31.05.2013 Views

Sindromi mielodisplastiche. - Recenti Progressi in Medicina

Sindromi mielodisplastiche. - Recenti Progressi in Medicina

Sindromi mielodisplastiche. - Recenti Progressi in Medicina

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Introduzione<br />

Le s<strong>in</strong>dromi <strong>mielodisplastiche</strong> (SMD) rappresentano<br />

un gruppo di disord<strong>in</strong>i ematologici <strong>in</strong> cui,<br />

a seguito di alterazioni <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seche o acquisite del<br />

genoma di una cellula stam<strong>in</strong>ale totipotente già<br />

orientata <strong>in</strong> senso eritro-mielo-megacariocitario, il<br />

clone cellulare da essa discendente assume un<br />

vantaggio proliferativo rispetto ai restanti cloni<br />

normali del midollo.<br />

<strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>.<br />

Attualità e prospettive terapeutiche<br />

Giorgio Palad<strong>in</strong>i, Paolo Pecorari, Giovanni De Sabbata, Chiara Sammart<strong>in</strong>i<br />

Riassunto. Le s<strong>in</strong>dromi <strong>mielodisplastiche</strong> (SMD) sono un gruppo eterogeneo di malattie<br />

ematologiche dal decorso generalmente cronico, ma <strong>in</strong>evitabilmente dest<strong>in</strong>ato ad<br />

acuirsi <strong>in</strong> un quadro di leucemia mieloide acuta. Nonostante la storia naturale di queste<br />

malattie sia nota da molto tempo, il mancato riconoscimento delle SMD come disord<strong>in</strong>i<br />

preleucemici, e qu<strong>in</strong>di neoplastici, ha ritardato il loro <strong>in</strong>serimento nei registri nazionali<br />

delle malattie tumorali e ancora oggi sono rari gli studi epidemiologici valutanti<br />

la loro <strong>in</strong>cidenza reale. Per decenni le SMD hanno rappresentato una sfida sia per i<br />

biologi che per gli <strong>in</strong>ternisti e gli ematologi chiamati a diagnosticarle e a curarle. Una<br />

<strong>in</strong>diretta testimonianza del dilemma terapeutico a fronte di queste malattie è l’assenza<br />

sia <strong>in</strong> Italia che negli Stati Uniti di farmaci approvati con 1’ <strong>in</strong>dicazione specifica per il<br />

loro trattamento. Tuttavia, con il miglioramento dell’<strong>in</strong>quadramento nosografico e prognostico<br />

delle SMD, nonché <strong>in</strong> virtù della cont<strong>in</strong>ua ricerca di agenti efficaci e delle più<br />

appropriate strategie terapeutiche, per il trattamento dei pazienti con queste forme morbose<br />

vi sono oggi più numerose e più articolate opzioni di quante ve ne fossero <strong>in</strong> passato.<br />

Ciò crea i presupposti per poter <strong>in</strong>cidere positivamente sulla sopravvivenza di questi<br />

pazienti.<br />

Parole chiave. Anemia refrattaria, leucemia mieloide acuta, leucemia mielomonocitica<br />

cronica, s<strong>in</strong>dromi <strong>mielodisplastiche</strong>.<br />

Summary. Myelodysplastic syndromes.<br />

The myelodysplastic syndromes (MDS) are a heterogeneous group of haematological<br />

disorders with an <strong>in</strong>dolent course, but <strong>in</strong>variable leukaemic transformation. Despite<br />

this, data on MDS are seldom collected by cancer registries and unbiased results from<br />

population-based studies rema<strong>in</strong> rare. For decades, MDS has been a most challeng<strong>in</strong>g<br />

disease for biologists as well as for physicians and haematologists <strong>in</strong> terms of both diagnosis<br />

and treatment. The therapeutic dilemma that confronts the management of patients<br />

with MDS is illustrated by the absence both <strong>in</strong> Italy and <strong>in</strong> USA of an approvedagent<br />

with a specific <strong>in</strong>dication for this disease. However, because of improv<strong>in</strong>g <strong>in</strong> prognostic<br />

<strong>in</strong>struments and because of cont<strong>in</strong>u<strong>in</strong>g research <strong>in</strong>to new treatment strategies,<br />

patients with MDS now have more articulate options than even before, with a consequent<br />

better chance of long-term survival.<br />

Key words. Acute myeloid leukaemia, chronic myelomonocytic leukaemia, myelodysplastic<br />

syndromes, refractory anaemia.<br />

II Divisione di Medic<strong>in</strong>a Interna e Servizio di Ematologia, Ospedali Riuniti, Trieste.<br />

Pervenuto il 3 marzo 2003.<br />

Vol. 95, N. 2, Febbraio 2004<br />

Tale proliferazione monoclonale presenta difetti<br />

di maturazione denunciati sul piano morfologico<br />

da connotati displastici, variamente comb<strong>in</strong>ati,<br />

delle serie cellulari, e su quello fisiopatologico da<br />

apoptosi cellulare eccessiva, determ<strong>in</strong>ante ematopoiesi<br />

<strong>in</strong>efficace. È per tale motivo che il quadro<br />

ematologico classico di queste affezioni risulta caratterizzato,<br />

<strong>in</strong> modo solo apparentemente paradossale,<br />

da citopenia periferica a fronte di iperplasia<br />

midollare.


G. Palad<strong>in</strong>i et al.: <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Attualità e prospettive terapeutiche 109<br />

La progressiva severità del difetto genetico alla<br />

base della trasformazione neoplastica del clone<br />

co<strong>in</strong>volto si traduce <strong>in</strong> alterazioni sempre più<br />

profonde dei processi non solo maturativi ma anche<br />

di quelli <strong>in</strong>erenti la differenziazione cellulare,<br />

col risultato f<strong>in</strong>ale di un <strong>in</strong>cremento progressivo<br />

della componente cellulare blastica f<strong>in</strong>o alla configurazione<br />

di un quadro midollare e periferico<br />

sovrapponibile a quello della leucemia mieloide<br />

acuta.<br />

Sebbene, soprattutto negli ultimi anni, si siano<br />

registrate numerose e approfondite acquisizioni<br />

di ord<strong>in</strong>e biologico e cl<strong>in</strong>ico nel merito, le SMD rimangono<br />

ancora oggi patologia di complesso <strong>in</strong>quadramento<br />

nosologico, di sottovalutata <strong>in</strong>cidenza<br />

cl<strong>in</strong>ica e di <strong>in</strong>soddisfacente risoluzione terapeutica.<br />

Epidemiologia<br />

Gli studi <strong>in</strong>erenti l’epidemiologia delle SMD<br />

sono stati <strong>in</strong>frequenti e spesso imprecisi. Di fatto,<br />

per molti anni def<strong>in</strong>izioni e classificazioni non<br />

corrette hanno nella sostanza impedito <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i<br />

di questo tipo su larga scala 1,2,3 . Valga per tutti<br />

l’esempio che le SMD non erano riportate nella<br />

lista dell’ International Cod<strong>in</strong>g System dell’ OMS<br />

del 1977 4 e il fatto che il mancato riconoscimento<br />

delle SMD come disord<strong>in</strong>i preleucemici, e qu<strong>in</strong>di<br />

neoplastici, ha precluso per molti anni il loro <strong>in</strong>serimento<br />

<strong>in</strong> tutti i registri nazionali e nei programmi<br />

di sorveglianza epidemiologica delle malattie<br />

tumorali sia negli Stati Uniti d’America sia<br />

<strong>in</strong> numerosi altri Paesi occidentali, compreso il<br />

nostro.<br />

Tabella 1. - <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Tasso grezzo d’<strong>in</strong>cidenza per fasce d’età.<br />

Di conseguenza, allo stato attuale, l’accuratezza<br />

della diagnosi e la corretta descrizione dei casi<br />

di SMD sembrano conf<strong>in</strong>ate a registri specializzati<br />

di casistica oncologica locale o a statistiche su<br />

base ospedaliera. È ovvio che i dati consegnati a<br />

tali istituzioni soffrano all’orig<strong>in</strong>e delle limitazioni<br />

dovute al tipo di patologia di riferimento e al bac<strong>in</strong>o<br />

proprio di utenza 2 .<br />

Malgrado ciò, le SMD risultano nell’esperienza cl<strong>in</strong>ica<br />

malattie relativamente comuni, di appannaggio<br />

soprattutto dell’età media e avanzata, con tassi grezzi<br />

di <strong>in</strong>cidenza compresi tra 3,5 e 12,6 nuovi casi per<br />

100.000 abitanti l’anno 5-7 . Inoltre, la loro <strong>in</strong>cidenza<br />

appare <strong>in</strong> rapida evoluzione, da un lato a causa del<br />

progressivo aumento dell’età media delle popolazioni<br />

occidentali e dall’altro, sebbene <strong>in</strong> modo spurio, <strong>in</strong><br />

virtù dell’aff<strong>in</strong>amento delle tecniche diagnostiche,<br />

che ha fatto falsamente percepire un apparente aumento<br />

di queste malattie nel corso degli anni.<br />

Considerate tali caratteristiche, risulta più appropriato<br />

determ<strong>in</strong>are la distribuzione delle SMD<br />

per età che la loro <strong>in</strong>cidenza globale, poiché quest’ultima<br />

è <strong>in</strong>fluenzata dalla composizione di ciascuna<br />

popolazione (risulteranno più colpite da<br />

SMD popolazioni con prevalenza di anziani che<br />

quelle con prevalenza di soggetti giovani). Ad esempio,<br />

<strong>in</strong> uno studio svolto <strong>in</strong> Francia presso un unico<br />

Centro ospedaliero (bac<strong>in</strong>o di utenza: 290.000 persone),<br />

<strong>in</strong> un periodo di 4 anni (1993-96) sono stati<br />

diagnosticati 90 nuovi casi di SMD. L’età media dei<br />

pazienti era di 74,3 anni (23-96 anni), ma il 37% di<br />

essi aveva un’età pari o superiore agli 80 anni.<br />

L’<strong>in</strong>cidenza globale era di 7,7 nuovi casi/100.000<br />

abitanti/anno, ma saliva a 31,4/100.000/anno se veniva<br />

calcolata solo sugli ultrasessantac<strong>in</strong>quenni 3 .<br />

Il rischio relativo di contrarre l’una o l’altra di<br />

queste malattie aumenta pertanto con l’età, con<br />

tassi d’<strong>in</strong>cidenza variabili, secondo i pochi studi<br />

sull’argomento, tra i 15 e 50 nuovi casi/100.000<br />

abitanti l’anno se calcolati esclusivamente sugli<br />

ultrasettantenni (tabella 1). In altre parole, questi<br />

dati starebbero a significare che le SMD sono comuni,<br />

nelle persone anziane, quanto la leucemia<br />

l<strong>in</strong>fatica cronica o il mieloma multiplo 2 .<br />

Autore Aul et al. Randlund et al. Williamson et al. Maynadié et al. Bauder et al<br />

Età (anni)<br />

≤ 49 0,2 0,7 0,5 < 0,5<br />

50-59 5,3 < 0,5<br />

4,9 1,6<br />

60-69 15,0 14,0<br />

70 -79 22,8 15,0 49,0 18,0<br />

≥ 80 89,0 34,0<br />

I valori numerici esprimono il numero di nuovi casi per 100.000 persone per anno.<br />

Fisiopatologia<br />

31,4<br />

Nel soggetto normale la proliferazione dei progenitori<br />

ematopoietici (CD34+) <strong>in</strong> genere supera o pareggia<br />

l’entità della loro morte programmata cioè dell’apoptosi,<br />

mentre nelle SMD non ancora evolute <strong>in</strong> fase blastica<br />

il livello dell’apoptosi delle cellule CD34+ è doppio<br />

rispetto al livello delle stesse trovate <strong>in</strong> fase replicativa<br />

(fase S) 8 .


110 <strong>Recenti</strong> <strong>Progressi</strong> <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a, 95, 2, 2004<br />

L’apparente paradosso che la maggioranza dei pazienti<br />

con SMD manifesti citopenia del sangue periferico<br />

nonostante la presenza di un midollo normale o ipercellulato<br />

è stata attribuita a eccessiva apoptosi dei progenitori<br />

ematopoietici. È stato ipotizzato che<br />

l’<strong>in</strong>cremento del fenomeno apoptotico osservabile nelle<br />

fasi precoci della malattia rappresenti un meccanismo<br />

messo <strong>in</strong> atto dall’apparato ematopoietico nel tentativo<br />

di abrogare cloni cellulari difettosi o, comunque, potenzialmente<br />

pericolosi 9,10 .<br />

In alternativa, il momento scatenante il processo<br />

patogenetico delle SMD potrebbe dare orig<strong>in</strong>e a un clone<br />

provvisto di vantaggio proliferativo (con elevato numero<br />

di cellule <strong>in</strong> fase S) e allora l’aumentata apoptosi<br />

rappresenterebbe un meccanismo <strong>in</strong> sé omeostatico,<br />

volto a controllare l’altrimenti <strong>in</strong>controllabile massa<br />

cellulare 8 .<br />

Per entrambe le ipotesi, l’evento che nelle fasi <strong>in</strong>iziali<br />

della malattia <strong>in</strong>durrebbe, secondo la prima, solo il<br />

difetto della cellula stam<strong>in</strong>ale e, rispettivamente per la<br />

seconda, anche un primitivo vantaggio proliferativo,<br />

consisterebbe nell’acquisizione o slatentizzazione di un<br />

difetto citogenetico cui successivamente f<strong>in</strong>irebbero coll’aggiungersi<br />

altri ancora più gravi che darebbero ragione<br />

della progressione blastica f<strong>in</strong>o al quadro di leucemia<br />

acuta 8 .<br />

Prove <strong>in</strong>confutabili, derivate da studi sullo stato di<br />

eterozigosi per l’enzima G6PD e, più recentemente, da<br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i di biologia molecolare, dimostrano la clonalità<br />

di tutte le forme di SMD f<strong>in</strong>o dai loro stadi più precoci<br />

11,12 . Ma, fatto ancora più <strong>in</strong>teressante è che, almeno<br />

<strong>in</strong> alcuni pazienti, è stata dimostrata una fase di<br />

clonalità della malattia ben prima dell’acquisizione dei<br />

difetti citogenetici tipicamente associati alle SMD 12 ;<br />

mentre <strong>in</strong> altri pazienti, <strong>in</strong> cui la malattia era già evoluta<br />

<strong>in</strong> leucemia, con la remissione cl<strong>in</strong>ica dopo chemioterapia<br />

si è assistito a una remissione anche citogenetica,<br />

ma con persistenza della monoclonalità cellulare.<br />

Il che fa pensare che le alterazioni citogenetiche<br />

così di frequente riscontrabili <strong>in</strong> associazione alle SMD<br />

e considerate f<strong>in</strong>o a poco tempo fa causa primaria della<br />

malattia siano <strong>in</strong> realtà secondarie e <strong>in</strong>dotte da lesioni<br />

più primitive, ma non <strong>in</strong>dividuabili sul piano citogenetico<br />

8 .<br />

Queste sarebbero probabilmente di natura eterogenea,<br />

sia ereditarie che acquisite (<strong>in</strong>stabilità del genoma,<br />

deficitaria riparazione del DNA, alterazione dei percorsi<br />

di trasduzione dei segnali cellulari, danno somatico<br />

del DNA), tutte aventi però come comune denom<strong>in</strong>atore<br />

la capacità di conferire, da un lato, un vantaggio proliferativo<br />

alla progenie della cellula stam<strong>in</strong>ale colpita e,<br />

dall’altro, di promuovere l’acquisizione di difetti genetici<br />

successivi, ora evidenti, caratterizzati soprattutto da<br />

perdita progressiva di regioni cromosomiche (3p-, 3q-,<br />

5q-, 7q-, 12p-, -17,-18-, 20q-).<br />

A rigor di logica, lo squilibrio del rapporto apoptosi:proliferazione<br />

a favore della prima dovrebbe provocare<br />

un progressivo esaurimento delle cellule stam<strong>in</strong>ali e<br />

qu<strong>in</strong>di una ipocellularità midollare piuttosto che l’ipercellularità<br />

frequentemente osservabile nelle fasi precoci<br />

e <strong>in</strong> quelle cosiddette “diagnostiche” delle SMD. D’altra<br />

parte, è stato ampiamente dimostrato che nelle<br />

SMD <strong>in</strong> stadio avanzato, e cioè <strong>in</strong> evoluzione blastica,<br />

l’apoptosi è al contrario decisamente ridotta come ridotto<br />

appare il numero di cellule <strong>in</strong> fase S; i pazienti col più<br />

basso “label<strong>in</strong>g <strong>in</strong>dex” risultando di fatto quelli a maggior<br />

rischio di trasformazione blastica. Ciò potrebbe <strong>in</strong>dicare<br />

che l’evoluzione leucemica prende le mosse da<br />

successive, ulteriori lesioni del genoma che f<strong>in</strong>iscono col-<br />

l’<strong>in</strong>ibire i meccanismi di controllo apoptotico piuttosto<br />

che col promuovere la proliferazione della massa neoplastica.<br />

Pertanto, l’ipotesi fisiopatologia più plausibile e oggi<br />

più accreditata è 1) che alterazioni genetiche fenotipicamente<br />

silenti, <strong>in</strong>cidenti nelle fasi precoci delle malattia,<br />

conferiscano un vantaggio proliferativo alle cellule<br />

stam<strong>in</strong>ali colpite e alla loro progenie; 2) che la fase diagnostica<br />

delle SMD, caratterizzata da citopenia periferica,<br />

rappresenti una tappa più avanzata della loro storia<br />

naturale, diretta verso l’evoluzione leucemica, e possa<br />

realizzarsi solo a uno stadio <strong>in</strong> cui il numero e/o la<br />

natura delle lesioni genetiche siano tali da far scattare<br />

i meccanismi di sorveglianza con risultante, esaltata<br />

apoptosi delle cellule ematopoietiche con DNA danneggiato;<br />

3) che, una volta perduta del tutto la capacità differenziativo-maturativa<br />

per la progressiva gravità del<br />

danno genetico, questo stesso f<strong>in</strong>isca anche coll’<strong>in</strong>ibire<br />

i meccanismi di controllo apoptotico, risultandone una<br />

popolazione cellulare, ora francamente leucemica, non<br />

tanto iperproliferante quanto a lunga sopravvivenza.<br />

Va <strong>in</strong>oltre ricordato che anche altri meccanismi, oltre<br />

a quello genetico, sono probabilmente <strong>in</strong> grado di accelerare<br />

il processo apoptotico nelle SMD quali, ad esempio,<br />

aumentati livelli di certe citoch<strong>in</strong>e (TNF alfa; IL-1<br />

beta) e alterate <strong>in</strong>terazioni di adesività tra cellule stam<strong>in</strong>ali<br />

ematopoietiche e tra queste e il loro supporto<br />

stromale 13 . Tuttavia, non ci sono ancora conferme circa<br />

l’effettiva corresponsabilità patogenetica di questi meccanismi<br />

anche se nota da molto tempo è, ad esempio, la<br />

non omogenea distribuzione nel midollo delle SMD dei<br />

precursori ematopoietici, il che non può non far sospettare<br />

la presenza di anomalie dell’<strong>in</strong>terazione<br />

cellule/stroma midollare.<br />

Analogamente, il riscontro nelle SMD di una forte<br />

espressività nei megacariociti di fattore di crescita per<br />

l’endotelio vascolare (VEGF) e di un’aumentata vascolarizzazione<br />

del midollo, <strong>in</strong> particolare nelle fasi di trasformazione<br />

leucemica, se da un lato non assurge a elemento<br />

fisiopatologico chiave è, tuttavia, dall’altro, meritevole<br />

di studio e suscettibile di risvolti di ord<strong>in</strong>e<br />

terapeutico 13 .<br />

Allo stesso modo, l’evidenza talora di <strong>in</strong>filtrazione<br />

l<strong>in</strong>focitaria midollare e di connotati cl<strong>in</strong>ici e biologici di<br />

autoimmunità <strong>in</strong> corso di SMD può assumere un certo<br />

rilievo fisiopatologico, almeno <strong>in</strong> alcuni casi, e essere<br />

qu<strong>in</strong>di meritevole di trattamenti sperimentali, pur nella<br />

consapevolezza della parzialità e transitorietà della<br />

loro efficacia.<br />

Classificazione<br />

La classificazione proposta nel 1982 da Bennet<br />

et al., costituenti il cosiddetto “French-American-British<br />

group” (FAB) 14 , malgrado le critiche<br />

ad essa mosse 15 , è stata per un ventennio il<br />

pr<strong>in</strong>cipale punto di riferimento per l’<strong>in</strong>quadramento<br />

delle SMD (tabella 2 a pag<strong>in</strong>a a fronte).<br />

Tale classificazione prevede la suddivisione delle<br />

mielodisplasie <strong>in</strong> anemia refrattaria (RA),<br />

anemia refrattaria con sideroblasti ad anello<br />

(RARS), anemia refrattaria con eccesso di blasti<br />

(RAEB), anemia refrattaria con eccesso di blasti<br />

<strong>in</strong> trasformazione (RAEB-t) e leucemia mielomonocitica<br />

cronica (CMML).


G. Palad<strong>in</strong>i et al.: <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Attualità e prospettive terapeutiche 111<br />

Tabella 2. - <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Classificazione FAB.<br />

Categoria FAB RA RARS RAEB RAEB-t CMML<br />

Sangue periferico<br />

Citopenia/e + + + + +<br />

Monociti ≥ 1x10 9 /L<br />

Blasti % < 1 < 1 < 5 < 5 < 5<br />

Midollo osseo<br />

Blasti % < 5 < 5 5-20 21 -30 0-20<br />

Auer rods – – – + –<br />

Dismielopoiesi + + + + +<br />

Sideroblasti ad anello % ≤ 15 > 15<br />

Recentemente, la Società di Emopatologia Europea<br />

e la Associazione Europea degli Emopatologi<br />

hanno <strong>in</strong>trapreso di comune accordo un progetto<br />

per la classificazione delle neoplasie ematologiche<br />

per conto dell’OMS.<br />

Tali studi, sotto l’impulso della classificazione<br />

REAL per una nuova collocazione dei disord<strong>in</strong>i<br />

l<strong>in</strong>foproliferativi, hanno dato vita ad una “proposed<br />

WHO classification of myeloid neoplasms” 16<br />

(tabella 3).<br />

Quale delle due classificazioni appare più conv<strong>in</strong>cente?<br />

Rappresenta la seconda effettivamente<br />

un superamento della prima? In realtà, ambedue<br />

presentano pregi ma anche difetti.<br />

Il pregio della classificazione FAB è stato quello<br />

di <strong>in</strong>quadrare disord<strong>in</strong>i ematologici mal def<strong>in</strong>iti<br />

prima della sua <strong>in</strong>troduzione e di offrire uno strumento<br />

duttile e semplice nella pratica cl<strong>in</strong>ica.<br />

I pr<strong>in</strong>cipali difetti consistono nella arbitrarietà<br />

del numero di blasti midollari per tracciare un conf<strong>in</strong>e<br />

tra le RAEB-t e la leucemia mieloide acuta, e<br />

nella collocazione della CMML. Quest’ultima <strong>in</strong>-<br />

Tabella 3. - <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Classificazione<br />

OMS.<br />

<strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong><br />

• Anemia refrattaria (RA):<br />

(< 5% blasti midollari; displasia solo della serie rossa)<br />

• Anemia refrattaria con sideroblasti ad anello (RARS)<br />

(< 5% blasti midollari; displasia solo della serie rossa)<br />

• Citopenia refrattaria + displasia multil<strong>in</strong>eare<br />

(RC+Dys)<br />

(< 5% blasti midollari; displasia di 2 o di tutte 3 le l<strong>in</strong>ee<br />

cellulari)<br />

• S<strong>in</strong>drome del 5q-<br />

(displasia della serie rossa, trombocitosi, iperplasia<br />

micromegacariocitaria, delezione del braccio lungo<br />

del cromosoma 5)<br />

• Anemia refrattaria con eccesso di blasti (RAEB) (><br />

5% < 20% blasti midollari)<br />

• S<strong>in</strong>drome mielodisplastica (SMD), <strong>in</strong>classificabile<br />

Malattie <strong>mielodisplastiche</strong>/mieloproliferative<br />

• Leucemia mielomonocitica cronica (CMML)<br />

• Leucemia mieloide cronica atipica (aCML)<br />

• Leucemia mielomonocitica <strong>in</strong>fantile (JMML)<br />

fatti può presentare, da caso a caso, aspetti mielodisplastici<br />

variamente associati con aspetti mieloproliferativi,<br />

e con la prem<strong>in</strong>enza ora degli uni, ora<br />

degli altri. In particolare, nei casi con più di 13.000<br />

GB per mmc c’è ora consenso che il connotato mieloproliferativo<br />

sia così assolutamente prem<strong>in</strong>ente<br />

da <strong>in</strong>durre a classificare questa forma tra le malattie<br />

mieloproliferative croniche Ph-negative, come<br />

la leucemia mieloide cronica atipica e la leucemia<br />

mielomonocitica <strong>in</strong>fantile 17 .<br />

Inoltre, dal gruppo FAB non sono state prese<br />

<strong>in</strong> debita considerazione (né, del resto, da quello<br />

dell’OMS) le SMD ipoplastiche, né quelle con fibrosi<br />

midollare, né le SMD con associati fenomeni<br />

autoimmunitari, che <strong>in</strong>vece a nostro parere<br />

meriterebbero una sottoclassificazione a parte<br />

(tabella 4).<br />

Tabella 4. - <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong> atipiche 17 .<br />

1. SMD ipocellulari<br />

Un numero variabile ma non trascurabile di pazienti<br />

con SMD ha una ipoplasia midollare alla diagnosi. L’<strong>in</strong>cidenza<br />

di tali forme “ipocellulate” varia dal 7% al<br />

19% 18 . La caratteristica delle forme ipocellulate è quella<br />

di avere spesso una prognosi meno severa delle altre.<br />

Una SMD si def<strong>in</strong>isce ipocellulare quando la cellularità<br />

midollare, valutata alla biopsia osteomidollare, è <strong>in</strong>feriore<br />

del 30% rispetto a quella normale <strong>in</strong> un paziente<br />

al di sotto dei 60 anni o del 20% <strong>in</strong> un paziente al di sopra<br />

dei 60 anni 19 .<br />

2. SMD con fibrosi midollare<br />

Un quadro di fibrosi midollare può essere r<strong>in</strong>venuto nel<br />

17%-47% di tutti i casi di SMD. Inizialmente descritte<br />

da Sultan e coll. 20 , le SMD con fibrosi midollare sono caratterizzate<br />

da pancitopenia, organomegalia m<strong>in</strong>ima<br />

(che le contraddist<strong>in</strong>gue dalla mielofibrosi idiopatica),<br />

midollo ipocellulato con displasia a carico di tutte le serie,<br />

e prognosi <strong>in</strong>fausta a breve term<strong>in</strong>e 21 .<br />

3. SMD con fenomeni autoimmuni<br />

I criteri per supporre un co<strong>in</strong>volgimento autoimmune <strong>in</strong><br />

corso di mielodisplasia sono almeno uno di questi: midollo<br />

osseo ipocellulato con proporzione aumentata di<br />

cellule l<strong>in</strong>foidi, attivazione di l<strong>in</strong>fociti T, presenza del<br />

clone della emoglob<strong>in</strong>uria parossistica notturna, immunofenotipo<br />

HLA-DR15.


112 <strong>Recenti</strong> <strong>Progressi</strong> <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a, 95, 2, 2004<br />

La classificazione dell’OMS ha il grande pregio<br />

di aver elim<strong>in</strong>ato la RAEBt, assimilandola di<br />

fatto alla leucemia mieloide acuta, avendo abbassato<br />

al 21% il limite soglia di blasti midollari<br />

sufficiente per la diagnosi di leucemia mieloide<br />

acuta.<br />

Va detto poi che l’enucleazione della s<strong>in</strong>drome<br />

del 5q- è apparsa quanto mai opportuna perché sicuramente<br />

identifica una parte di pazienti con<br />

prognosi meno severa.<br />

Essa <strong>in</strong>vece non ha risolto del tutto il problema<br />

della CMML, poiché la variante displastica di questa<br />

non appare più dist<strong>in</strong>ta, come forse dovrebbe,<br />

tra le altre SMD ed è pertanto relegata <strong>in</strong> quella<br />

specie di “cest<strong>in</strong>o” <strong>in</strong> cui si ritrovano ora tutte le<br />

mielodisplasie atipiche, come quelle con fibrosi<br />

midollare e quelle ipoplastiche, che meriterebbero,<br />

come si diceva, una più attenta valutazione nosografica.<br />

Nella classificazione OMS, la def<strong>in</strong>izione di RA<br />

e di RARS è divenuta più def<strong>in</strong>ita, prevedendo la<br />

presenza di connotati displastici unicamente a carico<br />

della l<strong>in</strong>ea eritroide.<br />

Sono stati <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong>corporati tre nuovi sottogruppi<br />

uno dei quali è la cosiddetta “citopenia refrattaria<br />

con displasia multil<strong>in</strong>eare” (RC+Dys),<br />

che è <strong>in</strong> sostanza equivalente alla RA e alla RARS<br />

della classificazione FAB, nelle quali è prevista la<br />

presenza di displasia a carico di due o di tutte tre<br />

le l<strong>in</strong>ee cellulari.<br />

La separazione della RA (e della RARS) dalla<br />

RC+Dys è stata proposta perché si riteneva utile<br />

sotto il profilo prognostico, apparendo le due prime<br />

situazioni più favorevoli rispetto alla seconda. Tuttavia,<br />

dati recenti non sembrano confermare questa<br />

supposizione, non essendosi registrata differenza<br />

alcuna <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di sopravvivenza globale<br />

tra le due forme e, anzi, riscontrandosi una maggiore<br />

transizione <strong>in</strong> leucemia acuta dei casi con RA<br />

rispetto a quelli con RC+Dys.<br />

È ovvio, <strong>in</strong>oltre, che i casi non <strong>in</strong>frequenti con<br />

blasti midollari <strong>in</strong>feriori al 5% e note displastiche<br />

di una sola l<strong>in</strong>ea cellulare diversa da quella eritroide<br />

secondo la classificazione OMS non cadrebbero<br />

né nella RA né nella RARS e nemmeno<br />

nella RC+Dys, bensì nelle SMD <strong>in</strong>classificabili,<br />

benché essi siano per esperienza di tutti a quelle<br />

correlabili sotto il profilo sia cl<strong>in</strong>ico che prognostico.<br />

Inf<strong>in</strong>e, ma non meno importante, sembra opportuno<br />

sottol<strong>in</strong>eare che, pur rimanendo la RAEB<br />

nella classificazione OMS <strong>in</strong>variata rispetto a<br />

prima, vi è chi suggerisce una dist<strong>in</strong>zione <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca<br />

tra RAEB I, con una percentuale di blasti<br />

midollari compresa tra il 5% e il 10%, e RAEB II,<br />

con una percentuale dall’ 11% al 20%. In effetti, il<br />

riscontro nel midollo osseo di una percentuale di<br />

blasti midollari superiore al 10%, assieme all’età<br />

del paziente, costituisce già oggi un criterio di ord<strong>in</strong>e<br />

decisionale molto importante nella programmazione<br />

della strategia terapeutica da adottare.<br />

Presentazione cl<strong>in</strong>ica e diagnosi<br />

Non succede pressocché mai che l’esame<br />

obiettivo riveli anormalità specifiche che conducano<br />

alla diagnosi di SMD, fatta forse eccezione<br />

per alcuni casi di CMML, allorché la presenza di<br />

epatomegalia (15% dei casi), splenomegalia<br />

(20%), ipertrofia gengivale, lesioni <strong>in</strong>filtrative<br />

della cute e/o versamento pleurico, pericardico o<br />

peritoneale può essere variamente riscontrata e<br />

sollevare qu<strong>in</strong>di un’ipotesi diagnostica <strong>in</strong> quel<br />

senso 22 .<br />

Di gran lunga più usuale è l’evenienza di una<br />

scoperta casuale di citopenia periferica, il più<br />

spesso <strong>in</strong> un soggetto anziano. Il riscontro di anemia<br />

isolata, normo, o più spesso macrocitica, è il<br />

più frequente, ma talora una neutropenia o una<br />

piastr<strong>in</strong>openia isolata possono essere l’unico dato<br />

cl<strong>in</strong>ico evidente. Quest’ultima può addirittura precedere<br />

di anni lo sviluppo del quadro ematologico<br />

che consentirà di classificare la condizione come<br />

appartenente alle SMD.<br />

Al contrario, talora la presenza di una trombocitosi,<br />

tanto più se associata ad anemia macrocitica,<br />

potrà <strong>in</strong>durre ad esam<strong>in</strong>are la citologia del midollo<br />

osseo e a far scoprire, accanto alle note displastiche<br />

della serie rossa, un’evidente iperplasia<br />

di piccoli megacariociti con poche o assenti lobulazioni<br />

nucleari e, allo studio del cariotipo, una delezione<br />

del braccio lungo del cromosoma 5 (s<strong>in</strong>drome<br />

del 5q-).<br />

Sicuramente, l’evidenza di anemia, magari<br />

<strong>in</strong>aspettata e di non apparente spiegazione, il più<br />

spesso <strong>in</strong> una persona anziana, è il cliché più frequente<br />

alla presentazione cl<strong>in</strong>ica. In uno studio di<br />

pazienti anemici ricoverati presso un Reparto geriatrico<br />

solo l’anemia sideropenica, quella postemorragica<br />

e quella associata ad <strong>in</strong>sufficienza renale<br />

o a disord<strong>in</strong>i cronici sono state diagnosticate<br />

più spesso di quella tipica delle SMD 23 .<br />

Tuttavia, anche se di fronte al caso classico di<br />

un anziano con anemia nonsideropenica, con modesta<br />

riduzione del conteggio leucocitario e/o piastr<strong>in</strong>ico<br />

e che all’osservazione di uno striscio del<br />

sangue periferico denoti granulociti ipogranulari e<br />

globuli rossi con punteggiatura basofila (tabella 5),<br />

la procedura diagnostica dev’essere comunque di<br />

esclusione prima di <strong>in</strong>traprendere una valutazione<br />

dell’aspirato midollare e/o della biopsia osteomidollare.<br />

Pertanto, dovranno essere prese <strong>in</strong> considerazione<br />

ed escluse le seguenti condizioni che<br />

possono essere associate a citopenia e displasia più<br />

o meno marcate delle cellule ematiche circolanti:<br />

a) deficienza di folati e/o vitam<strong>in</strong>a B12 (sia l’una<br />

che l’altra non sono <strong>in</strong>frequenti tra gli anziani).<br />

b) Esposizione a metalli pesanti.<br />

c) Assunzione di farmaci citotossici, <strong>in</strong>clusi<br />

methotrexate ed azatiopr<strong>in</strong>a per il trattamento di<br />

malattie reumatologiche.


G. Palad<strong>in</strong>i et al.: <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Attualità e prospettive terapeutiche 113<br />

d) Stati flogistici cronici, <strong>in</strong>cluse le malattie tumorali,<br />

quelle reumatologiche, quelle autoimmunitarie<br />

e le malattie <strong>in</strong>fettive.<br />

e) Malattia cronica di fegato.<br />

Va detto a marg<strong>in</strong>e che l’alcolismo si presenta<br />

quale fattore eziologico di conf<strong>in</strong>e, poiché, pur dando<br />

nella maggior parte dei casi alterazioni di tipo<br />

tossico sull’eritropoiesi, può, <strong>in</strong> rare occasioni, <strong>in</strong>nescare<br />

un processo di mielodisplasia, che <strong>in</strong> questo<br />

caso sarà def<strong>in</strong>ita “secondaria”. La stessa osservazione<br />

può essere applicata ai farmaci antiblastici e<br />

ad agenti tossici come il benzene, che possiedono<br />

notoriamente un effetto proleucemogeno.<br />

Una volta escluse le condizioni cl<strong>in</strong>iche cui s’è<br />

fatto riferimento, la conferma del sospetto diagnostico<br />

verrà dall’esame dell’aspirato midollare con<br />

la sua caratteristica morfologia (tabella 5).<br />

Tabella 5. - <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Aspetti morfologici.<br />

Sangue periferico Midollo osseo<br />

Diseritropoiesi<br />

Anisocitosi Mult<strong>in</strong>uclearità<br />

Poichilocitosi Contorno nucleare anomalo<br />

Macrocitosi Anomalie megaloblastoidi<br />

Punteggiatura basofila Anomalie citoplasmatiche<br />

Eritrociti nucleati Sideroblasti ad anello<br />

Disgranulopoiesi<br />

Anomalia di Pelger-Huët Cromat<strong>in</strong>a addensata<br />

Degranulazione Granulazione ipertrofica<br />

citoplasmatica Ipersegmentazione<br />

Corpi di Döhle<br />

Distrombopoiesi<br />

Piastr<strong>in</strong>e grandi Micromegacariociti<br />

Ipogranulazione Elementi megacariocitari<br />

mononucleati<br />

Ipergranulazione Nuclei megacariocitari<br />

piccoli e multipli<br />

La determ<strong>in</strong>azione della percentuale di blasti è<br />

fondamentale <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i sia prognostici che operativi<br />

dal punto di vista terapeutico.<br />

L’esame dell’aspirato midollare consentirà anche<br />

lo studio del cariotipo, <strong>in</strong>dispensabile per un<br />

corretto <strong>in</strong>quadramento diagnostico (<strong>in</strong>dividuazione<br />

della s<strong>in</strong>drome del 5q -) e prognostico.<br />

Al momento della diagnosi, anomalie del cariotipo<br />

sono dimostrabili <strong>in</strong> circa il 50% dei pazienti<br />

con SMD primitiva e f<strong>in</strong>o nell’ 80% di quelli con<br />

SMD secondaria.<br />

A differenza di altre neoplasie ematologiche, <strong>in</strong><br />

cui le anomalie cromosomiche caratteristiche sono<br />

costituite da traslocazioni di materiale genetico, le<br />

SMD sono tipicamente associate a delezioni cromo-<br />

somiche, le più frequenti delle quali sono le delezioni<br />

5q, 7q, 20q e 12p. Traslocazioni come la t<br />

(3;3)(q21;q26) ricorrono solo nell’ 1-2% di tutti i casi.<br />

La delezione del braccio lungo del cromosoma 5<br />

(5q-) ricorre <strong>in</strong> oltre il 30% dei pazienti. In questo<br />

ambito è possibile discrim<strong>in</strong>are fra due gruppi: la cosiddetta<br />

s<strong>in</strong>drome del 5q-, caratterizzata da anemia<br />

refrattaria a prognosi favorevole e dall’assenza di altre<br />

anomalie citogenetiche, e l’anomalia 5q- associata<br />

a: 1. SMD secondarie; 2. Altre anomalie citogenetiche,<br />

a prognosi <strong>in</strong>fausta per la frequente trasformazione<br />

<strong>in</strong> leucemia mieloide acuta. L’importanza<br />

del contributo della biopsia osteomidollare alla diagnosi<br />

e alla prognosi delle SMD è stata riconosciuta<br />

solo di recente. Basti pensare che nei pazienti con<br />

SMD vi è una discrepanza nella stima della cellularità<br />

midollare f<strong>in</strong>o al 20% dei casi, a seconda che sia<br />

stata dedotta dall’esame del mieloaspirato o della<br />

biopsia ossea. Inoltre, la biopsia osteomidollare ha<br />

consentito di appurare che nelle SMD vi è un sovvertimento<br />

della normale architettura della mielopoiesi.<br />

La granulopoiesi, dalla sua naturale localizzazione<br />

paratrabecolare appare <strong>in</strong>fatti migrata alle<br />

regioni <strong>in</strong>tertrabecolari centrali del midollo. L’eritropoiesi<br />

e la magacariocitopoiesi a loro volta assumono<br />

una posizione più periferica e vengono dislocate<br />

verso la superficie ossea trabecolare. La dislocazione<br />

dei precursori granulocitari viene descritta<br />

con l’acronimo ALIP, da Abnormal Localization of<br />

Immature Precursors, localizzazione anormale dei<br />

precursori immaturi e def<strong>in</strong>ita come un aggregato<br />

formato da tre a più di c<strong>in</strong>que mieloblasti e promielociti<br />

localizzati lontano dalle trabecole ossee. Vi sono<br />

studi che dimostrerebbero come l’ALIP possa rivestire<br />

valore prognostico peggiorativo.<br />

Sebbene per def<strong>in</strong>izione le SMD present<strong>in</strong>o un<br />

midollo ipercellulato, sono stati <strong>in</strong>dividuati dei<br />

sottogruppi ad abito ipocellulare con o senza <strong>in</strong>filtrazione<br />

l<strong>in</strong>foide o con marcata fibrosi 14, quadri<br />

che difficilmente sarebbero identificabili con il solo<br />

ausilio del mieloaspirato (tabella 4).<br />

Prognosi<br />

Il decorso cl<strong>in</strong>ico delle SMD è caratterizzato da<br />

pancitopenia progressiva.<br />

Se è vero che risulta <strong>in</strong>dividuale l’<strong>in</strong>teressamento<br />

prevalente di una piuttosto che di un’altra<br />

l<strong>in</strong>ea cellulare e che il grado e la velocità di decl<strong>in</strong>o<br />

del conteggio cellulare periferico è altamente<br />

variabile dall’uno all’altro paziente, è altrettanto<br />

vero che non si assiste mai ad un recupero ematologico<br />

durante il decorso della malattia.<br />

Va peraltro sottol<strong>in</strong>eato che spesso decorso e prognosi<br />

almeno <strong>in</strong> parte dipendono dalla coesistenza di<br />

altre condizioni cl<strong>in</strong>iche associate, ma <strong>in</strong>dipendenti<br />

dalla SMD. Ci si riferisce, ad esempio, alla frequente<br />

concomitanza, trattandosi spesso di pazienti anziani,<br />

di miocardiopatia ischemica e/o di <strong>in</strong>sufficienza cardiaca<br />

latente per la presenza delle quali il “peso prognostico”<br />

dell’anemia, del suo grado di severità, nonché<br />

il fabbisogno trasfusionale necessario, risultano<br />

evidentemente maggiore.


114 <strong>Recenti</strong> <strong>Progressi</strong> <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a, 95, 2, 2004<br />

Lo stesso si può dire per i pazienti con SMD e<br />

concomitante malattia diabetica, <strong>in</strong> cui se da un<br />

lato anemia e/o piastr<strong>in</strong>openia possono non creare<br />

problemi di grave rilievo, dall’altro l’aumentato rischio<br />

di sviluppare malattie <strong>in</strong>fettive proprio del<br />

diabete risulta potenziato dalla presenza della<br />

neutropenia e dell’associata disfunzione granulocitaria<br />

tipiche della SMD. In uno studio condotto<br />

su 86 pazienti con SMD le complicanze <strong>in</strong>fettive<br />

sono risultate responsabili del 64% dei decessi 24 .<br />

Più <strong>in</strong> generale si può affermare, e questo si<br />

spiega considerando l’occorrenza delle SMD di<br />

gran lunga più comune nell’anziano, che circa il<br />

30% dei pazienti soccombe a condizioni cl<strong>in</strong>iche<br />

coesistenti, ma <strong>in</strong>dipendenti dalle SMD; che un altro<br />

40% decede per le conseguenze dell’<strong>in</strong>sufficienza<br />

midollare e che solo il restante 30% muore<br />

per la trasformazione leucemica e per le sue complicanze.<br />

Sottol<strong>in</strong>eate e tenute ferme <strong>in</strong> mente queste<br />

considerazioni, ogni classificazione prognostica<br />

delle SMD risulta comunque di grande importan-<br />

Tabella 6. - <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Punteggi prognostici senza cariotipo.<br />

Punti<br />

za, soprattutto per la scelta del trattamento più<br />

opportuno e più commisurato alla diversa valenza<br />

prognostica delle varie forme della malattia, <strong>in</strong><br />

particolare per quanto attiene al rischio di una loro<br />

progressione a leucemia acuta.<br />

Sono stati proposti nel corso degli anni numerosi<br />

sistemi “a punteggio” basati su vari parametri<br />

cl<strong>in</strong>ici, ematologici, istologici e citogenetici volti<br />

a prevedere il decorso della malattia e la sopravvivenza<br />

dei pazienti. A presc<strong>in</strong>dere dalle<br />

variabili più comunemente prese <strong>in</strong> considerazione<br />

(citopenia, presenza di fibrosi, LDH, presenza<br />

di ALIP), questi sistemi si basano tutti, ovviamente,<br />

sulla valutazione della percentuale di blasti<br />

midollari e possono essere divisi <strong>in</strong> sistemi che<br />

non utilizzano la determ<strong>in</strong>azione del cariotipo (tabella<br />

6) e sistemi che la utilizzano (tabella 7).<br />

Benché i primi possiedano tutti una certa validità,<br />

essi peccano <strong>in</strong> genere nell’identificare correttamente<br />

quella frazione di pazienti a rischio<br />

molto basso che non necessita mai, nel decorso cl<strong>in</strong>ico,<br />

di alcun trattamento.<br />

0 1 rischio punteggio<br />

Bournemouth 25<br />

Hb (g/dL) >10 =2,5 100 10 100 100 9


I sistemi prognostici che si avvalgono del cariotipo<br />

sono penalizzati dall’evidenza che anche <strong>in</strong><br />

Centri specializzati non è possibile ottenere risultati<br />

citogenetici validi nel 30-50% dei pazienti.<br />

Pur non sottovalutando queste difficoltà, è stato<br />

assodato che <strong>in</strong> base al solo cariotipo è possibile<br />

suddividere i pazienti con mielodisplasia <strong>in</strong> tre<br />

gruppi: 1. Basso rischio, a cariotipo normale o con<br />

aberrazioni cromosomiche isolate (per esempio,<br />

5q-, 20q-, y-); 2. Rischio <strong>in</strong>termedio, con più di una<br />

anomalia cromosomica; 3. Alto rischio, con anomalie<br />

del cromosoma 7 o alterazioni cromosomiche<br />

complesse.<br />

Di conseguenza, da quando è stato riconosciuto<br />

alla citogenetica un ruolo cruciale nell’<strong>in</strong>quadramento<br />

prognostico dei pazienti, i vecchi sistemi<br />

basati, oltre che sulla percentuale dei blasti, sui<br />

conteggi di GB e piastr<strong>in</strong>e e sul valore dell’Hb e<br />

del l’LDH, sono progressivamente caduti <strong>in</strong> disuso.<br />

Nessuno di questi fattori, <strong>in</strong>fatti, sia s<strong>in</strong>golarmente<br />

che <strong>in</strong> comb<strong>in</strong>azione, ha dimostrato di possedere<br />

precisa rilevanza prognostica. Questa constatazione<br />

ha portato all’elaborazione dello schema prognostico<br />

di Lille e all’International Prognostic<br />

Scor<strong>in</strong>g System (IPSS).<br />

In base a quest’ultimo, il più usato, i pazienti poterono<br />

essere separati <strong>in</strong> quattro sottogruppi dist<strong>in</strong>ti,<br />

sia per gli anni di sopravvivenza mediana<br />

computati a posteriori (rischio basso = 5,7; rischio<br />

<strong>in</strong>termedio 1 = 3,5; rischio <strong>in</strong>termedio 2 = 1,2; rischio<br />

alto = 0,4) sia per il rischio di sviluppare leucemia<br />

acuta (rischio basso: 9,4; rischio <strong>in</strong>termedio 1:<br />

3,3; rischio <strong>in</strong>termedio 2: 1,1; rischio alto: 0,2 anni).<br />

Terapia<br />

G. Palad<strong>in</strong>i et al.: <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Attualità e prospettive terapeutiche 115<br />

Nonostante i recenti progressi nella conoscenza<br />

di queste s<strong>in</strong>dromi, forse <strong>in</strong> nessun’altra malattia<br />

ematologica come nelle SMD il giudizio cl<strong>in</strong>ico<br />

deve assumere un peso fondamentale nella<br />

scelta di misure terapeutiche, le quali non potranno<br />

che essere calibrate paziente per paziente.<br />

Pertanto, più che mai, <strong>in</strong> tutte le decisioni terapeutiche<br />

è raccomandabile una attenta valutazione<br />

del rapporto rischi/benefici, della qualità di<br />

vita attuale del paziente e di quella attesa con la<br />

terapia prescelta.<br />

Le opzioni terapeutiche per ogni s<strong>in</strong>golo caso di<br />

SMD sono pesantemente <strong>in</strong>fluenzate dall’età del<br />

paziente e da fattori di ord<strong>in</strong>e prognostico.<br />

La sola terapia oggi <strong>in</strong> grado di assicurare la<br />

guarigione nei pazienti con SMD consiste nel trapianto<br />

allogenico di cellule stam<strong>in</strong>ali (allo-SCT).<br />

In via teorica, l’aspettativa di guarigione raggiungerebbe<br />

con questa procedura anche il 40%-<br />

60% dei pazienti più giovani con SMD di basso<br />

grado (per esempio, con grado <strong>in</strong>termedio 1 secondo<br />

l’IPSS) e con un donatore compatibile, possibilmente<br />

consangu<strong>in</strong>eo. Tuttavia, gli effetti dell’allo-SCT<br />

nel 30%-50% di questi stessi pazienti è<br />

vanificata da grave morbilità o da mortalità <strong>in</strong>tercorrente<br />

durante i primi 100 giorni dal trapianto;<br />

<strong>in</strong> un certo numero di essi la remissione<br />

non è duratura; e, da dati recenti, i guaribili di<br />

fatto risultano <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva solo un terzo dei casi.<br />

Considerando che la grande maggioranza dei pazienti<br />

con SMD ha <strong>in</strong>vece un’età superiore ai 65<br />

anni e che le pratiche trapiantologiche da donatore<br />

compatibile (ma anche quelle autologhe) dimostrano<br />

una morbilità e una mortalità correlate <strong>in</strong>tollerabili<br />

<strong>in</strong> soggetti anziani o con patologie non<br />

ematologiche associate, i beneficiati dall’allo-SCT<br />

(ma anche dall’auto-SCT) restano di fatto ancora<br />

oggi un’esigua m<strong>in</strong>oranza.<br />

Secondo le recenti l<strong>in</strong>ee guida per la terapia<br />

delle SMD stabilite da Alessandr<strong>in</strong>o et al. per conto<br />

della Società Italiana di Ematologia 30 , giunge<br />

la raccomandazione a) di candidare all’allo-SCT<br />

da donatore consangu<strong>in</strong>eo compatibile i pazienti<br />

con meno di 55 anni d’età e con classe di rischio<br />

IPSS <strong>in</strong>termedia 1, <strong>in</strong>termedia 2 o maggiore; b) di<br />

candidare all’allo-SCT i pazienti con meno di 40<br />

anni con basso rischio IPSS, se hanno un livello di<br />

Hb <strong>in</strong>feriore a 10g/dl; c) di candidare all’allo-SCT<br />

da donatore compatibile ma non consangu<strong>in</strong>eo solo<br />

i pazienti con meno di 40 anni che abbiano una<br />

classe di rischio IPSS <strong>in</strong>termedia 1, <strong>in</strong>termedia 2<br />

o maggiore o coloro, sempre con meno di 40 anni,<br />

che present<strong>in</strong>o buone condizioni fisiche ma una citogenetica<br />

sfavorevole o una granulocitopenia severa.<br />

Per <strong>in</strong>ciso, gli autori di queste l<strong>in</strong>ee guida non<br />

raccomandano di far precedere l’allo-SCT da chemioterapia<br />

prelim<strong>in</strong>are e, pur considerandolo approccio<br />

terapeutico promettente, non esprimono<br />

raccomandazioni esplicite (non essendoci ancora<br />

esperienza sufficiente) circa l’impiego dell’allo-SCT<br />

che preveda regimi chemioterapici di condizionamento<br />

a bassa <strong>in</strong>tensità (m<strong>in</strong>i-allotrapianto).<br />

È, <strong>in</strong>vece, auspicabile l’autotrapianto di cellule<br />

stam<strong>in</strong>ali periferiche per tutti quei pazienti che,<br />

non potendo usufruire dell’allo-SCT perché non<br />

hanno un donatore HLA-identico, abbiano dovuto<br />

essere sottoposti a chemioterapia e ne abbiano<br />

conseguito una remissione completa. È, peraltro,<br />

doveroso prendere <strong>in</strong> considerazione una mobilizzazione<br />

delle cellule stam<strong>in</strong>ali periferiche precocemente<br />

nella storia naturale di malattia, nell’ipotesi<br />

di trovare ancora una percentuale soddisfacente<br />

di precursori normali.<br />

Si potrebbe <strong>in</strong>dicare <strong>in</strong> 60 anni il limite superiore<br />

d’età dei pazienti candidabili all’autotrapianto,<br />

ma va anche detto che nella maggioranza<br />

degli studi sull’argomento essi avevano un’età <strong>in</strong>feriore<br />

a 45 anni. È, <strong>in</strong>vece, <strong>in</strong>dicabile <strong>in</strong> 65 anni<br />

il limite massimo d’età dei pazienti che, non potendo<br />

essere candidati a trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali,<br />

possono essere sottoposti a regimi chemioterapici<br />

simili a quelli impiegati nella leucemia<br />

mieloide acuta (Ara-C comb<strong>in</strong>ata con antracicl<strong>in</strong>e<br />

o fludarab<strong>in</strong>a) qualora abbiano un rischio IPSS <strong>in</strong>termedio<br />

2 o alto. Tuttavia, anche <strong>in</strong> coloro <strong>in</strong> cui<br />

una remissione completa viene raggiunta, questa<br />

è sempre molto breve, dell’ord<strong>in</strong>e di qualche mese.<br />

Da ciò l’<strong>in</strong>dicazione del ricorso all’autotrapianto<br />

per alcuni di questi pazienti (con meno di 60 anni)<br />

o per i più giovani, dopo chemioterapia a dosi massimali.


116 <strong>Recenti</strong> <strong>Progressi</strong> <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a, 95, 2, 2004<br />

Per quanto riguarda l’età pediatrica, sebbene<br />

raramente co<strong>in</strong>volta, nessun bamb<strong>in</strong>o con SMD<br />

può essere considerato a basso rischio e qu<strong>in</strong>di<br />

ciascuno dovrà essere sottoposto a terapia.<br />

All’estremità opposta vi sono i pazienti che<br />

non necessitano di alcun trattamento specifico,<br />

ma che comunque devono essere seguiti con esami<br />

ematologici ogni 3 mesi ed esame del midollo<br />

e dell’assetto cromosomico ogni anno onde monitorare<br />

così il decorso della malattia. Questi, secondo<br />

il panel di esperti della SIE 30 , sarebbero gli<br />

ultrasessantac<strong>in</strong>quenni con rischio IPSS basso e<br />

livello di Hb superiore a 8g/dl e quelli con meno di<br />

65 anni che abbiano sempre un rischio IPSS basso<br />

e con anemia lieve (Hb superiore a 10g/dl). Affermazione,<br />

la prima di queste due, che non ci<br />

sentiamo di condividere.<br />

Ci si chiede se abbia senso raccomandare l’astensione<br />

da qualsiasi tentativo di migliorare la<br />

qualità di vita della stragrande maggioranza dei<br />

pazienti con SMD, cioè degli ultrasessantac<strong>in</strong>quenni<br />

con tasso di Hb compreso tra 8 g/dl e 10<br />

g/dl, anche tenuto conto che quella è proprio la fascia<br />

d’età più colpita da accidenti ischemici, cardiaci<br />

e cerebrali. Ci sentiamo pertanto di suggerire<br />

che il limite per il tasso di Hb al di sopra del quale<br />

non sia necessario alcun trattamento venga spostato<br />

da 8 g/dl a 10 g/dl. Fermo restando che la terapia<br />

trasfusionale, se non <strong>in</strong> casi particolari, non<br />

è <strong>in</strong>dicata al di sopra di 8 g/dl di Hb, la possibilità<br />

di risposta all’eritropoiet<strong>in</strong>a umana ricomb<strong>in</strong>ante<br />

(rHuEPO) deve essere secondo noi presa <strong>in</strong> considerazione,<br />

<strong>in</strong> particolare nella fascia tra gli 8 g/dl<br />

e i 10 g/dl di Hb e soprattutto negli ultrasessantac<strong>in</strong>quenni.<br />

Il razionale per l’impiego dell’rHuE-<br />

PO si basa sulla possibilità di contrastare il difetto<br />

proliferativo e maturativo dei precursori eritroidi<br />

col ricorso a dosi farmacologiche del<br />

preparato. Il suo scopo è quello di <strong>in</strong>nalzare il livello<br />

di Hb o di ridurre il fabbisogno trasfusionale,<br />

migliorando <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva la qualità di vita dei<br />

pazienti. La somm<strong>in</strong>istrazione di dosi pari a<br />

40.000 U bisettimanali per due mesi, e qu<strong>in</strong>di di<br />

dosi di mantenimento adeguate, ha sortito effetti<br />

<strong>in</strong>aspettati, <strong>in</strong> media <strong>in</strong> un paziente su tre 31 . Ma,<br />

anche dosaggi più bassi, dell’ord<strong>in</strong>e di 150 U/kg<br />

tre volte alla settimana, a patto che siano somm<strong>in</strong>istrati<br />

per almeno 26 settimane, assicurano una<br />

risposta positiva (<strong>in</strong>cremento dell’Hb >l g; riduzione<br />

del fabbisogno trasfusionale di almeno il 50%)<br />

<strong>in</strong> più della metà dei pazienti con RA, RARS e<br />

RAEB1, particolarmente <strong>in</strong> quelli con livelli sierici<br />

basali di eritropoiet<strong>in</strong>a <strong>in</strong>feriori a 150 U/l e con<br />

buona prognosi citogenetica 32 ..<br />

Sempre <strong>in</strong> pazienti con SMD a basso rischio, la<br />

comb<strong>in</strong>azione con l’rHuEPO di fattori di crescita<br />

come il G-CSF ha non solo migliorato la neutropenia,<br />

quando presente, ma ha anche potenziato<br />

l’effetto dell’rHuEPO <strong>in</strong>nalzando la percentuale<br />

dei pazienti responsivi 33 . Si è <strong>in</strong>oltre notato che <strong>in</strong><br />

alcuni che non avevano risposto all’rHuEPO da<br />

sola, una risposta veniva <strong>in</strong>vece ottenuta aggiungendo<br />

<strong>in</strong> associazione il G-CSF.<br />

Circa vent’anni fa, con Baccarani e Tura 34 ,si<br />

com<strong>in</strong>ciò a pensare di trattare queste forme preleucemiche<br />

con chemioterapici a basso dosaggio<br />

sia perché deludenti erano (e <strong>in</strong> parte sono) i risultati<br />

ottenibili con le dosi standard sia nell’ipotesi<br />

che i bassi dosaggi potessero <strong>in</strong>durre la differenziazione<br />

delle cellule neoplastiche. Il farmaco<br />

di gran lunga più usato con queste f<strong>in</strong>alità è stato<br />

l’Ara-C (da un m<strong>in</strong>imo di 6 mg/m 2 /die a un massimo<br />

di 30 mg/m 2 /die) somm<strong>in</strong>istrato sottocute o per<br />

via venosa per periodi variabili dalle 2 alle 8 settimane.<br />

Non è stata mai dimostrata una stimolazione<br />

della differenziazione cellulare; gli scarsi risultati<br />

<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di remissione sono stati semmai<br />

attribuiti ad un effetto citoriduttivo; anche ai dosaggi<br />

più bassi il rischio di effetti mielosoppressivi<br />

si è dimostrato assai elevato; non si è riscontrata<br />

differenza alcuna <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di sopravvivenza<br />

tra i pazienti sottoposti alle basse dosi di Ara-C e<br />

quelli di controllo trattati con la sola terapia di<br />

supporto 35 ; né è stato notato un miglioramento<br />

della risposta cl<strong>in</strong>ica associandogli fattori di crescita.<br />

Sorte analoga ebbero i tentativi terapeutici<br />

con idarubic<strong>in</strong>a a basse dosi (2 mg/die per cicli di<br />

21 giorni consecutivi) 36.<br />

Un certo <strong>in</strong>teresse è stato <strong>in</strong>vece sollevato da<br />

studi recenti <strong>in</strong> cui melfalan alla dose di 2 mg/die<br />

f<strong>in</strong>o a progressione della malattia o allo sviluppo di<br />

tossicità è stato somm<strong>in</strong>istrato a pazienti con<br />

SMD a rischio elevato (38% complessivo di risposte<br />

complete o parziali, con sopravvivenza mediana<br />

di 27 mesi per coloro che avevano raggiunto<br />

una remissione completa) 37 o a pazienti anziani<br />

con SMD sempre ad alto rischio (40% complessivo<br />

di risposte cl<strong>in</strong>iche) 38 .<br />

Tra gli agenti con ipotetica attività differenziativa<br />

sui precursori midollari, due <strong>in</strong> particolare<br />

sembrano meritevoli di applicazione cl<strong>in</strong>ica: uno è<br />

la 5-azacitid<strong>in</strong>a, nucleoside che a livello <strong>in</strong>tracellulare<br />

ostacola l’ipermetilazione di specifiche sequenze<br />

del DNA implicata nella patogenesi delle<br />

SMD, e l’analogo 5-aza-2’deossicitid<strong>in</strong>a (decitab<strong>in</strong>a).<br />

La SIE raccomanda un tentativo terapeutico<br />

con l’uno o l’altro di questi farmaci per i pazienti<br />

con meno di 75 anni d’età e SMD ad alto rischio,<br />

che non siano candidati a trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali<br />

o a chemioterapia-tipo da leucemia mieloide<br />

acuta 30 .<br />

Di recente è stata riportata una risposta nel<br />

60% dei pazienti con azacitid<strong>in</strong>a per via sottocutanea<br />

al dosaggio di 75 mg/m 2 /die per 7 giorni consecutivi<br />

ogni 4 settimane 39 . Già 10 anni fa nel primo<br />

studio italiano sull’argomento, cui noi stessi<br />

abbiamo contribuito, si ottennero 4 remissioni<br />

complete su 10 pazienti con SMD ad alto rischio<br />

impiegando la decitab<strong>in</strong>a al dosaggio di 40-50<br />

mg/m 2 /die per 3 giorni ogni 6 settimane 40 .<br />

In uno studio recente, Di Mario et al. 41 hanno<br />

valutato l’efficacia della gemcitab<strong>in</strong>a, un analogo<br />

nucleosidico con attività antileucemica, su pazienti<br />

con più di 65 anni e SMD <strong>in</strong> stadio avanzato.


G. Palad<strong>in</strong>i et al.: <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Attualità e prospettive terapeutiche 117<br />

Sebbene solo <strong>in</strong> un paziente su 10 venisse notata<br />

una riduzione dei blasti midollari, la curva<br />

della loro sopravvivenza si è dimostrata del tutto<br />

sovrapponibile a quella di un gruppo storico di controllo<br />

trattato con Ara-C a basso dosaggio. Considerata<br />

l’accettabile tossicità dimostrata dal farmaco,<br />

impiegato alla dose di 1000 mg/die una volta<br />

la settimana per una media di 7 dosi<br />

complessive, gli autori auspicano studi volti a confrontare<br />

il ruolo della gemcitab<strong>in</strong>a con altri farmaci<br />

antileucemici o con agenti provvisti di attività<br />

differenziativa.<br />

Talvolta è possibile riscontrare, <strong>in</strong> pazienti con<br />

SMD, connotati sia cl<strong>in</strong>ici (anemia emolitica<br />

Coombs-positiva; vasculiti; polimialgia reumatica;<br />

manifestazioni acute come sierositi, miositi e<br />

neuriti periferiche) che ematologici (<strong>in</strong>filtrati<br />

l<strong>in</strong>foidi nel contesto di quadri midollari normo- o<br />

ipocellulati) evocanti la coesistenza di fenomeni<br />

autoimmunitari che potrebbero anche avere responsabilità<br />

diretta nella patogenesi delle SMD.<br />

In questi casi è consigliabile un tentativo terapeutico<br />

con ciclospor<strong>in</strong>a A o con corticosteroidi ad<br />

elevato dosaggio, oppure con globul<strong>in</strong>a antitimocitaria<br />

(ATG). Il trattamento delle manifestazioni<br />

autoimmunitarie con uno di questi preparati o<br />

con una loro associazione<br />

può migliorare per un certo<br />

periodo di tempo la citopenia.<br />

Pertanto, di fronte<br />

a simili evidenze cl<strong>in</strong>iche e<br />

<strong>in</strong> particolare <strong>in</strong> presenza<br />

di un midollo ipoplastico,<br />

merita prendere <strong>in</strong> considerazione<br />

l’opportunità di<br />

sottoporre il paziente ad<br />

un ciclo di 4 giorni con<br />

ATG alla dose di 40<br />

mg/kg/die, oppure a tre<br />

giorni di terapia <strong>in</strong>fusionale<br />

con 1000 mg di metilprednisolone/die<br />

o, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,<br />

a 1-2 mesi di terapia per os<br />

con 100 mg 2 volte al dì di<br />

ciclospor<strong>in</strong>a A. La presenza<br />

dell’aplotipo HLA-<br />

DRB1-15 farebbe prevedere<br />

la positività della risposta<br />

a questi trattamenti<br />

immunosoppressivi 30 .<br />

Def<strong>in</strong>ito da John Bennet<br />

22 il più promettente tra<br />

i nuovi agenti impiegati nel<br />

trattamento delle SMD ad<br />

alto rischio, il topotecan,<br />

un <strong>in</strong>ibitore della topoisomerasi<br />

I, dopo essere stato<br />

somm<strong>in</strong>istrato da Beran et<br />

al. 42 alla dose di 2 mg/m 2<br />

per <strong>in</strong>fusione cont<strong>in</strong>ua di<br />

24 ore per 5 giorni consecutivi<br />

ogni 4-8 settimane e<br />

per un massimo di 12 cicli,<br />

ha determ<strong>in</strong>ato il 28% di<br />

remissioni complete <strong>in</strong> 47 pazienti con RAEB,<br />

RAEBT o CMML. Che è una delle più elevate percentuali<br />

di remissione completa ottenuta nelle<br />

SMD con un s<strong>in</strong>golo agente chemioterapico. Tuttavia,<br />

poiché <strong>in</strong> questo studio si era registrato un importante<br />

grado di tossicità, da più parti sono state<br />

studiate posologie e modalità di somm<strong>in</strong>istrazione<br />

del farmaco che risultassero meno tossiche ed<br />

eventualmente suscettibili di associazione con altri<br />

agenti farmacologici con dimostrata attività<br />

sulle SMD.<br />

È perciò che sono state valutate comb<strong>in</strong>azioni<br />

del topotecan con Ara-C, con Ara-C e amifost<strong>in</strong>a,<br />

con Ara-C, fludarab<strong>in</strong>a e G-CSF, con mitoxantrone<br />

ed etoposide, con fludarab<strong>in</strong>a e carboplat<strong>in</strong>o.<br />

Nel complesso, la tossicità del farmaco risultava<br />

notevolmente ridotta rispetto agli studi <strong>in</strong>iziali,<br />

tanto da essere impiegato anche nei pazienti con<br />

più di 65 anni a prognosi sfavorevole. Tuttavia,<br />

sebbene la percentuale di remissioni venisse anche<br />

di molto <strong>in</strong>crementata dalle associazioni, la<br />

mediana di durata delle stesse rimaneva dell’ord<strong>in</strong>e<br />

di alcuni mesi.<br />

Oggi, pertanto, parte della ricerca cl<strong>in</strong>ica sta<br />

spostando la propria attenzione sull’<strong>in</strong>dividuazione<br />

di associazioni <strong>in</strong>cludenti il topotecan.<br />

Figura 1. <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Schema di approccio personalizzato al trattamento.


118 <strong>Recenti</strong> <strong>Progressi</strong> <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a, 95, 2, 2004<br />

Associazioni che abbiano come f<strong>in</strong>alità, soprattutto<br />

nel paziente con più di 65 anni e SMD<br />

ad alto rischio, non tanto quella della remissione<br />

completa quanto il controllo della progressione<br />

neoplastica e qu<strong>in</strong>di il prolungamento della sopravvivenza<br />

pur <strong>in</strong> presenza di malattia.<br />

La constatazione che f<strong>in</strong>o ad oggi i risultati terapeutici<br />

riportati nelle SMD sono da ritenersi nel<br />

complesso deludenti, sta stimolando la ricerca farmacologia<br />

e cl<strong>in</strong>ica nella speranza che nuove molecole<br />

e nuove strategie terapeutiche possano migliorare<br />

la prognosi di queste forme morbose 13 .<br />

L’amifost<strong>in</strong>a, un am<strong>in</strong>otiolo fosforilato capace<br />

di stimolare la proliferazione e la sopravvivenza<br />

dei progenitori emopoietici ottenuti da midollo di<br />

pazienti con SMD, è stata testata <strong>in</strong> questi anni <strong>in</strong><br />

casi a basso rischio ottenendo risposte terapeutiche<br />

solo parziali e spesso non del tutto valutabili<br />

perché impiegata <strong>in</strong> comb<strong>in</strong>azione con rHuEPO 13 .<br />

Il danazolo, un androgeno modificato capace di<br />

aumentare la clearance degli immunocomplessi<br />

ma anche di <strong>in</strong>ibire la produzione di tumor necrosis<br />

factor e di <strong>in</strong>terleuch<strong>in</strong>a-1 beta, al dosaggio di<br />

600 mg/die per almeno 3 mesi ha dimostrato un<br />

effetto positivo sulle piastr<strong>in</strong>openie severe ma non<br />

sull’anemia né sulla granulocitopenia 30 .<br />

La talidomide, molecola “riscoperta” dopo il suo<br />

ritiro dal commercio a causa dei noti effetti teratogeni,<br />

possiede un’azione multifattoriale sul microambiente<br />

midollare patologico, azione basata<br />

su effetti ant<strong>in</strong>eoangiogenetici, antiapoptosici, ant<strong>in</strong>fiammatori<br />

e immunomodulanti. Sebbene non<br />

siano state registrate remissioni complete col suo<br />

impiego, <strong>in</strong> alcuni pazienti con malattia a basso rischio<br />

sembra <strong>in</strong> grado di ridurre il fabbisogno trasfusionale<br />

13 . È <strong>in</strong>oltre ipotizzabile, e attualmente<br />

<strong>in</strong> studio, un suo ruolo come terapia di mantenimento<br />

nei pazienti che abbiano ottenuto una risposta<br />

cl<strong>in</strong>ica dopo chemioterapia o dopo allo-SCT<br />

o auto-SCT.<br />

Nella figura 1 è del<strong>in</strong>eato uno schema riassuntivo<br />

di approccio personalizzato al trattamento delle<br />

SMD.<br />

Bibliografia<br />

1. Aul C, Bowen DT, Yoshida Y. Pathogenesis, etiology<br />

and epidemiology of myelodysplastic syndromes.<br />

Haematologica 1998; 83: 71-86.<br />

2. Bauduer F, Ducout L, Dastugue N, Capdupuy C, Renoux<br />

M. Epidemiology of myelodysplastic syndromes<br />

<strong>in</strong> a French general hospital of the Basque<br />

country. Leuk Res 1998; 22: 205-8.<br />

3. Maynadie M, Verret C, Moskovtchenko P, et al. Epidemiological<br />

caracteristics of myelodysplastic syndrome<br />

<strong>in</strong> a well-def<strong>in</strong>ed French population. Br J<br />

Cancer 1996; 74: 288-90.<br />

4. World Health Organization. International classification<br />

of disease, 9 th revision. Geneva: WHO 1977<br />

5. Aul C, Gattermann N, Schneider W. Age-related <strong>in</strong>cidence<br />

and other epidemiological aspects of myelodysplastic<br />

syndromes. Br J Haematol 1992; 82:<br />

358-67.<br />

6. Radlund A, Thiede T, Hansen S, Carlsson N, Eng-<br />

quist L. Incidence of myelodysplastic syndromes <strong>in</strong><br />

a Swedish population. Eur J Hematol 1995; 54:<br />

153-6.<br />

7. Williamson PJ, Kruger AR, Reynolds PJ, Hambl<strong>in</strong><br />

TJ, Oscier DG. Estabilish<strong>in</strong>g the <strong>in</strong>cidence of myelodysplastic<br />

syndrome. Br J Haematol 1994; 87:<br />

743-5.<br />

8. Parker JE, Mufti GJ,Rasool F,et al. The role of apoptosis,<br />

proliferation, and the Bcl-2 related prote<strong>in</strong>s <strong>in</strong><br />

the myelodysplastic syndromes and acute myeloid<br />

leucemia secondary to MDS. Blood 2000; 96: 3932-38.<br />

9. Raza A, Gezer S, Mundle S, et al. Apoptosis <strong>in</strong> bone<br />

marrow biopsy samples <strong>in</strong>volv<strong>in</strong>g stromal and hematopoietic<br />

cells <strong>in</strong> 50 patients with myelodysplastic<br />

s<strong>in</strong>drome. Blood 1995; 86: 268-76.<br />

10. Raza A, Alvi S, Borok RZ, et al. Excessive proliferation<br />

matched by excessive apoptosis <strong>in</strong> myelodysplastic<br />

syndromes: the cause-effect relatiously.<br />

Leuk Lymphoma 1997; 27: 111-18<br />

11. Busque L, Cliland DG. X-<strong>in</strong>activation analysis <strong>in</strong><br />

the 1990s: promise and potential problems. Leukemia<br />

1998;12: 128-35.<br />

12. Rask<strong>in</strong>d VM, Ste<strong>in</strong>mann L, Najfeld V. Clonal development<br />

of myeloproliferative disorders; clues to hematopoietic<br />

differentiation and multistep pathogenesis<br />

of cancer. Leukemia 1998; 12: 108-116.<br />

13. List AF. New approaches to the treatment of myelodysplasia.<br />

The Oncologist 2002; 7(suppl 1): 39-49.<br />

14. Bennett JM, Catovsky D, Daniel MT, et al. The<br />

French-American-British (FAB) Cooperative Group:<br />

Proposals for the classification of the myelodysplastic<br />

syndromes. Br J Haematol 1982; 51: 189-99.<br />

15. Verhoef GEG, Pittaluga S, De Wolf-Peeters C, Boogaerts<br />

MA. FAB classification of myelodysplastic<br />

syndromes: merits and controversies. Ann Hematol<br />

1995; 71: 3-11.<br />

16. Harris NL, Jaffe ES, Diebold J, et al. The World<br />

Health Organization classification of neoplasm of<br />

the hematopoietic and lymphoid tissues: report of<br />

the cl<strong>in</strong>ical advisory committee meet<strong>in</strong>g, Airlie<br />

House, Virg<strong>in</strong>ia, November 1997. Hematol J 2000;<br />

1: 53-66.<br />

17. Palad<strong>in</strong>i G, Barosi G. Le malattie mieloproliferative<br />

croniche. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore<br />

1994.<br />

18. Tuzuner N, Cox C, Rowe JM, Watrous D, Benett JM.<br />

Hypocellular myelodysplastic syndromes (MDS):<br />

new proposals. Brit J Haematol 1995; 91: 612-7.<br />

19. Yoshida Y, Oguma S, Uch<strong>in</strong>o H, Maekawa T. Refractory<br />

myelodysplastic anemias with hypocellular<br />

bone marrow. J Cl<strong>in</strong> Pathol 1988; 41: 763-7.<br />

20. Sultan C, Sigaux F, Imbert M, Reyes F. Acute myelodysplasia<br />

with myelofibrosis: a report of eight cases.<br />

Br J Haematol 1981; 49: 11-6.<br />

21. Maschek H, Georgii A, Kaloutsi V, et al. Myelofibrosis<br />

<strong>in</strong> primary myelodysplastic syndromes: a retrospective<br />

study of 352 patients. Eur J Haematol<br />

1992; 48: 208-14.<br />

22. Kuides PA, Bennett JM. Understand<strong>in</strong>g the myelodysplastic<br />

syndromes. The Oncologist 1997; 2:<br />

389-401.<br />

23. Joosten E, Pelemans W, Hiele M, et al. Prevalence<br />

and causes of anemia <strong>in</strong> a geriatric hospitalized population.<br />

Gerontology 1992; 38:111-7.<br />

24. Pomeroy C, Oken MM, Rydell RE, et al. Infection <strong>in</strong><br />

the myelodysplastic syndromes. Am J Med 1991;<br />

90: 338-44.<br />

25. Worsley A, Oscier DG, Stevens J, et al. Prognostic<br />

features of chronic myelomonocytiv leukaemia: a<br />

modified Bournemouth score gives the best prediction<br />

of survival. Br J Haematol 1988; 68: 17-21.


G. Palad<strong>in</strong>i et al.: <strong>S<strong>in</strong>dromi</strong> <strong>mielodisplastiche</strong>. Attualità e prospettive terapeutiche 119<br />

26. Goasguen JE, Garand R, Bizet M,et al. Prognostic<br />

factors of myelodysplastic syndromes: a simplified<br />

3-D scor<strong>in</strong>g system. Leuk Res 1990; 14: 255-60.<br />

27. Aul C, Gatterman N, Heyll A, Germ<strong>in</strong>g U, Derigs G,<br />

Schneider W. Primary myelodysplastic syndromes:<br />

analysis of prognostic factors <strong>in</strong> 235 patients and<br />

proposal for an improved scor<strong>in</strong>g system. Leukemia<br />

1992; 6: 52-9.<br />

28. Morel P, Hebbar M, Lai JL, et al. Cytogenetic analysis<br />

has strong <strong>in</strong>dependant prognostic value <strong>in</strong> de<br />

novo myelodysplastic syndromes and can be <strong>in</strong>corporated<br />

<strong>in</strong> a new scor<strong>in</strong>g system: a report on 408 cases.<br />

Leukemia 1993; 7: 1315-23.<br />

29. Greenberg P, Cox C, Lebeau MM, et al. International<br />

scor<strong>in</strong>g system for evaluat<strong>in</strong>g prognosis <strong>in</strong><br />

myelodysplastic syndromes. Blood 1997; 89:<br />

2079-88.<br />

30. Alessandr<strong>in</strong>o EP, Amadori S, Barosi G, et al. Evidence-<br />

and consensus-based practice guidel<strong>in</strong>es for<br />

the therapy of primary myelodysplastic syndromes.<br />

A statement from the Italian Society of Hematology.<br />

Haematologica 2002; 87: 1286-1306.<br />

31. Aloe Spiriti MA. Effect of erythropoiet<strong>in</strong> treatment on<br />

fatigue <strong>in</strong> low-risk MDS patients. Updat<strong>in</strong>g <strong>in</strong> myelodysplastic<br />

syndromes. Italian registry of myelodysplastic<br />

syndromes (abstract). Pavia, 2002; 27: 37-9.<br />

32. Terjos E, Mougiou A, Kouraklis A, et al. Prolonged<br />

adm<strong>in</strong>istration of erythropoiet<strong>in</strong> <strong>in</strong>creases erythroid<br />

response rate <strong>in</strong> myelodysplastic syndromes: a<br />

phase II trial <strong>in</strong> 281 patients. Brit J Haematol 2002;<br />

118: 174-82.<br />

33. Hellstrom-L<strong>in</strong>dberg E, Ahlgren T, Begu<strong>in</strong> Y, et al.<br />

Treatment of anemia <strong>in</strong> myelodysplastic syndromes<br />

with Granulocyte Colony-Stimulat<strong>in</strong>g Factor plus<br />

erythropoiet<strong>in</strong>: results from a randomized hase II<br />

Indirizzo per la corrispondenza:<br />

Dott. Giorgio Palad<strong>in</strong>i<br />

via Battisti, 12<br />

34125 Trieste<br />

study and long-term follow-up of 71 patients. Blood<br />

1998; 92: 68-75.<br />

34. Baccarani M, Tura S. Differentiation of myeloid<br />

leukemic cells: new possibilities for therapy. Brit J<br />

Haematol 1979; 42: 485-7.<br />

35. Miller KB, Kim K, Morrison FS, et al. The evaluation<br />

of low-dose cytarab<strong>in</strong>e <strong>in</strong> the treatment of myelodysplastic<br />

syndromes: a phase III <strong>in</strong>tergroup<br />

study. Ann Hematol 1992; 65: 162-8.<br />

36. Greenberg BR, Reynolds RD, Charrou CB, et al.<br />

Treatment of myelodysplastic syndromes with oral<br />

idaribic<strong>in</strong>. Cancer 1993; 71: 1989-92.<br />

37. Omoto E, Deguchi S, Tanaka S, et al. Low-dose<br />

melphalan for treatment of high-risk myelodysplastic<br />

syndromes. Leukemia 1996; 10: 609-14.<br />

38. Denzl<strong>in</strong>guer C, Bowen D, Benz D, et al. Low-dose<br />

melphalan <strong>in</strong>duce favourable responses <strong>in</strong> elderly<br />

patients with high-risk myelodysplastic syndromes<br />

or secondary acute myeloid leukaemia. Brit J Haematol<br />

2000; 108: 93-5.<br />

39. Silverman LR. Target<strong>in</strong>g hypomethylation of DNA<br />

to achieve cellular differentiation <strong>in</strong> myelodysplastic<br />

syndromes (MDS). The Oncologist 2001; 6 (suppl<br />

5): 8-14.<br />

40. Zagonel V, Lo Re G, Marotta G, et al. 5-Aza-2’doxycytid<strong>in</strong>e<br />

(Decitab<strong>in</strong>e) <strong>in</strong>duces tril<strong>in</strong>eage response<br />

<strong>in</strong> unfavourable myelodysplastic syndromes.<br />

Leukemia 1993; 7: 30-5.<br />

41 Di Mario A, Pagano L, Mele V, et al. Use of gemcitab<strong>in</strong>e<br />

(GEM) <strong>in</strong> advanced myelodysplastic syndromes.<br />

Ann Oncol 200l; 12: 1494.<br />

42. Beran M, Kantarijan H, O’Brien S, et al. Topotecan,<br />

a topoisomerase I <strong>in</strong>hibitor, is active <strong>in</strong> the treatment<br />

of myelodysplastic syndromes and chronic<br />

myelomonocytic leukemia. Blood 1996; 88: 2473-9.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!