Terra nostra di Espedito Ferrara, Consorzio RES ... - Consorziores.it

SCENA VII
Cola, Lora
Cola
( nella sua disperazione si aggira intorno al campo del grano, desolato. Guarda, quasi
contempla le spighe abbattute )
Povere spighe! Al sole di maggio si sarebbero colmate e inturgidite come mamme allattanti.
Le aspettavano, accivettando, i rosolacci, che già s’invermigliavano qua e là su sulle bocche
aperte, impallidendo alle voglie del vento asciutto come per carezze intense. Fra poco sarebbe
stato tempo di mondarle come capelli di bella donna. Se ne occupava Maristella, la figliola
alacre e paziente come un'ape. Sradicava la malerba, estirpava la veccia, spezzava gli
abbracci soffocanti del vilucchio, che incanta il grano con l'impercettibile suono delle
campanelle, sbarbicava il loglio amaro e insidioso. Per sant'Antonio erano pronti gigli e
spighe.
Allora Riziero, bruno e acceso di sole e di giovinezza, si armava di falce e mieteva a larghe
bracciate le spighe, che si offrivano come per slancio di nozze, liete di cadere sotto la dolcezza
del ferro affilato, lucido, balenante. Io pensavo alla affilatura più e più giorni per rendere il
taglio vivo, sottilissimo. Non mi è mai piaciuto far soffrire le piante. Perché soffrono anch’
esse, io lo so, come soffriamo noi, e non intendiamo da quanto dolore sconosciuto ci arrivano i
cibi sulla mensa. Lora, poi, che ci seguiva devota come ad una processione, ammannellava con
l'amore e la compiacenza di una madre, che agghinda la sua piccina per un giorno di festa. È
la vostra festa la mietitura. Si raccoglievano pane e benedizione, pace e sonno. Pace e sonno...
Avanza nella piccola messe, badando attentamente, quasi scrupolosamente, dove calca il
piede, come se, pestando uno stelo, temesse di recare offesa, sfregio, dolore.
Si curva piegando un ginocchio a terra.
82