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Una storia vera Il cannibale di Rotenburg - Lorenzo Paolini

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Se mai aveste letto su Internet<br />

questa inserzione: “Cercasi umano<br />

desideroso <strong>di</strong> farsi mangiare”...<br />

beh, non era uno scherzo!<br />

Vi racconto una <strong>storia</strong> tedesca, rigorosamente <strong>vera</strong><br />

e appena tornata alla ribalta grazie alla decisione<br />

dei giu<strong>di</strong>ci federali <strong>di</strong> riaprire il processo. Un tizio<br />

<strong>di</strong> nome Armin Meiwes<br />

(nella foto) <strong>di</strong> 42 anni, <strong>di</strong><br />

<strong>Rotenburg</strong>, <strong>di</strong> professione<br />

tecnico <strong>di</strong> computer,<br />

legato in modo morboso<br />

alla madre e piuttosto<br />

succube <strong>di</strong> questa, decise<br />

un giorno <strong>di</strong> mettere<br />

un’inserzione sull’Oceano Internet <strong>di</strong> questo tenore:<br />

“Cercasi umano desideroso dei farsi mangiare”.<br />

Non era uno scherzo, l’uomo <strong>di</strong> <strong>Rotenburg</strong> aveva<br />

davvero l’intenzione <strong>di</strong> mangiarsi qualcuno della<br />

nostra specie – lo aveva già fatto almeno in un altro<br />

caso. Ma l’incre<strong>di</strong>bile non è che lui avesse <strong>di</strong><br />

tali appetiti, bensì che qualcuno rispose e – ancora<br />

più incre<strong>di</strong>bilie - con intenzioni molto serie: voleva<br />

farsi mangiare <strong>vera</strong>mente e il seguito <strong>di</strong>mostra<br />

che non stava scherzando. Tra i due intercorsero<br />

rapide comunicazioni attraverso l’Oceano Internet<br />

per mettere a punto l’accordo <strong>di</strong> incontrarsi. I messaggi<br />

possiamo immaginarli:<br />

- “Sono Bernd Jürgen Brandes, rispondo all’inserzione<br />

letta sul sito “Cannibali senza colesterolo”<br />

nella quale Lei si <strong>di</strong>chiara pronto a mangiarsi<br />

un umano...”<br />

- “Ma lei davvero?...”<br />

- “Certo, spero anzi <strong>di</strong><br />

essere <strong>di</strong> suo gra<strong>di</strong>mento!”<br />

- “È molto<br />

dura la<br />

sua carne? Quanti<br />

anni ha?” - “<strong>Una</strong><br />

Costume<br />

pag. 81<br />

<strong>Una</strong> <strong>storia</strong> <strong>vera</strong><br />

<strong>Il</strong> <strong>cannibale</strong> <strong>di</strong> <strong>Rotenburg</strong><br />

<strong>di</strong> Vito Lo Scrudato<br />

quarantina. E come vorrebbe mangiarmi? Intendo<br />

<strong>di</strong>re in che modo mi con<strong>di</strong>rà o mi cucinerà?”<br />

- “Vecchia buona solida cucina tra<strong>di</strong>zionale tedesca,<br />

io non amo le mode esterofile. Anzi le <strong>di</strong>co<br />

subito che sono contento che lei sia tedesco, lo<br />

evinco dal nome. A proposito <strong>di</strong> dov’é?”<br />

- “Di Berlino, sono <strong>di</strong> Berlino e faccio l’ingegnere<br />

elettronico esperto <strong>di</strong> microchip.”<br />

- “E perchè vorrebbe che io la mangiassi? Inten<strong>di</strong>amoci<br />

io non voglio <strong>di</strong>ssuaderla, sono anzi contento<br />

che lei voglia farlo.”<br />

- “Mi permetterà <strong>di</strong> non doverglielo <strong>di</strong>re. Le basta<br />

se le auguro buon appetito?”<br />

Qui confessiamo <strong>di</strong> non avere immaginazione<br />

sufficiente per identificare una qualsiasi ragione<br />

che spinga un uomo a farsi mangiare da un altro<br />

che non sia un congiunto morente per fame – un<br />

figlio amatissimo per esempio, ma la <strong>storia</strong> non<br />

ci soccorre - o casi estremi che hanno spinto ad<br />

infrangere il tabú del cannibalismo, quali il dantesco<br />

episo<strong>di</strong>o del Conte Ugolino (dubbio sul piano<br />

storico) o quello drammaticissimo e realmente accaduto<br />

degli schiavi in rivolta contro i romani in<br />

Sicilia <strong>di</strong> cui ci narra Diodoro Siculo: “Durante<br />

questo asse<strong>di</strong>o (la prima rivolta avvenne dal 139<br />

al 132 a. C.), Rupilio strinse i ribelli in una morsa,<br />

costringendoli alla fame e alla <strong>di</strong>sperazione,<br />

spingendoli ad<strong>di</strong>rittura al cannibalismo: i ribelli<br />

cominciarono col mangiare i propri figli, poi passarono<br />

ai corpi delle loro donne, alla fine non si<br />

astennero dal mangiarsi tra loro”. Per quanto<br />

sempre deprecabile e inaccettabile il cannibalismo<br />

degli schiavi siciliani asse<strong>di</strong>ati si è verificato in<br />

una con<strong>di</strong>zione estrema, così come estrema fu la<br />

con<strong>di</strong>- zione <strong>di</strong> quei superstiti <strong>di</strong><br />

incidente aereo <strong>di</strong>spersi<br />

sul finire degli anni settanta<br />

sulle Ande. La loro in<strong>di</strong>viduazione<br />

e il loro recupero fu<br />

<strong>di</strong>fficoltosa e occorsero <strong>di</strong>versi giorni. Tra <strong>di</strong>


loro c’era un intraprendente studente <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina,<br />

il quale quando non ci fu più niente da mangiare<br />

tagliò a fettine la carne dei compagni deceduti<br />

nell’impatto e man mano che il tempo passava <strong>di</strong><br />

fame, e ne offrì ai sopravvissuti. Tra questi ci fu<br />

chi non ne volle sapere e <strong>di</strong>gnitisamente affrontò<br />

l’inevitabile morte. In parecchi ce la fecero invece<br />

a sopravvivere nutrendosi <strong>di</strong> carne umana e a dovere<br />

poi convivere con quell’atto <strong>di</strong> cannibalismo<br />

<strong>di</strong> necessità.<br />

Ma torniamo all’ingegnere <strong>di</strong> Berlino, quel tale<br />

Bernd Jürgen Brandes che voleva farsi mangiare<br />

dall’inserzionista <strong>di</strong> <strong>Rotenburg</strong> e alle sue oscure<br />

motivazioni. Voleva solamente che qualcuno lo<br />

ammazzasse avendo deciso <strong>di</strong><br />

fatto il suici<strong>di</strong>o? Perchè non si<br />

tirava una palla alla tempia o<br />

non ingurgitava un sufficiente<br />

quantitativo <strong>di</strong> reperibilissime<br />

me<strong>di</strong>cine? Perché non si spingeva<br />

giù da un palazzo alto<br />

a sufficienza (a Berlino ce ne<br />

sono ad ogni passo) o dentro<br />

le fredde acque della Sprea<br />

con la classica pietra al collo?<br />

<strong>Il</strong> problema non offre che una<br />

soluzione (alla fine finiremo<br />

col capire!): l’ingegnere berlinese<br />

non voleva morire da<br />

solo, voleva un testimone e<br />

una compagnia. Un testimone<br />

che legittimasse la sua decisione e una persona che<br />

lo accompagnasse nell’ultimo viaggio, una specie<br />

<strong>di</strong> infermiera olandese che gli praticasse la terapia<br />

eutanasiaca.<br />

Così qualche giorno dopo, siamo nel Marzo del<br />

2001, il berlinese bussò alla casa a traliccio piuttosto<br />

isolata nella campagna vicino a <strong>Rotenburg</strong>.<br />

- “Chi è?”<br />

- “ Sono la sua fornitura <strong>di</strong> carne per le prossime<br />

settimane”<br />

- “Avanti, avanti...”<br />

Come sarà stato il primo incontro tra i due? Cos’avrà<br />

attratto l’attenzione del <strong>cannibale</strong> nel nuovo<br />

arrivato dalla capitale? Non certo il colore degli<br />

occhi, quanto invece la muscolatura degli arti in<br />

Costume<br />

pag. 82<br />

funzione alimentare. E l’ingegnere aspirante bistecca,<br />

che cosa avrà osservato con attenzione nel<br />

padrone <strong>di</strong> casa che gli apriva la porta affabile e<br />

sorridente? Certamente la dentatura che faceva capolino<br />

tra due labbra esangui. “Con questi denti –<br />

avrà pensato - mi maciullerá prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>gerirmi”.<br />

Gli uomini sono semplicemente gli animali della<br />

peggiore specie.<br />

Le prime ore trascorsero come in una normale visita<br />

tra amici in una casa tedesca: il <strong>cannibale</strong> mostrò<br />

all’ingegnere il salotto buono, quello dove fare<br />

intanto due chiacchiere <strong>di</strong> conoscenza. Certo era<br />

escluso che si promettessero lunga amicizia, il tutto<br />

dovendo finire con la macellazione e la cottura<br />

del predestinato. Poi fecero un<br />

giro per le stanze: quella degli<br />

ospiti col lettino per l’ingegnere<br />

e la cucina. Qui il berlinese<br />

avrà dato un’occhiata intensa<br />

ai fornelli su cui gli sarebbe<br />

toccato <strong>di</strong> bollire e cuocersi in<br />

compagnia – avrà pensato - <strong>di</strong><br />

carotine, <strong>di</strong> pezzetti <strong>di</strong> sedano<br />

e <strong>di</strong> spezie per insaporire la<br />

carne e per addolcire il brodo.<br />

Davvero la realtà supera senza<br />

sforzo la fantasia <strong>di</strong> qualunque<br />

autore provvisto <strong>di</strong> particolare<br />

inventiva: risulta dagli atti processuali<br />

che nella casa c’era<br />

un locale particolare dotato <strong>di</strong> ganci per appendere<br />

l’essere da macellare e arnesi per sezionarlo<br />

in quarti, asportare le interiora, tagliare il capo e<br />

separare i grassi dalle masse muscolari.<br />

<strong>Il</strong> vostro narratore confessa un <strong>di</strong>sagio profondo,<br />

ma deve farsi coraggio e proseguire: the show<br />

must go on.<br />

Risulta anche dagli atti processuali che l’ingegnere<br />

fu legato una prima volta ai ganci <strong>di</strong> cui al locale<br />

testé descritto e che spaventato abbia fatto richiesta<br />

<strong>di</strong> essere slegato e rimesso a terra. <strong>Il</strong> <strong>cannibale</strong> ha<br />

<strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> averlo assecondato e <strong>di</strong> avere avuto<br />

pazienza e <strong>di</strong> avere aspettato che l’ingegnere riformulasse<br />

la richiesta <strong>di</strong> essere macellato e mangiato.<br />

Su questo particolare è lecito avanzare un dubbio:<br />

chi ci <strong>di</strong>ce che una volta appeso ai ganci sospesi


al tetto l’ingegnere berlinese, animale da macello, si<br />

sia spaventato, si sia <strong>di</strong>sperato ed abbia implorato la<br />

liberazione inutilmente e che la storiella della prima<br />

liberazione non sia servita al <strong>cannibale</strong> <strong>di</strong> <strong>Rotenburg</strong><br />

per alleggerire la propria posizione al processo? Noi<br />

al contrario ci figuriamo l’ingegnere <strong>di</strong> Berlino dolorante<br />

per le funi che già lo sospendevano e atterrito<br />

per il freddo contatto con i metalli che lo avrebbero<br />

lacerato, gridare (la stanza era stata insonorizza, aveva<br />

pensato a tutto il <strong>cannibale</strong>) e implorare <strong>di</strong> essere<br />

rimesso a terra, che non si sentiva ancora pronto, che<br />

prima voleva bere un altro caffé:<br />

- “Fammi scendere, ti giuro che dopo mi faccio<br />

tagliare a pezzettini senza più protestare...”<br />

Questa – è chiaro – è una <strong>storia</strong> <strong>di</strong> mentecatti<br />

<strong>di</strong>sperati, l’uno a cercarsi un carnefice che se lo<br />

mangiasse e l’altro a giocare con ganci, carrucole,<br />

coltellacci e catini per lo scolo del sangue della bestiola<br />

macellata, un uomo, ancorchè più <strong>di</strong>sperato<br />

<strong>di</strong> lui. Pietà sovviene, solo pietà!<br />

La sentenza <strong>di</strong> primo grado è stata piuttosto mite:<br />

8 anni per l’omici<strong>di</strong>o (consenziente la vittima),<br />

mentre non è stato quantificato il reato <strong>di</strong> cannibalismo<br />

perché non contemperato dalla legislazione<br />

tedesca. Ma in questi giorni si è aperto un nuovo<br />

processo nel quale i giu<strong>di</strong>ci tenteranno <strong>di</strong> stabilire<br />

se Meiwes si sia reso responsabile <strong>di</strong> un assassinio<br />

vero e proprio, o se invece abbia solo acconsentito<br />

alle richieste della sua vittima, che lo supplicava <strong>di</strong><br />

ucciderlo, squartarlo e <strong>di</strong> mangiare le sue carni.<br />

Sembra inoltre che il legislatore si stia adoperando<br />

per dotare il paese <strong>di</strong> una legge per la repressione<br />

del cannibalismo: con i tempi che corrono e le masse<br />

sempre pronte ad emulare nuovi comportamenti,<br />

sarà bene che il Bundestag provveda subito.<br />

Risulta infine dagli atti processuali che la modalità<br />

<strong>di</strong> uccisione del tecnico abbia visto quest’ultimo<br />

nella duplice veste <strong>di</strong> commensale e <strong>di</strong> fornitore<br />

del pasto. Per essere più chiari narriamo che il<br />

<strong>cannibale</strong> ha tagliato il pistolino dell’ingegnere<br />

e in due se lo siano fraternamente pappato. Non<br />

sappiamo come sia stato cucinato se sulla piastra<br />

come un germanicissimo Bratwurst con<strong>di</strong>to con<br />

senape, accompagnato con un panino fresco e annacquato<br />

in bionda birra locale, o in umido come<br />

un Frankfurter sempre con senape e birra. Ma che<br />

cazzo (chè proprio <strong>di</strong> questo si tratta)!<br />

Costume<br />

pag. 83<br />

Mentre la vittima si <strong>di</strong>ssanguava lentamente – ci<br />

avrebbe messo alcune ore per realizzare il sogno<br />

<strong>di</strong> trapassare – i due amiconi pasteggiavano col<br />

pisello <strong>di</strong> uno dei due:<br />

- “Ne vuoi ancora un poco?” – avrà offerto magnanimo<br />

il <strong>cannibale</strong>, tanto il pistolino non era mica il suo.<br />

- “No, non è poi gran cosa questo pasto” – avrà<br />

risposto il berlinese al quale doveva dolere la ferita<br />

sanguinante tra le gambe, nonostante l’anestetico<br />

che il commensale ha <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> avergli somministrato<br />

prima del taglio.<br />

- “Non fare complimenti – lo avrà incoraggiato il<br />

<strong>cannibale</strong> – tu ci hai messo la materia prima...”<br />

<strong>Rotenburg</strong> (foto a piede pagina) – che non ha colpa<br />

alcuna in questo delitto - è una citta<strong>di</strong>na storica<br />

e oggi molto turistica davvero bella e go<strong>di</strong>bile. Chi<br />

scrive ha frequentato in gioventú due ben strutturati<br />

corsi presso due Università tedesche ed ha memoria<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse visite alla citta<strong>di</strong>na del <strong>cannibale</strong>.<br />

Ha altresì memoria <strong>di</strong> un concerto d’organo gustato<br />

(ahi, ritorna alla memoria il <strong>cannibale</strong>) dentro<br />

un tempio gotico, essenziale, solido e leggero.<br />

Ma se allarghiamo per un momento il concetto <strong>di</strong><br />

<strong>cannibale</strong> al suo significato metaforico, ci accorgiamo<br />

con sgomento ancora maggiore che i cannibali<br />

non sono solo i pochi casi isolati <strong>di</strong> cui ci narra<br />

la cronaca nera e giu<strong>di</strong>ziaria.<br />

Al contrario... mamma mia quanti cannibali, od<strong>di</strong>o<br />

qui sono tutti cannibali, vogliono mangiarmi,<br />

vogliono tagliuzzarmi e poi addentarmi, sbranarmi.<br />

Scappo, corro via, ma<br />

anche scappando rischio<br />

<strong>di</strong> finire in braccia ad un<br />

<strong>cannibale</strong>!

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