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rivista 1-2-2005 - Sindacato Libero Scrittori Italiani

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accoglierà ciò che avrà seminato<br />

(Gal. 6, 7 s.). Mi veniva in mente<br />

1.Ciascuno<br />

questo passo di S. Paolo mentre guardavo<br />

da vicino, e non solo in TV, abitando nei pressi<br />

di San Pietro, le immense folle accorse a rendere<br />

omaggio alla salma di Giovanni Paolo II, ed<br />

ora di nuovo in fila dinanzi alla sua tomba, se<br />

pure in diverso e minor numero. Per le strade di<br />

Roma invase dai pellegrini, è passata una tale<br />

ondata di fedeli da imporsi a tutti ovunque e da<br />

suggerire, a chi vuol riflettere, più di qualche<br />

considerazione. È un ritorno del sacro, della religione,<br />

di Dio, della Chiesa? Una fiammata passeggera,<br />

frutto dell’emotività, del devozionismo,<br />

della superstizione? O cos’altro? Se ne parla, se<br />

ne scrive, si riflette, si prende posizione in ogni<br />

ambito. Nelle molteplici interpretazioni è facile<br />

riconoscere ascendenze, influenze, appartenenze<br />

culturali, politiche, religiose di fronte ad un<br />

avvenimento senza precedenti, non prevedibile,<br />

non previsto non solo nei termini quantitativi,<br />

ma anche qualitativi per il modo intenso e spontaneo<br />

in cui si è manifestato.<br />

Tutto ciò ci deve rendere ancora più cauti nell’usare<br />

le categorie consuete sociologiche religiose<br />

o di altro tipo con cui misurare e valutare<br />

un fenomeno che innanzitutto ci interpella<br />

su un piano di fede.<br />

Si può affermare che la morte di Giovanni Paolo<br />

II ha fatto sentire la nostra umanità orfana di un<br />

simbolo in cui si è riconosciuta: uomini e donne<br />

del nostro tempo, espressioni di pietà popolare e<br />

persone di fede praticata e vissuta fedelmente,<br />

gente comune non particolarmente inserita nel<br />

tessuto ecclesiale, in specie giovani, nati e cresciuti<br />

in un contesto secolarizzato con comportamenti<br />

e stili di vita di tendenze le più diverse; per<br />

non dire dei non cristiani.<br />

Uno spaccato di varia umanità, di provenienze<br />

vicine e lontane, che si ritrova ad esprimere l’universalità<br />

e la pubblicità della propria adesione<br />

a una figura religiosa in cui ha riconosciuto<br />

un maestro di spiritualità. Un impegno di dedizione<br />

senza limiti alla sua vocazione di pastore<br />

Ha seminato e arato<br />

nella speranza<br />

Anna CIVRAN<br />

3<br />

universale, sino all’estremo sacrificio di sé di<br />

cui siamo stati testimoni.<br />

L’istituzione ecclesiale si è trovata di fronte ad<br />

una esplosione perentoria: “Santo subito”.<br />

Dopo tante accurate analisi socio-religiose, da cui<br />

emerge la forza della religione con la debolezza<br />

della fede, nelle piazze piene e nelle chiese vuote,<br />

occorre cercare ancora. Il bisogno di un rapporto<br />

diretto con Dio, manifestato nel riconoscimento<br />

della sua impronta nel volto di un Papa, fedele<br />

espressione di una istituzione millenaria, riemerge<br />

in modo pubblico.<br />

Un volto noto, conosciuto ovunque attraverso i<br />

mezzi di comunicazione sociale (il fascino di un<br />

grande comunicatore), attraverso i tanti viaggi<br />

in ogni parte del globo, attraverso le giornate<br />

mondiali della gioventù con milioni di presenze.<br />

Un volto che ha parlato con i grandi eventi che<br />

ha promosso, con i gesti, con le parole, con gli<br />

scritti, con l’arte, con il corpo vigoroso e sportivo<br />

e con il corpo ferito, ammalato, imprigionato<br />

dalla morsa del dolore. Il volto di un pastore forte<br />

e fiero che ha espresso l’incarnazione della fede<br />

rendendola comprensibile ai vicini e ai lontani,<br />

nel tempo della proclamazione della morte<br />

di Dio in occidente e della pluralità delle religioni<br />

in un pianeta globalizzato.<br />

hanno sentito questo papa vicino,<br />

come un pastore che ha additato le stra-<br />

2.Tutti<br />

de esigenti di una vita cristiana che ha<br />

al centro l’amore, che sceglie Cristo e la via della<br />

croce per ridare speranza a questo nostro<br />

mondo, in cui convivono aspirazioni spirituali e<br />

miserie terrene.<br />

In una società e in una cultura complesse e difficili<br />

da decifrare, in cui si intrecciano mutamenti<br />

epocali e tradizioni secolari, il bisogno di infinito<br />

e di eterno e un permissivismo che si rifugia nella<br />

soddisfazione immediata, un consumismo ottuso<br />

e tanta umanità affamata, l’aspirazione alla<br />

pace e la serie disastrosa di guerre, sentiamo il<br />

vuoto di una comune visione che ci aiuti a convivere<br />

insieme in un mondo disomogeneo.

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