scarica copia omaggio numero 20 - Elettronica Didattica

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SOMMARIO
N.20/2010
antonio caGnoli (1743 - 1816)
“HiGHliGHtS 2008-2009” del cnr
“Scienza e tecnoloGia in cifre” dal cnr
Sulle tracce della Salamandra
trenini in moStra a carnate
I Minerali
del gruppo
delle
Zeoliti
liGHt microScopy Summer ScHool 2011
Costruiamo
un Robot
destriero
iL modeLLo
deL
monoscafo
bookfair
a francoforte
“Salviamo la città della Scienza”
minerali e foSSili a cernuSco l.
Le orme
di dinosauro
Gruppo aStrofili cremoneSi
L’itaLia e La risorsa
deL “Geoturismo”
XXiii conGreSSo di entomoloGia
motrice
tranviaria
interurbana
fiera dei mineraLi
e fossiLi
monaco
modem Gsm e
comandi at
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L’EVOLUZIONE DELLA COMUNICAZIONE
29 - 30 GENNAIO 2011
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Storia della scienza
Antonio Cagnoli
(1743-1816)
Astronomo, meteorologo e matematico,
è nato da genitori veronesi nell’isola
di Zante (Grecia) il 29 settembre 1743 e
morto a Verona il 6 agosto 1816. Al servizio
della Repubblica Veneta in qualità di
diplomatico a Parigi, dov’era segretario
dell’ambasciatore veneto e ormai trentasettenne,
si appassionò di astronomia, qui
conobbe Joseph Jérôme Le Français de
Lalande (1732-1807) che lo guidò e lo influenzò
nei suoi primi studi astronomici.
Studi che proseguì, con strumenti propri,
dapprima nella sua casa di Parigi e dal
1781 a Verona in un osservatorio privato
costruito a sue spese. Nel 1796 venne
eletto presidente della Società Italiana
delle Scienze (oggi Accademia Nazionale
delle Scienze detta dei XL), carica che
ricoprì sino al 1815. Nel 1797, caduta Verona
in mano ai francesi durante le famose
Pasque Veronesi, la Società fu trasferita
a Milano e gli strumenti del Cagnoli
vennero acquistati dal governo della Repubblica
Cisalpina per l’osservatorio di
Brera e lo stesso Cagnoli fu ivi accolto
accanto a Barnaba Oriani (1752-1832).
A Milano divenne membro del Consiglio
Frontespizio dell’opera Traité́ de trigonométrie
rectiligne et sphérique, contenant des méthodes
et des formules nouvelles, avec des applications
à̀ la plupart des problêmes de l’astronomie
(1786) di Cagnoli nella traduzione francese di
Nicolas Maurice Chompré (1750-1825).
Legislativo della Repubblica Cisalpina,
che lasciò quando ottenne la cattedra di
matematica presso l’Accademia Militare
di Modena, dove insegnò fino al 1807. Il
Cagnoli è ricordato soprattutto per i suoi
studi di trigonometria sferica dove stabilì
tre nuove formule. Fra le sue opere e studi
si ricordano Trigonometria piana e sferica
(1786), Notizie astronomiche (1792),
Le sezioni coniche (1801) e numerose
altre memorie di argomento astronomico
e meteorologico tra le quali notevole fu
Nuovo e sicuro mezzo per riconoscere la
figura della Terra (1792) messa in valore,
dopo la di lui morte, dall’astronomo
inglese Francis Baily (1774-1844) che
nel 1819 la fece ristampare e diffondere a
Londra: in essa vi era proposto il metodo
di Cagnoli fondato sull’osservazione delle
occultazioni delle stelle da parte della
Luna. Pubblicò un Méthode pour calculer
les longitudes geographiques (1789), lavoro
che ricevette il premio dalla Reale
Accademia delle Scienze danese.
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Michele T. Mazzucato

Stato indiano di Maharashtra,
da dove provengono
la quasi totalità di
tutte le più belle zeoliti in
commercio
Struttura di una zeolite
(Immagine tratta dalle
dispense del
Prof. A. Licciulli)
Già da questa semplice osservazione
si può comprendere che i minerali appartenenti
a questo gruppo contengono
molta acqua all’interno della struttura cristallina.
Infatti, le zeoliti hanno un reticolo cristallino
formato da un’impalcatura tetraedrica
di gruppi SiO4 e AlO4 che lasciano ampio
spazio a disposizione delle molecole
d’acqua, le quai si possono così fissare
alla struttura tramite legami a idrogeno.
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Mineralogia
I Minerali del
gruppo delle
Zeoliti
Il vocabolo zeolite fu coniato direttamente
dal suo scopritore (Axel Fredrik Cronstedt – mineralogista
svedese, nel 1756) che esaminò, per la
prima volta, un minerale (la stilbite) appartenente
a questo gruppo ancora sconosciuto. Questa,
sottoposta a riscaldamento perse molta acqua e
sembrò addirittura bollire. Così dai due termini di
origine greca “zein” (bollire) e “lithos” (pietra) venne
ricavato il termine zeolite.
Dall’immagine di una zeolite è ben riconoscibile
un’impalcatura tetraedrica
tridimensionale dei gruppi sopracitati; la
struttura cristallina della zeolite risulta
così microporosa, avendo al suo interno
una serie di canali e cavità comunicanti
che contengono acqua e cationi (pallini
neri) che bilanciano le cariche elettriche
in eccesso.
La formula generale delle zeoliti si
può riassumere in questo modo M x/
n [(AlO 2 ) x (SiO 2 ) y ].mH 2 O
Dove M rappresenta i cationi (es, Na, K,
Ca) di valenza n che bilanciano le cariche
negative delle unità tetraedriche [AlO 4 ] 5-
e [SiO 4 ] 4-

Mineralogia
Le zeoliti sono quindi alluminosilicati idrati e le più conosciute possono essere riepilogate
in questo elenco:
Nome e Formula
Durezza
(scala di
Mohs)
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Densità
(g/cm 3 )
Analcime Na 2 Al 2 Si 4 O 12 ∙ 6H 2 O 5- 5,5 2,27
Apofillite KCa 4 [(F,OH)Si 8 O 20 ] ∙ 8H 2 O 4,5-5 2,37
Cavansite Ca(VO)Si 4 O 10 ∙ 4H 2 O 3 - 4 2,2
Cabasite (Ca,K 2 ,Na 2 ) 2 (Al 2 Si 4 O 12 ) ∙ 12H 2 O 4 - 5 2
Dachiardite (Ca,Na 2 ,K 2 ) 5 (Al 10 Si 38 O 96 ) ∙ 25H 2 O 4 – 4,5 ---
Ferrierite (K 2 ,Na 2 )Mg(Si,Al) 18 O 36 (OH) ∙ 9H 2 O 3 – 3,5 ---
Gmelinite (K 2 ,Na 2, Ca) [Al 2 Si 4 O 12 ] ∙ 6H 2 O 4,5 ---
Gyrolite Ca 4 (Si 6 O 15 ) (OH) 2 ∙ 3H 2 O 2,5 2,5
Harmotomo (Ba,Ca,K,Na) 5 (Al 5 Si 11 O 32 ) ∙12H 2 O 4-4 2,4
Heulandite (Ca,Na,K,Sr,Ba,Mg) 9 (Al 9 Si 27 O 72 ) ∙ 24H 2 O 3-3,5 2,2
Laumontite CaAl 2 Si 4 O 12 ∙ 4H 2 O 3,5 - 4 2,3
Leucite KAlSi 2 O 6 5,5 - 6 2,5
Mesolite Na 2 Ca 2 Si 9 Al 6 O 30 ∙ 8H 2 O 5 2,2
Mordenite (Na 2 ,Ca,K 2 )Al 2 Si 10 O 24 ∙ 7H 2 O 3 - 4 2,1
Natrolite Na 2 Al 2 Si 3 O 10 ∙ 2H 2 O 5 – 5,5 2,2
Okenite CaSi 2 O 5 ∙ 2H 2 O 4,5 - 5 2,3
Pentagonite Ca(VO)Si 4 O 10 ∙ 4H 2 O 3 - 4 2,3
Phillipsite (Ca,Na,K,Ba) 4 (Al 4 Si 12 O 32 ) ∙ 12H 2 O 4 -5 ---
Prehnite Ca 2 (Al 2 Si 3 O 12 )(OH) 6-6,5 2,9
Scolecite Ca(Al 2 Si 3 O 10 ) ∙ 3H 2 O 5 – 5,5 2,2
Stilbite (Ca 3 ,Na 3 )(Al 8 Si 28 O 72 ) ∙ nH 2 O 3,5 - 4 2,2
Stellerite Ca(Al 2 Si 7 O 18 ) ∙ 7H 2 O 4,5 2,1
Thomsonite NaCa 2 (Al 5 Si 5 O 20 ) ∙ 6H 2 O 5 – 5,5 2,3
Apofilite verde
con Gyrolite Okenite

Mineralogia
Occorre evidenziare che molti di questi minerali elencati
nella tabella, rappresentano solamente il nome di
un gruppo, all’interno del quale esistono molte piccole
varianti composizionali dello stesso minerale.
Ad esempio nel gruppo della Heulandite possiamo trovare
queste diversificazioni :
Heulandite-Ca (Ca 0,5 ,Na,K) 9 (Al 9 Si 27 O 72 ) ∙ 24H 2 O
Heulandite-Na (Na,Ca 0,5, K) 9 (Al 9 Si 27 O 72 ) ∙ 24H 2 O
Heulandite-K (K,Ca 0,5, Na,Mg 0,5 ,Sr 0,5 ) 9 (Al 9 Si 27 O 72 ) ∙
24H 2 O
Heulandite-Sr (Sr 0,5, Ca 0,5, Na,K) 9 (Al 9 Si 27 O 72 ) ∙ 24H 2 O
Mentre nel gruppo dell’Apofillite:
Apofillite-KF KCa [(F,OH)Si O ] ∙ 8H O‌ (Questa
4 8 20 2
è una fluorapofillite e rappresenta la maggioranza delle
apofilliti indiane con un contenuto in fluoro che varia da
1,5 a 2 %)
Apofillite-KOH KCa [(OH,F)Si O ] ∙ 8H O
4 8 20 2
Apofillite-NaF NaCa [(F‌‌‌/Si
O ] ∙ 8H O
4 8 20 2
Questi minerali sono solitamente tutti ben cristallizzati,
spesso possiedono colorazioni molto intense
e brillanti e vengono rinvenuti specialmente
in rocce basaltiche all’interno di cavità anche
di grandi dimensioni.
Cavansite
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Stilbite a
“farfalla”
Il basalto è una roccia effusiva di
origine vulcanica, di colore molto
scuro o nero, composto principalmente
da plagioclasio e pirosseni
ed ha un contenuto in silice solitamente
inferiore al 50%. Deriva
da un magma che si è raffreddato
velocemente a contatto di aria o
acqua.
I basalti costituiscono i fondali
oceanici.
Le zeoliti si possono formare quando
un basalto entra in contatto e
reagisce con acque molto calde.
Queste, circolando all’interno del
basalto, portano in soluzione molti
elementi chimici tra cui ioni alcalini
come ad esempio sodio e potassio
più altri elementi tipo alluminio, calcio,
silicio e magnesio, catturando
anche una serie di elementi in traccia
come vanadio, bario, stronzio,

erillio molibdeno e litio che potranno
così formare anche minerali rari.
Queste acque, sature degli elementi sopraelencati,
rimasero intrappolate nelle
numerose cavità di origine gassosa comunemente
presenti nelle rocce basaltiche.
Con il lentissimo raffreddamento delle
soluzioni acquose i cristalli delle zeoliti
iniziarono a crescere tappezzando così
migliaia e migliaia di cavità.
Una delle migliori fonti per rinvenire i minerali
del gruppo delle zeoliti è rappresentata
dal plateau basaltico del Deccan,
in India.
Questo ha un’estensione di circa un milione
di Km 2 e si è formato, strato dopo
strato, circa 65 milioni di anni fa in seguito
a ripetute eruzioni che durarono per
circa 5 milioni di anni.
Qui è famosissimo lo stato indiano di
Maharashtra (vedi mappa in apertura) da
dove provengono la quasi totalità di tutte
le più belle zeoliti in commercio. All’interno
di questo vasto territorio, che si sviluppa
ad est di Mumbai (ex Bombay), vi
sono le località più rinomate per la ricerca
di questi minerali come ad esempio Poona,
Whagoli, Ahmadnagar, Aurangabad,
Jalgaon e Nasik.
Thomsonite
Mineralogia
Un’altra importante caratteristica delle
zeoliti consta nella possibilità di potere
scambiare ioni contenuti nel reticolo cristallino
(ad esempio Na + e K + ) con altri
ioni presenti in soluzioni acquose come
Ca ++ e Mg ++ o che comunque possiedano
caratteristiche (carica elettrostatica
e dimensione) accettabili con le sedi
strutturali entro le quali andranno ad insediarsi.
Pensiamo quindi al grande uso per addolcire
acque molto dure (ricche di Ca e
Mg), oppure per eliminare altri ioni indesiderabili
contenuti ad esempio in acque
inquinate.
Ritornando al discorso della disidratazione
delle zeoliti, bisogna affermare che il
processo è reversibile, quindi si possono
reidratare. Usando così una zeolite privata
dall’acqua di cristallizzazione si possono
facilmente disidratare ad esempio gli
idrocarburi gassosi ed il petrolio.
Ovviamente per effettuare tutti questi
procedimenti chimici sono state messe
appunto numerose zeoliti sintetiche, se
ne conoscono almeno 130 contro le circa
40 naturali.
Tutto questo è possibile grazie anche
alla grandissima superficie specifica dovuta
alla particolare struttura cristallina: si
pensi che un grammo di particolari zeoliti
sintetiche può offrire fino a 1000 metri
quadrati di superficie attiva.
Al momento il campo che impegna in
modo decisivo l’uso delle zeoliti riguarda
quello dei detersivi in sostituzione dei fosfati
(addolciscono l’acqua facendo consumare
meno detersivo).
In ogni caso a parte gli interessanti e utili
procedimenti chimici messi a punto con
lo studio di questa famiglia di minerali,
lo spettacolo offerto dalla vista di queste
splendide zeoliti, sempre ben cristallizza-
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica

te e molto variopinte, fa sempre la felicità del collezionista
e di chi, anche per la prima volta, si avvicina
al mondo dei minerali.
Davide Viale
Minerali da tutto il mondo
Mineralogia
Apofillite incolore
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Ambre baltiche
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L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Pentagonite
Nelle fotografie alcuni
esempi di minerali estratti
da alcune località tra
le più rinomate per la
ricerca di zeoliti come ad
esempio Poona, Whagoli,
Ahmadnagar, Aurangabad,
Jalgaon e Nasik.
Creazioni in pietre dure
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Eventi scientifici
Presentato il volume
“HIgHlIgHtS 2008–2009” del
CNR
Una raccolta per far conoscere il lavoro
del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Per la prima volta il CNR propone, in collaborazione
con la rivista di divulgazione scientifica
“Darwin”, una raccolta delle ricerche più
importanti svolte nel biennio 2008 – 2009. Gli
Highlights permettono anche a chi ha limitate
competenze scientifiche, di farsi un’idea sulle
ricerche portate dai ricercatori nei dipartimenti
ed istituti del CNR. Il volume di oltre 200 pagine
divide i settori di ricerca in quattro grandi
aree: habitat & vita, materia & energia, informazione
& comunicazione, cultura & società.
La selezione delle ricerche da inserire negli
Highlights è stata effettuata su una base di
oltre 14.000 lavori scientifici pubblicati dai ricercatori
del CNR nel biennio 2008 – 2009.
(M.R.)
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Scuola eStiva di microScopia ottica
Un corso di tre giorni presso l’Università di York
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in cifre” dal CNR
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tanti dati, cifre e tabelle per avere
informazioni sulla ricerca e
sviluppo in Italia.
In oltre 150 pagine sono raccolte
tante informazioni presentate
con grafici e tabelle per aiutarci
a capire le statistiche che riguardano
la ricerca e l’innovazione
nel nostro paese confrontate
con la realtà internazionale.
(M.R.)
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– Statistiche sulla ricerca e sull’innovazione”
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Il corso Light Microscopy Summer School 2011 si terrà dal 11 al 13 luglio 2011 presso
l’Università di York in Inghilterra. Il responsabile scientifico dell’evento è Peter O’Toole
dell’Università di York. Si tratta di un appuntamento ormai classico dedicato alla microscopia
ottica.
(M.R.)
Info:
www.rms.org.uk/events/RMSCourses/RMSLMSummerSchool.htm
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victoria@rms.org.uk

Robotica
Il nostro Paese ha una natura complessa.
Ciò che abbiamo sotto i piedi, se viviamo
in pianura, e sopra la testa, se abitiamo
in montagna, sfugge spesso alla
capacità di comprensione, basata sul
“senso comune”. Difficile è comprendere,
ancor più difficile è prevedere. Siamo
abituati ai prodigi della tecnologia e sorridiamo
al pensiero dei nostri vecchi, che
adattavano il loro stile di vita al territorio
in cui vivevano. Costruire in certi luoghi
e rinunciare ad altri era una prassi consolidata,
basata sull’esperienza. La necessità
di trovare un giusto equilibrio tra
quanto davvero serve e quanto l’ambiente
può offrire, e il conseguente rispetto di
semplici norme di buon senso, ha distinto
un’epoca che ci appare tanto felice quanto
obsoleta e ormai irripetibile.
Eppure, basta un semplice vulcano che
fa ciò che è nella sua natura fare, cioè
proiettare in atmosfera enormi nubi di
gas, vapore e ceneri, per bloccare le
comunicazioni aeree da un’isola lontana.
Chi si irrita davanti ai tabelloni con
l’avviso di cancellazione dei voli probabilmente
ignora che l’intera Islanda è stata
costruita da una sequenza di eruzioni
vulcaniche. E quest’ultima non era certamente
un’eruzione catastrofica. La pervicace
molestia di un’emissione di ceneri, Fin dai tempi dell’antica Grecia, l’uomo ha
prolungata nel tempo ma, tutto sommato, realizzato “repliche” meccaniche di se stesso in
abbastanza modesta come energia grado (e, di muoversi autonomamante.
quindi, altezza raggiunta nei cieli), ha Si ga- attribuisce ad Erone di Alessandria, matemarantito
gli onori delle cronache al vulcano tico ed inventore, un trattato dal titolo eloquente:
dal nome impossibile. Ma i vulcani, Automata. se si
impegnano, possono fare molto di più. Si hanno notizie di automi meccanici realizzati in
La pericolosità di un vulcano si rapporta Cina, già nel III secolo avanti Cristo.
al tipo di magma (insieme di silicati Leonardo allo da Vinci ha progettato una complessa
stato fuso) che lo alimenta. Più o armatura meno meccanica in grado di alzarsi in piedi e
ricco di silice significa più o meno di pre- muovere la testa.
disposto ad attività di tipo esplosivo.
Costruiamo
un Robot
10 L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica

Nella nostra epoca gli automi meccanici,
si sono evoluti in Robot, parola che
deriva da “Robota”, che in lingua ceca
significa “lavoro pesante”. La parola fu
introdotta per la prima volta nel 1920,
dallo scrittore ceco Karel Čapek nel suo
dramma teatrale “I robot universali di
Rossum”.
Quando si parla di robot si pensa subito
ai modelli umanoidi, che stupiscono per
le loro capacita’ di movimento. Possono
tenere in mano un uovo senza romperlo.
Sanno ballare o fare gli inchini. Ma si
tratta di prototipi realizzati da universita’
o da grandi aziende per scopi sperimentali
o dimostrativi.
Oggigiorno i robot sono diffusissimi, ma
non nella forma umanoide che tanto ci
affascina.
La maggior parte sono bracci meccanici,
utilizzati dall’industria automobilistica
come saldatori o verniciatori. Sono robot
i carrelli automatici che lavorano nei
magazzini di stoccaggio. Esistono robot
chirurghi e robot artificieri. Sono veri e
propri robot i rover esploratori inviati su
Marte.
Gli elementi fondamentali che costituiscono
un robot e che possiamo paragonare
a quelli umani sono:
• Il telaio (lo scheletro), che rappresenta
la struttura portante.
• I motori (i muscoli), che consentono
i movimenti.
• I sensori (i sensi), che consentono
di percepire il mondo circostante.
• Il microprocessore (il cervello),
che elabora le informazioni ricevute
dai sensori e genera i co-
Robotica
mandi per i motori.
• Le batterie (l’energia vitale), che
forniscono l’energia necessaria al
funzionamento.
In questo articolo vi proponiamo la realizzazione
di un robot in grado di muoversi
autonomamante, seguendo una linea
nera tracciata su un piano bianco. Si tratta
di un progetto relativamente semplice
in cui si ritrovano gli elementi fondamentali
citati prima.
Il nostro veicolo è dotato di telaio, di motori,
di sensori all’infrarosso, di un microprocessore
e naturalmente di batterie per
il suo funzionamento.
Vediamo ora i vari componenti ed il
loro utilizzo nel nostro progetto
Il telaio è un supporto semplice ma robusto,
su cui si fissano gli altri elementi.
Per muovere in avanti (o indietro) il nostro
veicolo è necessario almeno un motore
con le relative ruote. Nel nostro progetto
di motori ne utilizziamo due, disponendo
così di due ruote con movimento indipendente.
Questa soluzione ci consente
anche di risolvere il problema del movimento
direzionale (destra o sinistra) del
veicolo.
Per muovere verso destra, e’ sufficiente
azionare il motore sinistro mantenendo
fermo quello destro. Viceversa per muovere
verso sinistra.
I sensori all’infrarosso, sono fondamentali
per “vedere” la traccia da seguire.
Ogni sensore è costituito da un diodo
emettitore di luce all’infrarosso (LED) e
da un fotodiodo sensibile a tale lunghezza
d’onda.
La luce emessa dal LED viene riflessa
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica 11

dal piano bianco, la quale rilevata dal fotodiodo
genera un segnale di tipo ON.
Quando il sensore si trova sulla traccia,
la luce emessa dal LED viene assorbita
dal colore nero e quindi non è piu’ rilevata
dal fotodiodo, il quale in questo caso
genera un segnale di tipo OFF.
I sensori sono posti sotto il telaio, in posizione
parallela ad una distanza che
equivale alla larghezza della traccia da
seguire. In questo modo la traccia rappresenta
il “binario” che il nostro robot
deve seguire.
Il microprocessore, come già detto, è il
cervello del nostro robot. Deve “leggere”
i segnali che provengono dai sensori infrarossi
ed agire di conseguenza, azionando
i motori.
Sulla scheda, oltre al microprocessore
è presente la memoria, dove risiede il
programma che costituisce la vera “intelligenza”
del robot. Inoltre ci sono le porte
d’ingresso, che ricevono i segnali dai
sensori e le porte di uscita che pilotano i
motori. Queste porte devono essere collegate
con appositi cavetti sia ai sensori,
sia ai motori.
Robotica
1 L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Infine abbiamo le batterie che forniscono
l’alimentazione elettrica del robot.
Una volta finito di assemblare il nostro
robot, se lo accendiamo notiamo
subito che non succede nulla. Infatti
manca la parte più importante: “l’intelligenza”.
Dobbiamo trasferire parte
della nostra intelligenza al robot e lo
facciamo programmandolo.
Nello scrivere il programma per il nostro
robot, non dobbiamo dare nulla
per scontato; come gia’ detto il nostro
robot, così com’è, non è in grado di
fare niente. Dobbiamo quindi prevedere
ogni comportamento nelle varie
situazioni.
Il nostro robot si muove lungo un percorso
segnato dalla traccia che agisce
come un binario. Se la traccia è diritta,
il robot deve muoversi in avanti. Se la
traccia curva verso destra, il robot deve
girare verso destra; se la traccia curva
verso sinistra, il robot deve girare a sinistra.
Iniziamo con la condizione di partenza. Il
robot è posto a “cavallo” della traccia, in
questo caso entrambi i sensori (dx e sx)
sono sul fondo bianco e quindi inviano
un segnale ON. In questa condizione il

microprocessore deve attivare entrambi
i motori, facendo procedere in avanti il
robot. Quando la traccia curva verso destra,
viene a trovarsi sotto il sensore destro,
che come abbiamo detto in precedenza,
a questo punto invia un segnale
OFF. Il microprocessore, per girare a
destra deve “spegnere” il motore destro.
Ovviamente avviene il contrario quando
la traccia curva a sinistra.
Per facilitare la scrittura del programma
utilizziamo una struttura logica chiamata
diagramma di flusso. Nella figura
seguente abbiamo descritto l’algoritmo
con un diagramma di flusso.
Seguendo il diagramma di flusso è possibile
analizzare le varie condizioni che
si andranno a verificare. Ma cosa succede
quando la nostra traccia termina?
Il robot continuerebbe la sua corsa, teoricamente
all’infinito.
Posizioniamo alla fine della nostra traccia
una linea nera perpendicolare, quan-
Robotica
do il robot incontra questa linea entrambi
i sensori danno un segnale OFF. Questa
condizione però non è prevista dal nostro
programma, quindi il comportamento del
robot è imprevedibile. Se vogliamo che in
questo caso il nostro robot si fermi, dobbiamo
gestire la condizione come mostrato
qui di seguito.
Con un Personal Computer passiamo alla
scrittura del programma, utilizzando un linguaggio
di programmazione grafico compatibile
con il microprocessore. Nella figura
seguente è mostrata la struttura del programma
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica 1

Robotica
Invece qui accanto, è mostrato lo stesso programma scritto con un
linguaggio di programmazione tipo il C++.
Una volta trasferito il programma nella memoria della scheda processore,
il nostro robot si comporterà come abbiamo previsto. Con piccole
modifiche al programma, possiamo fare in modo che il robot segua
una linea bianca tracciata su un fondo nero.
Con un programma diverso, il robot potrebbe muoversi sul piano di un
tavolo senza mai cadere. Oppure, posizionando i sensori infrarosso
sulla parte frontale del veicolo, protremmo fare un robot che evita gli
ostacoli.
Le possibilità sono molte, spesso il limite è la nostra fantasia.
1 L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Tiziano Lazzeri
Un documentario dedicato alla storia dell’estrazione
dell’amianto in Valmalenco
Sulle
tracce della
Salamandra
“Sulle tracce della Salamandra – Un viaggio nel
tempo alla riscoperta della storia dell’estrazione
dell’amianto in Valmalenco” è un documentario
che propone una lettura più ampia della storia dell’estrazione
dell’amianto. Sono raccontati i luoghi
della Valmalenco e le comunità locali che a partire
dalla fine dell’ottocento hanno intrapreso l’estrazione
di questo minerale. Il documentario evidenzia sia aspetti storici che antropologici,
come la riscoperta della filatura dell’amianto a cura della nobildonna Candida Lena
Perpenti, la quale per prima riuscì a realizzare dei manufatti filati in amianto. La regia
del documentario è di Pino Brambilla, mentre le ricerche storiche sono di Mauro Ferrari.
Il DVD può essere richiesto gratuitamente al Comitato Scientifico del Cai regione
Lombardia ed è riservato a scuole, associazioni e biblioteche.
(M.R.)
Info:
cs@cailombardia.org
www.cs.cailombardia.it/index.htm

4a FIERA della scienza
della tecnica
delle scienze naturali e
degli strumenti scientifici
2-3
APRILE
2011
HOBBY
SCIENZA
Parco
Esposizioni
Novegro Milano/Linate Aeroporto ✈
w w w . p a r c o e s p o s i z i o n i n o v e g r o . i t

Il modello del monoscafo
ad alte prestazIonI
Impegnato nella conquIsta
del nastro azzurro
DESTRIERO
In un precedente numero di
questa rivista vi ho parlato di Cristoforo
Colombo e dei modelli della flotta con la
quale raggiunse il continente americano.
Dopo quel viaggio l’oceano Atlantico fu
percorso da navi sempre più grandi e veloci.
Con lo sviluppo dei piroscafi le traversate
diventarono più regolari e sicure.
Il traffico passeggeri assunse grande
importanza e molte società armatoriali si
confrontarono in termini di velocità e lusso
dei propri bastimenti.
Una commissione internazionale istituì il
“nastro azzurro”. Si trattava di un riconoscimento
alla nave che avesse stabilito il
record di velocità nella traversata atlantica,
navigando verso occidente.
Il piroscafo che se lo aggiudicò per primo
fu il Great Western che, nel 1833, compì
la traversata alla media di 10,2 nodi.
1 L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Negli anni a seguire furono molte le navi
che se lo contesero. Nel 1932, per iniziativa
dell’inglese H.K.Hales, divenne un
vero e proprio trofeo da assegnare alla
nave passeggeri, in servizio commerciale,
che fosse riuscita ad attraversare l’Atlantico,
in entrambe le direzioni, alla maggiore
velocità media.
Fra le numerose unità che si fregiarono
del nastro azzurro, rappresentato da un
guidone di seta con una lunghezza, in
metri, pari alla velocità della nave, in nodi,
ricordiamo il transatlantico italiano Rex
(1933-28,92 nodi), il francese Normandie
(1935-29,98 e 1937-30,58) e l’inglese
Queen Mary (1936-30,14 e 1938-30,99).
Nel 1952 gli USA misero in servizio il
grande transatlantico United States, dotato
di un apparato motore particolarmente
potente, che raggiunse la velocità di ben
34,51 nodi.

perché Il destrIero
L’impresa, patrocinata dal principe ismailita
Karim Aga Kan, e appoggiata dalla Fiat e
dall’IRI, aveva lo scopo di riportare in Italia
il Nastro Azzurro. Il Destriero fu costruito
a Muggiano, La Spezia, dalla Fincantieri e
varato il 28 marzo 1991. Era il più grande
monoscafo, completamente in alluminio,
costruito fino a quel momento.
E’ lungo 67,7 metri e largo 13 metri. Monta
tre turbine a gas, di derivazione aereonautica,
che sviluppano, complessivamente,
una potenza di 51.675 hp alle quali sono
collegati tre idrogetti in grado di espellere,
ciascuno, 20.000 mc di acqua al secondo.
Ha un’autonomia di oltre 3.000 miglia e la
sua velocità, variabile in funzione del carico
di combustibile, può arrivare a 60 nodi.
L’equipaggio è composto da 14 uomini.
Il modello del
destrIero
Il modello che vi presento questa
volta è stato costruito da
Giancarlo Perini, socio dell’ANVO
(Associazione Navimodellisti Valle
Olona di Castellanza VA - www.
anvo.it).
In scala 1:75 è lungo 99 cm e largo
20 cm. E’ navigante e radiocomandato.
In assetto di navigazione pesa
4,216 kg. Lo scafo, auto costruito,
è in fibra di vetro, carbonio e kevar.
La propulsione è assicurata da tre
motori elettrici collegati a tre idrogetti,
anche questi auto costruiti. Il
modello, grazie ad un radiocomando
multicanale, può eseguire tutte le
manovre. Gli idrogetti, come gli altri
organi di governo, sono comandabili
separatamente.
Modellismo
la traversata
del destrIero
Nel luglio 1992, cinquecento anni
dopo il viaggio di Cristoforo Colombo,
il Destriero, al comando di Odoardo
Mancini, partì da Punta de Tarifa
(Gibilterra) alla volta del Faro di
Ambrose (New York). Purtroppo la nave
incontrò una forte tempesta che la rallentò
e le impedì di stabilire un nuovo
record. Dopo tre settimane di sosta in
America il Destriero ripartì verso est
in direzione di Bishop’s Rock (GB). La
nave compì questa traversata, di 3.106
miglia, in 58 ore, 34 minuti e 50 secondi
alla velocità media di 53,09 nodi superando
tutti i record precedenti.
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica 1

Modellismo
norme e controversIe
Il nastro azzurro, nella sua forma originale, veniva riconosciuto alla nave passeggeri,
in regolare servizio commerciale, che avesse attraversato l’Atlantico, da est a ovest,
ovvero in direzione contraria alla Corrente del Golfo, alla maggiore velocità media,
senza scali e senza rifornimenti.
La Hales Trophy, istituita nel 1932 su iniziativa dell’armatore e politico inglese Harold
Keates Hales, è un vero e proprio trofeo che viene consegnato alla nave, sempre
passeggeri e sempre in servizio commerciale, che stabilisca il record di velocità, in
Atlantico, in entrambe le direzioni, trasportando posta e passeggeri paganti e sia
condotta da un equipaggio composto interamente da professionisti.
L’impresa del Destriero è stata accompagnata da polemiche e contestazioni. Le accenno
solo per completezza di informazione senza entrare nel merito. La nave fu
registrata come unità privata e quindi non conforme alle norme stabilite per l’Hales
Trophy. Il Destriero stabilì il record di velocità navigando verso est e non verso
ovest, e non stava svolgendo servizio passeggeri, come richiesto per la conquista
del Nastro Azzurro.
Infine il Destriero non batteva bandiera italiana bensì delle Bahamas, con porto di
armamento Nassau, e risultava di proprietà della società irlandese Bravo Romeo Ltd.
con sede a Dublino.
Idrogetto
L’idrogetto rappresenta il più moderno sistema di propulsione navale. Ideato dal neozelandese
William Hamilton alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso, è impiegato su
mezzi navali ad altissime prestazioni. Si tratta di un elicoide intubato che, attraverso
un ugello, espelle grandi quantità di acqua attraverso un’apertura posta a poppa, oltre
lo specchio e sotto la linea di galleggiamento. Il sistema di espulsione può ruotare
lungo un asse verticale agendo, quindi, anche come timone direzionale. L’inversione
di marcia si ottiene orientando il getto in uscita verso prua per mezzo di appositi deflettori.
Questo propulsore favorisce la navigazione anche nei bassi fondali.
Il Destriero monta tre idrogetti. Quello
centrale è fisso mentre i due laterali sono
utilizzati anche per la direzione e l’inversione
del moto.
Gli idrogetti trovano applicazione su navi
e traghetti particolarmente veloci e sulle
moto d’acqua. E’ molto impiegato anche
su mezzi militari.
1 L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica

Modellismo
carene e
velocItà
La carena è la parte immersa
dello scafo. E’ detta anche
opera viva perché è la parte
dello scafo più sollecitata.
Può assumere forme diverse.
La più antica e usata è la
carena tonda o flottante. Si
trova, ad esempio, nei gozzi e nelle navi commerciali. Durante la navigazione questo
tipo di carena è sempre completamente immerso. E’ un tipo di carena che si
comporta molto bene in condizioni di mare agitato. L’avanzare della nave provoca la
formazione di un’onda sempre più lunga quanto maggiore è la velocità. Tralasciando
aspetti tecnici complessi si può affermare che la velocità massima che può raggiungere
la nave, sempreché sia disponibile una spinta sufficiente, sia proporzionata alla
lunghezza della carena e che, oltre un certo limite, non possa aumentare perché la
parte poppiera della nave non sarebbe più sostenuta dall’acqua.
Per superare questo limite si fa ricorso alla carena planante. Questa, consentendo
allo scafo di sollevare dall’acqua la sua parte anteriore, permette di raggiungere
velocità assai elevate. La carena planante incontra però limiti severi in caso di mare
agitato. Successivamente si sono sviluppate carene plananti con migliori prestazioni
come quelle conosciute come Hunt, a V profondo o plananti/fendenti.
Altri tipi di carena sono quelle ad ala di gabbiano, a catamarano, ad aliscafo.
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica 1

Modellismo
datI tecnIcI del
destrIero
Progetto: Studio navale
Donald L. Blount and
Associated.
Tipo: Monoscafo in alluminio.
Costruttore: Cantiere
Muggiano La Spezia.
Varo 28 marzo 1991.
Lunghezza f.t. 67,7 metri
Lunghezza fra le perpendicolari: 60 metri.
Larghezza 13 metri.
Stazza lorda 1.376 tonn.
Equipaggio: 14 uomini
0 L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Apparato motore:
3 turbine a gas General Electric LM 1600.
3 idrogetti KaMeWa modello 125
3 riduttori Renk-Tacke.
Potenza complessiva: 51.675 hp - 38.535 kW
Autonomia oltre 3000 miglia.
Velocità a pieno carico oltre 40 nodi. In dislocamento leggero oltre 60 nodi.
Duilio Curradi
info:
Se siete interessati al modellismo navale visitate il sito www.anvo.it (Associazione
Navimodellisti Valle Olona) e il sito dell’autore di questo articolo www.mitidelmare.it
Trenini in mosTra
a CarnaTe
10ª esposizione di modellismo ferroviario
4 – 5 dicembre 2010
ore 9 – 19
E’ in programma il giorno 4 e 5 dicembre 2010 presso l’oratorio in via S. Cornelio
e Cipriano di Carnate (MI) la 10ª esposizione di modellismo ferroviario. Sarà possibile
vedere plastici in costruzione e grandi plastici modulari in scala H0 con circolazione
di trenini. L’ingresso alla mostra è gratuito. A disposizione di espositori e visitatori un
servizio di ristoro.
(M.R.)
Info:
Oratorio di Carnate (MI)
Via S. Cornelio e Cipriano

Scienza
Happy Hour evoluzionistici
al Museo di Storia Naturale di Milano
A partire da ottobre riprende il “café scientifique”, un modo informale per seguire temi
scientifici di sicuro interesse. Il 2° e 4° giovedì del mese presso la caffetteria del Museo
di Storia Naturale di Milano è possibile ascoltare e discutere di evoluzione e di argomenti
scientifici in un piacevole ambiente. Gli incontri sono organizzati in collaborazione
con il portale italiano dedicato all’evoluzione (www.pikaia.eu).
(M.R.)
16 Dicembre 2010 ore 18.30
“Biologia evoluzionistica e simbiosi per il
contatto delle malattie infettive”
Pippo Bandi
Università degli Studi di Milano Bicocca
27 Gennaio 2011 ore 18.30
“L’evoluzione della mente sociale dei primati”
Pier Francesco Ferrari
Università degli Studi di Pavia
10 Marzo 2011 ore 18.30
“I Protocordati: parenti imbarazzanti”
Roberta Pennati
Università degli Studi di Milano
14 Aprile 2011 ore 18.30
“Addomesticare o essere addomesticati?
Il gioco dei ruoli nella storia dell’uomo e
degli animali domestici”
Maurizio Casiraghi
Università degli Studi di Milano Bicocca
12 Maggio 2011 ore 18.30
“Vivere a spese degli altri. Elogio del
parassitismo”
Claudia Bordese – Divulgatrice scientifica
13 Gennaio 2011 ore 18.30
“Evoluzione al lavoro”
Marco Ferrari – Giornalista
24 Febbraio 2011 ore 18.30
“Le migrazioni degli uccelli in un’epoca
di cambiamenti climatici”
Diego Rubolini
Università degli Studi di Milano
24 Marzo 2011 ore 18.30
“I microrganismi pionieri degli ecosistemi
estremi”
Daniele Daffonchio
Università degli Studi di Milano
28 Aprile 2011 ore 18.30
“Emma Wedgwood Darwin. Ritratto di
una vita, evoluzione di un’epoca”
Chiara Ceci, Stefano Moriggi
International School for the Promotion of
Science
Info:
Prenotazioni 02 88463337
2° e 4° giovedì del mese ore 18.30
Presso Caffetteria Le Jardin d’Histoire
Museo Civico di Storia Naturale
Corso Venezia 55 - 20121 Milano
www.comune.milano.it/museostorianaturale
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica 1

APPELLO
“SALVIAMO CITTA’
DELLA SCIENZA”
Uno dei più importanti centri italiani di
scienza interattiva
Chi non conosce la “Città della Scienza”
di Napoli? Si tratta del più famoso science
centre italiano. Un museo moderno con
oltre 500.000 visitatori all’anno, aperto
a tanti progetti ed iniziative per promuovere
l’elaborazione e la diffusione della
conoscenza, quel capitale che dovrebbe
garantire il nostro sviluppo. La “Città della
Scienza” è in pericolo e rischia di chiudere.
In rete è possibile visionare e firmare
l’appello per difendere questo nostro patrimonio
nazionale.
(M.R.)
Info:
Fondazione Idis-Città della Scienza
via Coroglio 104 e 57
80124 Napoli
www.idis.cittadellascienza.it/
www.idis.cittadellascienza.it/?p=21031
Iniziative
MICROMeetINg 2010
36ª MOSTRA SCAMBIO di
Minerali e Fossili a Cernusco
Lombardone (LC)
Per i mineralogisti brianzoli un
appuntamento storico
Domenica 13 marzo 2011 a Cernusco
Lombardone (LC) presso il nuovo complesso
scolastico è in programma la 36°
mostra scambio di minerali e fossili. Questa
mostra scambio è stata una delle prime
ad essere organizzate in Italia più di
trent’anni fa.
Oltre alla possibilità di scambiare ed osservare
minerali e fossili, un’area sarà dedicata
a chi si appassiona allo studio dei
micromounts, cioè i piccoli minerali meglio
osservabili con microscopio stereoscopico.
Ingresso libero. Punto ristoro per gli
espositori ed il pubblico.
(M.R.)
Info:
Gruppo Mineralogico Geopaleontologico Brianteo
c/o Palazzo Laura Solera Mantegazza
Via Dante, 1 - 20044 Bernareggio (MI)
Responsabili dell’evento:
Sig. Ferruccio Cantù 039 6900851
Sig. Alberto Panzeri 039 9908820
incontro di microScopia amatoriale
La XIVª edizione del micromeeting, evento tutto dedicato al microscopio
ed al suo utilizzo, si è svolta domenica 17 ottobre a Pieve di
Cusignano (PR) presso l’agriturismo “IL CERRETO”. Il micromeeting
si tiene ogni anno nella terza domenica di ottobre, è una giornata
dedicata al microscopio ottico ed alle tante osservazioni che si fanno
con esso. La XIVª edizione conferma il micromeeting, nato da un’idea del giornalista
e naturalista Umberto Bocca, l’evento più longevo dedicato alla microscopia.
(M.R.)
proSSimo appuntamento del micromeetinG
domenica 16 ottoBre 2011
Info:
Agriturismo Il Cerreto di Boglioli Ernesto & C. Via Gabbiano 96 - 43015 Noceto (PR)
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica

BOOKFAIR
a FRANCOFORTE (D)
la più grande fiera dedicata al mondo del libro
Anche quest’anno in occasione della 62ª Frankfurt Book Fair il mondo
del libro si è dato appuntamento a Francoforte dal 6 al 10 Ottobre. Questo evento è
considerato un momento fondamentale per l’editoria. Circa 300.000 visitatori, per la
maggior parte dei quali specializzati, hanno dato vita ad una manifestazione che va oltre
la semplice rassegna dedicata ad uno specifico settore. Viviamo ormai in un mondo
interattivo per definizione ed anche questo evento ingloba questa caratteristica. La
Fiera del Libro di Francoforte non è solo “libri”, ma anche e-book, servizi e strumenti
per rendere accessibili i contenuti digitali, fumetti, audiolibri, libri antichi, prodotti per
la didattica. Molto ricco è stato anche il calendario dei workshop, incontri con autori,
presentazioni di software e servizi, sia per editori che librai e bibliotecari.
Alla fiera del libro di Francoforte può capitare di vedere tanti giovani e ragazze
vestiti come i loro personaggi “manga” preferiti, oppure un prestigioso editore al proprio
stand impegnato personalmente a fornire informazioni a chi ne fa richiesta. Ogni
anno la fiera dedica particolare attenzione ad una nazione ospite con la possibilità di
esplorare in modo approfondito la produzione editoriale di quel paese.
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica

Eventi
“illustratori e fumetti
manga”
Era molto affollato il padiglione dedicato ai fumetti e particolarmente
gli stand che proponevano i “manga”: i fumetti
giapponesi. Alcune delle più famose disegnatrici di
“manga” a livello mondiale hanno esposto il loro modo di
disegnare di fronte a centinaia di appassionati.
“argentina paese ospite 2010”
Con il moto “Argentina, cultura in movimiento” il paese
sudamericano, che vanta scrittori come Borges, ha
presentato molti dei propri autori, case editrici e un’ampia
offerta di quello che propone la vita culturale di un paese
tanto esteso e vario.
“l’atlante più grande del
mondo”
La casa editrice australiana Millennium House ha
presentato l’atlante più grande al mondo. Si tratta
di un volume alto 180 cm e largo 140 cm. Questo
libro, non facile da trasportare, pesa circa 120 kg, è
stato stampato e rilegato a mano in Italia. Il prezzo
di oltre 70.000 euro riserva il volume a biblioteche,
musei e collezionisti veramente facoltosi.
“open access”
A parere di molti esperti il mondo attuale deve essere
considerato in una fase di grande cambiamento con la presenza degli e-book e dei relativi
strumenti per la lettura dei libri elettronici. Anche il mondo delle riviste specializzate che
funzionano con il principio della peer review, sta cambiando: l’accesso aperto, quindi senza
la sottoscrizione di abbonamenti, a riviste specializzate sta avendo uno sviluppo importante.
Ecco un esempio presentato alla fiera del libro di Francoforte: OAPEN (sito web www.oapen.
org) è una biblioteca online dedicata a monografie di scienze sociali e umanistiche. Il suo
funzionamento si basa sul principio dell’accesso aperto per permettere un’ampia diffusione
delle monografie e sulla peer review per garantire la qualità scientifica delle stesse. OAPEN
è un progetto realizzato da una rete di università europee con il supporto della comunità
europea.
“appuntamento al prossimo anno”
La prossima edizione della fiera del libro di Francoforte, l’edizione numero
63, si terrà dal 12 al 16 Ottobre 2011 ed il paese ospite sarà l’Islanda.
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Le disegnatrici di manga: Natalia Batista,
Natalie Wormsbecher, Anike Hage
(M.R.)

Bassa Valtellina, tra Ardenno e il
Lago di Como
Il fondovalle valtellinese tra Ardenno
e la terminazione settentrionale del
Lago di Como. Al centro, il Culmine
di Dazio (916 m s.l.m.), tra i conoidi
alluvionali del Tàrtano e del Màsino
(ripresa dall’elicottero, foto Gianpiero
Mazzoni). Il rilievo, costituito in gran
parte da graniti pre-alpini (Permiano)
è un “duro” morfologico, attorno al
quale deflette la principale faglia
delle Alpi (Lineamento Periadriatico
o Linea Insubrica), sutura tra la parte
“africana” della catena
e quella “europea”.
Geologia
L’ItaLIa e
La rIsorsa deL
“geoturIsmo”

Il Belpaese, celebrato ai tempi
del Grand Tour da uomini di cultura provenienti
da varie nazioni europee, è stato
fino agli anni ‘60 - ‘70 un importante luogo
d’interesse turistico. Lo è ancora? Rispondere
a questa domanda significa abbandonarsi
a riflessioni piuttosto amare.
Lo scorso numero della rivista pubblicava
un articolo dedicato, in parte, al Vesuvio
e al Parco Nazionale che dovrebbe tutelarne
il territorio. Oggi quel territorio è al
centro delle cronache per un motivo indegno
di un Paese civile. Come possiamo
pretendere di attrarre turisti se usiamo addirittura
i Parchi Nazionali per stoccare i
rifiuti? L’assurdità di questa situazione è
ancora ingigantita dalla natura del terreno
dove si pretende di ubicare una seconda
discarica, oltre a quella sciaguratamente
già predisposta. I vulcani si formano in
aree instabili della crosta terrestre, dove
le deformazioni dovute alla tettonica si
manifestano con una diffusa fratturazione
del substrato roccioso. I depositi vulcanici,
sia lave sia tufi (prodotti in prevalenza
da colate piroclastiche con grandi quantità
di pomici), sono particolarmente adatti
a registrare le deformazioni, rompendosi
in più sistemi di frattura. Normalmente,
sono i terreni che costituiscono i serbatoi
dei campi geotermici, proprio grazie
alla loro predisposizione ad essere attraversati
dalle acque sotterranee. L’area
vesuviana non fa eccezione. Possiamo
allora stupirci se il percolato proveniente
da un’immensa quantità di porcheria ammassata
in tutta fretta (ricordiamoci che le
discariche sono state allestite in regime di
emergenza) finisce nelle falde acquifere?
Finisce cioè nel sistema di approvvigionamento
di acqua potabile, vale a dire uno
dei bisogni primari della nostra specie bio-
logica, costituita al 70% da
acqua?
Il Congresso Nazionale dell’Associazione
Italiana Geologia e Turismo (Bologna,
21-23 ottobre 2010) ha presentato
il lavoro, di prossima pubblicazione, sul
viaggio di Goethe in Italia. Questo personaggio,
autentico ponte tra “cultura
umanistica” e “cultura scientifica”, grande
appassionato dell’Italia e dei valori
che essa esprime, volle visitare i luoghi
più interessanti del Belpaese. Non solo
i gioielli dell’architettura, ma anche quelli
del Paesaggio. Anche quelli dell’area
vesuviana. Da uomo di cultura, capiva
che ben difficilmente l’arte avrebbe potuto
manifestarsi in un Paese intristito
dalla mancanza di bellezza diffusa in
monti, laghi, ambienti costieri. Bellezza
che, nel caso dei depositi vulcanici del
Somma-Vesuvio, ha anche la particolarità
di costituire un prezioso registro di
dati. Non solo dai tempi di Plinio, autore
del primo articolo scientifico di vulcanologia
al mondo e, tragicamente, eponimo
di un catastrofico tipo di eruzione esplosiva,
ma anche risalendo alle prime fasi
evolutive, in cui il Somma antico si è formato
di fronte al Golfo di Napoli.
Tralasciamo cosa potrebbe pensare
Goethe se avesse la possibilità di rivisitare
oggi, non solo quei luoghi in Campania
ma anche altri toccati dal suo lungo
itinerario. Proviamo invece a soffermarci
sul suo concetto di viaggio. Muoversi a
passo lento e osservare per conoscere.
Non sapeva solo scrivere. Goethe fu
in grado, di fronte a spettacoli naturali
come quello mozzafiato della Viamala,
la strettissima forra scolpita dal Reno
poco a Nord del Passo dello Spluga, di
guardare, emozionarsi e riprodurre le
Geologia
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica

forme di paesaggio in dipinti
ad acquerello. L’artificiosa
distinzione tra “cultura umanistica”
e “cultura scientifica” esiste, ironicamente,
proprio in un Paese dove arte
e aspetti umanistici in generale sono fusi
in modo meraviglioso con il Paesaggio. I
centri storici sono pavimentati con pietre
ornamentali, scelte in funzione delle loro
caratteristiche estetiche, in una tavolozza
di colori che va dal bianco del traverti-
Val d’Àvero e Val Bregaglia
Esempio di paesaggio alpino facilmente
“scomponibile” in unità morfologiche, in
base ai processi di modellamento e ai tipi di
roccia. In primo piano, la Val d’Àvero (laterale
sinistra della Val San Giacomo, Valchiavenna,
Sondrio); sullo sfondo, i colossi granitici della
Val Bregaglia, Pizzi Céngalo e Badile. Questo
panorama si può osservare lungo il percorso
escursionistico-culturale a tema geologico della
Via GeoAlpina
(itinerario 10 - “Le Cime di Segantini”).
Geologia
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
no al terra bruciata di certe arenarie, alle
variegature di ocre e vermiglio dei calcari
conchigliari e rossi ammonitici, al nero di
alcuni marmi, ai verdi delle rocce effuse
sui fondali oceanici come lave di vulcani
sottomarini. Ancora, centri storici di borghi
murati, monumenti e santuari sorgono arroccati
su nuclei di rocce dure, resistenti
all’erosione, che svettano sulle piane
circostanti. Percorrendo l’Appennino, si
possono visitare numerosi luoghi distinti
Lo schema geologico aiuta a visualizzare la differenza di forme tra le rocce granitiche
oligoceniche, molto compatte e scolpite in guglie e pareti (in colore rosso), e le più antiche
rocce metamorfiche. Tra queste ultime, spicca in rilievo morfologico la sottile fascia a marmi del
Mesozoico (in giallo), tra i basamenti cristallini paleozoici delle falde Suretta (in verde chiaro, a
sinistra) e Tambò (in blu-violetto, a destra). In ciclamino, le rocce metamorfiche più profonde,
che affiorano diffusamente in Val Codera al di sotto dei graniti.

Passo del Maloja
Il Passo del Maloja (1.815 m s.l.m.), tra l’ampia valle glaciale dell’Engadina e la Val Bregaglia,
in erosione lineare accelerata lungo il corso del Fiume Mera. In questo luogo si osserva il più
spettacolare processo di cattura fluviale dell’intero arco alpino, avvenuto nel Pleistocene. La
valle glaciale è decapitata: la parte più sud-occidentale del suo bacino idrografico, drenato dal
Danubio verso il Mar Nero, è ora padana e quindi adriatica attraverso l’Adda. Al valico vi sono
“rocce montonate”, con superfici di erosione glaciale e striature. Il Lago di Sils (o Lej da Segl)
è sospeso su un piano suborizzontale, nettamente tagliato da un alto gradino morfologico.
dal geotoponimo “Montenero”, scritto in
varie forme ortografiche. Ebbene, si tratta
della rappresentanza “fossile” di vulcaniti
del Giurassico, incluse nei più teneri sedimenti
argilloso-sabbioso-calcarei che ricoprivano
i fondali del paleo-oceano chiamato
Tetide, dal quale processi evolutivi
misurati in decine di milioni di anni hanno
prodotto il sollevamento di Appennini ed
Alpi. La rupe di Orvieto è un altro esempio
di armonia tra substrato e tessuto urbano
e lo sperone di tufo a ricoprire le argille
marine del Pliocene, un paradigma
del paesaggio geologico dell’Appennino.
La costa sud-occidentale della Sardegna
(un microcontinente staccatosi dalla costa
francese) unisce rocce antichissime, dal
Cambriano all’Ordoviciano, in una policromia
dal bianco latteo delle rocce calcareodolomitiche
al violetto con toni ocra dei
conglomerati. Altri conglomerati violetti
(questa volta, del meno antico Permiano)
svettano nei rilievi della Val Gerola, non
lontano dal tracciato della via storica cinquecentesca
denominata “Prìula”, da un
podestà della Repubblica di Venezia.
Facendoci guidare dalla bellezza, dal pia-
cere della scoperta, dal gusto del viaggiare
a passo lento, guardandoci intorno,
percorrendo itinerari inconsueti,
possiamo riappropriarci del Belpaese e
contribuire, nel nostro piccolo, a salvaguardarlo
a beneficio delle generazioni
future. Bellezza e conoscenza possono
andare d’accordo. Camminare seguendo
le tracce di celebri viaggiatori
è avventura mescolata alla forma più
piacevole di apprendimento. Favorire
la formazione di una cultura diffusa è
forse la sola strategia per evitare che
uno scempio, come le discariche in un
Parco Nazionale e in luoghi con evidente
vulnerabilità delle falde acquifere,
si possa replicare. Può sembrare una
strategia lenta e faticosa, ma lentezza
e fatica dipendono dal numero di liberi
individui che vogliono dare un piccolo
contributo personale. Se un articolo
può arrogarsi il diritto di rivolgere un
appello, allora il messaggio ai lettori è
l’invito a visitare quell’autentico museo
all’aria aperta che è il territorio italiano.
Sarà un modo utile quanto piacevole
di trascorrere parte del proprio tempo
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica

libero.
consueta
Questa opportunità beneficia
della grande ricchezza di
geodiversità. Ad esempio, la Lombardia
racchiude all’interno del proprio territorio
due diverse catene montuose, Alpi ed Appennini
(l’Oltrepo Pavese), separate da
un mare fossile. La Pianura Padana era
infatti, fino a un paio di decine di milioni di
anni fa, un mare tropicale le cui coste si
aprivano in lagune ammantate da vegetazione
e popolate da animali acquatici e
terrestri. Le Alpi e il mare del Cenozoico
(ma anche il più antico oceano giurassico)
possono essere visitati lungo gli itinerari
geoturistici della Via GeoAlpina, a
partire dal Geoparco del Beigua nell’entroterra
di Genova. Il già citato congresso
ha visto anche la pubblicazione del volume
che raccoglie i 18 itinerari della Via
geoAlpina lungo l’intero arco, dal Beigua
stesso fino al Carso triestino. L’in-
Geologia
0 L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
parola “geodiversità” prende
forma in una spettacolare varietà di paesaggi
geologici: rocce, torrenti, cascate,
laghi, torbiere d’alta quota, ghiacciai,
torri granitiche, scogliere coralline fossili
(le celebri Dolomiti, ora Patrimonio dell’Umanità).
Il volume, purtroppo, è stato
stampato in un numero limitato di copie
fuori commercio ma le informazioni sul
progetto internazionale e sui singoli itinerari
sono liberamente scaricabili dal
sito www.viageoalpina.org (che si spera
possa essere presto aggiornato). Se gli
itinerari ad alta quota sono ormai da destinarsi
alla prossima estate, numerosi
luoghi consentono la visita in ogni stagione.
Un soggetto che organizza visite
guidate in luoghi particolarmente significativi
è l’Associazione Geoturismo, che
fa base a Genova (www.geoturismo.it).
Guido Mazzoleni
Le foto sono tratte da
Mazzoleni G. (2010): Le cime di Segantini. 174-183. In: “Via GeoAlpina, itinerari italiani. Un’escursione
nello spazio e nel tempo”. M. Panizza editor, APAT-ISPRA, 292 pagine, ISBN 978-88-448-0465-7.
Tipolitografia CSR, Roma.
Mazzoleni G., Maurizio R. e Wenk H. R. (2010): La Via dei Graniti. 184-199. In: “Via GeoAlpina, itinerari
italiani. Un’escursione nello spazio e nel tempo”. M. Panizza editor, APAT-ISPRA, 292 pagine, ISBN
978-88-448-0465-7. Tipolitografia CSR, Roma.

Elettronica
Radiantismo
Strumentazione
Componentistica
Informatica
Videogiochi
Giocattoli elettronici
Articoli natalizi

Arrivo del convoglio al capolinea (non di Milano Affori
bensì del plastico del Gruppo Italo Briano).
moTriCe
TranViaria
inTerUrBana
A Milano -capolinea di Affori- nella prima corsa del mattino è ancora
possibile vedere le anziane motrici tranviarie interurbane tipo Reggio o Desio.
Per costruirne il modello si possono pertanto prendere tutte le foto necessarie.
In un plastico -ove il traffico sia minimo- possono sostituire una linea secondaria, sia
ad anello che da punto a punto, meglio se si monta l’originario pantografo centrale
stile anni ’30 (attualmente il pantografo e le aste sono stati sostituiti da dispositivi di
presa corrente monobraccio).
Queste motrici hanno servito sotto la STEL (in livrea panna e cioccolato) e
successivamente sotto l’ATM (in livrea verde veronese e verde scuro ora arancione
con fascia nera). Sono dotate di cabine di guida ad entrambe le estremità, porte
centrali e possono raggiungere la velocità di 60 km/h trainando un massimo di ben 6
rimorchi tipo Carovana.
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica

Modellismo
lA CASSA
Il modello è realizzabile sia con lastrine
di polistirene da 1 mm che in lamierino
di ottone o col ferro stagnato dei
barattoli di conserva da almeno 1 kg
(per permettere lo sviluppo della cassa
senza dover effettuare troppe giunte); il
lamierino permette di realizzare il muso
sfaccettato con semplici pieghe invece
di incollare le varie facce. In entrambi
i casi si usa la mia solita tecnica di
incollare i disegni con colla vinilica
sul materiale scelto e poi procedere
all’apertura dei finestrini grazie ad una
serie di fori praticati all’interno dei loro
bordi; il tutto va rifinito a lima. Prima di
aprire i finestrini sul lamierino, fate delle
pre-pieghe per la cabina: altrimenti a
finestrini già aperti, risulterà difficile
fare la piega esattamente al centro dei
montanti.
Per i coprigiunti incollare sulla fiancata
dei listelli di lamiera o polistirene di
spessore non superiore a 0,2 mm. Per le
chiodature, con uno spillo si depositano
gocce di colla vinilica chiodo per chiodo,
distanziandole in modo uniforme (sul
lamierino si possono bulinare dal
retro con la punta arrotondata di un
chiodino).
Approntate le due semicasse, con lo
stesso metodo si realizzano le due
porte, il semplice fascione sopra di esse
e gli scalini (tre rettangoli di polistirene
incollati a Z o l’equivalente lamierino
piegato).
Per terminare la carrozzeria non resta
che unire il tutto con qualche punto di
saldatura o colla per polistirene o a due
Vista laterale della cassa
dopo l’unione delle due testate simmetriche.
Vista dall’alto della cassa del modello non
motorizzato: sono visibili le asole forate per il
fissaggio del tetto ed il telaio in polistirene sul
quale andranno avvitati i carrelli. Una cassa
ha in prova supporti di fissaggio per motori
Black Beetle.
componenti o cianoacrilica (seguendo
attentamente le istruzioni del produttore
per evitare danni alla persona).
Per irrobustire la struttura, conviene
incollare anche quattro paratie interne
da posizionare tra ambiente manovratore
e ambiente passeggeri e per dividere il
vano passeggeri dal vestibolo centrale
con le porte.
Un ulteriore irrigidimento si otterrà
incollando come pavimento una lastrina di
polistirene o di ottone da 2 mm di spessore
ed il tetto, realizzato con polistirene (o
legno compensato) da 4 mm di spessore
opportunamente sagomato come da
disegno.
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica

Geografia
Telaio e carrelli (a sinistra il tipo per le Desio e a destra i Brill per le Reggio Emilia)
I CARRellI
Le fiancate si possono recuperare da vecchi carrelli
tipo Common Wealth o possono essere fatte con
latta o diversi strati di polistirene da 0,5 mm di
spessore, incisi con un cutter affilato con le forme A,
B e C del disegno (le estremità di B vanno piegate
e incollate sotto quelle di A). Per le boccole si usano
invece blocchetti di polistirene da 3x4 mm circa
incollati con colla cianoacrilica (ottima la Pulcher
Turbo Kleber a bassa viscosità in confezione da 5
gr., che ho trovato molto comoda perché il contenitore ha un ugello abbastanza largo
per evitare, ad uso terminato, il ristagno della colla nel suo interno, cosa questa che
in genere determina l’intasamento del condotto; inoltre la bassa viscosità permette di
farla penetrare anche in spazi angusti). Le due fiancate vengono unite da una striscia
di lamiera, forata al centro per accogliere una vite che fisserà il carrello completo al
pianale sovrastante e ne permetterà la rotazione.
Se volete motorizzare il modello, saltate a piè pari la sezione “carrelli”, le due paratie
centrali della cassa, le ruote ed il telaio: prendete un tram dal costo onesto, sfilatene
la carrozzeria originale, sostituitela con la vostra e avrete già finito.
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Particolare del carrello
Common Wealth
Particolare delle resistenze sul tetto sostituibili
con un blocchetto pieno di polistirene in
quanto, una volta montate, non risulteranno
più visibili.

Modellismo
VARIe
L’arredamento interno (per un modello
statico) è realizzabile facilmente con
del cartoncino oppure lamierino piegato
ad hoc; per gli accoppiatori pneumatici
usare filo metallico da 0,3 mm di Ø; per
i fari anteriori e quello sul tetto usare
tubetto di ottone da 2 mm di Ø; le ruote,
l’organo di aggancio, lo scacciapietre,
la cassa per la batteria e le aste con
rotella si recuperano dal tram commerciale; i
lampeggiatori di direzione si simulano con delle
capocchie di spillo dipinte di arancione; la pedana
di intercomunicazione è in lamierino e ruota intorno
ad una U squadrata in filo di bronzo saldata alla
carrozzeria; le coperture delle finte resistenze sul tetto sono in lamierino sagomato (in
alternativa usare polistirene da 2 mm circa di spessore); i vetri (plastica trasparente
delle scatole per camicie) vanno incollati dopo la verniciatura.
Le ruote, per i modelli statici, sono ricambi commerciali. Anche i pantografi asimmetrici
possono essere reperiti come ricambi.
Per concludere, per gli appassionati di tram sarà certo motivo di piacere vedere
correre una simpatica motrice old time, anche su di una semplice mensola a muro,
con esercizio da punto a punto, proprio come nella realtà da Varedo al capolinea di
Milano Affori.
Giorgio Di Modica
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Pantografo monobraccio Socimi,
attualmente in uso sulle Desio, e
particolari dell’impianto elettrico
sul tetto.

Storia e Scienza
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Impronta di dinosauro
Galleria Buso
LE ORME DI DINOSAURO
UNA DIVERSA LETTURA
DELLA PALEOGEOGRAFIA
ITALIANA
NEL GIURASSICO
Lo scorso giugno, l’esperto di orme fossili e
conservatore responsabile della sezione di geologia
del Museo Tridentino, Marco Avanzini durante l’esplorazione
di una galleria del Monte Buso ha rinvenuto
delle tracce di Dilofosauro. Un dinosauro considerato
tra i principali predatori vissuti tra i 200 e 190 milioni di
anni fa. Questo ritrovamento, avvenuto in una galleria
del Monte Buso nel massiccio del Pasubio e realizzata
durante la Prima Guerra Mondiale dall’esercito
austriaco, permette di supportare un differente modello
di paleogeografia italiana durante il periodo giurassico.
Infatti, se ci sono delle orme di grandi animali
come i dinosauri significa che queste terre in questo
Dilofosauri

Paleontologia
periodo dovevano essere emerse. Quella che i geologi chiamano
“Piattaforma di Trento” era terra emersa e non ricoperta da acque
profonde. Questo ritrovamento, oltre a cambiare in termini cronologici
i modelli validi fino ad ora, ovvero considerare l’Italia nel
periodo giurassico ricoperta d’acqua, propone anche dal punto di
vista geografico una nuova interpretazione. Le orme di dinosauro
ritrovate assomigliano a tracce simili rinvenute in Francia, Polonia
e Nordamerica, e non a quelle lasciate da dinosauri africani. La
nuova ipotesi prevede che l’area chiamata “Piattaforma di Trento”
fosse collegata all’Eurasia e non al continente Africano.
(M.R.)
Info:
Museo Tridentino di Scienze Naturali
Via Calepina, 14 - 38100 Trento
www.mtsn.tn.it
ICNOlOgIA
E’ la scienza che si occupa dello studio delle
impronte fossili create dal passaggio di animali.
Tante cose si possono scoprire ed imparare
dalle orme di animali. come nel caso
della tracce di Dilofosauro rinvenute nella galleria
del Monte Buso.
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Rilievo orme
gIuRASSICO
Il Giurassico è il periodo intermedio dell’Era Mesozoica, è compreso tra circa 199
e 145 milioni di anni fa, è tripartito in Inferiore (Lias), Medio (Dogger) e Superiore
(Malm) ed è ulteriormente suddiviso in 11 unità cronologiche (piani / età), dal più antico
Hettangiano al più recente Titoniano.
In Italia, questo periodo coincide con l’apertura dei bacini oceanici conseguenti alla
disarticolazione del megacontinente Pangea e dai quali sorgeranno le catene montuose
delle Alpi e degli Appennini. I toponimi “Montenero” lungo l’Appennino indicano
rocce vulcaniche molto scure (“pietre verdi” o ofioliti), che sono lembi dei fondali
oceanici. Nelle Alpi, queste rocce sono state trasformate dal metamorfismo.
COMe VeNgONO tRAtte le IMpRONte DI DINOSAuRO
Una volta scoperte le orme devono essere sia conservate che studiate. La tecnologia
è d’aiuto per rendere disponibili le informazioni alla comunità scientifica. Le orme
ritrovate non potranno nè essere asportate nè riprodotte con gomme siliconiche visti
gli elementi di fragilità. Con strumenti laser si procederà ad una scansione dell’area
dove sono state trovate le orme. Poi si effettueranno delle rilevazioni con fotogrammetria
digitale ad alta risoluzione. L’obiettivo è quello di ottenere una struttura tridimensionale
virtuale riprodotta delle impronte. Il passo finale sarà quello di utilizzare
una stampante tridimensionale per realizzare una replica il più possibile reale in poliuretano.
DIlOFOSAuRO
Si tratta di un dinosauro carnivoro
che poteva ragiungere la lunghezza
di circa 7 metri ed un’altezza
di quasi 2 metri e mezzo con un
peso tra i 400 e 500 kg.

47ª Fiera de
a Monaco
Con oltre 40.000 visitatori in tre giorni e circa 1200 espositori da 56 nazioni
la “Mineralientage” di Monaco è l’evento più importante a livello Europeo dedicato
alla mineralogia, alla geologia, ai fossili ed alle pietre preziose. Mineralientage è
però molto di più. La presenza di importanti musei di scienze naturali e geologia con
allestimenti in grado di catturare la curiosità dei visitatori è un altro fattore che qualifica
questa mostra. Gli organizzatori di “Mineralientage” pongono inoltre particolare
attenzione alla divulgazione scientifica. Ogni anno vengono proposti alcuni temi con
mostre tematiche ed approfondimenti.
Questa edizione ha proposto:
mont Blanc: teSori di criStallo dal tetto d’europa
i foSSili di Santana: foSSili BraSiliani famoSi in tutto il mondo
arco iriS: BraSilian BeautieS
mont Blanc: teSori di criStallo dal tetto d’europa
I quarzi del Monte Bianco sono tra i minerali più conosciuti ed apprezzati tra i collezionisti
di cristalli. Sono trovati sulla montagna più alta d’Europa. Il termine “trovare” racchiude
la tenacia e l’esperienza dei “Cristallier”: alpinisti e cercatori di cristalli. Questi
alpinisti sono capaci di trascorrere giorni in parete alla ricerca di cavità da forzare per
trovare piccoli e grandi agglomerati di cristalli. Famosi sono i quarzi fumè con il loro
caratteristico colore grigio fumo.
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Scienze natuali
Quarzo fumè
ritrovato sulla Grandes Jorasses, Courmayeur
Museo Reg. di Scienze Naturali, Valle d’Aosta
i minerali
i foSSili di Santana: foSSili BraSiliani famoSi in tutto il mondo
La zona geologica chiamata Formazione di Santana, si trova nel Nord Est del Brasile
ed è considerata un luogo importante per la quantità e la varietà di fossili ritrovati
fino ad ora, come insetti, pesci, fiori, dinosauri, rane. Quest’anno ai fossili del Brasile,
paese ospite, è stato dedicato un allestimento che ha coperto un’area di 600 mq.
Questa zona chiamata Fossil Park è dedicata ai fossili con particolare attenzione all’aspetto
estetico. I migliori preparatori, così si chiamano gli esperti che si occupano
di estrarre da una lastra grezza i più fini dettagli, hanno presentato il frutto di tante
ore di lavoro.
Ecco un pesce che
muore soffocato dalla
sua stessa preda,
entrambi
fossilizzati,
in perfetta
evidenza tutte le parti
del corpo
Ambientazione con acqua e pesci rossi sul fondo Ricostruzione di habitat di pterosauri
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Elbaite, Quarzo e Albite
Quarzo
rutilato
“tante attività per i più piccoli”
0 L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Scienze naturali
arco iriS: BraSilian BeautieS
Il Brasile è conosciuto per i suoi tesori naturali come
le foreste: luoghi di straordinaria biodiversità. Rientrano
nei tesori naturali minerali e pietre preziose come
diamanti, smeraldi, tormaline e topazi. Un arcobaleno
di gemme era esposto a Monaco, con tanto di
sorveglianza, in una sezione della fiera. Qui si
potevano vedere minerali, che spesso, anche
i musei di scienze naturali hanno difficoltà ad
acquistare.
(M.R.)
Ricerca dell’oro
La fiera dei minerali, fossili,
gemme e gioielli di Monaco è una
manifestazione rivolta ad esperti,
professionisti e studiosi, ma anche a
famiglie e bambini. I più giovani hanno ogni
anno tante possibilità per trascorrere una o
più giornate divertendosi, imparando senz’altro
qualche cosa di nuovo. Non manca la classica ricerca dell’oro effettuata in vasche
piene d’acqua e terra. Questa attività è oggi ancora più preziosa, vista la quotazione
del metallo raggiunta in questi tempi. Un’attività che interessa molto è la ricerca dei
fossili ma ancora di più è imparare a pulirli con le attrezzature giuste. Si utilizzano,
con le oppurtune protezioni, trapanini dotati di punte per rimuovere gli strati che ricoprono
il fossile. Esperti preparatori di fossili sono presenti e pronti a spiegare ai più
piccoli le prime basi della pulitura di animali e piante che popolavano la terra milioni
di anni fa. Un’altra possibilità è provare il taglio delle pietre oppure del salame con un
coltello di ossidiana.

Piramidi di ghiaccio con minerali da estrarre
Ricerca di fossili
Ricerca di minerali
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1
Ricerca di denti di squalo nella sabbia
Pulitura di fossili
Utensili di ossidiana

Elettronica
modem Gsm e
Comandi aT
Descriviamo il funzionamento di un modem GSM e vediamo i comandi AT
da utilizzare per inviare e per ricevere un SMS.
il modem GSm
Il Modem GSM è un dispositivo elettronico in grado
di far comunicare tra loro due Computer attraverso
la rete GSM. Alla nascita, questo apparecchio ricetrasmetteva
informazioni in formato analogico, era
quindi in grado di MOdulare dei dati digitali rendendoli
analogici e viceversa, ovvero di DEModulare
un segnale analogico convertendolo in digitale, da
qui la sigla Modem. Viene definito DCE (Data Circuit
Equipment ) mentre il Computer a cui risulta
collegato tramite un canale seriale (porta RS232 o
USB) è il DTE (Data Terminal Equipment). La sigla
GSM (Global System for Mobile Communications)
indica invece lo standard di telefonia mobile utilizzato.
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il modulo telit Gm862
Per sviluppare il nostro articolo prendiamo
in considerazione il modem GSM
M862. Si tratta di una basetta dotata di
un mini connettore ad 80 piedini su cui
possiamo installare indifferentemente il
Telit GM862-QUAD o il GM862-GPS. I
due moduli presentano identiche dimensioni,
una uguale piedinatura e un identico
set di istruzioni; come indicato dalla
sigla il GM862-GPS dispone internamente
anche di un ricevitore GPS basato sul
chipset SIRFstarIII. Le linee TXD e RXD
del modulo vengono applicate ad un convertitore
USB che le rende disponibili su
un connettore tipo USB-B. La tensione
della porta USB viene regolata a 3.3V ed
alimenta il modulo Telit. E’ presente un
pulsante di ON/OFF e un LED verde che
indica lo stato del modem: LED spento =
Elettronica
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
modem spento; LED lampeggiante veloce
= ricerca rete in corso; LED lampeggiante
lento = modem connesso alla
rete; LED illuminato fisso = comunicazione
in corso. Il modulo GSM è dotato
di un connettore MMCX per l’antenna
GSM; la versione GPS prevede inoltre
un uguale connettore a cui collegare
una antenna GPS attiva, ovvero munita
di amplificatore LNA.
confiGurare il terminale
La prima operazione da compiere
è l’installazione del driver USB sul PC
che intendiamo collegare all’M862. Utilizzando
il CD in dotazione e in funzione
del sistema operativo (Windows, Linux
o MACOS) carichiamo il driver in modo
da installare una porta COM virtuale.
Avviamo sul PC il nostro terminale, ad

Elettronica
esempio in Windows selezioniamo HyperTerminal. Il
modem è dotato di auto band rate tra 300 e 115200
bps, ed è in grado di sincronizzarsi automaticamente,
dopo aver ricevuto il primo comando AT, con la
velocità del PC. Nel nostro esempio impostiamo:
19200 8N1.
i comandi at
Per dire al Modem di compiere determinate
operazioni si utilizzano dei comandi specifici che
vengono denominati AT Hayes. Questo sistema è
stato creato molti anni fa per comunicare con il primo
modem, l’Hayes Smartmodem. AT deriva dal
fatto che ogni stringa deve iniziare con le lettere AT
(ATtention) seguita dal comando vero e proprio e va
terminata con un CR (Carrier Return). Ad esempio,
per dire al modem di comunicare con il PC ad una
velocità fissa di 19200 bps il comando AT da inviare
è +IPR=19200. In HyperTerminal dobbiamo digitare
AT, seguito dal comando +IPR=19200; passiamo ora
la stringa premendo Invio. Il modem riceve il comando
e ci risponde con un OK se questo è stato compreso
ed eseguito oppure con ERROR se il comando
non viene eseguito. Telit dispone poi di un proprio
set di comandi AT definiti proprietari; questi iniziano
con il simbolo #, ad esempio AT#SELINT.
inizializzare il modem
Vediamo ora l’inizializzazione del modem,
ovvero la sequenza di comandi fondamentali che
dobbiamo inviare dopo la prima alimentazione.
Per prima cosa verifichiamo che il modem sia correttamente
alimentato e collegato al PC, digitiamo AT e
premiamo Invio, il modem deve rispondere con OK.
Il Telit prevede tre diversi stili di interfaccia: 0 risulta
compatibile con i primi moduli, 1 compatibile con
nuovi moduli, 2 utilizza sempre il più recente set di
istruzioni. Impostiamo quindi il parametro 2 inviando
il comando AT#SELINT=2.
Il modulo Telit GM862 contiene una radio quadri
banda, implementa cioè 4 sezioni radio rice-trasmittenti:
850MHz, 900MHz, 1800MHz e 1900MHz. No-
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L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica
Elettronica
nostante sia dotato di auto band, ovvero
della funzione di selezione automatica
della banda, è consigliabile forzare l’uso
delle frequenze radio disponibili nel luogo
di installazione. Nel sito istituzionale del
sistema GSM www.gsmworld.com alla
pagina GSM Coverage Maps troviamo
elencati tutti gli operatori di telefonia mobile
e le frequenze utilizzate suddivise per
nazione. In Italia le bande usate (oltre alla
3G) sono la GSM a 900MHz e la DCS a 1800MHz;
impostiamo queste due frequenze nel Telit con il comando
AT#BND=0.
Abbiamo detto che quando inviamo un comando AT
il modem lo esegue ed invia sempre una risposta.
Qualora il comando AT sia sbagliato o non sia possibile
eseguirlo, il modem può rispondere con ER-
ROR, con ERROR seguito dal numero dell’errore o
con ERROR seguito da una parola che indica l’errore;
il comando +CMEE consente di scegliere quale
modalità di risposta utilizzare tra le tre elencate.
Gli SmS
La rete GSM supporta il servizio SM
(Short Message) che tutti conosciamo
come SMS. Per lavorare con gli SMS
dobbiamo selezionarne il formato tra PDU
(Protocol Data Unit) e Testo mediante il
comando +CMGF. Il numero del Centro
Servizi va impostato tramite il comando
+CSCA, questa operazione può però essere
omessa poiché tale parametro risulta
scritto in una particolare locazione della
SIM.
Per inviare un SMS digitiamo il comando +CMGS=
seguito dal numero della SIM a cui vogliamo trasmetterlo.
Il modem risponde con il simbolo >. Digitiamo
ora il testo del messaggio ricordando che la
lunghezza massima è di 160 caratteri, quindi premiamo
Invio. Occorre precisare che stiamo inviando un
SMS-MO (Mobile Originated) verso l’SMSC (Short

Elettronica
Messages Services Center)
che a sua volta genererà un
SMS-MT (Mobile Terminated)
verso il destinatario.
Per leggere un SMS, ovvero
per vedere se la SIM contiene
un SMS, digitare la stringa
AT+CPMS=”SM”. Con questo
comando diciamo al modem di immagazzinare gli SMS nella
SIM e nel contempo di comunicarci lo stato della memoria.
Il modem risponde con il numero di SMS presenti e con il
numero massimo di SMS che la SIM può contenere. Se è
presente uno o più SMS possiamo leggerli inviando il comando
+CMGL=”ALL”. Il modem risponde inviandoci, separati
da una virgola, i seguenti parametri: locazione, stato del
messaggio, origine del messaggio, data e testo.
inviare e ricevere cHiamate
La rete GSM prevede il servizio di invio al mittente
del numero del chiamante (CLI Calling Line Identity). Questa
funzione viene utilizzata nei normali cellulari per conoscere,
ancora prima di rispondere alla telefonata, l’identità del chiamante.
Nei modem GSM viene usata con lo stesso scopo,
quindi per discriminare il chiamante e per decidere se rispondere
o meno oppure per eseguire una operazione specifica
(ad esempio, una applicazione tipica è l’apertura del cancello
a costo zero). Esistono due comandi AT legati a questa funzione
il +CLIR (Calling Line Identification Restriction) e il +CLIP
(Calling Line Identification Presentation). Il primo lavora sulla
chiamata e consente di decidere se inviare o meno la nostra
identità all’avvio di una chiamata; l’altro abilita o disabilita la
presentazione del numero del chiamante.
Ad esempio, se abilitiamo la CLIP quando
riceviamo una chiamata avremo RING
seguito da +CLIP: numero chiamante.
Per rispondere alla chiamata il comando
da inviare è ATA, per terminarla è ATH,
mentre per iniziare una telefonata il comando
da utilizzare è ATD seguito dal numero.
Carlo Vignati
L’Hobby deLLa Scienza e deLLa Tecnica

L’Hobby della Scienza e della Tecnica
l’HOBBy DellA SCIeNzA e DellA teCNICA
trimestrale Anno V numero 20 - dicembre ‘10 - febbraio ‘11
Iscritto al Tribunale di Lecco, n° 1/06 del 3 febbraio 2006
editore: E.D. Elettronica Didattica, via Castelbarco, 17
23898 Imbersago (LC)
Direttore responsabile: Massimo Roncati
Hanno collaborato a questo numero: Duilio Curradi, Giorgio Di Modica, Laura Fratello, Tiziano Lazzeri, Guido Mazzoleni,
Michele T. Mazzucato, Massimo Roncati, Davide Viale, Carlo Vignati
Immagini: Duilio Curradi, Giorgio Di Modica, Laura Fratello, Tiziano Lazzeri, Guido Mazzoleni, Michele T. Mazzucato,
Gianpiero Mazzoni, Guido Richieri, Massimo Roncati, Davide Viale, Carlo Vignati
Progetto grafico: Laura Fratello
Redazione: E.D. Elettronica Didattica, C.P. 87, 23898 Imbersago (LC) -
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