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Insieme Per - Luglio 2011 - Mpda.It

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E<br />

Fatta l’<strong>It</strong>alia,<br />

chi ha fatto gli italiani?<br />

ditoriale<br />

Siamo nel solco dei festeggiamenti<br />

per i 150 anni dell’unità d’<strong>It</strong>alia e, al<br />

di là delle polemiche, vorremmo fare<br />

una considerazione di carattere storico,<br />

per rinfrescare la memoria su una realtà<br />

che la retorica di questi mesi sull’evento<br />

sembra aver del tutto dimenticato.<br />

Si disse a unificazione avvenuta: «Fatta<br />

l’<strong>It</strong>alia, bisogna fare gli italiani!». E anche<br />

qui è calato un silenzio incomprensibile, perché<br />

a fare gli italiani è stata la Chiesa: decine<br />

e decine di congregazioni religiose, nate<br />

come i funghi prima, durante e dopo il<br />

Risorgimento, che hanno alfabetizzato e educato<br />

milioni di figli della povera gente,<br />

insegnato loro un lavoro, curato malati di<br />

ogni genere, handicappati, ciechi e sordomuti,<br />

gettando le basi delle moderne organizzazioni<br />

sindacali, favorendo riforme dl<br />

sapore avveniristico.<br />

Qualche esempio partendo dalla Torino del<br />

primo Ottocento. Le condizioni dei ceti più<br />

poveri erano disastrose: altissima la mortalità<br />

infantile, quadruplicato nei primi 40 anni<br />

del secolo il numero dei bambini abbandonati<br />

e ricoverati in brefotrofi, dove molti<br />

spesso morivano. Malsane erano le condizioni<br />

di vita dei contadini: il grano coltivato<br />

era riservato ai padroni, il mais ai braccianti;<br />

denutrizione e pellagra, diffusissime,<br />

erano aggravate da fame e da epidemie.<br />

Il crollo delle istituzioni durante il periodo<br />

napoleonico distrusse anche i timidi tentativi<br />

di intervento assistenziale pubblico.<br />

Insomma, l’aiuto ai poveri fu lasciato interamente<br />

alla beneficenza privata. Ma con la<br />

soppressione degli ordini religiosi che comprendevano<br />

oltre 57 mila persone, la svendita<br />

dei loro beni e l’eliminazione di oltre 20<br />

mila opere pie, la popolazione si trovò in<br />

miseria. Ed ecco la Chiesa intervenire con<br />

una colossale rete di promozione umana<br />

messa in opera dai cosiddetti “santi sociali”.<br />

L’elenco di questi grandi benefattori del<br />

Paese sarebbe lungo; ci limitiamo a qualche<br />

piccolo flash indicativo. Pensiamo, ad esempio,<br />

che cosa sarebbe stato il Piemonte di<br />

allora senza Don Bosco coi suoi Salesiani e<br />

le sue Figlie di Maria Ausiliatrice; senza il<br />

Cottolengo con la sua cittadella della carità a<br />

favore di malati che nessuno accoglieva;<br />

senza il Murialdo Apostolo della gioventù<br />

operaia e dell’azione sociale dei cattolici. Ed<br />

è a Torino che la Marchesa di Barolo riforma<br />

le carceri femminili facendone un modello<br />

per l’Europa, mentre con suo marito il<br />

marchese Tancredi allestisce nel suo palazzo<br />

il primo asilo infantile d’<strong>It</strong>alia e darà poi vita<br />

al primo ospedale pediatrico per bambini<br />

disabili. E non possiamo dimenticare san<br />

Giuseppe Marello con i suoi “Giuseppini”, il<br />

beato Faà di Bruno e la sua opera di santa<br />

Zita per le domestiche, i beati Federico<br />

Albert e Clemente Marchisio coi loro asili,<br />

orfanotrofi e scuole, la beata Anna Michelotti<br />

per l’assistenza a domicilio dei malati poveri,<br />

la futura beata (lo sarà il 2 ottobre prossimo)<br />

Antonia Maria Verna, con le sue Suore<br />

di Ivrea, don Francesco Bono con le Suore<br />

del SS. Natale.<br />

Se poi usciamo dal Piemonte che stava cercando<br />

di “fare l’<strong>It</strong>alia” il panorama non<br />

cambia: Non c’è regione dove queste congregazioni<br />

religiose non siano sbocciate per<br />

venire incontro ai bisogni della società. Ci<br />

vorrebbero pagine e pagine per parlare dei<br />

loro fondatori e delle loro fondatrici (oltre<br />

un centinaio!). Ma almeno qualche nome<br />

dobbiamo citarlo.<br />

Nel Veneto santa Maddalena di Canossa, i<br />

fratelli Cavanis, don Pietro Leonardi, san<br />

Gaspare Bertoni, il beato Carlo Steeb, le<br />

beate Gaetana Sterni e Domenica Mantovani;<br />

in Lombardia il Pavoni, Bartolomea Capitanio<br />

e Vincenza Gerosa, Teresa Verzeri, Maria<br />

Crocifissa Di Rosa, i beati Luigi Maria<br />

iNsieme per - N. 49 3

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