01.06.2013 Views

Mister Mastro - Bbc

Mister Mastro - Bbc

Mister Mastro - Bbc

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />

Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino<br />

al tempo di Padre Nicola


Produzione<br />

Ideazione e progettazione<br />

Andrea Raggi<br />

Promozione<br />

Sauro Ciarapica<br />

Testi<br />

Fabiola Caporalini<br />

Disegni<br />

Silvia e Guido Raparo<br />

Collaborazione<br />

Emanuela Polimante, Roberto Corradetti, Erika Feduzi, Roberto Cegna,<br />

Stefania Polimante, Roberto Cartuccia, Marco Senesi,<br />

Comunità Agostiniana di S. Nicola<br />

Foto<br />

Andrea Raggi<br />

Bibliografia<br />

Provincia Agostiniana d’Italia. Monografie Storiche Agostiniane N. S. n° 4<br />

Tornando alle fonti. La figura di San Nicola negli atti del processo, di Egidio Pietrella, Rossano Cicconi,<br />

Domenico Gentili. Biblioteca Egidiana, Tolentino, 2002.<br />

Provincia Agostiniana d’Italia. Monografie Storiche Agostiniane N. S. n° 5<br />

La Saga di San Nicola da Tolentino, a cura di Giovanna Salvucci.<br />

Biblioteca Egidiana, Tolentino, 2004.<br />

San Nicola da Tolentino, di Luciano Radi. Edizioni San Paolo s.r.l., 2004.<br />

Il Ponte del Diavolo di Tolentino, Scuola Media Statale “D. Alighieri”. Tolentino, 1999.<br />

Tolentino guida all’arte e alla storia, a cura di Giorgio Semmoloni.<br />

Seconda edizione, Comune di Tolentino e Accademia Filelfica, 2000.<br />

Il Cappellone di San Nicola da Tolentino, di Miklós Boskovitz, Pietro Bellini, Daniele Benati,<br />

Maria Giannatiempo López, Maria Luisa Polichetti, Serena Romano, Marziano Rondina.<br />

Centro Studi Agostino Trapè e Editoriale Silvana, 1992.<br />

La Basilica di San Nicola a Tolentino. Guida all’arte e alla storia, a cura del Centro Studi Agostino Trapè,<br />

Biblioteca Egidiana, Convento San Nicola. Tolentino, 1995.<br />

Pellegrini e Santuari sui Monti Azzurri. Comunità Montana dei Monti Azzurri.<br />

Il territorio dei piccoli incanti. I luoghi, la storia, l’arte. Comunità montana dei Monti Azzurri.<br />

Monti Azzurri e Musei. Comunità Montana dei Monti Azzurri, 2004.


Miniguida di Tolentino


<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong> 16<br />

Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />

Tolentino è un comune in provincia di Macerata di quasi 20.000 abitanti<br />

che si estende lungo la vallata del fiume Chienti, alle pendici dei Monti<br />

Sibillini, a 225 m. s.l.m. È raggiungibile attraverso la Superstrada Valdichienti<br />

che lo collega in direzione Roma (225 km), oppure, in direzione<br />

opposta, al litorale, lungo il quale corre la A 14 Bologna-Canosa.<br />

Tolentino è raggiungibile anche in treno, per la presenza di una locale<br />

stazione ferroviaria, che si trova lungo la tratta Civitanova Marche-Fabriano.<br />

L’aeroporto più vicino è quello di Falconara a circa 70 km.<br />

Tolentino è un importante polo industriale, soprattutto nel settore della<br />

lavorazione della pelle, nel quale vanta aziende e marchi di fama internazionale.<br />

La città offre, durante l’anno, manifestazioni di rilevante importanza<br />

sotto l’aspetto culturale, quali: la Biennale Internazionale dell’Umorismo<br />

nell’Arte, la Mostra annuale dell’Editoria Marchigiana, la rievocazione storica<br />

della Battaglia del 1815.<br />

Le antiche mura e le Porte<br />

La cinta muraria, risalente al XIII secolo, ha numerose Porte di accesso:<br />

Porta dei Cappuccini, Porta Adriana, Porta del Ponte (che si apre verso il<br />

Ponte del Diavolo) e Porta Marina.


Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola 17<br />

<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />

Il Ponte del Diavolo<br />

Il Ponte del Diavolo è stato eretto nel 1268, su progetto del mastro tolentinate<br />

Benevegna. Ha cinque arcate sorrette da enormi piloni. La leggenda<br />

della sua costruzione è per molti aspetti simile a quella legata a molti altri<br />

“Ponti del Diavolo” che sorgono in Italia e in tutta Europa.<br />

Basilica di San Nicola<br />

Il primo insediamento a Tolentino degli agostiniani (Eremiti di Sant’Agostino)<br />

quasi certamente si stabilì nella città qualche anno prima dell’inizio<br />

dei lavori di costruzione di quello che sarebbe divenuto l’attuale complesso<br />

monumentale. La comunità religiosa si insediò a Tolentino nel 1265, ma<br />

ancora nel 1284 il convento risulta in costruzione e, con buona probabilità,<br />

il corpo centrale della basilica fu ultimato solo nella seconda metà del ’300.<br />

Fino alla metà del IV secolo lo sviluppo del complesso era limitato alla sola<br />

parte orientale. Dopo la metà del secolo si avvertì l’esigenza di aggiungere<br />

l’ala meridionale, un chiostro e quattro gallerie centrali. Questa struttura<br />

rimase invariata per più di un secolo, quando fu ridisegnato l’assetto architettonico<br />

e il centro della vita comunitaria fu spostato intorno al nuovo chiostro<br />

rinascimentale, eretto alle spalle della struttura orientale preesistente.<br />

Difficile dire come fosse la facciata della basilica in origine, quando<br />

ancora il complesso era dedicato a Sant’Agostino, alla cui intitolazione si<br />

affiancherà, nel 1354 anche quella a San Nicola, che poi resterà preminente<br />

fino ai nostri giorni. La facciata doveva essere simile a quella di una capanna,<br />

con un foro rotondo a mo’ di occhio sotto la cuspide. Il portale, che ancora<br />

possiamo ammirare, in stile gotico fiorito, fu eretto dal 1432 al 1435 in<br />

pietra d’Istria, su progetto di Nanni di Bartolo, scultore fiorentino. Nel 1630


<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong> 18<br />

Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />

lo scalpellino Florindo Orlandi di Cagli scolpì la lavorazione tardo manieristica<br />

in travertino che incornicia il portale di Nanni di Bartolo, ospitato nella<br />

campata centrale e affiancato da due porte laterali. Sopra di esse due alti<br />

finestroni e il fregio recante l’intitolazione della chiesa. Il definitivo completamento<br />

della facciata, così come ora si mostra, con tanto di balaustra sulla<br />

sommità e 4 candelabri e una croce è avvenuta soltanto nel 1814.<br />

A fianco del presbiterio s’innalza il campanile tardo gotico.<br />

Interno – La chiesa originaria, ancora dedicata a Sant’Agostino era a<br />

navata unica, a presbiterio rettangolare e soffitto a capriata. Officiata almeno<br />

dal 1317, la chiesa mantenne il cantiere aperto, finanziato anche dai numerosi<br />

lasciti. Nel 1459 iniziò la costruzione del coro. La chiesa fu consacrata<br />

nel 1465 con l’intitolazione definitiva a San Nicola.<br />

Nel ’500 furono realizzate le cappelle laterali. Nel ’600 le cappelle interne.<br />

A partire dal 1608 si iniziò a costruire una nuova ampia cappella per<br />

deporvi le reliquie delle Sante Braccia di San Nicola (recise dal corpo nel<br />

XIV secolo. Dalla ferita della recisione sgorgò sangue). Le reliquie delle<br />

braccia poi furono collocate in altro luogo del santuario e quella stessa<br />

cappella fu ultimata e intitolata al Santissimo Sacramento e decorata, così<br />

come la si può ammirare attualmente, nel 1858.<br />

Sopra l’intero spazio della navata si estende un soffitto ligneo seicentesco<br />

a cassettoni, un vero e proprio capolavoro di ebanisteria barocca,<br />

unico nelle Marche, lungo 38 m. Sul fondo dei cassettoni si alternano sta-


Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola 19<br />

<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />

tue di santi di grandezza superiore a quella naturale. L’intera superficie del<br />

soffitto è ricoperta d’oro zecchino.<br />

Il luogo di maggiore interesse della basilica è il Cappellone di San<br />

Nicola, che si apre sul lato nord-est del chiostro e attraverso il quale si<br />

accede anche alla chiesa. Una volta nel Cappellone vi erano conservate le<br />

spoglie mortali del santo, ora custodite nella cripta.<br />

Il Cappellone costituisce un grande ambiente del nucleo più antico del<br />

convento, inserendosi tra la chiesa e la sagrestia seicentesca, in origine<br />

Sala del Capitolo.<br />

Questo ambiente è rinomato per le decorazioni pittoriche, vastissime e<br />

ben conservate, se si considera che sono dipinti del Trecento, di scuola<br />

giottesca riminese, capeggiata dal pittore Pietro da Rimini. La decorazione<br />

occupa tutto il Cappellone, dal culmine della volta a crociera alle pareti. Nei<br />

quattro spicchi della volta trovano posto gli evangelisti, ciascuno vicino ad<br />

un dottore della Chiesa. Sempre sulla volta sono raffigurati anche alcuni<br />

mezzi busti di santi e personificazioni delle Virtù. Le pareti del Cappellone<br />

sono suddivise in tre ordini che contengono, i primi due, episodi della vita<br />

della Vergine, dall’Annunciazione alla morte di Cristo. Nell’ordine inferiore<br />

sono rappresentate le storie della vita di San Nicola.<br />

Al centro del Cappellone si trova l’arca con la statua di San Nicola in<br />

pietra policroma, che tiene sulla mano destra un sole, simbolo del santo.<br />

L’arca custodiva le spoglie di San Nicola che i fedeli potevano vedere attraverso<br />

due aperture circolari sui lati. Ma le reliquie del frate, visti i tentativi


<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong> 20<br />

Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />

di trafugarle, furono nascoste in un luogo segreto, un metro e mezzo sotto<br />

l’arca, in uno spazio ricavato tra due muri di pietra.<br />

Dopo la canonizzazione di San Nicola, avvenuta nel 1446 sotto il pontificato<br />

di Eugenio IV, il Cappellone divenne meta di pellegrinaggi. Nel 1462<br />

all’ambiente fu aggiunto un altare.<br />

Il ritrovamento nel 1926 del corpo di San Nicola nascosto nel luogo sotterraneo<br />

sopra menzionato, portò, nello stesso luogo, alla costruzione di<br />

una cripta, edificata nel 1932, dove attualmente sono ancora conservate le<br />

spoglie del santo.<br />

Il Santuario conserva anche un importante museo, suddiviso in diverse<br />

sezioni: dipinti, sculture, arredi sacri, suppellettili liturgiche, ceramiche delle<br />

principali officine italiane e inglesi. La sezione degli ex voto è una vera e<br />

propria raccolta di piccoli dipinti e costituisce la testimonianza dei miracoli<br />

e delle grazie ricevute dal santo. Tra gli ex voto si trova anche una delle<br />

più antiche raffigurazioni della basilica. I dipinti su vari supporti, come argento,<br />

carta e legno, testimoniano la devozione dei fedeli dal XV al XIX<br />

secolo.<br />

Nella Basilica è presente anche una raccolta di personaggi di presepi<br />

popolari contemporanei, provenienti da tutto il mondo.<br />

Cattedrale di San Catervo<br />

Prima del Mille, in luogo dell’attuale chiesa, esisteva un insediamento benedettino,<br />

quindi una abbazia, fino al 1256, che custodiva le spoglie di San<br />

Catervo, e successivamente venne eretta una nuova chiesa. Questa rimase<br />

in piedi fino al 1820, quando trasferitavisi la Cattedrale, si volle dare un<br />

nuovo assetto all’ormai vecchio edificio.<br />

Fu costruito a tre navate terminanti in una<br />

croce latina con due cappelle laterali. La<br />

facciata, costruita in laterizio, è in stile neoclassico.<br />

Tre sono i portali d’accesso.<br />

Nella cattedrale restano conservate le<br />

reliquie del Prefetto delle Sacre Elargizioni,<br />

Flavio Giulio Catervio. È tradizione<br />

che per primo diffuse i principi della fede<br />

cristiana e per questo subì il martirio. Il<br />

sarcofago che racchiude i resti mortali del<br />

santo fu fatto costruire dalla moglie di<br />

Catervio, Settimia Severina, per entrambi.<br />

Dall’iscrizione del sarcofago si sa che<br />

Catervio era di nobile origine ed era stato<br />

Prefetto del Pretorio al tempo degli imperatori<br />

Graziano, Valentiniano e Teodosio.<br />

Morì all’età di 56 anni. Nel sarcofago furono<br />

sepolti i corpi di Catervio, Settimia<br />

Severina e del loro figlio Basso. Il sarco-


Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola 21<br />

<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />

fago è conservato in una cappella fatta costruire anch’essa da Settimia<br />

Severina e che resta la parte più antica della Cattedrale. A ridosso della<br />

cappella sorgono le carceri di San Catervo, luogo dove il santo subì il martirio<br />

della decapitazione.<br />

La chiesa e la cappella sono finemente affrescate. Alcuni dipinti sono<br />

da attribuire a Francesco da Tolentino (XVI secolo). L’attuale costruzione<br />

della Cattedrale è da attribuirsi al pittore e architetto tolentinate Giuseppe<br />

Lucatelli e all’architetto maceratese Filippo Spada.<br />

Fonti di San Giovanni<br />

Non si conosce l’epoca alla quale risale la prima costruzione delle Fonti,<br />

tuttavia si ha notizia di alcuni lavori di manutenzione dei condotti dell’acqua<br />

che risalgono al XV secolo. La struttura attualmente è formata da quattro<br />

arcate in laterizio, sorrette da massicci pilastri squadrati. Le vasche interne,<br />

coperte da una volta a botte, erano alimentate da una vicina sorgente.<br />

Borgo San Martino<br />

Borgo o quartiere San Martino è quella parte della città nota, non solo per<br />

essere citata nella leggenda sulla costruzione del Ponte del Diavolo narrata<br />

da padre Domenico Gentili, ma anche per essere la zona in cui sorge la<br />

casa natale trecentesca dell’umanista Francesco Filefo. Dell’abitazione<br />

resta soltanto la facciata.


<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong> 22<br />

Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />

Piazza della Libertà<br />

Piazza della Libertà, storicamente chiamata piazza Maggiore, sorge fra<br />

due assi viari del centro storico di Tolentino, via Francesco Filelfo e via San<br />

Nicola. Nel corso dei secoli l’aspetto della piazza è più volte cambiato. Nel<br />

Medioevo vi sorgevano i palazzi del governo. Nel Rinascimento a mutare<br />

notevolmente la fisionomia della piazza è stata la costruzione di Palazzo<br />

Parisani (detto Sangallo) nel 1516. A partire dal XV secolo, inoltre, al centro<br />

della piazza, furono collocate diverse fontane di cui oggi invece non<br />

resta alcuna traccia. Una fisionomia verosimilmente simile a quella attuale<br />

la assunse nella seconda metà dell’Ottocento, con i lati delimitati da palazzi.<br />

Un lato della piazza (nord) è delineato da due edifici con porticato. Il<br />

primo è adiacente all’abside e al campanile della chiesa di San Francesco<br />

ed è stato realizzato nel secolo scorso, modificando edifici già esistenti.<br />

L’altro è Palazzo Massi Porcelli, costruito nel 1904-6. Sul lato opposto Palazzo<br />

Brancadori. Accanto a quest’ultimo, sempre sul lato opposto della<br />

piazza, Palazzo Bezzi Ludovici.<br />

In un angolo di piazza della Libertà si erge una splendida Torre degli<br />

orologi alta 38 metri. Il primo orologio di cui si è a conoscenza è del 1454<br />

e il suo funzionamento era basato sulla quadripartizione del giorno. Il<br />

secondo modello di orologio, di molto successivo (1743), era in grado di<br />

battere le ore e i quarti. Quello che oggi fa bella mostra di sé ha quattro


Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola 23<br />

<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />

quadranti ed è stato costruito nel 1822. Il primo quadrante dall’alto indica<br />

le fasi lunari. Segue, scendendo, la meridiana meccanica, la cui lancetta<br />

compie quattro giri nel corso di 24 ore. Sei sono, infatti, le fasi del giorno<br />

indicate nel quadrante, secondo l’antica suddivisione del tempo nell’arco di<br />

una giornata (mattutino, terza, sesta, nona, vespro e compieta). Ci sono<br />

poi il quadrante dell’orologio astronomico, che segna le ore e i minuti e<br />

suona le ore e i quarti e quello del calendario che segna i giorni della settimana<br />

e del mese. Sotto quest’ultimo quadrante si può notare una meridiana<br />

solare.<br />

La torre degli orologi si erge a ridosso dell’ottocentesca chiesa di<br />

San Francesco e funge da campanile. Eretta originariamente in stile<br />

romanico-gotico (secolo XIII) ha subito notevoli e ripetuti rimaneggiamenti<br />

nel corso dei secoli e dunque si presenta come un complesso stratificato<br />

di stili che si accostano tra loro, senza fondersi in un’unica armonica<br />

architettura.<br />

A fianco alla torre degli orologi, il Palazzo comunale, ricostruito nel<br />

1860. La facciata riprende l’aspetto di quella antica. Cinque arcate si aprono<br />

in un portico. Le tre arcate centrali sono sormontate da un balcone e tutte<br />

cinque da altrettante finestre, all’apice ornate da una cornice triangolare.<br />

La sala consiliare è stata affrescata dal pittore tolentinate Emidio Pallotta.<br />

Al centro del soffitto una tempera dell’architetto Giuseppe Lucatelli, che<br />

raffigura Le tre Grazie. Sulla parete di fondo un grande olio con la firma del<br />

Trattato di Tolentino.<br />

Di fronte al Palazzo comunale s’innalza Palazzo Parisani, detto Sangallo<br />

dal nome del progettista Antonio da Sangallo. Fu costruito per il cardinale<br />

Ascanio Parisani, figura importante della Curia Pontificia. La costruzione<br />

ebbe inizio nel 1516 e la parte inferiore presenta un evidente bugnato,<br />

caratteristico dell’architettura cinquecentesca. La pianta è realizzata intorno<br />

ad un cortile quadrato. Il palazzo fu sopraelevato nel 1932. Attualmente<br />

ospita il Museo Internazionale della Caricatura e dell’Umorismo nell’Arte,<br />

unico in Italia e tra i pochi al mondo. Il suo patrimonio è costantemente<br />

alimentato dai lavori artistici che pervengono al concorso della<br />

Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte, organizzata e promossa<br />

dal Comune di Tolentino fin dal 1961. Le opere vengono tutte mostrate,<br />

seguendo un criterio di turnazione, nelle teche espositive, talmente cospicuo<br />

è il numero dei pezzi che il museo custodisce. È dunque una mostra<br />

che si rinnova simpaticamente, com’è nel suo spirito, di volta in volta, e<br />

che muta, mostrando sempre nuovi capolavori, tanto che anche il visitatore<br />

più attento e scrupoloso non si stanca mai di ammirarla. Ogni due<br />

anni il suo patrimonio si accresce notevolmente con le opere partecipanti<br />

al concorso.<br />

Il museo fu istituito nel 1970 dal caricaturista tolentinate Luigi Mari e<br />

conserva ad oggi più di 3.000 opere originali dei più celebri maestri dell’umorismo<br />

internazionale, dall’Ottocento ai nostri giorni. Tra i nomi più famosi<br />

ne ricordiamo solo alcuni: Iacovitti, Mordillo, Fellini, Altan.


<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong> 24<br />

Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />

Chiesa di Santa Maria Nuova<br />

La chiesa di Santa Maria Nuova, anche detta della Madonna della Tempesta<br />

dal nome della statua che conserva all’interno, sorge nel quartiere più<br />

antico della città, il Fondaccio, sottostante la Basilica di San Nicola. L’attuale<br />

assetto architettonico risale alla metà del ’700. Originariamente fu<br />

edificata sui resti di un tempio romano. Ciò ne testimonia la notevole antichità.<br />

Sull’altare maggiore è esposta l’immagine lignea di una Madonna in<br />

Trono col Bambino e sotto è riportato il titolo dell’opera : “Madonna della<br />

Tempesta”. La statua policroma è databile alla fine del Trecento ed è un<br />

importante esempio di scultura marchigiana.<br />

Teatro Vaccaj<br />

Il teatro Nicola Vaccaj si trova sull’omonima piazza. Del progetto fu incaricato<br />

l’architetto e pittore Giuseppe Lucatelli. Il teatro fu terminato nel 1795,<br />

ma a causa degli eventi napoleonici fu inaugurato col nome di teatro<br />

dell’Aquila il 10 settembre 1797, giorno della festa di San Nicola, dopo la<br />

Pace stipulata fra la Santa Sede e la Repubblica francese, sancita nel<br />

Trattato firmato a Tolentino, in quello stesso anno, tra Napoleone Bonaparte<br />

e gli emissari di Papa Pio VI. L’interno del teatro, illuminato da un<br />

grande e particolarissimo lampadario, è stato affrescato da Lucatelli, ma<br />

nel 1818 i dipinti furono restaurati da un altro pittore tolentinate, Luigi Fon-


Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola 25<br />

<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />

tana. Nello stesso anno il teatro assunse il nome di Nicola Vaccaj. Dopo<br />

una lunga attività che vide sul palcoscenico nomi illustri come Eleonora<br />

Duse e Pietro Mascagni, il Vaccaj chiuse i battenti per restauro dal 1973<br />

al 1985.<br />

La facciata, neoclassica, a tre ingressi, è considerata una delle più pregevoli<br />

opere architettoniche del Lucatelli. Sulla destra, nel 1879, è stata<br />

aggiunta un’ulteriore ala della costruzione. Il soffitto del foeyer è decorato<br />

ancora con dipinti del Lucatelli, il resto delle decorazioni è da attribuirsi al<br />

Fontana e ai suoi collaboratori, seppure alcune riprendono le linee orginarie<br />

del primo decoratore.<br />

La decorazione della platea e dei palchi è stata realizzata interamente<br />

dal Fontana e dai suoi collaboratori. La volta è dipinta come un Olimpo.<br />

Sopra l’arco della volta l’effige di Nicola Vaccaj e Apollo con le Muse.<br />

Anche il sipario è dovuto al Fontana e andò a sostituire quello più antico,<br />

dipinto dal Lucatelli.<br />

Palazzo Parisani Bezzi<br />

Nel 1797 Tolentino fu centro di un avvenimento storico: il 17 febbraio, nel<br />

Palazzo Parisani Bezzi, fu firmato il Trattato di Tolentino, dal generale<br />

Napoleone Bonaparte e dai delegati di Papa Pio VI. Con questo trattato si<br />

riconobbe la caducità del potere temporale della Chiesa. A fare da cornice<br />

a questo importante momento storico fu Palazzo Parisani Bezzi, che apparteneva<br />

ad una delle famiglie cittadine più antiche ed illustri. La facciata<br />

del Palazzo risale alla fine del XVII secolo ed è stata costruita sui resti di<br />

un più antico edificio. Vi è conservato l’appartamento che ospitò Napoleone<br />

nei giorni della firma del Trattato con tutti i suoi arredi originali. Vi<br />

possiamo ammirare la camera da letto, la Sala della Pace e la Sala dei Quadri<br />

che conserva alle pareti alcune opere seicentesche di rilievo artistico.<br />

Castello della Rancia<br />

Il castello della Rancia, situato a qualche chilometro ad est dal centro<br />

abitato, nei luoghi ove si combattè quella che gli storici considerano la<br />

prima battaglia per l’Indipendenza (1815), fu voluto da Rodolfo II da<br />

Varano e fu lui a dargli l’appellativo di Rancia, derivato dal latino grancia,<br />

cioè deposito del grano. Con ogni probabilità in luogo del castello, esisteva<br />

precedentemente un’altra struttura, ma la trasformazione in castello è da<br />

farsi risalire intorno alla seconda metà del 1300. Il castello che si innalza<br />

al centro di una vasta pianura, fu scenario di numerose battaglie nel<br />

corso dei secoli. Quella del 1815 cui abbiamo accennato non fu che l’ultima<br />

di una lunga serie e vide schierati, dopo la restaurazione dello Stato<br />

Pontificio, l’esercito austriaco del generale Bianchi e le truppe napoleoniche<br />

di Gioacchino Murat, che si affrontarono nelle giornate del 2 e 3<br />

maggio.<br />

Nel 1581 il castello divenne possesso dei Gesuiti che vi costruirono<br />

una cappella che ancora si può ammirare in tutta la sua particolare bellez-


<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong> 26<br />

Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />

za. Nel 1829 divenne proprietà dei marchesi Bandini e, nel 1973, fu acquistato<br />

dal Comune di Tolentino ed è a tutt’oggi bene pubblico.<br />

Il castello, di forma quadrangolare, è composto da una possente cinta<br />

merlata, rafforzata da due torri angolari a base quadrata. Era forse storicamente<br />

circondato da un fossato che ne garantiva la difesa e sul quale calava<br />

un ponte levatoio. Il mastio è anch’esso a base quadrata di 10 metri<br />

di lato e costituito da quattro piani. All’interno sale una scala a chiocciola in<br />

arenaria. Presso il castello è stato allestito il civico museo archeologico e<br />

l’esposizione permanente “Memorie”, opere sulla Resistenza, realizzate e<br />

donate da un centinaio di artisti contemporanei.<br />

Abbazia di Chiaravalle di Fiastra<br />

L’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, situata nelle vicinanze del castello della<br />

Rancia, è uno dei più puri esempi di arte romanico-cistercense borgognone<br />

che si trovino in Italia. Nel 1142, Guarniero II Duca di Spoleto e marchese<br />

di Ancona, fece costruire l’abbazia di Chiaravalle, alla quale nel 1145 cedette<br />

il vasto territorio tra i fiumi Fiastra e Chienti. I monaci, provenienti<br />

dall’Abbazia di Chiaravalle di Milano, casa madre di tutte le fondazioni<br />

cistercensi, giunsero nella valle del Fiastra il 29 novembre 1142.<br />

I monaci bonificarono e coltivarono le terre, arginarono i fiumi Fiastra,<br />

Chienti e Entogge, costruirono ponti e strade, innalzarono la grandiosa<br />

chiesa che ancora oggi possiamo ammirare e tutti gli edifici di pertinenza<br />

dell’abbazia, utilizzando il materiale ricavato dalle rovine della città romana<br />

di Urbs Salvia. Per circa tre secoli è documentata la presenza di un centinaio<br />

di monaci nell’abbazia, che vivevano secondo la Regola benedettina<br />

della preghiera e del lavoro. L’abbazia divenne centro fervido di vita religiosa,<br />

economica, artistica e culturale, ma l’opera maggiore dei cistercensi<br />

resterà sempre legata alle loro attività di esperti periti agrari.


Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola 27<br />

<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />

L’esterno della chiesa è costruito in laterizio, ad eccezione di alcuni<br />

elementi in pietra. La facciata è abbellita da un rosone e da un portale ornato<br />

con pilastri e colonne di marmo. È preceduta da un atrio di qualche<br />

secolo posteriore alla chiesa. Le finestre sono monofore romaniche e nella<br />

parete del presbiterio si apre un altro rosone. Il fabbricato antistante la<br />

chiesa era utilizzato come foresteria o come infermeria per i pellegrini.<br />

La pianta della chiesa è quella caratteristica dell’architettura cistercense<br />

a tre navate, di cui quella centrale altissima e con il soffitto a capriata, quelle<br />

laterali più basse e coperte a volta.<br />

La chiesa è lunga circa 70 metri, larga 20 e alta 30. Otto i pilastri, alter-<br />

nativamente quadrangolari e poligonali, anch’essi in stile cistercense, che<br />

corrono lungo le navate, fino al presbiterio che è quadrato, decorato da<br />

affreschi risalenti alla fine del 1400 e coperto a volta.<br />

A fianco della chiesa sorge il monastero, costruito, secondo le regole<br />

cistercensi, a forma quadrata. Dell’antico monastero si conservano il chiostro,<br />

la Sala del Capitolo e il refettorio.<br />

Il chiostro, in laterizio, risale alla fine del XV secolo. Il muro esterno del<br />

chiostro fa da confine tra i territori comunali di Tolentino e Urbisaglia.<br />

L’accesso al chiostro indica infatti una doppia numerazione civica. A destra<br />

(fronte al portone di ingresso) quella del comune urbisalvienze, a sinistra<br />

quella del comune tolentinate. Al centro del chiostro s’innalza un imponente<br />

pozzo.<br />

La Sala del Capitolo è ben conservata con il seggio in pietra riservato<br />

all’Abate e con i sedili in laterizio intorno, dove sedevano i monaci. Vi si<br />

accede dal chiostro.<br />

Nell’abbazia vi erano due refettori, uno riservato ai monaci, l’altro ai<br />

conversi. Il primo è stato demolito nell’Ottocento, l’atro resta tuttora intatto.


<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong> 28<br />

Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />

Dal chiostro si accede anche alla stanza delle Oliere, un tempo forse usata<br />

dai monaci per conservare l’olio, nella quale è stato attualmente allestito il<br />

Museo archeologico che raccoglie reperti scultorei e architettonici rinvenuti<br />

nei dintorni dell’abbazia e della città di Urbisaglia.<br />

Lungo un lato del chiostro l’accesso al Palazzo Giustiniani Bandini,<br />

costruito dove una volta sorgevano altri locali riservati alla vita monastica.<br />

Ricco di dipinti e decorazioni, fu progettato dal famoso architetto Ireneo<br />

Aleandri. La sua facciata principale si apre su un vasto parco con piante<br />

secolari.


Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola 29 <strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong><br />

Nell’ambito delle strutture adiacenti il complesso abbaziale sono stati<br />

allestiti il Museo di Storia Naturale e il Museo della Civiltà Contadina. Spazi<br />

di grande valore ambientale e naturalistico sono il lago dei palmipedi e il<br />

bosco, raro esempio di macchia mediterranea, entrambi attrattiva della<br />

Riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra.<br />

Terme di Santa Lucia<br />

Sotto il profilo del turismo termale e del benessere, Tolentino vanta la presenza<br />

di un complesso termale all’avanguardia, dotato di servizi specializzati<br />

nelle applicazioni curative, sanitarie, estetiche. Le terme di Santa Lucia<br />

sono anche sede di uno dei più importanti centri di medicina sportiva della<br />

regione.<br />

Sant’Angelo in Pontano<br />

Città natale di San Nicola, allora chiamata Castel Sant’Angelo, è un<br />

piccolo centro su un’altura di 473 metri tra le vallate dei fiumi Ete<br />

Morto e Tenna. Intorno alla metà del secolo XI furono costruite le<br />

mura. Fu proprio allora che il paese assunse l’aspetto di castello e<br />

divenne appunto, nel corso dei secoli, dopo un tentativo di costituirsi<br />

in libero Comune, uno dei principali castelli di Fermo, del cui territorio<br />

fece parte fino al periodo napoleonico. Fu poi annesso al Dipartimento<br />

del Tronto. Nel 1860 divenne comune della provincia di<br />

Macerata. Del periodo medievale conserva tratti delle mura castellane.<br />

In fondo alla città s’innalza la collegiata di San Salvatore, eretta<br />

nel XII secolo in stile romanico. L’interno è a tre navate, divise da<br />

enormi pilastri sui quali poggiano alte arcate. Sul quarto pilastro di<br />

destra un affresco di Madonna col Bambino, probabilmente da attribuire<br />

alla cerchia dei Salimbeni di San Severino. Il soffitto della navata<br />

centrale è a capriata, una volta a crociera sovrasta, invece, le<br />

navate laterali. Conserva anche l’antica cripta, insolitamente grande<br />

quanto la chiesa e con la volta a crociera. Singolare e particolarissimo<br />

è il presbiterio inclinato a sinistra, a ricordare, secondo la tradizione,<br />

la posizione del capo di Gesù sulla croce.<br />

Foto: Renato Gatta,<br />

archivio Comunità Montana<br />

dei Monti Azzurri.


<strong>Mister</strong> <strong>Mastro</strong> 30<br />

Rivivi la leggenda del Ponte del Diavolo di Tolentino al tempo di Padre Nicola<br />

Alla collegiata, alle fine del Settecento, sono state aggiunte due cappelle<br />

laterali e la pianta della chiesa ha assunto la forma di croce latina. La chiesa<br />

conserva anche pregevoli acquasantiere ricavate da antichi capitelli.<br />

Su una piazza panoramica sorge il convento degli Agostiniani, con la<br />

chiesa dedicata a San Nicola, costruita nella seconda metà del XV secolo,<br />

su quella preesistente dedicata a Sant’Agostino.<br />

Della casa natale di San Nicola restano, invece, soltanto le fondamenta,<br />

sopra le quali è stato realizzato un piccolo giardino.<br />

Meta di passeggiate immerse nella natura sono le fontanelle di San<br />

Nicola, luogo dove, secondo la tradizione il santo taumaturgo si recava a<br />

pregare durante la sua fanciullezza trascorsa a Sant’Angelo in Pontano.<br />

Iniziative culturali di rilievo che si svolgono durante l’arco dell’anno<br />

sono il Concorso nazionale di poesia, che si tiene in estate e la Mostra dei<br />

100 Presepi con natività provenienti da tutto il mondo, che viene allestita<br />

durante il periodo natalizio.<br />

(A cura di Fabiola Caporalini)


www.mistermastro.it<br />

0733.240962

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!