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IL FRATE E IL CONTADINO - Mazzano Romano

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<strong>IL</strong> <strong>FRATE</strong> E <strong>IL</strong> <strong>CONTADINO</strong><br />

(quando la vita è legata ad un soffio.. .)<br />

(di Giuseppe De Santis)<br />

Un frate cercatore (era 1l ftatozzo mendicante dell'ordine terziario a cui<br />

era affidata la,,cerca," andando di porta in porta e bussando alle case della<br />

gente, delle cibarie necessarie per le necessità alimentari dei frati del coniento:<br />

i frati cercatori, qualche volta a dorso d'asino o di mulo, prendevano<br />

su tutto quello che veniva loro offerto, dal tozzo di pane alla bottiglietta<br />

d'olio o di vino; percoreva un giorno una strada di campagna per raggiungere<br />

il paese al quale era stato destinato per la questua'<br />

Dalla strada allungava qua e là il collo per scorgere se vi fossero nei campi<br />

contadini al lavoro, perché anche qui poteva chiedere qualcosa da mettere<br />

nella bisaccia.<br />

La sua attenzione fu all,improwiso attratta dal rumore di una sega: lungo<br />

il frattone che separava la strada dai fondi coltivati, un contadino era furampicato<br />

sulla robuìta quercia e ne stava tagliando un ramo della corona pitr<br />

tassa. Al frate balzò evidente una stranezza: l'uomo stava tagliando il ramo<br />

sul quale era seduto e siccome la lama era già arrivata piuttosto in profondità,<br />

si affrettò a gridare verso il contadino: < Attento che cadi!><br />

Ma appena finita la frase il povero uomo precipitò a terra insieme con il<br />

grorro *ho che, indebolito dal taglio e aggravato dal peso del corpo che vi<br />

era seduto sopra aveva improwisamente ceduto.<br />

Il contadino, scosso dalf insaccata della caduta ma ancor più dallo spavento,<br />

non si era nemmeno reso conto dell'owietà dell'avvertimento del frate,<br />

anzi la sua dabbenaggine lo portò a ritenere che quel frate avesse poteri divinatori.<br />

sicché, riavutosi dallo spavento, tutto dolorante e quasi con aria di srrda, si<br />

fece incontro al frate, il quale, naturalmente, si era fermato e, appoggiato il<br />

mento sul pugno che stringeva il lungo bastone da viandante, aveva osservato<br />

piuttosto divertito la scena.<br />

E giuntogli vicino gli chiese: < Allora, visto che 'ndovini tutto' dimme<br />

quarmo moro! ><br />

Questa<br />

frase, da un lato, poteva essere la candida confessione che il povero<br />

"ìirto ,ron aveva proprio capito che all'origine dell'incidente c'era stata solo<br />

la propria sciocchezza, dall'altro poteva invece apparire come commento<br />

cartonatorio del contadino (... scarpe grosse e cervello fino...), nel dubbio


al frate parve inutile dare spiegazioni sulla facilità della predizione. Del resto,<br />

egli aveva fretta di riprendere il proprio cammino e perciò, distrattamente<br />

e un po' burlescamente, mentre si riawiava per la sua strada rispose:<br />

e rapidamente allungò il passo<br />

e in breve si dileguò.<br />

Michelaccio (questo era il nome, meglio il soprrinnome del contadino), da<br />

parte sua, cominciò a sfrondare con la marraccia il lungo ramo, lo tagliò in<br />

vari pezzi, ed iniziò accuratamente a caricare il somaro sistemando la soma<br />

sul basto, attento a distribuire equamente il carico, da un lato chiedendosi<br />

come avesse mai potuto il frate indovinare con un solo sguardo la sua imminente<br />

caduta e dall'altro quale bizzarria poteva celarsi dietro il presagio di<br />

una morte così curiosa. Che relazione poteva esserci tra un peto di somaro e<br />

la propria vita E concludeva che il frate o voleva scherzare oppure si era<br />

voluto prendere beffa di lui.<br />

Intanto, finito di caricare il somaro, aveva legato per bene la soma e aveva<br />

preso la strada di casa, discendendo lungo la strada che portava a valle. Da lì<br />

poteva vedere il paese che si ergeva sopra il suo tamburo di tufo e immaginava<br />

che di 1ì a poco avrebbe raggiunto la propria casa, dove avrebbe trovato<br />

un pranzo ristoratore. Con il pensiero vedeva il desco apparecchiato, magari<br />

un bel piatto di "dentelluzzi" con una salsiccetta, ma soprattutto un paio di<br />

bicchieri di vino fresco di cantina.<br />

Superato il ponte sul fiume, iniziava ora la parte più ardua del ritomo: la<br />

strada si inerpicava su un sentiero molto scosceso, con stretti tomanti, pieno<br />

di buche e dossi, la soma per quanto ben sistemata, ondeggiava al pari della<br />

schiena e della pancia dell'asino che, autonomamente, nonostante le direttive<br />

del padrone (arriqquà, anillà, ecc.) seguiva la traiettoria che aveva deciso'<br />

Ma proprio nel momento in cui I'asino stava superando un grosso scalone...<br />

ppprrr... un primo prolungato peto ruppe l'aria e... la tranquillità di Michelaccio,<br />

richiamato all'improwiso alla realtà dal primo dei tre segnali preconizzati<br />

dal frate. Un piccolissimo dubbio, ma subito esotcizzato con la conclusione<br />

che indubbiamente quel frate aveva scherzato e che comunque si<br />

tratlava di una cosa insignificante, appunto una correggia'<br />

Però, poco più avanti, affrontando un altro grosso scalone, il somaro emise<br />

un'altra pesante suonata. Qui, la fermezza di Michellacio cominciò a dare<br />

cedimenti e, in rapida sequenza, premesso un .. 'porco ...(qualcuno irriferibile),<br />

pensò: " il frate mi ha certo fatto una canzonatura perché io col somaro<br />

non c'entro niente, non lo sto nemmeno cavalcando. '. però ha indovinato a<br />

dirmi che sarei caduto dall'albero alla prima occhiata che mi ha dato, e poi<br />

che motivo aveva di prendersi gioco di me... sarà una cavolata, ma bisogna


che io trovi un rimedio... Ecco: metterò una bella zeppa tn quel posto al somaro<br />

e così... la terza scoreggia se la scorda".<br />

Detto e fatto. Arrestò la bestia, tolse un bel pezzo di legno dalla soma, e con<br />

la marraccia lo acconciò in modo che potesse rispondere alla bisogna, quindi<br />

riuscì ad appoffe il tappo nonostante l'asino non fosse consenziente, e ripresero<br />

il cammino verso la meta per la quale mancavano ormai solo una cinquantina<br />

di metri.<br />

L'asino arrancava con visibile sforzo; anche Michelaccio, ormai stanco sia<br />

del lavoro nei campi sia del faticoso viaggio di ritomo, rassicurato dalla<br />

chiusura di sicwezza applicata alla bestia, si attaccò nell'ultimo tratto di salita<br />

alla coda dell'asino per farsi trascinare, ma proprio mentre la bestia affrontava<br />

I'ultimo scalone dove finiva la strada ed iniziava la piazza del paese,<br />

proprio lì in mezzo alla gente e vicinissimo a casa, la zeppa legnosa,<br />

spinta da tanta aria repressa e compressa, partì come ut îazzo e si trasformò<br />

in un micidiale proiettile che, grazie alla coda alzata dell'asino, poté raggiungere<br />

con tutta la violenza possibile il povero contadino, colpendolo in<br />

pieno petto.<br />

Michelaccio cadde a terra e lì giacque.

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