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<strong>Philip</strong> <strong>Watch</strong> oggi<br />
Caribbean 1000<br />
Caribbean 1000 con<br />
quadrante silver<br />
Gran bell’idea, quella di realizzare una riedizione dello<br />
storico Caribbean 1000. Bella perché si tratta di un<br />
orologio che fotografa un passaggio epocale. Va ricordato<br />
che gran parte della fama di <strong>Philip</strong> <strong>Watch</strong>,<br />
per quanto riguarda gli orologi subacquei, deriva dal<br />
fatto che fossero ampiamente utilizzati dai pescatori<br />
di coralli della zona di Torre Annunziata e Torre del<br />
Greco. I pescatori si immergevano, di solito in apnea,<br />
e tornavano su con rametti di corallo che poi venivano<br />
venduti direttamente alle aziende della zona che,<br />
grazie ad abilissimi artigiani, li trasformavano in piccole<br />
opere d’arte.<br />
Sempre negli anni a cavallo fra i Cinquanta e i Sessanta,<br />
c’era un’altra categoria di persone che usava<br />
spesso orologi <strong>Philip</strong> <strong>Watch</strong> in immersione: i pescatori<br />
di cernie. Le cernie abbondavano, allora, nella<br />
zona della costiera amalfitana e non erano pochi i<br />
subacquei che s’immergevano per la caccia alla cernia,<br />
un pesce difficile da catturare perché “di tana”. Si<br />
trovava in prossimità del fondale e andava colpito, in<br />
genere con un fucile subacqueo, quando era lontano<br />
dalla tana perché altrimenti (e specie se non era<br />
stato colpito con precisione) vi ritornava ed era quasi<br />
impossibile estrarlo. I ristoranti della zona pagavano<br />
bene gli esemplari più grandi, che potevano arrivare a pesare decine di chili. Della pesca<br />
estiva alla cernia vivevano alcuni professionisti cui s’aggiungevano studenti che in<br />
questo modo riuscivano a pagarsi la vacanza estiva.<br />
Nel tempo, però, sia la pesca della cernia che quella dei coralli si spostava verso fondali<br />
sempre più profondi, richiedendo l’uso delle bombole. <strong>Il</strong> che, a sua volta, implicava la<br />
necessità di immersioni sempre più lunghe, che richiedevano un attento calcolo dei<br />
tempi di decompressione.<br />
A quei tempi non c’erano molti attrezzi professionali per gestire le immersioni e i pochi<br />
disponibili erano comunque troppo costosi. È in questa situazione che <strong>Philip</strong> <strong>Watch</strong><br />
dota il proprio orologio subacqueo di una lunetta totalmente diversa dalle solite: sulla<br />
sommità non ci sono semplicemente i tempi relativi alla durata delle bombole, ma una<br />
vera e propria scala che ricorda i tempi di decompressione, secondo la tabella utilizzata<br />
dai sommozzatori della Marina statunitense.<br />
Si tratta, in pratica, di quattro anelli concentrici sui quali si possono leggere, dall’esterno<br />
verso l’interno, i minuti, la profondità dell’immersione (evidentemente indicata da un<br />
profondimetro), il tempo di permanenza e il tempo di decompressione necessario per<br />
una immersione di quella durata a quella profondità. È possibile impostarla prima, se<br />
l’immersione è attentamente programmata, ma è facile verificare ogni cambiamento,<br />
nel caso mutassero le condizioni.<br />
Certo, ci vogliono buoni occhi e la capacità di programmare bene le immersioni, ma<br />
questo non sembrava essere un grave problema per i giovani subacquei dell’epoca,<br />
autentici pionieri ben felici di avere a disposizione strumenti efficaci, davvero efficaci,<br />
e non troppo costosi.<br />
Oggi il mondo delle immersioni subacquee è supportato da apparecchiature elettroniche<br />
d’ogni tipo, ma quelle, per così dire tradizionali, continuano ad essere utilizzate<br />
perché di più immediata leggibilità. Anche se il riferimento più importante, in caso di<br />
dubbio, è lo strumento elettronico.