Brochure Palio della Stella - Comune di Sacrofano
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seduto vicino al suo cavallo, teneva Tommasina<br />
per mano - “Amore mio” - le <strong>di</strong>sse “Questa è<br />
l’ultima notte insieme, domani io sarò morto e<br />
non ti vedrò più. Ma morirò col tuo nome sulle<br />
labbra.” - Tommasina palli<strong>di</strong>ssima guardava il<br />
cielo e le stelle che le parevano <strong>di</strong> fuoco e si strinse<br />
al suo uomo. Già la prima stella del mattino si<br />
stava alzando quando da una capanna a lato delle<br />
Prata uscì una vecchina. Era una vecchia <strong>di</strong> antica<br />
età e nessuno sapeva esattamente quanti anni<br />
avesse. C’è chi <strong>di</strong>ceva più <strong>di</strong> cento. Aveva visto il<br />
paese crescere, aveva conosciuto tutti i bambini<br />
<strong>di</strong> Scrofano, le loro mamme e i loro babbi, i<br />
nonni e i bisnonni e trisnonni <strong>di</strong> tutti. - “Perchè<br />
piangete miei giovani?” - chiese - “Perchè tra<br />
poche ore se non porterò al re una stella infilzata<br />
con la mia lancia, dovrò morire e perdere la mia<br />
Tommasina.” - ripose Desiderio. La vecchia<br />
sorrise - “Tutto qui?” - “Ma è impossibile” -<br />
<strong>di</strong>sse Desiderio ormai rassegnato a morire. “Non<br />
<strong>di</strong>sperate, non è ancora finita” - <strong>di</strong>sse la vecchia<br />
con una voce furba. Desiderio la guardò. - “Ma<br />
come posso raggiungere una stella del cielo con<br />
le mie mani?” - chiese. “Così” - fece la vecchina<br />
che sfilò dal collo <strong>di</strong> Tommasina una collana<br />
d’oro alla quale era appesa una stella. Tommasina<br />
non sapeva chi gliela avesse messa. Ricordava <strong>di</strong><br />
averla sempre avuta fin dalla nascita. “E’ la stella<br />
porta fortuna che accompagna sempre le persone<br />
buone.” - <strong>di</strong>sse la vecchina. - “E Tommasina<br />
oltre ad essere bella è buona. E tu Desiderio se<br />
veramente la ami sii coraggioso e smettila <strong>di</strong><br />
piangere”.<br />
Il sole era alto e la campana <strong>della</strong> chiesa <strong>di</strong><br />
S.Giovanni stava per mandare i do<strong>di</strong>ci tocchi del<br />
mezzogiorno. Re Gregorio, assiso al suo trono,<br />
guardava ghignando il boia che incappucciato<br />
stava affilando la spada con cui avrebbe tagliato la<br />
testa a Desiderio. - “Dov’è il cavaliere cristiano?”<br />
- chiedeva ai suoi bravacci - “Così valoroso ha<br />
forse paura <strong>di</strong> morire? Dov’è il suo <strong>di</strong>o per cui ha<br />
combattuto?” - Il popolo <strong>di</strong> Scrofano in lacrime<br />
si era inginocchiato in preghiera.<br />
Improvvisamente ci fu un mormorio tra la<br />
folla che si aprì in due. Desiderio e Tommasina<br />
attraversarono le Prata, alti sul cavallo del<br />
giovane. “Allora come farai a portarmi una<br />
stella?” - chiese re Grogorio. - “Il sole è alto e<br />
non ce n’è più una. Tra pochi minuti quando<br />
sentirai i rintocchi <strong>della</strong> campana <strong>di</strong> S. Giovanni<br />
sarai morto.” - Desiderio posò Tommasina sul<br />
ramo <strong>di</strong> un bel ciliegio in fiore, prese la rincorsa<br />
e a tutta velocità infilzò la stella con la sua lancia.<br />
Il suo cavallo si impennò in segno <strong>di</strong> vittoria la<br />
campana si stese a festa. Il popolo esplose in un<br />
boato <strong>di</strong> gioia. “Ecco la stella, re Gregorio” - gli<br />
<strong>di</strong>sse mettendogliela sotto il naso - “Ammetti<br />
la tua sconfitta. Arren<strong>di</strong>ti. O fatti cristiano o<br />
fuggi da Scrofano.” - Gregorio guardò la stella<br />
sulla punta <strong>della</strong> lancia cercò <strong>di</strong> bofonchiare<br />
alcune parole ma non erano parole quelle che<br />
gli uscivano dalla bocca, bensì grugniti. La sua<br />
corte lo abbandonò all’istante. Si trovò solo sul<br />
palco. Persino il boia andò verso Desiderio e gli<br />
chiese perdono. Anche lui si convertì alla fede.<br />
Sconfitto, abbandonato, re Gregorio lasciò le<br />
Prata e si avviò verso il bellissimo bosco a forma<br />
<strong>di</strong> cono che sovrasta Scrofano. Lì, sulla sommità<br />
c’era un buco scoperto dagli Etruschi. Il buco,<br />
si <strong>di</strong>ceva, portasse <strong>di</strong>rettamente ad una caverna<br />
che era l’anticamera dell’inferno. Gregorio si<br />
precipitò nel buco e lo richiuse con rami e tronchi<br />
d’albero. Non lo vide più nessuno. Desiderio fu<br />
fatto re <strong>di</strong> Scrofano, liberò la città da maghi,<br />
fattucchiere ed incantatori, <strong>di</strong>ede pace e lavoro<br />
a tutti e sposò la sua bella Tommasina. In onore<br />
delle nozze istituì un palio. Divise Scrofano in<br />
sette contrade e una volta l’anno gli scrofanesi<br />
vestiti dei vestiti antichi, si battono in un torneo<br />
a lancia e cavallo. Sarà <strong>di</strong>chiarato vincitore colui<br />
che infilzerà una stella d’argento. E questo a<br />
ricordo perenne e pacifico dell’antica sfida.<br />
E re Gregorio? Nessuno lo ha più visto, ma per<br />
secoli, nelle notti d’estate, quando le stelle brillano<br />
nel cielo più luminose ed è possibile veder le<br />
colline e gli alberi e i fiori delle vallate scrofanesi<br />
e gli innamorati possono guardarsi negli occhi<br />
senza l’aiuto <strong>di</strong> una fiamma, ogni tanto, dal bosco<br />
che sovrasta Scrofano si può sentire un grido: -<br />
“Tommasina... Tommasina...” - E’ lo spirito <strong>di</strong><br />
re Gregorio che chiama il suo perduto bene. I<br />
pastori che passano <strong>di</strong> là si segnano. Tommasina<br />
<strong>di</strong>venne Masina e poi Masino. Da lì a Musino<br />
il passo è breve. E infatti così oggi si chiama il<br />
monte. E se salite sulla cima <strong>di</strong> monte Musino e<br />
guardate le vallate ver<strong>di</strong> che arrivano fino a Veio,<br />
a Bracciano e al Soratte, e se siete innamorati,<br />
pensate a Desiderio e Tommasina che lo sono<br />
stati prima <strong>di</strong> voi, ma non <strong>di</strong>menticate <strong>di</strong> porgere<br />
un pensiero pietoso anche al crudele re Gregorio,<br />
senza il quale il nostro parco non avrebbe avuto<br />
un nome e questa storia non sarebbe mai stata<br />
scritta.