I templi preistorici di Stonehenge e Avebury - The preistoric temples ...

I templi
preistorici di
Stonehenge
e Avebury
a cura di /by Dr Daniele Vilasco
The prehistoric
temples of
Stonehenge
and Avebury

Piantina di Stonehenge con le varie fasi costruttive C’è stato un tempo, millenni fa, in cui il
nostro continente era un’unica grande
realtà, dalle coste atlantiche a quelle
del Mar Nero. Di quella che fu la prima Europa
unita restano gigantesche testimonianze di
pietra, i famosi monumenti megalitici che da
allora non hanno mai smesso di colpire la fantasia
degli uomini. Queste possenti strutture
cominciarono ad essere erette a partire dal
4500 a.C. lungo una larga fascia che comprende
isole britanniche, Olanda, Danimarca e
Germania del nord, penisola iberica, Francia,
Italia, Bulgaria e Georgia.
Tutta quest’area presenta numerose attestazioni
di camere funerarie realizzate con grandi
blocchi di pietra coperti da lastroni (dolmen),
pietre infisse verticalmente nel terreno, da
sole o in lunghe file (menhir) e circoli di pietre
all’interno dei quali si svolgevano riti religiosi
(cromlech).
Plan of Stonehenge with the various stages of construction Costruiti in quelli che ai nostri occhi appaiono
come luoghi cupi e solitari, ingranditi e risistemati
più volte, questi monumenti vennero realizzati secondo rituali e scopi che restano
ignoti e misteriosi. Alcuni di essi tuttavia fanno chiaramente riferimento a fenomeni
legati al ciclo delle stagioni, nonché al sorgere e al tramontare del Sole, della Luna
e anche di importanti stelle e costellazioni.
Per le popolazioni preistoriche del tempo, ancora divise tra una rudimentale agricoltura
e l’abituale allevamento e perciò semi-nomadi, questi giganti di pietra furono indispensabili
punti di riferimento sul territorio e importanti segnali, per sé e per le altre
tribù, della progressiva conquista di quel mondo ignoto e selvaggio che fino ad allora
era stato l’Europa.
I due più importanti templi preistorici della Gran Bretagna, Stonehenge e Avebury,
sorgono ad esempio ad una distanza relativamente breve l’uno dall’altro, solo ventotto
chilometri, in quella ridente regione del sud dell’Inghilterra che è la pianura intorno
a Salisbury, un paesaggio verdeggiante appena movimentato da piccole colline gessose.
Durante il neolitico la zona fu il fulcro di un vasto reticolo di vie commerciali, le
quali convergevano qui attraverso i crinali privi di boschi che ancora attraversano
tutta l’Inghilterra meridionale. Grazie ad essi si potevano infatti evitare le numerose
valli paludose e impercorribili che allora solcavano l’Isola e lungo il loro percorso sono
state rinvenute numerose testimonianze di commerci di lunga distanza, chiara testimonianza
della loro importanza per le popolazioni primitive del tempo.
Merci e uomini si spostavano soprattutto lungo la famosa Harroway, la via che da
Dover giungeva fino a Stonehenge. Allora come oggi, lo stretto di Dover era infatti la
principale porta d’accesso all’isola dal continente, il che permette di capire più di ogni
altro dato quale dovesse essere l’importanza del grande tempio astronomico di
Vista da est, Stonehenge si staglia contro
il cielo del tramonto
Seen from the east, Stonehenge stands out
against the sunset sky
Stonehenge, posto al termine della più vitale
tra le “piste” commerciali dell’Inghilterra
preistorica. La Stonehenge attuale è il frutto
del progressivo accumulo di fasi costruttive
diverse, in una lunga sovrapposizione cominciata
a partire dal 3000 a.C. circa.
A questa data risalgono infatti il fossato circolare
e l’argine, all’interno dei quali dovevano
probabilmente esistere alcune strutture in
legno, realizzate con pali.
Così sembrerebbe indicare la scoperta, appena
all’interno del terrapieno, di ben 56 buche
di palo disposte a formare un grande circolo.
Esisteva un unico ingresso al complesso,
costituito da un viale orientato verso nord-est,
ovverosia lungo l’asse del tramonto nel solstizio
d’inverno e dell’alba nel solstizio d’estate.
Fu già in questa prima fase che la famosa
Heel Stone, pesante ben trentacinque tonnellate,
ed una seconda pietra, ora scomparsa

There was a time, thousands of years ago, when our continent was a single
great unit, from the Atlantic to the Black Sea coasts. Of what was the first
United Europe there remain gigantic records in stone, the famous megalithic
monuments which have never ceased to strike people’s imagination ever since.
Erection of these imposing structures began from 4,500 BC onwards, along a wide
band taking in the British Isles, Holland, Denmark and North Germany, the Iberian
peninsula, France, Italy, Bulgaria and Georgia. All this area presents numerous
examples of burial chambers made up of large stone blocks covered by slabs
(dolmens), stones fixed vertically in the ground, alone or in long rows (menhirs) and
stone circles within which religious rites were held (cromlechs).
Built in what appear to our eyes as bleak, solitary sites, enlarged and rearranged
several times, these monuments were created according to rituals and purposes that
remain unknown and mysterious. Some of them, however, make a clear reference to
phenomena relating to the cycle of the seasons, as well as the rising and setting of the
Sun, the Moon and important stars and constellations.
For the prehistoric peoples of the time, still divided between rudimentary agriculture
and breeding of livestock, and therefore seminomadic, these stone giants were indispensable
reference points on the land and important signs, for themselves and other
tribes, of the gradual conquest of that unknown, wild world that Europe had been until
then. The two most important prehistoric temples in Great Britain - Stonehenge and
Avebury - stand a relatively short distance
apart, only twenty-eight kilometres, in that
Stonehenge come appare oggi
pleasant region of southern England known
as Salisbury plain, a verdant countryside only
just enlivened by small chalky hills.
During the Neolithic age the area was the hub
of a vast network of trade routes, which
converged there along the unwooded ridges
which still cross the whole of southern
England. Thanks to these it was possible to
avoid the many marshy, impassable valleys
which ran across the island at that time and
numerous records of long distance trade have
been found along their routes, as a clear
witness to their importance to the primitive
peoples of the time. Merchandise and men
moved especially along the famous Harroway,
the road from Dover to Stonehenge.
Stonehenge as it appears today
Then as now, the strait of Dover was the main
port of access to the island from the continent,
which more than any other fact enables us to understand what must have been the
importance of the great astronomical temple of Stonehenge, standing at the end of the
most vital trade route in prehistoric England.
Present-day Stonehenge is the result of the gradual accumulation of different stages of
building, in a long superimposition which began from about 3000 BC.
The circular ditch and the embankment date from those times and within these there
were probably wooden structures built with stakes. This would seem to be indicated by
the structure, just inside the embankment, of as many as 56 stake holes arranged in a
large circle. There was a single entrance to the complex, consisting of an avenue
running north-east, along the axis between sunset in the winter solstice and dawn in
the summer solstice. Already at this early stage the famous Heel Stone, weighing no
less than thirty-five tonnes, and a second stone which has disappeared but was probably
similar to the first, were laid at the sides of the sanctuary entrance, making it a
monumental entrance. Probably the area within the three concentric circles formed by
the ditch, the embankment and the circle of stakes was left free for the holding of
ceremonies of which we unfortunately know nothing. At a certain point, for reasons
unknown to us, the area was abandoned, judging by the finding of a large number of
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ma con ogni probabilità uguale alla prima, vennero infisse ai lati dell’ingresso del
santuario, in modo da costituirne un ingresso monumentale.
Probabilmente l’area all’interno dei tre cerchi concentrici formati dal fossato, dal
terrapieno e dal cerchio di pali venne lasciata libera per lo svolgimento di cerimonie di
cui sfortunatamente non conosciamo nulla. Ad un certo punto, per cause che non
conosciamo, l’area venne abbandonata, stando a quanto ci racconta il rinvenimento di
abbondanti gusci di lumache chiamate Zonitidae, abituali frequentatrici di prati incolti,
non utilizzati neppure per il pascolo. Il monumento continuò ad essere usato esclusivamente
come cimitero, come testimoniano le circa trenta cremazioni rinvenute nell’area
delle buche di palo; in tutta la zona intorno ad esso inoltre cessò qualsiasi
forma di agricoltura e di allevamento.
La forza evocativa del luogo e dei suoi culti comunque sopravvisse all’oblio, dal
momento che, con l’arrivo di nuove popolazioni, definite popolo delle Coppe, i culti
nel santuario ripresero vigore. Questi nuovi abitanti,
originari della valle del Reno, nell’odierna
Germania, giunsero in Inghilterra tra il 2500 e il
2200 a.C., a seguito di un vero e proprio fenomeno
di colonizzazione, in cerca di nuove terre da
coltivare e di materiali rameosi.
Con la loro venuta gli archeologi fanno tradizionalmente
iniziare l’Età del Bronzo sull’Isola.
A partire dal 2100 a.C. Stonehenge conobbe
quindi una nuova fase costruttiva, durante la
quale il suo orientamento a nord-est venne fortemente
enfatizzato dalla monumentalizzazione del
Viale, che venne affiancato sui due lati da due
argini, con relative trincee esterne, lunghi oltre
cinquecento metri. L’ingresso stesso venne allargato
e tutto il monumento venne riallineato
secondo un asse spostato leggermente più a est,
ovverosia a cinquanta gradi rispetto ai precedenti
quarantuno. Lungo il grande argine circolare vennero
infisse le quattro Pietre di Riferimento
(Station Stones), le quali costituirono i vertici di
un rettangolo ideale che racchiudeva la vasta
area centrale e appariva orientato secondo una
complessa serie di dati astronomici.
Stando alla ricostruzione attuale, infatti, i lati
corti, paralleli al Viale e alla Heel Stone, erano
orientati verso il punto in cui sorge il Sole durante
il Solstizio d’Estate, mentre i lati lunghi trovavano
la loro origine nelle posizioni estreme toccate
dalla Luna al solstizio d’estate e a quello d’inverno.
La sacralità di questo orientamento venne
sancita dalla realizzazione, intorno a ciascuna
delle quattro Pietre, di un argine e della corrispondente
fossa circolare, chiaro segno della
volontà di preservarle e isolarle all’interno del
monumento. Fu in questo momento inoltre che
comparvero per la prima volta le famose Pietre
Azzurre, utilizzate per due modesti cerchi posti al centro del complesso, ciascuno dei
quali con l’ingresso volto, ancora una volta, al Viale. Con ogni probabilità fu poi proprio
in quest’epoca che venne tracciata la strada che collegava il santuario al fiume
Avon, penultima tappa del lunghissimo viaggio, ben 360 chilometri, che le Blue
Stones compivano dal Monte Prescelly fino a Stonehenge.
Tuttavia solo a partire dal 2000-1900 a.C. Stonehenge assunse l’aspetto che ancora
oggi colpisce con tanta forza la nostra immaginazione. Nell’arco di circa quattrocento
anni il santuario divenne infatti una vera e propria selva di monoliti variamente disposti
e collegati tra loro, ancora una volta secondo uno schema circolare fortemente
legato a complessi calcoli astronomici.
Ad una prima fase risalgono non solo il famosissimo Ferro di Cavallo, composto da
cinque coppie di giganteschi triliti, ma anche il cerchio di blocchi di arenaria collegati
da architravi monolitici, chiamato Circolo Sarsen, che lo circonda. Le pietre con cui
quest’ultimo venne realizzato provenivano a loro volta da lontano, dalle alture nei
pressi di Avebury, a circa trentadue chilometri di distanza.
Il Ferro di Cavallo. Sulla sinistra, quanto rimane del trilite centrale, sormontato dal tenone.
L’architrave abbattuta, di cui sono visibili le due mortase, giace davanti ad esso
The Horseshoe. On the left, what remains of the central trilithon, surmounted by
the tenon. The fallen architrave, with the two mortises visible, lies in front of them

shells of snails known as Zonitidiae, which
habitually frequent uncultivated areas not
even used as pasture.
The monument continued to be used
exclusively as a cemetery, as witnessed by
the thirty or so cremations discovered in the
area of the stake-holes. In addition, all forms
of agriculture and herding ceased throughout
the surrounding area. However, the evocative
force of the site and its cults survived oblivion
because with the arrival of new peoples,
known as the Bowls people, worship in the
holy place revived.
These new inhabitants, originating from the
Rhine valley in modern Germany, arrived in
England between 2500 and 2200 BC, in a
wave of colonization, looking for new land to
cultivate and copper ores.
Archaeologists traditionally date the Bronze
Age in the island from their arrival.
From 2100 BC onward Stonehenge thus saw a new phase of building, during which its
north-east orientation was strongly emphasised by the monumentalization of the
Avenue, which was flanked by two embankments, with relating external trenches, over
five hundred metres long. The entrance itself was widened and the whole monument
was realigned along an axis slightly more easterly in direction, at 50° rather than the
previous 41°. The four reference Station Stones were placed along the large circular
embankment, forming the corners of an ideal rectangle which took in the wide central
area and seems to have been oriented according to a complex series of astronomical
data. Going by the present structure, the short sides, parallel to the Avenue and the
Heel Stone, were oriented towards the point where the sun rises during the Summer
Solstice, while the long sides had their origin in the extreme positions touched by the
moon at the summer and winter solstices.
The sacred nature of this orientation was sanctioned by the creation around each of
the four Stones of an embankment with a corresponding circular trench, a clear sign of
the desire to preserve them and isolate them within the monument. It was also at this
time that the famous Blue Stones first appeared, used for two modest circles at the
centre of the complex, each having its entrance once again facing the Avenue.
In all probability it was precisely in this period that the road connecting the holy place
to the river Avon was traced, the next to last
stage of the very long 360-kilometres journey
made by the Blue Stones from Mount
Prescelly to Stonehenge.
However, it was only from 2000-1900 BC that
Stonehenge took on the appearance that still
strikes our imagination so much today.
Over about four hundred years the site
became a forest of monoliths, variously arranged
and connected, once again according to a
circular scheme closely linked to complex
astronomical calculations.
From the first stage date not only the famous
Horseshoe, made up of five pairs of gigantic
trilithons, but also the circle of sandstone
blocks connected by monolithic architraves,
known as the Sarsen Circle, which surrounds
it. The stones with which the latter was built
came in turn from a long distance, from the
Tre pietre ancora in situ del Circolo Sarsen
Three stones of the Sarsen Circle still in situ
Veduta del Circolo Sarsen e delle Pietre Azzurre, molto più piccole,
poste al suo interno
View of the Sarsen Circle with the much smaller Blue Stones inside it
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Pianta di Avebury
Map of Avebury
Questo cerchio di arenarie, con la sua curva
regolare e la perfezione degli incastri
maschio-femmina che collegano architravi e
pilastri nonostante la pendenza del terreno,
non smette di stupire gli osservatori moderni
e mostra con chiarezza estrema le incredibili
capacità tecniche raggiunte dalle
popolazioni dell’Età del Bronzo.
Intorno al 1550 a.C. il complesso conobbe
ulteriori modifiche, per molti versi ancora
misteriose. Innanzi tutto, una selva di pali
lignei, disposti su due cerchi concentrici,
venne impiantata all’esterno del Circolo
Sarsen: di essa rimangono solo le tracce
delle numerosissime buche di palo, definite
dagli archeologi come Cerchio Z e Cerchio Y.
Inoltre le Pietre Azzurre impiantate nel
periodo precedente vennero estratte dalle
loro sedi e risistemate, in armonia con i
massi usati per il Circolo Sarsen, a formare
un ovale all’interno del Ferro di Cavallo.
Poco tempo dopo la disposizione delle Blue
Stones venne di nuovo modificata e le
pietre andarono a formare due distinti raggruppamenti, un piccolo ferro di cavallo
all’interno dell’omonimo e ben più imponente insieme di triliti e un nuovo ovale posto
tra quest’ultimo e il Circolo Sarsen.
Per circa quattrocento anni il santuario, così strutturato nella sua forma definitiva, fu
con ogni probabilità uno dei fulcri religiosi della zona, per poi conoscere il definitivo
abbandono a partire dal 1100 a.C., quando nella zona si affermò, stando ai ritrovamenti,
una nuova cultura, chiamata di “Deverel-Rimbury”, il cui arrivo coincise con un
grande cambiamento di costumi agricoli e religiosi: il tempo dei vecchi dei era giunto
al termine, e così quello dei loro templi, che, come Stonehenge, furono abbandonati.
Tuttavia il popolo delle Coppe fu importantissimo nella storia dell’Inghilterra preistorica,
come indica la grande abbondanza di monumenti megalitici a loro attribuibili,
progetti architettonici chiaramente collettivi che testimoniano un ordine sociale stabile
e diffuso, sostenuto da un evidente benessere economico e da una vastissima rete di
legami commerciali a largo raggio. Frutto di questa particolare realtà sociale ed
economica risulta infatti essere anche l’altro grandissimo santuario preistorico
dell’Inghilterra del sud, il celeberrimo Cerchio di Avebury.
Il villaggio di Avebury si trova in una piccola vallata del Wiltshire, circondato su tre
lati dalle piccole colline di calcare gessoso caratteristiche della zona.
La via principale, le case e i campi sono però interamente racchiusi da un argine e un
fossato, circolari e concentrici, la cui circonferenza supera il chilometro e mezzo e al
cui interno sorge uno dei più grandi templi megalitici di tutta Europa.
La sua costruzione venne iniziata a partire dal 2500 a.C., con l’utilizzo, ancora una
volta, di quella durissima arenaria locale
Avebury come appare oggi
Avebury as it appears today
chiamata sarsen cui abbiamo già accennato
a proposito di Stonehenge. Ancora oggi
essa è visibile, in grandi blocchi, presso le
cime delle colline circostanti.
È evidente che allora, per motivi che non
possiamo comprendere, enormi blocchi di
questa pietra dalla lavorazione assai difficile
vennero trasportati fino al fondovalle, dopo
essere stati oggetto di una accurata selezione.
La manodopera necessaria a questa
operazione dovette essere assai numerosa,
dal momento che per muovere anche una
sola pietra servivano due gruppi di uomini,
uno per trascinarla e uno per evitare che
scivolasse troppo rapidamente giù dai pendii.
Una volta giunti a destinazione, i macigni
vennero inseriti, grazie all’utilizzo di
corde e rulli, in apposite buche precedentemente
scavate e poi stabilizzati grazie all’in-

heights near Avebury, about thirty-two kilometres away.
This sandstone circle, with its regular curve and the perfection of its male-female joints
linking the architraves and pillars in spite of the slope of the ground, does not cease to
amaze modern observers and is a clear demonstration the incredible technical skills
achieved by the Bronze Age peoples.
Around 1550 BC the complex saw further changes, which in many ways are still a
mystery. First of all a forest of wooden stakes, arranged in two concentric circles, was
driven outside the Sarsen Circle. All that remains of these are the traces of very
numerous stake-holes, called the Z and Y Circles by the archaeologists.
In addition the Blue Stones installed in the previous period were extracted from their
seats and rearranged, in harmony with the stones used for the Sarsen circle, to form
an oval within the Horseshoe. Shortly afterwards the arrangement of the Blue Stones
was again modified and the stones went to form two distinct groupings, a small
horseshoe within the larger, far more imposing horseshoe of trilithons and a new oval
between the latter and the Sarsen Circle.
For about four hundred years the temple, thus structured in its definitive form, was in
all probability one of the religious fulcrums of the area, and was then definitively
abandoned from 1100 BC onwards, when a new culture was established in the area,
going by the remains, known as the “Deverel-Rimbury” culture, whose advent coincided
with a great change in agricultural and religious customs: the age of the old gods
had ended and so too had that of their
temples which, like Stonehenge, were aban-
La zona nord-ovest del Grande Circolo
doned. However, the Bowl people were very
important in the history of prehistoric England,
as shown by the great abundance of megalithic
monuments attributable to them, clearly
collective architectural projects testifying to a
stable, widespread social order, resting on
evident economic prosperity and a very wide
network of long-range commercial links.
A fruit of this particular social and economic
situation was also the other great prehistoric
holy place of southern England, the famous
Avebury Circle.
The village of Avebury lies in a small valley in
Wiltshire, surrounded on three sides by the
low gypsum-chalk hills typical of the area.
The main street, the houses and the fields
The north-west area of the Major Circle
are however entirely closed within a circular
and concentric embankment and ditch, whose
circumference exceeds one and a half kilometres and which contain one of the biggest
megalithic temples in all Europe. Its construction began from 2500 BC, once again
using the very hard local sandstone called sarsen which we have already mentioned in
connection with Stonehenge. This can still be seen today in large blocks, near the tops
of the surrounding hills. It is clear that then, for reasons which we cannot grasp, enormous
blocks of this stone, which is quite difficult to work, were brought down to the
valley floor, after careful selection. The workforce required for this operation must have
been quite numerous, as the moving of a single stone would have needed two groups
of men, one to drag it and the other to prevent it from slipping down the slope too fast.
Once they had reached their destination the huge stones were inserted into holes previously
dug for the purpose and then stabilized by the insertion of smaller blocks as
wedges. More than sixty stones of this kind were erected so as to form two circles of
equal diameter (just over a hundred metres) in the centre of the level area delimited by
the embankment and ditch, while another hundred or so were arranged just inside
from the ditch so as to form one gigantic ring. Thus, as early as 2400 BC, the site reached
its definitive form: an enormous circular space, closed by a line of monoliths, a
ditch and an embankment, from which four roads started out, crossing at right angles
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serzione di blocchi più piccoli come zeppe. Più di sessanta pietre di questo tipo
vennero erette in modo da formare due cerchi di diametro uguale (poco più di cento
metri) al centro della spianata delimitata da argine e fossato, mentre un altro centinaio
di esse venne disposto appena all’interno del fossato in modo da formare un
gigantesco anello. Così, già nel 2400 a.C. il santuario raggiunse la sua forma definitiva:
un enorme spazio circolare, racchiuso da una fila di monoliti, un fossato e un terrapieno,
da cui si dipartivano quattro strade che si incrociavano perpendicolarmente e
che si dirigevano verso le alture circostanti. L’unica di queste vie d’accesso che si sia
conservata, anche se solo parzialmente, è la strada meridionale, detta anche “di West
Kennet”, la quale era contrassegnata da circa cento coppie di pietre disposte lungo i
suoi lati. Pur essendo di dimensioni assai variabili, esse sembrano essere state scelte
secondo criteri particolari, ancorché incomprensibili. In vari punti della via vengono
infatti a fronteggiarsi coppie di pietre dalla forma
L’impressionante vista dell’argine e del fossato di Avebury particolare, come ad esempio una a forma di
pilastro e una a forma di losanga, interpretate
perciò dagli studiosi come espressioni di un culto
della fecondità. È probabile che la stessa monumentalità
fosse caratteristica anche delle altre
tre Vie Processionali. All’interno del Grande
Circolo vennero eretti, come si è già detto, due
cerchi di pietre più piccoli, posti l’uno verso l’ingresso
nord e uno verso quello sud.
Del primo rimangono solo quattro delle ventisette
pietre originarie, mentre decisamente più conservata
appare la struttura al suo centro, chiamata
la Grotta, costituita da tre file di pietre
poste a ferro di cavallo.
In origine doveva trattarsi di una nicchia rettangolare
costruita a imitazione delle camere funerarie
megalitiche, anche se, diversamente da
quelle, non venne mai coperta da un tumulo di
terra. Perciò è probabile che questa struttura
all’aperto servisse per alcuni rituali pubblici legati
alla morte, a proposito dei quali però non è possibile
dire altro. L’anello interno meridionale
venne invece costruito con una tale cura da formare
un cerchio quasi perfetto, al cui centro si
innalzava una grande pietra, alta oltre sei metri,
chiamata l’Obelisco e infissa nel terreno in
maniera tale da essere il fulcro di un’ulteriore
struttura, dalla pianta a D, costituita da molte
piccole pietre sarsen di forma irregolare.
The impressive view of the embankment and ditch of Avebury
I due cerchi interni dovettero con ogni probabilità
costituire due punti nodali separati per tutti i
settecento anni in cui il santuario fu in uso.
Contrariamente a Stonehenge, dove i rituali erano legati con ogni probabilità al moto
del Sole e della Luna, ad Avebury emerge una religiosità collegata con tematiche
totalmente diverse, quali la vita umana, la fertilità e la morte. Così sembrerebbero
indicare le particolari forme di alcune pietre, di cui abbiamo già detto, nonché appunto
il simbolismo connesso alle strutture poste al centro dei Circoli Minori.
D’altra parte, la celebrazione dello scorrere della vita in tutte le sue forme, compresa
la morte, doveva essere una parte molto importante del pensiero neolitico, stando
anche alle raffigurazioni e alle incisioni rinvenute nelle tombe sotterranee del periodo.
Sacralità della Vita e del Cosmo, volontà di comprendere i meccanismi dell’Esistenza e
quindi rispetto per la Natura in ogni sua forma e attestazione furono dunque i motivi
che spinsero gli abitatori di queste lande, e di tutta l’Europa megalitica, a compiere
anche enormi sforzi per realizzare giganteschi santuari che ne accompagnassero e ne
sancissero la progressiva conquista del territorio.
Tra i molti monumenti dell’Inghilterra meridionale, Stonehenge e Avebury sono
giustamente glorificati non solo per la loro imponenza, ma anche perché rappresentano
uno dei più grandi trionfi delle popolazioni preistoriche e, nella loro complessità,
riassumono in sé tutti gli sforzi, le conoscenze, le speranze e anche le paure di
un’intera epoca ormai perduta.

Vista dall’entrata sud
and heading for the surrounding hills.
The only one of these access roads that has been
preserved, and this only partially, is the southern road, also
called “West Kennet”, which was marked by about a hundred
pairs of stones arranged along its sides.
Although they are of quite a variable size, they seem to
have been chosen according to particular criteria, which
are however incomprehensible. At various points along the
road there are pairs of stones of a particular shape facing
each other, such as one in a pillar shape and the other a
lozenge, thus interpreted by scholars as expressions of a
fertility cult. The same monumental nature is also likely to
have characterised the other three Processional Roads.
Within the Major Circle, as has already been said, two
circles of smaller stones were erected, one near the north
entrance and the other near the south entrance.
Of the first there remain only four of the original twentyseven
stones, while the structure at its centre is decidedly better preserved, known as
the Cave and made up of three rows of stones in a horseshoe arrangement.
It must originally have been a rectangular niche built in imitation of the megalithic funeral
chambers, although, unlike these, it was never covered by an earth mound.
This open-air structure is thus likely to have been used for some public rituals linked to
death, about which it is not however possible to say more.
The inner southern ring on the other hand was built with such care that it formed an
almost perfect circle, with a great stone over six metres high rising in the centre,
known as the Obelisk and fixed in the ground so as to be the fulcrum of a further
structure, with a D plan, made up of small, irregular-shaped sarsen stones.
The two inner circles must in all probability have formed two separated nodal points
throughout the seven hundred years in which the site was in use.
Unlike Stonehenge, where the rituals were very likely related to the movement of the
Sun and the Moon, at Avebury there emerges a religiousness
linked to completely different themes, such as human
life, fertility and death. This would seem to be indicated by
the particular shapes of some stones, which we have
already mentioned, as well as the symbolism connected
with the structures at the centre of the Minor Circles.
On the other hand, the celebration of the passing of life in
all its forms, including death, must have been an important
part of Neolithic thought, going by the portrayals and
carvings found in the underground tombs of the period.
Sacredness of Life and the Cosmos, the desire to understand
the mechanisms of
existence and therefore respect for Nature in all its forms
and attestations were therefore the motives that drove the
inhabitants of these plains, and of all megalithic Europe, to
make enormous efforts to build gigantic holy places which
accompanied and sanctioned the gradual conquest of the
territory.
Of the many monuments of southern England, Stonehenge
and Avebury are rightly celebrated not only for their imposing
nature but also because they represent one of the
great triumphs of the prehistoric peoples and, in their
complexity, sum up all the efforts, knowledge, hopes and
also fears of an entire epoch, now lost.
View from the south entrance
Ricostruzione dei culti di Avebury
Reconstruction of the cults of Avebury
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