PREVIDENZA AGRICOLA - Fondazione ENPAIA
PREVIDENZA AGRICOLA - Fondazione ENPAIA
PREVIDENZA AGRICOLA - Fondazione ENPAIA
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gennaio - febbraio 2007 - mensile - Poste Italiane SPA - sped. in abb. post. - Dl. 353/203 (convertito in Legge 27/02 2004 , n° 46) art. 1 - comma1/DCB - Roma<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong><br />
mensile <strong>ENPAIA</strong> n° 1-2 anno 2007<br />
La disciplina del Tfr<br />
Agrifondo-Enpaia<br />
La Finanziaria agricola 2007
Augusto<br />
Bocchini<br />
17<br />
Patrizia<br />
Consiglio<br />
45<br />
3<br />
Gabriele<br />
Mori<br />
In copertina:<br />
Félix-Hippolyte Lanoue,<br />
Pineta di Gombo vicino a Pisa, 1861<br />
1<br />
SOMMARIO<br />
Enpaia<br />
L'Enpaia garante dei diritti Augusto Bocchini 1<br />
Decreto Interministeriale del 30 gennaio 2007 1<br />
Il Tfr resta all'Enpaia: una tutela certa<br />
Previdenza<br />
Pietro Massini 2<br />
Finalmente AGRIFONDO Gabriele Mori 3<br />
Enpaia supporta AGRIFONDO 6<br />
Previdenza complementare AGRIFONDO: era ora! Mattia Repetto 7<br />
Coldiretti: Sergio Marini nuovo presidente 8<br />
Tfr: scegliere oggi per domani Daniele Camilli 9<br />
Previdenza complementare statunitense e italiana<br />
Formazione<br />
Francesco Mori 13<br />
Finalmente FOR.AGRI Patrizia Consiglio 17<br />
La formazione continua in agricoltura Dimitri Deliolanes 18<br />
De Castro: bene "registro d'impresa"<br />
Filiere<br />
da “Italia Oggi” 19<br />
2007, un anno da mille ed una sfida Maria Miligi 20<br />
La cooperazione strumento ideale per il futuro dell'agricoltura 22<br />
Il futuro del tabacco europeo Carlo Sacchetto 23<br />
Olio d'oliva: l'Europa corre, l'Italia cammina Giuseppe De Marco 25<br />
Produzione olearia: qualità ed impatto ambientale Giancarlo Riviezzi 26<br />
Il gusto della tradizione Concetto Iannello 27<br />
In arrivo il Vinjak vecchio di 40 anni<br />
Europa<br />
La Commissione europea presenta<br />
Milica Ostojic 27<br />
la proposta di riforma dell'Ocm ortofrutta Fabrizio De Pascale 28<br />
Le relazioni sindacali nell'agricoltura austriaca Monica De Vito 29<br />
L'allevamento italiano dei suini in lieve ripresa Massimiliano Di Noia 30<br />
Romania e Bulgaria entrano nell'Ue<br />
Mondo<br />
Ludmil Fotev 31<br />
Bonino: il negoziato Wto è fallito Micaela Taroni 33<br />
I timori dei contadini messicani Mario Osorio Beristain 34<br />
India: le campagne si spopolano Gianluca Cicinelli 35<br />
Il Lazio agricolo comunica Stefano Micheli 36<br />
La politica agraria nord-americana<br />
Finanziaria<br />
Giovanni Martirano 37<br />
L'agricoltura nella Finanziaria 2007 Antonio Positino 38<br />
La ristrutturazione dei crediti agricoli Inps<br />
Sicurezza<br />
43<br />
Infortuni sul lavoro, si cambia<br />
Zucchero<br />
Luigino Scricciolo 45<br />
Non sprechiamo lo zucchero Severo De Pignolis 46<br />
RUBRICHE<br />
47<br />
48<br />
49<br />
P.A. risponde a cura della redazione<br />
Previdenza di Daniela Lambertini<br />
Contratti di Marco Togna<br />
50 Diritto UE di Fabio Cavicchioli<br />
51 Giurisprudenza di Antonio Positino<br />
INSERTO<br />
Circolare Enpaia n. 1 del 29 gennaio 2007<br />
52<br />
53<br />
54<br />
55<br />
56<br />
Fisco di Gaetano Tutino<br />
Carta di Stefania Sepulcri<br />
Web di Ran Garin<br />
News di Maria Cartia<br />
Medicina di Fabio Forleo
L’Enpaia garante dei diritti<br />
L’Enpaia è lo storico ente agricolo previdenziale, che fu il primo<br />
in Italia a gestire il Tfr. Questa particolarità coniugata<br />
negli anni ad una effi ciente gestione dei contributi versati<br />
dalle aziende e ad una effi cace azione a sostegno dei diritti<br />
previsti per i lavoratori ha creato le condizioni oggettive per il mantenimento<br />
delle tradizionali funzioni della <strong>Fondazione</strong>. L’impegno<br />
del management tutto, del direttore generale, degli organi dell’Ente<br />
e, naturalmente, la professionalità degli impiegati ha realizzato le<br />
condizioni di “mantenimento e salvaguardia” del sistema Enpaia<br />
(Tfr, Fondo di previdenza Enpaia, assicurazione infortuni e malattie<br />
professionali, convenzione per l’accantonamento del trattamento<br />
di quiescenza dei dipendenti dei consorzi di bonifi ca). Questo è<br />
un successo ascrivibile a tutte le componenti sociali che governano<br />
l’Ente nonché alla volontà espressa in modo preciso, in molte sedi<br />
da parte della platea degli utenti. La nuova legislazione sul Tfr maturando<br />
riguarda la generalità dei lavoratori con esclusione di quelli<br />
iscritti all’Enpaia sia in forma obbligatoria (impiegati, quadri e dirigenti<br />
agricoli, allevatori, ecc.) sia in forma facoltativa (i dipendenti<br />
<strong>ENPAIA</strong><br />
di Augusto Bocchini<br />
Decreto Interministeriale del 30 gennaio 2007<br />
Jean-Baptiste-Camille Corot<br />
Nantes, la cattedrale<br />
vista attraverso gli alberi, 1865<br />
dai consorzi di bonifi ca). In conclusione, agli iscritti alla <strong>Fondazione</strong>, viene conservato il sistema di<br />
tutele “Enpaia” e ad esso, se gli interessati lo decideranno con l’adesione ai fondi negoziali di previdenza<br />
complementare, potranno “affi ancare” una ulteriore tutela previdenziale. Nella mia qualità di<br />
presidente dell’Enpaia, rivolgo a tutti gli iscritti, in questo inizio d’anno pieno di cambiamenti, un<br />
ringraziamento con l’impegno degli amministratori e della struttura di rendere ancor più effi cace ed<br />
effi ciente questo nostro piccolo ma ben organizzato Ente. <br />
“Il Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero delle Finanze (omissis) decreta<br />
Art. 1- Finanziamento del “Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato<br />
dei trattamenti di fi ni rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile”.<br />
1. Il Fondo istituito dall’articolo 1, comma 755, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, di seguito defi nito<br />
Fondo, è fi nanziato da un contributo pari alla quota di cui all’articolo 2120 del codice civile maturata<br />
da ciascun lavoratore del settore privato a decorrere dal 1° gennaio 2007, e non destinata alle forme<br />
pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252. di concerto con il<br />
Ministro dell’Economia e delle Finanze. (omissis)<br />
8. L’obbligo contributivo di cui al comma 1 non ricorre con riferimento ai lavoratori con rapporto di<br />
lavoro di durata inferiore a 3 mesi, ai lavoratori a domicilio, agli impiegati quadri e dirigenti del settore<br />
agricolo nonché ai lavoratori per i quali i Ccnl prevedono la corresponsione periodica delle quote maturate<br />
di Tfr ovvero l’accantonamento delle stesse presso soggetti terzi”.<br />
Pertanto, l’Enpaia continuerà anche per il futuro a gestire per conto dei propri iscritti, il<br />
Fondo del Tfr, il Fondo di Previdenza Integrativa ed il Fondo Infortuni e Malattie professionali.<br />
Le aziende, quindi, continueranno, come sempre, ad inviare le denunce mensili delle<br />
retribuzioni e versare i relativi contributi. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 1
Il legislatore<br />
conferma<br />
il ruolo<br />
dell’Enpaia<br />
L’Enpaia a<br />
difesa dei<br />
diritti dei<br />
propri iscritti<br />
2<br />
<strong>ENPAIA</strong><br />
di Pietro Massini<br />
Il Tfr resta all’Enpaia: una tutela certa<br />
Il trattamento di fi ne rapporto di lavoro resta all’Enpaia. Il fatto è di grande<br />
rilevanza per gli impiegati, i quadri, i dirigenti ed i tecnici dell’agricoltura<br />
e rappresenta una sicurezza per la platea degli iscritti alla <strong>Fondazione</strong>. Le<br />
aziende sono tenute quindi, in base alle norme vigenti, a continuare a versare<br />
all’Enpaia la contribuzione relativa nei termini e con le modalità riaffermate recentemente<br />
con circolare. Abbiamo trascorso un periodo di forti incertezze, ormai<br />
superate.<br />
Le osservazioni che di seguito vengono fatte non si applicano agli impiegati e ai<br />
dirigenti agricoli il cui Tfr continua, appunto, ad essere gestito dall’Enpaia.<br />
Il legislatore ha, con la Finanziaria, accelerato l’entrata in vigore del decreto legislativo<br />
252/05 con l’obiettivo di anticipare il conferimento del Tfr alla previdenza<br />
complementare anche con lo strumento del silenzio assenso. Il lavoratore ha sei<br />
mesi di tempo (dal 1° gennaio al 30 giugno 2007) per decidere tacitamente od<br />
esplicitamente come utilizzare il proprio trattamento di fi ne rapporto (Tfr).<br />
Il legislatore ha inoltre previsto che, salvo esplicita volontà dei lavoratori, il Tfr<br />
maturando dal 1° gennaio 2007 al 30 giugno 2007, non destinato dagli stessi alla<br />
previdenza complementare e nei casi di mancanza di disposizioni negoziali che<br />
prevedono forme di previdenza negoziale, sarà versato al “fondo speciale” gestito<br />
dall’Inps per conto dello Stato (per coloro che lavorano in aziende che occupano<br />
almeno 50 dipendenti e per tutti i contratti che hanno decorrenza 1.1.2007) o al<br />
fondo residuale Inps (per coloro che operano in aziende che occupano sino a 49<br />
dipendenti).<br />
Abbiamo trascorso un periodo di forti preoccupazioni e di incertezza: gli iscritti<br />
all’Enpaia hanno manifestato, direttamente all’Ente, la loro contrarietà al trasferimento<br />
del loro Tfr.<br />
Molte sono state le occasioni in cui gli iscritti all’Enpaia hanno manifestato, alle<br />
parti sociali e sindacali, la volontà di lasciare all’Enpaia le funzioni dallo stesso<br />
svolte ritenendole effi caci, effi cienti e pienamente funzionali alla difesa dei loro<br />
interessi previdenziali.<br />
La presidenza dell’Ente, unitamente alla direzione e al consiglio di amministrazione<br />
dello stesso, ha operato per riaffermare la validità e l’attualità del “Sistema<br />
Enpaia” e di ciò che esso ha rappresentato e continua ad essere per l’esclusivo<br />
interesse dei lavoratori iscritti.<br />
Trattamento di fi ne rapporto di lavoro, trattamento di previdenza (morte-invalidità-conto<br />
individuale), assicurazioni infortuni e malattie professionali, sono<br />
dei “titoli” che hanno rappresentato e continuano ad essere strumenti concreti di<br />
avanzate tutele per gli iscritti all’ente.<br />
Il Tfr resta all’Enpaia. A questa conclusione si è giunti grazie allo sforzo profuso<br />
dall’Ente e dalle parti sociali che ad esso fanno riferimento.<br />
Ritengo che ciò sia un positivo risultato di tutela certa per gli iscritti all’Enpaia e,<br />
senza ignorare la necessità che molti lavoratori hanno di affermare tutele previdenziali<br />
integrative, la conferma che il “Sistema Enpaia” aveva da tempo anticipato<br />
garanzie e diritti previdenziali che restano di effi cace attualità. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Finalmente AGRIFONDO<br />
Perché aderire al Fondo agricolo<br />
Agrifondo è il Fondo pensione complementare<br />
dei lavoratori agricoli che applicano il<br />
Contratto Nazionale del 6 luglio 2006 per<br />
gli operai agricoli e florovivaisti e per quanti<br />
sono compresi nel Ccnl del 27/05/2004 per i quadri e<br />
impiegati dell’agricoltura.<br />
Lo Statuto del Fondo dichiara inoltre che destinatari dello<br />
stesso sono i lavoratori dipendenti dei cosiddetti “settori<br />
affi ni” che specifi catamente sono i dipendenti delle<br />
organizzazioni degli allevatori , consorzi ed enti zootecnici,<br />
nonché i dirigenti dell’Agricoltura destinatari del Ccnl<br />
relativo. Enpaia ha elaborato le prospettive applicative di<br />
questo Fondo sui dati offerti dal proprio database.<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
Punto di partenza è la fotografi a dell’attuale complessiva situazione<br />
occupazionale del comparto agricolo con riferimento alle aziende ed<br />
ai dipendenti:<br />
• Operai a tempo indeterminato (Oti 119.021)<br />
• Operai a tempo determinato (Oti 1.052.205) di cui con più di 100 giorni e meno<br />
di 50 anni sono 3.666.721 che si ritiene siano interessati a Forme pensionistiche<br />
complementari.<br />
Dal totale della situazione sopra indicata possiamo estrapolare i soggetti destinatari<br />
dell’Agrifondo come all’inizio indicato e così abbiamo:<br />
• Operai a tempo indeterminato 65.000<br />
• Operai a tempo determinato con più di 100 giorni di lavoro e meno di 50 anni<br />
2.001.697<br />
Da stime ritenute prudenziali si ritiene che aderiscano con il silenzio-assenso alla<br />
data del 30/06/2007:<br />
1) il 33% degli Oti pari a 21.450 unità;<br />
2) il 5% degli Otd pari a 10.085;<br />
La somma del Tfr così indirizzata alla <strong>Fondazione</strong> sarebbe per il secondo semestre<br />
del 2007 pari a 12.747.340 cui potrebbero aggiungersi i contributi contrattuali raggiungendo<br />
la somma complessiva di 13.867.854 per un totale di 31.535 iscritti.<br />
Occorre a questo punto specifi care al nostro lettore che non è stato<br />
preso in esame il Tfr per gli impiegati e dirigenti agricoli perché iscritti<br />
all’Enpaia e quindi per espressa disposizione del Decreto Ministeriale che è<br />
riportato nel box (pag. 1) sono tenuti a versare tale quota differita di stipendio<br />
all’Enpaia stessa, che continuerà a riscuotere con l’aliquota del 6% e accantonare<br />
in favore del lavoratore il 6,91% per la rivalutazione annua prevista dalla Legge<br />
con il tasso dell’1,50% + il 75% dell’infl azione.<br />
Questi impiegati potranno, se lo riterranno opportuno, iscriversi all’Agrifondo<br />
per la quota di contributo contrattuale pari al 1% a carico del lavoratore e l’1% a<br />
carico dell’azienda con un incremento dello 0,25% per i dirigenti.<br />
di Gabriele Mori<br />
Frédéric Bazille<br />
Le mura di Aigues-Mortes dal<br />
lato sud, 1867<br />
I lavoratori<br />
interessati<br />
Impiegati e<br />
dirigenti iscritti<br />
Enpaia<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 3
Cosa devono<br />
fare i lavoratori<br />
destinatari del<br />
Fondo<br />
Perché occorre<br />
aderire a<br />
Agrifondo<br />
Constant Troyon,<br />
Ritorno dal lavoro<br />
I benefi ci fi scali<br />
e la forma<br />
organizzativa<br />
del Fondo<br />
4<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
La Legge 252 del 2004 che regola le modalità di adesione al Fondo<br />
Pensione Integrativo e quindi per questo ci riguarda, a Agrifondo, prevede o<br />
l’iscrizione espressa oppure l’attivazione del principio del silenzio assenso.<br />
Questo principio presuppone che il lavoratore autorizzi il trasferimento del proprio<br />
Tfr al Fondo anche con il suo silenzio e cioè non esprimendo in modo formale<br />
la sua adesione al Fondo.<br />
Qualora poi, lo stesso lavoratore intenda trasferire al Fondo anche la contribuzione<br />
contrattuale come sopra indicata, deve riempire un apposito modulo.<br />
Il primo di luglio il lavoratore che porrà in essere uno dei comportamenti indicati,<br />
è un iscritto al Fondo e comincia ad alimentare per tutta la vita lavorativa regolata<br />
dal contratto di lavoro la sua posizione contributiva che tecnicamente si defi nisce<br />
a capitalizzazione individuale.<br />
Per le motivazioni che ho prima ricordato si ritiene che più di 30 mila lavoratori<br />
dell’agricoltura saranno alla data del 1/07/2007 aderenti ad Agrifondo.<br />
Nasce così il secondo pilastro della previdenza, essendo il primo quello pubblico<br />
garantito dall’Inps.<br />
In questi anni abbiamo costantemente aggiornato i nostri lettori<br />
sulle motivazioni dell’istituzione della Previdenza Complementare,<br />
organizzando anche incontri regionali e presenze in importanti manifestazioni<br />
nazionali. Mi sembra, tuttavia, opportuno riassumere le ragioni che debbono<br />
indurre il lavoratore agricolo ad aderire al proprio Fondo di Comparto.<br />
L’interesse primario nasce dalla considerazione che le attuali regole che determinano<br />
la liquidazione della pensione con la Legge Dini del 1995 hanno profondamente<br />
modifi cato le aspettative del lavoratore.<br />
Prima di quella data la pensione veniva calcolata col sistema retributivo, ossia<br />
si teneva in considerazione la media dello stipendio degli ultimi 10 anni e per<br />
ogni anno di lavoro si aveva diritto al 2% di pensione. Lavorando 40 anni si poteva<br />
raggiungere una pensione approssimativamente pari all’80% dell’ultima retribuzione.<br />
Ora non è più così. I lavoratori con primo contratto a decorrere dal<br />
01/01/1996 maturano una pensione calcolata con il sistema contributivo è cioè in<br />
base all’effettivo versamento dei contributi all’Inps.<br />
La regola vale anche per coloro che a quella data non avevano 18 anni di versamento.<br />
Il sistema contributivo comporta generalmente che il reddito da pensione<br />
diffi cilmente supera il 60% dell’ultimo reddito da lavoro. Nasce, quindi, l’esigenza<br />
di incrementare le entrate economiche del pensionato. Ecco, allora, che entra in<br />
funzione la protezione del Fondo che riconsegna al lavoratore quanto ha accantonato<br />
nel tempo più la rivalutazione del suo capitale fatta in relazione alla bontà<br />
degli investimenti sul mercato attuati dagli amministratori del Fondo che sono<br />
eletti da tutti gli iscritti.<br />
Per le somme versate ai Fondi e per le prestazioni da questi erogate<br />
vi sono benefi ci fi scali come viene bene ricordato nell’articolo successivo.<br />
Nello stesso articolo si evidenzia anche la possibilità di conservare la<br />
facoltà, in presenza di circostanze particolari, di ritirare parte o tutto l’accantonamento.<br />
Il conseguimento delle fi nalità del Fondo richiede una forma organizzativa dello<br />
stesso che impegni meno risorse fi nanziarie possibili che ovviamente vengono de-<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
tratte dalla somma dei versamenti effettuati.<br />
Agrifondo in questa fase si avvale dell’esperienza, della capacità professionale<br />
e della struttura dell’Enpaia per conseguire l’autorizzazione da parte della Covip<br />
che è l’autorità garante dei Fondi.<br />
Nel comparto agricolo la struttura dell’Enpaia è sinonimo di efficienza e di<br />
certezza. È sufficiente ricordare le tantissime testimonianze di attaccamento<br />
alla <strong>Fondazione</strong> espresse dagli iscritti, in questo periodo contrassegnato dall’incertezza<br />
sulla gestione del Tfr, per darne la controprova.<br />
Enpaia ovviamente è disponibile anche per il futuro ad operare in sinergia con<br />
Fondagri per garantire a tutti i lavoratori la più efficiente, efficace e puntuale<br />
modalità di prestazione.<br />
Agrifondo è un Fondo negoziale chiuso e cioè costituito dalle parti sociali<br />
che hanno sottoscritto il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per gli<br />
operai agricoli e florovivaisti e per i quadri e dirigenti dell’agricoltura e si applica<br />
anche ai lavoratori con contratti “affini”.<br />
Specificatamente le parti sociali sono:<br />
• per i lavoratori: la Flai-Cgil, la Fai-Cisl, la Uila-Uil e la Confederdia;<br />
• per i datori di lavoro: la Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana,<br />
la Confederazione Nazionale Coldiretti, la Confederazione Italiana Agricoltori.<br />
Le parti contraenti hanno nominato il Consiglio di amministrazione che dovrà<br />
essere eletto dagli iscritti nei primi mesi del 2008.<br />
Per essere operativo e così poter avere aderenti e ricevere i versamenti<br />
per poi porre in essere le strutture per le prestazioni, occorre<br />
l’autorizzazione della Covip.<br />
Il tempo per la presentazione di tutta la documentazione richiesta e per porre<br />
in essere in contemporanea la costruzione della struttura operativa che dovrà<br />
entrare in vigore dal 1/06/2007 per essere attiva dal 01/01/2007 è veramente<br />
poco. Riteniamo, tuttavia incomprensibile, che un comparto produttivo come<br />
quello agricolo sia privo dello strumento fondamentale che la Legge pone a<br />
garanzia dei lavoratori che è appunto la costituzione del Fondo negoziale.<br />
Certamente gli organi del Fondo debbono operare concretamente e speditamente<br />
per presentare alla Covip tutta la documentazione necessaria all’autorizzazione,<br />
ma anche la Autorità di controllo deve assumere la consapevolezza<br />
che probabilmente occorre porre in essere una attenzione particolare per raggiungere<br />
l’obiettivo.<br />
I lavoratori debbono avere la consapevolezza che solo un Fondo di<br />
Previdenza Complementare e cioè un Agrifondo forte e dinamico può garantire<br />
un reddito di pensione dignitoso. Agrifondo deve porre in essere le<br />
scelte organizzative più efficaci per essere operativo dal 01/07/2007 e saper<br />
garantire ai lavoratori agricoli una struttura operativa con forti capacità professionali<br />
e non appesantita da presenze che potrebbero gravare eccessivamente<br />
sul capitale del fondo stesso e quindi, in ultimo, sui lavoratori. La Covip,<br />
pur nel rispetto scrupoloso della funzione di controllo che le è propria, deve<br />
operare affinché i diritti dei lavoratori siano garantiti. <br />
Alfred Sisley<br />
Neve a Louveciennes, 1874<br />
Chi ha<br />
costituito<br />
Agrifondo<br />
Cosa deve fare<br />
Agrifondo<br />
Charles Bavoux<br />
Varco tra le rocce sul fi ume<br />
Doubs, 1864<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 5
6<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
Enpaia supporta Agrifondo<br />
Una collaborazione feconda<br />
Agrifondo ed Enpaia hanno defi nito una Convenzione che stabilisce<br />
le forme di collaborazione fi no al momento in cui Agrifondo avrà piena<br />
operatività. Infatti, il presidente di Agrifondo ha formulato “alla <strong>Fondazione</strong><br />
un’offerta per lo svolgimento del servizio di gestione amministrativocontabile<br />
e di supporto agli Organi del Fondo in tutte le attività propedeutiche al<br />
rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività da parte della Covip”.<br />
Il Consiglio di Amministrazione dell’Enpaia, sempre attento alla prospettiva del<br />
Fondo pensionistico del comparto agricolo, approva la proposta e delibera che l’Ente<br />
svolga le funzioni di supporto direzionale dell’attività di Agrifondo, garantendo ogni<br />
attività amministrativo-contabile. Il coinvolgimento di Enpaia si esplica con la diretta<br />
partecipazione del direttore generale alle riunioni del Cda del Fondo.<br />
A seguito di queste importanti premesse, Agrifondo ed Enpaia fi rmano una<br />
Convenzione d’impegno reciproco. La <strong>Fondazione</strong> Enpaia (Ente Nazionale di<br />
Previdenza per gli Addetti e gli Impiegati in Agricoltura) si impegna a compiere<br />
tutte le azione utili di supporto direzionale al fi ne di porre in essere gli adempimenti<br />
necessari compresa l’assistenza agli Organi necessari ad ottenere da parte della Covip<br />
il riconoscimento giuridico di cui all’art. 4 comma 1 lettera b) e comma 3 del D.Lgs.<br />
252/05 ed alla deliberazione Covip del 22 maggio 2001; e più precisamente:<br />
a) attività propedeutiche al rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività da<br />
parte della Covip:<br />
• verifi ca di conformità del testo di statuto vigente;<br />
• la predisposizione del regolamento per l’elezione dell’assemblea dei delegati;<br />
• la predisposizione della relazione sul programma iniziale di attività (target<br />
destinatari, tempi di elezioni degli Organi collegiali, pianifi cazione attività di<br />
selezione partner, numero di aderenti previsto nel primo triennio di attività,<br />
modalità di fi nanziamento delle spese di avvio, indicazioni sul processo di<br />
sviluppo dell’assetto organizzativo);<br />
• la redazione degli schemi di bilancio previsionale relativi ai primi tre esercizi di<br />
attività;<br />
• la predisposizione della nota informativa (delibere del 28/06/2006 e del<br />
31/10/2006) e del modulo di adesione;<br />
• la stesura del verbale di verifi ca del possesso dei requisiti di onorabilità e<br />
professionalità in capo ai componenti del Consiglio di Amministrazione e del<br />
Collegio dei Sindaci;<br />
• predisposizione della documentazione per la presentazione dell’istanza alla Covip<br />
e assistenza per la gestione dei rapporti con l’Autorità di vigilanza fi nalizzata al<br />
rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività e all’iscrizione all’albo dei<br />
Fondi pensione.<br />
b) Servizi di tipo direzionale fi nalizzati a supportare il Consiglio di Amministrazione<br />
nella fase preliminare.<br />
c) Campagna promozionale per una maggiore conoscenza del Fondo. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
Previdenza complementare AGRIFONDO: era ora!<br />
Soddisfazione delle organizzazioni sindacali e professionali<br />
Il primo impegno per la costituzione di un fondo di previdenza complementare<br />
per i lavoratori agricoli risale al Ccnl sottoscritto il 19 luglio 1995. Il<br />
Ccnl successivo, sottoscritto il 10 luglio 1998, ne defi niva la contribuzione<br />
e la data di decorrenza (1° giugno 1999). “Ci sono voluti altri sette anni<br />
affi nché il Fondo diventasse realtà. Ora, Covip permettendo, si può fi nalmente<br />
partire. Agrifondo, costituito il 14 dicembre scorso come fondo unico operaiimpiegati<br />
agricoli, può diventare uno dei fondi più importanti nel panorama<br />
nazionale della previdenza complementare per la particolare platea a cui si rivolge:<br />
circa 600.000 lavoratori, in gran parte a tempo determinato, e circa<br />
200.000 imprese, in gran parte di piccole dimensioni. Queste due cifre evidenziano<br />
anche la sfi da da superare. Sarà decisivo l’impegno delle parti sociali”,<br />
dichiara Stefano Mantegazza, leader della Uila-Uil.<br />
“Ora la responsabilità che noi abbiamo è di fare presto e bene, poiché l’impegno<br />
deve essere quello, nei tempi imposti dalla normativa di Governo, di avere uno<br />
strumento operativo ed utilizzabile per il settore agricolo”, rincara Stefano<br />
Faiotto della Fai-Cisl. “Un secondo impegno che dobbiamo tenere presente<br />
attiene alle economicità che devono accompagnare il Fondo, in particolare<br />
dobbiamo avere la consapevolezza che la platea del tempo indeterminato e degli<br />
impiegati non è amplissima, dobbiamo quindi adoperarci per ampliare il più<br />
possibile il numero dei lavoratori interessati al Fondo e dall’altro immaginare<br />
una struttura snella ed effi ciente del Fondo, semmai utilizzando tutte le sinergie<br />
possibili, a cominciare da quelle con l’Enpaia, con l’intento di offrire celermente,<br />
ai soggetti agricoli, uno strumento pronto ed effi ciente per la realtà agricola<br />
italiana”, afferma il leader della Fai-Cisl, Albino Gorini.<br />
“Assicurare ai lavoratori la possibilità di accedere ad una pensione integrativa<br />
in grado di supportare quella pubblica è oggi questione fondamentale. Che tale<br />
opportunità fosse garantita anche a lavoratori con accentuate caratteristiche<br />
di stagionalità era un obiettivo da raggiungere nel settore dell’agricoltura<br />
privata”: questa la preoccupazione di Gino Rotella, responsabile<br />
dipartimento mercato del lavoro Flai-Cgil nazionale<br />
Il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni<br />
manifesta il proprio apprezzamento per la fattiva collaborazione<br />
instauratasi con Coldiretti, Cia, Flai-Cgil, Fai-Cisl, Uila-Uil e<br />
Confederdia per la costituzione del Fondo per la previdenza<br />
complementare che “rappresenta un importante, positivo sviluppo<br />
delle relazioni sindacali. Sono certo che tale collaborazione si<br />
svilupperà ulteriormente in una comune azione di sostegno<br />
a queste iniziative”. Come la previdenza complementare<br />
rappresenta un investimento per il futuro del paese, il “fondo negoziale è da<br />
ritenersi per il sistema agricolo un importante momento di accettazione<br />
condivisa di responsabilità sociale che la Coldiretti, le imprese associate e le<br />
di Mattia Repetto<br />
Gustave Caillebotte<br />
Parco a Yerres, 1877<br />
I sindacati verso<br />
la sfi da del Fondo<br />
agricolo<br />
Joseph Mallord William Turner<br />
Castello di Laugharne,<br />
Carmarthenshire, costa del<br />
Galles del sud, 1831<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 7
L’impegno<br />
convinto delle<br />
organizzazioni<br />
professionali<br />
8<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
parti sociali assumono nella consapevolezza del proprio ruolo. Il ruolo assunto<br />
dalle organizzazioni di rappresentanza delle imprese in questo percorso è infatti<br />
particolarmente delicato sia per la novità che la materia assume nei progetti di<br />
vita delle persone, sia per i tempi ristretti di attivazione che l’anticipazione delle<br />
norme legali impone, e sia per la responsabilità di cui la Coldiretti si è fatta<br />
carico con l’accettazione della Presidenza del Fondo”, questo il commento della<br />
dirigenza massima della Coldiretti.<br />
Ed infi ne ma non ultima la Cia, con il suo presidente Giuseppe Politi, afferma<br />
che “la creazione del Fondo agricolo è un traguardo importante. Ora si tratta di<br />
informare i lavoratori affi nché aderiscano ad Agrifondo così come è avvenuto<br />
per le altre categorie di lavoratori industriali”.<br />
“Agrifondo è un successivo passo che dovrà fornire agli operai nuove tutele ed<br />
ai quadri ed impiegati agricoli migliori opportunità di tutela previdenziale,<br />
fondamentali nella vita di ogni lavoratore. Bisogna però essere consapevoli<br />
che la piena attuazione di questo ulteriore traguardo prevede un percorso, che<br />
deve vedere l’impegno fattivo di tutte le componenti istitutive”, precisa Luciano<br />
Bozzato, presidente di Confederdia.<br />
Tutti gli attori del mondo agricolo riconoscono che mettere in primo piano gli<br />
interessi, le aspirazioni attuali ed i progetti di vita delle donne e degli uomini<br />
rappresenta un grande impegno verso i lavoratori di oggi e soprattutto i pensionati<br />
di domani. Come pure sarà decisiva la scelta di chi dovrà garantire il cosiddetto<br />
“service”. Per chi non ha una profonda conoscenza della realtà del mondo<br />
agricolo non sarebbe un’impresa facile. Per questo è da salutare positivamente<br />
la decisione del Consiglio di Amministrazione di affi dare provvisoriamente il<br />
servizio all’Enpaia. <br />
Coldiretti: Sergio Marini nuovo presidente<br />
Sergio Marini è il nuovo presidente della Coldiretti. Succede a Paolo Bedoni ed<br />
è il quinto presidente della storia della maggiore organizzazione agricola italiana<br />
ed europea (oltre 500 mila imprese associate). L’elezione è avvenuta il 9 febbraio<br />
a Roma nel corso dell’Assemblea generale a cui hanno partecipato oltre trecento<br />
delegati di tutte le regioni italiane. Marini ha vinto con il 99% dei consensi. Quarantadue<br />
anni, laureato in agraria col massimo dei voti, Marini conduce un’impresa<br />
fl orovivaistica in serra, con piante ornamentali e seminativi in Umbria. Il suo<br />
primo incarico in Coldiretti risale al 1984, quando ricopriva la funzione di delegato<br />
provinciale del movimento giovanile di Terni. Presidente di Coldiretti Umbria<br />
dal 1997, è vicepresidente nazionale dal 2001, è consigliere di amministrazione<br />
dell’Enpaia, è stato presidente di Agrifondo sino al 12 febbraio scorso. “Valorizzare l’agricoltura come<br />
risorsa economica, sociale e ambientale per garantire alle imprese agricole opportunità di sviluppo e<br />
reddito in un quadro di piena integrazione dell’agricoltura con gli interessi economici e sociali del paese”.<br />
È stata questa la prima dichiarazione di obiettivi del neopresidente. Il quale, al momento dell’elezione,<br />
ha sottolineato che si tratta di “un impegno determinante per la competitività del made in Italy, che trova<br />
nell’agroalimentare un punto di forza e per la sicurezza alimentare e ambientale dei cittadini consumatori<br />
anche di fronte alle recenti emergenze climatiche e sanitarie”. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
Tfr: scegliere oggi per domani<br />
Al via le nuove regole<br />
di Daniele Camilli<br />
Dal 1° gennaio e fi no al 1° luglio del 2007, i lavoratori del settore privato sono infatti<br />
chiamati a scegliere dove conferire il loro Tfr maturando. Il tutto in base al<br />
decreto legislativo 252/2005 e all’intesa, recepita dall’ultima Legge Finanziaria,<br />
raggiunta lo scorso 23 ottobre tra Governo, Confi ndustria, Cgil, Cisl e Uil. Secondo<br />
quanto stabilito dallo stesso decreto legislativo restano invece esclusi dall’applicazione<br />
delle nuove norme tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione.<br />
Presupposto necessario, la cosiddetta Riforma Dini del 1995 che, al fi ne di sostenere la<br />
fi nanza pubblica e l’equilibrio del sistema previdenziale, ha introdotto nuove modalità di<br />
calcolo delle pensioni, diversifi candole a seconda dell’anzianità contributiva dei lavoratori<br />
alla data del 31 dicembre 1995. In sintesi, il governo Dini ha introdotto 3 differenti sistemi<br />
per calcolare le pensioni: retributivo, contributivo e misto. Potevano ancora benefi ciare<br />
del primo tutti quei lavoratori che l’ultimo giorno del ’95 avevano un’anzianità contributiva<br />
di almeno 18 anni. Chi invece è entrato nel mondo del lavoro a partire dal 1 gennaio 1996,<br />
vedrà la sua pensione calcolata sulla base dei contributi versati durante l’intero arco della<br />
vita lavorativa (sistema contributivo). Stessa sorte (sistema misto) per tutti coloro che nel<br />
dicembre 1995 non avevano ancora perfezionato i 18 anni di contributi. Tuttavia il sistema<br />
contributivo si applicava solo alle quote riferite alle anzianità successive a tale data. Per gli<br />
PRESTAZIONI E ASPETTI FISCALI DELLA <strong>PREVIDENZA</strong> COMPLEMENTARE<br />
• Deducibilità dei contributi fi no a un massimo di 5.164,57 euro<br />
• Tassazione dei rendimenti dell’11%.<br />
• Prestazioni Rendita/Capitale fi no al 50% del capitale maturato.<br />
• Riscatto totale o parziale per cessazione di attività, mobilità, cassa<br />
integrazione.<br />
• Tassazione dei riscatti e delle prestazioni per un ammontare complessivo<br />
al netto della parte corrispondente ai redditi già assoggettati ad imposta<br />
e soggetta ad una ritenuta a titolo d’imposta del 15%, diminuita dello<br />
0,30% per ogni anno eccedente il quindicesimo di adesione al fondo, fi no<br />
ad una riduzione massima dell’aliquota del 6%. Inoltre, laddove previsto<br />
dai fondi pensione e in caso di cessazione del rapporto di lavoro, si può<br />
riscattare l’intera posizione maturata presso la forma pensionistica, anche al<br />
di fuori delle condizioni indicate sopra, ma con l’applicazione di una ritenuta<br />
d’imposta pari al 23%.<br />
• Anticipazioni per ristrutturazione o acquisto prima casa, spese sanitarie,<br />
altre spese.<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 9
10<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
I PUNTI DEL MEMORANDUM<br />
D’INTESA GOVERNO,<br />
CONFINDUSTRIA, CGIL, CISL, UIL<br />
23 OTTOBRE 2006<br />
Anticipato al 1 gennaio 2007 l’avvio del silenzio-assenso<br />
e la nuova disciplina della previdenza complementare<br />
secondo quanto stabilito dal D. Lgs. 252/2005<br />
La riforma della previdenza complementare si applica a<br />
tutti i lavoratori del settore privato<br />
Il TFR dei lavoratori, alle dipendenze di datori di lavoro<br />
con almeno 50 addetti, che non affl uisce alla previdenza<br />
complementare sarà integralmente destinato al Fondo per<br />
l’erogazione del trattamento di fi ne rapporto dei lavoratori<br />
del settore privato. Il Governo si è comunque impegnato<br />
a riesaminare questa disposizione nel 2008<br />
I lavoratori conservano tutti i diritti previsti da leggi e<br />
accordi collettivi in tema di rivalutazione, liquidazione e<br />
anticipazione del TFR<br />
Il Governo si è impegnato a rivedere il trattamento<br />
fi scale dei fondi pensione durante il 2007 con l’obiettivo<br />
di renderlo simile a quello degli altri paesi europei e più<br />
conveniente per i lavoratori<br />
anni maturati in precedenza restava<br />
infatti in vigore il vecchio<br />
sistema retributivo.<br />
Detto questo, è stato fi n da subito<br />
chiaro che il nuovo sistema<br />
contributivo avrebbe determinato<br />
una notevole contrazione<br />
dell’importo delle future<br />
pensioni; una contrazione che<br />
molto probabilmente sarà pari<br />
a un tasso di sostituzione (rapporto<br />
tra la pensione e l’ultima<br />
retribuzione) inferiore alla<br />
metà della retribuzione lorda.<br />
Ciò signifi ca che, per mantenere<br />
trattamenti pensionistici<br />
adeguati e dignitosi, i futuri<br />
pensionati dovranno necessariamente<br />
avvalersi del supporto<br />
della previdenza complementare.<br />
E qui entra in gioco la riforma<br />
del Tfr. Scegliere dove destinarlo<br />
vuol dire pertanto aderire<br />
a un sistema di previdenza<br />
complementare che assicurerà<br />
al lavoratore del settore privato<br />
una pensione capace di<br />
sostenerlo quando smetterà di<br />
lavorare. Un futuro deciso in<br />
base a una scelta da effettuarsi nel presente. E le scelte da conoscere sono 3.<br />
Dal 1° gennaio al 1° luglio 2007 il lavoratore dipendente può decidere di:<br />
1) mantenere il Tfr in azienda in tutto (se si tratta di lavoratori non iscritti ai fondi pensione)<br />
o in parte (per i lavoratori già iscritti che versano solo una quota del Tfr ai fondi). In<br />
quest’ultimo caso, se il datore di lavoro ha alle proprie dipendenze almeno 50 addetti,<br />
conferisce il Trattamento di Fine Rapporto maturando al Fondo per l’erogazione del Tfr<br />
gestito dall’Inps presso la tesoreria di Stato. Questo vale per i lavoratori con prima occupazione<br />
(cioè con prima iscrizione alla previdenza obbligatoria) precedente al 29 aprile<br />
1993 e successiva a questa data non ancora iscritti alla previdenza complementare. I<br />
lavoratori con prima occupazione successiva al 28/04/93 già iscritti a un fondo pensione<br />
e che versano attualmente l’intero Tfr maturando non devono invece effettuare alcuna<br />
scelta;<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
COME FUNZIONA LA RIFORMA DEL TFR<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
2) manifestare una scelta esplicita destinando il Tfr ad una forma pensionistica complementare,<br />
sia collettiva (Fondo chiuso) che individuale (Piano individuale pensionistico e<br />
Fondo aperto con adesione individuale), e un suo eventuale contributo, attivando anche<br />
la contribuzione del datore di lavoro prevista dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro<br />
(Ccnl). Tuttavia il contributo del datore di lavoro non è dovuto nel caso in cui si scelga<br />
una forma pensionistica diversa da quella prevista dai Ccnl;<br />
3) manifestare una scelta tacita (il cosiddetto silenzio-assenso). Se al 1 luglio 2007 o dopo<br />
6 mesi dall’assunzione, qualora essa sia successiva a tale data, il lavoratore non effettua<br />
alcuna scelta, il Tfr viene conferito al Fondo chiuso o a un’altra forma pensionistica<br />
complementare eventualmente prevista da un accordo collettivo aziendale. In tal caso<br />
non si ha però diritto al contributo del datore di lavoro. Se invece non c’è nessun fondo<br />
pensione negoziale e nessun accordo collettivo aziendale, il datore di lavoro provvede<br />
a trasferire il Tfr a un fondo pensione residuale istituito presso l’Inps, cioè un fondo a<br />
capitalizzazione da non confondere con quello presso la tesoreria di Stato.<br />
Dunque, da gennaio a giugno 2007 si potrà decidere in maniera esplicita di aderire alla previdenza<br />
complementare di natura collettiva o individuale, mentre il contributo del datore di<br />
lavoro previsto dalla contrattazione collettiva è dovuto solo per gli iscritti alle forme pensio-<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 11
12<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
nistiche promosse dalla stessa contrattazione collettiva. Se non si prende alcuna decisione<br />
scatta di conseguenza il silenzio-assenso e tutto il Tfr maturando verrà trasmesso, dopo il<br />
1 luglio 2007, al fondo pensione previsto dai contratti e dagli accordi collettivi nazionali o<br />
territoriali a meno che non vi sia un diverso accordo collettivo aziendale. Qualora invece<br />
non esista o non sia già operativa una forma pensionistica complementare prevista dalla<br />
contrattazione collettiva, il Tfr passa a un Fondo pensione complementare che verrà costituito<br />
presso l’Inps.<br />
Questo Fondo è analogo a tutti gli altri Fondi Pensione: è sul mercato; ha linee diverse di<br />
investimento; ha un Comitato di Gestione.<br />
È infi ne importante sottolineare che, per quanto riguarda la funzione dell’Ente<br />
Nazionale di Previdenza e di Assistenza per gli Impiegati dell’Agricoltura<br />
(Enpaia), la riforma sulla destinazione del Tfr non ha innovato nulla. Questo<br />
signifi ca che l’Enpaia continuerà anche per il futuro a gestire per i propri<br />
iscritti il fondo del Tfr, così come il Fondo di Previdenza Integrativa e il Fondo<br />
Infortuni e Malattie Professionali.<br />
Quali sono invece le prestazioni e gli aspetti fi scali della previdenza complementare?<br />
a) deducibilità fi scale dei contributi a proprio carico fi no a un massimo di 5.164,57 euro;<br />
b) tassazione dei rendimenti pari all’11%, inferiore a quella attualmente applicata ad esempio<br />
a obbligazioni, Bot, Cct, Bpt;<br />
c) prestazioni rendita/capitale. Ciò signifi ca che al raggiungimento dell’età pensionabile<br />
e con un periodo minimo di partecipazione alla previdenza complementare è possibile<br />
decidere di ottenere fi no al 50% del capitale maturato e il rimanente in rendita oppure<br />
ottenere l’intero capitale maturato in rendita;<br />
d) riscatto totale o parziale. Si può riscattare il 50% della posizione maturata nel caso di<br />
mobilità, cassa integrazione (guadagni, ordinaria o straordinaria) e cessazione dell’attività<br />
lavorativa per un periodo compreso tra i 12 e i 48 mesi. Il riscatto può essere totale<br />
in caso di invalidità permanente;<br />
e) tassazione dei riscatti e delle prestazioni. Riscatti e prestazioni, sia in forma di capitale<br />
che rendita, sono imponibili per il loro un ammontare complessivo al netto della parte<br />
corrispondente ai redditi già assoggettati a imposta e soggetta a una ritenuta a titolo<br />
d’imposta del 15%, diminuita dello 0,30% per ogni anno eccedente il quindicesimo di<br />
adesione al fondo, fi no a una riduzione massima dell’aliquota del 6%. Inoltre, laddove<br />
previsto dai fondi pensione e in caso di cessazione del rapporto di lavoro, si può riscattare<br />
l’intera posizione maturata presso la forma pensionistica, anche al di fuori delle<br />
condizioni indicate sopra, ma con l’applicazione di una ritenuta d’imposta pari al 23%.<br />
Resta infi ne invariata la possibilità del lavoratore di richiedere anticipazioni fi no a un importo<br />
del 75% della propria posizione maturata. E i casi in cui si può fare sono tre: 1) ristrutturazione<br />
o acquisto della prima casa, ma solo dopo 8 anni di adesione al fondo, con una<br />
ritenuta d’imposta del 23%; 2) spese sanitarie per situazioni molto gravi, che colpiscono il<br />
lavoratore, il suo coniuge e i propri fi gli, con una ritenuta d’imposta del 15%; 3) altre spese.<br />
Anche in questo caso dopo 8 anni di adesione e fi no a un massimo del 30% della posizione<br />
maturata con una ritenuta d’imposta del 23%. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Previdenza complementare<br />
statunitense e italiana<br />
Confronti su strutture e gradi di pericolosità<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
II presente articolo si propone di analizzare gli effetti dei crack delle grandi<br />
imprese sul sistema previdenziale complementare negli Stati Uniti d’America<br />
e rapportarli ai più noti fallimenti aziendali in Italia, A tal fi ne l’artico prende<br />
spunto da un interessante lavoro della professoressa Marialuisa Ceprini,<br />
docente di Istituzioni ed economia della previdenza sociale europea e nordamericana<br />
presso la Luic (Line Papers n. 177, Serie Impresa e Istituzioni, 24, suppl. a<br />
settembre 2005) e dalla Audizione del presidente della Covip Lucio Francario<br />
del 29 gennaio 2004 davanti alle Commissioni VI “Finanze”, X “Attività produttive,<br />
commercio e turismo” della Camera dei Deputati e 6 a “Finanze e tesoro” e 10 a “Industria,<br />
commercio e turismo” del Senato della Repubblica. L’analisi è incentrata<br />
sulle clamorose crisi industriali della Enron e della Worldcom e sui fallimenti Parmalat<br />
e Cirio.<br />
Negli Stati Uniti il sistema previdenziale pubblico esiste dal 1935. Venne introdotto<br />
dal Presidente Franklin Delano Roosvelt a seguito della Grande Depressione che<br />
colpì gli Usa nel 1929 e venne inserito nel quadro delle riforme noto come New<br />
Deal. L’originaria previsione è stata modifi cata negli anni successivi riducendone i<br />
benefi ci previdenziali. La previdenza pubblica statunitense può attualmente essere<br />
ben defi nita minimalista tanto che, alfi ne di costruire un reddito che consenta un<br />
onorevole tenore di vita al pensionato, è necessario per il lavoratore statunitense<br />
che questi debba necessariamente ricorrere ad un sistema previdenziale privato.<br />
Ecco la ragione per cui i fondi pensione negli Usa si sono sviluppati e sono una importante<br />
fetta dell’economia di quel paese. Si pensi che alla fi ne del 2001 l’attivo dei<br />
fondi pensione negli Stati Uniti era pari all’80% del Prodotto Interno Lordo quando<br />
in Italia era pari appena al 3% (Fonte: Banca d’Italia). Lo schema pensionistico<br />
del secondo pilastro statunitense (previdenza a livello di comparto o aziendale)<br />
deve ricalcare uno dei due seguenti schemi:<br />
1 ) schema a prestazione defi nita (DB);<br />
2) schema a contribuzione defi nita (DC),<br />
Nello schema DB i benefi ci pensionistici sono basati sulla storia salariale del lavoratore,<br />
infatti detti benefi ci sono fi ssati (nel contratto di lavoro) da una formula<br />
specifi ca e il rischio a carico del lavoratore è rinvenibile nel quanto e nel quando<br />
il datore di lavoro fi nanzierà i benefi ci. Nello schema DC, contrariamente, i benefi<br />
ci trovano le proprie fondamenta nei contributi che il lavoratore e il datore di<br />
lavoro (quando contrattualmente previsto) versano in un fondo comune aziendale.<br />
In questo modo i contributi sono fi ssati per ambo le parti e il rischio, come è facilmente<br />
comprensibile, sta nel quanto il lavoratore prenderà come pensione dal<br />
momento che la capitalizzazione del fondo dipende dall’abilità del gestore nel far<br />
fruttare le (ingenti) somme a disposizione investendole nei mercati mobiliari e immobiliari.<br />
Negli ultimi venti anni si è osservato uno spostamento dallo schema DB<br />
(meno rischioso per il lavoratore) a quello DC (più rischioso). Ciò ha comportato<br />
uno slittamento del rischio dal datore di lavoro al lavoratore stesso.<br />
di Francesco Mori<br />
Georges Michel<br />
Il mulino a Argenteuil, 1830<br />
La Previdenza<br />
complementare<br />
negli Stati Uniti<br />
d’America<br />
In Usa, il secondo<br />
pilastro<br />
è una necessità<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 13
Camille Pissarro<br />
La strada da Versailles<br />
a Louveciennes, 1870<br />
I rischi per i<br />
lavoratori Usa:<br />
i casi Enron e<br />
Worldcom<br />
Joseph Mallord William Turner<br />
La mattina dopo il naufragio,<br />
1835-1845<br />
14<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
Tra i piani a schema DC i preferiti dai lavoratori americani sono i famosi (e famigerati)<br />
401(K). Questi hanno le seguenti attrattive:<br />
• sono a partecipazione volontaria;<br />
• presentano una contribuzione esente da imposte;<br />
• diritto di accesso al proprio risparmio;<br />
• portabilità dei benefi ci pensionistici in caso di cambio di datore di lavoro;<br />
• concreti benefi ci pensionistici.<br />
Gli investimenti di questi Fondi possono essere totalmente indirizzati nel capitale<br />
della società da cui si dipende.<br />
L’improvviso e repentino crollo della Enron e di Worldcom ha reso drammaticamente<br />
evidente quanto sia facile per il lavoratore perdere i propri risparmi investiti<br />
nei piani 401(K) qualora il fondo aziendale investa nelle azioni della società di riferimento<br />
e la società sia guidata da un board of directors disinvolto e scarsamente<br />
attento all’attenta applicazione della legge (come è chiaramente emerso dalle indagini<br />
giudiziarie e dalle condanno a carico degli amministratori stessi),<br />
La Enron nel 2000 era posizionata al settimo posto della classifi ca Fortune 500<br />
(le prime 500 società americane per business globale nel settore industriale) ed<br />
era operativa in 30 paesi. Nel 2001 l’intero Consiglio di Amministrazione venne<br />
accusato di frode fi nanziaria e corruzione nonché spionaggio industriale e dichiarata<br />
fallita e assoggettata alla procedura prevista dalla legge fallimentare statunitense<br />
(Charter 11 “corporate bankrupuptcy”). Il crollo della società ha portato<br />
al licenziamento in tronco di oltre 4000 dipendenti che hanno visto svanire in un<br />
batter di ciglia anche gli investimenti nel fondo aziendale 401(K). Infatti, mentre<br />
venne impedito ai dipendenti iscritti al fondo e agli investitori ordinari di cedere<br />
le proprie quote del fondo con una manovra conosciuta con il nome di lockdown,<br />
i consiglieri di amministrazione cedevano le proprie quote quando il loro prezzo<br />
di scambio nel mercato azionario oscillava sui 98 dollari (si ritiene che ciascuno<br />
abbia guadagnato almeno 30 milioni di dollari). Si evidenzia che dopo il<br />
lockdown il titolo Enron crollò sino a 0,28 centesimi per azione bruciando un<br />
immenso capitale (decine di miliardi di dollari). Appare evidente che la perdita<br />
delle pensioni ai dipendenti sia dovuta al fatto che il fondo pensionistico Enron<br />
avesse investito completamente le proprie disponibilità nelle azioni Enron stesse<br />
in modo da tenere alto il corso (valore) dei titoli. Evidentemente, se il fondo pensione<br />
avesse diversifi cato i propri investimenti i lavoratori di Enron avrebbero<br />
ugualmente perso il proprio impiego, ma non avrebbero visto sparire i propri<br />
investimenti nel fondo 401(K).<br />
La Worldcom alla fi ne del 2000 era una importante multinazionale attiva nel settore<br />
delle telecomunicazioni, era il secondo operatore statunitense<br />
in termini di dimensioni nel campo dei “long distance provider”<br />
impiegando ben 50.000 dipendenti in tutto il mondo. Nel 2001,<br />
l’intero consiglio di amministrazione venne indagato per incapacità,<br />
corruzione e falso in bilancio per aver gonfi ato di 11 miliardi<br />
di dollari i profi tti aziendali e per aver mentito sui debiti societari<br />
ammontanti a circa 35 miliardi di dollari. Anche la Worldcom<br />
ha bruciato i fondi pensione per il proprio personale dipendente e<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
rappresenta un secondo fallimento per i piani a contribuzione defi nita conosciuti<br />
come 401 (K).<br />
Fin dalla loro nascita, i fondi pensione italiani rientrano esclusivamente nello schema<br />
DC (a contribuzione defi nita). Si possono distinguere tre diversi profi li di investimento<br />
dei fondi italiani:<br />
• aggressivo: ad alto profi lo di rischio aventi una componente azionaria che varia<br />
tra il 45% e l’85% degli investimenti totali;<br />
• moderato: a medio profi lo di rischio aventi una componente azionaria che varia<br />
tra il 10% e il 50% degli investimenti totali;<br />
• conservativo: a basso profi lo di rischio aventi una componente azionaria che varia<br />
tra lo 0% e il 30% degli investimenti totali.<br />
Ciascuna linea di investimento è ancorata ad un parametro di riferimento (benchmark)<br />
per valutare il rendimento dell’investimento. Tra gli indici utilizzati come<br />
benchmark i più comuni sono: lo S&P500, Msci Ac World, Dow, Ssb Wbgi e il<br />
Nasdaq.<br />
Nonostante l’offerta articolata, i fondi pensione italiani non sono<br />
decollati fi no all’emanazione del decreto legislativo 252/2005 modifi<br />
cato dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296 (fi nanziaria 2007)<br />
che ne ha anticipato l’entrata in vigore dal primo gennaio 2008 al<br />
primo gennaio 2007.<br />
Le cause ostative del suddetto decollo possono essere riassunte in:<br />
1. elevata contribuzione al primo pilastro previdenziale (previdenza<br />
pubblica), pari al 40,4% del reddito lordo annuo, quando la<br />
contribuzione media europea è pari al 18%;<br />
2. disincentivante peso fi scale;<br />
3. scarsa fi ducia nella redditività della gestione dei Fondi;<br />
4. e certamente hanno infl uito anche i crak di importanti aziende italiane (Parmalat<br />
e Cirio) alimentando il timore di perdere la propria posizione contributiva come<br />
avveniva in contemporanea per quella di analoghe situazioni statunitensi.<br />
Pertanto, come detto all’inizio della presente trattazione, il valore delle attività dei<br />
fondi pensione nostrani è pari solamente al 3% del pil.<br />
Tuttavia, a differenza dei fondi americani, i fondi italiani sono del tipo negoziale<br />
(non sono a livello aziendale). Infatti essi fanno riferimento al comparto produttivo<br />
di appartenenza (ad esempio il fondo Alifond fondo di categoria degli addetti<br />
all’industria alimentare e, adesso, Agrifondo per i lavoratori che applicano il contratto<br />
degli operai dell’agricoltura); non possono, quindi, incorrere nel disastro<br />
che ha travolto i lavoratori Enron aderenti al piano aziendale 401(K).<br />
I Fondi negoziali Italiani, infatti, non investono nel capitale dell’azienda in cui si<br />
opera. Al citato fondo Alifond hanno aderito numerosi dipendenti Cirio e Parmalat.<br />
Il portafoglio Alifond (alla data dei dissesti delle due società) comprendeva ben<br />
350 diversi titoli azionari oltre a titoli di Stati appartenenti all’Unione Europea.<br />
Escludendo i bond di stati europei, solo tre titoli in portafoglio superavano lo 0,5%<br />
sul totale del portafoglio e solo in un caso supera l’1%. Le obbligazioni bancarie e i<br />
corporate bonds arrivavano al 2%. I titoli emessi dai due gruppi in crisi non erano<br />
La previdenza<br />
complementare in<br />
Italia:<br />
il secondo pilastro<br />
Costant Troyon<br />
Nella foresta di Fontainebleau,<br />
1848<br />
I Fondi italiani<br />
sono pari<br />
al 3% del Pil<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 15
Crisi aziendali<br />
americane<br />
confrontate con<br />
le crisi italiane<br />
Claude Monet<br />
La foresta di Fontainebleau,<br />
1865<br />
16<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
presenti negli assett Alifond. Pertanto, i dipendenti Parmalat e Cirio non hanno<br />
subito pregiudizi nelle proprie posizioni previdenziali dal dissesto dei due gruppi.<br />
Si segnala, tuttavia che dei 4.000 dipendenti italiani in forza alla Parmalat alla<br />
data del dissesto, solamente 1.000 erano iscritti al fondo Alifond.<br />
II principio di prudenza previsto dall’Ocse e perseguito dalla Covip appare fatto<br />
proprio dai gestori dei fondi pensione negoziali.<br />
Infatti a fi ne 2003, il portafoglio titoli medio dei fondi negoziali chiusi italiani risultava<br />
composto per il 67,2% da titoli di Stato di paesi appartenenti alI’Ocse. Il<br />
valore totale dei corporate bonds e obbligazioni bancarie era pari al 4,6%, il totale<br />
dei titoli rappresentanti il capitale (azioni) risultava non superiore al 20%. Il resto<br />
del portafoglio era composto da depositi, quote Oicr e, in misura residuale e limitata,<br />
da strumenti derivati.<br />
Tutte le 4 differenti crisi sono dovute a frode, mancanza di etica manageriale,<br />
aggiotaggio e conflitto di interessi. Tuttavia i diversi board hanno utilizzato differenti<br />
metodologie per “sviare” il capitale: a) Enron ha utilizzato il lockdown<br />
per impedire agli aderenti al fondo e agli investitori ordinali di liberarsi delle<br />
azioni; b) Parmalat, Cirio e Worldcom hanno sfruttato la credibilità delle<br />
istituzioni con cui avevano rapporti (società di revisione, agenzie di rating, analisti)<br />
e del sistema creditizio. In tutti e quattro i casi è emersa una gravissima<br />
responsabilità dei revisori dei conti per essere stati compiacenti nel coprire le<br />
malefatte dei board (tutti ci ricordiamo le fatture falsificate mediante maldestri<br />
metodi di fotocopiatura), delle agenzie di rating per aver falsificato le valutazioni<br />
sulle società a seguito di gratifiche. A differenza delle due società italiane,<br />
Enron e Worldcom hanno piani di produzione e distribuzione e sostanziose linee<br />
di credito non utilizzate. Infatti le due company, in mano ad un nuovo management<br />
sicuramente “etico” stanno riemergendo dal fallimento ed hanno ottenuto<br />
piani di indebitamento a lungo termine per risarcire le perdite dei risparmiatori<br />
e risanare la gestione finanziaria delle società.<br />
Parmalat con la gestione commissariale prima e con la<br />
nuova dirigenza poi, ha elaborato piani industriali e azioni<br />
di mercato che hanno saputo galvanizzare la indiscussa<br />
capacità professionale dell’azienda e cogliere importanti<br />
successi commerciali. Questa forte ripresa di Parmalat è<br />
convalidata dall’ esaltante risultato di Borsa dove il valore<br />
delle azioni è più che triplicato. Cirio, al contrario, ancora<br />
non recupera quello spazio di mercato che ne ha contraddistinto<br />
l’attività nel recente passato.<br />
Il parallelo proposto da questo approfondimento porta a<br />
concludere che:<br />
1) la Previdenza Complementare è diffusa nel mondo occidentale;<br />
2) gli investimenti dei Fondi debbono essere oculati ed incentivati fi scalmente;<br />
3) in Italia occorre un impegno particolare per attivare le adesioni dei lavoratori;<br />
4) vi è una diffusa se pur silenziosa richiesta di meccanismi di garanzia del capitale<br />
accumulato dai lavoratori e della conseguente rivalutazione che non può essere<br />
offerta dal mercato. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Finalmente FOR.AGRI<br />
Il Fondo per la formazione continua è realtà<br />
FORMAZIONE<br />
Il 14 dicembre 2006 è un giorno importante per il mondo agricolo del<br />
nostro paese: le Parti sociali hanno infatti dato vita a For.agri, Fondo<br />
paritetico nazionale interprofessionale per la formazione continua in<br />
agricoltura, costituito ai sensi del comma 1 e seguenti dell’art. 118, Legge<br />
23 dicembre 2000, n. 388 e successive modifi che e integrazioni. Si colma<br />
così una lacuna che privava i dipendenti a cui si applicano i contratti operai<br />
agricoli e fl orovivaisti nonchè impiegati e quadri agricoli di un essenziale<br />
strumento di formazione, senza, tra l’altro, considerare il fatto che For.agri<br />
potrà e dovrà diventare un punto chiave di riferimento per tutte le attività<br />
direttamente e indirettamente collegate all’agricoltura.<br />
In verità, Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil, Confederdia, in rappresentanza dei<br />
lavoratori dipendenti, e Confagricoltura, Coldiretti e Cia, in rappresentanza<br />
dei datori di lavoro, avevano da tempo convenuto sulla necessità di<br />
dotarsi degli strumenti previsti dalla legge utili ad intervenire nel settore<br />
della formazione continua, consapevoli della necessità di compiere un<br />
salto culturale dalla vecchia concezione della formazione professionale,<br />
prevalentemente rivolta all’addestramento alla formazione continua, del<br />
percorso di crescita delle complessive competenze di ciascun lavoratore e<br />
dell’insieme degli addetti delle imprese singole e associate, enti e associazioni<br />
che aderiranno al Fondo. L’esperienza fi nora compiuta ci consegna un<br />
buon livello di elaborazione e di collaborazione tra le Parti: da tempo opera<br />
con successo Agriform, l’organismo bilaterale per l’analisi dei fabbisogni<br />
formativi; nel precedente Ccnl si è prefi gurata un’articolata architettura del<br />
sistema formativo agricolo. A For.agri spetta ora il compito di assumere un<br />
ruolo centrale nelle politiche e nei programmi formativi di settore. Per farlo<br />
occorrerà innanzitutto rendere operativo il Fondo anche per gli operai, per i<br />
quali, attualmente, a differenza degli impiegati e quadri, non viene versato<br />
il contributo dello 0,30% che costituisce la garanzia oltre che la principale<br />
risorsa di fi nanziamento dei programmi formativi.<br />
Occorrerà inoltre recuperare le risorse di start-up<br />
disponibili a livello nazionale, così come è stato<br />
fatto per gli altri fondi intercategoriali, e quindi<br />
defi nire programmi di azione di interesse generale<br />
e promuovere la formazione continua nelle<br />
imprese garantendo con opportuni accorgimenti e<br />
interventi anche a scala territoriale lo svolgimento<br />
delle attività di formazione. Infi ne, è importante<br />
ricordare il valore di For.agri sul versante<br />
della ricomposizione del lavoro dipendente in<br />
agricoltura, ancora contrattualmente distinto per<br />
le fi gure operaie e per quelle impiegatizie. Anche<br />
in questo caso For.agri rappresenta un elemento<br />
di modernizzazione su cui è giusto puntare. <br />
*Vicepresidente di For.agri<br />
di Patrizia Consiglio*<br />
For.agri è il<br />
perno della<br />
formazione<br />
agricola<br />
Jean-Achille Bénouville<br />
Ulisse e Nausicaa, 1845<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 17
18<br />
FORMAZIONE<br />
di Dimitri Deliolanes<br />
John Constable<br />
East Bergholt Camon dalla casa<br />
di Constable, 1800<br />
La formazione<br />
è essenziale<br />
per far fronte<br />
ai cambiamenti<br />
La formazione continua in agricoltura<br />
Progettare, sperimentare, crescere ed innovare con FOR.AGRI<br />
Le Organizzazioni professionali<br />
e sindacali agricole hanno<br />
istituito, il 14 dicembre 2006,<br />
il Fondo interprofessionale<br />
per la formazione continua. Con la<br />
costituzione del Fondo per la formazione<br />
continua in agricoltura (For.agri) si<br />
completa il mosaico disegnato dal<br />
contratto collettivo nazionale per la<br />
formazione professionale e continua dei lavoratori agricoli: Agriform, come<br />
ente bilaterale preposto alla ricerca - progettazione - sperimentazione, le<br />
Scuole Agricole Provinciali come strumento di promozione sul territorio,<br />
For.agri come ente paritetico nazionale di valutazione e fi nanziamento dei<br />
progetti provenienti dalle aziende e dal territorio.<br />
“For.agri è importante per almeno tre motivi: il primo attiene al<br />
riconoscimento del lavoro e della sua professionalità come fattore che<br />
qualifi ca il prodotto e la qualità di impresa, il secondo si riferisce ad un<br />
percorso di ricomposizione del lavoro dipendente nel settore agricolo, dove<br />
ancora esistono due contratti distinti per gli operai e per gli impiegati, il<br />
terzo riguarda l’evoluzione delle relazioni sindacali anche in relazione<br />
al fatto che in agricoltura le parti datoriali sono ben tre, assai differenti<br />
tra loro per origine, storia, base di rappresentanza”, afferma Francesco<br />
Chiriaco, segretario generale della Flai-Cgil.<br />
Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura “conta su un<br />
concreto supporto del Ministro del Lavoro, affi nché il Fondo possa quanto<br />
prima e quanto più effi cacemente svolgere il suo ruolo. L’evoluzione che<br />
il settore agricolo sta registrando, le nuove politiche comunitarie, che<br />
probabilmente ridisegnano persino il paesaggio rurale domandano agli<br />
attori sociali agricoli di adattarsi ai cambiamenti”<br />
For.agri rappresenta il secondo pilastro di un sistema formativo già da<br />
tempo contrattualmente previsto e, seppure con eccessivo ritardo, “la sua<br />
costituzione è stata una scelta strategica, non più procrastinabile, in una<br />
economia basata sulla conoscenza, quindi supportata, in tutti i settori<br />
economici, da una politica di potenziamento delle competenze e delle<br />
conoscenze tecnico-culturali, attraverso la valorizzazione del capitale<br />
umano per tutto l’arco della vita lavorativa, di cui fa parte a pieno titolo<br />
anche la formazione continua del dipendente. Quest’ultima non è solo<br />
patrimonio individuale ma è necessaria anche all’impresa agricola<br />
impegnata in una concorrenza in un mercato sempre più ampio, sfi da che<br />
può essere affrontata con sempre maggiori competenze e professionalità”,<br />
aggiunge il presidente di Confederdia, Luciano Bozzato.<br />
“Il nostro settore ormai era rimasto uno degli ultimi a dotarsi di un<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
fondo bilaterale per la formazione continua, certamente il ritardo si può<br />
imputare, in parte alla normativa, la quale anche oggi prevede che il<br />
versamento dello 0,30% della formazione continua si effettui solamente<br />
per gli impiegati e tecnici dell’agricoltura; lasciando di fatto fuori la gran<br />
parte del lavoro agricolo e cioè gli operai. Un fondo per la formazione<br />
continua, si può considerare uno strumento prezioso per accompagnare il<br />
mondo del lavoro in questa evoluzione; la riforma della politica agricola<br />
comune, l’apertura di nuovi mercati e la globalizzazione, le nuove frontiere<br />
del produrre agricolo a scopo non solo alimentare, sono tutte sfi de che non<br />
devono vedere il mondo del lavoro da solo”, precisa il segretario nazionale<br />
della Fai-Cisl, Stefano Faiotto.<br />
“Il mosaico delle strutture di sostegno al mondo agricolo si completa<br />
con la formazione continua accanto al lancio del Fondo di previdenza<br />
complementare. La contrattazione collettiva provinciale, che si avvierà<br />
nel secondo semestre 2007, dovrà essere l’occasione per rendere<br />
diffuse ed operanti in tutto il territorio nazionale le Scuole Agricole. La<br />
frammentazione del sistema delle imprese, difatti, rende necessaria una<br />
vasta iniziativa di informazione dei soggetti interessati e di promozione<br />
di progetti, anche territoriali, che solo strumenti bilaterali ancorati al<br />
territorio possono realizzare. È dalle aziende e dal territorio che devono<br />
scaturire i progetti”. Questo il commento di Stefano Mantegazza,<br />
segretario generale della Uila-Uil.<br />
Il Fondo di Formazione Continua ha l’onere di essere uno strumento snello<br />
ed operativo. “Non un gigante debole, ma invece uno strumento agile in<br />
grado di offrire un vero servizio formativo al territorio; in tal senso può<br />
risultare utile una intelligente sinergia con l’Enpaia, la quale permetta<br />
economie operative e favorisca un servizio totalmente indirizzato alla<br />
proposta formativa”, secondo Giuseppe Politi, presidente della Cia.<br />
“Così facendo saremo in grado di dire che il tempo trascorso non sarà stato<br />
tempo perso, ma utile a costruire un vero fondo, utile ed interessante per<br />
i lavoratori e le imprese della produzione agricola”. <br />
De Castro: bene “registro d’impresa”<br />
FORMAZIONE<br />
Edgar Degas<br />
Paesaggio, 1892<br />
I sindacati<br />
considerano<br />
la formazione<br />
un punto<br />
fondamentale<br />
Si è detto soddisfatto il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro,<br />
in merito alla decisione del collega Cesare Damiano di accogliere la richiesta delle parti<br />
sociali del settore agricolo sulle modalità della comunicazione delle assunzioni dei lavoratori.<br />
La nuova comunicazione sarà unica e inviata solo all’Insp, organismo che gestisce la posizione<br />
assicurativa e contributiva di lavoratori e aziende e provvede a defi nire e pubblicare gli elenchi<br />
anagrafi ci degli addetti del settore. “È un altro passo avanti nella semplifi cazione amministrativa”,<br />
ha detto De Castro, “considerando che la comunicazione sarà effettuata con modalità telematiche,<br />
tramite il registro d’impresa. La decisione del ministro del lavoro, da me appoggiata”, ha concluso<br />
De Castro, “è, tra l’altro, il primo frutto di una rinnovata stagione di concertazione con le parti<br />
sociali”. La richiesta della comunicazione tramite registro d’impresa, infatti, era contenuta nel<br />
parere comune che le organizzazioni professionali e i sindacati dell’agricoltura hanno presentato il<br />
23 gennaio scorso ai due ministri. (Da “Italia oggi” 09/02/07). <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 19
20<br />
FILIERE<br />
di Maria Miligi<br />
Paul Flandrin<br />
Ricordo della Provenza,<br />
1874 circa<br />
In ripresa<br />
la fi liera<br />
ortofrutticola<br />
La crisi<br />
del settore<br />
zootecnico<br />
2007, un anno da mille e una sfi da<br />
Trasformare le difficoltà in crescita<br />
A<br />
ltro anno per il settore agro-alimentare, contrassegnato da<br />
non poche ombre ma anche da molte novità e da una rinnovata<br />
“voglia di fare e fare bene”. È il momento di operare e sviluppare<br />
iniziative propulsive in grado di dare impulso all’agro-alimentare<br />
italiano sui mercati internazionali adottando una strategia di promozione<br />
dei nostri standard di qualità. Infatti, è ormai sempre più chiara la<br />
necessità di cambiare mentalità per competere, di avviare nuovi progetti,<br />
di realizzare nuovi investimenti. La nuova politica agricola europea ce lo<br />
fa capire e il mercato ce lo impone.<br />
Il bilancio 2006 nel complesso ci riporta un settore che riprende slancio.<br />
Le “esportazioni”, dopo anni di completa stasi, vivono un momento magico, in<br />
crescita costante per tutto il 2006. Tuttavia, sul fronte del commercio internazionale,<br />
bisogna fare i conti con la voce “importazione” che non accenna a frenare ed,<br />
anzi, è in continua ascesa. I mercati italiani sono invasi da tanti prodotti stranieri (la<br />
Cina negli ultimi anni ha praticamente quintuplicato l’export nelle nostra piazze) e<br />
il “made in italy”, nonostante le performance, soffre la concorrenza all’interno e nel<br />
mercato europeo e internazionale.<br />
Dopo il leggero passo indietro registrato nel 2005, il 2006 ha mostrato un deciso aumento<br />
dell’interesse del mercato internazionale per i prodotti ortofrutticoli made<br />
in Italy. Ad una forte domanda proveniente dai Paesi terzi è corrisposta una crescente<br />
attenzione anche nell’area UE, dove va poi a confl uire la fetta più sostanziosa.<br />
Il trend positivo è rinsaldato dal colpo di freno delle importazioni di ortaggi, specialmente<br />
del comparto patate, che congiuntamente all’aumento di spedizioni ha determinato<br />
nel settore un’impennata del saldo attivo. Analoga la tendenza nel comparto agrumi, di<br />
cui è stata confermata la crescita delle esportazioni e un rispettivo calo di importazioni.<br />
Spostando la lente sul consumatore italiano, indicazioni di particolare rilievo arrivano<br />
da un’indagine Agroter, in cui risulta che il 60% dei consumatori preferisce rivolgersi<br />
direttamente all’agricoltore per l’acquisto. Le motivazioni sono da ricercare nell’allarme<br />
generato da recenti scandali alimentari e nelle polemiche sui prezzi; situazioni che<br />
restituiscono all’agricoltore una fi gura di “garante alimentare” e sincerano sull’”equo<br />
compenso” il cliente che decide di saltare gli intermediari.<br />
Per il settore il 2007 sarà sicuramente caratterizzato dal negoziato che potrebbe portare<br />
alla riforma dell’Ocm a livello comunitario. Per quanto riguarda il comparto del<br />
fresco, si preannunciano una positiva semplifi cazione burocratica ed una valorizzazione<br />
dello strumento delle organizzazioni dei produttori; in particolare per la frutta<br />
cruciali saranno le decisioni sul futuro delle norme di qualità, in special modo<br />
il mantenimento dell’obbligatorietà dell’indicazione di origine, nonché la gestione<br />
delle crisi di mercato; uno strumento innovativo che potrebbe essere attivato effi cacemente<br />
per la situazione di mercato italiana caratterizzata da ricorrenti fenomeni di<br />
squilibrio domanda – offerta.<br />
In primo luogo, nel settore zootecnico, c’è da recuperare la situazione di forte crisi<br />
del settore delle carni avicole ed uova determinata dall’infl uenza aviaria. I segni di ripresa<br />
di fi ne 2006, sia in termini di produzione, sia di quotazioni, fanno ben sperare.<br />
C’è comunque forte preoccupazione per la redditività degli allevamenti. Tra i problemi<br />
emergenti quelli relativi alla gestione ambientale delle deiezioni degli allevamenti in<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
elazione alle recenti disposizioni normative.<br />
Il settore della carne bovina sta attraversando una fase di transizione.<br />
La tendenza sembra essere indirizzata ad una razionalizzazione dell’offerta<br />
ed in particolare alla diminuzione dei vitelli da ristallo.<br />
Nel settore delle carni suine e in quello del latte invece, si dovrà gestire<br />
l’applicazione delle nuove disposizioni nazionali e regionali in materia<br />
di “direttiva nitrati”, che introducono elementi restrittivi e ulteriori<br />
oneri di gestione per gli allevamenti, soprattutto per quelli localizzati<br />
nelle aree vulnerabili, dove è necessario soddisfare requisiti assai rigorosi.<br />
Rimane ancora irrisolta la questione della corretta applicazione del regime delle<br />
quote latte, anche se il Governo e le Regioni si stanno impegnando nella direzione della<br />
auspicata normalizzazione. Desta qualche preoccupazione il dibattito aperto a livello<br />
europeo sulla possibile soppressione del regime dal 2015.<br />
Il 2006 è stata la prima campagna nella quale non si è applicato il sistema dell’aiuto<br />
alla produzione olearia. Un passaggio epocale, se si considera che si trattava di<br />
un regime in vigore da diversi decenni. Resta urgente il problema dell’etichettatura<br />
dell’origine degli oli di oliva, pur tenendo conto della normativa europea; infatti, la<br />
scarsa regolamentazione del fl usso dell’import (in particolare dai paesi extra-UE del<br />
Mediterraneo, che fanno registrare stime di crescita imponenti) e l’assenza di una<br />
normativa chiara in materia di origine obbligatoria in etichetta - che garantirebbe al<br />
made in Italy una maggiore visibilità sui mercati e guiderebbe i consumatori verso<br />
un consumo più consapevole - sono causa per il settore di una congiuntura al ribasso<br />
preoccupante soprattutto per la mancanza di strumenti anticrisi adeguati da parte<br />
dell’Unione europea.<br />
Lo dimostra il fatto che per l’Italia il biennio 2006-2007 sulla base delle stime di previsione<br />
dovrebbe riservare una produzione non superiore alle 630 mila tonnellate, rispetto<br />
alle quasi 656 mila del biennio precedente.<br />
L’importanza del comparto vitivinicolo per la produzione agro-alimentare italiana<br />
è confermato dalle recenti performances del vino italiano che si dichiara la voce principale<br />
dell’esportazione agro-alimentare nazionale. Purtroppo i nuovi scenari aperti dalla<br />
globalizzazione non hanno cambiato le problematiche del settore: la produzione del<br />
vino nel mondo supera abbondantemente il consumo con signifi cative ripercussioni sui<br />
prezzi, in sensibile fl essione su tutti i mercati.<br />
Il 2007 sarà determinante per il settore vitivinicolo perché entrerà nel vivo, a Bruxelles,<br />
la discussione sulla riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato. La Commissione<br />
europea ha proposto una riforma incisiva con una serie di modifi che che potrebbero<br />
cambiare non poco lo scenario di riferimento e gli strumenti per la gestione del mercato.<br />
In discussione il potenziale vitivinicolo, ma anche gli altri interventi congiunturali<br />
sull’offerta.<br />
Nelle regioni a vocazione cerealicola (Emilia-Romagna, Puglia, Sicilia), causa le diffi<br />
coltà sorte negli ultimi tempi, sono emersi sempre più esempi di integrazione della<br />
fi liera produttiva. I programmi integrati di fi liera vanno ad agire sui principali nodi critici<br />
del settore, quali la logistica, gli stoccaggi, la qualità della materia prima, gli incentivi<br />
sui prezzi a favore dei produttori e garantiscono determinati requisiti che soddisfano<br />
disciplinari di produzione predefi niti. Nei prossimi anni, è necessario diffondere sempre<br />
di più queste iniziative e riconoscere ai produttori agricoli la giusta remunerazione<br />
per la maggiore qualità e più elevati servizi legati al prodotto. <br />
FILIERE<br />
John Constable<br />
Sentiero che collega<br />
East Bergholt a Flatford,<br />
1812<br />
Stabile il mercato<br />
dell’olio di oliva<br />
Il vino italiano<br />
conquista mercati<br />
Difendere la fi liera<br />
cerealicola<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 21
Paolo Bruni<br />
Fedagri,<br />
leader<br />
in Italia<br />
e in Europa<br />
22<br />
FILIERE<br />
a cura della redazione<br />
La cooperazione strumento ideale per<br />
il futuro dell’agricoltura<br />
Lo sviluppo del settore agro-energetico<br />
La cooperazione si candida ad essere lo strumento ideale per<br />
le nuove fi liere che stanno nascendo e si può fare sin da ora<br />
una proiezione di crescita di nuova cooperazione nei prossimi<br />
anni, in particolare nel settore delle agroenergie. Questo,<br />
in sintesi il commento del ministro delle Politiche Agricole Alimentari<br />
e Forestali, Paolo De Castro reso nel corso di un recente<br />
incontro con la cooperazione agroalimentare, capitanata da Fedagri-Confcooperative.<br />
Appaiono positive, dunque, le prospettive per<br />
il futuro anche considerando i dati che Fedagri ha reso noti in occasione<br />
dell’ultima assemblea del dicembre 2006.<br />
“La cooperazione agricola rappresenta oggi un baluardo di continua<br />
crescita dell’agroalimentare italiano - ha detto il presidente<br />
di Fedagri-Confcooperative, Paolo Bruni - se paragonata alla<br />
crescita del Pil (dati Istat 3° trimestre 2006 che è dello 0,3%, rispetto<br />
al 2° trimestre del 2006 e dell’1,7% rispetto allo stesso periodo<br />
del 2005). Lo dimostrano i dati economici della federazione che nell’ultimo<br />
biennio hanno fatto registrare una crescita di fatturato del 10,43%”.<br />
Alla luce di questi dati, Fedagri si conferma leader della cooperazione agricola<br />
italiana e si pone come una tra le maggiori componenti di settore nell’Unione<br />
Europea con 3.700 imprese aderenti tra cooperative e consorzi e un fatturato<br />
complessivo di oltre 24 miliardi di euro. A fronte di una riduzione delle cooperative<br />
aderenti, frutto delle politiche d’integrazione e di concentrazione tra<br />
cooperative la federazione ha mantenuto stabili la base sociale (538.000) e gli<br />
occupati (66.000). “Occorre stimolare ancora di più l’assunto – ha aggiunto<br />
Bruni – meno cooperative e più cooperazione; l’obiettivo deve essere quello di<br />
aggregare un maggior numero di soci, in strutture cooperative di adeguate<br />
dimensioni e virtuose sul mercato salvaguardando, ovviamente, le peculiarità<br />
tipiche delle realtà che operano nelle produzioni di nicchia o nei servizi<br />
al territorio”. Le sfide per i prossimi anni, per l’agricoltura, sono alle porte e<br />
molte di esse si giocheranno sul palco di Bruxelles, dove sta per aprirsi il negoziato<br />
per la riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato (Ocm) del settore<br />
ortofrutticolo e vitivinicolo. “Dobbiamo tenere alta la guardia – ha concluso<br />
il presidente Bruni – per entrambi i settori coinvolti dalle riforme, si<br />
tratta di comparti strategici per l’agroalimentare italiano, nostro compito<br />
sarà quello di affidare al ministro De Castro e alle Istituzioni una lista chiara<br />
e sintetica delle priorità negoziali, così da poter portare a casa risultati<br />
che garantiscano la competitività sui mercati internazionali per il futuro<br />
delle nostre imprese cooperative, in un panorama ormai allargato a 27 Paesi,<br />
in cui la concertazione è sempre più difficile”. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Il futuro del tabacco europeo<br />
La coesione del mondo agricolo e la difesa della Pac<br />
FILIERE<br />
I<br />
l 5 febbraio 2007 a Bovolone, nel cuore della bassa veronese, la fi liera europea del tabacco<br />
ha vissuto una delle giornate più radiose degli ultimi, tormentati, anni.<br />
Si è celebrato un convegno a dire il vero piuttosto anomalo, dove gli attori erano seduti in<br />
platea ad osservare e registrare le reazioni dei politici italiani ed europei e dei presidenti<br />
delle Organizzazioni Professionali agricole alle posizioni espresse in un “Manifesto” congiunto.<br />
Il giorno presecedente, infatti, i rappresentanti dell’Unitab, Fetratab ed Effat - rispettivamente<br />
le Federazione Europee delle associazioni nazionali dei tabacchicoltori e delle industrie<br />
di trasformazione e dei sindacati dei lavoratori del tabacco -, hanno fi rmato un documento<br />
congiunto, ricetta condivisa per la continuità dell’attività del settore (vedi box).<br />
La fi liera del tabacco europeo unita per la continuità<br />
Unitab, Fetratab ed Effat, a nome di:<br />
• 100.000 tabacchicoltori e 400.000 lavoratori delle aziende tabacchicole<br />
europee;<br />
• decine di imprese e 30.000 lavoratori nell’industria di prima<br />
trasformazione;<br />
• svariate migliaia di lavoratori nelle imprese dell’indotto e in<br />
tutte le altre attività coinvolte, a monte ed a valle della fi liera:<br />
Ribadiscono, l’apporto insostituibile della tabacchicoltura per<br />
il mantenimento della vitalità del mondo rurale, in zone spesso<br />
diffi cili, e per l’equilibrio economico di decine di migliaia di<br />
aziende agricole, le quali, malgrado la riforma della PAC, non<br />
dispongono di alcuna alternativa realmente valida, che mantenga<br />
il livello dell’occupazione diretta ed indotta nel settore e a<br />
monte ed a valle.<br />
Dichiarano, come testimoniato dai fatti, il totale fallimento in<br />
termini sociali ed economici del disaccoppiamento totale nel<br />
settore del tabacco; ovunque tale opzione sia stata scelta, come<br />
in Grecia, Puglia (IT), Belgio o Austria:<br />
• la coltivazione del tabacco è stata quasi completamente abbandonata;<br />
• non si è individuata nessuna alternativa signifi cativa;<br />
• decine di migliaia di posti di lavoro sono stati irrimediabilmente<br />
persi;<br />
• non è stato registrato nessun effetto sul livello dei prezzi commerciali<br />
(né sui redditi degli agricoltori, delle imprese di trasformazione<br />
o dei lavoratori), confermando l’impatto del tutto<br />
insignifi cante di qualsiasi cambiamento nella produzione Europea,<br />
che rappresenta meno del 4% di uno dei mercati mondiali<br />
maggiormente globalizzati;<br />
• e, naturalmente, non c’è stato nessun effetto sul consumo di<br />
sigarette.<br />
Rifi utano, quindi, di sostenere una politica sociale nel quadro<br />
del secondo pilastro, che riesce a stento ad ovviare alla massiccia<br />
distruzione di posti di lavoro esistenti e che priva le aziende<br />
agricole di metà del loro reddito.<br />
di Carlo Sacchetto*<br />
Unitab, Fetratab ed Effat<br />
Chiedono che la coltivazione del tabacco sia trattata nello stesso<br />
modo di tutti gli altri settori agricoli e che le regole del cosiddetto<br />
periodo “transitorio” dell’Ocm siano prorogate fi no alla<br />
scadenza del 2013<br />
Chiedono che, nei nuovi Stati Membri, per prevenire l’abbandono<br />
della produzione e la perdita di posti di lavoro e di redditi,<br />
l’attuale sistema di sostegno sia ugualmente esteso fi no al 2013<br />
senza cambiamenti, opponendosi in via di principio all’introduzione<br />
di un sostegno disaccoppiato.<br />
S’impegnano – condividendo le linee guida della Carta Europa<br />
del Tabacco di Unitab e seguendo nella loro attività i più rigidi<br />
requisiti legali e pratiche di responsabilità sociale –, a produrre<br />
in modo sostenibile ed etico tabacco di qualità, che risponda ai<br />
più esigenti criteri economici, sociali, sanitari ed ambientali, in<br />
vigore in Europa, migliorando continuamente l’elevato livello<br />
di qualità ed integrità del prodotto che gli agricoltori e trasformatori<br />
europei hanno raggiunto con successo negli ultimi anni,<br />
attraverso i loro sforzi comuni.<br />
Richiamano alla responsabilità l’industria manifatturiera europea,<br />
perché riconosca mediante le sue politiche di approvvigionamento,<br />
incrementandole ed accordando un prezzo commerciale<br />
remunerativo, alla tabacchicoltura ed all’industria di<br />
trasformazione europea gli sforzi fatti per distinguersi dai Paesi<br />
terzi e rispondere pienamente alle legittime attese del consumatore<br />
europeo.<br />
Contano sul sostegno dei poteri pubblici regionali e nazionali<br />
e dell’insieme delle Istituzioni europee per offrire un quadro<br />
politico ed economico che permetta di garantire alla coltura un<br />
futuro a lungo termine all’interno di una equa Organizzazione<br />
di Mercato e della Politica Agricola Comune.<br />
S’impegnano, contemporaneamente, a ricercare attivamente,<br />
per il dopo 2013, modalità di sostegno alternative condivise,<br />
per esempio basate sul consumo dei prodotti fi niti.<br />
* Segretario Apti - Associazione Professionale Trasformatori Tabacchi Italiani<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 23
Impegno<br />
unanime<br />
in difesa<br />
della produzione<br />
del tabacco<br />
24<br />
FILIERE<br />
John Constable<br />
East Bergholt Common<br />
dalla casa di Constable, 1800<br />
Il Manifesto per il tabacco europeo<br />
Il documento rappresenta la posizione di oltre 500.000 addetti europei del settore<br />
e delle loro famiglie, e testimonia il fallimento del disaccoppiamento totale<br />
degli aiuti nel settore del tabacco. Dovunque si sia optato per questa scelta, dalla<br />
Grecia al Belgio, dall’Austria alla Puglia, la produzione e stata totalmente, o<br />
quasi, abbandonata e non si è manifestato nessuno degli eventi positivi previsti dalla<br />
Commissione europea, dalle immaginarie alternative produttive all’aumento dei prezzi<br />
e redditi, per non parlare dell’impatto, nullo, sul fumo. La richiesta della fi liera è<br />
semplice e netta: prolungare le regole attuali fi no al 2013, senza ulteriori complicazioni<br />
amministrative e senza spendere un Euro di più.<br />
Dati alla mano la fi liera ha dimostrato che il tabacco è, ancora oggi, e in zone spesso<br />
in ritardo di sviluppo, un ottimo esempio di motore dello sviluppo del territorio rurale<br />
cui guardare con la massima attenzione piuttosto che da smantellare.<br />
Gli oltre 500 operatori presenti al convegno, tra cui circa 60 provenienti da Grecia,<br />
Ungheria, Spagna, Francia, Germania, Polonia e altre Regioni tabacchicole europee,<br />
dopo la lettura del Manifesto hanno quindi assistito alla tavola rotonda composta dal<br />
ministro Paolo De Castro e da europarlamentari italiani, polacchi e spagnoli (tra cui<br />
ben due vicepresidenti della Commissione agricoltura); assessori regionali e direttori<br />
degli assessorati dell’Umbria, Veneto, Estremadura (Spagna) e Szabolcs (Ungheria),<br />
il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni e di Cia Giuseppe Politi, il<br />
vicepresidente di Coldiretti Gennaro Masiello. Poi i sindaci di comuni come Città<br />
di Castello (PG) e Francolise (CE), dove la stragrande maggioranza della cittadinanza<br />
attiva svolge attività direttamente o indirettamente legate al tabacco.<br />
Tutti i relatori, nei loro interventi, pur ponendo l’accento su differenti aspetti messi in<br />
luce dal documento, hanno aderito pienamente e senza riserve al Manifesto, ribadendo<br />
il proprio impegno, ciascuno per il proprio ruolo, a garantire al settore la continuità.<br />
Non è certo la prima volta che il tabacco deve difendersi da tentativi di eliminazione;<br />
l’ultimo fu sventato nel 2004, anche grazie al contributo dell’attuale presidente dell’Enpaia,<br />
Augusto Bocchini, presente anche lui al convegno di Bovolone.<br />
Il settore ha sempre riaffermato il diritto al proprio futuro grazie ad uno straordinario<br />
radicamento sul territorio. Oggi affronta una nuova battaglia verso il 2013, dimostrando<br />
anche una coesione sia lungo la fi liera sia tra i diversi Stati membri, che non ha<br />
precedenti negli altri comparti, ai quali si offre come esempio.<br />
Questo richiamo all’unione, sottolineato da tutti, andrebbe davvero esteso all’intero<br />
mondo agricolo ed agroalimentare che vive e produce occupazione, redditi, alimenti<br />
e prodotti agricoli della più alta qualità e<br />
rigorosi standard, anche grazie alla Pac, i<br />
cui veri benefi ciari sono i 450 milioni di<br />
cittadini europei, che per oltre il 50% vivono<br />
in campagna.<br />
La Pac, che alla fi ne degli anni ‘50 fu la<br />
principale tra le ragioni fondanti dell’attuale<br />
Unione europea, rappresenta<br />
ancora oggi un patrimonio comune inestimabile<br />
da tutelare e difendere con<br />
determinazione da attacchi, spesso spregiudicati<br />
e carichi di demagogia. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Olio d’oliva: l’Europa corre, l’Italia cammina<br />
Cresce del 10% la produzione europea; in Italia scende di 4 punti<br />
I dati<br />
presentati dal recente Consiglio Oleicolo Internazionale (Coi) confermano<br />
l’atteso aumento della produzione olivicola che, dopo due anni<br />
di stallo, riprende a crescere ad una<br />
media dell’8,5% su base mondiale. Il<br />
rialzo porta la stima di produzione complessiva<br />
a quota 2 milioni e 800 mila tonnellate:<br />
un risultato ancora lontano dal boom di<br />
oltre 3 milioni raggiunto nel biennio 2003-<br />
2004 ma superiore, seppure non di molto,<br />
alla media delle ultime sei campagne. L’Europa<br />
si conferma leader nel settore, con una<br />
produzione che supera i 2 milioni e 100 mila<br />
tonnellate (3/4 del totale) e una crescita media superiore al 10%. La Spagna,<br />
che fa registrare un incremento del 33% e una produzione complessiva che<br />
sfi ora il milione e 100 mila tonnellate, ribadisce il suo primato mondiale, lasciandosi<br />
alle spalle i magri risultati degli anni precedenti (appena 825 mila<br />
tonnellate nel 2005, minimo storico dell’ultimo decennio) e confermando il<br />
primato anche nella classifi ca dei paesi esportatori, con una media di oltre<br />
580 mila tonnellate negli ultimi quattro anni. Bene anche il Portogallo, che fa<br />
registrare una crescita superiore al 20% e un volume di produzione di 35mila<br />
tonnellate, e la Francia, che mette a segno un +6,8% su una produzione che<br />
però non arriva alle 5 mila tonnellate. Male invece l’Italia e, soprattutto, la<br />
Grecia, che fanno registrare un calo, rispettivamente, del 4 e del 13%. Per<br />
l’Italia, in particolare, il biennio 2006-2007 dovrebbe riservare una produzione<br />
non superiore alle 630mila tonnellate, rispetto alle quasi 656mila del<br />
biennio precedente. E certo non aiuta il livello delle quotazioni all’origine<br />
che, all’annuncio delle prime stime produttive, ha fatto registrare un calo<br />
dei listini di oltre il 22% rispetto allo scorso anno, portando l’extravergine<br />
a quota 3,05 euro al chilo, rispetto ai quasi 4 euro dello scorso anno. “Una<br />
congiuntura al ribasso che si stava già ma-<br />
nifestando da un po’ di tempo ma che segna<br />
ora un trend che i nostri produttori giudicano<br />
preoccupante. Soprattutto – ha affermato<br />
per esempio il direttore dell’Unapo<br />
Paolo Cipriani – per la mancanza di strumenti<br />
anticrisi adeguati da parte dell’Unione<br />
europea, che prevede un prezzo di intervento<br />
per lo stoccaggio pubblico a quota 1,7<br />
euro, un livello talmente basso da rendere<br />
la misura di fatto inapplicabile”. Sotto ac-<br />
FILIERE<br />
di Giuseppe De Marco<br />
PRODUZIONE MONDIALE UE-25<br />
2005-2006 2006-2007 Var. %<br />
Spagna 824,6 1.095,6 +32,9<br />
Grecia 424,0 370,0 -12,7<br />
Italia 655,7 630,0 -3,9<br />
Portogallo 29,0 35,0 +20,7<br />
Altri 12,7 13,4 +5,5<br />
Totale<br />
Fonte: Coi<br />
1.946,0 2.144,0 +10,2<br />
L’Italia perde<br />
posizioni nella<br />
graduatoria<br />
europea<br />
PRODUZIONE MONDIALE EXTRA UE<br />
2005-2006 2006-2007 Var. %<br />
Algeria 36,0 40,0 +11,1<br />
Marocco 75,6 80,0 +6,7<br />
Tunisia 220,4 130,0 -40,9<br />
Siria 100,0 154,0 +54,0<br />
Turchia 115,7 140,0 +21,7<br />
Altri 107,0 132,0 +23,4<br />
Mondo 2.599,0 2.820,0 +8,5<br />
Fonte: Coi<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 25
John Constable<br />
“The Quarters dietro<br />
Alresford Hall, 1816<br />
26<br />
FILIERE<br />
cusa anche la scarsa regolamentazione del<br />
fl usso dell’import, in particolare dai paesi<br />
extra-Ue del Mediterraneo, che fanno registrare<br />
stime di crescita imponenti. Si va<br />
da un +6,7% del Marocco a un +54% della<br />
Siria, che porta il suo livello di produzione<br />
a quota 154mila tonnellate. Male invece la<br />
Tunisia, che dopo le impennate degli scorsi<br />
anni fa registrare una contrazione del<br />
40%, scendendo a quota 130mila tonnellate.<br />
La concorrenza con i paesi extra-Ue del<br />
Mediterraneo si risolve purtroppo in una<br />
gara sul prezzo che il nostro Paese non è in grado di vincere. È per questo che<br />
i produttori italiani puntano il dito contro l’assenza di una normativa chiara<br />
in materia di origine obbligatoria in etichetta, che garantirebbe al made in<br />
Italy una maggiore visibilità sui mercati e guiderebbe i consumatori verso un<br />
consumo più consapevole. <br />
Produzione olearia: qualità ed impatto ambientale<br />
Le linee per la produzione olearia di Giancarlo Riviezzi<br />
Qualità e impatto ambientale le priorità individuate dalle organizzazioni di produttori e operatori<br />
olivicoli. I Piani operativi presentati ad Agea, che saranno fi nanziati in base al regolamento<br />
2080/2005 con 107,2 milioni di euro provenienti dall’Unione Europea oltre che da quote nazionali<br />
e degli stessi operatori per un totale di 134,6 milioni, sottolineano l’ulteriore impronta qualitativa<br />
che si intende fornire al settore. Oltre 48 milioni, dunque, andranno alle misure dirette al miglioramento<br />
della qualità dell’olio; altresì rilevante (38,5 milioni) lo stanziamento per la riduzione dell’impatto<br />
ambientale, mentre seguono a ruota la tracciabilità e il monitoraggio (rispettivamente 20<br />
e 17 milioni netti).<br />
Insomma, una fi liera, quella dell’olio d’oliva, sempre più orientata all’implementazione di modelli<br />
che elevino gli standard del prodotto, come conferma un ulteriore stanziamento Cipe per la realizzazione<br />
di oliveti super intensivi nelle regioni ex obiettivo 1 (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria,<br />
Sicilia e Sardegna). Il budget di 7 milioni andrà a fi nanziare attività di ricerca avviate dal progetto<br />
Riom 2005-07, che mira non solo al testing di modelli innovativi di coltivazione, con inserimento di<br />
nuove piantagioni anche di provenienza straniera, ma anche allo studio delle varietà meno suscettibili<br />
ad infezioni per fornire un preciso orientamento al produttore e garantirgli così una maggiore<br />
stabilità sul mercato.<br />
Nel frattempo si studiano nuove tecnologie per la produzione dell’olio d’oliva.<br />
Il Cra di Rende si concentra sul controllo del trattamento con il rotenone mediante una spettrometria<br />
di massa tandem, consigliando di ampliare di 20 giorni l’intervallo tra il trattamento e la<br />
raccolta per ridurre i residui delle drupe. L’Isol, l’Istituto di genetica vegetale del Cur di Perugia e il<br />
Dipartimento di Chimica organica e industriale dell’Università di Parma hanno messo a punto una<br />
metodologia per l’estrazione del Dna dell’olio d’oliva per rilevare eventuali contaminazioni dovute,<br />
ad esempio, all’aggiunta di oli di soia Ogm. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Il gusto della tradizione<br />
Prodotto, territorio e cultura: le linee guida di Acliterra<br />
FILIERE<br />
I<br />
turisti di oggi non si accontentano più dei viaggi di una volta: qualche foto al panorama o ai<br />
monumenti e poi di nuovo a casa, con souvenir nella valigia. Hanno voglia e bisogno di immergersi<br />
nella cultura del luogo, parlare con la gente del posto, conoscere le tradizioni locali, assaporare<br />
i piatti della tradizione. È per venire incontro a queste nuove esigenze, e per valorizzare<br />
maggiormente i propri territori, che tanti comuni hanno riscoperto e rilanciato, spesso con azioni di<br />
vero marketing aziendale, il “prodotto tipico”: quella bevanda o quell’alimento preparato solo in una<br />
determinata zona, in occasioni speciali, secondo ricette antiche e, spesso, gelosamente conservate.<br />
Ne è nata una vera e propria moda, ma anche una nuova occasione di sviluppo.<br />
In questo fi lone di ricerca del gusto, ma anche di promozione culturale e territoriale, s’inserisce la<br />
proposta lanciata da Acliterra, durante il Congresso nazionale: costituire dei “circoli di prodotto”,<br />
luoghi che valorizzano i rapporti sociali, i prodotti tipici, promuovano piccole aziende e incentivano<br />
il turismo.<br />
A Chieti è stato inaugurato il primo nodo della rete di circoli di prodotto di Acliterra, il suo nome è<br />
“Lo Carratore”, parola locale che indica la chitarra, strumento a forma di telaio con corde di ferro per<br />
preparare la pasta in casa detta appunto “alla chitarra”, la specialità tipica della zona, da proteggere<br />
e preservare. Come prima attività il circolo ha organizzato un corso di cucina, rivolto agli amanti<br />
della buona tavola, condotto da otto chef che hanno presentato e insegnato i piatti del loro repertorio,<br />
ciascuno parlando del suo mondo e mettendo la propria esperienza a disposizione. Mimmo<br />
D’Alessio presidente regionale Acliterra dell’Abruzzo e socio dell’Accademia Italiana della Cucina,<br />
istituzione fondata negli anni 50 con lo scopo di preservare il patrimonio enogastronomico della<br />
Penisola, ha insegnato ai partecipanti che non è necessario comprare l’aragosta o il fi letto per fare<br />
bella fi gura quando si hanno ospiti, ma si può anche cucinare con prodotti che costano poco, ma che<br />
con un po’ di fantasia e pazienza si possono trasformare in piatti gustosi. Al bando anche la società<br />
della fretta, che prepara specialità in cinque minuti, come fanno vedere molte trasmissioni televisive<br />
e cortometraggi pubblicitari. <br />
*Presidente Nazionale AcliTerra<br />
Al jet-set mondiale in arrivo bottiglie pregiate<br />
da una città serba, Krussevac. Dalla fabbrica<br />
“Rubin” (fondata 1955) di grande tradizione<br />
per la produzione di diversi tipi dei vini, le<br />
bibite analcoliche e vinjak di gran qualità, arriva sul<br />
mercato un nuovo cognac, il vecchio “vinjak” (prodotto<br />
dalla distillazione di vino). Questo cognac ha compiuto<br />
40 anni di stagionatura in 11.500 botti di rovere da 500<br />
litri di vinjak, chiamato come “premium di archivio”.<br />
Questo drink prezioso è stato già apprezzato anche sul<br />
tavolo della regina Elisabetta che ne ha acquistato una<br />
botte da 3,7 galloni per arricchire la propria cantina<br />
reale.<br />
Nel 2006, l’azienda Rubin è stata privatizzata e il nuovo<br />
vertice ha deciso di portare sul mercato un cognac<br />
di altissima qualità con una nuova bottiglia realizzata<br />
di Concetto Iannello *<br />
In arrivo il Vinjak vecchio di 40 anni di Milica Ostojic*<br />
e studiata in Italia.<br />
L’aroma speciale di questa bibita è rafforzato dall’invecchiamento<br />
nelle botti di rovere, legno speciale per<br />
la produzione dei barili pregiati. Questo speciale albero<br />
di rovere cresce sulle montagne in Serbia orientale<br />
(Homoljske) vicino alla frontiera con la Romania.<br />
Dopo la lavorazione, il legno si asciuga con metodo<br />
naturale per sette lunghi anni, poi artigiani specializzati<br />
che si tramandano il mestiere da tre generazioni,<br />
costruiscono le botti speciali.<br />
Quindi, riempite di questo cognac, il prodotto si lascia<br />
dormire per anni prima di fi nire nelle mense reali o<br />
di noti personaggi come Bill Gates o David Becham.<br />
Prezzo elevato (400 €), qualità certa, stagionatura eccezionale.<br />
<br />
*Corrispondente TV serba<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 27
Henri Harpignies,<br />
Capri, 1853<br />
De Castro: no ai<br />
tagli al settore<br />
ortofrutticolo<br />
28<br />
EUROPA<br />
di Fabrizio De Pascale<br />
La Commissione europea presenta la proposta<br />
di riforma dell’Ocm ortofrutta<br />
La Commissione europea ha varato il 24 gennaio la proposta di riforma dell’organizzazione<br />
comune di mercato dell’ortofrutta nell’Ue; proposta illustrata<br />
dalla commissaria europea all’agricoltura, Mariann Fischer Boel<br />
nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Bruxelles trasmessa in video<br />
conferenza presso la sede della commissione in Italia, a Roma. La riforma del settore<br />
ortofrutta interessa in primo luogo l’Italia che riceve annualmente un fl usso di fi nanziamenti<br />
di quasi un miliardo di euro (600 milioni per il fresco e 360 milioni per il<br />
trasformato).<br />
Fischer Boel, riconoscendo la specifi cità di un settore che<br />
ha anche un legame diretto con la salute e quindi con la<br />
qualità di vita dei cittadini europei, ritiene necessario incoraggiare<br />
i consumi. “In Europa - ha detto - si mangia<br />
poca frutta e verdura, in media 200-250 grammi a testa<br />
e solo greci e italiani arrivano a consumarne più di 400<br />
grammi, il quantitativo consigliato dall’Oms”. Per questo<br />
la commissaria propone di fi nanziare alcune misure<br />
mirate a promuoverne il consumo: ad esempio 48 milioni<br />
di euro il ritiro di prodotti ortofrutticoli da distribuire gratuitamente<br />
a scuole, campi di vacanza e altre istituzioni;<br />
36 milioni di euro per programmi specifi ci per i bambini.<br />
Obiettivi della riforma sono, ha spiegato Fisher Boel, rendere più competitivo il settore<br />
e ridurre i problemi di reddito causati da crisi consecutive, tenendo conto dei problematiche<br />
ambientali e senza dimenticare le sfi de del Wto e i limiti di bilancio. Pietra<br />
angolare della riforma è il ruolo delle organizzazioni dei produttori e la necessità di<br />
rendere l’affi liazione alle organizzazioni più allettante. La commissione europea propone<br />
di innalzare dal 50 al 60% il contributo per le produzioni biologiche e in quelle<br />
aree dove l’affi liazione, e quindi la concertazione dell’offerta, è molto bassa.<br />
Ma il cambiamento più radicale è la proposta di estendere all’ortofrutta il meccanismo<br />
del disaccoppiamento degli aiuti Ue, spostandoli quindi dalla produzione effettiva al<br />
meccanismo del pagamento unico per azienda, lasciando però gli stati membri liberi<br />
di decidere se, come, a chi e in quale misura distribuire i diritti agli aiuti Ue.<br />
La proposta della Fischer Boel è stata poi presentata il 29 gennaio al consiglio europeo<br />
dei ministri agricoli che ha avviato un primo scambio di idee sulla materia. Nel corso del<br />
dibattito alcune delegazioni hanno sottolineato la necessità di rispettare la neutralità<br />
e la disciplina di bilancio. tuttavia, molte delegazioni hanno insistito sulla necessità di<br />
mantenere gli strumenti per la gestione delle crisi a cui il settore è soggetto. Ma il punto<br />
principale e controverso della proposta di riforma resta l’incorporamento del settore<br />
ortofrutticolo nel regime di pagamento unico. “Non accetteremo tagli di risorse per il<br />
settore ortofrutticolo, vogliamo i fi nanziamenti che ci sono stati assicurati negli ultimi<br />
anni” ha dichiarato il ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro che ha, inoltre,<br />
sottolineato la necessità di prestare particolare attenzione alla gestione delle crisi<br />
nel settore ortofrutticolo e al tema del disaccoppiamento. “Vogliamo essere certi - ha<br />
aggiunto De Castro - che il disaccoppiamento per il pomodoro ma anche per gli agrumi<br />
e le altre colture sia morbido e non crei diffi coltà nella fase applicativa”. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Circolare n. 1 del 29 gennaio 2007<br />
Oggetto: Obblighi contributivi e previdenziali delle Aziende<br />
INSERTO<br />
Nel fornire, come di consueto, l’informativa di inizio d’anno si ritiene opportuno, innanzitutto, ribadire<br />
quanto espresso con la circolare n. 2 del 6 dicembre 2006, precisando che la riforma della normativa<br />
sul Trattamento di Fine Rapporto (D.Lgs. 252/2005), così come modifi cata dalla Legge Finanziaria<br />
2007 (L. 296/2006), nulla cambia in merito alla contribuzione che le aziende debbono versare alla<br />
<strong>Fondazione</strong> Enpaia.<br />
Pertanto la legge speciale (L. 1655/1962) continuerà a disciplinare il Trattamento di Fine Rapporto<br />
degli Impiegati e Dirigenti in agricoltura, come anche confermato dal D.Lgs. 173/1998 che all’art. 4<br />
detta:<br />
“La condizione della destinazione alle forme pensionistiche complementari di quote del Trattamento<br />
di Fine Rapporto, prevista dall’art. 13, comma 2, secondo periodo del decreto legislativo 21 aprile<br />
1993 n. 124, si intende soddisfatta nei casi di versamento del contributo obbligatorio o volontario al<br />
Fondo di accantonamento del Trattamento di Fine Rapporto di cui alla Legge 29 novembre 1962 n.<br />
1655, con adeguamento, ove occorrente, dei regolamenti dell’Ente Nazionale di Previdenza per gli<br />
addetti e per gli Impiegati in Agricoltura”.<br />
Quindi per le aziende agricole rimangono invariati gli obblighi contributivi derivanti dalla predetta<br />
legge speciale e inerenti il Trattamento di Fine Rapporto, il Fondo di Previdenza, l’Assicurazione<br />
contro gli Infortuni professionali ed extraprofessionali e le malattie professionali.<br />
Di seguito si riportano le informazioni di maggiore interesse in materia di accertamento e riscossione<br />
dei contributi e di prestazioni.<br />
DENUNCIA MENSILE TELEMATICA<br />
L’autodenuncia mensile dei contributi dovuti alla <strong>Fondazione</strong> Enpaia ai sensi della legge 29 novembre<br />
1962, n. 1655, deve essere trasmessa solo telematicamente entro e non oltre il 25 del mese<br />
successivo a quello di competenza. Entro lo stesso termine deve essere effettuato il versamento dei<br />
relativi contributi (esempio: M.Av. o bollettino di c/c postale competenza gennaio 2007 versamento<br />
da effettuare entro il 25 febbraio 2007 che cadendo di domenica slitta al 26).<br />
NOTIFICHE D’UFFICIO<br />
Per le aziende che non hanno inviato le denunce mensili, saranno emesse le notifi che d’uffi cio con<br />
l’applicazione delle sanzioni previste per omessa denuncia di retribuzione. La notifi ca sarà effettuata<br />
sulla base dell’ultimo aggiornamento del rapporto di lavoro e, comunque, con riferimento ai<br />
minimi contrattuali vigenti.<br />
In caso di contestazione della notifi ca d’uffi cio, dovranno essere inoltrati copia della denuncia mensile<br />
e il relativo pagamento effettuati nei termini.<br />
NOTE DI RETTIFICA<br />
Laddove, nelle denunce prese in carico dalla <strong>Fondazione</strong>, siano riscontrati errori o mancanze nell’inserimento<br />
dei dati, perverranno alle Aziende interessate le note di rettifi ca con eventuali sanzioni.<br />
MODALITÀ DI PAGAMENTO<br />
M.Av. bancario: a partire dalla denuncia relativa al mese di gennaio 2007, sarà possibile effettuare<br />
il pagamento dei contributi dovuti tramite il bollettino M.Av., stampabile direttamente dal proprio pc.<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007<br />
I
II<br />
INSERTO<br />
Dopo aver effettuato la conferma dati dell’autodenuncia contributiva, si attiva un tasto che consente<br />
l’elaborazione e la stampa del M.Av., pagabile presso qualsiasi sportello della rete interbancaria.<br />
L’utilizzo di questo mezzo di pagamento è auspicabile in quanto, oltre a permettere una riconciliazione<br />
immediata dell’incasso ricevuto, è assolutamente privo di costi per l’utente. Il bollettino verrà<br />
anche inviato all’indirizzo di posta elettronica indicato nei dati anagrafi ci aziendali e, in caso di necessità,<br />
sarà ristampabile dalla procedura in qualsiasi momento.<br />
È inoltre possibile il pagamento del M.Av. a mezzo internet Banking digitando il numero del bollettino<br />
come indicato nella procedura informatica della propria banca.<br />
Bonifi co bancario: i bonifi ci bancari dovranno essere appoggiati esclusivamente su Banca Popolare<br />
di Sondrio – Sede di Roma c/c 000036000X17 ABI 05696 CAB 03211 CIN Y. Al fi ne di evitare<br />
disguidi e ritardi nell’acquisizione dei versamenti è necessario invitare la banca mittente ad indicare,<br />
nella causale della distinta di bonifi co, sempre e come prima informazione, il numero di posizione<br />
aziendale, seguito dall’esatta denominazione sociale e dal periodo di riferimento del versamento.<br />
Bollettini di c/c postale: in allegato alla presente si trasmettono 14 bollettini di c/c postale, di cui<br />
12 riportano il mese di competenza da utilizzare esclusivamente per l’effettuazione dei versamenti<br />
delle autodenunce e 2 utilizzabili in caso di errore.<br />
REGOLARITÀ CONTRIBUTIVA<br />
L’ attestazione di regolarità contributiva, che fi nora è stata necessaria nei casi di aggiudicazione di<br />
appalti, è ora indispensabile anche per poter accedere a fi nanziamenti comunitari.<br />
In particolare, per le imprese agricole è previsto dall’articolo 1-bis comma 2 della legge 12 luglio<br />
2006 n°228, ai fi ni dell’accesso a fi nanziamenti comunitari, l’obbligo della certifi cazione di regolarità<br />
contributiva relativamente alle prestazioni lavorative a decorrere dal 1° gennaio 2006.<br />
SOSPENSIONI CONTRIBUTIVE PER CALAMITÀ NATURALI<br />
Come disposto con delibera consiliare n. 3 dell’11 marzo 2004, in caso di provvedimenti di necessità<br />
emanati a seguito di calamità naturali o emergenze sanitarie, questa <strong>Fondazione</strong> può accordare sospensioni<br />
del pagamento dei contributi solo per la parte afferente l’assicurazione contro gli infortuni<br />
(aliquota 1% per gli impiegati; 2% per i dirigenti).<br />
Si rammenta nello stesso tempo che, in considerazione del carattere integrativo delle proprie forme<br />
previdenziali, essa non può concedere alcuna riduzione di contributi a fronte di provvedimenti legislativi<br />
(art. 8 c. 9 L. 407/90, art. 11 c. 27 L. 537/93, ecc.) che prevedono sgravi contributivi.<br />
ALIQUOTE CONTRIBUTIVE<br />
Le aliquote contributive tuttora in vigore sono le seguenti:<br />
Fondo per il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr): la legge speciale 1655/1962 continuerà a disciplinare<br />
il trattamento di fi ne rapporto degli impiegati e dei dirigenti in agricoltura, la cui aliquota<br />
contributiva è pari al 6% della retribuzione lorda mensile dell’impiegato o del dirigente agricolo ed è<br />
a totale carico del datore di lavoro.<br />
Come è noto, l’Enpaia liquida agli iscritti il Tfr calcolando il 6,91% della retribuzione più la<br />
rivalutazione annua;<br />
Fondo di Previdenza: aliquota contributiva pari al 4% della retribuzione lorda mensile (di cui l’1,50%<br />
a carico del dipendente).<br />
Dell’intero contributo per il Fondo, l’aliquota 1% è destinata alla corresponsione di prestazioni economiche<br />
per la copertura del rischio di morte e di invalidità permanente totale ed assoluta; l’aliquota<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
3% è destinata alla formazione dei conti individuali dei singoli assicurati.<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007<br />
INSERTO<br />
Assicurazione Infortuni professionali ed extra-professionali: aliquota contributiva pari all’1%<br />
della retribuzione lorda mensile (2% per i dirigenti) ed è ripartita per metà a carico del datore di<br />
lavoro e per metà a carico del lavoratore.<br />
Le suindicate aliquote riguardano anche il lavoro fl essibile. Si precisa che per i lavoratori utilizzati<br />
come impiegati o dirigenti agricoli mediante contratto di somministrazione (D.Lgs. 276/03<br />
– Legge Biagi), fermo restando che il rapporto intercorre sempre fra agenzia e lavoratore, è obbligatoria<br />
l’iscrizione presso l’Inps e l’Enpaia; quest’ultima sostituisce l’Inail ai sensi dell’articolo 6, 25°<br />
comma, della legge 29 febbraio 1988 n. 48.<br />
Sul totale dei contributi relativi alle suddette forme previdenziali è dovuta dal datore di lavoro l’addizionale<br />
del 4%, prevista dal penultimo comma dell’articolo 2 della legge 1655/62 per le spese di<br />
accertamento e di riscossione.<br />
INFORTUNI<br />
Denuncia dell’infortunio: in caso di un evento infortunistico, professionale o extraprofessionale, la<br />
comunicazione deve arrivare alla <strong>Fondazione</strong> entro venti giorni, compreso il giorno dell’infortunio.<br />
Superato tale termine, l’indennizzo dell’indennità giornaliera per inabilità temporanea assoluta al<br />
lavoro e dell’indennità di ricovero partirà dal giorno della denuncia dell’evento stesso.<br />
In caso di infortunio professionale o in itinere, il datore di lavoro ha l’obbligo di denunciare l’evento<br />
stesso, entro quarantotto ore, all’autorità di pubblica sicurezza.<br />
Richiesta di riconoscimento di malattia professionale: Il datore di lavoro deve attestare le mansioni<br />
di fatto svolte dall’assicurato nei cinque anni precedenti la richiesta di riconoscimento e fornire,<br />
a richiesta della <strong>Fondazione</strong>, il documento di valutazione dei rischi nonché copia degli esiti delle<br />
valutazioni mediche ai sensi del D.Lgs. n. 626/94 e successivi aggiornamenti.<br />
Denuncia di decesso per infortunio: la denuncia deve essere prodotta entro ventiquattro ore dall’infortunio<br />
dal datore di lavoro o dagli eredi dell’assicurato. Se la morte, conseguenza dell’infortunio,<br />
si verifi ca in un momento successivo, il termine di denuncia rimane il medesimo.<br />
Documentazione medica: la denuncia di infortunio deve essere corredata da un certifi cato medico,<br />
possibilmente di pronto soccorso, che contenga la diagnosi e la prognosi. Qualora in sede di visita<br />
di pronto soccorso siano stati effettuati accertamenti diagnostici (radiografi e, ecografi e, risonanze),<br />
gli esiti degli stessi devono essere prodotti alla <strong>Fondazione</strong>.<br />
Si rammenta che la documentazione medica deve essere trasmessa in originale o in copia conforme<br />
all’originale.<br />
Un’eventuale certifi cazione della prosecuzione dell’infortunio deve attestare chiaramente la totale<br />
inabilità al lavoro dell’assicurato, in quanto l’art. 8 del vigente regolamento delle prestazioni prevede<br />
l’erogazione dell’indennità giornaliera esclusivamente per l’assenza dal servizio determinata da<br />
inabilità assoluta.<br />
Esito dell’infortunio: in assenza di un certifi cato medico di esito dell’infortunio, espressamente<br />
previsto dall’art. 18 del Regolamento delle prestazioni, prodotto entro il trentesimo giorno dal conseguimento<br />
della guarigione clinica o dal termine del periodo di cura, l’infortunio verrà considerato<br />
III
IV<br />
INSERTO<br />
chiuso allo scadere dell’ultima prognosi rilasciata.<br />
Si rammenta che l’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali è effi cace in<br />
presenza di un rapporto di lavoro denunciato dal datore di lavoro alla <strong>Fondazione</strong> e termina,<br />
per quanto riguarda l’indennità giornaliera per inabilità temporanea assoluta e l’indennità di<br />
ricovero, con la cessazione dell’attività lavorativa.<br />
ESTRATTO CONTO INDIVIDUALE<br />
Entro il 30 giugno di ogni anno ciascun iscritto all’Enpaia riceverà l’estratto conto del Tfr, che verrà<br />
trasmesso in copia anche all’Azienda, e l’estratto conto del Fondo di Previdenza.<br />
MODULISTICA DA INVIARE<br />
Tutta la modulistica Enpaia è disponibile sul sito www.enpaia.it Se ne riepilogano i codici e le funzioni:<br />
Modello AP/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta per la richiesta di apertura di una<br />
nuova posizione aziendale. In allegato al modello, sottoscritto dal titolare dell’azienda, va inviata copia<br />
del certifi cato di iscrizione alla Camera di Commercio, copia dello statuto o atto costitutivo, copia<br />
del documento di identità del legale rappresentante dell’azienda. Si precisa che il codice statistico<br />
contributivo (c.s.c.), attribuito dall’Inps alle aziende in base all’attività svolta, e risultante nel DM/80,<br />
deve essere specifi cato nel suddetto modulo.<br />
Modello DELEGA/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta nel caso in cui l’azienda delega<br />
terzi (Confederazioni Datoriali, Sindacati, Consulenti etc.) a trasmettere le denunce inerenti la<br />
gestione Enpaia. In allegato al modello, compilato e sottoscritto dal legale rappresentante dell’azienda,<br />
va inviata copia del suo documento di identità.<br />
Modello ISCR/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta entro 15 gg dall’inizio del rapporto<br />
di lavoro ai fi ni della denuncia di assunzione dell’impiegato o del dirigente agricolo, sottoscritto dal<br />
dipendente e dal titolare dell’azienda.<br />
Modello VAR/01 da inviare anche via fax (06/5914444 – 06/5458385) per le denunce di variazione<br />
di dati anagrafi ci relativi all’azienda, al legale rappresentante e al dipendente.<br />
Modello SOSP/01 da inviare anche via fax (06/5914444 – 06/5458385) per la denuncia di sospensione<br />
del rapporto di lavoro. L’invio di tale modello è obbligatorio per la Cassa Integrazione e per<br />
la malattia, che vanno debitamente documentate, mentre è facoltativo per tutte le altre sospensioni<br />
che devono essere comunque denunciate on-line.<br />
Le sospensioni devono essere indicate per l’intero periodo e non con riferimento al singolo<br />
mese di denuncia retributiva.<br />
Si ricorda che, a fronte di sospensioni del rapporto di lavoro che comportino retribuzione<br />
fi gurativa, questa dovrà essere dichiarata regolarmente in sede di denuncia mensile.<br />
Modello CHP/01 da inviare anche via fax (06/5914444 – 06/5458385) per la chiusura della posizione<br />
aziendale sia temporanea che defi nitiva per i motivi indicati nel modulo.<br />
Modello PREV/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta entro 30 gg dalla chiusura del<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007<br />
INSERTO<br />
rapporto di lavoro, sottoscritto dal dipendente e dal titolare dell’azienda.<br />
La cessazione del rapporto di lavoro comunicata solo sulla procedura on line, senza l’invio del predetto<br />
modulo, non darà luogo alla liquidazione delle prestazioni.<br />
Modello PREV/05 denuncia di infortunio professionale ovvero in itinere da compilare a cura del<br />
datore di lavoro e inviare obbligatoriamente a mezzo posta. Da trasmettere alla <strong>Fondazione</strong> e<br />
all’Autorità di Pubblica Sicurezza.<br />
Modello PREV/37 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta. Deve essere compilato dall’assicurato<br />
per infortuni determinati da incidente stradale in itinere o extraprofessionale e da eventi<br />
extralavorativi.<br />
Modello PREV/50 in caso di assenza del lavoratore il modello deve essere compilato a cura del<br />
datore di lavoro. Deve essere inviato obbligatoriamente a mezzo posta all’Ente, debitamente<br />
compilato e sottoscritto anche dall’assicurato alla ripresa dell’attività lavorativa.<br />
Modello QUEST/IT da inviare obbligatoriamente a mezzo posta in caso di infortunio in itinere,<br />
deve essere compilato e sottoscritto dall’assicurato e dal datore di lavoro.<br />
Modello MAL/PROF da inviare obbligatoriamente a mezzo posta per la richiesta di riconoscimento<br />
di malattia professionale. Il modello è composto da due distinte sezioni che devono essere compilate<br />
e sottoscritte dall’assicurato e dal medico che ha seguito l’evoluzione della patologia oggetto<br />
di richiesta di riconoscimento.<br />
SISTEMA SANZIONATORIO<br />
Con la delibera n. 20/03, approvata dal Consiglio di Amministrazione in data 18 luglio 2003, l’Enpaia<br />
si è avvalsa della potestà di autoregolamentazione conferitale dall’art. 4, comma 6-bis, della legge<br />
140/97, per dare luce ad un nuovo regime sanzionatorio che tiene conto della specifi cità del settore<br />
agricolo. La disciplina prevista è la seguente:<br />
in caso di omesso o ritardato versamento dei contributi il datore di lavoro è tenuto al pagamento di<br />
una sanzione civile, in ragione d’anno, pari al tasso uffi ciale di riferimento (TUR) maggiorato di 5,5<br />
punti, fi no ad un massimo del 40% dei contributi complessivamente dovuti. Superato il tetto massimo<br />
delle sanzioni civili senza che si sia provveduto al pagamento del dovuto, sul debito contributivo<br />
maturano gli interessi di mora di cui all’art. 14 del D.Lgs 26 febbraio 1999 n. 46 (attualmente pari<br />
all’8,4%);<br />
in caso di evasione contributiva (mancata o ritardata denuncia del rapporto di lavoro o della retribuzione<br />
mensile) il datore di lavoro è tenuto al pagamento di una sanzione civile pari al 30% annuo,<br />
fi no ad un massimo del 60% dei contributi dovuti. Qualora la denuncia sia effettuata spontaneamente,<br />
prima di eventuali contestazioni o richieste da parte della <strong>Fondazione</strong>, e comunque entro 12 mesi<br />
dalla scadenza del pagamento, semprechè il pagamento avvenga entro 30 giorni dalla data della<br />
denuncia, il datore di lavoro è soggetto ad una sanzione civile, in ragione d’anno, pari al TUR più 5,5<br />
punti, fi no ad un massimo del 40% dei contributi dovuti;<br />
in caso di ritardata denuncia del rapporto di lavoro o di elementi di esso a causa di incertezze interpretative<br />
sulla sussistenza dell’obbligo contributivo la sanzione civile in ragione d’anno applicata<br />
sarà pari al TUR più 5,5 punti, fi no ad un massimo del 40% dei contributi dovuti;<br />
in tutti i casi, debitamente documentati, di ritardato versamento dei contributi per: tardivo fi nanziamento<br />
pubblico di enti non aventi fi ne di lucro; incertezze interpretative particolarmente rilevanti;<br />
V
VI<br />
INSERTO<br />
fatto doloso di terzo; crisi aziendale documentata; procedure concorsuali, il datore di lavoro è tenuto<br />
al pagamento di una sanzione civile, in ragione d’anno, pari al tasso più elevato fra quello di rivalutazione<br />
annua del Tfr e quello di rivalutazione annua del Fondo di Previdenza; attualmente il tasso<br />
corrisponde al 4% (Delibera C.d.A. n. 5 del 16 aprile 2004);<br />
gli interessi di differimento e dilazione per la regolarizzazione rateale di debiti per contributi dovuti<br />
dai datori di lavoro sono determinati, in ragione d’anno, nella misura pari al TUR vigente al momento<br />
del pagamento con la maggiorazione di 6 punti. L’eventuale ritardo intercorrente fra il termine di scadenza<br />
per il pagamento dei contributi e la domanda di rateizzazione è sanzionato al tasso previsto<br />
per i casi di omissione contributiva.<br />
Con l’occasione, si ritiene opportuno evidenziare che, in base a quanto disposto dal comma 1172<br />
dell’articolo unico della legge fi nanziaria 2007, l’omesso versamento delle ritenute previdenziali ed<br />
assistenziali operate dal datore di lavoro agricolo sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti è confi -<br />
gurato come reato e, pertanto, perseguibile penalmente.<br />
CONTRIBUTO DI ASSISTENZA CONTRATTUALE<br />
Si ribadisce che il Contributo di Assistenza Contrattuale, dovuto nella misura mensile di euro 1,72<br />
per ciascun dipendente, viene addebitato per tutti i Quadri e gli Impiegati per i quali è applicato il<br />
C.C.N.L. per i Quadri e gli Impiegati Agricoli. Esso è riscosso dall’Enpaia per conto delle Organizzazioni<br />
fi rmatarie del succitato contratto.<br />
Tale contributo, al cui pagamento provvede integralmente il datore di lavoro, grava per il 50% sul<br />
dipendente e per il restante 50% sull’azienda.<br />
RIVISTA “<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong>”<br />
La rivista della <strong>Fondazione</strong> Enpaia affronta le problematiche del Welfare State.<br />
Illustra diffusamente le modalità innovative di lavoro che si attuano per garantire un miglior servizio<br />
agli iscritti, comunica gli adempimenti delle aziende e dei lavoratori e le modalità per ricevere le<br />
prestazioni.<br />
Pone particolare attenzione alle problematiche del mondo agricolo.<br />
È noto, poi, alle aziende e agli iscritti che la Rivista ha sempre dedicato alle forme pensionistiche<br />
complementari particolare attenzione con approfondimenti, dibattiti, proposte.<br />
L’entrata in vigore dal 1/1/2007 della nuova normativa e la costituzione di Agrifondo sono importanti<br />
occasioni perché l’impegno della rivista su questo versante continui, al fi ne di sensibilizzare tutti i<br />
lavoratori agricoli alle nuove opportunità pensionistiche e aiutare a rendere trasparente e positivo<br />
l’avvio del Fondo Pensionistico del comparto agricolo.<br />
ULTERIORI SEGNALAZIONI<br />
Si invita a segnalare sempre, nella corrispondenza con la <strong>Fondazione</strong>, il numero di posizione aziendale<br />
e il numero di matricola del dipendente interessato.<br />
Si rammenta che i moduli, nonché il testo della legge, dei regolamenti e delle circolari Enpaia,<br />
possono essere scaricati direttamente dal sito www.enpaia.it<br />
Per qualsiasi informazione e nell’ambito della continua collaborazione fra gli operatori della <strong>Fondazione</strong><br />
e gli utenti (Consorzi, Aziende, Iscritti, Consulenti e Associazioni) sono a disposizione i numeri<br />
verdi 800.010270 – 800.313231 – 800.242621– 800.242624.<br />
Si coglie l’occasione per porgere, con i più cordiali saluti, gli auguri di buon anno e buon lavoro.<br />
IL DIRETTORE GENERALE<br />
(Dott. Gabriele Mori)<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Le novità sul collocamento agricolo<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007<br />
INSERTO<br />
di Massimo Sortino<br />
La legge n. 296 del 27 dicembre 2006, approvata in via defi nitiva dalla Camera e pubblicata sulla Gazzetta<br />
Uffi ciale n. 299 del 27 dicembre, supplemento ordinario, tra le varie aree di intervento, ai commi 1180 e 1181<br />
riprende il percorso di riforma del collocamento già intrapreso dal legislatore con il decreto legislativo 19 dicembre<br />
2002, n. 297.<br />
Con questo decreto gli adempimenti di pertinenza dei datori di lavoro che volevano assumere manodopera<br />
agricola, a partire dal 30 gennaio 2003, avevano subito una sostanziale modifi ca.<br />
Detto decreto, con l’art. 6, comma 2, sostituiva all’articolo 9-bis della legge 28 novembre 1996, n. 608, il<br />
comma 2, in cui si faceva obbligo al datore di lavoro della comunicazione dell’assunzione del lavoratore alla<br />
sezione circoscrizionale per l’impiego, in caso di instaurazione del rapporto di lavoro subordinato e di lavoro<br />
autonomo in forma coordinata e continuativa, anche di socio lavoratore di cooperativa; con l’obbligo di dare<br />
comunicazione contestuale al servizio competente, ovvero il Centro per l’Impiego, nel cui ambito territoriale è<br />
ubicata la sede di lavoro, dei dati anagrafi ci del lavoratore, della data di assunzione, della data di cessazione,<br />
qualora il rapporto non sia a tempo indeterminato, della tipologia contrattuale, della qualifi ca professionale e<br />
del trattamento economico e normativo.<br />
La medesima procedura si applicava ai tirocini di formazione e orientamento ed a ogni altro tipo di esperienza<br />
lavorativa ad essi assimilata.<br />
Nel caso in cui l’instaurazione del rapporto avveniva in giorno festivo, nelle ore serali o notturne, ovvero in<br />
caso di emergenza, la comunicazione doveva essere effettuata entro il primo giorno utile successivo.<br />
Entro il termine di cinque giorni veniva comunicata al Centro per l’impiego anche la cessazione dei rapporti di<br />
lavoro, quando si riferiva ad un rapporto a tempo indeterminato ovvero quando la medesima cessazione sia<br />
avvenuta in data diversa da quella comunicata all’atto dell’assunzione.<br />
Da ciò che stabiliva il decreto non dovevano più trascorrere cinque giorni dall’assunzione del lavoratore, ma<br />
questa deve essere comunicata contestualmente all’inizio dell’attività al Centro per l’impiego.<br />
Ma l’applicazione di questa norma rimaneva subordinata all’indicazione della data stabilita con decreto del<br />
Ministro del lavoro e delle politiche sociali che, di concerto con il Ministro per l’innovazione e le tecnologie,<br />
d’intesa con la Conferenza Unifi cata, avrebbe dovuto fi ssare le modalità di trasferimento dei dati occupazionali<br />
ed i moduli da parte dei datori di lavoro al Centro per l’impiego (art. 7, comma 2, D.Lgs. 297/02).<br />
Questo decreto non è mai stato fi no ad oggi applicato, pertanto fi no al 31 dicembre 2006, è rimasto in vigore<br />
il termine di comunicazione dell’instaurazione del rapporto di lavoro in agricoltura di cinque giorni, così come<br />
previsto dall’articolo 9-bis, comma 2, del decreto legge 1 ottobre 1996, n. 510, convertito con modifi cazioni,<br />
nella legge 28 novembre 1996, n. 608.<br />
Nel frattempo, con l’articolo 01, comma 9, della legge 11 marzo 2006, n. 81, veniva modifi cato dal legislatore<br />
il soggetto a cui inviare l’atto di assunzione del lavoratore agricolo, pertanto, “i datori di lavoro agricolo<br />
effettuano le comunicazioni di assunzione, di trasformazione e di cessazione del rapporto di lavoro previste<br />
rispettivamente, dall’articolo 9-bis del decreto legge 1 ottobre 1996, n. 510, convertito, con modifi cazioni,<br />
dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, e successive modifi cazioni, dall’articolo 4-bis del decreto legislativo<br />
21 aprile 2000, n. 181, e dall’articolo 21 della legge 29 aprile 1949, n. 264, e successive modifi cazioni, per<br />
via telematica esclusivamente alle sedi Inps territorialmente competenti. L’Inps provvede a trasmettere le<br />
comunicazioni previste dal presente comma al servizio competente di cui all’articolo 1, comma 2, lettera g),<br />
del decreto legislativo 21 aprile n. 181, e successive modifi cazioni, nel cui ambito territoriale è ubicata la<br />
sede di lavoro, e all’Inail”.<br />
Con la Legge Finanziaria 2007, comma 1180, viene nuovamente modifi cato e sostituito il comma 2 dell’articolo<br />
9-bis del decreto legge 1 ottobre 1996, n. 510, con il seguente: “In caso di instaurazione del rapporto di<br />
lavoro subordinato e di lavoro autonomo in forma coordinata e continuativa, anche nella modalità a progetto,<br />
di socio lavoratore di cooperativa e di associato in partecipazione con apporto lavorativo, i datori di lavoro privati,<br />
ivi compresi quelli agricoli, gli enti pubblici economici e le pubbliche amministrazioni sono tenuti a darne<br />
comunicazione al Servizio competente (Centro per l’impiego n.d.r.) nel cui ambito territoriale è ubicata la sede<br />
di lavoro entro il giorno antecedente a quello di instaurazione dei relativi rapporti, mediante documentazione<br />
VII
VIII<br />
INSERTO<br />
avente data certa di trasmissione. La comunicazione deve indicare i dati anagrafi ci del lavoratore, la data di<br />
assunzione, la data di cessazione qualora il rapporto non sia a tempo indeterminato, la tipologia contrattuale,<br />
la qualifi ca professionale e il trattamento economico e normativo applicato. La medesima procedura si applica<br />
ai tirocini di formazione e orientamento e ad ogni atro tipo di esperienza lavorativa ad essi assimilata. Le<br />
Agenzie di lavoro autorizzate dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale sono tenute a comunicare,<br />
entro il ventesimo giorno del mese successivo alla data si assunzione, al Servizio competente nel cui ambito<br />
territoriale è ubicata la loro sede operativa, l’assunzione, la proroga e la cessazione dei lavoratori temporanei<br />
assunti nel mese precedente”.<br />
La comunicazione contestuale, stabilita con legge nel 2003, mai di fatto attuata, non entrerà mai in vigore,<br />
sostituita, così come già accade nel settore edile, da una comunicazione di assunzione preventiva trasmessa<br />
il giorno antecedente il giorno dell’instaurazione del rapporto di lavoro, nuovamente al Centro per l’impiego<br />
territorialmente competente.<br />
Il comma 1180 prosegue con l’introduzione del comma 2-bis che stabilisce “in caso di urgenza connessa ad<br />
esigenze produttive, la comunicazione di cui al comma 2 può essere effettuata entro cinque giorni dall’instaurazione<br />
del rapporto di lavoro, fermo restando l’obbligo di comunicare entro il giorno antecedente al Servizio<br />
competente, mediante comunicazione avente data certa di trasmissione, la data di inizio della prestazione, le<br />
generalità del lavoratore e del datore di lavoro”. Tutti gli elementi obbligatori previsti per la comunicazione di<br />
assunzione preventiva possono essere trasmessi entro cinque giorni dall’instaurazione del rapporto di lavoro,<br />
purché siano stati comunque comunicate il giorno precedente le informazioni indispensabili ad individuare i<br />
soggetti interessati e la decorrenza dell’assunzione.<br />
Con il comma 1181 viene abrogata defi nitivamente la sospensione all’applicazione della nuove modalità di<br />
comunicazione dei rapporti di lavoro, che subordinava l’entrata in vigore della norma al decreto da emanarsi<br />
da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (art. 7, comma 2, del D.Leg.vo 19/12/ 2002, n. 297).<br />
A decorrere dalla medesima data che avrebbe dovuto stabilire il predetto decreto ministeriale, sarebbe stato<br />
soppresso il comma 2 dell’articolo 14 del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, ovvero l’obbligo di comunicazione<br />
di instaurazione del rapporto di lavoro entro le 24 del giorno stesso all’Inail (D.N.A.).<br />
A tal proposito il comma 1182 ne ribadisce la permanenza dell’obbligo e stabilisce che “fi no alla effettiva<br />
operatività delle modalità di trasferimento dei dati contenuti nei moduli per le comunicazioni obbligatorie di<br />
cui al decreto previsto dall’articolo 4-bis, comma 7, del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, resta in<br />
vigore l’obbligo di comunicazione all’Inail di cui all’articolo 14, comma 2, del decreto legislativo 23 febbraio<br />
2000, n. 38, da effettuarsi esclusivamente attraverso strumenti informatici…”.<br />
Il comma 5 dell’articolo 4-bis introdotto dall’articolo 6 del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297, aveva<br />
introdotto ulteriori informazioni sul rapporto di lavoro da comunicare entro 5 giorni, al Centro per l’impiego,<br />
unico servizio che raccoglie queste notizie per conto delle Direzioni regionali e provinciali del lavoro, dell’Inps<br />
e dell’Inail, in particolare: a) proroga del termine inizialmente fi ssato; b) trasformazione da tempo determinato<br />
a tempo indeterminato; c) trasformazione da tempo parziale a tempo pieno; d) trasformazione da contratto<br />
di apprendistato a contratto a tempo indeterminato; e) trasformazione da contratto di formazione e lavoro a<br />
contratto a tempo indeterminato.<br />
Con il comma 1183 viene aggiunto l’obbligo di comunicazione anche per le seguenti casistiche:<br />
e-bis) trasferimento del lavoratore; e-ter) distacco del lavoratore; e-quater) modifi ca della ragione sociale del<br />
datore di lavoro; e-quinquies) trasferimento d’azienda o di ramo di essa.<br />
Il legislatore con il comma 1184 estende la validità della comunicazione di assunzione preventiva a tutti gli<br />
enti interessati ed in particolare “All’articolo 4-bis del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, il comma 6 è<br />
sostituito dai seguenti: le comunicazioni di assunzione, cessazione, trasformazione e proroga dei rapporti di<br />
lavoro autonomo, subordinato, associato, dei tirocini e di altre esperienze professionali, previste dalla normativa<br />
vigente, inviate al Servizio competente nel cui ambito territoriale è ubicata la sede di lavoro, con i moduli<br />
di cui al comma 7, sono valide ai fi ni dell’assolvimento degli obblighi di comunicazione nei confronti delle<br />
direzioni regionali e provinciali del lavoro, dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, dell’Istituto nazionale<br />
per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, o di altre forme previdenziali sostitutive o elusive, nonché<br />
nei confronti della Prefettura – Uffi cio territoriale del Governo”. Lo stesso comma fi ssa l’obbligatorietà della<br />
trasmissione tramite internet. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Le relazioni sindacali nell’agricoltura austriaca<br />
Una forte tradizione di associazionismo agricolo<br />
Il panorama dell’agricoltura austriaca, una delle maggiori benefi ciarie della<br />
Politica agricola comune (Pac) negli ultimi anni, vede una forte presenza<br />
della piccola azienda contadina, spesso integrata con altre attività economiche.<br />
Secondo l’Uffi cio di statistica austriaco, nel 2003 poco meno della<br />
metà delle aziende (il 42,3%) era condotta da un imprenditore che svolgesse<br />
l’attività di agricoltore a tempo pieno. Il maggior numero delle fattorie austriache<br />
(115.400 ossia il 60,7%) coltiva solo 20 ettari; mentre quelle più estese, con<br />
più di 100 ettari, sono solo il 3,9% (7.400 in tutto). Dal punto di vista giuridico,<br />
il diritto austriaco distingue fra aziende contadine (Bäuerliche betriebe) e<br />
tenute agricole (Gutsbetriebe); la caratteristica distintiva è data dal lavoro del<br />
proprietario e della sua famiglia nell’attività agricola nelle aziende contadine.<br />
La maggior parte dell’occupazione agricola dipendente a tempo indeterminato<br />
è quindi concentrata nelle tenute agricole, mentre nelle aziende contadine<br />
prevale il lavoro stagionale. I contratti collettivi disciplinano entrambi questi<br />
tipi di rapporto di lavoro. Il lavoro stagionale vede, anche in Austria, una<br />
forte presenza di lavoratori immigrati, impiegati soprattutto nelle operazioni<br />
di raccolta in base ad un sistema di quote annuali, che per il 2005 prevedeva<br />
l’ingresso di 7.000 lavoratori. La Camera di commercio nazionale ha sollecitato<br />
un aumento di questa quota, ma i sindacati avvertono il rischio di una pressione<br />
sui livelli salariali e sulle condizioni di lavoro; inoltre i lavoratori stagionali<br />
stranieri devono pagare contributi di assicurazione sociale, ma non possono<br />
accedere ai benefi ci previsti per la disoccupazione perché alla fi ne del lavoro<br />
devono lasciare immediatamente il Paese.<br />
Il sistema austriaco di relazioni industriali è imperniato sul principio del<br />
partenariato sociale, al quale partecipano organizzazioni volontarie (le<br />
organizzazioni sindacali e quelle datoriali) e organizzazioni obbligatorie (le<br />
Camere del lavoro per i dipendenti, le Camere di commercio e industrie e le<br />
Camere dell’agricoltura per le aziende). In particolare, la contrattazione collettiva<br />
è svolta dalle organizzazioni sindacali volontarie per i lavoratori, mentre per le<br />
aziende è normalmente l’organizzazione camerale obbligatoria a stipulare gli<br />
accordi, che per questo sono giuridicamente vincolanti erga omnes (tutte le<br />
imprese devono essere iscritte alla camera di commercio o dell’agricoltura, che<br />
sono soggetti di diritto pubblico).<br />
Le relazioni contrattuali in agricoltura presentano, rispetto a questo schema, due<br />
caratteristiche particolari: la regionalizzazione, e il fatto che in alcuni territori<br />
le imprese sono rappresentate dalla Camera dell’agricoltura, in altri dalla<br />
organizzazione volontaria delle aziende agricole. In particolare sono i Territori<br />
(Länder) del Tirolo e del Vorarlberg quelli dove la contrattazione avviene con<br />
la Camera dell’agricoltura, mentre negli altri si contratta con le organizzazioni<br />
aderenti alla confederazione delle aziende agricole (Obmännerkonferenz der<br />
Arbeitgeberverbände der Land - und Forstwirtschaft in Österreich, OALF).<br />
L’applicazione quasi totale dei contratti collettivi è garantita dal fatto che<br />
all’organizzazione volontaria aderisce il 95 per cento di tutte le imprese. Mentre<br />
non ha luogo un dialogo tripartito ed istituzionalizzato a livello nazionale.<br />
EUROPA<br />
di Monica De Vito<br />
I contratti<br />
collettivi fi ssano i<br />
diritti quadro<br />
Jean-Baptiste-Camille Corot<br />
Entrata al villaggio,<br />
1855-1865<br />
L’agricoltura<br />
austriaca<br />
grande<br />
benefi ciaria<br />
della Pac<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 29
Il partenariato<br />
alla base delle<br />
relazioni<br />
industriali<br />
30<br />
EUROPA<br />
Per quanto riguarda il lavoro dipendente, gli operai sono organizzati dal<br />
sindacato GMTN (Gewerkschaft Metall-Textil-Nahrung), che è stato costituito<br />
nella primavera del 2006 come risultato della fusione fra la federazione<br />
agroalimentare (Gewerkschaft Agrar-Nahrung-Genuß, ANG), e quella dei<br />
metalmeccanici e dei tessili (la confederazione ÖGB aveva programmato una<br />
radicale diminuzione del numero delle federazioni attraverso la loro fusione,<br />
anche se il piano è in parte fallito e solo alcune categorie si sono unifi cate). Il<br />
sindacato degli impiegati privati GPA (Gewerkschaft der Privatangestellten)<br />
sottoscrive invece i contratti per gli impiegati agricoli. I contratti collettivi<br />
stabiliscono per tutti i lavoratori regole minime di tutela, che si affi ancano<br />
alle norme legislative fi ssate in parte a livello nazionale, in parte nei singoli<br />
Länder.<br />
Nel settore agricolo austriaco non c’è un unico contratto nazionale di lavoro,<br />
ma vi sono 40 accordi collettivi di lavoro sovra-aziendali, che possono avere<br />
varia estensione (anche a livello di uno o più Länder). Inoltre, vengono conclusi<br />
accordi distinti per gli operai e gli impiegati; mentre accordi specifi ci valgono<br />
per l’amministrazione di Vienna (in quanto titolare titolare di aziende agricole)<br />
e per la Società federale delle foreste (Österreichische Bundesforste AG, ÖBF),<br />
che cura il mantenimento e lo sviluppo delle aree forestali. Dal punto di vista<br />
salariale, proprio la forestazione è il settore dove vengono pagate le retribuzioni<br />
più alte; mentre per i lavoratori agricoli meno qualifi cati, i minimi salariali si<br />
aggirano poco al di sotto di 1.000 euro. <br />
L’allevamento italiano dei suini in lieve ripresa<br />
Timidi segnali di ripresa dopo un 2005 decisamente<br />
negativo per la fi liera suinicola. Il primo<br />
trimestre, per gli allevatori, segna un recupero<br />
dei prezzi che colma quasi la fl essione<br />
di 9 punti registrata nello scorso anno. Quello che verrà<br />
ricordato come l’anno nero del maiale ha registrato una<br />
perdita del valore della produzione da 2,3 a 2 miliardi<br />
di euro, con un calo del numero dei capi del 4% che si<br />
è sentito soprattutto a livello di suinetti e scrofe, dovuto<br />
in parte al fatto che molte latterie, abbandonando<br />
il sistema chiuso di allevamento, hanno acquistato<br />
i capi all’esterno proseguendo con la fase di ingrasso.<br />
La fascia rossa coinvolge le macellazioni, direttamente<br />
legate al declino del patrimonio zootecnico nazionale:<br />
una fl essione del 5% dei capi macellati rispetto al 2004,<br />
mezzo milione di suini vivi in meno importati dall’estero,<br />
mentre non si arresta l’import di carne dai Paesi<br />
stranieri. Un’annata, insomma, da superare, attraversata<br />
a stento dagli allevatori grazie al recupero in spese<br />
per le materie prime come orzo, mais, farina di soia.<br />
di Massimiliano Di Noia<br />
Nel frattempo, aumenta il numero di coloro che scommettono<br />
sull trasformazione diretta e lo spaccio, sia per<br />
aumentare il valore aggiunto, sia per rimarcare il fattore<br />
territorio che assume un’importanza sempre più<br />
consistente. Quella della fi liera corta, con macellazione<br />
in proprio, è una tendenza sempre più diffusa, per la<br />
capacità di fi delizzare il cliente e per i margini di guadagno<br />
più ampi del 20-25% anche se resta l’ovvia limitazione<br />
del numero di capi e le stringenti normative in<br />
materia igienico-sanitaria. Salubrità e tracciabilità gli<br />
elementi in più che, comunque, si offrono al consumatore.<br />
Proprio su questa strada si inserisce un’idea innovativa<br />
di fare marketing, con l’ausilio di internet e delle<br />
nuove tecnologie, nata proprio dalla provincia leader<br />
per numero di capi suini, Mantova. Karis Davoglio<br />
e Fausto Delegà hanno pensato bene di attrezzare la<br />
produzione con delle telecamere collegate 24 ore su 24<br />
ad internet, per cui, pagando un abbonamento annuo,<br />
l’acquirente può verifi care che trattasi di maiali biologici<br />
allevati allo stato brado. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Romania e Bulgaria entrano nell’Ue<br />
Salgono così a 27 i paesi membri<br />
Dal 1° gennaio 2007, Romania e Bulgaria hanno fatto<br />
il loro ingresso nell’Unione Europea. Salgono così a<br />
27 i paesi membri dell’Ue. Un avvenimento di portata<br />
storica per Bucarest e Sofi a che salda i Balcani<br />
all’Europa e che arriva 17 anni dopo la caduta del comunismo.<br />
Tutto questo nel giorno in cui l’Euro, al suo quinto compleanno,<br />
accoglie la Slovenia come tredicesimo Stato.<br />
Con l’ingresso di Sofi a e Bucarest e 30 milioni di nuovi cittadini<br />
europei, il baricentro dell’Unione europea si sposta fortemente<br />
ad Est, dopo la grande ondata di adesioni del maggio 2004,<br />
quando entrarono dieci nuovi paesi, otto dei quali appartenenti all’ex blocco comunista.<br />
I due nuovi paesi portano in dote tassi di crescita invidiabili dal punto di vista<br />
della vecchia Europa, attestandosi fra il 5 e il 6%.<br />
Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica. A dispetto del miglioramento delle condizioni<br />
economiche, Bruxelles ha puntato il dito contro le ineffi cienze che caratterizzano<br />
l’utilizzazione dei fondi comunitari: fi no a questo momento entrambi i paesi<br />
hanno speso solo il 50% degli aiuti a causa di diffi coltà gestionali e problemi legati<br />
alla distribuzione degli aiuti sul territorio. Nel prossimo triennio, Bulgaria e Romania<br />
riceveranno 13.000 milioni di euro di aiuti: 4.600 milioni saranno destinati alla<br />
Bulgaria e 9.000 alla Romania, il 30% del totale sarà destinato esclusivamente alla<br />
politica agraria. In Romania, l’agricoltura rappresenta quasi il 9% del Pil. In Bulgaria<br />
la percentuale si ferma al 3,5%, ma il settore impiega il 7,5% della popolazione<br />
attiva.<br />
Altro tema delicato per la Commissione è quello dei conti pubblici. Ricordiamo che<br />
il Patto di Stabilità prevede che il defi cit non debba superare il 3% del Pil e che il<br />
debito pubblico non deve andare oltre il 60% del Pil. Questi requisiti non rappresentano<br />
solo delle variabili da rispettare per fare ingresso nell’area UE, ma sono<br />
garanzia di ordine e stabilità fi nanziaria. Nel caso della Romania, il debito è pari a<br />
circa un terzo del Pil da circa un decennio, e in Bulgaria si è ridotto dal 77% al 47%<br />
in sei anni. Si tratta di cifre che non fanno temere all’UE il verifi carsi di altri casi di<br />
squilibrio dopo quello che ha avuto per protagonista l’Ungheria (il defi cit ha toccato<br />
il 10% del Pil a causa dello scarso controllo esercitato sulla spesa pubblica).<br />
Secondo i dati diffusi dall’Unctad, Bulgaria e Romania sono stati i paesi dell’Est<br />
destinatari dei maggiori fl ussi di investimenti diretti esteri (Ide) nel 2005.<br />
Le previsioni formulate per il mercato bulgaro indicano un incremento degli Ide tra<br />
il 14% e il 17% nel 2007 (dopo aver archiviato il 2006 con un aumento del 22%). I<br />
benefi ci dell’ingresso di Romania e Bulgaria nell’UE hanno molto a che vedere con<br />
il commercio con i paesi dell’area: per la Romania le importazioni dall’UE sono cresciute<br />
del 18,7% nel 2005 rispetto al 2004 (coprendo il 62,2% del totale), mentre le<br />
esportazioni hanno subito un incremento del 9% (67,6% del totale). In quanto alla<br />
Bulgaria, gli interscambi superano il 60% del totale in entrambi i casi.<br />
Con l’ingresso nell’Ue, a Sofi a, nelle grandi città e nelle località turistiche c’è stato<br />
un vero boom immobiliare. Il prezzo di un metro quadro, nel centro di Sofi a, ha<br />
superato i 1.000 euro. I bulgari sembrano in preda alla febbre degli immobili, in<br />
attesa di investitori dall’Europa occidentale, che dovrebbero acquistare apparta-<br />
EUROPA<br />
di Ludmil Fotev<br />
Joseph Mallord William Turner<br />
Il faro di Bell Rock, 1818<br />
Romania<br />
e Bulgaria<br />
attirano<br />
gli investitori<br />
stranieri<br />
Città<br />
e campagna<br />
bulgare<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 31
Cresce la<br />
presenza degli<br />
imprenditori<br />
stranieri<br />
all’Est<br />
32<br />
EUROPA<br />
Gustave Courbet<br />
Querce secolari Port-Berteau,<br />
1862<br />
menti, negozi e ville. “Dicembre è in generale<br />
un mese molto buono, ma non ho mai visto<br />
una tale frenesia”, ha dichiarato a Standart un<br />
agente immobiliare. In questo periodo sono<br />
stati conclusi nella capitale 1.000-1.200 contratti<br />
al giorno. In attesa del rialzo dei prezzi,<br />
c’è stata anche una corsa agli acquisti nei negozi<br />
e supermercati. Nelle grandi città si è materializzata<br />
la società dei consumi...<br />
Nelle campagne invece, la situazione è drasticamente<br />
diversa, con alti livelli di disoccupazione,<br />
mancanza di prospettive e fragilità<br />
sociale. I pensionati nei piccoli centri continuano<br />
a sopravvivere con 40-50 euro di pensione<br />
al mese e un’agricoltura di sussistenza.<br />
Molti paesi si sono svuotati con l’emigrazione<br />
dei giovani verso le grandi città o all’estero. La<br />
diaspora bulgara è divenuto un vero salvagente<br />
per l’economia del paese. Le rimesse, secondo le statistiche uffi ciali, hanno raggiunto<br />
gli 1,516 miliardi di leva nel 2004, ossia il 4% del Pil. Secondo la Camera di<br />
commercio, invece, la cifra delle rimesse raggiungerebbe addirittura i 3 miliardi<br />
di leva (1,5 miliardi di euro). Per l’Italia, l’ingresso dei<br />
nuovi paesi è un’opportunità:<br />
L’Italia è tra i tre più importanti partner commerciali<br />
stranieri della Bulgaria (con la Germania e la Grecia)<br />
e si classifi ca quarta tra gli investitori. Introdurre le<br />
regole europee in tutti i settori della vita in Bulgaria,<br />
insieme all’alta crescita economica, manodopera qualifi<br />
cata e la stabilità che noi forniamo, aiuteranno le<br />
compagnie italiane a fare profi tti ed essere più competitive<br />
nel mondo. Ci sono grandi opportunità di investire nei settori dell’ingegneria<br />
energetica, agricoltura, turismo, banche, assicurazioni, infrastrutture, ambiente e<br />
tecnologie.<br />
Imprese straniere in Romania e Bulgaria<br />
Agricoltura 1.650<br />
Silvicoltura 102<br />
Agroalimentare 786<br />
Altro 122<br />
Totale 2.660<br />
È già un modesto ma aggressivo esercito, destinato a crescere: si tratta di oltre<br />
2.600 imprenditori agricoli italiani che hanno scelto di investire in Romania (oltre<br />
1.700) ed in Bulgaria (quasi un migliaio). Dai cereali alla viticoltura, dagli allevamenti<br />
ad alcune produzioni biologiche, sono oltre 170mila gli ettari coltivati dalle<br />
aziende agricole delocalizzate con una superfi cie media che riesce a garantire economie<br />
di scala e prezzi competitivi.<br />
“Abbiamo acquistato vecchie fattorie, ristrutturato gli immobili, aggiornato il<br />
parco macchine e poi tentato positivamente la via dei fondi strutturali creando<br />
mercato, una rete di piccole e medie imprese che hanno dato lavoro alla manodopera<br />
locale e immesso nel mercato prodotti di qualità”, dichiara Federico Radice<br />
Fossati, imprenditore agricolo pavese.<br />
Altri imprenditori hanno sviluppato la produzione di bottiglie di vino, differenziando<br />
mercato interno da quello internazionale. Oggi nella sola Romania, la produzione<br />
si aggira intorno ai 10 milioni di bottiglie: dal Cabernet Sauvignon internazionale<br />
al Cramposia locale, fatto con vitigni locali. La frontiera si sposta ad est anche<br />
per cereali, mais e, soprattutto, riso. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Bonino: il negoziato Wto è fallito<br />
Il capitolo agricolo divide il mondo<br />
L’Italia è stata seriamente impegnata perché il negoziato del Wto (World Trade<br />
Organisation) sulla liberalizzazione del commercio mondiale, entrato in una fase<br />
di stallo, non subisse la sospensione. Il negoziato si trascina dal 2001: l’obiettivo<br />
è liberalizzare gli scambi nei settori agricolo, dei prodotti industriali e dei servizi.<br />
Ora si è giunti alla sospensione sine die del Round. Le questioni più controverse riguardano i<br />
tagli ai sussidi e ai dazi nel settore dell’agricoltura e dei beni industriali. Sulle prospettive del<br />
negoziato sul Wto abbiamo intervistato il ministro per gli Affari europei, Emma Bonino.<br />
Signor ministro Bonino, come valuta la situazione alla luce dell’attuale fase di stallo?<br />
Siamo molto preoccupati per la sospensione del Doha round perché un fallimento defi nitivo<br />
rischia di mettere in ginocchio il Wto e le regole stesse che governano il commercio<br />
internazionale. È fondamentale per l’Italia e per l’Europa tessere relazioni per riprendere in<br />
un prossimo futuro le fi la negoziali. Altrimenti si perderebbe tutto quello per cui si è negoziato.<br />
E per noi, per l’Italia e per l’Europa perdere il già siglato, è davvero molto complicato in<br />
termini economici.<br />
Quali sarebbero le conseguenze?<br />
In caso di mancato accordo il sistema commerciale internazionale andrebbe incontro a una<br />
fase di pericolosa instabilità, con il sistema multilaterale costretto a cedere il passo a iniziative<br />
bilaterali, anche a livello regionale, di fatto riducendo così la forza negoziale dell’Italia e<br />
dell’Europa.<br />
Che rilevanza ha il capitolo agricolo sui negoziati Wto?<br />
Lo scontro sul capitolo agricolo strozza il negoziato, nonostante il suo peso sul commercio<br />
mondiale sia solo del 7% contro il 75% del manifatturiero. Così si dimostra di non essere<br />
all’altezza della sfi da. Ma il Wto deve sopravvivere, altrimenti il mondo tornerebbe a dividersi<br />
in blocchi contrapposti.<br />
Come si può contribuire a superare l´attuale fase di stallo nelle trattative?<br />
Diffi cilmente il negoziato Wto potrà riprendere prima del voto di medio termine negli Usa in<br />
novembre. L’Italia è impegnata affi nché il negoziato possa essere rilanciato al più presto e,<br />
per questo, è convinta dell’importanza della missione del commissario europeo al commercio<br />
estero Peter Mandelson che è stato a Rio de Janeiro per un incontro interlocutorio con i<br />
paesi del G-20.<br />
Che importanza ricopre il G-20 per lo sblocco delle trattative?<br />
Una migliore sinergia tra l´Unione europea e il Gruppo del G-20 potrebbe aumentare il potere<br />
di contrattazione dell’Europa verso gli Usa per ottenere quelle concessioni nell’agricoltura<br />
che fi no ad oggi sono mancate.<br />
Come valuta le proposte di Mandelson in campo agricolo?<br />
Le proposte del Commissario europeo costituiscono indubbiamente un passo in avanti rispetto<br />
ad una politica agricola europea che fi nora è stata molto protezionistica. Le proposte messe<br />
sul tavolo sono le più avanzate che l´Europa, che non dimentichiamolo è costituita da 25 paesi<br />
con interessi diversi, potesse mettere sul tappeto.<br />
Quanto è importante per l´Italia il successo del cosiddetto Doha Round?<br />
È molto importante soprattutto per la liberalizzazione nel comparto industriale e dei servizi<br />
anche perché l´abbattimento dei dazi tariffari alle importazioni di prodotti industriale andrebbe<br />
a vantaggio soprattutto delle piccole e medie imprese. <br />
MONDO<br />
di Micaela Taroni<br />
Il ministro Emma Bonino<br />
Evitare<br />
il confl itto<br />
tra Usa,<br />
UE e G20<br />
Riannodare il fi lo<br />
della trattativa<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 33
Pierre-Henri de Valenciennes<br />
Sottobosco, 1775-1800 circa<br />
Il Governo<br />
messicano<br />
deve evitare lo<br />
spopolamento<br />
della campagne<br />
34<br />
MONDO<br />
di Mario Osorio Beristain<br />
I timori dei contadini messicani<br />
Conto alla rovescia per l’apertura totale del settore agricolo<br />
Nel 2007, i sindacati e le associazioni<br />
agricole messicani si preparano per<br />
dare la battaglia fi nale e impedire<br />
l’apertura totale delle frontiere alle<br />
importazioni di mais, fagioli, canna da zucchero<br />
e latte, come prevede il Nafta, l’accordo di libero<br />
scambio commerciale con Stati Uniti e Canada. Il<br />
timore è che i contadini messicani vengano defi -<br />
nitivamente spazzati via, incapaci di affrontare la<br />
concorrenza dei produttori canadesi e soprattutto<br />
statunitensi, che godono di sostegni interni. Il libero<br />
commercio minaccia di provocare il collasso<br />
del mercato messicano.<br />
Si calcola che il governo statunitense destina ogni anno il 10% del Prodotto Interno<br />
Lordo (Pil) al settore agricolo, mentre il Messico soltanto il 3%.<br />
“Per noi, il Nafta è stato altamente negativo, ha reso più poveri i contadini, ha<br />
distrutto strutture, ha fatto languire l’economia agricola ed il governo non ha<br />
mantenuto la parola rispetto ai sostegni promessi per la transizione. L’assenza di<br />
politiche pubbliche, i ritardi strutturali, la devastazione e la trascuratezza verso<br />
l’agricoltura fanno intravedere un panorama altamente rischioso per quasi 30<br />
milioni di contadini ed, in particolare, per 3 milioni di produttori di mais, una coltivazione<br />
tradizionalmente basica della dieta popolare messicana”, ha detto Heladio<br />
Ramìrez, dirigente della Confederazione Nazionale Contadina (Cnc).<br />
L’apertura totale è prevista per il primo gennaio 2008, ma già da qualche anno la<br />
Cnc ha denunciato che, ad esempio, in Sinaloa (la regione considerata il granaio<br />
del Messico) le multinazionali hanno presso il controllo delle industrie agricole e<br />
dei granai, mentre i produttori nazionali hanno visto diminuire del 37 % il prezzo<br />
del riso, del 34 % quello dei fagioli, del 43 % il prezzo del mais e del 79 % quello del<br />
cotone. Di fronte a questo diffi cile scenario il nuovo governo messicano ha annunciato<br />
un piano urgente per abbassare i costi di produzione di mais, fagioli, canna da<br />
zucchero e latte ed avvicinarli a quelli degli Stati Uniti e del Canada.<br />
Il ministro dell’Agricoltura, Eduardo Sojo, cerca una soluzione ed ha promesso<br />
un percorso che permetta un’apertura morbida del settore senza aver convinto le<br />
grandi organizzazioni agricole messicane. Ed anche i sindacati sono in agitazione.<br />
Alvaro Lòpez, dirigente dell’Unione Nazionale dei Lavoratori Agricoli ha<br />
denunciato che, in 13 anni, il Nafta ha accentuato le asimmetrie tra i contadini messicani<br />
e quelli statunitensi e canadesi per il semplice fatto che il Messico non ha<br />
potuto applicare le elevate sovvenzioni attuate per i suoi partner commerciali.<br />
La diffi cile congiuntura agricola produce l’aumento dell’emigrazione dei contadini<br />
messicani negli Stati Uniti (400.000 all’anno)con le rimesse dei lavoratori messicani<br />
che hanno superato la cifra record di 20 miliardi di dollari annuali: la terza fonte<br />
di divise estere soltanto dietro a quelle del petrolio e del turismo. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
India: le campagne si spopolano<br />
Migliaia di contadini indiani si tolgono la vita sopraffatti dai debiti<br />
I<br />
suicidi fra i contadini indiani crescono di anno in anno. Negli stati più<br />
colpiti dal problema (Maharashtra, Andhra Pradesh, Kerala e Karnataka)<br />
solo dal 2001 a oggi si sarebbero uccise fra le 3.600 e le 18mila<br />
persone. L’attuale governo di New Delhi ne ammette almeno 10 mila<br />
dal 1997: l’epidemia di morti nelle campagne, quasi tutti uomini e in genere<br />
piccoli e piccolissimi proprietari terrieri è un fenomeno nuovo che nemmeno<br />
l’esecutivo guidato dal premier Manmohan Singh mette più in dubbio. Così<br />
come non può più mettere in dubbio che le decine di migliaia di suicidi siano<br />
causati dalla disperazione dovuta a debiti impossibili da ripagare. Nonostante<br />
dia sostentamento diretto o indiretto a 750 milioni di persone, circa due terzi della<br />
popolazione, l’agricoltura contribuisce solo per un quinto al prodotto interno lordo<br />
dell’India, e assorbe solo il 12% del credito bancario. Finisce così che molti contadini<br />
prendono a prestito soldi, cifre che basterebbero solo per qualche bibita in un locale<br />
alla moda di Londra o New York, dallo strozzino dei villaggio, il cosiddetto “sahukar”.<br />
I tassi arrivano sino al 10% mensile, e i debiti lievitano quando fallisce il raccolto o<br />
cadono i prezzi. Così accade in quasi tutta l’India, anche a ridosso di città come Bangalore<br />
e Bombay che in alcuni quartieri crescono ai ritmi forsennati dell’Occidente. Una<br />
piaga nemmeno immaginabile fi nché l’agricoltura era gestita su basi comunitarie o<br />
basata sui grandi latifondi e lo Stato sosteneva il settore. Soprattutto fi no a quando le<br />
multinazionali americane non hanno iniziato a imporre i loro carissimi semi, in particolare<br />
per la diffusissima coltivazione del cotone, per di più geneticamente modifi cato,<br />
costringendo i contadini a ricomprarli ogni anno per mantenere gli standard richiesti<br />
dal mercato internazionale nonostante il crollo dei prezzi della materia prima.<br />
Una tesi che il premier Singh tenta debolmente di confutare, cercando di attribuire le<br />
cause ad inondazioni e siccità, invasioni di insetti e parassiti delle colture. Negli stati<br />
dove è più alta la fascia dei suicidi, dove le multinazionali sono più presenti, i contadini<br />
si indebitano maggiormente e, a causa del crollo dei prezzi sui mercati internazionali,<br />
non riescono nemmeno a recuperare i soldi dei propri investimenti.<br />
La denuncia degli ambientalisti non è semplice frutto di una visione antigovernativa o<br />
antiglobalizzazione. Le stesse affermazioni sono state fatte dal prestigioso e ben poco<br />
rivoluzionario Tata Institute of Social Sciences di Mumbai, a cui si era rivolto<br />
mesi fa il tribunale supremo della capitale fi nanziaria indiana per capirne di più. “I<br />
suicidi sono avvenuti a partire dal 1997 nelle zone più ricche del Paese e sono l’indubbio<br />
sintomo di una profonda crisi del settore agricolo - è scritto nel rapporto del<br />
Tata Institute - Tra i motivi che abbiamo individuato c’è il crollo degli investimenti<br />
pubblici nel settore, in linea con le direttive di Fondo Monetario Internazionale e<br />
Banca Mondiale che hanno soprattutto costretto l’India ad aprire le porte, dal 1998,<br />
a corporation come Monsanto, Cargill e Sygentas i cui semi sono più cari e richiedono<br />
più fertilizzanti, pesticidi e acqua. Fattori, questi, che diminuiscono la fertilità dei terreni,<br />
aumentano i costi di produzione, mettono i contadini in balia degli usurai e del<br />
mercato internazionale. Il tutto, mentre l’Organizzazione mondiale per il commercio<br />
impone di togliere le tariffe all’import, e gli Stati Uniti continuano a fi nanziare il loro<br />
export”. In aiuto dei contadini indiani arrivano organizzazioni come quella di Vandana<br />
Shiva, che ha creato una banca per i semi, alla quale partecipano attivamente<br />
MONDO<br />
di Gianluca Cicinelli<br />
Jean-François Millet,<br />
Limitare del villaggio<br />
di Grucky, 1866<br />
Cresce<br />
l’immigrazione<br />
dalle campagne<br />
alle città<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 35
Il crollo dei<br />
prezzi agricoli<br />
accentua<br />
la crisi<br />
36<br />
MONDO<br />
300 mila agricoltori conservando una parte del raccolto per poi riseminarla. In questo<br />
modo, sostiene l’ecoscienziata indiana, fondatrice del Centro per la Scienza, Tecnologia<br />
e Politica della Risorse Naturali si resiste alla invasione delle multinazionali, si riducono<br />
le spese, si usano meno pesticidi e si salvano varietà importanti di semi valorizzando<br />
la biodiversità. Si tratta di conservare una parte del raccolto per poi riseminarlo<br />
come si faceva una volta. Un procedimento che non è fattibile con i semi geneticamente<br />
modifi cati. Un esempio riguarda il riso: dopo lo tsunami, nello stato dell’Orissa, l’organizzazione<br />
di Vandana Shiva ha seminato un riso tradizionale in grado di resistere<br />
alla salsedine. Una varietà che sarebbe scomparsa senza la banca dei semi creata per<br />
combattere la politica del governo, scritta a New Delhi ma diretta da Washington.<br />
In febbraio, il governo di sinistra di Manmohan Singh ha lanciato un ambizioso<br />
piano per contrastare la povertà tentando di garantire cento giornate di lavoro pagato<br />
alle famiglie rurali lasciate indietro dal boom economico concentrato nelle città. Ma il<br />
piano avanza lentamente tra i massicci apparati burocratici indiani, soprattutto senza<br />
arginare la povertà crescente e l’epidemia di suicidi nelle campagne. I funzionari affermano<br />
che i contadini possono solo incolpare sé stessi per la loro condizione, prendendo<br />
a prestito soldi senza criterio per spese voluttuarie o per i matrimoni. Ma gli analisti<br />
sostengono che il governo dovrebbe fare di più per offrire credito a tassi ridotti. <br />
Il Lazio agricolo comunica di Stefano Micheli<br />
I<br />
cambi di rotta politica si possono cogliere anche<br />
grazie ai modelli “comunicazionali”, a come e cosa<br />
una struttura decide di comunicare. È indubbio<br />
che, rispetto al passato, la differenza balzi agli occhi<br />
analizzando le scelte in questo senso messe in opera da<br />
Daniela Valentini – da un anno e mezzo assessore<br />
all’agricoltura della Regione Lazio – e dal suo staff. La<br />
volontà di dare un’impronta diversa nel rapporto con i<br />
cittadini di riferimento (gli operatori agricoli, a diverso<br />
titolo, presenti nella regione) è acclarata da un rapporto<br />
caratterizzato da fl ussi di informazione quotidiani,<br />
demandati a comunicati stampa dedicati a tutte le<br />
attività che l’assessorato esplica. In più, risulta pressoché<br />
totale la presenza “fi sica” a tutte le manifestazioni in<br />
calendario riservate al settore, sia a livello nazionale<br />
che internazionale. Ancora, non vengono tralasciate le<br />
iniziative promozionali e le partnership (signifi cative<br />
quelli con la grande distribuzione) volte alla veicolazione<br />
e alla vendita dei prodotti della terra laziali. Per fi nire,<br />
grande è anche lo spazio dedicato all’editoria di settore.<br />
Oltre a monografi e e iniziative speciali (molto interesse e<br />
curiosità ha sollevato l’Agenda della terra 2007, dedicata<br />
alle donne della regione protagoniste in agricoltura),<br />
strumento “principe” in questo senso è senz’altro<br />
ER-Europa Rurale Direzione Lazio, bimestrale che<br />
l’assessorato all’agricoltura edita in collaborazione<br />
con l’Università della Tuscia. Il periodico ha subito<br />
nell’ultimo anno una trasformazione, sia grafi ca che<br />
editoriale, passando al formato tabloid. ER - inviato<br />
in abbonamento ad amministratori, imprenditori e<br />
operatori a diverso titolo nel campo agricolo -consta di 24<br />
pagine a colori suddivise in articoli di approfondimento,<br />
rubriche, news e spazi diversamente dedicati alla realtà<br />
agricole laziali, nazionali ed europee: si tratta infatti<br />
di un “Bimestrale di informazione europea” a cura di<br />
Europe Direct, centro uffi ciale di informazione della<br />
Ue in Italia, operante proprio attraverso l’Università<br />
della Tuscia. Negli ultimi numeri ER ha fra l’altro dato<br />
ampio spazio – con focus dedicati – al problema delle<br />
biomasse e alla multifunzionalità, ha posto quesiti ad<br />
operatori politici ed imprenditori del settore, ha dato il<br />
via ad una serie di rubriche d’informazione sulle attività<br />
dell’assessorato. L’ultimo numero, uscito all’inizio di<br />
gennaio, è stato redatto in tre lingue – anche francese ed<br />
inglese – per essere uffi cialmente presentato a Bruxelles<br />
a tutti i parlamentari europei in occasione delle giornate<br />
dedicate alla presentazione del PSR laziale. Secondo i<br />
convenuti, l’operazione è stata coronata da grande<br />
successo. Un motivo per continuare su questa strada,<br />
anche attraverso il rilancio di Lazio Informazione,<br />
mensile che fi nora è uscito – dopo il cambio di direzione<br />
politica ai vertici dell’amministrazione regionale<br />
– solo per il numero dedicato alla pubblicazione del<br />
programma politico del nuovo assessore. A breve<br />
anche Lazio Informazione riacquisterà la sua regolare<br />
periodicità. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
MONDO<br />
di Giovanni Martirano<br />
La politica agraria nord-americana<br />
L’attenzione della stampa internazionale è polarizzata sugli Usa che stanno per cambiare le regole<br />
della tradizionale politica agraria. Il segretario di stato all’agricoltura, Mike Johanns ha<br />
proposto all’amministrazione la nuova “farm bill”, la legge poliennale che stabilisce i programmi<br />
di sostegno per l’agricoltura statunitense. Per i prossimi cinque anni è prevista una spesa di<br />
87 miliardi di dollari. È annunciato un aumento di 7,8 miliardi delle risorse per le misure agroambientali;<br />
di 5 miliardi per il sostegno ai produttori ortofrutticoli e di altri prodotti “speciali” e di 250 milioni<br />
per l’installazione dei giovani agricoltori. Inoltre un nuovo capitolo di spesa, con una dotazione di 1,6<br />
miliardi, sarà dedicato alle agroenergie ed in particolare all’etanolo cellulosico. Infi ne è stata proposta<br />
l’esclusione dagli aiuti degli agricoltori che superano un reddito lordo corretto [cioè reddito meno costi<br />
di produzione ed altre spese] di 200.000 dollari l’anno, conservando al contempo un tetto agli aiuti per<br />
singolo agricoltore di 360.000 dollari.<br />
A quanto scrive il quotidiano francese “Les Echos” “la Casa Bianca cerca non solo di ridurre il proprio<br />
defi cit, ma sopratutto di mettere gli Stati Uniti più in linea con le regole del Wto”.<br />
In questo senso le proposte della nuova politica agricola degli Usa sono valutate criticamente. Il Wall<br />
Strett Journal a tale proposito si riferisce al giudizio sostanzialmente negativo della comunità europea.<br />
Per gli organi dell’Unione Europea un risultato positivo al Wto esigerebbe dagli Stati Uniti riduzione<br />
più ambiziosa dei sussidi agricoli. Invece la proposta in discussione negli Usa “suppone che i<br />
prezzi dei prodotti agricoli di base resteranno al loro livello attuale”. Ciò per il giornale toglie molto<br />
valore innovativo alla proposta per nuove regole di politica agraria degli Stati Uniti d’America. È questa<br />
l’opinione anche dei giornali australiani per i quali, come scrive il Sidney Morning Herald, la nuova<br />
Farm Bill del 2007 lascia i generosi sussidi in gran parte intatti. E questi sussidi degli Stati Uniti e dell’Unione<br />
Europea - prosegue il giornale australiano - “sono il principale ostacolo che paralizza il Doha<br />
Round. Per cui la proposta attualmente in discussione al congresso degli Usa, diminuirà i sussidi per<br />
le agricolture più ricche ma avrà uno scarso effetto sul livello complessivo del sostegno”. Se veramente<br />
si vuole far riprende il negoziato sul commercio mondiale è necessario fare molto di più.<br />
È questa l’opinione anche del “Wall Street Journal” il quale rileva che “con la nuova farm bill proposta<br />
la spesa agricola totale per i prossimi cinque anni ci sono 18 miliardi di dollari in meno rispetto a<br />
quanto speso per i programmi di sostegno e gli aiuti di emergenza nel quinquennio precedente”. Aumenterà<br />
la spesa per le iniziative ambientali e si darà maggiore enfasi agli aiuti ai produttori non legati<br />
alla produzione, riducendo al contempo i sussidi alle commodity, accusati di distorcere il commercio.<br />
Il rappresentante Usa al commercio Susan Schwab aveva detto che “il Doha Round non scriverà la<br />
farm bill”. Ma la stessa Schwab, osserva il Wall Street Journal, sta facendo la pendolare con l’Europa<br />
per cercare di ridare slancio ai negoziati e “dare il segnale ai nostri partner commerciali che ci stiamo<br />
occupando della riforma agricola”.<br />
La sorte della proposta in discussione al congresso è incerta e di conseguenza occorre attendere l’approvazione<br />
del testo defi nitivo per esprimere un giudizio. Per il “New York Times” grandi cambiamenti<br />
sono prevedibili nella politica agricola degli Usa.<br />
Se dal piano contingente del dibattito attualmente in corso negli Usa si passa ad un esame più generale<br />
della situazione della politica agraria dei principali paesi del mondo, non si può dar torto al quotidiano<br />
svizzero “Tribune de Geneve” che proprio in questi giorni ha pubblicato un giudizioso articolo dal<br />
titolo “dolorosi sacrifi ci attendono gli agricoltori”. Per quanto ciò possa essere spiacevole per coloro che<br />
lavorano e operano sulla terra questa appare la linea direttrice della futura politica agraria mondiale.<br />
È una linea che può sembrare a prima vista allettante per gli economisti ma non è priva di pericoli se<br />
si tiene conto che oltre all’aspetto fi nanziario ed economico la produzione alimentare ha un alto valore<br />
umano. Risparmiare ed economizzare in questo campo può quindi infl uire negativamente sul prodotto,<br />
con tutte le conseguenze che ciò può comportare. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 37
Malattia<br />
e congedi<br />
parentali per i<br />
parasubordinati<br />
Agevolazioni<br />
per i veicoli<br />
ai disabili<br />
38<br />
FINANZIARIA<br />
di Antonio Positino<br />
Claude Monet<br />
Vicino al ponte ad Argenteuil,<br />
1874<br />
L’agricoltura nella Finanziaria 2007<br />
Seguendo una tecnica legislativa in voga negli ultimi anni anche la legge fi nanziaria<br />
per l’anno 2007, legge 27 dicembre 2006 n. 296 pubblicata sul supplemento<br />
ordinario alla Gazzetta Uffi ciale n. 299 del 27 dicembre 2006, si compone di un<br />
solo articolo suddiviso in ben 1.364 commi senza titoli che rendono il provvedimento<br />
già di per se lungo e denso di contenuti di non semplice lettura. La fi nanziaria per<br />
il 2007 contiene una serie di interventi strutturali mirati al reperimento di risorse fi nalizzate,<br />
soprattutto, alla crescita economica ed al risanamento dei conti pubblici e l’importo<br />
complessivo della manovra è pari a 33,8 miliardi di euro. Oltre alle misure più note, come<br />
il taglio del cuneo fi scale, il regime di successioni e donazioni, i nuovi scaglioni delle aliquote<br />
irpef, gli assegni familiari, il bollo auto ed il trattamento di fi ne rapporto nel provvedimento<br />
trovano spazio misure meno note, ma non per questo meno importanti, come i<br />
nuovi obblighi per i condomini, le modifi che alla disciplina del 5 per mille accompagnata<br />
dalla revisione dei destinatari del benefi cio, un bonus per investimenti e costi sostenuti<br />
dalle imprese per ricerca e innovazione. Detrazione delle spese sostenute per le badanti<br />
in caso di presenza di familiari non autosuffi cienti. Per il triennio 2007-2009, diritto alle<br />
detrazioni per carichi di famiglia ai soggetti non residenti. Arriva un sostegno ai familiari<br />
di vittime di gravi infortuni sul lavoro. Per i lavoratori a progetto e assimilati arrivano<br />
malattia e parto, accanto al trattamento economico per i congedi parentali. Parte anche un<br />
programma sperimentale per la riduzione della commercializzazione di sacchetti non biodegradabili,<br />
con l’obiettivo di eliminarli completamente entro il 1° gennaio 2010. Sul fronte<br />
dei biocarburanti sono state modifi cate le soglie nazionali di immissione per giungere al<br />
5,75% di utilizzo di biocarburanti nel 2010. Di seguito si illustrano, nel dettaglio, le<br />
principali novità contenute nei circa 50 commi (il cui numero si riporta tra<br />
parentesi) che interessano il settore agricolo avendo cura di raggrupparle<br />
per tematiche omogenee.<br />
Eliminata la vigente esenzione dall’accisa per il biodiesel sostituita con un’accisa da<br />
applicare, per il 2007, con aliquota pari al 20% della corrispondete accisa applicata sul<br />
gasolio usato come carburante, nel limite massimo di un contingente annuo di 250mila<br />
tonnellate. Si tratta, dunque, di un’accisa di 86,2 euro per mille litri, contro quella di<br />
413 euro per mille litri del gasolio usato come carburante (comma 371). L’aliquota<br />
di accisa sul metano usato per autotrazione è ridotta a 0,00291 euro. L’effetto consiste<br />
in una diminuzione del gravame da 10,85 a 2,91 euro per mille metri cubi (comma<br />
329). Accisa agevolata su gasolio e benzina in favore degli imprenditori che esercitano<br />
l’apicoltura nomade. Le modalità di accesso all’agevolazione saranno stabilite da un<br />
decreto del ministero delle Politiche agricole, d’intesa con il ministero dell’Economia<br />
(comma 1066).<br />
Le agevolazioni fi scali per l’acquisto di veicoli utilizzati da disabili sono riconosciute<br />
a patto che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalentemente a benefi cio dei<br />
disabili. In caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito della vettura prima che siano<br />
trascorsi due anni dall’acquisto è dovuta la differenza fra l’imposta dovuta in assenza di<br />
agevolazioni e quella risultante dall’applicazione dei benefi ci (commi 36 e 37). Incrementate<br />
di 10 milioni di euro le risorse destinate al Piano nazionale per l’agricoltura<br />
biologica e i prodotti biologici (comma 1085). Introdotta una sorta di autocertifi cazione<br />
per le imprese che intendano avvalersi di aiuti di Stato. In particolare i destinatari degli<br />
aiuti devono dichiarare di non rientrare fra coloro che hanno ricevuto e non rimborsato<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
FINANZIARIA<br />
aiuti ritenuti illegali o incompatibili dalla Commissione europea (comma 1223). Modifi<br />
cati gli obiettivi nazionali relativi all’immissione in consumo di biocarburanti e altri<br />
carburanti rinnovabili: le nuove soglie sono fi ssate all’1% entro il 31 dicembre 2005, al<br />
2,5% entro il 31 dicembre 2008 e al 5,75% entro il 31 dicembre 2010 (comma 367). In<br />
arrivo una campagna informativa della Giunta regionale della Campania, d’intesa con il<br />
ministero della Salute e gli uffi ci dell’Unione europea, accompagnata da un nuovo piano<br />
triennale per il contenimento e l’eradicazione della brucellosi (comma 1073). Demandato<br />
a un decreto del ministero per lo Sviluppo economico e di quello delle Politiche agricole<br />
la revisione della disciplina dei certifi cati verdi per incentivare l’impiego di prodotti di<br />
origine agricola e zootecnica (commi 382 e 383).<br />
Esteso a tutti i datori di lavoro l’obbligo di comunicazione preventiva dell’assunzione<br />
di lavoratori che era stata introdotta dal decreto Bersani sono per l’edilizia, in particolare,<br />
è stato introdotto l’obbligo di comunicare l’assunzione dei lavoratori di tutti i settori produttivi,<br />
compreso quello agricolo, il giorno prima dell’instaurazione del rapporto stesso.<br />
Peraltro l’obbligo della comunicazione preventiva è stato esteso anche per i lavoratori a<br />
progetto, gli associati in partecipazione con conferimento di lavoro e i soci lavoratori delle<br />
società cooperative. La comunicazione preventiva al Centro per l’impiego deve essere<br />
effettuata con la modulistica già in uso (registro d’impresa per gli operai agricoli), in attesa<br />
della defi nizione del modello unifi cato. Fino alla defi nizione di tale modello debbono<br />
continuare ad essere effettuate, con le consuete modalità, le comunicazioni di assunzione<br />
all’Inail e all’Inps (commi da 1180 a 1185). Interpretazione autentica delle norme sull’obbligo<br />
di sostituzione con un commissario unico dei commissari dei consorzi agrari in<br />
stato di liquidazione coatta amministrativa (comma 1076).<br />
Credito d’imposta per 7 anni per imprenditori agricoli (articolo 2135 codice civile), cooperative<br />
e loro consorzi che abbiano i requisiti dettati dall’articolo 1 del Dlgs 228/2001<br />
(comma 1075). Per gli anni dal 2007 al 2009 alle imprese agricole a agroalimentari (anche<br />
se riunite in consorzi o costituite in forma cooperativa) soggette al regime obbligatorio<br />
di certifi cazione e controllo della qualità è concesso un credito d’imposta pari al 50% delle<br />
spese sostenute per l’ottenimento dei certifi cati e delle relative attestazioni di conformità.<br />
Sono ammessi al credito anche gli oneri per la registrazione nel Paesi extracomunitari delle<br />
denominazioni protette (commi 289 e 290). Introdotto un credito d’imposta per<br />
le imprese che effettuano investimenti attraverso l’acquisizione di nuovi beni strumentali<br />
nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata,<br />
Sardegna, Abruzzo e Molise, ammissibili alle deroghe previste dall’articolo 87, paragrafo<br />
3, lettere a) e c) del trattato istitutivo della Comunità europea). Sono esclusi i soggetti che<br />
operano nei settori dell’industria siderurgica, delle fi bre sintetiche, della pesca, dell’industria<br />
carbonifera, creditizio, fi nanziario e assicurativo (commi da 271 a 279).<br />
Intervento per favorire la competitività delle imprese attraverso la riduzione del cosiddetto<br />
cuneo fi scale, operata intervenendo sulla disciplina dell’Irap: la norma prevede la<br />
deducibilità dal valore della produzione degli oneri sociali e di un importo forfetario per<br />
ciascun lavoratore dipendente. Due le nuove deduzioni dalla base imponibile introdotte,<br />
che riguardano solo i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato. La prima<br />
deduzione riguarda i contributi assistenziali e previdenziali a carico del datore di lavoro,<br />
la seconda consiste nell’abbattimento forfetario della base imponibile per un importo<br />
pari a 5mila euro, su base annua, per ciascun lavoratore dipendente a tempo indeterminato<br />
impiegato nel periodo d’imposta, importo che aumenta a 10mila euro per i lavoratori<br />
dipendenti a tempo indeterminato impiegati nelle Regioni del Sud Italia (Abruzzo, Basilicata,<br />
Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). La deduzione è alternativa a<br />
Nuove regole in<br />
materia di lavoro e<br />
collocamento<br />
Gustave Caillebotte<br />
Balcone su<br />
Boulevard Haussmann,<br />
1880 circa<br />
Cuneo fi scale:<br />
abbattimento<br />
della base<br />
imponibile Irap<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 39
Edgar Degas<br />
Ricordo da Napoli,<br />
1890-1892<br />
Istituito un fondo<br />
per le famiglie di<br />
infortunati sul<br />
lavoro<br />
La Finanziaria<br />
aiuta la forma<br />
societaria in<br />
agricoltura<br />
40<br />
FINANZIARIA<br />
quella di 5mila euro. L’agevolazione prevista per queste Regioni non può<br />
comunque superare i limiti imposti dalla regola “de minimis”.<br />
Le nuove deduzioni devono essere autorizzate da Bruxelles in quanto<br />
misure selettive ai fi ni della disciplina sugli aiuti di Stato (sono, infatti,<br />
esclusi dall’agevolazione alcuni settori: bancario, fi nanziario, assicurativo<br />
e le cosiddette utilities) e decorrono dal mese di febbraio 2007 nella misura<br />
del 50 per cento e dal mese di luglio 2007 per il loro intero ammontare,<br />
con conseguente ragguaglio ad anno; non possono eccedere il limite massimo<br />
rappresentato dalla retribuzione e dagli altri oneri e spese a carico<br />
del datore di lavoro; sono alternative rispetto a quelle previste dal d.lgs.<br />
447/1997 all’art. 11, c.1, lettera a), n. 5 (deduzione delle spese relative agli<br />
apprendisti, ai disabili, ai lavoratori con contratto di formazione e lavoro e di quelli addetti<br />
alla ricerca e sviluppo), all’art. 11, c.1, 4-bis.1 (deduzione di 2.000 euro, su base annua, per<br />
ogni lavoratore dipendente impiegato nel periodo d’imposta fi no a un massimo di cinque,<br />
per i soggetti con componenti positivi che concorrono alla formazione del valore della<br />
produzione non superiori nel periodo d’imposta a euro 400.000), all’art. 11, c.1, 4-quater,<br />
quinquies e sexies (deducibilità del costo dei lavoratori a tempo indeterminato assunti ad<br />
incremento della base occupazionale) (comma da 266 a 270).<br />
Esenzione dall’accisa per l’olio vegetale puro utilizzato ai fi ni energetici nel settore<br />
agricolo. È concessa fi no all’importo massimo di un milione di euro per ogni anno a decorrere<br />
dal 2007. La condizione per fruire dell’agevolazione è che l’impiego sia a fi ni energetici<br />
e per autoconsumo nell’ambito dell’impresa singola o associata. Un decreto Politiche<br />
agricole defi nirà le modalità di accesso all’agevolazione (commi 380 e 381). Istituito il<br />
Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro. Al fondo è<br />
attribuita la somma di 2,5 milioni di euro l’anno dal 2007 al 2009 (comma 1187). Stanziamento<br />
di 65,8 milioni di euro per il Fondo per la razionalizzazione e la riconversione<br />
della produzione bieticolo-saccarifera (comma 1063). Stanziamenti per 186 milioni<br />
di euro al Fondo per misure di accompagnamento della riforma dell’autotrasporto di merci<br />
e per lo sviluppo della logistica. Se compatibili con gli aiuti di Stato i fondi potranno essere<br />
utilizzati per la riduzione del costo del lavoro delle imprese di autotrasporto di merci<br />
relativo al 2006 (comma 918).<br />
Disposizioni in materia di fonti rinnovabili. Finanziamenti e incentivi pubblici fi -<br />
nalizzati alla promozione delle fonti rinnovabili per la produzione elettrica sono concessi<br />
solo per la produzione di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili, così<br />
come defi nite dall’articolo 2 della direttiva 2001/77/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio<br />
(commi da 1117 a 1120). Per favorire lo sviluppo della forma societaria in<br />
agricoltura le società di persone e le srl che siano società agricole possono optare per un<br />
regime fi scale più favorevole, basato sulla tassazione in base al reddito catastale agrario<br />
(commi 1093 e 1094). Norme per promuovere l’internazionalizzazione delle imprese<br />
agroalimentari, introducendo benefi ci fi scali per investimenti in promozione pubblicitaria<br />
all’estero (commi da 1088 a 1090). Detrazione, per una quota del 20%, fi no a un valore<br />
massimo della detrazione di 1.500 euro per motore, delle spese documentate, sostenute<br />
entro il 31 dicembre 2007, per l’acquisto e l’installazione di motori ad elevata effi cienza<br />
di potenza elettrica, compresa fra 5 e 90 Kw (comma 358). Inquadramento a domanda<br />
presso le regioni e gli enti locali, nei limiti delle dotazioni organiche, del personale proveniente<br />
dai consorzi agrari collocato in mobilità collettiva alla data del 29 settembre 2006<br />
(comma 559). Stanziamento di risorse per la realizzazione del Piano irriguo nazionale<br />
(commi da 1058 a 1062). Per favorire la promozione del prodotto italiano possono<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
FINANZIARIA<br />
essere concessi contributi per progetti di promozione e di internazionalizzazione realizzati<br />
da consorzi misti tra piccole e medie imprese dei settori agro-ittico-alimentare e turistico-alberghiero,<br />
aventi lo scopo di attrarre la domanda estera (comma 935). Modifi che<br />
alla disciplina delle quote latte, nella parte relativa alla restituzione ai produttori del<br />
prelievo che questi hanno pagato in eccesso (comma 1087). La Cassa depositi e prestiti<br />
è autorizzata a concedere all’Ismea mutui ventennali di incentivo alla formazione della<br />
piccola proprietà coltivatrice, con pagamento di interessi a carico dello Stato (comma<br />
1081). Norme volte a promuovere la vendita diretta dei prodotti agricoli. Innalzato<br />
a 160mila euro per gli imprenditori individuali e a 4 milioni di euro per le società il valore<br />
della produzione non proveniente dalla propria azienda che gli imprenditori agricoli<br />
possono vendere direttamente in deroga alla disciplina generale del<br />
commercio (comma 1064).<br />
Introdotta la possibilità di usufruire della riduzione delle sanzioni e<br />
della rateazione decennale per i contributi agricoli maturati a tutto il<br />
2005, in considerazione del fatto che i contributi riferiti a tale anno<br />
(2005) non sono stati oggetto di cessione e cartolarizzazione e non<br />
possono quindi rientrare nell’eventuale operazione di ristrutturazione<br />
dei crediti agricoli Inps. Per raggiungere questo obiettivo il<br />
legislatore non ha però formulato una norma diretta in tal senso, ma<br />
ha preferito “agganciarsi” ad una disposizione già vigente – quella che<br />
consente alle imprese colpite da eventi eccezionali di chiedere la riduzione<br />
delle sanzioni e la rateazione fi no a 40 rate trimestrali ai sensi dell’art. 4, c. 21 e ss.,<br />
legge 350/2003 – ampliando a tutto il 2005 il periodo contributivo per i quali è possibile<br />
usufruire del relativo benefi cio. Così facendo il legislatore ha però subordinato la possibilità<br />
di accedere alla rateazione alla sussistenza delle condizioni previste dalla richiamata<br />
legge 350 del 2003, tra le quali, come noto, è ricompresa quella di essere stati colpiti da<br />
eventi eccezionali (comma 1086).<br />
Modifi cata la disciplina della corresponsione degli interessi legali nel caso di ritardata<br />
erogazione dell’indennità di disoccupazione agricola. Ed infatti, a decorrere dal 1°<br />
gennaio 2007, gli interessi legali sulle prestazioni di disoccupazione con requisiti normali<br />
e con requisiti ridotti in agricoltura, decorrono dal termine per la pubblicazione degli<br />
elenchi nominativi annuali degli operai agricoli (pubblicazione che, ai sensi dell’art.<br />
9quinquies, c. 3, legge n. 608/1996, deve avvenire entro il 31 maggio dell’anno successivo)<br />
(comma 784).<br />
Con norma di interpretazione autentica si precisa che il salario medio convenzionale<br />
deve continuare a trovare applicazione per i compartecipanti familiari ed i piccoli coloni,<br />
nonché per gli iscritti alla gestione dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri. La non applicabilità<br />
del salario medio convenzionale prevista dall’art. 01, c. 4, della legge n. 81/2006,<br />
deve dunque intendersi limitata ai datori di lavoro che occupati operai a tempo indeterminato<br />
e determinato. Per i compartecipanti familiari e piccoli coloni, invece, il salario<br />
medio convenzionale continua a rappresentare il parametro di riferimento per i contributi<br />
previdenziali ed assistenziali dovuti, nonché per le relative prestazioni, considerato<br />
che tale categoria di soggetti, non rientrando nell’ambito dei lavoratori subordinati, non<br />
percepisce compensi che possano essere qualifi cati come retribuzioni. Analogamente il<br />
salario medio convenzionale continua ad essere applicabile agli iscritti alla gestione dei<br />
coltivatori diretti, coloni e mezzadri per i quali l’onere contributivo e la misura delle prestazioni<br />
è correlato, anche, a detto parametro (comma 785). Inasprite tutte le sanzioni<br />
amministrative connesse alla violazione di norme in materia di lavoro, legislazione socia-<br />
Opere irrigue:<br />
fi nanziamenti<br />
fi no al 2010<br />
Joseph Mallord William Turner<br />
Mezzogiorno a Fonthill Abbey<br />
vista da est, 1800<br />
Applicazione del<br />
salario medio<br />
convenzionale<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 41
Durc: esteso<br />
l’ambito di<br />
applicazione<br />
Joseph Mallord William Turner<br />
La valle di Ashbumham,<br />
1816 circa<br />
Novità per la<br />
regolarizzazione<br />
dei rapporti di<br />
lavoro<br />
42<br />
FINANZIARIA<br />
le, previdenza e tutela della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro entrate in vigore prima<br />
del 1° gennaio 1999. La misura delle sanzioni previste dalle singole norme viene infatti<br />
quintuplicata a decorrere dal 1° gennaio 2007 (commi 1177 e 1178).<br />
Esteso ulteriormente l’ambito di applicazione del documento unico di regolarità<br />
contributiva (Durc) che gradualmente sta diventando necessario per accedere a qualunque<br />
forma di benefi cio pubblico. Ed infatti, a decorrere dal 1° luglio 2007, il Durc sarà<br />
necessario anche per accedere ai benefi ci normativi e contributivi previsti dalla normativa<br />
in materia di lavoro e legislazione sociale. Pertanto la mancata regolarità contributiva precluderà,<br />
dal luglio 2007, non solo la possibilità di accedere ai benefi ci ed alle sovvenzioni<br />
comunitarie, ma anche quella di usufruire di qualunque forma di benefi cio prevista dalla<br />
legislazione in materia di lavoro, comprese le agevolazioni contributive per zone montane<br />
e svantaggiate Restano comunque ferme le altre condizioni previste dalla legislazione<br />
vigente (ad esempio il rispetto della contrattazione collettiva) per accedere ai benefi ci in<br />
questione. In altre parole il possesso del Durc si aggiungerà a tutte le altre condizioni già<br />
oggi necessarie per poter usufruire delle agevolazioni contributive.<br />
Si tratta di una norma particolarmente delicata perché va<br />
ad incidere su un diritto di rilevante valenza economica, come<br />
quello relativo alle agevolazioni contributive per zone montane<br />
e svantaggiate, che interessa oltre due terzi delle aziende agricole.<br />
Peraltro la norma appare particolarmente preoccupante<br />
perché – a differenza di quella che subordina l’accesso ai benefi<br />
ci ed alle sovvenzioni comunitarie al possesso del Durc (cfr.<br />
art. 1-bis, c. 2, legge 228/2006) – non individua i periodi a partire<br />
dai quali è richiesta la regolarità contributiva, lasciando il<br />
dubbio che la regolarità medesima possa essere richiesta anche<br />
con riferimento a periodi pregressi. Per chiarire questo delicato aspetto occorrerà attendere<br />
il decreto del Ministro del lavoro che, entro tre mesi, dovrà defi nire le modalità di<br />
rilascio, i contenuti analitici del Durc “nonché le tipologie di pregresse irregolarità di<br />
natura previdenziale ed in materia di tutela delle condizioni di lavoro da non considerare<br />
ostative al rilascio del documento medesimo”. La norma, da ultimo, precisa che in<br />
attesa dell’entrata in vigore di tale decreto restano salve le vigenti disposizioni speciali in<br />
materia di certifi cazione di regolarità contributiva nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura<br />
(commi 1175 e 1176).<br />
Ai datori di lavoro che occupano dipendenti non risultanti da scritture o da altra documentazione<br />
obbligatoria (cioè lavoratori “in nero”) è riconosciuta la possibilità di regolarizzare<br />
sia sotto il profi lo retributivo che contributivo i relativi rapporti di lavoro. I rapporti<br />
oggetto della regolarizzazione, come detto, non debbono essere stati denunciati agli istituti<br />
previdenziali ed alle altre amministrazioni competenti, né registrati sui libri obbligatori.<br />
La circostanza, invece, che sia intervenuto un eventuale accertamento ispettivo che abbia<br />
verifi cato la sussistenza di rapporti di lavoro “in nero” non preclude la possibilità di accedere<br />
a questa forma di regolarizzazione. In tal caso tuttavia la procedura di sistemazione<br />
deve avere riguardo a tutti i lavoratori interessati dall’accertamento. Per poter usufruire<br />
della regolarizzazione dei rapporti di lavoro non dichiarati il datore di lavoro interessato<br />
deve presentare alla sede Inps territorialmente competente, entro il 30 settembre 2007,<br />
apposita istanza di regolarizzazione che indichi le generalità dei lavoratori che intende<br />
regolarizzare ed i rispettivi periodi oggetto di regolarizzazione, comunque non anteriori<br />
ai cinque anni precedenti alla data di presentazione dell’istanza medesima (commi da<br />
1192 a 1201). <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
FINANZIARIA<br />
La ristrutturazione dei crediti agricoli Inps<br />
L’annoso problema della regolarizzazione dei contributi previdenziali pregressi<br />
dovuti all’Inps da parte di aziende agricole assuntrici di manodopera, e<br />
dai lavoratori autonomi del settore (coltivatori diretti, mezzadri, coloni,<br />
imprenditori agricoli), è quanto mai di attualità. Basta scorrere le pagine dei<br />
maggiori quotidiani nazionali per imbattersi in articoli più o meno contraddittori, il cui<br />
unico risultato è quello di confondere le idee ai lettori, aldilà del personale interesse alla<br />
soluzione della vicenda. Forse è il momento di fare chiarezza.<br />
L’ultimo condono dei contributi previdenziali agricoli ha riguardato i debiti maturati<br />
fi no alla data del 31.12.1997 (legge n. 448/98). Tale normativa prevedeva l’abbattimento<br />
delle sanzioni civili, con la possibilità di pagamento del dovuto in venti rate semestrali<br />
maggiorate dell’1% come tasso di interesse di differimento, oppure di defi nizione del<br />
pregresso mediante pagamento in unica soluzione.<br />
Da allora ad oggi non è stato più possibile prevedere normativamente ulteriori<br />
operazioni di regolarizzazione (condono), in quanto tali crediti vantati dall’Inps<br />
(alla stessa stregua dei contributi dovuti dalle aziende che operano con il sistema DM e<br />
dagli Artigiani e Commercianti) sono stati oggetto di cessione e cartolarizzazione. Con<br />
tale operazione l’Inps, e quindi lo Stato, ha ceduto la “titolarità” su tali crediti ad un terzo<br />
(Scci Spa), società di cartolarizzazione dei crediti Inps, ricavandone un corrispettivo<br />
fi nanziario immediato.<br />
Il “portafoglio” dei crediti ceduti è costituito non solo dai contributi dovuti in sorte<br />
capitale, ma anche dalle relative sanzioni civili. I crediti agricoli oggetto di cessione sono<br />
quelli maturati fi no al 31.12.2004. Un tentativo di condono dei crediti agricoli, bocciato<br />
per i motivi suesposti da parte dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azelio<br />
Ciampi, era stato fatto in sede di conversione del D.L. 2/2006 nella legge 81/2006.<br />
Ma veniamo agli avvenimenti degli ultimi tempi. Nel mese di ottobre 2006, al fi ne di<br />
risolvere una volta per tutte la questione inerente la regolarizzazione dei crediti agricoli,<br />
il Ministero delle politiche agricole ha avviato una negoziazione con alcune Banche che<br />
avevano manifestato interesse all’acquisto del portafoglio di crediti agricoli, detenuto<br />
dalla Scci.<br />
L’operazione prevede le seguenti attività:<br />
1) Accordo esclusivo di servizio tra banche (Unicredit S.p.A. e Deutsche Bank AG)<br />
ed associazioni di categoria fi nalizzato a divulgare l’iniziativa presso i debitori, ma<br />
soprattutto ad avviare le fasi di verifi ca delle adesioni, nonché all’accertamento e<br />
verifi ca degli importi totali di debiti oggetto di “ristrutturazione” (regolarizzazione,<br />
o condono, anche se questa ultima defi nizione sembra essere bandita per motivi di<br />
opportunità politica).<br />
2) Contratto preliminare di vendita, sottoscritto in data 13 ottobre 2006, tra<br />
le banche e Scci Spa, avente ad oggetto i crediti agricoli vantati da<br />
quest’ultima e ad essa trasferiti dall’Inps nel corso delle operazioni<br />
di cartolarizzazione negli anni dal 1999 al 2004. Con tale contratto le<br />
banche procedono all’acquisto di tali crediti e successivamente alla loro<br />
ristrutturazione mediante la conclusione di accordi transattivi con i<br />
debitori, cui viene concessa la possibilità di estinguere in unica soluzione<br />
l’importo contrattato (tra il 22 e il 30% del dovuto) oppure mediante<br />
pagamento dilazionato in rate trimestrali costanti per un periodo di dieci<br />
anni (in questo caso il debitore pagherà tra il 29% ed il 39% del dovuto).<br />
John Constable<br />
East Bergholt Common dalla<br />
casa di Constable, 1800<br />
Il condono<br />
fu bloccato<br />
da Ciampi<br />
Joseph Mallord William Turner<br />
Monastero di Tynemouth,<br />
1822 circa<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 43
Il Cda dell’Inps<br />
ha approvato<br />
la ristrutturazione<br />
dei crediti<br />
Jean-Francois-Armand-Félix<br />
Bernard<br />
Veduta dei dintorni di Roma,<br />
Il Tevere, 1857<br />
Azzerati i debiti<br />
pregressi<br />
44<br />
FINANZIARIA<br />
3) L’oggetto del contratto defi nitivo è rappresentato dall’intero portafoglio<br />
dei crediti agricoli. In particolare prevede che le banche acquisiscano il diritto<br />
di acquistare anche i crediti non ristrutturati. Ciò signifi ca che, se un debitore<br />
non aderisce in prima battuta alla proposta di regolarizzazione, può comunque e<br />
sempre farlo indipendentemente dalla data di chiusura delle operazioni preliminari<br />
di adesione. Quindi le banche assumono per sé anche i proventi derivanti dagli<br />
incassi dei crediti non ristrutturati anche se per gli stessi non vi sia stata proposta di<br />
adesione.<br />
4) Corrispettivo dell’operazione. La proposta delle banche è subordinata al<br />
raggiungimento di un livello minimo di adesioni vincolanti al piano di ristrutturazione<br />
(euro 2.000 milioni, pari a circa il 33% del valore nominale dei crediti agricoli di<br />
proprietà di Scci Spa). Tale soglia dovrebbe garantire un corrispettivo minimo pari<br />
ad €. 600 milioni circa a favore della Società di Cartolarizzazione (e non all’Inps,<br />
come ripetutamente scritto e sostenuto).<br />
Il presupposto dell’operazione di ristrutturazione rimane il rispetto degli interessi<br />
dell’Inps. Il CdA dell’istituto previdenziale ha preso in esame l’intera operazione e l’ha<br />
ritenuta conveniente condividendone le fi nalità sia sotto l’aspetto economico-fi nanziario,<br />
sia sotto il profi lo sociale. Quindi, in data 25 gennaio 2007,<br />
ha deliberato di “esprimere parere favorevole all’operazione<br />
per ciò che concerne gli aspetti economico-fi nanziari (...) e di<br />
trasmettere la delibera ai Ministeri vigilanti per la soluzione<br />
delle problematiche di carattere normativo relativo agli<br />
aspetti contributivo-previdenziali...”.<br />
Pur tuttavia la delibera suddetta risultava insuffi ciente per<br />
fi nalizzare compiutamente l’operazione.<br />
In data 2 febbraio 2007 il Ministro dell’Economia e delle<br />
Finanze e quello del Lavoro e della Previdenza Sociale, in<br />
una nota inviata al presidente dell’Inps ribadiscono che una<br />
decisione dell’Istituto, nell’esercizio dei suoi compiti gestionali (...) va defi nitivamente<br />
assunta in tempi celeri quale espressione della sua capacità di funzionamento in via<br />
ordinaria. E così, in data 7 febbraio il Cda dell’Istituto delibera di dare mandato al<br />
presidente di sottoscrivere la convenzione tra i creditori che ne modifi ca termini<br />
e condizioni, al fi ne di rendere possibile la cessione dei crediti agricoli<br />
nel portafoglio del veicolo Scci Spa, secondo l’offerta formulata dalle<br />
Banche…<br />
Il che signifi ca autorizzare il legale rappresentante dell’Ente alla sottoscrizione di atti<br />
modifi cativi dei contratti originari di cessione ovvero dei contratti accessori sottoscritti<br />
dall’Istituto e che disciplinano tutti gli aspetti relativi alla gestione dei crediti oggetto di<br />
cessione. A questo punto l’operazione dovrebbe defi nitivamente partire. I tempi tecnici<br />
di realizzazione dal punto di vista pratico-operativo saranno verosimilmente ancora<br />
lunghi. Ma gli ultimi ostacoli formali, con la delibera del Cda dell’Istituto del 7 febbraio<br />
u.s., sono defi nitivamente superati.<br />
Nel frattempo le iscrizioni ipotecarie e le procedure coattive di recupero dei crediti sono<br />
riprese dal 15 dicembre 2006, in quanto la sospensione generalizzata aveva quella data<br />
come termine fi nale. Da queste stesse pagine abbiamo più volte sottolineato la necessità<br />
di affrontare i problemi dell’agricoltura in maniera più complessiva, e non con operazioni<br />
di sanatoria di diffi cile fattibilità sotto il profi lo della spesa e della ricaduta sulla fi scalità<br />
generale. Non possiamo che ribadirlo con più forza e più convinzione di prima. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Infortuni sul lavoro, si cambia<br />
Arriva il Testo unico<br />
Con la presentazione uffi ciale il 25 gennaio scorso a Napoli, anche<br />
il tema della sicurezza del lavoro ha un suo ‘Testo unico’ nel<br />
quale si affrontano, per la prima volta, il riordino, l’innovazione,<br />
il coordinamento e la semplifi cazione delle normative. Il<br />
documento rappresenta, soprattutto, la sinergia che il ministero<br />
del Lavoro metterà in atto con quello della Salute, con le principali<br />
amministrazioni e con le parti sociali. La novità più importante tra quelle<br />
introdotte è l’ampliamento del campo dell’applicazione delle normative in materia<br />
di salute e sicurezza a tutti i settori e a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla<br />
qualifi cazione del rapporto di lavoro con il quale si è legati all’imprenditore.<br />
Saranno così date garanzie non solo a chi svolge un lavoro subordinato, ma anche<br />
a chi è sotto contratto fl essibile o è un lavoratore autonomo. Inoltre, particolare<br />
attenzione sarà posta nei confronti dei giovani, degli extracomunitari e dei<br />
lavoratori con contratto di somministrazione per la loro maggiore incidenza dei<br />
rischi di infortuni nelle mansioni che svolgono. Per le piccole e medie imprese<br />
sono state anche introdotte misure che semplifi cano gli adempimenti in materia<br />
di sicurezza, soprattutto per far sì che il tema non venga più visto come un obbligo<br />
ma come un obiettivo tra quelli che l’azienda si pone.<br />
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Inail sugli incidenti sul posto di lavoro,<br />
nel 2006 quelli denunciati sono complessivamente diminuiti sia su base annua,<br />
sia rispetto al 2001. Se confrontati con il 2005, il calo è stato pari allo 0,5%,<br />
attestandosi a quota 935.500 (stima previsionale) contro i precedenti 939.956.<br />
Cinque anni prima, invece, erano stati 1.023.379 (-8,6%). Nel settore agricolo, si<br />
legge nel rapporto, il calo è stato più consistente: tra il 2005 e il 2006 si è passati<br />
da 66.400 a 63.600 (-4,2%), mentre rispetto al 2001 la diminuzione è stata del<br />
21% (nel 2001 gli incidenti denunciati erano stati 80.532).<br />
L’indice di incidenza registrato dall’Inail, che rapporta il numero di denunce a<br />
mille occupati, nel settore dell’agricoltura è calato. Secondo le stime, si è passati dal<br />
79,1% registrato nel 2001 al 62,5% del 2006, ovvero una diminuzione di 21 punti<br />
percentuali. Tra l’anno appena passato e il 2005, invece, la variazione è stata pari a<br />
-10,9%, con l’indice che si era infatti attestato al 70,1%. Calano anche gli incidenti<br />
mortali sia nelle stime complessive sia in quelle del settore dell’agricoltura. La<br />
variazione registrata tra il 2001 e il 2006 (stime previsionali) è stata pari a –19,1%,<br />
con una diminuzione in tutte le attività dalle 1.546 denunce a 1.250. Nel ramo<br />
agricolo, la variazione è stata di –21,4% dal 2001 al 2006, passando da 159 a 125<br />
casi denunciati.<br />
Sul tema è intervenuto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,<br />
defi nendo “una piaga” gli incidenti sul luogo di lavoro e plaudendo all’iniziativa<br />
del ministero del Lavoro: “Segna una volontà nuova, un impegno conseguente<br />
dei poteri pubblici e delle forze sociali per estirpare la piaga delle morti e degli<br />
incidenti”. Alle sue parole fanno eco quelle di Franco Marini, presidente del<br />
Senato: “Il lavoro è vita, mai e poi mai può mutarsi in morte o sofferenza, per il<br />
lavoratore e per i suoi cari”. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007<br />
SICUREZZA<br />
di Luigino Scricciolo<br />
Joseph Mallord William Turner<br />
Shoreham, 1832 circa<br />
In agricoltura<br />
calano<br />
gli infortuni<br />
sul lavoro<br />
Franco Marini:<br />
“Il lavoro è vita,<br />
non può mutarsi<br />
in morte”<br />
45
Alfred Sisley,<br />
Giorno di festa<br />
a Marly-le -Roi,<br />
(il 14 luglio), 1875<br />
Prezzo record<br />
dello zucchero<br />
sul mercato<br />
globale<br />
Jean-Baptiste-Camille Corot<br />
Venezia, 1834<br />
46<br />
ZUCCHERO<br />
di Severo De Pignolis<br />
Non sprechiamo lo zucchero<br />
L’Italia importatore di zucchero<br />
Si sa: le rivoluzioni sono sanguinose, è meglio lasciarle perdere del tutto. Però<br />
di questi tempi persino le più caute riforme (o contro-riforme? fate voi) appaiono<br />
diffi cili da concretizzare. Si possono raccogliere idee per minuscoli<br />
aggiustamenti: fattibili specie a costi zero, se non toccano questioni etiche,<br />
sessuali, religiose, economiche o politiche. Qualcosa resta. Ed eccoci a parlare di una<br />
urgente riforma per le bustine di zucchero (nome comune del saccarosio) al bar e in<br />
altri pubblici esercizi.<br />
Fateci caso. Quasi mai una persona usa le bustine per intero. Qual che rimane (spreco<br />
uno: lo zucchero) si getta insieme alla confezione aperta (sprecare carta e siamo a<br />
due) e alle eventuali bustine chiuse ma un po’ macchiate. Oltre a essere un sistema<br />
anti-economico, questo meccanismo sporca parecchio - chiedete ai baristi inferociti<br />
– e talvolta provoca danni collaterali: specie negli orari di grande ingorgo a chi infi la<br />
tazze, bicchieri, cucchiai nelle mini-lavatrici manca il tempo di verifi care che non siano<br />
rimasti pezzetti di carta sul fondo della tazzina… con il risultato che ogni tanto lo<br />
scarico si inceppa.<br />
Perché non si usano più le vecchie zuccheriere? All’origine c’è un’ottima ragione e<br />
riguarda la sacrosanta difesa della salute collettiva: quel cucchiaio che spuntava dal<br />
contenitore di saccarosio… fi niva sul bancone, in terra, c’era persino chi lo leccava e<br />
poi lo rimetteva lì. Non proprio un sistema igienico e dunque la decisione di eliminare<br />
le zuccheriere aperte fu giusta, come tutte le regole pensate per evitare che i luoghi<br />
pubblici diffondano infezioni o malattie. Ma perché non affi darsi a quelle chiuse, che<br />
si usano rovesciando lo zucchero dall’alto? In effetti alcuni esercizi le hanno – in varie<br />
forme ma sempre di vetro per verifi care al volo il contenuto – mentre i più si sono<br />
affi dati alle bustine. Anche perché quasi sempre le buste (fantasiose, colorate, talora<br />
sponsorizzate) sono un regalino per chi acquista quel caffè o quelle merendine.<br />
Se lo zucchero costa poco, se in giro ce n’è troppo perché meravigliarsi che lo si regali<br />
a bar e ristoranti? Si potrebbe fare ovviamente un’obiezione serissima sugli agricoltori<br />
sovvenzionati anche se le loro merci poi non vengono realmente consumate. Ma è una<br />
vecchia, complessa questione politica ed economica che dunque – almeno per il saccarosio<br />
di cui stiamo parlando – si può lasciare un attimo da parte. Prevedendo una<br />
contro-mossa. Cioè che almeno si trovi il modo di abolire le bustine per incentivare<br />
l’uso delle zuccheriere, ovviamente chiuse e dunque igienicamente sicure. Se poi di<br />
saccarosio ancora ne resta troppo… produttori e persino esercenti invece di sprecarlo<br />
in giro potrebbero regalarlo a ospedali, scuole, mense dei poveri e così<br />
via. Nulla di strano perché anche in Italia – in varie forme più o meno<br />
organizzate – si diffonde il fenomeno di recuperare quel che andrebbe<br />
sprecato. Su tanti cibi deteriorabili, pur se correttamente conservati,<br />
lo zucchero ha il vantaggio di non scadere… a breve.<br />
Con il nome e cognome che lo scrivente si ritrova (genitori distratti?<br />
Anagrafe crudele? uno pseudonimo?) state certi che sono state fatte le<br />
verifi che del caso. È un aggiustamento possibile. Un rimedio facile per<br />
uno spreco enorme… O no? <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
P.A. RISPONDE<br />
a cura della redazione<br />
Come assumere un lavoratore rumeno oggi<br />
Devo assumere un cittadino rumeno come operaio agricolo per 6 mesi. Ho sentito dire<br />
che non c’è più bisogno del permesso di soggiorno perché la Romania è entrata a fare<br />
parte dell’Unione Europea. Vorrei sapere se è vero e, in caso di risposta affermativa,<br />
con quali modalità devo assumerlo.<br />
A seguito dell’ingresso di Romania e Bulgaria nell’Unione Europea, i cittadini provenienti da<br />
questi Paesi possono liberamente entrare e soggiornare in Italia secondo le vigenti disposizioni<br />
di diritto comunitario in materia di libera circolazione nel territorio della UE. Ai soli fi ni<br />
dell’accesso al lavoro, il Governo Italiano ha deciso di avvalersi di un regime transitorio della<br />
durata di un anno durante il quale per l’assunzione di un cittadino rumeno o bulgaro occorre<br />
comunque un’autorizzazione preventiva. Tale regime restrittivo però non trova applicazione<br />
per alcuni settori economici, tra i quali appunto quello agricolo. Pertanto per assumere un cittadino<br />
rumeno come operaio agricolo stagionale non serve alcuna autorizzazione preventiva<br />
né il rilascio del permesso di soggiorno. È suffi ciente effettuare le prescritte comunicazioni<br />
di assunzione con le modalità ordinarie, come se si trattasse di un cittadino italiano. Se il<br />
rapporto di lavoro supera la durata di tre mesi, il lavoratore dovrà farsi carico di chiedere<br />
alla Questura o tramite le Poste il rilascio della “carta di soggiorno” prevista per i cittadini<br />
comunitari, ai sensi e per gli effetti di cui al d.p.r. 52/2002.<br />
Finanziaria e comunicazioni di assunzione<br />
A seguito delle novità introdotte dalla legge fi nanziaria, come sono cambiati i termini<br />
e le modalità per effettuare la comunicazione d’assunzione degli operai agricoli?<br />
La legge fi nanziaria per il 2007 (legge 296/2006) ha introdotto importanti novità in materia<br />
di comunicazione di assunzione, trasformazione e cessazione dei rapporti di lavoro, che<br />
valgono per i lavoratori di tutti i settori produttivi, compresi gli operai agricoli. A decorrere<br />
dal 1° gennaio 2007, infatti, l’obbligo di comunicare l’assunzione dei lavoratori deve essere<br />
assolto il giorno prima dell’instaurazione del rapporto stesso, attraverso un modello unifi cato<br />
da inviare al Centro per l’impiego. In attesa della defi nizione del modello unifi cato, che dovrà<br />
avvenire con decreto ministeriale, i datori di lavoro devono effettuare la comunicazione anticipata<br />
al Centro per l’impiego mediante il registro d’impresa e devono continuare ad effettuare<br />
le consuete comunicazioni all’Inail (denuncia nominativa di assunzione) e all’Inps.<br />
Cuneo fi scale e operai a tempo determinato<br />
Occupo diversi operai agricoli a tempo determinato che svolgono tra le 100 e le 150<br />
giornate di lavoro l’anno. La maggior parte di loro vengono riassunti negli anni successivi.<br />
Posso benefi ciare della riduzione del cuneo fi scale prevista dalla legge fi nanziaria<br />
per il 2007?<br />
La risposta purtroppo è negativa. La legge fi nanziaria per il 2007 limita la possibilità di<br />
benefi ciare della cosiddetta riduzione del cuneo fi scale attraverso l’abbattimento della base<br />
imponibile IRAP ai soli datori di lavoro che occupano lavoratori a tempo indeterminato.<br />
L’unica estensione riguarda i rapporti di lavoro part-time (orizzontali, verticale e misti) purché<br />
siano a tempo indeterminato. In tal caso il benefi cio è riproporzionato in rapporto al<br />
ridotto orario di lavoro.<br />
Nulla invece è previsto per i rapporti di lavoro a tempo determinato, anche se di una certa<br />
durata occupazionale e reiterati nel corso degli anni. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 47
48<br />
<strong>PREVIDENZA</strong><br />
di Daniela Lambertini<br />
Scatta l’ora del Durc agricolo<br />
Romania e Bulgaria nell’Ue: rifl essi previdenziali<br />
Il Documento di regolarità contributivo diventa obbligatorio nelle richieste<br />
di sovvenzioni e benefi ci comunitari: per il rilascio dell’attestazione,<br />
l’azienda deve risultare regolare negli obblighi contributivi relativamente<br />
alle prestazioni lavorative. Da più parti si è cercato di rinviare l’ora del<br />
Durc lamentando ora ineffi cienze Inps ora modalità di applicazione. L’Inps<br />
ha defi nitivamente sciolto ogni dubbio: il Durc entra in vigore.<br />
(www.inps.it; msg. Inps n.° 20505/06)<br />
La legge n. 16 del 9 gennaio 2006 ha ratifi cato il trattato di adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania<br />
all’Unione Europea, con effetto dal 1° gennaio 2007. Pertanto a decorrere dalla stessa data trova applicazione<br />
la disciplina comunitaria in materia di sicurezza sociale sia ai lavoratori rumeni e bulgari distaccati in<br />
Italia che ai lavoratori italiani distaccati nei due Paesi neocomunitari. (www.inps.it - Messaggio N. 002309<br />
del 25/01/2007)<br />
Nasce il Fondinps per il Tfr<br />
È nato presso l’Inps, ma separato patrimonialmente, amministrativamente e contabilmente, “Fondinps”. È la<br />
forma di previdenza complementare a cui andrà il Tfr maturando dei lavoratori dipendenti di aziende con più<br />
di 50 addetti che hanno manifestato la volontà di mantenere il Tfr in azienda.<br />
Aumento dell’aliquota del Fpld Inps<br />
A decorrere dal 1° gennaio 2007, l’aliquota del contributo per il fi nanziamento del Fondo pensioni a carico<br />
dei lavoratori dipendenti è aumentata dello 0,3%. A seguito di tale incremento, l’aliquota complessivamente<br />
dovuta dal lavoratore e dal datore di lavoro al fi nanziamento del Fondo pensioni lavoratori dipendenti non<br />
può comunque superare il 33%.<br />
Aliquota per i lavoratori parasubordinati<br />
A decorrere dal 1° gennaio 2007, l’aliquota contributiva pensionistica dovuta per i lavoratori parasubordinati<br />
iscritti alla gestione separata Inps (Art. 2, comma 26, legge 335/1995, n. 335) è fi ssata nella misura del 23%<br />
per cento per i soggetti che non risultino assicurati presso altre forme obbligatorie. Per i rimanenti iscritti<br />
l’aliquota contributiva pensionistica viene stabilita nella misura del 16%. Le predette aliquote valgono anche<br />
per il computo delle prestazioni pensionistiche e sono applicabili a tutte le categorie di iscritti alla gestione<br />
separata, compresi gli associati in partecipazione.<br />
Invariate le aliquote Cd/Cm/Iap<br />
Le aliquote contributive per il fi nanziamento delle gestioni pensionistiche dei lavoratori artigiani e commercianti<br />
iscritti alle gestioni autonome dell’Inps sono stabilite, a decorrere dal 1° gennaio 2007, in misura pari al 19,5% e<br />
dal 1° gennaio 2008, le predette aliquote sono elevate al 20%.<br />
Non è previsto invece alcun intervento sulle aliquote dovute alla gestione pensionistica dei coltivatori diretti,<br />
coloni e mezzadri e IAP.<br />
Cessione dei crediti agricoli cartolarizzati: l’Inps favorevole<br />
Completata tutta la documentazione utile e indispensabile per l’analisi della cessione delle partite creditizie di<br />
Inps, il CdA ha espresso, all’unanimità, parere favorevole all’operazione per ciò che concerne gli aspetti economico-fi<br />
nanziari, ritenendola congrua e conveniente per il bilancio patrimoniale dell’Istituto.<br />
Tenuto conto di osservazioni emerse anche nella Conferenza interministeriale (Ministero dell’Economia e delle<br />
Finanze, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Ministero delle Politiche Agricole) dell’8 gennaio scorso,<br />
in merito ad un equo rapporto tra contributi e prestazioni, il CdA ha inviato la delibera ai Ministeri vigilanti<br />
per evidenziare l’opportunità di eventuali adeguamenti normativi.<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
CONTRATTI<br />
di Marco Togna<br />
È<br />
stato rinnovato il contratto nazionale per i 70.000 addetti ai lavori di<br />
sistemazione idraulico-agraria e forestale, valida per il quadriennio 2006-<br />
2009. Prevede un aumento salariale del 5,1 per cento, pari a 55,17 euro per il terzo<br />
livello qualifi cato super; l’erogazione avviene in due tranche: la prima (dal 1 agosto<br />
2006) di 30,25 euro, la seconda (dal 1 gennaio 2007) di 24,92 euro. Altre due le novità dal<br />
punto di vista economico: l’aumento da 20,66 a 25 euro dell’indennità di cassa erogata<br />
agli impiegati cui è affi data la mansione di cassiere; l’istituzione di una “indennità di alta<br />
professionalità” (per gli operai inquadrati al quinto livello), prevista per 14 mensilità fi no a<br />
un massimo di 100 euro. Importanti novità sono state introdotte sulla tutela delle lavoratrici<br />
madri e della maternità, sul congedo matrimoniale, sulle ferie per i lavoratori immigrati e sul<br />
tema degli infortuni sul lavoro.<br />
Un aumento dei minimi salariali dell’8% per la prima e la seconda area e del 10%,<br />
un incremento del 5,1% in busta paga per tutti, la rivalutazione del 10% degli<br />
scatti di anzianità. Sono questi i risultati economici del rinnovo del contratto<br />
nazionale degli 800.000 operai agricoli, siglato da Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil<br />
e da Confagricoltura, Cia e Coldiretti. L’accordo prevede anche una norma che fi ssa la quota<br />
massima di fl essibilità degli orari di 75 ore l’anno e di un massimo di 44 ore a settimana.<br />
Incrociare domanda e offerta di lavoro stagionale per gli immigrati, in modo<br />
da allungare il periodo di impiego dei lavoratori a fronte di una riduzione di nuovi<br />
ingressi. Attraverso una piattaforma telematica (www.regione.emilia-romagna.it/<br />
stagionaliagricoltura) in cui i lavoratori potranno presentare la propria candidatura,<br />
sfuggendo così anche al mercato del lavoro nero. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa<br />
sul lavoro stagionale in agricoltura fi rmato il 26 settembre in provincia di Ravenna, cui<br />
aderiscono imprese, sindacati, istituzioni locali, questura e Inps.<br />
La Dir-Agri/Confederdia, fi rmataria del Contratto Dirigenti dell’Agricoltura, fi n dal<br />
1949, e l’Andi/Cida, ha sottoscritto il 13 febbraio 2007, con la Confagricoltura,<br />
l’accordo per il rinnovo biennale retributivo.<br />
L’articolo 8 prevede l’aumento dello stipendio base mensile secondo i seguenti<br />
scaglioni: con decorrenza 1° gennaio 2007 di € 120,00 mensili; con decorrenza 1° gennaio<br />
2008 di € 80,00 mensili. Pertanto il nuovo stipendio base mensile spettante ai dirigenti<br />
dal 1° gennaio 2007, è di € 3.235,00 e dal 1° gennaio 2008 sarà di € 3.315,00.<br />
Siglati anche i contratti integrativi di quattro importanti grandi aziende, tutti<br />
validi per il quadriennio 2006-2009. Il primo riguarda la Coca-Cola Hbc Italia<br />
(2.500 lavoratori): prevede un premio per obiettivo di 6.200 euro (1.400 euro nel<br />
2006, 1.500 nel 2007, 1.600 nel 2008, 1.700 nel 2009); stabilisce anche l’incremento<br />
dei ticket restaurant e delle indennità per il lavoro notturno, e la creazione di un piano di<br />
assistenza sanitaria per tutto il personale a tempo indeterminato, con decorrenza dal 1<br />
gennaio 2008 e del valore di 400 euro, con una partecipazione al 75 per cento dell’azienda. Il<br />
secondo è stato fi rmato al gruppo Heineken Italia (1.000 dipendenti):<br />
prevede un premio di produzione di 6.250 euro e l’incremento di 120 euro<br />
(a partire dal luglio 2008) della quota pagata dall’azienda per la polizza<br />
sanitaria, raggiungendo così i 300 euro a carico dell’azienda e i 100 a<br />
carico del lavoratore. Il terzo accordo riguardo il gruppo Ferrero: prevede<br />
un premio di 6.150 euro e l’armonizzazione dei trattamenti tra i diversi<br />
stabilimenti attraverso l’aumento dell’indennità per il lavoro notturno al<br />
35% dal 2007 e successivamente al 40. Il quarto contratto integrativo è<br />
quello con la Colussi (900 dipendenti): prevede un premio per obiettivi,<br />
che va dai 3.325 euro del sito produttivo di Vittorio Veneto, ai 3.625 euro<br />
di Fossano e di Imperia, ai 3.975 di Petrignano.<br />
Contratto<br />
nazionale dei<br />
lavoratori<br />
forestali<br />
Il contratto degli<br />
operai agricoli<br />
Domanda e<br />
offerta di lavoro<br />
immigrato<br />
Contratto<br />
dirigenti<br />
agricoli<br />
Contratti<br />
integrativi<br />
aziendali<br />
Lotte contadine di Rolando Mensi<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 49
50<br />
DIRITTO UE<br />
di Fabio Cavicchioli<br />
Importante sentenza della Corte di Giustizia (C-<br />
310/04-Spagna /Consiglio CEE, disponibile su<br />
htpp://europa.eu.int), in materia di aiuti al settore<br />
del cotone.<br />
Nel 1980 venne introdotto un regime di aiuto al cotone,<br />
esteso alla Spagna nel 1986.<br />
I Regolamenti 1782/2003 e 864/2004 hanno applicato<br />
a questo settore un sistema di aiuti non più legato alla<br />
produzione ma concesso in forma di sostegno al reddito<br />
degli imprenditori (regime pagamento unico).<br />
La Spagna ha impugnato detti regolamenti, ritenendoli<br />
contrari ad un vero aiuto alla produzione, che avrebbe<br />
dovuto imporre come condizione per la sua concessione<br />
che il cotone fosse raccolto, perché solo se raccolto è<br />
oggetto di trasformazione industriale, mentre per quei<br />
provvedimenti conta solo la coltivazione in sé.<br />
La Corte ha dato ragione alla Spagna, ritenendo sussistente<br />
per il settore del cotone la violazione del<br />
principio di proporzionalità, per il quale: gli atti comunitari<br />
non devono superare i limiti di quanto necessario<br />
al conseguimento degli scopi; di fronte a più misure<br />
si ricorra a quella nella quale gli inconvenienti causati<br />
non siano sproporzionati rispetto agli scopi perseguiti.<br />
Nel caso di specie le misure impugnate non garantiscono<br />
la redditività della produzione del cotone nelle<br />
regioni spagnole interessate, con il probabile risultato<br />
dell’abbandono di una parte considerevole della produzione<br />
spagnola di cotone grezzo e gravi conseguenze<br />
economiche.<br />
Per il cotone non si deve tenere conto del pagamento<br />
unico, concesso indipendentemente dalla coltura scelta<br />
e anche se l’agricoltore decida di non produrre nulla.<br />
Inoltre taluni dati numerici utilizzati nel calcolo della<br />
redditività della coltura del cotone si sono rivelati erronei.<br />
Se il calcolo delle Istituzioni comunitarie avesse<br />
incluso i costi salariali e avesse preso in considerazione<br />
un prezzo di vendita conforme al livello attuale<br />
del mercato sarebbe risultato che sotto il nuovo regime<br />
di aiuto i costi di produzione sono superiori ai redditi<br />
dei produttori e che il margine lordo prevedibile per<br />
il cotone è nullo, o addirittura negativo, al punto che<br />
gli agricoltori rischiano di lavorare in passivo se continuano<br />
a produrre cotone. È stato trascurato così che la<br />
produzione del cotone e la sua trasformazione sono indissolubilmente<br />
collegate. In buona sostanza non<br />
si è tenuto conto dei costi salariali, senza i quali<br />
non si può valutare la redditività della coltura. Quindi,<br />
i dati illustrati dalle istituzioni comunitarie non hanno<br />
permesso alla Corte di accertare se il legislatore comunitario<br />
abbia potuto pervenire alla conclusione che la<br />
fi ssazione dell’importo dell’aiuto specifi co al cotone è<br />
suffi ciente a garantire l’obiettivo di assicurare la redditività<br />
e il proseguimento di tale coltura. È risultato<br />
così violato il principio di proporzionalità, il ricorso è<br />
stato accolto e per ciò annullato il capitolo 10 bis del<br />
titolo IV del regolamento n. 1782/2003, come modifi -<br />
cato. Per evitare ogni incertezza sul regime applicabile<br />
agli aiuti nel settore del cotone a seguito di questa sentenza,<br />
l’annullamento è sospeso fi no all’adozione di un<br />
nuovo regolamento.<br />
Il 24 gennaio scorso la Commissione europea ha proposto un’ampia riforma dell’organizzazione<br />
comune dei mercati nel settore ortofrutticolo, intesa ad allineare questo settore con il<br />
resto della PAC riformata<br />
Punti principali della proposta che dovrebbe entrare in vigore nel 2008.<br />
Flessibilità e regole semplifi cate per le organizzazioni di produttori. I produttori saranno liberi di<br />
aderire a più organizzazioni di produttori per ciascun prodotto. Saranno erogati fi nanziamenti supplementari<br />
per incoraggiarne la creazione; verranno promosse le fusioni e le associazioni e proseguirà il sostegno di<br />
quelle operanti su scala transnazionale.<br />
La Gestione delle crisi sarà organizzata tramite le organizzazioni dei produttori facendo ricorso a<br />
strumenti quali la raccolta prima della maturazione o la mancata raccolta degli ortofrutticoli, iniziative di<br />
promozione e comunicazione in tempo di crisi, formazione, assicurazione del raccolto e copertura delle spese<br />
amministrative per la costituzione di fondi comuni di investimento. I ritiri dal mercato saranno fi nanziati.<br />
La Comunità si farà carico delle spese per le operazioni di distribuzione gratuita a scuole, colonie di vacanze,<br />
ospedali, enti caritativi, ospizi per persone anziane e istituti di pena, nel limite del 5% della produzione<br />
commercializzata da ciascuna organizzazione di produttori.<br />
Inserimento dell’ortofrutta nel regime di pagamento unico: la superfi cie coltivata a ortofrutticoli<br />
potrà benefi ciare dei diritti all’aiuto nell’ambito del regime di aiuti disaccoppiati vigente in altri comparti<br />
agricoli. Tutti gli aiuti esistenti a favore degli ortofrutticoli trasformati saranno disaccoppiati e verranno<br />
aumentati i massimali di bilancio nazionali del regime di pagamento unico.<br />
Misure ambientali: l’inserimento dell’ortofrutta nel regime di pagamento unico implica per tutti i<br />
benefi ciari l’obbligo di pagamenti diretti. Inoltre, ciascun programma operativo dovrà destinare parte della<br />
spesa a interventi ambientali. La produzione biologica fruirà di un tasso di fi nanziamento comunitario in<br />
ciascun programma operativo.<br />
Le organizzazioni dei produttori avranno la possibilità di inserire nei loro programmi operativi<br />
iniziative di promozione del consumo di ortofrutticoli che siano in linea con le raccomandazioni<br />
dell’Organizzazione mondiale della sanità Il fi nanziamento comunitario sarà maggiore se la promozione si<br />
rivolge ai giovanissimi.<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
GIURISPRUDENZA<br />
di Antonio Positino<br />
Il datore di lavoro non può contrastare lo svolgimento di un’attività politica da parte del dipendente<br />
Nel rapporto di lavoro il diritto allo svolgimento di attività politica, tutelato dalla Costituzione, non<br />
può essere escluso o limitato se non nel caso in cui sia stata prevista una specifica incompatibilità.<br />
Al di fuori di questa ultima ipotesi, ribadisce la Suprema Corte, il datore di lavoro non può contrastare<br />
lo svolgimento di un’attività politica al di fuori, si intende, dell’orario di lavoro, o comunque del servizio<br />
da parte del dipendente, né, tanto meno, sindacare nel merito le scelte fatte e l’impegno assunto.<br />
(Cassazione Civile, Sezione Lavoro, sentenza n. 21749 del 11.10. 2006) <br />
L’assenza del lavoratore per malattia comporta la proroga della durata del periodo di prova<br />
Debbono essere ricompresi nel periodo utile ai fi ni del superamento della prova anche quei giorni in cui la prestazione<br />
non è stata effettuata perché non prevista dall’articolazione del normale svolgimento del lavoro, quelli,<br />
cioè, in cui il lavoratore era legittimamente assente per festività, turni di riposo, fruizione di ferie, e eventi similari,<br />
prevedibili, e previsti, al momento della determinazione della durata della prova. Questo non esclude, però, che il<br />
periodo di prova debba essere soggetto ad interruzioni, per eventi, che, pur determinando la legittima astensione<br />
del lavoratore dalla prestazione, non siano previsti, né prevedibili, al momento della fi ssazione della durata della<br />
prova e non rientrano nella fi siologia del normale svolgimento del rapporto. Tra questi eventi rientra, in particolare,<br />
l’assenza per malattia. Non va dimenticato, in proposito, che entrambe le parti hanno reciprocamente il diritto di<br />
espletare la prova e l’obbligo di sottoporsi ad essa, e che l’interruzione dell’effettiva attività di lavoro per un periodo<br />
non previsto, specie se di non breve durata, impedisce il pieno espletamento del periodo di prova. Quest’ultimo pertanto<br />
deve necessariamente essere prorogato per consentire l’effettiva attuazione dell’esperimento. Anche la malattia,<br />
specie se prolungata, rientra tra gli eventi che comportano il prolungamento del periodo di esperimento. In linea<br />
di principio, quindi, per i giudici di P.zza Cavour, il prolungamento del periodo di prova ha effetto reciprocamente<br />
sia a favore che a sfavore tanto del lavoratore che del datore di lavoro, in particolare, il prestatore avrà modo di<br />
espletare fi no a fondo l’esperimento e di dare prova così pienamente delle proprie capacità, mentre il datore avrà<br />
tutto il tempo necessario per verifi care queste capacità ed entrambe le parti avranno la possibilità di decidere se<br />
proseguire il rapporto rendendolo a tempo indeterminato, o, invece, interromperlo. In concreto, il prolungamento<br />
potrà risultare favorevole, o meno, a ciascuna delle parti, ma questo avverrà secondo le circostanze di fatto.<br />
(Cassazione Civile, Sezione Lavoro, Sentenza n. 21698 del 10.10. 2006). <br />
Il superamento del periodo di comporto non consente il licenziamento se la malattia del lavoratore<br />
è dovuta a causa imputabile al datore di lavoro<br />
La fattispecie del recesso del datore di lavoro, per l’ipotesi di assenze determinate da malattia del lavoratore, tanto<br />
nel caso di una sola affezione continuata quanto in quello del succedersi di diversi episodi morbosi (c.d. eccessiva<br />
morbilità), è soggetta alle regole dettate dall’art. 2110 cod. civ., che prevalgono, per la loro specialità, sia sulla<br />
disciplina generale della risoluzione del contratto per sopravvenuta impossibilità parziale della prestazione lavorativa<br />
(art. 1256, comma 2 e 1464 cod. civ.), sia sulla disciplina limitativa dei licenziamenti individuali (leggi n.<br />
604 del 1966 e n. 300 del 1970 e successive modifi che). Conseguentemente, da un lato il datore di lavoro non<br />
può unilateralmente recedere o, comunque, far cessare il rapporto di lavoro prima del superamento del limite di<br />
tollerabilità dell’assenza (c.d. periodo comporto) – predeterminato dalla legge, dalla disciplina collettiva o dagli<br />
usi oppure, nel difetto di tali fonti, determinati dal giudice in via equitativa – e, dall’altro il superamento di quel<br />
limite è condizione suffi ciente di legittimità del recesso – nel senso che non è all’uopo necessaria la prova del giustifi<br />
cato motivo oggettivo (art. 3 della legge n. 604 del 1966), né della sopravvenuta impossibilità della prestazione<br />
lavorativa (art. 1256, comma 2 e 1464 cod. civ.), né della correlata impossibilità di adibire il lavoratore a mansioni<br />
diverse. La Suprema Corte, però, nella Sentenza i cui estremi sono riportati in calce, statuisce che le assenze del<br />
lavoratore per malattia non giustifi cano, tuttavia, il recesso del datore di lavoro – in ipotesi di superamento del<br />
periodo di comporto – ove l’infermità sia, comunque, imputabile a responsabilità dello stesso datore di lavoro – in<br />
dipendenza della nocività delle mansioni o dell’ambiente di lavoro, che abbia omesso di prevenire o eliminare, in<br />
violazione dell’obbligo di sicurezza (art. 2087 cod. civ.) o di specifi che norme, incombendo, peraltro, al lavoratore<br />
l’onere di provare il collegamento causale fra la malattia, che ha determinato l’assenza (e, segnatamente, il superamento<br />
del periodo di comporto), ed il carattere morbigeno dell’ambiente di lavoro o delle mansioni espletate.<br />
(Cassazione Civile, Sez. III, Sentenza n. 26079 del 30.11.2005) <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 51<br />
51
52<br />
FISCO<br />
di Gaetano Tutino<br />
La Finanziaria su Iva ed imposte sul reddito<br />
La legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (Finanziaria 2007) pubblicata nella<br />
Gazzetta Uffi ciale n. 299 del 27/12/2006, contiene diverse disposizioni<br />
fi scali di rilievo nell’ambito di tutto il comparto agricolo. Chiaramente,<br />
perchè le novità sono tante e sostanziali, è opportuno concentrarsi nello<br />
sviluppo di un solo tema, affi nchè si possa essere esaustivi, riservandoci il resto<br />
delle novità nei prossimi numeri; l’argomento del seguente articolo riguarda l’opportunità<br />
delle cosiddette “società agricole” di poter determinare il proprio reddito<br />
d’impresa secondo i criteri di determinazione del reddito agrario, ovvero passare<br />
da una determinazione della tassazione secondo le norme degli artt. 55 e 81 del<br />
Tuir, reddito d’impresa, ad una tassazione di natura catastale, art. 32 del Tuir,<br />
reddito agrario.<br />
La ratio della norma, che ha modifi cato i criteri di determinazione del reddito delle<br />
società agricole, è quella di favorire ed agevolare lo sviluppo delle forme societarie<br />
in agricoltura.<br />
I benefi ciari della suddetta norma sono le società di persone, come quelle in nome<br />
collettivo o in accomandita semplice, e le società a responsabilità limitata e cooperative<br />
che rivestono la qualifi ca di “società agricola” secondo i dettami dell’art. 2<br />
del D. Lgs n. 99/2004.<br />
Il riferimento alla qualifica di società agricola presuppone la previsione nella<br />
denominazione sociale di “società agricola” e l’esercizio “esclusivo” di attività<br />
agricola, ovvero tutte o almeno una di quelle individuate dall’articolo 2135 del<br />
cod. civ.(coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento di animali ed attività<br />
connesse).<br />
Pertanto, per poter procedere alla determinazione del reddito su base catastale<br />
si rende necessario adeguare i patti sociali e gli statuti secondo le modalità di cui<br />
sopra e comunicare l’opzione all’Agenzia delle Entrate.<br />
Comunque, un apposito decreto del ministero dell’economia e delle fi nanze, di<br />
concerto con il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, defi nirà le<br />
modalità di attuazione per la corretta applicazione della tassazione fondiaria delle<br />
società personali, a responsabilità limitata e società cooperative.<br />
Per quanto riguarda le società di persone e quelle a responsabilità limitata, costituite<br />
da soci che hanno la qualifi ca di imprenditori agricoli (però la norma non parla<br />
di imprenditori agricoli professionali ma, solo genericamente, di imprenditori<br />
agricoli), che esercitano in via esclusiva le attività di manipolazione e trasformazione<br />
dei prodotti agricoli possono determinare il reddito secondo un coeffi ciente<br />
di redditività pari al 25% dei corrispettivi realizzati.<br />
Inoltre, il reddito sarà determinato con utilizzo di quello agrario anche per la produzione<br />
e la conseguente cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili<br />
agroforestali e fotovoltaiche e di carburanti ottenuti, mediante produzioni di<br />
vegetali, prevalentemente dal fondo, sempre se attuata da imprenditori agricoli,<br />
come individuati dall’articolo 2135 del cod. civ.. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Pierluigi Castagnetti<br />
I cattolici democratici nella vita nazionale<br />
I cattolici e la politica, i rapporti<br />
fra Chiesa e Stato, il senso dell’impegno<br />
dei cattolici democratici<br />
nella storia. Questo volume<br />
interroga i cattolici democratici su<br />
problematiche attuali, partendo<br />
dallo studio delle radici, delle motivazioni<br />
e delle idee di don Luigi<br />
Sturzo, contenute nel “discorso di<br />
Caltagirone” del 1904 e qui discusse<br />
da storici, intellettuali e politici. Il percorso politico<br />
e ideale del sacerdote siciliano assurge a paradigma<br />
interpretativo globale della sfi da e della propositivà<br />
di un’azione cristianamente ispirata all’interno del<br />
mondo delle istituzioni e dello Stato. Linee di indirizzo<br />
e defi nizione di principi che, in Sturzo anticipano<br />
inoltre delle scelte che verranno fatte alcuni decenni<br />
dopo dalla Carta Costituzionale e, per altri aspetti, dal<br />
Concilio Vaticano II, suggerendo soluzioni importanti<br />
a questioni aperte (o riaperte) anche oggi. Da leggere<br />
e meditare.<br />
Rubbettino Ed. € 13,00<br />
Daniele Barbieri e Riccardo Mancini<br />
Domani. Di futuri ce n’è tanti<br />
Otto sentieri di buona fantascienza<br />
per poter immaginare (e magari<br />
conquistare) futuri un po’<br />
meno squallidi del presente. E se<br />
domani... i computer diventassero<br />
sempre più intelligenti, più sensibili,<br />
insomma più umani, come<br />
ci comporteremo noi umani che<br />
stiamo diventando sempre più<br />
insensibili? E come saranno le città che abiteremo?<br />
Più caotiche o deserte, tra le stelle o sotto gli oceani, o<br />
addirittura sotto terra? Come cambierà il rapporto tra<br />
i sessi (sempre che una qualche differenza sessuale vi<br />
sarà ancora)? E come potrebbe cambiare il rapporto<br />
con Dio e con la religione, magari se incontrassimo<br />
su un altro pianeta un “Cristo marziano” molto molto<br />
diverso da noi? Da gli oltre trecento racconti e romanzi<br />
citati nel libro, si spalanca una galassia di stimoli,<br />
suggestioni, ipotesi e scenari su tutti i nostri futuri<br />
possibili.<br />
Avverbi Edizione € 12,00<br />
53<br />
CARTA<br />
Luigino Scricciolo<br />
20 anni in attesa di giustizia<br />
Il libro racconta l’esperienza reale<br />
di una persona incensurata che si<br />
trova coinvolta nelle maglie del<br />
un sistema giudiziario. Dalla vita<br />
civile alle manette, al carcere, all’isolamento,<br />
agli arresti domiciliari.<br />
Tutto all’improvviso. E poi il<br />
lungo interminabile tempo che si<br />
conclude vent’anni dopo col pieno<br />
proscioglimento in istruttoria,<br />
la più lunga istruttoria italiana. Magra consolazione<br />
per un uomo che ha vissuto un lunghissimo calvario.<br />
Un calvario durante il quale ha perso tutto: la libertà,<br />
il lavoro, la casa. Ma non la forza. Una forza che deriva<br />
dal suo stretto legame con la terra, con l’agricoltura.<br />
Luigi Scricciolo, infatti, ha origini contadine con l’infanzia<br />
passata in campagna. Sospeso dall’impiego, si<br />
è rimboccato le maniche con dignità e dedicato all’attività<br />
di giardiniere. Perché Scricciolo è fatto così. Ha<br />
una grande dignità. E, soprattutto, è un uomo buono,<br />
come lo defi nisce Mario Capanna.<br />
Memori Ed. € 14,00<br />
Antonello Sacchetti<br />
I ragazzi di Teheran<br />
di Stefania Sepulcri<br />
22 aa edizione edizione<br />
Il 70% della popolazione iraniana ha<br />
meno di 30 anni e non ha partecipato<br />
alla rivoluzione che ha dato origine alla<br />
Repubblica islamica. È una generazione<br />
nata durante la terribile guerra con<br />
l’Iraq, cresciuta in un contesto economico<br />
e sociale diffi cile e insofferente<br />
nei confronti del regime teocratico,<br />
dittatoriale ed oppressivo. Il ritratto<br />
a colori di un Paese unico attraverso le voci di chi di<br />
solito non può parlare ma, nel privato, guarda all’Occidente<br />
per la libertà ed i costumi. Chador e tagli punk,<br />
feste clandestine e preghiere del venerdì, musica rock<br />
e misticismo religioso, poesia sufi e blog su Internet,<br />
disoccupazione e voglia di fuggire all’esteroPer capire<br />
l’Iran bisogna guardare ai giovani, “sugli autobus, nelle<br />
strade, nei negozi, nei posti di lavoro: tantissimi ventenni”.<br />
Purtroppo, secondo un sondaggio del 2003, il<br />
75 % delle persone sotto i 35 anni sogna di trasferirsi<br />
all’estero. E più è alto il livello di istruzione, più la speranza<br />
di lasciare il paese è forte.<br />
Ed. Infi nito € 10,00<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 53
EB<br />
54<br />
WEB<br />
di Ran Garin<br />
http://www.lavoce.info<br />
Dall’iniziativa di docenti universitari, economisti, accademici,<br />
collaboratori di importanti giornali e riviste, membri attivi<br />
di istituti di ricerca, è nato il sito Internet, “www.lavoce.info”.<br />
Il sito, nato il 4 luglio 2002, raccoglie approfondimenti, commenti,<br />
informazioni, su una molteplicità di temi economici,<br />
dai più rarefatti ai più terreni ed è diventato sicuramente luogo<br />
di transito internettistico di chi, per dovere professionale,<br />
è interessato a questi argomenti. La voce.info è un sito di informazione<br />
economica diretto anche al lettore non specializzato,<br />
con l’obiettivo di pubblicare articoli quanto più possibile<br />
semplici e chiari su temi che possono sembrare ostici, come la<br />
riforma del mercato del lavoro e la politica fi scale. Il tutto in<br />
assoluta indipendenza e senza etichettature di parte. Si tratta<br />
di una iniziativa promossa da Tito Boeri, che si regge sul contributo<br />
volontario e non retribuito dei redattori. <br />
http://www.tfr.gov.it<br />
Il sistema pensionistico italiano ha subito dagli anni novanta<br />
un processo di riforma per contenere la spesa pensionistica<br />
al fi ne di garantirne la sostenibilità. La riforma rappresenta<br />
un’importante evoluzione nella storia della previdenza italiana:<br />
essa è infatti incentrata sullo sviluppo di un sistema<br />
pensionistico basato su due “pilastri”, di cui il primo è rappresentato<br />
dalla previdenza obbligatoria (erogata da Inps,<br />
Inpdap, Casse professionali ecc.) e assicura la pensione di<br />
base; il secondo, è rappresentato dalla previdenza complementare<br />
per l’erogazione di trattamenti pensionistici complementari<br />
del sistema obbligatorio al fi ne di assicurare più<br />
elevati livelli di copertura previdenziale. <br />
http://www.snebi.it<br />
Lo SNEBI (Sindacato Nazionale degli Enti di Bonifi ca, di Irrigazione<br />
e di Miglioramento Fondiario), che è apolitico, ha<br />
per scopo di rappresentare gli enti associati onde curarne e<br />
tutelarne gli interessi nel settore sindacale e della disciplina<br />
contrattuale collettiva e regolamentare dei rapporti di lavoro<br />
nonché nel settore della legislazione sociale. Tra le funzioni<br />
dello Snebi vi è la stipula di contratti e accordi collettivi per<br />
la disciplina dei rapporti di lavoro intercorrenti tra gli enti<br />
associati e i loro dipendenti, lo studio dei problemi di carattere<br />
generale attinenti all’organizzazione dei servizi e degli<br />
uffi ci dei Consorzi, l’effettuazione di ricerche e studi sui temi<br />
di maggiore rilevanza ed attualità nel campo del diritto del<br />
lavoro, del diritto sindacale e delle assicurazioni sociali. Inoltre<br />
il sindacato assicura uniformità di orientamenti in tema<br />
di interpretazione ed applicazione dei contratti collettivi e dei<br />
provvedimenti legislativi e regolamentari che riguardino i rapporti<br />
di lavoro intercorrenti tra i Consorzi e dipendenti. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
Piantiamo per il pianeta!<br />
Qualche mese fa la keniana Wangari Maathai,<br />
Premio Nobel per la Pace nel 2004, ha lanciato<br />
una campagna mondiale per piantare un miliardo<br />
di alberi entro la fi ne del 2007. Il Marocco ha<br />
in programma di piantarne 27 milioni entro la<br />
fi ne dell’anno, mentre la Libia fa sapere di averne<br />
già posato un milione e 200mila, tra olivi e<br />
alberi d’alto fusto. Un altro milione e 800mila<br />
piante verranno interrate nei prossimi mesi. <br />
Castagno millenario<br />
Scoperto in provincia di Grosseto un castagno<br />
millenario, evento quanto mai raro. Il suo segreto:<br />
sana alimentazione e movimento fi sico! <br />
McDonald’s al biologico<br />
Stanno convertendosi al biologico, equo e solidale.<br />
In Gran Bretagna, in 1.200 fast food, la<br />
multinazionale del fritto e unto servirà caffè etico<br />
certifi cato Rainforest Alliance e il resto dei ristoranti<br />
d’Europa dovrebbe adeguarsi alle nuove<br />
linee guida in tempi brevi. Un’operazione da 50<br />
milioni di sterline, una parte dei quali dovrebbe<br />
arrivare nelle tasche di coltivatori poveri. <br />
Birra Castello<br />
Sono passati nove mesi da quando la Castello di<br />
Udine S.p.A. ha acquistato e riaperto la fabbrica di<br />
Birra di Pedavena, con una produzione di 100.000<br />
hl. e con l’utilizzo di quasi 30 dipendenti. La prospettiva<br />
è di aumentare notevolmente la produzione<br />
e riassorbire entro il 2007 tutti i dipendenti attualmente<br />
in Cassa Integrazione Straordinaria. <br />
Treno d’idrogeno<br />
In Giappone è stato collaudato il prototipo di treno<br />
a idrogeno. Ha già percorso i primi 300 metri<br />
nelle offi cine di Yokohama della East Japan Railway<br />
Company (Jr East) con trenta passeggeri a<br />
bordo. La locomotrice è progettata su sistema Fuel<br />
Cell ad idrogeno, può raggiungere i 100 km/h con<br />
un’autonomia di circa cento chilometri: suffi cienti<br />
per la mobilità urbana. La locomotrice a idrogeno<br />
è dotata di sistema a recupero dell’energia prodotta<br />
in frenata dal convoglio, in modo da riutilizzare<br />
l’energia accumulata in fase di accelerazione. <br />
Nuova sede di Fedagri<br />
Fedagri-Confcooperative cambierà presto sede<br />
trasferendo i propri uffi ci da Palazzo Altemps alla<br />
nuova sede di Via Torino. <br />
NEWS<br />
di Maria Cartia<br />
Un parco africano plurinazionale<br />
I governi di Angola, Botswana, Namibia, Zambia e<br />
Zimbabwe si sono impegnati a creare il più grande<br />
parco transfrontaliero al mondo. La cosiddetta<br />
“area di conservazione Kavango-Zambesi”<br />
coprirà 287.000 chilometri quadrati (l’equivalente<br />
di 3/4 della superficie totale dell’Italia) e<br />
comprenderà il bacino fluviale dell’Okavango in<br />
Namibia, dello Zambesi in Zimbabwe, territori<br />
dell’Angola, la regione di Kafue in Zambia nonché<br />
il parco del Chobe in Botswana. <br />
Acquedotto pugliese: Petrella si dimette<br />
Le dimissioni sono arrivate dopo oltre un anno di<br />
manifesto “dissenso istituzionale” sulla questione<br />
della forma giuridica dell’Ente: una società per<br />
azioni a capitale interamente pubblico come è ora<br />
o ritrasformarlo in un ente pubblico come era in<br />
origine.<br />
Questione liquidata oggi come ideologica dal presidente<br />
della regione Puglia, Vendola, ma ritenuta<br />
essenziale da Riccardo Petrella, riconosciuto<br />
come il maggior esperto mondiale in materia<br />
di acqua e convinto assertore della gratuità dei<br />
servizi essenziali. <br />
In Africa non vi è carenza d’acqua<br />
L’acqua piovana sarebbe più che sufficiente<br />
per soddisfare i bisogni di un terzo della popolazione<br />
attuale del continente africano, secondo<br />
uno studio del Programma dell’Onu per<br />
lo sviluppo (Unep). L’acqua come bene comune<br />
ed essenziale, se carente produrrà contrasti<br />
e guerre locali, riassume la Conferenza<br />
sui cambiamenti climatici di Nairobi. <br />
Il giro ciclistico del Burkina-Faso<br />
Si è concluso, con la vittoria di un corridore belga, il<br />
Tour du Faso, competizione ciclistica del Burkina,<br />
defi nita la gara che rosola i corridori. Marco Pastonesi,<br />
giornalista de La Gazzetta dello Sport, ha<br />
seguito l’evento raccontando il Paese dove questa<br />
si svolge.<br />
“Tanto per capirsi in un anno un burkinabè guadagna<br />
l’equivalente di 273 euro; gli analfabeti<br />
sono il 74% , i denutriti il 23% (in Italia non ci sono<br />
denutriti ma obesi), l’aspettativa di vita è 44 anni,<br />
la mortalità infantile raggiunge l’11%, i medici<br />
sono uno ogni 30 mila abitanti. Italia e Burkina<br />
Faso sono alla pari solo per le biciclette”. <br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007 55
MEDICINA<br />
di Fabio Forleo<br />
Gli abituali<br />
frequentatori del<br />
Pronto Soccorso<br />
paghino il ticket<br />
François-Marius Granet<br />
Campagna romana,<br />
1820-1830<br />
56<br />
Il nuovo ticket sul Pronto Soccorso<br />
Il cattivo uso degli utenti<br />
Il Governo ha introdotto, di recente, un nuovo ticket: quello sull’accesso al Pronto Soccorso<br />
a carico dei cosiddetti “codici bianchi”. Attorno a questa scelta il dibattito è stato<br />
serrato ed ha diviso l’opinione pubblica oltrechè il Parlamento.<br />
Come tutti sappiamo, alcuni Ospedali sono ingolfati e male organizzati, altri funzionano<br />
egregiamente e altri ancora rappresentano l’eccellenza.<br />
Tutti, però, annaspano e ricevono critiche nei propri reparti di Pronto Soccorso.<br />
I motivi sono ovvi: l’accesso, specie nelle grandi città, è imponente, il personale è spesso carente,<br />
chiunque pretende di essere più “urgente” dei vicini in attesa e i tempi per alcuni accertamenti<br />
sono decisamente lunghi.<br />
Il problema non è di facile soluzione e anche questa “novità” non sarà la bacchetta magica che<br />
tutti aspettano. Tuttavia, forse, ci aiuterà a capire cosa è (o dovrebbe essere) un Pronto Soccorso.<br />
Molti anni fa si introdussero i codici di accettazione (bianco, verde, giallo e rosso) proprio per<br />
razionalizzare, standardizzare ed accelerare le procedure di valutazione da parte del reparto di<br />
emergenza. Il sistema è di facile comprensione, intuitivo anche per il paziente che riceve una<br />
prima classifi cazione di urgenza e necessità.<br />
Questo importantissimo compito (Triage) è affi dato ad infermieri professionali, appositamente<br />
addestrati, che in pochi minuti devono valutare la necessità di visita urgente, procrastinabile o<br />
di emergenza immediata.<br />
Il compito è estremamente delicato perché viene svolto in condizioni di affollamento, di stress,<br />
sotto pressioni anche violente e può fare la differenza tra un reparto effi ciente ed uno mal funzionante,<br />
tra un problema che si risolve felicemente ed un altro che si complica irrimediabilmente.<br />
Anche la “tipologia” di coloro che accedono in Pronto Soccorso potrebbe essere grossolanamente<br />
riassunta. Alcuni, colti da ansia e panico per piccoli, banali, problemi, risolvibili con una<br />
semplice chiacchierata con il proprio medico, si precipitano in ospedale e pretendono tempi<br />
rapidi ed effi cienti, ma in “buona fede” e solo perché angosciati.<br />
Altri, invece sono i più deleteri (e colpevoli) frequentatori abituali, i “furbetti” che, pur consci<br />
della non reale urgenza del proprio problema, incivilmente intasano i reparti di emergenza proprio<br />
per non pagare i ticket ed ottenere, prima, ciò che il Servizio Sanitario Nazionale garantirebbe<br />
con tempi più lunghi. A costoro, oltre il pagamento della piccola tassa, andrebbe imposta<br />
anche una lezione di educazione civica e un po’ di servizio civile a favore degli ammalati veri!<br />
Se queste due categorie venissero scoraggiate dal recarsi regolarmente in Pronto Soccorso, i<br />
restanti accessi, compresi i non urgenti “codici verdi” avrebbero una gestione più rapida ed<br />
effi ciente.<br />
Chiunque ha diritto, in caso di reale necessità, ad essere accolto da personale sanitario non esasperato<br />
da assillanti, inutili ed invadenti frequentatori abituali.<br />
Il discorso è sempre il medesimo: un servizio va utilizzato per quello per il quale è stato, gratuitamente,<br />
istituito. Altrimenti è giusto e corretto che si debba contribuire economicamente.<br />
Senza tanti strilli e strepiti. <br />
“Unire senza confondere e distinguere senza dividere”<br />
(Anonimo)<br />
<strong>PREVIDENZA</strong> <strong>AGRICOLA</strong> gennaio-febbraio 2007
EDITORE<br />
FONDAZIONE <strong>ENPAIA</strong><br />
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Viale Beethoven, 48- 00144 Roma<br />
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Fabrizio Stelluto, Ruggero Tagliavini,<br />
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Redazione<br />
Giovanna Mellano (mellano@enpaia.it)<br />
Hanno collaborato<br />
Gabriele Mori, Pietro Massini, Augusto Bocchini,<br />
Mattia Repetto, Daniele Camilli, Francesco Mori,<br />
Patrizia Consiglio, Carlo Sacchetto, Massimiliano<br />
Di Noia, Luigino Scricciolo, Monica De Vito,<br />
Giovanna Mellano, Concetto Iannello, Maria<br />
Miligi, Antonio Positino, Massimo Sortino,<br />
Micaela Taroni (Austria), Dimitri Deliolanes<br />
(Grecia), Giancarlo Riviezzi, Daniela Lambertini,<br />
Giuseppe De Marco, Stefania Sepulcri, Maria<br />
Cartia, Giovanni Martirano, Marco Togna, Ran<br />
Garin, Fabio Cavicchioli, Francesca Tascone,<br />
Gaetano Tutino, Fabio Forleo, Giancluca Cicinelli,<br />
Stefano Micheli, Milica Ostojic (Serbia); Mario<br />
Osorio Beristain (Messico), Severo De Pignolis,<br />
Centro Studi Enpaia.<br />
PROGETTO GRAFICO, IMPAGINAZIONE,<br />
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Tipografia Litografia Spoletina<br />
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Periodica Italiana<br />
Tiratura: 60.000 copie<br />
Chiuso in tipografia: 15 febbraio 2007<br />
IN COPERTINA<br />
In copertina: Félix-Hippolyte Lanoue, Pineta di Gombo vicino a Pisa, 1861 (particolare)<br />
ABrescia, al Museo di Santa Giulia, è in corso la mostra "Turner e gli impressionisti - La<br />
grande storia del paesaggio moderno in Europa" aperta fino al 9 aprile 2007.<br />
Circa 270 opere suddivise in 5 sezioni, la mostra, come afferma il curatore Marco Goldin,<br />
"vuole raccogliere entro un'unica architettura, di memoria e visione, la parola paesaggio. E<br />
l'altra, ancora più grande, natura. E in queste due parole l'immensità del conoscere e del vedere,<br />
la costanza dell'azione luminosa sulle cose e nel processo da cui emergono gli elementi<br />
naturali.<br />
Natura, che è quanto viene prima di tutto, sta nella mente stessa dell'universo, nel cuore del<br />
mondo. Ciò che esiste assieme all'universo, ne è parte intima e a esso connaturata. Paesaggio,<br />
che è quanto viene a seguito dell'essere natura della natura, nelle forme che sono affiorate dal<br />
confronto con la storia, con l'opera dell'uomo, con le modificazioni cui egli stesso ha condotto<br />
la natura".<br />
Di ambito specialmente francese, dalla seconda alla quinta e ultima sezione, la mostra si apre<br />
con circa 50 opere di Constable e Turner, i due grandissimi pittori inglesi della prima metà<br />
del XIX secolo.<br />
La seconda sezione illustra l'evoluzione del genere del paesaggio da fondale scenografico di<br />
storie della mitologia e delle Sacre scritture, a genere in cui la natura, pur non assumendo mai<br />
quella rilevanza che, negli stessi anni, le era propria con l'opera di Constable e Turner, viene<br />
consapevolmente studiata dal vero da pittori come Granet, Constantin, Valenciennes e Corot.<br />
Artisti tutti che, soprattutto nei loro soggiorni italiani, sembrano decisamente capovolgere il<br />
gusto della ricostruzione storica in favore di uno sguardo più limpido sulla natura.<br />
La terza sezione segna il primo paesaggio impressionista, la novità introdotta nei primissimi<br />
anni trenta. La natura non è più quella di un'Italia pittoresca e idealizzata, ma quella della<br />
Francia, dipinta a Barbizon da Pissarro, Monet e Sisley. In queste opere, vive ancora il senso<br />
di una monumentalità della natura, però adesso sparsa di luci vere, di colori che sono l'espressione<br />
di colui che dipinge dopo aver visto.<br />
La quarta sezione con oltre 150 opere, è il cuore vero di tutta la mostra. Dai primi anni settanta<br />
fino agli albori del nuovo secolo, matura e giunge a compimento il linguaggio impressionista<br />
più universalmente noto, da cui si evolvono singole figure di artisti che apportano ulteriori<br />
e più fecondi elementi di novità: Manet, Gauguin, Monet, van Gogh e Cézanne.<br />
L'impressionismo nasce con la prima esposizione, presso lo studio fotografico di Nadar nell'aprile<br />
del 1874.<br />
La quinta sezione, dedicata al tema del giardino con la quasi completa dissoluzione del paesaggio,<br />
come nelle ninfee dipinte da Monet tra il 1907 e il 1908 a Giverny.<br />
(Giovanna Mellano)