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Per una dignitàdell'Etica Laica - Lorenzo Paolini Editore

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ETICA<br />

<strong>Per</strong> <strong>una</strong> dignità dell’Etica <strong>Laica</strong><br />

di <strong>Lorenzo</strong> <strong>Paolini</strong><br />

Questo articolo rispecchia esclusivamente<br />

le opinioni dell’Autore e non impegna la<br />

Direzione o l’<strong>Editore</strong> in alc<strong>una</strong> linea editoriale.<br />

In questo numero, all’insegna del pluralismo<br />

e della libertà di espressione appaiono<br />

infatti articoli di matrice opposta.<br />

Veder tappezzata la città con manifesti<br />

sui quali <strong>una</strong> parte politica<br />

accusa l’altra di “neopaganesimo”<br />

a causa di <strong>una</strong> diversa visione etica<br />

su tematiche bio-naturali ha ancora<br />

<strong>una</strong> volta suscitato il mio disgusto<br />

verso questa società massmediologica<br />

becera ed ignorante.<br />

Il sangue mi ribolle non solo ogni<br />

volta che vedo bollare come<br />

“neopaganesimo” la moderna laicità,<br />

ma anche quando ascolto il<br />

termine “paganesimo” usato con<br />

valenza dispregiativa per definire<br />

le coltissime e meravigliosamente<br />

complesse religiosità romane ed<br />

ellenistiche da parte di persone<br />

appartenenti a fedi monoteiste<br />

non di certo più raffinate.<br />

Si è fatto un gran parlare di concetti<br />

come “laicità”, di “diritto<br />

dei leader religiosi ad affermare i<br />

propri valori”, di “radici giudaicocristiane”<br />

e così via. In realtà mi è<br />

sembrato che da più parti si siano<br />

rivendicati diritti e valori sacrosanti<br />

riconducibili per lo più alle religioni<br />

cattolica ed islamica, ma che si siano<br />

continuati ad ignorare i diritti di<br />

chi religioso non è, continuando a<br />

ghettizzare costoro quasi fossero<br />

gente priva di etica e di valori.<br />

A reiterare l’equivoco, specie nei<br />

contesti in cui si dibatteva della<br />

famigerata “ora di religione”, molti<br />

hanno parlato dell’esistenza dei<br />

“laici”, aumentando la confusione<br />

giacché, come tutti sanno, per laico<br />

non si intende affatto un “non<br />

credente”, ma semplicemente<br />

qualcuno che tiene a distinguere<br />

la sfera religiosa da quella temporale.<br />

La verità è che ancora oggi il termine<br />

“ateo” evoca nella gente <strong>una</strong><br />

sorta di mostro, capace di qualsiasi<br />

efferatezza, giacché da oltre duemila<br />

anni chi è “senza Dio” viene<br />

identificato con le peggiori figure<br />

dell’immaginario storico: da Attila<br />

l’unno, a Stalin, mangiatore di<br />

bambini.<br />

Relativismo e terminologia<br />

I termini “Ateo, miscredente,<br />

agnostico” con i quali vengono<br />

identificati dalle religioni coloro<br />

che non le seguono, sono tutti<br />

formati “per differenza” dallo<br />

standard “politically correct”. La<br />

regola è avere un Dio, <strong>una</strong> Fede,<br />

<strong>una</strong> conoscenza e chi non ce l’ha<br />

non dispone di un nome, ma ha<br />

diritto solo ad <strong>una</strong> “a” privativa.<br />

Dunque mentre esistono un<br />

gran numero di religioni, ciasc<strong>una</strong><br />

delle quali dispone di migliaia di<br />

varianti, c’è solo <strong>una</strong> condizione<br />

contraria, evidentemente disperata<br />

e da compatire quando non<br />

da reprimere: la mancanza di <strong>una</strong><br />

religione.<br />

Se invece, grazie al progresso della<br />

scienza ed alle conquiste del<br />

laicismo, volessimo oggi donare<br />

<strong>una</strong> nuova dignità alla condizione<br />

di “Non Credente” trovandole<br />

quantomeno un nome, ritengo<br />

che quello di “Illuminato” potreb-<br />

be essere molto calzante, anche<br />

per rendere giustizia a quel processo<br />

di liberazione nato con i<br />

primi Illuministi e presto abortito<br />

e imbastardito per la mancanza di<br />

coraggio di scrittori e filosofi. Ma,<br />

Dio ce ne scampi (!), mi guardo<br />

bene dall’adottarlo: sarebbe razzista<br />

verso coloro che non la pen-<br />

È uscito da oltre<br />

un anno un preziosovolumetto<br />

di Michel Onfray,<br />

per i tipi di<br />

Fazio <strong>Editore</strong>,<br />

che titola “Trattato<br />

di Ateologia”<br />

il cui pregio<br />

è quello di mettere<br />

ordine nella<br />

materia, restituendo<br />

dignità<br />

ed etica alla figura<br />

di quegli<br />

spiriti forti che,<br />

scegliendo la ragione<br />

hanno metabolizzato<br />

il fatto<br />

che morranno,<br />

rifiutandosi di<br />

“credere”, per<br />

paura, all’improbabile.


ETICA<br />

24<br />

sano allo stesso modo, tanto quanto lo è<br />

il termine “ateo”. Dunque, che si continui<br />

ad usarlo, purché lo si scevri da sottintesi<br />

ed allusioni che lo ghettizzino confinandolo<br />

dalla parte di chi sbaglia!<br />

L’illusione<br />

di cancellare la morte<br />

Scrive Onfray: “<strong>Per</strong> molti, la vita senza il<br />

bovarismo sarebbe un orrore. Quando gli<br />

uomini si vedono diversi da quello che sono<br />

davvero, quando immaginano di trovarsi in<br />

<strong>una</strong> condizione diversa da quella reale, evitano<br />

sì il tragico, ma sorvolano su ciò che<br />

realmente sono. Io non disprezzo i credenti,<br />

non li trovo né ridicoli né penosi, ma temo<br />

che preferiscano rassicuranti finzioni infantili<br />

alle crudeli certezze degli adulti. Meglio le<br />

rassicurazioni della fede che le inquietudini<br />

della ragione - anche al prezzo di un eterno<br />

infantilismo mentale: ecco un gioco di prestigio<br />

metafisico a un prezzo mostruoso!<br />

<strong>Per</strong>ciò avverto quello che sempre sale dal<br />

più profondo di me stesso quando mi trovo<br />

davanti a un evidente caso di alienazione:<br />

compassione per le vittime dell’inganno, ma<br />

insieme <strong>una</strong> collera violenta contro coloro<br />

che continuamente le ingannano. Non l’odio<br />

per chi si inginocchia, ma la certezza di non<br />

scendere mai a patti con coloro che li spingono<br />

in questa posizione umiliante e ve li<br />

tengono. Chi potrebbe disprezzare le vittime?<br />

Ma come non combattere i carnefici?<br />

La miseria spirituale genera la rinuncia a<br />

sé; essa è all’origine delle miserie sessuali,<br />

mentali, politiche, intellettuali e quant’ altro.<br />

È strano come lo spettacolo dell’alienazione<br />

del prossimo faccia sorridere colui che<br />

non si accorge della propria. Il cristiano che<br />

mangia pesce di venerdì sorride del musulmano<br />

che non mangia carne di maiale, il<br />

quale a sua volta si burla dell’ebreo che non<br />

mangia crostacei. L’ebreo fondamentalista<br />

che dondola davanti al Muro del Pianto<br />

guarda con stupore il cristiano genuflesso<br />

su un inginocchiatoio, mentre il musulmano<br />

stende il tappeto in direzione della Mecca.<br />

Tuttavia nessuno conclude che la pagliuzza<br />

nell’occhio del vicino è identica alla trave nel<br />

proprio. E che sarebbe meglio estendere lo<br />

spirito critico, così pertinente e sempre benvenuto<br />

quando si tratta degli altri, anche alla<br />

propria condotta. La credulità degli uomini<br />

supera l’immaginazione. il loro desiderio di<br />

non vedere ciò che è evidente, il bisogno di<br />

uno spettacolo più divertente, anche se dipende<br />

dalla più assoluta delle finzioni, la loro<br />

volontà di accecamento non conoscono limiti.<br />

Meglio favole, finzioni, miti, storie per bambini,<br />

che assistere alla scoperta della crudeltà<br />

della realtà e riconoscere l’evidente tragicità<br />

del mondo.<br />

<strong>Per</strong> scongiurare la morte, l’homo sapiens<br />

la congeda. <strong>Per</strong> evitare di dover risolvere il<br />

problema, lo cancella.<br />

Dover morire riguarda solo i mortali: il credente<br />

sa di essere immortale, che sopravvi-<br />

verà all’ecatombe planetaria.... Va bene credere,<br />

ma pretendere di essere il pastore di<br />

chi crede, questo è troppo. Fin tanto che la<br />

religione resta un affare personale si tratta,<br />

dopo tutto, solamente di nevrosi, psicosi e<br />

di altri problemi privati. Ognuno ha le perversioni<br />

che può, fin quando esse non minacciano<br />

o non mettono in pericolo la vita<br />

degli altri... Mosè, Paolo di Tarso, Costantino,<br />

Maometto, in nome di Jahwèh, Gesù e Allah,<br />

loro utili finzioni, si danno da fare per gestire<br />

le forze oscure che li invadono, li agitano e li<br />

tormentano. Proiettando sul mondo le loro<br />

psicosi essi lo oscurano ancora di più e non<br />

si liberano da ness<strong>una</strong> pena.<br />

L’impero patologico della pulsione di morte<br />

non si cura con un’irrorazione caotica e<br />

magica, ma con un lavoro filosofico su di sé.<br />

Un’introspezione ben condotta ottiene che<br />

arretrino i sogni e i deliri di cui si nutrono gli<br />

dèi. L’ateismo non è <strong>una</strong> terapia, ma <strong>una</strong><br />

salute mentale recuperata”.<br />

Detto questo, bisogna sottolineare che<br />

l’ateo non fa mai proselitismo. Ciò è prerogativa<br />

delle religioni, che si proclamano<br />

“detentrici della verità”.<br />

L’ateo non proclama ness<strong>una</strong> verità. Anzi,<br />

in segreto invidia gli spiriti semplici che si<br />

narcotizzano con l’illusione della religione.<br />

Si guarderebbe bene dallo svegliarli dalla<br />

loro beata condizione di incoscienza. Si<br />

limita a liberarsi dai miti dell’infanzia, dai<br />

condizionamenti subiti e succhiati col<br />

latte materno e a prendere atto della<br />

triste realtà: lui morrà, finirà nel nulla e<br />

la spiegazione del mirabile ordine della<br />

natura non gli verrà mai fornita. Solo uno<br />

spirito forte può accettare questa brutta<br />

notizia: il prezzo da pagare è la coscienza<br />

della fine, ma c’è un premio, ed è grande.<br />

Il premio è nella riacquistata autostima,<br />

nella consapevolezza della preminenza<br />

del proprio io e della propria mente: <strong>una</strong><br />

responsabilità grande che piuttosto che<br />

verificare l’affermazione Dostoewskijana<br />

“Se Dio non esiste, allora tutto è permesso”,<br />

afferma con forza un concetto ben più<br />

etico: “Se Dio non esiste, allora il supremo<br />

giudice è la mia coscienza che ha pari diritti<br />

di quella del mio prossimo. Il giudice della


condotta etica sarà quindi l’IO, un giudice<br />

spesso ben più esigente”. Il tutto senza i<br />

salvagenti di Confessione, Assoluzione,<br />

Indulgenze.<br />

La decostruzione radicale<br />

dei miti e delle finzioni<br />

Sviluppare <strong>una</strong> scienza “ateologica” non<br />

ha dunque lo scopo di formare <strong>una</strong> sorta<br />

di “catechismo” e ricadere nel paradigma<br />

delle religioni. Si tratta piuttosto di un<br />

tentativo di ordinare dubitando, al fine di<br />

razionalizzare la ridda di sentimenti, talvolta<br />

colpevolizzanti, che agitano gli animi<br />

degli “spiriti forti” e che sono il frutto dei<br />

condizionamenti subiti dall’inconscio nei<br />

primi anni di vita. È dunque un mezzo<br />

per far prendere coscienza di quanto<br />

spesso affiora in modo intuitivo, anche<br />

se inespresso, nelle menti di quei giovani<br />

che rifiutano quell’episteme giudaico-cristiano<br />

di rinuncia, di peccato, di sconfitta,<br />

di morte, di senso di colpa, di punizione<br />

della carne e delle emozioni, non comprendendone<br />

i motivi ed ignorandone la<br />

genesi.<br />

Chi scrive ha seguito un percorso “ateologico”<br />

da autodidatta, partendo dalla<br />

penalizzazione da parte dei suoi insegnanti<br />

gesuiti di quelle innocenti pulsioni<br />

adolescenziali che fanno parte della meravigliosa<br />

epoca della scoperta della sessualità,<br />

del proprio e dell’altrui corpo, delle<br />

meraviglie del piacere. Saranno stati altri<br />

tempi, ma proprio non riuscivo a capire il<br />

perché “certe cose”, che mi sembravano<br />

bellissime e pulite, dovessero appartenere<br />

alla sfera del peccato! Ma il condizionamento<br />

mi imponeva di viverle con<br />

enormi sensi di colpa, giacché “la Legge”<br />

doveva essere giusta per definizione. Poi<br />

un giorno, molto più tardi, mi imbattei in<br />

un testo di Storia Ebraica che non solo<br />

mi mostrava <strong>una</strong> versione diversa dell’avventura<br />

terrena di Gesù (anzi - orrore<br />

- si permettevano di chiarmarlo addirittura<br />

Joshua!) ma che ne trattava con un<br />

tono asettico, come se si stesse parlando<br />

di Augusto o di Cicerone. Finalmente<br />

roso dal Dubbio, iniziai a leggere di tutto:<br />

testi ebraici, Corano, Montaigne, Epicuro,<br />

Nietsche, l’abate Meslier, Giuseppe<br />

Flavio, Tacito... e cominciai <strong>una</strong> personale<br />

e non organica attività di decostruzione<br />

del mito, soprattutto attraverso lo studio<br />

della storia romana, di quella ebraica e di<br />

quella medioevale. Non solo studio degli<br />

eventi e delle fonti, ma soprattutto dei<br />

comportamenti degli individui rispetto ai<br />

contesti storico-economico-sociali e religiosi<br />

entro i quali agivano, per comprendere<br />

il grado di probabilità che le cose<br />

fossero andate così come ci erano state<br />

raccontate.<br />

Le scoperte - sensazionali - che feci nel<br />

corso degli anni hanno modificato profondamente<br />

il mio modo di essere e inciso<br />

sulla mia etica.<br />

Prima fra tutte: la religione che mi avevano<br />

inoculato fin dalla nascita era il frutto<br />

della rielaborazione giudaico-ellenistica di<br />

Paolo di Tarso, che mai aveva conosciuto<br />

Gesù, che era estraneo al gruppo degli<br />

apostoli, e che per tutta la sua vita da<br />

quelli era stato osteggiato. E poi l’altra,<br />

sostanziale: che la maggioranza delle norme<br />

etiche che tanto mi stavano strette,<br />

addirittura l’intera episteme, erano l’opera<br />

della normalizzazione di un gruppo di<br />

funzionari di Costantino, che quasi trecento<br />

anni dopo i fatti avevano costruito<br />

a tavolino un nuovo culto, comprensibile<br />

dalle masse romanizzate, per evidenti<br />

motivi teocratici! Un’operazione che su<br />

circa sessanta testi evangelici prevalentemente<br />

di seconda e terza mano ne<br />

aveva, incautamente, scelti quattro su cui<br />

costruire <strong>una</strong> dottrina. Sfort<strong>una</strong>tamente<br />

la marea di contraddizioni e di conti che<br />

non tornavano all’interno di quei testi doveva<br />

generare venti secoli di goffi tentativi<br />

di farli quadrare: <strong>una</strong> teologia sofferta e<br />

contrastata, fonte di guerre, ingiustizie e<br />

misfatti.<br />

Le medesime scoperte le ho ritrovate<br />

nel libro di Onfray, il che dimostra che<br />

le istanze del libero pensiero si levano da<br />

più parti e che non tutti oggi pensano<br />

che l’unica strada indicata dalla nostra civiltà<br />

sia quella di un materialismo becero<br />

che pensi solo all’avere e ignori l’essere,<br />

che tenga solo all’immagine e non alla<br />

sostanza.<br />

In altre parole, che l’unica alternativa al<br />

materialismo privo di valori non sia la sola<br />

religione (<strong>una</strong> qualsiasi), ma che esista anche<br />

la strada del “libero pensiero” etico<br />

ed ateologico allo stesso tempo.<br />

Decostruire i tre monoteismi<br />

L’ateologia, secondo Onfray, si propone<br />

tre obiettivi: anzitutto decostruire i tre<br />

monoteismi e mostrare come, “nonostante<br />

le differenze storiche e geografiche,<br />

nonostante l’odio che da secoli anima i protagonisti<br />

delle tre religioni, nonostante l’apparente<br />

irriducibilità in superficie della legge<br />

mosaica, dei detti di Gesù e della parola<br />

del Profeta, nonostante i tempi genealogici<br />

diversi di queste tre variazioni realizzate in<br />

un arco di più di dieci secoli con un solo e<br />

identico tema, il fondo resta lo stesso. Variazioni<br />

di grado, non di natura.<br />

Che cos’è esattamente questo fondo?<br />

Tanto odio imposto con violenza nella storia<br />

da uomini che pretendono di essere depositari<br />

e interpreti della parola di Dio: il Clero.<br />

Odio dell’intelligenza, alla quale i monoteisti<br />

preferiscono l’obbedienza e la sottomissione;<br />

odio della vita, accompagnato da un’indefettibile<br />

passione tanatofila; odio per questo<br />

mondo, incessantemente svalorizzato in<br />

confronto all’aldilà, unica riserva possibile di<br />

senso, di verità, di certezza e di beatitudine;<br />

odio del corpo corruttibile, disprezzato in<br />

ogni più piccolo dettaglio, mentre l’anima<br />

eterna, immortale e divina è rivestita di tutte<br />

le qualità e di tutte le virtù; odio per le<br />

donne, infine, per il sesso libero e liberato in<br />

nome dell’Angelo, questo anticorpo archetipico<br />

comune alle tre religioni... che prende<br />

piede e si radica su principi che implicano<br />

sempre falsificazione, isteria collettiva, menzogna,<br />

finzione, e miti ai quali si danno i<br />

pieni poteri. La reiterazione di <strong>una</strong> somma<br />

di errori da parte della maggioranza finisce<br />

per diventare un corpus di verità intoccabili,<br />

sotto pena dei più gravi pericoli per gli spiriti<br />

forti - dai roghi cristiani di ieri l’altro alle fatwa<br />

musulmane di oggi”.


ETICA<br />

26<br />

Onfray prosegue poi col ricordare l’inganno<br />

delle teocrazie che si basano sulla<br />

rivendicazione pratica e politica del potere<br />

che si pretende provenga da un Dio<br />

che, per ovvi motivi, non parla, ma che<br />

i preti e il clero fanno parlare. “In nome<br />

di Dio, ma tramite i suoi sedicenti servitori,<br />

il Cielo comanda ciò che deve essere fatto,<br />

pensato, vissuto e praticato sulla Terra per<br />

essere graditi a Lui! E gli stessi che pretendono<br />

di portare la Sua parola affermano<br />

la loro competenza nell’interpretazione di<br />

ciò che Egli pensa delle azioni compiute in<br />

Suo nome.<br />

La teocrazia trova il proprio rimedio nella<br />

democrazia: il potere del popolo, la sovranità<br />

immanente dei cittadini contro il preteso<br />

magistero di Dio, anzi di coloro che a lui si<br />

richiamano...<br />

Nel nome di Dio, la Storia ne è testimone, i<br />

tre monoteismi fanno scorrere incredibili fiumi<br />

di sangue per secoli! Guerre, spedizioni<br />

punitive, massacri, assassini, colonialismo,<br />

etnocidi, genocidi, crociate, inquisizioni, oggi<br />

l’iperterrorismo planetario... Decostruire i<br />

monoteismi, demistificare la religione ebraico-cristiana<br />

- ma anche l’islam, ovviamente<br />

-, poi smontare la teocrazia, ecco tre cantieri<br />

inaugurali per 1’ateologia. C’è materia per<br />

un lungo lavoro.<br />

In seguito occorrerà lavorare a un nuovo<br />

progetto etico per creare in Occidente le<br />

condizioni di <strong>una</strong> vera morale postcristiana<br />

in cui il corpo cessi di essere <strong>una</strong> punizione,<br />

la terra <strong>una</strong> valle di lacrime, la vita <strong>una</strong> catastrofe,<br />

il piacere un peccato, le donne <strong>una</strong><br />

maledizione, l’intelligenza <strong>una</strong> presunzione,<br />

la voluttà <strong>una</strong> dannazione”.<br />

Scrive ancora Onfray: “La costruzione di<br />

Gesù avviene in <strong>una</strong> fucina identificabile<br />

con un periodo storico di uno o due secoli:<br />

la cristallizzazione dell’isteria di un’epoca<br />

in <strong>una</strong> figura che catalizza il meraviglioso,<br />

raccoglie in un personaggio concettuale<br />

chiamato Gesù le aspirazioni millenaristiche,<br />

profetiche e apocalittiche di quel periodo;<br />

l’esistenza metodologica e per nulla<br />

storica di questa finzione; l’amplificazione<br />

e la promozione di questa favola da parte<br />

di Paolo di Tarso che si crede incaricato da<br />

Dio, quando invece si limita a gestire la sua<br />

nevrosi; 1’odio verso se stesso trasformato<br />

da questi in odio verso il mondo; la sua impotenza,<br />

il suo risentimento, la rivincita di un<br />

aborto - secondo il suo stesso termine - trasformati<br />

nel motore di <strong>una</strong> individualità che<br />

si diffonde in tutto il bacino mediterraneo; il<br />

godimento masochistico di un uomo esteso<br />

alla dimensione di setta, <strong>una</strong> tra le migliaia<br />

in quel tempo: tutto ciò emerge quando si<br />

rifletta anche brevemente e quando in materia<br />

di religione si rifiuti l’obbedienza o la<br />

sottomissione per riattivare un atto antico<br />

e proibito: gustare il frutto dell’albero della<br />

conoscenza.<br />

Tale decostruzione implica sì lo smontaggio<br />

della finzione, ma anche l’analisi di come<br />

questa nevrosi riesca a diventare planetaria.<br />

Di qui le considerazioni storiche sulla conversione<br />

politica di Costantino alla religione<br />

settaria per ragioni di puro opportunismo<br />

storico. Di conseguenza, diventa chiaro<br />

come <strong>una</strong> pratica limitata a un pugno di<br />

illuminati si sia estesa a tutto un impero: da<br />

perseguitati e minoritari i cristiani diventano<br />

persecutori e maggioritari grazie al sostegno<br />

di un imperatore diventato uno di loro.<br />

Il tredicesimo apostolo, come Costantino si<br />

proclama nel corso di un concilio, mette in<br />

piedi un impero totalitario che promulga<br />

leggi violente nei confronti dei non cristiani<br />

e pratica <strong>una</strong> politica sistematica di sradicamento<br />

della differenza culturale: roghi e<br />

autodafé, persecuzioni fisiche, confisca dei<br />

beni, esilio forzato, assassini e vie di fatto,<br />

distruzione di edifici pagani, profanazione di<br />

luoghi e di oggetti di culto, incendi di biblioteche,<br />

riciclaggio architettonico di antiche<br />

costruzioni religiose per edificare nuovi monumenti<br />

o per risistemare strade”.<br />

Ateismo ed etica<br />

L’unica lac<strong>una</strong> del libro di Onfray, mi sembra<br />

sia quella di invocare, ma non sistematizzare,<br />

un nuovo paradigma per <strong>una</strong><br />

nuova etica, totalmente al di fuori dell’episteme<br />

giudaico-cristiana, la quale tende ad<br />

invadere inconsciamente tutto lo scibile,<br />

anche se laico. Onfray, infatti, ci ricorda<br />

come anche il sistema della giustizia sia ba-<br />

sato sulla triade libero arbitrio, colpa, pena<br />

e come sia “cristiano” anche l’approccio<br />

della moderna medicina al corpo e alla<br />

materia.<br />

Come dunque liberarsi dalle catene di<br />

duemila anni di condizionamento e tornare<br />

a vivere <strong>una</strong> vita libera dai sensi di<br />

colpa, ove piaceri, emozioni e passioni siano<br />

valori eticamente perseguibili, seppur<br />

equamente coordinati con le esigenze<br />

dell’altrui libertà e con i meccanismi della<br />

società civile?<br />

In assenza del Dio cos’è dunque la morale?<br />

Esiste? O possiamo fare quello che vogliamo?<br />

Io posso rubare? Posso uccidere<br />

liberamente? Posso stuprare <strong>una</strong> donna?<br />

Posso incitare le persone a fare del male<br />

deliberatamente? Cos’è il bene? Cos’è il<br />

male?<br />

Uno dei primi filosofi a porsi queste difficili<br />

domande fu Socrate : “Il bene è agire<br />

secondo ragione: questa è la virtù. Le passioni<br />

e il piacere non collimano sempre con<br />

la razionalità: non sono in sè negativi, ma<br />

devono essere dentro l’armonia e la misura<br />

dettate dalla ragione. <strong>Per</strong> attuare il bene è<br />

necessario e sufficiente conoscerlo: è impossibile<br />

fare il male sapendolo tale, e il motivo<br />

per cui bisogna fare il bene è tutto nella<br />

nostra stessa umanità senza sperare in premi<br />

o temendo castighi ultraterreni, ma per<br />

fedeltà a noi stessi”. Una convinzione ingenua,<br />

perché oggi siamo ben coscienti che<br />

si possa agire sapendo di fare il male, ma<br />

pur sempre <strong>una</strong> dimostrazione che <strong>una</strong><br />

morale orientata al bene è esistita molto<br />

prima dell’avvento dell’etica cristiana.<br />

Nel mondo tardo romano, specie in Seneca<br />

e in Lucrezio, possiamo trovare molte<br />

altre risposte sulla possibilità di armonizzare<br />

valori come la pietas, la dignitas,<br />

l’auctoritas, l’equitas in un mondo privo<br />

di Dio, che abbia come traguardo il solo<br />

dissolversi nel nulla.<br />

La tradizione cristiana ha voluto bollare<br />

quel mondo con l’aggettivo “pagano” e<br />

rappresentarcelo come “decadente”. La<br />

stessa decadenza che oggi addebitiamo<br />

a questa fase esasperata della cosiddetta


“civiltà dei consumi e dei mass media”,<br />

che prepotentemente sta rivalutando i<br />

piaceri materiali a scapito del pensiero e<br />

della spiritualità (attenzione ho detto spiritualità,<br />

non anima. Il concetto di pensiero<br />

come funzione materiale, “atomica”, dei<br />

nostri organi è antichissima ed è già stata<br />

mirabilmente espressa da Democrito 2.400<br />

anni fa: il primo vero “ateo” della storia!).<br />

Un mondo che difficilmente, se non a<br />

livello di inconscia superstizione, oggi<br />

sarebbe disposto a tornare indietro rientrando<br />

nel paradigma “Dio, Patria, Lavoro,<br />

mortificazione della carne e del piacere,<br />

donna sottomessa e sesso solo a fini procreativi”.<br />

Delle due l’<strong>una</strong>: o continuare a vivere<br />

<strong>una</strong> vita “materialista” immersi in <strong>una</strong> superstizione<br />

primitivo-religiosa, senza porsi<br />

problematiche, vivendo nella contraddizione<br />

e alimentando la vaga speranza<br />

di un’aldilà, “che se c’è tanto meglio”<br />

oppure fare serenamente i conti con la<br />

propria ragione e adottare, stoicamente,<br />

<strong>una</strong> nuova etica da “persona per bene”<br />

anche senza un Dio che ci osserva, ci giudica<br />

e, in un oltremondo, ci premia o ci<br />

punisce.<br />

In altre parole, è profondamente falso<br />

affermare che senza <strong>una</strong> fede religiosa<br />

non sia possibile un’Etica: è piuttosto<br />

vero il contrario e cioé che talvolta la<br />

Fede può generare comportamenti<br />

giustificati dalla religione, ma ingiustificabili<br />

dalla coscienza.Guerre di religione,<br />

fondamentalismo, kamikaze, teocrazia<br />

sono aberrazioni alle quali siamo ormai<br />

abituati.<br />

Voltaire, vedendo un Dio disinteressato ai<br />

destini del mondo di cui si limita solamente<br />

all’aver avviato il funzionamento fisico,<br />

giudicava la morale come un “affaire”<br />

esclusivamente umano, profondamente<br />

influenzato dalla libertà di arbitrio.<br />

Tolleranza, imparzialità di giudizio, non<br />

appartenenza, equilibrio nei giudizi e nel-<br />

le scelte, non condizionamento rispetto<br />

a pregiudizi che debbano essere dimostrati<br />

ad ogni costo, in altre parole quel<br />

relativismo tanto aborrito da Ratzinger<br />

e <strong>Per</strong>a, sono l’abito mentale dell’uomo<br />

“giusto”.<br />

C’è <strong>una</strong> regola aurea, comune a tutte<br />

le religioni, che dovrebbe costituire la<br />

base su cui fondare un’etica laica: “Non<br />

fare agli altri quello che non vuoi che essi<br />

facciano a te; anzi fa’ a loro ciò che vorresti<br />

ti venisse fatto”.<br />

Se il diritto di ogni Stato della Terra si<br />

fondasse su questa regola i problemi dell’umanità<br />

e del pianeta sarebbero in gran<br />

parte risolti.<br />

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Le immagini: San Gerolamo in penitenza<br />

(Pensionante del Saraceni - 1615)<br />

Le tentazioni di Sant’Antonio<br />

(Lovis Corinth - 1908)

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