crioglobuline & crioblobulinemie - G. Rummo
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CRIOGLOBULINE E CRIOGLOBULINEMIE<br />
(a cura di V. Rocco e N.Saracco, Laboratorio di Patologia Clinica AO G. <strong>Rummo</strong>)<br />
Le <strong>crioglobuline</strong> sono un gruppo di proteine sieriche, prevalentemente<br />
costituite da immunoglobuline, caratterizzate dalla proprietà di precipitare o di<br />
gelificare reversibilmente a temperatura inferiore a 37°C e di ridissolversi a<br />
temperature più elevate. Numerosi studi hanno documentato la presenza<br />
delle <strong>crioglobuline</strong> in un’ampia varietà di malattie infettive, infiammatorie e<br />
neoplastiche, dimostrando la non rarità del fenomeno.<br />
In quest'ultimo decennio l'interesse per le <strong>crioglobuline</strong> è notevolmente<br />
aumentato dopo la scoperta del virus dell'epatite C (HCV) e la dimostrazione<br />
della sua frequente associazione con le <strong>crioglobuline</strong>. La possibilità che HCV<br />
sia coinvolto nello sviluppo delle <strong>crioglobuline</strong>mie ha trasformato lo scenario<br />
della ricerca e aperto nuove prospettive eziopatogenetiche e terapeutiche.<br />
CLASSIFICAZIONE<br />
Le <strong>crioglobuline</strong> sono classificate in tre sottogruppi sulla base delle loro<br />
caratteristiche strutturali e immunochimiche:<br />
• Crioglobuline di tipo I o "singole", costituite da una sola<br />
immunoglobulina monoclonale (di solito IgM o IgG) che mostra<br />
raramente attività di fattore reumatoide (FR), cioè attività anticorpale nei<br />
confronti di altre immunoglobuline;<br />
• Crioglobuline di tipo II e di tipo III o "miste" (CM), costituite da<br />
due diverse immunoglobuline: una policlonale (solitamente IgG) e l'altra
monoclonale (generalmente IgM) con attività di FR nelle CM di tipo II ed<br />
entrambe policlonali, di cui una (solitamente IgM) con attività di FR<br />
nelle CM di tipo III.<br />
Le <strong>crioglobuline</strong>mie di tipo I si ritrovano per lo più nel Mieloma Multiplo, nella<br />
Macroglobulinemia di Waldenström e in affezioni<br />
mielodisplastiche/linfoproliferative.<br />
Le CM di tipo II e III, che costituiscono più dell'80% di tutte le<br />
<strong>crioglobuline</strong>mie, possono comparire nel corso di malattie infettive o<br />
autoimmuni oppure rappresentare un'entità distinta, non associata a fattori<br />
causali evidenti, denominata in passato "<strong>crioglobuline</strong>mia mista<br />
essenziale" (CME). Le CM di tipo II sono prevalentemente osservate nella<br />
CME, tuttavia questo termine non sembra più appropriato dopo il riscontro del<br />
virus dell'epatite C (HCV) in oltre il 90% dei pazienti con CME.<br />
IL FENOMENO DELLA CRIOPRECIPITAZIONE<br />
I meccanismi della crioprecipitazione non sono ancora chiaramente definiti.<br />
Nelle <strong>crioglobuline</strong> di tipo I, la crioprecipitazione sembra essere una<br />
caratteristica intrinseca delle immunoglobuline monoclonali, strettamente<br />
legata all'integrità della loro struttura quaternaria, (poiché i frammenti Fc e<br />
Fab separati perdono solitamente la precipitabilità alle basse temperature). Il<br />
processo di crioprecipitazione potrebbe essere innescato da modificazioni<br />
della composizione aminoacidica o del contenuto in carboidrati delle catene<br />
leggere e pesanti delle immunoglobuline. Ne deriverebbe un complessivo<br />
aumento della idrofobicità delle molecole con perdita della loro solubilità.Nelle<br />
CM di tipo II e III la crioprecipitazione appare legata più all'interazione fra<br />
immunoglobuline che alle caratteristiche delle singole componenti<br />
immunoglobuliniche. Nelle <strong>crioglobuline</strong>mie miste IgG-IgM è l'IgM anti-IgG la
specifica componente che determina la crioprecipitazione. Nessuna delle due<br />
globuline può crioprecipitare isolatamente, tuttavia la componente IgM si<br />
comporta come una crioglobulina incompleta, essendo in grado di<br />
crioprecipitare IgG di soggetti normali, mentre non si osserva<br />
crioprecipitazione quando la componente IgG è posta in reazione con una<br />
IgM normale.<br />
CRIOGLOBULINEMIE MISTE: UNA MALATTIA DA IMMUNOCOMPLESSI<br />
Le CM sono degli immunocomplessi, in cui l'antigene è una IgG e<br />
l'anticorpo una IgM, mono o policlonale, con attività di FR (cioè anti-IgG).<br />
Come immunocomplessi, le CM hanno la capacità di attivare il complemento.<br />
Il complemento ha la funzione di rendere solubili gli immunocomplessi e di<br />
ritardarne la precipitazione, creando le premesse per la loro rimozione dal<br />
circolo, ma nelle CM queste specifiche funzioni risultano deficitarie. La ridotta<br />
solubilizzazione e l'alterata clearance macrofagica degli immunocomplessi<br />
favoriscono il loro intrappolamento nel letto vascolare e la loro deposizione<br />
nei tessuti, dove possono stimolare una reazione infiammatoria. Si sviluppa in<br />
tal modo una malattia da immunocomplessi, istologicamente caratterizzata<br />
da lesioni infiammatorie dei vasi coinvolti e da depositi immuni negli organi<br />
bersaglio aventi la stessa composizione del crioprecipitato sierico. La<br />
vasculite <strong>crioglobuline</strong>mica colpisce prevalentemente i piccoli vasi, ma talora<br />
può estendersi a vasi di calibro medio e grande.<br />
PATOGENESI<br />
I meccanismi di produzione delle <strong>crioglobuline</strong> non sono ancora chiariti.<br />
Le <strong>crioglobuline</strong> di tipo I sono quasi esclusivamente riscontrate nelle
malattie linfoproliferative maligne e la loro produzione sembra essere la<br />
conseguenza di un processo proliferativo autonomo.<br />
Nelle CM di tipo III la produzione di FR policlonale potrebbe derivare dalla<br />
cronica stimolazione del sistema immunitario da parte di immunocomplessi<br />
circolanti, come avviene nel corso di alcune malattie croniche da<br />
immunocomplessi, quali l'Artrite Reumatoide e il Lupus Eritematoso<br />
Sistemico (LES). Questa ipotesi non è tuttavia applicabile alle CM di tipo II,<br />
essendo raramente documentata la produzione di FR monoclonale (FRm)<br />
nelle malattie croniche da immunocomplessi, anche dopo decenni di malattia.<br />
Sin dal 1990 è stata dimostrata l’associazione fra HCV e <strong>crioglobuline</strong>mia<br />
mista. Prima della scoperta dell’HCV, le <strong>crioglobuline</strong>mie miste senza<br />
un’apparente causa sottostante erano definite “essenziali”, ma il riscontro di<br />
specifici antigeni HCV nei crioprecipitati hanno suggerito il possibile<br />
coinvolgimento del virus nella patogenesi delle CM.<br />
La prevalenza dell’infezione da HCV nei pazienti MC varia geograficamente,<br />
con elevati valori (sopra il 90%) nell’area Mediterranea. La MC è ritrovata è<br />
trovata nel 30-50% dei pazienti con infezione cronica da HCV, nei due terzi<br />
dei casi le <strong>crioglobuline</strong> sono di tipo III e nel restante terzo di tipo II. In Italia e<br />
in Francia è riportata una prevalenza di CM di tipo II rispettivamente del 34 e<br />
20%, con solo il 10-15% di loro che sviluppa sintomi clinici di MC. In Italia e in<br />
Francia è riportata una prevalenza di CM di tipo II rispettivamente del 34 e<br />
20%.<br />
Un ruolo causativo del virus dell’epatite B nella <strong>crioglobuline</strong>mia è stata<br />
trovata in meno del 5% dei pazienti. La prevalenza complessiva della MC non<br />
è ancora definita da adeguati studi epidemiologici. È probabilmente<br />
sottostimata a causa dei riferimento dei pazienti a differenti specialisti in<br />
accordo alle manifestazioni dominanti della malattia.
Studi istologici, immunochimici e di biologia molecolare hanno dimostrato<br />
che nelle CM di tipo II associate ad infezione da HCV è presente a livello<br />
epatico e midollare un'espansione B linfocitaria clonale. Una quota<br />
importante di tali cellule (87%) produce FRm con idiotipo cross-reattivo WA,<br />
identico a quello che si riscontra nell'FRm circolante. La produzione di IgM<br />
FR con idiotipo WA sarebbe promossa da HCV e perpetuata dalla sua<br />
persistenza nell'organismo. Non è tuttavia noto il meccanismo utilizzato dal<br />
virus per indurre tale processo e non è chiaro perché CM di tipo II si sviluppi<br />
solo in una parte dei pazienti con infezione da HCV e perché FR venga<br />
prodotto in quantità considerevoli solo nei pazienti <strong>crioglobuline</strong>mici.<br />
La proliferazione B linfocitaria clonale, pur esprimendo a livello midollare gli<br />
aspetti istologici ed immunofenotipici di un linfoma B cellulare indolente, ha<br />
carattere benigno e raramente dà luogo ad adenomegalie e progredisce in<br />
linfoma B cellulare conclamato. L'evoluzione in senso linfomatoso,<br />
documentabile in una minoranza di pazienti con CM di tipo II (< 15%),<br />
potrebbe compiersi in presenza di particolari fattori genetici e/o ambientali.<br />
Il gruppo italiano per lo studio della <strong>crioglobuline</strong>mia ha proposto criteri<br />
sierologici, patologici e clinici per la diagnosi dei pazienti con <strong>crioglobuline</strong>mia<br />
mista (Tab. 1).
Criteri proposti per la diagnosi e classificazione dei pazienti con <strong>crioglobuline</strong>mia<br />
mista<br />
Criteri Sierologici Patologici clinici<br />
Maggiori Crioglobulnemia Mista<br />
C4 ridotto<br />
Minori Fattore Reumatoide +<br />
HCV+<br />
HBV+<br />
Vasculite<br />
leucocitoclastica<br />
Infiltrati B-cellulari<br />
clonali<br />
(fegato e/o midollo<br />
osseo)<br />
"Definite" Mixed Cryoglobulinemia Syndrome<br />
Porpora<br />
Epatite cronica<br />
Glomerulonefrite<br />
membranoproliferativa<br />
Neuropatia<br />
periferica<br />
Ulcere cutanee<br />
1. serum mixed cryoglobulins (± low C4) + purpura + leukocytoclastic vasculitis<br />
2. serum mixed cryoglobulins (± low C4) + 2 minor clinical symptoms + 2 minor<br />
serological/pathologic findings<br />
MANIFESTAZIONI CLINICHE<br />
Nella <strong>crioglobuline</strong>mia di tipo I prevalgono i segni clinici della malattia<br />
linfoproliferativa sottostante (in primo luogo MM e MW) e la <strong>crioglobuline</strong>mia<br />
costituisce spesso un reperto casuale. Non sono tuttavia infrequenti nella<br />
<strong>crioglobuline</strong>mia di tipo I, mentre sono di rara osservazione nella CM, segni<br />
di occlusione vascolare, talora associati con una sindrome da iperviscosità e<br />
lesioni purpuriche e distrofiche della cute, solitamente localizzate agli arti<br />
inferiori.<br />
Il quadro clinico della Crioglobulinemia Mista, descritto per la prima volta<br />
da Meltzer e Franklin nel 1966 come sindrome caratterizzata da porpora,
astenia ed artralgie, non si limita a questa triade, ma assume connotati più<br />
vasti, comprendendo patologie d'organo crio-indotte, quali la nefropatia e la<br />
neuropatia periferica, e danni d'organo non crio-dipendenti, quali l'impegno<br />
epatico e la linfoproliferazione. Il quadro sintomatologico è assai variabile,<br />
potendo palesarsi con fenomeni attenuati (scarse lesioni purpuriche, saltuarie<br />
artralgie) o manifestazioni cliniche severe, come la glomerulonefrite<br />
rapidamente progressiva e la vasculite sistemica.<br />
Porpora. E' una delle manifestazioni più precoci e frequenti della CM,<br />
essendo rilevabile in oltre l'80% dei pazienti. La porpora, intermittente,<br />
palpabile, non pruriginosa, ha carattere ortostatico, localizzandosi<br />
preferenzialmente agli arti inferiori; può estendersi anche alle cosce e, seppur<br />
raramente, al tronco, susseguendosi in poussées, generalmente ad intervalli<br />
variabili di 7-10 giorni. Le aree in cui le gittate purpuriche tendono a ripetersi<br />
assumono col tempo una pigmentazione bruno-ocracea. La biopsia cutanea<br />
dimostra una vasculite leucocitoclastica dei capillari e delle venule post-<br />
capillari del derma superficiale con variabile coinvolgimento dei vasi<br />
sottocutanei. L'immunofluorescenza rivela depositi vascolari di<br />
immunoglobuline (IgG, IgM) e/o complemento (C4). Nei pazienti<br />
<strong>crioglobuline</strong>mici con infezione da HCV la vasculite cutanea si caratterizza<br />
per la deposizione di immunocomplessi costituiti da HCV, IgM FR e IgG.<br />
Fenomeno di Raynaud. E' presente in circa il 25% dei pazienti al momento<br />
della diagnosi e, pur coinvolgendo tutte le estremità, non è in genere<br />
associato a turbe trofiche. E' presumibilmente riferibile a disfunzione<br />
endoteliale con riduzione del tono vasodilatante e prevalenza del tono<br />
vasocostrittore.<br />
Artralgie. Le artralgie, a scarsa o nulla obiettività flogistica, episodiche,<br />
fugaci, prive di ritmo notturno e rigidità mattutina, interessano per lo più le
mani, i polsi e le ginocchia. L'interessamento articolare è presente in oltre il<br />
70% dei casi.<br />
Nefropatia <strong>crioglobuline</strong>mica. Il coinvolgimento renale è denunciato da<br />
alterazioni urinarie isolate con valori di creatinina sierica inizialmente normali<br />
o lievemente aumentati e in alcuni casi da sindrome nefritica acuta o<br />
sindrome nefrosica con progressione verso l'insufficienza renale cronica.<br />
L'esito in uremia è relativamente poco frequente e sono anche riportate<br />
remissioni spontanee. Istologicamente la nefropatia presenta gli aspetti della<br />
glomerulonefrite membrano-proliferativa con trombi intracapillari, che<br />
all'immunofluorescenza risultano costituiti da complemento e<br />
immunoglobuline identiche a quelle delle <strong>crioglobuline</strong>.<br />
L'associazione tra CM di tipo II e infezione cronica da HCV e il riscontro<br />
di specifici antigeni HCV negli immunocomplessi depositati lungo le anse<br />
capillari e nel mesangio indicano che HCV è probabilmente coinvolto nella<br />
patogenesi del danno renale.<br />
Neuropatia periferica. L'interessamento neurologico, rivelato da parestesie,<br />
disestesie dolorose, debolezza muscolare, sensazioni di bruciore e dolori a<br />
"puntura di spillo" alle gambe, configura una polineuropatia sensitivo-motoria<br />
distale simmetrica. Sintomi soggettivi di neuropatia e alterazioni<br />
elettromiografiche sono stati riscontrati rispettivamente nel 91% e nell'82%<br />
dei pazienti affetti da CM. Il danno neurologico potrebbe essere causato da<br />
demielinizzazione immuno-mediata, da occlusione dei vasa nervorum da<br />
parte di precipitati <strong>crioglobuline</strong>mici o da vasculite dei vasi epineurali. La<br />
dimostrazione di HCV RNA nelle cellule mononucleate, disposte attorno alle<br />
arteriole epineurali nelle biopsie del nervo surale di pazienti con CM di tipo II,<br />
suggerisce un possibile ruolo di HCV nella patogenesi della neuropatia<br />
<strong>crioglobuline</strong>mica.
Epatopatia. Un coinvolgimento epatico è riportato in oltre i due terzi di tutte<br />
le <strong>crioglobuline</strong>mie e virtualmente in tutte le CM di tipo II associate ad<br />
infezione cronica da HCV. Il riscontro di infiltrati linfoidi a livello degli spazi<br />
portali, talora con localizzazione elettiva perivascolare, ha suggerito analogie<br />
con la vasculite crioglubilemica, ma non esistono dimostrazioni sicure di una<br />
attività epatolesiva delle <strong>crioglobuline</strong> in qualità di immunocomplessi.<br />
Linfoproliferazione. Nelle CM II associate all'infezione da HCV sono<br />
frequentemente documentati a livello epatico, splenico e midollare infiltrati<br />
linfoidi, costituiti in prevalenza da cellule B monomorfe con Ig di superficie<br />
dello stesso tipo della componente monoclonale del crioprecipitato. La<br />
linfoproliferazione B cellulare ha carattere benigno, ma studi compiuti su<br />
ampie casistiche di CM II definite essenziali hanno dimostrato che:<br />
le neoplasie linfoproliferative sono le più frequenti neoplasie riportate nella<br />
MC durante il corso della malattia. Infatti, dal 5 al 10% dei pazienti MC<br />
sviluppano sintomi e segni istologici di linfoma NH. In accordo alla<br />
classificazione REAL/WHO, i sottotipi istologici più osservati sono: il linfoma<br />
linfoplasmocitico (29%), il linfoma a grandi cellule B diffuso (27%), il linfoma<br />
follicolare (16%), il linfoma della zona marginale (10%) e il mantle-cell linfoma<br />
(7%). Questi linfomi sono caratterizzati dall’alta prevalenza di coinvolgimento<br />
extranodale, specialmente il fegato e le maggiori ghiandole salivari. Le cellule<br />
infette dal HCV in questi organi possono agire come riserva stimolante la<br />
proliferazione B cellulare. In una serie di 75 pazienti con MC HCV correlata<br />
per una media di 62 mesi (12-163), 5 pazienti (6.6%) hanno mostrato<br />
un’evoluzione maligna: 4 a linfoma linfoplasmocitico e 1 a LLC.<br />
Altre manifestazioni cliniche. Scarsa rilevanza ha l'impegno polmonare,<br />
anche se in alcuni casi si riscontrano dispnea e occasionalmente asma. Sono
talora riportati sindrome sicca, tumefazione bilaterale delle parotidi, dolori<br />
addominali ricorrenti, disturbi neurologici da interessamento del SNC<br />
(emiparesi transitorie, disartria, confusione mentale), manifestazioni cardio-<br />
vascolari connesse con quadri di vasculite coronarica.<br />
Vi sono 2 ordini di problemi:<br />
IL LABORATORIO E LE CRIOGLOBULINE<br />
• il riconoscimento della presenza di <strong>crioglobuline</strong>;<br />
• le interferenze da queste provocate su altri test di laboratorio.<br />
RILEVAMENTO DELLE CRIOGLOBULINE<br />
La termolabilità delle <strong>crioglobuline</strong> necessità che il sangue venga raccolto a<br />
37°C. Le siringhe e le provette devono essere a 37°C al tempo del prelievo e<br />
mantenute a 37°C fino a quando la formazione del coagulo non sia<br />
completata.<br />
Le provette per la raccolta del campione non dovrebbero essere<br />
anticoagulate (quindi sono da utilizzare solo le provette da siero), dato che<br />
l’uso di plasma può comportare lo sviluppo di criofibrinogeno o di proteine<br />
eparino-precipitabili.<br />
PROCEDURE PER IL PRELIEVO<br />
1. raccogliere 10 mL di sangue in siringa preriscaldata a 37°c<br />
2. riempire una provetta specificamente designata per la ricerca delle<br />
<strong>crioglobuline</strong>, preriscaldata a 37°C con un minimo di 6 mL di sangue<br />
3. la provetta deve rimanere a 37°C fino alla formazione del coagulo
4. il siero deve essere separato dal coagulo mediante centrifugazione a<br />
ANALISI<br />
37°C e quindi refrigerato a 4°C. Non si può centrifugare a temperature<br />
più basse di 37°C.<br />
1. Un precipitato bianco (<strong>crioglobuline</strong>) appare nel siero dopo 24-72 ore<br />
di raffreddamento a 4°C. La lunghezza del tempo di incubazione del<br />
siero a 4°C dipende dal tipo di <strong>crioglobuline</strong> presenti:<br />
• il Tipo I tende a precipitare entro 24 ore (a concentrazioni > 5<br />
mg/mL)<br />
• il Tipo III può richiedere 7 giorni per precipitare un piccolo<br />
campione < 1 mg/mL;<br />
2. il siero deve essere testato per la reversibilità del crioprecipitato<br />
dopo riscaldamento di un’aliquota a 37°C per 24 ore;<br />
3. le <strong>crioglobuline</strong> possono essere quantizzate mediante:<br />
• misura del CRIOCRITO, utilizzando provette graduate (v.n. <<br />
0.4%; ma alcuni AA invitano a segnalare anche percentuali<br />
inferiori;<br />
• misura della concentrazione proteica sierica prima e dopo<br />
crioprecipitazione;<br />
• misura delle Immunoglobuline sieriche prima e dopo<br />
crioprecipitazione;<br />
• isolando il precipitato da una aliquota del siero, dissolvendolo in<br />
un buffer acidico e misurando il livello delle crioproteine<br />
spettrofotometricamente mediante assorbanza a 280 nm.
Dopo isolamento e lavaggio del crioprecipitato, la identità dei componenti<br />
delle <strong>crioglobuline</strong> può essere determinata mediante immunoelettroforesi o<br />
mediante isoelectric focusing con immunofissazione. Questi test devono<br />
essere eseguiti a 37°C per evitare la precipitazione e quindi la perdita<br />
delle <strong>crioglobuline</strong> durante la procedura.<br />
RISULTATI FALSI NEGATIVI<br />
Risultati falsamente negativi per le <strong>crioglobuline</strong> possono aversi se:<br />
• sono usati delle provette anticoagulate per la raccolta del campione;<br />
• le siringhe non sono preriscaldate a 37°C;<br />
• il campione non è tenuto a 37° fino a quando la formazione del coagulo<br />
non sia stata compilata;<br />
• il campione è centrifugato ad una temperatura inferiore a 37°C;<br />
• il campione non è refrigerato a 4°C per almeno 72 ore.<br />
ALTERAZIONE DEGLI ESAMI EMATOCHIMICI PROVOCATE DALLE<br />
CRIOGLOBULINE<br />
La presenza di <strong>crioglobuline</strong> che precipitano a Temperatura ambiente e<br />
pertanto rimuovono componenti del siero possono inficiare diversi test di<br />
laboratorio.<br />
Nel caso non si sospetti la presenza di <strong>crioglobuline</strong> o quando le procedure di<br />
prelievo non sono corrette e, specie quando le <strong>crioglobuline</strong> sono in<br />
concentrazione elevata e quindi precipitare anche a temperatura ambiente, si<br />
possono avere, per la rimozione di componenti del siero, delle alterazioni nei<br />
risultati di alcuni esami:<br />
• L’esempio più eclatante è la fissazione del complemento che porta a letture<br />
falsamente basse dell’attività del complemento;
• la mancata comparsa di un picco monoclonale nel tracciato elettroforetico<br />
(con referto molte volte di ipogammaglobulinemia);<br />
• valori della VES falsamente diminuiti;<br />
• parametri della coagulazione falsati;<br />
• errori nella determinazione del gruppo sanguigno;<br />
• errori nei conteggi ematologici (soprattutto una sovrastima delle<br />
piastrine).<br />
Con l’utilizzo degli Analizzatori Ematologici di ultima generazione, ma<br />
soprattutto con la crescita della competenza degli Operatori del Laboratorio<br />
nello studio degli istogrammi e citogrammi forniti da questi analizzatori, la<br />
diagnosi di <strong>crioglobuline</strong>mia in prima istanza viene fatta dopo l’esecuzione di<br />
un semplice esame emocromocitometrico.<br />
A temperature inferiori a 37°, la condizione in cui le provette<br />
pervengono in laboratorio (soprattutto in inverno), in presenza di <strong>crioglobuline</strong><br />
si formano dei crioprecipitati. Questi avendo delle dimensioni equivalenti a<br />
quelle delle piccole piastrine, vengono conteggiati insieme a queste portando<br />
ad un falso aumento nella conta delle piastrine. Con l’osservazione degli<br />
Istogrammi e dei Citogrammi e delle loro caratteristiche alterazioni,<br />
l’individuazione della interferenza è agevole (soprattutto per operatori<br />
impegnati costantemente nel settore di Ematologia del Laboratorio), per cui il<br />
campione viene incubato a 37°C per 20 minuti per eseguire, quindi, una<br />
nuova conta piastrinica che porta alla normalizzazione di istogrammi e<br />
citogrammi e ad una conta corretta di queste particelle.<br />
Importante è che quando venga segnalata un falso aumento delle<br />
piastrine da presenza di <strong>crioglobuline</strong>mia, i successivi controllo dell’esame<br />
emocromocitometrico per quel determinato paziente vengano accompagnati<br />
da una segnalazione della patologia e dalla necessità di incubare i campione
a 37°C, onde evitare che personale del laboratorio meno esperto in<br />
ematologia (personale normalmente impiegato in altri settori del laboratorio:<br />
microbiologia, chimica-clinica, immunometria) possa non notare l’alterazione<br />
e fornire falsi valori delle piastrine.<br />
Importante è che nei pazienti HCV+ le procedure di prelievo,<br />
preparazione del campione e stoccaggio dello stesso siano quelle<br />
soprariportate proprio per la notevole prevalenza delle <strong>crioglobuline</strong>mie in<br />
questa malattia.<br />
SCREENING “RAPIDO” PER CRIOGLOBULINE<br />
Proprio per la intereferenza sulla conta piastrinica una possibilità di screening<br />
per le <strong>crioglobuline</strong> è offerta dall’esame emocromocitometrico eseguto con i<br />
Sistemi Bayer mediante:<br />
• Misura delle piastrine in provetta preriscaldata;<br />
• Misura delle piastrine dopo incubazione per 1 ora a 4°C;<br />
• Misura delle piastrine dopo incubazione per 24 a 4°C.<br />
La sovrastima delle piastrine, la alterazione dell’istogramma e del citogramma<br />
di volume delle piastrine con alterazione degli Indici Piastrinici, indirizza la<br />
diagnosi con sensibilità e specificità riportate sotto.<br />
screening dopo incubazione per 1 ora a 4°C<br />
sensibilità 50%<br />
specificità 100%<br />
valore predittivo positivo 100%<br />
valore predittivo negativo 78.8%<br />
screening dopo incubazione per 24 ore a 4°C<br />
sensibilità 76%<br />
specificità 97.5%<br />
valore predittivo positivo 94%<br />
valore predittivo negativo 88.4%
Presenza di <strong>crioglobuline</strong><br />
Le <strong>crioglobuline</strong> sono un gruppo di proteine,<br />
fisicamente e chimicamente eterogenee, che hanno<br />
la caratteristica di precipitare reversibilmente a<br />
temperature inferiori a 37°C<br />
La <strong>crioglobuline</strong>mia è un fenomeno più frequente di quanto<br />
usualmente ritenuto. Tuttavia è spesso misconosciuta perché piccola<br />
e/o cercata in maniera inadeguata, oppure perché semplicemente non<br />
ci si pensa.<br />
MALATTIE ASSOCIATE A CRIOGLOBULINEMIA<br />
TIPO<br />
I<br />
(IgM monoclonale)<br />
II<br />
(2 tipi di Ig; la<br />
paraproteina è IgM) con<br />
attività di FR nelle CM di<br />
tipo II<br />
III<br />
(più classi di Ig, senza<br />
proteina monoclonale)<br />
con attività di FR nelle<br />
CM di tipo III<br />
MALATTIA<br />
mieloma<br />
macroglobulinemia<br />
MGUS<br />
linfomi e leucemie linfatiche<br />
malattie linfoproliferative<br />
malattie autoimmuni (LES, AR, ecc.)<br />
epatopatie<br />
infezioni virali (HCV, HBV, EBV, CMV,ecc)<br />
infezioni batteriche (sifilide, ecc.)<br />
infezioni fungine (coccidiomicosi)<br />
infez. Parassitarie (toxoplasmosi, ecc.)<br />
epatopatie<br />
malattie autoimmuni
Molto più interessanti sono quelle condizioni<br />
nelle quali la <strong>crioglobuline</strong>mia non si associa ad<br />
altra patologia (<strong>crioglobuline</strong>mia essenziale) e<br />
determina un quadro clinico caratteristico che<br />
viene oggi diagnosticato sempre più<br />
frequentemente.<br />
SINTOMATOLOGIA della CRIOGLOBULINEMIA<br />
Da crioprecipitazione<br />
fenomeno di Raynaud<br />
cianosi e necrosi distali<br />
da Vasculite<br />
porpora ed ulcere cutanee<br />
glomerulonefrite<br />
artralgie<br />
neuropatie periferiche<br />
ESAMI DI LABORATORIO FALSAMENTE<br />
ALTERATI NELLA CRIOGLOBULINEMIA<br />
• VES > o <<br />
• IPOGAMMAGLOBULINEMIA<br />
• LEUCOCITOSI<br />
• PIASTRINOSI<br />
• ANEMIA<br />
Da Tura, Ematologia Clinica, Piccin
Già era nota la possibilità di rilevare le<br />
<strong>crioglobuline</strong> mediante l’osservazione dello<br />
“spike” sull’istogramma X fornito dagli strumenti<br />
della serie H, con la caratteristica normalizzazione<br />
dello stesso istogramma (scomparsa dello spike)<br />
dopo incubazione a 37°C.<br />
T° < 37°C a 37°C<br />
Anche gli Istogrammi delle Piastrine prodotti<br />
dagli Strumenti ad Impedenza sono caratteristici<br />
presentando il caratteristico “spike”.
T°<br />
ambiente<br />
37°C<br />
T°<br />
ambiente<br />
37°C
A 37°C<br />
A T° ambiente<br />
Referto<br />
Il campione è stato esaminato a 37°C per presenza<br />
di CRIOGLOBULINE.<br />
È necessario che, ogni volta che il test è ripetuto, il<br />
campione venga raccolto e consegnato in<br />
laboratorio ad una temperatura di 37°C.