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Giovanni Reale, STORIA DELLA FILOSOFIA ANTICA

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Cinico deriva da cane, il ginnasio dove conversava Antistene era chiamato Cinosarge,<br />

cane puro e Antistene era chiamato anche il cane puro. E per la<br />

gente la vita di Antistene e seguaci era proprio una vita da cani e questi filosofi<br />

si amavano chiamare cani a segnalare la loro rottura con il senso comune.<br />

Con Diogene la scuola cinica finirà per rifiutare tutto della polis rovinando l'intento<br />

socratico che invece filosofava per la polis, per purificarne la vita.<br />

Inoltre Antistene proponeva a tutti il suo messaggio, anche ai malvagi, per<br />

redimerli, mentre Socrate si rivolgeva all'elite.<br />

È un aspetto questo che già anticipa aspetti del cristianesimo.<br />

2. ARISTIPPO (tra il V e il IV secolo) E LA SCUOLA CIRENAICA<br />

Fu tra i socratici il più indipendente dal maestro, data anche la sua vita agiata<br />

a Cirene.<br />

Per Aristippo il bene fisico è quello supremo e il piacere è il principale movente<br />

per la vita (edonismo), per Socrate invece il piacere può essere bene o<br />

male, ma comunque il vero bene lo dà la scienza. Allora virtuoso è l'uomo che<br />

sa procurarsi il piacere.<br />

Così, scandalosamente, Aristippo si faceva pagare le lezioni.<br />

Aristippo era però affascinato dall'arte socratica di trattare con gli uomini, dal<br />

suo saper essere al di sopra degli avvenimenti, a disprezzare il superfluo.<br />

Con Socrate i cirenaici negavano validità alle riflessioni dei naturalisti e alle<br />

matematiche. Si deve trattare invece solo di argomenti etici che sono alla nostra<br />

portata e sono utili.<br />

La verità è un sensismo fenomenistico, conosciamo le nostre sensazioni, verità<br />

sono le affezioni, ciò che ci appare è il vero, l'affezione è vera, non l'oggetto<br />

che la provoca che è esterno a noi e quindi oscuro. Le affezioni sono poi<br />

soggettive, vere per me, perciò ciò che appare non è mai universale, né comunicabile,<br />

i nomi sono solo convenzioni.<br />

Il piacere, le affezioni piacevoli, sono il fine dell'agire, il vero bene, tutti gli animali<br />

cercano il piacere e fuggono il dolore, così anche l'uomo.<br />

I piaceri, definiti "movimento lieve" (e il dolore è "movimento violento") sono<br />

tutti uguali, non si distinguono gerarchicamente, essi sono perciò sempre bene<br />

anche quando c'è chi li considera indecenti.<br />

Però i piaceri del corpo, quelli dell'istante, sono di gran lunga migliori di quelli<br />

dell'anima. Si deve continuamente pensare all'oggi, il bene è nel presente,<br />

non contano la memoria o la speranza, conta il piacere, non la felicità.<br />

Di socratico è rimasto l'autodominio, perché del piacere si può anche rimanere<br />

vittime, quando ci si lascia travolgere dalle passioni, che vanno comunque<br />

soddisfatte. In pratica Aristippo condannava gli eccessi. Nessun interesse per<br />

l'anima, il che fa di Aristippo un ben poco socratico!<br />

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