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Dopo quel tragico 25 luglio 1943 il processo a Carlo Scorza nel ...

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CIVILTÀ DELLA SCRITTURA<br />

13<br />

Pietro Badoglio,<br />

nuovo capo del<br />

governo, dopo la<br />

caduta di<br />

Mussolini, in un<br />

manifesto a firma<br />

del maresciallo<br />

Graziani, capo<br />

delle forze armate<br />

della Repubblica<br />

Sociale Italiana<br />

vie si aggiravano<br />

alcuni personaggi<br />

che volevano assolutamente<br />

la sua testa.<br />

E qui <strong>Scorza</strong><br />

lasciò capire a chi<br />

si riferisse. Si riferiva<br />

probab<strong>il</strong>mente<br />

alle azioni squadristiche<br />

da lui comandate<br />

ed agli antifascisti<br />

che ne<br />

erano rimasti vittime.Successivamente,<br />

<strong>il</strong> 30 o <strong>il</strong> 31<br />

<strong>luglio</strong>, <strong>Scorza</strong> ebbe<br />

un incontro con Ettore<br />

Muti e tra i due<br />

si svolse un mesto<br />

colloquio. Muti<br />

disse: “Non c’è più niente da fare. Qui ci<br />

ammazzano tutti. E poi sono così feroci<br />

che faranno la pelle anche a Mussolini”.<br />

Lo stesso <strong>Scorza</strong> ebbe un incontro con<br />

Badoglio; gli parlò di persecuzioni<br />

immeritate a carico dei fascisti, di comunismo<br />

d<strong>il</strong>agante, e gli chiese misure per<br />

la cessazione di tale stato di cose. Badoglio<br />

accolse <strong>Scorza</strong> con molta cordialità<br />

e semplicità, la porta dell’ufficio era<br />

aperta, uscivano ed entravano degli ufficiali.<br />

Poi, uscendo, <strong>Scorza</strong> si accorse<br />

che, <strong>nel</strong>la bussola, tra una porta e l’altra,<br />

si trovava un ufficiale dei carabinieri. Il<br />

Capo del governo gli disse che aveva<br />

dato disposizioni severissime per <strong>il</strong> mantenimento<br />

dell’ordine pubblico, che<br />

avrebbe rinnovato tali disposizioni, ma<br />

che, purtroppo, qualche caso sporadico,<br />

qualche eccezione non si sarebbe potuta<br />

evitare, dato <strong>il</strong> momento particolare e <strong>il</strong><br />

sommovimento degli animi.<br />

Badoglio assicurò poi l’ex segretario<br />

del partito che non sarebbe stato minimamente<br />

disturbato e che, analogamente<br />

a quanto si stava disponendo per tutti gli<br />

alti gerarchi, sarebbe stato richiamato<br />

sotto le armi. Infatti, successivamente,<br />

<strong>Scorza</strong> fu ricevuto anche dal generale<br />

Sorice che gli annunciò che <strong>il</strong> Governo<br />

lo aveva assegnato al Ministero della<br />

Guerra, cosa che egli rifiutò, adducendo<br />

di essere stato sempre al comando di<br />

truppe combattenti e di non voler accet-<br />

tare un posto sedentario solo perché era<br />

stato segretario del partito.<br />

In <strong>quel</strong>l’occasione Sorice chiese<br />

all’ex segretario del partito se per caso,<br />

attorno al <strong>25</strong> <strong>luglio</strong>, avesse avuto contatti<br />

con <strong>il</strong> maresciallo Graziani. <strong>Scorza</strong> rispose<br />

in maniera del tutto negativa: “Io<br />

non ho incontrato Graziani; avete la mia<br />

parola di italiano”. Altri contatti <strong>Scorza</strong><br />

disse di aver avuto con i tedeschi, <strong>il</strong><br />

primo dei quali proprio la notte del <strong>25</strong><br />

<strong>luglio</strong>, non appena fu noto <strong>il</strong> cambiamento<br />

di governo in Italia. In <strong>quel</strong>l’occasione<br />

egli incontrò l’ambasciatore tedesco<br />

a Roma che fu da lui messo al corrente<br />

della situazione, con preghiera di<br />

riferirne al capo del partito nazionalsocialista.<br />

Può darsi che l’afflusso di divisioni<br />

tedesche in Italia, iniziato proprio <strong>il</strong><br />

<strong>25</strong> <strong>luglio</strong>, sia stato dovuto in parte anche<br />

al campa<strong>nel</strong>lo di allarme dato da <strong>Scorza</strong><br />

all’ambasciatore tedesco: la considerazione<br />

non è nostra ma fu esposta dallo<br />

stesso <strong>Scorza</strong> <strong>nel</strong> corso della sua deposizione<br />

al <strong>processo</strong> di Parma, non sappiamo<br />

se a scopo strumentale o meno. Dai<br />

tedeschi <strong>Scorza</strong> ricevette anche un invito<br />

a prendere un aereo per rifugiarsi in Germania,<br />

ma egli rifiutò. Sarebbe andato<br />

volentieri per conferire con <strong>il</strong> Führer, ma<br />

avrebbe voluto essere subito riaccompagnato<br />

in Italia. Fu raggiunta un’intesa in<br />

questo senso, ma <strong>il</strong> giorno convenuto per<br />

la partenza <strong>Scorza</strong> ricevette una telefonata<br />

di un funzionario dell’ambasciata tedesca<br />

che gli annunciava di non potersi<br />

avvicinare per r<strong>il</strong>evarlo, in quanto la casa<br />

era circondata da agenti di polizia. All’indomani<br />

<strong>Scorza</strong> riuscì a d<strong>il</strong>eguarsi e<br />

fece giungere <strong>il</strong> suo nuovo recapito all’ambasciata<br />

che, tuttavia, non si mise<br />

più in contatto con lui.<br />

Fra i testimoni a difesa, molto calorosi<br />

furono Francesco Giunta, già segretario<br />

del partito e governatore della Dalmazia<br />

(“In una riunione del partito alla<br />

quale partecipai ed in cui <strong>Scorza</strong> era segretario,<br />

mi accorsi che egli aveva infuso<br />

in tutti uno spirito nuovo, un fervore<br />

che in precedenza non avevo mai notato”)<br />

e Farinacci. Quest’ultimo, dopo avere<br />

sottolineato che <strong>Scorza</strong> aveva votato<br />

contro l’ordine del giorno Grandi <strong>nel</strong>la<br />

famosa riunione del Gran Consiglio del<br />

Fascismo, disse: “Mi meraviglio che,

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