Il disastro della Val di Stava - Scienze della terra
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<strong>Il</strong> crollo delle <strong>di</strong>scariche minerarie<br />
<strong>della</strong> <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong>, 19 luglio 1985<br />
Cause e conseguenze<br />
<strong>di</strong> un <strong><strong>di</strong>sastro</strong> annunciato<br />
<strong>di</strong> Giovanni Tosatti
<strong>Il</strong> 19 luglio 1985, alle ore 12 22’ 55”, una <strong><strong>di</strong>sastro</strong>sa<br />
colata <strong>di</strong> fango, originatasi dal crollo improvviso<br />
<strong>di</strong> due <strong>di</strong>scariche minerarie, <strong>di</strong>strusse<br />
completamente il villaggio <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> e <strong>di</strong>verse<br />
abitazioni a Tesero, in <strong>Val</strong> <strong>di</strong> Fiemme (Provincia<br />
<strong>di</strong> Trento), e causò la morte <strong>di</strong> 268 persone.<br />
Quali furono le cause <strong>di</strong> questo <strong><strong>di</strong>sastro</strong> e <strong>di</strong> chi<br />
furono le responsabilità <strong>di</strong> questa terribile <strong>di</strong>struzione?
Ubicazione <strong>della</strong> <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> in<br />
Trentino (stella gialla)
La <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> prima del <strong><strong>di</strong>sastro</strong> del 1985
<strong>di</strong>scariche<br />
miniera<br />
L’alta <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> con le <strong>di</strong>scariche e la miniera <strong>di</strong><br />
fluorite nell’ottobre 1981
<strong>Il</strong> contesto geologico<br />
• <strong>Il</strong> Rio <strong>Stava</strong>, il cui bacino copre un’area <strong>di</strong> circa 21 km 2 , è un affluente <strong>di</strong><br />
destra del Torrente Avisio, la principale asta fluviale <strong>della</strong> <strong>Val</strong> <strong>di</strong> Fassa-<strong>Val</strong><br />
<strong>di</strong> Fiemme. <strong>Il</strong> substrato dell’area in esame è costituito dai porfi<strong>di</strong> quarziferi<br />
del Permiano inferiore (Piattaforma porfirica atesina), con estese coperture<br />
<strong>di</strong> ignimbriti riolitiche e quarzolatitiche, ai quali si sovrappone la formazione<br />
calcareo-evaporitica a Bellerophon del Permiano superiore. Particolarmente<br />
estesi nella <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> sono anche la formazione dolomitica <strong>di</strong> Werfen,<br />
costituita da una successione <strong>di</strong> calcari marnosi, dolomie, argille rosse e<br />
calcari oolitici dello Scitico, e il Calcare <strong>della</strong> Marmolada del La<strong>di</strong>nico. <strong>Il</strong><br />
versante <strong>della</strong> <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> sul quale sorgevano le <strong>di</strong>scariche <strong>della</strong> miniera<br />
<strong>di</strong> Prestavel è prevalentemente mo<strong>della</strong>to su spessi depositi morenici e<br />
fluvioglaciali <strong>di</strong> età würmiana e olocenica.<br />
• <strong>Il</strong> principale elemento strutturale <strong>della</strong> zona è costituito da una lineazione<br />
tettonica ad andamento WSW-ENE che mette a contatto il basamento<br />
vulcanico, nel quale si trovava la miniera, con la formazione <strong>di</strong> Werfen,<br />
sottostante all’area dei bacini.<br />
• Altri sistemi <strong>di</strong> faglie sono presenti nell’alta <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong>, con andamenti<br />
prevalenti N-S e NW-SE. Questi elementi tettonici locali rivestono un importante<br />
significato dal punto <strong>di</strong> vista idrogeologico, mettendo a contatto<br />
formazioni a <strong>di</strong>versa permeabilità, con possibile presenza <strong>di</strong> acquiferi<br />
confinati.
Carta geologica schematica dell’alta <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong><br />
(la stella corrisponde all’ubicazione delle <strong>di</strong>scariche)
Sezioni geologiche ad andamento N-S (a) e W-E (b) attraverso la<br />
<strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong>: sono riconoscibili i porfi<strong>di</strong> quarziferi, la formazione a<br />
Bellerophon, la formazione <strong>di</strong> Werfen, le faglie principali e i depositi<br />
fluvioglaciali su cui sorgevano le <strong>di</strong>scariche. La sezione (b) evidenzia<br />
la continuità fisica tra i depositi fluvioglaciali <strong>della</strong> valle del Rio<br />
Gambis e la <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> che costituiscono un unico acquifero.
Fluorite (Derbyshire, Inghil<strong>terra</strong>)<br />
Fluorite (Mine Center, Ohio, USA)<br />
La fluorite (CaF 2 ) è un minerale che cristallizza nel sistema cubico, ha durezza 4<br />
(scala <strong>di</strong> Mohs) e densità <strong>di</strong> 3,1÷3,3. È frequente in cristalli semplici o geminati; non<br />
è rara in masse compatte anche grossolanamente cristalline. Pura è incolore e perfettamente<br />
trasparente, ma può essere azzurra-blu, verde, gialla, rosa e viola. È<br />
uno dei più <strong>di</strong>ffusi minerali che costituiscono la ganga dei filoni idrotermali metalliferi.<br />
Circa la metà <strong>della</strong> fluorite estratta viene utilizzata nella produzione <strong>di</strong> acido fluoridrico,<br />
utile nell'industria chimica, e come conservante, fissativo e, in passato, come<br />
propellente nelle confezioni spray. L'altra metà viene utilizzata <strong>di</strong>rettamente<br />
come fondente nell'industria siderurgica; una restante piccola percentuale è utilizzata<br />
nel campo <strong>della</strong> ceramica e <strong>della</strong> porcellana, del vetro, del cemento, come<br />
smalto e come componente <strong>di</strong> strumenti ottici <strong>di</strong> precisione.
L’estrazione <strong>della</strong> roccia ricca <strong>di</strong> fluorite<br />
(CaF 2 ) dalla miniera <strong>di</strong> Prestavel
A)<br />
B)<br />
I meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> estrazione <strong>della</strong> fluorite dalla rocce madre: A)<br />
separazione gravimetrica; B) flottazione. <strong>Il</strong> primo metodo<br />
consente l’estrazione <strong>di</strong> fluorite per uso metallurgico<br />
(80%) o ceramico (90-95%); il secondo fluorite per uso<br />
chimico, con almeno il 97% <strong>di</strong> minerale
<strong>Il</strong> principio fisico <strong>della</strong> flottazione<br />
La flottazione è un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> separazione<br />
che si basa sulla proprietà dei materiali ridotti in<br />
polvere finissima <strong>di</strong> aggregarsi o meno all’acqua<br />
a seconda <strong>della</strong> loro composizione, “aiutati” artificialmente<br />
dalla presenza <strong>di</strong> particolari sostanze<br />
chimiche.<br />
Provocando una densa schiuma, con l’aggiunta<br />
<strong>di</strong> idonei emulsionanti ed aria, si fa in modo che<br />
le particelle <strong>di</strong> fluorite rese idrorepellenti si aggreghino<br />
alle bolle <strong>di</strong> schiuma e salgano in superficie<br />
mentre quelle degli sterili, bagnate,<br />
rimangono nel liquido sottostante. La fluorite<br />
risalita in superficie viene poi raschiata meccanicamente<br />
e accumulata in apposite celle.
Particolare del processo <strong>di</strong> macinazione<br />
e flottazione nella miniera <strong>di</strong> Prestavel
Presa d’acqua lungo l’alveo del Torrente <strong>Stava</strong> a<br />
monte <strong>della</strong> miniera per alimentare il processo <strong>di</strong><br />
flottazione (erogazione me<strong>di</strong>a: 65 litri/sec)
Disegno esemplificativo delle due <strong>di</strong>scariche<br />
<strong>della</strong> miniera <strong>di</strong> Prestavel
Schema del funzionamento <strong>di</strong> un idrociclone per sterili<br />
<strong>di</strong> miniera: gli argini autogeni vengono realizzati attraverso<br />
un processo <strong>di</strong> centrifugazione in un ciclone nel quale vengono<br />
immessi i fanghi; da questo viene separata la parte<br />
più grossolana, cioè la sabbia, con cui si realizza l’argine<br />
che delimita il bacino, mentre la frazione più fine, costituita<br />
dai fanghi limosi da decantare, viene scaricata all’interno<br />
del bacino tramite un tubo.
1)<br />
3)<br />
1) Accrescimento autogeno dell’argine tramite idrociclone<br />
2) <strong>Il</strong> metodo “centrale” <strong>di</strong> sopralzo arginale<br />
3) il metodo “a valle”<br />
4) il metodo “a monte”<br />
2)<br />
4)<br />
2)
Profilo degli argini delle <strong>di</strong>scariche<br />
minerarie <strong>di</strong> Prestavel
Schema dei sistemi <strong>di</strong> drenaggio<br />
all’interno degli invasi <strong>di</strong> Prestavel
Inerbimento artificiale<br />
<strong>della</strong> scarpata arginale<br />
Gli argini dei bacini sullo sfondo <strong>di</strong> una<br />
delle prime case a valle delle <strong>di</strong>scariche
La base del bacino<br />
superiore poggiava sui limi<br />
non consolidati del bacino<br />
inferiore<br />
Le <strong>di</strong>scariche <strong>della</strong> miniera <strong>di</strong> fluorite <strong>di</strong> Prestavel in<br />
<strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> nel 1981
Ubicazione delle <strong>di</strong>scariche <strong>della</strong> miniera e<br />
percorso <strong>della</strong> colata <strong>di</strong> fango
miniera<br />
<strong>di</strong>scariche<br />
19 luglio 1985: l’alta <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> poco dopo<br />
il crollo delle <strong>di</strong>scariche minerarie
I resti delle <strong>di</strong>scariche<br />
poco dopo il crollo<br />
Alta <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong>: l’effetto devastante <strong>della</strong> colata <strong>di</strong> fango
<strong>Stava</strong>: il crollo fu accompagnato dal sollevarsi <strong>di</strong> una nube <strong>di</strong><br />
polvere bianca
Alta <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong>: sopraelevazione <strong>della</strong> colata <strong>di</strong> fango
La <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> devastata dal passaggio<br />
<strong>della</strong> colata <strong>di</strong> fango e detriti
I primi soccorsi dopo il <strong><strong>di</strong>sastro</strong>so impatto <strong>della</strong> colata
Un albergo gravemente lesionato
La <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> sepolta da uno<br />
strato <strong>di</strong> fango e <strong>di</strong> detriti
L’alveo del Rio <strong>Stava</strong> presso l’abitato <strong>di</strong> Tesero
Le cifre del <strong><strong>di</strong>sastro</strong> <strong>della</strong> <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong><br />
• La colata <strong>di</strong> fango: 180.000 m 3 <strong>di</strong> acqua e fango<br />
fuoriusciti dagli invasi più quasi 50.000 m 3 provenienti<br />
da erosione del terreno, da <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> manufatti<br />
e dallo sra<strong>di</strong>camento <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> alberi.<br />
• L’area interessata: 435.000 m 2 per una lunghezza<br />
<strong>di</strong> 4,2 km.<br />
• I danni alle cose: 53 case d’abitazione, 3 alberghi,<br />
6 capannoni e 8 ponti completamente <strong>di</strong>strutti; 9<br />
e<strong>di</strong>fici gravemente lesionati; processi erosivi su<br />
un’area complessiva <strong>di</strong> 27.000 m 2 .<br />
• Le vittime: 268 morti, dei quali 28 bambini con<br />
meno <strong>di</strong> 10 anni; 31 ragazzi fra i 10 e i 18 anni; 89<br />
uomini e 120 donne.
La sepoltura delle vittime non identificate<br />
nel cimitero <strong>di</strong> Tesero
<strong>Il</strong> monumento alle vittime nel<br />
cimitero <strong>di</strong> Tesero
La visita <strong>di</strong> Papa Giovanni Paolo II nel luglio 1988
Quali sono state, dunque, le cause che hanno determinato<br />
un tale devastante <strong><strong>di</strong>sastro</strong>?<br />
• In oltre 20 anni d’attività le <strong>di</strong>scariche <strong>della</strong> miniera non furono<br />
mai sottoposte a serie verifiche <strong>di</strong> stabilità da parte delle <strong>di</strong>tte<br />
che le gestivano o a controlli da parte degli Uffici pubblici<br />
preposti alla sicurezza.<br />
• Quando nel 1975 venne finalmente eseguito un controllo<br />
tecnico, risultò che la stabilità del bacino superiore era “al<br />
limite”. Ciò nonostante, la <strong>di</strong>tta che effettuò l’indagine <strong>di</strong>ede<br />
risposte rassicuranti al Comune <strong>di</strong> Tesero e l’accrescimento<br />
dell’argine del bacino superiore continuò, seppure con una<br />
minore pendenza.<br />
• Secondo il parere dei periti nominati dal Tribunale le <strong>di</strong>scariche<br />
crollarono perché mal progettate, mal costruite e mal<br />
gestite senza mai considerare la loro potenziale pericolosità.
Le cause <strong>della</strong> cronica instabilità delle <strong>di</strong>scariche che<br />
poi ha portato al loro crollo sono state le seguenti:<br />
a) La natura del terreno su cui erano state costruite era acquitrinoso<br />
e, in quanto tale, instabile e scadente.<br />
b) Le <strong>di</strong>scariche erano costruite su un versante molto ripido,<br />
con una pendenza me<strong>di</strong>a del 25%.<br />
c) L’argine del bacino superiore era stato costruito con una<br />
pendenza eccessiva (oltre l’80%) e non consentiva né il<br />
drenaggio dell’acqua alla base né la consolidazione dei limi<br />
ivi contenuti.<br />
d) Le tubazioni <strong>di</strong> sfioro delle acque <strong>di</strong> decantazione erano<br />
state collocate in modo errato.<br />
Date queste premesse, le <strong>di</strong>scariche non potevano<br />
non crollare!
<strong>Il</strong> versante dove sorgevano le <strong>di</strong>scariche ha una<br />
pendenza elevata ed è acquitrinoso
Le <strong>di</strong>scariche al momento del crollo<br />
Al momento del crollo l’altezza del bacino inferiore era <strong>di</strong> 25<br />
m, quella del bacino superiore <strong>di</strong> oltre 34 m; insieme, essi<br />
costituivano pertanto un’opera in <strong>terra</strong> alta quasi 60 m.<br />
L’argine del bacino superiore aveva una berma a circa 2/3<br />
dalla sua base – che poggiava in parte sui limi del bacino<br />
inferiore – con pendenza delle scarpate <strong>di</strong> 38°÷39° per la<br />
parte al <strong>di</strong> sotto <strong>della</strong> berma e <strong>di</strong> circa 32° per quella al <strong>di</strong><br />
sopra.<br />
Alle ore 12 22’ 55” l’argine del bacino superiore crollò, determinando<br />
anche il collasso del bacino inferiore.<br />
<strong>Il</strong> crollo avvenne in maniera improvvisa e fu accompagnato da<br />
un forte boato e dal sollevarsi <strong>di</strong> una fitta nuvola <strong>di</strong> polvere.<br />
Esso fu seguito dal rapido propagarsi <strong>di</strong> una colata <strong>di</strong> 180.000<br />
m 3 <strong>di</strong> fanghi semiflui<strong>di</strong> che in breve raggiunse la velocità <strong>di</strong><br />
ben 90 km/h, percorrendo una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 4,2 km fino ad<br />
esaurirsi nell’alveo del Torrente Avisio in <strong>Val</strong> <strong>di</strong> Fiemme.
Le cause scatenanti del crollo (I)<br />
La rapida colata <strong>di</strong> fanghi semiflui<strong>di</strong> che seguì al collasso<br />
delle due <strong>di</strong>scariche può essere spiegata invocando un fenomeno<br />
ben noto in geotecnica: la liquefazione per filtrazione.<br />
Con questo termine si intende la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> resistenza dei terreni<br />
saturi sotto sollecitazioni statiche, in conseguenza delle<br />
quali il terreno raggiunge una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> flui<strong>di</strong>tà pari a<br />
quella <strong>di</strong> una massa viscosa. Ciò avviene solitamente nei depositi<br />
<strong>di</strong> sabbia quando, sotto l’azione <strong>di</strong> forze idro<strong>di</strong>namiche,<br />
la pressione dell’acqua nei pori aumenta progressivamente<br />
fino ad uguagliare la pressione totale <strong>di</strong> confinamento, cioè<br />
quando gli sforzi efficaci – dai quali <strong>di</strong>pende la resistenza al<br />
taglio – si riducono a zero.<br />
I terreni suscettibili <strong>di</strong> liquefazione sono quelli in cui la resistenza<br />
è mobilizzata solo per attrito tra le particelle, cioè i<br />
terreni incoerenti (sabbie e limi).
Fusi granulometrici degli sterili <strong>della</strong> miniera <strong>di</strong> Prestavel
Le cause scatenanti del crollo (II)<br />
La liquefazione avviene pertanto come conseguenza delle<br />
fluttuazioni dei livelli idrici che producono filtrazioni dell’acqua<br />
dal basso verso l’alto. Essa è interpretabile come una forma<br />
<strong>di</strong> instabilità del terreno nei confronti dei fenomeni <strong>di</strong><br />
filtrazione. È pertanto legata al gra<strong>di</strong>ente idraulico e al<br />
superamento <strong>di</strong> un suo valore soglia, detto “gra<strong>di</strong>ente critico”.<br />
Che cosa, allora, ha provocato il crollo dell’argine del<br />
bacino superiore?<br />
a) l’intensa circolazione idrica sot<strong>terra</strong>nea al <strong>di</strong> sotto dei bacini<br />
dovuta ad uno spesso deposito <strong>di</strong> materiali fluvio-glaciali;<br />
b) la conseguente impossibilità <strong>di</strong> drenaggio dei limi degli invasi<br />
con aumento progressivo delle pressioni interstiziali;<br />
c) l’occlusione <strong>di</strong> un tubo <strong>di</strong> scarico dell’acqua nel bacino superiore<br />
nel gennaio 1985 (sei mesi prima del crollo) che fu<br />
malamente riparato senza che ci si rendesse conto <strong>della</strong><br />
situazione critica che andava delineandosi.
Sezione geologica schematica in corrispondenza dei<br />
bacini, con evidenziata la superficie <strong>di</strong> rottura più critica.<br />
Notare lo spesso materasso <strong>di</strong> depositi fluvio-glaciali<br />
saturi d’acqua sui quali sorgevano le <strong>di</strong>scariche e, al <strong>di</strong><br />
sotto, i porfi<strong>di</strong> <strong>della</strong> Piattaforma atesina.
Stazione meteorologica <strong>di</strong> Cavalese (4 km a SW <strong>di</strong><br />
<strong>Stava</strong>): (a) istogramma delle precipitazioni me<strong>di</strong>e<br />
mensili nel periodo 1921-1987; (b) istogramma delle<br />
precipitazioni nel periodo 1° gennaio–19 luglio 1985
L’area su cui sorgevano le <strong>di</strong>scariche e<br />
l’estensione del crollo
I resti <strong>di</strong> un tubo <strong>di</strong> drenaggio delle<br />
acque <strong>di</strong> sfioro dopo il crollo
Le responsabilità (I)<br />
<strong>Il</strong> tragico crollo dei bacini minerari <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> si verificò, dunque, come<br />
estrema conseguenza delle condotte omissive e delle carenze <strong>di</strong><br />
professionalità dei tecnici preposti al controllo <strong>della</strong> stabilità, in<br />
particolare:<br />
• Non vi furono mai controlli adeguati durante la costruzione degli<br />
argini.<br />
• Non fu mai ideato, né tanto meno realizzato, un sistema <strong>di</strong> raccolta<br />
delle acque <strong>di</strong> falda e <strong>di</strong> ruscellamento provenienti dal versante<br />
retrostante ai bacini.<br />
• Si trascurò completamente il ruolo che l’acqua svolge sulle<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stabilità in tutte le <strong>di</strong>ghe in <strong>terra</strong>.<br />
• Sebbene vi fosse ormai un’ampia bibliografia sulla liquefazione<br />
potenziale degli sterili limo-sabbiosi che costituiscono le <strong>di</strong>scariche<br />
minerarie, questa loro attitu<strong>di</strong>ne fu del tutto ignorata.<br />
• Mai si valutò la posizione topografica dei bacini rispetto agli abitati <strong>di</strong><br />
<strong>Stava</strong> e Tesero né le terribili conseguenze che la loro cronica instabilità<br />
avrebbe determinato.
Le responsabilità (II)<br />
L’iter processuale per il <strong><strong>di</strong>sastro</strong> <strong>della</strong> <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> si concluse<br />
nel giugno 1992 con la condanna <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci imputati, colpevoli<br />
dei reati <strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>sastro</strong> colposo e omici<strong>di</strong>o colposo plurimo, cioè:<br />
• I responsabili <strong>della</strong> costruzione e gestione del bacino superiore<br />
che crollò per primo: i <strong>di</strong>rettori <strong>della</strong> miniera e alcuni responsabili<br />
delle società che decisero la costruzione e l’accrescimento<br />
del bacino superiore dal 1969 al 1985.<br />
• I responsabili del Distretto minerario <strong>della</strong> Provincia Autonoma<br />
<strong>di</strong> Trento che non effettuarono mai alcun controllo sulle<br />
<strong>di</strong>scariche <strong>della</strong> miniera <strong>di</strong> Prestavel.<br />
• <strong>Il</strong> danno complessivo fu valutato in oltre 130 milioni <strong>di</strong> euro e<br />
furono condannate al risarcimento: la Monte<strong>di</strong>son, l’Industria<br />
Marmi e Graniti Imeg per conto <strong>della</strong> Fluormine, la Snam-Eni<br />
per conto <strong>della</strong> Solmine, la Prealpi Mineraria e la Provincia<br />
Autonoma <strong>di</strong> Trento.
“Nella vicenda <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> si può ravvisare la preve<strong>di</strong>bilità del<br />
crollo che sarebbe dovuta essere chiara se l’incultura degli<br />
operatori non avesse interagito con l’imperizia, la<br />
negligenza, l’imprudenza, la superficialità, l’ignoranza,<br />
l’assenza <strong>di</strong> consapevolezza, il mancato rispetto delle<br />
norme, le omissioni nei controlli.”<br />
“Se a suo tempo fosse stata spesa una somma <strong>di</strong> denaro e<br />
una fatica pari soltanto a un decimo <strong>di</strong> quanto si è profuso<br />
negli accertamenti tecnici successivi al fatto, probabilmente<br />
il crollo <strong>di</strong> quasi 180.000 m 3 <strong>di</strong> fanghi semiflui<strong>di</strong> non si<br />
sarebbe mai avverato”<br />
[dall’Or<strong>di</strong>nanza del Giu<strong>di</strong>ce istruttore del Tribunale <strong>di</strong> Trento]
Purtroppo il <strong><strong>di</strong>sastro</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> non è stato<br />
l’unico nel suo genere. Molti, troppi crolli <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scariche minerarie sono avvenuti nel<br />
mondo, prima e dopo <strong>Stava</strong> con il loro<br />
carico <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione e <strong>di</strong> morte...
I resti dell’argine <strong>della</strong> <strong>di</strong>scarica per sterili <strong>di</strong> Sgorigrad in<br />
Bulgaria, al servizio <strong>di</strong> una miniera <strong>di</strong> zinco e piombo, che<br />
crollò il 1° maggio 1966 provocando la morte <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong><br />
persone e ingentissimi danni ambientali.
<strong>Il</strong> <strong><strong>di</strong>sastro</strong> <strong>di</strong> Aberfan (Galles) del 21 ottobre 1966: una <strong>di</strong>scarica<br />
<strong>di</strong> detriti provenienti da una miniera <strong>di</strong> carbone crollò riversandosi<br />
sul villaggio sottostante e <strong>di</strong>struggendo 20 abitazioni e una<br />
scuola. 144 persone persero la vita, fra le quali 116 alunni <strong>della</strong><br />
scuola elementare e 5 insegnanti. La causa del <strong><strong>di</strong>sastro</strong> fu<br />
imputata a liquefazione, conseguente alla completa saturazione<br />
dell’accumulo detritico.
<strong>Il</strong> <strong><strong>di</strong>sastro</strong> <strong>di</strong> Buffalo Creek, West Virginia (USA), 26 febbraio<br />
1972. In seguito a piogge torrenziali si verificò la<br />
tracimazione dell’invaso superiore, al servizio <strong>di</strong> una<br />
miniera <strong>di</strong> carbone, che comportò il ce<strong>di</strong>mento dell’argine:<br />
tutte le strutture a valle furono <strong>di</strong>strutte da una colata <strong>di</strong><br />
oltre 500.000 m 3 <strong>di</strong> fango e detriti.
Buffalo Creek: in seguito all’ondata <strong>di</strong> fango generatasi<br />
dal crollo degli invasi <strong>della</strong> miniera <strong>di</strong> carbone, 125<br />
persone persero la vita e oltre 500 abitazioni furono<br />
<strong>di</strong>strutte. Un’intera valle fu devastata e i danni complessivi<br />
ammontarono a circa 50 milioni <strong>di</strong> dollari.
<strong>Il</strong> 25 aprile 1998 l’argine <strong>di</strong> un invaso <strong>della</strong> miniera <strong>di</strong> pirite <strong>di</strong><br />
Aznalcollar in Spagna crollò. Migliaia <strong>di</strong> m 3 <strong>di</strong> sostanze chimiche si<br />
riversarono nella campagna circostante e confluirono in buona parte<br />
nel fiume Gua<strong>di</strong>amar, che scorre nei terreni acquitrinosi del Parco<br />
nazionale <strong>di</strong> Coto Doñana, una delle aree umide più importanti<br />
d’Europa. Migliaia <strong>di</strong> animali selvatici e domestici morirono a causa<br />
<strong>della</strong> contaminazione <strong>di</strong>ffusa e il suolo rimase per lungo tempo<br />
inutilizzabile.
La <strong>di</strong>scarica per sterili <strong>della</strong> miniera <strong>di</strong> rame <strong>di</strong> Cobriza,<br />
presso La Oroya in Perù, che nel <strong>di</strong>cembre 2005 subì uno<br />
smottamento per tracimazione dell’argine, riversando fanghi<br />
tossici nell’ambiente circostante.
Gli sterili <strong>della</strong> miniera <strong>di</strong> Cobriza mentre stanno<br />
tracimando al <strong>di</strong> sopra dell’argine <strong>della</strong> <strong>di</strong>scarica.
Dettaglio <strong>di</strong> un autocarro travolto dalla colata <strong>di</strong> fango <strong>della</strong><br />
<strong>di</strong>scarica mineraria <strong>di</strong> Cobriza.
<strong>Il</strong> <strong><strong>di</strong>sastro</strong> <strong>di</strong> Taoshi nella contea <strong>di</strong> Shanxi (Cina), 8 settembre<br />
2008: lo smottamento <strong>di</strong> un deposito <strong>di</strong> detriti <strong>della</strong> miniera <strong>di</strong> ferro<br />
Tashan, generò una valanga <strong>di</strong> tonnellate <strong>di</strong> scorie, pietre e fango,<br />
alto <strong>di</strong>versi metri su un fronte <strong>di</strong> circa 600 metri. L’incidente causò<br />
oltre 300 morti e ingentissimi danni ambientali.
Uno degli invasi delle <strong>di</strong>scariche minerarie abbandonate<br />
<strong>di</strong> Fenice Capanne (Grosseto) nel<br />
<strong>di</strong>stretto minerario delle Colline Metallifere, da<br />
dove si estraeva pirite, per produrre acido solforico,<br />
ma anche calcopirite, blenda e galena.
Scarico <strong>di</strong> una <strong>di</strong>scarica mineraria <strong>di</strong> Fenice Capanne (GR)<br />
contenente solfuri <strong>di</strong> rame, piombo e zinco altamente tossici<br />
e <strong>di</strong> elevata aci<strong>di</strong>tà: il pH <strong>di</strong> questi flui<strong>di</strong> è 2,5 quando invece<br />
dovrebbe essere circa 7,0!
Invaso <strong>di</strong> miniera abbandonato presso Niccioleta (GR)<br />
apparentemente secco. In realtà, al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> una crosta <strong>di</strong><br />
limo indurito spessa circa 1,5 m, i fanghi <strong>della</strong> <strong>di</strong>scarica non<br />
sono ancora del tutto consolidati dopo decenni <strong>di</strong> inattività.
L’argine <strong>di</strong> un invaso abbandonato a Gavorrano (GR):<br />
notare la forte pendenza del rilevato, innalzato ad un’altezza<br />
<strong>di</strong> oltre 30 m, senza adeguate verifiche <strong>di</strong> stabilità.
Dal 1986 – anno successivo al <strong><strong>di</strong>sastro</strong> <strong>di</strong> <strong>Stava</strong> – ad<br />
oggi ci sono stati nel mondo oltre quaranta crolli <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scariche minerarie che, complessivamente, hanno<br />
causato la morte <strong>di</strong> circa 500 persone e gravissimi<br />
danni socioeconomici e ambientali.<br />
Ciò <strong>di</strong>mostra che rimane ancora molto da fare per<br />
mettere in sicurezza queste strutture e prevenire<br />
definitivamente <strong>di</strong>sastri che possono essere evitati,<br />
perché <strong>di</strong>pendono esclusivamente dalla negligenza,<br />
dalla superficialità e dalla speculazione degli uomini.<br />
L’impegno costante per sensibilizzare le coscienze e<br />
accrescere il livello <strong>di</strong> consapevolezza <strong>di</strong> chi ha<br />
responsabilità costituisce il compito primario <strong>della</strong><br />
Fondazione <strong>Stava</strong> 1985 (Onlus).
<strong>Il</strong> Presidente Ciampi mentre riceve la delegazione<br />
<strong>della</strong> Fondazione <strong>Stava</strong> 1985 al<br />
Quirinale nel settembre 1999
“È importante mantenere viva la memoria <strong>di</strong><br />
quanto è accaduto a <strong>Stava</strong> ed avete fatto bene a<br />
costituire la Fondazione <strong>Stava</strong> 1985 che si pone<br />
come compito la memoria – ma in senso attivo –<br />
per far sì che venga stimolato il richiamo alle<br />
responsabilità <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi. Perché queste<br />
<strong>di</strong>sgrazie, il dramma che <strong>Stava</strong> ha vissuto e gli<br />
altri, <strong>di</strong>pendono essenzialmente dalla superficialità<br />
<strong>di</strong> coloro che hanno responsabilità”<br />
Carlo Azeglio Ciampi<br />
Presidente <strong>della</strong> Repubblica<br />
Roma, 22 settembre 1999
<strong>Il</strong> Centro <strong>di</strong> Documentazione <strong>della</strong> “Fondazione<br />
<strong>Stava</strong> 1985” (Onlus), sito web: www.stava1985.it
<strong>Il</strong> Percorso Ideale <strong>della</strong> Memoria porta ai luoghi che furono<br />
teatro dell’attività mineraria e che ospitarono i bacini <strong>di</strong><br />
decantazione dei fanghi che crollarono il 19 luglio 1985