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10.08 Echinodermi - Scienze della terra

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Phylum ECHINODERMATA<br />

Questo phylum, i cui primi rappresentanti, secondo alcuni autori, possono<br />

risalire al Vendiano, è caratterizzato da alcune peculiarità funzionali non presenti<br />

in altri organismi.<br />

Le più esclusiva è forse la presenza di un si isttema acqui ifferro, che funziona<br />

per pressione osmotica. Questo fatto li rende animali stenoalini e li obbliga<br />

a vivere solo in ambiente marino a normale salinità, non potendo sopportarne<br />

forti variazioni, pena la rottura del sistema acquifero, quindi la morte.<br />

Il gruppo comprende una grande varietà di forme sia fossili che attuali. Tra<br />

queste, ci sono famigliari le stelle di mare (Stelleroidea), le ofiure (Ofiuroidea),<br />

cetrioli di mare (Holoturoidea) ed i gigli di mare (Crinoidea).<br />

Il sistema vascolare acquifero<br />

In figura, lo schema del<br />

sistema acquifero di una<br />

stella di mare attuale (da<br />

D. Nichols, 1966).<br />

Ampolle e pedicelli sono<br />

figurati per una sola area<br />

ambulacrale.<br />

L’ingresso dell’acqua nel sistema avviene per mezzo di una piastra fittamente<br />

perforata, il madreporite, attraverso un condotto verticale (canale petroso)<br />

entra in un anello circumorale, che circonda l’area <strong>della</strong> bocca, per dirigersi<br />

a cinque canali radiali (uno per ogni area ambulacrale). Lungo ogni<br />

canale radiale si dipartono numerose derivazioni, ognuna delle quali forma<br />

un pedicello ambulacrale esterno, connesso ad un’ampolla interna; nelle<br />

forme provviste di parti scheletriche rigide (di solito calcaree), i pedicelli<br />

1


fuoriescono da aperture semplici o doppie che prendono il nome di “pori<br />

ambulacrali”. Come suggerito dalla terminologia impiegata, il sistema<br />

acquifero svolge una doppia funzione: 1) deambulatoria e 2) di cattura del<br />

particellato alimentare per il sostentamento dell’animale. È intuibile che il<br />

rigonfiamento delle ampolle, provoca l’inturgidimento dei pedicelli e la loro<br />

fuoriuscita dalla parte scheletrica rigida (nelle forme che la possiedono).<br />

In figura, sezioni longitudinali<br />

schematiche di nove rappresentanti<br />

delle numerose classi<br />

viventi e fossili che compongono<br />

il phylum Echinodermata.<br />

Tutti possiedono un si isttema<br />

acqui ifferro con madreporite (m),<br />

ampolle e pedicelli ambulacrali<br />

(p), un apparratto di igerrentte con<br />

bocca (b) ed ano (a), braccia<br />

(br) o brachiole (bch); alcuni<br />

presentano denti nella lanterna<br />

(d), radioli (sp), spiracoli (spr) e<br />

idrospira (i) nei Blastoidi; pori<br />

tecali (pt) nei Cistoidi.<br />

2


Microstruttura dello scheletro<br />

Lo scheletro dei ricci di mare si forma dal mesoderma e durante la vita<br />

è inglobato nei tessuti molli. É composto di calcite alto magnesiaca<br />

o calcite (CaCO3) incorporante il 15% MgCO3. Ciascun frammento o<br />

parte si presenta otticamente come un cristallo singolo. Ad alto ingrandimento<br />

(figura in alto), la parte scheletrica appare come un reticolato<br />

tridimensionale che è chiamato stereoma. Le dimensioni dei<br />

pori e lo spessore dei filamenti formanti lo stereoma varia in funzione<br />

del tessuto molle annesso a questa parte dello scheletro.<br />

Nell’immagine al SEM sopra riportata, si può scorgere il limite tra due<br />

tipi di stereoma, uno dove si attacca un muscolo (in alto a destra) e<br />

l’altro connesso ad un normale epitelio (pelle – in basso a sinistra).<br />

In vita lo spazio tra i pori è riempito di tessuto connettivo che è denominato<br />

stroma. Il disegno scheletrico degli echinidi sembra ideato<br />

per resistere alle tensioni che possono propagarsi fra le placche.<br />

Vedi: Smith, A. B. 1981. The stereom microstructure of the echinoid<br />

test. Special Papers in Palaeontology, 25, 1-85.<br />

Echi. 0a


Classificazione schematica<br />

Phylum Echinodermata<br />

Subphylum Pelmatozoa = forme bentoniche sessili (Cambriano - Attuale)<br />

†Classe Eocrinoidea, crinoidi primitivi (Cambriano m. - Ordoviciano medio)<br />

†Classe Paracrinoidea, crinoidi primitivi (Ordoviciano medio)<br />

†Classe Carpoidea, forme lateralmente compresse (Cambriano medio - Dev. inf.)<br />

†Classe Edrioasteroidea, forme discoidali (Cambriano inf. - Carbonifero inf.)<br />

†Classe Cistoidea, teca irregolare portante pori (Ordoviciano medio - Dev. sup.)<br />

Echi. 01<br />

†Classe Blastoidea, teca simmetrica a bocciolo (Ordoviciano medio - Permiano sup.)<br />

Classe Crinoidea, "gigli di mare" (Ordoviciano inf. - Attuale)<br />

†Sottoclasse Inadunata, braccia libere sotto le placchette radiali (Ord. inf. - Triassico)<br />

†Sottoclasse Flexibilia, placchette del calice mobili (Ord. medio - Permiano sup.)<br />

†Sottoclasse Camerata, placchette radiali rigide nel calice (Ord. - Permiano medio)<br />

Sottoclasse Articulata, la maggior parte dei crinoidi peduncolati (Triassico inf. - Attuale)<br />

Subphylum Eleuterozoa = forme mobili libere (Cambriano medio - Attuale)<br />

Classe Holoturoidea, "cetriolo di mare" (Cambriano medio - Carbonifero - Attuale)<br />

Classe Stelleroidea, "stelle di mare" (Ordoviciano - Attuale)<br />

Sottoclasse Ofiuroidea, "stelle di mare setolose" (Ordoviciano - Attuale)<br />

Classe Echinoidea, eleuterozoi non stellati (Ordoviciano - Attuale)<br />

Sottoclasse Regolari, ricci di mare regolari (Ordoviciano - Attuale)<br />

Sottoclasse Irregolari, ricci di mare a cuore e "dollari delle sabbie" (Giurassico - Attuale)<br />

†Classe Botriocidaroidea, echinidi primitivi simili agli eleuterozoi (Ordoviciano)<br />

† forme estinte<br />

Nota: per quello che riguarda le illustrazioni e la sistematica di innumerevoli generi di<br />

Echinidi si vada alla pagina web: http://www.nhm.ac.uk/researchcuration/projects/echinoid-directory/taxa/search.jsp?search,<br />

forse la pagina più<br />

completa sulla tassonomia degli Echinidi, curata dal Museo di <strong>Scienze</strong> Naturali di Londra.


Subphylum BLASTOZOA<br />

Cisto. 1<br />

Questo taxon d’alto livello sistematico comprende gruppi molto eterogenei di pelmatozoi<br />

paleozoici estinti. Fra questi si annoverano importante classi quali Diploporita, Rombifera<br />

(Cistoididea) e Blastoidea. Tutti possiedono un sistema acquifero costituito da aperture (pori<br />

e fessure) che attraversano le placche <strong>della</strong> teca.<br />

Classe Cistoidi<br />

Sulla base dei vari tipi di aperture si distinguono due principali gruppi funzionali: i Diploporita<br />

con pori esotecali ed i Rombifera con aperture a fessura endotecali. Forme come<br />

Haplosphaeronis (diploporide), principalmente noto nell’Ordoviciano dell’Europa settentrionale,<br />

possiede una teca ovoidale di c.a. 3cm con base piatta appoggiata<br />

al substrato. La teca è formata da due serie di placche<br />

poligonali: la serie inferiore di 7 placche laterali una delle<br />

quali con i classici diplopori, e quella superiore, sempre di 7<br />

placche periorali, alla cui sommità si apre una bocca a fessura<br />

dalla quale si dipartono 5 solchi alimentari radiali al termine<br />

dei quali si inseriscono le brachiole. Nella faccia superiore<br />

si apre anche il madreporite. L’ano, di solito sorretto da<br />

una piccola piramide anale, si trova in varie posizioni su una<br />

delle placche <strong>della</strong> teca. Altri cistoidi dell’Ordoviciano, come il<br />

diploporite Arictocystites ed il rombiferide Echinospaerites hanno una teca composta da<br />

numerose placche irregolari; vedi figura.<br />

Per quanto concerne il gruppo dei Rombifera, sono tutti caratterizzati dall’avere aperture endotecali<br />

disposte secondo una geometria rombica di struttura molto particolare e varia. Si<br />

possono infatti distinguere (secondo Paul, 1972) diversi tipi di Pettinirombi fra placche<br />

adiacenti: congiunti, disgiunti e criptorombi (o rombi nascosti), vedi figure.<br />

Echinosphaerites (rombiferide)<br />

con piramide anale<br />

e numerosi criptorombi.<br />

1


Più in dettaglio: i pettinirombi si possono aprire verso l’esterno per tutta la loro lunghezza e<br />

sono detti congiunti, oppure possono essere coperti per un tratto più o meno esteso in prossimità<br />

delle suture tra le placche, e sono detti disgiunti. In alcuni casi possono sporgere<br />

all’esterno solo le loro estremità che formano allineamenti romboidali convergenti verso il<br />

centro delle placche e prendono il nome di criptorombi, come nel gen. Echinosphaerites.<br />

Esistono infine alcuni cistoidi i cui tubi sono internamente ricoperti da un sottile tetto<br />

calcareo chiamato epistereom, e quindi le aperture verso l’esterno sono quelle delle estremità<br />

dei tubi: è il caso dei criptorombi, o rombi nascosti, che si possono vedere solo dopo<br />

una leggera abrasione <strong>della</strong> superficie tecale (evidenziati a volte dall’ erosione meteorica).<br />

Per quello che riguarda la disposizione delle placche tecali, i Rombiferida possiedono molte<br />

placche irregolarmente disposte. Pochi si distinguono per una disposizione regolare e fra<br />

questi possiamo citare Cheirocrinus (Ord. m. e sup., USA), in cui si distinguono 4 circoli di<br />

placche: procedendo dall’alto al basso abbiamo radiali, laterali, infralaterali e basali. Se i circoli<br />

sono solo 3, come in Cystoblastus (Ord. m., Russia), quelle che mancano sono le basali.<br />

Cheirocrinus<br />

Cystoblastus<br />

Un rappresentante specializzato del gruppo è Pleurocystites dell’Ordoviciano medio che possiede<br />

solo 3 pettinirombi, in posizione ben definita sul lato anale, e due robuste brachiole.<br />

Pleurocystites<br />

Glyptocystella<br />

2


Non possiamo concludere la trattazione di questo gruppo di fossili senza accennare ai ritrovamenti<br />

Italiani di Rombifera, (Caryocrinitidae e Carpocystidae). Nell’Ordoviciano sardo questi<br />

fossili, gia noti ai vecchi autori dell’800, si trovano nella Fm. di Portixeddu e sono di<br />

seguito figurate alcune delle forme più significative (da Maccagno, 1965):<br />

Corylocrinus Oocystis Heliocrinites<br />

Dal punto di vista paleoecologico questi blastozoi A) filtratori di particellato alimentare, occupavano<br />

bassi fondali ossigenati ricchi di nutrienti alimentari, condividendo il loro habitat con<br />

B) briozoi, C) brachiopodi e D) edrioasteroidi.<br />

3


Classe Blastoidi<br />

O<br />

Blas. 01 i<br />

I blastoidi comprendono solo pelmatozoi estinti, la cui distribuzione stratigrafica va dallo<br />

Ordoviciano medio?, Siluriano medio al tardo Permiano. Possiedono una teca conica, a forma<br />

di bocciolo o globulare con quattro ordini di placche disposte in simmetria pentamera; cinque<br />

ambulacri (da corti a lunghi) sviluppati in fessure radiali con sottostanti lancette che hanno<br />

lateralmente 2 placchette, ciascuna delle quali regge lunghe brachiole biseriali. Bocca centrale<br />

alla sommità; ano alla sommità all’interno di uno spiracolo più largo, con gonopori nascosti.<br />

Un’idrospira a pieghe è sospesa nella cavità celomatica lungo gli ambulacri; sutura trasversale<br />

dell’idrospira fra le placche radiali e le deltoidi. Otto o dieci di queste strutture (alcune assenti<br />

o ridotte sul lato anale) sono presenti all’interno <strong>della</strong> teca. Le idrospire si aprono sia nel senso<br />

<strong>della</strong> loro lunghezza come fessure sia come paia di pori adiacenti alle placchette laterali ed<br />

inoltre come un grosso poro situato alla loro sommità, lo spiracolo.<br />

In figura le particolarità scheletriche di Pentremites - vista laterale a) e superiore b) del calice a<br />

bocciolo mostrante 4 circoli di placche: 3 basali, 5 radiali, 5 deltoidi e 5 ambulacri complessi;<br />

sezione trasversale <strong>della</strong> teca c) mostrante la disposizione delle lancette sottostanti gli ambulacri<br />

con le faccette laterali lungo le quali si inseriscono le brachiole biseriali; la struttura<br />

dell’idrospira fittamente ripiegata si attacca da un lato alle deltoidi e dall’altro alle radiali; il<br />

particolare dell’ambulacro in sezione tridimensionale prospettica d) mostra le brachiole e la<br />

struttura dell’idrospira.<br />

4


Il peduncolo di solito è lungo e sottile, e si attacca alla teca nella parte distale delle placche<br />

basali tramite faccette peduncolari.<br />

I blastoidi costituiscono la classe più evoluta dei blastozoi, avendo un sistema acquifero molto<br />

avanzato costituito da idrospire. Dal punto di vista evolutivo, si ha nel tempo ad un allungamento<br />

delle strutture ambulacrali e dello sviluppo di una teca da conica a globulare, come è<br />

mostrato nella figura sotto riportata:<br />

A destra Pentremites elegans con pinnule conservate<br />

sopra l’ambulacro.<br />

A - Vista superiore e laterale di<br />

Heteroschisma (Dev. M., Canada)<br />

si notino i corti ambulacri e le<br />

aperture a fessura dell’idrospira.<br />

B - idem di Timoroblastus (Perm.<br />

sup., Timor) mostrante un insolito<br />

aspetto <strong>della</strong> teca e corti ambulacri.<br />

C - Pentremites in vista laterale<br />

(Carbonifero medio).<br />

D - Placoblastus (Dev. m., USA).<br />

E - Drophocrinus (Carb. inf., Irlanda).<br />

F - Deltablastus (Perm. sup.,<br />

Timor) si notino le strie di<br />

accrescimento.<br />

G - Lophoblastus (Carb. inf., Timor).<br />

H - Schizoblastus (Carb. inf., USA)<br />

5


Welcome to<br />

THE ECHINOID DIRECTORY<br />

Designed and created by<br />

Dr. Andrew B. Smith, The Natural History<br />

Museum, London<br />

Morfologia scheletrica degli Echinoidea<br />

Echinidi Regolari<br />

Dollaro delle sabbie ed<br />

affini<br />

Echinidi a cuore o Irregolari<br />

Click su uno dei tipi illustrati per un’introduzione sulla loro<br />

morfologia in Inglese (solo se si è collegati in rete Internet)<br />

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Echi. 02


Morfologia schel. Echinidi regolari<br />

I ricci di mare regolari possiedono un guscio a simmetria pentaradiale<br />

composto di dieci doppie file di placche, cinque interambulacrali e cinque<br />

ambulacrali, che formano la corona. Le aree ambulacrali sono costituite<br />

da placche perforate da un singolo o doppio per i pedicelli ambulacrali.<br />

Queste paia di pori sono poste lungo il margine esterno<br />

(adambulacrale) delle aree ambulacrali. La linea di sutura centrale tra<br />

le due file di placche di ciascun’area ambulacrale rappresenta la linea di<br />

sutura periradiale. Le placche interambulacrali si congiungono alle<br />

ambulacrali lungo la sutura adambulacrale, e la linea mediana tra le<br />

due file delle placche interambulacrali è la sutura in<strong>terra</strong>diale.<br />

Echi. 02a<br />

La corona porta due principali aperture, il peristoma e il periprocto. Il<br />

peristoma è circolare e centrale sulla superficie inferiore ed è li che si<br />

apre la bocca. In vita molta parte di questa è coperta da una pelle spessa<br />

che ingloba placchette (nell’esemplare illustrato le placchette inglobate<br />

embricate sono ancora in posto). Tutte le aree ambulacrali ed interambulacrali<br />

convergono attorno alla bocca.<br />

All’apice <strong>della</strong> teca, nel punto dove so originano le aree ambulacrali, è<br />

posto il disco apicale. Questo anello di dieci placche contorna l’apertura<br />

1


anale, ed è sempre posto sulla superficie aborale. Il disco apicale si compone<br />

di cinque placche genitali e cinque placche oculari che contornano<br />

una membrana flessibile con placche contenente l’ano. Questa membrana<br />

flessibile è chiamata periprocto. La disposizione delle placche del disco<br />

apicale forma un importante carattere tassonomico.<br />

L’esatta disposizione sul guscio delle placche ambulacrali è molto<br />

variabile ed estremamente importante. Ulteriori informazioni su questo<br />

carattere sono fornite in disposizione delle placche ambulacrali.<br />

Tutte le placche portano radioli, che si attaccano e si articolano sui tubercoli.<br />

Nell’esemplare qui illustrato c’é un singolo tubercolo primario su ciascuna<br />

placca interambulacrale, e numerosi piccoli tubercoli e granuli lungo<br />

i margini esterni delle placche interambulacrali e l’area periradiale<br />

delle placche ambulacrali. I tubercoli possono essere perforati o imperforati,<br />

e crenulati o lisci: ulteriori informazioni sono disponibili in struttura<br />

dei tubercoli. I radioli, con una gran varietà di forme, servono per<br />

difesa e/o locomozione.<br />

All’interno <strong>della</strong> teca si trova un complesso apparato chiamato lanterna<br />

d’Aristotele. Questa funziona come le fauci degli animali, comprende 50<br />

elementi scheletrici e 60 muscoli. La morfologia <strong>della</strong> lanterna è molto<br />

importante per la tassonomia delle categorie superiori di questo gruppo.<br />

Un’altra struttura interna importante è costituita dalla flangia peristomale.<br />

Questa è una struttura composta dalle placche immediatamente<br />

attorno al peristoma e forma le zone di ancoraggio per i muscoli che<br />

fanno funzionare la lanterna di Aristotele. Anche le modalità di come si<br />

compone e si muove quest’ultima forniscono utili caratteri tassonomici.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/intro.html e siti correlati,<br />

(trad. M. Gnoli)<br />

2


Placchette ambulacrali<br />

La disposizione delle placchette ambulacrali degli echinidi regolari costituisce uno dei più<br />

importanti caratteri per la loro classificazione. Le aree ambulacrali sono formate da una doppia<br />

serie di placchette, ciascuna perforata da un paio di pori. Ciascun paio connette il pedicello<br />

ambulacrale esterno all’ampolla interna del sistema acquifero radiale. Il paio di pori è posto<br />

verso il margine esterno di ciascuna placchetta ambulacrale, vicino alla sutura radiale <strong>della</strong><br />

placchetta. La sutura radiale segna la giunzione fra le placchette ambulacrali e quelle interambulacrali,<br />

mentre la sutura periradiale è la linea centrale che separa le due colonne delle<br />

placche ambulacrali fra loro. Il margine superiore <strong>della</strong> placca ambulacrale è la sutura adapicale,<br />

mentre quello inferiore è la sutura adorale.<br />

Nel più semplice dei casi, ciascun paio di pori è posto su una placchetta allungata che si estende<br />

al periradio. Questa ha uno o più tubercoli che non si sovrappongono mai alla placchetta<br />

adiacente. Questa disposizione, mostrata nella fotografia in alto a sinistra, prende il nome<br />

d’ambulacro semplice. La disposizione delle placche ambulacrali è detta essere unigeminata.<br />

Nella gran maggioranza dei tipi di placche ambulacrali, comunque, si associano assieme a<br />

formare placche ambulacrali composte e complesse. Nell’immagine in alto a destra, ci sono tre<br />

paia di pori per ciascun tubercolo ambulacrale principale. Questa è la disposizione composta.<br />

Il modo col quale le placchette si uniscono per formare le placche composte è molto vario e<br />

molto importante dal punto di vista tassonomico. Alcuni dei più comuni tipi di disposizione<br />

nelle connessioni delle placchette sono illustrati nella prossima pagina.<br />

Per ultimo, ciascun paio di pori stesso può apparire piccolo e circolare con ciascun poro separato<br />

dall’altro da una piccola partizione (chiamato non-congiunto; come nella foto in alto a<br />

destra) o allungato con i due pori connessi da un basso solco (chiamato congiunto; come<br />

nell’immagine in alto a sinistra).<br />

Echi. 03


Tipi di placchette ambulacrali<br />

Nelle vere placchette ambulacrali composte gli elementi sono fusi fra loro a formare<br />

una singola placchetta composta con margine periradiale a “V”. Quando il<br />

guscio si “disarticola” le placchette composte non si disgregano nei loro elementi<br />

individuali. Al contrario le placchette semi-composte, conservano l’aspetto delle<br />

placchette semplici, possedendo la sutura periradiale a “V”, ma due o più di queste<br />

mostrano la sovracrescita di un tubercolo esterno che le tiene unite. Le placchette<br />

pseudocomposte differiscono per avere uno solo dei due elementi fortemente<br />

ingrandito che regge i tubercoli, essendo l’altro ridotto ad una minuscola placchetta<br />

poco più grande di un paio di pori. Queste placchette si dissociano rapidamente<br />

e non sono fuse.<br />

Placchette con due paia di pori ambulacrali su ogni tubercolo primario sono dette<br />

bigeminate, e quelle con tre paia di pori su una placchetta composta sono dette<br />

trigeminate. Quando ci sono più di tre paia di pori su una placchetta composta, la<br />

placchetta è detta essere poligeminata. Paia di pori possono essere disposte su una<br />

singola fila (uniseriali), su due file (biseriali), tre file (triseriali), o ad arco più o<br />

meno obliquo alla sutura verticale.<br />

Semplici<br />

(unigeminate)<br />

Bigeminata<br />

Trigeminata<br />

(Diadematoide)<br />

Pseudocomposta<br />

Semicomposta<br />

Poligeminata<br />

(Diadematoide)<br />

Arbacioide<br />

Goniopigide<br />

Trigeminata<br />

(Echinoide)<br />

Phymosomatide<br />

Stomopneustide<br />

Poligeminata<br />

(Echinoide)<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/regamb1.html<br />

Echi. 04


Tubercoli dei regolari<br />

Echi. 04a<br />

I tubercoli costituiscono il punto d’attacco dei radioli alla teca. Si presentano<br />

in varie fogge, ma tutti sono costituiti nello stesso modo. Al<br />

centro c’é una protuberanza emisferica, il mamellone (m), che rappresenta<br />

la superficie d’articolazione del radiolo. Si presenta liscio e lucido<br />

essendo ricoperto di solida calcite. Può essere sia perforato (come<br />

nella fotografia sopra) sia imperforato (sotto a destra), la perforazione<br />

alloggia il legamento che va dalla placca al radiolo. Il mamellone<br />

è circondato da un sottile parapetto che nell’esemplare illustrato è<br />

liscio, ma è crenulato nell’esemplare fotografato in basso a sinistra.<br />

Le crenulazioni si accoppiano a crenulazioni simili alla base del radiolo<br />

che aiutano a tenerlo in posto. Il fatto che i tubercoli siano perforati o<br />

imperforati, crenulati o non crenulati, costituisce un importante carattere<br />

tassonomico. Il mamellone è posto all’apice di una protuberanza<br />

conica, il bottone (b). Questo è il luogo dove si ancora il tessuto connettivo<br />

(impiegato per tenere il radiolo in posizione di difesa). Per ultima,<br />

la zona spesso depressa, che è definita come l’areola (ar) è l’area<br />

dove si ancora il muscolo impiegato per muovere il radiolo.<br />

In ogni placca può esserci un solo tubercolo principale, o parecchi. Di<br />

solito c’é una varietà di tubercoli e granuli più piccoli. Nell’esemplare<br />

sopra illustrato c’é un distinto anello di tubercoli secondari che circonda<br />

l’areola del tubercolo principale. Questi sono i tubercoli scrobicolari o<br />

scrobicoli che formano l’anello scrobicolare attorno al tubercolo<br />

principale.<br />

I tubercoli illustrati di seguito sono di un diadematoide (crenulato e<br />

perforato) e di un camarodonte (non crenulato ed imperforato); questo<br />

1


Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/regtub.html<br />

2


Radioli dei regolari<br />

I radioli sono costituiti da calcite ed impiegati dagli echinidi regolari<br />

per la difesa e la locomozione. Ogni radiolo si articola su un tubercolo<br />

del guscio. Nel cidaride sotto figurato vi sono grossi radioli<br />

primari (in bianco) ed un gran numero di radioli (spine) più piccoli<br />

secondari attorno alla loro base. I cidaridi sono insoliti per avere<br />

un guscio esterno di calcite, il cortex, che rapidamente comincia ad<br />

essere ricoperto da alghe che provvedono a mimetizzare l’animale.<br />

In tutti gli altri echinidi, un tessuto cutaneo vivo copre i radioli.<br />

Questi sono uniti al guscio da tessuto molle e sono subito persi<br />

dopo la morte, quindi raramente conservati fossili in situ.<br />

I radioli mostrano un’ampia gamma di forme e dimensioni (vedi<br />

sotto). Quelli di Diadema (sotto a sinistra) sono lunghi come aghi<br />

e vengono di solito usati per difesa contro i predatori. In Podophora<br />

(sotto a destra) gli articoli aborali sono modificati a formare<br />

una volta intrecciata, un adattamento per vivere nell’ambiente<br />

di scoglio ad alta energia. Alcuni cidaridi sviluppano grossi<br />

radioli glandiformi.<br />

La struttura dei radioli è molto variabile e fornisce un importante<br />

carattere tassonomico. Il radiolo può essere liscio o presentare<br />

un’ornamentazione a coste, bottoni e granuli. In sezione trasversale<br />

possono essere cavi o massicci.<br />

Psammechinus Diadema Tylocidaris Podophora<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/spine.html<br />

Echi. 05


Struttura dei radioli<br />

In un singolo radiolo si possono distinguere tre parti, una lunga asta,<br />

un corto collare ed una base. La superficie concava d’articolazione che<br />

si attacca al mamellone del tubercolo, è detta acetabulum, e può essere<br />

sia perforata che imperforata. Muscoli e dispositivo di tenuta connettono<br />

la base del radiolo al tubercolo e ne permettono il movimento<br />

individuale. In molti echinidi regolari l’asta è liscia ed appare finemente<br />

striata sotto ingrandimento. In pochi gruppi, specialmente negli<br />

arbacioidi, l’asta ha un aspetto vitreo ed è ricoperta da una sottile<br />

cuticola. Nei cidaridi c’é uno spesso strato di “cortex” e l’asta è generalmente<br />

ornata da solchi, spine o granuli. Nei diademoidi è visibile<br />

una struttura molto caratteristica dove l’asta è costituita da spire ed<br />

appare segmentata, ed il radiolo è detto verticillato).<br />

I radiali sono solitamente colorati da un pigmento incorporato nella<br />

calcite dello scheletro.<br />

In sezione trasversale (microfotografie al SEM sotto) i radioli possono<br />

essere cavi o massicci. Lo spazio vuoto di un radiolo è detto lumen.<br />

Quando il centro è riempito da calcite porosa disorganizzata, il “tappo”<br />

centrale è chiamato midollo.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/spine2.html<br />

Echi. 06


Peristoma dei regolari<br />

Il peristoma è l’apertura del guscio associata alla bocca. Nel vivente<br />

è coperta da una membrana di tessuto connettivo flessibile. Nei<br />

cidaroidi (in alto a sinistra) ed echinoturioidi le placche sono disposte<br />

come serie embricate e si estendono sopra il peristoma (a),<br />

ciascuna è perforata da un paio di pori dove nel vivente escono i pedicelli.<br />

Ci può anche essere una sola o doppia serie di placche nonambulacrali<br />

(n) in posizione interambulacrale. In tutti gli altri tipi di<br />

membrane peristomali ci sono cinque paia di placchette boccali,<br />

che sono placchette ambulacrali ovali portanti ciascuna un singolo<br />

pedicello. La parte rimanente <strong>della</strong> membrana è piuttosto poco<br />

sclerotizzata, avendo solo piccole placchette.<br />

Echinidi diversi dai cidaroidi, possiedono sacche di tessuto molle che<br />

sono delle estensioni esterne del celoma interno. Queste sono necessarie<br />

per compensare le variazioni di volume all’interno del guscio<br />

rigido <strong>della</strong> lanterna quando questa si muove durante l’assunzione di<br />

cibo. Queste “sacchette boccali” emergono dall’orlo esterno dell’apertura<br />

peristomale immediatamente adiacenti alla sutura radiale<br />

delle aree ambulacrali. La loro posizione è evidenziata da distinte<br />

tacche sull’orlo del peristoma (indicate dalla freccia nell’immagine a<br />

destra). Queste sono le tacche boccali.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/peristome.html<br />

Echi. 07


Flangia (cintura) peristomale<br />

La flangia peristomale si trova sulla parte interna <strong>della</strong> “corona” al<br />

margine del peristoma. È composta di proiezioni calcaree che agiscono<br />

da piattaforma per il sostegno e l’attacco dei muscoli per l’estrusione<br />

ed il ritiro <strong>della</strong> lanterna. Nei cidaroidi (in alto a destra) queste<br />

proiezioni sono costituite interamente dalle placche ambulacrali, e<br />

sono chiamate apofisi (ap). I muscoli espulsori si connettono vicino<br />

alla base centralmente, mentre i muscoli retrattori sono connessi<br />

alle estremità superiori. Negli echinidi regolari non cidaroidi (in alto a<br />

sinistra) ci sono di solito entrambi gli elementi ambulacrali ed interambulacrali.<br />

Quelli ambulacrali sono strutture rilevate digitiformi<br />

dette auricole (au) ed è qui che si connettono i muscoli retrattori. I<br />

muscoli espulsori si attaccano alle basse pareti interambulacrali che<br />

si alternano alle prime.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/girdle.html<br />

Echi. 08


Disco apicale e Periprocto Echi. 09<br />

Il disco apicale di un echinide regolare è composto di cinque placche oculari (indicate I-V) e cinque<br />

placche genitali (indicate 1-5). Le placche oculari sono microscopicamente perforate e alloggiano la<br />

sommità del sistema acquifero; una placca oculare è posta alla sommità di ogni ambulacro. Le<br />

placche genitali sono di solito più larghe e perforate da un poro più grosso, il gonoporo. È da<br />

queste aperture che l’animale rilascia nell’acqua i prodotti sessuali (uova e sperma) per la<br />

riproduzione. Una di queste placche, G2, è più grande delle altre e fittamente perforata (visibile al<br />

microscopio), il madreporite. Questo cerchio di placche circonda una membrana flessibile<br />

chiamata periprocto, al centro del quale c’é l’ano. Il margine esterno del periprocto può essere<br />

liscio ed ovale, sub-circolare o (come nell’esemplare sopra) angolato. Il sistema di placche del disco<br />

apicale può essere fermamente unito alla “corona” (è così che si presenta nei fossili), embricato o<br />

solo appoggiato allo scheletro (conseguentemente molto raro come fossile).<br />

Nell’esemplare sopra figurato il cerchio di placche genitali è parzialmente interrotto dalle<br />

placche oculari posteriori (V e I separate dalle adiacenti placche genitali). Questa disposizione<br />

viene detta emiciclica. Quando tutte le cinque placche oculari formano un anello continuo<br />

con le placche oculari separate dalla disposizione delle placche del periprocto, il disco è<br />

detto diciclico. Dove tutte cinque le placche oculari giacciono a contatto del periprocto e<br />

sono separate dalle placche genitali, il disco è chiamato monociclico. In alcuni taxa esiste<br />

una distinta placca periproctale ingrandita, la placca sopra-anale. Questa può essere saldamente<br />

connessa al circolo delle placche genitali, o essere presente solo negli stadi giovanili.<br />

Importanti variazioni nella disposizione delle placche sono di seguito figurate (placche oculari in<br />

verde, placche genitali in giallo e periprocto in nero. Quella perforata è il madreporite).<br />

Monociclico Diciclico Emiciclico Placca sopra-anale<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/girdle.html


Lanterna d’Aristotele<br />

La lanterna è usata per mordere e triturare ed è composta di 50 elementi<br />

scheletrici mossi da 60 muscoli. È quasi completamente interna, sebbene<br />

le punte dei denti si estendano all’esterno <strong>della</strong> bocca. Ci sono due gruppi<br />

principali di muscoli che connettono la lanterna al guscio e questi si ancorano<br />

alla flangia peristomale. Gli espulsori che fanno uscire la lanterna,<br />

mentre i muscoli retrattori la sollevano. Potenti muscoli fra le emipiramidi<br />

chiudono i denti e provvedono ad una forte azione masticatoria.<br />

Struttura <strong>della</strong><br />

lanterna<br />

Tipi di Lanterne Tipi di Lanterne<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/girdle.html<br />

Echi. 09a


Struttura <strong>della</strong> “Lanterna”<br />

La lanterna é composta di 50 elementi scheletrici e circonda<br />

l’ingresso dello stomaco. Qui é mostrata la lanterna di un cidaroide<br />

in veduta posteriore e laterale. Gli elementi più grossi<br />

sono le emipiramidi (h). Queste sono piastre a forma di<br />

zeppa saldamente unite a formare le cinque piramidi <strong>della</strong><br />

lanterna. C’è una tacca fra le due emipiramidi nella parte terminale<br />

adorale <strong>della</strong> loro sutura, questa è il foramen magnum<br />

(fm). Questo è piccolo nei cidaridi (t sopra), ma è tipicamente<br />

molto profondo ed a forma di “V” negli altri echinidi<br />

regolari. L’elemento adapicale “a spalla” di ogni emipiramide<br />

ospita un piccolo elemento assiale, l’epifisi (e). In posizione<br />

radiale c’é un singolo elemento linguiforme, la rotula (r), che<br />

si pone direttamente fra due epifisi, una da ciascuna adiacente<br />

piramide. La rotula funziona da elemento d’unione delle<br />

due adiacenti emipiramidi. Un singolo dente (t) giace addossato<br />

all’interno di ogni emipiramide, ed è visibile dal foramen<br />

magnum. Per ultimi ci sono dei minuti elementi spatoliformi, i<br />

compassi (c), che sovrastano ciascuna rotula. I compassi<br />

servono per alzare ed abbassare le pareti celomatiche <strong>della</strong><br />

lanterna, quando questa si muove su e giù, per masticare il<br />

cibo. Le piattaforme d’attacco dei muscoli che formano le<br />

flangie peristomali (g) attorno alla bocca, sono visibili alla<br />

base.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/lantern2.html<br />

Echi. 10


Echi. 11<br />

Principali tipi di denti – vista esterna<br />

Quattro sono i tipi di lanterne degli echinidi regolari, variando nella<br />

profondità del foramen magnum, sezione trasversale dei denti e nello<br />

sviluppo delle epifisi. Qui sono illustrati i segmenti di lanterna di<br />

ciascun tipo, visti dall’esterno.<br />

Cidaroide. Lanterna minuta con un minuscolo foramen magnum. Epifisi<br />

piccole che non si proiettano e denti di sezione ad “U”. Caratteristica<br />

di tutti i cidaridi.<br />

Aulodonte. Lanterna con foramen magnum a forma di profonda “V”,<br />

con epifisi che tendono ad avere piccole proiezioni libere digitiformi.<br />

Denti con sezione a forma di “U”. Caratteristica degli echinoturioidi,<br />

diadematoidi e pedinoidi.<br />

Stirodonte. In sostanza come l’aulodonte, ma con denti con sezione a<br />

“T”. Caratteristica di arbacioidi, salenioidi e stomopneustidi.<br />

Camarodonte. Foramen magnum come la lanterna Aulodonte, ma le<br />

epifisi sono più grosse e s’incontrano superiormente al foramen magnum<br />

formando un arco continuo. Denti con sezione a “T”. Caratteristica<br />

di temnopleuridi ed echinidi.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/lanterntypes1.html


Echi. 12<br />

Principali tipi di denti - vista interna<br />

Quattro sono i tipi di denti nella lanterna degli echinidi regolari, variando<br />

nella profondità del foramen magnum, sezione trasversale dei denti<br />

e nello sviluppo delle epifisi. Qui sono illustrati i segmenti di lanterna di<br />

ciascun tipo, visti dall’interno.<br />

Cidaroide. Lanterna minuta con un minuscolo foramen magnum. Epifisi<br />

piccole che non si proiettano e denti di sezione ad “U”. Caratteristica di<br />

tutti i cidaridi.<br />

Aulodonte. Lanterna con foramen magnum a forma di profonda “V”,<br />

con epifisi che tendono ad avere piccole proiezioni libere digitiformi.<br />

Denti con sezione a forma di “U”. Caratteristica degli echinoturioidi,<br />

diadematoidi e pedinoidi.<br />

Stirodonte. In sostanza come l’aulodonte, ma con denti con sezione a<br />

“T”. Caratteristica di arbacioidi, salenioidi e stomopneustidi.<br />

Camarodonte. Foramen magnum come la lanterna Aulodonte, ma le<br />

epifisi sono più grosse e s’incontrano superiormente al foramen magnum<br />

formando un arco continuo. Denti con sezione a “T”. Caratteristica<br />

di temnopleuridi ed echinidi.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/regulars/lanterntypes1.html


Chiave ai principali gruppi di Echinoidea<br />

1a. Teca composta da più di 20 file di<br />

placche (più di 2 file di ambulacri o interambulacrali<br />

in ciascuna area)<br />

Gruppo principale di echinidi Paleozoici<br />

2a. Teca a simmetria bilaterale sovrapposta<br />

ad una pentamera; periprocto posto<br />

posteriormente perlopiù esterno al disco<br />

apicale. Irregolari<br />

3a. Flangia peristomale rudimentale o<br />

assente.<br />

Gruppo evoluto Echinidi, gruppi<br />

Cidaroidea o Euechinoidea<br />

1b. Teca composta da 20 file di placche;<br />

aree ambulacrali ed interambulacrali<br />

ciascuna composta da 2 file di placche<br />

Vai alla 2<br />

2b. Simmetria pentaradiale; periprocto<br />

circondato da placchette del disco apicale<br />

Vai alla 3<br />

3b. Flangia peristomale ben sviluppata,<br />

composta di auricole ambulacrali e/o<br />

apofisi interambulacrali.<br />

Vai alla 4 (Echinidi regolari)<br />

Echi. 12a


4a. Flangia peristomale sempre presente<br />

4b. Flangia peristomale composta da<br />

e composta solo da apofisi interambulacrali<br />

auricole ambulacrali (au). Ambulacri<br />

(ap). Placche ambulacrali semplici che si<br />

sempre composti.<br />

estendendono nel peristoma.<br />

Cidaroidea<br />

Euechinoidea<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/taxa/key.jsp?id=388


Gruppo principale (stem group) degli Echinidi paleozoici<br />

[= Perischoechinoidea McCoy, 1849. Include ordini Bothriocidaroida Zittel, 1879, Echinocystitoida<br />

Jackson 1912, Megalopoda MacBride & Spencer, 1938, Palaechinoida Haeckel,<br />

1866]<br />

Diagnosi<br />

Echinidi con:<br />

• Teca composta da più di due file di placche ambulacrali e/o<br />

interambulacrali in ciascuna area;<br />

• No flangia peristomale.<br />

Echi. 12b<br />

Distrib. Ordoviciano medio - Permiano superione; cosmopoliti.<br />

Tutti gli Echinidi viventi possiedono una teca dove si alternano aree di<br />

placche ambulacrali ed interambulacrali, ciascun’area è costituita solo da<br />

due file di placche. Questa è una sinapomorfia per il gruppo corona (crown<br />

group) degli Echinoidea, ed è anche vero per tutti i gruppi di echinidi post-<br />

Paleozoici, Tiarechinus, ne hanno solo una. Contrariamente, tutti gli echinidi<br />

paleozoici possiedono una teca che si discosta da questo modello base;<br />

essendo Miocidaris il solo taxon paleozoico a seguire il modello del gruppo<br />

corona. I Bothriocidaridi hanno una teca composta esclusivamente da placche<br />

ambulacrali, mentre molti altri gruppi possiedono sia placche ambulacrali<br />

che interambulacrali. Questi gruppi ricadono nel gruppo base (stem group)<br />

degli Echinoidea.<br />

Note<br />

Una analisi filogenetica preliminare degli echinidi del Paleozoico fu pubblicata<br />

da Smith (1984). In ogni caso, è necessaria una più rigorosa analisi per<br />

stabilire un consistente bagaglio di conoscenze per ordinare questi gruppi<br />

molto vari. In questa sede, il gruppo base (stem group) viene diviso in un<br />

numero di taxa, che, in alcuni casi, probabilmente rappresenta piuttosto delle<br />

gradazioni invece che dei gruppi monofiletici (cladi).<br />

Un resoconto <strong>della</strong> differenziazione morfologica degli echinidi del Paleozoico<br />

ci è fornita da Kier (1965) e da Jackson (1912) e rimane la più esauriente per<br />

la maggior parte dei taxa.<br />

1


I seguenti gruppi rimangono non stabiliti (indeterminati) ed omessi dalle<br />

moderne chiavi di classificazione e discussione:<br />

Lanternarius Regnell, 1956<br />

Kongielechinus Jesionek-Szymanska, 1979<br />

Protocidaris Whidborne, 1898<br />

Rhoechinus Keeping, 1876<br />

Silurocidaris Regnell, 1956<br />

Tornquistellus Berg, 1899<br />

Jackson, R. T. 1912 Boston Society for Natural History Memoirs 7, p. 296, pl.<br />

24, fig. 4, pl. 25, figs 1,2.<br />

Kier, P. M. 1965. Evolutionary trends in Paleozoic echinoids. Journal of<br />

Paleontology 39, 436-465, pls 55-60.<br />

Kier, P. M. 1966. Noncidaroid Paleozoic echinoids. Pp. U298-312 in Moore, R.<br />

C. (ed.). Treatise on Invertebrate Paleontology. University of Kansas Press &<br />

Geological Society of America, Boulder.<br />

Smith, A. B. 1984. Echinoid Palaeobiology. George Allen & Unwin, London<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/taxa/taxon.jsp?id=1<br />

2


Gruppi principali (stem group) Euechinoidea, Cidaroidea<br />

e/o gruppo stelo evoluto Echinoidea<br />

Diagnosi<br />

Euechinoidi con:<br />

• Placche ambulacrali semplici o al massimo tendenti a pseudocomposte;<br />

• Flangia peristomale assente, o con deboli punti di atacco muscolare ai<br />

margini mediani e radiali delle aree interambulacrali.<br />

Echi. 13<br />

Distrib. Triassico medio - sup. Europa, Nord e Sud America.<br />

Il gruppo corona Euechinoidea viene distinto dai Cidaroidea dalla loro flangia<br />

peristomale, che è composta da proiezioni ambulacrali radiali dette auricole. I<br />

Cidaroidea al contrario non possiedono componenti ambulacrali nella flangia<br />

peristomale, che è costituita interamente da apofisi. Il gruppo principale (stem<br />

group) Echinoidea non ha flangia peristomale, ma la loro teca è composta da più<br />

di 20 file di placche. Nel Triassico, in ogni caso, un piccolo gruppo di echinidi<br />

possiede la struttura <strong>della</strong> teca del “gruppo corona” (quella composta da solo 20<br />

file di placche), ma non hanno niente di più d’una flangia peristomale molto<br />

rudimentale.<br />

Note<br />

Nei Triadocidaridae e Paurocidaridae le placche ambulacrali più adorali mostrano<br />

spesso ispessimenti marginali che Kier (1984) interpreta come abbozzi di<br />

auricole. Allo stesso modo, i Serpianotiaridae possiedono nelle loro placche più<br />

interambulacrali delle sporgenze radiali angolate verso gli ambulacri. Queste<br />

differiscono dalle più consistenti apofisi dei cidaroidi. Kier (1984) e Smith (1994)<br />

considerano entrambe queste famiglie come gruppi stelo Euechinoidea.<br />

Kier (1984) realizzò per primo il significato filogenetico <strong>della</strong> struttura <strong>della</strong><br />

flangia peristomale in questo gruppo. La loro analisi filogenetica fu fatta da Smith<br />

(1994).<br />

1


I seguenti taxa sono basati su frammenti o radioli e sono poco conosciuti per<br />

essere classificati. Sono stati omessi dalle chiavi identificative e discussioni:<br />

Batheritiaris Vadet, 2001<br />

Braunechinus Vadet, 2001<br />

Kieritiaris Vadet, 2001<br />

Thielicidaris Vadet, 2001<br />

Wissmannechinus Vadet, 2001<br />

Zardinitiaris Vadet, 2001<br />

Kier, P.M. 1977. Triassic echinoids. Smithsonian Contributions to Paleobiology<br />

30, 1-88.<br />

Kier, P. M. 1984. Echinoids from the Triassic (St Cassian) of Italy, their lantern<br />

supports, and a revised phylogeny of Triassic echinoids. Smithsonian<br />

Contributions to Paleobiology 56, 1-41.<br />

Smith, A. B. 1994. Triassic echinoids from Peru. Palaeontographica A 233, 177-<br />

202.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/taxa/taxon.jsp?id=860 e siti<br />

correlati (trad. M. Gnoli)<br />

2


Morfologia schel. degli irregolari<br />

I ricci a cuore (spatangidi) ed i loro parenti (holasteroidi, disasteroidi)<br />

possiedono un guscio a simmetria bilaterale formato da 10 doppie<br />

file di placche, cinque file interambulacrali (siglate 1-5) e cinque<br />

file ambulacrali (siglate I-V). Le placche ambulacrali sono perforate<br />

da pori singoli o doppi per i pedicelli ambulacrali. L’ambulacro<br />

anteriore è l’ambulacro III. Nell’esemplare illustrato le placche che<br />

formano la corona sono facilmente identificabili; I margini delle placche<br />

sono chiari ed il loro centro scuro.<br />

Nel guscio ci sono due aperture principali, il peristoma ed il periprocto.<br />

L’apertura ovale o a forma di “D” nella parte inferiore costituisce<br />

il peristoma, ed è lì che è posta la bocca. Tutti i cinque ambulacri convergono<br />

verso il peristoma, e perlopiù tutti sono situati prossimi al<br />

margine anteriore. Il periprocto ospita l’apertura anale ed è sempre<br />

posto verso la parte posteriore. Secondo la specie, può aprirsi leggermente<br />

sopra l’ambito tanto da essere visibile dall’alto, o sotto, ed è<br />

visibile in veduta orale. È circondato dalle placche dell’interambulacro<br />

5.<br />

All’apice <strong>della</strong> teca, nel punto d’origine delle aree ambulacrali, sta il<br />

disco apicale. Questo è composto di un piccolo numero di placche che<br />

Echi. 14<br />

1


sono le prime a generarsi nella metamorfosi. Si compone di una a<br />

quattro placche genitali perforate dai gonopori che connettono le<br />

gonadi all’esterno, e da cinque placche oculari alle estremità d’accrescimento<br />

di ciascun ambulacro. La disposizione delle placche del<br />

disco apicale fornisce un importante numero di caratteri tassonomici.<br />

Le porzioni apicali degli ambulacri si sviluppano variamente in petali,<br />

aree specializzate di paia di pori dai quali fuoriescono i pedicelli respiratori.<br />

La forma e lo sviluppo dei petali sono pure importanti dal<br />

punto di vista tassonomico. In alcuni taxa tutti i cinque ambulacri<br />

sono identici. Gli spatangidi possiedono i petali tipicamente infossati,<br />

mentre altri gruppi possiedono tutti gli ambulacri a livello <strong>della</strong> superficie.<br />

Spesso l’ambulacro anteriore (ambulacro III) si differenzia<br />

dagli altri, come nella forma illustrata. Il grado di differenziazione<br />

dell’ambulacro frontale è importante: varia dall’essere a livello a<br />

profondamente infossato, e lo sviluppo delle paia di pori in quest’ambulacro<br />

varia anch’esso considerevolmente. I pedicelli ambulacrali di<br />

quest’area <strong>della</strong> teca sono responsabili <strong>della</strong> creazione del tunnel<br />

respiratorio nelle specie infossate. Nelle aree ambulacrali possono<br />

essere presenti <strong>della</strong> paia di pori ingranditi nel retro del guscio per la<br />

costruzione di un tunnel per l’espulsione dei rifiuti.<br />

Sulla superficie orale, la disposizione delle placche dell’interambulacro<br />

posteriore (sotto il peristoma) è tassonomicamente importantissima.<br />

Questa area prende il nome di piastrone, ed è spesso la parte<br />

più fittamente tubercolata <strong>della</strong> teca.<br />

Radioli e tubercoli sono generalmente piuttosto piccoli, sebbene<br />

alcuni taxa possiedono grossi tubercoli primari sulla loro superficie<br />

orale che reggono lunghe spine acuminate. I tubercoli aborali sono<br />

sempre più sottili e più fitti di quelli orali. I tubercoli sono sempre<br />

perforati e tipicamente crenulati, sebbene questo gruppo mostri<br />

moltissime specializzazioni nella struttura di entrambi tubercoli e<br />

spine. Le spine sono lunghe e sottili, spesso con punte a spatola. I<br />

ricci a cuore dell’infauna possiedono delle zone con spine molto fini<br />

che sono chiamate fasciole, che permettono loro di vivere in sedimenti<br />

fini. Forma e posizione dettagliata di queste fasciole è molto<br />

importante dal punto di vista tassonomico.<br />

I ricci a cuore sono depositivori usando i loro pedicelli ambulacrali<br />

orali per ammassare il detrito. Non possiedono lanterna (anche nella<br />

prima parte dell’ontogenesi), e neanche la flangia peristomale.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/hearts/intro.html e siti correlati,<br />

(trad. M. Gnoli)<br />

2


Piastrone<br />

Echi. 15<br />

Piastrone è il nome dato alla zona ingrandita dell’area interambulacrale<br />

<strong>della</strong> superficie inferiore dietro la bocca. La disposizione delle placche in<br />

quest’area fornisce importanti caratteri tassonomici. Una prima placca<br />

interambulacrale è quella al margine del peristoma, il labbro (L). La<br />

sua morfologia è estremamente variabile, da una mezza luna a laminare.<br />

Le prossime due placche possono essere ingrandite come sternali. In<br />

molti spatangidi i due sternali sono circa ugualmente sviluppati e formano,<br />

come sopra, virtualmente l’intero piastrone. Il piastrone è quindi<br />

chiamato amfisterno. A volte, le adiacenti placche ambulacrali possono<br />

unirsi centralmente così da separare il labbro dagli sternali successivi: il<br />

piastrone è chiamato disgiunto. Ci possono essere anche delle altre<br />

seconde piastre dietro le sternali, le episternali. Infine, in alcuni<br />

olasteridi e spatangidi una singola placca interambulacrale può trovarsi<br />

dietro (posteriore) il piastrone, la placca rostrale.<br />

Il piastrone può essere completamente coperto da tubercoli e spine,<br />

oppure questi possono essere presenti solo nella sua parte posteriore.<br />

Alcuni dei più importanti tipi di piastroni sono mostrati nella pagina<br />

seguente.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/hearts/plastron1.html


Tipi di Piastrone<br />

Protosterno Meridosterno Amfisterno<br />

Metasterno Disgiunto (Amfisterno)<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/hearts/plastron2.html<br />

Echi. 15a


Docce e rigonfiamenti<br />

Nei cassidulidi, la struttura del guscio che circonda il peristoma<br />

è particolarmente importante per la classificazione. Gli ambulacri<br />

in quest’area sono tipicamente ingranditi, i pori diventano<br />

molto fitti e da questi fuoriescono specializzati tubercoli per<br />

l’alimentazione. I pori possono essere singoli o doppi e si dispongono<br />

in una singola linea irregolare, su due colonne, o su<br />

una colonna esterna con pori separati interni come sopra.<br />

Queste zone allargate di pori sono chiamate docce. I due pori<br />

più larghi vicini al peristoma ospitano tubercoli alimentari<br />

sensoriali che sono leggermente più piccoli degli altri. Questi<br />

sono i pori boccali (bp). Le aree interambulacrali adiacenti al<br />

peristoma possono essere indifferenziate, o essere ingrandite e<br />

rigonfie a formare distinte proiezioni a forma rilevata o spine.<br />

Questi sono i rigonfiamenti e le loro pareti adorali sono<br />

coperte da piccole spine che servono per dirigere le particelle<br />

alimentari dentro la bocca.<br />

Echi. 16


Tubercoli<br />

La superficie di un riccio a cuore è ricoperta da una quantità di tubercoli<br />

che servono per l’articolazione dei radioli e pedicellarie. Nell’esemplare<br />

figurato i tubercoli sono di varie dimensioni, ed i più grossi leggermente<br />

infossati. Tutti sono costruiti nello stesso modo. La base del radiolo sta e<br />

si articola su di un mamellone emisferico centrale. Questo è composto<br />

di calcite policristallina d’aspetto vitreo, liscio, ed è sempre perforato.<br />

Circondante il mamellone è la piattaforma che può essere crenulata da<br />

scrobicoli o liscia. Questa a sua volta è composta di solida calcite vitrea.<br />

Mamellone e piattaforma sono posti sulla cima di un rilievo chiamato<br />

bottone. È qui che s’inserisce l’apparato di ritenzione del radiolo.<br />

Questo apparato è composto di uno speciale tipo di tessuto connettivo<br />

che può fissare saldamente il radiolo al tubercolo. Per ultima c’é una<br />

piattaforma di sottile stereoma che circonda il bottone che viene<br />

chiamata areola. L’anello esterno dei muscoli del radiolo si ancora a<br />

quest’ultima. In molti casi l’area d’attacco dei muscoli è più ampia e<br />

meglio sviluppata da un lato del tubercolo; in questo caso è in questa<br />

direzione che è prevalentemente mosso il radiolo. I tubercoli più piccoli<br />

possiedono diversi un solo mamellone e bottone.<br />

Echi. 17


Echinidi a cuore con tubercoli eterogenei, come illustrato, sono caratteristicamente<br />

ristretti a specie viventi sia come epifauna sia come infauna<br />

di substrati piuttosto grossolani. Specie infossate in sabbia fine e<br />

fango possiedono sempre un rivestimento denso ed uniforme di tubercoli<br />

e spine aborali.<br />

Tubercoli portanti radioli che compiono diverse funzioni, di solito sono<br />

morfologicamente distinti. È peraltro possibile servirsi <strong>della</strong> loro struttura<br />

e distribuzione per comprendere meglio come gli echinidi a cuore<br />

utilizzino i loro radioli. Struttura e funzione dei radioli degli echinidi sono<br />

completamente documentate da A. B. Smith 1980a. The structure<br />

and arrangement of echinoid tubercles. Philosophical Transactions of<br />

the Royal Society, London, Series B, 289, 1-54.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/hearts/tubercles.html


Fasciole<br />

Echi. 18<br />

Nella teca degli echinidi irregolari, le fasciole (una è indicata dalla freccia)<br />

sono aree con morfologia caratteristica densamente ricoperte da piccoli<br />

radioli specializzati. Questi radioli sono molto piccoli, fittamente impacchettati<br />

e posti nella parte terminale delle ghiandole del muco. Questi<br />

radioli sono anche fittamente cigliati lungo le loro aste. Nel vivente (sopra)<br />

queste aree risaltano per le polpose estremità dei radioli, ma la posizione<br />

delle fasciole è pure facilmente distinguibile nella parte scheletrica<br />

come continue zone di piccoli granuli strettamente addensati.<br />

Le fasciole si sono sviluppate principalmente negli echinidi fossatori<br />

perché utili per assolvere due importanti funzioni. Sono utili per la produzione<br />

del muco di rivestimento negli echinidi a cuore infaunali in quanto<br />

è richiesto specialmente nello scavo di sedimenti fini. Questo muco ricoprente<br />

viene emesso dalle fasciole e sparso sopra la superficie adorale<br />

dei radioli. Questo agisce da barriera impedendo alle particelle fini di penetrare<br />

fra i radioli, ostruendo così lo scavo. I piccoli radioli delle fasciole<br />

sono anche responsabili del movimento dell’acqua all’interno dello scavo<br />

ai fini respiratori. Le correnti generate dai radioli delle fasciole, densamente<br />

cigliati, spingono l’acqua dalla superficie all’interno dello scavo e<br />

nello stesso tempo la dirigono posteriormente all’animale all’interno del<br />

sedimento. La presenza delle fasciole negli esemplari fossili costituisce<br />

una chiara indicazione che l’animale è appartenuto all’infauna.<br />

La disposizione delle fasciole costituisce un importante carattere tassonomico.<br />

Sono mostrati di seguito i più importanti tipi di fasciole.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/hearts/fasciole1.html


Fasciole peripetaloidi<br />

Sul lato aborale, attorno alla<br />

parte terminale dei petali<br />

Fasciole subanali<br />

Dietro il piastrone<br />

immediatamente sotto il<br />

periprocto. Sia allungate sia<br />

bilobate<br />

Tipi di fasciole<br />

Fasciole latero-anali<br />

Decorrenti dalla parte posteriore<br />

del petalo anteriore. Passano<br />

lateralmente dietro il periprocto.<br />

Spesso associate ad un elemento<br />

peripetaloide secondario<br />

Fasciole laterali<br />

Passanti attorno l’ambito e sotto<br />

l’ano ad una certa distanza dalle<br />

punte dei petali<br />

Fasciole interne<br />

Avvolgenti l’ambulacro anteriore<br />

ma non i petali pari<br />

Fasciole pseudolaterali<br />

In posizione ambitale ma<br />

passanti sopra il periprocto;<br />

quindi simili alle fasciole<br />

peripetaloidi<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/hearts/fasciole2.html<br />

Echi. 19


Radioli degli irregolari<br />

Echi. 20<br />

Gli echinidi a cuore sono fittamente coperti da un denso rivestimento<br />

di radioli filiformi dalla caratteristica punta “a spatola”. Questi radioli<br />

assolvono un numero di funzioni diverse. Sulla faccia aborale essi<br />

aiutano a compattare le pareti dello scavo, mantenendo uno spazio<br />

libero dal sedimento attorno all’animale. I radioli <strong>della</strong> superficie inferiore<br />

sono utilizzati per scavare ed avanzare. I radioli attorno al<br />

margine anteriore sono utilizzati per rimuovere i sedimenti come l’animale<br />

si sposta in avanti. I petali sono sovrastati da un arco di radioli<br />

che crea uno spazio d’acqua per la respirazione. In molti taxa,<br />

piccoli radioli specializzati fittamente impacchettati, secernenti muco,<br />

formano distinte aree chiamate fasciole. Sulla teca spoglia, queste<br />

appaiono come linee fittamente tappezzate di granuli.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/hearts/spines.html


Chiave ai principali cladi di Irregolari<br />

1a. Peristoma largo, centrale e circolare<br />

con tacche boccali. Ambulacri con paia di<br />

pori semplici, indifferenziati<br />

Holectypoida<br />

2a. Placchette di tutte le cinque aree<br />

interambulacrali <strong>della</strong> faccia orale simili.<br />

Neognathostomata – Vai a 3<br />

3a. Paia di pori singoli su ciascuna area<br />

ambulacrale sotto i petali. Le aree di pori<br />

s’espandono di solito vicino al peristoma.<br />

Cassiduloida e gruppo stelo<br />

Neognathostomata<br />

1b. Peristoma di solito piccolo sempre<br />

privo di tacche boccali. Ambulacri con<br />

pedicelli e paia di pori differenziati<br />

(formanti fillodi e/o petali)<br />

Vai a 2<br />

Echi. 22<br />

2b. Area interambulacrale posteriore sulla<br />

faccia orale differenziata in un piastrone.<br />

Atelostomata<br />

3a. Molte paia di pori su ciascuna placca<br />

ambulacrale sotto i petali. Le aree di pori<br />

non s’espandono mai vicino al peristoma.<br />

Clypeasteroida<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/taxa/pageExtension.jsp?id=584


Chiave per i principali gruppi di Irregolari<br />

1a. Peristoma relativamente ampio, centrale<br />

e circolare con tubercoli boccali. Ambulacri<br />

con semplici paia di pori passanti.<br />

Holectypoida<br />

2a. Placche uguali su tutte le cinque aree<br />

interambulacrali sulla faccia orale.<br />

Neognathostomata – Vai alla 3<br />

1b. Peristoma di solito piccolo e sempre<br />

mancante di tubercoli boccali. Ambulacri con<br />

pedicelli ambulacrali e paia di pori differenziati<br />

(formanti filladi e petali).<br />

Vai alla 2<br />

2b. Area ambulacrale posteriore sulla<br />

superficie orale differenziata in piastrone.<br />

Atelostomata<br />

3a. Singoli paia di pori su ciascuna area<br />

3a. Molte paia di pori in ciascuna placca<br />

ambulacrale al di sotto dei petali. Aree di pori<br />

ambulacrale al di sotto dei petali. Aree a pori<br />

solitamente espanse vicino al peristoma.<br />

mai espanse vicino al peristoma.<br />

Cassiduloida e stem group<br />

Clypeasteroida<br />

Neognathostomata<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/taxa/pageExtension.jsp?id=584 e siti correlati<br />

(trad. M. Gnoli)<br />

Echi. 22


Chiave ai principali gruppi dei Clypeasteroidi<br />

1a. Pori confinati ad una sola fila<br />

adriale. Sphaeridia non inclusi nella<br />

placca.<br />

Togocyamus (tardo «stem-group»<br />

clypeasteroide)<br />

2a. Strutture di attacco dei muscoli<br />

<strong>della</strong> lanterna all’interno <strong>della</strong> teca<br />

adiacenti al peristoma formati da paia<br />

d’auricole ambulacrali (vedi frecce).<br />

Sphaeridia appaiati in ciascun<br />

ambulacro. Clypeasteroida<br />

3a. Aree interambulacrali che terminano<br />

adapicalmente in una singola<br />

placca o in serie di placche.<br />

Laganiformi<br />

1a. Pori disposti come bande attraverso<br />

le placche così come lungo le<br />

suture. Sphaeridia incluse nelle<br />

placche.<br />

Vai alla 2<br />

2b. Struttura di attacco dei muscoli<br />

<strong>della</strong> lanterna singola (fusa), “a<br />

cucchiaio” posto nell’in<strong>terra</strong>dio.<br />

Sphaeridium singolo per ambulacro.<br />

Scutellina (vai a 3)<br />

3b. Le aree interambulacrali restano<br />

biseriali fino all’apice.<br />

Scutelliformi<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/taxa/taxon.jsp?id=732 e siti correlati (trad. M.<br />

Gnoli)<br />

Echi. 23


Holectypoida: biologia e storia<br />

geologica<br />

Gli holectypoidi costituiscono un clade estinto che mostra una mescolanza<br />

di caratteri primitivi e derivati. Essi possiedono una grande e<br />

potente lanterna con denti “a cuneo”, come gli echinidi regolari, ma il<br />

loro periprocto è posto all’esterno del disco apicale come negli echinidi<br />

irregolari. La disposizione dei radioli orali suggerisce che gli holectypoidi<br />

scavavano il sedimento radialmente spostandolo dalla loro parte<br />

inferiore e vivendo probabilmente infossati nel sedimento. La mancanza<br />

di pedicelli respiratorî aborali e l’intreccio piuttosto rado e grossolano<br />

dei radioli indicano, in ogni modo, che devono essere vissuti limitatamente<br />

all’interno di substrati grossolani. Sulla base di queste osservazioni<br />

sembra probabile che i taxa del Giurassico come Holectypus o<br />

Pygaster (figurato sopra) debbano esser vissuti infossati solo per periodi<br />

di tempo limitati, emergendo probabilmente durante la notte, per<br />

alimentarsi allo stesso modo degli echinidi regolari. Un certo numero di<br />

generi più derivati vivevano probabilmente sempre sulla superficie del<br />

sedimento. È possibile che abbiano ricoperto la loro teca di frammenti<br />

clastici prelevati dal fondo come fanno oggi gli echinidi regolari.<br />

Il gruppo comparve nel primo Giurassico e divenne comune ed importante<br />

come membro delle faune d’acqua bassa a partire dal Giurassico<br />

medio. Sviluppò molte linee filetiche specializzate per vivere nei mari<br />

del “chalk” nel tardo Cretaceo, con i rari rappresentanti dei bassi fondali<br />

del Cenomaniano. Si estinsero alla fine del Cretaceo.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/taxa/extraInfo.jsp?id=35<br />

Echi. 23a


Morfologia scheletrica del «dollaro<br />

delle sabbie» e affini<br />

I «dollari delle sabbie» ed i loro parenti (clypeasteroidi, cassiduloidi)<br />

possiedono una teca a simmetria bilaterale composta di 10 doppie file<br />

di placche, cinque interambulacrali (numerate 1-5) e cinque<br />

ambulacrali (numerate I-V). Le placche ambulacrali sono perforate<br />

da un singolo o doppio poro per la fuoriuscita dei pedicelli ambulacrali.<br />

Tutti i cinque ambulacri sono di solito identici e sulla superficie<br />

aborale le paia di pori formano un distinto disegno a petali. La teca<br />

(corona) porta due aperture principali, il peristoma e il periprocto. Il<br />

peristoma ospita la bocca ed è posto nella superficie inferiore, nel<br />

centro o verso il bordo anteriore. Questo è identificabile come il punto<br />

verso il quale convergono tutti i cinque ambulacri; è solitamente piuttosto<br />

piccolo a contorno circolare o pentagonale. In vita una “griglia”<br />

di radioli copre il peristoma. Il periprocto ospita l’apertura anale in<br />

posizione variabile. In alcune specie il periprocto è posto sopra l’ambito<br />

e può essere alloggiato in un distinto canale, il solco anale. In<br />

altre si può aprire su un lato tronco verticale, mentre in molti clypeasteroidi<br />

si pone sulla superficie orale. È sempre circondato da plac-<br />

Echi. 24<br />

1


chette dell’interambulacro 5. All’apice <strong>della</strong> teca, al punto d’origine<br />

delle aree ambulacrali, giace il disco apicale. Questo è composto di un<br />

piccolo numero di placchette, che sono le prime a formarsi nella<br />

metamorfosi. È in quel punto che si aprono le aperture delle gonadi.<br />

La disposizione delle placche del disco apicale forma una parte importante<br />

di caratteri tassonomici. La parte apicale degli ambulacri si sviluppa<br />

variamente in petali, zone specializzate di paia di pori ingranditi<br />

dove fuoriescono i pedicelli respiratorî. La forma ed il relativo sviluppo<br />

dei petali è molto uniforme nel gruppo, sebbene lo schema dettagliato<br />

possa essere importante per una definizione dei vari generi. In<br />

molti gruppi gli ambulacri sono composti di placche semplici. In certi<br />

clypeasteroidi, comunque, i petali possono contenere alternanze di<br />

placche grandi e piccole. È anche importante se i pori ambulacrali dei<br />

petali sono singoli o doppi.<br />

La disposizione dei pori è molto variabile in questo gruppo. Nei cassiduloidi<br />

ci sono bande di pori allargati vicino alla bocca che formano i<br />

fillodi. I fillodi ospitano i pedicelli alimentari, e la loro dettagliata disposizione<br />

costituisce un importante carattere tassonomico. I clypeasteroidi<br />

differiscono dai cassidulidi nell’avere un gran numero di pedicelli<br />

perforanti ciascun’area ambulacrale. I pori associati a questi<br />

pedicelli possono essere regolarmente disposti o irregolarmente<br />

sparsi. La forma delle prime placche interambulacrali che circondano<br />

il peristoma è significativa. In alcuni cassidulidi queste si sviluppano<br />

come rilievi che possono innalzarsi notevolmente come strutture “a<br />

piolo”.<br />

I radioli sono sempre corti, tozzi e di struttura uniforme. Sono sempre<br />

cavi e privi di cortex. I tubercoli sono conseguentemente piccoli,<br />

addensati e spesso leggermente infossati. Esiste una differenza molto<br />

piccola nei radioli e nei tubercoli in confronto agli spatangidi. I<br />

tubercoli sono perforati e crenulati.<br />

Nella maggior parte dei «dollari delle sabbie» ci sono cinque lunghe<br />

depressioni che si irradiano dal peristoma, e questi possono dividersi<br />

molte volte a formare un intricato modello di canali alimentari. Questi<br />

sono tappezzati di pedicelli ambulacrali che sono utilizzati per trasportare<br />

il particellato alimentare alla bocca centrale. Un altra caratteristica<br />

saliente di alcuni “dollari...” è la presenza di perforazioni<br />

passanti allungate definite come lunule.<br />

I «dollari delle sabbie» possiedono una lanterna ed una placca peristomale.<br />

La lanterna è insolitamente molto appiattita e manca dei<br />

compassi. La placca peristomale si compone di un singolo processo<br />

interambulacrale, o un paio di processi ambulacrali. Cassiduloidi non<br />

possiedono da adulti ne lanterna ne placca peristomale, sebbene sia<br />

presente una lanterna nella prima ontogenesi che viene in seguito<br />

riassorbita.<br />

Nei clypeasteroidi le superfici inferiore e superiore del guscio sono<br />

spesso connesse da un’estesa serie di rinforzi e pilastri. Questi sono<br />

solamente elementi strutturali che rinforzano la teca.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/dollars/intro.html<br />

2


Rinforzi interni<br />

Lo scheletro dei «dollari delle sabbie» è rinforzato da una serie<br />

di sostegni, pilastri o coste che corrono fra la superficie superiore<br />

e quella inferiore <strong>della</strong> teca. Il sistema più semplice comprende<br />

10 partizioni parietali interne orientate radialmente che si sviluppano<br />

nella parte periferica del guscio. Questa è la situazione che<br />

si vede nella maggior parte dei fibulariidi. Clypeaster (all’interno<br />

<strong>della</strong> superficie aborale illustrata sotto) possiede una più complessa<br />

rete di barre concentriche che si sviluppano intorno ai sottili<br />

pilastri centrali. È comunque nei piatti «dollari delle sabbie»<br />

(scutellidi) che sviluppano meglio questi tipi di rinforzi. Negli<br />

scutellidi la maggior parte del loro interno è riempita da sostegni<br />

e pilastri e solo la traccia spirale del sistema digerente ne rimane<br />

libera. Il sistema di rinforzo agisce irrobustendo il guscio e permette<br />

ai piatti e sottili «dollari delle sabbie» di approvvigionarsi<br />

di cibo in zone dove le onde potrebbero provocare seri danni alla<br />

teca.<br />

Sopra. Sezione trasversale del dollaro delle sabbie Mellita.<br />

Sotto. Superficie aborale interna di Clypeaster, da Mortensen<br />

(1948) A monograph of the Echinoidea. IV(2). Clypeasteroida. C.<br />

A. Reitzel, Copenhagen.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/dollars/buttressing.html<br />

Echi. 25


Lanterna e placca peristomale<br />

Echi. 26<br />

1


Le più specializzate e modificate lanterne di tutti gli echinidi, si<br />

trovano nei «dollari delle sabbie». Sono composte di quasi tutti<br />

gli elementi degli echinidi regolari (mancano solo i compassi) ma<br />

in confronto a questi sono molto basse e larghe. Le emipiramidi<br />

(H) sono molto schiacciate, deltoidi nella forma e non hanno<br />

foramen magnum. I denti (T) in sezione trasversale sono fatti a<br />

losanga e fortemente inclinati. Le epifisi e le rotule ridotte a<br />

piccoli elementi discoidali, sono molto nascoste alla vista fra le<br />

emipiramidi (nella posizione indicata (R/E).<br />

La placca peristomale segna il punto d’ancoraggio dei muscoli<br />

<strong>della</strong> lanterna. Nei clypeasteroidi consiste in un anello di tozze<br />

proiezioni. Queste, nelle Scutellina (figura sopra - G), sorgono<br />

dalle singole placche interambulacrali, ma nelle Clypeasterina<br />

sono delle strutture ambulacrali appaiate. I Cassiduloidi mancano<br />

di lanterna, ed in questo modo non hanno placca peristomale<br />

da adulti.<br />

La lanterna non può fuoriuscire dalla bocca ed è solo impiegata<br />

per afferrare e sminuzzare il materiale preso attraverso il peristoma.<br />

Poiché non è mai espulsa l’animale non necessita di sacche<br />

faringee o tacche boccali.<br />

La lanterna illustrata è quella di Laganum ed è figurata dall’alto<br />

(vista interna) e di lato.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/dollars/disc.html<br />

2


Lunule<br />

Echi. 27<br />

Una delle caratteristiche più salienti di molti «dollari delle sabbie» è la<br />

presenza di fessure allungate che attraversano completamente la teca,<br />

chiamate lunule. Queste possono svilupparsi in una o due posizioni, lungo<br />

la linea mediana degli ambulacri, o lungo la parte mediana dell’interambulacro<br />

posteriore tra peristoma e periprocto (lunula anale). Le lunule<br />

ambulacrali si possono formare sia per riassorbimento dello scheletro nei<br />

primi stadi di crescita, sia come intaccature marginali che rimangono incluse<br />

nel processo di crescita. La lunula anale si forma sempre per riassorbimento.<br />

La funzione delle lunule è doppia. Principalmente agiscono come<br />

canali di drenaggio <strong>della</strong> pressione, impedendo che l’animale fuoriesca dal<br />

sedimento per l’azione delle onde. Test idrodinamici hanno mostrato che<br />

“dollari” con lunule possono vivere in siti con un alto tasso d’idrodinamismo.<br />

Secondariamente agiscono come un setaccio grossolano del sedimento<br />

sovrastante per il suo particellato organico. I pedicelli ambulacrali<br />

(pa) si estendono all’interno <strong>della</strong> lunula e catturano il particellato alimentare<br />

più grosso che passa attraverso l’apertura, mentre le correnti<br />

generate dalle ciglia convogliano le particelle più piccole nei solchi alimentari<br />

(sa) che bordano l’apertura. Le lunule quindi sono anche impiegate<br />

per una più efficiente raccolta del particellato alimentare.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/dollars/lunules.html


Canali alimentari Echi. 28<br />

Molti «dollari delle sabbie» possiedono solchi appiattiti che s’irradiano<br />

dalla bocca. Questi prendono il nome di canali alimentari (fg) e,<br />

come dice il nome, la loro funzione principale è il trasporto del particellato<br />

alimentare alla bocca. Di solito sono più larghi verso la periferia<br />

e diventano gradualmente più sottili verso la parte centrale. In<br />

questo modo i canali alimentari formano un esteso intreccio sulla<br />

superficie orale <strong>della</strong> teca. Nei «dollari delle sabbie» i canali alimentari<br />

passano sempre in prossimità delle aperture delle lunule. Lo<br />

schema dettagliato delle ramificazioni dei canali alimentari<br />

costituisce un importante carattere sistematico.<br />

I canali alimentari sono tappezzati di mozzi pedicelli e trasportano le<br />

particelle di cibo in due modi. Primo le particelle alimentari sono<br />

spinte verso la bocca lungo le correnti ciliari. In alternativa, le particelle<br />

fini possono essere catturate dai tozzi pedicelli e convogliate<br />

verso la bocca inglobate nel muco pedicellare che scorre lungo il pavimento.<br />

In questo modo i canali alimentari agiscono come nastri<br />

trasportatori del fine particellato organico che cade sulle parti periferiche<br />

<strong>della</strong> teca o catturato dai pedicelli.<br />

Dendraster, l’unico «dollaro delle sabbie» conosciuto come sospensivoro,<br />

elevandosi dal sedimento, è insolito nell’avere i canali alimentari<br />

che si estendono nella superficie aborale, e può così catturare le<br />

particelle di cibo da entrambe le superfici <strong>della</strong> teca.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/dollars/grooves.html


Pedicelli - «dollaro»<br />

I «dollari delle sabbie» possiedono un’unica disposizione dei<br />

pedicelli e dei pori ambulacrali. Mentre gli altri echinidi possiedono<br />

un solo pedicello che sorge da ciascuna placca ambulacrale,<br />

nei «dollari…» ci sono decine o centinaia di pedicelli per<br />

placca. Questi sono molto piccoli e terminano in un disco succhiante<br />

appiccicaticcio. Non possiedono internamente delle ampolle<br />

individuali ma emergono direttamente dalle ramificazioni<br />

laterali del sistema acquifero radiale. La loro funzione principale<br />

è quella di raccogliere il cibo e la loro minuta dimensione<br />

permette una specializzazione nella cattura delle piccole particelle<br />

alimentari che aderiscono ai granuli di sabbia. Ci sono<br />

anche dei pedicelli a forma di foglia sulla superficie aborale<br />

specializzati per gli scambi gassosi, come negli altri echinidi irregolari.<br />

Questi emergono da delle paia di pori “a fessura” che<br />

formano i petali aborali. La fotografia sopra riportata mostra in<br />

dettaglio le spine (sp) e pedicelli (tf) del «dollaro delle sabbie»<br />

Encope. Tutti i pedicelli visibili appartengono ad una sola placca<br />

ambulacrale.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/dollars/tubefeet.html<br />

Echi. 29


Disco apicale e Petali<br />

Il disco apicale si trova alla sommità del guscio nel punto dove si originano<br />

i petali. In quasi tutti i “dollari” viventi ed I loro parenti, il disco si<br />

compone di una singola e larga placca centrale che rappresenta la placca<br />

genitale 2, conosciuta anche come placca madreporica (madreporite).<br />

Questa è densamente perforata da minuti pori, che rappresentano le aperture<br />

del sistema vascolare acquifero, ed è anche perforata da cinque gonopori,<br />

posti in<strong>terra</strong>dialmente alla sommità delle aree ambulacrali. I gonopori<br />

costituiscono il passaggio dei prodotti genitali (uova e sperma)<br />

rilasciati nell’acqua. Una piccola placca oculare è posta alla sommità di<br />

ciascun ambulacro adiacente alla placca genitale 2, inoltre possiede una<br />

perforazione più piccola. La parte superiore del sistema acquifero radiale<br />

esce qui a formare il pedicello ambulacrale terminale. Il disco così fatto,<br />

con una sola placca genitale, è detto monobasale.<br />

In pochi cassidulidi ed in molti taxa fossili, il disco apicale è composto di<br />

quattro placche genitali, non una. In questi casi c’é un singolo gonoporo<br />

per ciascuna placca genitale. In ogni caso, la placca genitale 2 rimane la<br />

più larga. Questo disco prende il nome di tetrabasale.<br />

I petali sono delimitati da file allungate di paia di pori che in vita cono<br />

associati a peduncoli a forma di foglia specializzati per gli scambi gassosi.<br />

Nel “dollaro delle sabbie”, possono essere diritti o piegati, come sopra,<br />

e possono terminare gradualmente, con le paia di pori che diminuiscono<br />

di dimensione e crescono in spaziatura verso l’ambito, o improvvisamente<br />

(come sopra).<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/morphology/dollars/disc.html<br />

Echi. 30


Classificazione delle scutellomorfe<br />

Echi. 31<br />

Nella sua monografia, Mortensen (1948) incluse semplicemente tutte le scutelliformi<br />

in una sola famiglia, le Scutellidae. Durham (1955) incominciò il<br />

processo di classificazione di questo grande clade e stabilì numerose famiglie.<br />

Egli, comunque, non assegnò un ordine gerarchico per le dieci famiglie<br />

che propose, conseguentemente non fu proposta una classificazione formale.<br />

La più completa trattazione sistematica di questo gruppo rimase non pubblicata<br />

(Mooi, tesi di dottorato non pubblicata).<br />

Considerando le forme viventi, queste sembrano appartenere a due gruppi<br />

principali, le Echinarachnidae, caratterizzate dall’avere i canali alimentari che<br />

formano un tronco principale sulle prime placche ambulacrali dove si trova il<br />

sistema vascolare acquifero, e le forme restanti, che hanno i canali alimentari<br />

che si biforcano al termine del circolo basicoronale con i pedicelli ambulacrali<br />

ed i canali alimentari che si espandono attraversando le aree ambulacrali.<br />

Questi clade sorelle sono qui considerate a livello di superfamiglie: Echinarachnidea<br />

e Scutellidea.<br />

Scutellidea può essere ulteriormente divisa in un certo numero di famiglie<br />

delle quali Mellitidae e Astriclypeidae sono taxa sorelle, unite dall’avere un<br />

sistema interno di microcanali, radioli e tubercoli sulla superficie orale, chiaramente<br />

diversi in aree di approvvigionamento alimentare e locomotoria;<br />

inoltre mostrano l’apertura del periprocto nella prima placca interambulacrale<br />

basicoronale. Le Mellitidae costituiscono il gruppo più derivato possedendo<br />

una lunula anale. Sebbene entrambe i clade possiedano tacche ambulacrali o<br />

lunule, queste sono veramente fatte in modo diverso, come notato da Seilacher<br />

(1979) e sono presumibilmente corrispondenti per evoluzione convergente<br />

o parallela.<br />

Il gruppo sorella vivente delle Mellitidae più Astriclypeidae e costituito dalle<br />

Dendrasteridae, un gruppo di «dollari delle sabbie» mancante di lunule e con<br />

un sistema meno sviluppato di rinforzi interni con canali in<strong>terra</strong>diali a forma<br />

di “V” e un più aperto intreccio radiale nelle aree ambulacrali. Le Dendrasteridae<br />

hanno il periprocto molto marginale che si apre delle placche posteriori<br />

alla prima placca post-basicoronale. Principali ramificazioni dei canali alimentari<br />

che si estendono nel centro delle file interambulacrali verso la periferia.<br />

La posizione dei taxa fossili rimane problematica, ma le Protoscutellidae, col<br />

loro semplice canale alimentare che si biforca solo dopo il secondo o terzo<br />

paio di placche ambulacrali, si pone tra le Echinarachnidea e Scutellidea. Essi<br />

non possono, in ogni modo, essere i diretti progenitori delle Scutellidea, possedendo<br />

cinque gonopori, una condizione derivata. Iheringiella è a volte insolita<br />

per avere i canali alimentari che si biforcano alla fine del secondo paio di<br />

ambulacri. Le diramazioni del tronco principale formano dei tratti rilevati sulla<br />

teca piuttosto che dei solchi, come nelle Echinarachniidae.<br />

Durham (1955) riconobbe che le Scutellidae contengono una mescolanza di<br />

1


forme primitive estinte, ma Scutella e Parascutella mostrano dei rinforzi interni<br />

ed una disposizione dei canali alimentari delle Dendrasteridae, ma conservano<br />

una condizione primitiva possedendo aree ambulacrali continue.<br />

Abertella ed il suo strettissimo parente Parmulechinus, formano un gruppo<br />

sorella del clade (Astriclypeidae+Mellitidae), possedendo il denso reticolato<br />

interno di quel clade, ma l’apertura del periprocto in una placca interambulacrale<br />

più arretrata ed una forte differenzia nelle tubercolazioni orali.<br />

Le monophorasteride rappresentano un altro clade completamente estinto.<br />

Queste possiedono una lunula anale e di solito sono considerate come un<br />

«gruppo sorella» delle mellitide. Inoltre, similmente a quest’ultime, il loro<br />

periprocto giace associato al primo paio di placche basicoronali interambulacrali.<br />

Contro questo, in ogni modo, esse possiedono aree intrerambulacrali<br />

molti sottili e né pori accessori né canali alimentari che si estendono attraverso<br />

le aree ambulacrali.<br />

Scutaster possiede lunule “a festoni”, come le Mellitidae, ma manca d’una<br />

lunula anale ed ha le aree interambulacrali molto sottili. Fino a quando non<br />

sarà ridescritto su materiale migliore, è lasciato come incertae sedis nelle<br />

Scutellidea.<br />

Le scutellimorfe neoteniche costituiscono un grosso problema, essendo molto<br />

difficile distinguerle dalle piccole laganimorfe. Mooi (1990) and Mooi &<br />

Chen (1996) hanno fornito un gran contributo per chiarire la posizione sistematica<br />

di alcune di queste piccole forme. In particolare, la presenza di una<br />

pesante fascia diverticolare fornirebbe un eccellente carattere per separare le<br />

piccole scutellimorfe neoteniche dalle laganimorfe.<br />

La classificazione qui adottata è la seguente (*= estinte):<br />

Infraordine Scutelliformi Haekel, 1896<br />

Famiglia Echinarachniidae Lambert, 1914<br />

*Famiglia Protoscutellidae Durham, 1955<br />

*Genere Iheringiella Berg, 1898<br />

Famiglia Scutellidae Gray, 1825<br />

Famiglia Astriclypeidae Stefanin, 1911<br />

* Famiglia Monophorasteridae Lahille, 1896<br />

Famiglia Mellitidae Stefanini, 1911<br />

La lista e la chiave dettagliata dei generi di Scutelliformi si può trovare in<br />

Mooi (1989).<br />

_______________________________________________________________________________________<br />

Mortensen, T. 1948. A Monograph of the Echinoidea IV.2 Clypeasteroida. C. A. Reitzel,<br />

Copenhagen.<br />

J. W. Durham 1955. Classification of clypeasteroid echinoids. University of California<br />

Publications in Geological Sciences 31(4), 73-198.<br />

2


Mooi, R. 1989. Living and fossil genera of the Clypeasteroida (Echinoidea:<br />

Echinodermata): an illustrated key and annotated checklist. Smithsonian Contributions<br />

to Zoology 488, 1-51.<br />

Mooi, R. 1990. Progenetic minaturization in the sand dollar Sinaechinocyamus:<br />

implications for clypeasteroid phylogeny. Pp. 137-143 in C. de Ridder et al. (eds)<br />

Echinoderm Research: Proceedings of the Second European Conference on<br />

Echinoderms Rotterdam: A. A. Balkema.<br />

Mooi, R. & Chen, C.-P. 1996. Weight belts, diverticula, and the phylogeny of the sand<br />

dollars. Bulletins of Marine Science 58, 186-195.<br />

Seilacher, A. 1979. Constructional morphology of sand dollars. Paleobiology 5, 191-<br />

221.<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/taxa/extraInfo.jsp?id=28<br />

3


Principali caratteri scheletrici che supportano il cladogramma [taxa attuali in grassetto]:<br />

1. Cresta periradiale sviluppata sulle placche basicoronali; partizioni interne di barre non radiali ed a stella.<br />

2. Tronco dei canali alimentari primari lungo che si triforca o irregolarmente strombato distalmente.<br />

3. Canali alimentari biforcati.<br />

4. Canali alimentari curvi verso l’esterno, con biforcazioni secondarie che sorgono nel lato interno.<br />

5. Canali alimentari che si biforcano due volte dando origine ad un canale sopra il centro di ogni fila di<br />

placche (sistema vascolare acquifero si espande sulle aree interambulacrali). Tronco dei canali alimentari<br />

primari formato da una vera doccia piuttosto che una porzione sollevata di pori densi.<br />

6. Cinque gonopori.<br />

7. Canali alimentari che si biforcano alla fine distale del cerchietto basicoronale.<br />

8. Periprocto a metà strada tra margine e peristoma, che si apre nel primo paio delle placche postbasicoronali<br />

interambulacrali.<br />

9. Interambulacri disgiunti sulla superficie orale, ma prime placche ambulacrali post-basicoronali non<br />

significativamente ingrandite.<br />

10. Canali alimentari che si estendono sopra la superficie aborale attorno la parte posteriore del guscio.<br />

11. Guscio a margini sottili; ampia fessura posteriore e fessure ambulacrali posteriori; rinforzi interni<br />

molto fitti formanti una struttura a nido d’ape.<br />

12. Interambulacri disgiunti sulla superficie orale, con seconde aree ambulacrali ingrandite.<br />

13. Tubercoli sulla faccia orale diversificati in aree locomotorie ed aree per la selezione trofica (corrispondenti<br />

ad una diversificazione funzionale dei radioli); pori accessori assenti (o estremamente radi) sulla<br />

superficie aborale; periprocto che si apre nelle prime placche post-basicoronali interambulacrali.<br />

14. Lunule ambulacrali o fessure di tipo trasversale; canali alimentari primari privi di grossi pori.<br />

15. Periprocto posto in una profonda depressione anale o lunula.<br />

16. Lunula anale completamente formata.<br />

17. Fessure ambulacrali o lunule “a festone”; aree ambulacrali di dimensioni simili a quelle interambulacrali<br />

all’ambito.<br />

4


1a. No lunule a qualsiasi dimensione.<br />

Chiave ai principali gruppi di Scutellidea<br />

Vai alla 5<br />

2a. Lunula anale sempre presente<br />

nell’interambulacro posteriore.<br />

Vai alla 3<br />

3a. Canali acquiferi radiali e pedicelli associati che si<br />

estendono lontani sulle aree ambulacrali; aree<br />

interambulacrali agli ambiti di rado meno del 50%<br />

dell’ampiezza delle aree ambulacrali.<br />

Mellitidae<br />

4a. Lunule o fessure “a festone”; assenti dagli interambulacri<br />

posteriori. Aree interambulacrali all’ambito<br />

solo di ampiezza di circa il 20% di quelle ambulacrali.<br />

Scutasteridae<br />

1b. Aperture o lunule presenti da dimensioni piccole.<br />

Vai alla 2<br />

2b. Lunula anale assente, solo lunule ambulacrali o<br />

aperture.<br />

Vai alla 4<br />

3b. Canali alimentari e pori per I pedicelli confinati alle<br />

aree ambulacrali; Aree interambulacrali che si assottigliano<br />

verso l’ambito, dove sono meno del 20%<br />

dell’ampiezza delle aree interambulacrali.<br />

Monophorasteridae<br />

4b. Lunule o fessure di tipo trasversale; sempre<br />

presenti negli interambulacri posteriori. Aree interambulacrali<br />

all’ambito grandi come quelle ambulacrali.<br />

Astriclypeidae<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/taxa/key.jsp?id=266<br />

Echi. 31a


Infraordine Scutelliformi Haekel,<br />

1896<br />

Diagnosi<br />

Clypeasteroidi con:<br />

• Struttura d’attacco <strong>della</strong> lanterna composta di<br />

muscoli congiunti a cinque “pioli” in<strong>terra</strong>diali<br />

fusi<br />

• Disposizione delle placche interambulacrali<br />

all’apice<br />

Distribuzione primo Eocene all’Attuale; cosmopolita<br />

Da: http://www.nhm.ac.uk/research-curation/projects/echinoid-directory/taxa/taxon.jsp?id=798<br />

Echi. 32


Classe CRINOIDEA<br />

In figura alcune forme di crinoidi attuali (A-D), tutti Articulata.<br />

Come si è visto nel lucido introduttivo al Phylum Echinodermata, i crinoidi<br />

costituiscono una Classe di Pelmatozoi, Subphylum Crinozoa i cui primi rappresentanti<br />

risalgono sicuramente all’Ordoviciano inf. e secondo Simms<br />

(1993) al Cambriano medio (Echmatocrinus del Burgess Shale); e sono ancor<br />

oggi presenti con un numero ridotto di forme, la cui più nota è forse la Comatula,<br />

D (= Antedon). Questa vive nell’ambiente marino libera, senza peduncolo<br />

nelle prime fasi di vita, per passare da adulto ad un modo di vita epipelagico<br />

ancorata a tronchi o rami galleggianti. Altre forme attuali, illustrate sopra, sono:<br />

A - Teliocrinus; B - Isocrinus e C - Ptilocrinus.<br />

Come si vedrà nel capitolo riguardante la tassonomia di questi organismi, i<br />

rappresentanti attuali costituiscono una minima parte delle numerose forme<br />

fossili che sono state descritte (c.a. 6000).<br />

1


Fig. 1 e 2<br />

La morfologia generale di un crinoide provvisto di peduncolo per il suo fissaggio,<br />

come parzialmente illustrato in figura, è formata da un sistema d’ancoraggio,<br />

un peduncolo, un calice o teca formato da un insieme di placche<br />

coronali, disposte secondo due principali modelli, dalle<br />

quali si innalzano le braccia che servono prevalentemente<br />

per la cattura del particellato alimentare per il sostentamento<br />

dell’animale. Si preferisce, in ogni modo, descrivere le<br />

varie parti qui di seguito, con maggior dettaglio.<br />

SISTEMA D’ANCORAGGIO -<br />

Fig. 3<br />

In funzione del modo di vita adottato dall’organismo, il fissaggio dell’animale<br />

può essere al fondo marino, adottando accorgimenti anatomici come quello<br />

mostrato, oppure a particolari “elementi galleggianti”, come nel caso del gen.<br />

pelagico del primo Devoniano Scyphocrinites (Camerata) che pur possedendo<br />

un lungo peduncolo era fissato ad un’unità pneumatica vuota assemblata con<br />

placchette di calcite, conosciuta come “lobolite”. Altre forme sempre pelagiche,<br />

durante il Giurassico, si ancoravano a tronchi galleggianti come mostrano<br />

degli esemplari, di circa 4 m di lunghezza, rinvenuti nel calcare litografico di<br />

Solnhofen in Baviera.<br />

2


PEDUNCOLO -<br />

Questo elemento, come tutte le altre parti di un crinoide, è composto di dischetti<br />

di calcite, circolari o subpoligonali interconnessi fra loro in modo<br />

elastico, in modo da permettere il movimento dell’intera “colonna”. Questi<br />

dischetti detti “entrochi”, sono perforati centralmente creando un “lumen”<br />

centrale lungo tutta la struttura. Questa cavità ospita canali e nervi del celoma<br />

e gli organi assiali, che fra l’altro, sono interessati ai movimenti dell’animale.<br />

In figura i caratteri del peduncolo – A e B, E articoli di forme attuali, i rimanenti mostrano<br />

forme fossili. In D tipi di faccette articolari di varie forme mostranti il foro centrale assiale<br />

(“lumen”); in A e C alcune segmenti “nodali” con incavi articolari per l’inserzione dei cirri.<br />

CALICE o TECA -<br />

Il calice rappresenta la parte principale del crinoide e consiste di un calice<br />

dorsale e tegmen. Il calice o teca è un corpo provvisto di placche a protezione<br />

delle diverse cavità celomatiche e di un sistema vascolare acquifero aperto.<br />

Il calice dorsale è formato di placche poligonali (solitamente pentamere)<br />

lateralmente connesse fra il tegmen ed il peduncolo. Due sono i tipi principali<br />

di calice: il monociclico ed il diciclico. Il calice monociclico si compone di una<br />

sola serie di placche dalle quali si estendono le braccia. Il calice diciclico, come<br />

si può dedurre, si compone di due file di placche sotto quelle che portano<br />

le braccia.<br />

CALICE MONOCICLICO<br />

Questo è il diagramma “esploso” e<br />

svolto di un calice monociclico di<br />

crinoide. Le placche <strong>della</strong> teca<br />

portanti le braccia, possiedono<br />

delle tacche chiamate "faccette<br />

brachiali" dove s’inseriscono le<br />

braccia. Queste placche sono det-<br />

3


te "radiali", la serie di placche più piccole sopra le radiali sono le "orali", e<br />

quelle sotto le "basali". Le placche orali con la serie di placchette triangolari<br />

costituiscono la piramide anale. Le due placche ombreggiate fanno parte di<br />

una serie di placche anali che sostengono la piramide anale, e sono note come<br />

l’«anale X» (ombreggiata chiaro), e la «radiale anale» (ombreggiata scuro).<br />

CALICE DICICLICO<br />

Piramide anale<br />

Questo è il diagramma<br />

“esploso” e svolto<br />

di un calice diciclico.<br />

Le placche che<br />

portano le braccia<br />

presentano delle tacche<br />

chiamate "faccette<br />

brachiali" dalle<br />

quali si estendono le<br />

braccia. Queste placche sono note come "radiali", le placche più piccole sopra<br />

le radiali sono le "orali", e quelle sotto sono le "basali". La fila di placche sul<br />

fondo sono chiamate "infrabasali". Le placche orali con la serie di placchette<br />

triangolari formano la piramide anale. Le tre placche ombreggiate sono parte di<br />

una serie di placche anali sostenenti la piramide anale, e sono note come<br />

l’«anale X» (ombreggiata scuro), e le «radiali anali divise» (le due grigie).<br />

TEGMEN -<br />

Come illustrato nella fig. 2, questo è posto superiormente il calice dorsale e si<br />

compone <strong>della</strong> piramide anale sommitale, circondata da numerose placchette<br />

che proteggono la parte terminale del tubo digerente.<br />

I crinoidi furono e sono animali che si nutrono, come tali necessitano di bocca<br />

ed ano. Come la maggior parte degli echinodermi, i crinoidi possiedono un<br />

tratto digestivo a “senso unico” con una bocca, una sorta di sistema intestinale,<br />

e un ano. Sfortunatamente possiedono bocca ed ano affiancati all’interno<br />

del tegmen; di conseguenza l’apparato digerente ha forma di una “U”.<br />

L’apertura anale è protetta dalla piramide anale, una sporgenza ripiegata che si<br />

protrude dal tegmen. Questo è posto nell’area dorsale <strong>della</strong> teca circondata<br />

dalle braccia per l'alimentazione che si innalzano verso l’alto. La bocca è posta<br />

strategicamente alla base delle braccia che utilizzano i loro solchi ambulacrali<br />

cigliati per trasportare il particellato alimentare raccolto verso il basso all’interno<br />

<strong>della</strong> bocca. Durante questo processo, le placchette di ricoprimento a<br />

protezione del tegmen ed i numerosi pedicelli ambulacrali si estendono verso<br />

l’alto permettendo al cibo d’entrare nella bocca.<br />

4


BRACCIA -<br />

Le braccia dei crinoidi sono delle strutture d’alimentazione specializzate per<br />

catturare il particellato alimentare in sospensione, flottante attorno l’animale.<br />

Esse sono costituite da un insieme di segmentti i brrachi ial li i, posti uno sull’altro a<br />

formante un lungo braccio composto di pinnule, solchi ambulacrali, pedi icel ll li i<br />

ambul lacrral li i e pl lacchetttte di i rri icoprri imentto. (Fig. 4 e 5)<br />

Nell’immagine a sinistra: particolare di un braccio<br />

di crinoide attuale, mostrante il sol s lco al li imenttarre<br />

che si dirama alle pi innul le e dirige il particellato<br />

alimentare, catturato dai pedi icel ll li i, come un<br />

«nastro trasportatore» all’interno <strong>della</strong> bocca.<br />

(Da C. Messing, 1987)<br />

FILOGENESI e TASSONOMIA<br />

I crinoidi la cui teca è costituita da quattro serie di placche (Disparida, Cladida,<br />

e Camerata) compaiono tutti nel primo Ordoviciano; i Flexibilia nell’Ordoviciano<br />

medio, e gli Articulata si<br />

evolsero nel primo Mesozoico.<br />

Camerati, disparidi,<br />

flessibili, e cladidi si estinsero<br />

alla fine dell’era Paleozoica,<br />

circa 225 milioni<br />

d’anni fa. Gli Articulata sono<br />

gli unici crinoidi post-<br />

Paleozoico. La loro evoluzione<br />

è da mettere in relazione<br />

all’estinzione di massa<br />

del Permo-Triassico o<br />

subito dopo.<br />

5


Le principali tappe evolutive nella suddetta filogenesi dei crinoidi riguardano<br />

(vedi l’albero filogenetico di figura): i Crinoidi divergono dagli echinodermi<br />

rombiferidi per (1) la mancanza di rombi porali, gonoporo e brachiole biseriali;<br />

lo sviluppo di vere braccia con estensione degli ambulacri; lo spostamento<br />

dell’ano al tegmen; l’aggiunta di placche anali e una migliore simmetria pentamera.<br />

I crinoidi primitivi che ne risultarono furono forme con un calice a quattro<br />

serie di placche, che costituirono un “gruppo base” a bassa diversità<br />

(Ausich, 1998). Da questa costruzione del calice a quattro serie di placche, si<br />

generarono i Disparida per perdita <strong>della</strong> serie di placche basali (2). La linea<br />

filetica dei Cladida, si generò per la perdita <strong>della</strong> serie di “placche superiori” (3)<br />

e dette luogo all’inizio tre nuove linee filetiche di gran successo: i Camerata (4)<br />

con brachiali e in<strong>terra</strong>diali fisse incluse nel calice, disposizione delle placche<br />

posteriori simmetriche e sutura delle placche rigida; i Flexibilia (5) con la<br />

bocca esposta sul tegmen e sutura delle placche allentata e gli Articulata (6)<br />

per la perdita <strong>della</strong> placca anale ed un sistema endoneurale incluso nelle placche<br />

del calice. Il carattere monofiletico <strong>della</strong> sottoclasse Articulata è stato dedotto<br />

e sostenuto da Simms & Sevastopulo (1993).<br />

SISTEMATICA dei CRINOIDI<br />

I Crinoidi, con più di 6000 specie descritte, hanno costituito il gruppo dominante<br />

degli echinodermi nel Paleozoico. Ora il gruppo è rappresentato da sole<br />

600 specie. Questo esiguo numero di rappresentanti viventi complica il lavoro<br />

di ricostruire la filogenesi dei crinoidi. Il taxon Crinoidea fu stabilito nel 1821 da<br />

J.S. Miller ponendo tutti i crinoidi peduncolati fuori dal gruppo degli Stellaroidea<br />

(stelle di mare). I passi successivi per risolvere la storia dei crinoidi si<br />

basarono tutti sulla disposizione delle placche <strong>della</strong> teca nei confronti <strong>della</strong><br />

posizione delle braccia. Tradizionalmente, le placche <strong>della</strong> teca furono descritte<br />

sia come monocicliche sia come dicicliche, con la prima serie portante le<br />

braccia come “orali”, la serie immediatamente sottostante come “radiali” e sotto<br />

ancora le “basali”. Per la disposizione diciclica, la serie più bassa è costituita<br />

dalle “infrabasali”. La nuova interpretazione di Simms (1993) sull’omologia<br />

delle placche coronali dei crinoidi, che si basa sui loro rapporti rispetto al peduncolo<br />

e non rispetto alle braccia, è sostenuta dall’ontogenesi e dalla posizione<br />

delle altre placche nella teca. Conseguentemente gli alberi filogenetici<br />

proposti sono questi:<br />

6


Articulata (Triassico inf. - Attuale)<br />

Tutti i crinoidi viventi sono degli Articulata, originatisi nel Triassico, costituiscono<br />

i soli crinoidi apparsi dopo il Paleozoico. La maggior parte è monociclica<br />

avendo perso una serie di placche coronali. Tradizionalmente si assume<br />

che quelle perse siano le infrabasali, ma secondo Simms qualsiasi fra le serie<br />

delle basali o infrabasali potrebbe essere stato abbandonato. Basandosi sui<br />

cambiamenti nell’orientazione fra le braccia ed il peduncolo Simms dimostra<br />

che la più probabile fra le serie di placche persa sia quella delle radiali, e non<br />

quella delle infrabasali. Questa interpretazione suggerisce che gli Articulata,<br />

fra i Cladida, Flexibilia e Cyathocrina sono tutti derivati dal gruppo d’Aethocrinus<br />

per la perdita di una delle serie di placche <strong>della</strong> teca.<br />

1 3<br />

2<br />

Immagini di alcuni Articulata: 1) Antedon medi<strong>terra</strong>nea (Attuale); 2) Saccocoma pe-<br />

ctinata (Giurassico, Holtzmaden); 3) Pentacrinites (Giurassico, Europa)<br />

Flexibilia (Ordoviciano medio - Permiano sup.)<br />

Questi crinoidi fanno parte dei cosiddetti "Cladidi", compaiono nell’Ordoviciano<br />

e come la maggior parte degli altri crinoidi non sopravissero all’estinzione<br />

Permo-Trias. Morfologicamente i Flexibilia presentano un calice diciclico conico<br />

con placche articolari allentate; braccia uniseriali senza pinnule; un tegmen<br />

flessibile con molte piccole placche ed un peduncolo circolare privo di cirri.<br />

7


Nell’immagine a destra, il<br />

classico rappresentante dei<br />

Flexibilia: il gen. Taxocrinus<br />

Camerata (Ord. inf. - Permiano sup.)<br />

I Camerati costituiscono un gran gruppo di crinoidi Paleozoici rientrante nel<br />

clade Disparida che comprende circa 210 generi. Si sono originati nel primo<br />

Ordoviciano e si estinsero dopo l’estinzione di massa del Permo-Triassico.<br />

Possiedono un calice sia monociclico sia diciclico. I Camerata sono caratterizzati<br />

dall’avere molte placche formanti il calice, da un tegmen dove le<br />

grosse placche si dispongono rigidamente, brachiali ed interbrachiali fisse;<br />

dalla mancanza d’idroporo (nelle placche orali) e di braccia con pinnule.<br />

Nella fig. a destra, due dei<br />

generi più rappresentativi<br />

<strong>della</strong> sottoclasse:<br />

Paradichtocrinus (Permiano<br />

inf., U.S.A.) e tegmen;<br />

Scyphocrinites (Devoniano<br />

inf., Gondwana) col suo<br />

organo d’ancoraggio e/o<br />

galleggiamento (lobolite).<br />

Aethocrinus<br />

Si è discusso su quello che fosse il crinoide più antico; alcuni sostengono che<br />

Echmatocrinus del Cambiano medio del Burgess Shale rappresenti il crinoide<br />

più vecchio, mentre altri discutono le affinità coi crinoidi d’Echmatocrinus e<br />

considerano come tale Aethocrinus dell’Ordoviciano inferiore. Simms (1993)<br />

considera Aethocrinus come il più antico gruppo di crinoidi e suggerisce che<br />

rappresenti il «sister group» di tutti gli altri. Simms afferma ciò sull’evidenza<br />

suggerita dall’organizzazione delle placche in quattro serie sia primitiva, che<br />

8


Aethocrinus appaia molto prima nella documentazione fossile, e che possieda<br />

altre caratteristiche primitive.<br />

Cyathocrinina<br />

I Cyathocrinina sono caratterizzati dall’avere calice diciclico ed una placca radiale<br />

anale molto simile a quella dei rimanenti Cladidi. La caratteristica più diagnostica<br />

dei primi Cyathocrinina è la presenza di una fenditura endotecale nelle<br />

placche del calice, la fenditura endotecale, in ogni modo, è stata persa nella<br />

maggior parte delle forme più<br />

recenti. In figura: Cyathocrinites<br />

Perittocrinidae<br />

I Perittocrinidi rappresentano un<br />

gruppo a calice monociclico che<br />

prese origine nel primo Ordoviciano. Questi sono gli unici, fra i disparidi, ad<br />

avere una fenditura endotecale nelle placche del calice. L’analisi filogenetica<br />

dei Perittocrinidi di Simms suggerisce che questi rappresentino il «sister<br />

group» primitivo dei taxa Hybocrinida e Disparida.<br />

Hybocrinida<br />

Gli Hybocrinida fanno parte del clade dei Disparida e morfologicamente un<br />

gruppo disparide. Sono stratigraficamente esclusivi dell’Ordoviciano-Siluriano<br />

inferiore. Possiedono calice monociclico, una placca aggiuntiva adiacente alla<br />

placca anale e peduncolo circolare.<br />

Disparida<br />

Nell’analisi filogenetica dei Disparida, Simms impiega il termine “Disparidi” per<br />

riferirsi al clade che include Camerata, Perittocrinidae, Hybocrinida e Disparida.<br />

Una descrizione del taxon Disparida sembra mancare, è più probabile l’uso<br />

del taxon Cladida. [Vedi il primo dei due “alberi” figurati (da Ausich, W. I., 1999)]<br />

In figura: A e B rappresentazione<br />

schematica di calice diciclico A) e<br />

monociclico B) presentati secondo<br />

l’omologia tradizionale delle placche;<br />

in C) secondo l’omologia delle placche<br />

rivista (Simms, 1993), dove la serie di<br />

placche <strong>della</strong> teca perdute sarebbero<br />

le “radiali”. Le figure mostrano il<br />

calice in veduta peduncolare)<br />

9


Si riportano di seguito alcune pagine che illustrano crinoidi pelagici fossili provenienti dal<br />

Marocco e dalla Cina<br />

Si estinguono i crinoidi pelagici<br />

Procedendo nell’illustrazione <strong>della</strong> mostra, all’altezza <strong>della</strong> galleria dei fossili al di<br />

sopra di tutte le innumerevoli forme mostrate si è aggiunta una vetrina di nuovo<br />

allestimento dove si possono vedere i crinoidi pelagici (immagine sotto).<br />

Le due lastre a crinoidi più grandi rappresentano le più belle e più preziose che sono<br />

mostrate nel museo. La grande lastra proveniente dal Marocco è stata sovvenzionata<br />

dalla libera associazione di condiscendenza del Museo, i pezzi rimanenti sono un<br />

dono degli Amici del Museo di Storia Naturale.<br />

I “Gigli di mare” non sono piante, ma una classe d’animali Pelmatozoi di un ceppo al<br />

quale appartengono anche i ricci e le stelle marine, gli <strong>Echinodermi</strong>. Essi catturano le<br />

microscopiche particelle di cibo, flottante nel mare, con le braccia che si estroflettono<br />

dai loro calici. I crinoidi sono noti nella Storia <strong>della</strong> <strong>terra</strong> per 500 milioni d’anni ed esistono<br />

tuttora sotto la forma di “comatule” libere natanti, che sono ben conosciute in<br />

prossimità delle barriere coralline. In passato la maggior parte dei crinoidi era ancorata<br />

al fondo del mare con un peduncolo. Queste forme si trovano oggi solo nei mari più<br />

profondi.<br />

Crinoidi galleggianti dal Marocco:<br />

10


I crinoidi più grossi e più belli non vivevano ancorati ai fondali ma abitavano i mari<br />

aperti. Un gruppo costituito dagli Scyphocrinites fu rigoglioso nel passato geologico,<br />

circa 410 milioni d’anni fa. I ritrovamenti più belli provengono dal Marocco. Infatti, i nativi<br />

costituiscono probabilmente i visitatori più diffusi delle oasi dei fiumi sud-orientali<br />

del Tafilalat ben noto con Erfoud. Le lastre con i crinoidi sono qui raccolte dai nativi<br />

dal duro suolo desertico, nel quale scavano profonde e lunghe gallerie con un laborioso<br />

lavoro manuale per trovarle. Le lastre rotte devono essere unite e preparate per<br />

raggiungere il loro indiscutibile splendore (fotografia sopra). Fra le corone ed i calici ci<br />

sono dei corpi fatti a sfera del diametro di 10 cm o più. Questi “palloncini”, detti<br />

Loboliti, sono mostrati nella vetrina sottostante (immagine sotto a sinistra). La ricostruzione<br />

mostra il lobolite galleggiante riempito di gas, dal quale pende il peduncolo<br />

al quale è connesso il calice (immagine destra in basso). I crinoidi galleggianti del<br />

Marocco appartengono all’evoluzione più strana dei crinoidi in senso assoluto.<br />

Quanto potesse galleggiare un simile ancoraggio, è ancora oggetto di ricerca.<br />

Il secondo gruppo di crinoidi pelagici è costituito da forme che si ancoravano a legni<br />

flottanti. Già da molto tempo sono noti nell’area dei resti lignei vicino a Stoccarda, dove<br />

si trovano su lastre di scisto nero. Si possono vedere nelle nuove lastre <strong>della</strong> vetrina<br />

dei crinoidi (Traumatocrinus caudex) del Mesozoico (circa 220 milioni d’anni fa) <strong>della</strong><br />

Cina meridionale. Una grande lastra ne mostra due completi con le parti superiori<br />

perfettamente conservate (immagine in basso a sinistra). La parte con i peduncoli (mostrata<br />

a fianco), è la prova del modo di vivere perforando il legno. Oggi non ci sono<br />

più crinoidi che adottano questo sistema di vita, probabilmente perché i legno così<br />

perforato, dopo un tempo relativamente corto, affonderebbe sul fondo, dove i grandi<br />

“gigli di mare” non potrebbero vivere.<br />

11


Contattare: Dr. Hans Hess, libero collaboratore del Museo<br />

12


Da: http://www.nmb.bs.ch/NaturmuseumBasel/Frameset1/Frameset.html<br />

E-mail: hans.hess@bluewin.ch<br />

Bibliografia telematica dei vari capitoli<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/feed_arms.html<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/calyx.html<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/stem.html<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/tegmen.html<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/tegmen.html<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/cup.html<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/gut.html<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/stem_lumen.html<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/tegmen.html<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/feed_arms.html<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/circum_ring.html<br />

Tutti sono inclusi nel sito:<br />

http://www.ucmp.berkeley.edu/echinodermata/<br />

13


1) Quando appaiono i primi echinodermi?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ<br />

Permiano inferiore<br />

ڤ<br />

Cambriano inferiore<br />

ڤ<br />

Carbonifero superiore<br />

ڤ<br />

Giurassico<br />

<strong>Echinodermi</strong> Quiz<br />

2) A quale gruppo principale appartengono i crinoidi?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ<br />

<strong>Echinodermi</strong><br />

ڤ<br />

Molluschi<br />

ڤ<br />

Cnidari<br />

ڤ<br />

Artropodi<br />

3) Quale è una caratteristica comune a tutti i gruppi degli echinodermi?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ<br />

Presenza di una teca<br />

ڤ<br />

Il sistema vascolare acquifero<br />

ڤ<br />

La presenza dei radioli<br />

ڤ<br />

Avere le braccia<br />

4) Quale di queste non costituisce una forma d’echinide?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ<br />

Emisferica<br />

ڤ<br />

Triangolare<br />

ڤ<br />

Discoidale<br />

ڤ<br />

Sferoidale<br />

5) Qual è la ragione principale dei pedicelli ambulacrali<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ<br />

Per protezione<br />

ڤ<br />

Per dormire, riposare<br />

ڤ<br />

Per il movimento<br />

ڤ<br />

Per mangiare<br />

6) Quale potrebbe essere il modo di vita più confacente ad un “dollaro delle sabbie”?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ<br />

Infaunale superficiale<br />

ڤ<br />

Libero natante<br />

ڤ<br />

Epifaunale<br />

ڤ<br />

Planctonico<br />

7) Quale caratteristica morfologica è più vantaggiosa ad un crinoide?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ<br />

Un corpo corto<br />

ڤ<br />

Una glabella larga<br />

ڤ<br />

Possedere braccia flessibili<br />

ڤ<br />

Lunghe spine


8) Quale può essere il motivo principale di non poter vivere in acqua salmastra?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ<br />

Possedere le parti scheletriche secrete dal mesoderma<br />

ڤ<br />

Il sistema acquifero regolato da pressione osmotica<br />

ڤ<br />

Possedere peristoma e periprocto molto distanti fra loro<br />

ڤ<br />

Presenza <strong>della</strong> lanterna di Aristotele<br />

9) Quando ebbero il loro massimo periodo di sviluppo i crinoidi?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ<br />

tardo Permiano<br />

ڤ<br />

primo Permiano<br />

ڤ<br />

primo Carbonifero<br />

ڤ<br />

tardo Cretacico<br />

10) Quale è stata la durata temporale degli echinidi irregolari in tempo assoluto?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ<br />

500 milioni d’anni<br />

ڤ<br />

350 milioni d’anni<br />

ڤ<br />

100 milioni d’anni<br />

ڤ<br />

200 milioni d’anni<br />

Ogni risposta esatta = 1 punto, max = 10 punti<br />

Pere vedere le risposte corrette clicca su <strong>Echinodermi</strong> Quiz soluzioni i


<strong>Echinodermi</strong> Quiz Soluzioni<br />

1) Quando appaiono i primi echinodermi?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ Permiano inferiore<br />

ڤ Cambriano inferiore……………………………………………………………………◄<br />

ڤ Carbonifero superiore<br />

ڤ Giurassico<br />

2) A quale gruppo principale appartengono i crinoidi?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ <strong>Echinodermi</strong>……………………………………………………………………………◄<br />

ڤ Molluschi<br />

ڤ Cnidari<br />

ڤ Artropodi<br />

3) Quale è una caratteristica comune a tutti i gruppi degli echinodermi?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ Presenza di una teca<br />

ڤ Il sistema vascolare acquifero…………………………………………………………◄<br />

ڤ La presenza dei radioli<br />

ڤ Avere le braccia<br />

4) Quale di queste non costituisce una forma d’echinide?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ Emisferica<br />

ڤ Triangolare……………………………………………………………………………◄<br />

ڤ Discoidale<br />

ڤ Sferoidale<br />

5) Qual è la ragione principale dei pedicelli ambulacrali<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ Per protezione<br />

ڤ Per dormire, riposare<br />

ڤ Per il movimento……………………………………………………………………◄<br />

ڤ Discoidale<br />

ڤ Per mangiare<br />

6) Quale potrebbe essere il modo di vita più confacente ad un “dollaro delle sabbie”?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ Infaunale superficiale………………………………………………………………◄<br />

ڤ Libero natante<br />

ڤ Epifaunale<br />

ڤ Planctonico<br />

7) Quale caratteristica morfologica è più vantaggiosa ad un crinoide?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ Un corpo corto<br />

ڤ Una glabella larga<br />

ڤ Possedere braccia flessibili…………………………………………………………◄<br />

ڤ Lunghe spine


8) Quale può essere stato il motivo principale di non poter vivere in acqua salmastra?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ Possedere le parti scheletriche secrete dal mesoderma<br />

ڤ Il sistema acquifero regolato da pressione osmotica………………………………◄<br />

ڤ Possedere peristoma e periprocto molto distanti fra loro<br />

ڤ Presenza <strong>della</strong> lanterna di Aristotele<br />

9) Quando ebbero il loro massimo periodo di sviluppo i crinoidi?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ tardo Permiano<br />

ڤ primo Permiano<br />

ڤ primo Carbonifero…………………………………………………………………◄<br />

ڤ tardo Cretacico<br />

10) Quale è stata la durata temporale degli echinidi irregolari in tempo assoluto?<br />

(una sola risposta)<br />

ڤ 500 milioni d’anni<br />

ڤ 350 milioni d’anni<br />

ڤ 100 milioni d’anni<br />

ڤ 200 milioni d’anni……………………………………………………………………◄<br />

Ogni risposta esatta = 1 punto, max = 10 punti

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