Giugno 2010 - L'Opera di Padre Pio

La Casa soLLievo deLLa sofferenza • organo UffiCiaLe dei grUppi di preghiera e deLL’opera di san pio • redazione e amministrazione: 71013 san giovanni rotondo • sped. in a.p. art. 2 Comma 20/C. Legge 662/96. foggia Cpo • € 2,50
organo UffiCiaLe dei grUppi di preghiera e deLL’opera di san pio
i grUppi
di preghiera:
Le Commissioni
di stUdio
LA CASA
Sollievo della Sofferenza
La CertifiCazione
e iL sistema QUaLità
di casa sollievo
della soFFeReNZa
www.operapadrepio.it
aNNo lXi
giUgno 2010
Un gene difettoso
bLoCCa La trasmissione
deLLe «antenne»
CeLLULari

COPERTINA
Al termine dell’Udienza
Generale,
il Santo Padre ha
salutato monsignor
Castoro e
gli organizzatori del
pellegrinaggio.
È stato un incontro
breve ma intenso,
segno della paterna
attenzione del Papa
per la famiglia
di San Pio.
RETRO COPERTINA
Dal 29 giugno
al 3 luglio si terrà a
San Giovanni Rotondo
l’Assemblea Generale
dei Gruppi sul tema
“Un popolo sacerdotale
in cammino”.
la c asa s ollievo della s offerenza
organo Ufficiale dei gruppi
di preghiera e dell’opera di san pio
• Supervisore
monsignor michele Castoro
• Direttore Editoriale
domenico Crupi
• Direttore Responsabile
giulio michele siena
• Comitato di Redazione
domenico di bisceglie, michele giuliani,
giuseppe gusso, Lucia miglionico,
padre marciano morra,
maria antonietta ricciardi, pio trombetta,
angelo vescovi
• In Redazione
maria pia bellucci, maria rosa Comparato,
bruno Corzani, maristella ferrara,
michele francavilla, antonio Lo vecchio,
michele martino, pierina roversi
• Hanno collaborato
Leandro Cascavilla, gherardo Leone,
alberto tonello, pietro gerardo violi,
franco Lotti, Cinzia fedeli,
francesco giuliani, gennaro Cera,
Leonardo miscio, giovanni Chifari,
maria purissima pau, raffaele Ciuffreda,
p. sebastian babu
• Coordinamento grafico e impaginazione:
bruno Corzani, michele martino
• Fotografo di Redazione:
michele martino
• Fotografie:
archivio Casa sollievo della sofferenza,
michele martino
registrazione tribunale di foggia
n° 19 del 10-10-1949
spedizione in abbonamento postale.
art. 2 Comma 20/C, Legge 662/96.
• Progettazione, impianti e stampa:
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via manfredonia Km 2,200
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Questo numero è stato chiuso in Redazione
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In questo numero
LA CASA
Sollievo della Sofferenza
03 EditorialE
Le Commissioni di Studio:
un’iniziativa stimolante
di S. E. Mons. Michele Castoro
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l’UdiENZa GENEralE dEl SaNto PadrE
In piazza San Pietro all’Udienza del Santo Padre
di Leandro Cascavilla
La Santa Messa nella Basilica di San Pietro
in Vaticano
di S. E. Mons. Michele Castoro
lE iNiZiatiVE dEll’oPEra di PadrE Pio
Le Commissioni di Studio
lEttErE dal GarGaNo
La battaglia del Papa
di Gherardo Leone
i PioNiEri dElla CaSa SolliEVo
Un amore per l’opera di Padre Pio
che dura da 54 anni
di Alberto Tonello
Gli ESErCiZi dEi GrUPPi di PrEGHiEra
Alle origini del Sollievo della Sofferenza
Quando Padre Pio voleva far sorridere
di Franco Lotti
CaSa SolliEVo dElla SoFFErENZa
La certificazione e il sistema qualità
di Casa Sollievo della Sofferenza
di Cinzia Fedeli
SCiENZa E Vita
Un gene difettoso blocca la trasmissione
delle «antenne cellulari»
di Enza Maria Valente
Etica della cura e umanizzazione
dell’assistenza al malato
la ForMaZioNE SCiENtiFiCa
la GiUSta Fra lE NaZioNi
La figlia spirituale di Padre Pio che salvò gli ebrei
di Padre Marciano Morra
i SENtiEri dElla GraZia diViNa
I misteriosi sentieri della Grazia Divina
di Giovanni Chifari
i GrUPPi di PrEGHiEra
i tEStiMoNi di PadrE Pio
Notaio per obbedienza a Padre Pio
di Gherardo Leone
60 SPiritUalità
Corpus Domini
CoSì Ci SCriVoNo
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NoStrE iNForMaZioNi

LE CoMMiSSioni di STudio:
Un’iniziativa stimoLante
Il Convegno nazionale dei Gruppi di Preghiera
di inizio luglio sarà preceduto, il 29 giugno,
festa dei santi Pietro e Paolo, dall’insediamento
delle Commissioni di Studio.
Si tratta di una iniziativa nuova e stimolante che nasce
nell’ambito delle attività della Casa Sollievo della
Sofferenza a supporto dei Gruppi di Preghiera.
Con questa nostra proposta desideriamo invitare
i devoti di Padre Pio, in particolare gli aderenti ai
Gruppi, a fare proprio l’appello del Santo Padre Benedetto
XVI, che in più occasioni ci ha ricordato che
è compito dei fedeli laici “mostrare concretamente
nella vita personale e familiare, nella vita sociale,
culturale e politica, che la fede permette di leggere
in modo nuovo e profondo la realtà e di trasformarla”
(cfr Udienza 21 maggio 2010, riservata ai partecipanti
alla XXIV Assemblea Plenaria del Pontificio
Consiglio per i Laici).
Una iniziativa, quella delle Commissioni di Studio,
che nel concreto cercherà di dare risposte, al-
la luce dell’insegnamento di San Pio da Pietrelcina
e del Magistero della Chiesa, ai tanti e inquietanti
interrogativi che si pongono le donne e gli uomini
del nostro tempo.
Un progetto che vuole essere inoltre uno stimolo
a sentirci tutti noi, unitamente agli ammalati e al personale
sanitario, tecnico e amministrativo dell’Ospedale,
parte di quella “nuova milizia” vagheggiata da
Padre Pio fin dall’inaugurazione della Casa Sollievo
della Sofferenza, il 5 maggio 1956.
Chiudo ricordando le parole del Papa: “Compete
ancora ai fedeli laici partecipare attivamente alla vita
pubblica, in modo sempre coerente con gli insegnamenti
della Chiesa, condividendo ragioni ben
fondate e grandi ideali nella dialettica democratica
e nella ricerca di un largo consenso con tutti coloro
che hanno a cuore la difesa della vita e della libertà,
la custodia della verità e del bene della famiglia,
la solidarietà con i bisognosi e la ricerca necessaria
del bene comune”.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
editoriaLLe
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L’Udienza generaLe deL santo padre
In piazza San Pietro
all’Udienza
del Santo Padre
leaNdRo cascavilla
4 www.operapadrepio.it

Si prova sempre un’emozione
forte a ritrovarsi immersi
in una folla in festa che acclama
al suo Pastore con grida e canti di
gioia. E non si tratta di un sentimento
popolare alimentato dall’esuberanza
di tanti segni esteriori, rumorosi e
variopinti, e dal suggestivo splendore
di una piazza gremita di fedeli
con bande musicali, cori, sventolio
di bandiere e di fazzoletti, striscioni
e vessilli protesi in alto per attestare
l’orgogliosa appartenenza e la fiera
provenienza. È qualcosa che senti ardere
dentro, che ti coinvolge e ti commuove:
stai contemplando la Chiesa,
tua Madre, che ti ha generato alla
vita con il battesimo. È bello vederla
stretta, una, santa e apostolica, come
ricordiamo nella professione di fede;
è bello vederla stretta intorno a Pietro,
che Cristo ha posto a garanzia
della sua autenticità.
Non puoi non amarla, non puoi non
esprimerle tutta la tua profonda gratitudine:
«E danzando canteranno:
sono in te tutte le mie sorgenti!»
(Salmo 86). Ti spieghi allora l’esultanza
dello spirito e ti lasci trasportare
unendoti alle acclamazioni della
innumerevole assemblea, e non avverti
più il disagio del caldo e della
stanchezza.
Ad un anno dalla visita del Santo
Padre nella nostra terra per venerare
le spoglie mortali di San Pio da
Pietrelcina, in tanti abbiamo partecipato
al pellegrinaggio promosso
dall’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San
Giovanni Rotondo, guidati
dal Vescovo Mons. Michele Castoro
e dai Frati Cappuccini; presenti le autorità
civili della provincia di Foggia
e del comune di San Giovanni Rotondo,
il direttore generale della Casa
Sollievo della Sofferenza dottor Domenico
Crupi con una nutrita rappresentanza
di dirigenti, i Gruppi di Preghiera
di Padre Pio.
roma - piazza san pietro, 26 maggio 2010
La grande
famigLia
di padre pio
è stata riCevUta
daL santo padre
Nel coRso
deLL’Udienza
generaLe
di merCoLedì
26 maggio.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
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L’Udienza generaLe deL santo padre
6 www.operapadrepio.it
La catechesi del Papa
Al termine dell’anno sacerdotale il
Santo Padre si è soffermato a parlare
dei compiti essenziali del sacerdote:
insegnare, santificare e governare.
Avendo già trattato i primi due , il
tema della catechesi ha riguardato il
compito di governare. In particolare
ha approfondito due aspetti: l’autorità
nella Chiesa e la Gerarchia.
L’autorità nella Chiesa è «servizio»,
ha ricordato, ed è «esercitata
non a titolo proprio, ma nel nome di
Gesù Cristo», che «attraverso i Pastori
della Chiesa pasce il suo gregge:
è Lui che lo guida, lo protegge, lo
corregge, perché lo ama profondamente».
La gerarchia nella Chiesa è stato il
secondo aspetto preso in considera-
zione. Il Papa ha ricordato che l’aggettivo
«gerarchico» sia utilizzato
spesso in opposizione a quello «pastorale»
come se l’uno, più conforme
«all’umiltà del Vangelo» fosse in contrasto
con l’altro, più legato al dominio
e ad aspetti giuridici, non corrispondente
al «vero senso della Chiesa».
Non è così, anche se storicamente
«abusi di autorità» e fenomeni di
«carrierismo» abbiano potuto dar
luogo al malinteso.
Partendo dall’etimologia del termine
gerarchia che nell’accezione
comune significa «sacro dominio»,
dal greco arcein (comandare) e ieros
(sacro), ma che nel vero significato
indica una «sacra origine» arch
(principio) e ieros (sacro), ha sotto-

lineato che l’autorità ha origine nel
sacro, nel Sacramento. La gerarchia
infatti indica «la struttura di autorità
sacramentale nella Chiesa, ordinata
secondo i tre livelli del Sacramento
dell’Ordine (episcopato, presbitera-
to e diaconato)». Nella gerarchia la
persona è sottomessa «alla vocazione»
e il singolo diventa «servitore di
Cristo e solo in quanto servo di Cristo
può governare, guidare per Cristo
e con Cristo». Alla fine il Santo
La Celebrazione
Eucaristica presieduta
dall’Arcivescovo Castoro
Il pellegrinaggio si è concluso nella
Basilica di San Pietro con la celebrazione
eucaristica presieduta dal
nostro arcivescovo Michele Castoro.
Tutta la numerosa assemblea si è unita
al presidente e ai numerosi concelebranti,
per ringraziare, sacramentalmente,
il Santo Padre che, un anno
fa, ci ha fatto il grande dono della
sua visita alla nostra terra, dimostrando
tanta paterna attenzione per
la nostra Chiesa locale.
Il quella occasione ci ha ricordato:
«Voi siete gli eredi di Padre Pio e
l’eredità che vi ha lasciato è la santità».
La liturgia della Parola e l’Omelia
del Vescovo sono apparse in straordinaria
sintonia con la catechesi
del Papa. Nel versetto al Vangelo è
stato annunciato: «Il Figlio dell’uomo
è venuto per servire e dare la propria
vita in riscatto per molti» (Mc
10,45). Nel brano del Vangelo di Marco
è stato proclamato: «Voi sapete
che coloro i quali sono
considerati i governanti
delle nazioni dominano
su di esse e i loro capi le
opprimono. Tra voi però
non sia così; ma chi vuole diventare
grande tra voi sarà vostro
servitore, e chi vuole essere
il primo tra voi sarà schiavo di tutti»
(Mc 10,42-43). Nell’omelia è stata
ricordata la figura del santo del
giorno, San Filippo Neri, «l’apostolo
di Roma», e accostata a quella di Padre
Pio. Entrambi hanno servito la
Chiesa, dedicandosi senza risparmiarsi
alla cura delle anime, in particolare
dei poveri, degli abbandonati
e dei sofferenti.
Nelle parole di congedo il Vescovo
ha raccomandato di ricordare e sostenere
il Papa con la preghiera.
Una giornata piena e ricca: ringraziamo
il Signore per avercela
donata!
roma - piazza san pietro, 26 maggio 2010
Padre ha invitato tutti a pregare per
lui, successore di Pietro, per i vescovi
e i sacerdoti, perché, ha concluso
«sappiamo prenderci cura di tutte le
pecore, anche di quelle smarrite, del
gregge a noi affidato».
7

L’Udienza generaLe deL santo padre
La Santa Messa
nella Basilica
di San Pietro in Vaticano
Santità, prostrato
ai vostri piedi
Vi prego di
benedirmi,
assieme ai
confratelli,
ai miei figli
spirituali,
ai Gruppi
di Preghiera,
ai miei ammalati.
8 www.operapadrepio.it
L'omeLia deLL'arCivesCovo
Padre Provinciale, Vicario
Generale dell’arcidiocesi,
Fratelli Cappuccini, Sacerdoti e religiosi,
religiose, seminaristi, autorità,
fratelli e sorelle.
1
. Viva ed indelebile rimarrà nella
mente dei fedeli di San Pio da Pietrelcina
la storica visita del Santo Padre
Benedetto XVI, avvenuta il 21
giugno dello scorso anno a San Giovanni
Rotondo, dove il Pontefice ha
pregato dinanzi alle spoglie mortali
del Santo Cappuccino.
La grande famiglia di San Pio da Pietrelcina:
i suoi Confratelli, i gruppi di
Preghiera e Casa Sollievo della Sofferenza,
assieme ai fedeli dell’arcidiocesi
di Manfredonia-Vieste-San Giovanni
Rotondo è voluta venire in pellegrinaggio
a Roma, per esprimere
gratitudine al Vicario di Cristo per la
grazia della sua visita. Sentiamo a
noi spiritualmente uniti anche gli
ammalati di Casa Sollievo e tanti altri
che si sono raccomandati alle nostre
preghiere.
Stamani, in Piazza San Pietro, abbiamo
incontrato il Papa. È stato un
momento di grazia. Con le sue parole
ci ha confermato nella fede e ci ha incoraggiati
nella nostra quotidiana testimonianza
cristiana che, in questo
nostro tempo, è diventata impegnativa
e pur esaltante.
Ora, sulla Tomba dell’Apostolo Pietro,
stiamo celebrando l’Eucaristia diretta
a consolidare ancor più il vincolo
di comunione con il Successore di Pietro,
che – come afferma il Concilio
Vaticano II – è “il principio e il fondamento
perpetuo e visibile dell’unità
della fede e della comunione” (LG
18).
2
. Carissimi, dieci giorni prima di
morire, Padre Pio scrisse una toccante
lettera al Papa di allora, il servo
di Dio Paolo VI. Egli si espresse in
questi termini: “Santità, anche a nome
dei miei figli spirituali e dei Gruppi
di Preghiera… riaffermo la mia fede,
la mia incondizionata obbedienza
alle vostre illuminate direttive. Voglia
il Signore concedere il trionfo alla verità,
la pace alla sua Chiesa, la tranquillità
ai popoli della terra, salute e
prosperità alla Santità Vostra affinché…
il regno di Dio trionfi in tutti i
cuori, in aiuto alla vostra opera apostolica
di supremo Pastore di tutta la
cristianità”.
E concludeva: “Prostrato ai vostri piedi
vi prego di benedirmi, assieme ai
confratelli, ai miei figli spirituali, ai
Gruppi di Preghiera, ai miei ammalati,
a tutte le iniziative di bene che
nel nome di Gesù e con la vostra protezione
ci sforziamo di compiere”.
Come sono edificanti queste parole!
Quanto amore aveva Padre Pio per il
Vicario di Cristo! Che bella professione
di fedeltà e di obbedienza al Successore
di Pietro!
Il Papa Benedetto XVI un giorno ha
detto che noi cristiani dobbiamo vivere

«Santità, anche a nome dei miei figli spirituali e dei Gruppi
di Preghiera… riaffermo la mia fede, la mia incondizionata
obbedienza alle vostre illuminate direttive. Voglia il Signore
concedere il trionfo alla verità, la pace alla sua Chiesa».
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La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
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L’Udienza generaLe deL santo padre
in compagnia dei Santi. Da loro abbiamo
molto da imparare!
E oggi celebriamo la memoria di un
altro grande santo: San Filippo Neri.
Un uomo che è vissuto a Roma, conducendo
una vita spirituale meravigliosa,
un pellegrino dalla vita edificante,
che diffondeva attorno a sé la
gioia della santità.
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3
. Quando si legge la sua biografia,
si resta colpiti nel vedere come ha
saputo essere, già da laico, un grande
contemplativo, destinatario di grazie
mistiche singolari e, allo stesso tempo,
essere l’apostolo di Roma sentendosi a
proprio agio tra i ricchi ed i poveri,
tra gli aristocratici e la gente del popolo.
Lo troviamo presso gli incurabili,
in mezzo ai giovani della strada,
S.E. Monsignor Michele Castoro prima dell’inizio dell’udienza del Santo Padre,
ha salutato tutti i partecipanti al pellegrinaggio della Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo
nel confessionale, presso i moribondi.
Il suo esempio – come quello di San
Pio - è una lezione per tutti noi.
Come Filippo Neri, dobbiamo lasciar
trasparire tanto amore dai nostri gesti
ed essere attenti ad accogliere chi
ci è vicino ma pure chi ci è lontano, a
motivo della razza o della cultura.
San Filippo aveva una capacità comunicativa
eccellente. Sul suo esem-

pio dobbiamo essere attenti a farci
prossimo del più povero, del meno colto,
dei più deboli.
Il suo amore per la Santa Chiesa, la
sua radicata devozione alla Santissima
Vergine, sommate alla disposizione
di servire il prossimo, hanno prodotto
frutti abbondanti. Sopportò malattie,
persecuzioni e invidie, senza
per questo perdere il sorriso, quasi
sempre mantenuto con eroismo. Era
l’Eucaristia la fonte di tutta la sua
gioia.
Ad imitazione di questo apostolo di
Roma, dovremo anche noi scegliere
alcune forme concrete di solidarietà
con il malato, l’anziano, lo straniero...
Infine, l’esempio di san Filippo
Neri ci sprona anche ad essere critici
nei confronti della società in cui viviamo.
Oggi sembra che tutto sia lecito, anche
ciò che non è buono! Nella varietà
delle situazioni che la vita ci riserva,
il cristiano deve scegliere ciò che
più piace a Dio, pronto a denunciare
ciò che offende la legge di Dio. Il cristiano
deve essere coraggioso, come
seppe fare San Filippo nella Roma del
1500 e Padre Pio ai tempi nostri.
4
. Miei cari, purtroppo neppure noi
siamo immmuni dalle tentazioni
del secolarismo e siamo come sottilmente
minacciati dalla stanchezza,
dall’indifferenza, dal torpore spirituale
e da quel relativismo morale in cui
tutto è permesso.Ma, non si lasci turbare
il nostro cuore. Lo Spirito Santo,
che è disceso il giorno di Pentecoste,
rinsaldi la nostra fede, rinnovi il nostro
fervore, accenda la nostra carità.
Ci renda, lo Spirito, apostoli coraggiosi
del Vangelo e costruttori di una
nuova umanità.
Invochiamo nella preghiera Maria, la
madre del Signore, la Vergine della
Pentecoste, la cui vita fu tutta pervasa
dall’azione rinnovatrice e trasformante
dello Spirito.
Con affetto filiale e fiducia grande
chiediamole di intercedere per noi, così
che anche noi – sulll’esempio di San
Filippo Neri e di San Pio da Pietrelcina
- apriamo il nostro cuore ad accogliere
il soffio di vita di Cristo risorto
che ci ricrea e ci rinnova per crescere
in unità e in santità nella Chiesa e
per essere in questo nostro tempo e in
questo nostro mondo pellegrini di pace
e testimoni di speranza.
Amen e così sia.
omeLia di mons. Castoro
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
11

Le iniziative deLL’opera di san pio
LE COMMISSIONI
DI STUDIO
una iniziativa della Casa Sollievo
a supporto dei Gruppi di Preghiera
12 www.operapadrepio.it
II Papa Giovanni Paolo II,
nell’Esortazione apostolica
Christifideles laici, afferma: «Situazioni
nuove sia ecclesiali sia sociali,
economiche, politiche e culturali
reclamano oggi, con forza del tutto
particolare, l’azione dei fedeli laici.
Se il disimpegno è stato sempre inaccettabile,
il tempo presente lo rende
ancora più colpevole. Non è lecito a
nessuno rimanere in ozio» (9).
Già negli anni precedenti, il Papa
Paolo VI aveva indicato alcuni ambiti
di evangelizzazione specifici dei
laici come quello della cultura,
dell’arte, della politica, della comunicazione
sociale e della famiglia. (cfr.
Evangelii Nuntiandi, 70).
La costituzione di alcune commissioni
di studio e di intervento, all’interno
dei Gruppi di Preghiera, prende
consistenza da quanto sopra riportato
ma anche da quanto afferma
Benedetto XVI e cioè che «lo sviluppo
è impossibile senza uomini retti,
senza operatori economici e uomini
politici che vivano fortemente nelle
loro coscienze l’appello del bene comune.
Sono necessarie sia la promozione
professionale sia la coscienza
morale» (Caritas in Veritate, 71).
Al momento sono state costituite
solo alcune commissioni, alle quali
se ne possono aggiungere altre, a seconda
delle esigenze del momento
storico.
Le Commissioni si distingueranno
in base agli argomenti specifici
programmati per ciascuna, ma tutte
dovranno incentrare la loro riflessione
sulla progressiva scristianizzazione
del mondo cattolico, la comparsa
di pseudo-religioni, la crescente cultura
edonistica, il dilagare della superstizione
e dell’ateismo.
Ogni commissione è chiamata a

stendere un piano di lavoro e si potrà
concretizzare in convegni, incontri
di studio, inchieste, sondaggi ecc.
Allo scopo possono essere coinvolti
anche esperti non appartenenti
ai Gruppi di Preghiera.
Inoltre, i componenti le Commissioni
terranno conto della situazione del
territorio in cui vivono e della realtà
della Chiesa universale.
Le Commissioni di studio, pur essendo
un’emanazione dei Gruppi di
Preghiera, non sono legate alle attività
proprie del Centro Internazionale
di San Giovanni Rotondo né al suo
Statuto, approvato il 3 maggio 1986
dalla Segreteria di Stato.
Esse dipendono direttamente dalla
Direzione Generale e sono coordinate
dal Segretario Generale.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
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Le iniziative deLL’opera di san pio
IMPEGNO SOCIALE
DEI CATTOLICI
LE CoMMiSSioni
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Coordinatore:
michele CasCaviLLa
Preside Scienze Sociali Università Chieti - Pescara
Collaboratori:
monsignor antonio santUCCi
Vescovo Emerito Trivento - San Giovanni Rotondo
vincenzo Comodo
Docente Sociologia della comunicazione, Ateneo Pontificio «Regina Apostolorum» - Roma
vincenzo rUssi
Dipartimento Sviluppo e Turismo, Presidenza Consiglio Ministri - Roma
stefano Cavagnetto
Consigliere Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti - Biella
Lucia migLioniCo
Presidente Associazione Medici Cattolici di San Giovanni Rotondo - C.S.S.
gennaro Cera
Presidente Associazione Scienza e Vita di San Giovanni Rotondo - C.S.S.
giuseppe grasso
Consigliere Nazionale Medici Cattolici - Manfredonia
stefano maraneLLa
Avvocato Cassazionista - Docente Diritto dell’Unione Europea - Roma
piero La porta
Generale FF.AA. -
Editorialista Politiche Economiche

FORMAZIONE
FRANCESCANA
E SPIRITUALITà
DI SAN PIO
Coordinatore:
padre antonio pompiLio
Animatore Gruppi di Preghiera - Foggia
Collaboratori:
padre guglielmo aLimonti
Assistente Spirituale Abruzzo - Molise
padre filippo CataLano
Animatore Gruppi di Preghiera - Salerno,
sede Montecorvino Rovella
leandro cascavilla
Vice Direttore Generale dei Gruppi di Preghiera
Concetta spadaro
Preside Scuola dell’obbligo - Animatrice Gruppi di Preghiera
- Modica
don enzo di lillo
Assistente Spirituale Regione Campania - San Prisco
carlo di BRiNa
Centro Gruppi di Preghiera - San Giovanni Rotondo
FAMIGLIA
E SOCIETà
Coordinatore:
padre enzo Laporta
Vice Assistente Spirituale Regione Sicilia - Modica
Collaboratori:
monsignor ezio Limina
Assistente Spirituale Regione Calabria - Crotone
sergio Riolo
Animatore Gruppi di Preghiera - Crotone
Carlo paCi
Medico Animatore Gruppi Giovanili - Urbino
pippo Lentini
Amministrativo - Catania
Cristian ridoLfi
Dottore Economia e Commercio - Pescara
michela Crisetti
Responsabile Gruppo di Mutuo Aiuto «Vivere»
- San Giovanni Rotondo
donata CianCiarUso
Responsabile Servizio Sociale Clinico
- Casa Sollievo della Sofferenza
vanna valoRi
Medico - Bioeticista
- Casa Sollievo della Sofferenza
padre roberto sardU
Assistente Spirituale - Cagliari
padre giovanni saLonia
O.F.M. Capp. - Docente Università Pontificia
Antonianum
Le Commissioni
LE CoMMiSSioni
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
15

Le iniziative deLL’opera di san pio
ANIMAZIONE GRUPPI
DI PREGHIERA DI PADRE PIO
LE CoMMiSSioni
16 www.operapadrepio.it
Coordinatore:
padre fortunato grottoLa
Assistente Spirituale Regione Puglia - Foggia
Collaboratori:
paolo provenzano
Animatore Gruppi di Preghiera - La Maddalena (Olbia-Tempio)
raffaella zappi
Animatrice Gruppi di Preghiera - Bologna
don Lino masCia
Assistente Spirituale Regione Piemonte - Torino
maria pia mantovani
Animazione Gruppi di Preghiera - Savona
padre Claudio todesChini
Assistente Spirituale Regione Lombardia - Cerro Maggiore
padre agostino barabino
Assistente Spirituale Regione Liguria - Santa Margherita Ligure
NIDI DI PREGHIERA
Coordinatore:
don giovanni antonUCCi
Animatore Gruppi e Nidi di Preghiera - Polonia
Collaboratori:
bruna barbirotti
Animatrice Nidi di Preghiera - Salerno
patrizia LaUrenti
Funzionario Ministero Giustizia - Animatrice Nidi di Preghiera
anna Leotta
Funzionario Ministero Giustizia - Animatrice Nidi di Preghiera
giampiero gUerCio
Animatore Gruppi di Preghiera - Salerno
Cinzia patrizio
Direttrice Scuola Ospedaliera Paritaria C.S.S.
- San Giovanni Rotondo
anna maria manfredi
Animatrice Nidi di Preghiera - Brindisi Casale
paola magnanini
Laica Consacrata - Roma
Cecilia d’antonio
Insegnante Laica Consacrata

GIOVANI
Coordinatore:
don francesco bazzoffi
Assistente Spirituale Regione Toscana - Firenze
Collaboratori:
don adolfo bettini,
Assistente Spirituale Regione Umbria - Terni
davide marChetti
Tecnico Specializzato - Bologna
suor ave mUsCoLini
Centro Accoglienza “Santa Maria delle Grazie” - C.S.S.
padre pasquale CianCi
Assistente GIFRA - Provincia Monastica di Foggia
Luciano Lotti
Responsabile Volontariato Protezione Civile - San Giovanni Rotondo
rosa de Chiara
Centro Gruppi di Preghiera - San Giovanni Rotondo
stefania di maggio
Laureata in Scienze Comunicazioni Sociali e Istituzionali
Loreta sanpaoLo
Laureata in Lingue e Letterature Straniere
giovanni Chifari
Docente Teologia Biblica, Istituto Superiore Scienze Religiose
padre rinaldo totaro
Animatore Giovanile e Vocazionale
Le Commissioni
LE CoMMiSSioni
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
17

Lettere daL gargano
gherardo Leone
Il Papa non cessa di stupirci.
Sull’aereo che lo portava a Fatima
l’11 maggio scorso, si è sbilanciato
sulla interpretazione delle profezie
della Madonna. Rompendo la, quasi
codificata, vulgata sul terzo segreto. Il
tormentone che si trascina da decenni
su ciò che veramente ha previsto, e
detto, la Madonna riguardo alla Chiesa
e al Papa.
Non l’ha fatto con l’irruenza di un
bulldozer, con la fragorosità choccante
di uno scoop che intontisce, lascia
annichiliti. Ma con il suo abituale metodo
discorsivo, naturale in lui, che
viene dall’insegnamento. E sempre
soft, perché tutti i suoi ragionamenti
non hanno un intento polemico, di
contrasto, di attacco. Ma di analisi,
sviluppo di fatti e idee, per porre, deporre
una verità, o cercare di giungerci.
Lo scoop, poi, lo fa chi l’ascolta.
Così è avvenuto a Ratisbona, all’inizio
quasi del suo pontificato. Una riflessione
che in una aula universitaria
sarebbe stata per tutti una semplice
lezione di un corso di studi, è apparsa
una presa di posizione tra due fedi,
due concezioni diverse, acutamente
contrastanti.
Era una lectio, come si suol dire,
magistralis sui rapporti tra fede e ragione.
Con la citazione di una frase
sulla «guerra santa» dell’imperatore
bizantino Manuele il Paleologo nel
XIII° secolo. Ma chi la pronunziava
era il papa, il capo assoluto di una religione,
di una fede, di una struttura,
18 www.operapadrepio.it
lettere dal gargano
Lettere daL gargano
lettere dal lettere dal gargano gargan dal
purificazione-penitenza
per il peccato nella Chiesa
una organizzazione che si allarga a
tutto il mondo. Il Cristianesimo di
fronte all’Islam. Ed è diventato un problema
internazionale.
Sapeva il papa ciò che diceva? Certo
che lo sapeva. Voleva porre steccati,
o affermare una supremazia? Assolutamente
no. Stava svolgendo un ragionamento
su una questione sempre
presente in lui, di estrema attualità.
Fede e ragione non sono in contrapposizione.
Non sono inconciliabili.
Hanno un punto d’incontro, che è non
un compromesso, un cedimento da
una parte o dall’altra, ma un risultato
dialettico.
Ne ha parlato anche in aereo, rispondendo
a una delle domande che
i giornalisti gli hanno rivolto tramite
il portavoce della sala stampa vaticana.
E la risposta è stata di una chiarezza
lampante.
Secolarismo e illuminismo non sono
come il diavolo di fronte alla fedeacqua
santa. Hanno degli aspetti positivi,
che vanno avulsi, con uno scavo
maieutico, come avrebbe fatto Socrate,
dal massiccio del negativo, incontrandosi,
confrontandosi, con la
fede, la religione. Che a sua volta deve
svellere da sé le chiusure indiscriminate
di spregio, diffidenza, di antimondo
totale, viscerale.
Che non sono neppure nel vangelo.
Dove Gesù parla del regno dei cieli,
ma non butta alle ortiche, come satanassi,
quelli della terra. Anzi, le sue
parabole, chiarissime nella loro narratività,
sono tutte impostate su fatti,
sceneggiature terrene, con gli uomini,
le donne, le cose di tutti i giorni
della vita d’ognuno. E con re, padroni,
servi, predoni, mercanti, e crediti,
debiti, denaro.
Il secolarismo è la terrestrizzazione
di tutto, l’attaccare tutto alla terra,
all’esistenza sic et simpliciter corporea,
tra cose materiali. L’alzarsi al mattino
guardando esclusivamente alle
azioni, agli interessi, agli armeggi della
giornata, come se questo fosse
l’unica, la sola finalità della vita, senza
uno spiraglio superiore.
Io non so come possa un ateo vivere
con una prospettiva quotidiana così
ristretta. Il matematico Odifreddi,
che irride il cristianesimo, facendo
derivare, burlescamente o no, la parola
cretino da cristiano. L’astrofisica
Margherita Hack, super-atea, che indaga
i cieli, teorizza sull’universo. La
scienza, per lei, spiega via via tutti i
suoi misteri, e non c’è un mistero divino.
Ma Dio è un mistero. Si rivela a Mosé,
sul monte Oreb, in un roveto ardente,
vietandogli di avvicinarsi e facendogli
togliere i calzari: «Io sono il
Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe... Io
sono colui che sono». E Mosé si coprì
la faccia perché aveva paura di guardarlo.
Quando, la sera del 5 agosto del
1918, Padre Pio, mentre stava confessando
i ragazzi del collegio, si vide da-

gargano
o
vanti «tutto di un tratto... un personaggio
celeste» fu «riempito di un estremo
terrore». Il mattino del 20 settembre
successivo, lo stesso «misterioso personaggio»
gli si presentò nel coro,
grondando sangue. Anche allora: «La
sua vista mi atterrisce... Mi sentivo
morire».
Dio è un arcano sgomentante. E solo
l’amore può affrontarlo, sostenerlo,
per quanto è possibile. Con i santi,
con i mistici, i più intelligenti di tutti
gli uomini, anche se incolti, se ignoranti,
se umili. Ma aperti alla consapevolezza
di una verità che trascende
le cose quotidiane. Così è accaduto a
Lourdes con la contadinella Bernadette
Soubirous. Che teneva poi testa
alle insidie teologiche degli inquisitori
per provarne la veridicità.
Così a Fatima, con la pastorella Lucia.
Grandissima mistica nella sua naturale
umiltà, semplicità, di analfabeta
o quasi. Ha sovrastato tutto un secolo
e più con il memorizzare, codificare,
ufficializzare, le rivelazioni della
Signora apparsa a Cova da Iria. Sono
accadute grandi guerre sanguinose,
rivoluzioni, sovvertimenti di popoli,
nazioni, regimi, continenti. Trascorse
ideologie, epopee, grandezze
e miserie umane. Su tutto e su tutti,
sempre eguali, ferme, le parole della
Vergine per bocca di Lucia. Le profezie.
Non conclusesi, non esauritesi. Il
Papa l’ha confermato. Al di là delle
abituali dichiarazioni prudenziali.
«(Nella profezia)... oltre questa grande
visione della sofferenza del Papa,
che possiamo in prima istanza riferire
a Papa Giovanni Paolo II (il tentativo
di ucciderlo), sono indicate realtà del
futuro della Chiesa che man mano si
sviluppano e si mostrano. Perciò è vero
che, oltre il momento indicato nella
visione, si parla, si vede la necessità di
una passione della Chiesa, che naturalmente
si riflette sulla persona del
Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e
quindi sono sofferenze della Chiesa che
si annunziano» («L’Osservatore Romano»
del 13 maggio).
Ci sono tutti gli elementi, i prodromi,
che lo attestano. Le persecuzioni
dei cristiani un po’ in tutti i continenti.
E l’inesausta, rabbiosa offensiva
ideologica per giungere a sterminare
gli ultimi tabù di morale, di religione,
di costumi. Il papa lotta contro tutto
questo: relativismo-secolarismo-sfascio
della famiglia. Conduce una battaglia-non
battaglia. Invisa a forze eterogenee.
«Non solo da fuori vengono attacchi
al Papa e alla Chiesa, – ha anche detto
Benedetto XVI, in aereo, ai giornalisti
– ma le sofferenze della Chiesa
vengono proprio dall’interno della
Chiesa, dal peccato che esiste nella
Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo
bisogno di riimparare la penitenza,
di accettare la purificazione...».
Proprio per questo ha indetto l’anno
sacerdotale. E con il viaggio a Fatima
ha avuto come un avallo soprannaturale.
Purificare la cristianità, partendo
dal seno stesso della Chiesa.
Penitenza, penitenza, penitenza.
Che è quello che Fatima ha sempre
chiesto. Ed è quello che Padre Pio in
tutta la sua vita, in tutto il suo ministero,
ha sempre, diuturnamente, perseverantemente,
chiesto ai suoi fedeli.
Dobbiamo convincerci, noi cristiani,
noi cattolici, che vogliamo stare
nella Chiesa, saldi, fedeli, partecipanti,
che dobbiamo valicare d’un
colpo, con Fatima, tutte le perplessità,
caso mai ne avessimo, proprio
sull’operato del Papa. Su ciò che dice,
che afferma. Che è quello che la
Chiesa dice sempre. Che dice il Vangelo.
Che dicono i santi. Che sono la
cartina di tornasole della credibilità
della Chiesa.
31 maggio 2010
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010 19

i pionieri deLLa Casa soLLievo
aLberto toneLLo a settantasette
anni La veterana
Suor Giannina Corradi,
77 anni portati senza
accorgersene, è l’anima del Pronto
Soccorso. Da cinquant’anni al servizio
di Casa Sollievo della Sofferenza,
è la veterana delle Sorelle Apostole del
Sacro Cuore di Gesù l’ordine scelto da
Padre Pio per dar vita all’Ospedale
20 www.operapadrepio.it
Suor Giannina Corradi
Un amore
per l’Opera
di Padre Pio
54
che dura da 54 anni
deLLe sUore
apostoLe deL saCro
CUore di gesù
raCConta Come fU
sCeLta da padre pio
per dare vita
aL sUo disegno
deLLa provvidenza
all’inizio degli anni ’50. È rimasta una
delle poche ad averlo conosciuto per
così lungo tempo, ben 12 anni, da
quando, appena ventitreenne e fresca
del diploma di infermiera professionale
conseguito a Bari, venne scelta
dal Padre come responsabile del reparto
di medicina femminile.

«Non dimenticherò mai il nostro
primo incontro», racconta la suora ancora
emozionata nel ricordare quei
momenti. «Ero arrivata con le altre
consorelle da Bari alle 2 del mattino
per assistere alla consueta messa delle
cinque che Padre Pio celebrava.
Siccome non c’era molta gente Padre
Pio decise di dire messa sotto il porticato.
Capii subito che non era come
gli altri: la devozione e il trasporto che
metteva nel celebrare lasciava trasparire
che era un uomo di Dio. Terminata
la messa dovevamo andare a salutarlo
ed io ero molto tesa tant’è che faticavo
a capire quello che mi diceva,
tale era l’emozione.
Mi squadrò dalla testa ai piedi e mi
disse poche parole: “Cura gli ammalati
con amore e carità, questo è il segreto
del nostro apostolato”».
All’inizio la vita in ospedale era molto
frenetica e Padre Pio voleva che le
suore, che erano una quindicina, fossero
responsabili di tutti i reparti:
«Correvo e mi mettevo a disposizione
dov’e c’era più bisogno. Facevo le
notti, poi andavo in sala operatoria,
poi ancora in ostetricia e ginecologia.
Da lì però il Padre mi cambiò subito
perché disse che ero troppo giovane
e mi affidò la responsabilità della medicina
femminile. Avevo un solo problema:
quello della lingua perché non
riuscivo a capire il dialetto locale e
avevo timore di sbagliare i nomi dei
farmaci. Durante una confessione però
Padre Pio mi diede una risposta illuminante:
“Non devi preoccuparti,
anche se non sai la lingua devi continuare,
io ti sarò sempre vicino”. Mi
disse queste parole guardandomi negli
occhi, con uno sguardo che mi penetrava
l’animo. E dal quel giorni iniziai
a lavorare con un altro spirito».
Col passare del tempo era sempre
più difficile incontrare il Padre e passare
qualche momento con lui, sempre
più richiesto dai fedeli di tutto il
mondo. Per suor Giannina le possibilità
erano legate alla messa del mattino
e alla confessione. «Fu ad una messa
che vidi per la prima volta le stimmate
in quanto quando diceva messa
toglieva sempre i guanti. Una volta finita
la messa gli baciai la mano, anche
se non ricordo se in quel momento
portava i guanti o meno. Un altro momento
di grande intensità era il rito
della confessione: Padre Pio in quegli
attimi era piuttosto rude in quanto
succedeva che se si accorgeva che
qualcuno non fosse veramente pentito
lo cacciava dal confessionale. Aveva
lo straordinario dono di leggere
nelle coscienze. Prima di confessarmi
da lui ero sempre intimorita ma lui
mi aiutò a liberarmi tanto che uscii alleggerita
nell’animo. Fu così che presi
l’abitudine di rimanere lì inchinata
sUor giannina Corradi
fino a che Padre Pio non mi metteva
la mano sul capo per benedirmi».
A suor Giannina si lega un’altra particolarità,
ossia quella di essere rimasta
per oltre mezzo secolo sempre
nello stesso posto, quando le suore raramente
rimangono in un luogo molti
anni senza cambiare: «Sono rimasta
sempre qui per stare accanto a Padre
Pio e servire la sua Opera. Lui mi diceva
sempre di stare attenta e non lasciare
che le cose vadano per conto loro.
Evidentemente lui sapeva che sarei
rimasta sempre qui, era scritto nel
destino». Un destino che a 77 anni la
vede ancora scappare in giro per
l’ospedale oltre che tenere la responsabilità
del Pronto Soccorso, insomma
una forza ed una volontà da fare invidia
ai più giovani: «Mi sento ancora
piena di energie, e credo che sia lui a
darmela, una forza interiore che mi
impedisce di andare piano. La mia gioia
più grande è quella di fare felici gli
altri, di aiutare gli ammalati e dare loro
conforto spirituale. Nonostante le
mille cose da fare trovo il tempo, una
volta l’anno a settembre, di andare a
trovare i miei parenti a Chiampo, nel
vicentino, avendo un fratello e una miriade
di nipoti e pronipoti. Non più di
dieci giorni per ritemprarsi e tornare
nella mia amata Casa Sollievo per continuare
la mia missione. Finché Dio
vorrà» (da “Il Giornale di Vicenza”).
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
21

gLi eserCizi spiritUaLi dei grUppi di preghiera
Sollievo della
Alle origini del
l’esperienza dei Gruppi di Preghiera
di Genova
22 www.operapadrepio.it
La splendida cornice del convento di santa Caterina di genova, nell’antica portoria,
è il luogo che ha ospitato l’ormai ventennale appuntamento con gli esercizi spirituali
su padre pio, originariamente ideati da padre riccardo ofm, responsabile diocesano
dei gruppi di preghiera. Come in passato è stato invitato un frate che avesse
conosciuto in vita padre pio. Quest’anno l’incontro ha avuto come testimone il
provinciale vittore ghilardi, il quale, da buon frate cappuccino, nonostante le sue
condizioni fisiche, ha accettato volentieri. padre vittore ha intrattenuto i presenti,
spaziando da poeti a santi, da ricordi di infanzia ad un’odierna valutazione del
messaggio cristiano e di come tenerlo nel cuore per non smarrire mai la strada del
bene. ha anche raccontato alcuni episodi molto significativi in cui si è potuto cogliere
padre pio nella sua quotidianità, nella preghiera e nella misticità del suo colloquio
con dio. L’evento si è concluso con gli interventi del dottor pietro gerardo
violi, componente la Commissione medica della Causa di Canonizzazione di
padre pio, e del dottor domenico Crupi, direttore generale e vice presidente
di Casa sollievo della sofferenza.
Esordisce così, nel suo
intervento ai Gruppi, il
dottor Domenico Crupi, citando il
discorso di Padre Pio del 5 maggio
1966: “Chissà quante volte l’avrete
ascoltato, ma è talmente bello che
non ci si stanca mai di rileggerlo:
«È la preghiera, questa forza unita
di tutte le anime buone, che muove
il mondo, che rinnova le coscienze,
che sostiene la “Casa”, che conforta i
sofferenti, che guarisce gli ammalati,
che santifica il lavoro, che eleva l’assistenza
sanitaria, che dona la forza
morale e la cristiana rassegnazione
alla umana sofferenza, che spande
il sorriso e la benedizione di Dio su
ogni languore e debolezza.
Pregate molto figli miei, pregate
sempre, perché è proprio alla preghiera
che io affido quest’Opera, che
Dio ha voluto e che continuerà a raggersi
e prosperare mercè l’aiuto della
Divina Provvidenza ed il contributo
spirituale e caritativo di tutte le
anime che pregano».
L’intervento
del dottor Crupi
E noi che lavoriamo in questa
Opera, sappiamo che le vostre preghiere
fanno sì che, in cima a quella
montagna brulla e pietrosa, si realizzi
il miracolo di questa “Casa”. Oggi,
in cima a quel monte, i bambini
dell’Oncologia Pediatrica hanno punte
avanzatissime di assistenza, hanno
la scuola e i loro familiari sono
ospitati gratuitamente in una nostra
struttura di accoglienza: “Casa
Zeni”. Noi abbiamo un progetto grande
ed ambizioso e avremo bisogno
dell’aiuto di tutti. E lo chiediamo nello
spirito di San Pio da Pietrelcina
non lesinando per parte nostra impegno
e dedizione per non arrestare il
passo pur consapevoli delle sicure
difficoltà che questo cammino comporta.
Allora io chiedo di augurarci di
essere testardi come il nostro fondatore
per portare avanti l’Opera che
lui ha iniziato con l’aiuto della preghiera,
del vostro sostegno e del
vostro aiuto».

Sofferenza
L’intervento
del dottor Violi
Non ho la presunzione di
descrivere in modo dettagliato
il rapporto di Padre Pio con
la Casa Sollievo della Sofferenza. Mi
limiterò ad indicare quelle che per
me sono state le origini del suo desiderio
di alleviare le pene dei fratelli,
tenendo presente che per lui l’amore
per il bisognoso era ed è, tuttora, una
delle molle del suo costante cordiale
rapporto con l’umanità.
Quando si parla o si scrive di Padre
Pio è necessario farlo con cognizione
di causa. È giusto che lo si veda
come veramente è stato, come veramente
è, e non come vorremmo che
fosse. Bisogna presentare il Padre
nella sua essenza, conosciuta attraverso
i suoi pensieri, chiaramente
espressi nella vita e negli scritti.
Visitando e rivisitando i luoghi del
piccolo borgo rurale in cui egli è
nato;andando con la mente ai tempi
e alle condizioni di vita, in cui e con
cui egli è vissuto, si capisce come in
lui, prescelto dal Signore, sia nato,
fin da quando era bambino, il germe
del desiderio di aiutare gli altri e di
alleviare le sofferenze dei fratelli.
La cognizione di questa missione,
affidatagli dal Signore, è andata via
via crescendo in lui, man mano che
aumentavano le sue conoscenze.
Col passare degli anni, egli percepiva
sempre più distintamente che la
sofferenza e l’indigenza sono elementi
dominanti del mondo. In quei
luoghi in cui è nato, fra quelle tante
pietre da cui prende origine il nome
del suo paese, avvenne quel cammino
formativo voluto dal Signore. In
quel semplice pastorello si compì il
disegno del cielo per il bene dell’umanità
e si realizzò un messaggio forte
alla chiesa.
Padre Pio stesso ci dice: «L’ha voluto
Gesù ed è avvenuto tutto lì».
Considerando le circostanze della
nascita di Padre Pio, non si può non
notare due particolari di significativa
importanza: il nome dato a questo
bambino e il nome della chiesuola in
cui egli fu battezzato. Assonanza meravigliosa
fra due Francesco: quello
di Assisi e quello di Pietrelcina.
Assonanza non meno meravigliosa
quella fra le due chiesuole, denominate
entrambe “Santa Maria degli
genova, 5-8 maggio 2010
Visitando
e rivisitando
i luoghi
del piccolo borgo
rurale in cui
egli è nato andando
con la mente
ai tempi e alle
condizioni di vita,
in cui e con cui egli
è vissuto,
si capisce come in lui,
prescelto
dal Signore,
sia nato,
fin da quando
era bambino,
il germe
del desiderio
di aiutare gli altri,
di alleviare
le sofferenze
dei fratelli.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
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gLi eserCizi spiritUaLi dei grUppi di preghiera
Era una
delle prime gocce
di quella sorgente
meravigliosa che
disseterà
innumerevoli
persone e famiglie,
arrecando loro
conforto e sollievo
24 www.operapadrepio.it
Angeli”: quella dell’Umbria, in cui il
poverello visse la sua meravigliosa
esperienza spirituale e quella della
Campania, in cui il primo sacerdote
stigmatizzato fu incorporato a
Cristo.
Il suo primo aiuto nel sollievo della
sofferenza Francesco Forgione lo
diede ai suoi genitori: dapprima al
padre, Graziano Maria e, poi, alla
mamma Maria Peppa. Lavorò nei
campi per alleviare le ristrettezze
economiche, che poi costrinsero il
padre a partire per l’America in cerca
di fortuna per guadagnare qualcosa
in più a favore della sua famiglia
cresciuta di numero.
Visitando i luoghi in cui Padre Pio
è cresciuto, ci si rende conto del contrasto
notevole esistente tra la sua figura
di benefattore dell’umanità e la
povertà estrema di quell’ambiente.
Nel contempo, però, si apprezza la
grandezza di Dio, che scelse quel pastorello
per far arrivare al mondo, a
sollievo dei bisogni e delle sofferenze
umane, immense ricchezze da lui
neanche toccate.
Abbiamo detto che Padre Pio fu
prescelto dal Signore per alleviare le
sofferenze spirituali e materiali
dell’umanità. Una prova dell’adempimento
di questa sua missione risale
al 1896, quando egli aveva nove anni.

Andato col papà ad Altavilla Irpina,
in pellegrinaggio al Santuario di San
Pellegrino, assistette ad una scena
straziante: accanto a lui c’era una povera
madre che aveva fra le braccia il
figlioletto deforme. Quella madre
sconsolata piangeva a calde lacrime
e pregava San Pellegrino per ottenere
la grazia della guarigione della sua
creatura.
Raccontando l’episodio Padre Pio
era solito dire: «Mi immedesimai nel
dolore di quella donna e unii le mie
preghiere alle sue». La grazia fu ottenuta.
Era uno dei primi germi di quel seme
del «Sollievo della Sofferenza»,
dal quale nascerà un bosco immenso
di piante, alla cui ombra si ripareranno
migliaia, milioni di anime. Era
una delle prima gocce di quella sorgente
meravigliosa, dalla quale sgorgheranno
sorgenti d’acque fresche,
che disseteranno innumerevoli persone
e famiglie, arrecando loro conforto
e sollievo.
A nove anni, dunque, era già forte
in lui il desiderio di sollevare le altrui
sofferenze. Una attenta lettura dei
suoi scritti giovanili ci conferma questa
constatazione e ci indica la misura,
secondo la quale quel desiderio
cresceva e si rafforzava.
A quell’epoca, cioè all’età di nove
anni, Francesco non aveva frequentato
la scuola pubblica, ma, come accadeva
spesso a quei tempi, era andato
da un contadino, un po’ più istruito
degli altri, il quale la sera vicino al
focolare gli insegnava a leggere e
scrivere. Il metodo di quel maestro
era quanto mai primitivo e rudimentale.Sembra
che un “pettanacanne”,
un certo Mandato Saginario, abbia
insegnato a lui e ai bambini di
Pietrelcina i primi rudimenti scolastici.
Ma, Francesco voleva farsi monaco
con la barba. Per attuare il suo desiderio
doveva raggiungere i quindici
anni di età e aver compiuto gli studi
ginnasiali. Era necessario quindi
affidarlo ad un vero maestro, che lo
preparasse adeguatamente al suo futuro
genere di vita. E fu così che
comparve alla sua guida un maestro
all’altezza della situazione, Domenico
Tizzani, il quale però viveva in una situazione
morale inaccettabile: prete
spogliato, conviveva con una donna
che gli aveva dato una figlia.
L’incontro con Francesco rappresentò
lo scontro fra due idee diverse,
due modi antitetici di vivere la propria
esistenza. Il piccolo Francesco
passava la sua giornata diviso tra ca-
gLi eserCizi spiritUaLi dei grUppi di preghiera
sa e scuola, campagna e chiesa.
Correva a servire messa e si terrorizzava
quando sentiva bestemmiare.
Intanto continuava a ripetere a fra’
Camillo e al padre Grazio che voleva
farsi «monaco con la barba».
Francesco non poteva contrastare
il maestro Tizzani. Ricorse, molto
probabilmente, ad uno stratagemma
per non essere più suo allievo. Smise
di studiare o, almeno, si fece cogliere
più volte impreparato alle sue interrogazioni.
Di conseguenza, Domenico
Tizzani informò mamma
Peppa dello scarso rendimento scolastico
del figlio, dissuadendola dal
mandarlo a scuola. Sarebbe stato più
opportuno spedirlo nei campi a guardare
le pecore anziché continuare a
farlo studiare. Il papà Grazio era partito
per l’America per mantenere gli
studi di Francesco. Perciò tutta la responsabilità
cadeva sulla mamma, la
quale, in verità, non era convinta di
ciò che il maestro Tizzani sosteneva.
Tuttavia, tolse il figlio dalla sua guida
e gli cercò un nuovo insegnante:
Angelo Caccavo. In un primo momento,
per vari motivi, il maestro
Caccavo oppose un rifiuto. Ma, poi,
dietro le insistenze della famiglia
Orlando, in modo particolare di
Giulio, suo cognato, cedette ed ac-
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
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gLi eserCizi spiritUaLi dei grUppi di preghiera
cettò Francesco come scolaro.
Era il 1901 quando il giovane
Forgione aveva 14 anni. La situazione
si normalizzò. L’apprendiamo da
una lettera dello stesso Francesco,
scritta il 5 ottobre 1901 al padre ancora
in America. Egli scriveva così:
«Da che mi trovo sotto la guida del
nuovo maestro mi accorgo di progredire
di giorno in giorno, per cui siamo
contentissimi tanto io che la
mamma».
Di questo maestro Padre Pio ebbe
sempre un sincero ed affettuoso ricordo.
Da parte sua il maestro
Caccavo ricambiò il beato Padre di
uguale affetto e venne più volte a San
Giovanni Rotondo per vederlo e intrattenersi
a colloquio con lui. Una
lettera di Padre Pio dell’11 maggio
1919 lo conferma: «Carissimo signor
26 www.operapadrepio.it
maestro… io vi ricordo sempre nelle
mie deboli preghiere… Mi stimerei
felicissimo, se potessi rivedervi, riabbracciarvi
per l’ultima volta qui».
È un invito di Padre Pio ad incontrarlo
a San Giovanni Rotondo. Conclude
la lettera: «Vi abbraccio di cuore, pregando
che la divina grazia vi preservi
e vi sostenga».
L’idea di aiutare praticamente i bisognosi
e i sofferenti era ben chiara
e manifesta in Francesco fin dalla
sua fanciullezza. Lo si evince dallo
svolgimento delle tracce dei temi del
1902, quando egli aveva appena 15
anni e frequentava il primo anno di
scuola col maestro Caccavo. I primi
componimenti giunti fino a noi sono
di questo periodo. La raccolta, curata
da padre Gerardo Di Flumeri, si
apre con un componimento sull’im-
portanza dello studio e della conoscenza
della sapienza. Si legge in
quel componimento pervenutoci senza
traccia: «La sapienza è quella che
dà vita alla ricchezza. Studia e pensa
pure che questa un giorno o l’altro
potrebbe anche sfumare, mentre la
sapienza rimane sempre ed accompagna
l’uomo fino alla tomba e dopo
ancora. Perciò figlio mio studia».
È un invito a se stesso, che lo ha accompagnato
per tutta la vita. Si rileva
dal penultimo paragrafo dello stesso
tema che dice: «Procura poi di non
dover più dispiacere alla tua buona
genitrice». Sembra un ricordo del periodo
di insegnamento del maestro
Domenico Tizzani. Quel che colpisce
la nostra mente nel leggere i componimenti
scolastici di questo periodo
è l’animo di Francesco.Quando de-

scrive la sofferenza si immedesima
talmente tanto in essa da provare
forte dolore e si impegna a voler trovare
ad ogni costo un mezzo per alleviarla.
Ma, vediamo come in essi
l’idea del sollievo della sofferenza si
manifesti e si sviluppi. Molti la fanno
risalire ad altri periodi della sua
vita. Padre Gerardo Di Flumeri, il
quale fa risalire l’origine dell’idea
dell’ospedale Casa Sollievo della
Sofferenza al 26 marzo 1914. Infatti,
in una lettera scritta in quella data e
indirizzata a padre Benedetto, suo
primo direttore spirituale, Padre
Pio scriveva: «Nel fondo di quest’anima
parmi che Iddio vi ha versato
molte grazie rispetto alla compassione
delle altrui miserie singolarmente
in rispetto dei poveri bisognosi.
La grandissima compassione
che sente l’anima alla vista di un povero
le fa nascere nel suo proprio
centro un veementissimo desiderio
di soccorrerlo e se guardassi alla
mia volontà mi spingerebbe a spogliarmi
per rivestirlo. Se so poi che una
persona è afflitta, sia nell’anima che
nel corpo, che non farei presso il
Signore per vederla liberata dai suoi
mali? Volentieri mi addosserei pur
di vederla andar salva, tutte le sue
afflizioni, cedendo in suo favore i
frutti di tali sofferenze, se il Signore
me lo permettesse».
Sembra che queste parole riecheggino
lo svolgimento di un tema scritto
nel 1902, e di cui, forse, nel 1914,
Padre Pio aveva perso il ricordo, ma
non l’idea, che gli era rimasta ben
fissa nella mente. La traccia di quel
tema suonava così: «Descrivete il tugurio
di un mendico». Francesco,
con la sua attenta osservazione, descrisse
particolari interessanti, che
certamente avevano toccato la sua
sensibilità: «Il tugurio sembrava
proprio una grotta. Il pavimento era
tutto scavato, le quattro pareti tutte
nere dal fumo e ad una di esse stavano
sospesi un piccolo tegame, un
treppiedi ed una zucca con sale». La
descrizione continua così: «In un
cantuccio c’era un po’ di paglia, il
giaciglio … Ad un altro angolo vi era
una piccola cassa, senza coperchio,
che gli serviva per conservarvi il pane».
La conclusione? Eccola:
«L’aspetto di tale bugigattolo mi addolorò
tanto che presa una mezza lira,
che avevo in tasca, la diedi al me-
gLi eserCizi spiritUaLi dei grUppi di preghiera
schino». In Francesco c’era già il seme
del sollievo della sofferenza ma,
qui, in questo componimento, quel
seme comincia a concretizzarsi e
quasi a prendere corpo. Di quel periodo
vi sono altri componimenti che
confermano e rafforzano questo nostro
convincimento. Essi fanno riferimento
anche a medici e medicine.
Così il tema, dalla traccia significativa
«Chi benefizio fa, benefizio aspetti»,
racconta di una ragazzo che, promosso
agli esami, aveva ottenuto dal
padre dei soldi per regalo. Uscito a
comprare un balocco, che gli piaceva
molto, per strada incontrò un ragazzo
scalzo, lacero nei panni e pallido
in viso che piangeva. «Che hai?»,
gli domandò. E il ragazzo, piangendo,
rispose: «Ho la madre ammalata
da parecchi mesi, ho fame,freddo e
non ho come procurarle le medicine».
Giovannino, il protagonista del
componimento, mosso a compassione,
presa la moneta che aveva in tasca,
gliela diede dicendo: «Va’ a comprare
il pane e le medicine perché io
posso fare a meno del balocco che volevo
comprare».
le pagine autografe
del diario del dott. Mario Sanvico con
la costituzione del primo Comitato
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
27

gLi eserCizi spiritUaLi dei grUppi di preghiera
L’impegno per aiutare chi soffre diventa
sempre più appassionato ed accorato
nel tema n. 10 del 18 agosto
1902, dalla traccia «Povera bimba!
Fate nota la sua disgrazia ad un vostro
amico», in cui si racconta di una
ragazza che, dopo aver perso il padre
a causa di una lunga malattia, perdette
anche la madre, gravemente malata
da molto tempo. «Vendettero le loro
poche masserizie» – scrisse il giovane
Francesco –. «Io ed altri amici,
per aiutarla, ci siamo posti a capo di
una colletta per rendere meno amara
l’esistenza dell’infelice». Forse, il
clou del suo pensiero lo raggiunse
nel tema n.23, la cui traccia suonava
così: «Scena straziante». La scena è
ambientata in un ospedale.
Francesco scrisse: «Saliti al primo
piano, entrammo in una stanza
dov’era una fila di letti per bambini,
assistiti da una Suora di Carità, che,
in quel momento, accarezzava uno di
loro, il quale piangeva e, per farlo acchetare,
gli dava dei balocchi». Poi,
28 www.operapadrepio.it
continuò: «Oh quanto sono buone ed
amorose quelle suore! Esse amano i
bambini come se fossero i loro figli e
i vecchi loro fratelli e sorelle».
Sembra di intravvedere l’attuale
Opera di Padre Pio.
Lo svolgimento del componimento
continua dicendo che vicino ad un
ammalato grave vi era «un’altra suora
ed un vecchio sacerdote» per infondere
coraggio e rassegnazione.
«La povera suora si sentiva spezzare
il cuore perché lo stato dell’ammalato
era disperato». L’ammalato muore.
Francesco così conclude: «Chi
può immaginare il dolore che provai
a quella scena? Per due giorni non mi
fece cuore di mangiare, tanto ero rimasto
scosso a quella vista straziante».
Padre Pio si trova di fronte al mistero
del dolore, incomprensibile ed
assurdo per la mente umana.
Nella luce soprannaturale della fede
Padre Pio dava un significato alla
sofferenza; l’accettava perché ne aveva
capito il senso. La nobilissima idea
per il sollievo della sofferenza
dell’umanità, nata in lui fin dall’infanzia,
si concretizzò il 9 gennaio del
1940, con la costituzione di un comitato,
di cui facevano parte tra gli altri
i dottori Mario Sanvico, Guglielmo
Sanguinetti e Carlo Kiswarday, che
raccolsero il suo desiderio di voler
erigere un’opera ospedaliera. Senza
non poche difficoltà passò all’atto
pratico il 19 maggio 1947, quando iniziarono
i lavori per la costruzione
della Casa Sollievo della Sofferenza.
Il 5 maggio 1956 il cardinale Lercaro
benediceva e inaugurava l’opera.
Ci piace ricordare le parole dette da
Padre Pio ai medici, il giorno seguente
l’inaugurazione del suo ospedale:
«Voi avete la missione di curare il malato;
ma se al letto del malato non
portate l’amore, non credo che i farmaci
servano a molto. Portate Dio ai
malati: varrà di più di qualsiasi altra
cura. Nel malato voi curate Cristo;
nel malato povero voi curate Cristo
due volte!»

Un giorno, sul finire degli
anni cinquanta, venne a
trovare Padre Pio un sacerdote di
Roma che, avendo necessità di reperire
dei fondi per il mantenimento di
una sua comunità, sperava di trovare
sul posto qualche benefattore. Tra gli
altri gli era stato fornito il nominativo
di un albergatore indicato come possibile
offerente.
Il parere di Padre Pio fu esplicito:
«Fratello mio, che vuoi che ti dica?
Secondo me quello è un santo che
non fa miracoli. Ma se tu vuoi provare…».
La sera successiva il commendatore
– così era nominato l’albergatore
– venne in convento come faceva
di frequente e rivolto a Padre Pio
disse: «Padre, è venuto da me quel
sacerdote di Roma che si è presentato
a vostro nome ed ho creduto bene
di venirgli incontro». «Ah sì… e
quanto gli hai dato?».
«Un milione, Padre. Era quanto gli
serviva». «Un milione, hai detto, un
milione? E allora io devo proprio ringraziarti
per la bella figura che mi
hai fatto fare! Ma come? Io gli dico
che tu sei un santo che non fa miracoli
ed ora,quello che cosa penserà?
Che io volevo impedirgli di venire da
te per motivi di concorrenza?».
A questo colloquio erano presenti
diverse persone, medici della Casa
Sollievo e il ragionier Rotondo dell’
amministrazione. E fu proprio lui
che, qualche settimana dopo, fece
esplodere il caso.
« Padre, ieri ero a Roma per servizio
ed ho incontrato quel sacerdote
sorridere
Quando Padre Pio
voleva far
ch era venuto da lei per una presentazione
al commendatore. Mi ha detto:
“Dica a Padre Pio che aveva proprio
ragione: quel signore mi ha fatto
soltanto perdere tempo e alla fine
non mi ha dato neppure una lira».
«Che cosa? E quello ha avuto il coraggio
di raccontare quel po’ po’ di
favola, di avergli dato un milione? Ma
questa volta il vizio glielo faccio passare
io!»
Mi fece cenno di entrare nella sua
stanza e quando fummo soli mi disse:
«Franco, tu mi devi fare un servizio
. Compra una carta bollata e scrivici
sopra una denuncia indirizzata
alla Procura della Repubblica.
Mettici tutto quello che ti viene in
mente per fargli prendere una bella
paura, ad esempio, che i medici presenti
si sono ritenuti offesi dal…».
«Dal millantato credito, va bene?».
«Sì, ma aggiungi anche altre cose,
tanto io non gliela faccio leggere la
carta, la mostro soltanto. Poi falla firmare
a Lucentini e agli altri medici
presenti. Domani mattina me la devi
portare». La sera successiva naturalmente
eravamo tutti lì, fuori dalla
porta della stanza del Padre in attesa
che lui uscisse e c’era anche il
commendatore. Quando Padre Pio
apparve lo spettacolo ebbe inizio.
La mano sulla spalla ed un sospiro
di commiserazione, sfuggito al
Padre, misero subito in allarme il
malcapitato. «Che c’è Padre?»
«Figlio mio, fatti coraggio, ci sono
cose peggiori nella vita! Entra entra
che devo parlarti». Il colloquio a
franCo Lotti
quattr’occhi durò una decina di minuti
e quando la porta si aprì il commendatore,
visibilmente agitato, uscì
in fretta, salutò appena e si allontanò.
Poi, sulla soglia, Padre Pio, con il
viso ridente come di un monello dopo
una birichinata.
«Gli ho consigliato un rimedio che
lui ha accettato. Domani mattina vi
telefonerà invitando a cena tutti i medici
dell’Ospedale. Gli ho detto che,
dopo aver pranzato alla sua tavola
non avranno il coraggio di andare
avanti con la denuncia».
Tutto si svolse nel migliore dei modi.
In quel tempo i medici in servizio
non erano ancora tantissimi, una cinquantina
in tutto e fecero debitamente
onore al pranzo che, il commendatore
aveva dichiarato di offrire come
atto di apprezzamento per l’attività
svolta dal corpo sanitario nell’Opera
di Padre Pio.
Poi, dopo il caffè, un grande striscione
fece la sua comparsa nella sala
tra il fragore degli applausi di tutti
i convitati.
Raffigurava una cambiale del valore
di un milione di lire, intestata al
commendatore, a saldo di ogni suo
debito presente e passato.
Ma se dovessi affermare che, quando
quest’ultima trovata venne riferita
al Padre, essa abbia incontrato la
sua approvazione , direi una cosa inesatta.
E non è difficile capirlo conoscendo
l’estrema delicatezza e partecipazione
del suo animo ad ogni pur
minima sofferenza e mortificazione
dell’animo altrui.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
29

casa sollievo della soFFeReNZa
Dottoressa Cinzia Fedeli
Responsabile Qualità
IRCCS
Casa Sollievo della Sofferenza
da sinistra:
Maria Vittoria De Luca, Segreteria;
Cinzia Fedeli, Responsabile;
Maria Pia Egidia,
Consulente Sistemi Qualità
30 www.operapadrepio.it
LA CERTiFiCAZionE
E iL SiSTEMA QuALiTà
di CASA SoLLiEVo
dELLA SoFFEREnZA
ciNZia Fedeli
Lo scorso aprile Casa Sollievo
della Sofferenza ha
ottenuto la Certificazione di Qualità
ISO 9001: 2008 per l’intera Struttura
in relazione al seguente scopo:
«Erogazione di servizi di
diagnosi e cura in regime
ordinario, ambulatoriale e
in urgenza. Progettazione
e realizzazione di progetti
di ricerca. Progettazione
ed erogazione di percorsi
formativi. Progettazione,
produzione ed
installazione di arredi in
legno e metallo» .
Il percorso che ha portato al raggiungimento
di tale importante risultato
è stato avviato circa un anno
fa quando la Direzione Strategica,
consapevole dell’importanza e della
necessità di avvalersi di un Sistema
di Gestione per la Qualità riconosciuto
in ambito internazionale, ha ritenuto
opportuno implementare un Sistema
Qualità conforme alla norma
ISO 9001 come strumento strategico-gestionale
per soddisfare al meglio
le esigenze dei nostri utenti e per
integrare standard di eccellenza in
ambito sanitario e ha esteso l’iter di
certificazione all’intera struttura al
fine di garantire uniformità di comportamento
organizzativo ed assistenziale
per la cura e la sicurezza
del paziente.
Va sottolineato che il conseguimento
della certificazione, che costituisce
un riconoscimento oggettivo
e obiettivo dell’utilizzo sistematico
di un metodo di lavoro allineato alla
norma, rappresenta solo il punto di
partenza del cammino alla ricerca
del miglioramento continuo della
qualità.
Il rilascio del certificato non conclude
l’iter di valutazione poiché ha
validità triennale e sono previste verifiche
periodiche di sorveglianza
sulle attività/processi.
Il partner della certificazione prescelto
è stato Bureau Veritas, organismo
riconosciuto a livello internazionale,
presente da vari anni nel settore
sanitario.
L’iter di certificazione seguito ha
coinvolto la Direzione Strategica, i
nove Dipartimenti, le Unità Operative
Complesse e i Servizi Trasversali
ed ha evidenziato che l’intera struttura
ospedaliera è organizzata e gestita
per accompagnare il paziente
lungo tutto il percorso diagnostico-
terapeutico. Tale approccio è coerente
con il valore di riferimento fondante
dell’Ospedale di San Pio da Pietrelcina
ovvero: «LA CENTR ALITà
DELL’AMMALATO», dal quale discendono
valori, obiettivi, azioni e
comportamenti.
L’esperienza vissuta in questi mesi
di intenso lavoro, non privo di difficoltà,
ha rappresentato un momento
di crescita professionale e di arricchimento
per tutto il personale della
«Casa» ed ha contribuito in particolare
a: migliorare l’accoglienza del
paziente fin dal suo primo contatto
con l’ospedale sia dal punto di vista
del comfort che di quello diagnostico-
terapeutico; evidenziare i punti
di forza e di debolezza dell’organizzazione;
facilitare la gestione del rischio
clinico; favorire un maggior
coinvolgimento del personale attraverso
il lavoro di gruppo e la condivisione
di obiettivi comuni di miglioramento
introdurre nuovi sistemi di
monitoraggio dei processi aziendali

oltre al miglioramento di quelli esistenti;
acquisire la consapevolezza
del significato della qualità e dei processi
per il suo perseguimento: «salto
culturale»; migliorare la comunicazione
fra i vari professionisti sanitari,
dare evidenza e valorizzare il lavoro
di tutto il personale; rivalutare
l’attività formativa non più considerata
«dispensatrice di crediti» formativi
bensì valido strumento per garantire
il cambiamento auspicato.
Il «valore aggiunto» della Certificazione
e soprattutto del percorso di
verifica, sia interno che esterno, è
l’aver introdotto e validato un metodo
di lavoro che toglie spazio alla autoreferenzialità
ed estemporaneità e
premia la sistemizzazione dei processi
decisionali, crea l’abitudine
all’essere valutato (non giudicato) a
fronte di regole comuni e di standard
precisi. Gli audit di certificazione,
inoltre, hanno consentito di verificare
l’efficacia delle misure adottate
per la prevenzione dei rischi mappati
durante gli audit interni. In particolare
quelli riferiti all’identificazione
del paziente, alla corretta gestione
del farmaco, all’uso delle tecnologie,
alla corretta compilazione e completezza
della documentazione clinica.
L’implementazione del Sistema
di Gestione per la Qualità ha richiesto
uno sforzo rilevante, ma una volta
effettuato il consolidamento dello
stesso si attiverà un circolo virtuoso
difficile da arrestare.
Il gruppo di lavoro
Gestione Sistema Qualità
la StrUttUra
oPEratiVa
E la rEtE
dEi FaCilitatori
Il percorso che ha portato allo sviluppo
di un sistema unico di gestione
per la qualità in Casa Sollievo della
Sofferenza e alla certificazione
ISO 9001: 2008 dell’intera struttura
ospedaliera ha preso l’avvio con la riorganizzazione
nell’ottobre 2009
della struttura «Certificazione e Sistemi
Qualità» collocata in staff alla
Direzione Generale e costituita attualmente
da un nucleo essenziale:
il Responsabile Qualità, un Consulente
esterno Esperto in Sistemi
Qualità e da un Responsabile della
segreteria.
É la struttura operativa di progettazione,
supporto metodologico e
coordinamento delle attività; si avvale
di un gruppo multidisciplinare
di valutatori interni del sistema qualità
e della rete aziendale dei facilitatori
per la qualità individuati
nell’area sanitaria, tecnica e amministrativa,
adeguatamente formati
per sviluppare il sistema di gestione
all’interno delle unità operative di
appartenenza.
A questi si affiancano stagisti e
borsisti che collaborano nell’ambito
di progetti di miglioramento della
qualità.
servizi QUaLità
bureau veritas è fra i leader a
livello mondiale nella valutazione
di conformità e certificazione della
Qualità, l’ambiente, la salute,
la sicurezza e la responsabilità
sociale (Qhse-sa). nato nel 1828,
il gruppo opera in 140 paesi con
40 000 dipendenti ed un volume
d’affari di oltre 2,6 miliardi di
euro (dati 2009). bureau veritas
Certification, divisione del gruppo,
è ai vertici mondiali nel settore
della certificazione. il gruppo,
riconosciuto e accreditato dai
più importanti enti ed organismi
internazionali, è quotato dall’ottobre
2007 alla borsa di parigi. in italia,
bureau veritas conta più di 350
dipendenti e 19 uffici dislocati
su tutto il territorio nazionale
e affianca oltre 15.000 Clienti
nazionali e internazionali.
AlCuNI IRCCS ChE hANNO SCElTO
BuREAu VERITAS:
fondazione policlinco ospedale
maggiore ospedale regina elena
milano
istituto giannina gaslini
fondazione salvatore maugeri
fondazione stella maris
fondazione Casimiro mondino
Centro di riferimento
oncologico (Cro) di aviano
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
31

La riCerCa sCientifiCa
32 www.operapadrepio.it
La dottoressa Enza Maria Valente è la
coordinatrice dell’unità di neurogenetica
dell’istituto Casa Sollievo della Sofferenza-
Mendel di Roma. nel luglio del 1994, all’età di
21 anni, ha conseguito la Laurea
in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti
e la lode presso l'università Cattolica di Roma
guadagnandosi il titolo di “medico più giovane
d’italia”.
Specializzata in neurologia, dal 1997 al 2000
ha seguito il corso di dottorato di ricerca (Phd)
in neurogenetica all’institute of neurology,
university College of London,
dove si è occupata di alcuni disturbi
del movimento su base genetica,
come la malattia di Parkinson e le distonie.
La giovane ricercatrice ha al suo attivo
59 pubblicazioni su riviste internazionali
con revisori, quattro capitoli di libri e più
di cento estratti di partecipazione a congresso.
nel 2001 le è stato assegnato
il Premio “novartis” per la ricerca
sulla malattia di Parkinson.
Un gene difettoso
blocca la trasmissione
delle «antenne» cellulari
Sull’ultimo numero di
maggio della prestigiosa
rivista “Nature Genetics” è stato
pubblicato un lavoro scientifico codiretto
da ricercatori dell’Unità di
Neurogenetica dell’Ospedale Casa
Sollievo della Sofferenza, Sezione
Mendel di Roma (in particolare dalla
Dr.ssa Enza Maria Valente e dal Dr.
Francesco Brancati), insieme ai collaboratori
dell’Università di California
San Diego, dell’Università di Leeds
e dell’Ospedale Necker di Parigi.
Lo studio presenta l’identificazione
di un nuovo gene che blocca l’attività
di strutture cellulari simil-antenne,
chiamate “cilia”, che perdono l’abilità
di riconoscere e trasmettere informazioni
fondamentali sia per lo sviluppo
embrionale che per il corretto
funzionamento di numerosi organi
in epoca post-natale.
I risultati ottenuti migliorano l’attuale
comprensione delle sindromi
di Joubert e di Meckel e contribuiscono
allo sviluppo di strategie terapeutiche
anche per patologie più frequenti
correlate al malfunzionamento
delle “cilia” cellulari, come la spina
bifida (uno dei difetti congeniti a
maggior prevalenza) ed il rene policistico.
Queste sindromi fanno parte
di un ampio gruppo di patologie
denominate “ciliopatie”, in quanto le

cilia presenti sulla superficie cellulare
non funzionano correttamente e
non rispondono in maniera adeguata
ai segnali. Tale malfunzionamento
previene nell’embrione la formazione
di un corretto tubo neurale,
con conseguenti anomalie di sviluppo
del sistema nervoso centrale che,
nei bambini con sindrome di Joubert,
portano quasi invariabilmente allo
sviluppo di ritardo mentale di grado
medio-grave. Possono inoltre concomitare
anomalie a carico della retina,
dei reni, del fegato e del sistema
scheletrico. La diagnosi prenatale di
queste condizioni viene di solito effettuata
tardivamente, a seguito di riscontro
ecografico di anomalie del-
lo sviluppo del sistema nervoso e
multiorgano, nel secondo trimestre
di gravidanza.
I risultati ottenuti consentiranno
di migliorare la diagnosi genetica
prenatale per le coppie a rischio di
avere figli con sindrome di Joubert e
Meckel.
L’identificazione di questo nuovo
gene va ad aggiungersi ai numerosi
risultati già ottenuti dai ricercatori
dell’Unità di Neurogenetica
dell’Ospedale Casa Sollievo della
Sofferenza, che da anni lavorano per
identificare le cause genetiche della
sindrome di Joubert, e che già in passato
avevano identificato, in collaborazione
con i colleghi dell’Università
La riCerCa sCientifiCa
cosa sono la
sindrome di Joubert
e la sindrome di meckel?
La sindrome di Joubert è caratterizzata da un
complesso quadro malformativo che coinvolge
il cervelletto e numerosi altri organi, mentre la
sindrome di Meckel causa gravi anomalie fetali
incompatibili con la vita. Mutazioni di tale gene sono
particolarmente frequenti in alcune popolazioni come
quella ebraica aschenazita, in cui la stragrande
maggioranza dei soggetti affetti da queste due
sindromi è portatore di una stessa mutazione
comune nel gene TMEM216.
di California San Diego, altri geni
causativi di queste gravi patologie.
L’Unità di Neurogenetica si occupa
infatti di sindrome di Joubert dal
lontano 2003, ed in questi anni è divenuta
centro di riferimento europeo
per lo studio di queste sindromi, ricevendo
casistica da tutto il mondo.
Ha inoltre fornito un importante contributo
per la costituzione, nel dicembre
2005, dell’Associazione Italiana
Sindrome di Joubert e Atassie Congenite
(AISJAC onlus), che ha già organizzato
tre convegni nazionali per
divulgare le conoscenze sulla sindrome
di Joubert e le altre sindromi malformative
del cervelletto.
la La casa Casa sollievo soLLievo della deLLa soFFeReNZa sofferenza - giUgno 2010
33

La formazione sCientifiCa
ASSOCIAZIONE
Nei giorni 13 e 14 maggio
2010 si sono svolti i lavori
della prima edizione del
Corso di formazione dal titolo:
“etica della cura
e umanizzazione
dell’assistenza
al malato”
organizzato dall’associazione
scienza & vita di san giovanni
rotondo in collaborazione con
l’irCCs “Casa sollievo della
sofferenza”.
L’evento formativo, aperto a
tutte le professioni sanitarie, ha
registrato il massimo numero
di iscritti previsto (circa 120
partecipanti), provenienti da
diversi ambiti sanitari della puglia
e anche di altre regioni e si è
avvalso della partecipazione di
insigni relatori esperti nel campo
della bioetica, dell’etica clinica e
del biodiritto.
ha introdotto i lavori il
dott. gennaro Cera, medico
bioeticista di Casa sollievo,
responsabile scientifico e
organizzatore del Corso, il
quale ha sottolineato come il
Corso intenda rispondere alla
urgente necessità di formazione
degli operatori sanitari,
particolarmente nell’ambito delle
più attuali e scottanti questioni
di etica e bioetica clinica. padre
pio stesso, infatti, desiderava
che, all’interno della Casa
sollievo, gli operatori sanitari
potessero “perfezionare sia la
loro cultura professionale sia la
loro formazione cristiana”, per
essere “riserve di amore” verso
l’ammalato sofferente.
36 www.operapadrepio.it
ETiCA dELLA CuRA
dELL’ASSiSTEnZA
il pensiero di padre pio
e la casa sollievo della sofferenza
reLazione deLL’arCivesCovo
miCheLe Castoro
Sono lieto di essere tra voi
per un breve saluto in questo corso
di formazione organizzato da
“Scienza e vita”. Il tema “Etica della
cura e umanizzazione dell'assistenza
al malato” rimanda col pensiero a
Padre Pio e alla sua creatura: Casa
Sollievo della Sofferenza. Padre Pio
la presentò non come la sua creatura
ma, come “la creatura che la
Provvidenza, aiutata da voi, ha creato”.
Queste parole Padre Pio le pronunciò
il giorno della sua inaugurazione,
il 5 maggio 1956. E pensò di affidare
questa “creatura” ai Gruppi di
Preghiera. “Una nuova milizia fatta
di rinunzie e d'amore sta per sorgere
a gloria di Dio e a conforto delle
anime e dei corpi infermi” – e, poi,
aggiunse – “Non ci private del vostro
aiuto affinché questa diventi la città
ospedaliera tecnicamente adeguata
alle più ardite esigenze cliniche e insieme
ordine ascetico di francescanesimo
militante”. E, in quella stessa
circostanza definì Casa Sollievo
“luogo di preghiera e di scienza”.
È noto il rapporto dello scienziato
Monsignor Michele Castoro
Enrico Medi con Padre Pio. Spesso,
il professore veniva qui a San
Giovanni Rotondo, per giorni e giorni,
e si intratteneva col Padre. Voleva
vivere la quotidianità di Padre Pio,
stargli vicino, assisterlo in ogni sua
manifestazione e godere il più possibile
del suo consiglio e del suo calore.
Voleva dimostrargli concretamente
il suo amore profondo, aiutandolo
a realizzare il suo grande desiderio:
la Casa Sollievo della
Sofferenza. “Che fosse la più grande,
la più tecnicamente perfetta,” – sono
le parole del prof. Enrico Medi – “con
tanti medici e chirurghi, che prestavano
la loro opera con vera testimonianza
cristiana”. Scrive, ancora, il
professore: “Dal punto di vista spirituale
e medico, la Casa è un successo.
Solo la Provvidenza, per le preghiere
della Santa Creatura di Padre
Pio, poteva far fiorire nel deserto una
pianta così ricca di frutti”.
La Casa Sollievo della Sofferenza,
nel pensiero di Padre Pio, è davvero
una sintesi originalissima di “scienza
ed etica della cura e spiritualità”.

E uMAniZZAZionE
AL MALATo
Cellule staminali:
etica della ricerca e stato dell’arte
Professor Angelo Vescovi
Le discussioni sull’argomento
“Medicina rigenerativa
e staminali” sono frutto più di
“credenza” che di “scienza”. Negli
anni settanta, nel corso della sperimentazione
sul morbo di Parkinson,
si arrivò a sostituire le cellule morte
con nuove cellule con funzioni simili.
Inizialmente, si utilizzarono anche cellule
delle ghiandole surrenali del paziente,
poi, la scelta di “cellule nuove”
cadde su quelle derivate dal cervello
di feti umani abortiti. Queste ricerche
hanno dimostrato che l’immissione
di nuove cellule nel cervello adulto è
possibile, con risultati, a volte, positivi.
Rimane, comunque, il problema della
riproducibilità e gli studi di settore
restano contraddittori. Il guaio è che le
cellule adatte nel cervello fetale sono
sCienza e vita
scarse. In un trapianto si usano fino
ad otto feti. Così, oltre ad essere ogni
volta diverso, il materiale trapiantato
è eterogeneo in età, composizione,
qualità e compatibilità col paziente. I
risultati divengono poco riproducibili
e farne una terapia standard è impossibile.
Oggi, alcune soluzioni vengono
dall’uso delle staminali cerebrali.
Invece di estrarre le rare cellule da
trapiantare, estraiamo le loro “madri”:
le staminali cerebrali. Sono ancora più
rare ma, messe in un “brodo” di coltura,
queste si moltiplicano a dismisura.
Ovviamente, non mancano le diatribe
sugli embrioni e sulla clonazione. Ci
sono degli elementi che meritano una
discussione ma, c’è anche un mare
di amenità infondate. Del resto, “c’è
clonazione e clonazione”…
etica della cura e umanizzazione dell’assistenza ospedaliera al malato
nel management aziendale
e nelle politiche sanitarie: “La Casa sollievo del futuro”
Dottor Domenico Crupi
Le istanze etiche non devono
essere oggetto solo di meri
dibattiti accademici o al massimo di
argomentazioni per l’analisi dei macrosistemi,
ma devono costituire i criteri di
valutazione dei microsistemi, ovvero
delle singole strutture sanitarie che
quotidianamente incidono e condizionano
la qualità di vita e la dignità delle
persone.
Per i dubbiosi è sufficiente riflettere
sulla grave questione morale che investe
una rilevante parte del sistema sanitario
nazionale, in cui non è certo
difficile rinvenire profonde sacche di
ingiustizia e gravi sperequazioni, non
spiegabili se non come il portato di una
cultura espressione di un profondo
disprezzo della persona e della sua
dignità.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
37

La formazione sCientifiCa
38 www.operapadrepio.it
etica della cura e umanizzazione dell’assistenza ospedaliera
al malato nel management aziendale
e nelle politiche sanitarie “La Casa sollievo del futuro”
Per alcuni etica ed economia rappresenterebbero
due ambiti molto
distanti tra loro.
Tale distanza ovviamente è solo apparente
e può ridursi, anzi annullarsi
esaminando il frame work concettuale
di un ideale percorso di cura.
Ci si accorgerà che quest’ultimo è
compreso tra l’ottimale governo delle
risorse disponibili, che coincide
con l’appropriatezza in termini clinici
ed etici, e quello dell’efficacia, ossia
il successo clinico inteso come
guarigione del paziente o, secondo
una visione economica, la buona qualità
del nostro prodotto.
Ma quali possono essere le variabili
che hanno maggiore rilevanza nel
produrre un potenziale impatto economico
in ambito clinico?
Certamente la complessità clinica
rappresenta un importante determinante
del consumo di risorse
assistenziali e tale evidenza appare
piuttosto preoccupante sia agli occhi
del clinico che a quelli dell’economista,
considerando che i pazienti
complessi rappresentano ormai la
categoria dei pazienti più frequentemente
rappresentata nei nostri
ospedali.
Altrettanto frequentemente, alla
complessità si associano la presenza
contemporanea di più patologie, la
comorbilità e l’alterazione dello stato
funzionale del singolo individuo, che
rappresentano ulteriori fattori di rischio
in termini di rischio di morte e
di impatto economico per l’entità delle
risorse necessarie.
In un recente studio, condotto nella
realtà ospedaliera americana, è
stato dimostrato che un’importante
alterazione funzionale, misurata in
base alla perdita di una delle abilità
delle attività del vivere quotidiano
(ADL), è in grado di condizionare il
costo generato dall’assistenza del
paziente che ne è affetto, indipendentemente
dal tipo di patologia di cui
questo è portatore. Assistere il paziente
disabile costituisce sempre un
rischio economico maggiore, sia nel
caso di patologie gravi che in quelle
più lievi rispetto a chi non presenta
disabilità.
Da un punto di vista clinico siamo
abituati a rappresentare il paziente
ponendolo al centro della nostra attenzione
attraverso l’impiego di una
valutazione definita “multidimensionale”,
in quanto in grado di esplorarne
i vari profili funzionali (cognitivo,
funzionale, nutrizionale ecc.).
Nel corso degli anni, anche i sistemi
di controllo di gestione hanno
sviluppato una serie di metodologie
in grado di ottenere una serie di indicatori
sempre più basati sulla centralità
del paziente: siamo infatti passati
da una prima generazione (il solo
DRG) fino ad una sesta generazione
(DRG / tipo ricovero/ fattore produttivo/
attività / disciplina / gravità),
modificando i sistemi di classificazione
ed affinando i sistemi isorisorse
con la stima della gravità clinica.
Anche in ambito economico abbiamo
quindi imparato a porre il paziente
al centro della nostra attenzione,
soprattutto nel valutare i costi.
Non siamo quindi più interessati
solamente a sapere quanto costa l’intero
ente ospedaliero, o i singoli centri
di responsabilità (Unità Operative),
o i centri di attività ( sala operatoria,
ambulatorio ecc.), ma soprattutto
quanto costa il singolo episodio di ricovero,
cioè il singolo paziente.
Anche in quest’analisi economica
il paziente è al centro di un assessment
multidimensionale in cui ciascuna
dimensione è costituita dal
costo del personale, delle prestazioni
strumentali, dei farmaci, delle prestazioni
alberghiere, ossia dai costi
di tutti i fattori produttivi impiegati
nello specifico episodio di ricovero.
È opportuno sottolineare che il
profilo funzionale del singolo paziente
non si ribalta genericamente sul
costo, ma risulta ben evidente come
condizioni ogni singola dimensione
del costo stesso (il costo dei medici,
degli infermieri, dei farmaci e delle
procedure diagnostiche).
L’importanza di questo dato può
essere esemplificata pensando a due
diversi pazienti trattati nell’ospedale
e che risultano, dal punto di vista
dell’analisi del costo totale, identici.
Il primo, affetto da una grave forma
di demenza ormai ben nota e studiata,
ha richiesto soltanto la correzione
di uno stato di disidratazione con
fluido terapia ed ha impegnato principalmente
il personale infermieristico,
con scarso impiego di risorse
diagnostiche o di farmaci ad alto costo.
Il secondo, invece, giunto per un
riferito deficit cognitivo di recente
insorgenza, ha richiesto maggior
impegno dai parte dei medici per effettuare
un corretto inquadramento
diagnostico con l’esecuzione di esami
strumentali ad alto costo. Il costo
totale è identico, ma è espressione di
dimensioni di consumo di risorse
completamente diverse, per le quali
potrebbero essere necessarie diverse
modifiche organizzative.
È stato possibile anche nel nostro
Ospedale esplorare l’effetto della
gravità clinica o della disabilità sul
costo di alcune patologie confermando
che a maggiore complessità corrispondano
costi maggiori di specifici
fattori produttivi.
Nel percorso metodologico dell’analisi
dei costi sono previste tre fasi:
• la determinazione dei costi (risponde
alla domanda quanto
costa);
• l’analisi dei costi (risponde alla
domanda perché costa);
• il benchmark dei costi (risponde
alla domanda costa tanto o
costa poco).
La seconda fase che stiamo avviando,
cioè quella dell’analisi dei costi,
rappresenta forse il momento più interessante:
sostanzialmente è volta
a identificare le variabili cliniche che
spiegano i costi.
Questa è forse la sfida più affascinante,
poiché vede clinici ed economisti
uniti nello sforzo di coniugare
il raggiungimento del successo terapeutico
con le risorse disponibili,
nella visione etica che dare troppo ad
un paziente significa togliere il giusto
a qualcun altro.

antropologia ed etica della cura
nelle questioni di inizio vita
Professor Lucio Romano
La cura e l’assistenza
al feto terminale
Professor Giuseppe Noia
La dimensione del diritto
che nega la vita è la negazione
della giustizia stessa. In questo
ambito una riflessione sull’inizio vita
può essere esposta lungo tre linee: la
dimensione scientifica, antropologica
e giuridico-deontologica. Dal punto di
vita scientifico, secondo la definizione
dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità, la gravidanza ha inizio nel momento
dell’annidamento dell’embrione.
Dal punto di vista antropologico,
invece, vi sono due teorie contrastanti:
una “sostanzialista” e l’altra “funzionalista-attualista”.
Mentre, la teoria
sostanzialista afferma che l’embrione
umano si identifica nell’essere umano,
la teoria funzionalista nega questo tipo
di interpretazione.
Chesterton, quasi un secolo
fa, ha detto: “Noi ci ritroveremo
a difendere l’incredibile sensatezza
della vita umana”. Che la vita
umana abbia un senso lo capiamo tutti,
ma che dobbiamo difendere questo
senso almeno cent’anni fa sembrava
che non fosse necessario. Lungo tutta
la vita umana ci troviamo dinnanzi
a una solitudine: la “solitudine dell’embrione”.
La solitudine dell’embrione
ha vari livelli: giuridico-biologico, storico-politico,
etico-morale, ma quella
più drammatica si verifica quando
l’embrione si trova da solo dinnanzi ai
propri genitori.
Che cosa fonda sul piano antropologico
e sociale questo concetto? Come
ci dice un padre della ginecologia eu-
sCienza e vita
Secondo l’approccio funzionalista,
una realtà è definita umana solo se
manifesta specifiche caratteristiche o
capacità predeterminate o convenute
che possono essere di ordine biologico
o di ordine psicosociale. Si passa,
quindi, da una valutazione di ordine
scientifico ad una valutazione relativistica
antropologica da cui scaturisce
una riflessione giuridica-deontologica
che rende lecito fare della vita qualsiasi
cosa perché una legge lo consente o
una norma non lo impedisce. Questa
è la riprova tangibile e più evidente di
come vengono manipolate le verità
scientifiche in funzione di una valutazione
predeterminata oppure di una
convenienza che può essere di ordine
biologico o psico-sociale.
ropea: “I cambiamenti sono talmente
veloci che non riusciamo a tenere il
passo” - e poi aggiunge in maniera provocatoria
- “Se la realtà dei tempi moderni
non ti ha confuso le idee vuol dire
che sei male informato”. Ciò significa
che l’informazione, oggi, può generare
confusione. Ne è di esempio il destino
di quei bambini fragili, di quei feti
che sono considerati terminali non
di per sé ma è la cultura dell’ignoranza
che li rende terminali, la cultura della
paura, della medicina difensiva. Per
cui se passiamo dall’informazione alla
conoscenza obiettiva, non facciamo altro
che fare un atto scientifico e medico
onesto e umanamente molto importante.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
39

La formazione sCientifiCa
etica della cura tra deontologia professionale,
autodeterminazione del paziente e diritto Prof. Alberto Gambino
Il tema giuridico del “fine vita”
inizia con una premessa:
cos’è il diritto e cos’è la libertà? Nella
vicenda di Eluana Englaro si sono
sovrapposte queste due grandi categorie:
il diritto e la libertà. Prima
ancora dell’ordinamento giuridico e
delle norme di legge, c’è uno splendido
Articolo 2 della Carta Costituzionale,
il quale sancisce che la Repubblica
riconosce i diritti inviolabili
della persona. Ciò significa che tali
diritti vengono prima delle leggi dello
Stato.
La distorsione tra libertà e diritto
ha portato a ritenere che un ipotetico
rifiuto di cura, costituzionalmente
legittimo, dovesse essere necessariamente
attuato dall’intero Sistema
neurobioetica: coma, morte celebrale,
stato vegetativo persistente
Nell’ambito delle neuroscienze,
lo stato vegetativo
persistente è un argomento molto
discusso perchè ha riguardato da vicino
alcuni casi specifici come quello
di Eluana Englaro, in cui si sosteneva
che la ragazza fosse entrata in coma
17 anni fa. Falso. Perché il coma è
uno stato di abolizione della coscienza
e delle funzioni somatiche.
Se in passato si era convinti che
40 www.operapadrepio.it
Sanitario Nazionale. Rispetto alla
vicenda del rifiuto di cura, vi sono
altre vicende che dicono esattamente
il contrario. Occorre fare una grande
distinzione tra il “consenso
informato”e la “dichiarazione anticipata
di trattamento,” che non sono
due categorie sovrapponibili.
Il consenso informato è un’ adesione
consapevole, informata, circostanziata
e contestualizzata ad una
proposta di cura, di terapia, di intervento.
Quindi, il paziente è cosciente
della scelta che sta facendo.
Invece, la dichiarazione anticipata di
trattamento, impropriamente chiamata
testamento biologico, è completamente
diversa dal consenso informato
perché viene decontestualizza-
nello stato vegetativo ci fosse una
totale “assenza” di consapevolezza, ai
giorni nostri, invece, si parla di “non
evidenza”. Il coma rappresenta non
un punto di arrivo ma una via di passaggio
verso altri destini. Verso cosa?
Una prima strada che parte dal coma
è la morte. Ma, c’è un’altra strada che
è stata resa possibile dalle tecniche
neuro-rianimatorie, che porta verso
quello che comunemente chiamiamo
ta. Nella dichiarazione anticipata di
trattamento, la persona che gode di
piena salute decide in anticipo il trattamento
da attuare in caso di perdita
della capacità di intendere e di
volere. Quindi, mancano gli elementi
del consenso informato. Manca
l’informazione, l’evento non si è ancora
prodotto, manca la consapevolezza
che è strettamente legata al contesto,
l’attivazione e l’attualità.
In questo modo, il disegno di legge
sulle direttive anticipate di trattamento
comincia ad assumere alcune
derive eutanasiche non tanto legate
a quello che è scritto quanto alla possibile
interpretazione che si può dare
a ciò che è scritto.
Prof. Massimo Gandolfini
stato vegetativo. Dallo stato vegetativo
si può arrivare alla “good recovery”,
ovvero la completa guarigione
del paziente. Questo concetto è di
importanza fondamentale soprattutto
nel caso in cui con un’eventuale
legge si legittimasse la “dichiarazione
anticipata di trattamento”, stabilendo
in anticipo il rifiuto ad essere
curati.

inTERVEnTi
la prof.ssa Maria teresa russo,
docente di bioetica e antropologia
presso l’Università roma tre ed il “Campus
biomedico” roma, ha approfondito
i fondamenti antropologici dell’etica
della cura. in particolare, ha sottolineato
l’importanza di un’etica della cura come
etica relazionale, affermando che in
ogni domanda di cura si nasconde una
esigenza di relazione, la quale comporta
l’uscire dal proprio soggettivismo ed individualismo,
per andare incontro all’altro,
ad una persona bisognosa d’aiuto, da
considerare come un “altro io”. pertanto,
secondo la prof.ssa russo, il concetto
di cura non può prescindere anche
da un processo di etero-comprensione,
di conoscenza dell’altro; e il fine ultimo
della cura non consiste unicamente nella
guarigione fisica, non sempre possibile,
ma nell’alterità, nell’attenzione all’altro
e alla sua sofferenza, attenzione sempre
possibile e doverosa.
il prof. tommaso Cozzi, docente
di etica ed economia presso l’Università
degli studi di bari, ha evidenziato come
le strutture sanitarie, in un contesto
attuale di “economia fragile”, potranno
migliorare la qualità dell’assistenza e generare
“valore” aziendale a lungo termine
solo mediante approcci sistemici e di
rete al mondo della cronicità e della fragilità,
che prevedano compensazione dei
costi e redistribuzione delle risorse.
il prof. alberto Pilotto, direttore
del dipartimento di scienze mediche
dell’irCCs “Casa sollievo della sofferenza”
e responsabile della Unità operativa
di geriatria, ha sottolineato come
l’approccio più corretto al malato fragile
preveda oggi l’impiego di strumenti clinici
innovativi come la valutazione multidimensionale
e la farmacogenetica che
permettono di realizzare la personalizzazione
delle cure. ha, inoltre, illustrato
alcuni progetti di studio, nazionali ed
internazionali, in cui è impegnata anche
l’Unità operativa di geriatria di Casa
sollievo, inerenti l’impiego di nuove tecnologie,
come la domotica e la robotica,
finalizzate al miglioramento della qualità
di vita dei pazienti più fragili.
il dott. leandro Cascavilla, medico
geriatra di Casa sollievo, responsabile
dell’ ambulatorio di invecchiamento
cerebrale e demenze dell’anziano e
del Centro Uva, ha presentato le problematiche
clinico-assistenziali dei malati
affetti da morbo di alzheimer. tali pazienti
richiedono una attenta valutazione
delle loro molteplici limitazioni, soprattutto
sul piano funzionale e cognitivo,
sia in ambito ospedaliero che in regime
di assistenza domiciliare, ed un approccio
terapeutico-assistenziale sempre
correlato ai loro complessi e molteplici
bisogni, senza riduzionismi di sorta,
al fine di evitare ogni forma di abbandono
terapeutico.
il dott. Gennaro Cera, medico di
Casa sollievo, dottore di ricerca in bioetica,
ha presentato uno studio di etica
clinica effettuato negli ultimi anni in “Casa
sollievo della sofferenza”, relativo alla
sperimentazione di un modello innovativo
di assistenza personalizzata ed integrale
al malato fragile, basato su un lavoro
d’équipe, secondo le indicazioni dei
più recenti piani sanitari nazionali e dei
modelli organizzativi in cure palliative, finalizzato
al sollievo della “sofferenza globale”
o “dolore totale” del malato, come
negli intendimenti di padre pio.
il dott. Giuseppe Fasanella, medico
legale, segretario del Comitato etico
dell’irCCs “Casa sollievo della sofferenza”,
ha approfondito il ruolo dei comitati
etici all’interno delle aziende sanitarie,
auspicando che tali comitati possano
in futuro occuparsi, oltre che della
valutazione delle sperimentazioni farmacologiche,
anche delle varie questioni
di etica clinica, sia sul piano della consulenza
etica che su quello della formazione.
il dott. Giuseppe Grasso e padre
aldo Milazzo, responsabili diocesani
della pastorale sanitaria, hanno approfondito
le tematiche relative alla cura
pastorale dei pazienti con patologie
croniche evolutive e dei malati terminali,
sottolineando l’importanza dell’assistenza
spirituale nell’ambito di un supporto
globale, costituendo l’angoscia esistenziale
legata alla malattia ed alla prospettiva
della morte un elemento che destabilizza
tali ammalati in tutti gli ambiti della
loro esistenza.
la dott.ssa M. di lorenzo, psicooncologa
e psicoterapeuta dell’aimaC,
ha trattato i complessi aspetti psicologici
propri dei pazienti affetti da patologie
croniche evolutive, con particolare riferimento
ai pazienti neoplastici. ha sottolineato
la necessità, sia in ambito ospedaliero
che in regime di assistenza domiciliare
integrata, di un supporto psicologico
costante al paziente ed ai suoi famigliari,
capace di incidere positivamente
sulla qualità di vita residua e sui rapporti
sociali.
la dott.ssa lucia Miglionico, dirigente
medico dell’U.o. di oncologia
pediatrica dell’irCCs “Casa sollievo della
sofferenza”, presidente della sezione
amCi (associazione medici Cattolici
italiani) di Casa sollievo, ha trattato la
tematica della “presa in carico dell’unità
sofferente” nell’ambito dell’assistenza al
paziente oncologico pediatrico, sottolineando,
anche sulla base delle esperienze
condotte nell’U.o. di oncologia pediatrica
di Casa sollievo, l’importanza di
un approccio assistenziale che risponda
sempre meglio alla complesse esigenze
ed ai bisogni globali di tali pazienti e dei
loro familiari.
la dott.ssa Maria Grazia Pompa,
Coordinatrice infermieristica dell’
irCCs “Casa sollievo della sofferenza”,
ha approfondito le qualità dell’arte comunicatoria
nella relazione di cura, particolarmente
con i malati più fragili, che
deve includere soprattutto la disponibilità
all’ascolto, l’empatia, l’informazione
corretta e il supporto morale, da estendere
anche ai familiari dei pazienti.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
41

La formazione sCientifiCa
Dal 17 al 20 maggio 2010,
la FINCO (Federazione
Italiana Incontinenti), in collaborazione
con l’Urologia, ha promosso un
Corso di Formazione Teorico-Pratico
rivolto ai «professionisti dell’incontinenza»
di Casa Sollievo della
tutela della
qualità
della vita:
un grande
impegno
sociale
42 www.operapadrepio.it
Sofferenza presso il
Centro di Spiritualità
Padre Pio di San Giovanni
Rotondo.
Al corso hanno partecipato
gli infermieri
del reparto di Urologia
e i fisioterapisti
dell’unità di Riabilitazione.
Tra i relatori,
sono intervenuti il Prof. Antonio Cisternino,
Direttore della Struttura
Complessa di Urologia, e i suoi collaboratori
il dottor Giuseppe Cretì e
il dottor Nicola Sebastio. La prima
giornata si è aperta con la registrazione
dei partecipanti, l’inaugurazione
del corso e la presentazione
dei contenuti del programma. Nelle
giornate successive i vari relatori
hanno ampiamente argomentato
sul tema dell’incontinenza urinaria
maschile, femminile e in età pediatrica,
spiegando come diagnosticarla
e il percorso terapeutico da
seguire. Durante il corso sono stati
Corso di
formazione
Finco
i «Professionisti
dell’incontinenza»
altresì illustrati i princìpi di tutela
dei diritti socio-sanitari della persona
con Incontinenza Uro-fecale.
L’ultima giornata si è conclusa con
la discussione e l’esposizione degli
elaborati, la compilazione del questionario
ECM e la consegna degli
attestati di partecipazione. L’incontinenza
urinaria colpisce in Italia 5
milioni di persone, di cui il 75 % sono
donne. Gli effetti negativi dell’incontinenza
possono estendersi ad ogni
componente della sfera psicologica
dell’individuo facendo emergere
alcune problematiche, che sono
spesso sottaciute e sono causa di
depressione o perdita di autostima.
Tuttavia, studi sociali dimostrano
che nel mondo il 90 % delle incontinenze
può migliorare, evolversi ed
essere sconfitta. «L’incontinenza
urinaria è un grande tabù sociale,
sconfiggerla o semplicemente limitarla
significa migliorare la qualità
di vita delle persone che ne soffrono.
Questo è il nostro grande impegno
sociale e su tali temi dobbiamo sempre
confrontarci», argomenta così il
dottor Francesco Diomede, presidente
della FINCO, un’associazione
di volontariato fondata nel 1999, che
si occupa dell’aggregazione, la tutela
e il reinserimento dei cittadini
incontinenti e più in generale delle
persone colpite da disturbi del pavimento
pelvico. Oltre alla tutela della
qualità di vita dei pazienti incontinenti,
quest’associazione verifica costantemente
la qualità dei dispositivi
medici (pannoloni, traverse, sonde,
cateteri…), rivendica la rimborsabilità
dei farmaci e tutela anche i
pazienti oncologici e familiari, che a
causa di tumori localizzati nel tratto
uro-genitale spesso soffrono di incontinenza
e non trovano risposte
adeguate ai loro bisogni.
maristeLLa ferrara
a conclusione del corso, il
direttore della struttura
Complessa di Urologia, il prof.
antonio Cisternino ha, così,
commentato:« L’Urologia
di casa sollievo della
sofferenza è in grado di offrire
un’accurata rete di prestazioni
integrate diagnosticoterapeutiche,
nel settore
dell’incontinenza urinaria,
che ne fanno un Centro di
riferimento nazionale. infatti,
unitamente ad una diagnostica
uro-funzionale (esami
radiologici, videourodinamici,
elettrofunzionali) del
basso apparato urinario,
si eseguono prestazioni di
riabilitazione del pavimento
pelvico, uso di tossina
botulinica per disfunzioni
iperattive della vescica o
degli sfinteri, applicazioni
di neuro-pacemaker per il
miglioramento della funzione
vescicale ed interventi
mini-invasivi per la cura
dell’incontinenza urinaria e del
prolasso genitale femminile.
inoltre, l’Urologia di Casa
sollievo della sofferenza è
riconosciuta quale attuale
primo Centro nazionale per
la riposizione dello sfintere
artificiale per incontinenza
urinaria maschile».

Giornata
nazionale
del sollievo
in «Casa sollievo della sofferenza»
Si è svolta il 28 e 29 maggio
2010 presso la Sala Convegni
di “Casa Sollievo della Sofferenza”
la quinta edizione della “Giornata
Nazionale del Sollievo”, voluta ed
organizzata dalla Direzione Sanitaria
dell’Ospedale in collaborazione
con il I Servizio di Anestesia e Rianimazione.
Quest’anno l’attenzione è stata focalizzata
sull’integrazione fra Ospedale
e Territorio nella gestione del
dolore. L’evento ha visto la partecipazione
numerosa e sentita non solo
dei tanti Operatori Sanitari della
Casa che ogni giorno con professionalità
e dedizione portano al letto
dell’ammalato il sollievo della sofferenza,
ma anche di tanti infermieri
che prestano la loro opera negli altri
nosocomi presenti sul territorio.
Il Convegno si è articolato in due
sessioni: la pomeridiana del 28 maggio
e mattutina del 29 maggio.
I lavori sono stati aperti dai saluti
del Direttore Sanitario dottor Domenico
Di Bisceglie che ha dato il
benvenuto a tutti i partecipanti e
ha richiamato l’attenzione di tutti
nei confronti del Sollievo della Sofferenza.
Si sono, poi, succeduti i relatori
come da programma. È stato
analizzato il punto di vista del medico
ospedaliero e del medico che
opera sul territorio e le difficoltà di
integrazione e di collaborazione tra
le due figure. Sono, inoltre, stati presentati
i dati dell’indagine di prevalenza,
condotta nei reparti chirurgici
della Casa, del dolore post ope-
La gestione deL doLore
ratorio e del grado di soddisfazione
del paziente. Questi dati dimostrano
come il problema dolore post operatorio
sia molto sentito non solo dagli
operatori sanitari ma anche, e forse
soprattutto, dal paziente che è molto
attento ed informato. È stata aperta
una finestra sul dolore cronico pediatrico,
in cui si sono illustrate le
modalità di approccio al bambino
con dolore, all’importanza del coinvolgimento
dei genitori, nonché alla
necessità di alleviare il più possibile
le sofferenze nel bambino mediante
anche la Clownterapy.
Entrambe le sessioni si sono concluse
con vivaci discussioni moderate
dal dottor Leonardo Miscio Vice-
Direttore Sanitario e dal dottor Giuseppe
Melchionda Primario dei Servizi
di Anestesia e Rianimazione I e
II dell’Ospedale.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
43

La giUsta fra Le nazioni
44 www.operapadrepio.it
La figlia spirituale
di Padre Pio
che salvò gli ebrei
padre marCiano morra
Madre Maria
Agnese Tribbioli
iscritta nel
Libro dei Giusti
fra le Nazioni
Il 18 marzo 2010, a Firenze, nel
Salone dei 500 ubicato nel Palazzo
Vecchio, la Madre Fondatrice
delle Suore “Pie Operaie di San Giuseppe”
è stata iscritta nel Libro dei
Giusti fra le Nazioni. È stato un momento
di grande gioia per la Superiora
Generale, madre Marta Lombardi,
e le sue Consorelle, per gli
Ebrei provenienti da varie regioni

d’Italia, dall’Inghilterra e da Israele
per esprimere pubblicamente gratitudine
a chi aveva esposto al pericolo
la propria vita.
Giorno di festa anche per i figli
spirituali di Padre Pio nel vedere
che una loro consorella veniva additata
come testimone di amore e
di donazione ai fratelli. Infatti, Madre
Agnese, pur non vivendo stabilmente
a San Giovanni Rotondo, era
un’assidua frequentatrice di Padre
Pio, che la sollecitò più volte ad aprire
qui una casa per l’accoglienza dei
pellegrini.
Padre Pio la
La
cerimonia
si è tenuta
a Firenze
riceveva in foresteria
e la intrattenevanella
direzione spirituale.
Su sua
indicazione la
Madre Fondatrice
costruì il
Conventino per
l’accoglienza dei pellegrini. Al termine
della costruzione il Padre volle
andare a benedire i locali e acconsentì
ad una foto-ricordo con Madre
Tribbioli; inoltre, come segno di partecipazione
al tono festoso di quella
circostanza, volle gustare alcuni
pasticcini. In seguito, per andare
incontro alle necessità dei pellegrini,
a quel tempo non vi erano alberghi,
giacché il Conventino risultava
piccolo, Padre Pio insistette per la
costruzione di una casa molto più
grande. La Madre Fondatrice si dichiarò
favorevole, ma le sue Consorelle
si opposero decisamente. Padre
Pio, per smuovere le acque, si
adoperò affinché il terreno dove ora
sorge la “Casa San Giuseppe” fosse
concesso in donazione alle Suore
per farne un luogo di accoglienza
e di azione missionaria. Alla scuola
di Padre Pio Madre Tribbioli imparò
che bisogna amare i fratelli fino alle
estreme conseguenze, fino a mettere
a repentaglio la propria vita.
Quanto detto fin qui è alla base
della grande cerimonia del 18 marzo
in cui alla Superiora Generale,
madre Marta Lombardi, sono sta-
La giUsta fra Le nazioni
te consegnate da Sua Em.za Gideon
Meir, Ambasciatore in Italia, la
medaglia e la pergamena dell’Istituto
Yad Vashen di Gerusalemme.
Una cerimonia solenne, con la partecipazione
dell’Arcivescovo di Firenze
Sua Em.za Mons. Giuseppe
Betori, del Sindaco di Firenze dott.
Matteo Renzi, del Rabbino Capo della
Comunità Ebraica di Firenze dott.
Rav Joseph Levi.
La solennità della cerimonia e i discorsi
dei due fratelli Cesare e Vittorio,
Sacerdoti, che hanno raccontato
la triste vicenda dello smembramento
della loro famiglia e come
furono salvati da Madre Agne-
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
45

La giUsta fra Le nazioni
Aveva pianto
comprimendo
i singhiozzi
per non essere
scoperto; ora tra
le braccia della
Suora poteva
piangere e
singhiozzare
liberamente.
Si sentiva sicuro
come fra le
braccia della
mamma
46 www.operapadrepio.it
se, hanno riportato alla mente pagine
della storia indegne della dignità
dell’uomo.
Simpatica e commovente la storia
di Vittorio, bambino di poco più
di tre anni, salvato dalla Suora che
lo nascose sotto la sua gonna. Terminato
il pericolo, il bambino tornò
allo scoperto con il visino tutto bagnato
di lacrime.
Aveva pianto comprimendo i singhiozzi
per non essere scoperto;
ora, tra le braccia della Suora, poteva
piangere e singhiozzare liberamente.
Si sentiva sicuro come tra le
braccia della mamma.
Quando la notte del 23 novembre
1943 le SS bussarono alla porta
dell’Istituto, Madre Maria Agnese
affrontò in prima persona il pericolo
mettendosi sulla porta e sbarrando
l’ingresso. Ai militari che, armi
alla mano, protestavano di dover
ispezionare l’Istituto perché a conoscenza
della presenza di Ebrei
al suo interno, Madre Maria Agnese,
alzando il Crocifisso, con tutta
la forza che aveva, gridò: “Qui non
ci sono Ebrei, qui ci sono solo figli
di Dio. E anche voi siete figli di Dio
e non potete fare del male ai vostri
fratelli!”.
I militari voltarono le spalle e …
via!
Al termine della cerimonia siamo
stati allietati da un abbondante
buffet. Come è stato bello vedere
la “Sala delle armi” piena di invitati
in festa! Ebrei e Cristiani, uniti
a consumare qualcosa, scambiarsi
idee, scattare foto come in una festa
di famiglia!
Così sarà in paradiso: cristiani,
ebrei, musulmani, ecc., tutti uniti
a far festa insieme all’unico padre,
Dio creatore di tuti.

alcuni momenti
della cerimonia di iscrizione
nel Libro dei giusti
fra le Nazioni
che si è tenuta nel salone
dei 500 di palazzo vecchio
a firenze.
erano presenti
l’arcivescovo di firenze
sua em.za mons.
giuseppe betori,
il sindaco di firenze
dott. matteo renzi,
il rabbino Capo della
Comunità ebraica
di Firenze
dott. rav Joseph Levi,
la madre generale della
congregazione delle
“pie operaie
di san giuseppe”,
madre marta Lombardi
e padre marciano morra,
segretario generale
dei gruppi di preghiera.
La giUsta fra Le nazioni
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
47

i sentieri deLLa grazia divina
I misteriosi sentieri
della Grazia Divina
nell’Opera di Padre Pio
giovanni Chifari
48 www.operapadrepio.it
Il pellegrinaggio di ringraziamento
al Santo Padre, per la
visita presso i luoghi e le opere di
San Pio dello scorso anno, mentre
testimonia ed afferma la consapevolezza
del primato della Grazia in tutto
ciò che presiede ed accompagna
le vicende dell’Opera di Padre Pio,
si propone come tempo propizio ed
opportuno per riflettere sull’identità
e missione della “Casa”.
«Creatura della Provvidenza» 1 ,
«miracolo della fede e della carità»,
essa è un segno deposto come «seme
sulla terra», riscaldato dai «raggi
d’amore» che promanano da Dio
stesso, ed irrigato da quel «tesoro
di grazie» che sgorga dal cuore trafitto
di Cristo, al fine di portare frutto
tra gli uomini e «rendere testimonianza
davanti agli occhi di tutto il
mondo» 2 . Un segno che nel picco-
lo seme rivelerà la presenza di una
città ospedaliera, chiamata a coniugare
scienza e fede, progresso della
tecnica e adeguatezza dei suoi interventi
a favore dell’uomo, impegno
e generosità nella cura e «richiamo
operante alla carità divina». Il segno
che essa è chiamata a tradurre, infatti,
non è da intendere allo stesso modo
di quelli che orientano e facilitano
convenzionalmente il vivere degli
uomini, bensì appartiene a quella categoria
teologica di segni che affondano
le loro radici nel cuore stesso
della volontà divina, e che pertanto
si propongono agli uomini quali occasioni
o eventi per poter incontrare
il volto di Dio. L’idea che la “Casa”
possa essere intesa in tal modo è avvalorata
dalla testimonianza autentica
e credibile del santo sacerdote
e frate cappuccino, che ha dapprima
contemplato la vera natura di questa
“Casa” nel cuore stesso di Dio, per
poi cercarne una traduzione visibile
e concreta in un edificio materiale
che ha le sue fondamenta spirituali
in quella pietra angolare che è Cristo
(1 Pt 2,4ss). L’esperienza dell’amore
sovrabbondante di Dio, che come
ci narra l’Apostolo, «è stato riversato
nei nostri cuori» (Rm 5,5), ricolma
la vita di san Pio, straripando al
di là di se stesso, alla ricerca di ciò
che potesse contenerlo, farne stabile
dimora e segno di Dio tra gli uomini.
In questa sua instancabile ricerca,
trova visibilità e concretezza
nel “luogo” della “Casa”, che, «a gloria
di Dio e a conforto delle anime e
dei corpi infermi», come Cristo sulla
croce, «apre le sue braccia» accogliendo
l’uomo là dov’è più debo

La realtà della “Casa”,
come “Luogo/Tempio
di Preghiera e di Scienza”
non indica solamente
un auspicio, ma la via
profetica di un’intima
connessione e di un
cammino di purificazione
offerto come proposta ed
opportunità metodologica
per l’intera umanità
le e fragile, per la sua cura e guarigione,
per la sua salute e salvezza,
affinché possa gustare quell’amore
che è «l’attuazione e la comunicazione
della vita sovrabbondante
che Gesù dichiarò di essere venuto
a dare (Gv 10,10)» 3 . Una «cittadella
della Carità» chiamata a rimanere
nell’amore di Cristo (Gv 15,5),
fuoco che non smette di ardere, incessantemente
alimentato da quei
«focolai di fede e d’amore», costituiti
dai Gruppi di Preghiera, che attingono
direttamente dal cuore di Dio
quei doni e carismi che, per mezzo
del Suo Spirito, si effondono su tutti
coloro che operano in questo apostolato.
Tuttavia un’esperienza soggettiva
e contingente, come quella
della “Casa”, può avere la pretesa di
offrire un modello di riferimento o
proporre un senso che sia universalmente
condiviso? Quali i reali confini?
Un semplice rilevamento della
ricorrenza di termini quali “umanità”
e “genere umano” così frequenti
nei discorsi di san Pio sulla “Casa
Sollievo”, ci suggeriscono forse un
campo di ricerca che andrebbe ulteriormente
esplorato.
i sentieri deLLa grazia divina
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
49

i sentieri deLLa grazia divina
50 www.operapadrepio.it
«...L’idea che la “Casa”
possa essere intesa in
tal modo è avvalorata
dalla testimonianza
autentica e credibile
del santo sacerdote
e frate cappuccino,
che ha dapprima
contemplato
la vera natura
di questa “Casa”
nel cuore stesso
di Dio,
per poi cercarne
una traduzione
visibile e concreta
in un edificio
materiale che ha
le sue fondamenta
spirituali in quella
pietra angolare
che è Cristo»
La realtà della “Casa”, come «Luogo/Tempio
di Preghiera e di Scienza»
non indica solamente un auspicio,
ma la via profetica di un’intima
connessione e di un cammino di purificazione
offerto come proposta ed
opportunità metodologica per l’intera
umanità.
Essa accoglie e rilancia quesiti
cruciali che attendono ancor oggi risposte
plausibili e convincenti. Come
coniugare scienza e sapienza?
Tecnica ed etica? Sviluppo e promozione
dell’uomo?
È certamente necessario un itinerario
di ascesi e purificazione,
nel quale la preghiera, vero motore
dell’Opera, avrà raggiunto la sua meta,
se avrà favorito un incontro, quello
con il Cristo crocifisso e risorto,
che lo stesso san Pio auspica e promuove
quando ama immaginare che
proprio in “Casa Sollievo” il «genere
umano si ritrovi in Cristo Crocifisso
come un solo gregge/ovile con un
solo Pastore» 4 . C’è un’Opera da compiere,
che è già quella di Dio stesso,
per un uomo da sanare e salvare, alla
quale «tutto il genere umano si sente
chiamato a collaborare» 5 .
Il fatto che una realtà contingente
come quella di un “Ospedale-Casa”
in un angolo remoto del Gargano,
possa esser portavoce di un punto di
vista universalmente condivisibile e
testimoniabile, trova ampi paralleli
con la prospettiva storico-salvifica,
nella quale Dio in ciò che è apparentemente
debole rivela la sua forza e
la sua Gloria.
Il tenore di questa testimonianza
sembra rimandare inoltre ai tempi
ultimi, quelli escatologici, nei quali
non ci sarà più la sofferenza, la preghiera
contemplerà l’oggetto della
sua orazione, tuttavia rimarrà soltanto
la carità.
Una cittadella fondata sulla carità
è chiamata a testimoniare i valori
che la oltrepassano, si configura come
la De Civitate Dei di agostiniana
memoria, nella quale Dio risplende
nel volto degli ammalati, dei “piccoli”
e dei sofferenti.
1
Pa d r e Pio, Discorso all’Inaugurazione di Casa Sollievo della Sofferenza. “Sulla Terra è stato deposto un
seme”, 4.
2
Pa d r e Pio, Discorso al Decimo Anniversario, 12.
3
Pa d r e Pio, Discorso nel Primo Anniversario dell’Inaugurazione, 9.
4 L’affermazione è presente nei primi due discorsi con due piccole varianti evidenziate nel testo; si tratta
di Luogo/Tempio e Gregge/Ovile. Si veda: Padre Pio, Discorso all’Inaugurazione, 5; Id., Discorso al
Primo Anniversario, 9. Mentre sul secondo binomio la variante sembra essere solamente terminologica,
sul primo punto, Luogo-Tempio, appare un ulteriore salto di qualità.
5
Pa d r e Pio, Discorso al Primo Anniversario, 11.

«…C’è un’opera da compiere,
che è già quella di dio stesso,
per un uomo da sanare e salvare,
alla quale tutto il genere umano
si sente chiamato a collaborare»
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
51

i grUppi di preghiera
iS MolaS PUla (Cagliari) - 2 giugno
52 www.operapadrepio.it
a CUra di maria pUrissima paU
iL 7° Convegno
regionaLe
dei Gruppi di
Preghiera della
Sardegna

Il 2 giugno scorso si è tenuto il
settimo Convegno regionale
dei gruppi della Sardegna a Is Molas
Pula (Cagliari), nel Santuario di Nostra
Signora della Consolazione
Chiesa di fra Nazareno.
I numerosi gruppi sono stati onorati
della presenza di monsignor Michele
Castoro, Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San
Giovanni Rotondo,
Direttore Generale dei Gruppi di
Preghiera di Padre Pio, presente per
la prima volta in Sardegna insieme
al Segretario Generale, padre Marciano
Morra.
Dopo i saluti da parte del coordinatore
regionale, padre Roberto Sardu,
l’Arcivescovo ha iniziato la sua relazione
incentrata su «Padre Pio e il Sacerdozio»
offrendo a tutti i partecipanti
molti spunti di riflessione.
In modo particolare ha evidenziato
la bellezza e l’attualità della spiritualità
cristocentrica di Padre Pio,
immolato per l’amore di Cristo Crocifisso
e Risorto e per il bene dei fratelli.
Ha esortato vivamente di pregare
per le intenzione che Padre Pio ha affidato:
per la Chiesa, per il Papa e in
modo particolare per i sacerdoti.
Ha ricordato poi che Padre Pio ha
voluto che i gruppi di preghiera fossero
degli intercessori e dei riparatori
in una sorta di «trinomio» che comprende
la preghiera incessante che
guarisce ogni malattia del corpo e
dello spirito e la preghiera a sostegno
della Casa Sollievo della Sofferenza,
nata dal cuore sacerdotale di Padre
Pio, e ancora l’offerta di sé stessi, cioè
il dono della propria vita che salva il
mondo, infine l’esercizio della carità
fattiva ed operosa come attuazione
pratica dell’amore verso Dio.
L’Arcivescovo ha spiegato poi come
Padre Pio non ha voluto insegnare
una dottrina diversa da quella del
Vangelo dicendo: «Il suo Carisma
non perde di attualità perché il Vangelo
è sempre vivo e ci insegna che è
possibile costruire la vita cristiana su
due pilastri: l’amore di Dio e dei fratelli.
Occorre praticare il Primo Comandamento:
“Ama il Signore tuo Dio con
tutto il cuore e con tutta l’anima”, ed
il secondo, che è simile al primo: “Ama
il prossimo tuo come te stesso”, esercitando
così l’amore di Dio e l’amore
verso il prossimo.
iL 7° Convegno i grUppi di regionaLe
preghiera
Padre Pio ha voluto che la sua vita
si spendesse per il prossimo e dava
sempre delle parole di conforto ed amministrava
il sacramento della confessione,
egli riusciva a sciogliere i
cuori più induriti. Le persone che a
lui si rivolgevano erano sopratutto
malate nel corpo e nello spirito e ricevevano
pillole di saggezza e ammonimenti
utili per la conversione del cuore,
allo stesso tempo subivano una trasformazione
radicale, toccate dalle
parole di Padre Pio e dalla grazia di
Dio. Padre Pio si è accorto che molte
persone chiedevano grazie per la loro
salute e ha concepito nella sua mente
di fondare un ospedale che ha chiamato
“Casa” Sollievo della Sofferenza
che attualmente è uno dei primi dieci
di eccellenza in Italia».
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
53

i grUppi di preghiera
L’Arcivescovo ha ribadito, quindi,
l’importanza della missione di sostegno,
svolta dai gruppi, vivai di fede e
focolai d’amore che Padre Pio ha voluto
affiancati alla Casa Sollievo della
Sofferenza, quali posizioni avanzate
della «Cittadella della Carità»
missione, confermata dalla Santa Sede,
dal Papa, attraverso il Cardinale
Casaroli all’art. 1 dello Statuto dove è
scritto: «È costituita l’Associazione Internazionale
dei Gruppi di Preghiera
che ha sede nella Casa Sollievo della
Sofferenza, Opera di San Pio da Pietrelcina
in San Giovanni Rotondo».
Monsignor Castoro ha ricordato
anche la visita apostolica del Papa
Benedetto XVI, del 21 giugno 2009
a San Giovanni Rotondo. In quell’occasione
il Santo Padre ha tenuto un
bellissimo discorso alle varie categorie
di persone, ed ha rivolto l’invito
alla preghiera a tutti i Gruppi di
Preghiera voluti da Padre Pio, definiti
«un esercito di intercessori e di riparatori
che bussa continuamente al
Cuore di Dio per la Chiesa e per il
mondo».
L’Arcivescovo ha detto inoltre: «Il
26 maggio 2010, insieme ai superiori
del Convento di San Giovanni Rotondo
ed ai Gruppi di Preghiera, è
stata restituita la visita in piazza San
Pietro, per esprimere sentimenti di
affetto e gratitudine e manifestare la
solidarietà, in questo particolare momento
di attacchi e accuse ingiustificate
e pretestuose alla Chiesa e alla
sua persona».
In quell’occasione il Papa ha sollecitato
i gruppi a proseguire nel cammino
dell’evangelizzazione ed a seguire
l’esempio di Padre Pio per
l’amore verso Dio e verso i fratelli.
L’Arcivescovo ha continuato dicendo:
«I Gruppi devono essere un’espressione
della dolcezza amabile di Padre
Pio, nati dal cuore di Padre Pio, e devono
attirare l’attenzione della gente
in una società distratta e secolarizzata,
priva di valori. Per Padre Pio,
quest’anno, ricorre il centesimo anniversario
della sua ordinazione sacerdotale
(1910). Il Papa Paolo VI, nel
1970 volle richiamare la figura di Padre
Pio, che aveva lasciato una scia di
santità e rivolto ai Definitori dei Padri
cappuccini di San Giovanni Ro-
54 www.operapadrepio.it
tondo, si espresse con delle parole, che
sono state scolpite in una lapide nella
vecchia cripta in Santa Maria delle
Grazie: “Guardate che clientela mondiale
ha attirato intorno a sé, non perché
era un filosofo o un sapiente, eppure
era amatissimo dal popolo, ma
perché era un testimone credibile della
nostra fede, diceva la messa, confessava
da mattina a sera ed era difficile
a dirsi rappresentante stampato
delle stimmate di Gesù Cristo. Era
l’immagine di Cristo.
Il segreto della Santità di Padre
Pio stava nell’immedesimazione della
celebrazione della santa messa
non come una ripetizione meccanica
ma nell’immolazione di sé stesso offerto
per l’umanità.
E questo ha portato il dono delle
stimmate di Gesù Cristo Crocifisso e
Risorto».
L’Arcivescovo ha proseguito dicendo:
«Come è bello pensare a Padre
Pio, non per i miracoli che ha ottenuto
da Dio per sua intercessione
ma per l’amore a Cristo. Anche noi
siamo stati creati a immagine di Cristo,
anche noi dobbiamo portare le
stimmate come dice San Paolo, non
fisicamente ma spiritualmente
nell’amore verso Dio e verso i
Fratelli».
«Se noi ci sforzassimo di imitare
Cristo con la vita alla luce
del Vangelo, avremmo
tanti seguaci di Cristo,
la gente crederebbe di
più e se fossimo veramente
immagine di
Cristo molte persone
verrebbero in Chiesa e
quelle che si sono allontanateritornerebbero
con più trasporto
e fervore».
L’Arcivescovo
ha ricordato che
quest’anno il Papa
ha indetto l’anno sa-
L’Arcivescovo Michele
Castoro durante la sua
relazione «Padre Pio e
il sacerdozio».
cerdotale nella ricorrenza del 150°
anniversario della morte del Santo
Curato d’Ars, per un rinnovamento
di tutti i sacerdoti. Ha sottolineato
l’affinità e la somiglianza con la figura
di Padre Pio perché: «Solo se
un sacerdote è santo si può definire
un sacerdote, ma se il sacerdote è mediocre
non è un sacerdote. E diventa
una contro testimonianza dell’Amore
di Dio. Il Santo Curato D’Ars diceva:
“Il sacerdozio è l’Amore del cuore
di Cristo”. Il sacerdozio è dunque il
frutto dell’amore di Dio. L’Eucarestia
e il sacerdote sono inscindibili, sono
i segni sacramentali dell’amore di
Dio. Anche il Santo Curato D’Ars ha
speso la sua vita nella celebrazione
della Santa messa e del confessionale,
così come ha fatto Padre Pio. Ha
vissuto in modo semplice così come
Madre Teresa di Calcutta ai nostri
tempi. E anche noi che ci sentiamo figli
spirituali di Padre Pio dobbiamo
testimoniare con la vita l’amore di
Dio».

La relazione
di padre Marciano
A
Alla relazione di monsignor Castoro è seguito l’intervento
di padre Marciano Morra il quale ha rimarcato
l’importanza della partecipazione alle attività dei
Gruppi di Preghiera per percorrere un cammino di
perfezione e di santità.
Ha spiegato: «Anche quando sembra impossibile, a
causa della fragilità umana e del peccato, si è sulla strada
giusta per essere santi».
E ha riportato una definizione che dice: «“Il Santo è
un peccatore che non si rassegna a rimanere tale”. Partecipare
quindi ai gruppi di preghiera significa mettere
al primo posto la santità.
La santità è importante perché c’è troppo male nel
mondo e nella Chiesa e bisogna dare testimonianza cre-
La Celebrazione eucaristica
LLa Santa Messa è stata presieduta dall’Arcivescovo
Castoro, che all’omelia ha sottolineato l’importanza della
preghiera, di come Padre Pio si definiva: «Sono solo
un povero prete che prega!». E ha detto: «La preghiera deve
essere al primo posto, perché la vita di ognuno deve ricevere
la luce da Dio, bisogna portare Dio nel rapporto
con gli altri, nel mondo del lavoro, tutti devono accorgersi
che noi siamo cristiani, che apparteniamo a Cristo.
Non dobbiamo adeguarci alla società materialistica, perché
un mondo senza Dio è un mondo più povero, il Signore
rende ricca la nostra vita. Dobbiamo riaffermare la nostra
fede in Dio e appartenenza alla Chiesa non fine a sé
stessa ma come figli di Dio, vivendo i sacramenti, la partecipazione
alla messa, la confessione frequente che sono
la linfa vitale. In una società che sta corrodendo i valori
più sacri della vita umana e della famiglia è necessario
testimoniare la Verità di Dio. Intercedano per noi Padre
Pio, la Madonna e i santi Capuccini della Sardegna per
essere fari luminosi in un mondo distratto e tanto lontano
da Dio, ma anche tanto assetato e bisognoso di Dio».
Durante la Santa Messa sono state donate a monsignor
Castoro delle Reliquie del Beato fra’ Nicola da Gesturi
e di Sant’Ignazio da Laconi.
iL 7° Convegno regionaLe
dibile, bisogna uscire dall’ordinario. La Sardegna ha
una radice meravigliosa di frati santi, anche sconosciuti:
il Beato Fra’ Nicola da Gesturi , Sant’Ignazio da Laconi,
Fra’ Nazareno, un fraticello laico vissuto in umiltà.
E vi porto i saluti di fra Lorenzo che ho incontrato a
Cagliari.
Cari confratelli, date l’esempio di vita santa dei Capuccini
a tutti. I gruppi di Preghiera incamminati nella
via della santità, sono dei fari di luce, oggi che nella
Chiesa ci sono le tenebre è necessario che ci siano santi,
che devono brillare nella vita e nella fede.
Padre Pio negava l’assoluzione quando non si partecipava
alla messa domenicale e invitava alla vita sacramentale
e di preghiera».
Prima della benedizione finale è intervenuto monsignor
Giuseppe Mani, Arcivescovo Metropolita di
Cagliari, che ha salutato tutti i partecipanti, in modo
particolare monsignor Castoro, raccomandando all’assemblea
di mettere in pratica tutti gli insegnamenti ricevuti
dalle parole dell’Arcivescovo Castoro.
Nel pomeriggio, dopo l’Adorazione Eucaristica si è
svolta la processione con il Simulacro di San Pio da
Pietrelcina e una sua reliquia, con la partecipazione di
tutti i Gruppi con gli stendardi, in una nota armoniosa
di colore, suoni e tradizioni anche per la presenza della
locale Confraternita .
La giornata è stata davvero densa di emozioni e ricca
di doni spirituali, la commozione e la gioia trasparivano
dal volto dei partecipanti quando l’Arcivescovo
Castoro ha assicurato che i gruppi della Sardegna li
avrebbe portati nel suo cuore.
I gruppi, con la certezza che verranno presentati anche
al Cuore di San Pio da Pietrelcina, lo ringraziano
calorosamente insieme a Padre Marciano Morra e a
Padre Roberto Sardu, infaticabile nel suo apostolato di
divulgazione della spiritualità di San Pio da
Pietrelcina.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
55

i grUppi di preghiera
56 www.operapadrepio.it
in CoSTA d’AVoRio
il primo congresso dei Gruppi
dell’AFRiCA oCCidEnTALE
La via Crucis a San Giovanni Rotondo
del gruppo di preghiera ‹‹Maria SS. di Siponto›› di Manfredonia.
Il 2 maggio si è concluso il
primo congresso dei Gruppi
di Preghiera di Padre Pio dell’Africa
Occidentale. Oltre a tutti i gruppi
della Costa d’Avorio, che sono in
costante crescita, erano presenti le
delegazioni del Togo, Benin, Senegal
e lo stesso Nunzio Apostolico,
monsignor Ambroise Matash, è intervenuto
per salutare e ringraziare
i partecipanti venuti da lontano.
Nel corso del dibattito, frate Antonio
Belpiede, cappuccino, ha orientato i
più deboli verso le vere fonti: epistolario,
magistero e sana dottrina.
Come Francesco d’Assisi, piccolo penitente
umbro, divenne in pochi anni
un fenomeno europeo e successivamente
mondiale, così Padre Pio
sembra percorrere nella Chiesa del
terzo millennio un cammino analo-
i PELLEGRinAGGi
A SAn GioVAnni
RoTondo
Il gruppo di preghiera ‹‹Nostra Signora
della Divina Provvidenza›› di Genova
go a quello del fondatore. In Costa
d’Avorio, in un’Africa con grattacieli
e contraddizioni, frate Antonio
Belpiede vede confermata l’impressione,
già ricevuta nell’Africa
Centrale più povera, che ‹‹Padre Pio
viene posto dal Signore come “sacramento”
del Cristo povero e crocifisso,
cireneo e salvatore dell’umanità.
La semplicità di Padre Pio attira come
il sangue e l’acqua che sgorgano
dal costato perennemente aperto del
Cristo e della Chiesa. Ben orientata
a livello di magistero riesce a sconfiggere
i retaggi animisti di questa
cultura, a distogliere dalla ”sorcellerie”
ed a condurre verso i sacramenti
della salvezza, la carità concreta
verso chi soffre, la solidarietà››.
Il gruppo di preghiera
«Sacro Cuore di Maria»
di Sondrio,
il 30 maggio scorso.

Nel febbraio 1955, Maria Grassi inviò una
lettera all’Amministrazione di Casa Sollievo
della Sofferenza, esprimendo il suo desiderio di fondare
a Chiasso il gruppo di preghiera di Padre Pio. È stata una
della prime discepole che ha sentito la necessità e l’urgenza
di pregare tutti insieme per la Chiesa, con la Chiesa e
nella Chiesa, dando vita al primo gruppo di preghiera a
Chiasso nel 1956.
Tra tante difficoltà, ha fatto lievitare il germe della preghiera
nella sua terra e si è adoperata instancabilmente
per la realizzazione della Clinica voluta da Padre Pio per
il sollievo dei sofferenti e dei poveri.
Proprio a Maria Grassi si deve l’apertura del conto
60°
AnniVERSARio
del Gruppo di Udine
MARiA GRASSi
ha compiuto
corrente a Bellinzona, alla fine degli anni cinquanta, a cui
facevano riferimento gli amici e i benefattori dell’Opera
con l’invio di offerte che Maria raccoglieva e inviava quindicinalmente
a Casa Sollievo della Sofferenza. Ancora
oggi il gruppo di preghiera da lei fondato continua, con
l’invio di offerte generose, a sostenere la ‹‹Casa››, Opera
della Provvidenza, nei suoi sviluppi. Dalla costituzione
del gruppo sino ad oggi, non si è mai fermato il legame
affettuoso tra Maria e la Casa Sollievo della Sofferenza.
Maria ha, inoltre, fatto conoscere ed ha propagandato la
rivista in Svizzera. Con grande gioia, auguriamo alla cara
Maria di festeggiare in buona salute e le esprimiamo la
gratitudine e la riconoscenza per la sua generosità.
Il 20 maggio scorso, si è svolta a Udine una giornata di ringraziamento per il 60° anniversario della costituzione
del gruppo di preghiera ‹‹San Pio da Pietrelcina››. La capogruppo Luigina Cuttini ringrazia tutti i partecipanti
ed i particolar modo Padre Claudio Cerlon della Fraternità Francescana di Betania che ha tenuto le meditazioni
e Don Nello Castello che ha celebrato la Santa Messa.
dAL 30 SETTEMBRE AL 3 oTToBRE
CoRSo di ESERCiZi SPiRiTuALi
CEnTRo di SPiRiTuALiTà S. CLELiA BARBiERi ALLE BudRiE
di SAn GioVAnni in PERSiCETo (Bo)
le guide spirituali del XXiii corso saranno
don Nello Castello e Mons. Pasquale Maria Mainolfi.
Per informazioni
Benati Ermes, tel. 051-902962 Biondi Americo 051-909469
i grUppi di preghiera
100Anni
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
57

i testimoni di padre pio
Intorno a Padre Pio: Giannino Frumento
N otaio
per obbedienza
a Padre Pio
«Gianni», per i familiari.
«Giannino Frumento»
per tutti, nella sua professione
di notaio. Si è spento a San Giovanni
Rotondo il 24 maggio scorso. Sono andato
a trovare la moglie, Maria Rosa
Bruschi, nella sua abitazione al largo
della zona del convento. È da lei che
parte tutta la sua storia.
Dal 1947. Quando Maria Rosa venne
per la prima volta da Padre Pio. Da
Casalmaggiore, in provincia di
Cremona. Dove già si andavano formando
gruppi di devoti che si riunivano
a pregare nel nome di Padre Pio.
Troviamo il nome di Casalmaggiore in
uno dei primi elenchi di gruppi di preghiera
riportato nel giornalino della
Casa Sollievo. Con lei, altre sette otto
persone. Un viaggio in treno, i treni
dell’immediato dopoguerra, lungo tutta
la notte. E all’alba, la visione incantata
del promontorio del Gargano, così
affascinante per chi lo vedeva da lontano.
A San Giovanni Rotondo, Maria
Rosa cercò subito Lina Fiorellini, figlia
spirituale di Padre Pio, che, conosciutolo
nel 1919, era venuta a vivere accanto
a lui. Attivissima in un compito
che si era assunto. Divulgare i suoi insegnamenti.
E, dagli anni Cinquanta in
giù, far conoscere e aiutare la sua
Opera che andava sorgendo. Parlandone
a quanti venivano da lei, e con
una corrispondenza intensa.
58 www.operapadrepio.it
gherardo Leone
Lina ha una parte importante nella
formazione di Maria Rosa, che apprese
da lei molte cose di Padre Pio e s’infervorò
a propagarlo a sua volta, facendo
proseliti.
Tra questi, la madre di Gianni, di
Finale Ligure Marina, in provincia di
Savona, ma che risiedeva a
Casalmaggiore, in quanto il marito vi
dirigeva uno zuccherificio.
È un saggio di come si estendevano,
di persona in persona, di paese in paese,
i seguaci di Padre Pio. Da subito dopo
la sua clamorosa stimmatizzazione,
e, sempre più intensamente, fino al boom
del dopoguerra.
Anche i Frumento vennero da Padre
Pio. Nel 1953. Si saldò così l’amicizia
con Maria Rosa, che prese a venire da
Padre Pio anche con Gianni, facendo
capo sempre a Lina Fiorellini. Dove li
ho conosciuti.
A quel tempo, a San Giovanni non
c‘erano alberghi. Ci si doveva arrangiare
in alloggi di una semplicità estrema:
un letto con il materasso pieno di
foglie di granturco fruscianti, un tavolinetto,
una brocca d’acqua per lavarsi.
Ma l’amore per Padre Pio vinceva tutto.
Con lui si amava anche quel paese,
dalla vita ancestrale.
Anche Gianni non abbandonò più
Padre Pio. Studiava ancora, giurisprudenza,
all’Università di Parma. Esami
su esami. Si raccomandava a Padre Pio
ogni volta che doveva darne uno. Si
laureò. E un giorno il Padre pose una
particolare attenzione a quel giovane
che si dimostrava umile e discreto. Gli
chiese… Ma qui riporto il dialogo intercorso
tra lui e Padre Pio, come me
l’ha stringatamente riferito Maria
Rosa.
«Tu, cosa fai?», chiese Padre Pio a
Gianni. «Faccio l’avvocato», fu la risposta.
E Padre Pio, subito: «Se vuoi complicarti
la coscienza fai l’avvocato».
Gianni rimase perplesso. Rifletté su
quelle parole così intriganti. Ma per
cambiare professione avrebbe dovuto
riprendere a studiare, e questo lo spaventava.
Per allora le cose rimasero così. Si
giunse al 1967. Gianni si ritrovò da
Padre Pio. Che gli chiese di nuovo:
«Tu che cosa fai?». E di nuovo Gianni:
«L’avvocato, Padre». E Padre Pio, questa
volta reciso: «Se vuoi andare all’inferno
fai l’avvocato». Questa volta anche
Gianni fu esplicito: «Allora, Padre,
che cosa devo fare? Posso fare solo il
magistrato o il notaio». E il Padre, subito:
«Fai il notaio». E Gianni: «Ma è
difficile fare il notaio». Padre Pio gli mise
la mano sulla testa e gli disse: «Io
pregherò per te».
Prima di andare avanti nella narrazione,
sento il dovere di dare una spiegazione
ai nostri lettori. Non devono
stupire queste affermazioni dissacranti
di Padre Pio sugli avvocati. Come
non si stupivano, anzi ci si divertivano,

gli stessi avvocati, suoi fedeli e amici,
quando si trovavano ad ascoltarlo dir
male di loro, in particolare con un
aneddoto, che racconto così come lo
ricordo.
Un giorno gli avvocati, vedendo che
tutte le professioni avevano un santo
protettore, chiesero di poterne avere
uno anche loro. Uno di essi, bendato,
fu portato in una grande sala, dove
c’era una moltitudine di statue di santi.
Doveva passarli in rassegna toccandoli.
Cosa che fece, fino a quando, poggiata
la mano su uno di essi, esclamò:
«Questo è il nostro protettore». Era
san Michele Arcangelo, ma… A questo
punto Padre Pio si scatenava. Con
quella sua verve che tanto divertiva gli
ascoltatori nelle ricreazioni serali, disse:
«Aveva messo la mano sulla coda de
lu diavulo. È lu diavulo il protettore degli
avvocati».
Gianni obbedì a Padre Pio. Riprese
a studiare. Fece il concorso. Lo vinse.
Ebbe un posto di notaio in Sardegna.
Dopo pochi mesi passò a Castel
Goffredo, in provincia di Mantova.
Ogni giorno andava su e giù da
Casalmaggiore. Una vita faticosa. E
qui subentra ancora Maria Rosa.
Era l’estate del 1977. Padre Pio era
morto da nove anni. Una mattina, in
uno strano dormiveglia, Maria Rosa si
ritrovò con lui. Si lagnò della situazione
di Gianni. Avrebbe voluto un’altra
sede: a Casalmaggiore, o in Liguria, o
a San Gio… Padre Pio s’interpose di-
cendo: «Voi verrete a San Giovanni
Rotondo, perché io vi terrò sempre la
mano sul capo».
Maria Rosa si svegliò col batticuore.
Era stata, per lei, più una visione che
un sogno. Lo raccontò, non senza un
po’ di esitazione, a Gianni. Che non
obiettò nulla. Telefonò a Roma all’Ordine
dei Notai per chiedere come doveva
procedere. La risposta del
Presidente fu deludente: «Tu non sarai
mai notaio a San Giovanni Rotondo.
Se vuoi sprecare la carta bollata fai pure,
perché ci sono trentaquattro notai
che devono sistemarsi».
Gianni non si sgomentò, fece la domanda,
rimettendosi alla volontà di
Dio. E un giorno, da un collega, ebbe
una telefonata. Aveva avuto la sede che
sognava. Aprì lo studio a San Giovanni
Rotondo il 13 giugno del 1978, e vi si
stabilì per sempre. Un ménage di vita
tutta imperniata su Padre Pio.
Ogni mattina su al convento per la
prima messa. Il rosario. La via crucis
sul monte Castellana, fin quando poté.
Frequentando anche le funzioni
nella cappella della Casa Sollievo della
Sofferenza e al Cenacolo Santa
Chiara.
«Padre Pio è stato il nostro compagno,
il nostro maestro. È stato sempre
dentro di noi, ha vissuto sempre con
noi. É stato la nostra guida. L’ultima
volta che Gianni lo vide, il Padre gli teneva
la mano e giocherellava con la corona
che lui aveva tra le dita». Così
i testimoni di padre pio
conclude la nostra conversazione
Maria Rosa. Nella sua bella e ampia casa,
che respira tutta in un clima di studio,
cultura, intelligenza.
Per la grande quantità di libri, bene
ordinati negli scaffali, in tutte le stanze.
Intere collezioni di classici, letteratura
italiana e straniera, opere di storia,
filosofia, scienza. Gianni aveva una
mente poliedrica. Amava leggere, informarsi
di tutto.
E c’è un intero reparto dedicato a
Padre Pio. Tantissimi libri su di lui. E
una fila di annate rilegate di questo nostro
giornale. Che seguiva con affetto.
Come seguiva, si interessava a tutto
ciò che riguardava la Casa Sollievo della
Sofferenza. Che ha contribuito, con
Maria Rosa, a sostenere.
Storia di una vita, di un uomo, che è
venuto a vivere nella terra di un santo.
Lavorando e santificandosi. Come
Padre Pio chiedeva a suoi figli. A quelli
anche alquanto riottosi. Come ero, in
qualche modo, io.
Che una volta, lo dico non senza ritrosia,
di fronte ai rimproveri di Padre
Pio per una certa mia disinvoltura di
comportamento, me ne uscii sfacciatamente
col dire: «Ma insomma,
Padre, perché io sono qui?» E lui, con
voce mutata, lentamente e con dolcezza:
«Per lavorare e santificarti». Parole
che mi lasciarono di stucco. Tanto
quell’idea di santificazione mi era lontana
ed estranea. Ma i santi...
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
59

spiritUaLità
orpus Domini
Corpus Domini
L’EuCARiSTiA è iL dono
dELLA PRESEnZA dEL SiGnoRE
Il giorno del Corpus Domini del 1956,
Padre Pio si recò nella sua Clinica
e percorse in processione col Santissimo
tutti i reparti, accompagnato dai medici
e dal suo confratello padre Raffaele.
60 www.operapadrepio.it
padre sebastian babU
La Chiesa ci invita a contemplare
il sacramento dell’Eucaristia.
Con questo dono abbiamo
la presenza viva e vera di Gesù durante
la consacrazione del pane e
del vino. Tale mistero ci consente di
conoscerlo meglio e di nutrirci della
sua presenza. È più di qualsiasi altro
aiuto che possiamo chiedere.
Ma Gesù nel Vangelo della moltiplicazione
dei pani dice ai suoi discepoli:
“Dategli voi stessi da mangiare”.
Non penso sia un’affermazione
fatta a caso, né tanto meno una battuta
o un modo per farli sentire impotenti
e poi stupirli. È la ricchezza di
un dono che Gesù continua a ripetere
tutti i giorni, segno della sua presenza
nella Chiesa. È un invito ad essere
cristiani, a diventare anche noi
dono per l’altro, in modo che nessu-
il SaCro CUorE di GESù
L’11 GiuGno SCoRSo, CoME TRAdiZionE, LE SuoRE dELLA CASA SoLLiEVo
dELLA SoFFEREnZA hAnno AniMATo LA PRoCESSionE dEL CoRPuS
doMini nEi REPARTi dELLA «CLiniCA» di PAdRE Pio. AL TERMinE, iL
CAPPELLAno PAdRE SALVAToRE hA CELEBRATo LA MESSA nELLA CAPPELLA
GRAndE dELL’oSPEdALE, duRAnTE LA QuALE LE SuoRE APoSToLE dEL
SACRo CuoRE di GESù hAnno RinnoVATo i VoTi.
no resti digiuno di pane e di quant’altro
necessita.
Questo sarà il segno dell’efficacia
concreta della presenza del Signore
in mezzo a noi e ci darà la possibilità
di essere testimone della “moltiplicazione
dei pani” a sostegno della
nostra fede e delle nostre scelte.

Il dono dell’Eucaristia è il dono
della presenza del Signore, presenza
che seppur nascosta si rivela a coloro
che si affidano alla sua Parola e
la mettono in pratica. È Gesù Cristo
che si dona a ciascuno di noi nella
forma del pezzo di pane per fare unità,
difatti l’unità della Chiesa è eminentemente
eucaristica.
«Se la gente
conoscesse il valore
dell’Eucaristia,
l’accesso alle chiese
dovrebbe essere
regolato dalla forza
pubblica»
(Santa Teresa di Lisieux)
Perciò quando si celebra l’Eucaristia,
quando si adora il mistero eucaristico,
bisogna bruciare nel desiderio
dell’unità e attuare quello che
Gesù ha detto: “Fate questo in memoria
di me”.
Ma per fare unità dovremo sacrificare
il nostro orgoglio e il nostro
egoismo, che non unisce ma divide
gli uomini, che crea insofferenze e
incomprensioni. Il perdono e l’umiltà
rendono visibili Gesù che si inginocchia
e lava i piedi agli apostoli e
accetta il bacio di Giuda pur di dargli
il Regno di Dio.
CorpUs domini
L’Eucaristia, dunque, è un miracolo,
in quanto segno della presenza di
Dio nel suo popolo, tra la sua gente.
Nella consacrazione del pane e del
vino Cristo non è soltanto ricordato,
ma è una presenza reale, presenza
che rende i fedeli membra vive del
suo Corpo.
È proprio vero: “ Se la gente conoscesse
il valore dell’Eucaristia, l’accesso
alle chiese dovrebbe essere
regolato dalla forza pubblica” (Santa
Teresa di Lisieux).
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
61

Così Ci sCrivono
62 www.operapadrepio.it
neonatologia
Volevamo ringraziare tutti i componenti dell’équipe
medica del reparto di Neonatologia (terapia
intensiva neonatale) dell’ospedale «Casa Sollievo
della Sofferenza», che dal 30 ottobre al 4 dicembre
2009 hanno avuto in cura il nostro bambino Sergio.
Ringraziamo di cuore il dottor Gatta e l’intero
staff medico, paramedico e personale di servizio,
che ha assistito il nostro pargolo nel momento più
critico della sua ancora breve esistenza.
Oltre alla notoria professionalità e allo spiccato
senso dell’organizzazione, ci congratuliamo per la
sensibilità, l’affetto e l’umanità che ogni giorno avete
donato al nostro bimbo e all’intera famiglia.
Saremo per sempre infinitamente grati per quello
che tutti voi avete fatto.
Grazie.
Matteo De Mango e famiglia
Caro dottor Gatta, noi famiglie di Semeraro
Costantino Pio e Avallone Gianpio vi scriviamo
nuovamente per ringraziarvi ancora e farvi dono di
quattro poltrone per la marsupioterapia.
Nei giorni di degenza dei nostri piccoli abbiamo
avuto la gioia di provare questa terapia molto valida.
La marsupioterapia ha avuto provati benefici sui piccoli
e sulla sensibilità di noi genitori. L’unica nota
mancante a questa atmosfera era una seduta comoda
visto il prolungarsi della terapia. Quindi vogliamo
allietare le future neo mamme con queste quattro
belle e comode poltrone. Grazie ancora a lei dottor
Gatta e a tutta la sua équipe per tutto ciò che fate.
Vi salutiamo cordialmente.
Famiglia Semeraro e Avallone
Portate
all’ammalato tutto
l’amore possibile
Da tempo desideravo riconsiderare l’articolo
apparso, nella seconda metà del settembre
2002, sulla rivista della Casa Sollievo: «l’Amore è il
grado sublime della medicina». Dico subito che non è
necessario che il lettore vada alla ricerca di quella
pubblicazione ma, piuttosto, rammenti le ivi citate e
incisive parole di San Pio. Vorrei invitare tutti i sanitari
a portare al capezzale del malato tutto l’amore
possibile, perché se non vi si porta l’amore le medicine
serviranno a poco.
L’amore è la potenza di Dio, e portandolo al
capezzale del malato, vi si porta la potenza di Dio. A
questo punto sorge naturale la domanda: com’è possibile
che l’uomo, fragile e limitato, disponga della
potenza di Dio? Non è possibile una cosa del genere.
E allora? Allora l’individuo umano si svuoti di sé, si
immerga nella preghiera, viva di preghiera e la presenza
di Dio in essa lo trasformi. Dopo averlo trasmutato,
credo che le medicine serviranno a molto!
Ernesto Paita
Nefrologia
Ciò che vi rende medici, infermieri, ausiliari è la
vostra professione, ma ciò che vi rende persone
speciali è la vostra capacità di accoglienza, di ascolto
e di cura. La malasanità fa rumore come un albero
che cade, la buona sanità è silenziosa come un albero
che cresce.
Nostro padre si è adagiato sotto questo albero silenzioso,
vi ha trovato ristoro, frescura, sollievo e alla
sua ombra si è addormentato. Voi siete la linfa vitale
di questo albero. Anche nelle difficoltà non lo lasciate
morire ma continuate ad essere una presenza
serena, sensibile, competente, silenziosa e rispettosa
della dignità umana. Allora, il dolore di un corpo fragile
e sfiancato verrà mitigato ed ogni sofferenza lascerà
il posto ad una infinita gratitudine.
Grazie di cuore a tutti per tutto.
Famiglia Lombardi
otorino
Eccellentissimo Direttore della Casa Sollievo della
Sofferenza, le scrivo per ringraziare la struttura
che lei dirige ed in particolare il reparto di Otorino
Maxillo-Facciale, tutto il personale infermieristico,
gli ausiliari, coloro che lavorano in cucina per
gli eccellenti pasti e la pulizia straordinaria.
Ringrazio, in particolar modo, il dottor Tigliaroli
per la sua umanità e la sua professionalità. Un grazie
di cuore a tutti voi che seguite con scrupolo ogni
ammalato, così come voleva e vuole Padre Pio.
Chiara Morelli

Egregio Direttore, con grande dispiacere, le voglio
rendere noto un episodio che mi è successo la
mattina del 12 maggio 2010 al Poliambulatorio Giovanni
Paolo II.
Dovevo fare una TAC al torace. Giunto il mio turno,
un infermiere mi ha chiamato. Sono entrata nella stanza
e ho iniziato a parlare con una giovane donna che
indossava il camice bianco. Siccome ho l’abitudine di
chiedere sempre spiegazioni su ciò che devo fare, ho
cominciato a farle alcune domande sulla durata dell’esame
e se era possibile ridurre al massimo la dose di
radiazioni, visto che negli ultimi tempi, purtroppo, ne
ho dovute subire molte.
La ragazza ha risposto in modo evasivo alle mie
domande. Ma, questo può capitare data la sua giovane
età e la sua poca esperienza in materia. Quello che mi
ha particolarmente rattristato e deluso è stato il suo
modo di rispondermi facendomi dei sorrisini, mal trattenuti,
in faccia. In quel momento ho percepito che lei,
dall’alto del suo dottorato, si stesse prendendo beffa di
me, che per giunta sono una signora più grande di lei.
In un primo momento ho cercato di far finta di niente.
Poi, però, durante il viaggio di ritorno ho deciso che
questo episodio non sarebbe dovuto passare inosserva-
«Qui ricoverati, medici, sacerdoti
saranno riserve di amore,
che tanto più sarà abbondante in uno,
tanto più si comunicherà agli altri».
LETTERA DI
DISAPPUNTO
to. Per questo, ho pensato bene di denunciare l’accaduto
a lei. Nel sito dedicato all’ospedale di Padre Pio si
parla di «un tempio di preghiera e di scienza», di «spirito
cristiano» e di «vocazione-missione». Mi rattrista,
davvero tanto, renderle noto che, quella mattina, negli
occhi di quella ragazza non c’era nulla di tutto questo.
Capisco anche che i medici sono abituati a visitare
così tante persone che a fine giornata, per stanchezza o
per assuefazione, possano comportarsi in modo «scocciato».
Quello che non ammetto è che debbano deridere
le sofferenze fisiche e psicologiche dell’animo altrui.
Non ci è dato sapere il vissuto di una persona e quali
difficoltà ha dovuto affrontare nella sua vita. Quindi,
ritengo che un po’ di umiltà non guasta mai. Soprattutto
in una struttura così importante, voluta e realizzata da
Padre Pio, in cui giungono pazienti da tutte le parti di
Italia.
Confido affinché questa segnalazione venga tenuta
in considerazione e venga resa nota anche a quella giovane
dottoressa. Spero che questi infelici episodi non
accadano mai più.
La saluto e le auguro buon lavoro.
Lettera firmata
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
63

nostre informazioni
CChe
la formazione al lavoro dei
giovani fosse nel cuore di san
pio è a tutti noi noto. Questa
volontà forte di padre pio ha trovato
corrispondenza nelle scuole per
le professioni sanitarie (infermieri,
tecnici e ostetriche) istituite presso
l’ospedale Casa sollievo della sofferenza,
subito dopo l’inaugurazione,
e nella creazione del Centro di formazione
professionale dell’itCa, dei
padri amigoniani, voluta dallo stesso
padre pio dopo aver costatato che
molti giovani di san giovanni si re-
don GiaN Pio
laUrENZi,
nEL SESSAnTESiMo
di SACERdoZio,
Si AFFidA ALLE
PREGhiERE dEL
SAnTo PAdRE
BEnEdETTo XVi
Francesca Schiavone,
fresca vincitrice del roland
garros, è stata ospite del Circolo
nel settembre del 2000. nella foto
con il maestro eugenio romoli e
una allieva della scuola tennis.
64 www.operapadrepio.it
Raffaele Ciuffreda
cavano in Convento per chiedere
lavoro o qualche soldo.
il partenariato privilegiato tra
l’itCa e la fondazione Casa sollievo,
avviato da alcuni anni per tutti quei
progetti formativi di interesse comune,
si è intensificato con la istituzione,
nel 2001, della figura dell’operatore
socio sanitario che ha visto
l’itCa farsi promotore dei Corsi di
formazione e l’ospedale Casa sollievo
quale struttura di accoglienza
per il tirocinio pratico: due realtà
sensibili ed attente all’educazione e
alla formazione cristiana di operatori
deputati a svolgere un servizio
di aiuto alla persona malata o bisognosa.
La figura dell’operatore socio
sanitario sta assumendo sempre
più un ruolo rilevante nei rinnovati
processi assistenziali che prevedono
una presa in carico complessiva
e, spesso, prolungata delle persone.
Ciò porta ad innovare i processi
formativi, a ridisegnare nuove conoscenze,
richiedere competenze ed
abilità professionali specifiche. non
a caso, la figura dell’oss oggi rappresenta,
per le istituzioni sanitarie
e socio- assistenziali, una formidabile
opportunità per il miglioramento
dell’assistenza alla persona, nello spirito
di un’ottimale allocazione delle
risorse, e della valorizzazione di tutte
le figure professionali impegnate
nei processi di cura. e ciò perchè
l’approccio al malato è sempre più
orientato ad un intervento sinergico
di una èquipe di professionisti con
competenze multi professionali, tra
cui; per l’appunto, la figura dell’oss
che, se adeguatamente orientata e
inserita, costituisce senza dubbio
un’occasione irripetibile di qualificazione
del lavoro infermieristico
e delle altre professsioni sanitarie
non solo nell’ottica della valorizzazione
e della specificità dei ruoli, ma
secondo quella centralità della persona
malata che, in termini cristiani,
è servizio reso alla persona stessa
di Cristo.
il 1° gennaio 2010 ha compiuto
novant’anni padre felice ferrara,
Cappuccino, direttore spirituale
del gruppo “maria immacolata”
di bari. “in padre felice vediamo
l’apostolo, il servo fedele, l’umiltà
incarnata, la copia di padre pio,
di cui è confratello e figlio
esemplare”.
I membri del gruppo
CirColo tENNiS VallE roSSa
il Circolo tennis di Casa sollievo
vincitore del triangolare svoltosi
a Castel di sangro il 28-29-30
maggio scorso. i ragazzi di san
giovanni rotondo si sono affermati
sull’«accademia Castel di sangro»
e sul «Circolo tennis Caserta».

CENACOLO SANTA CHIARA
CENTRO DI ACCOGLIENZA SANTA MARIA DELLE GRAZIE
a pochi passi dal viale Cappuccini, e a poche decine di metri
dal santuario. Comodo per parcheggio pullman e auto. 217
posti in camere da uno o due letti, tutte con bagno. salone
per convegni. Cappella con eucarestia. ampia sala ristorante.
tv. spaziosa hall. bar interno.
gestito dal l’opera di padre pio, diretto dalle suore del
bambin ge sù. aperto tutto l’anno, a quanti vogliono vivere
spiritualmente il soggiorno nei luoghi di padre pio.
LE AZIENDE DI SUSSISTENZA PER L’OSPEDALE DI PADRE PIO
«Calderoso» ai piedi del gargano e
«posta la via» in località amendola
nel tavoliere delle puglie, assicurano
SELf-SERvICE DELLA CASA SOLLIEvO
Il Poliambulatorio
Giovanni Paolo II
Con iL REPARTo di
PEdiATRiA onCoLoGiCA
Centro unico
prenotazioni ambulatoriali
tel. 0882.416888
il Cenacolo «santa Chiara», donato dai coniugi terzaghi
alla Casa sollievo della sofferenza, è a disposizione di chi
vuole partecipare ai corsi di esercizi spirituali e ai ritiri, e di
chi intende trascorrere momenti di spiritualità nei luoghi
di padre pio. La fondazione Casa sollievo della sofferenza
gestisce il Cenacolo direttamente con le suore del «bambin
gesù». direttore spirituale è padre marciano morra.
37 camere con 70 letti, sala mensa con 100 posti,
cappellina, cappella grande, sala convegno.
via san salvatore, 13- san giovanni rotondo
tel. 0882.456645/456305 - fax 0882.456645
tel. (0882) 454621622 456031- 456586
fax 0882.413282
all’ospedale il fabbisogno giornaliero
di prodotti genuini: olio, carne, latte,
latticini e formaggi.
La produzione in eccesso viene collocata
sul mercato presso gli spacci
aziendali siti a san giovanni rotondo
in località amendola presso l’azienda
agricola «posta la via» e in viale
Cappuccini 168, e a foggia presso
l’agrimercato.
Prelievi di sangue
e consegna dei campioni biologici
si effettuano senza prenotazioni
presso sale prelievi
tel. 0882.416405
sul viale Cappuccini, a poca distanza dalla nostra redazione,
è in funzione il self-service della Casa sollievo
della sofferenza dalle ore 11,30 alle 15,30.
doNarE SaNGUE NEi MESi EStiVi,
qUaNdo la CarENZa diVENta
PartiColarMENtE UrGENtE
Donare il sangue fa due volte bene:
agli altri e a se stesso.
donare il sangue può davvero salvare la vita.
se nessuno lo facesse, molti bambini malati di leucemia non potrebbero
sopravvivere, così come le persone in gravi condizioni
dopo un incidente. inoltre donare sangue periodicamente garantisce
ai donatori un controllo costante dello stato di salute.
La Casa soLLievo deLLa sofferenza - giUgno 2010
65

nostre informazioni
Come Contattare l’opera dI padre pIo
Orari
66 www.operapadrepio.it
PER AIUTARE
L’OPERA DI PADRE PIO
Ospedale (centralino)
tel. 0882.4101
Centro unico
prenotazioni ricoveri
tel. 0882.410882 - 0882.410900
Direzione Generale
tel. 0882.410536 fax 0882.459734
direzionegenerale@operapadrepio.it
Direzione Sanitaria
tel. 0882.410261 fax 0882.410813
direzione.sanitaria@operapadrepio.it
Contatti Contatti
Direzione Scientifica
tel./fax 0882.410346
segreteria.scientifica@operapadrepio.it
Direzione Amministrativa
tel. 0882.410292 fax (webfax) 0881.350033
direzioneamministrativa@operapadrepio.it
Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP)
tel. 0882.410389
urp@operapadrepio.it
Ufficio Stampa
tel. 0882.410531 fax (webfax) 0881.350030
ufficiostampa@operapadrepio.it
visite dei parenti:
Le visite da parte dei parenti e amici avvengono nel rispetto
degli orari stabiliti per l’ingresso libero che, sia nei giorni
feriali che festivi sono:
ingresso libero: dalle 13,00 alle 15,00
ingresso serAle con PerMesso: dalle 19,00 alle
20,00 (nel periodo dal 1° ottobre al 30 aprile); dalle 19,30
alle 20,30 (nel periodo dal 1° maggio al 30 settembre).
sante messe e rosari:
CAPPellA del 2° PiAno
Giorni feriali: 8,00 Messa
Giorni festivi: 8,00 Messa; 17,00 Rosario; 17,30 Messa
CAPPellA del 3° PiAno
Giorni feriali: 6,10 Messa; 19,00 Rosario; 19,30 Messa
Giorni festivi: 9,30 Messa; 11,00 Messa; 19,00 Rosario;
19,30 Messa
Confessioni:
I Cappellani ogni giorno (salvo imprevisti) sono disponibili
per le confessioni nella Cappella del 3° piano o nella
Sagrestia attigua dalle 16,30 alle 19,00. Mattina dalle 8,30
durante la visita nei Reparti.
Come aIUtare l’opera dI padre pIo
Si può contribuire
agli sviluppi dell’Opera di Padre Pio
inviando offerte per le seguenti finalità:
- offerta libera
- reparti ospedalieri
- Pediatria oncologica
- apparecchiature Sanitarie
- ricerca Scientifica
- «Case di accoglienza» per i familiari
dei degenti della Pediatria oncologica
accensione di una stellina € 20,00
intestazione letto € 180,00
Per i versamenti dall’Italia
C.C.P. n. 2717, intestato a
casa sollievo della sofferenza
71013 san giovanni rotondo (fg)
Accredito bancario: Conto n. 22
presso la banca Carime
filiale di san giovanni rotondo
Codice IBAN: IT31 O 030 6778 5900 0000 0000 022
per qualsiasi informazione e offerta con carta
di credito telefonare al n. 0882.410339
Conto corrente postale
Codice IBAN: IT03 K07601 15700 0000 71545529
Codice BIC: BPPIITRRXXX
Per i versamenti dall’estero
Accredito bancario: Conto n. 22
presso la banca Carime
filiale di san giovanni rotondo intestato alla
Fondazione casa sollievo della sofferenza
Codice IBAN: IT31 O 030 6778 5900 0000 0000 022
Codice BIC: CARMIT31218
C.C. postali all’estero
svizzera, bellinzona n. 65-2411-2
per qualsiasi informazione e offerta
con carta di credito telefonare al numero telefonico
0882.410339
Le offerte per Le messe:
Dal 1° gennaio 2002 l’offerta minima per la celebrazione di
una santa Messa è stata fissata dal CEP (Conferenza
Episcopale Pugliese) in Euro 10,00.
per i benefattori deLL’opera:
Dal 1980, ogni mese viene celebrata in Casa Sollievo una
santa Messa per tutti i benefattori dell’Opera di Padre Pio.
Di solito si celebra il primo venerdì del mese.
segreteria peLLegrini
I gruppi di preghiera che desiderano visitare l’Opera di Padre
Pio possono preventivamente rivolgersi al numero telefonico
0882 410202.

Strada Provinciale 26, km 8 - Borgo Celano (Fg) - APERTI: venerdì cena, sabato pranzo e cena, domenica pranzo
Per info e prenotazioni: 0882 450910 • 348 7638937 e mail: masseriacalderoso@hotmail.it
Sull’altopiano che degrada dolcemente verso il Tavoliere, in agro di San Marco in Lamis, è situata la bellissima Masseria
Calderoso. La sua elegante architettura rurale, propria delle masserie fortificate pugliesi, risalente al ‘700, è circondata
dalla quiete del suo immenso uliveto. Un prezioso olio extravergine di oliva, ottenuto in regime di agricoltura biologica,
ne è il suo naturale prodotto, che assieme ai formaggi, latticini e carni dell’azienda Posta La Via, assicurano in maniera
ininterrotta dal 1956 prodotti alimentari di alta qualità agli ammalati della Casa Sollievo della Sofferenza.
Da oggi, il fascino e la storia della Masseria Calderoso si aprono al pubblico. Con le ricette tradizionali, i prodotti delle
nostre Fattorie ed i menù dettati dalle stagioni, vi accoglieremo in uno dei luoghi più incantevoli del Gargano.
CASA RESIDENZA
PER ANZIANI
L a Casa «Padre Pio» Residenza per anziani, ubicata lungo
il viale Cap puccini, a circa duecento metri dal convento
e dall’ospedale, è corredata di tutti i servizi necessari
per i suoi ospiti.
Tel. 0882/413080-419489
Fax 0882/419471
casaanziani@operapadrepio.it
IL CENTRO GRUPPI
DI PREGHIER A
Il Centro Gruppi di Preghiera è il perno centrale e unico
di tutti i gruppi di preghiera di Padre Pio, in Italia e
all’Estero. Ubicato sul viale Cappuccini, dispone di libri
e videocassette su Padre Pio e di oggettini devozionali.
Si possono inoltre fare abbonamenti alla Rivista della
Casa Sollievo della Sofferenza e lasciare contributi per
lo sviluppo dell’ospedale di Padre Pio.
Tel. 0882.410252/410486 Fax 0882.452579
centrogruppidipreghiera@operapadrepio.it

ASSEMBLEA GENER ALE
COMMISSIONI DI STUDIO
CENTRO ACCOGLIENZA “SANTA MARIA DELLE GRAZIE”
Martedì 29 giugno
16.00 Accoglienza e registrazione
17.00 Saluto e presentazione delle Commissioni
18.00 Prima riunione delle Commissioni
Mercoledì 30 giugno
7.30 Santa Messa nella Chiesa Inferiore di San Pio
9.30 Seconda riunione delle Commissioni
11.30 Terza riunione delle Commissioni
15.00 Assemblea di tutti i componenti le Commissioni
XXXIII CONVEGNO NAZIONALE
Giovedì 1 Luglio
SALA CONVEGNI IV PIANO - CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA
9.30 Celebrazione delle Lodi
10.00 Saluto di S. E. Mons. Michele Castoro
Dir. Generale Gruppi di Preghiera e Presidente della Casa Sollievo della Sofferenza
10.15 1ª relazione: L’IMPEGNO FORMATIVO DEI GRUPPI DI PREGHIERA
PER UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
S. E. Mons. Michele Castoro
11.30 2ª relazione: SVILUPPO DELLA CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA
Dott. Domenico Crupi,
Vice Presidente della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza
16.15 Celebrazione del Vespro
16.30 3ª relazione: PRESENTAZIONE BOZZA REGOLAMENTO
Padre Marciano Morra, Segretario Generale dei Gruppi di Preghiera
CHIESA SAN PIO
18.00 Concelebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Mons. Michele Castoro
20.45 Rosario presso le spoglie mortali di San Pio
Venerdì 2 Luglio
SANTUARIO SANTA MARIA DELLE GRAZIE
7.30 Concelebrazione Eucaristica presieduta da
Padre Francesco Colacelli,
Ministro Provinciale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini
di “Sant’Angelo e Padre Pio”
SALA CONVEGNI IV PIANO CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA
9.30 4ª relazione: LA DIVERSITÀ DEI CARISMI NELL’UNICA CARITÀ
S. E. Mons. Mario Paciello
11.00 5ª relazione: DA CIRENEO DI CRISTO A CIRENEO DELLA GIOIA
Padre Luciano Lotti, Cappuccino
16.30 Gruppi di studio
Sabato 3 Luglio
SANTUARIO SANTA MARIA DELLE GRAZIE
7.30 Concelebrazione Eucaristica presieduta da
Padre Carlo Laborde, Superiore del Convento di San Giovanni Rotondo
SALA CONVEGNI IV PIANO CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA
9.30 6ª relazione: IL CARISMA DELLA GIOIA NEL SERVIZIO AI SOFFERENTI
Dott. Leandro Cascavilla
10.30 Relazione sui gruppi di studio e saluto
11.30 Proiezione di immagini inedite conservate per oltre 30 anni,
con commento dalla viva voce del Prof. Enrico Medi
CONSIGLIO GENER ALE
11.30 Relazione sulle varie attività e programmazione
DEI GRUPPI DI PREGHIERA DI
PADRE PIO
UN POPOLO
SACERDOTALE
IN CAMMINO
SAN GIOVANNI ROTONDO
29 GIUGNO - 3 LUGLIO 2010