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TRIENNALE DESIGN MUSEUM<br />

Terza interpretazione<br />

Quali cose siamo<br />

apertura al pubblico dal 27 marzo 2010<br />

Direttore: Silvana Annicchiarico<br />

Cura scientifica: Alessandro Mendini<br />

Progetto dell’allestimento: Pierre Charpin<br />

Progetto grafico: Jean-Baptiste Parré<br />

Catalogo: <strong>Electa</strong><br />

Dopo aver risposto alla domanda Che Cosa è il Design Italiano? con<br />

Le Sette Ossessioni del Design Italiano e Serie Fuori Serie, Triennale Design<br />

Museum dal 27 marzo 2010 presenta una nuova interpretazione<br />

del design italiano dal titolo Quali cose siamo.<br />

Triennale Design Museum conferma così la sua natura di museo<br />

dinamico, in grado di rinnovarsi continuamente e di offrire al visitatore<br />

sguardi, punti di vista e percorsi inediti e diversificati. Un museo<br />

emozionale e coinvolgente. Un organismo vivo e mutante, capace<br />

di mettersi in discussione, smentirsi, interrogarsi.<br />

Triennale Design Museum è diretto da Silvana Annicchiarico<br />

e ha la cura scientifica di Alessandro Mendini.<br />

L'ipotesi curatoriale alla base della terza interpretazione di Triennale<br />

Design Museum è che in Italia esista un grande e infinito mondo parallelo<br />

a quello del design istituzionale, un design invisibile e non ortodosso.<br />

Il punto di osservazione si sposta sulla storia e sulle storie che<br />

scaturiscono dai singoli oggetti che, messi uno accanto all'altro, creano<br />

una rete di relazioni e rimandi, un paesaggio multiforme capace<br />

di provocare squilibri e spiazzamenti, ma ricco di emozione<br />

e spettacolarità.<br />

Una selezione di opere dei Maestri, di artisti, di giovani designer entra<br />

in dialogo con oggetti inaspettati che, di primo acchito, non sembrano<br />

«fare sistema» ma, in realtà, non sono quello che sembrano. Se guardati<br />

attraverso nuovi punti di vista, mostrano una complessa matrice<br />

progettuale, forniscono un’ulteriore, inedita, testimonianza della<br />

creatività italiana e contribuiscono a definire in altro modo la nostra<br />

identità e l’essenza del design italiano.<br />

A conclusione del percorso espositivo, Alessandro Mendini e Silvana<br />

Annicchiarico hanno coinvolto alcuni dei progettisti di The New Italian<br />

Design a lavorare sul tema della scala urbana sull’utopia progettuale.<br />

Sul modello ideale della torre di Babele è stata realizzata una serie di<br />

torri, a formare una città ideale.<br />

Questo sistema di torri, caratterizzate da plurilinguismo segnico,<br />

materico, culturale e oggettuale, è pensato come simbolo e anima<br />

totemica della città, dove le facciate e i volumi esprimono con i loro<br />

linguaggi le tensioni etiche ed estetiche degli abitanti, la loro poesia e<br />

responsabilità. Se il museo si chiede “Quali cose siamo”, queste torri si<br />

chiedono “in quali cose abitiamo”.<br />

I progettisti coinvolti sono Matteo Bazzicalupo, Antonio Cos con Sophie<br />

Usunier, Lorenzo Damiani, Esterni, Diego Grandi, Giulio Iacchetti,<br />

Interaction Design Lab, Alessandro Loschiavo, Raffaella Mangiarotti,<br />

Miriam Mirri, Nucleo, Lorenzo Palmeri, Daniele Papuli, Gabriele Pezzini,<br />

Matteo Ragni, Studio Temp, Tankboys, Marco Zito.<br />

Questo progetto conferma ancora una volta la vocazione del Triennale<br />

Design Museum non solo come museo della conservazione della<br />

memoria ma anche della sperimentazione.<br />

Il museo «mette in scena» il design italiano rinnovando non solo<br />

il tema-chiave e l’ordinamento scientifico, ma anche l’allestimento che,<br />

per questa interpretazione, è affidato al francese Pierre Charpin.<br />

Inaugurato nel dicembre 2007, Triennale Design Museum ha una<br />

Collezione Permanente (composta dalla Collezione Permanente<br />

del Design Italiano, dai disegni di Alessandro Mendini, dalla Collezione<br />

di Giovanni Sacchi e dalla Collezione di Alessandro Pedretti) ma è anche<br />

a capo di una vasta rete di «giacimenti» presenti sul territorio italiano<br />

(collezioni private, musei d’impresa, raccolte specializzate e piccoli musei<br />

tematici) con cui ha stabilito uno stretto rapporto di collaborazione.<br />

Il Laboratorio di Restauro del Triennale Design Museum è un centro<br />

dedicato alla «memoria della modernità», ma anche alla sperimentazione<br />

di nuove tecnologie. Il Laboratorio ha come missione principale quella<br />

di attivare un’azione di ricerca e indagine sulla scienza dei materiali<br />

in funzione di un’operazione di prevenzione, conservazione e restauro.<br />

Il museo opera in stretta collaborazione con il Politecnico di Milano,<br />

dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica, che fornisce<br />

un supporto sulla diagnostica e l’indagine della scienza dei materiali.<br />

All’interno del museo sono presenti due spazi permanenti: il Teatro<br />

Agorà, progettato da Italo Rota, e il CreativeSet, progettato da<br />

Antonio Citterio.<br />

Nel primo, interamente realizzato in legno, si svolgono eventi,<br />

conferenze, e performance. Nel secondo, destinato a mostre<br />

temporanee ed eventi, continuerà, per il secondo anno, il ciclo<br />

MINI&Triennale CreativeSet dedicato alla promozione e valorizzazione<br />

del nuovo design italiano contemporaneo.<br />

Tutta l’attività di Triennale Design Museum è supportata da <strong>Electa</strong>,<br />

editore ufficiale del museo.<br />

Triennale Design Museum<br />

viale Alemagna 6<br />

Tel. 02-724341<br />

Fax 02-89010693<br />

triennaledesignmuseum.it<br />

triennale.it<br />

Ufficio stampa<br />

Damiano Gullì<br />

Tel. 02-72434241<br />

Fax 02-72434239<br />

damiano.gulli@triennale.it<br />

press.triennale.it<br />

3


Tre anni fa, abbiamo inaugurato il Triennale Design Museum<br />

presentandolo come un luogo sorprendente, che avrebbe costituito<br />

un momento di svolta all’interno del tradizionale mondo del design<br />

italiano.<br />

Volevamo creare un museo che non fosse un museo: un «luogo<br />

inatteso», come dice il direttore Silvana Annicchiarico, uno spazio<br />

creativo multiforme, capace di andare oltre i luoghi comuni, sollevare<br />

interrogativi, cambiare punti di vista e resistere tenacemente all’ovvio,<br />

al già detto, al già visto.<br />

Per realizzare questi ambiziosi progetti abbiamo inventato un museo<br />

che seguisse logiche espositive e gestionali del tutto inedite. Abbiamo<br />

da subito bandito le certezze, concedendo poco spazio agli oggetti<br />

e molto tempo alle loro rappresentazioni.<br />

Oggi, giunti alla terza edizione, possiamo affermare che il Triennale<br />

Design Museum non è più un «ambizioso progetto» ma una splendida<br />

realtà. Abbiamo creato uno spazio dove il racconto del design prende<br />

forma e vita attraverso la concatenazione di eventi apparentemente<br />

autonomi e distanti, ma invece legati da intensi rapporti di senso<br />

e di reciprocità.<br />

Dopo esserci immersi nelle magnifiche ossessioni del design italiano<br />

e aver poi indagato le relazioni tra creatività e serialità, prototipo<br />

e prodotto industriale, siamo oggi stimolati a riflettere su quali cose<br />

siamo, cioè sul senso profondo degli oggetti che usiamo e sulle relazioni<br />

che stabiliamo con essi.<br />

Alessandro Mendini ci ripropone il design italiano in un contesto del tutto<br />

nuovo e affascinante, mosso da un guizzo di umana genialità. In scena<br />

non vanno «oggetti di design» ma oggetti in quanto tali. O meglio, sistemi<br />

di oggetti, che stabiliscono tra loro dinamiche di relazione spesso casuali,<br />

generando significati che s’intrecciano alle reciproche funzioni d’uso,<br />

caratteristiche estetiche e tratti della personalità.<br />

La domanda che fa da sfondo a questa terza edizione del Museo, cioè<br />

«quali cose siamo?» ci conduce alla radice del nostro modo di intendere<br />

la vita circondandoci di cose. Gli oggetti definiscono valori e spazi,<br />

categorie sociali e culturali, permettono di leggere il tempo. Ogni oggetto<br />

è un filo, e tutti insieme costituiscono la trama e l’ordito di un velo<br />

che nasconde i rapporti sociali. Gli oggetti parlano, dicono molto<br />

di noi, di chi siamo e di cosa vorremmo essere. Eppure conducono<br />

un’esistenza autonoma e rispondono alle logiche imperscrutabili<br />

di un universo parallelo, tangente al nostro. Come nelle fiabe, quando<br />

si spegne la luce e il mondo delle cose prende vita.<br />

Cosa dice una statuina di Richard Ginori a una scarpa Geox, si domanda<br />

Alessandro Mendini? Apparentemente niente, e invece questi due oggetti<br />

riescono a stabilire un dialogo intenso, per il semplice fatto di essere<br />

posti lì, l’uno accanto all’altro.<br />

Mendini ci fa da guida in questa terza esplorazione del mondo del design,<br />

raccogliendo quelle che lui stesso chiama «stelle cadenti» e poggiandole<br />

su un piano. È proprio il fatto di stare assieme che crea relazioni tra<br />

gli oggetti, sviluppa trame narrative, esalta le forme, i materiali, le funzioni<br />

dei singoli pezzi.<br />

È come se una sottile musica del caso legasse le cose alle cose,<br />

e poi le cose alle persone. Torna alla mente il mondo di Erving Goffman<br />

e la sua visione della vita quotidiana come rappresentazione. Siamo<br />

attori sulla scena della vita, e insieme alle nostre cose calchiamo il palco<br />

dell’esistenza. Si recita a soggetto, il più delle volte, assunti da impresari<br />

invisibili, interpretando copioni non scritti davanti a un pubblico assente.<br />

La visione del mondo e delle cose che Mendini ci offre è lontana anni<br />

luce dalla rassicurante certezza del design che si sfoglia sulle riviste<br />

o si acquista nelle vetrine di lusso delle vie del centro. Il cuore dello<br />

spettacolo è una vita più vera e meno decifrabile, un insieme di immagini<br />

che si ritagliano nella memoria e nella coscienza lasciando un segno,<br />

suscitando un’emozione.<br />

Alessandro Mendini - in questa sorprendente terza edizione del Triennale<br />

Design Museum - ci rivela che il mondo delle cose chiede di essere<br />

innanzitutto accettato, poi continuamente interpretato e reinventato.<br />

Al di là dei cliché estetici, dei valori di mercato, delle mode e delle<br />

tendenze.<br />

Davide Rampello<br />

Presidente della Triennale di Milano


La terza edizione del Museo del Design propone una nuova<br />

tematizzazione di ampio respiro, dal carattere fortemente metaforico,<br />

tale da stimolare vere e proprie ricerche e costituire un nuovo livello<br />

di lettura che si intrecci, senza sovrapporsi, a quello delle due precedenti<br />

edizioni curate da Andrea Branzi.<br />

Questo tipo di selezione ed ordinamento contribuisce ulteriormente<br />

a fare del Museo del Design un organismo capace di mettersi<br />

in discussione e di stimolare negli utenti una percezione dinamica<br />

dell’evoluzione storica e della ricchezza di significati del design italiano.<br />

Lontano dalle rotte principali del turismo e della cultura, giace infatti<br />

un patrimonio diffuso di gioielli unici al mondo: collezioni eterogenee,<br />

musei aziendali, depositi sconosciuti al pubblico perché difficilmente<br />

raggiungibili, che la lettura fresca ed eterodossa di Alessandro Mendini<br />

efficacemente propone all’attenzione del visitatore e dello studioso.<br />

Ne nasce un progetto unico e coordinato che opera una integrazione/<br />

interazione tra i soggetti del sistema e punta all’integrazione dei diversi<br />

nuclei, al raggruppamento e alla valorizzazione di questa somma<br />

di espressioni.<br />

Esistono infatti alcune domande di fondo di ordine più generale su cosa<br />

si intenda con il termine design, su come e dove si produca design,<br />

sui valori e sulle gerarchie che condizionano gli orientamenti del pubblico<br />

e del mercato in questo settore.<br />

Se nelle passate edizioni si sono colte le radici del design italiano ed il suo<br />

ruolo fondamentale come elemento strategico per l’industria, Mendini<br />

ci induce a riflettere su come in mercati ormai saturi il design diventi<br />

un’energia critica che si muove nei territori dell’immaginario.<br />

Guardando infatti la selezione operata dal curatore di questa terza<br />

edizione viene confermata l’affermazione di Sergio Pininfarina secondo<br />

cui «II Design è l’arte di creare i singoli oggetti che fanno parte della<br />

realtà quotidiana dell’uomo, conferendo ad essi, anche ai più umili, una<br />

dignità estetica che ne esalti le funzioni.»<br />

Gli oggetti scelti propongono un mondo parallelo rispetto al design<br />

tradizionale: si tratta infatti di una scelta non ortodossa che riesce però<br />

efficacemente a rappresentare la vita italiana attraverso il panorama delle<br />

cose comuni cui è riconosciuto un valore estetico, simbolico<br />

e funzionale rappresentativo degli orientamenti del costume, del gusto<br />

e della tecnologia.<br />

Pensando al fatto che fra un anno questo allestimento si trasferirà<br />

in Corea e successivamente nelle altre sedi di Triennale all’estero,<br />

mi sembra strategico che venga espressa la capacità tutta italiana di<br />

definire i nuovi codici comportamentali, far emergere le nuove esigenze,<br />

spesso solo latenti, per poi tradurle in nuovi prodotti, in questo senso<br />

offrendo un efficace supporto a società che, appunto, stanno oggi<br />

definendo i nuovi modelli sociali.<br />

Alcuni prodotti esposti non rispondono solo ad esigenze funzionali,<br />

ma si distinguono per la dimensione estetica e la forte personalità, due<br />

qualità capaci di trasformare gli oggetti in simboli.<br />

Questa attitudine nasce dall’antica tradizione italiana nell’architettura,<br />

nell’interior design e nell’arte: una tensione creativa e progettuale che<br />

si è sviluppata attraverso i secoli e che permane radicata nel nostro<br />

territorio e nella nostra cultura.<br />

Il panorama delle cose comuni aldilà del facile edonismo degli ultimi<br />

anni, esprime efficacemente la capacità italiana di combinare la creatività<br />

artigianale e la tecnologia industriale, in modo da proporre prodotti<br />

di altissima qualità a prezzi accessibili a un vasto pubblico. Durante<br />

la stesura del progetto del Museo si è a lungo discusso sull’autorappresentazione<br />

che il design fa di se stesso e della sua storia, che non<br />

necessariamente coincide con il reale processo di «iconizzazione»,<br />

chiamato anche «immaginario sociale» o culturale. La selezione operata<br />

da Alessandro Mendini, ed efficacemente teatralizzata dall’allestimento<br />

di Pierre Charpin, ci fa capire la differenza fra l’autorappresentazione<br />

sancita dagli esperti e una forma di rappresentazione più vasta<br />

e popolare, non sempre coincidente con la prima. Gli stessi oggetti<br />

vengono poi ordinati secondo parametri esogeni, non direttamente<br />

appartenenti agli oggetti stessi, ma a ciò che essi trasmettono ed ai valori<br />

che le persone attribuiscono loro, inducendoci ad una nuova lettura del<br />

design, che superi la catalogazione storica, materica, tecnologica,<br />

o legata all’attività del singolo professionista, per portarci verso una<br />

lettura più umana, più vicina ad ognuno di noi del mondo oggettuale, con<br />

ciò operando nel solco della missione istituzionale del Museo che<br />

è appunto quella di avvicinare il grande pubblico al design,<br />

permettendogli di leggere e comprendere le diverse qualità del prodotto.<br />

Arturo Dell’Acqua Bellavitis<br />

Presidente Fondazione Museo del Design<br />

5


È NELL’USo ChE STA SCRITTo<br />

IL DESTINo DELLE CoSE<br />

Silvana Annicchiarico<br />

Direttore Triennale Design Museum<br />

E dato che tutti gli oggetti saranno sempre visibili da qualsiasi angolazione,<br />

gradualmente i visitatori perderanno il senso del Tempo.<br />

Emanciparsi dal senso del Tempo, trascendere il Tempo: è questa<br />

la più grande consolazione della vita. Nei musei fatti con passione<br />

e ben organizzati, a confortarci non è la vista degli oggetti che amiamo, ma<br />

questa eternità di cui facciamo esperienza visitandoli.<br />

Orhan Pamuk, Il museo dell’innocenza.<br />

Sono passati poco più di due anni da quando, nel dicembre 2007,<br />

abbiamo inaugurato il Museo del Design della Triennale di Milano.<br />

In questo periodo, l’idea portante del nostro progetto – quella di dar vita<br />

a un museo mutante, capace di rinnovarsi periodicamente nei contenuti,<br />

nei criteri di selezione e nelle modalità di fruizione – si è affinata<br />

e consolidata, diventando un modello pilota anche per significative<br />

esperienze straniere.<br />

Nelle nostre intenzioni e nei nostri auspici, ogni nuova edizione del<br />

Museo corrisponde a un nuovo modo di interrogare il design italiano<br />

e di raccontarne la storia. Nella prima edizione avevamo accostato<br />

lo sguardo barocco di Peter Greenaway con quello eclettico di Italo<br />

Rota e quello radicale di Andrea Branzi per indagare le sette ossessioni<br />

ricorrenti del design italiano. Nella seconda edizione abbiamo fatto<br />

dialogare la classicità, il rigore, e la chiarezza razionalista di Antonio<br />

Citterio con la scientificità e la didatticità di Andrea Branzi per sondare<br />

il rapporto complesso tra serie e fuori serie.<br />

Ora, nella terza edizione, mettiamo in cortocircuito il minimalismo<br />

poetico e concettuale di Pierre Charpin con il puntiglioso e sorprendente<br />

enciclopedismo di Alessandro Mendini, con la sua sterminata<br />

e proteiforme passione per tutte le forme della cultura materiale<br />

e soprattutto con la sua idea di una «responsabilità» intrinseca degli<br />

oggetti di design. L’obiettivo è, anche questa volta, quello di sorprendere<br />

e di rivelare: a partire dalla medesima domanda che già ha ispirato<br />

le due precedenti edizioni («Che cos’è il design italiano?»), questa volta<br />

prende corpo una possibile risposta che – ne sono certa –<br />

non mancherà di far discutere e forse anche di dividere. Perché Mendini<br />

getta lo sguardo oltre i confini del territorio canonicamente riconducibile<br />

al design istituzionale, verso quell' "infinito mondo parallelo” abitato da<br />

oggetti e da cose che sono espressione di un design invisibile<br />

e non ortodosso, ma non per questo meno legato alla vita delle persone,<br />

e ai nostri più intimi paesaggi quotidiani.<br />

Basta poco, a Mendini, per aprire una nuova prospettiva: gli è sufficiente<br />

un piccolo scarto rispetto al consueto punto di osservazione per<br />

scoprire che forse il design italiano non è solo quello che finora abbiamo<br />

creduto che fosse, e che anche tanti oggetti o processi non riconducibili<br />

all’ortodossia disciplinare hanno tuttavia una rilevanza antropologica e<br />

sociale indiscutibile.<br />

Mentre lavoravamo a mettere a punto questo Terzo Museo, Mendini<br />

mi ha regalto due libri preziosi. Il museo dell’innocenza di Orhan Pamuk<br />

e Oggetto quasi di José Saramago. Credo che tracce e resti ed echi<br />

di questi due bellissimi libri siano rimasti anche nel Museo, nella sua<br />

anima. Io invece ho passato a Mendini Altai di Wu Ming,<br />

perché mi piace l’idea di «autorialità» plurima ed anonima che si esprime<br />

in questo “collettivo” di scrittori, e perché nel romanzo c’è un’idea<br />

di Torre di Babele da cui abbiamo preso spunto per coinvolgere nel<br />

Museo alcuni designer dell’ultima generazione, spingendoli a misurarsi<br />

con un‘utopia che li obbligasse a uscire allo scoperto. Ricordo tutto<br />

ciò per ribadire che questa è un’edizione del Museo del Design non<br />

scaturita dalla lettura dei manuali di storia del design, ma da altri percorsi,<br />

da altre piste, da altre storie.<br />

Generalmente gli ordinamenti museali vengono fatti per tipologie, per<br />

distretti, per cronologie, per stili, per poetiche, per autori, e così via.<br />

Alessandro Mendini ha voluto invece evitare il ricorso a griglie<br />

già codificate. Si è mosso in modo intuitivo, non strutturato. È partito<br />

da un’ipotesi forte, ma si è guardato bene dal categorizzare.<br />

Dall’irrigidire. La sua selezione è polimorfa, imprevedibile, spiazzante.<br />

Ci sono alcune tesi, certo, ma non c’è una risposta assoluta.<br />

Ognuno può uscirsene con una sua storia del design. Il discorso rimane<br />

aperto. Perché Mendini procede per reti, per accostamenti improvvisi,<br />

per accoppiamenti poco giudiziosi. A volte lavora attorno a un suo<br />

oggetto d’elezione. Altre volte opera raggruppamenti di oggetti che<br />

gli sembrano simili, a formare come dei piccoli «teatrini» di cose.<br />

Ci sono oggetti miniaturizzati accanto a oggetti fuori scala. Ci sono<br />

oggetti singolari, oggetti comuni e oggetti quotidiani. Cose magiche<br />

accanto a cose poetiche. Oggetti antichi e oggetti contemporanei.<br />

Banali e colti. Lussuosi e poveri. Provocatori e politici. Nelle sue mani,<br />

sotto il suo sguardo, il design diventa antropologia. Diventa racconto<br />

del vissuto. Ogni oggetto si fa personaggio e maschera. E il Museo<br />

si fa teatro, o spazio di una messinscena in cui le cose svelano il loro<br />

contributo a farci essere quello che siamo.<br />

Anche questa volta, la storia raccontata dal Museo comincia molto<br />

lontano, con la barca - il Phaselus - di Catullo. Mendini propone<br />

di ritrovare le radici del design nell’antico, anziché nelle botteghe<br />

rinascimentali, perché nell’antico rintraccia ipotesi di progetto molto<br />

più attuali rispetto a quelle umanistico-rinascimentali. Così concepito,<br />

il Museo non è tanto un museo sulla memoria, quanto sull’uso che<br />

le persone fanno degli oggetti nel corso della loro vita. Il visitatore<br />

non troverà molte delle cosiddette icone del design italiano, e alcuni<br />

canonici oggetti di design sono presenti solo per motivi molto singolari:<br />

la mitica macchina da scrivere Olivetti Lettera 22, ad esempio, è presente,<br />

ma solo perché è proprio quella usata da Indro Montanelli.<br />

Ettore Sottsass invece c’è, ma non con un oggetto bensì con il suo corpo<br />

iconizzato: viene esposto infatti un suo ritratto a figura intera in costume<br />

adamitico realizzato dal pittore-designer Roberto Sambonet.<br />

E ancora: il paracarro di Enzo Mari c’è, ma subisce un radicale slittamento<br />

semantico, diventando – opportunamente riveduto e corretto –<br />

un’opera di Pao. Oggetti di altissimo artigianato, oggetti di uso comune,<br />

oggetti sul confine fra arte e design. Soprattutto, oggetti usati. Come se<br />

questo Terzo Museo volesse suggerire che è nell’uso che sta scritto il<br />

destino delle cose, e che solo usandole, le cose, ci è possibile sperare di<br />

capire quali cose siamo.<br />

7


QUALI CoSE SIAMo<br />

Alessandro Mendini<br />

Curatore scientifico<br />

A<br />

Guardo gli oggetti che sono davanti a me. Essi sono di tutti i tipi:<br />

una lampada, della carta, un violino, un vaso, un calorifero, una statuina,<br />

una tazza, una caramella, un cuscino, una scatola, una medicina,<br />

un telefonino, alcune automobili fuori dalla finestra, qualche pianta,<br />

un segnale stradale, dei fiori...<br />

Sono situazioni disposte in ordine casuale, oggetti che fra loro sono<br />

dei vicini, sono messi assieme ma non sono in vera correlazione.<br />

Partecipano solitari all'organizzazione informale di presenze e funzioni<br />

diverse. E poi ci sono i relativi materiali: plastica, vetro, legno, ceramica,<br />

ghisa, porcellana, zucchero, vegetali, vimini, lana, gomma, cartone...<br />

E quindi le varie tecniche: stampaggio rotazionale, soffiatura, intaglio,<br />

tornitura, trafilatura, laccatura, robotizzazione, coltivazione, piegatura,<br />

cucito... Curiosamente, se si esclude il telefonino, questi oggetti<br />

che mi circondano mi sembra siano tutti italiani, fatti e pensati<br />

in Italia. Considerati assieme, e lasciati nelle loro posizioni, essi formano<br />

un’immagine ricca di fascino. Costituiscono una specie<br />

di museo, un’antologia, una collezione ragionata. Siccome sono messi lì,<br />

e qualcuno ce li ha posti, essi esprimono una vocazione d'uso, un’ipotesi<br />

performatica, sono destinati a un’animazione, a degli affetti. Sono delle<br />

presenze. Come possono convivere bene delle cose così profondamente<br />

diverse? Alcune sono belle, altre sembrano brutte, altre estetiche,<br />

o funzionali, o inutili, oppure stupide e banali, altre sono dei perfetti<br />

strumenti. Messe, viste e usate in parallelo, tuttavia, esse costituiscono<br />

il micro-sistema di una vita, e se mi sposto di dieci metri c'è un altro<br />

sistema ancora, e poi un altro, e poi mille e mille in tutte le direzioni.<br />

Sistemi miei e degli altri, di tutti noi. Sistemi ricchi e sistemi poveri.<br />

È l'insieme spaziale destrutturato dei sistemi antropologici particolari,<br />

è l'insieme dei palcoscenici infiniti delle nostre menti e dei nostri corpi:<br />

sono il nostro “antico design”, il design individuale, come si configura<br />

capillarmente davanti agli occhi di ognuno di noi. Agosto 2009<br />

B<br />

Esiste in Italia un grande, un infinito mondo parallelo a quello del design<br />

istituzionale, un design invisibile e non ortodosso, i cui autori produttori<br />

e prodotti sono di notevole importanza sociale e antropologica e forse<br />

legati alla gente in maniera più profonda di quanto avvenga con il design<br />

definito. Prodotti utili o anche inutili. Attraversando tutto il mondo delle<br />

merci e tutte le anime delle cose comuni, dal povero al lussuoso, questo<br />

insieme capillare di oggetti è intimamente legato alla vita (reale, normale<br />

e affettiva) della gente, coniugandone sia la banalità sia l'espressione<br />

e la religiosità. Esso agisce nel ventaglio di tutti i bisogni, desideri e ipotesi<br />

di vita, e di cambiamento della vita. Un’idea di cambiamento che arriva<br />

dalla folla, attraverso il bisogno di magia.<br />

Lo scenario teorico, tecnico, industriale e artigianale nel quale questa rete<br />

agisce, diffusa in tutti i luoghi nazionali (il palcoscenico Italia), presenta<br />

modelli di trasformazione dei metodi e innovazioni del prodotto molto<br />

sensibili al radicale modo di ripensare gli oggetti e il loro mercato.<br />

Si tratta di variazioni epocali dovute alle varie violenze e crisi, compresa<br />

quella dei valori, quando tutti devono rivedere il loro collocamento<br />

nella società e rielaborare i loro feticci. Si ipotizza che proprio da questa<br />

nebulosa produttiva, agendo dalla tradizione alla novità, possa emergere<br />

per il design italiano una proposta più dilatata e diversa, sia nell'immagine,<br />

sia nell'etica, sia nelle sensibilità dell'uso e dei comportamenti. Un’ipotesi<br />

che sposta il punto di osservazione, che provoca squilibri, ma è molto<br />

fertile e ricca di emozione e di spettacolarità. Agosto 2009<br />

9


C<br />

Si tratta di una raccolta ragionata di oggetti messi uno accanto all'altro.<br />

Oggetti come fossero stelle cadenti, oggetti arrivati da vari luoghi<br />

e da situazioni una indipendente dall'altra, ma tutte motivate<br />

da un significato. Sono lì per un motivo. Ciascuno di loro ha (ed è)<br />

una storia. Messi assieme, questi oggetti creano delle relazioni,<br />

dei rimandi, segni, segnali e informazioni complesse. Appoggiati l’uno<br />

accanto all’altro, essi formano una visione, un museo, un possibile<br />

organigramma del design italiano, possono farci capire «con quali cose<br />

siamo», e anche «quali cose siamo»… Sono una vista a volo d’uccello,<br />

una mappa che esprime le problematiche in gioco. Questi oggetti sono<br />

scelti secondo alcune logiche precise: 1- essi devono, in un modo<br />

o nell'altro, essere italiani; 2- essi devono, in un modo o nell'altro,<br />

suscitare un interesse, un’attenzione, un’emozione di qualsiasi tipo<br />

(positiva o negativa); 3- essi devono presentarsi come testimonianze;<br />

4- essi non seguono la classificazione canonica su cui è impostata<br />

la storia del design italiano; 5- essi sono documenti delle sensibilità<br />

o delle insensibilità; 6- guardati nel loro complesso, questi oggetti (queste<br />

stelle cadenti) sono gli infiniti personaggi, sono gli «affetti”» inanimati,<br />

fedeli o infedeli, bravi o terribili, che costellano la nostra vita.<br />

Nodi e snodi, problemi, domande, diagnosi, questioni e anche alcune<br />

soluzioni. Pezzi di archeologia contemporanea da analizzare, situazioni<br />

cui pensare secondo prospettive inconsuete. Settembre 2009<br />

D<br />

È importante occuparsi non degli oggetti chiusi in se stessi, ma quando<br />

sono messi in relazione fra loro. Cioè inventare i rapporti fra le cose.<br />

Non nel senso ovvio di due cose che fanno coppia (per esempio<br />

treno-rotaia), bensì quando l’accostamento fra due oggetti indipendenti<br />

ed estranei crea una tensione, uno sconcerto creativo e attivo. Talvolta<br />

due oggetti, che presi da soli sono normali, diventano forti presenze<br />

quando vengono messi vicini (per esempio una statuina Richard Ginori<br />

e una scarpa Geox). Settembre 2009<br />

E<br />

La storia istituzionale del design italiano (quella che per intenderci inizia<br />

con la Vespa e con il libro di Gillo Dorfles del 1963) può essere vista<br />

ed elaborata con sguardi diversi, con intrecci e prospettive<br />

che appartengono ad altri aspetti della sua natura. Anzi, altri sguardi<br />

ne propongono proprio un'altra natura. È come un cambiamento<br />

di visuale e di rotta. Se anziché partire dall’affermazione delle botteghe<br />

del Rinascimento si iniziasse il discorso da Catullo e dalla sua mirabile<br />

barca (Phaselus), questa storia italiana prenderebbe tutte altre pieghe.<br />

Più legate all'idea che la vita è vissuta, a pari merito, attraverso<br />

le «persone» e attraverso le «cose». Le persone contemporaneamente<br />

alle cose. Le persone non sono mai quello che sembrano; anche<br />

le cose non lo sono mai. Costumi, segreti, documenti, contrasti, amicizie,<br />

esistenze. Andare così lontano nella storia, a creare linfa per il progetto<br />

contemporaneo, significa cercare nel mistero le origini della nostra<br />

creatività, in una visione destrutturata dei metodi del progetto stesso.<br />

Mentre la bottega del Rinascimento propone una visione di sintesi<br />

fra le discipline, il riferimento all’antico induce a ipotesi frantumate,<br />

centrifugate e sfumate del progetto. Ipotesi davvero molto attuali.<br />

Ottobre 2009<br />

F<br />

Come posso affrontare un’analisi critica delle scelte compiute?<br />

Ho operato una selezione istintiva di oggetti, cose e tematiche attribuibili<br />

al mondo degli oggetti e del design italiano, in una sua accezione<br />

temporale e antropologica molto dilatata. Ora la collezione di quelle<br />

400/500 cose è allineata e visibile davanti a me, pronta a essere guardata,<br />

studiata e analizzata. Come posso giudicarla? Perché ho compiuto queste<br />

scelte? Novembre 2009


G<br />

E ora sorge spontanea una domanda: è, questa, una possibile storia<br />

differente del design italiano? Questo Terzo Museo seleziona e sceglie<br />

gli oggetti appartenenti a una vita parallela a quella del design<br />

istituzionale. Si incontrano anche aziende non davvero coscienti<br />

di quello che fanno – sono fuori dal design – ma dove l’esito del prodotto<br />

è particolare, sconcertante e inedito rispetto agli schemi tipici<br />

del design. Esse sono virtuose non nella loro cultura, ma nella loro<br />

capacità fattuale. Perché nell’ultimo decennio il design ufficiale<br />

si è appiattito in un edonismo e in un eclettismo stilistico<br />

e chi ne è fuori sembra quasi incontaminato, come un cavallo brado<br />

non ancora domato. È su questo nuovo terreno che può crescere una<br />

nuova utopia umanistica. Dicembre 2009<br />

h<br />

Si potrebbe definire questo un museo a flipper. Il gioco di una<br />

pallina che rimbalza da un oggetto a un altro che la spinge verso<br />

un altro per 500 volte, fino a entrare in buca. Ogni visitatore gioca<br />

il suo personale gioco di attenzione. Dicembre 2009<br />

I<br />

Sto cercando del design italiano una visone allontanata, un po' sfuocata.<br />

Una presa di distanza non dal suo senso profondo, ma dal suo styling.<br />

Dal suo styling sempre più superficiale. Una specie di rottura di schemi,<br />

un salto nella continuità della parabola. Lo «stare bene» delle persone<br />

non è direttamente legato alle innovazioni, ma a un giusto fluire delle<br />

cose. Le problematiche mondiali e cosmiche dell'effetto serra sono<br />

al di là della dimensione del progetto di design, lo sovrastano e<br />

appartengono a un’altra misura. Per studiare il nuovo cerco il già vissuto,<br />

le mosse continue, eterne, minime e ripetitive già avvenute dentro<br />

ciascuno di noi. Gennaio 2010<br />

J<br />

Gli oggetti proposti in questo Terzo Museo si presentano come reperti<br />

di un qualcosa, di un terreno che si è prosciugato. Sono oggetti accostati<br />

fra loro senza utili legami. Solo dei riferimenti didascalici indicano cosa<br />

sia ognuno di essi. Ma la valutazione di insieme e le possibili connessioni<br />

o sequenze non sono indicate: danno spazio a diverse sintesi<br />

e valutazioni. Qualcuno ne trarrà delle sensazioni o dei ricordi, qualcuno<br />

delle diagnosi, altri delle critiche alla stessa impostazione e al criterio<br />

di selezione adottato. Quello che vedo, alla conclusione della raccolta<br />

di oggetti compiuta, è che basta una lieve traslazione dei sistemi usuali<br />

dei valori per aprire le problematiche del design verso interessanti diversi<br />

scenari. Gennaio 2010<br />

K<br />

In un certo senso, mentre cresceva questa raccolta di oggetti capivo<br />

che erano, che sono, «le mie memorie». Le nostre memorie. Oppure,<br />

meglio ancora, «le mie, le nostre prigioni», gli oggetti e i pensieri dei quali<br />

siamo prigionieri. Un enorme luogo chiuso, una camera delle meraviglie<br />

impermeabile dalla quale è difficile uscire. In mostra è esposta una boccia<br />

di vetro che contiene e rappresenta un micro-sistema autonomo.<br />

Un mondo valido in se stesso, all'interno del proprio genere di vita infinita,<br />

di linguaggio, di regole e di paesaggio. Anche questo Terzo Museo è una<br />

grandissima stanza ermetica che ha la facoltà, il miracolo,<br />

di rigenerarsi. Un organismo vivo, ora allegro e ora malinconico.<br />

Una situazione sociale e oggettuale il cui asse è in continua rotazione.<br />

Oggetti che respirano e che raccontano. Respirano per il loro progettista e<br />

il loro industriale. Raccontano a colui che li adopera, anzi, coincidono con<br />

chi li adopera. Noi stessi siamo le nostre cose. Noi siamo delle cose fra le<br />

cose. E allora, quali cose siamo? Marzo 2010


PRoGETTo DI ALLESTIMENTo<br />

Pierre Charpin<br />

Progettista dell'allestimento<br />

Era nel tardo pomeriggio di una fredda giornata di gennaio quando<br />

una mail laconica di Alessandro Mendini mi è arrivata: Caro Pierre,<br />

appena leggi questa mail mi puoi chiamare al mio telefonino? Grazie mille!<br />

Qualche minuto dopo conversavo con Alessandro che mi diceva:<br />

«Ho pensato a qualcosa che potrebbe essere interessante. Sai che sono<br />

il curatore della terza versione del museo del design della Triennale<br />

e ho pensato che tu fossi la persona adatta per progettarne<br />

la scenografia. Vorrei qualcosa di semplice, di non sofisticato, di preciso,<br />

qualcosa di fresco. Pensi che potrebbe interessarti?»<br />

Dopo avermi dato qualche indicazione sul contenuto, ho risposto<br />

di sì, che il progetto m’interessava e che mi sentivo molto onorato della<br />

sua proposta. Alessandro ha subito precisato che non c’era ancora niente<br />

di certo, che doveva sottoporre l’idea ai responsabili della Triennale,<br />

e che in ultimo la decisione spettava a loro. Ha precisato che tutto<br />

doveva farsi molto in fretta «Il museo si inaugura il 26 marzo, alle 19».<br />

L’indomani, Silvana Annicchiarico mi chiamava per dirmi che in quanto<br />

direttrice del museo era molto contenta d’affidarmi il progetto della<br />

scenografia della nuova versione del museo.<br />

Non c’è alcun dubbio sul fatto che la mia storia sia stata fortemente<br />

segnata dal rapporto appassionato che ho sempre intrattenuto con<br />

il design italiano e con Milano, che ne è la capitale.<br />

È dalla mia scoperta, all’inizio degli anni '80, del design italiano e delle<br />

sue figure dominanti, i cosidetti Maestri, come anche delle teorie e delle<br />

pratiche dei gruppi del Contro Design, del Design Radicale e del Post<br />

Radicale, che io, allora studente alla scuola di Belle Arti, mi sono pian<br />

piano spostato dal campo delle arti plastiche, verso quello del design.<br />

I valori che il design italiano portava in sé mi sembravano strettamente<br />

e indissociabilmente intrecciati a delle preoccupazioni umaniste<br />

ed estetiche. Il design mi si rivelava come un vero e proprio mezzo<br />

d’espressione. Contemporeaneamente, scoprivo anche una pratica<br />

aperta, libera, non soltanto pragmatica, talvolta più vicina all’universo<br />

dell’arte che a quella del design, come la performance, l’installazione,<br />

la critica, l’ironia, la teoria, il manifesto…<br />

Trovavo qui un’affinità quasi naturale con la mia sensibilità, delle possibile<br />

risposte alle mie domande di giovane adulto alla ricerca di una pratica<br />

artistica, di un’espressione estetica capaci di stabilire dei legami più<br />

diretti, più concreti con la vita.<br />

In quest’incontro con il design italiano trovavo l’apertura che ognuno<br />

di noi, studente alla scuola di Belle Arti, cercava di fronte alla chiusura<br />

che rappresentavano allora l’arte concettuale, l’arte minimale<br />

(che tra l’altro mi hanno profondamente influenzato) e tutto quello<br />

che mette vamo all’epoca sotto l’etichetta dell’arte per l’arte.<br />

Per questo, ho sempre considerato il design, anzitutto come una<br />

«questione italiana» e l’italiano come la lingua naturale del design,<br />

al punto che quando penso a certe cose che lo riguardono, spesso<br />

succede che questi pensieri mi vengano in italiano.<br />

Il design italiano esercitava una grande forza d’attrazione aldilà delle<br />

sue frontiere e sembrava dotato di una facoltà d’assimilazione (Sapper,<br />

Sowden…) e di una capacità a rigenarsi grazie a degli apporti esterni<br />

(Starck, Morrison….). La sua struttura o forse proprio<br />

la sua non-struttura, si rivelava la più appropriata e la più inventiva<br />

per affrontare il nostro mondo e il suo permanente movimento.<br />

Questo rapporto appasionato, affettivo con il design italiano si é anche<br />

paradossalmente costruito su una distanza che ho sempre mantenuto.<br />

Non ho mai preso la decisione di espatriarmi nella «terra-città<br />

promessa», non ho mai deciso di andare ad abitare la casa degli «dei».<br />

In effetti mi sono sempre mantenuto al di fuori delle protezioni divine,<br />

anche se nel corso degli anni, ho coltivato delle affinità, stabilito delle<br />

complicità.<br />

Quando per la prima volta mi sono state presentate le immagini<br />

delle opere selezionate per il museo, ho avuto la strana impressione<br />

d’intraprendere un viaggio o di ritrorvarmi nella posizione<br />

di un esploratore, invitato a scrutare il contenuto di una mente<br />

(quella di Alessandro? Quella di un paese?) la cui memoria, sfilacciata<br />

dal tempo, avesse prodotto una grande quantità, una grande varietà<br />

d’informazioni, d’immagini, di sensazioni.<br />

Questa memoria mi era restituita senza gerarchia, senza discernimento,<br />

senza classificazione, né cronologica, né tipologica… Solo la disponibilità<br />

del mio spirito, la mia curiosità, la mia memoria e la mia sensibilità<br />

mi avrebbero permesso di barcamenarmi e a volte di ritrovarmi<br />

in questa vasta profusione.<br />

Ripenso ad una considerazione un po’ divertita di Alessandro, come<br />

lui sa fare così bene in simili circostanze, che veniva a stemperare<br />

l’atmosfera studiosa di uno dei nostri incontri di lavoro : «Alla fine<br />

qualcuno capirà qualcosa di tutto questo?»<br />

Ma probabilmente non si tratta di capire «qualcosa». Probabilmente<br />

si tratta soltanto di lasciarsi trasportare dalle proprie sensazioni,<br />

dalle proprie ispirazioni, interrogazioni, divagando, errando fra queste<br />

cose che noi siamo.<br />

Ecco quello che ho provato a mettere in scena.<br />

15


TRIENNALE DESIGN MUSEUM<br />

TERZA INTERPRETAZIoNE<br />

QUALI CoSE SIAMo<br />

Direttore<br />

Silvana Annicchiarico<br />

Curatore scientifico<br />

Alessandro Mendini<br />

Assistenza alla curatela<br />

Atelier Mendini: Beatrice Felis, Elisa Mendini<br />

Coordinamento organizzativo<br />

Giorgio Galleani<br />

Roberto Giusti<br />

Carla Morogallo<br />

Marilia Pederbelli<br />

Progetto di allestimento<br />

Pierre Charpin<br />

con la collaborazione di<br />

Julie Pfligersdorffer<br />

Veronika Wildgruber<br />

Joachim Jirou Najou<br />

Progetto grafico<br />

Jean-Baptiste Parré<br />

Ufficio stampa e Comunicazione<br />

Damiano Gullì<br />

Ufficio Marketing<br />

Valentina Barzaghi<br />

Coordinamento tecnico<br />

Marina Gerosa<br />

Restauro<br />

Barbara Ferriani, coordinamento<br />

Linda Biancardi<br />

Rafaela Trevisan<br />

Logistica<br />

Giuseppe Utano<br />

Impianto luci<br />

Marzoratimpianti<br />

Realizzazione allestimento<br />

Poliform<br />

Realizzazione grafica<br />

CIP<br />

Trasporti<br />

Gondrand S.p.A.<br />

Assicurazioni<br />

Lloyd’s tramite Progress Insurance Broker<br />

Un ringraziamento speciale a<br />

Paola Balordi, Sara Commodi<br />

partner tecnici<br />

exhibition design partner


Silvana Annicchiarico<br />

Direttore<br />

Architetto, svolge attività di ricerca, critica,<br />

didattica e professionale.<br />

Dal 2007 è il Direttore del Triennale Design<br />

Museum della Triennale di Milano.<br />

Dal 1998 al 2007 è stata Conservatore della<br />

Collezione Permanente del Design Italiano<br />

della Triennale di Milano, dal 2002 è membro<br />

del Comitato Scientifico per l'area design, dal<br />

98 al 2004 ha insegnato come Professore<br />

a contratto presso il Corso di Laurea<br />

di Disegno industriale del Politecnico di Milano.<br />

Dal 1998 al 2001 vicedirettore del mensile<br />

di design «Modo», attualmente collabora<br />

con varie testate giornalistiche e radiofoniche,<br />

è curatrice di mostre e di libri in Italia<br />

e all’estero.<br />

Alessandro Mendini<br />

Curatore Scientifico<br />

Architetto, è nato a Milano. Ha diretto<br />

le riviste «Casabella», «Modo» e «Domus»,<br />

di cui da poco ha ripreso la direzione. Sul suo<br />

lavoro e su quello compiuto con lo studio<br />

Alchimia sono uscite monografie in varie<br />

lingue.<br />

Realizza oggetti, mobili, ambienti, pitture,<br />

installazioni, architetture. Collabora con<br />

compagnie internazionali ed é consulente<br />

di varie industrie, anche nell'Estremo Oriente,<br />

per l'impostazione dei loro problemi<br />

di immagine e di design. E' membro onorario<br />

della Bezalel Academy of Arts and Design<br />

di Gerusalemme. Nel 1979 e nel 1981 gli è stato<br />

attribuito il Compasso d'oro per il design,<br />

è «Chevalier des Arts et des Lettres»<br />

in Francia, ha ricevuto l'onorificenza<br />

dell'Architectural League di New York<br />

e la Laurea Honoris Causa al Politecnico<br />

di Milano ed è professore onorario alla<br />

Accademic Council of Guangzhou Academy<br />

of fine Arts in Cina. Suoi lavori si trovano<br />

in vari musei e collezioni private. Il suo lavoro,<br />

teorico e scritto, oltre che progettuale,<br />

si sviluppa all'incrocio fra arte, design<br />

e architettura. Nel 1989 ha aperto insieme<br />

al fratello architetto Francesco l'Atelier<br />

Mendini, il loro studio professionale.<br />

Pierre Charpin<br />

Progettista dell’allestimento<br />

Nato nel 1962 Pierre Charpin vive e lavora<br />

a Ivry sur Seine (Parigi).<br />

Partendo da una formazione di artista,<br />

all’inizio degli anni novanta si dedica in modo<br />

significativo al design di mobili e oggetti.<br />

In seguito, il suo lavoro si articola intorno<br />

a progetti sperimentali che sviluppa con il<br />

CIRVA (1998/2001) e il CRAFT (2003/2005),<br />

e edizioni per diverse aziende di fama<br />

internazionale come Alessi, Danese, Ligne<br />

Roset, Manufacture Nationale de Sèvres,<br />

Montina, Pamar, Post Design, Tectona, Venini,<br />

Zanotta…<br />

Il suo lavoro di ricerca, che porta avanti<br />

in modo continuativo, si concretizza attraverso<br />

la sua collaborazione con la Design <strong>Gallery</strong><br />

di Milano (2002/2005) e con la Galerie Kréo<br />

di Parigi, con la quale lavora in esclusiva<br />

mondiale dal 2005 per l’edizione di pezzi<br />

in serie limitata.<br />

Nel 2004 vince il concorso per l’ideazione<br />

di una caraffa per l’acqua, lanciata dalla Società<br />

Anonima per la Gestione delle Acque di Parigi.<br />

La caraffa Eau de Paris è realizzata in vetro<br />

stampato e prodotta in 60000 esemplari.<br />

È nominato creatore dell’anno durante<br />

il Salone del Mobile di Parigi del 2005.<br />

Realizza numerose mostre personali.<br />

Molti dei suoi pezzi fanno parte delle collezioni<br />

del FNAC (Fond National d’Art<br />

Contemporain), del centro George Pompidou,<br />

del Musée des Arts Décoratifs de Paris,<br />

del Grand-Hornu Images (Belgio) e sono<br />

anche presenti in diverse collezioni private<br />

francesi e internazionali di arte contemporanea<br />

e design.<br />

17


SI RINGRAZIA vIvAMENTE PER<br />

LA GENTILE CoNCESSIoNE:<br />

Abet Laminati, Bra (CN) - Accademia Nazionale di San Luca,<br />

Roma - Acropoli Veronafiere - Massimiliano Adami, Milano -<br />

Laura Agnoletto, Milano - Alberti Livio, Bagolino (BS) - Aldo<br />

Cibic e Cibic & Partners, Milano - Alessi, Omegna - Alias,<br />

Grumello del Monte (BG) - Allegra Ravizza Art Project,<br />

Milano - Andrea Arte Contemporanea, Vicenza - Andrea Sala<br />

/ Federica Schiavo <strong>Gallery</strong>, Roma - Anna Gili Design Studio,<br />

Milano- Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano<br />

- Arabeschi di Latte, Firenze - Archivio di Stato di Firenze<br />

- Archivio Fondazione Piero Portaluppi, Milano - Archivio<br />

Fornasetti, Milano - Archivio Franco Maria Ricci -<br />

Archivio Galleani di Ventimiglia - Archivio Gianni Colombo,<br />

Milano - Archivio Massimo Scolari, Venezia - Archivio Michele<br />

De Lucchi, Milano - Archivio Mosconi, Milano - Archivio<br />

opera Piero Manzoni, Milano - Archivio Roberto Sambonet,<br />

Milano - Archivio Storico Barilla, Parma - Archivio Storico<br />

Cirio - Archivio Superstudio, Firenze - Argenteria Gianfranco<br />

Morandotti - Argenteria Osvaldo Benvenuti, Firenze - Arnolfo<br />

di Cambio, Colle di Val d’Elsa (SI) - Arte dal mondo, Gorla<br />

Minore (VA) - Assessorato del Turismo, Artigianato e<br />

Commercio, Cagliari - Ats Sistemi, Formigine (MO) - Attese<br />

Edizioni, Savona - Filippo Avilia, Fonte Nuova (RM) - Matteo<br />

Bazzicalupo, Milano - Mario Bellini, Milano - Bertozzi e<br />

Casoni, Imola (BO) - Lapo Binazzi, Firenze - Bisazza, Alte<br />

(VI) - Bormioli Rocco, Fidenza (PR) - Mattia Bosco, Milano<br />

- Brahause Collezione Samuele Mazza, Milano - Rey e Fulvio<br />

Brembilla, Bergamo - Enrico Brugnoni, Varese -<br />

Remo Buti, Firenze - Massimo Caiazzo, Milano - Campari,<br />

Sesto San Giovanni (MI) - Arduino Cantafora, Svizzera -<br />

Cappellini-Cap Design, Mariano Comense (CO) - Alessio<br />

Cardin, Legnago (VR) - Cassina Packaging Group, Bottanuco<br />

(BG) - Castello Romitorio, Montalcino (SI) - Centro di<br />

documentazione G. Michelucci, Pistoia - Ceramica F. Pozzi,<br />

Gallarate - Ceramica Simonetti – Castelli (TE) - Ceramiche<br />

Refin, Casalgrande (RE) - Chelini, Scandicci (FI) - Alessandro<br />

Ciffo, Andorno Micca (BI) - Cinelli, Caleppio di Settala<br />

(MI) - Civiche Raccolte d'Arte - Raccolta Bertarelli Castello<br />

Sforzesco, Milano - Cleto Munari design associati, Vicenza<br />

- Collection Clemence and Didier Krzentowski, Galerie<br />

Kreo, Francia - ColleVilca Cristalleria, Colle di Val d’Elsa<br />

(SI) - Collezione Andrea Rosetti, Biassono (MB) - Collezione<br />

Antonio Colombo, Milano - Collezione Armando e Claudia<br />

Sutor, Treviso - Collezione Camponi, Roma - Collezione<br />

Corraini, Mantova - Collezione Franco Maria Ricci - Collezione<br />

Getulio Alviani, Milano - Collezione Giacomini, Castelli<br />

(TE) - Collezione Giuliani, Roma - Collezione Gori, Prato -<br />

Collezione Jean-Pierre Cournut, Francia - Collezione Laura<br />

Viale, Torino - Collezione Merz, Torino - Collezione Olga Finzi<br />

Baldi, Milano - Collezione privata Roberto Rossi, Mantova -<br />

Collezione privata, Torino - Collezione Walter Battisti - Pietro<br />

Castellano, Torino - Colombostile, Meda (MB) - Comune di<br />

Alessandria - Comune di Milano, Casva - Centro di Alti Studi<br />

sulle Arti Visive - Carlo Contin, Limbiate (MB) - Antonio Cos<br />

e Sophie Usunier, Milano - Simona Costanzo, Parma - Anna<br />

Cottone, Palermo - Crassevig, San Vito al Torre (UD) - D.<br />

Swarovski & Co, Austria - Dainese, Molvena (VI) - Riccardo<br />

Dalisi, Napoli - Lorenzo Damiani, Lissone (MI) - De Vecchi<br />

Milano 1935 - Deepdesign - Aron Demetz, Selva di Val<br />

Gardena (BZ) - Denis Santachiara, Milano - Design Museum<br />

Gent, Belgio - Dilmos, Milano - Dipartimento di Produzione<br />

Vegetale, Sezione di Coltivazioni Arboree, Facoltà di Agraria,<br />

Università degli Studi di Milano - Dolce&Gabbana, Milano -<br />

Aris Dottorini, Milano - Driade, Milano - Nathalie Du Pasquier,<br />

Milano - Diego Dutto, Torino - Editoriale Domus, Milano<br />

- Edra, Perignano (PI) - Electrolux Appliances - divisione<br />

elettrodomestici, Porcia (PN) - Endstart Gianpaolo Finizio,<br />

Milano - Gianfranco Enrietto, Legnano (MI) - Erre studio<br />

Edizioni, Cantù (CO) - Este Ceramiche - Giovanni Battista<br />

Fadigati, Este (PD) – Esterni, Milano - Kean Etro, Milano - Ezia<br />

Di Labio, Liutaia, Bologna – Fainsa - Marco Ferreri, Milano<br />

- Fiat, Torino - Beppe Finessi, Milano - Daniela Finollo (E.<br />

Finollo, Genova) - Odoardo Fioravanti, Milano - Fondazione<br />

G. Michelucci, Fiesole (FI) - Fondazione Marconi, Milano -<br />

Fondazione Montanelli Bassi, Fucecchio (FI) - FontanaArte,<br />

Corsico (MI) - Fabio Fornasier, Murano (VE) - Franco<br />

Cervietti, Pietrasanta (LU) - Fratelli Guzzini, Recanati (MC)<br />

- Gabrielle Amman <strong>Gallery</strong>, Germania - Gagosian <strong>Gallery</strong>,<br />

New York - Galerie Italienne, Parigi - Galleria Alfonso Artiaco,<br />

Napoli - Galleria Art to Design, Bologna - Galleria Guglielmo<br />

Tabacchi - Safilo Group, Padova - Galleria Jacopo Foggini,<br />

Milano - Galleria Massimo De Carlo, Milano - Galleria Mazzoli,<br />

Modena - Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma - Galleria<br />

Nilufar, Milano - Galleria Spazio A, Pistoia - Galleria Toselli,<br />

Milano - Salvatore Gangemi, Palermo - Geox, Biadene di<br />

Montebelluna (TV) - Gianni Campagna, Milano - Giacomo<br />

Giannini, Milano - Giorgetti, Meda (MB) Giovannoni Design,<br />

Milano Glas Italia, Macherio (MB) - Globus International,<br />

Albenga (SV) - Gonzagarredi, Gonzaga (MN) - Paolo Gori<br />

- Diego Grandi, Milano - Gucci, Firenze - Giulio Iacchetti,<br />

Milano - Id-Lab, Milano + m&a, Milano - IM Studio Mi/<br />

LA Ilaria Mazzoleni architetto - Indaco Design, Arbizzano<br />

(VR) - Industreal/ONEOFF, Milano - Massimo Iosa Ghini,<br />

Bologna - Italdesign Giugiaro, Moncalieri (TO) - Italian Factory,<br />

Milano - Aldo Jacober, Milano - Brunno Jahara - JVLT/ Joe<br />

Velluto, Vicenza - Kundalini, Milano - Labirinto, Acquaviva di<br />

Nerola (RM) - Laboratorio Bianco Bianchi, Pontassieve (FI)<br />

- Laboratorio Mamma Margherita, Scanno (AQ) - Lagostina,<br />

Omegna (VB) - Lanificio Moessmer, Brunico (BZ) - Carlo<br />

Lavatori, Milano - Leonardo3, Milano - Giovanni Levanti,<br />

Milano - Corrado Levi, Milano - Loretta Caponi, Firenze -<br />

Alessandro Loschiavo, Milano - Luceplan, Milano - Magis,<br />

Torre di Mosto (VR) - Raffaella Mangiarotti, Milano - Andrea<br />

Mangone - Alta Scuola Politecnica, Milano - Anna Mari, Torino<br />

- Maria Rossi, Ozzano dell’Emilia (BO) - Marinelli Pontificia<br />

fonderia di campane, Agnone (IS) - Mart, Museo di Arte<br />

Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto - Marco<br />

Martino, Torsanlorenzo Ardea (RM) - Maurizio Galante,<br />

Parigi - Mazzoleni Galleria d'Arte, Torino - Meritalia, Mariano<br />

Comense (CO) - Metamorphosi, Milano - MIDeC - Museo<br />

Internazionale Design Ceramico, Cerro di Laveno Mombello<br />

(VA) - Francesca Minini, Milano - Mirabili Arte d'Abitare,<br />

Valenzatico (PT) - Miriam Mirri, Milano - Monnalisa, Gussago<br />

(BS) - Moroso, Cavalicco (Ud) - Museo Alessi, Omegna (VB)<br />

- Museo del Cappello Borsalino - Museo del Giocattolo e del<br />

Bambino, Milano - Museo del Novecento, Milano - Deposito<br />

ICE- Museo Kartell, Noviglio - Museo Morandi - Promised gift<br />

Carlo Zucchini, Bologna - Museo Nazionale degli strumenti<br />

musicali, Roma - Museo Poldi Pezzoli, Milano - Museo Richard<br />

Ginori della Manifattura di Doccia, Sesto Fiorentino (FI) -<br />

Museo Salvatore Ferragamo, Firenze - Museo Venini, Murano<br />

(VE) - Museum Gherdëina, Museo della Val Gardena, Ortisei<br />

(BZ) - N!03, Milano - Nicolao Atelier, Venezia – Nucleo,<br />

Torino - Olivari B., Borgomanero (NO) - P.R.E.X. Company,<br />

Villa Musone, Loreto (AN) - Nicoletta Paccagnella, Nove<br />

(VI) - Lorenzo Palmeri, Milano - Pao, Milano - Paola Lorenzoni<br />

e Gerard Soler, Milano - Paolo Curti e Annamaria Gambuzzi,<br />

Milano - Paolo e Carla Viola, Cernobbio (CO) - Daniele Papuli,<br />

Milano - Adriano Pedretti, Cabiate - Gaetano Pesce, Milano<br />

- Bruno Petronzi, Torino - Gianni Pettena, Fiesole (Fi) - Paola<br />

Pezzi - Gabriele Pezzini, Milano - Philips Design, Eindhoven<br />

- Piaggio, Pontedera (PI) - Raffaele Piccoli, Palermo - Patrizia<br />

Pisano, L’Aquila - Placentia arte, Piacenza - Play+, Reggio Emilia<br />

- Matteo Poli, Milano - Poliform, Inverigo (CO) - Politecnico di<br />

Milano - Arnaldo Pomodoro, Milano - Andrea Ponsi, Firenze<br />

- Porcellane Principe, Conte Otto (VI) - Prada, Milano - Pupi<br />

Styl, Malo (VI) - Franco Raggi, Milano - Matteo Ragni, Milano<br />

- Paolino Ranieri, Sarzana - Prospero Rasulo, Milano - Ratti,<br />

Guanzate (CO) - Roberto Remi, Arezzo - Ri-Costruzione: la<br />

casa del lavoro possibile - Italo Rota, Milano - Royah Design<br />

- Marzio Rusconi Clerici, Milano - Salviati, Murano (VE) - San<br />

Lorenzo, Milano - San Marco – Terreal Italia, Valenza (AL) -<br />

Aurelio Sartorio, laboratorio materiale didattico, Istituto dei<br />

ciechi, Milano - Sawaya & Moroni, Milano - Scuola Militare<br />

Teuliè, Milano - Secondome, Roma - Serafino Zani, Lumezzane<br />

(BS) - Serralunga, Biella - Skitsch, Milano - Slamp, Pomezia<br />

(RM) - SMEG, Guastalla (RE) - Società Cooperativa Artieri<br />

Alabastro, Volterra (PI) - Ettore Spalletti Spazio 1380, Milano<br />

- Studio Azzurro, Milano - Studio di Architettura Guglielmo<br />

Mozzoni, Milano - Studio Ito, Milano - Studio Museo Achille<br />

Castiglioni - Studio Raggi, Milano - Studio Temp, Bergamo -<br />

Franco Summa, Pescara - Tommaso Tani, L’Aquila – Tankboys,<br />

Venezia – Tarshito - Testi Fratelli, Sant'Ambrogio di Valpolicella<br />

(VR) - Thun Stufe Originali, Bolzano - Thun, Bolzano - Tia<br />

Trademark of Italian Art, Villaricca (NA) - Titti Cusatelli,<br />

Milano - Trend Group, Vicenza - Trudi, Tarcento (UD) - Paolo<br />

Ulian, Marina di Massa (MS) - Valcucine, Pordenone - Grazia<br />

Varisco, Milano - Sandra Virlinzi, Palermo - Vitra Design<br />

Museum, Germania - Wolfsoniana - Fondazione Regionale per<br />

la Cultura e lo Spettacolo, Genova - Zerodisegno, San Giuliano<br />

Vecchio (AL) - Marco Zito, Venezia - Zucchi Collections of<br />

Antique Handblocks, Milano.<br />

Si ringrazia inoltre:<br />

Mazzoleni Arte, Torino - Graziano Ghiringhelli, Milano<br />

- Fondazione March per l'Arte Contemporanea, Padova -<br />

Automobile Club, Mantova


RETE DEI GIACIMENTI DEL DESIGN ITALIANo<br />

Il design italiano è costituito da una molteplicità di soggetti che<br />

rendono difficile la definizione di un sistema uniforme, centralizzato<br />

e organizzato. Ci sono infatti numerosi giacimenti del design italiano<br />

su tutto il territorio nazionale, di proprietà di aziende o enti, che,<br />

agendo alla periferia del sistema, hanno spontaneamente creato<br />

luoghi di conservazione e valorizzazione delle «proprie opere». Da<br />

qui la necessità di eleggere un luogo centrale capace di rappresentare<br />

e valorizzare questa somma di espressioni in un progetto museale e<br />

coordinato. Di fondare insomma una rete, che metta a sistema il tutto.<br />

Triennale Design Museum è consorziato con:<br />

Archivio Abet Laminati, Bra (CN)<br />

Archivio - Galleria (Virtuale / Reale) delle Aziende Guzzini,<br />

Recanati (MC)<br />

Archivio Storico Barilla, Parma<br />

Archivio Storico delle Industrie Pirelli, Milano<br />

Archivio Storico FIAT, Torino<br />

Associazione Archivio Storico Olivetti, Ivrea (TO)<br />

Associazione Museimpresa, Milano<br />

Bonacina Pierantonio, Lurago d’Erba (CO)<br />

Candy Elettrodomestici, Brugherio (MI)<br />

Cassina, Meda (MI)<br />

Clac, Cantù (CO)<br />

Collezione Freyrie, Milano<br />

Collezione Pininfarina, Cambiano (TO)<br />

Collezione privata d'Armi Beretta, Gardone Val Trompia (BS)<br />

Collezione Storica Busnelli, Misinto (MI)<br />

Collezione Vortice, Tribiano (MI)<br />

CUP Collezione Umberto Panini, Modena (MO)<br />

Fondazione Aldo Morelato, Cerea (VR)<br />

Fondazione Anna Querci per il Design, Calenzano (FI)<br />

Fondazione Antonio Ratti - Museo Studio del Tessuto (MuST), Como<br />

Fondazione Franco Albini, Milano<br />

Fondazione Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea –<br />

ISEC, Sesto San Giovanni (MI)<br />

Fondazione Museo Agusta, Cascina Costa di Samarate (VA)<br />

Fondazione Museo Arti e Industria di Omegna, Omegna (VB)<br />

Fondazione Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva,<br />

Montebelluna (TV)<br />

Fondazione Vittoriano Bitossi, Montelupo Fiorentino (FI)<br />

Galleria Ferrari, Maranello (MO)<br />

Galleria Guglielmo Tabacchi - Sàfilo Group, Padova (PD)<br />

Lanificio Leo, Soveria Mannelli (CZ)<br />

Musei, biblioteche e istituti culturali della Direzione Centrale Cultura del<br />

Comune di Milano<br />

Museo aziendale Mario Buccellati, Milano<br />

Museo del Cappello Borsalino, Alessandria (AL)<br />

Museo del rubinetto e della sua tecnologia, San Maurizio d’Opaglio (NO)<br />

Museo dell’Arte Vetraria Altarese – I.S.V.A.V., Altare (SV)<br />

Museo della radio e della televisione RAI, Torino<br />

Museo della Raccolta Storica I Santi, Milano<br />

Museo dello Scooter e della Lambretta, Rodano (MI)<br />

Museo Didattico della Seta, Como<br />

Museo Ferruccio Lamborghini, Dosso (FE)<br />

Museo Fisogni della stazione di servizio, Palazzolo Milanese (MI)<br />

Museo Flaminio Bertoni, Varese<br />

Museo Internazionale Design Ceramico-Civica Raccolta di Terraglia,<br />

Laveno Mombello (VA)<br />

Museo Kartell, Noviglio (MI)<br />

Museo Moto Guzzi, Mandello del Lario (LC)<br />

Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”,<br />

Milano<br />

Museo Nazionale Trasporti, La Spezia<br />

Museo Nicolis, Villafranca di Verona (VE)<br />

Museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia, Sesto Fiorentino (FI)<br />

Museo Salvatore Ferragamo, Firenze<br />

Museo Storico Nazareno Gabrielli, Milano<br />

Museo Zucchi Collection, Milano<br />

Savinelli, Milano<br />

Spazio Museo Sagsa, Milano<br />

Studio Museo Achille Castiglioni, Milano<br />

Venini, Murano (VE)<br />

Vittorio Bonacina & C., Lurago d’Erba (CO)<br />

Wolfsoniana, Genova Nervi (GE)<br />

World Museum, Cesano Maderno (MI)<br />

19


LE ATTIvITà DEL MUSEo<br />

Silvana Annicchiarico<br />

Direttore Triennale Design Museum<br />

Anche durante questa Terza edizione, il Triennale Design Museum<br />

continuerà a indagare – nello spazio del CreativeSet gestito<br />

in collaborazione con MINI – il paesaggio articolato e poliforme del<br />

Nuovo Design Italiano. L’obiettivo è quello di mostrare che il paesaggio<br />

evidenziato nel 2007 con la mostra The New Italian Design non<br />

rappresenta un caso sporadico, occasionale o casuale, bensì<br />

è l’espressione di un’energia progettuale e creativa che merita di essere<br />

monitorata, rappresentata e supportata.<br />

La prima mostra in programma, designoftheotherthings, a cura di Stefano<br />

Maffei, metterà in scena una serie di esperienze collettive e di personaggi<br />

in grado di mostrare alcune dimensioni interessanti e problematiche del<br />

fare ricerca alternativa in Italia, in un’accezione di design molto aperta<br />

e innovativa.<br />

Seguiranno poi alcune mostre dedicate di volta in volta a designer come<br />

Odoardo Fioravanti, Carlo Contin, Donata Parruccini e JoeVelluto.<br />

Negli altri spazi del Palazzo dell’Arte di viale Alemagna, Triennale Design<br />

Museum punterà una lente di ingrandimento sul lavoro di Marco Ferreri,<br />

un progettista che fa un po’ da ponte o da cerniera fra la generazione<br />

dei Maestri e la “Nouvelle Vague» attuale, con una grande mostra<br />

monografica organizzata per la prima volta in Europa.<br />

Una grande attenzione verrà poi dedicata – attraverso la Mostra<br />

dedicata ai fratelli Campana, a cura di Mathias Schwartz-Clauss – a chi<br />

pratica il design incrociando il locale con il globale, le antiche tradizioni<br />

e le nuove tecnologie.<br />

Durante il Salone del Mobile, Triennale Design Museum lancerà in Bovisa,<br />

insieme alla NABA, l’avvio della I edizione del Compasso di Latta,<br />

da un’idea di Riccardo Dalisi e di Alessandro Guerriero. Si tratta di un<br />

nuovo Premio destinato a un modo diverso di fare design, soprattutto<br />

ai prodotti ecosostenibili realizzati nelle varie regioni del mondo.<br />

Una mostra sarà invece dedicata anche a una delle più classiche<br />

tipologie della ricerca del design italiano: la lampada. Incentrata sul<br />

tema della lampada da tavolo, la Mostra, a cura di Gianluca Sgalippa,<br />

prevede la messa in scena di una collezione di apparecchi progettati<br />

e realizzati negli anni a cavallo tra la fine dei ’60 e l’inizio dei ’70,<br />

ovvero nella stagione all’epoca ribattezzata dalla storiografia del design<br />

come «Space Age».<br />

Infine, a gennaio 2011 presenteremo una importante mostra sul<br />

graphic design internazionale contemporaneo, a cura<br />

di Giorgio Camuffo: una riflessione critica sulla grafica e le comunicazioni<br />

visive, con un’attenzione particolare agli scambi e alle relazioni<br />

con discipline diverse.


Compasso di latta<br />

14 aprile — 30 maggio 2010<br />

Triennale Bovisa<br />

Triennale Design Museum e NABA - Nuova Accademia di Belle Arti<br />

Milano presentano la prima edizione del Compasso di Latta, da un’idea di<br />

Alessandro Guerriero e Riccardo Dalisi.<br />

Il design della sostenibilità è il filo conduttore dei tre momenti<br />

del progetto: un concorso online, un fitto calendario di workshop aperti<br />

al pubblico e una mostra, presso Triennale Bovisa, che raccoglie<br />

i Compassi di Riccardo Dalisi, una selezione di oggetti prodotti durante<br />

i workshop e una serie di piccole esposizioni satellite ispirate al tema<br />

delle «collezioni di oggetti».<br />

Catalogo <strong>Electa</strong><br />

Space Age Lights<br />

Tra gusto pop e desiderio di avanguardia<br />

12 maggio — 5 settembre 2010<br />

Triennale di Milano<br />

La mostra presenta una selezione di lampade da tavolo progettate<br />

e realizzate negli anni a cavallo tra la fine dei sessanta e l’inizio<br />

dei settanta, nella stagione ribattezzata dalla storiografia del design<br />

come «Space Age». L’obiettivo è quello di analizzare un filone del design<br />

che ha avuto un’influenza sui modi di abitare e di organizzare<br />

il paesaggio domestico.<br />

Catalogo <strong>Electa</strong><br />

Antibodies<br />

The works of Fernando and humberto Campana<br />

15 ottobre 2010 — 15 gennaio 2011<br />

Triennale di Milano<br />

In mostra una selezione di progetti dei due fratelli brasiliani che<br />

affrontano i temi della sostenibilità e della autoprogettazione mettendo<br />

in discussione la preziosità dei materiali e rivitalizzando i processi<br />

del collage e dell’object trouvé.<br />

Marco Ferreri<br />

ottobre — dicembre 2010<br />

Triennale di Milano<br />

Capace di declinare la cultura del progetto negli ambiti disciplinari<br />

più diversi (design, architettura, allestimento, grafica, arte, performance,<br />

insegnamento), Marco Ferreri rappresenta il passaggio chiave<br />

fra la generazione dei Maestri e la «Nouvelle Vague». Allievo di Munari,<br />

dotato di un non comune sense of humour, Ferreri sa mettere<br />

in contatto passato e presente come pochi altri designer sono<br />

in grado di fare.<br />

Catalogo <strong>Electa</strong><br />

Mostra di graphic design internazionale<br />

gennaio 2011<br />

Triennale di Milano<br />

Una grande mostra sul graphic design internazionale contemporaneo,<br />

la prima di questo genere organizzata in Italia. Curata da Giorgio<br />

Camuffo, la mostra proporrà un’ampia panoramica sulla grafica<br />

e le comunicazioni visive, prestando un’attenzione particolare agli<br />

scambi e alle relazioni con discipline diverse — arte, moda, cinema,<br />

musica — e avanzando una riflessione critica sul ruolo culturale e sociale<br />

dei graphic designer.<br />

Catalogo <strong>Electa</strong><br />

21


MoSTRE AL MINI&TRIENNALE CREATIvESET<br />

Triennale Design Museum e MINI, marchio del BMW Group, presentano<br />

il secondo ciclo di mostre del progetto MINI & Triennale CreativeSet,<br />

che consolida ulteriormente il rapporto di collaborazione avviato nel<br />

2007.<br />

Il marchio MINI prosegue e rafforza la sua attività di promozione<br />

e di sostegno del Triennale Design Museum, di cui è anche Exhibition<br />

Partner, in un’ottica di valorizzazione dell’innovazione e delle eccellenze.<br />

MINI & Triennale CreativeSet è una galleria permanente dalle<br />

caratteristiche architettoniche neutre e flessibili. Situata negli spazi del<br />

museo e progettata da Antonio Citterio, è dedicata a presentare mostre<br />

temporanee ed eventi.<br />

MINI & Triennale CreativeSet è lo spazio della creatività e della<br />

sperimentazione in tutte le sue forme e sfaccettature, che arricchisce<br />

l’offerta del Triennale Design Museum e lo rendende una volta di più<br />

un luogo sempre diverso e in costante cambiamento.<br />

Da maggio 2009 a febbraio 2010 negli spazi del MINI & Triennale<br />

CreativeSet è stato presentato un primo ciclo di mostre<br />

dedicato a giovani designer italiani (Giulio Iacchetti, Dodo Arslan,<br />

Lorenzo Damiani, Massimiliano Adami, Matteo Bazzicalupo e Raffaella<br />

Mangiarotti deepdesign, Paolo Ulian).<br />

Da maggio 2010 a febbraio 2011 si svolgerà il secondo ciclo con<br />

la collettiva designoftheotherthings e le mostre personali di Odoardo<br />

Fioravanti, Donata Paruccini, Carlo Contin, JoeVelluto, che proseguono<br />

così il percorso di ricerca e valorizzazione di giovani talenti emergenti in<br />

cui Triennale Design Museum e MINI sono costantemente impegnati.<br />

Nel 2006 la Triennale di Milano ha avviato il censimento The New Italian<br />

Design, i cui risultati sono stati presentati nell’omonima mostra del 2007.<br />

Ne è emersa una mappa del nuovo design italiano non limitata<br />

al furniture design, ma allargata a tutte le nuove forme di comunicazione<br />

che riguardano la professione del XXI secolo: dal food al web, graphic,<br />

fashion, textile, ai copywriter, ai designer del gioiello, ai progettisti della<br />

multimedialità. In seguito alla mostra, Triennale ha sviluppato Prime Cup,<br />

un programma di finanziamento di progetti di ricerca presso aziende,<br />

manifatturiere e non, orientate all’innovazione e alla sperimentazione,<br />

destinato a giovani designer. L’intento è favorire l’incontro fra il mondo<br />

della produzione e il mondo della conoscenza, fra il sistema delle piccole<br />

e medie imprese e i giovani progettisti, fra la domanda e l’offerta<br />

di progettualità innovativa.<br />

Rappresentando la MINI stessa un pezzo di storia del design, il marchio<br />

MINI ha sempre riservato grande attenzione alla cultura del design e a chi<br />

ne è parte ed espressione.<br />

MINI&Triennale CreativeSet<br />

2010 — 2011<br />

designoftheotherthings<br />

progetti di ASAP, Massimo Banzi,<br />

Elio Caccavale, Esterni, Experientia, Id-Lab,<br />

Kublai, Lanificio Leo, Carlo Ratti / Senseable<br />

City Lab, Reggio Children / Raggio di Luce<br />

25 maggio — 27 giugno 2010<br />

Odoardo Fioravanti<br />

21 settembre — 24 ottobre 2010<br />

Donata Paruccini<br />

3 novembre — 8 dicembre 2010<br />

Carlo Contin<br />

15 dicembre 2010 — 16 gennaio 2011<br />

JoeVelluto<br />

25 gennaio — 27 febbraio 2011


CoNFERENZE<br />

Conferenze nell’ambito di MIND - MIlan Network for Design<br />

Il Comune di Milano e Triennale Design Museum presentano un ciclo di<br />

appuntamenti con importanti designer italiani internazionali per illustrare<br />

e promuovere lo sfaccettato panorama del design contemporaneo.<br />

24 aprile 2010, ore 11.00<br />

Alessandro Mendini<br />

Quali cose siamo<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

29 maggio 2010, ore 11.00<br />

Patricia Urquiola<br />

Progetto e decorativismo<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

10 giugno 2010, ore 11.00<br />

Pierre Charpin<br />

Minimalismo poetico<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

28 settembre 2010, ore 11.00<br />

Gaetano Pesce<br />

La fine dello standard<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

15 ottobre 2010, ore 11.00<br />

Fernando e humberto Campana<br />

Dal locale al globale<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

20 novembre 2010, ore 11.00<br />

Marco Ferreri<br />

Nuovo mercato nuova distribuzione<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

15 dicembre 2010, ore 11.00<br />

Walter De Silva<br />

Car Design<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

Research Experiences in Design<br />

In corrispondenza del XXV ciclo del Dottorato in Design il dipartimento<br />

INDACO del Politecnico di Milano in collaborazione con Triennale<br />

Design Museum presenta un ciclo di seminari volti ad esplorare modi,<br />

approcci e strumenti della ricerca, all’interno della pratica professionale<br />

del design. L’obiettivo è creare momenti di dialogo e confronto tra<br />

la comunità scientifica del Dottorato in Design e le esperienze del<br />

design come professione. Le lecture presentate in Triennale saranno<br />

precedute da incontri tra i dottorandi e i progettisti che si svolgeranno al<br />

Politecnico.<br />

27 aprile 2010, ore 18.30<br />

Ilkka Suppanen<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

20 maggio 2010, ore 18.30<br />

Kazuyo Komoda<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

30 giugno 2010, ore 18.30<br />

Matali Crasset<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

5 ottobre 2010, ore 18.30<br />

Giulio Iacchetti<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

11 novembre 2010, ore 18.30<br />

Paolo Ulian<br />

Triennale Design Museum, Teatro Agorà<br />

23


TRIENNALE DESIGN MUSEUM KIDS<br />

Silvana Annicchiarico<br />

Negli ultimi anni della sua vita, Bruno Munari pensava quasi<br />

esclusivamente ai bambini.<br />

«Il futuro sono loro», ripeteva sempre. E condivideva con Piaget<br />

la convinzione che è nei primi anni di vita che si forma in ogni individuo<br />

l’intelligenza delle cose.<br />

Facendo tesoro di questa indicazione, a partire da questa edizione<br />

il TDMKids cerca di dialogare in modo sempre più stretto anche con<br />

il pubblico dei bambini.<br />

Ai genitori che sceglieranno – almeno per un pomeriggio – di portare<br />

i loro bimbi al Museo del Design, anziché in quell’altra grande esposizione<br />

di oggetti e di merci che è il Centro Commerciale, il Museo offre alcuni<br />

strumenti utili ad orientarsi meglio in questo stratificato universo di cose.<br />

Fra i tanti oggetti selezionati ed esposti nel Museo, 80 sono<br />

contrassegnati da un numero rosso. Sono gli oggetti<br />

che più “naturalmente” possono intercettare – per forma, funzione,<br />

risonanze immaginarie, e così via – l’interesse di un pubblico infantile.<br />

All’interno di questa selezione di oggetti cromaticamente contrassegnati,<br />

ogni bambino potrà poi tracciare e inseguire tracce, piste o percorsi<br />

diversi: quello della natura e dei simboli, dei ritratti e delle figure umane,<br />

dei giocattoli e dei mezzi di trasporto, delle case e delle miniature.<br />

TDMKids ha anche creato un personaggio, Frisello, che vive diverse<br />

avventure all’interno del Museo, dialoga con gli oggetti esposti<br />

e fa un po’ da guida al piccolo visitatore.<br />

Un sito speciale, progettato con lo studio Camuffo, è dedicato ai bambini<br />

e alle scuole con una serie di giochi interattivi che hanno l’intento<br />

di avvicinare i giovani utenti al mondo del design e di abituarli<br />

a imparare giocando.<br />

Insieme ad alcuni designer abbiamo infine ideato degli workshop con<br />

temi specifici. Dall’inaugurazione del Museo sino all’estate, il progetto<br />

e i laboratori ad esso collegati saranno testati con l’aiuto di insegnanti,<br />

formatori e docenti universitari in collaborazione con la Facoltà di<br />

Scienze della Formazione dell’Università Bicocca di Milano. Dopo l’estate,<br />

tenuto conto dell’esito della sperimentazione attuata nei primi mesi di<br />

apertura del Museo, workshop e laboratori verranno proposti alle scuole<br />

e al territorio, con l’intento di offrire ai bambini un’esperienza unica di<br />

comprensione non solo del design, ma anche del loro rapporto con gli<br />

oggetti e con le cose.<br />

Con il supporto di<br />

25


IL CoRTILE RITRovATo<br />

Michele De Lucchi<br />

Dietro all’Impluvium c’è stato per molto tempo uno spazio misterioso.<br />

A lungo si è pensato addirittura che non esistesse e che, oltre al muro ci<br />

fossero direttamente le sale di esposizione.<br />

È stato utilizzato in occasione di una Triennale negli anni Cinquanta,<br />

quando, per fare un collegamento verticale, vi fu costruita una scala in<br />

cemento armato che in parte è ancora esistente e nel cui vano al piano<br />

terra ci sono i magazzini del bookshop.<br />

Quando abbiamo affrontato la ristrutturazione del Palazzo dell’Arte,<br />

abbiamo scoperto che al primo piano il vano della scala era stato negli<br />

anni occupato da apparecchiature tecniche e ci è sembrato molto logico<br />

recuperare quello spazio per una destinazione più efficace nell’ambito<br />

delle attività della Triennale, la quale, nonostante possa sembrare grande,<br />

è sempre piccola in relazione al successo che ha.<br />

Così è stato deciso di dedicare questo ambiente ai nuovi uffici del<br />

Triennale Design Museum.<br />

Abbiamo ricostruito totalmente la struttura architettonica di Muzio e<br />

ristrutturato anche i muri con la classica finitura di mattoni a vista che<br />

contraddistingue tutta la Triennale.<br />

Gli uffici sono realizzati negli spazi di questo cavedio affacciati su un<br />

terrazzo, al quale è possibile accedere anche dalle sale espositive:<br />

questo, che è a tutti gli effetti il terrazzo degli uffici, ci ha permesso di<br />

realizzare una grande vetrata che fa apparire tutto l’intervento una loggia<br />

trasparente e molto luminosa.<br />

Gli uffici, distribuiti su tre piani, sono una specie di piccola torre nel cuore<br />

della Triennale, che guardano il terrazzo oltre la vetrata.<br />

Alla fine del restauro, celato all’interno del Palazzo dell’Arte e circondato<br />

dalle sale espositive, sta un grande cuore luminoso e pieno di vita, come<br />

ogni cuore dovrebbe essere.<br />

Progetto: Michele De Lucchi<br />

Progetto esecutivo, direzione lavori,<br />

coordinamento: Alessandro Pedron<br />

Progetto esecutivo Strutture: Maurizio Milan<br />

Progetto esecutivo Impianti: Michele Santoro<br />

Il recupero del cortile interno della Triennale per i nuovi<br />

uffici del Triennale Design Museum è stato realizzato grazie<br />

anche al contributo di<br />

Per gli arredi<br />

Partner tecnici<br />

Si ringrazia


I LIBRI DEL TRIENNALE DESIGN MUSEUM<br />

Quali cose siamo<br />

Catalogo Triennale <strong>Electa</strong><br />

italiano/inglese<br />

formato 24x31 cm<br />

pagine 504<br />

illustrazioni 554<br />

Frisello al Triennale Design Museum<br />

ed.Triennale Design Museum<br />

collana TDMKids<br />

italiano<br />

formato 17x24 cm<br />

pagine 32<br />

illustrazioni 22


SERvIZI AL PUBBLICo<br />

Audioguide<br />

Una novità per la visita al Triennale Design Museum: l’audioguida<br />

di Quali cose siamo verrà messa gratuitamente a disposizione di tutti<br />

i visitatori.<br />

Il percorso espositivo sarà raccontato dalla viva voce dei suoi creatori,<br />

Silvana Annicchiarico, direttore del museo, e Alessando Mendini,<br />

curatore scientifico.<br />

Special triennale<br />

Tutti i giovedì sera, e il venerdì fino al 30 maggio, la Triennale di Milano<br />

rimane aperta fino alle 23:00. Dalle 19.00 un solo biglietto da 13,00 euro<br />

permette di visitare il Triennale Design<br />

Museum, tutte le mostre e prendere un aperitivo al Triennale DesignCafé<br />

(fino alle 22:00).<br />

Menbership: T-Friends card<br />

Diventare T-Friends è sempre più facile e conveniente. Acquista<br />

una T-Friends Card o rinnova quella dello scorso anno: una sola card<br />

per dodici mesi di arte, architettura e design.<br />

visite guidate<br />

Il Triennale Design Museum, in collaborazione con Ad Artem, mette<br />

a disposizione dei visitatori un qualificato servizio di visite guidate in<br />

lingua italiana, francese e inglese.<br />

Per informazioni e prenotazioni:<br />

Ad Artem, tel. 02.6597728<br />

www.adartem.it<br />

info@adartem.it<br />

Triennale Design Museum<br />

Triennale di Milano<br />

Orari:<br />

martedì-domenica 10.30 — 20.30<br />

giovedì 10.30 — 23.00<br />

venerdì (fino al 30 maggio) 10.30 — 23.00<br />

Ingresso euro 8,00/6,50/5,50<br />

29


FoNDAZIoNE LA TRIENNALE<br />

DI MILANo<br />

Consiglio d'Amministrazione<br />

Davide Rampello, Presidente<br />

Mario Giuseppe Abis<br />

Giulio Ballio<br />

Renato Besana<br />

Ennio Brion<br />

Flavio Caroli<br />

Angelo Lorenzo Crespi<br />

Claudio De Albertis<br />

Alessandro Pasquarelli<br />

Collegio dei Revisori dei conti<br />

Emanuele Giuseppe Maria Gavazzi, Presidente<br />

Maria Rosa Festari<br />

Salvatore Percuoco<br />

Direttore Generale<br />

Andrea Cancellato<br />

Comitato scientifico<br />

Aldo Bonomi, industria, artigianato, società<br />

Francesco Casetti, nuovi media, comunicazione<br />

e tecnologia<br />

Germano Celant, arte e architettura<br />

Severino Salvemini, economia della cultura<br />

Settore Affari Generali<br />

Francesca De Mattei<br />

Maria Eugenia Notarbartolo<br />

Franco Romeo<br />

Settore Biblioteca, Documentazione,<br />

Archivio<br />

Tommaso Tofanetti<br />

Claudia Di Martino<br />

Cristina Perillo<br />

Elvia Redaelli<br />

Emilio Renzi, consulenza scientifica<br />

Settore Iniziative<br />

Laura Agnesi<br />

Roberta Sommariva<br />

Laura Maeran<br />

Chiara Spangaro<br />

Violante Spinelli Barrile<br />

Ufficio Servizi Tecnici<br />

Pierantonio Ramaioli<br />

Franco Olivucci<br />

Alessandro Cammarata<br />

Xhezair Pulaj<br />

Claudia Oliverio<br />

Ufficio Servizi Amministrativi<br />

Giuseppina Di Vito<br />

Paola Monti<br />

Ufficio Stampa e Comunicazione<br />

Antonella La Seta Catamancio<br />

Marco Martello<br />

Mattia Pozzoni<br />

TRIENNALE DI MILANo SERvIZI SRL<br />

Consiglio d'Amministrazione<br />

Mario Giuseppe Abis, Presidente<br />

Claudio De Albertis<br />

Andrea Cancellato, Consigliere Delegato<br />

Collegio dei Revisori dei conti<br />

Francesco Perli, Presidente<br />

Domenico Salerno<br />

Maurizio Scazzina<br />

Ufficio Servizi Tecnici<br />

Marina Gerosa<br />

Nick Bellora<br />

Ufficio Servizi Amministrativi<br />

Anna Maria D’Ignoti<br />

Isabella Micieli<br />

Ufficio Marketing<br />

Valentina Barzaghi<br />

Olivia Ponzanelli<br />

FoNDAZIoNE MUSEo DEL DESIGN<br />

Consiglio d'Amministrazione<br />

Arturo Dell’Acqua Bellavitis, Presidente<br />

Gianluca Bocchi<br />

Maria Antonietta Crippa<br />

Direttore Generale<br />

Andrea Cancellato<br />

Collegio Sindacale<br />

Salvatore Percuoco, Presidente<br />

Maria Rosa Festari<br />

Andrea Vestita<br />

TRIENNALE DESIGN MUSEUM<br />

Direttore<br />

Silvana Annicchiarico<br />

Attività museo<br />

Roberto Giusti<br />

Ricerche museali<br />

Marilia Pederbelli<br />

Collezioni e Rete dei Giacimenti<br />

Giorgio Galleani<br />

Ufficio iniziative<br />

Carla Morogallo<br />

Ufficio stampa e Comunicazione<br />

Damiano Gullì<br />

Web designer<br />

Cristina Chiappini, Triennale Design Museum<br />

Studio Camuffo, Triennale Design Museum Kids<br />

Laboratorio di Restauro, Ricerca e<br />

Conservazione<br />

Barbara Ferriani<br />

Linda Biancardi<br />

Rafaela Trevisan<br />

in collaborazione con il Politecnico di Milano<br />

Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria<br />

Chimica – Sezione Materiali<br />

Logistica<br />

Giuseppe Utano


MoSTRE ED EvENTI<br />

TRIENNALE DI MILANo<br />

Roy Lichtenstein<br />

Meditations on Art<br />

Fino al 30 Maggio 2010<br />

Greenlife<br />

Costruire città sostenibili<br />

Fino al 28 marzo 2010<br />

Greta Garbo. Il mistero dello stile<br />

Fino al 4 aprile 2010<br />

100 anni di Imprese. Per l’Italia<br />

6 maggio — 6 giugno 2010<br />

Dressing for Napoleon<br />

17 giugno — 13 settembre 2010<br />

Ermenegildo Zegna<br />

Cento anni di eccellenza:<br />

dalla fabbrica del tessuto alla fabbrica dello stile<br />

22 giugno — 11 luglio 2010<br />

TRIENNALE BovISA<br />

Il Compasso di latta<br />

14 aprile — 30 maggio 2010<br />

It’s not only Rock and Roll, Baby!<br />

18 giugno — 26 settembre 2010<br />

TRIENNALE DESIGN MUSEUM<br />

Natura morta W<br />

performance e installazione di Thomas De Falco<br />

31 marzo 2010, ore 19.00<br />

Space Age Lights<br />

Tra gusto pop e desiderio di avanguardia<br />

12 maggio — 5 settembre 2010<br />

Antibodies<br />

The works of Fernando and Humberto Campana<br />

15 ottobre 2010 — 15 gennaio 2011<br />

Marco Ferreri<br />

ottobre — dicembre 2010<br />

Mostra di graphic design internazionale<br />

gennaio 2011<br />

MINI&Triennale CreativeSet<br />

designoftheotherthings<br />

25 maggio — 27 giugno 2010<br />

Odoardo Fioravanti<br />

21 settembre — 24 ottobre 2010<br />

Donata Paruccini<br />

3 novembre — 8 dicembre 2010<br />

Carlo Contin<br />

15 dicembre 2010 — 16 gennaio 2011<br />

JoeVelluto<br />

25 gennaio — 27 febbraio 2011<br />

Le mostre al Triennale DesignCafé<br />

vetri e metalli<br />

Marco Zanuso Jr.<br />

Fino all’11 aprile 2010<br />

MIARTI<br />

13 aprile — 25 aprile 2010<br />

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Alessandro Mendini

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