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2°Semestre - Ministero Dell'Interno

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18<br />

relazione DEL MINISTRO DELL’INTERNO AL PARLAMENTO<br />

SULL’ATTIVITÀ SVOLTA E SUI RISULTATI CONSEGUITI DALLA<br />

direzione investigativa antimafi a - 2° SEMESTRE 2009<br />

Detti contatti confermano l’autorevolezza raggiunta dal giovanissimo reggente di<br />

Pagliarelli in seno al gruppo criminale, tanto da essere in grado di rappresentare<br />

anche all’esterno gli interessi dell’organizzazione palermitana, rapportandosi direttamente<br />

con un personaggi di elevatissimo spessore mafioso.<br />

D’altra parte, lo stesso NICCHI aveva già dimostrato in passato le proprie capacità<br />

di valido mediatore, in occasione degli incontri, effettuati su mandato di ROTOLO<br />

Antonino, elemento apicale del quartiere Pagliarelli, tra le famiglie mafiose palermitane<br />

e quelle americane dei CALÌ e dei GAMBINO, finalizzate a trattare le condizioni<br />

del rientro in Italia dei cosiddetti scappati.<br />

Nel complesso, appare arduo pervenire ad un assessement previsionale pienamente<br />

attendibile sui futuri sviluppi dello scenario criminale palermitano, che, atteso il vasto<br />

sforzo investigativo in atto e il livello crescente delle collaborazioni, sembra destinato<br />

a subire ulteriori pesanti disarticolazioni, che ne aggraveranno lo stato di crisi.<br />

Pur non mancando presupposti logici per ipotizzare una protrazione della fase<br />

dell’inabissamento, voluta dalla cosiddetta “ala moderata”, non mancano conflittualità<br />

interne connesse al controllo del territorio, tensioni nel mondo carcerario,<br />

dissensi tra detenuti e latitanti, che potrebbero deteriorare gli equilibri esistenti,<br />

solo a voler ricordare che non è lontana nel tempo la pesante contrapposizione tra i<br />

gruppi, facenti capo rispettivamente a LO PRESTI Gaetano e CAPIZZI Benedetto,<br />

in merito alla ricostituzione della commissione provinciale.<br />

Le forti divergenze rivelate su tale progettualità, sino a sfiorare un conflitto violento,<br />

consentono, ancora oggi, di accreditare l’ipotesi che una parte consistente di<br />

cosa nostra, pur avvertendo derive di sfaldamento “camorristico”, non sia favorevole<br />

alla ricostruzione di un’organizzazione piramidale, sia perché tesa al mantenimento<br />

dei forti poteri personali conseguiti, sia perché ritiene, probabilmente, che<br />

una struttura reticolare, fondata sull’autonomia delle famiglie e sulle buone relazioni<br />

tra esse, possa essere pienamente sufficiente alla tenuta dell’organizzazione<br />

nel suo complesso e, in specie, all’infiltrazione affaristica della sfera economica/<br />

imprenditoriale.<br />

In sintesi, non vi è dubbio che la situazione, in cui versa attualmente l’organizzazione<br />

mafiosa, presenti fattori potenziali d’instabilità e di crisi, così come notevoli<br />

necessità economiche, che traspaiono dal riacutizzarsi del fenomeno estorsivo.<br />

Un ulteriore elemento di valutazione è leggibile in taluni comportamenti del circuito<br />

carcerario, come si evince dalle dichiarazioni rese dagli uomini d’onore detenuti e<br />

dai collaboratori SPATUZZA Gaspare e BRUSCA Giovanni, in relazione alle quali<br />

sono state riaperte le indagini sulle stragi di via D’Amelio e di Firenze e Roma del<br />

1993.

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