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Per una dignitàdell'Etica Laica - Lorenzo Paolini Editore

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ETICA<br />

26<br />

Onfray prosegue poi col ricordare l’inganno<br />

delle teocrazie che si basano sulla<br />

rivendicazione pratica e politica del potere<br />

che si pretende provenga da un Dio<br />

che, per ovvi motivi, non parla, ma che<br />

i preti e il clero fanno parlare. “In nome<br />

di Dio, ma tramite i suoi sedicenti servitori,<br />

il Cielo comanda ciò che deve essere fatto,<br />

pensato, vissuto e praticato sulla Terra per<br />

essere graditi a Lui! E gli stessi che pretendono<br />

di portare la Sua parola affermano<br />

la loro competenza nell’interpretazione di<br />

ciò che Egli pensa delle azioni compiute in<br />

Suo nome.<br />

La teocrazia trova il proprio rimedio nella<br />

democrazia: il potere del popolo, la sovranità<br />

immanente dei cittadini contro il preteso<br />

magistero di Dio, anzi di coloro che a lui si<br />

richiamano...<br />

Nel nome di Dio, la Storia ne è testimone, i<br />

tre monoteismi fanno scorrere incredibili fiumi<br />

di sangue per secoli! Guerre, spedizioni<br />

punitive, massacri, assassini, colonialismo,<br />

etnocidi, genocidi, crociate, inquisizioni, oggi<br />

l’iperterrorismo planetario... Decostruire i<br />

monoteismi, demistificare la religione ebraico-cristiana<br />

- ma anche l’islam, ovviamente<br />

-, poi smontare la teocrazia, ecco tre cantieri<br />

inaugurali per 1’ateologia. C’è materia per<br />

un lungo lavoro.<br />

In seguito occorrerà lavorare a un nuovo<br />

progetto etico per creare in Occidente le<br />

condizioni di <strong>una</strong> vera morale postcristiana<br />

in cui il corpo cessi di essere <strong>una</strong> punizione,<br />

la terra <strong>una</strong> valle di lacrime, la vita <strong>una</strong> catastrofe,<br />

il piacere un peccato, le donne <strong>una</strong><br />

maledizione, l’intelligenza <strong>una</strong> presunzione,<br />

la voluttà <strong>una</strong> dannazione”.<br />

Scrive ancora Onfray: “La costruzione di<br />

Gesù avviene in <strong>una</strong> fucina identificabile<br />

con un periodo storico di uno o due secoli:<br />

la cristallizzazione dell’isteria di un’epoca<br />

in <strong>una</strong> figura che catalizza il meraviglioso,<br />

raccoglie in un personaggio concettuale<br />

chiamato Gesù le aspirazioni millenaristiche,<br />

profetiche e apocalittiche di quel periodo;<br />

l’esistenza metodologica e per nulla<br />

storica di questa finzione; l’amplificazione<br />

e la promozione di questa favola da parte<br />

di Paolo di Tarso che si crede incaricato da<br />

Dio, quando invece si limita a gestire la sua<br />

nevrosi; 1’odio verso se stesso trasformato<br />

da questi in odio verso il mondo; la sua impotenza,<br />

il suo risentimento, la rivincita di un<br />

aborto - secondo il suo stesso termine - trasformati<br />

nel motore di <strong>una</strong> individualità che<br />

si diffonde in tutto il bacino mediterraneo; il<br />

godimento masochistico di un uomo esteso<br />

alla dimensione di setta, <strong>una</strong> tra le migliaia<br />

in quel tempo: tutto ciò emerge quando si<br />

rifletta anche brevemente e quando in materia<br />

di religione si rifiuti l’obbedienza o la<br />

sottomissione per riattivare un atto antico<br />

e proibito: gustare il frutto dell’albero della<br />

conoscenza.<br />

Tale decostruzione implica sì lo smontaggio<br />

della finzione, ma anche l’analisi di come<br />

questa nevrosi riesca a diventare planetaria.<br />

Di qui le considerazioni storiche sulla conversione<br />

politica di Costantino alla religione<br />

settaria per ragioni di puro opportunismo<br />

storico. Di conseguenza, diventa chiaro<br />

come <strong>una</strong> pratica limitata a un pugno di<br />

illuminati si sia estesa a tutto un impero: da<br />

perseguitati e minoritari i cristiani diventano<br />

persecutori e maggioritari grazie al sostegno<br />

di un imperatore diventato uno di loro.<br />

Il tredicesimo apostolo, come Costantino si<br />

proclama nel corso di un concilio, mette in<br />

piedi un impero totalitario che promulga<br />

leggi violente nei confronti dei non cristiani<br />

e pratica <strong>una</strong> politica sistematica di sradicamento<br />

della differenza culturale: roghi e<br />

autodafé, persecuzioni fisiche, confisca dei<br />

beni, esilio forzato, assassini e vie di fatto,<br />

distruzione di edifici pagani, profanazione di<br />

luoghi e di oggetti di culto, incendi di biblioteche,<br />

riciclaggio architettonico di antiche<br />

costruzioni religiose per edificare nuovi monumenti<br />

o per risistemare strade”.<br />

Ateismo ed etica<br />

L’unica lac<strong>una</strong> del libro di Onfray, mi sembra<br />

sia quella di invocare, ma non sistematizzare,<br />

un nuovo paradigma per <strong>una</strong><br />

nuova etica, totalmente al di fuori dell’episteme<br />

giudaico-cristiana, la quale tende ad<br />

invadere inconsciamente tutto lo scibile,<br />

anche se laico. Onfray, infatti, ci ricorda<br />

come anche il sistema della giustizia sia ba-<br />

sato sulla triade libero arbitrio, colpa, pena<br />

e come sia “cristiano” anche l’approccio<br />

della moderna medicina al corpo e alla<br />

materia.<br />

Come dunque liberarsi dalle catene di<br />

duemila anni di condizionamento e tornare<br />

a vivere <strong>una</strong> vita libera dai sensi di<br />

colpa, ove piaceri, emozioni e passioni siano<br />

valori eticamente perseguibili, seppur<br />

equamente coordinati con le esigenze<br />

dell’altrui libertà e con i meccanismi della<br />

società civile?<br />

In assenza del Dio cos’è dunque la morale?<br />

Esiste? O possiamo fare quello che vogliamo?<br />

Io posso rubare? Posso uccidere<br />

liberamente? Posso stuprare <strong>una</strong> donna?<br />

Posso incitare le persone a fare del male<br />

deliberatamente? Cos’è il bene? Cos’è il<br />

male?<br />

Uno dei primi filosofi a porsi queste difficili<br />

domande fu Socrate : “Il bene è agire<br />

secondo ragione: questa è la virtù. Le passioni<br />

e il piacere non collimano sempre con<br />

la razionalità: non sono in sè negativi, ma<br />

devono essere dentro l’armonia e la misura<br />

dettate dalla ragione. <strong>Per</strong> attuare il bene è<br />

necessario e sufficiente conoscerlo: è impossibile<br />

fare il male sapendolo tale, e il motivo<br />

per cui bisogna fare il bene è tutto nella<br />

nostra stessa umanità senza sperare in premi<br />

o temendo castighi ultraterreni, ma per<br />

fedeltà a noi stessi”. Una convinzione ingenua,<br />

perché oggi siamo ben coscienti che<br />

si possa agire sapendo di fare il male, ma<br />

pur sempre <strong>una</strong> dimostrazione che <strong>una</strong><br />

morale orientata al bene è esistita molto<br />

prima dell’avvento dell’etica cristiana.<br />

Nel mondo tardo romano, specie in Seneca<br />

e in Lucrezio, possiamo trovare molte<br />

altre risposte sulla possibilità di armonizzare<br />

valori come la pietas, la dignitas,<br />

l’auctoritas, l’equitas in un mondo privo<br />

di Dio, che abbia come traguardo il solo<br />

dissolversi nel nulla.<br />

La tradizione cristiana ha voluto bollare<br />

quel mondo con l’aggettivo “pagano” e<br />

rappresentarcelo come “decadente”. La<br />

stessa decadenza che oggi addebitiamo<br />

a questa fase esasperata della cosiddetta

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