MARKETING E POLITICA - La Tele di Penelope
MARKETING E POLITICA - La Tele di Penelope
MARKETING E POLITICA - La Tele di Penelope
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<strong>MARKETING</strong><br />
E <strong>POLITICA</strong><br />
Un nuovo campo <strong>di</strong> battaglia per la<br />
sfida guerrilla - tra<strong>di</strong>zionale?<br />
n.4<br />
febbraio 08<br />
www.subvertising.it
Stars and stripes<br />
in black and white<br />
Profili <strong>di</strong> marketing politico delle primarie<br />
democratiche americane 2008<br />
.6<br />
SUBLIST<br />
.5 Blog news/1<br />
Lo stickersgame <strong>di</strong> “Oh, no, John!”<br />
.9 L’epidemia che ci manca<br />
.13 Blog news/2<br />
Dal rosso alla quadricromia<br />
.14 Brain of the month<br />
Tutti gli uomini del presidente<br />
.16 Tool Box<br />
Viral marketing<br />
.17 Botte da orbi<br />
Stan tornando i faccisti<br />
SUBVERTISING<br />
Anno II, numero 4 del 1 febbraio 2008<br />
Guerriglieri raccomandati<br />
Il marketing non convenzionale secondo<br />
Vittorio Sgarbi<br />
.11<br />
Direttore Responsabile: Francesco Rossi (fr@subvertising.it)<br />
Comunicati stampa, informazioni o altre richieste:<br />
Serena Bal<strong>di</strong>ni (redazione@subvertising.it)<br />
Pubblicità:<br />
Barbara Zanar<strong>di</strong> (zanar<strong>di</strong>barbara@gmail.com)<br />
In copertina: Bambola voodoo politici<br />
Grafica: Frameart.it<br />
E<strong>di</strong>zioni Cnet Web<br />
Mensile iscritto presso il Tribunale <strong>di</strong> Bologna, numero 7803 del 16/10/2007
log news/1<br />
LO STIckERSGAME DI “Oh, NO, JOhN! ”<br />
<strong>di</strong> Fables (www.bloguerrilla.it)<br />
Non so se negli ultimi due anni vi è mai capitato,<br />
andando in giro per il mondo, <strong>di</strong> vedere<br />
Stickers che riportassero la scritta OH, NO! JOHN!<br />
Se non vi è mai successo, ne approfitto per raccontarvi<br />
questa storia, anzi ve la faccio raccontare <strong>di</strong>rettamente<br />
da Sancho, uno degli ideatori <strong>di</strong> questa<br />
iniziativa, che ho avuto modo <strong>di</strong><br />
conoscere un po’ <strong>di</strong> tempo fa:<br />
“Tutto è iniziato per gioco circa 2<br />
anni fa, quando organizzavamo<br />
party privati per la nostra nicchia<br />
<strong>di</strong> amici, questo appuntamento<br />
veniva denominato con uno slogan<br />
“OH,NO!JOHN!”. Poi, questa<br />
situazione, ci sfuggì <strong>di</strong> mano<br />
e questo richiamo sottoforma <strong>di</strong> adesivo, si espanse<br />
in modo virale tra i giovani <strong>di</strong> Firenze. Noi, a nostra<br />
volta, abbiamo amplificato autonomamente questo<br />
passamano e la comunicazione dello sticker. Il risultato<br />
è straor<strong>di</strong>nario!“. Il tutto nasce quin<strong>di</strong> per gioco,<br />
da un’esclamazione,<br />
Oh, No! John! che<br />
salta fuori durante uno<br />
dei party organizzati<br />
da Sancho e dall’altro<br />
ideatore, Tony.<br />
Ne segue una vera e<br />
propria fase teaser,<br />
che ha visto la circolazione<br />
dell’adesivo<br />
in <strong>di</strong>verse zone del<br />
pianeta. C’è ad<strong>di</strong>rittura<br />
chi ha creduto che<br />
<strong>di</strong>etro questa scritta si<br />
nascondesse un’organizzazione<br />
costituita per ribaltare il sistema. Da<br />
qualche mese, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quasi due anni da quella<br />
prima esclamazione, è nato il sito www.ohnojohn.<br />
com, che, sempre dalle parole <strong>di</strong> Sancho “racconta<br />
tramite le immagini sia nostre che quelle inviate dai<br />
“fans” dell’adesivo i viaggi che lo stickers-slogan è<br />
riuscito a fare proprio grazie agli innumerevoli nostri<br />
interlocutori!”. Si tratta <strong>di</strong> un vero e proprio stickersgame,<br />
partito da Firenze e giunto fino in Patagonia,<br />
che ha attraversato l’Egitto, l’Andalusia e la Califiornia.<br />
In poco tempo è <strong>di</strong>ventato un vero e proprio<br />
punto <strong>di</strong> incontro per tanta gente, accomunata dalla<br />
voglia <strong>di</strong> “giocare”, attaccando, scattando e postando<br />
le foto per poter far parte del<br />
club dell’adesivo, partecipando<br />
in modo attivo a questa sorta <strong>di</strong><br />
guerrilla game. In qualsiasi zona<br />
del pianeta vi troviate in questo<br />
momento, se volete contribuire<br />
all’espansione virale del logo,<br />
basta inviare una foto a Sancho<br />
& Tony, che saranno ben<br />
lieti <strong>di</strong> inserirla nel loro sito. Parallelamente a questa<br />
iniziativa, i due ragazzi hanno lanciato il singolo<br />
“I love u still” supportato dalla ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> magliette<br />
griffate Oh, No! John! presentate a Firenze lo scorso<br />
Marzo. Ma i due ragazzi non si fermano qui, la<br />
loro fama li porta ad<br />
essere citati nel libro<br />
guerrilla marketing<br />
<strong>di</strong> Levinson, recentemente<br />
tradotto in<br />
italiano, un momento<br />
che hanno deciso <strong>di</strong><br />
festeggiare riattivando<br />
il loro spirito non<br />
convenzionale. Si<br />
mettono in marcia in<br />
<strong>di</strong>rezione Saas Fee,<br />
Svizzera, dove ai primi<br />
<strong>di</strong> Novembre si è<br />
svolto lo Snowboard<br />
World Cup 2007, l’idea è stata quella <strong>di</strong> imboscarsi<br />
sul campogara per posizionare sulla neve delle particolari<br />
forme <strong>di</strong> polistirolo con stampa a doppia faccia<br />
<strong>di</strong> personaggi anni ’70. Viviamo una nuova fase<br />
dell’adesivo, i personaggi creati da Sancho & Tony<br />
gli hanno dato una voce, lo hanno fatto parlare per la<br />
prima volta, aspettiamo <strong>di</strong> vedere cosa succederà.<br />
5
6<br />
StarS and StripeS<br />
in black and white<br />
Profili <strong>di</strong> marketing politico delle primarie democratiche americane 2008<br />
Hillary si can<strong>di</strong>da ad essere la prima presidente<br />
donna, Obama ad essere il primo presidente <strong>di</strong><br />
colore. In altre parole una larga fetta <strong>di</strong> aventi <strong>di</strong>ritto<br />
al voto che finora era rimasta ai margini della domanda<br />
e dell’offerta politica trova finalmente non tanto<br />
due politici che le si rivolgono, quanto piuttosto due<br />
“corpi” capaci <strong>di</strong> incarnare visivamente opposizioni<br />
ben più profonde. Per questa ragione non è tanto il<br />
contenuto politico a <strong>di</strong>videre i due contendenti davanti<br />
all’elettore americano, quanto piuttosto il linguaggio<br />
che hanno scelto <strong>di</strong> usare, la forma che quel<br />
contenuto assume quando arriva alle sue orecchie,<br />
ai suoi occhi, in modo particolare alla sua pancia.<br />
Se pren<strong>di</strong>amo in considerazione la campagna presidenziale<br />
<strong>di</strong> Hillary Clinton, saldamente ancorata ai<br />
me<strong>di</strong>a tra<strong>di</strong>zionali, primi fra tutti la TV e la carta stampata<br />
ci accorgiamo <strong>di</strong> come la ex-first lady abbia impostato<br />
la sua intera strategia <strong>di</strong> comunicazione sul<br />
<strong>di</strong> Handling Brains (redazione@subvertising.it)<br />
piano della “reliability”, la fiducia che si ripone nei<br />
soggetti capaci <strong>di</strong> “affrontare e risolvere i problemi<br />
del paese” perché preparati alle sfide. E’ una strategia<br />
che paga solo a patto <strong>di</strong> riuscire a mantenere<br />
un profilo istituzionale “alto”; ogni caduta <strong>di</strong> stile,<br />
ogni ce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> nervi può, in qualsiasi momento,<br />
mandare all’aria la vittoria elettorale. Il tentativo, il<br />
cui successo potrà essere decretato solamente dalle<br />
urne, <strong>di</strong> presentarsi come interlocutore cre<strong>di</strong>bile<br />
<strong>di</strong>nanzi un’opinione pubblica preoccupata dalle crescenti<br />
<strong>di</strong>fficoltà economiche e sociali interne e dalla<br />
politica estera, espone Hillary al rischio <strong>di</strong> apparire<br />
in sostanziale continuità con un establishment che<br />
ha <strong>di</strong>mostrato, durante gli anni <strong>di</strong> governo repubblicano,<br />
enormi lacune in materia <strong>di</strong> visione politica a<br />
me<strong>di</strong>o-lungo termine. <strong>La</strong> sua offerta politica è basata<br />
sulla ponderazione razionale, sul “saper fare”,<br />
ma rimane poco luccicante: la rottura con il passato
si consuma sui contenuti, <strong>di</strong><br />
certo non su <strong>di</strong> un linguaggio<br />
in<strong>di</strong>rizzato alla fascia<br />
moderata dell’elettorato, alla<br />
classe me<strong>di</strong>a preoccupata<br />
dalla crisi dei mutui, oltre<br />
che a quella degli indecisi<br />
e dei repubblicani “pentiti”,<br />
con l’obiettivo <strong>di</strong> creare consenso<br />
attorno ad un leader<br />
la cui esperienza è ancorata<br />
ad un passato glorioso,<br />
ma pur sempre “passato”.<br />
Obama al contrario ha deciso<br />
<strong>di</strong> parlare alla pancia<br />
dell’America. <strong>La</strong> sua esperienza,<br />
inevitabilmente più<br />
povera <strong>di</strong> quella del suo<br />
avversario, <strong>di</strong>venta il punto<br />
<strong>di</strong> forza <strong>di</strong> un uomo che si definisce nuovo, libero<br />
dai vincoli che gravano sulla politica <strong>di</strong> palazzo.<br />
Sul “bancone della politica” il nostro outsider sembra<br />
offrire molto più <strong>di</strong> un programma concepito<br />
come somma <strong>di</strong> interessi <strong>di</strong> parte, così come il mar-<br />
keting politico ha finora tentato <strong>di</strong> fare con alterni<br />
successi; Obama spariglia e offre al suo elettorato<br />
una visione complessiva, una chiave interpretativa<br />
della realtà che latitava dal<br />
<strong>di</strong>scorso politico americano<br />
almeno da quin<strong>di</strong>ci anni, da<br />
quando cioè sul tavolo del<br />
<strong>di</strong>battito politico si trovava la<br />
questione della riforma della<br />
sanità, poi miseramente<br />
naufragata. Obama scalda<br />
i cuori, e per intercettare un<br />
pubblico annoiato da un’informazione<br />
televisiva più<br />
piatta della valle padana e<br />
stanco <strong>di</strong> una politica autoreferenziale<br />
lontana dalle<br />
sue esigenze, ha dovuto<br />
scovare i suoi elettori laddove<br />
essi si erano nascosti:<br />
sui blog, sui social network,<br />
nei meandri <strong>di</strong> comunità<br />
che non hanno niente a che fare con la gestione<br />
della polis. Ha saputo avvicinare gli utenti della rete<br />
stimolandoli proprio sul loro stesso terreno, andandoli<br />
a cercare senza aspettare che fossero loro ad<br />
andargli incontro: quando non è amato, rimane comunque<br />
al centro dell’attenzione dei<br />
net-surfers. Ne sono prova la lista<br />
<strong>di</strong> amici sul suo Myspace, più che<br />
doppia rispetto alla sua contendente,<br />
la mole <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussioni generata<br />
su Facebook, la quantità <strong>di</strong> video su<br />
Youtube che <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente<br />
lo riguardano (guardatevi “I<br />
got a crush on Obama” o il video paro<strong>di</strong>a<br />
dello spot della Apple uscito nel<br />
1984, dove Hillary appare in veste <strong>di</strong><br />
Grande Fratello), o anche il suo sito<br />
dove con sapiente chiarezza si offre<br />
al visitatore la possibilità <strong>di</strong> navigare<br />
tra una “rete <strong>di</strong> blog”, <strong>di</strong> temi, <strong>di</strong> stati <strong>di</strong>versi, alla<br />
ricerca dell’argomento che più lo interessa. Se Hillary<br />
aggiorna il suo blog con regolarità, Obama sa<br />
7
8<br />
generare una<br />
gran quantità<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>scussioni<br />
sui network<br />
dove sempre<br />
più persone,<br />
specie quei<br />
giovani accusati <strong>di</strong> rimanere <strong>di</strong>stanti da certi temi, si<br />
fanno un’idea politica per poi andare ad esprimerla<br />
con il voto: alla <strong>di</strong>mensione “narcisistica” del blog egli<br />
oppone una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> “thought sharing” dove per<br />
vincere è essenziale mettersi apertamente in gioco.<br />
E’ una sfida tra due <strong>di</strong>versi eroi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse minoranze,<br />
che insieme rappresentano gli anti-eroi <strong>di</strong> Bush:<br />
un teatro nel teatro, dove la messa in scena <strong>di</strong> semplici<br />
opposizioni tra miti si fa figurativa, incarnata,<br />
corporea, dove la forma dell’offerta politica si fa sostanza.<br />
Ecco perché la sfida tra Obama e Hillary ha<br />
il sapore dello scontro finale: due modelli <strong>di</strong> leadership<br />
(e <strong>di</strong> marketing) a confronto, uno dei quali (a<br />
meno <strong>di</strong> ipotesi <strong>di</strong> tandem presidenziale) si rivelerà<br />
vincente perché più adatto ad interpretare gli umori<br />
<strong>di</strong> un paese stanco e <strong>di</strong>sorientato. Non c’è da stupirsi<br />
se le previsioni dei maggiori istituti <strong>di</strong> ricerca<br />
danno un aumento della partecipazione al voto: in<br />
fin dei conti solo una donna ed un nero non avevano<br />
ancora fatto ingresso alla Casa Bianca dalla porta<br />
principale. Il prossimo can<strong>di</strong>dato sarà forse gay?<br />
GaLeoTTa fu <strong>La</strong> ‘R’<br />
Le prove <strong>di</strong> guerriglia marketing dei politici nostrani<br />
redazione@subvertising.it<br />
Piccoli guerriglieri politici crescono. Ce lo auguriamo<br />
tutti, ovviamente, non tanto per il soggetto<br />
politico sé, spesso poco interessante, quanto per<br />
l’allargamento del marketing non convenzionale ad<br />
un “mercato” in cui tutte le regole solitamente applicate<br />
possono essere facilmente sovvertite.<br />
Qualcuno ci ha provato anche in Italia, anche se<br />
per enumerare i casi in cui il guerrilla marketing ha<br />
trovato applicazioni preme<strong>di</strong>tate a favore <strong>di</strong> politici<br />
bastano le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una mano.<br />
Alzi la mano, per esempio, chi non ha mai sentito<br />
delle operazioni immobiliari dell’Onorevole Di<br />
Pietro su Second Life; l’anno era il 2007, il mese<br />
febbraio, ne dava l’annuncio il ministro stesso,<br />
aggiungendo:”Sull’isola i visitatori in futuro saranno<br />
accolti da persone dell’Italia dei Valori attraverso la<br />
loro rappresentazione virtuale. L’isola sarà inoltre<br />
utilizzata per incontri sia interni che con i giornalisti.”<br />
Ma Di Pietro non era nuovo a forme <strong>di</strong> comunicazione<br />
decisamente innovative per il settore<br />
politico. L’anno prima, nel 2006, aveva pubblicato<br />
su YouTube un video senza commenti nelle quali<br />
spiegava le sue scelte e idee, video ripreso poi anche<br />
sul suo blog, iniziativa lodata da molti.<br />
L’Assessore del Comune <strong>di</strong> Milano Vittorio Sgarbi<br />
ha un suo spazio MySpace; e Bertinotti, vero e<br />
proprio pioniere dello stickering politico, ha messo<br />
in campo grazie ai suoi collaboratori l’azione sfociata<br />
poi nella polemica “Post-it”. Il noto memo giallo<br />
era stato attaccato in giro per le città nel 2005,<br />
in campagna elettorale, con su scritto “Voglio” ed<br />
uno spazio da riempire, a cura dei citta<strong>di</strong>ni. Sul<br />
sito, sulla pubblicità tabellare era stata stampata<br />
la stessa immagine ma fu proprio un <strong>di</strong>lemma<br />
<strong>di</strong> copyright a far scivolare l’operazione, che<br />
guerrilla era, in una inutile polemica: Bertinotti,<br />
costretto dalla multinazionale proprietaria<br />
del brand, la 3M, fu obbligato a ricordare ad<br />
amici ed elettori che stava usando un marchio<br />
registrato, da quel momento apparso<br />
fin troppo in evidenza su ogni “giallino”.
Un creativo, dunque; ma <strong>di</strong> quelli che “giocano”<br />
con l’immagine, la faccia <strong>di</strong> personaggi<br />
politici, <strong>di</strong> persone che poi, in alcuni<br />
casi, eleggiamo nostri governanti. E che<br />
per questo rischia ogni giorno non poco.<br />
Arturo Barbato, gli States insegnano, una bella<br />
donna sembra sempre l’ago della bilancia in<br />
occasione <strong>di</strong> elezioni. Una volta era una stagista<br />
in una solitaria stanza ovale, adesso è una<br />
supporter che gioca benissimo con i social<br />
me<strong>di</strong>a, facendo l’occhiolino a generi musicali,<br />
cinematografici e cult movie, anche <strong>di</strong> serie B.<br />
Raccontaci della Obama Girl. Forniscici i più<br />
recon<strong>di</strong>ti percorsi <strong>di</strong> YouTube per scovarla...<br />
Complimenti, bel filo rosso. Si è soliti ripetere<br />
che “<strong>di</strong>etro a un grande uomo, c’è sempre una<br />
gran donna”, un tempo forse. Oggi la politica è<br />
fatta <strong>di</strong> luoghi e meta-luoghi e il senso della frase<br />
appena citata viene spesso stravolto. Le “gran<strong>di</strong><br />
donne” oggi non stanno più “<strong>di</strong>etro”, si mostrano<br />
L’epidemia<br />
cHe ci manca<br />
<strong>di</strong> Ursula De Gaspari (redazione@subvertising.it)<br />
“<br />
E’ un blogger in standby. E’ fatalmente attratto dalle nuove tecnologie e in attesa <strong>di</strong> fondersi<br />
completamente con mouse, monitor e tastiera. <strong>La</strong>vora come content producer<br />
per Excite.it. <strong>La</strong>ureato in Scienze della Comunicazione a Roma, con master in Comunicazione<br />
e Consulenza Politica, ha collaborato con la cattedra <strong>di</strong> Comunicazione Politica<br />
(”<strong>La</strong> Sapienza” - Roma) ed è stato stagista presso l’ufficio stampa del Ministro Melandri”.<br />
al mondo e si preparano bene per farlo al meglio.<br />
Oggi il motto potrebbe essere: “insieme a<br />
un grande uomo c’è sempre una gran donna e<br />
<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro c’è un grande staff <strong>di</strong> spindoctors”.<br />
L’ Obama Girl è un esempio più che calzante: Ms.<br />
Amber Lee Ettinger, la bellissima fan <strong>di</strong> Barack<br />
Obama, è una macchina da guerra molto ben pilotata.<br />
E’ giovane e bella, è una ragazza “normale”<br />
che non <strong>di</strong>sdegna <strong>di</strong> mostrarsi ai navigatori (senza<br />
mai risultar volgare) sfoggiando la propria viscerale<br />
passione per il senatore nero. Un mix devastante<br />
che emana seduzione e la riflette su Obama.<br />
Scovare l’ Obama Girl è operazione fin troppo<br />
semplice. I percorsi <strong>di</strong> YouTube sono tutt’altro<br />
che recon<strong>di</strong>ti e le interconnessioni tra gran<strong>di</strong><br />
operatori web (Google, YouTube, Social Network<br />
e blogosfera) rende il tutto istantaneo. Imbattersi<br />
nella mora più clikkata della rete è più facile che<br />
prenotare un hotel online. I gestori <strong>di</strong> Barelypolitical,<br />
il “sito padre” della Obama Girl e <strong>di</strong> altre<br />
9 9
10<br />
simili iniziative, sono i bravissimi<br />
piloti <strong>di</strong> cui parlavo prima. Amber<br />
Lee Ettinger ha sì un suo blog<br />
ma è una più che palese facciata<br />
volta a rendere “casalinghi” dei<br />
contenuti professionali. L’ultimo video<br />
presente online è forse il primo<br />
segnale <strong>di</strong> “merchan<strong>di</strong>sing”: si<br />
chiede esplicitamente la sottoscrizione<br />
al canale Barelypolitical <strong>di</strong><br />
YouTube, l’aggettivo “free” viene<br />
ripetuto fino alla noia ma, <strong>di</strong>etro, il<br />
giro d’affari e <strong>di</strong> voti è significativo.<br />
Ci piacerebbe sapere da uno<br />
spindoctor cosa potrebbe fare<br />
uno qualsiasi degli schieramenti<br />
in Italia in occasione <strong>di</strong> queste prossime elezioni<br />
anticipate. Sembra che l’unica alternativa<br />
siano i blog, alla Beppe Grillo, anche se pare<br />
che il blog <strong>di</strong> Pro<strong>di</strong> sia rimasto aperto per pochi<br />
giorni... Cosa consiglieresti a Veltroni <strong>di</strong> fare?<br />
Diciamo che ha pochi sol<strong>di</strong> e deve raggiungere<br />
un target stanco morto e terribilmente frustrato<br />
(in linea quin<strong>di</strong> con quello che chiedono<br />
normalmente le aziende alle agenzie <strong>di</strong> guerrilla<br />
marketing). Fini, la destra o il centro destra<br />
che sia: rinascere come una nuova figlia<br />
o impolverarsi nella Casa delle Libertà? Oppure,compito<br />
ingrato:<br />
restaurare<br />
con un viral<br />
C l e m e n t e<br />
Mastella...<br />
Un viral con<br />
M a s t e l l a<br />
protagonista<br />
“positive” è<br />
impresa ardua<br />
e, opinionepersonale,<br />
il giovane<br />
target del web vi si appassionerebbe <strong>di</strong>fficilmente<br />
(eccezion fatta per la gioventù <strong>di</strong> Ceppaloni forse).<br />
Clemente Mastella, come lui stesso denuncia a<br />
L’epidemia<br />
cHe ci manca<br />
<strong>di</strong> Ursula De Gaspari (redazione@subvertising.it)<br />
ogni piè sospinto, è ormai<br />
un simbolo “negative”,<br />
specie in rete dove controlli<br />
e censure vari sono<br />
più <strong>di</strong>fficili da innescare.<br />
Una strategia che vada<br />
bene per uno qualsiasi<br />
degli schieramenti politici<br />
italiani non credo esista.<br />
L’elettorato <strong>di</strong> riferimento<br />
è spesso ben <strong>di</strong>fferenziato,<br />
specie allontanandosi<br />
dal grande centro. Certo<br />
è che alcune priorità<br />
appartengono a tutti, da<br />
Caruso alla Mussolini.<br />
Abbiamo <strong>di</strong> fronte due mesi scarsi <strong>di</strong> campagna<br />
elettorale: velocità, imme<strong>di</strong>atezza, concretezza e,<br />
quanto più possibile, tanta tv e, soprattutto, tanto<br />
web. <strong>La</strong> tv rimane il me<strong>di</strong>um imprescin<strong>di</strong>bile:<br />
il <strong>di</strong>gital <strong>di</strong>vide, nelle sue varie sfumature, taglia<br />
ancora fuori dalla rete una grossa fetta <strong>di</strong> elettori.<br />
Il web, dal canto suo, vince sulla tv proprio perché<br />
risponde, se ben utilizzato, alle priorità sopra<br />
enunciate: è veloce e imme<strong>di</strong>ato più <strong>di</strong> qualsiasi<br />
altro canale. Inoltre ha costi irrisori rispetto a tv,<br />
ra<strong>di</strong>o e giornali (eccezion fatta per le tribune politiche<br />
non ufficiali tipo Vespa, Floris & Co. dove<br />
comunque l’accesso è quasi sempre “riservato”) e<br />
permette, avendone voglia e capacità, <strong>di</strong> instaurare<br />
un rapporto <strong>di</strong>retto con gli elettori, “alla faccia”<br />
della casta e della politica lontana dal citta<strong>di</strong>no.<br />
A Veltroni <strong>di</strong>co <strong>di</strong> continuare, semplificandolo e<br />
rendendolo vivo, il progetto de “<strong>La</strong> nuova stagione”:<br />
il sito, allo stato attuale, non fa una bella figura.<br />
Chiudo con una provocazione: il leader del PD ha<br />
già la sua “Obama Girl”, la rete “la” conosce bene<br />
e “la” segue con costanza: il viral politico è il suo<br />
pane quoti<strong>di</strong>ano e il PD la sua mission impossible.<br />
Non aggiungo altro, basta cercare “tolleranza zoro”<br />
(si, con la ‘o’) e il motore <strong>di</strong> ricerca risponderà...
Guerriglieri<br />
raccomandati<br />
il marketing non convenzionale secondo Vittorio Sgarbi<br />
L<br />
’esperienza insegna, <strong>di</strong>cono i proverbi.<br />
Fare guerrilla marketing in Italia<br />
insegna l’importanza strategica <strong>di</strong><br />
saper conciliare le richieste del cliente<br />
con i limiti imposti dalle istituzioni pubbliche,<br />
limiti che a volte si superano.<br />
<strong>La</strong> spina che stavolta voglio piantarvi nel<br />
fianco è la stessa che causa tante sofferenze<br />
ai pubblicitari decisi ad imbarcarsi in una<br />
campagna pubblicitaria che contempli il rilascio<br />
<strong>di</strong> autorizzazioni, permessi e concessioni<br />
varie da parte degli enti pubblici: sto<br />
parlando delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo tra l’impresa<br />
ed il municipio. Non tutti gli assessori<br />
infatti sembrano cogliere a pieno l’opportunità<br />
celata <strong>di</strong>etro le campagne <strong>di</strong> marketing<br />
non convenzionale portate avanti sul loro<br />
territorio, opportunità insieme <strong>di</strong> guadagno<br />
<strong>di</strong> Francesco Porzio (fp@subvertising.it)<br />
e <strong>di</strong> prestigio a vantaggio dell’istituzione che<br />
rappresentano. In fondo è curioso come<br />
quei comuni che denunciano costantemente<br />
l’insufficienza delle risorse finanziarie in loro<br />
possesso, siano gli stessi che rinunciano ad<br />
entrate golose e sicure derivanti da questo<br />
tipo <strong>di</strong> attività. I più accorti, al contrario, trovano<br />
in operazioni a cavallo tra arte, marketing<br />
e comunicazione una fonte <strong>di</strong> cospicue<br />
entrate da investire poi in altri progetti, innestando<br />
sul tessuto urbano nuovi spazi pubblicitari<br />
ed espositivi. Una questione così<br />
controversa, dove entrano in gioco considerazioni<br />
<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne estetico, economico, urbanistico<br />
e via <strong>di</strong>cendo, non poteva che essere<br />
oggetto <strong>di</strong> un colloquio con un politico<br />
altrettanto controverso: Vittorio Sgarbi, Assessore<br />
alla cultura del Comune <strong>di</strong> Milano.<br />
11
12<br />
Guerriglieri<br />
raccomandati<br />
il marketing non convenzionale secondo Vittorio Sgarbi<br />
Assessore, mentre su Flickr spuntavano<br />
come funghi le foto dell’operazione<br />
della fontana <strong>di</strong> Trevi, un settimanale<br />
riportava il Suo elogio a questa<br />
contaminazione <strong>di</strong> arte e pubblicità<br />
(<strong>di</strong> sé stessi). Perché?<br />
E’ vero, sono stato il primo a prendere<br />
questa posizione nei confronti<br />
<strong>di</strong> un gesto eclatante come quello <strong>di</strong><br />
Cecchini, un gesto irriverente ma certamente<br />
non dannoso per la cultura.<br />
Personaggi come Rutelli e Veltroni<br />
invece non hanno capito quest’operazione<br />
e anzi, si sono affrettati a<br />
<strong>di</strong>chiarare appena possibile come tutto<br />
fosse tornato rapidamente alla normalità.<br />
Onestamente, la questione del guerrilla<br />
marketing per gli enti pubblici mi pare<br />
una potenziale nuova voce positiva sul<br />
bilancio. Eppure ne conosco pochi in<br />
Italia che hanno questa consapevolezza:<br />
la maggioranza vede queste attività<br />
come un mostro contro cui scagliare<br />
orde <strong>di</strong> polizie locali. Pensa che qualcosa<br />
possa cambiare in futuro?<br />
Penso che i comuni abbiano paura <strong>di</strong> queste<br />
azioni per il semplice motivo che non sono<br />
autorizzate: se l’azione <strong>di</strong> Cecchini, che sarà<br />
costata poche centinaia <strong>di</strong> euro, fosse stata<br />
autorizzata dal Comune, che so, per una<br />
commemorazione <strong>di</strong> Fellini, <strong>di</strong> sicuro sarebbe<br />
costata molto <strong>di</strong> più e forse non avrebbe<br />
ricevuto la stessa attenzione da parte dei<br />
mezzi <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> tutto il mondo.<br />
...che, al <strong>di</strong> là della finalità <strong>di</strong> quel singolo<br />
caso, è il modus operan<strong>di</strong> del guerrilla<br />
marketing più genuino.<br />
Prendo spunto da quanto<br />
accade negli States per domandarle<br />
se crede che questi<br />
nuovi linguaggi possano<br />
trovare un impiego proficuo<br />
anche nella comunicazione<br />
politica italiana. So che<br />
lei ha anche il suo MySpace.<br />
Il linguaggio politico italiano si è<br />
rinnovato: penso all’onorevole<br />
Strano che per la caduta <strong>di</strong> Pro<strong>di</strong><br />
ha mangiato mortadella in aula, o<br />
al cappio dei leghisti agitato a Montecitorio...<br />
Supponiamo per un attimo che Lei<br />
non sia nato critico d’arte e uomo politico<br />
ma pubblicitario. Quale tipo <strong>di</strong><br />
messaggio sceglierebbe tra uno spot<br />
<strong>di</strong>retto da Muccino, uno scatto <strong>di</strong> <strong>La</strong><br />
Chapelle o il Rosso Trevi <strong>di</strong> Cecchini?<br />
Cecchini, non c’è dubbio.
log news/2<br />
DAL ROSSO ALLA qUADRIcROMIA<br />
<strong>di</strong> Fables (www.bloguerrilla.it)<br />
Quanto successo a Piazza <strong>di</strong> Spagna lo scorso<br />
16 Gennaio è un evento che mai si era verificato<br />
nella storia della capitale, 500.000 palline sono<br />
rimbalzate contemporaneamente sulla scalinata <strong>di</strong><br />
Trinità dei Monti,<br />
ricordando a molti<br />
un famoso spot<br />
realizzato a San<br />
Francisco per pubblicizzare<br />
il televisore<br />
Bravia della<br />
Sony. L’autore <strong>di</strong><br />
questa iniziativa,<br />
Graziano Cecchini,<br />
è lo stesso che circa<br />
tre mesi fa aveva colorato <strong>di</strong> rosso l’acqua della<br />
fontana <strong>di</strong> Trevi, cosa che personalmente mi aveva<br />
ricordato una performance che negli Stati Uniti aveva<br />
vissuto sotto l’onta del guerrilla marketing. Nel<br />
primo numero <strong>di</strong> Subvertising vi avevo infatti parlato<br />
dell’incre<strong>di</strong>bile campagna realizzata dall’agenzia<br />
Pop2Life, in collaborazione con il Network<br />
Showtime, dal nome “Dexter’s Red Fountains”,<br />
con ben 13 fontane che erano state colorate<br />
<strong>di</strong> rosso. Al nostro personaggio non manca il<br />
coraggio, ma quel pizzico <strong>di</strong> originalità, tanto<br />
che qualcuno si è risentito del fatto che Cecchini<br />
si sia definito un futurista, condannandolo<br />
invece allo scomodo ruolo <strong>di</strong> anti-futurista.<br />
Il futurismo visse e si <strong>di</strong>ffuse soprattutto con<br />
l’arte, <strong>di</strong>sprezzando fortemente ogni forma <strong>di</strong><br />
imitazione, elemento costante nell’opera <strong>di</strong><br />
Cecchini, ma senza voler scomodare oltremodo<br />
Marinetti e compagni, tengo a precisare che il futurismo<br />
non si attua con <strong>di</strong>mostrazioni plateali che con<br />
l’arte hanno poco a che fare, ma vive ed ha vissuto<br />
<strong>di</strong> esaltazione della modernità nei suoi aspetti più<br />
caratteristici: la velocità, le macchine, le metropoli e<br />
i gran<strong>di</strong> complessi industriali, creando e rafforzando<br />
in ogni Manifesto il connubio con la <strong>di</strong>mensione artistica.<br />
<strong>La</strong>sciamo perdere il futurismo e partiamo da<br />
un altro presupposto. Il rosso <strong>di</strong> Trevi si è trascinato<br />
<strong>di</strong>etro un cumulo <strong>di</strong> proteste, il gesto è stato condannato<br />
da gran parte dei citta<strong>di</strong>ni e solo il mancato<br />
danno alla sacra fontana ha placato <strong>di</strong> molto gli<br />
animi. Le palline <strong>di</strong> Piazza <strong>di</strong> Spagna, invece, sono<br />
state viste <strong>di</strong> buon occhio dalla maggior<br />
parte della popolazione, soprattutto<br />
da quella parte che era presente<br />
<strong>di</strong> fronte alla scalinata più famosa<br />
<strong>di</strong> Roma, c’è chi ha scattato <strong>di</strong>vertito<br />
delle foto, chi ha girato un video, chi<br />
ha voluto prendere una pallina per<br />
ricordo o come testimonianza della<br />
presenza all’evento. E se così non<br />
fosse stato? Se tutti avessero condannato<br />
anche il secondo atto <strong>di</strong><br />
Cecchini, secondo voi Zig e CronacaQui si sarebbero<br />
esposti comunque? Dovete infatti sapere che<br />
l’azione <strong>di</strong> Piazza <strong>di</strong> Spagna è stata appoggiata dai<br />
due sponsor appena menzionati. Il giorno successivo<br />
all’evento, CronacaQui ha titolato: “CronacaQui<br />
colora piazza <strong>di</strong> Spagna“, Zig è andato anche oltre,<br />
ha lasciato sul sito il video del backstage dell’azione<br />
e in più ha creato la suoneria, che nello stile è ben<br />
lontana dal movimento armonioso delle palline. Improvvisamente<br />
la performance <strong>di</strong> Cecchini si è trasformata<br />
in azione <strong>di</strong> guerrilla marketing, il marketing<br />
<strong>di</strong> matrice non convenzionale che si rivolge ad<br />
una performance artistica per creare brand awareness,<br />
sempre che si sia trattato <strong>di</strong> arte e sempre che<br />
qualcuno si ricor<strong>di</strong> i nomi degli sponsor per almeno<br />
<strong>di</strong>eci giorni. Li avete già <strong>di</strong>menticati, non è vero?<br />
13
14<br />
brain of the month<br />
TuTTi GLi uomini deL pResidenTe<br />
chiacchiere libere e democratiche con Proforma, creativi pubblicitari per i politici<br />
Mi sono sempre chiesto se esiste una <strong>di</strong>fferenza<br />
fra chi pubblicizza un prodotto, un brand, e<br />
chi decanta le qualità <strong>di</strong> un volto, <strong>di</strong> un programma,<br />
<strong>di</strong> una speranza. Parlando con Proforma, agenzia<br />
con un curriculum importante nel comparto politico,<br />
scopro che anche questi creativi hanno, come<br />
noi, due occhi, due braccia, due gambe e soprattutto<br />
un cervello, molto attivo. Quello che conta è<br />
per tutti sempre lo stesso: la smodata creatività.<br />
E in questa agenzia pugliese sembra essercene<br />
molta: basta una rapida occhiata al sito per capirlo.<br />
Vi presento, nell’or<strong>di</strong>ne in cui siete fotografati, da<br />
sinistra: Giovanni Sasso, <strong>di</strong>rettore creativo, Alberto<br />
De Leo, amministratore unico, Enzo Pasculli,<br />
responsabile ict e Peppe Allegretta, copywriter.<br />
Non tutto, ma la storia <strong>di</strong> Proforma, una storia<br />
che forse non comincia con la politica, o sbaglio?<br />
Non sbagli: comincia da una piccola azienda <strong>di</strong> cuscini.<br />
<strong>La</strong> prima fattura, un milione e duecentomila lire,<br />
per naming e packaging. Quella sera festeggiammo.<br />
<strong>La</strong> comunicazione politica l’abbiamo incontrata<br />
per caso, qualche anno più tar<strong>di</strong>. Una can<strong>di</strong>data al<br />
senato. Dopo essere stata costretta a improbabili<br />
pose tra un muretto a secco e una pianta <strong>di</strong> fichi<br />
d’in<strong>di</strong>a, guardando il layout del manifesto andò via<br />
sbattendo la porta, al grido <strong>di</strong> “mi rivolgerò a una<br />
vera agenzia”. Dalla stessa porta, qualche anno<br />
dopo, entrò Michele Emiliano, un corpulento magistrato<br />
antimafia che aveva in testa la balzana idea<br />
<strong>di</strong> fare il sindaco <strong>di</strong> Bari per il centrosinistra, senza<br />
nemmeno essere iscritto a un partito. <strong>La</strong> sua incre<strong>di</strong>bile<br />
vittoria segna contemporaneamente l’inizio e<br />
la consacrazione della nostra “vocazione politica”.<br />
Seguirà, <strong>di</strong> lì a breve, la sfida impossibile <strong>di</strong> un can<strong>di</strong>dato<br />
governatore gay, comunista e con l’orecchino<br />
(Vendola), una campagna su post-it (primarie Bertinotti),<br />
una famiglia esaSperata dal governo Berlusconi<br />
(famiglia Spera, per i DS) e tanto altro ancora…<br />
Subito dopo l’aspetto politico della vostra agenzia,<br />
quello che mi balza più all’occhio che il vostro<br />
telefono non comincia né con 02 né con 06.<br />
Parliamo allora dei problemi e delle opportunità<br />
<strong>di</strong> lavorare nel Mezzogiorno: quali sono le<br />
maggiori <strong>di</strong>fferenze rispetto al “target milanese/romano”<br />
al quale sembra rivolta la maggior<br />
parte degli spot e dei messaggi pubblicitari?<br />
Una netta profilazione del target su base geografica<br />
mi sembra un’operazione un po’ anacronistica.<br />
Un giovane barese è oggi molto più simile a
ain of the month TuTTi GLi uomini deL pResidenTe<br />
un suo coetaneo milanese rispetto a vent’anni fa. Il<br />
Mezzogiorno però è parte del nostro lavoro. Non abbiamo<br />
mai provato a milanesizzare il nostro accento,<br />
come fanno alcuni colleghi, né ci entusiasma l’happy<br />
hour. Sarà una scelta un po’ naif ma i clienti ritrovano<br />
nel nostro approccio privo <strong>di</strong> fronzoli un vero valore<br />
aggiunto rispetto ai competitors (per <strong>di</strong>rla alla milanese).<br />
E poi ad essere sinceri, oggi i clienti locali <strong>di</strong><br />
Proforma sono sempre <strong>di</strong> meno, ma all’inizio, lavorare<br />
in un luogo dove non avevi da sgomitare troppo<br />
per metterti in mostra, è stato un bel vantaggio.<br />
Credetemi, non ho <strong>di</strong>fficoltà a crederlo. Tornando<br />
alla comunicazione politica, che è l’argomento<br />
<strong>di</strong> questo numero: la scomparsa del<br />
vecchio sistema partitico, l’introduzione <strong>di</strong> nuove<br />
tecnologie, il guerrilla marketing, la globalizzazione…cosa<br />
è cambiato nella comunicazione<br />
politica italiana? In che <strong>di</strong>rezione sta andando?<br />
Non lo sappiamo. Certo è che oggi anche il can<strong>di</strong>dato<br />
sindaco <strong>di</strong> un paesino del Salento, senza un blog<br />
funzionante, non va da nessuna parte. <strong>La</strong> comunicazione<br />
politica italiana cambia se la politica sarà<br />
in grado <strong>di</strong> cambiare. Non ci sono alchimie. Se devi<br />
comunicare un’accozzaglia <strong>di</strong> partitini tenuti insieme<br />
da uno sputo, farai una campagna me<strong>di</strong>ocre. <strong>La</strong><br />
qualità delle idee in comunicazione è <strong>di</strong>rettamente<br />
proporzionale a quella del prodotto. In politica questa<br />
è una correlazione molto più stringente rispetto<br />
al settore aziendale.<br />
Una risposta onesta, ma che glissa su un termine:<br />
guerrilla marketing. Io so che invece qualche<br />
operazione, anche piuttosto nota, ve l’hanno<br />
richiesta...<br />
Non ce l’hanno chiesto <strong>di</strong>rettamente, l’abbiamo proposta<br />
noi. Abbiamo deciso che la campagna delle<br />
primarie <strong>di</strong> Bertinotti, invece che su gran<strong>di</strong> formati<br />
<strong>di</strong> affissione (che pure c’erano) si reggesse su piccoli<br />
fogliettini gialli adesivi. Insomma dai maxi poster<br />
ai mini post-it. E così abbiamo <strong>di</strong>stribuito a tutti<br />
un post-it giallo con la scritta “voglio” e uno spazio<br />
vuoto da riempire a piacimento. In ogni festa <strong>di</strong><br />
Rifondazione, intere pareti venivano invase dalle<br />
richieste più inverosimili. E lo stesso meccanismo<br />
si replicava sul web. È stata una campagna entusiasmante.<br />
Ma sulla guerrilla marketing c’eravamo<br />
fatti le ossa promuovendo i film <strong>di</strong> Piva (<strong>La</strong>CapaGi-<br />
chiacchiere libere e democratiche con Proforma, creativi pubblicitari per i politici<br />
ra 1999 e MioCognato 2003), introducendo questo<br />
nuovo approccio applicato al cinema in in Italia per<br />
la prima volta.<br />
Entusiasmante: con<strong>di</strong>vido in pieno, al <strong>di</strong> là della<br />
3M. Certo è che comunicare in questo ambito<br />
non è sempre così facile come molti credono. E’<br />
più semplice comunicare l’offerta politica <strong>di</strong> un<br />
gay comunista cristiano e pugliese oppure <strong>di</strong> un<br />
impren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Arcore?<br />
Con questo tipo <strong>di</strong> “clienti”, metà del lavoro è già<br />
fatto. Piuttosto, la vera sfida sarebbe comunicare<br />
l’impren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Arcore, comunista. E magari scoprire<br />
che è gay…<br />
Francesco Porzio<br />
fp@subvertising.it
16<br />
tool box<br />
VIRAL MARkETING<br />
<strong>di</strong> Wolverine (redazione@subvertising.it)<br />
Il termine viral marketing e stato usato per la<br />
prima volta nel 1996 dal professor Jeffrey F.<br />
Rayport, docente della Harvard Business School,<br />
nel suo articolo, pubblicato per Fast Company,<br />
The Virus of Marketing. Nell’etimologia della parola<br />
marketing virale è gia definita la stessa essenza<br />
<strong>di</strong> questa tecnica <strong>di</strong> marketing alternativo. Il virus<br />
è un messaggio pubblicitario che sfrutta la capacità<br />
comunicativa <strong>di</strong> pochi soggetti per trasmettersi<br />
ad un numero esponenziale <strong>di</strong> utenti finali.<br />
<strong>La</strong> creatività <strong>di</strong> un idea e la facilità nella fruizione<br />
costituiscono i punti <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> un messaggio virale,<br />
che sfruttando il meccanismo del passaparola<br />
(un nodo comunicativo si relaziona con un numero<br />
indefinito <strong>di</strong> altri no<strong>di</strong> che a loro volta si relazioneranno<br />
con altri no<strong>di</strong> accrescendo la trasmissione<br />
del messaggio in modo esponenziale) in modo<br />
attivo e volontario, si <strong>di</strong>ffonde in una comunità.<br />
Il canale della rete, come teorizzato da Douglas<br />
Rushkoff nel suo libro Me<strong>di</strong>a Virus, è quello che<br />
si presta meglio ad un’ infezione da messaggio<br />
virale, in quanto le comunità che si muovono sul<br />
Web possono comunicare tra loro in modo chiaro,<br />
veloce, multime<strong>di</strong>ale e gratuito. Spesso si tratta<br />
<strong>di</strong> fenomeni temporanei, i cosiddetti “internet<br />
meme” (“Internet phenomenon”), che hanno un<br />
picco <strong>di</strong> visite in un periodo <strong>di</strong> tempo determinato<br />
per poi veder calare la propria capacità attrattiva.<br />
Rayport in<strong>di</strong>vidua sei caratteristiche fondamentali<br />
che una concreta azione <strong>di</strong> marketing<br />
virale deve possedere per avere successo:<br />
1) Il modo migliore per entrare nel mercato è camuffarsi<br />
(“stealth marketing”) utilizzando contenuti<br />
“smart” per nascondere un messaggio pubblicitario.<br />
2) Il messaggio virale deve esserefruitogratuitamente.<br />
3) Bisogna lasciare che sia la comunità e il suo comportamento<br />
a causare la <strong>di</strong>ffusione del messaggio<br />
4) Bisogna apparire come un portatore<br />
del virus non come il virus stesso.<br />
5) Sfruttare la forza <strong>di</strong> più legami deboli che<br />
sarà maggiore <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> pochi legami forti<br />
6) Calcolare gli investimenti nel lungo periodo fino<br />
a quando il messaggio raggiungerà il punto <strong>di</strong> rottura<br />
trasformandosi in un’epidemia.<br />
Immagini tratte da “Know your enemy<br />
Computer threat visualization<br />
by Alex Dragulescu - Message<strong>La</strong>bs.com”