03.06.2013 Views

ALL'ATTENZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ...

ALL'ATTENZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ...

ALL'ATTENZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

ALL’ATTENZIONE <strong>DEL</strong> <strong>PRESIDENTE</strong> <strong>DEL</strong>LA <strong>REPUBBLICA</strong> ITALIANA<br />

GIORGIO NAPOLITANO<br />

Carissimo Presidente, dopo tanto travagliato pensare mi sono deciso ad esporre alla Sua attenzione<br />

la mia storia, certo che, visto il Suo interesse alle cose vere della vita, la possa prendere in<br />

considerazione, aiutandomi quando tutto mi sembra stia finendo in alto mare. La mia è una storia<br />

lunga 16 anni, iniziata quando di anni ne avevo 23 a causa di un errore medico, continuata poi con<br />

altri errori medici che mi hanno portato a 16 interventi, 15 in testa e uno al cuore. Con le seguente<br />

conseguenze: una grave emiparesi con la gamba dall’andamento falciante ed il braccio totalmente<br />

perso-1/3 di teca cranica in titanio - una conca paurosa appena a destra della fronte-una parte di<br />

cervello coperta solo dalla pelle-attacchi epilettici -un metro di cicatrici in testa- una brutta cicatrice<br />

allo sterno -dissimmetria di un cm dei sopraccigli- strabicità.E altro.<br />

Tutto è iniziato nel febbraio del 1993 con l’estrazione di un dente non coperta da antibiotici.<br />

Dopo giorni di ripetute febbri fui ricoverato all’ospedale di Ronciglione dove mi fu diagnosticata<br />

una brutta endocardite. Lì fui curato tempestivamente e bene ma quando sembrava che tutto stesse<br />

andando per il verso giusto, all’improvviso un mattino mi svegliai con un forte dolore alla testa. Fui<br />

trasferito al Policlinico Gemelli perché si temeva un’embolia al cervello, visto i tanti emboli che<br />

stavano girando dentro il mio corpo man mano che l’endocardite guariva.<br />

Al Policlinico Gemelli tutto questo fu preso sotto gamba, mai una lastra, si limitarono a<br />

curarmi con dosi massicce di tachipirina. Come il dolore si attenuò fui mandato a casa ma il mattino<br />

successivo ebbi un attacco di epilessia.<br />

Tornato di nuovo al Policlinico Gemelli dopo due giorni mi fu diagnosticata una emorragia<br />

cerebrale e il terzo giorno venivo operato. Dopo tre giorni i dottori dovettero intervenire<br />

nuovamente perché si stava formando un edema. Per evitare che il gonfiore compromettesse anche<br />

l’altra parte del cervello, mi fu tolta una parte di teca e messa a custodire nel ventre. Dopo 20 giorni<br />

l’osso rimosso fu rimesso in sede. (Forse sarebbe il caso di dire che gli interventi furono 4 perché al<br />

ventre ho una brutta cicatrice). Nel dicembre dello stesso anno venivo operato al cuore.<br />

Nel gennaio del 1995, mentre mi trovavo in piazza ebbi una crisi epilettica, i miei amici<br />

chiamarono l’autoambulanza e fui ricoverato nuovamente al Gemelli. Lì furono evidenziate due<br />

piccole feritine sopra la cicatrice della trapanazione dell’osso, che io pensavo fossero dovute al fatto<br />

che forse mi ero grattato la testa. Messo da parte l’attacco epilettico, fui ricoverato perché in quelle<br />

feritine sospettavano una osteomielite in atto. Con ogni probabilità l’osso andava tolto.<br />

Intanto il chirurgo che mi aveva operato, per il quale nutrivo una grande stima, anche perché era<br />

riuscito ad operarmi senza crearmi danni neurologici, si era trasferito all’ospedale di Terni dove era<br />

diventato il primario. Così prima di farmi mettere le mani in testa da altri pensai di contattarlo. Mi<br />

disse che se volevo potevo ricoverarmi a Terni, avrebbe valutato lui stesso la situazione.<br />

Mi ricoverai il primo febbraio. fatta la lastra, secondo lui non si trattava di osteomielite ma<br />

di una semplice infezione cutanea, che iniziarono a curare con delle medicazioni. Il giorno 9 sarei<br />

dovuto tornare a casa e continuare le medicazioni col mio medico di fiducia.<br />

Il giorno 8, di sera, mentre due dottori mi stavano facendo l’ultima medicazione con una<br />

siringa contenente acqua ossigenata sentivo un forte dolore nel punto di appoggio dell’ago,<br />

immediatamente sentii lacrimare l’occhio, la bocca torcersi verso un lato ed una strana sensazione<br />

che mi passava per tutto il corpo. Gridai:- Un attacco epilettico…sto per avere un attacco<br />

epilettico!- I medici gridavano: Manitolo…manitolo…una barella…- Come arrivò la barella provai<br />

ad alzarmi in piedi, ma caddi. Ero paralizzato! Subito fui portato a fare un esame TAC che<br />

evidenziò una vasta presenza di aria negli spazi sub aracnoidei, ed una piccola raccolta ematica.


Insomma con quella medicazione mi avevano fatto entrare aria al cervello creandomi un<br />

pneumoencefalo. Sarebbe stato opportuno essere operato immediatamente invece imprudentemente<br />

aspettarono che peggiorassi al punto che il giorno successivo stavo entrando in coma. Dalla TAC<br />

eseguita con urgenza lo stesso giorno, cioè il 9, risultava un aumento della raccolta emorragica a<br />

densità omogenea per la presenza di bolle di gas. Fui operato e dimesso con la diagnosi di ematoma<br />

intracerebrale. Mai un accenno al pneumoencefalo. A parte le TAC che parlano chiaro. Dopo un<br />

mese e mezzo di ospedale iniziai la riabilitazione a Trevi dell’Umbria dove restai per .6 mesi sulla<br />

carrozzina. Soltanto parecchio tempo dopo iniziai a camminare con le mie gambe ma sempre<br />

aiutato da un bastone.<br />

Il 10 ottobre del 1996 venivo sottoposto ad un intervento chirurgico di cranoplastica, ma nel<br />

dicembre dello stesso anno fui ricoverato nuovamente d’urgenza per la presenza improvvisa di<br />

cefalea, nausea, vomito e rinoloquerrea un liquido giallastro che come un fiume mi usciva dal naso.<br />

Un novo intervento da cui uscì fuori che durante l’intervento precedente non mi erano stati chiusi i<br />

seni paranasali. Concludo poi chiudo, dicendo che da quel momento in poi ebbi altri 9 interventi per<br />

migliorare una situazione che non mi dava tregua come i dolorosissimi mal di testa.<br />

E adesso la parte legale. Carissimo Presidente, il mio problema è che non mi sento<br />

rappresentato da chi mi ha preso in giudizio. A dir la verità rappresentato non mi sento da nessuno<br />

perché le mie cause sono state fatte “coi piedi” a dirla franca. Partendo dagli stessi avvocati che ho<br />

dovuto più volte cambiare.<br />

La causa col dentista l’ho vinta in appello ma sono stato risarcito con delle “briciole” che ho<br />

dovuto accettare per necessità, dato che la mia famiglia a causa della lunghissima malattia oltre che<br />

essere stremata nel fisico e nello spirito, lo era anche nelle “tasche”.<br />

Ora, in causa con l’ospedale di Terni, per ben due volte, in due gradi di giudizio, nonostante il<br />

parere favorevole del CTU sulla mia persona, la mia domanda di giustizia è stata rigettata con le<br />

seguenti motivazioni: 1) avendo denunciato che nel momento dell’appoggio della siringa sulla<br />

cute ho sentito una forte dolenzia, invece il CTU scrive che secondo lui è stato l’uso di tre<br />

elementi trovati sulla cartella clinica con i quali si stavano facendo la medicazione, cioè<br />

AMICHINA- MERCURO CROMO e ACQUA OSSIGENATA, che messi insieme hanno<br />

sprigionato tanto ossigeno da penetrare attraverso la ferita. E comunque non nega che sia potuto<br />

accadere quello che ho denunciato io dicendo che quanto detto sopra non richiede assolutamente<br />

l’impiego dell’ago della siringa che vada a pungere e trapassare la cute. Il primo giudice ha<br />

addirittura bacchettato il CTU dicendo che poiché la domanda era un’altra non si doveva permettere<br />

di indagare oltre. E dice che comunque è pienamente d’accordo con quello che ha scritto. Sono<br />

pazzo io che non riesco a capire. O gli altri?. 2) In definitiva la ragione piena per cui le due cause<br />

sono state rigettate è la seguente: “Il CTU dice che l’ago non avrebbe mai potuto perforare l’osso”.<br />

Chiuso! In realtà il CTU si fa una domanda, dicendo: “ Mi chiedo come poteva fare l’ago a<br />

perforare l’osso?” In pratica non hanno visto il punto interrogativo, al quale segue questa risposta:<br />

“Che sia entrato attraverso uno dei fori della pregressa operazione chirurgica o che l’osso sia stato<br />

talmente molle.” Infatti la medicazione si stava facendo nel punto della precedente trapanazione<br />

tanto è vero che aggiunge<br />

Ora, i medici, che non hanno MAI DIMOSTRATO COME SIA POTUTA ENTRARE<br />

TANTA ARIA AL CERVELLO, si difendono dicendo 1) che l’aria si è formata per il processo<br />

infiammatorio dell’osso. 2) che ero un soggetto in terapia anticoagulante e l’emorragia è venuta<br />

spontanea dato il mio stato.<br />

Da quanto scritto che non è che una minima parte di quanto ci sarebbe da dire, il punto da<br />

prendere in considerazione è il seguente, ossia la difesa dei medici che smonto subito. Per quanto<br />

riguarda l’osso infetto…beh, nella cultura fatta su due campioni quando è stato tolto, risulta tutto<br />

negativo. Invece per quanto riguarda la mia situazione in terapia anticoagulante, sarebbe da non<br />

crederci se non fosse tutto documentato. Quella notte, cioè dopo la discussa medicazione risulta


dalla cartella clinica che mi furono fatti due farmaci: ORIDUS e ASPEGIC 500 mg. Questi<br />

farmaci sono assolutamente controindicati per persone in terapia anticoagulante perché<br />

provocano emorragie o le aumentano. E questo fa riflettere. Ora sono io a farmi delle domande: I<br />

medici quella notte, avevano dimenticato che ero un soggetto in terapia anticoagulante, oppure devo<br />

pensare che l’abbiano fatto appositamente per far aumentare l’emorragia come purtroppo è<br />

avvenuto per poi giustificare il loro operato?<br />

E ancora. Poiché, seppure un giorno (che forse non verrà mai) venissi risarcito per il danno<br />

subito, resterebbero 11 interventi scoperti. Per questa ragione mi è stato consigliato di aprire<br />

un’altra causa. Ma ora anche lì qualcosa sembra non funzionare.<br />

Caro presidente, quando andavo all’estero e sentivo dire “Italia terra di mafia e di corruttori”<br />

mi indignavo. Difendevo la mia Patria dicendo che la stragrande maggioranza della popolazione<br />

non è così. Spero che non mi debba ricredere ed avere giustizia fuori l’Italia, perché io andrò avanti<br />

fino a Strasburgo. Lo giuro sopra la mia martoriata testa, sempre che Dio mi dia la forza di andare<br />

avanti. E questo anche a costo di chiedere aiuto per pagarmi le spese a tutti gli amici che mi<br />

sostengono. E sono tanti. E aumentano ogni giorno, chiedendo come possono fare per aiutarmi.<br />

Mi sento stretto, penso che dal mio paese ho avuto soltanto male e penso che ne avrò per<br />

sempre. L’unica speranza che possa farmi ricredere è Lei. Vorrei porre alla Sua attenzione tutte le<br />

carte sul mio caso, che come dice il CTU “é un caso estremamente interessante sia dal lato medico<br />

che scientifico.”<br />

FRANCO <strong>DEL</strong>LA PORTA. Tel. 069049199

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!