di Riccardo Volpe - cykelnmag - Altervista
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Qual’ è il ricordo più vivido dei tuoi anni a contatto con Cino Cinelli e come sei<br />
arrivato a lavorare per lui?<br />
È stata un’esperienza magnifica: prima <strong>di</strong> andare a Milano già provavo a fare dei telai qui a Viterbo, producevo<br />
e vendevo le mie bici. Un giorno ebbi l’occasione <strong>di</strong> contattare la Cinelli perché mi avevano spe<strong>di</strong>to<br />
un pezzo sbagliato, ed è così che conobbi Cino.<br />
Da lì a poco gli chiesi se avessi potuto mostrargli i miei telai per sapere se li facevo “bene o male” e magari rimanere<br />
a Milano ad imparare questa magnifica arte; lui rispose: “ Venga quando vuole”. Tutto questo è successo nel 1975, io<br />
avevo 35 anni. La prima cosa che mi chiese appena arrivai fu: “Ma il piano <strong>di</strong> riscontro ce l’hai?”.Io non sapevo neanche<br />
cosa fosse (ride). Iniziai quin<strong>di</strong> a fare il pendolare. Cino era una uomo con un cuore gran<strong>di</strong>ssimo appena arrivai<br />
a Milano mi portò da Valsassina, che negli anni ‘30-’40 era stato capo officina della Bianchi, al tempo 76enne (quando<br />
Cino creò la sua azienda lo chiamò come suo telaista fino alla pensione negli anni ‘80). Cino gli <strong>di</strong>sse “insegna a<br />
fare i telai a questo mio amico” e da l’ iniziai a lavorare con la lima.<br />
Anche lo stesso Cino costruiva telai?<br />
Noooo, Cino li <strong>di</strong>segnava. Aveva sempre sul suo<br />
banco fogli con <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> congiunzioni, forcellini...<br />
e poi al tempo, quando arrivai aveva già i suoi<br />
buoni 70 anni. In quel periodo Cinelli era leader<br />
nel professionismo, creava telai per molti anche se<br />
non avevano lo stesso marchio.<br />
Le innovazioni più originali alle quali hai<br />
partecipato?<br />
Ne passavano tante...ed erano tutte delle vere<br />
opere. Quando finivo un telaio doveva piacere<br />
a me prima <strong>di</strong> tutto, altrimenti non lo vendevo.<br />
Spesso appena ne finivo uno, lo montavo ancora<br />
quando era grezzo e lo provavo. Un giorno con il<br />
pantografo <strong>di</strong>segnai il marchio Cinelli sul fronte<br />
del telaio e la scritta nei lati, poi tornai a Viterbo e<br />
la sera, mentre ero a cena con mia moglie, lo misi<br />
sulla tavola e pensai: E se colorassi il simbolo la<br />
C con ‘la coda’ tipo la ban<strong>di</strong>era italiana?, avevo a<br />
<strong>di</strong>sposizione arancio, verde e giallo... ci passai una<br />
notte intera. Dopo poco la riportai a Milano e la<br />
misero in produzione colorata.<br />
Secondo te in quegli anni cosa rendeva<br />
speciale i telai costruiti da Cinelli?<br />
Quando si <strong>di</strong>ceva Cinelli a quel tempo si <strong>di</strong>ceva<br />
tutto, era il “top”, dall’ abbigliamento ai piani <strong>di</strong><br />
riscontro, chiedevano tutti il parere a Cino.<br />
Si parla <strong>di</strong> Subappalti dati negli anni ‘80<br />
ad altre aziende, ti risulta?<br />
Brrrrrrr...i subappalti erano nella normalità, sono<br />
usciti tanti telai: per professionisti, per negozianti<br />
che poi li montavano e mettevano gli adesivi del<br />
proprio marchio...<br />
Ho letto che dopo il 1983, i telai sono<br />
stati fatti da Giovanni Losa, tu sai<br />
qualcosa a riguardo?<br />
Fino al 1985, periodo in cui ci sono stato io, non mi<br />
risulta. Forse dava un mano da esterno: essendo<br />
un buon telaista tutt’ora i suoi pezzi sono molto<br />
ricercati.<br />
Acciaio o carbonio?<br />
L’acciaio è migliore per me, ha il suo fascino tutto<br />
ora. Ma oggi si cerca la leggerezza. Al tempo<br />
riuscivo a fare delle bici molto leggere in acciaio,<br />
usavo spesso i tubi Columbus PL (pista leggero)<br />
per bici da strada e saldavo tutto a bassa temperatura<br />
in modo da non perdere i gra<strong>di</strong>. Mai avuto<br />
rotture ancora, camminano molto bene! E il peso<br />
arrivava a 9kg montata.<br />
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