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PARROCCHIA S. G IORGIO DIV ARIGNANA

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Un Paese<br />

senza futuro<br />

È da mesi che in tutti i tinelli<br />

d’Italia stiamo scrivendo questo<br />

articolo. La vita non è quasi mai un<br />

romanzo, ma un concatenarsi di<br />

eventi prevedibili.<br />

Persino in una scienza inesatta<br />

come il calcio. Se giochi contro<br />

squadre più scarse che ti costringono<br />

a fare gioco, tu che un gioco non<br />

lo hai mai avuto, perdi (parola di<br />

Gianni Brera, nei secoli dei secoli).<br />

Se hai vinto un campionato del<br />

mondo e ne affronti un altro con lo<br />

stesso gruppo, perdi (Pozzo rivinse<br />

perché cambiò 9 giocatori su 11 e<br />

dei due sopravvissuti uno si chiamava<br />

Peppin Meazza). Se lasci a<br />

casa i pochi artisti che ti passa il<br />

convento perché sono impegnativi<br />

da gestire e tu invece trovi più comodo<br />

far marciare in riga dei soldatini,<br />

perdi. Se mandi in campo<br />

uno stopper di trentasette anni che<br />

è stato una diga in gioventù, ma<br />

adesso verrebbe saltato in velocità<br />

anche da una lumaca obesa, perdi.<br />

Se là dove giocavano i Baggio e i<br />

Vieri - ma anche solo i Toni e i Totti<br />

di quattro anni fa - metti Iaquinta e<br />

Di Natale, con tutto il rispetto, perdi.<br />

Se chiami Pepe invece di Balotelli<br />

e poi ti arrabbi in mondovisione<br />

perché non riesce a saltare l’av-<br />

versario, perdi e ti fai anche ridere<br />

dietro. Se nelle amichevoli prima<br />

dei Mondiali l’unico attaccante che<br />

ti fa gol è Quagliarella e tu non lo<br />

fai giocare. Se negli allenamenti<br />

l’unico attaccante che ti fa gol è<br />

Quagliarella e tu continui a non<br />

farlo giocare. Se metti in campo<br />

Quagliarella nel secondo tempo<br />

dell’ultima partita per disperazione<br />

e lui ti fa un gol, forse due, più un<br />

altro salvato sulla linea, perdi: ed è<br />

pure giusto. Perché il dovere di un<br />

condottiero durante una battaglia<br />

(scusate il linguaggio bellico, ma il<br />

calcio ha sostituito le guerre fra i<br />

popoli cosiddetti evoluti) è comprendere<br />

quale dei suoi uomini sia<br />

baciato in quel momento dalla grazia<br />

e lanciarlo nella mischia sovvertendo<br />

le gerarchie e le simpatie.<br />

Come Totò Schillaci a Italia 90, che<br />

pure finì male, ma non così male.<br />

Così male - ultimi in classifica nel<br />

girone eliminatorio - non era finita<br />

mai.<br />

Lippi presuntuoso, Lippi confuso,<br />

Lippi logoro: il tiro al bersaglio<br />

S<br />

M<br />

è fitto, ma durerà poco. Gli abitanti<br />

della città delle emozioni (noi) hanno<br />

l’indignazione facile, però a<br />

smaltimento rapido. Il fantasma<br />

della Corea inseguì il c.t. Mondino<br />

Fabbri fino alla tomba. Quello della<br />

Slovacchia svanirà dopo il primo<br />

gol della nuova Nazionale di Prandelli.<br />

Non portare Balotelli in Sudafrica<br />

è servito almeno ai giornali<br />

per poter titolare speranzosi nei<br />

prossimi giorni: l’Italia riparte da<br />

Balotelli. In realtà bisognerebbe<br />

ripartire dal rafforzamento dei settori<br />

giovanili e dalla ristrutturazione<br />

degli stadi, mostri polverosi e<br />

semivuoti, abbandonati dalla piccola<br />

borghesia che non se li può più<br />

permettere. Investire sugli uomini<br />

e sulle strutture. Sembra una delle<br />

tante prediche inutili intorno all’economia<br />

italiana. I problemi sono<br />

gli stessi e si riducono a uno: assenza<br />

di visione del futuro. In questa<br />

Italia alla deriva, dove nessuno ha<br />

tempo e voglia di programmare, si<br />

prediligono le soluzioni spicce. La<br />

Corea fu uno choc profondo in un<br />

Paese ancora parzialmente serio e<br />

portò all’autarchia calcistica, con<br />

l’esclusione di oriundi e stranieri<br />

dal campionato. La Slovacchia è<br />

uno choc evaporabile e in un mondo<br />

senza più frontiere condurrà<br />

semmai alla decisione opposta: far<br />

passare per italiano anche chi non<br />

lo è. Possibile che Messi e Milito<br />

non abbiano nemmeno una nonna<br />

di Castel Volturno?<br />

Massimo Gramellini<br />

INTENZIONI NTENZIONI PER PER LE SANTE S ANTE MESSE M ESSE DELLA DELLA SETTIMANA ETTIMANA<br />

SABATO 26 def. Pinelli e Laghi - Ermelinda Golfieri.<br />

Ore 16.30 MATRIMONIO SONIA CRACAS E FEDERICO ANDERLINI<br />

DOMENICA - 27 - (13^ DEL TEMPO ORDINARIO)<br />

Ore 8.00 def. Luigi Billi e Alma Guidetti - Maria Sopegno - Fam. Mancini e Marra - Laura e Alfonso Moruzzi -<br />

Coniugi Erminia e Guglielmo Moruzzi.<br />

Ore 11.00 def. Alvisi, Costa e Sabatino Mazzini - Maria Prisco - Antonietta Bezzecchi.<br />

BATTESIMO DEI PICCOLI: ANDREA NANETTI E JACOPO CASALI<br />

LUNEDÌ 28 def. Giuseppe, Filippo,e Niccolò Giordano - Maria Gulli, Antonio Foti,<br />

Andrea Alessi, Vito Misuraca.<br />

MARTEDÌ 29 def. Angiolino Lenzi.<br />

MERCOLEDÌ 30 def. Ivo e Narciso Lasi.<br />

GIOVEDÌ 1 def. Roberto Dazzani.<br />

VENERDÌ 2 def. Per le anime del Purgatorio.<br />

SABATO 3 def. Giuseppe Albori.<br />

DOMENICA - 4 - (14^ DEL TEMPO ORDINARIO)<br />

Ore 8.00 def. Andrea Grillini - Colombari e Giordani - Anna Tano, Giuseppe Colantonio e<br />

Costantino Celiberti<br />

Ore 11.00 def. Pro Populo.<br />

la riflessione<br />

«No all’industria del gioco,<br />

il campo insegni la disciplina»<br />

Regolarmente ogni quattro anni<br />

il campionato mondiale di calcio<br />

si dimostra un evento che affascina<br />

centinaia di milioni di persone.<br />

Nessun altro avvenimento sulla<br />

terra può avere un effetto altrettanto<br />

vasto, il che dimostra che<br />

questa manifestazione sportiva<br />

tocca un qualche elemento primordiale<br />

dell’umanità e viene da<br />

chiedersi su cosa si fondi tutto<br />

questo potere di un gioco. Il pessimista<br />

dirà che è come nell’antica<br />

Roma.<br />

La parola d’ordine della massa<br />

era: panem et circenses, pane e<br />

circo. Il pane e il gioco sarebbero<br />

dunque i contenuti vitali di una<br />

società decadente che non ha<br />

altri obiettivi più elevati. Ma se<br />

anche si accettasse questa spiegazione,<br />

essa non sarebbe assolutamente<br />

sufficiente. Ci si do-<br />

«Lo sport è evasione dalla<br />

serietà schiavizzante<br />

del quotidiano per la serietà<br />

del bello»<br />

vrebbe chiedere ancora: in cosa<br />

risiede il fascino di un gioco che<br />

assume la stessa importanza del<br />

pane? Si potrebbe rispondere,<br />

facendo ancora riferimento alla<br />

Roma antica, che la richiesta di<br />

pane e gioco era in realtà l’espressione<br />

del desiderio di una<br />

vita paradisiaca, di una vita di sazietà<br />

senza affanni e di una libertà<br />

appagata. Perché è questo che<br />

s’intende in ultima analisi con il<br />

gioco: un’azione completamente<br />

libera, senza scopo e senza costrizione,<br />

che al tempo stesso impegna<br />

e occupa tutte le forze dell’uomo.<br />

In questo senso il gioco<br />

sarebbe una sorta di tentato ritorno<br />

al paradiso: l’evasione dalla<br />

serietà schiavizzante della vita<br />

quotidiana e della necessità di<br />

guadagnarsi il pane, per vivere la<br />

libera serietà di ciò che non è obbligatorio<br />

e perciò è bello.<br />

Così il gioco va oltre la vita<br />

quotidiana. Ma, soprattutto nel<br />

bambino, ha anche il carattere di<br />

esercitazione alla vita. Simboleggia<br />

la vita stessa e la anticipa, per<br />

così dire, in una<br />

maniera liberamente<br />

strutturata. A me<br />

sembra che il fascino<br />

del calcio stia<br />

essenzialmente nel<br />

fatto che esso collega<br />

questi due aspetti<br />

in una forma<br />

molto convincente.<br />

Costringe l’uomo a<br />

imporsi una disciplina<br />

in modo da ottenere<br />

con l’allenamento,<br />

la padronan-<br />

za di sé; con la padronanza,<br />

la superiorità<br />

e con la superiorità,<br />

la libertà. Inoltre gli insegna<br />

soprattutto un disciplinato<br />

affiatamento: in quanto gioco di<br />

squadra costringe all’inserimento<br />

del singolo nella squadra. Unisce i<br />

giocatori con un obiettivo comune;<br />

il successo e l’insuccesso di ogni<br />

singolo stanno nel successo e<br />

nell’insuccesso del tutto. Inoltre,<br />

insegna una leale rivalità, dove la<br />

regola comune, cui ci si assoggetta,<br />

rimane l’elemento che lega e<br />

unisce nell’opposizione. Infine, la<br />

libertà del gioco, se questo si<br />

svolge correttamente, annulla la<br />

serietà della rivalità. Assistendovi,<br />

gli uomini si identificano con il gioco<br />

e con i giocatori, e partecipano<br />

quindi personalmente all’affiatamento<br />

e alla rivalità, alla serietà e<br />

alla libertà: i giocatori diventano<br />

un simbolo della propria vita; il<br />

che si ripercuote a sua volta su di<br />

loro: essi sanno che gli uomini<br />

rappresentano in loro se stessi e<br />

si sentono confermati. Naturalmente<br />

tutto ciò può essere inquinato<br />

da uno spirito affaristico che<br />

assoggetta tutto alla cupa serietà<br />

del denaro, trasforma il gioco da<br />

gioco a industria, e crea un mondo<br />

fittizio di dimensioni spavento-<br />

se.<br />

Carlo Carrà:<br />

“Partita di calcio” 1934<br />

Ma neppure questo mondo fittizio<br />

potrebbe esistere senza l’aspetto<br />

positivo che è alla base del<br />

gioco: l’esercitazione alla vita e il<br />

superamento della vita in direzione<br />

del paradiso perduto. In entrambi<br />

i casi si tratta però di cercare<br />

una disciplina della libertà; di<br />

esercitare con se stessi l’affiatamento,<br />

la rivalità e<br />

l’intesa nell’obbedienza<br />

alla regola. Forse,<br />

riflettendo su queste<br />

cose, potremmo nuovamente<br />

imparare<br />

dal gioco a vivere,<br />

perché in esso è evi<br />

dente qualcosa di<br />

fondamentale: l’uomo<br />

non vive di solo pane,<br />

il mondo del pane<br />

è solo il preludio della<br />

vera umanità, del<br />

mondo della libertà.<br />

La libertà si nutre pe-<br />

rò della regola, della<br />

disciplina, che insegna<br />

l’affiatamento e la rivalità leale,<br />

l’indipendenza del successo<br />

esteriore e dell’arbitrio, e diviene<br />

appunto, così, veramente libera. Il<br />

gioco, una vita. Se andiamo in<br />

profondità, il fenomeno di un mondo<br />

appassionato di calcio può<br />

darci di più che un po’ di divertimento.<br />

Joseph Ratzinger<br />

LA CURIOSITÀ<br />

E DAVANTI ALLA TV IL PONTEFI-<br />

CE TIFA LA «SUA» GERMANIA<br />

Benedetto XVI guarda i Mondiali<br />

di calcio in tv ed è un supporter<br />

della Germania. Lo ha dichiarato il<br />

segretario di Stato Tarcisio Bertone,<br />

riferendo del «tifo» di Ratzinger<br />

per il team tedesco che l’altra<br />

sera ha affrontato il Ghana. E in<br />

questi giorni è rimbalzato dal Cile<br />

un testo poco conosciuto dell’allora<br />

cardinale Ratzinger sullo sport<br />

più bello del mondo. È stata infatti<br />

la rivista «Humanitas», della<br />

Pontificia Università Cattolica del<br />

Cile, a rispolverare la riflessione<br />

«Gioco e vita» – qui a fianco riproposta<br />

integralmente – scritta dal<br />

futuro papa da arcivescovo di Monaco<br />

di Baviera.

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