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Analisi attiva e ricostruzione in ambiente Lisp delle variazioni op. 27 ...

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Francesco Paradiso<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>attiva</strong> e <strong>ricostruzione</strong> <strong>in</strong> <strong>ambiente</strong> <strong>Lisp</strong> <strong>delle</strong> <strong>variazioni</strong> <strong>op</strong>. <strong>27</strong><br />

di<br />

Anton Webern<br />

Milano, Ottobre 2005


<strong>Analisi</strong> <strong>attiva</strong> e <strong>ricostruzione</strong> <strong>in</strong> <strong>ambiente</strong> <strong>Lisp</strong> <strong>delle</strong> Variazioni <strong>op</strong>. <strong>27</strong><br />

di<br />

Anton Webern<br />

• Metamorfosi della composizione<br />

“Mi cullo nella speranza di aver realizzato con queste <strong>variazioni</strong> qualcosa che ha occupato il mio<br />

desiderio da più anni. Goethe, una volta a Eckermann che si entusiasmava per una sua nuova<br />

poesia, disse “ma ci ho anche pensato s<strong>op</strong>ra per quarant’anni” 1 . (lettera a Hildegard Jone e<br />

Humplick del 18 luglio 1936) 2 .<br />

Sono le parole stesse di Anton Webern che, con precisione, consegnano alla storia la misura e il<br />

valore <strong>delle</strong> riflessioni, degli <strong>in</strong>tendimenti e <strong>delle</strong> esperienze compositive da lui condotte f<strong>in</strong>o al<br />

1936. D<strong>op</strong>o quasi “quarant’anni” dall’<strong>in</strong>izio <strong>delle</strong> sue riflessioni – come afferma prendendo a<br />

prestito, non a caso come si vedrà, Wolfgang Goethe – Anton Webern riesce a concentrare nella<br />

struttura delicata e precisa <strong>delle</strong> Variazioni per pianoforte ciò che maggiormente gli stava a cuore.<br />

Allo stesso modo, anche se per piani e con modalità molto differenti, d<strong>op</strong>o quarant’anni circa dalle<br />

prime considerazioni ed esperienze di Hiller nel 1958, Xenakis nel ‘63 e Barbaud nel ’68 - solo per<br />

citare gli esordi della “Computer Assisted Composition” (CAC) - possiamo f<strong>in</strong>almente cullare la<br />

speranza di com<strong>in</strong>ciare a disporre di macch<strong>in</strong>e e di ambienti grafici di programmazione che mettano<br />

a disposizione di coloro che agiscono nell’ambito musicale strumenti capaci di generare e<br />

manipolare dati musicali con un ampio raggio di applicazioni.<br />

Questi ambienti, uno dei quali è l’odierno OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou con il quale<br />

<strong>op</strong>ereremo, forniscono al momento strumenti capaci sia di rappresentare (trasformare, editare,<br />

esportare, importare ed eseguire materiali musicali durante la creazione musicale), che <strong>in</strong> generale<br />

di riuscire utili per la realizzazione di librerie per lo studio e l’analisi di brani musicali del repertorio<br />

moderno e contemporaneo.<br />

Concluso tale raffronto e ritornando all’<strong>op</strong>era di Webern, le lettere ad Hildegard Jone – autrice di<br />

molti dei testi poetici <strong>delle</strong> sue <strong>op</strong>ere - sono la fonte preziosa da cui si dimostra l’<strong>in</strong>fluenza che le<br />

idee filosofiche, i pr<strong>in</strong>cipi del mondo della vita organica, e s<strong>op</strong>ratutto i concetti di Goethe sulla<br />

metamorfosi <strong>delle</strong> piante ebbero <strong>in</strong> generale sulla musica di Anton Webern e quanto furono <strong>in</strong> grado<br />

di condizionarne la stessa tecnica compositiva.<br />

Infatti, nella corrispondenza con la poetessa e pittrice Jone, Webern cita di cont<strong>in</strong>uo Die<br />

Metamorphose der Pflanzen (Metamorfosi <strong>delle</strong> piante 1790) di Goethe. E tra le <strong>op</strong>ere di Goethe,<br />

Webern cita o ricorda ancora: Il manuale dei fiori, Conversazioni con Eckerman, la citata elegia<br />

Metamorfosi <strong>delle</strong> piante, e il Wilhelm Meister.<br />

“Tutta la natura mi è cara” scrive Webern a Berg il 1 agosto 1919.<br />

Sappiamo tuttavia, quanto i materiali della natura <strong>in</strong>organica – pietra, acqua, terra – ed i loro<br />

processi di evoluzione, forse anche il modo animale poco <strong>in</strong>teressassero a Webern.<br />

1 In V. Chol<strong>op</strong>ova J. Chol<strong>op</strong>ov, Anton Webern, Ricordi Unic<strong>op</strong>li, Milano 1990. p. 109<br />

2 “Vi ho già detto che sto scrivendo qualcosa per pianoforte. La parte che ho f<strong>in</strong>ito è un tempo <strong>in</strong> forma di <strong>variazioni</strong>: verrà una<br />

specie di Suite. Spero di aver realizzato con le <strong>variazioni</strong> qualcosa che già da anni avevo <strong>in</strong> mente. Goethe, una volta, a Eckermann<br />

che lo stava lodando per una nuova poesia, rispose: ma ci ho anche pensato s<strong>op</strong>ra per quarant’anni!” A. Webern, Briefe an H. Jone<br />

und J. Humplick cit. p. 34 (trad. cit., <strong>in</strong> Verso la nuova musica pp. 171-72)<br />

2


I fiori, al contrario, gli alberi, le forme della vegetazione e la loro genesi, tutto ciò attirava<br />

cont<strong>in</strong>uamente l’attenzione del compositore viennese ed era oggetto <strong>delle</strong> sue riflessioni.<br />

Così Webern cont<strong>in</strong>ua <strong>in</strong> quella stessa lettera:<br />

“Quanto mi ha dato questa gita. Queste gole montane con i loro p<strong>in</strong>i e le loro<br />

enigmatiche vegetazioni. Sono queste le cose che mi commuovono s<strong>op</strong>ra tutto. Ma non<br />

perchè sono tanto “belle”. Non mi commuovono il bel paesaggio, i bei fiori nel<br />

comune senso romantico. Mi commuove il significato profondo, <strong>in</strong>afferrabile,<br />

<strong>in</strong>esauribile che tutti questi fenomeni naturali – questi <strong>in</strong> particolare – recano <strong>in</strong> sè” 3 .<br />

Si com<strong>in</strong>cia con ciò a del<strong>in</strong>eare quello che ha occupato il desiderio profondo dell’artista<br />

realizzandosi poi nelle Variazioni per pianoforte.<br />

La contemplazione commossa della natura – di “queste gole montane…e le loro enigmatiche<br />

vegetazioni” – è “la ricerca del più alto, sc<strong>op</strong>erta nella natura di corrispondenze per tutto ciò che<br />

mi pongo come modello, che vorrei possedere <strong>in</strong> me”.<br />

Ciò che <strong>in</strong>teressa Webern sta qu<strong>in</strong>di oltre la realtà fisica esteriore, allo stesso modo come la<br />

sostanza sta oltre il fenomeno:<br />

“Studiare, osservare la natura reale – cont<strong>in</strong>ua Webern - è per me altissima metafisica,<br />

teosofia”.<br />

Webern studia ed osserva la natura reale, qu<strong>in</strong>di, poichè questa realtà è sede di cose meravigliose.<br />

Come egli stesso afferma, i fenomeni naturali – quelli organici, vegetali <strong>in</strong> particolare - recano <strong>in</strong> se<br />

stessi un significato profondo, <strong>in</strong>afferrabile, <strong>in</strong>esauribile. E il mauale di botanica che egli porta<br />

sempre con sè, è <strong>in</strong> grado di fornirgli soltanto una pur necessaria completa conoscenza della realtà<br />

esteriore della natura.<br />

Ora, come ossevano V. Chol<strong>op</strong>ova e J. Chol<strong>op</strong>ov nel loro saggio 4 , “il problema cosmologico<br />

centrale della metamorfosi <strong>delle</strong> piante, <strong>in</strong>torno al quale si addensa una serie di altre questioni più<br />

particolari, può essere def<strong>in</strong>ito come problema del mondo organico. Il mondo organico è impostato<br />

sul modello della vita vegetale, ma poichè acquista il carattere di una legge <strong>op</strong>erante dalla cellula<br />

vegetale elementare f<strong>in</strong>o alle regole di formazione del tessuto sonoro della composizione musicale,<br />

assume un significato universale” 5 .<br />

Probabilmente, non poche altre tematiche della filosofia di Goethe trovano riscontro nella visione<br />

del mondo di Webern. Certamente, il tema “Webern e Goethe” meriterebbe molti approfondimenti,<br />

tuttavia qui, fra I tanti, ci <strong>in</strong>teressa accennare ad un profilo <strong>in</strong> quanto applicazione di alcune idee<br />

scientifiche di Goethe (o a queste aff<strong>in</strong>i) alle leggi della musica.<br />

Per i Chol<strong>op</strong>ov, se si presc<strong>in</strong>de dall’<strong>in</strong>terpretazione weberniana, le idee di Goethe sul mondo<br />

organico fanno parte, per loro natura, della concezione materialistica del processo unico di sviluppo<br />

ed evoluzione <strong>delle</strong> forme. Si legge ancora nel saggio dei Chol<strong>op</strong>ov:<br />

“Nell’orig<strong>in</strong>ale dialettica dei fenomeni naturali di Goethe si evidenziano le relazioni <strong>in</strong>tercorrenti<br />

tra sostanza e fenomeno, tra uno e molteplice, tra tutto e parte del tutto, tra universale e particolare.<br />

La natura <strong>in</strong> quanto mondo reale è pr<strong>in</strong>cipio autogeneratore (“natura naturans”) che si trova <strong>in</strong><br />

eterno movimento ed evoluzione e che genera da sè sempre nuove e più alte forme, secondo<br />

un’unica legge universale. Per esempio, <strong>in</strong> Metamorfosi <strong>delle</strong> piante Goethe <strong>in</strong>dividua il ruolo della<br />

3<br />

V. Chol<strong>op</strong>ova J. Chol<strong>op</strong>ov, Anton Webern, <strong>op</strong>. cit. p. 136<br />

4<br />

cfr. nota 1<br />

5<br />

V. Chol<strong>op</strong>ova J. Chol<strong>op</strong>ov, Anton Webern, <strong>op</strong>. cit. p. 138<br />

3


“prot<strong>op</strong>ianta” che è uno degli aspetti del fenomeno orig<strong>in</strong>ario (protofenomeno) <strong>in</strong> quanto particolare<br />

che contiene <strong>in</strong> sè l’universale”. Nella somiglianza <strong>delle</strong> forme di divenire organico lo stesso<br />

Goethe <strong>in</strong>dividua l’armonia del tutto:<br />

“Pr<strong>op</strong>rio <strong>in</strong> ciò diventa possibile l’armonia del tutto organico che consiste di parti<br />

identiche che si trasformano per gradi molto sottili di differenziazione. Aff<strong>in</strong>i nella loro<br />

natura più profonda, per forma, dest<strong>in</strong>azione e azione, esse appaiono estremamente<br />

diversificate, talvolta al punto di essere contrapposte l’une alle altre”. 6<br />

Rifacendosi al grande pensatore del passato, Webern enuclea però quasi sempre lo stesso pensiero<br />

sulla legge organica di sviluppo del tutto a partire da un unico protofenomeno.<br />

La visione goethiana della trasformazione <strong>delle</strong> forme vegetali (radice – gambo – foglia – fiore) e il<br />

loro conseguente isomorfismo 7 diventano per Webern – e siamo forse giunti al punto centrale della<br />

realizzazione del desiderio weberniano profondo - il paradigma <strong>delle</strong> forme musicali. Spiegando ai<br />

suoi ascoltatori la necessità della forma musicale, Webern scrive:<br />

“Ora siete <strong>in</strong> grado di vedere dove conduce il discorso. Come la “prot<strong>op</strong>ianta”<br />

[Urpflanze] di Goethe: la radice <strong>in</strong> realtà non è altro che il gambo, il gambo non è<br />

altro che la foglia, la foglia non è altro che il fiore: <strong>variazioni</strong> dello stesso pensiero”.<br />

E così le potenze strutturali della serie dodecafonica non sono per Webern che legge universale<br />

della natura, nel senso della “prot<strong>op</strong>ianta” di Goethe.<br />

“Con l’aiuto di questo modello e della sua chiave possono generarsi piante all’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito.<br />

[…] Questa legge può essere applicata a tutto il mondo vivente <strong>in</strong> generale. Non<br />

consiste forse <strong>in</strong> ciò il senso recondito della nostra legge della serie?”<br />

Le essenziali riflessioni weberniane sull’applicabilità “a tutto il vivente” della legge goethiana della<br />

“prot<strong>op</strong>ianta”, testimoniano quanto profondamente il compositore avesse meditato sulla unitarietà<br />

<strong>delle</strong> leggi della musica come quelle universali della natura, nonchè della sua piena conv<strong>in</strong>zione a<br />

questo pr<strong>op</strong>osito.<br />

In quelle sue parole vediamo anche una <strong>delle</strong> testimon<strong>in</strong>ze sul suo modo di percepire ciò che gli<br />

antichi chiamavano “armonia universale”, “armonia”, o <strong>in</strong> altre parole coerenza, <strong>in</strong>telleggibilità,<br />

s<strong>in</strong>cerità, che noi ancora avvertiamo nei lavori weberniani come elemento essenziale della sua<br />

visione artistica del mondo.<br />

Nell’armonia del tutto organico, qu<strong>in</strong>di, nella somiglianza <strong>delle</strong> forme del suo divenire e che<br />

consiste di parti identiche che si trasformano per gradi molto sottili di differenziazione, nella<br />

visione goethiana della trasformazione organica, vegetale, sembra pr<strong>op</strong>rio di poter leggere tutta la<br />

carica e la potenza realizzativa <strong>op</strong>erata da Webern nelle Variazioni <strong>op</strong>. <strong>27</strong>.<br />

Le Variazioni per pianoforte rappresentano probabilmente la realizzazione piena del desiderio<br />

weberniano ossia: la ricerca del più alto, la sc<strong>op</strong>erta nella natura di corrispondenze per tutto ciò che<br />

egli si pone come modello, e la conseguente sua personale capacità di possesso e realizzazione.<br />

Per tali motivi, non sarebbe errato considerare le Variationen <strong>op</strong>. <strong>27</strong> come una<br />

“protocomposizione”, un “protofenomeno compositivo”, nel senso ovviamente della “prot<strong>op</strong>ianta”<br />

di Goethe; e cioè un particolare organismo, un organismo musicale, il quale assumendo il modello<br />

6 W. Goethe, Lezioni sui primi tre capitoli di una bozza di <strong>in</strong>troduzione generale alla anatomia comparata; cap.3, sulle leggi<br />

dell’organizzazione <strong>in</strong> generale, per quanto dobbiamo tenerle presenti per la costruzione del tipo, <strong>in</strong> Opere filosofiche trad. cit. <strong>in</strong> V.<br />

Chol<strong>op</strong>ova J. Chol<strong>op</strong>ov, Anton Webern, <strong>op</strong>. cit. p. 338.<br />

7 Isomorfismo ritmico che ritroveremo nelle Variazioni per pianoforte<br />

4


della vita vegetale quale legge <strong>op</strong>erante dalla cellula vegetale elementare, s<strong>in</strong>o alle regole di<br />

formazione del tessuto sonoro, assume di conseguenza un significato universale.<br />

Simile ad una forma di divenire organico, o <strong>variazioni</strong> di uno stesso pensiero, la struttura delicata e<br />

precisa <strong>delle</strong> Variazioni per pianoforte si sviluppa sulla potenza <strong>delle</strong> leggi strutturali della serie<br />

dodecafonica, sulle leggi di identità (“il simile con il suo simile” dal testo di Goethe Gleich und<br />

Gleich utilizzato per il Lied n.4 <strong>op</strong>. 12 ) e di simmetria le quali, nella nuova musica, emergono <strong>in</strong><br />

primo piano <strong>in</strong> luogo <strong>delle</strong> vecchie funzioni tonali: Tonica, Sottodom<strong>in</strong>ante, Dom<strong>in</strong>ante, adottando<br />

come conseguenza l’isomorfismo anche <strong>in</strong> riferimento al ritmo.<br />

• Andrè Riotte-Jean Barraquè, idee per l’analisi <strong>delle</strong> Variationen <strong>op</strong>. <strong>27</strong><br />

Una verifica seppur <strong>in</strong>diretta di quanto appena descritto e prospettato, ci viene dal saggio di Andrè<br />

Riotte <strong>in</strong> Memoriam Jean Barraquè. Some example draw from his unpublished analysis of Anton<br />

Webern’s Variations <strong>op</strong>. <strong>27</strong> 8 .<br />

In quel saggio Andrè Riotte riporta le considerazioni che Jean Barraquè 9 , compositore e critico<br />

musicale francese scomparso nel 1978, ebbe a fare sia riguardo le Variazioni per pianoforte di<br />

Webern che, <strong>in</strong> generale anzitutto, s<strong>op</strong>ra possibili e diversi livelli di analisi.<br />

Per quanto riferito da Riotte, Jean Barraquè, dist<strong>in</strong>se <strong>in</strong> generale tre differenti livelli di analisi:<br />

- Il primo livello, che def<strong>in</strong>isce gli eventi primari rispetto alla loro sequenzialità: questo<br />

approccio dà orig<strong>in</strong>e ad una riflessione riguardo il processo creativo che mantiene la sua<br />

cronologia.<br />

- Il secondo livello, che sostituisce i “pr<strong>in</strong>cipi evento” con gli eventi stessi; già <strong>in</strong> questa fase, gli<br />

eventi, i fenomeni, <strong>in</strong>teragiscono. I pr<strong>in</strong>cipi evento sono <strong>in</strong>tegrati dentro un <strong>ambiente</strong> attivo e<br />

conservano il loro ord<strong>in</strong>e temporale all’<strong>in</strong>terno della composizione.<br />

- Il terzo livello, che libera il processo di analisi dagli eventi formali; si raggiunge così il livello<br />

della forza guida [dell’idea guida, dell’<strong>in</strong>tuizione creativa] del lavoro senza diretto riferimento<br />

ai dettagli.<br />

In accordo con Riotte-Barraquè, poter cogliere questo terzo livello, e con questo il punto di forza o<br />

l’<strong>in</strong>tuizione creatrice del lavoro, è certamente il traguardo più ambizioso per l’analisi.<br />

Certamente - come afferma Nicholas Cook nel saggio “Analizzare la musica seriale” 10 -<br />

“nell’ambito <strong>delle</strong> tecniche analitiche specifiche del serialismo l’ord<strong>in</strong>amento [della serie n.d.r.]<br />

assurge a pr<strong>in</strong>cipio strutturale”.<br />

E tuttavia, se <strong>delle</strong> Variazioni Barraquè descrisse la serie, o le serie - ossia i modi, le trasposizioni<br />

impiegate - e le loro relazioni, egli evitò di servirsene considerandole come unica struttura di base<br />

del lavoro. Al contrario, pr<strong>in</strong>cipalmente, Barraquè volle identificare il materiale comune, o<br />

“cellule”, e il loro relativo processo di trasformazione.<br />

Uno sguardo al modo di descrivere il secondo movimento <strong>delle</strong> Variazioni (Fig. 1) e al suo del<br />

ridottissimo materiale comune <strong>in</strong>dica chiaramente l’approccio “morfologico” di Barraquè.<br />

Per come riportato da Riotte, Barraquè descrisse qu<strong>in</strong>di le strutture – o meglio le figure, le forme -<br />

e non le note, ossia la serie.<br />

Fra le strutture, o le figure, per prima si deve far riferimento alla “cellula”.<br />

Secondo Riotte-Barraquè, per cellula si deve <strong>in</strong>tendere il materiale elementare comune al di sotto<br />

del quale non è possibile dividere il testo musicale senza privarlo del senso relativo al contesto.<br />

8<br />

Andrè Riotte, From traditional to formalized analysis; <strong>in</strong> memoriam Jean Barraquè. Some example drawn from his unpublished<br />

analysis of Anton Webern’s Variations <strong>op</strong>. <strong>27</strong>.<br />

9<br />

Jean Barraquè compositore e critico musicale francese, Parigi 1928-1973.<br />

10<br />

“Nicholas Cook, Analizzare la musica seriale,<br />

5


Per essere esatti, una cellula deve essere descritta da tre fondamentali fattori o def<strong>in</strong>ite nei tre<br />

dom<strong>in</strong>i:<br />

- della durata<br />

- dell’ altezza (o <strong>in</strong>tervallo)<br />

- dell’<strong>in</strong>tensità.<br />

Nel secondo movimento, ad esempio, ossessionante perpetuum mobile <strong>in</strong> canone di ventidue<br />

misure, Barraquè pose <strong>in</strong> rilievo c<strong>in</strong>que eventi, o più precisamente <strong>in</strong> accordo con la sua<br />

def<strong>in</strong>izione, c<strong>in</strong>que idée de motifs, idee di motivi, con pr<strong>op</strong>ria densità, d<strong>in</strong>amica e direzione del<br />

movimento melodico (stazionario, crescente, decrescente) <strong>in</strong>dipendenti dalle altezze, ossia dalle<br />

note e qu<strong>in</strong>di dalla serie (Fig.1).<br />

Fig. 1 Riotte-Barraquè, idée de motifs nel secondo movimento 11<br />

Come si mostra, le c<strong>in</strong>que idée de motifs def<strong>in</strong>ite da Riotte-Barraquè sono tutte collegate da un<br />

s<strong>in</strong>golo concetto astratto ossia: la successione di due eventi musicali che differiscono soltanto nella<br />

loro frequenza, un concetto al quale chiunque può applicare tutte le <strong>op</strong>erazioni, e cioè i modi e le<br />

trasposizioni possibili, su gruppi simmetrici.<br />

In tal modo, la condizione prima per una efficiente formalizzazione – o codificazione - che è la<br />

def<strong>in</strong>izione di una dato capace di generare il set di eventi che accadono <strong>in</strong> un movimento, è così<br />

raggiunta.<br />

In aggiunta, l’”idea di motivo”, come spiegato s<strong>op</strong>ra, ha condotto naturalmente alla nozione di<br />

profilo <strong>in</strong> accordo col quale, relazioni ben ord<strong>in</strong>ate vengono applicate a tutti i parametri di un suono<br />

(altezza, <strong>in</strong>tensità, durata, modo d’attacco, ecc.).<br />

Quest’ultima nozione – la nozione di profilo - è stata impiegata da Barraquè per la descrizione di<br />

famiglie – o gruppi - di eventi ritmici, melodici e d<strong>in</strong>amici.<br />

• Il profilo morfologico: la struttura ad “albero” <strong>delle</strong> Variationen <strong>op</strong>. <strong>27</strong><br />

La nozione di profilo riferita da Riotte – usata da Barraquè per la descrizione di gruppi o di eventi<br />

ritmici, melodici e d<strong>in</strong>amici - generalizzata a tutto quanto il complesso di ord<strong>in</strong>ate relazioni figurali<br />

- di cellule - dell’<strong>in</strong>tera composizione weberniana, potrebbe sostenere ora l’<strong>in</strong>terpetazione<br />

11 Andrè Riotte, Fig. 12, <strong>op</strong>. cit. p. 144<br />

6


dell’<strong>in</strong>tero profilo morfologico, strutturale <strong>delle</strong> Variazioni, quale unica e suggestiva struttura ad<br />

albero 12 di seguito genericamente riportata (Fig. 2).<br />

Fig. 2 Struttura gerarchica (Albero)<br />

Alla stessa maniera del precedente, uno sguardo al successivo grafo (Fig. 3) consente di rilevare una<br />

catena di relazioni, ossia di pr<strong>op</strong>orzioni a-cicliche ord<strong>in</strong>ate, riferite a figure musicali nel dom<strong>in</strong>io, ad<br />

esempio, della durata.<br />

Dall’alto <strong>in</strong> basso come albero rovesciato, dalla figura-valore più grande alla più piccola, <strong>op</strong>pure<br />

seguendo volta a volta, parzialmente, le figure o i valori scelti ad esempio sull’asse pr<strong>in</strong>cipale,<br />

possiamo <strong>in</strong>dividuare radici, rami, nodi e foglie.<br />

Fig. 3 Francesco Paradiso, Struttura gerarchica <strong>delle</strong> figure musicali nel dom<strong>in</strong>io della durata.<br />

12 Un albero può essere def<strong>in</strong>ito come un grafo senza cicli ovvero un <strong>in</strong>sieme di elementi (detti nodi) collegati tra loro da una<br />

relazione di ord<strong>in</strong>e parziale; la relazione è tale che ogni nodo ha uno e un solo nodo che lo precede detto padre e che precede tutti gli<br />

altri nodi, detto radice. Una struttura gerarchiaca può rappresentarsi graficamente come un albero (tree) rovesciato, e per questo è<br />

anche detta struttura ad albero; da questa rappresentazione derivano molti termii del gergo: radice, ramo, nodo foglia.<br />

7


A questo punto, ponendo uno specchio alla radice del grafo <strong>in</strong> modo da rovesciare la struttura ad<br />

albero appena concepita, si riporti il valore più grande – l’<strong>in</strong>tero con il punto <strong>in</strong> questo caso - alla<br />

radice, e si colloch<strong>in</strong>o le altre figure – o cellule - <strong>in</strong> modo pr<strong>op</strong>orzionale e speculare ai nodi del<br />

profilo morfologico. Appare evidente – verificando nel raffronto con lo spartito weberniano - come<br />

il grafo risultante ricalchi l’<strong>in</strong>tero complesso <strong>delle</strong> ord<strong>in</strong>ate relazioni figurali e, fondamentalmente,<br />

il profilo strutturale dei tre movimenti <strong>delle</strong> Variazioni <strong>op</strong>. <strong>27</strong> di Anton Webern.<br />

Fig. 4 Francesco Paradiso, Profilo morfologico <strong>delle</strong> Variazioni <strong>op</strong>. <strong>27</strong> di Anton Webern<br />

Il profilo ottenuto, che è totalmente <strong>in</strong>dipendente dalle altezze - pr<strong>op</strong>rio sulla scia <strong>delle</strong> osservazioni<br />

di Riotte-Barraquè - può essere di volta <strong>in</strong> volta articolato variamente e nel caso particolare <strong>delle</strong><br />

Variazioni, idealmente suddiviso, ad esempio, per movimenti e/o tempi (Fig. 5).<br />

Fig. 5 F. Paradiso, Cellule figurali e profilo morfologico dei tre movimenti <strong>delle</strong> Variazioni per pianoforte<br />

8


Com’è noto, le strutture ad albero, sono molto usate <strong>in</strong> <strong>in</strong>formatica; molti sistemi <strong>op</strong>erativi<br />

organizzano i files sul disco <strong>in</strong> un albero (file-system); ogni file o directory appartiene ad una<br />

directory e c’è una sola directory che non è contenuta <strong>in</strong> alcun’altra: la root directory (radice).<br />

Le simmetrie ed i nessi fra la strutture usate <strong>in</strong> <strong>in</strong>formatica ed il profilo morfologico <strong>delle</strong><br />

Variazioni sono dunque notevoli. Al profilo morfologico <strong>delle</strong> Variazioni per pianoforte possono<br />

essere aggiunti i parametri riferiti alla struttura seriale, alla struttura formale, <strong>op</strong>pure all’<strong>in</strong>tensità,<br />

densità, modi d’attacco, ecc. <strong>delle</strong> diverse figure musicali (Fig. 6) – o cellule per come già descritte<br />

da Riotte-Barraquè – <strong>op</strong>pure, più tradizionalmente, ai s<strong>in</strong>goli “punti” - <strong>in</strong> accordo con la scrittura<br />

weberniana - e più tardi con quanto concepità Olivier Messiaen nel suo Mode de valeurs et<br />

d’<strong>in</strong>tensitè per pianoforte (Fig. 7).<br />

Fig. 6 F. Paradiso, Cellule con parametri d’<strong>in</strong>tensità, strutture formali e seriali del 2° movimento <strong>delle</strong><br />

Variazioni per pianoforte<br />

Fig. 7 Olivier Messiaen, Mode de valeurs et d’<strong>in</strong>tensitè per pianoforte<br />

9


Riassumendo quanto riferito <strong>in</strong> precedenza, il significato universale del problema del mondo<br />

organico impostato sul modello della vita vegetale quale carattere di legge <strong>op</strong>erante dalla cellula<br />

vegetale elementare, f<strong>in</strong>o alle regole di formazione del tessuto sonoro della composizione musicale,<br />

appare nel caso <strong>delle</strong> Variazioni per pianoforte, di conseguenza, confermato.<br />

Pr<strong>op</strong>rio nella somiglianza <strong>delle</strong> forme di divenire organico, come scritto da Goethe:<br />

“[…] diventa possibile l’armonia del tutto organico che consiste di parti identiche che si<br />

trasformano per gradi molto sottili di differenziazione. Aff<strong>in</strong>i nella loro natura più profonda, per<br />

forma, dest<strong>in</strong>azione e azione, le parti identiche appaiono estremamente diversificate, talvolta al<br />

punto di essere contrapposte le une alle altre”. 13<br />

Le riflessioni goethiane, sembrano pr<strong>op</strong>rio descrivere le potenze strutturali del profilo morfologico<br />

dei movimenti e della serie <strong>delle</strong> Variazioni per pianoforte le quali diventano per Webern legge<br />

universale della natura, nel senso della “prot<strong>op</strong>ianta” – <strong>in</strong> quanto particolare che contiene <strong>in</strong> sè<br />

l’universale - di Goethe.<br />

“Sviluppare tutto un pezzo da una sola idea pr<strong>in</strong>cipale! – scrive Webern il 3 Aprile 1933 – Questa<br />

è la coerenza più forte”.<br />

E difatti – come riportato all’<strong>in</strong>izio – “con l’aiuto di questo modello e della sua chiave possono<br />

generarsi piante all’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito” e <strong>in</strong> questo consiste – cont<strong>in</strong>ua Webern - il senso recondito della<br />

nostra legge della serie”.<br />

Si verifica qu<strong>in</strong>di, come la visione goethiana della trasformazione <strong>delle</strong> forme vegetali (radice –<br />

gambo – foglia – fiore) e il loro conseguente isomorfismo diventano per Webern il paradigma <strong>delle</strong><br />

forme, <strong>delle</strong> strutture musicali.<br />

Nel caso <strong>delle</strong> Variazioni dunque, liberare il processo di analisi dagli eventi formali per porre<br />

attenzione anzitutto al profilo strutturale dell’<strong>op</strong>era ha permesso - oltre un approccio attivo,<br />

d<strong>in</strong>amico, altamente suggestivo e fortemente <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con le <strong>in</strong>fluenze goethiane nell’<strong>op</strong>era di<br />

Webern - di s<strong>in</strong>tetizzare con buona probabilità, l’<strong>in</strong>tuizione creativa, la forza e il pr<strong>in</strong>cipio guida<br />

della composizione senza alcun riferimento ai dettagli o come accade, quasi per tradizione, senza<br />

alcun riferimento alle coerenze, alle simmetrie o ai perfetti <strong>in</strong>trecci contrappuntistici della serie –<br />

già nel passato ampiamente descritte 14 - quali fondamento o pr<strong>in</strong>cipio strutturale del lavoro<br />

weberniano e <strong>in</strong> generale della musica seriale.<br />

Per ritornare all’analisi di Webern, troviamo che la s<strong>in</strong>tetica def<strong>in</strong>izione dell’<strong>in</strong>tero profilo<br />

morfologico <strong>delle</strong> Variazioni ci permette di osservare con un solo sguardo, gli eventi, le simmetrie e<br />

le sottili differenziazioni – come quelle ad esempio che <strong>in</strong> modo speculare si stabiliscono nel grafo<br />

pr<strong>op</strong>orzionalmente fra i nodi – nei confronti di una forma standard, qualunque essa sia.<br />

Sarebbe possibile a partire da questa prima matrice, il profilo morfologico (Fig. 6) - o dalla matrice<br />

riportata da Riotte del 2° movimento (Fig. 8 e 9) -, costruire un modello generale o un procedimento<br />

automatico di cui i movimenti weberniani possono rappresentare la soluzione possibile.<br />

13 W. Goethe, Lezioni sui primi tre capitoli di una bozza di <strong>in</strong>troduzione generale alla anatomia comparata; cap.3, sulle leggi<br />

dell’organizzazione <strong>in</strong> generale, per quanto dobbiamo tenerle presenti per la costruzione del tipo, <strong>in</strong> Opere filosofiche trad. cit. <strong>in</strong> V.<br />

Chol<strong>op</strong>ova J. Chol<strong>op</strong>ov, Anton Webern, <strong>op</strong>. cit. p. 338.<br />

14 Fra le descrizioni storiche più comuni: Renè Leibowitz, Introduction a la musique de douze sons, L’Arche; Luigi Rognoni, La<br />

scuola musicale di Vienna, espressionismo e dodecafonia, E<strong>in</strong>audi.<br />

10


Fig. 8 Riotte-Barraquè, motivi ed eventi temporali nel<br />

2° movimento<br />

Fig. 9 Riotte-Barraquè, materiale del 2° movimento<br />

Inoltre, sc<strong>op</strong>o di tale “analisi e s<strong>in</strong>tesi” è stato di provare a def<strong>in</strong>ire, v<strong>in</strong>colare quasi, il virtuale ed<br />

implicito “spazio musicale” che si trova nella immag<strong>in</strong>azione d’un compositore quando compie le<br />

pr<strong>op</strong>rie scelte formali.<br />

Riguardo brevemente il terzo movimento <strong>delle</strong> Variazioni, esso è più vic<strong>in</strong>o ad una def<strong>in</strong>izione<br />

tradizionale di “tema e <strong>variazioni</strong>”, salvo il fatto che non vi sia un tema pr<strong>op</strong>riamente detto, quanto<br />

piuttosto una esposizione di cellule che contengono il più limitato materiale comune possibile vale a<br />

dire – come anche mostrato dal profilo morfologico (Fig. 6) del III movimento - il suono isolato x.<br />

(“punto”). Le “<strong>variazioni</strong>” – c<strong>in</strong>que - successive alla “esposizione”, usano eventi derivati da tale<br />

materiale, e tuttavia, f<strong>in</strong>o alla seconda variazione cont<strong>in</strong>uano a presentarsi nuove cellule; vari<br />

collegamenti e/o aggregati fra cellule danno vita a strutture provenienti da un limitato set di s<strong>in</strong>goli<br />

elementi (Fig. 10); e la descrizione logica di Riotte-Barraquè è molto più vic<strong>in</strong>a, attenta, agli aspetti<br />

morfologici – come si riporta - che alle stesse s<strong>in</strong>gole altezze.<br />

11


Fig. 10 Riotte-Barraquè, materiale motivico del 3° movimento.<br />

• Strutture della serie nelle Variationen <strong>op</strong>. <strong>27</strong>.<br />

Riotte-Barraquè e Nicholas Cook, idée per l’analisi della serie nella libreria seriale <strong>in</strong><br />

ambieste <strong>Lisp</strong>.<br />

Per come è stato osservato e come scrive Nicholas Cook nel suo saggio:<br />

“Nelle Variazioni e <strong>in</strong> tutto il serialismo classico, la serie è trattata come un <strong>in</strong>sieme strutturale che<br />

può essere modificato, come unità, <strong>in</strong> numerose maniere” 15 .<br />

“I modi di base – cont<strong>in</strong>ua Cook – <strong>in</strong> cui un <strong>in</strong>sieme primario (o serie orig<strong>in</strong>ale) contrassegnato con<br />

la lettera P può essere modificato o trasformato sono: trasposizione (T), retrogradazione (R),<br />

<strong>in</strong>versione (I); queste <strong>op</strong>erazioni possono essere comb<strong>in</strong>ate dando luogo ad esempio ad una<br />

retrogradazione <strong>in</strong>versa” (Fig 11).<br />

Fig. 11 <strong>in</strong> Nicholas Cook, <strong>Analisi</strong> della musica seriale<br />

Di seguito (Fig. 12) mostriamo la restituzione grafica <strong>delle</strong> notazioni di Nicholas Cook riguardo<br />

modificazioni della serie orig<strong>in</strong>ale <strong>delle</strong> Variazioni implementate con OpenMusic©IRCAM – Centre<br />

Pompidou.<br />

15 Nicholas Cook, Analizzare la musica seriale,<br />

12


Fig. 12 Francesco Paradiso, Modi di base <strong>delle</strong> trasformazioni della serie orig<strong>in</strong>ale <strong>delle</strong> Variazioni <strong>op</strong>. <strong>27</strong> implementate<br />

con OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou.<br />

“Nel caso della maggior parte <strong>delle</strong> serie – cont<strong>in</strong>ua Cook – tali <strong>op</strong>erazioni di trasformazione<br />

generano un repertorio di quarantotto (48) differenti possibilità: 12 (una trasposizione a ogni<br />

semitono all’<strong>in</strong>terno dell’ottava) per (X) 2 (orig<strong>in</strong>ale e <strong>in</strong>verso) (Fig. 13) per 2 (X) (orig<strong>in</strong>ale e<br />

retrogrado).<br />

Fig. 13 Riotte-Barraquè, Dodici (12) trasposizioni per ogni semitono dell’ottava per (X) 2 (orig<strong>in</strong>ale e <strong>in</strong>verso): per un<br />

totale di 24 trasposizioni della serie <strong>delle</strong> Variazioni.<br />

13


Di seguito (Fig. 14) la restituzione grafica <strong>delle</strong> dodici (12) trasposizioni per ogni semitono<br />

dell’ottava per (X) 2 (Orig<strong>in</strong>ale e Rovescio o Inverso) della serie orig<strong>in</strong>ale <strong>delle</strong> Variazioni<br />

implementate con OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou.<br />

Fig. 14 Francesco Paradiso, Restituzione grafica <strong>delle</strong> dodici (12) trasposizioni per ogni semitono dell’ottava per (X) 2<br />

(Orig<strong>in</strong>ale e Inverso) implementate con OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou.<br />

“Nel caso di certe serie però (quelle che sono simmetriche o formate da cellule <strong>in</strong>tervallari ripetute)<br />

– afferma ancora Cook -, succede che alcune <strong>delle</strong> 48 trasformazioni si trovano ad essere identiche<br />

alle altre, cosicchè il numero <strong>delle</strong> possibilitò ne risulta dim<strong>in</strong>uito: come la maggior parte <strong>delle</strong><br />

pr<strong>op</strong>rietà formali di una serie, questa è una prerogativa che il compositore può scegliere di<br />

sfruttare”.<br />

Per quanto detto, esam<strong>in</strong>iamo la struttura <strong>in</strong>terna della serie <strong>delle</strong> Variazioni di Webern.<br />

Come rilevato <strong>in</strong> Riotte-Barraquè, nella serie orig<strong>in</strong>ale (Fig. 15) si possono osservare le parziali<br />

somiglianze e simmetrie tra tre gruppi di due note di due frammenti A e B, ossia:<br />

- il frammento A: due seconde maggiori legate ad una terza m<strong>in</strong>ore chiuse da una seconda<br />

m<strong>in</strong>ore.<br />

- il frammento B: due terze maggiori legate da una seconda m<strong>in</strong>ore chiuse da una seconda<br />

m<strong>in</strong>ore.<br />

Si noti ancora la struttura somigliante dei 4 gruppi di tre note dei due frammenti A e B, ossia:<br />

. a = d e b = c.<br />

14


In aggiunta, osserviamo che il numero totale di note, sei (6) <strong>in</strong> A ed <strong>in</strong> B, divide il totale cromatico<br />

<strong>in</strong> due sottogruppi ord<strong>in</strong>ati nel medesimo ambito di una quarta divisa da un tritono.<br />

Quest’ultima pr<strong>op</strong>rietà permette un controllo più facile <strong>delle</strong> sovrapposizioni quando le<br />

trasformazioni vengono verticalizzate.<br />

Per le caratteristiche <strong>in</strong>terne qu<strong>in</strong>di, la serie orig<strong>in</strong>ale, ossia l’<strong>in</strong>sieme primario (la “prot<strong>op</strong>ianta” nel<br />

senso goethiano) <strong>delle</strong> Variazioni trattata come radice (root directory), può essere suddivisa <strong>in</strong> due<br />

(2), quattro (4) e sei (6) unità, ed ancora ciascuna suddivisa al suo <strong>in</strong>terno <strong>in</strong> due (2), tre (3) e sei (6)<br />

s<strong>in</strong>gole altezze <strong>op</strong>pure suddivisa <strong>in</strong> due (2) quattro (4) e sei (6) ambiti <strong>in</strong>tervallari ecc.<br />

Come accaduto <strong>in</strong> precedenza qu<strong>in</strong>di, sarebbe possibile considerare la struttura della serie orig<strong>in</strong>ale<br />

<strong>delle</strong> Variazioni come una struttura gerarchica ad “albero”, ed <strong>in</strong>dividuarne radice, nodo, foglia e<br />

fiore.<br />

Fig. 15 Francesco Paradiso, Struttura della serie Variazioni <strong>op</strong>. <strong>27</strong><br />

Tutta la struttura seriale <strong>delle</strong> Variazioni per pianoforte di Webern è possibile spiegarla nei term<strong>in</strong>i<br />

di relazioni di T (trasposizione) I (<strong>in</strong>versione o rovescio) e R (retrogradrazione) come già nelle<br />

Figure 12 e 13.<br />

A questo punto – per ritornare alle riflessioni di Cook – “il conteggio <strong>delle</strong> note nella musica di<br />

Webern risulta abbastanza agevole, poichè da un lato vi sono poche deviazioni, dall’altro perchè la<br />

superficie musicale è stata pr<strong>op</strong>rio concepita al f<strong>in</strong>e di precise trasformazioni seriali, o – come già<br />

osservava Barraquè riferito da Riotte, “per consentire un controllo più facile <strong>delle</strong> sovrapposizioni<br />

quando le trasformazioni vengono verticalizzate” - cosicchè si ha essenzialmente una ricerca<br />

meccanica causa-errore (trial-and-error) simile a quella che potrebbe sostenere un computer […]”.<br />

15


Con il supporto di OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou ci è stato possibile implemetare sia la<br />

ricerca – nella direzione di Cook - che i processi di generazione dei modi della serie <strong>delle</strong><br />

Variazioni <strong>op</strong>. <strong>27</strong> così come nel complesso codificati da Herbert Eimert nel suo Manuale di tecnica<br />

dodecafonica (Fig. 16).<br />

Fig. 16 Francesco Paradiso, Gli otto modi della serie codificati da H. Eimert nel suo Manuale di Tecnica Dodecafonica,<br />

applicati alla serie <strong>delle</strong> Variazioni di Webern ed implementate con OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou.<br />

• Direzioni di analisi: verifiche<br />

Anche Nicholas Cook, come accaduto e riferito per Riotte-Barrque, <strong>in</strong>dividua alcune direzioni di<br />

analisi – due - <strong>in</strong> particolare per la musica seriale e nello specifico per le Variazioni weberniane.<br />

“Una volta che la serie è stata stabilita – scrive Cook, <strong>op</strong>erazione considerata come primaria qu<strong>in</strong>di<br />

- l’analisi può <strong>in</strong>dirizzarsi verso una <strong>delle</strong> due direzioni”:<br />

1. La prima direzione d’analisi: “prendere <strong>in</strong> esame <strong>in</strong>nanzitutto le pr<strong>op</strong>rietà formali della serie<br />

(ricorrenza degli <strong>in</strong>tervalli, o <strong>in</strong>siemi di <strong>in</strong>tervalli, tra i differenti segmenti della serie)” -<br />

come precedentemente <strong>in</strong> parte realizzato – che oltre al “carattere pr<strong>op</strong>rio della serie<br />

stabiliscono modi <strong>in</strong> cui le diverse trasformazioni della serie possono essere associate l’una<br />

con l’altra” 16 .<br />

2. La seconda direzione d’analisi: concentrare l’attenzione “su quanto fa effettivamente il<br />

compositore, e solo d<strong>op</strong>o questo processo considerare le implicazioni formali.<br />

16 “Queste pr<strong>op</strong>rietà – scrive Cook – variano da serie a serie […] a tal punto che si devono per ogni s<strong>in</strong>golo pezzo. Perle def<strong>in</strong>isce<br />

tutto ciò “struttura precompositiva”, <strong>in</strong> <strong>op</strong>posizione alla “struttura compositiva”, che si riferisce <strong>in</strong>vece ai modi <strong>in</strong> cui le pr<strong>op</strong>rietà<br />

formali sono effettivamente applicate o sfruttate nella musica”. cfr. N, Cook <strong>op</strong>. cit. p. 148,<br />

16


In primo luogo, come già Riotte-Barraquè, anche Cook mostra che la serie <strong>delle</strong> Variazioni è divisa<br />

<strong>in</strong> due metà separate da un tritono, il quale non appare <strong>in</strong> nessun altro posto, e che lo stesso tritono –<br />

com’è evidente per la divisione <strong>in</strong> due parti della serie – ha una caratteristica comune alle serie P-0,<br />

P-6, I-2, e I-8 (Fig. 17 (1)). In secondo luogo Cook mostra che ogni metà della serie, o esacordo, ha<br />

un cuneo cromatico (2) (chromatic wedge), un tratto ricorrente <strong>in</strong> Webern. In terzo luogo, Cook<br />

rileva che una particolare cellula di tre note o tricordo (se la numeriamo secondo i semitoni potremo<br />

chiamarla 0,3,4,), affiora molte volte <strong>in</strong> differenti trasformazioni (3).<br />

Fig. 17 Nicholas Cook, Possibilità strutturali <strong>in</strong>erenti la serie <strong>delle</strong> Variazioni di Webern.<br />

Se, all’<strong>op</strong>posto, <strong>in</strong>vece di muoverci nella prima direzione analitica <strong>in</strong>dicata da Cook, e cioè di<br />

analizzare la “struttura precompositiva” della serie, si costruisce una tavola <strong>delle</strong> trasformazioni<br />

effettivamente utilizzate da Webern – come si procede <strong>in</strong> Riotte-Barraquè - potremo constatare,<br />

cont<strong>in</strong>uando con Cook, “che le formazioni di superficie sono impiegate come un espediente per<br />

collegare le trasformazioni seriali, ma che tali collegamenti sono di natura – sempre secondo Cook<br />

– piuttosto semplice. Presentiamo di seguito le tavole di Riotte-Barraquè, quelle implementate con<br />

OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou e quelle presentate da N. Cook relative alle trasformazioni<br />

della serie usate nel 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni di Webern.<br />

Fig. 18 Riotte-Barraquè, Trasformazioni della serie relative al 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni<br />

17


Fig. 19 Francesco Paradiso, Trasformazioni della serie relative al 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni implementate<br />

con la tecnica dell’estrazione <strong>in</strong> OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou.<br />

Fig. 20 Nicholas Cook, Tavola <strong>delle</strong> trasformazioni della serie relative al 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni<br />

18


Come si osserva, mentre <strong>in</strong> Riotte-Barraquè viene riportato soltanto lo schema dei collegamenti fra<br />

le trasformazioni seriali utilizzate da Webern per il 1° movimento (Fig. 18), Cook descrive più nel<br />

dettaglio la natura dei collegamenti. Evidenziati nei riquadri (Fig.20), i collegamenti consistono di:<br />

1. Note f<strong>in</strong>ali condivise (ma mai le prime note)<br />

2. Note condivise, ma consistenti <strong>in</strong> c<strong>op</strong>pie riord<strong>in</strong>ate <strong>delle</strong> prime note (comunque mai le<br />

f<strong>in</strong>ali)<br />

“Si può anche osservare - cont<strong>in</strong>ua Cook - che la prima relazione è usata esclusivamente nelle<br />

sezioni esterne ( [A – A`] miss. 1 – 18 e 37 – 54) e la seconda nelle nella sezione centrale ( [B]<br />

miss. 37 – 54). “La natura piuttosto casuale di tali relazioni seriali – scrive Cook nel saggio –<br />

suggerisce che Webern le considerasse più o meno collegamenti di superficie tra sezioni, <strong>in</strong>vece che<br />

come pr<strong>in</strong>cipi strutturali governanti la forma musicale”.<br />

“Per tale ragione - cont<strong>in</strong>ua l’analisi di Cook - il pr<strong>in</strong>cipale <strong>in</strong>teresse analitico della sua musica e di<br />

quella dei suoi contemporanei non sta tanto nella struttura seriale per sè, quanto piuttosto nel modo<br />

<strong>in</strong> cui la struttura seriale viene associata a quella non-seriale e spesso agli aspetti tradizionali della<br />

musica”.<br />

Come è facile immag<strong>in</strong>are, concluso l’esame <strong>delle</strong> pr<strong>op</strong>rietà formali della serie, l’attenzione di<br />

Cook cerca nuovi motivi d’<strong>in</strong>teresse “nel modo con cui la struttura seriale viene associata spesso<br />

agli aspetti tradizionali della musica”, ovvero l’aspetto formale.<br />

Il piano seriale del primo movimento <strong>delle</strong> Variazioni per pianoforte è strettamente legato – per<br />

Cook – alle sezioni pr<strong>in</strong>cipali della forma ed al contempo è già noto che pr<strong>op</strong>rio l’approccio<br />

morfologico è l’approccio fondamentale nell’analisi <strong>delle</strong> Variazioni di Riotte-Barraquè.<br />

• Il primo movimento <strong>delle</strong> Variazioni <strong>op</strong>. <strong>27</strong><br />

La suddivizione <strong>in</strong> tre sezioni uguali di 18 misure<br />

. A mis. 1 a 18<br />

. B mis. 19 a 36<br />

. A' mis. 37 a 54<br />

È immediatamente chiara così come è immediatamente chiara la sovrapposiz<strong>in</strong>e <strong>delle</strong><br />

trasformazioni <strong>delle</strong> serie impiegate (Fig. 18, 19, 20). Si tratta di una struttura <strong>in</strong> cui l’<strong>in</strong>izio e la f<strong>in</strong>e<br />

<strong>delle</strong> sezioni co<strong>in</strong>cidono con le esposizioni della serie.<br />

In più, come notato, esistono relazioni ricorrenti tra c<strong>op</strong>pie di serie nell’ambito di ogni sezione,<br />

riportate da Cook, <strong>in</strong> particolare, nella tabella (Fig.24) s<strong>op</strong>ra riferita.<br />

Tuttavia la forma “ABA – osserva Cook – viene primariamente def<strong>in</strong>ita non per mezzo della<br />

struttura seriale, ma attraverso del ritmo e degli accordi usati nelle varie sezioni”, diremmo con<br />

Riotte-Barraquè per mezzo di cellule, o di eventi primari, di idée de motifs.<br />

Nell’analisi del 1° movimento, Nicholas Cook sottol<strong>in</strong>ea due livelli di relazioni tra strutture una che<br />

egli def<strong>in</strong>isce seriale (riferendosi alla serie <strong>delle</strong> dodici note e le sue trasformazioni) e l’altra nonseriale<br />

(riferendosi a tutti gli altri parametri) e cioè:<br />

- Rapporti tra strutturale seriale e non-seriale rispetto alla forma<br />

Per Cook, “la sezione mediana è più o meno cosparsa di semibiscrome, <strong>in</strong> <strong>op</strong>posizione alle<br />

semicrome <strong>delle</strong> sezioni esterne; l’<strong>in</strong>tervallo di terza, sia maggiore che m<strong>in</strong>ore, predom<strong>in</strong>a nella<br />

sezione centrale <strong>in</strong> <strong>op</strong>posizione alle none, sia maggiori che m<strong>in</strong>ori, <strong>delle</strong> sezioni esterne.<br />

19


- Rapporti tra strutturale seriale e non-seriale rispetto alla frase<br />

“ Vi è una stretta associazione tra struttura seriale e non-seriale a livello di frase, particolarmente<br />

nei frequenti pal<strong>in</strong>dromi [ritmi n.d.r.] che compaiono dovunque”.<br />

- Elementi fondamentali nel 1° movimento: Riotte-Barrquè<br />

Per Riotte-Barraquè, il 1° movimento è organizzato attorno ad un evento elementare - x - (Fig. 21),<br />

materiale statico soggetto a diverse flessibili estensioni, e il suo retrogrado contratto – y - <strong>in</strong>sieme<br />

con varie stratificazioni a varianti retrograde.<br />

Fig. 21 Riotte-Barraquè, eventi nel 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni<br />

- Strutture e trasformazioni: l’“albero” nel 1° movimento<br />

Come descritto <strong>in</strong> precedenza, per una visione <strong>in</strong>tegralmente seriale della composizione e <strong>in</strong><br />

accordo s<strong>op</strong>ratutto con le <strong>in</strong>fluenze goethiane e le riflessioni weberniane dell’<strong>in</strong>izio, sarebbe<br />

possibile, oltre che suggestivo, <strong>in</strong>terpretare il 1° movimento - sia per quanto riguarda la struttura<br />

della forma, sia per quanto concerne la struttura della frase, che riguardo gli eventi elementari -<br />

all’<strong>in</strong>terno di un piano complessivo, del profilo morfologico dell’<strong>op</strong>era.<br />

Per tali motivi, Il 1° movimento si troverebbe <strong>in</strong>serito, come organismo musicale soggetto alle leggi<br />

di trasformazione del mondo organico (vegetale), all’<strong>in</strong>terno di una legge <strong>op</strong>erante dalle cellule<br />

elementari (cells) f<strong>in</strong>o alla regola di formazione di tutto il tessuto sonoro (la serie orig<strong>in</strong>ale) del<br />

lavoro.<br />

20


Le figure o le cellule, nel dom<strong>in</strong>io della durata o dell’articolazione del ritmo ecc., sarebbero<br />

<strong>in</strong>dividuate (Fig. 22) come già esposto, all’<strong>in</strong>terno di un piano generale di organizzazione e<br />

trasformazione gerarchizzato, sul modello del divenire organico.<br />

Fig. 22 Francesco Paradiso, Struttura della organizzazione <strong>delle</strong> cellule elementari nel 1° movimento <strong>delle</strong><br />

Variazioni<br />

Per Riotte-Barraquè, è possibile schematizzare la sezione A del 1° movimento <strong>in</strong> relazione con<br />

eventi o figure elementari (Fig. 23), e cioè come uno sviluppo che prendendo <strong>in</strong>izio a partire da due<br />

strutture sovrapposte a /a' si muove verso una s<strong>in</strong>gola struttura a", seguita due frammenti<br />

unistrutturati <strong>in</strong> b e b' basati solo sulla cellula – y – derivate da a".<br />

Fig. 23 Riotte-Barraquè, cellule elementari della sezione A 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni<br />

Inoltre, si rileva che la concezione della costruzione a specchio, ossia dell’“imag<strong>in</strong>e speculare”, non<br />

è applicata simmetricamente alla valore della nota <strong>in</strong> a ed a' (Fig. 24; Fig. 21 4b).<br />

21


Fig. 24 A. Webern, Variazioni <strong>op</strong>. <strong>27</strong>, miss. 1 – 3.<br />

La sezione B varia il materiale elementare, la sua trasformazione e sovrapposizione dim<strong>in</strong>uisce (di<br />

metà) le durate <strong>delle</strong> note ed usa la tecnica di costruzione a specchio per ciascuno dei relativi<br />

frammenti; la sezione B può essere divisa <strong>in</strong> due sotto-sezioni di lunghezza <strong>in</strong>eguale:<br />

B' miss. 19 – 30 e B" miss. 30 – 36<br />

B' <strong>in</strong> rotazione è costituito da tre frammenti:<br />

miss. 19 – 23 (primo frammento/primo specchio) b' miss. 23 – 26 (secondo<br />

frammento/secondo specchio) c' miss. 26 – 30 (terzo frammento/terzo specchio).<br />

Prima di approfondire qualche altro dettaglio riguardo la sezione B, pare <strong>op</strong>portuno presentare<br />

l’ipotesi di formalizzare la struttura del 1°movimento <strong>delle</strong> Variazioni per pianoforte secondo quei<br />

pr<strong>in</strong>cipi generativi e di trasformazioni organica già evidenziati (Fig. 25).<br />

Di conseguenza, la sezione A del 1° movimento verrebbe a costruirsi sulla base di una comune<br />

radice (root directory) (figura-durata) elementare e e a trasformarsi <strong>in</strong> x x <strong>op</strong>pure e + ≈ x per gradi<br />

molto sottili di differenziazione, pr<strong>op</strong>rio secondo le riflessioni goethiane.<br />

Allo stesso modo, sempre procedendo per sottili e/o vic<strong>in</strong>e differenziazioni, dim<strong>in</strong>uzioni (simili a<br />

foglie) ed espansioni (trasformazione, nel caso, per mezzo di un valore aggiunto (x.) il punto) di un<br />

identico nodo/radice elementare x <strong>op</strong>pure x. potrebbero stare a fondamento della sezione B.<br />

Fig. 25 Francesco Paradiso, struttura formale, seriale della d<strong>in</strong>amica nel 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni<br />

22


Rispetto al grafo precedente <strong>in</strong>oltre, sarebbero possibili diversi e numerosi raffonti, peraltro già<br />

evidenti, riguardo il dom<strong>in</strong>io dell’<strong>in</strong>tensità, ossia la variazione e distribuzione <strong>delle</strong> d<strong>in</strong>amiche nelle<br />

varie sezioni del 1° movimento le quali se non pr<strong>op</strong>rio serializzate non appaiono nè casuali nè tanto<br />

meno empiriche, bensi fortemente ancorate alla dimensione musicale, al risultato uditivo <strong>in</strong> rapporto<br />

con il percorso formale del lavoro (ad arco), ancora tipico della tarda musica tonale o liberamente<br />

atonale.<br />

Altre considerazioni, aggiornando il grafo, troviamo ben evidenziate anche nel saggio di Riotte-<br />

Barraquè. Le considerazioni potrebbero riguardare la successione degli attacchi<br />

- ad esempio miss. 19 – 23 - (Fig. 26) della sezione B, e il posizionamento dello “specchio” per la<br />

costruzione dell’”imag<strong>in</strong>e speculare” dei frammenti.<br />

Fig. 26 Riotte-Barraquè, Sezione B, primo specchio (a') nel 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni<br />

L’ultima sezione A' (da miss. 37 alla f<strong>in</strong>e) sorta di ripetizione di A (stesso modello, stesso impianto<br />

<strong>delle</strong> durate, stessi motivi), realizza rispetto ad A una <strong>in</strong>versione della simmetria orizzontale<br />

(scambio <strong>delle</strong> mani) e la trasposizione della serie di una terza maggiore s<strong>op</strong>ra <strong>in</strong>clusa mis. 46.<br />

Si not<strong>in</strong>o <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e – come mostrato <strong>in</strong> dettaglio (Fig. 25) - che modificazioni nel dom<strong>in</strong>io<br />

dell’<strong>in</strong>tensità attraverso la loro variazione sono molti più frequenti nelle prime sezioni A e B (dal pp<br />

al ff) che <strong>in</strong> quest’ultima (dal pp al p).<br />

- Esposizione e lettura della serie nel 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni<br />

Un’ultima considerazione riguarda la lettura della serie nelle Variazioni.<br />

Infatti l’<strong>in</strong>tera serie non è mai utilizzata o letta come si suol dire, come un <strong>in</strong>sieme completamente<br />

ord<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> ogni momento del lavoro.<br />

Ci sono lavori come nell’ultimo Shonberg – ricorda Cook nel suo saggio – dove ciò viene<br />

ulteriormente sviluppato, cosicchè non si ha una s<strong>in</strong>gola, def<strong>in</strong>itive esposizione della serie; talvolta<br />

tale procedimento viene def<strong>in</strong>ito di “tr<strong>op</strong>atura seriale” (serial tr<strong>op</strong><strong>in</strong>g).<br />

Pr<strong>op</strong>rio all’<strong>in</strong>izio del 1° movimento (Fig. <strong>27</strong>) è possibile osservare come Webern esponga, o legga,<br />

la serie quasi “a spire”, collegando i primi tre suoni del primo esacordo (0,1,2) con gli ultimi tre del<br />

secondo (11, 9,12) e successivamente i suoni restanti (3, 5, 4) del primo esacordo con quelli del<br />

secondo (8,7,6) armonizzando <strong>in</strong> tal modo la serie con se stessa.<br />

23


Fig. <strong>27</strong> Nicholas Cook, A. Webern, Variazioni <strong>op</strong>. <strong>27</strong>, miss. 1 – 3.<br />

Con il supporto di OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou, si è implementato l’algoritmo di<br />

lettura della serie usato da Webern nel 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni (Fig. 28).<br />

Fig. 28 Francesco Paradiso, estrazioni della serie relative al 1° movimento <strong>delle</strong> Variazioni implementate con<br />

OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou.<br />

Milano, Ottobre 2005<br />

Francesco Paradiso<br />

24


• Tavola <strong>delle</strong> estrazioni relative alle quattro forme della serie implementate con<br />

OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou.<br />

• Tavola <strong>delle</strong> serie implementate con OpenMusic©IRCAM – Centre Pompidou<br />

25

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