SALUTE E SICUREZZA TRA LIBERTÀ E PAURA - Cura e Cultura
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Salute e Sicurezza tra Libertà e Paura – UNCOPLI - 2009<br />
1. Quando ci si riferisce alla salute lo si fa sempre a partire da una idea di salute<br />
che è necessariamente relativa/soggettiva oltre che culturalmente orientata,<br />
dunque determinata da fattori storici e sociali<br />
2. Qualunque pratica politica per la salute (come quelle preventive) è, per questo,<br />
ideologicamente connotata e rivolta la ferita del corpo sociale illuso di sé.<br />
4.<br />
Le questioni poste dal “lancio del nano” sono, dunque, le stesse alle quali attinge<br />
qualunque riflessione sulle pratiche politiche per la salute e per la prevenzione.<br />
Qualunque riflessione sui programmi per la salute (sulle loro modalità, sulla loro<br />
efficacia, sulla loro opportunità) che non voglia peccare di ingenuità deve costituirsi<br />
preliminarmente in chiave epistemologica, deve porsi il problema di collocare le<br />
“pratiche” nello sfondo di senso del “pensiero”: deve cioè connettere il qui-e-ora<br />
metodologico all’idea di salute che lo avrebbe generato, deve sostituire a domande<br />
afasiche del tipo “come fare?” o “cosa fare?”, domande ben più gravi come “perché<br />
fare?”.<br />
Ancora più precisamente: deve rispondere alla seguente domanda: “cosa stiamo facendo<br />
mentre facciamo prevenzione?” che significa fare proprio, parafrasandolo, il noto<br />
metalogo batesoniano: “di cosa stiamo parlando quando parliamo di prevenzione?”.<br />
Perché anche le analisi più accorte sulla prevenzione, faticano ad affrancarsi da una<br />
idea di salute eticamente connotata. Con questa espressione intendo definire ogni<br />
approccio ai temi della salute orientato prioritariamente in base a valori e/o regole<br />
morali. E’ chiaro che un discorso sulla salute privo di riferimenti etici è non solo<br />
impossibile in una cultura vetero-testamentaria 8 come la nostra, ma anche<br />
improponibile per ovvii motivi: ogni ortodossia teorica deve essere mediata da una sua<br />
agibilità sociale. Ciò detto è necessario stigmatizzare il fatto che normalmente ci si<br />
trova a fare i conti con approcci, diffusi soprattutto nell’ambito del privato sociale, nei<br />
quali è difficile distinguere tra salute e salvezza e tra guarigione e salvazione e ciò a<br />
8<br />
Potremmo anche definirla giudaico-cristiana o clerico-fascista in base al taglio che vogliamo dare<br />
all’analisi<br />
Felice Di Lernia - 2009<br />
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