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ODIO BIANCO

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Erano passati due giorni e l’ispettore Shock non aveva saputo e<br />

scoperto nulla di nuovo. Alla soglia della pensione oramai gestiva i<br />

casi, non lavorava più sul campo. Preferiva mandarci uomini fidati,<br />

giovani e forti. Gli piaceva pensare che fosse una sua scelta, di<br />

avere il ruolo del grande saggio da preservare. Il suo pensiero,<br />

sempre aperto anche all’irrazionale, lo portava in questo caso a<br />

spiegarsi l'assassinio perfino con la vendetta della ragazza di cui la<br />

Wilson scriveva nel diario.<br />

Ad alimentare l’idea di tale soluzione tuttavia non c’era alcun indizio<br />

concreto, questo sembrava proprio un “banale” omicidio,<br />

razionalmente crudele.<br />

Non riusciva però a spiegarsi come qualcuno potesse provare un<br />

odio tale da portare ad una simile pazzia. Sperimentando, aveva a<br />

lungo pensato alle tante persone per le quali provava un forte senso<br />

di repulsione ma per nessuna di esse era riuscito a desiderare una<br />

morte così assurda, rabbiosa.<br />

Eppure ne odiava di gente: dagli infami strozzini al pescivendolo di<br />

fronte casa, dai meschini razzisti intolleranti ai diffusori di ciò che<br />

riteneva una bassa e gretta morale borghese, dai giornalisti alla<br />

spietata ricerca di uno scoop costruito come un castello di sabbia, ai<br />

politici profittatori e disonesti. Spesso poi si chiedeva se non fosse<br />

solo un demagogo e si criticava con altrettanta severità.<br />

C’era tanto putridume al mondo ma nessuno sembrava meritare<br />

quella fine. Anche se, a dire la verità, il pescivendolo se la cercava<br />

proprio.<br />

Aveva tutti gli ingredienti per diventare un “normale” giallo non<br />

risolto ma l’ispettore Shock pareva avere il presentimento che non<br />

sarebbe finita lì.<br />

Assorto in quei pensieri, quasi non s’accorse dello squillo del<br />

telefono; alzò la cornetta appena in tempo prima dell'ultimo squillo:

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