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Caselli/ La politica e la giustizia - I Siciliani giovani

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«Cu cuali facci mi ci appresento ro ziu<br />

(Nitto Santapao<strong>la</strong> ndr) cu 1500 euro? Chi<br />

stamu cugghiendo l’elemosina?», racconta<br />

<strong>La</strong> Causa di aver sentito dire a un<br />

affiliato. Per andare incontro all'imprenditore<br />

però, «per far ca<strong>la</strong>re meglio il regalo,<br />

venivano promessi diversi appalti».<br />

Com'è successo all'imprenditore Francesco<br />

Pesce, anche lui imputato nel processo,<br />

con il centro commerciale etneo Tenutel<strong>la</strong>,<br />

poi mai costruito.<br />

Ma se l'organizzazione dello speciale<br />

fondo-bacinel<strong>la</strong> procedeva con pochi intoppi,<br />

a impensierire di più Enzo Santapao<strong>la</strong><br />

era l'altro obiettivo: riportare l'ordine<br />

nel<strong>la</strong> famiglia. Litigi, egoismi e manie<br />

di protagonismo ad opera soprattutto di<br />

Angelo Santapao<strong>la</strong>, secondo il capo di<br />

Cosa nostra etnea. Pur sempre un parente,<br />

cugino del padre Nitto, ma troppo indisciplinato.<br />

Uno che, ancora prima di<br />

essere affiliato, già faceva di testa sua e<br />

non portava nemmeno i soldi al<strong>la</strong> bacinel<strong>la</strong>,<br />

tenendoli per sé.<br />

«Fino a quando Vincenzo Santapao<strong>la</strong><br />

non ci disse “Sapete cosa dovete fare”»,<br />

racconta <strong>La</strong> Causa. Ucciderlo, insieme al<br />

suo fedelissimo Nico<strong>la</strong> Sedici, nel settembre<br />

del 2007 in un macello in disuso<br />

al<strong>la</strong> zona industriale etnea. «Dopo abbia-<br />

Sebastiano Gulisano<br />

Frammenti d'Italia<br />

“Le mafie – non più e non solo quelle italiane, ma anche tante<br />

straniere – si sono insediate su tutto il territorio nazionale,<br />

control<strong>la</strong>no ampie fette di economia legale, “pesano” sul Pil più<br />

del<strong>la</strong> Fiat e sono le sole a possedere enormi liquidità di denaro”<br />

www.isiciliani.it<br />

mo dovuto tranquillizzare i gruppi vicini<br />

ad Angelo Santapao<strong>la</strong>, come quello di<br />

Picanello, che temevano di fare <strong>la</strong> stessa<br />

fine», continua il col<strong>la</strong>boratore. A<br />

rassicurare tutti, bastò <strong>la</strong> presenza di Vincenzo<br />

Santapao<strong>la</strong>: «”Non c’era bisogno<br />

che ti scomodavi a venire di persona”, gli<br />

dissero». L'omicidio sarà uno degli ultimi<br />

ordini importati eseguiti da <strong>La</strong> Causa<br />

prima del<strong>la</strong> scelta definitiva del pentimento.<br />

Uno tra i «quattro, cinque o sei,<br />

non ricordo» omicidi ammessi dal col<strong>la</strong>boratore.<br />

«Da tempo ero insoddisfatto, ma sapevo<br />

che tagliare con quel tipo di vita è<br />

possibile solo da morti. E forse è una liberazione»,<br />

racconta. Eppure, durante<br />

una carcerazione proprio insieme ad<br />

Enzo Santapao<strong>la</strong>, <strong>La</strong> Causa ci aveva provato<br />

a chiedere il pensionamento. «<strong>La</strong><br />

sua riposta fu “Ti do <strong>la</strong> mia benedizione”<br />

e io gli credetti. Fui contento, ma non era<br />

vero».<br />

Una richiesta inusuale, frutto anche<br />

del<strong>la</strong> confidenza tra i due. <strong>La</strong> Causa e<br />

Santapao<strong>la</strong> jr si incontrano per <strong>la</strong> prima<br />

volta in carcere, proprio a Biccoca dove<br />

oggi si svolge il processo, ma negli anni<br />

’90. Condividono <strong>la</strong> permanenza anche<br />

in altri istituti, come l’Asinara, L’Aqui<strong>la</strong><br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 23<br />

“Quando per mezza paro<strong>la</strong><br />

ci si ritrovava incaprettati<br />

nel cofano di una macchina...”<br />

e Parma. Entrambi al 41 bis, ma capaci<br />

di comunicare. «Enzo Santapao<strong>la</strong> aveva<br />

il suo metodo – spiega il pentito – Si faceva<br />

recapitare i bigliettini cuciti nelle<br />

maniche degli accappatoi». Non solo<br />

messaggi, ordini e contatti con l'esterno.<br />

A Parma, i due si ritrovano proprio in<br />

due celle l'una di fronte all'altra. «E ogni<br />

tanto Enzo mi tirava attraverso le sbarre<br />

dei pacchettini con i dolcetti fatti da lui».<br />

Ma anche <strong>la</strong> spesa necessaria a cucinare<br />

gli arancini, «quelli catanesi che so fare<br />

io», dice <strong>La</strong> Causa.<br />

Scene di vita quotidiana che non impedisco<br />

al col<strong>la</strong>boratore di fare <strong>la</strong> sua scelta.<br />

«Perché mi sono pentito? Ero insoddisfatto,<br />

al<strong>la</strong> mia famiglia dovevo un cambiamento<br />

di vita. E questo purtroppo era<br />

l’unico modo. Cioè, purtroppo…». Eppure<br />

lui, tra tutti i pentiti del<strong>la</strong> famiglia<br />

Santapao<strong>la</strong>, è l'unico a indicare il figlio<br />

di Nitto come il capo, contestano i legali<br />

del<strong>la</strong> difesa. <strong>La</strong> risposta di <strong>La</strong> Causa è<br />

secca, come accade di rado nei suoi racconti:<br />

«Gli associati si ricordano ancora<br />

di quando per mezza paro<strong>la</strong> ci si<br />

ritrovava incaprettati nel cofano di una<br />

macchina. Certo, allora Enzo Santapao<strong>la</strong><br />

era un bambino. Ma oggi è il capo e sempre<br />

Santapao<strong>la</strong> fa di cognome».<br />

Una serie di istantanee di pezzi di Paese,<br />

fino a ricomporne l’insieme, attraverso<br />

sedici testi più una notizia d’agenzia (con<br />

l’aggiunta delle “note”, cioè dei link di<br />

approfondimento che ne fanno un prodotto<br />

multimediale), dalle stragi del ’92 ai giorni<br />

nostri, facendo intravvedere come <strong>la</strong><br />

Repubblica che verrà sia pericolosamente<br />

vicina a diventare Repubblica criminale”.

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