Conoscere il Parco Transfrontaliero del Gran Limpopo
Conoscere il Parco Transfrontaliero del Gran Limpopo
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GREAT LIMPOPO TRANSFRONTIER PARK (GLTFP)<br />
E I PARCHI DELLA PACE<br />
Il <strong>Parco</strong> Internazionale <strong>del</strong> <strong>Gran</strong>de <strong>Limpopo</strong> (Great <strong>Limpopo</strong> Transfrontier Park) è un <strong>Parco</strong><br />
<strong>del</strong>la Pace che include<br />
- Il <strong>Parco</strong> nazionale <strong>del</strong> <strong>Limpopo</strong> in Mozambico<br />
- Il <strong>Parco</strong> nazionale <strong>del</strong> Kruger in Sudafrica<br />
- Il <strong>Parco</strong> nazionale <strong>del</strong> Gonarezhou, Manjimji Pan Sanctuary e Malipati Safari Area in<br />
Zimbabwe<br />
- La terra Sengwe, tra <strong>il</strong> Kruger National Park e <strong>il</strong> Gonarezhou National Park<br />
- L’area Makuleke in Sudafrica amministrata dal Kruger National Park<br />
Il parco ospita una variegata biodiversità e numerosi animali selvatici tra i quali: elefanti africani,<br />
rinoceronti bianchi, giraffe, leopardi, leoni, ghepardi, manguste, ant<strong>il</strong>opi e iene<br />
Anthony Edward Rupert, impresario m<strong>il</strong>iardario e uomo d’affari Sudafricano, costituì <strong>il</strong> Gruppo<br />
Rembrandt e fu tra i fondatori <strong>del</strong> WWF (World W<strong>il</strong>dlife Fund). Egli ebbe un ruolo importante nella<br />
creazione dei Parchi Transfrontalieri grazie al suo ruolo di Presidente <strong>del</strong>la Fondazione. Con una<br />
consistente donazione iniziale istituì la Fondazione per i Parchi <strong>del</strong>la Pace (Peace Park Foundation)<br />
nel febbraio <strong>del</strong> 1997 per fac<strong>il</strong>itare e incoraggiare lo sv<strong>il</strong>uppo di aree di conservazione<br />
transfrontaliere TFCA (Transfrontier Conservation Area) in Africa. La Peace Park Foundation<br />
include tra i fondatori anche Nelson Man<strong>del</strong>a e <strong>il</strong> Principe Bernhard di Netherlands.<br />
Per “<strong>Parco</strong> <strong>del</strong>la Pace”, si intende un’area protetta transfrontaliera che racchiude i confini di<br />
diversi stati all’interno <strong>del</strong>la quale qualsiasi confine di tipo politico o fisico viene abolito.<br />
La rimozione <strong>del</strong>le recinzioni che dividono i paesi lungo i confini permette libertà di migrazione agli<br />
animali e alle popolazioni che vivono all’interno <strong>del</strong> parco, mentre all’esterno viene mantenuto un<br />
confine fisico per impedire <strong>il</strong> passaggio di persone non autorizzate fra uno Stato e l’altro.<br />
Queste aree vengono definite Aree di conservazione transfrontaliera (TFCA Transfrontier<br />
Conservation Area).<br />
SPOSTAMENTO FORZATO dei MAKULEKE<br />
In Sudafrica la necessità di conservare <strong>il</strong> patrimonio naturale derivò dalla caccia non regolamentata<br />
degli animali da trofeo praticata dai coloni, ma la strategia adottata per la conservazione <strong>del</strong>la<br />
natura con l’esclusione <strong>del</strong>le popolazioni umane, di fatto colpì principalmente le popolazioni<br />
autoctone che usavano le risorse naturali per sopravvivere.<br />
La caccia da trofeo vedeva prevalentemente coinvolte le comunità di origine europea, mentre le<br />
popolazioni locali venivano impiegate come trackers (tracciatori di animali) e portatori. Tuttavia<br />
furono queste ultime a subire <strong>il</strong> maggior danno, perchè espulse dalle aree incluse nelle riserve che<br />
poi formarono i parchi e spostate in luoghi più aridi e diffic<strong>il</strong>i da sfruttare.<br />
La storia <strong>del</strong> Sudafrica insegna infatti che la conservazione <strong>del</strong>la natura ha talora servito anche<br />
interessi politici, strategici e m<strong>il</strong>itari, a partire dalla creazione <strong>del</strong> Kruger, fino alla sua estensione a<br />
nord, proprio nella zona di Pafuri, nel 1969.<br />
Con l’ufficiale annessione <strong>del</strong>l’area di Pafuri (triangolo di terra sul confine tra le tre nazioni <strong>del</strong><br />
Sudafrica, Mozambico e Zimbabwe) nel 1969 al Kruger National Park le popolazioni Makuleke di<br />
Crook’s Corner vengono spostate oltre i confini <strong>del</strong> parco, in terra Venda.
Gli effetti diretti di questa rimozione forzata sono stati l'allontanamento <strong>del</strong>le popolazioni di<br />
frontiera mentre quelli indiretti hanno incluso la distruzione dei legami socio-economici<br />
transfrontalieri <strong>del</strong>le popolazioni <strong>del</strong>l’area.<br />
La zona di confine di Pafuri, che è <strong>il</strong> centro geografico <strong>del</strong> GLTCA (Great <strong>Limpopo</strong> Transfrontier<br />
Conservation Area) è tuttora l’apice di movimenti migratori verso <strong>il</strong> Sudafrica, e di scambi<br />
informali e <strong>il</strong>legali fra i tre paesi su cui si estende (Sudafrica, Mozambico e Zimbabwe).<br />
La popolazione Makuleke di origine Ndevele originaria di Crook’s Corner si estendeva sia sul<br />
territorio Mozambicano che su quello Sudafricano, ed è stata forzatamente spostata a Sud verso<br />
Punda Maria nel 1969 dal governo Sudafricano, per inglobare la zona di Pafuri dove<br />
risiedevano, al <strong>Parco</strong> Kruger.<br />
Le ragioni <strong>del</strong>lo spostamento dei Makuleke sono principalmente di natura geopolitica e legate alla<br />
necessità di avere un’area cuscinetto sotto <strong>il</strong> controllo m<strong>il</strong>itare lungo la frontiera che divide <strong>il</strong><br />
Sudafrica dal Mozambico e dallo Zimbabwe (allora Rhodesia). L’occupazione m<strong>il</strong>itare <strong>del</strong> Kruger,<br />
durò dal 1969-1970 e fino ai primi anni <strong>del</strong> 1990.<br />
Tutto <strong>il</strong> parco diventò così per circa 14 anni zona m<strong>il</strong>itarizzata, ad esclusione dei principali circuiti<br />
turistici.<br />
Con <strong>il</strong> ritorno <strong>del</strong>la democrazia in Sudafrica negli anni ‘90 le popolazione Makuleke reclamarono <strong>il</strong><br />
diritto alle loro terre, appellandosi al Land Restitution Act e riuscirono così a veder riconosciuti i<br />
loro diritti di possesso <strong>del</strong>l’area da cui furono ingiustamente deportati.<br />
I Makuleke concordarono con <strong>il</strong> Governo che le terre loro restituite sarebbero state destinate ad<br />
attività di conservazione ambientale ed ecoturismo, sotto la tutela <strong>del</strong> Kruger National Park. Per<br />
questo i Makuleke hanno ottenuto <strong>il</strong> diritto di incassare le royalties derivanti dallo sfruttamento di<br />
questi territori e di beneficiare <strong>del</strong> ritorno economico generato dalle attività turistiche che si<br />
svolgono in quello che oggi è definito come <strong>il</strong> Makuleke Contract Park, amministrato dal Kruger<br />
National Park ma di proprietà di una apposita istituzione emanata dai Makuleke, la Community<br />
Property Association.<br />
Community Property Association, Makuleke.<br />
Vettlee Sukani Macebele. Una protagonista <strong>del</strong>lo<br />
spostamento forzato dei Makuleke <strong>del</strong> 1969 - TEBA
Intorno al 1910 l’incremento <strong>del</strong>l’attività mineraria in Sudafrica attrasse molta manodopera<br />
favorendo così <strong>il</strong> traffico di lavoratori provenienti dai paesi vicini. I bianchi sudafricani e quelli di<br />
origine europea che all’epoca operavano nella zona <strong>del</strong> Crook’s Corner come cacciatori di frodo alla<br />
ricerca di trofei di caccia si trasformarono rapidamente in “reclutatori di uomini”, detti<br />
“blackbirders” e impegnati a procacciare manodopera per le miniere.<br />
Per monitorare e controllare <strong>il</strong> traffico dei lavoratori in miniera e per evitare furti di oro e diamanti,<br />
venne istituita un’agenzia governativa, finanziata e voluta dalle compagnie minerarie, che all’epoca<br />
si chiamava Wenela e successivamente trasformata in TEBA (The Employment Bureau of Africa).<br />
Il Crook’s Corner era l’area da cui proveniva la maggior parte dei reclutati diretti al lavoro<br />
minerario e per questo qui vennero istituiti due uffici: uno in Mozambico, che si occupava <strong>del</strong><br />
reclutamento <strong>del</strong>la manodopera e uno in Sudafrica, con funzioni manageriali e impegnato nello<br />
smistamento dei lavoratori nelle diverse miniere. Allo stesso tempo l’ufficio eretto in Sudafrica<br />
fungeva da “guardia di frontiera” perché r<strong>il</strong>asciava i “pass” alle popolazioni locali che<br />
attraversavano <strong>il</strong> confine per visitare le famiglie.<br />
All’apice di questa attività si arrivò ad avere fino a 6 uffici di reclutamento in Mozambico. La Teba<br />
ha lasciato un’eredità di edifici che in Mozambico sono orami caduti in disuso, mentre l’edificio<br />
Sudafricano che ospitava uffici e residenze dei Manager è stato trasformato in Lodge e funge<br />
anche da base per gli ufficiali <strong>del</strong> parco.<br />
Il cartello <strong>del</strong>l’ufficio Teba in Sudafrica<br />
Per fac<strong>il</strong>itare la comunicazione tra i lavoratori di diversa provenienza e per permettere di impartire<br />
ordini ai miratori, nacque nelle miniere un unico linguaggio chiamato Fannagalore. Gli elementi di<br />
questo costrutto linguistico sono molto essenziali e si dice addirittura che sia composto di sole 35<br />
parole.<br />
Contiene vari elementi derivati dai diversi linguaggi regionali: dallo Shangana alla Zulu, fino ad<br />
arrivare a coprire <strong>il</strong> Malawi . Qualsiasi minatore che abbia lavorato in Sudafrica parla Fannagalore<br />
sicuramente molto meglio di quanto possa parlare Inglese o Afrikaans.<br />
In Sudafrica è ormai stato bandito perché simbolo di razzismo <strong>del</strong>le popolazioni bianche.