>cati all’anagrafe, agli artisti locali, viventi o no (Paternesi, Joppolo,<br />

Paris, Ludovisi, Vincenti, Del Tavano, Nagni solo per citarli alcuni), con il vincolo <strong>di</strong><br />

allestirci mostre permanenti <strong>di</strong> opere e <strong>di</strong> essere sempre aperte; e contemporaneamente<br />

spostare gli uffici rimossi per esempio, se ci fossero spazi e fon<strong>di</strong> economici sufficienti,<br />

nel palazzo dei Di Vico in via dei Pellegrini. Avremmo in un solo momento rivitalizzato<br />

due brani della <strong>città</strong>, con il Palazzo dei Priori quale macchina museale espositiva e via<br />

dei Pellegrini affollata e vissuta.<br />

27


• Migliorare la situazione degli e<strong>di</strong>fici privati: agli impren<strong>di</strong>tori e<strong>di</strong>li o ai singoli<br />

proprietari va dato un quadro normativo certo (Piano quadro, Piani <strong>di</strong> Recupero),<br />

regole chiare e facili da applicare, la presenza <strong>di</strong> un “Ufficio centro storico” con cui<br />

<strong>di</strong>alogare in maniera costruttiva e soprattutto servizi vali<strong>di</strong>: controllo, sicurezza,<br />

pulizia, illuminazione, manutenzione or<strong>di</strong>naria efficace. Va riproposto e ripensato<br />

un sistema <strong>di</strong> sgravi fiscali (Tosap, Tarsu, costo dei cambi <strong>di</strong> destinazione d’uso<br />

contenuto) che abbia un potere economico attrattivo verso i nuovi possibili residenti.<br />

• Siae a spese del Comune per tutti gli eventi realizzati all’interno del centro storico.<br />

• Suolo pubblico gratuito per tutti gli eventi musicali e culturali all’interno del centro<br />

storico.<br />

• Sistema <strong>di</strong> videosorveglianza in tutto il centro storico per prevenire atti <strong>di</strong> teppismo.<br />

• Tolleranza zero sul decoro urbano. Non verranno più tollerate atteggiamenti che<br />

danneggiano l’immagine della <strong>città</strong> (carte, immon<strong>di</strong>zia, sigarette gettate a terra<br />

ecc.). L’amministrazione si impegnerà innanzitutto a <strong>di</strong>sincentivare determinati<br />

atteggiamenti anche con strumenti <strong>di</strong> sensibilizzazione e contrasto e con corsi <strong>di</strong><br />

“educazione civica” nelle scuole<br />

• Segnaletiche luminose che, a partire dagli ingressi della <strong>città</strong>, in<strong>di</strong>chino il parcheggio<br />

del Sacrario.<br />

Prima <strong>di</strong> chiudere il centro storico al traffico va reso vivo, quoti<strong>di</strong>anamente pieno<br />

<strong>di</strong> turisti e viterbesi, altrimenti muore definitivamente. Per renderlo vivo, nell’imme<strong>di</strong>ato<br />

occorre organizzare eventi culturali. Sono la cosa più semplice da fare e il loro effetto<br />

sull’economia della <strong>città</strong> si vede subito. Poi a me<strong>di</strong>o termine realizzare il Museo dei Conclavi<br />

che si inserirebbe lungo la via Francigena facendo <strong>di</strong> Viterbo una meta fondamentale. Un<br />

Museo che spingerebbe i pellegrini a fermarsi in <strong>città</strong> per almeno due giorni. Dobbiamo infine<br />

“riempire” i palazzi che prima ospitavano gli uffici pubblici portati via negli ultimi vent’anni<br />

dalle ultime amministrazioni. Non da ultimo l’intero complesso dell’“Ospedale Vecchio” che<br />

deve ritornare in possesso della <strong>città</strong> e dei suoi citta<strong>di</strong>ni.<br />

Esempi<br />

La via delle fontane. Su questa suggestione si può creare un percorso storico-culturale<br />

capace <strong>di</strong> arricchire ancora <strong>di</strong> più l’offerta turistica del nostro capoluogo.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un progetto che prevede innanzitutto il recupero delle fontane del centro<br />

storico per creare un percorso <strong>di</strong> grande fascino e grande valore artistico. Parliamo <strong>di</strong><br />

fontane monumentali, come Fontana Grande, Fontana della Rocca, Fontana <strong>di</strong> Piazza<br />

delle Erbe, Fontana del Gesù, Fontana <strong>di</strong> Palazzo Papale; <strong>di</strong> fontane a fuso, ovvero<br />

quella della Morte, <strong>di</strong> Pianoscarano, <strong>di</strong> Piazza Dante, della Crocetta, <strong>di</strong> San Faustino;<br />

ma anche <strong>di</strong> fontane moderne, come il Monumento al Paracadutista e la fontana del<br />

Murialdo.<br />

A queste, vanno poi aggiunti gli storici lavatoi, testimonianze della vita <strong>di</strong> una volta<br />

e oggi in completo abbandono: lavatoio <strong>di</strong> Via Vetulonia, Via della Torre, Via San<br />

Leonardo, Via Signorelli al Pilastro e due a Pianoscarano (Via dei Giar<strong>di</strong>ni e Piazza<br />

Scotolatori), così come le altre fontane minori (Piazza del Duomo, Via San Pellegrino,<br />

Via San Carluccio ecc.)<br />

Viterbo sotterranea. “Custode segreta” e saccheggiata, la realtà <strong>di</strong> tutti i giorni. È la<br />

Viterbo sotterranea fatta <strong>di</strong> cunicoli che corrono sotto i nostri pie<strong>di</strong>. Oggi completamente<br />

abbandonata, preda <strong>di</strong> tombaroli che sottraggono ai citta<strong>di</strong>ni un patrimonio <strong>di</strong><br />

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inestimabile valore. Nella Viterbo sotterranea c’è <strong>di</strong> tutto. Fontane ed archi me<strong>di</strong>oevali,<br />

vie <strong>di</strong> fuga, acquedotti romani, pozzi etruschi, rifugi antiaereo della Seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale, tombe etrusche, butti e importanti testimonianze storiche del XIX e XX<br />

secolo. Un labirinto underground affascinante e incre<strong>di</strong>bile. Una ricchezza che va<br />

tutelata e trasformata in un attrattore turistico, come già accade in altre parti d’Italia.<br />

In collaborazione con Soprintendenza, Università e Curia vescovile, valorizzazione e<br />

apertura graduale al pubblico a partire dai sotterranei della zona del Colle del Duomo<br />

in sinergia con il Museo dei Conclavi.<br />

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Viterbo <strong>città</strong> dello sport<br />

Considerando che lo Sport, da un punto <strong>di</strong> vista esclusivamente economico,<br />

contribuisce, a livello nazionale, al 2% del P.I.L.; se ben sfruttato e organizzato, anche a livello<br />

territoriale può <strong>di</strong>ventare un fattore positivo per le casse delle Amministrazioni.<br />

Per far ciò bisogna, non solo “ristrutturare”, ma anche potenziare le realtà sportive<br />

presenti nella nostra <strong>città</strong>. È necessario creare eventi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline per attirare “turisti<br />

sportivi”, rafforzare la collaborazione tra scuole e sport, aiutare o agevolare economicamente<br />

tutti i soggetti interessati. Incentivare i cosiddetti sport minori che rappresentano al tempo<br />

stesso un motore economico e un importante strumento <strong>di</strong> coesione e integrazione sociale.<br />

Alcune proposte<br />

• Lo sport, come <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> vita, come stile <strong>di</strong> vita, va reinserito nelle scuole a tutti i<br />

livelli <strong>di</strong> istruzioni, dalle elementari, alle me<strong>di</strong>e, alle superiori;<br />

• Sempre inerente le scuole: formare delle squadre che rappresentino i vari istituti<br />

per ogni <strong>di</strong>sciplina (baseball, rugby, pallavolo, pallacanestro, atletica, calcio, ecc.), ed<br />

in<strong>di</strong>re ogni anno dei tornei che mettano in sana competizione tutti gli istituti, un po’<br />

come avviene nei college americani;<br />

• Ormai è il comune che cerca <strong>di</strong> avvalersi delle società sportive <strong>di</strong>lettantistiche con<br />

convenzioni che costringono le piccole e me<strong>di</strong>e associazioni sportive a far fronte alle<br />

spese <strong>di</strong> gestione, <strong>di</strong> tasca propria. In virtù <strong>di</strong> ciò è necessaria una riforma organica<br />

della fiscalità delle associazioni sportive <strong>di</strong>lettantistiche. Ad esempio i lavori <strong>di</strong><br />

ristrutturazione degli impianti concessi alle associazioni sportive devono essere<br />

pagati <strong>di</strong>rettamente dal Comune;<br />

• Inoltre è necessario che tali agevolazioni, magari mirate e strutturali, comprendano<br />

anche le imprese che vogliano realizzare o ristrutturare o ammodernare gli<br />

impianti sportivi;<br />

• Organizzare incontri nelle scuole tra gli alunni ed eccellenze sportive viterbesi per<br />

far sapere ai ragazzi l’impegno e i sacrifici, ma anche le sod<strong>di</strong>sfazioni che lo sport può<br />

lasciarti e nello stesso tempo avvicinare i ragazzi a fare attività sportiva;<br />

• Di fondamentale importanza è la collaborazione tra ambienti sportivi e università<br />

magari con l’istituzione a Viterbo <strong>di</strong> una Università dello Sport;<br />

• Attualmente non vi è sinergia tra le <strong>di</strong>fferenti Federazioni Sportive presenti sul<br />

territorio, una iniziativa molto importante è quella <strong>di</strong> fare in modo che nasca una sana<br />

collaborazioni tra le <strong>di</strong>fferenti realtà viterbesi, per meglio affrontare e soprattutto per<br />

conoscere i problemi che riguardano il mondo dello sport.<br />

• Infine, concessione del suolo pubblico gratuito per tutti gli eventi sportivi organizzati<br />

nel centro storico<br />

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Esempio<br />

La qualità dell’offerta culturale <strong>di</strong> una <strong>città</strong> non può prescindere dalla qualità della sua<br />

offerta sportiva. Lo sport non è solo “svago”, ma è anche un fattore <strong>di</strong> arricchimento<br />

sociale, culturale, turistico ed economico. Pertanto, proponiamo <strong>di</strong> “mettere in rete”<br />

l’offerta sportiva citta<strong>di</strong>na, aumentando gli spazi de<strong>di</strong>cati e creando dei veri e propri<br />

“Percorsi sportivi” all’interno della <strong>città</strong>, con un occhio <strong>di</strong> riguardo per la salute e la vita<br />

sociale dei nostri ragazzi. Dal punto <strong>di</strong> vista culturale, invece, proponiamo <strong>di</strong> organizzare<br />

ogni anno un grande Festival dello sport, una “cittadella” che esponga, il meglio delle<br />

novità sul mercato ma che organizzi anche incontri, presentazioni ed eventi de<strong>di</strong>cati<br />

alla cultura sportiva, in collaborazione con l’Università della Tuscia e in particolare con<br />

la cattedra <strong>di</strong> “Letteratura sportiva”.<br />

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Viterbo <strong>città</strong> dello spirito<br />

Perché Viterbo, la Città dei Papi, il luogo dove si è tenuto il primo conclave della<br />

storia, non è oggi una tappa imprescin<strong>di</strong>bile per i pellegrini <strong>di</strong> tutto il mondo che si recano<br />

a Roma? Eppure la nostra <strong>città</strong> ha tutte le carte in regola per <strong>di</strong>ventarlo. Basta saper<br />

valorizzare un patrimonio unico al mondo e inserirlo nei circuiti del turismo religioso. Dalla<br />

rivitalizzazione del complesso museale del Palazzo dei Papi alla Via Francigena, passando<br />

per l’organizzazione <strong>di</strong> eventi e simposi de<strong>di</strong>cati alla cultura cristiana e alla storia del<br />

cattolicesimo.<br />

lA ViA frAncigenA<br />

Viva Viterbo vuole organizzare il tratto viterbese della Via Francigena, che è interna<br />

agli ultimi 100 Km, ovvero i più ambiti dell’intero itinerario; proponiamo <strong>di</strong> utilizzare la fasce<br />

laterali della Via Francigena, quelle sulle quali oggi grava un vincolo paesaggistico, come<br />

parco lineare che sia luogo <strong>di</strong> tutela e sperimentazione per il recupero ambientale, de<strong>di</strong>to<br />

anche alla produzione <strong>di</strong> attività agro alimentari <strong>di</strong> pregio e che preveda la possibilità <strong>di</strong><br />

utilizzi per lo svago e il turismo.<br />

Il tutto, naturalmente, con l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> strategie normative ai <strong>di</strong>versi livelli statali e<br />

regionali, che consentano l’attingimento a fon<strong>di</strong> europei, il coinvolgimento dei privati in azioni<br />

<strong>di</strong> Partenariato Pubblico Privato, il coinvolgimento attivo delle organizzazioni <strong>di</strong> categoria,<br />

degli enti locali e dell’Università, in primo luogo quella <strong>di</strong> Viterbo.<br />

La nostra proposta prefigura l’adozione <strong>di</strong> una delibera comunale, con la relativa<br />

previsione <strong>di</strong> spesa, che <strong>di</strong>a il senso <strong>di</strong> un’attività amministrativa imme<strong>di</strong>atamente<br />

perseguibile, in<strong>di</strong>viduata sulla base <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o, anch’esso parte della proposta, che<br />

in<strong>di</strong>chi mo<strong>di</strong>, tempi e costi per dare subito i requisiti minimi <strong>di</strong> segnaletica, sicurezza e<br />

accoglienza nel tratto comunale <strong>di</strong> Viterbo, che deve costituire la <strong>città</strong> capofila dell’ultimo<br />

tratto. Si favorirà anche la realizzazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> “ostelli del pellegrino”, sia nel centro<br />

citta<strong>di</strong>no che lungo i chilometri finali della Via Francigena.<br />

Ma al fianco della valorizzazione della via, si potrà prevedere un’altra attività, riferita<br />

alla pubblicistica sia <strong>di</strong> libri che <strong>di</strong> documenti <strong>di</strong>gitali, che utilizzino strumenti <strong>di</strong> rilievo del<br />

territorio molto avanzati e utili per l’attività <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> programmazione e <strong>di</strong>vulgazione.<br />

Esempio<br />

Museo dei Conclavi. Quante altre “<strong>città</strong> dei Papi” esistono al mondo? Viterbo può<br />

contare su un patrimonio unico, oltre alla bellezza architettonica del suo centro storico:<br />

il suo ruolo nella storia del cristianesimo e del cattolicesimo in particolare. Ma il Palazzo<br />

dei Papi non sembra aver finora goduto della fama che meriterebbe. Ecco perché<br />

proponiamo <strong>di</strong> realizzare al suo interno un’esposizione permanente sulla storia dei<br />

conclavi e dei Papi, un museo multime<strong>di</strong>ale unico al mondo su questa materia che<br />

sarebbe sicuramente capace <strong>di</strong> attrarre flussi notevoli <strong>di</strong> turismo religioso e culturale<br />

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da tutto il mondo. Quadri, video, musiche, pergamene, libri, proiezioni, ricostruzioni<br />

<strong>di</strong>dattiche, costumi… il tutto in un contesto esteticamente eccezionale e storicamente<br />

coinvolgente come il restaurato e pochissimo utilizzato Palazzo.<br />

La sinergia economica e culturale tra soggetti <strong>di</strong>stinti ma ugualmente interessati<br />

garantirebbe il sicuro successo <strong>di</strong> un progetto che potrebbe contribuire fortemente<br />

a portare Viterbo, la sua storia, la sua tra<strong>di</strong>zione, all’interno <strong>di</strong> flussi turistici altrimenti<br />

impossibili da intercettare. A riportare Viterbo al “centro del mondo”. Questo museo<br />

dei conclavi potrebbe infatti <strong>di</strong>ventare in pochi anni un unicum mon<strong>di</strong>ale e, quin<strong>di</strong>, una<br />

tappa obbligata per chi vuole sapere <strong>di</strong> più su un evento che, ciclicamente, ritorna al<br />

centro dell’attenzione mon<strong>di</strong>ale.<br />

il centro Alti stu<strong>di</strong> sul cristiAnesimo<br />

Con l’Università della Tuscia, proponiamo <strong>di</strong> istituire a Viterbo un centro stu<strong>di</strong>, unico al<br />

mondo, sul Cristianesimo e il Cattolicesimo. Un istituto laico e non confessionale de<strong>di</strong>to alla<br />

realizzazione <strong>di</strong> eventi, simposi, convegni e conferenze, in stretta sinergia con il rinnovato<br />

Palazzo dei Papi e il Museo dei Conclavi (ve<strong>di</strong> “Viterbo <strong>città</strong> della cultura”). Ma anche il<br />

coor<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> laurea e <strong>di</strong> dottorato che arricchirebbero, caratterizzandola,<br />

l’offerta già prestigiosa del nostro ateneo.<br />

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Viterbo <strong>città</strong> accogliente<br />

Negli ultimi anni il turismo è cambiato. I flussi si muovono in maniera <strong>di</strong>versa rispetto<br />

al passato: si punta – come raccontano le ricerche più recenti – su un turismo “esperienziale”<br />

più che semplicemente contemplativo. Non basta avere una bella <strong>città</strong>, monumenti, chiese<br />

e palazzi. Bisogna saper offrire al visitatore un’esperienza completa, in<strong>di</strong>menticabile, unica.<br />

Che spazi dall’arte alla gastronomia, dalla natura allo svago. C’è molto da fare a Viterbo,<br />

perché negli ultimi anni ci si è abbandonati a una visione “fatalistica” del turismo. È invece ora<br />

<strong>di</strong> progettare percorsi coerenti e coinvolgenti, è tempo <strong>di</strong> riarticolare l’offerta della <strong>città</strong> su<br />

nuove coor<strong>di</strong>nate. Possiamo farlo, serve la voglia e la capacità <strong>di</strong> riportare Viterbo nel mondo<br />

e il mondo a Viterbo.<br />

Dunque oltre alle manifestazioni, ai nuovi musei, agli eventi e alla riqualificazione del<br />

centro storico (ve<strong>di</strong> “Viterbo <strong>città</strong> della cultura” e “Viterbo <strong>città</strong> spirituale”), proponiamo che<br />

la nuova amministrazione lavori fin da subito per un turismo sostenibile e <strong>di</strong> qualità.<br />

Alcune proposte<br />

• Realizzare servizi <strong>di</strong> mobilità elettrica per la visita a luoghi <strong>di</strong> interesse: con le piccole<br />

auto elettriche si visitano più luoghi, con meno tempi morti e con la possibilità <strong>di</strong><br />

usufruire <strong>di</strong> più servizi turistici (musei, ristoranti…).<br />

• Realizzare percorsi per la certificazione Ecolabel delle strutture ricettive.<br />

• Creare aree attrezzate per i camperisti, una categoria <strong>di</strong> turisti troppo spesso<br />

ignorata ma dalle gran<strong>di</strong> potenzialità, soprattutto per una realtà come il comune <strong>di</strong><br />

Viterbo che si caratterizza per un patrimonio che rappresenta un fattore <strong>di</strong> attrazione<br />

per questa tipologia turistica.<br />

• Realizzare percorsi <strong>di</strong> informazione, formazione e sensibilizzazione degli operatori<br />

del turismo e del commercio per lo sviluppo <strong>di</strong> un turismo sostenibile locale.<br />

• Disegnare gli itinerari del vino e della buona tavola, possibilmente con “menu a km<br />

zero”.<br />

• Valorizzare e risistemare i nostri parchi.<br />

• Organizzare una rete <strong>di</strong> orti urbani, in centro e a ridosso delle mura, aperti alle visite<br />

(magari con un festival annuale che premi il migliore, come avviene in Andalusia per i<br />

patios fioriti) a partire da quelle scolastiche del Lazio.<br />

• Illuminare la <strong>città</strong>, a partire dal centro e dalle mura, con effetti non solo sulla<br />

sicurezza e sul turismo, ma anche sull’estetica della nostra <strong>città</strong>.<br />

Esempio<br />

Una <strong>città</strong> che sia veramente accogliente deve avere un’amministrazione che preveda<br />

al suo interno un Ufficio Turistico Comunale con un <strong>di</strong>rigente ad hoc e un gruppo <strong>di</strong><br />

persone che lavori tutto l’anno in sinergia con associazioni, sindacati, organizzazioni<br />

professionali e <strong>di</strong> categoria. Deve essere l’interfaccia con il mondo del turismo ed<br />

elaborare tutte le strategie necessarie per attrarre turisti a Viterbo. Pre<strong>di</strong>sporre<br />

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informazioni e materiali (monumenti, storia, patrimonio, produzione tipica e tra<strong>di</strong>zionale,<br />

offerta enogastronomica) forniti gratuitamente. L’Ufficio deve inoltre sviluppare servizi<br />

<strong>di</strong> consulenza e prenotazione riguardanti tutte le strutture ricettive della <strong>città</strong>, su come<br />

arrivare e muoversi all’interno <strong>di</strong> Viterbo, su eventi e parcheggi.<br />

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Viterbo <strong>città</strong> solidale<br />

Una <strong>città</strong> migliore non lascia in<strong>di</strong>etro nessuno. Non è con l’egoismo che Viterbo<br />

tornerà a splendere, non è con la <strong>di</strong>fesa dei propri privilegi a scapito del bene comune che la<br />

nostra <strong>città</strong> tornerà a essere una “vera” <strong>città</strong>.<br />

La crisi del debito sembra stringere il welfare state in una morsa. Da una parte le<br />

emergenze sociali crescono, dall’altra le risorse <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong>minuiscono. Siamo destinati a<br />

rinunciare come molti pre<strong>di</strong>cono a un modello <strong>di</strong> stato <strong>di</strong> benessere?<br />

Noi cre<strong>di</strong>amo che un’altra soluzione sia possibile, a patto che ci si intenda su alcune<br />

idee <strong>di</strong> fondo.<br />

1) La persona al centro. La prima idea è che al centro delle politiche sociali non ci sono<br />

i servizi che si erogano, ma le persone e che l’obiettivo è metterle nella con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> sviluppare le proprie facoltà, <strong>di</strong> espandere le proprie possibilità ed abilità, le<br />

opportunità a loro <strong>di</strong>sposizione; <strong>di</strong> rimuovere ciò che ostacola la piena realizzazione<br />

dei progetti <strong>di</strong> emancipazione dei singoli, così come vuole l’articolo 3 della nostra<br />

Costituzione. Dimenticarsi <strong>di</strong> questa centralità significa rimanere in un ottica <strong>di</strong><br />

semplice assistenzialismo che, invece che emancipazione, genera <strong>di</strong>pendenza.<br />

2) Sinergie con associazionismo e terzo settore. Il comune è nel campo dei servizi<br />

sociali il principale operatore, ma <strong>di</strong> sicuro non l’unico. Sono essenziali in questo<br />

campo gli interventi che da sempre realizzano corpi interme<strong>di</strong> come le associazioni<br />

<strong>di</strong> volontariato. Altrettanto prezioso per il raggiungimento degli obiettivi <strong>di</strong> politica<br />

sociale è la collaborazione con cooperative e imprese capaci <strong>di</strong> erogare valore<br />

economico e sociale. Rispetto a tali soggetti l’obiettivo dell’amministrazione deve<br />

essere quello <strong>di</strong> fare sistema, promuovere, coor<strong>di</strong>nare, regolare, pretendere standard<br />

qualitativi.<br />

3) Prevenire è meglio che curare. Un sistema <strong>di</strong> welfare efficace non può basarsi<br />

solo sull’erogazione <strong>di</strong> servizi, né limitarsi a intervenire in presenza <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong><br />

emergenza. Prevenire il <strong>di</strong>sagio invece che curarlo, non solo rende l’ambiente sociale<br />

più umano e civile, ma consente anche un risparmio. Un’attività <strong>di</strong> prevenzione in età<br />

scolastica (ad esempio con progetti contro la <strong>di</strong>spersione) potrebbe evitare <strong>di</strong> dover<br />

intervenire in futuro attraverso i servizi sociali.<br />

4) Pianificare. Una visione delle politiche sociali non assistenzialista deve avere un<br />

orizzonte anche temporale ampio. Per in<strong>di</strong>viduare obiettivi e pianificare interventi<br />

occorre una conoscenza approfon<strong>di</strong>ta del territorio. Una conoscenza che non può<br />

essere garantita solo dall’analisi <strong>di</strong> dati statistici, ma anche dal contributo attivo <strong>di</strong> chi<br />

opera sul campo dentro e fuori l’amministrazione comunale.<br />

5) Considerare ogni realtà che ricade sul territorio Viterbese come parte integrante<br />

della <strong>città</strong>, in<strong>di</strong>pendentemente dalla competenze. Ad esempio, non è più<br />

possibile considerare l’Ospedale <strong>di</strong> Belcolle come una struttura separata. Compito<br />

dell’amministrazione deve essere anche quello <strong>di</strong> sollecitare gli interventi necessari<br />

attraverso prese <strong>di</strong> posizione chiare e concrete. Impegno della nuova amministrazione<br />

sarà infatti quello <strong>di</strong> sollecitare liste <strong>di</strong> attesa ragionevoli sia per quanto riguarda gli<br />

esami <strong>di</strong>agnostici che per gli intervento chirurgici; la lotta al precariato dei lavoratori;<br />

l’aumento dei posti letto all’interno della struttura.<br />

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A queste con<strong>di</strong>zioni c’è ampio spazio per l’espansione delle politiche sociali anche<br />

senza aggravare il bilancio comunale.<br />

Esempio<br />

Viva Viterbo propone dunque <strong>di</strong> realizzare modelli <strong>di</strong> welfare rigenerativo, un<br />

welfare capace <strong>di</strong> stimolare la realizzazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> servizi che abbia alla base<br />

della sua logica <strong>di</strong> azione, allo stesso tempo, l’intervento sulle risorse umane e sui<br />

sistemi <strong>di</strong> relazione della comunità; creare sistemi e tipologie <strong>di</strong> servizio appropriati<br />

ai bisogni esistenti e alla necessità <strong>di</strong> rigenerare e valorizzare tratti caratteristici da<br />

sempre appartenuti alla comunità; rivitalizzare le reti <strong>di</strong> reciprocità, <strong>di</strong> mutuo-aiuto e, in<br />

definitiva, il <strong>di</strong>alogo sociale; assicurare l’accesso ai livelli minimi essenziali <strong>di</strong> servizio e<br />

assicurare il concetto <strong>di</strong> universalità delle prestazioni in un’ottica <strong>di</strong> qualità; eliminare la<br />

tassa <strong>di</strong> occupazione del suolo pubblico per le attività commerciali che installano una<br />

rampa <strong>di</strong> accesso per se<strong>di</strong>e a rotelle. L’idea centrale del welfare rigenerativo è legata<br />

alla capacità <strong>di</strong> costruire luoghi in grado <strong>di</strong> accogliere e <strong>di</strong> dare risposte innovative<br />

ai nuovi bisogni. L’idea più innovativa è costruire azioni utili a realizzare un modello<br />

virtuoso <strong>di</strong> alleanze tra <strong>di</strong>versi stakheolders, in modo da erogare servizi e contribuire<br />

a costruire occasioni valide per generare valore economico e sociale. Realizzare un<br />

confronto tra gli esponenti del terzo settore, l’associazionismo, il mondo impren<strong>di</strong>toriale<br />

e l’ente pubblico capace <strong>di</strong> elaborare azioni <strong>di</strong> sistema e <strong>di</strong> realizzare una progettazione<br />

partecipata degli interventi, coerente con le reali necessità del territorio.<br />

E’ in quest’ottica che l’obiettivo delle azioni che verranno sarà quello <strong>di</strong> valorizzare<br />

il ruolo del terzo settore come partner importante dell’amministrazione nel perseguimento<br />

degli obiettivi <strong>di</strong> welfare.<br />

L’amministrazione intende quin<strong>di</strong> avviare tavoli <strong>di</strong> confronto e realizzare azioni<br />

utili (anche sotto forma <strong>di</strong> progetti pilota) a sostegno delle imprese (aziende, cooperative<br />

sociali, imprese, etc. etc.) virtuose. Cioè quelle imprese che, svolgendo la propria attività <strong>di</strong><br />

impresa, generano allo stesso tempo benefici economici e sociali utili all’intera collettività<br />

(benefici sociali, ambientali, etc. etc.). Favorire incontri virtuosi tra mondo profit e no profit,<br />

promuovendo la collaborazione tra associazionismo, terzo settore e settore impren<strong>di</strong>toriale,<br />

per generare valore economico e capitale sociale.<br />

Soltanto potenziando questo binomio è possibile innovare e realizzare percorsi<br />

<strong>di</strong> qualità nelle politiche sociali, in grado <strong>di</strong> consolidarsi nel tempo e <strong>di</strong> svincolarsi dalla<br />

<strong>di</strong>pendenza dai fon<strong>di</strong> pubblici, che oggi, in un sistema <strong>di</strong> welfare sempre più in crisi, vede a<br />

rischio l’organizzazione dei servizi fondamentali.<br />

Proprio questa crisi comporta una riflessione profonda nella visione della costruzione<br />

<strong>di</strong> soluzioni che non può prescindere da guardare con un approccio nuovo alle politiche<br />

sociali. Soltanto attraverso la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong> sistema si può pensare <strong>di</strong> affrontare<br />

i problemi e <strong>di</strong> costruire le soluzioni, in sinergia con <strong>di</strong>fferenti attori.<br />

Anche nel welfare quin<strong>di</strong>, è utile stimolare e accompagnare l’impren<strong>di</strong>torialità e<br />

guardare alle politiche sociali come una possibilità <strong>di</strong> contribuire a generare economia.<br />

Un’amministrazione quin<strong>di</strong> che supporta le imprese virtuose nella loro crescita<br />

economica affinché possano proseguire nel generare benefici duplici, per l’economia e per il<br />

sociale.<br />

Un’amministrazione che vigila sulla qualità <strong>di</strong> queste imprese e dei loro servizi e<br />

premia le imprese che contribuiscono al benessere della collettività.<br />

37


Attraverso <strong>di</strong>verse azioni, il cui obiettivo è realizzare percorsi<br />

utili per far emergere tali realtà virtuose rendendo queste<br />

imprese visibili ai citta<strong>di</strong>ni:<br />

• sito web con imprese virtuose<br />

• realizzazione <strong>di</strong> un marchio per i prodotti e i servizi provenienti da percorsi <strong>di</strong><br />

produzione virtuosi, affinché il citta<strong>di</strong>no/consumatore possa riconoscere e premiare<br />

con le sue scelte <strong>di</strong> acquisto queste realtà, ma allo stesso tempo, <strong>di</strong>venti consapevole<br />

dei benefici che queste erogano;<br />

• organizzare un luogo per realizzare un mercato perio<strong>di</strong>co con i prodotti <strong>di</strong> queste<br />

realtà virtuose.<br />

Realizzare un’indagine sulla <strong>di</strong>sponibilità dei terreni pubblici<br />

da convertire per la creazione <strong>di</strong> orti in cui erogare attività<br />

varie:<br />

• orti citta<strong>di</strong>ni per il turismo: censimento degli orti privati interni alle mura e<br />

realizzazione <strong>di</strong> un circuito culturale e turistico <strong>di</strong> visite agli orti, come espressione<br />

della cultura storica della <strong>città</strong> me<strong>di</strong>oevale. Un percorso da aprire a turisti, alle scuole<br />

e ad associazioni per attività <strong>di</strong>dattiche e culturali. Orti per produrre cultura…luoghi in<br />

cui essere comunità!<br />

• orti da destinare a fini sociali: affidati ad associazioni/cooperative sociali per<br />

la coltivazione e per realizzare attività <strong>di</strong>dattiche e culturali, come percorsi <strong>di</strong><br />

educazione alimentare e ambientale e culturale per la citta<strong>di</strong>nanza.<br />

• orti destinati alla produzione <strong>di</strong> cibo affidati a <strong>di</strong>soccupati: con un piano <strong>di</strong><br />

produzione che preveda parte del prodotto destinato a famiglie in <strong>di</strong>fficoltà<br />

economica; parte gestita <strong>di</strong>rettamente dai lavoratori per l’ottenimento <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to.<br />

• coinvolgere i citta<strong>di</strong>ni nella progettazione partecipata <strong>di</strong> questi luoghi per<br />

riappropriarsi della <strong>città</strong> e per educare al senso civico.<br />

Tali azioni comportano una maggiore efficacia ed efficienza della gestione delle risorse<br />

pubbliche, anche con una <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> spesa e contribuiscono alla creazione <strong>di</strong> valore<br />

culturale ed economico. Non solo, queste azioni consentono ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> riappropriarsi <strong>di</strong><br />

spazi, che <strong>di</strong>ventano risorse, luoghi in cui fare comunità. I luoghi non valorizzati, sono luoghi<br />

persi, in cui il degrado e l’abbandono prendono velocemente il posto e <strong>di</strong>ventano zone grigie.<br />

Un orto citta<strong>di</strong>no è un luogo che valorizza ambiente, socialità, cultura, bio<strong>di</strong>versità e tutela.<br />

Alcune proposte<br />

• Favorire azioni per accompagnare le imprese nel creare posti <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong><br />

occupazione per soggetti in <strong>di</strong>fficoltà (<strong>di</strong>sabili, persone con <strong>di</strong>sagio, <strong>di</strong>soccupati, etc.<br />

etc.), ottenendo così anche un risparmio della spesa pubblica.<br />

• Rendere operative in questo campo anche le politiche per l’occupazione, per<br />

sostenere la formazione e l’inserimento <strong>di</strong> persone svantaggiate nelle attività<br />

aziendali in collaborazione con i centri <strong>di</strong> formazione delle organizzazioni<br />

professionali e <strong>di</strong> categoria, con il personale specializzato delle aziende sanitarie e dei<br />

servizi sociali.<br />

• Favorire la creazione <strong>di</strong> percorsi professionalizzanti rivolti a persone con <strong>di</strong>sagio<br />

38


in accordo con il settore impren<strong>di</strong>toriale, al fine <strong>di</strong> creare figure professionali coerenti<br />

con la domanda delle imprese.<br />

• Intervenire sulla lotta agli sprechi anche nel settore alimentare e commerciale,<br />

stu<strong>di</strong>ando la possibilità <strong>di</strong> costruire un modello ispirato al Last minute market:<br />

combattere lo spreco attraverso la costruzione <strong>di</strong> circuito virtuoso tra imprese<br />

alimentari, l’associazionismo e impren<strong>di</strong>toria sociale rivolto a fasce <strong>di</strong> popolazione in<br />

<strong>di</strong>fficoltà economica.<br />

• Affidare il recupero dei cibi in via <strong>di</strong> scadenza ad associazioni e a cooperative<br />

sociali, ri<strong>di</strong>stribuendo il prodotto alle mense Caritas o mettendolo a <strong>di</strong>sposizione per<br />

citta<strong>di</strong>ni in <strong>di</strong>fficoltà economiche. Le imprese alimentari per smaltire tali eccedenze<br />

<strong>di</strong> produzione, devono sostenere dei costi. Costruendo questo circuito, si avrebbe un<br />

risparmio per le imprese e la creazione <strong>di</strong> valore, con riduzione dello spreco, per altri<br />

soggetti.<br />

• Promuovere l’Agricoltura Sociale come modello <strong>di</strong> collaborazione tra mondo profit<br />

e no profit, capace <strong>di</strong> generare economia sociale.<br />

• Avviare, anche con l’Università <strong>di</strong> Viterbo da tempo leader in Italia in questo settore,<br />

azioni <strong>di</strong> confronto e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per: promuovere e realizzare interventi nell’ambito<br />

dell’agricoltura sociale per favorire la sostenibilità, partecipazione, coesione e<br />

solidarietà della comunità locale e del più vasto ambito della comunità <strong>di</strong> Viterbo;<br />

realizzare dei progetti pilota per costruire un modello <strong>di</strong> collaborazione tra impresa<br />

e settore sociale; in<strong>di</strong>viduare e con<strong>di</strong>videre strumenti per lo sviluppo progettuale e<br />

operativo dell’agricoltura sociale, intesa come pratica volta alla valorizzazione delle<br />

potenzialità sociali, educative e formative e <strong>di</strong> integrazione lavorativa del lavoro<br />

agricolo e al rafforzamento <strong>di</strong> reti locali e solidali funzionali allo sviluppo locale;<br />

promuovere la costituzione <strong>di</strong> una rete sistemica <strong>di</strong> attori pubblici e privati incentrata<br />

sulla con<strong>di</strong>visione del ruolo terapeutico-riabilitativo e d’integrazione lavorativa e <strong>di</strong><br />

formazione rivolte a soggetti svantaggiati che possono svolgere le attività agricole o<br />

a queste connesse nella prospettiva della costruzione <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> inclusione sociale<br />

e <strong>di</strong> gestione efficace ed efficiente delle risorse pubbliche; analizzare il contributo e<br />

il ruolo dell’agricoltura sociale all’interno <strong>di</strong> strumenti programmatici del territorio,<br />

quale il Piano <strong>di</strong> zona, anche con l’avvio <strong>di</strong> progetti pilota che coinvolgano le realtà<br />

territoriali già da tempo attive in questa azione.<br />

• Coinvolgere nella gestione del Verde pubblico le imprese da agricoltura sociale al fine<br />

<strong>di</strong> sostenere la loro attività impren<strong>di</strong>toriale.<br />

• Inserire all’interno dei capitolati delle mense pubbliche prodotti agricoli provenienti<br />

da aziende <strong>di</strong> qualità sociale e da aziende con produzioni tipiche della zona.<br />

• Avviare un tavolo tecnico <strong>di</strong> lavoro per la costruzione <strong>di</strong> servizi innovativi rivolti<br />

all’infanzia e agli anziani, anche con forme nuove quali l’agrinido-agriasilo. Infatti,<br />

specie le zone rurali, quali le frazioni (Roccalvecce, Sant’Angelo) ma anche le zone<br />

più esterne del nostro territorio, potrebbero beneficiare <strong>di</strong> progetti che coinvolgono<br />

il settore agricolo come partner nella costruzione <strong>di</strong> servizi utili alla popolazione. Al<br />

fine <strong>di</strong> riqualificare tali zone e rendere migliore la vivibilità <strong>di</strong> queste, contrastando<br />

l’abbandono e lo spopolamento <strong>di</strong> queste frazioni.<br />

• Realizzare tavoli <strong>di</strong> incontro per il settore dell’associazionismo, per collegare in<br />

rete il mondo delle associazioni, al fine <strong>di</strong> mettere a sistema le risorse <strong>di</strong> ciascuna<br />

associazione (umane e strumentali) per rispondere in modo più efficiente alle<br />

necessità della popolazione. Da questo punto <strong>di</strong> vista la consulta del volontariato<br />

dovrebbe essere valorizzata come occasione <strong>di</strong> confronto tra amministrazione e<br />

società civile, capace <strong>di</strong> dare un contributo essenziale nella lettura della realtà sociale<br />

39


e nella pianificazione degli interventi.<br />

Insomma, un welfare che si attrezza in forme moderne, coinvolgendo le imprese e il<br />

proprio sistema <strong>di</strong> servizi, per rispondere ai nuovi bisogni sociali della collettività sia rurale<br />

che urbana, promuovendo con altri soggetti pubblici e privati azioni <strong>di</strong> sviluppo delle politiche<br />

sociali. Un welfare che sia in grado <strong>di</strong> lavorare per provocare un cambiamento culturale.<br />

unA <strong>città</strong> per gli AnziAni<br />

L’invecchiamento della popolazione produce spesso meccanismi <strong>di</strong> frazionamento e<br />

isolamento sociale, facilitato sicuramente dall’uscita dai processi produttivi e da una sempre<br />

più <strong>di</strong>fficoltosa comunicazione tra le generazioni. In <strong>città</strong> mancano luoghi in cui gli anziani<br />

possano non solo trasferire le esperienze tra generazioni ma mantenere il gusto al ritrovarsi,<br />

allo stare insieme. Ciò comporta un impoverimento delle relazioni e un marcato isolamento<br />

che spesso si traduce in <strong>di</strong>sagio sociale che sembra anche essere facilitato da come una<br />

organizzazione sociale è strutturata.<br />

La popolazione anziana dovrebbe essere incentivata alla partecipazione attiva<br />

della vita <strong>di</strong> quartiere. Dovremmo non guardare “l’anziano soltanto come colui che fruisce<br />

<strong>di</strong> servizi e interventi, ma come soggetto portatore <strong>di</strong> esperienze, competenze, capacità<br />

pratiche , teoriche, saggezza e storia” perché possa <strong>di</strong>ventare una risorsa per il quartiere e<br />

l’intera comunità citta<strong>di</strong>na.<br />

E’ quin<strong>di</strong> necessario valorizzare e confermare il senso <strong>di</strong> appartenenza alla comunità<br />

<strong>di</strong> cui gli anziani sono portatori, favorendo e facilitando la partecipazione alla vita sociale<br />

oltre che a quella della propria famiglia. Ecco allora che il quartiere deve potersi trasformare<br />

in “terreno fertile”, in grado <strong>di</strong> recuperare al suo interno risorse umane. Un quartiere che sia<br />

una sorta <strong>di</strong> borgo , partecipato, con<strong>di</strong>viso, includente e non soltanto un aggregato informe<br />

<strong>di</strong> persone.<br />

Gli anziani non chiedono soltanto solidarietà concreta e servizi sociali, ma integrazione<br />

e partecipazione piena alla vita sociale.<br />

Alcune proposte<br />

• Considerare l’anziano come risorsa e come valore da ricollocare culturalmente e<br />

socialmente al centro del quartiere e della <strong>città</strong><br />

• Favorire forme <strong>di</strong> autogestione e <strong>di</strong> partecipazione sociale della terza età in cui<br />

abbia una parte preponderante chi andrà a ricoprire il ruolo <strong>di</strong> assessore che dovrà<br />

sviluppare attivamente tale rinnovata partecipazione<br />

• Creare in ogni quartiere dei “luoghi” dove la popolazione anziana possa trovare<br />

momenti <strong>di</strong> socializzazione ma anche informativi e formativi: in questo modo, da un<br />

lato si contrasta il fenomeno della solitu<strong>di</strong>ne, e dall’altro si forniscono degli strumenti<br />

per migliorare la qualità <strong>di</strong> vita degli anziani.”<br />

• Istituire un assessorato <strong>di</strong>namico, mobile, partecipe per la terza età, con nuove<br />

modalità <strong>di</strong> gestione del ruolo. Se è assessore ai “servizi sociali” è perché è il primo a<br />

essere chiamato a offrire un servizio, non in “ufficio” ma sul territorio.<br />

• Istituire incontri a calendario ciclici con cadenza <strong>di</strong> 15 giorni per creare momenti<br />

qualificati <strong>di</strong> aggregazione, facilitando la partecipazione agli incontri mettendo a<br />

40


<strong>di</strong>sposizione degli anziani anche una navetta bus. Si tratterà <strong>di</strong> incontri su tematiche<br />

legate alla sicurezza (in collaborazione con le forze dell’or<strong>di</strong>ne), alla lotta al degrado,<br />

alla salute (in collaborazione con la Asl)<br />

• In<strong>di</strong>rizzare le risorse comunali per incrementare la permanenza delle persone<br />

anziane, <strong>di</strong>sabili, al proprio domicilio, attraverso la creazione <strong>di</strong> collaborazioni con<br />

tutte le realtà presenti nella <strong>città</strong>, attraverso il sostegno-sollievo alle figure che si<br />

occupano <strong>di</strong> persone in <strong>di</strong>fficoltà, creando una nuova opportunità lavorativa. La<br />

scommessa è far <strong>di</strong>ventare la spesa sociale, una spesa intelligente e produttiva.<br />

• Coinvolgere le associazioni presenti sul territorio con le loro se<strong>di</strong> per l’utilizzazione<br />

<strong>di</strong> spazi o rilanciare eventuali Centri già presenti: un valido contributo potrebbe<br />

anche venire dalle parrocchie che potrebbero mettere a <strong>di</strong>sposizione i loro locali per<br />

effettuare interventi in collaborazione con il Comune.<br />

• Favorire la creazione dei comitati della terza età per la gestione e organizzazione <strong>di</strong><br />

una serie <strong>di</strong> attività: passeggiate <strong>di</strong> gruppo, presi<strong>di</strong>o del territorio contro il degrado.<br />

Verificare se nelle parrocchie c’è <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> Pc per collegamento in rete<br />

e segnalazione attraverso il portale <strong>di</strong> criticità e/o bisogni, messa in rete delle attività<br />

che si svolgono nei quartieri, <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> opuscoli informativi.<br />

• Portare l’esperienza dei “nonni” presso le scuole elementari e me<strong>di</strong>e presenti<br />

in ogni quartiere su tematiche programmate, utilizzando anche l’esperienza degli<br />

artigiani in pensione per la trasmissione dei saperi alle nuove generazioni.<br />

Esempio<br />

Realizzare un Centro Aiuto Anziani, un progetto <strong>di</strong> promozione sociale che potrebbe<br />

coinvolgere la comunità <strong>di</strong> Viterbo. Si tratta della creazione <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> persone<br />

volontarie che possono dare una risposta alle piccole richieste <strong>di</strong> aiuto provenienti dal<br />

proprio territorio, sviluppando e sostenendo relazioni <strong>di</strong> prossimità e <strong>di</strong> buon vicinato.<br />

Le azioni previste per la sua realizzazione sono:<br />

1. la creazione <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> volontari <strong>di</strong>sponibili a prestare piccoli servizi <strong>di</strong><br />

supporto agli anziani che vivono al domicilio (compagnia, accompagnamenti,<br />

piccole commissioni, piccoli lavori <strong>di</strong> manutenzione…);<br />

2. la creazione <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> riferimento telefonico e fisso al quale la comunità<br />

possa riferirsi per alcune esigenze;<br />

3. favorire una rete <strong>di</strong> supporto tra le persone che abitano la comunità avendo come<br />

“idea guida” la solidarietà ed il buon vicinato che sono caratteristiche importanti<br />

del “sentirsi una comunità”;<br />

4. la promozione <strong>di</strong> contatti e collaborazioni tra le associazioni, i gruppi, i servizi<br />

istituzionali e le persone singole per creare nuovi spazi <strong>di</strong> progettazione e<br />

con<strong>di</strong>visione.<br />

unA <strong>città</strong> per i gioVAni<br />

Una <strong>città</strong> per i giovani favorisce a processi <strong>di</strong> socializzazione e realizzazione <strong>di</strong><br />

sé, a percorsi <strong>di</strong> libera espressione, linguaggi e pratiche creative, autonomia delle giovani<br />

generazioni. E lo fa attraverso l’offerta <strong>di</strong> servizi, opportunità, strumenti e spazi in grado <strong>di</strong><br />

rispondere a esigenze <strong>di</strong>verse e articolate.<br />

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Alcune proposte<br />

• Curare i rapporti con le associazioni culturali, creando un vero e proprio Network<br />

valutando, promuovendo e supportando le loro proposte<br />

• Sburocratizzare ogni iniziativa giovanile capace <strong>di</strong> creare lavoro.<br />

• Dare sostegno effettivo alla formazione permanente e alla informazione costante per<br />

la collettività, con corsi, laboratori, ecc<br />

• Costruire spazi <strong>di</strong> aggregazione, gestiti dai giovani per i giovani, dove è possibile<br />

incontrarsi, scambiarsi esperienze e idee, sperimentare le proprie passioni creative e<br />

artistiche.<br />

• Mettere a <strong>di</strong>sposizione a docenti specializzati sale prova e <strong>di</strong> registrazione<br />

musicale, strutture teatrali o impianti musicali au<strong>di</strong>o-video e multime<strong>di</strong>ali, con la<br />

proposta <strong>di</strong> un fitto calendario <strong>di</strong> concerti, spettacoli, corsi e laboratori, oltre alla<br />

possibilità <strong>di</strong> fornire informazioni sulle opportunità rivolte ai giovani.<br />

• Effettuare una gestione <strong>di</strong>retta e via web della Biblioteca e dei centri giovanili e<br />

culturali<br />

• Biblioteca collegata a gestione archivio storico con interfaccia on.line<br />

• Promozione e sviluppo delle attività connesse all’integrazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versamente abili,<br />

socialmente <strong>di</strong>sagiati o <strong>di</strong> lingua straniera<br />

• Istituire uno spazio <strong>di</strong> informazione e orientamento su: percorsi <strong>di</strong> formazione,<br />

ricerca del lavoro, programmi <strong>di</strong> mobilità europea, vacanze, volontariato,<br />

organizzazione del tempo libero, incontri informativi con esperti, laboratori sulle<br />

nuove tecnologie e postazioni internet per la navigazione gratuita.<br />

• Favorire la nascita <strong>di</strong> uno spazio dove i problemi dei giovani trovano ascolto con un<br />

team <strong>di</strong> psicologi al proprio servizio.<br />

• Realizzare un servizio gratuito <strong>di</strong> informazioni sulla casa. Un punto <strong>di</strong> riferimento<br />

per i giovani che desiderano affrontare percorsi <strong>di</strong> autonomia abitativa. Informazioni<br />

su leggi legate ad agevolazioni fiscali (es. Tarsu, detrazioni d’imposta), sulle varie<br />

tipologie <strong>di</strong> contratti d’affitto, su soluzioni abitative <strong>di</strong>verse.<br />

• Apertura <strong>di</strong> uno “Sportello Europa”. Si tratta <strong>di</strong> uno strumento operativo <strong>di</strong><br />

scouting sui ban<strong>di</strong> regionali, europei, nazionali ed internazionali da trasferire<br />

all’amministrazione e ai citta<strong>di</strong>ni.<br />

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Viterbo <strong>città</strong> universitaria<br />

Viterbo <strong>città</strong> universitaria non può essere solo uno slogan. E “universitaria” non può<br />

essere solo un aggettivo, uno tra i tanti che politici pigri tirano fuori dal cilindro giusto per<br />

far intendere <strong>di</strong> avere un qualche progetto in serbo. Viterbo <strong>città</strong> universitaria è, invece,<br />

un’occasione storica <strong>di</strong> trasformazione sociale ed economica, <strong>di</strong> progresso collettivo e<br />

con<strong>di</strong>viso.<br />

Alla base della proposta c’è la convinzione che l’Università e la scuola siano una<br />

preziosa risorsa per il territorio e per la crescita culturale, e non solo, dei citta<strong>di</strong>ni. E’<br />

fondamentale creare percorsi <strong>di</strong> interazione da cui <strong>città</strong>, università e scuola traggano mutuo<br />

beneficio. L’Università ad esempio può essere un veicolo <strong>di</strong> idee e contenuti da con<strong>di</strong>videre<br />

con la <strong>città</strong> attraverso i suoi spazi. Pensiamo ad iniziative da svolgersi nel cuore <strong>di</strong> Viterbo,<br />

ma anche alla valorizzazione <strong>di</strong> spazi, chiese, musei, siti archeologici. In questo senso può<br />

essere attivata una collaborazione con la facoltà <strong>di</strong> Conservazione dei Beni Culturali volta<br />

allo sviluppo turistico della <strong>città</strong> con interventi mirati su obiettivi particolari. Per gli studenti<br />

può essere un modo <strong>di</strong> crescere professionalmente, per Viterbo un’occasione <strong>di</strong> valorizzare<br />

competenze e figure professionali. L’interazione con l’Università, nello specifico dei<br />

<strong>di</strong>versi ambiti <strong>di</strong> specializzazione, è una sinergia che arricchisce culturalmente, permette<br />

all’ateneo <strong>di</strong> essere presente ed esprimersi all’interno della <strong>città</strong> e può dare origine a nuovi<br />

ambiti lavorativi e impren<strong>di</strong>toriali.<br />

Per quanto riguarda l’integrazione della popolazione universitaria con il territorio, è<br />

bene che il Comune attivi tutta una serie <strong>di</strong> azioni volte all’accoglienza degli studenti<br />

fuorisede. Ad esempio costituire una rete <strong>di</strong> attività commerciali che siano “student friendly”<br />

anche attraverso la creazione <strong>di</strong> una student’s card che offra una serie <strong>di</strong> agevolazioni (sconti,<br />

buoni, affitti più leggeri, trasporti pubblici ecc.,).<br />

Una partnership strategica<br />

La progressiva riduzione delle <strong>di</strong>sponibilità finanziarie del Comune sta trascinando la<br />

<strong>città</strong> verso un evidente quanto intollerabile stato <strong>di</strong> degrado. Mancano i fon<strong>di</strong>, è vero. Ma non<br />

mancano le risorse: ideali, culturali, creative. Quel che serve, allora, è un patto tra Comune<br />

e Università in nome del bene comune. Un patto sempre annunciato e mai sottoscritto. Un<br />

patto con cui inaugurare una collaborazione continua, attiva e fattiva. E sarebbe interessante<br />

l’esperimento <strong>di</strong> affiancare a ogni assessorato, settore o servizio, un esperto universitario<br />

(con un suo eventuale team) che collabori, a titolo rigorosamente gratuito, alla stesura dei<br />

piani <strong>di</strong> sviluppo e gestione.<br />

Purtroppo Viterbo ha considerato l’Università da una parte come una struttura al<br />

servizio non dei citta<strong>di</strong>ni – e quin<strong>di</strong> da valorizzare in quanto tale – ma del potere politico<br />

locale; dall’altra come una potenziale minaccia per alcuni interessi locali ormai consolidati<br />

nei decenni. È questo, solo per fare un esempio, uno dei motivi per cui qualsiasi tentativo<br />

dell’Università <strong>di</strong> partecipare alla gestione o manutenzione del verde citta<strong>di</strong>no è stato sempre<br />

osteggiato. L’ateneo, per contro, non è mai riuscito a trovare il giusto percorso per collegarsi<br />

con le esigue “centrali culturali” del capoluogo, anche perché molti docenti hanno deciso <strong>di</strong><br />

non risiedere in una <strong>città</strong> considerata solo come luogo <strong>di</strong> lavoro. Allo stesso tempo, va dato<br />

atto all’attuale Rettore <strong>di</strong> essere stato capace <strong>di</strong> resistere in tutti i mo<strong>di</strong> ai pressanti tentativi<br />

della politica locale <strong>di</strong> infiltrarsi nell’Università: Mancini sa che dove entrano i partiti politici,<br />

l’università va in crisi. E il motivo è ovvio: i partiti tendono all’omologazione ideologico-<br />

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culturale, e dove ciò avviene la cultura, che non può essere fatta schiava e vivere in schiavitù,<br />

muore.<br />

Questa consapevolezza deve continuare a essere il riferimento car<strong>di</strong>nale per<br />

l’Università della Tuscia: i politici, vecchi e nuovi, devono starne fuori.<br />

D’altra parte, l’ateneo viterbese è ricco <strong>di</strong> tante eccellenze, il più delle volte poco note,<br />

che possono costituire per un’amministrazione comunale che abbia la voglia e la capacità<br />

<strong>di</strong> valorizzarle, il nerbo <strong>di</strong> una politica culturale <strong>di</strong> ampio respiro. Sono tanti, infatti, i settori<br />

in cui l’università può contribuire fattivamente al miglioramento della qualità della vita<br />

citta<strong>di</strong>na.<br />

Nel campo della sostenibilità ambientale, innanzitutto. Vi sono, ad esempio, le<br />

competenze per intervenire nella depurazione e riciclo delle acque con meto<strong>di</strong> ecocompatibili<br />

basati sull’impiego delle piante, e si potrebbe progettare il recupero dell’Urcionio, a partire<br />

dalla cinta muraria verso Castel d’Asso. Oppure intervenire per il miglioramento della raccolta<br />

<strong>di</strong>fferenziata con riciclo locale delle frazioni secche e umide secondo tecnologie nuove e<br />

convenienti.<br />

Il settore del verde pubblico ha già visto l’università offrire a titolo gratuito al Comune<br />

un piano per la valorizzazione <strong>di</strong> Prato Giar<strong>di</strong>no che, ancorché presentato pubblicamente<br />

dagli amministratori comunali, non è stato mai realizzato. Egualmente, è pronto il progetto <strong>di</strong><br />

massima per le passeggiate ver<strong>di</strong> <strong>di</strong>dattico-ricreative nella <strong>città</strong> e <strong>di</strong>ntorni. Questo, insieme<br />

con il piano regolatore del verde pubblico, porterebbe a una rete <strong>di</strong> percorsi che potrebbe<br />

estendersi da una parte fino all’Arcionello, dall’altra fino a Castel d’Asso creando le premesse<br />

“urbane” per lo sviluppo dell’ecoturismo (parola ancora poco nota nel Viterbese e che, invece,<br />

rappresenta la scommessa dell’offerta turistica del futuro) e il nodo centrale delle “ecovie”<br />

che dovrebbero <strong>di</strong>panarsi per tutta la provincia.<br />

Castel d’Asso, in particolare, prima stazione <strong>di</strong> un’importante ecovia, potrebbe<br />

<strong>di</strong>ventare un gran<strong>di</strong>ssimo parco archeologico, <strong>di</strong>dattico e <strong>di</strong> sperimentazione, con<br />

caratteristiche uniche in Italia. L’Università, peraltro, ha già progettato una pista ciclabile<br />

che dalla <strong>città</strong> porta a Castel d’Asso, così come ha realizzato il catasto <strong>di</strong> gran parte delle<br />

strade rurali del comune con i relativi piani <strong>di</strong> miglioramento/valorizzazione. In quest’ottica<br />

si deve pensare, e l’università della Tuscia ha le competenze per farlo, a una vera e propria<br />

pianificazione ecologica del territorio comunale e parallelamente al restauro ambientale delle<br />

aree più degradate. Tutto questo in attesa <strong>di</strong> un piano regolatore generale che l’Ateneo non<br />

ha le specialità per re<strong>di</strong>gere <strong>di</strong>rettamente, pur possedendo tutti i collegamenti necessari<br />

perché il tema possa essere svolto ai massimi livelli. È quasi superfluo parlare del Parco<br />

termale annesso all’Orto Botanico, per il quale l’Università ha già realizzato qualche piccolo<br />

intervento, o della gestione del patrimonio agro-forestale del Comune sul quale non vi<br />

sarebbero <strong>di</strong>fficoltà per un’azione imme<strong>di</strong>ata.<br />

Ma vi sono anche piccoli campi d’intervento, poco noti ai citta<strong>di</strong>ni, sui quali l’Università<br />

ha già presentato al comune dei progetti (sempre a titolo gratuito) o ad<strong>di</strong>rittura si è già<br />

mossa: la realizzazione <strong>di</strong> una scuola <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>naggio per i bambini e i ragazzi della scuola<br />

dell’obbligo, il sostegno (collaborazione già avviata da anni con alcune scuole) ai giovani<br />

<strong>di</strong>sagiati attraverso l’agricoltura e la vivaistica sociale, la progettazione <strong>di</strong> orti e frutteti<br />

sociali a favore dei meno abbienti.<br />

Con la collaborazione del <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> economia si potrebbe pensare al recupero<br />

serale delle eccedenze alimentari e produttive degli esercizi commerciali da destinare al<br />

sostegno dei citta<strong>di</strong>ni in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. In tal senso, l’università potrebbe collaborare<br />

anche attraverso l’Associazione Universitaria per la Cooperazione allo Sviluppo, nata a Viterbo<br />

in ambito universitario e che da tanti anni opera con successo a livello internazionale.<br />

Ma le iniziative potrebbero essere numerosissime: invenzione lancio/rilancio <strong>di</strong> un<br />

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nuovo artigianato, per esempio legato alla lavorazione e restauro della pietra (insieme con il<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Beni Culturali), anche attraverso una mostra-mercato artistica/competizione<br />

con altri centri <strong>di</strong> lavorazione della pietra; un progetto analogo per il legno (l’Unitus detiene<br />

uno dei gruppi italiani più qualificati nella Tecnologia del Legno) e per i materiali ecocompatibili<br />

(collegamento con la bioe<strong>di</strong>lizia e il risparmio energetico domestico); iniziative legate alla<br />

qualità dei prodotti agro-alimentari e alla enogastronomia; creazione e sviluppo <strong>di</strong> musei,<br />

biblioteche, mostre, arte e spettacolo; gemellaggi con altre <strong>città</strong> universitarie con un Erasmus<br />

“aperto”; formazione permanente aperta a tutti i citta<strong>di</strong>ni, in particolare anziani.<br />

Con quali risorse realizzare tutto ciò? Innanzitutto con gli studenti. Molte iniziative<br />

li potrebbero vedere coinvolti a livello volontaristico nell’ambito <strong>di</strong> progetti comuni Città-<br />

Università da strutturare con stage, tirocini, project work, ossia con tutte quelle forme <strong>di</strong><br />

praticantato breve che gli studenti svolgono obbligatoriamente per conseguire la tesi e che<br />

al momento sono quasi sempre slegate dalle realtà citta<strong>di</strong>ne.<br />

In tal senso si potrebbe cercare <strong>di</strong> creare un circuito “esperienziale” per i giovani<br />

laureati che, riuniti in associazioni (alcune universitarie esistono già) o cooperative, potrebbero<br />

svolgere tanti servizi e lavori a costi competitivi. Ma si potrebbe anche seguire il modello <strong>di</strong><br />

tante <strong>città</strong> europee dove tanti piccoli lavori <strong>di</strong> manutenzione or<strong>di</strong>naria della <strong>città</strong> vengono<br />

riservati agli studenti universitari, che così contribuiscono a mantenersi agli stu<strong>di</strong>. In un<br />

momento come questo sarebbe un enorme aiuto alle famiglie e il ritorno per Viterbo sarebbe<br />

imme<strong>di</strong>ato: la <strong>città</strong> sarebbe più curata e il numero degli studenti iscritti, anche provenienti da<br />

altre se<strong>di</strong>, aumenterebbe (un piccolo circolo virtuoso).<br />

Le altre risorse verrebbero da sponsor privati (ciascuno dovrebbe adottare<br />

un’iniziativa) e, soprattutto, da finanziamenti europei. Questi sono più consistenti <strong>di</strong> quanto<br />

si possa immaginare e in molti casi sono ad accesso riservato alle municipalità. Il comune <strong>di</strong><br />

Viterbo, per assoluta impreparazione, ha sfruttato pochissimo questa possibilità. Quando lo<br />

ha fatto, come qualche anno fa con Ciprogis (un progetto sui Sistemi Informativi Geografici<br />

applicati alla Protezione Civile), realizzato insieme con l’università, i risultati sono rimasti nei<br />

cassetti. Ad altri finanziamenti europei si può accedere per il tramite della Provincia o della<br />

Regione e in tutti i casi il partenariato con l’università può rappresentare la carta vincente.<br />

Insomma, per Comune e Università è arrivato il momento <strong>di</strong> non essere più separati<br />

in casa. È arrivato il momento <strong>di</strong> un’alleanza strategica che sappia, con ruoli <strong>di</strong>versi e in piena<br />

autonomia, lavorare sinergicamente per il futuro della <strong>città</strong>.<br />

unA cAsA per gli studenti<br />

L’opportunità <strong>di</strong> avere una casa a prezzi ragionevoli e in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>gnitose e la<br />

presenza <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> affitti regolare e controllato rappresenterebbe infatti uno stimolo<br />

per uno studente, non solo a iscriversi all’Università ma anche a risiedere a Viterbo, <strong>città</strong> che<br />

presenta tutte le caratteristiche logistiche e culturali <strong>di</strong> una citta<strong>di</strong>na universitaria.<br />

A oggi ciò non accade per varie ragioni. La residenzialità universitaria è limitata e gli<br />

strumenti tra<strong>di</strong>zionali non assolvono completamente alla loro funzione, sia per la scarsità <strong>di</strong><br />

risorse sia per i ritar<strong>di</strong> della Regione. Il mercato degli affitti, con contratti spesso non regolari,<br />

non tutela sufficientemente lo studente, sia dal punto <strong>di</strong> vista della sicurezza degli impianti,<br />

sia quello della durata dell’affitto. Inoltre le case sono spesso lontane dall’Università e dal<br />

centro, e dunque dai principali poli <strong>di</strong> aggregazione.<br />

Un sistema efficace e innovativo <strong>di</strong> residenzialità assolverebbe a una triplice funzione:<br />

contribuire a migliorare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e il benessere degli studenti universitari; assolvere<br />

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a una funzione economica, favorendo l’ingresso <strong>di</strong> nuovi studenti che scelgono <strong>di</strong> vivere a<br />

Viterbo durante il periodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> universitari; rivitalizzare il tessuto sociale del centro storico<br />

e delle zone a<strong>di</strong>acenti, grazie a un programma <strong>di</strong> recupero urbano e alla contemporanea<br />

presenza <strong>di</strong> giovani con le loro esigenze <strong>di</strong> socialità e <strong>di</strong>alogo.<br />

Esempi<br />

Tra i <strong>di</strong>versi strumenti che si possono utilizzare, due sembrano essere quelli più efficaci,<br />

in modo complementare:<br />

1. una Agenzia <strong>di</strong> affitto casa agli studenti;<br />

2. un Buono Casa per gli studenti.<br />

Agenzia <strong>di</strong> affitto casa agli studenti<br />

Una Agenzia <strong>di</strong> affitto casa agli studenti, gestita dal Comune o delegata a terzi,<br />

rappresenta la camera <strong>di</strong> compensazione tra domanda e offerta <strong>di</strong> immobili destinati<br />

all’affitto agli studenti e fornisce, al contempo, tutte quelle attività <strong>di</strong> consulenza tipiche<br />

e necessarie per garantire transazioni immobiliari regolari, che tutelino le parti, e che<br />

rispettino tutte le numerose leggi che <strong>di</strong>sciplinano il regime degli affitti.<br />

Lo studente in cerca <strong>di</strong> un affitto potrà fornire le proprie generalità, le informazioni sulla<br />

tipologia <strong>di</strong> casa ricercata, con i relativi servizi, e le informazioni sul percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o,<br />

utilizzando a tal fine anche un portale web costruito ad hoc. Il servizio potrà essere<br />

fornito solo se lo studente <strong>di</strong>mostrerà <strong>di</strong> essere regolarmente iscritto all’università.<br />

Coloro che intendono affittare casa, da parte loro, potranno fornire i dati relativi alla loro<br />

abitazione, con tutta la documentazione relativa, necessaria a garantire adeguatamente<br />

il futuro cliente, in<strong>di</strong>cando anche la tipologia <strong>di</strong> inquilino e il prezzo richiesto.<br />

In sostanza l’Agenzia, oltre a incrociare domanda e offerta, <strong>di</strong> fatto assolverà a una<br />

funzione in<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> controllo e garanzia.<br />

Gli studenti e i proprietari saranno contattati dall’Agenzia nel momento in cui si dovesse<br />

verificare una corrispondenza minima <strong>di</strong> interessi. A parità <strong>di</strong> offerta si potrebbe<br />

privilegiare la domanda dello studente meno abbiente.<br />

Verranno poi in<strong>di</strong>viduati una serie <strong>di</strong> interventi volti a favorire lo sviluppo del mercato<br />

degli affitti, quali per esempio prevedere sgravi fiscali per quei proprietari che<br />

accettassero <strong>di</strong> affittare la casa agli studenti a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> prezzo inferiori al mercato e<br />

per lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo. L’Agenzia nel tempo potrebbe poi sviluppare la capacità <strong>di</strong><br />

fornire altri servizi, quali ad esempio la consulenza sulla stipula dei contratti <strong>di</strong> servizio<br />

(telefono, adsl, luce, gas, acqua), l’effettivo pagamento degli stessi nella misura dovuta<br />

(tutelando dunque sia il proprietario sia lo studente) e la gestione delle caparre.<br />

Buono Casa per gli studenti<br />

il Buono casa per gli studenti costituisce un altro strumento per favorire l’inse<strong>di</strong>amento<br />

degli studenti universitari a Viterbo e la loro localizzazione nel centro storico,<br />

naturalmente in presenza <strong>di</strong> un regime <strong>di</strong> regole con<strong>di</strong>vise e accettate.<br />

Il Buono Casa verrà messo a <strong>di</strong>sposizione degli studenti universitari regolarmente iscritti<br />

che <strong>di</strong>mostrino <strong>di</strong> essere titolari <strong>di</strong> un contratto <strong>di</strong> affitto. Il Buono sarà rappresentato<br />

sia da una somma erogata forfettariamente, anche in funzione del red<strong>di</strong>to dello<br />

studente, sia da una serie <strong>di</strong> sconti e facilitazioni su acquisti e servizi presso esercizi<br />

convenzionati.<br />

46


Se immaginiamo che uno studente fuori sede, in me<strong>di</strong>a, spende circa 750 euro al mese<br />

(per la metà circa affitto e bollette per il resto spesa alimentare, bar, pizzerie, svaghi,<br />

acquisti universitari <strong>di</strong> vario tipo, senza contare le spese straor<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> manutenzione<br />

o gli investimenti, come l’acquisto <strong>di</strong> un telefono o <strong>di</strong> un pc), e che gran parte <strong>di</strong> questi<br />

acquisti sono effettuati presso esercizi della <strong>città</strong>, si comprende come la fruizione <strong>di</strong><br />

un Buono Casa possa rappresentare una leva formidabile per rilanciare una politica <strong>di</strong><br />

localizzazione degli studenti universitari e rilanciare la spesa, al servizio della sofferente<br />

economia, soprattutto quella commerciale, della <strong>città</strong>.<br />

In entrambi i casi si tratta <strong>di</strong> strumenti innovativi al servizio della <strong>città</strong> che potrebbero<br />

essere realizzati con poca spesa.<br />

47


Viterbo <strong>città</strong> sicura<br />

La <strong>città</strong> è il luogo <strong>di</strong> incontro delle persone, il luogo in cui intensità e complessità<br />

della vita sociale si esplicita. E’ nella <strong>città</strong> che si produce cultura e dove i progressi tecnici e<br />

scientifici appaiono più evidenti nell’ambito del suo sviluppo economico.<br />

Ma le <strong>città</strong> non seguono un unico modello <strong>di</strong> sviluppo economico sociale e culturale,<br />

pertanto non sono uguali: alcune possiamo <strong>di</strong>re che funzionino bene, consentendo una<br />

buona qualità della vita ai loro abitanti, altre mostrano <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> vario genere: degrado dei<br />

centri urbani o delle periferie, inquinamento <strong>di</strong> vario tipo, problemi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne sociale e sanitario,<br />

alti tassi <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione, gravi carenze nell’attuazione delle politiche <strong>di</strong> inclusione e <strong>di</strong><br />

coesione sociale e non ultimo, mancanza <strong>di</strong> sicurezza. Il senso <strong>di</strong> insicurezza e la criminalità<br />

possono con<strong>di</strong>zionare la vita <strong>di</strong> una <strong>città</strong>, il suo funzionamento e il richiamo <strong>di</strong> interesse per<br />

alcune aree urbane.<br />

L’espressione “sicurezza urbana” attribuisce al termine sicurezza una nuova<br />

<strong>di</strong>mensione che valica il tra<strong>di</strong>zionale concetto <strong>di</strong> sicurezza pubblica, rimandando ad attività<br />

<strong>di</strong> prevenzione innovative rispetto al rafforzamento della percezione della stessa sicurezza.<br />

Teorie e stu<strong>di</strong> nell’ambito <strong>di</strong> cui ci occupiamo, hanno fatto maturare la convinzione che il<br />

degrado dell’ambiente urbano è strettamente collegabile alla percezione che i citta<strong>di</strong>ni<br />

hanno della sicurezza. Per esempio, un ambiente dominato da degrado e forme <strong>di</strong> inciviltà,<br />

viene percepito come un luogo non sicuro rispetto a un luogo curato e pulito. Questo perché<br />

a un luogo deteriorato si associa l’idea che a nessuno interessi intervenire in quel posto,<br />

lasciandolo abbandonato a se stesso: una sorta <strong>di</strong> “terra <strong>di</strong> nessuno” in cui potrebbero<br />

avvenire episo<strong>di</strong> che mettano a repentaglio la sicurezza altrui. Quin<strong>di</strong> l’insicurezza <strong>di</strong> una<br />

<strong>città</strong> è prodotta da una sequenza complessa <strong>di</strong> fattori che oltre alle con<strong>di</strong>zioni economiche<br />

e ai problemi sociali e alle modalità con cui le persone si identificano nel luogo in cui vivono,<br />

vedono in primo piano la pianificazione, la progettazione e la costruzione della <strong>città</strong> stessa.<br />

Infatti la sistemazione degli spazi urbani e la loro organizzazione concorre a rendere una<br />

<strong>città</strong> più o meno sicura. Allora la trasformazione dello spazio urbano dovrebbe essere visto in<br />

una nuova prospettiva <strong>di</strong> riqualificazione dello spazio fisico, dove non primeggi la restrittiva<br />

visione della “quantità”, ma quella virtuosa della qualità.<br />

La sicurezza nell’ambiente urbano deriva dalla presenza costante dell’occhio sulla<br />

strada da parte dei citta<strong>di</strong>ni”; perché ciò si verifichi è necessario che i citta<strong>di</strong>ni si identifichino<br />

con il loro territorio. Perché la sicurezza sia praticata è altrimenti necessario ricreare o creare<br />

tutte le con<strong>di</strong>zioni perché i legami <strong>di</strong> vicinato siano forti e stabili e ri<strong>di</strong>stribuire la localizzazione<br />

<strong>di</strong> tutte le attività commerciali, lavorative, scolastiche, culturali, <strong>di</strong> aggregazione, ecc.<br />

all’interno <strong>di</strong> ogni quartiere. Sono problemi che riguardano tutti da vicino, perché la <strong>città</strong><br />

figura l’ambiente, che oltre a con<strong>di</strong>zionare lo sviluppo <strong>di</strong> un intero territorio è quello in cui<br />

viviamo e dove possiamo trovare le nostre realizzazioni.<br />

La <strong>città</strong> è un organismo vivente che si è sviluppato attraverso un processo incessante<br />

<strong>di</strong> crescita nel corso degli anni e in cui ogni intervento deve essere operato affinché non<br />

si produca una sorta <strong>di</strong> rifiuto o intolleranza. Perché siano evitati fattori <strong>di</strong> isolamento ed<br />

esclusione si devono perseguire fortemente l’inclusione e la coesione sociale. L’inclusione e<br />

la coesione sociale sono determinanti per ridurre potenziali conflitti sia tra <strong>di</strong>versi gruppi<br />

<strong>di</strong> residenti che con coloro che utilizzano definiti spazi urbani. Sono utili anche perché<br />

suscitano negli abitanti un senso <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong> vicinato e facilitano il coinvolgimento<br />

nella vita locale.<br />

48


La necessità oggi <strong>di</strong> collegare il bisogno <strong>di</strong> sicurezza del privato citta<strong>di</strong>no e quello<br />

<strong>di</strong> aggregazione collettiva della citta<strong>di</strong>nanza è un dovere e lo si può perseguire attraverso<br />

percorsi <strong>di</strong> rinnovato autentico senso <strong>di</strong> comunità urbana. Ciò può condurre a una riduzione<br />

della percezione dell’insicurezza. Se si migliora la qualità dell’ambiente urbano sicuramente<br />

possono prodursi occasioni <strong>di</strong> sviluppo economico, sociale e migliorano anche le con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> salute dei citta<strong>di</strong>ni, nonché il loro benessere psicologico.<br />

Quando le persone si sentono minacciate, soprattutto le fasce più vulnerabili della<br />

popolazione, anziani e donne, tendono a mo<strong>di</strong>ficare il loro stile <strong>di</strong> vita e conseguentemente<br />

il quoti<strong>di</strong>ano modo <strong>di</strong> utilizzare la <strong>città</strong>. Questa per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> libertà si tradurrà in un carico<br />

pesante da sopportare e la qualità della vita ne risentirà seriamente. Il senso <strong>di</strong> impotenza<br />

e la sfiducia trattengono la possibilità <strong>di</strong> intravedere possibili soluzioni ai problemi che le<br />

persone percepiscono. Si instaura allora un ciclo perverso: per <strong>di</strong>fendermi dalla paura, mi<br />

rinchiudo sempre più in me stesso e investo le mie energie nella <strong>di</strong>fesa personale. E’ questo<br />

un processo che riduce e indebolisce le relazioni sociali aumentando il senso <strong>di</strong> insicurezza:<br />

gli altri <strong>di</strong>vengono sempre più estranei, se non “nemici” e le istituzioni, dalle quali mi aspetto<br />

la soluzione, sempre meno affidabili. Affrontare gli spinosi problemi che affliggono le nostre<br />

<strong>città</strong>, a cominciare da quello della sicurezza, passa sicuramente attraverso la ri-trasformazione<br />

positiva della qualità della convivenza, cominciando dal livello micro comunitario (condominio,<br />

isolato, quartiere) cercando <strong>di</strong> aiutare le persone a investire proprio nella <strong>di</strong>mensione locale.<br />

Insomma, la sicurezza <strong>di</strong> una comunità è un problema complesso.<br />

Tocca aspetti importanti della sfera in<strong>di</strong>viduale, sociale, economica e ambientale, cui<br />

bisogna dare una risposta politica e sociale prima ancora che operativa.<br />

Esempio<br />

La domanda <strong>di</strong> sicurezza comprende un ampio arco <strong>di</strong> fattori come:<br />

1) il rischio effettivo <strong>di</strong> essere vittime <strong>di</strong> intimidazioni, aggressioni o atti violenti;<br />

2) il <strong>di</strong>sagio e la debolezza determinato dalla rottura dei co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> comportamento<br />

della civile convivenza (atti <strong>di</strong> vandalismo, ecc);<br />

3) il <strong>di</strong>sagio generato dal degrado dei co<strong>di</strong>ci tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> cura del territorio (cura del<br />

verde, pulizia, presenza <strong>di</strong> vigilanza sulle strade);<br />

4) la percezione <strong>di</strong> insicurezza cagionato da fattori ambientali quali scarsa illuminazione<br />

ecc;<br />

5) la paura come forma soggettiva e me<strong>di</strong>ale, non legata all’aumento del rischio reale<br />

nel luogo, ma derivante da fattori più ampi (e spesso lontani dal contesto specifico) e<br />

dal bombardamento me<strong>di</strong>ale.<br />

La domanda <strong>di</strong> sicurezza, quin<strong>di</strong>, investe un vasto settore <strong>di</strong> interventi e azioni, ben<br />

più ampio del solo controllo del territorio e della repressione della micro-criminalità e<br />

include l’area grigia dell’inciviltà; la qualità del tessuto urbano e ambientale; la cura e<br />

la vitalità dei centri e delle periferie, nonché lo sviluppo e la forza della reti relazionali.<br />

Un strategia della sicurezza deve coinvolgere tutte le risorse del territorio, se serve<br />

creandone <strong>di</strong> nuove. La conoscenza è il fattore vitale e prioritario nelle azioni sulla<br />

sicurezza. Cooperazione e interesse tra citta<strong>di</strong>ni e istituzioni sono possibili soltanto<br />

dopo aver acquisito una conoscenza approfon<strong>di</strong>ta del fenomeno, e soprattutto del suo<br />

evolversi nell’ambito del sistema naturale, politico, economico e sociale <strong>di</strong> ogni singola<br />

realtà.<br />

A tal fine, si deve partire da una indagine scientifica che tenga conto degli aspetti<br />

49


oggettivi e soggettivi. Si devono alimentare laboratori per la raccolta, analisi e<br />

comunicazione delle informazioni, e strutture per la valutazione delle performance<br />

delle singole attività, non solo in termini del risultato specifico, ma anche in termini <strong>di</strong><br />

interferenza con il resto del sistema e con l’ambiente.<br />

Si deve produrre una attività <strong>di</strong> tipo informativo, formativo e organizzativo prima<br />

ancora che operativo.<br />

Tutto ciò è in<strong>di</strong>spensabile perché, quando si parla <strong>di</strong> sicurezza, <strong>di</strong> deve avere una<br />

certezza: che si affronti, cioè, lo spettro delle minacce alla sicurezza in<strong>di</strong>viduale e<br />

collettiva, non solo contro il crimine.<br />

Alcune proposte<br />

• Compiere tutte quelle azioni volte a migliorare la qualità dell’agibilità urbana<br />

(come l’illuminazione e la cura delle aree intorno alle fermate dei bus) e quelle<br />

azioni volte a colpire una microcriminalità fasti<strong>di</strong>osa, che incide sulla tranquillità e<br />

sulla serenità dei piccoli comuni: si tratta dello spaccio <strong>di</strong> sostanze stupefacenti, dei<br />

comportamenti degli automobilisti, delle bande giovanili.<br />

• Realizzare quoti<strong>di</strong>anamente quelle azioni doverose per il Comune, che vanno dai<br />

miglioramenti in aree ver<strong>di</strong> e parcheggi, al potenziamento delle forme <strong>di</strong> decoro<br />

e pulizia <strong>di</strong> strade e piazze, fino a un set <strong>di</strong> controlli su noma<strong>di</strong>, extracomunitari e<br />

prostituzione.<br />

• Aumentare la presenza delle Forze dell’or<strong>di</strong>ne sul territorio a partire dalla Polizia<br />

Locale.<br />

• Aumentare i “poteri del Sindaco” cioè <strong>di</strong> maggior ruolo attivo non solo nella<br />

gestione delle forze dell’or<strong>di</strong>ne e del sistema <strong>di</strong> controllo del territorio, ma anche<br />

una maggiore autonomia nel poter decidere chi può o meno soggiornare nell’area<br />

comunale c’è la necessità <strong>di</strong> investire in progetti <strong>di</strong> sicurezza urbana.<br />

• Ridurre le forme <strong>di</strong> emarginazione, controllare il territorio, migliorare la qualità della<br />

struttura urbana anche attraverso un più attento e capillare controllo del territorio,<br />

specie <strong>di</strong> alcune aree e soprattutto contro tutte quelle forme <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> rottura<br />

della tranquillità e della serenità del vive come ad esempio i vandalismi.<br />

• Garantire livelli <strong>di</strong> qualità urbana più elevata, con interventi sull’illuminazione, ma<br />

anche con maggiori controlli davanti alle scuole.<br />

• Aiutare le persone ad affrontare la prevenzione dei reati: chiedono più informazioni<br />

e assistenza far sentire il comune vicino far sapere che si occupa della loro sicurezza.<br />

• Dare la priorità <strong>di</strong> intervento alla vigilanza <strong>di</strong> alcune aree e zone della <strong>città</strong>, sulla<br />

base delle richieste dei citta<strong>di</strong>ni; istituire i vigili <strong>di</strong> quartiere<br />

• Aumentare la vigilanza davanti alle scuole, la sorveglianza dai vandalismi,<br />

l’intervento sull’emarginazione sociale, l’informazione ai citta<strong>di</strong>ni, la pulizia della <strong>città</strong>.<br />

• Realizzare importanti interventi <strong>di</strong> videosorveglianza, ma anche e soprattutto<br />

l’aumento dei corsi <strong>di</strong> educazione alla legalità nelle scuole, il sostegno e la<br />

valorizzazione della rete dell’associazionismo locale<br />

• Dare vita a iniziative come l’accompagnamento degli anziani a prendere la pensione,<br />

i servizi anti-truffa<br />

50


• Pensare la lotta all’emarginazione come strumento <strong>di</strong> sicurezza attraverso la<br />

creazione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> ritrovo <strong>di</strong> anziani e giovani per impegnarli in attività sociali e<br />

ambientali, lo sviluppo <strong>di</strong> progetti per l’educazione dei giovani nelle scuole e delle<br />

famiglie, il monitoraggio degli extra comunitari, nonché l’aumento degli organici della<br />

polizia locale, una struttura il cui potenziale deve essere sviluppato.<br />

sicurezzA e protezione ciVile<br />

Diffondere la cultura della protezione civile e qualunque altra attività a carattere<br />

formativo, operativo, tecnico e <strong>di</strong> ricerca utile ad assicurare interventi sempre più efficienti<br />

ed efficaci. E’ questo l’obiettivo che Viva Viterbo si pone all’interno del proprio programma<br />

elettorale, per una citta più sicura.<br />

Si vogliono quin<strong>di</strong> sostenere le azioni del sistema <strong>di</strong> protezione civile a livello<br />

comunale in e potenziare le attività <strong>di</strong> previsione, prevenzione, preparazione e risposta<br />

operativa all’emergenza.<br />

In particolare, viste le criticità legate agli incen<strong>di</strong> nelle limitrofe aree boschive (es.<br />

Palanzana), le nevicate occorse negli ultimi anni, la pericolosità sismica ed idraulica (es.<br />

alluvione del 1706) ma anche i rischi industriali connessi con impianti e reti, dovrà essere<br />

redatto un moderno Piano <strong>di</strong> Protezione Civile, comprensivo <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> gestione delle<br />

risorse umane e del volontariato.<br />

Il piano dovrò prevedere approfon<strong>di</strong>menti specifici al rischio simico, idraulico, neve,<br />

incen<strong>di</strong> ed industriale.<br />

Si dovrà poi sviluppare un polo <strong>di</strong> formazione per l’intero territorio provinciale,<br />

anche prevedendo l’utilizzo dell’attuale aeroporto civile per scopi <strong>di</strong> protezione civile.<br />

Infine, dovranno essere sviluppati sistemi automatici <strong>di</strong> informazione ai citta<strong>di</strong>ni,<br />

con comunicazioni telefoniche <strong>di</strong>rette oppure via web o ra<strong>di</strong>o e TV, nel caso <strong>di</strong> particolari<br />

criticità, come, ad esempio, in occorrenza <strong>di</strong> forti nevicate.<br />

51


Viterbo <strong>città</strong> che cresce<br />

Aeroporto<br />

Non è più nell’agenda delle opere da realizzare. La <strong>città</strong> non può più essere inchiodata<br />

su questo tema. Eventuali novità verranno adeguatamente valutate, se necessario (es. aerei<br />

privati per lavoro/turismo, aerotaxi, protezione civile).<br />

il poggino<br />

Il Poggino è zona fondamentale per lo sviluppo delle attività economiche del territorio<br />

<strong>di</strong> Viterbo che si colloca lungo la traiettoria della Trasversale Terni-Orte-Civitavecchia.<br />

Una volta completata quest’opera, il Poggino può <strong>di</strong>ventare uno snodo decisivo, un punto<br />

<strong>di</strong> riferimento per imprese e multinazionali che si muoveranno da Civitavecchia verso Terni e<br />

viceversa. Non dobbiamo assolutamente perdere questo treno ed intervenire subito per<br />

ridare <strong>di</strong>gnità e prestigio alla zona del Poggino.<br />

Breve storia<br />

Il piano regolatore del 1968, in<strong>di</strong>vidua a nord della <strong>città</strong> la zona <strong>di</strong> espansione delle<br />

attività produttive: a destra della Cassia la zona produttiva e manifatturiera, a sinistra la<br />

zona commerciale <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>stribuzione.<br />

Avrebbe dovuto seguire la perimetrazione del piano PEEP (Piano e<strong>di</strong>lizia economica<br />

popolare), con l’acquisizione delle aree da e<strong>di</strong>ficare dai proprietari privati e la successiva<br />

re<strong>di</strong>stribuzione alle attività produttive, tramite associazioni <strong>di</strong> categoria. È stato invece<br />

varato definitivamente il piano regolatore che <strong>di</strong>segna strade e servizi, con i lotti che<br />

sono stati venduti singolarmente dai vecchi proprietari agli impren<strong>di</strong>tori. Questa scelta<br />

favorì l’inse<strong>di</strong>amento nella zona <strong>di</strong> attività strettamente commerciali, che impe<strong>di</strong>rono<br />

alle varie Amministrazioni comunali <strong>di</strong> richiedere i finanziamenti regionali per realizzare<br />

i servizi (rete fognaria, viaria, illuminazione, smaltimento acque bianche ecc.).<br />

Le attività produttive intanto crescevano e per molti <strong>di</strong>ventava urgente spostare la<br />

propria attività in aree più spaziose e possibilmente attrezzate (parcheggi ecc.).<br />

Il tutto con capannoni e<strong>di</strong>ficati in breve tempo e opere <strong>di</strong> urbanizzazione ancora<br />

inesistenti. Nel 1990 c’era solo uno strato <strong>di</strong> asfalto, niente rete fognaria né idrica.<br />

Gli impren<strong>di</strong>tori in quegli anni si erano consorziati senza tener conto delle attività<br />

svolte. Ormai la zona da Industriale e Artigianale era completamente mista, rendendo<br />

impossibile l’intervento finanziario della Regione.<br />

Fino al 2003, gli impren<strong>di</strong>tori hanno cercato un <strong>di</strong>alogo con le varie Amministrazioni<br />

per arrivare a ri<strong>di</strong>segnare gli standard urbanistici della zona e consentire la richiesta dei<br />

finanziamenti regionali per realizzare le opere <strong>di</strong> urbanizzazione.<br />

52


Nel frattempo l’Amministrazione comunale era riuscita a realizzare parte della rete<br />

fognaria ed idrica.<br />

Nel 2003 viene approvato il piano <strong>di</strong> recupero urbanistico trasformando la zona in<br />

Artigianale Industriale e commerciale nella misura del 30% del totale.<br />

A 13 anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, i finanziamenti regionali arrivati sono stati pochissimi e molto<br />

resta ancora da fare per dotare l’unica zona attrezzata e produttiva <strong>di</strong> Viterbo <strong>di</strong> tutte<br />

le opere <strong>di</strong> urbanizzazione e <strong>di</strong> un aspetto decoroso.<br />

Nonostante ciò, se si legge attentamente il bilancio comunale, il Poggino ha rimpinguato<br />

le casse comunali milioni <strong>di</strong> euro (tassazione standard, ici, IMU e tarsu). Tuttavia sono<br />

state pochissime le risorse reinvestite in zona, soprattutto se si pensa alla elevatissima<br />

tassazione Tarsu e alla gestione dei rifiuti offerta come servizio.<br />

Alcune proposte<br />

• costituire un’associazione tra impren<strong>di</strong>tori, organizzazioni professionali e <strong>di</strong> categoria<br />

e citta<strong>di</strong>ni capace <strong>di</strong> gestire autonomamente l’intera zona in stretto rapporto con<br />

l’Amministrazione comunale;<br />

• trasformare la via principale, oggi in stato <strong>di</strong> completo abbandono, in un luogo<br />

espositivo dove poter organizzare fiere e mostre mercato;<br />

• istituire, con la partecipazione delle attività economiche del Poggino, corsi<br />

professionali per formare nuovi artigiani capaci poi <strong>di</strong> trovare sbocchi occupazionali<br />

in zona;<br />

• completare la rete fognaria, idrica e smaltimento acque bianche;<br />

• rifacimento del sistema <strong>di</strong> Illuminazione e viario;<br />

• definizione <strong>di</strong> standard urbanistici reali e realizzabili (aree a verde e parcheggi)<br />

• integrazione del sistema viario con quello della <strong>città</strong> (esempio collegamento interno<br />

dalla zona Poggino all’ex zona fieristica; completamento dell’asse Teverina/Cassia).<br />

• gestione dei rifiuti industriali sia assimilabili agli urbani (anche per evitare che la zona<br />

<strong>di</strong>venti una <strong>di</strong>scarica pubblica)<br />

• restyling dell’area con sistemazione delle insegne delle attività produttive<br />

• potenziamento del Servizio <strong>di</strong> trasporti pubblici.<br />

<strong>di</strong>stretto culturAle dellA tusciA<br />

Bisogna tenere viva l’attenzione sui valori territoriali che si devono ricondurre ad<br />

una omogeneità in ambito culturale, turistico, ambientale, assumendone anche carattere<br />

impren<strong>di</strong>toriale. Per farlo, occorre dare vita a una sinergia, tra i territori che da Civitavecchia<br />

si estendono al Nord del Viterbese, alla Maremma, alla Teverina fino a toccare l’Orvietano e la<br />

bassa Toscana, attraverso un progetto che in<strong>di</strong>vidui modelli <strong>di</strong> sviluppo, dove la cultura intesa<br />

nelle sue varie accezioni, <strong>di</strong>venta motore economico.<br />

Alcune proposte<br />

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• costituire il Distretto Interculturale della Tuscia, un’associazione intercomunale,<br />

interprovinciale ed interregionale incaricata <strong>di</strong> formulare proposte e mettere in atto<br />

azioni per la valorizzazione del patrimonio culturale, del turismo, della viabilità,<br />

dei trasporti, del paesaggio, dell’agricoltura, dell’ambiente, del commercio e<br />

dell’artigianato all’interno <strong>di</strong> un’area ben delimitata che da Civitavecchia si estende al<br />

Nord del Viterbese, alla Maremma, alla Teverina fino a toccare l’Orvietano e la bassa<br />

Toscana.<br />

• Il Distretto Culturale sarà un sistema delimitato ad un territorio omogeneo per<br />

caratteristiche culturali, turistiche e ambientali e accomunato dalle stesse<br />

vocazioni <strong>di</strong> sviluppo. Inoltre nella sua attività <strong>di</strong> valorizzazione dell’area <strong>di</strong><br />

riferimento il Distretto si avvarrà della collaborazione delle università, delle imprese,<br />

delle associazioni <strong>di</strong> categoria, dei sindacati, delle fondazioni culturali presenti<br />

ed operanti sul territorio. Un marchio <strong>di</strong> qualità e <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> una vasta area<br />

separata dai confini regionali e provinciali ma unita dalle stesse peculiarità, e dove<br />

lo sviluppo culturale, turistico, industriale è strettamente collegato allo sviluppo delle<br />

infrastrutture. Il Distretto dovrà soprattutto elaborare e proporre soluzioni in grado<br />

<strong>di</strong> convogliare il turismo crocieristico del Porto <strong>di</strong> Civitavecchia su tutto il territorio<br />

attraverso adeguate ed efficaci iniziative <strong>di</strong> promozione e valorizzazione delle risorse<br />

locali.<br />

lA scuolA<br />

Per quanto riguarda le scuole presenti sul territorio, è fondamentale valorizzare<br />

l’aspetto della formazione e dell’educazione dei citta<strong>di</strong>ni. Avviare progetti il cui obiettivo<br />

principale sia far passare l’idea che il bene pubblico è bene <strong>di</strong> tutti (e non <strong>di</strong> nessuno). Educare<br />

sin dalla scuola materna alla salvaguar<strong>di</strong>a e alla valorizzazione della <strong>città</strong> con progetti che<br />

non siano episo<strong>di</strong>ci (<strong>di</strong>pingiamo i cassonetti, piantiamo i fiori, puliamo il muro) ma organici,<br />

continuativi e pluriennali, documentati attraverso le innumerevoli tecnologie ormai alla<br />

portata <strong>di</strong> (quasi) tutti. Tali progetti sarebbero anche un’occasione in più <strong>di</strong> integrazione per<br />

alunni stranieri e <strong>di</strong>versamente abili. Sarebbe fondamentale inoltre coinvolgere in maniera<br />

attiva gli alunni delle scuole superiori nelle iniziative culturali e non solo che animano la <strong>città</strong>.<br />

La scuola riveste un ruolo centrale per l’intera collettività Viterbese, perché coinvolge<br />

nuove generazioni, futuri lavoratori, famiglie, docenti, ausiliari tecnici e amministrativi,<br />

quartieri.<br />

La scuola è parte integrante del progetto culturale che proponiamo per Viterbo.<br />

Non un mondo separato e <strong>di</strong>stante dalla <strong>città</strong>, ma un suo punto <strong>di</strong> riferimento che va messo a<br />

sistema con tutte le altre risorse del territorio. Un punto <strong>di</strong> riferimento per il quartiere.<br />

Non possiamo pensare alla scuola, senza immaginare <strong>di</strong> metterla a sistema con<br />

l’offerta culturale. Senza coinvolgerla negli eventi e senza rendere partecipi gli studenti della<br />

fruizione del patrimonio storico, artistico, archeologico e ambientale.<br />

A partire dagli istituti comprensivi viterbesi, vogliamo che ogni quartiere citta<strong>di</strong>no<br />

<strong>di</strong>venti un piccolo <strong>di</strong>stretto culturale dove la scuola è centrale e al tempo stesso protagonista.<br />

Un ruolo chiave potrebbe essere giocato da percorsi <strong>di</strong> lettura ed educazione alla<br />

lettura, avviati a scuola, ma anche tornei e concorsi <strong>di</strong> lettura che vedano nella biblioteca<br />

comunale un punto <strong>di</strong> riferimento.<br />

Nel comune <strong>di</strong> Viterbo ci sono 7 Istituti Comprensivi (Grotte Santo Stefano, Egi<strong>di</strong>,<br />

Vanni, Canevari, Fantappié, Ellera, Carmine) per un totale <strong>di</strong> 7.070 alunni.<br />

Che cos’è un Istituto Comprensivo? L’Istituto Comprensivo aggrega in un solo<br />

54


organismo le Scuole dell’Infanzia, Primarie e Secondarie <strong>di</strong> primo grado <strong>di</strong> uno stesso<br />

territorio. Nell’Istituto Comprensivo si costituiscono una sola Presidenza, un solo Consiglio <strong>di</strong><br />

Istituto, un Collegio dei Docenti unitario.<br />

La loro istituzione ha portato all’eliminazione delle Direzioni <strong>di</strong>dattiche e delle scuole<br />

me<strong>di</strong>e creando a Viterbo notevoli problemi amministrativi. Perché? Perché a Viterbo gli Istituti<br />

Comprensivi esistono solo sulla carta. Le scuole non sono aggregate in un unico quartiere<br />

e gli alunni non seguono un percorso formativo all’interno dello stesso e<strong>di</strong>ficio. Una<br />

situazione che nei prossimi anni deve essere assolutamente risolta. L’Istituto deve <strong>di</strong>ventare<br />

un punto <strong>di</strong> riferimento per il quartiere e al tempo stesso una risorsa imprescin<strong>di</strong>bile per le<br />

famiglie e le nuove generazioni, a partire anche da un utilizzo più razionale delle strutture<br />

esistenti. Istituti e quartieri, in sinergia tra loro, devono <strong>di</strong>ventare veri e propri Poli formativi<br />

al servizio della <strong>città</strong>. Per raggiungere questo obiettivo ed intervenire anche sull’e<strong>di</strong>lizia<br />

scolastica è fondamentale stabilire un Patto tra amministrazione, impren<strong>di</strong>tori, sindacati,<br />

organizzazioni professionali e <strong>di</strong> categoria per il rifacimento delle scuole anche attraverso<br />

i Piani Integrati.<br />

Alcune proposte<br />

• realizzazione concreta degli Istituti Comprensivi, a partire dai quartieri <strong>di</strong> Santa<br />

Barbara (dove, fra l’altro, in Via Porsenna, esiste già un lotto definito) e Pilastro.<br />

• sinergia tra le attività scolastiche e tutte le altre attività formative e sportive presenti<br />

nei rispettivi quartieri<br />

• apertura pomeri<strong>di</strong>ana delle scuole con attività rivolte ai ragazzi<br />

• realizzazione <strong>di</strong> una biblioteca <strong>di</strong> quartiere all’interno <strong>di</strong> ogni Istituto comprensivo<br />

• sviluppare un trasporto scolastico anche per eventi e attività sportive e culturali<br />

scolastiche ed extrascolastiche per dare a tutti i ragazzi la possibilità <strong>di</strong> essere<br />

partecipi <strong>di</strong> tutte le esperienze formative proposte.<br />

• corsi <strong>di</strong> educazione civica in tutte le scuole<br />

• collaborazione tra Istituti Comprensivi e Università della Tuscia<br />

• attuazione concreta delle pari opportunità <strong>di</strong> istruzione<br />

• prevenzione della <strong>di</strong>spersione scolastica ed educazione alla salute.<br />

• corsi <strong>di</strong> educazione ambientale, educazione interculturale<br />

• attivazione <strong>di</strong> aule <strong>di</strong>dattiche e laboratori presso tutti gli Istituti Comprensivi<br />

• massima attenzione alle nuove forme <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia scolastica con l’obiettivo <strong>di</strong><br />

trasformare o realizzare e<strong>di</strong>fici autosufficienti dal punto <strong>di</strong> vista energetico.<br />

termAlismo<br />

Nel corso degli ultimi anni il termalismo ha subito una notevole trasformazione che<br />

la recente crisi economica ha contribuito ad accelerare. Si è passati da una cultura termale<br />

assistenziale, con soggiorni settimanali negli stabilimenti convenzionati – da parte <strong>di</strong> una<br />

larga fascia sociale che effettuava cure <strong>di</strong> vario genere legate ad una idea <strong>di</strong> vacanza – ad<br />

una utilizzazione del mondo delle terme secondo tre specifiche <strong>di</strong>rettive: benessere, cura<br />

e bellezza.<br />

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Benessere quale possibilità <strong>di</strong> accedere ai servizi termali con soggiorni relax, per il<br />

mantenimento della forma fisica, cura come proce<strong>di</strong>menti specifici per patologie me<strong>di</strong>che, e<br />

bellezza intesa come trattamenti termali legati al mondo della bellezza e del suo mantenimento.<br />

I dati <strong>di</strong> Federterme<br />

I dati rilevati da Federterme <strong>di</strong>cono che negli ultimi anni l’età me<strong>di</strong>a dei clienti degli<br />

stabilimenti si è sensibilmente abbassata: la fascia <strong>di</strong> età compresa tra i 20 ed i 45 anni<br />

rappresenta oltre il 30% degli utenti, segno che tra le generazioni più giovani si avverte<br />

sempre più il bisogno <strong>di</strong> prendersi cura della propria salute e <strong>di</strong> trascorrere un periodo<br />

<strong>di</strong> relax tra i trattamenti termali.<br />

La crisi economica in corso ha inciso sul numero delle presenze che risultano in calo,<br />

ma in maniera inferiore rispetto ad esempio al settore alberghiero dove la riduzione<br />

percentuale (dati Federterme) è cinque volte superiore a quella registrata dal settore<br />

termale.<br />

Il fatto che il termalismo subisce meno gli effetti della crisi è dovuto a due fattori; il primo è<br />

che la domanda <strong>di</strong> cure termali (bagni, fanghi, inalazioni, ecc.), che rappresenta la metà<br />

del fatturato del mondo termale, è in incremento costante. Il secondo è che il flusso<br />

turistico che interessa il settore termale non proviene dall’estero, ma è prevalentemente<br />

<strong>di</strong> nazionalità italiana. Quin<strong>di</strong> non interessato dalla notevole contrazione della presenza<br />

estera che oggi caratterizza il nostro turismo.<br />

L’ultimo dato interessante messo a <strong>di</strong>sposizione da Federterme è che sono in riduzione<br />

le cure convenzionate <strong>di</strong> tipo generico o legate alla vecchia idea <strong>di</strong> trascorrere un<br />

lungo soggiorno in uno stabilimento, a favore <strong>di</strong> un “termalismo terapeutico” legato<br />

soprattutto al mondo dei bambini e degli sportivi, che vede il suo fatturato crescere<br />

costantemente negli ultimi anni.<br />

Con questi dati è logico ragionare con un’ottica che non prevede più la realizzazione<br />

<strong>di</strong> una <strong>città</strong> termale in senso generico, ma la formazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> stabilimenti in cui<br />

trovino luogo le specifiche <strong>di</strong>rettive <strong>di</strong> benessere, cura e bellezza.<br />

La varietà delle risorse termali viterbesi, unite alle caratteristiche terapeutiche dei<br />

suoi fanghi e delle sue acque, oltre alla loro nota <strong>di</strong>sponibilità e quantità deve favorire la<br />

nascita <strong>di</strong> più realtà che prevedano una <strong>di</strong>fferenziazione della offerta. Da una parte un<br />

grande stabilimento termale, dall’altra il termalismo <strong>di</strong> qualità capace <strong>di</strong> rispondere ad<br />

una domanda <strong>di</strong> settore (agriturismi termali, beauty farm ecc.) fino al termalismo sociale<br />

con tutte le <strong>di</strong>verse realtà presenti sul territorio – affidate al mondo dell’associazionismo<br />

– messe a sistema integrando anche la fruizione del paesaggio e del patrimonio storico in<br />

cui esse si inseriscono. Vanno inoltre realizzati, con project financing, dei giar<strong>di</strong>ni termali<br />

alle Piscine Carletti, al Bagnaccio e al Bullicame con annessione del giar<strong>di</strong>no botanico e<br />

concessione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> ristoro in cambio <strong>di</strong> manutenzione.<br />

I dati sopradetti uniti alla qualità delle acque viterbesi, devono essere il fondamentale<br />

richiamo per gruppi impren<strong>di</strong>toriali, associazioni, strutture alberghiere-turistiche, per<br />

alimentare una offerta termale <strong>di</strong> notevole livello qualitativo, che si può porre come punto <strong>di</strong><br />

riferimento del termalismo dell’Italia centrale.<br />

Infine, un percorso museale tra i resti romani delle antiche terme potrebbe creare<br />

quella connessione spaziale che oggi manca tra la <strong>città</strong> e le sorgenti termali.<br />

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Negli ultimi anni il fenomeno della partecipazione delle pubbliche amministrazioni in<br />

società e organismi ha assunto <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> rilievo, determinando l’intervento del legislatore<br />

che ha dettato una serie <strong>di</strong> norme relative alle società a partecipazione pubblica in deroga<br />

alla <strong>di</strong>sciplina civilistica.<br />

Purtroppo la produzione normativa sul tema, mancando un <strong>di</strong>segno organico,<br />

presenta numerose criticità dovute alla definizione poco chiara dei contenuti delle<br />

<strong>di</strong>sposizioni, ai frequenti interventi su oggetti analoghi e non coor<strong>di</strong>nati tra loro, al rinvio a<br />

<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> attuazione adottate oltre i tempi previsti o talvolta omesse.<br />

La recente crescita del numero delle società partecipate è legata non solo<br />

all’inasprimento delle norme sul Patto <strong>di</strong> stabilità che limitano la spesa pubblica e in particolare<br />

per il personale, ma anche alla convinzione maturata in seno alle amministrazioni comunali <strong>di</strong><br />

sviluppare nuovi assetti organizzativi.<br />

Attraverso queste scelte, soprattutto gli enti me<strong>di</strong>o gran<strong>di</strong> per <strong>di</strong>mensione<br />

demografica, tendono a riservare al Comune un ruolo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo, regolazione e controllo,<br />

puntando invece sulla creazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> società satellite ed enti strumentali a<br />

prevalente o totale capitale pubblico locale, per la gestione <strong>di</strong> servizi pubblici e altri interventi.<br />

Il Comune, e Viterbo non fa eccezione, è organizzato come una hol<strong>di</strong>ng che controlla<br />

un sistema <strong>di</strong> enti formalmente in<strong>di</strong>pendenti, strumentale alla realizzazione dei suoi fini sociali<br />

e alla promozione dello sviluppo economico e civile delle comunità locali.<br />

Nel complesso i dati relativi alle singole società partecipate mostrano una gestione<br />

economica poco efficiente.<br />

Sembra inoltre che la scarsa efficienza economica della gestione sia un parametro<br />

strutturale delle imprese più piccole e delle società cosiddette a mono-attività. A ciò si<br />

aggiunga che anche nei settori dell’acqua, energia e igiene ambientale, le partecipate<br />

denunciano un conto economico non proprio sod<strong>di</strong>sfacente, visto che in tutti questi casi i<br />

ricavi delle ven<strong>di</strong>te e prestazioni sono inferiori ai costi sostenuti.<br />

I problemi evidenziati dall’analisi dei bilanci, derivano in gran parte dalle scelte<br />

operate dal Comune nella gestione dei servizi pubblici locali; scelte in <strong>di</strong>versi casi non<br />

finalizzate ad alimentare la concorrenza nel settore, e dunque non orientate a promuovere<br />

comportamenti virtuosi delle aziende <strong>di</strong> riferimento.<br />

Attualmente, infatti, le aziende che operano nel settore dei servizi <strong>di</strong> natura<br />

impren<strong>di</strong>toriale come CEV e Francigena sono controllate al 100% dal Comune e operano<br />

dunque, come previsto dall’attuale versione dell’articolo 113 del Testo Unico, in regime <strong>di</strong><br />

affidamento <strong>di</strong>retto (in house) e i risultati negativi sono sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti.<br />

Le altre tipologie riguardano le imprese pubbliche miste, dove il Comune è affiancato<br />

da altri azionisti pubblici e anche qui i risultati (ad esempio Talete) non sono certo buoni.<br />

Tuttavia va considerato il forte intervento esterno e cioè i continui trasferimenti a<br />

titolo <strong>di</strong> compensazione economica e <strong>di</strong> contributo in conto esercizio percepiti dalle società<br />

controllate ad opera dello stesso Comune, dello Stato e <strong>di</strong> altre amministrazioni pubbliche<br />

che così facendo ripianano i bilanci gravando sulle tasche dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Ed infatti, pur aumentando complessivamente utili e <strong>di</strong>viden<strong>di</strong>, le società<br />

partecipate e controllate si sottraggono sempre <strong>di</strong> più alle logiche impren<strong>di</strong>toriali e <strong>di</strong><br />

mercato nella gestione dei servizi e <strong>di</strong> altre attività esternalizzate con riflessi negativi sul<br />

sistema della concorrenza nel mercato dei servizi e sulla stessa qualità resa a citta<strong>di</strong>ni e<br />

imprese.<br />

La recente crescita del numero delle società partecipate è legata non solo<br />

all’inasprimento delle norme sul Patto <strong>di</strong> stabilità che limitano la spesa pubblica e in particolare<br />

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per il personale, ma anche alla convinzione maturata in seno alle amministrazioni comunali<br />

<strong>di</strong> sviluppare nuovi assetti organizzativi. Attraverso queste scelte, soprattutto gli enti me<strong>di</strong>o<br />

gran<strong>di</strong> per <strong>di</strong>mensione demografica, tendono a riservare al Comune un ruolo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo,<br />

regolazione e controllo, puntando invece sulla creazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> società satellite<br />

ed enti strumentali a prevalente o totale capitale pubblico locale, per la gestione <strong>di</strong> servizi<br />

pubblici e altri interventi.<br />

I Comuni come Viterbo, motivano tali scelte soprattutto richiamando i vantaggi della<br />

flessibilità nella gestione del personale, le agevolazioni fiscali previste dalle norme a favore<br />

delle società, la possibilità <strong>di</strong> scegliere l’affidamento “in house”.<br />

Tuttavia è necessario procedere attraverso operazioni <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no delle partecipate,<br />

promuovendo un modello organizzativo basato sullo snellimento delle dotazioni organiche<br />

interne, sull’attribuzione al Comune <strong>di</strong> un ruolo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo, regolazione e controllo, e<br />

sulla creazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> società satellite/agenzie per la programmazione e gestione<br />

settoriale o multisettoriale.<br />

Bisogna cambiare le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> governance anche perché a Viterbo non sono stati<br />

effettivamente applicati i criteri <strong>di</strong> sistema del controllo analogo, in base a quanto previsto<br />

dalla normativa comunitaria e nazionale.<br />

Esempi<br />

Come già avvenuto in altri Comuni Italiani con l’ introduzione <strong>di</strong> un nuovo sistema <strong>di</strong><br />

governance delle partecipate, il Comune <strong>di</strong> Viterbo potrebbe costituire, in qualità <strong>di</strong> unico<br />

proprietario, una società Hol<strong>di</strong>ng Viterbo Servizi srl - gestita da un amministratore<br />

unico - come strumento per trasmettere in modo più <strong>di</strong>retto ed incisivo i propri in<strong>di</strong>rizzi<br />

sulle aziende <strong>di</strong> servizi pubblici locali <strong>di</strong> cui detiene la quota patrimoniale <strong>di</strong> controllo.<br />

Tale Hol<strong>di</strong>ng svolgerebbe alcuni dei compiti affidategli dalla proprietà, e<br />

specificamente riformando gli statuti delle società controllate, adeguandoli alle<br />

prescrizioni normative e ai conseguenti esiti giurisprudenziali in materia <strong>di</strong> “in house<br />

provi<strong>di</strong>ng”.<br />

Tale riforma statutaria è da considerare essenziale, in quanto il principio car<strong>di</strong>ne dell’in<br />

house provi<strong>di</strong>ng, cioè la possibilità formale e sostanziale <strong>di</strong> esercitare, da parte del<br />

Comune, un controllo sulle aziende analogo a quello esercitato sugli uffici comunali<br />

propriamente intesi, è requisito in<strong>di</strong>spensabile -unitamente alle concrete potenzialità<br />

<strong>di</strong> miglioramento, in termini <strong>di</strong> efficacia, efficienza ed economicità nello svolgimento<br />

dei servizi che sono il presupposto <strong>di</strong> qualsiasi esternalizzazione - per l’affidamento<br />

<strong>di</strong>retto alle aziende della gestione dei servizi stessi, così come norma l’art. 113 del D.Lgs.<br />

267/2000.<br />

Andrebbero adottate le procedure per il bilancio consolidato <strong>di</strong> gruppo e per il<br />

consolidato fiscale.<br />

Questa scelta reca un’importante valenza <strong>di</strong> carattere strutturale.<br />

Il bilancio consolidato, infatti, consente al Comune <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un quadro esaustivo<br />

e trasparente circa il complessivo andamento del gruppo <strong>di</strong> imprese controllate, sia<br />

sotto il profilo dei risultati economici d’esercizio, sia con riguardo alla <strong>di</strong>namica dello<br />

stato patrimoniale.<br />

Il consolidato fiscale invece permette <strong>di</strong> conseguire risparmi d’imposta nel malaugurato<br />

caso in cui alcune delle aziende dovessero presentare dei <strong>di</strong>savanzi.<br />

Fatto salvo il rispetto dei principi che <strong>di</strong>sciplinano la <strong>di</strong>namica dei risultati <strong>di</strong>gestione<br />

delle aziende a controllo pubblico, si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento che reca un<br />

legittimo sollievo nel verificarsi <strong>di</strong> particolari congiunture.<br />

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In generale, definire nuove misure <strong>di</strong> Corporate governance e pre<strong>di</strong>sporre un<br />

“programma <strong>di</strong> sviluppo” delle partecipate ripensando il ruolo del Comune passando da<br />

una logica <strong>di</strong> Soggetto Gestore del Servizio ad una <strong>di</strong> Soggetto Regolatore del Servizi,<br />

consentendo così alle vecchie municipalizzate dell’energia del gas dell’acqua e dell’ambiente<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare dei veri e propri soggetti industriali.<br />

Vanno altresì adottate alle misure per la riduzione dei costi della politica intervenendo<br />

anche su aspetti più generali <strong>di</strong> governance delle partecipate, allo scopo <strong>di</strong> rendere più<br />

trasparente il rapporto tra ente locale <strong>di</strong> riferimento e società.<br />

Esempio<br />

Rimodulando i compensi degli amministratori delle società partecipate, sulla base del<br />

criterio del rigore e del merito.<br />

In sostanza con la nascita della nuova figura <strong>di</strong> manager pubblico, il Comune deve<br />

perseguire gli obiettivi <strong>di</strong> una migliore qualità ed economicità dei servizi pubblici<br />

acquisendo logica ed un modus operan<strong>di</strong> manageriale e <strong>di</strong> stampo tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

impren<strong>di</strong>toriale.<br />

L’ente locale passa così da mero “gestore” del servizio a “soggetto strategico” nella<br />

politica <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo della programmazione, dell’ottimizzazione e della razionalizzazione<br />

dei servizi.<br />

Un Comune- che è socio in più società e/o enti controllati o partecipati deve essere<br />

immaginato come una sorta <strong>di</strong> capogruppo <strong>di</strong> altri soggetti giuri<strong>di</strong>ci aventi una propria e<br />

<strong>di</strong>stinta personalità giuri<strong>di</strong>ca, così da avere un rapporto tra società capo gruppo controllante<br />

ed una pluralità <strong>di</strong> società controllate in tutto o in parte.<br />

In questa nuova veste il Comune, da un lato, deve operare delle scelte politiche sul<br />

modello organizzativo <strong>di</strong> controllo da adottare internamente all’Amministrazione e, dall’altro<br />

lato, deve pre<strong>di</strong>sporre un sistema unitario <strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> procedure atte a <strong>di</strong>sciplinare i rapporti<br />

e le relazioni tra l’Ente Pubblico e le Società controllate o partecipate.<br />

Il Comune deve creare ex novo strutture più efficienti e specialistiche quali un<br />

“<strong>di</strong>partimento” o un“ufficio partecipazioni” appositamente preposto a svolgere compiti <strong>di</strong><br />

supporto specialistico-tecnico e <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento tra l’organo <strong>di</strong> governo dell’ente locale e<br />

le società.<br />

Devolvendo a tali strutture i compiti<br />

• <strong>di</strong> controllo delle società controllate e/o partecipate;<br />

• <strong>di</strong> esame dei documenti contabili ed <strong>di</strong> analisi dei bilanci delle società<br />

• <strong>di</strong> redazione <strong>di</strong> tutti i provve<strong>di</strong>menti amministrativi del settore;<br />

ed inoltre <strong>di</strong><br />

• <strong>di</strong> monitorare la qualità dei servizi erogati come definiti nei contratti pre<strong>di</strong>sposti per<br />

ciascun SPL<br />

• <strong>di</strong> fornire un supporto tecnico-specialistico agli organi <strong>di</strong> governo del Comune<br />

• <strong>di</strong> elaborare progetti ed effettuare ricerche nei specifici settori<br />

Costruendo infine sul sito internet Comunale uno spazio de<strong>di</strong>cato a tali <strong>di</strong>partimenti che<br />

realizzi lo standard minimo <strong>di</strong> informazione agli utenti-citta<strong>di</strong>ni.<br />

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