piano di governo del territorio adeguamento dello studio geologico ...

Luglio 2009 

Settore Urbanistica 

Servizio Governo del Territorio 

PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO 

ADEGUAMENTO DELLO 

STUDIO GEOLOGICO 

IDROGEOLOGICO E SISMICO 

a cura del dott. geol. Floriano Villa 

con la collaborazione del dott. geol. Luca Siena

Sindaco 

Giorgio Oldrini 

Assessore 

alla Pianificazione Urbanistica 

Vicesindaco Demetrio Morabito 

Segretario Generale 

dott. Giovanni Romagnano 

Settore Urbanistica 

Servizio Governo del Territorio 

Responsabile del Procedimento di adozione e progettista 

arch. Fulvia Delfino 

Responsabile del Procedimento di approvazione 

dott. ing. Gianmauro Novaresi

Provincia di Milano 

COMUNE DI SESTO S. GIOVANNI 

ADEGUAMENTO DELLO STUDIO GEOLOGICO, IDROGEOLOGICO 

E SISMICO AI SENSI DELLA L.R. 12/05 

Nuovo Piano di Governo del Territorio 

Relazione Illustrativa 

Ottobre 2008 – aggiornamento Luglio 2009 

DOTT. GEOL. FLORIANO VILLA DOTT. GEOL. LUCA SIENA 

Via Salutati n. 4 

20144 Milano 

Tel. 0243910261 – 3939013333

DOTT. GEOL. FLORIANO VILLA DOTT. GEOL. LUCA SIENA 

Via Salutati n. 4 

20144 Milano 

Tel. 0243910261 – 3939013333

COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL NUOVO PGT DEL COMUNE DI SESTO SAN GIOVANNI 


SOMMARIO 

PREMESSA.......................................................................................................................5 

INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO ....................................................................5 

INQUADRAMENTO GEOLOGICO .................................................................................7 

DILUVIUM RECENTE..................................................................................................................... 7 

ALLUVIUM .................................................................................................................................. 11 

INQUADRAMENTO IDROLOGICO...............................................................................13 

RETICOLATO IDROGRAFICO .......................................................................................15 

IL FIUME LAMBRO...................................................................................................................... 15 

ALTRI ELEMENTI DEL RETICOLATO IDROGRAFICO................................................................ 16 

RETICOLO IDRICO MINORE..................................................................................................... 17 

AREE DI ESONDAZIONE............................................................................................................ 17 

ANALISI PRECEDENTI ................................................................................................................ 18 

IL GRANDE ALVEO.................................................................................................................... 19 

TRATTI DI ALVEO CON EPISODI DI ESONDAZIONE ............................................................... 21 

OPERE DI REGIMAZIONE DELLE ACQUE ................................................................................ 21 

PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI).......................................23 

ADEGUAMENTO PAI IN CAMPO URBANISTICO.................................................................... 25 

INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO.......................................................................26 

LE OPERE DI CAPTAZIONE DEI POZZI E LE FASCE DI RISPETTO............................................. 34 

LA SOGGIACENZA DELLA FALDA........................................................................................... 35 

I DATI STRATIGRAFICI ..................................................................................................36 

LA QUALITA' DELLE ACQUE SOTTERRANEE .................................................................44 

LE ANALISI CHIMICHE PER I POZZI PUBBLICI .......................................................................... 45 

LE ANALISI CHIMICHE PER I POZZI PRIVATI............................................................................. 46 

I VINCOLI TERRITORIALI ...............................................................................................51 

COMPONENTE SISMICA..............................................................................................51 

INQUADRAMENTO SISMICO ................................................................................................... 51 

COMPORTAMENTO SISMICO LOCALE .................................................................................. 55 

CARTA DI FATTIBILITÀ GEOLOGICA ...........................................................................57 

GEOLOGIA................................................................................................................................ 57 

MORFOLOGIA E IDROGRAFIA................................................................................................ 57 

IDROGEOLOGIA....................................................................................................................... 58 

CLASSE 1 – FATTIBILITÀ SENZA PARTICOLARI LIMITAZIONI.................................................... 59 

CLASSE 2 – FATTIBILITÀ CON MODESTE LIMITAZIONI ............................................................ 59 

CLASSE 3 – FATTIBILITÀ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI....................................................... 59 

CLASSE 4 – FATTIBILITÀ CON GRAVI LIMITAZIONI ................................................................. 60 

Rev. 2 Pag. 3 di 67


NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE.............................................................................60 

AMBITO GEOLOGICO ED IDROGEOLOGICO...................................................................... 60 

CLASSE 1 - FATTIBILITÀ SENZA PARTICOLARI LIMITAZIONI .................................................... 60 

CLASSE 2 - FATTIBILITÀ CON MODESTE LIMITAZIONI............................................................. 61 

CLASSE 3 - FATTIBILITÀ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI ....................................................... 62 

CLASSE 4 - FATTIBILITÀ CON GRAVI LIMITAZIONI.................................................................. 64 

AMBITO SISMICO ...................................................................................................................... 65 

Indice delle Figure 

Figura 1 – Stratigrafia pozzo in aree Falck ................................................................................. 9 

Figura 2 – Stratigrafia pozzo “Trafilerie Gilardi” ....................................................................... 10 

Figura 3 – Soggiacenza relativa all’anno 2005 – Comune di Sesto S. G. ........................... 36 

Figura 4- Intensità macrosimiche attese secondo la scala MCS (Mercalli, Cancani, 

Sieberg). Secondo la scala MCS l’inizio del danno agli edifici si ha a partire dal 6° 

grado............................................................................................................................................. 53 

Allegati 

Stratigrafie pozzi privati 

Tavole 

Tavola 1 – Carta Litologica 

Tavola 2 – Carta Geomorfologica 

Tavola 3 – Carta Idrogeologica 

Tavola 4 – Carta della Pericolosità Sismica Locale 

Tavola 5 – Carta dei Vincoli 

Tavola 6 – Carta di Sintesi 

Tavola 7 – Carta di Fattibilità 




PREMESSA 

Per incarico dell’ Amministrazione Comunale di Sesto San Giovanni è stato eseguito 

l’adeguamento dello studio geologico, idrogeologico e sismico a supporto del nuovo 

Piano di Governo del Territorio (PGT), secondo quanto previsto dalla L.R. n. 12/2005 e 

s.m.i. Lo studio è stato realizzato seguendo lo schema proposto dai “Criteri ed indirizzi 

per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di 

Governo del Territorio”, approvati con la D.G.R. n. 8/1566 del 22 dicembre 2005 e 

aggiornati con la D.G.R. n. 8/7374 del 28 maggio 2008. 

Lo studio in particolare ha riguardato l’aggiornamento e l’integrazione della 

componente sismica, della vincolistica, della carta di sintesi e di fattibilità e delle norme 

geologiche di piano. Inoltre è stato deciso di aggiornare l’intera cartografia dello 

Studio attualmente vigente comprese quindi le Tavole non specificatamente oggetto 

dell’aggiornamento. La decisione è motivata dal fatto di dotare l’Amministrazione di 

uno Studio il più possibile omogeneo e coerente, anche sotto l’aspetto grafico. La 

revisione di tutta la Cartografia ha permesso inoltre di digitalizzare le informazioni e di 

renderle coerenti con i formati richiesti dall’Amministrazione comunale e regionale. 

Il presente lavoro si occupa quindi principalmente delle integrazioni allo studio 

geologico attualmente approvato e vigente che è stato ripreso nella sua totalità, 

digitalizzato e solo parzialmente rielaborato. Rispetto al documento originale le 

modifiche sono state apportate direttamente al testo che quindi sarà leggermente 

dissimile in alcune parti da quello attualmente approvato. La cartografia, come già 

detto è stata invece elaborata ex-novo utilizzando le informazioni in possesso. 

Sono stati anzi tutto raccolti i dati sul territorio consistenti in particolare in sezioni 

stratigrafiche di pozzi pubblici, i vincoli derivanti dalla normativa sovraordinata (PTCP e 

PAI in particolare). Sono state prese in esame le fotoaeree nelle due serie temporali 

disponibili e sono state predisposte le cartografie alla scala di piano (1:5.000). 

INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO 

Sesto S. Giovanni è situata in area di Pianura: la quota ufficiale del Comune è di 140 

m s.l.m.. In realtà ai limiti settentrionali la Frazione S. Alessandro ha una quota di 160, 

mentre al confine meridionale la Ioc. Mulino del Tuono ha una Quota di m 130 s.1.m.. 

Una sezione nord/sud del territorio comunale mette pertanto in evidenza un dislivello 

di 30 m su una distanza di 3800 m, con una pendenza dell'8 per mille. 




La rete idrografica appare nettamente semplificata come reticolo superficiale, 

essendo rappresentata dal fiume Lambro, che d'altra parte, rappresenta un individuo 

idrologico di notevole importanza dal punto di vista geoambientale per i suoi 

collegamenti con gli acquiferi del sottosuolo, ed in particolare per i rapporti esistenti 

con le acque di subalveo e la superficie della falda freatica; inoltre, sempre dal punto 

dl vista geoambientale sono da tener presenti i problemi della qualità dell’acqua per 

gli aspetti relativi agli inquinamenti di tipo chimico e dl tipo batteriologico che possono 

influire sulle caratteristiche idrochimiche delle acque sotterranee. Corsi d'acqua minori 

sono presenti sulla cartografia precedente all' attuale; in particolare sulla Tavoletta 

I.G.M. del 1904 sono presenti le rogge formate dall'emergenza dei fontanili, che non 

appaiono più nella Carta Tecnica regionale del 1979. 

Il fiume Lambro borda il margine orientale del territorio comunale e per lungo tratto 

ne delimita i confini amministrativi con gli adiacenti comuni di Brugherio, Cologno 

Monzese, Vimodrone e Milano. Il corso del fiume presenta un andamento sinuoso e a 

tratti meandriforme anche molto accentuato, come a nord in prossimità della loc. 

Cascina Baragiola, oppure con chiare evidenze morfologiche di vecchie anse 

abbandonate con tracce di subalvei visibili in superficie come in prossimità della loc. 

Casa Parpagliona. 

Sempre dal punto di vista idrologico va segnalata la presenza marginale del 

percorso del Canale Naviglio Martesana che, proveniente dal territorio di Vimodrone, 

sovrappassa il f. Lambro e coincide con un piccolo tratto del confine Comunale di 

Sesto San Giovanni all'altezza della loc. Cascina Lambro, all'estremità sudorientale del 

territorio comunale, e il Canale secondario del Canale Villoresi. 

Il f. Lambro percorre il territorio comunale di Sesto San Giovanni per una lunghezza 

di km 7,150, oltre il doppio rispetto al corrispondente tratto rettilineo che è di km 3,300. 

Questo tratto mette in evidenza la sinuosità del suo corso. 

L'esame dettagliato del suo alveo e delle sue sponde potrà chiarire tutti gli aspetti 

legati alla vulnerabilità idrologica, all'erosione delle sponde in caso di piene 

meteoriche, e possibili fenomeni di esondazione, i punti più fragili anche in relazione 

alle opere che sono state eseguite e che si intendono progettare per la 

regolamentazione del corso d'acqua. Il Fiume Lambro è stato fasciato dal Piano per 

L’Assetto Idrogeologico (PAI). 




INQUADRAMENTO GEOLOGICO 

La geologia della zona di Sesto S. Giovanni, che può essere letta sulla cartografia 

ufficiale alla scala 1:100.000 (F" 45 - Milano) è molto semplice nella sua parte più 

superficiale, più complessa nella parte profonda. 

Partendo dalle notizie ricavabili dalla Cartografia Ufficiale. si può osservare che 

l'area di Sesto San Giovanni è caratterizzata da due diversi tipi di depositi, con un terzo 

presente solo marginalmente e non distinguibile dati il tipo e la scala della carta. 

DILUVIUM RECENTE 

Gran parte del territorio comunale è interessato da depositi appartenenti al 

Diluvium recente, che costituisce il livello fondamentale della Pianura con ghiaie 

sabbiose prevalenti e solo occasionalmente con sabbie. Esso si estende 

uniformemente su tutta l'area, interrotto soltanto, lungo il limite orientale, dai depositi 

alluvionali del Lambro. Il carattere uniforme qui sottolineato si riferisce alle sue 

caratteristiche morfologiche. 

Diversa è la distribuzione litologica e deposizionale: la natura del Diluvium recente 

presenta infatti notevoli variazioni soprattutto nella parte superficiale, dove non è 

sempre rilevabile lo strato di alterazione, ben presente e tipico negli altri depositi 

diluviali più antichi. Dove esiste, questo strato di alterazione varia tra un minimo di 20 

cm ed un massimo di 70 cm. La sua obliterazione o la sua scomparsa sono spesso 

dovute a cause antropiche. Le attività antropiche hanno infatti modificato 

essenzialmente lo strato superficiale del terreno di Sesto San Giovanni: quando questo 

non è avvenuto, analoga trasformazione è avvenuta per opera della vegetazione 

spontanea, che ha costituito con il tempo uno strato humico di colore bruno-rossastro o 

bruno-giallastro, che rappresenta la colorazione caratteristica di questo deposito 

diluviale recente. 

Nell'area di Sesto San Giovanni mancano invece depositi superficiali di tipo eluviale, 

che sono in genere dovuti all'azione di acque di ruscellamento o di irrigazione. In 

genere, dove manca lo strato di alterazione prima descritto, le ghiaie e le sabbie 

superficiali possono avere, per lo spessore di 40/50 cm, un colore rossastro dovuto 

sempre all'attività di alterazione degli agenti atmosferici. 

Più uniforme appare invece la costituzione litologica del deposito di Diluvium 

recente al disotto della zona superficiale. L’area di Sesto San Giovanni appartiene alla 

porzione settentrionale del deposito, ed è quindi costituita prevalentemente da ghiaie 

e sabbie, con intercalazioni di straterelli limosi argillosi. 




Riportiamo due esempi di colonne stratigrafiche , una riguardante un pozzo 

perforato nella parte settentrionale del Comune (soc. Falck) l'altra un pozzo perforato 

all'estremità meridionale (Trafileria Gilardi, via Fosse Ardeatine) (Figura 1 e 2). 

I depositi sono, come si vede, formati da ciottoli, ghiaie e sabbie. I ciottoli hanno 

dimensioni anche notevoli, da 2 a 15 cm di diametro, e sono in generale arrotondati, 

mentre sono quasi assenti i ciottoli a spigoli vivi. 

La natura litologica dei ciottoli è di tipo alpino, con provenienza dalle zone della 

Valtellina: non mancano litotipi arenacei e calcarei, mentre poco frequenti sono i 

litotipi dolomitici. 





Figura 1 – Stratigrafia pozzo in aree Falck 




Figura 2 – Stratigrafia pozzo “Trafilerie Gilardi” 



ALLUVIUM 

Nell’'ambito dei depositi ora descritti del Diluvium recente si distinguono i materiali 

alluvionali che si ritrovano nell'alveo del f. Lambro e che appartengono all' Alluvium. 

Dal punto di vista morfologico è necessario distinguere il “grande alveo” dall'alveo 

attualmente occupato dal corso d'acqua. Nel caso del f. Lambro quest'ultimo appare 

molto ridotto, e risulta quindi difficile distinguere i depositi appartenenti all’Allluvium 

recente (grande alveo) da quelli appartenenti all’Alluvium attuale (alveo attuale). Ci 

occuperemo pertanto solo dei depositi del “grande alveo”, anche perchè è questa 

l'area in cui è maggiore la probabilità di esondazione e può essere pertanto sommersa 

dalle acque in caso di piene meteoriche. 

Il grande alveo del f. Lambro presenta larghezza variabile, ed è delimitato, 

soprattutto verso occidente, dalla scarpata del terrazzo del Diluvium recente. La 

massima larghezza di tale alveo è riconoscibile dalle forme morfologiche e dalla 

leggera depressione rispetto al livello fondamentale della pianura all'altezza della loc. 

Casa Parpagliona dove raggiunge e supera il chilometro. I depositi sono costituiti 

prevalentemente da ghiaie e sabbie prive di alterazioni superficiali; l'eventuale 

presenza di sabbie e limi, disposti con andamento lenticolare allungato nel senso della 

direzione di corrente, dipende delle divagazioni che ha subito il corso del t. Lambro. 

Si è scelto inoltre di rappresentare la litologia di superficie della Carta della Litologia 

Superficiale prodotta dall’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia - Servizio 

del Suolo, nell’ambito della studio per la carta Pedologica della Lombardia. 

Con il termine “litologia di superficie” viene descritto il substrato coerente e non, che 

si trova al di sotto degli orizzonti pedogenizzati fino ad una profondità di 3-5 metri dal 

piano di campagna. 

Le aree identificate in carta sono state definite in base alla classificazione ERSAL 

(tab. 1); per gli scopi del presente studio si è fatto riferimento ai codici indicati nella 

colonna di sinistra. 

Tabella 1- Classificazione litologia di Superficie (ERSAL) 

CODICE ERSAL Codice Definizione 

G1 G1P Ghiaie poco gradate 

G1PS Ghiaie poco gradate con sabbia 

G1W Ghiaie ben gradate 

G1WS Ghiaie ben gradate con sabbia 

G2 G2PA Ghiaie poco gradate con argilla 

G2PAS Ghiaie poco gradate con argilla e sabbia 


G2PL Ghiaie poco gradate con limo 




G2PLS Ghiaie poco gradate con limo e sabbia 

G2WA Ghiaie ben gradate con argilla 

G2WAS Ghiaie ben gradate con argilla e sabbia 

G2WL Ghiaie ben gradate con limo 

G2WLS Ghiaie ben gradate con limo e sabbia 

G3 G3A Ghiaie argillose 

G3AS Ghiaie argillose con sabbia 

G3L Ghiaie limose 

G3LS Ghiaie limose con sabbia 

S1 S1P Sabbie poco gradate 

S1PG Sabbie poco gradate con ghiaia 

S1W Sabbie ben gradate 

S1WG Sabbie ben gradate con ghiaia 

S2 S2PA Sabbie poco gradate con argilla 

S2PAG Sabbie poco gradate con argilla e ghiaia 

S2PL Sabbie poco gradate con limo 

S2PLG Sabbie poco gradate con limo e ghiaia 

S2WA Sabbie ben gradate con argilla 

S2WAG Sabbie ben gradate con argilla e ghiaia 

S2WL Sabbie ben gradate con limo 

S2WLG Sabbie ben gradate con limo e ghiaia 

S3 S3A Sabbie argillose 

S3AG Sabbie argillose con ghiaia 

S3L Sabbie limose 

L4 L4 Limi 

S3LG Sabbie limose con ghiaia 

A4 Argille 

L4G Limi con ghiaia 

A4G Argille con ghiaia 

L4S Limi con sabbia 

A4S Argille con sabbia 

L5 L5G Limi ghiaiosi 

A5G Argille ghiaiose 

L5GS Limi ghiaiosi con sabbia 

A5GS Argille ghiaiose con sabbia 

L5S Limi sabbiosi 

A5S Argille sabbiose 

L5SG Limi sabbiosi con ghiaia 

A5SG Argille sabbiose con ghiaia 

L’informazione riguardante la litologia di superficie non è disponibile per tutta la 

fascia urbanizzata del Comune di Sesto S. Giovanni. Si è proceduto quindi ad utilizzare 

le informazioni in possesso derivanti dalla cartografia precedente e dalle stratigrafie di 

alcuni pozzi per coprire l’intera superficie territoriale. Le informazioni sono riportate in 

Tavola 1. 



INQUADRAMENTO IDROLOGICO 

In stretto rapporto con i depositi sopra descritti appartenenti all' Alluvium recente e 

attuale. va opportunamente sottolineata l'importanza che presenta il f. Lambro per il 

territorio comunale di Sesto San Giovanni per le sue implicazioni di ordine 

geomorfologico, idrologico e idrogeologico. 

Il territorio di Sesto San Giovanni ha risentito, infatti, in modo fondamentale 

dell'attività di trasporto e deposito delle grandi correnti che si sono formate in diversi 

periodi postglaciali, ed in particolare dopo l'ultima fase glaciale, quella wurmiana. 

Lo scaricatore glaciale, ricco delle acque di fusione, ha modellato la pianura 

milanese con una grande massa di depositi, che hanno finito per costituire il livello 

fondamentale della pianura milanese. 

I materiali depositati, costituiti in gran parte da ghiaie e sabbie, spesso ricche di limi 

e di matrice argillosa, presentano in generale una permeabilità da media ad alta, e 

favoriscono pertanto un interscambio continuo tra le acque di alveo, subalveo e 

paleoalveo del fiume Lambro e gli acquiferi del sottosuolo. Le caratteristiche di questi 

ultimi verranno in dettaglio esaminate nella parte riguardante l'idrogeologia. Qui si 

vuole soprattutto sottolineare il ruolo del f. Lambro nei vari aspetti della tematica 

geonaturale. 

Dal punto di vista morfologico esso ha introdotto modifiche notevoli, incidendo con 

il suo corso il terrazzo diluviale recente: rimangono ancora, a testimonianza di questa 

attività, le scarpate di questi terrazzi, soprattutto sulla sponda orografica destra, per 

tutto il percorso del f. Lambro, da nord a sud, nel territorio comunale. 

Il materiale ghiaioso e sabbioso appare fresco e privo di alterazione. Questa 

caratteristica lo porta a distinguersi nettamente dal crostone superficiale del Diluvium 

recente, che mostra invece tracce di chiara alterazione superficiale, anche se di 

ridotto spessore. 

La ricchezza di ghiaia e sabbia "viva" ha portato, come conseguenza, la nascita di 

diverse cave, che hanno sfruttato a scopo edilizio il grande alveo del f. Lambro, 

soprattutto dove esso presenta la massima larghezza. 

Dal punto di vista idrologico il f. Lambro presenta generalmente una modesta 

quantità di acqua, che però può aumentare sensibilmente in occasione di eventi 

meteorici intensi e prolungati. Il Lambro ha un regime tipicamente pre-alpino con 

massimi di portata autunnali e primaverili e magre estive e invernali. 

La sua portata media naturale nel tratto milanese è abbastanza modesta con circa 

5,8 mc/sec di modulo medio e presso la foce nel Po circa 12 m 3 /sec; a causa però 

della pesantissima influenza degli scarichi fognari di Milano, il Lambro può subire 




notevolissimi sbalzi di portata durante tutto l'anno, toccando nel basso corso anche 

valori medi di 40 m 3 /s. 

Durante la stagione piovosa, a causa soprattutto della pesantissima urbanizzazione 

che caratterizza gran parte del suo corso e del suo bacino di raccolta, il fiume è 

soggetto a frequenti piene improvvise che causano talvolta straripamenti e alluvioni di 

una certa gravità. 

Tali piene meteoriche eccezionali per quantitativi di pioggia scaricati in poche ore 

non possono essere più considerati così rari come in passato visto il progressivo e 

costante aumento della frequenza. Queste piogge violente, intense e prolungate 

danno origine a onde di piena, cui seguono spesso fenomeni di esondazione e 

sovralluvionamento, che si ripercuotono, con danni e gravi disagi, sulle popolazioni che 

si trovano sul tragitto delle acque. 

Alla base delle problematiche idrologiche vi sono alcune carenze fondamentali di 

politica fluviale e territoriale, che travalicano il concetto di politica territoriale a livello 

comunale, coinvolgendo direttamente strutture amministrative e aree geografiche ben 

al di fuori dei limiti territoriali di Sesto San Giovanni. 

Le cause di questi frequenti fenomeni di dissesto idrologici sono diverse: dalla 

mancata regolamentazione del bacino montano nella zona del Triangolo Lariano, 

all'assoluta mancanza di tutela idrogeologica in buona parte del suo corso, che è stato 

sottoposto ad interventi idraulici spesso irrazionali e quasi sempre avulsi da una corretta 

conoscenza delle necessità idrauliche, idrogeologiche e idrologiche dello stesso fiume. 

Non sono mancati sfruttamenti talora aberranti del grande alveo del fiume Lambro a 

scopi urbanistici ed edificatori, che hanno apportato ostacoli al corso regolare delle 

acque ed hanno pertanto impedito, al momento opportuno, un adeguato 

smaltimento delle portate di piena. 

Il f. Lambro è stato fasciato dal Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico elaborato 

dall’Autorità di Bacino del Fiume Po. Attualmente quindi le attività urbanistiche 

all’interno delle fasce sono regolamentate dalle Norme Tecniche di Attuazione del PAI. 

In particolare dagli artt. 1 comma 5 e 6 , 29 comma 2, 30 comma 2, 31, 32 commi 3 e 4, 

38, 38 bis, 39 commi dall’1 al 6, 41. Si fa presente che la normativa di uso del suolo 

all’interno della fascia C è demandata al Comune che deve valutare le condizioni di 

rischio idraulico attraverso le metodologie riportate nell’allegato 4 della delibera 

relativa ai “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, 

idrogeologica e sismica del PGT in attuazione dell’art. 57 della l.r.12/2005. 




Dal punto di vista idrogeologico il Lambro gioca un ruolo molto importante, non 

tanto con il suo alveo, interessato da una modesta portata in periodi normali, e quindi 

per gran parte dell'anno, bensì con le acque molto più abbondanti del suo subalveo e 

dei suoi paleoalvei. 

L'indagine idrologica è stata articolata nelle seguenti fasi: 

- definizione degli elementi caratteristici del reticolato idrografico, con la 

ricostruzione dell'evoluzione storica, in rapporto ai differenti usi del territorio 

- analisi del rischio di esondazione 

- analisi degli interventi di difesa dei corsi d'acqua. 

Si è esaminata in via preliminare la cartografia storica esistente, al fine di evidenziare 

l'evoluzione nel tempo del reticolato idrografico, successivamente sono state 

interpretate le fotografie aeree esistenti per l'area ed infine si è proceduto ad un 

sopralluogo di terreno per la verifica dei dati raccolti a tavolino. 

Il materiale cartografico esaminato é costituito dalle differenti cartografie dell' I.G.M. 

in scala 1: 25.000 (Tavoletta I S.O. Sesto San Giovanni), datate rispettivamente 1888, 

1904, 1924 e 1954; tale base cartografica, per i fini della stessa e per le modalità di 

realizzazione, é quella che meglio si presta per un esame del reticolato idrografico. 

Per quanto riguarda le fotografie aree, sono disponibili due differenti strisciate, 

realizzate rispettivamente nel 1911 e nel 1989. 

La restituzione cartografica definitiva è stata realizzata sulla base della Carta 

Tecnica Regionale in scala 1:10.000 della Regione Lombardia, sezione B6c1 Sesto San 

Giovanni e sull’aerofotogrammetrico messo a disposizione dall’Amministrazione 

Comunale. 

RETICOLATO IDROGRAFICO 

L'elemento principale del reticolato idrografico in Comune di Sesto San Giovanni e 

nelle aree limitrofe è costituito come detto dal Fiume Lambro: elementi secondari, allo 

stato attuale non del tutto riconoscibili perché mascherati dall'intervento antropico, 

erano costituiti dai numerosi fontanili presenti in prossimità dell'alveo del Fiume Lambro. 

Di seguito vengono descritte le caratteristiche del reticolo Principale e del reticolo 

secondario. Sono state inoltre recepite le informazioni circa il Reticolo Idrico Minore 

come successivamente specificato. 

IL FIUME LAMBRO 




In Comune di Sesto San Giovanni il Fiume scorre ad una quota praticamente 

coincidente con quella della pianura; il corso è in genere sinuoso, con numerose curve 

strette, ma senza la presenza di veri e propri meandri. Nelle cartografie più vecchie è 

possibile individuare, soprattutto in sponda idrografica destra, una zona di esondazione 

e/o di stretto controllo idrologico da parte del Fiume, caratterizzata dalla presenza di 

numerose risorgive, spesso situate al di sotto di zone di curva o di meandro del corso 

d'acqua. 

Il Fiume Lambro non ha subito rilevanti mutamenti nel corso degli anni coperti dai 

rilevamenti cartografici esaminati: questo fatto é confermato anche dalle osservazioni 

comprese nel lavoro relativo al Piano Lambro, realizzato dalla Provincia di Milano, nel 

quale si afferma una sostanziale uniformità delle curve di fondo nei differenti 

rilevamenti esaminati. 

Notevoli le modifiche nelle fasce immediatamente circostanti. La più significativa 

dal punto di vista idrologico è costituita dalla scomparsa della rete dei fontanili, di cui si 

parlerà più diffusamente in seguito. 

Tuttavia vi sono anche importanti mutamenti connessi al diretto intervento 

antropico. 

Nella porzione settentrionale del tratto esaminato, in territorio di San Maurizio al 

Lambro, erano presenti alcuni bacini di cava, con falda freatica affiorante: il più 

meridionale degli stessi era direttamente comunicante con l'alveo del Fiume. Tali bacini 

sono stati successivamente colmati con materiale di riporto. 

Più a sud, in comune di Sesto San Giovanni, la Cava Melzi ha radicalmente 

trasformato l'assetto morfologico di un buon tratto di pianura immediatamente 

adiacente l'alveo del Fiume Lambro. 

ALTRI ELEMENTI DEL RETICOLATO IDROGRAFICO 

Gli altri elementi del reticolato idrografico rilevanti sul territorio comunale di Sesto 

San Giovanni sono costituiti dai fontanili, ben evidenti tanto nella cartografia del 1888 

quanto in quella del 1950. 

In sponda idrografica destra i fontanili sono situati tutti nei pressi dell'alveo del Fiume 

Lambro; da nord verso sud si riconoscono il Fontanile Busca, il Fontanile Parpagliona, la 

Piuma, il Fontanile Arbirola ed i due rami del Fontanile Barinetti, situati nei pressi del 

confine meridionale del territorio comunale. 

In sponda idrografica sinistra i fontanili, tutti al di fuori del territorio comunale, sono 

distribuiti su dl un'area di pianura più vasta; anche in questo caso da nord verso sud si 




possono riconoscere il Fontanile San Cristoforo, il Fontanile Santa Maria e la Fontana 

Matta. 

Negli anni più recenti la rete dei fontanili si è completamente disseccata, in seguito 

al progressivo abbassamento della superficie della falda freatica; il profondo 

rimaneggiamento dello stato d'uso del territorio, in seguito all'estensione della rete 

urbana, ha fatto si che i fontanili, ed in particolare le loro teste, scomparissero anche 

come entità morfologica. L'unica eccezione è costituita dal Fontanile San Cristoforo, 

nella porzione meridionale del Comune di Brugherio, che rimane come struttura 

morfologica ben evidente sulla cartografia e sulle fotografie aeree, anche se ormai ha 

completamente perso il suo significato idrogeologico di punto di risorgiva delle acque 

freatiche. 

I restanti elementi del reticolato idrografico, anch'essi oramai quasi completamente 

scomparsi, sono costituiti dalla fitta rete di canali irrigui, in parte di origine artificiale, 

presenti nella pianura. Fra tutti questi corsi d'acqua gli unici ancora evidenti sono 

costituiti dalla Roggia Molinara, nella porzione settentrionale del territorio comunale e 

da un canale artificiale in parte impostato lungo la vecchia asta del Fontanile 

Parpagliona. 

Il reticolato idrografico artificiale è rappresentato dal Naviglio della Martesana, che 

corre per un breve tratto lungo il confine nord orientale del Comune di Sesto San 

Giovanni. 

RETICOLO IDRICO MINORE 

L’incarico di studiare e verificare lo stato del Reticolo Idrico Minore è stato affidato 

dal Comune di Sesto alla cooperativa REA. Da questo studio è emerso che Il reticolo 

esistente nel secolo scorso è ormai inesistente se non per alcuni tratti come ad esempio 

la roggia Bergamella, un canale a cavallo della Tangenziale Serravalle e il ex canale 

Breda. 

Per la definizione del RIM e della relativa Normativa tecnica di polizia idraulica si 

rimanda dunque a tale studio, peraltro ancora in corso di elaborazione e verifica. 

Nella Cartografia allegata al presente studio è stato comunque inserito un primo 

rilievo provvisorio dello stato di fatto del reticolo idrico del Comune di Sesto 

consegnato in bozza dalla soc. REA. 

AREE DI ESONDAZIONE 

Sono state esaminate le aree di esondazione del Fiume Lambro in comune di Sesto 

San Giovanni, sulla base delle analisi riportate in bibliografia, e della ricostruzione 




geologica e geomorfologia che è stato possibile effettuare per l'area immediatamente 

adiacente all' alveo. Nella cartografia realizzata sono state evidenziate i tratti che in 

passato sono stati soggetti ad episodi di esondazione; per quanto riguarda le aree che 

potrebbero essere interessate dagli allagamenti, sono state estese fino a comprendere 

per intero il grande alveo del Fiume Lambro. 

ANALISI PRECEDENTI 

Fra tutte le analisi realizzate in precedenza sul Fiume Lambro e sui fenomeni di 

esondazione dello stesso, si fa riferimento all'ultimo lavoro disponibile, il Progetto 

Lambro, redatto a cura della provincia di Milano nel 1989. In questo lavoro sono state 

valutate le onde dl piena e l'adeguatezza delle strutture fluviali esistenti in confronto 

alle stesse. 

Per la valutazione delle onde di piena è stato scelto il modello OTTHYMO (Ottawa 

Hydrological Model) elaborato dall’Università di Ottava modello che è stato applicato 

a bacini in diverse parti del mondo, alcuni con caratteristiche simili al Lambro. Il corso 

d'acqua è stato suddiviso in vari tratti; in quello compreso nel territorio comunale di 

Sesto San Giovanni viene considerato prevalente il processo di trasporto rispetto a 

quello di formazione dei deflussi. 

Sulla base delle portate di piena calcolate - con un tempo di ritorno di 10, 50 e 100 

anni -, viene definito il rischio idraulico, cioè il rischio di esondazione con conseguenti 

danni lungo le fasce rivierasche del Fiume Lambro. Secondo gli autori : “…. Si assiste in 

pratica, seguendo la storia del fiume, ad una azione che, nel corso degli anni, ha 

portato alla riduzione delle capacità di portata dei diversi tronchi che costituiscono il 

fiume e conseguentemente all'aggravamento degli effetti prodotti da eventi di piena." 

Le verifiche idrauliche effettuate hanno portato alla definizione del "grado di 

insufficienza" nei confronti delle portate massime prevedibili con un assegnato tempo 

di ritorno (100 anni). Tale grado di insufficienza è stato determinato sulla base della 

seguente relazione: 

Dove: 


I = 100 x ((Qc –Qmax)/Qc 

Qc= portata al colmo ottenuta dal modello di piena 

Qmax= massima portata che in moto uniforme può essere contenuta in alveo, sulla 

base delle arginature o dei manufatti di attraversamento esistenti. 



Nell’analisi estesa a tutto il bacino del Fiume Lambro, gli autori rilevano modesti 

gradi di insufficienza delle arginature, mentre assai più gravi sono i limiti per il libero 

deflusso delle acque in piena da parte dei numerosi attraversamenti aventi luce 

insufficiente. 

In particolare, per quanto riguarda l’area di Sesto San Giovanni, si riporta la tabella 

predisposta: 

IL GRANDE ALVEO 

Per una corretta delimitazione delle aree di piena appare di fondamentale 

importanza l’individuazione di quello che viene definito il “grande Alveo”, e cioè di 

quella porzione di pianura nella immediate vicinanze del Fiume che, in tempi recenti. è 

stata interessata da fenomeni di piena e/o di divagazione dell'alveo. 

E' poi importante individuare le modificazioni d'uso che nel tempo il grande alveo 

ha subito. 

Il grande alveo è contraddistinto con apposita simbologia nella Tav. 4; nella stessa, 

basata sulla C.T.R. in scala 1:10.000, è inoltre possibile osservare le modifiche a cui è 

stata sottoposta nei tempi recenti questa porzione di pianura. 

Delimitazione 

La delimitazione del grande alveo è stata basata sui dati geologici, ed in 

particolare su quanto contenuto nel Foglio 45 della Carta Geologica d'Italia in scala 

1:100.000 Milano: in particolare si ritiene che il grande alveo possa corrispondere 

all'area che sulla carta geologica viene ad essere indicata come area di affioramento 

dei depositi recenti. 

In quest'area si trovano depositi alluvionali ghiaioso¬sabbiosi differenti da quelli dei 

depositi fluvioglaciali wurmiani che costituiscono la pianura circostante. I depositi 




alluvionali si sono formati in seguito alla messa in posto del materiale in carico alle 

acque durante le fasi di piena e depositato nelle aree di esondazione. 

Anche l'analisi della passata evoluzione idrologica delle aree prossime al Fiume 

Lambro testimonia la differenziazione delle aree di deposito alluvionale rispetto a quelle 

adiacenti. In particolare in sponda idrografica destra i fontanili, o risorgive de Lambro, 

sono tutte situate all’interno dell’area di grande alveo come definita in precedenza. 

Anche se il rischio per queste aree risulta indubbiamente essere ridotto dalle opere 

di arginatura realizzate, l'area di deposito alluvionale recente può essere considerata 

come area a rischio nei confronti di fenomeni di esondazione. 

Sono stati ricercati sul terreno e sulle fotografie aeree elementi che consentissero 

una ricostruzione di dettaglio dell'andamento del grande alveo; tuttavia il profondo 

rimaneggiamento che ha subito il territorio ha reso praticamente impossibile il 

riconoscimento degli stessi. 

In area cimitero e nei pressi della Cava Melzi è ancora in parte seguibile una 

modesta scarpata; altri tratti in pendenza sono osservabili in altre porzioni del territorio 

comunale. La ridotta estensione di tali tratti, nonché il profondo rimaneggiamento del 

territorio circostante. non permette però di ricostruire con certezza l'andamento di tale 

scarpata. 

Stato d'uso attuale 

L'esame della serie storica della cartografia mostra che fino agli anni 50 l'alveo 

alluvionale del Fiume Lambro è rimasto in condizioni pressoché naturali, mentre 

successivamente ha subito profonde modifiche che ne hanno stravolto l'uso originale. 

In particolare in sponda idrografica sinistra, nei comuni limitrofi a Sesto San Giovanni, 

gli insediamenti si spingono fino alla sponda del Fiume Lambro, l' alveo di conseguenza 

è quasi ovunque delimitato da un muro di contenimento. Pur non avendo dati per 

valutare il grado di riduzione dell'alveo causato da una cosi massiccia urbanizzazione, 

è evidente che gli interventi realizzati hanno causato una profonda modifica del 

regime idrologico del Fiume Lambro, in particolare durante gli episodi di piena. 

In sponda idrografica destra, in Comune di Sesto San Giovanni, la situazione non è 

cosi compromessa. Nonostante i rilevanti interventi di uso del territorio, Falck, Cava 

Melzi ed infine il nuovo tracciato del “pendolino”, l'urbanizzato, almeno allo stato 

attuale, non arriva mai nei pressi dell'alveo, lasciando ampie aree libere per eventuali 

espansioni delle piene. 




TRATTI DI ALVEO CON EPISODI DI ESONDAZIONE 

Il citato lavoro del Piano Lambro riporta, per tutto il corso del fiume, i tratti esondati 

durante gli episodi di piena del 1947, del 1951 e del 1976; i tratti alluvionati nelle varie 

date sono inoltre riportati nella cartografia realizzata. 

Nel 1947 tutto il tratto di Fiume Lambro interessante il Comune di Sesto San Giovanni 

è andato soggetto ad episodi di allagamento; nel 1951 solo la porzione più 

meridionale, a valle della traversa della Falck, è stata allagata. 

Nel 1976 gli episodi di allagamento hanno avuto un'estensione ancora più limitata, 

in un breve tratto fra il limite settentrionale del territorio comunale fino a poco a valle 

della traversa della Falck. 

Questa riduzione dei tratti interessati da fenomeni di allagamento non deve però 

fare pensare ad un effettivo miglioramento delle condizioni idrauliche del fiume; infatti 

nel 1976 e in misura minore nel 1951 si erano verificati importanti fenomeni di 

esondazione nel tratto a monte, in comune di Monza, contrariamente a quanto era 

successo nel 1947. 

OPERE DI REGIMAZIONE DELLE ACQUE 

È stato effettuato un sopralluogo per verificare lo stato attuale dalle sponde del 

Fiume Lambro e degli interventi che sono stati realizzati lungo le stesse; gli interventi 

rilevati sono riportati nella cartografia realizzata. 

Per questioni logistiche, ed in particolare l'estensione dell'urbanizzato in sponda 

idrografica sinistra e la presenza dell'area Falck, non è stato possibile l'accesso a tutta 

la sponda del Fiume. 

Procedendo da nord, il primo tratto in Comune di Sesto San Giovanni, a monte del 

ponte di San Maurizio al Lambro, le sponde sono allo stato naturale, non protette da 

alcun intervento di origine antropica. In alcuni punti sono osservabili modesti fenomeni 

di erosione delle sponde (piccole nicchie di distacco, alberi abbattuti) formatisi in 

conseguenza dei fenomeni di piena degli scorsi mesi di settembre e di ottobre. 

Il ponte di San Maurizio é un ponte a campata unica, con pile laterali in cemento 

protette alla base da una scogliera di grossi massi artificiali. A valle del ponte di San 

Maurizio sono in corso lavori di ricostituzione dell'argine del Fiume, interessanti in 

particolare la sponda idrografica sinistra. L'argine, sollevato di poco più di 1 m rispetto 

al piano campagna, viene ricoperto da una massicciata in pietrame di grosse 

dimensioni. I lavori sono stati completati per un tratto di circa 100 m, per un altro breve 




tratto verso valle i lavori sono in corso, per il momento limitati alla ricostituzione 

dell'argine in terra. 

In tutta l'area Falck il Fiume Lambro non è direttamente raggiungibile; non è stato 

pertanto possibile visionare l'assetto attuale delle opere spondali; l'unica opera ben 

osservabile anche dalle fotografie aeree è costituita da una difesa spondale in grossi 

massi, realizzata in corrispondenza della comunicazione esistente fra il Lambro ed un 

vecchio bacino di cava situato nelle immediate vicinanze della sponda. In area Falck 

è inoltre presente un attraversamento provato del corso d'acqua. 

A sud dell'area Falck il corso d'acqua é quasi completamente difeso da opere di 

sponda. 

In sponda idrografica sinistra, in Comune di Cologno Monzese, l'urbanizzato arriva in 

pratica ai margini dell' alveo; la sponda é quasi sempre difesa da muri di contenimento 

e subordinatamente da argini rinforzati con scogliere a grossi massi. 

In sponda idrografica sinistra l'intervento antropico è di minore entità; anche in 

questo caso la sponda è quasi interamente protetta da argini rinforzati e, 

subordinatamente da muri di contenimento, in particolare nei pressi della Cava Melzi. 

In questo tratto sono in corso lavori di rifacimento delle scogliere in massi. 

L'unico importante attraversamento del Fiume Lambro è costituito dal Ponte di Via 

G. di Vittorio; a valle di questo punto, fino alla sua uscita meridionale dal territorio 

comunale, il corso d'acqua è stato rettificato e canalizzato in cemento armato. 

Nel corso del rilevamento effettuato e sulla base dell’interpretazione delle fotografie 

aeree sono state anche cartografate le aree con episodi di accumulo attuale di 

materiale trasportato dalle acque. 

Da quanto è stato possibile osservare, le opere di difesa spondali sono in discreto 

stato di efficienza; come si è detto è inoltre in corso un diffuso intervento di 

manutenzione delle stesse. Dove le sponde sono protette dalle opere di difesa, non 

sono stati rilevati vistosi fenomeni di danneggiamento, neppure a seguito delle piene 

dei mesi di settembre e di ottobre; modesti episodi di dissesto sono stati individuati 

unicamente nei tratti in cui l'alveo non è protetto. 

Gli attraversamenti invece costituiscono un punto critico nell'assetto del Fiume; 

come verificato nelle indagini sopra riportate, tutti i punti di attraversamento 

presentano un pesante grado di inefficienza nei confronti delle portate, con forti rischi 

di fenomeni di esondazione. 




PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) 

Il rispetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo è, in particolare, 

disciplinato dalla Legge 18.05.1989 n° 183. 

Le finalità che la citata legge persegue sono la difesa del suolo, il risanamento delle 

acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo 

economico e sociale, nonché la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi (art. 1). 

Per il conseguimento di dette finalità la legge di cui trattasi esplicita il contenuto 

delle attività conoscitive e di pianificazione e programmazione che devono essere 

espletate (art. 2 – 3); in sintesi la prima attività riguarda lo svolgimento delle azioni di 

raccolta, di elaborazione, di dichiarazione e di diffusione dei dati, di ricerca e di studio 

degli elementi dell’ambiente fisico e delle condizioni generali di rischio, mentre la 

seconda concerne lo svolgimento delle azioni di sistemazione, di conservazione e di 

recupero dei suoli, dei bacini idrografici, di difesa, di sistemazione e di 

regolamentazione dei corsi d’acqua, dei rami terminali dei fiumi e delle loro foci nel 

mare, di moderazione delle piene, di risanamento delle acque superficiali e 

sotterranee allo scopo di fermarne il degrado. 

In conformità a quanto disposto dall’art. 17, comma 6 – ter della citata L. 183/89, il 

Comitato Istituzionale dall’Autorità di Bacino del fiume Po ha adottato (11 maggio 

1999) e approvato il “Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del bacino del fiume 

Po” (P.A.I.) con D.P.C.M. 24 maggio 2001, pubblicato in G.U. n° 183 dell’8.8.2001 

Il Piano contiene prescrizioni e vincoli specifici di natura idraulica e idrogeologica, 

individua tra l’altro fasce fluviali per la tutela del bacino idrografico per prevenire 

situazioni di rischio idrogeologico e adotta nel contempo misure di salvaguardia dei 

valori presenti nel territorio. 

Le norme di attuazione, e gli elaborati del Piano dettano disposizioni specifiche per 

disciplinare le fasce fluviali (Fascia A-Fascia di deflusso della piena: porzione di alveo 

che è sede prevalente, per la piena di riferimento, del deflusso della corrente, ovvero 

che è costituita dall'insieme delle forme fluviali riattivabili durante gli stati di piena; 

Fascia B-Fascia di esondazione: porzione di alveo interessata da inondazione al 

verificarsi dell'evento di piena di riferimento. Il limite della fascia si estende fino al punto 

in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici corrispondenti alla piena 

di riferimento ovvero sino alle opere idrauliche esistenti o programmate di controllo 

delle inondazioni; Fascia C-Area di inondazione per piena catastrofica: porzione di 

territorio esterna alla Fascia B, che può essere interessata da inondazione al verificarsi 

di eventi di piena più gravosi di quelli di riferimento) e introducono per le Fasce A, e B, 

norme che limitano l’uso a scopo urbanistico. 




Ai sensi dell’art. 17, comma 5, della citata Legge 183/89 ed in conformità a quanto 

stabilito dall’art. 5, comma 2, delle Norme di Attuazione del P.A.I., la Giunta Regionale 

della Lombardia, con deliberazione in data 11/12/2001 n°7/7365, ha emanato 

un’apposita direttiva contenente disposizioni per l’applicazione del P.A.I. stesso in 

campo urbanistico; tale Direttiva (pubblicata sul B.U.R.L. del 20.12.2001, 2° suppl. ord. al 

n° 51), nel ribadire che l’intervenuta approvazione del P.A.I. “comportando effetti 

immediati in termini di indirizzi e limitazioni d’uso del suolo, determina la necessità di 

avviare le procedure di adeguamento degli strumenti urbanistici”, enuclea una serie di 

criteri ed indirizzi ai quali attenersi nella fase applicativa. 

Il P.A.I, che come detto, rappresenta l’atto di pianificazione per la difesa del suolo 

dal rischio idraulico e idrogeologico, è però lo strumento conclusivo e unificante di due 

strumenti di pianificazione parziale; quali il P.S. 45 e il P.S.F.F. 

-P.S. 45 piano stralcio per la realizzazione degli interventi necessari al ripristino 

dell’assetto idraulico, all’eliminazione delle situazioni di dissesto idrogeologico e alla 

prevenzione dei rischi idrogeologici nonché per il ripristino delle aree di esondazione. 

-P.S.S.F. piano stralcio delle fasce fluviali. 

Il “Piano Stralcio delle Fasce Fluviali” (P.S.F.F.) contiene la definizione e la 

delimitazione cartografica delle fasce fluviali dei corsi d’acqua principali piemontesi, 

del fiume Po e dei corsi d’acqua emiliani e lombardi, limitatamente ai tratti arginati a 

monte della confluenza in Po. 

Le opzioni di fondo del P.S.F.F. sono riconducibili ai seguenti punti: 

- definire il limite dell’alveo di piena e delle aree inondabili e individuare gli 

interventi di protezione dei centri abitati, delle infrastrutture e delle attività produttive 

che risultano a rischio; 

- stabilire condizioni di equilibrio tra le esigenze di contenimento della piena, al 

fine della sicurezza della popolazione e dei luoghi, e di laminazione della stessa, in 

modo tale da non incrementare i deflussi nella rete idrografica a valle; 

- salvaguardare e ampliare le aree naturali di esondazione; 

- favorire l’evoluzione morfologica naturale dell’alveo, riducendo al minimo le 

interferenze atropiche sulla dinamica evolutiva; 

favorire il recupero e il mantenimento in condizioni di naturalità, salvaguardando le 

aree sensibili e i sistemi di specifico interesse naturalistico e garantendo la continuità 

ecologica del sistema fluviale. 

Il Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po con delibera n° 3/2003 

del 25 febbraio 2003 ha adottato un “Progetto di variante al Piano Stralcio per l’Assetto 

Idrogeologico (PAI) approvato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 24 




maggio 2001.- Fasce fluviali del fiume Lambro nel tratto dal lago di Pusiano alla 

confluenza con il deviatore Redefossi”, successivamente pubblicata sulla Gazzetta 

Ufficiale n° 189 del 16.8.2003. 

ADEGUAMENTO PAI IN CAMPO URBANISTICO 

Si rende dunque necessario definire gli scenari di rischio idrogeologico ed idraulico 

per la fascia C del fiume Lambro secondo quanto previsto dal Piano Stralcio per 

l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) ed in attuazione della d.g.r. datata 11/12/2001 n°7/7365 

della Regione Lombardia. Preme sottolineare che, a parere degli scriventi, la redazione 

di tale studio dovrebbe essere condotta prima dell’adozione del Nuovo P.G.T. in 

quanto costituisce un documento propedeutico alla definizione delle scelte 

pianificatorie di lungo periodo nelle aree interessate da potenziali rischi di esondazione. 

La redazione del P.G.T. sembra anche essere l’occasione più propizia per entrare nel 

merito di scelte che sarebbe molto più problematico intraprendere a P.G.T. ultimato. 

I risultati di tale approfondimento dovranno essere introdotti nella Normativa del 

P.G.T. del Comune di Sesto San Giovanni in adeguamento al P.A.I.. 

Le fasce fluviali adottate sono state modificate, dall’Autorità di Bacino del fiume Po, 

con variante in data 2 luglio 2003, che ha previsto un’estensione della fascia C e la 

modifica delle fasce A e B. 

All’Amministrazione Comunale è stata dunque demandata la definizione dei criteri 

di valutazione del rischio idraulico ed idrogeologico per i territori di fascia C, secondo 

quanto contenuto nell’Allegato 4 della DGR n. 8/1566 del 22 dicembre 2005, 

aggiornata con la D.G.R. 8/7374 del 28 maggio 2008, “Criteri ed indirizzi per la 

definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di 

Governo del Territorio” (che costituisce le precedenti “Direttive regionali in attuazione 

dell’art. 3 L.R. 41/97 per lo studio geologico a supporto del P.R.G.”), ed inoltre di dotare 

le attuali norme tecniche di attuazione (N.T.A.) di disposizioni che tengano conto delle 

diverse condizioni di rischio sui detti territori. 

Ai sensi dell’ allegato 3 del DGR 7/7365 del 11 dicembre 2001 dovranno essere 

definite le seguenti classi di rischio per la fascia C a tergo della fascia B del fiume 

Lambro: 

• Fascia R1 ( rischio moderato): per il quale sono possibili danni sociali ed 

economici marginali; 

• Fascia R2 ( rischio medio): per il quale sono possibili danni minori agli edifici e 

alle infrastrutture che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli 

edifici e lo svolgimento delle attività socio-economiche; 




• Fascia R3 (rischio elevato): per il quale sono possibili problemi per l’incolumità 

delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente 

inagibilità degli stessi e l’interruzione delle attività scio-economiche, danni al patrimonio 

culturale; 

• Fascia R4 (rischio molto elevato): per il quale sono possibili la perdita di vite 

umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni al 

patrimonio culturale. 

Le aree caratterizzate dai livelli di rischio R4 sono quindi da considerarsi in condizioni 

di non compatibilità urbanistica e in suddette aree dovranno esser escluse nuove 

edificazioni e/o dovranno essere, se possibile, individuate e attuate le misure di 

mitigazione del rischio necessarie per rendere compatibili le previsioni urbanistiche con 

le modalità di deflusso della piena catastrofica definita nel Piano Stralcio per l’Assetto 

Idrogeologico. 

INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO 

Il territorio di Sesto San Giovanni è pianeggiante, ed è interessato da depositi 

caratterizzati da una permeabilità medio-alta, con possibilità quindi di infiltrazione da 

parte di acque superficiali e meteoriche, che raggiungono le falde acquifere del 

sottosuolo qualora esse non siano sufficientemente protette e quando siano 

minacciate da fonti di inquinamento per scarichi industriali incontrollati. 

Bisogna pertanto definire alcuni concetti-guida per chiarire con esattezza le 

condizioni di esistenza e di circolazione delle acque sotterranee. 

Anzitutto il concetto di vulnerabilità degli acquiferi, che si basa sulle caratteristiche 

di permeabilità: in gran parte dell'area la permeabilità superficiale è alta, per cui la 

vulnerabilità è altrettanto alta. 

Solo localmente esistono banchi argillosi, sempre di debole spessore in genere 

inferiore al metro, di origine colluviale, in seguito ai fenomeni di argillificazione che 

hanno interessato i depositi del Diluvium recente. 

Un deposito di questo genere si trova ad esempio in vicinanza di C.na dei Gatti 

dove è stata aperta nel passato una cava. 

Tuttavia, questa debole argillificazione degli strati superficiali è stata in genere 

asportata dall'attività antropica, un tempo agricola, in seguito edificatoria, con vasti 

movimenti di terra, che hanno modificato essenzialmente la prima porzione di terreno 

superficiale. 




In pratica, larghissime porzioni del territorio comunale sono state impermeabilizzate 

ed asfaltate, e questo sembrerebbe in teoria un fatto positivo, tendente a diminuire la 

vulnerabilità degli acquiferi. 

In realtà non è cosi, anzitutto perchè sono completamente mutate le caratteristiche 

ambientali dell'area. Il raffronto tra le cartografie Ufficiali alla scala 1: 25.000 eseguite 

nei diversi periodi temporali (1888/1904/1924/1950/1979) da noi raccolte è veramente 

emblematico perché evidenzia la trasformazione radicale di un'area naturale 

completamente industrializzata. Poche le variazioni avvenute tra il 1888 e il 1904. 

Su quest'ultima tavoletta sono ben evidenti le limitatissime dimensioni dell' abitato di 

Sesto San Giovanni. Tra questo e la città di Milano esiste solo un fabbricato industriale, 

lo stab. Elvetico, al limite meridionale del territorio comunale. 
















Presso il centro del paese vi è l'Isola del Bosco, area verde di notevole estensione 

nei pressi del cimitero. Ma sono soprattutto evidenti alcune forme geonaturali e 

idrogeologiche di grande rilevanza ambientale, i fontanili, che bordano il corso del 

Lambro e ne costituiscono praticamente un argine naturale, in particolare il Fontanile 

della Bicocca e l'altro senza nome che nasce in vicinanza del Mulino del Tuono. 

Nella Tavoletta IGM del 1924 si assiste ad uno stravolgimento della situazione perchè 

ormai l'industrializzazione si sta diffondendo a macchia d'olio. Si è già impostata la 

fabbrica della Falck, la Pirelli ha occupato vasti spazi alla Bicocca, e tutta la zona ad 

occidente della linea ferroviaria è occupata da opifici industriali. L'Isola del Bosco a 

ormai sostituita dallo stabilimento della Grossa Meccanica e dalla società De Magistris. 




Il Fontanile della Bicocca esiste ancora per la notevole naturalità della zona 

adiacente al Lambro, dove si hanno solo indizi di industrializzazione. Ad est del cimitero 

continua a regnare la campagna e la Cassina de' Gattl a ancora inserita in carta con il 

suo nome originale, che nelle Tavolette successive diventerà C.na Gatti. Meno 

evidente sembra il Fontanile presso il Mulino del Tuono, forse per l'influenza delle 

divagazioni del f. Lambro. 

Se passiamo alla Tavoletta IGM del 1950 la situazione appare un po' congelata 

dagli effetti della seconda guerra mondiale. Si mantiene abbastanza costante l'area 

agricola ad est dell' area cimiteriale, anche se appare una nuova area industriale a 

nord di C.na Pasquale. E' sorta intanto un'altra area cimiteriale in prossimità di C.na 

Sartirana. I fontanili sono ancora presenti e vitali, in particolare il F.le Piuma, il F.le 

Barinetti e il F.le Arbirola, mentre il F .le della Bicocca appare ormai soffocato 

dall'espansione industriale e non è più rintracciabile in carta, se non per la parte iniziale 

del suo corso, che viene poi a confluire nel F.le Parpagliona. 

Nel 1979 le Tavolette IGM vengono sostituite dalla Carta Tecnica Regionale, alla 

scala 1:10.000. Ne risulta una ben minore chiarezza espositiva, non sono più riconoscibili 

i tratti essenziali e originali del territorio, i fontanili sono scomparsi, ed appare in tutta la 

sua dimensione la città industriale e l' abitato che si stringe attorno ad ogni fabbrica. 

Appaiono le nuove strutture infrastrutturali e sportive, perde di importanza il f. Lambro, 

mentre assumono sempre maggior rilievo le strade, gli svincoli, le superstrade, e le 

tangenziali. 

Questo rapido excursus storico-geografico mette in luce uno spaccato particolare 

dell'area industriale più importante del nostro Paese, che ha sostituito una realtà 

agricola, introducendo modifiche negli assetti non solo superficiali del territorio 

comunale di Sesto San Giovanni, ma anche sotterranei e profondi. Intatti, se sono 

diminuite le aree libere superficiali per le impermeabilizzazioni dovute agli edifici, alle 

strade, ai piazzali, sono aumentati a dismisura gli utilizzi dell'acqua a scopo industriale e 

di conseguenza gli scarichi di acque di lavorazioni industriali nel sottosuolo. La 

vulnerabilità di quest'ultimo è pertanto aumentata ed è quindi più alto il rischio di 

inquinamento. 

Sorge pertanto il problema della tutela idrogeologica, per salvaguardare la qualità 

delle acque sotterranee non solo del sottosuolo di Sesto San Giovanni, ma anche di ciò 

che sta a valle, in particolare del sottosuolo del capoluogo lombardo. 

Come si è descritto dettagliatamente nella parte relativa all'inquadramento 

geologico, il territorio di Sesto San Giovanni presenta due principali tipologie di 

deposito: la maggior porte dell'area è interessata da materiali appartenenti al Diluvium 




recente, mentre una fascia di depositi più tipicamente alluvionali interessa il grande 

alveo del f. Lambro. 

Questa è l'area che presenta le maggiori vulnerabilità idrogeologiche per alcuni 

aspetti, che è opportuno sottolineare: 

a) anzitutto si tratta di materiale molto permeabile, composto da ghiaie e sabbie 

fresche, senza tracce di argillificazione superficiale; 

b) in secondo luogo il f. Lambro costituisce una via d'acqua di notevole interesse 

idrologico e quindi può essere il veicolo ideale per il trasporto. e la sedimentazione di 

materiali estranei ed inquinanti; 

c) l'area del grande alveo è una zona di contatto tra acque superficiali e gli 

acquiferi sotterranei, che forniscono poi l'acqua per usi idropotabili. 

Per tutti questi motivi occorre istituire un'area di tutela idrogeologica su tutta la 

fascia del grande alveo del f. Lambro che interessa Il territorio comunale di Sesto San 

Giovanni ed i Comuni con esso confinanti ad est del corso d'acqua, impedendo nel 

contempo interventi di tipo edificatorio e di tipo infrastrutturale, per limitare danni 

all’ecosistema ambientale, e per limitare i rischi di esondazione ed alluvionamento. 

LE OPERE DI CAPTAZIONE DEI POZZI E LE FASCE DI RISPETTO 

Sesto San Giovanni è stata intensamente interessata dalla ricerca di acqua 

sotterranea mediante l’escavazione di pozzi profondi che hanno inizialmente fornito 

acqua alle industrie presenti sul territorio. La successiva forte urbanizzazione ha 

progressivamente richiesto quantitativi idrici sempre maggiori per usi idropotabili. 

Il numero dei pozzi perforati nell'ambito del territorio comunale risulta elevato. Il 

censimento delle stratigrafie sia di pertinenza pubblica sia privata ha portato alla 

raccolta dei dati di circa 150 pozzi; è però prevedibile che le perforazioni eseguite 

siano di più, forse il doppio, anche perchè sono andati dispersi molti dati relativi alla 

prima massiccia industrializzazione della zona, avvenuta nel periodo intercorrente tra la 

prima e la seconda guerra mondiale. 

Nella Carta Idrogeologica (Tavola 3) sono stati inseriti i pozzi appartenenti alla rete 

gestita dal C.A.P. 

Al loro intorno a stata istituita una zona di tutela utilizzando il criterio geometrico, con 

raggio di 200 metri. Si è visto comunque come la turbativa alla qualità degli acquiferi 

profondi pervenga prevalentemente da zone esterne, poste a nord del territorio 

comunale con acqua che circola in profondità già inquinata da solventi clorurati o da 

cromo esavalente. 




LA SOGGIACENZA DELLA FALDA 

Nella descrizione delle stratigrafia dei pozzi si è messa in evidenza la caratteristica 

idrogeologica della zona di Sesto S. Giovanni: in particolare si è visto che con il passare 

degli anni e con la progressiva industrializzazione dell'area, si è assistito ad un 

progressivo abbassamento della falda freatica, che si trovava negli anni ‘trenta a 5/6 

metri dal piano campagna. 

Un pozzetto geognostico munito di piezometro eseguito nella porzione nord del 

comune in aree di proprietà della soc. FALCK e condotto fino alla profondità di m 25,00 

dal piano campagna non ha trovato acqua al fondo, confermando l’abbassamento 

generale della falda freatica 

Le informazioni più aggiornate reperite durante l’adeguamento del presente studio 

geologico fanno riferimento a dati relativi al livello di falda nel 2005. Da essi è stata 

elaborata una carta della soggiacenza riportata in figura 3 che mette in evidenza una 

soggiacenza compresa tra 15 e 20 m nel settore sud-orientale del territorio e lungo il 

fiume lambro. La restante parte del territorio è per la maggior parte caratterizzato da 

soggiacenze comprese tra 20 e 25 m da p.c. quindi con valori paragonabili a quelli 

desunti dalla versione precedente dello studio. Le zone con soggiacenza bassa sono 

localizzate in aree molto limitate e prevalentemente nelle zone di ex cava. 




I DATI STRATIGRAFICI 


Figura 3 – Soggiacenza relativa all’anno 2005 – Comune di Sesto S. G. 

Il territorio di Sesto San Giovanni ha subito con il passare del tempo un intenso 

sfruttamento degli acquiferi sotterranei. La realizzazione di nuovi impianti industriali ha 

richiesto sempre maggiori quantitativi idrici per il raffreddamento dei forni e per la 

lavorazione dei prodotti e si sono moltiplicate le perforazioni, con una produzione di 

pozzi malto elevata, con portate unitarie dell' ordine di 1 m 3 /s. 

La carenza di controlli e la mancanza di normative al riguardo ha pertanto 

provocato un progressivo depauperamento delle risorse con abbassamenti consistenti 

della superficie della falda superficiale che è passata da valori modesti di profondità 

(5/7 metri dal piano campagna) sino a valori molto maggiori, superiori ai 25 m dal 

piano campagna, come ad esempio fino a - 30.50 m nel caso della perforazione della 

Trafileria Gilardi. 

Per mettere in evidenza anzi tutto le caratteristiche stratigrafiche del sottosuolo di 

Sesto San Giovanni ed in secondo luogo le condizioni attuali di abbassamento delle 



falde acquifere è stato eseguito un censimento dei pozzi pubblici e privati 

raccogliendo i dati stratigrafici delle perforazioni eseguite. 

Naturalmente i dati raccolti mancano di omogeneità, essendo stati predisposti da 

perforatori che hanno utilizzato metodi diversi, ed hanno spesso descritto i materiali 

incontrati secondo una visione spiccatamente personale e soggettiva, rendendo in tal 

modo spesso difficile una correlazione anche tra punti vicini. Tuttavia non sono emerse 

difficoltà insormontabili e sono state possibili considerazioni sufficienti sulla composizione 

litologica. media del sottosuolo di Sesto San Giovanni. 

Per quanto riguarda la posizione attuale del livello della superficie freatica sono stati 

aggiornati le isofreatiche con i dati forniti dall’Amministrazione Comunale relativi 

all’anno 2005. 

Le linee isopiezometriche (Tavola 3) sono riferite ai pozzi di monitoraggio realizzati 

per il controllo dall’inquinamento delle acque sotterranee nelle aree in bonifica. 

In base alla posizione di tale superficie rispetto al piano campagna, è possibile 

stabilire lo spessore del materiale "non saturo". 

Nel sottosuolo è infatti possibile distinguere tre zone ben distinte dal punto di vista 

idrogeologico: la prima viene definita "zona di aerazione" in cui non si ha presenza di 

una falda permanente; una "zona di fluttuazione" in cui si verificano le variazioni di 

livello della superficie freatica, in conseguenza anzitutto degli apporti meteorici al 

sottosuolo e in secondo luogo in seguito agli emungimenti dei pozzi. La terza infine è la 

"zona di saturazione" permanentemente interessata dalla presenza di acqua di falda, 

che è sostenuta da un basamento impermeabile. Lo spessore del “non saturo” è 

pertanto quello che separa la superficie topografica dalla parte superiore della zona di 

massima fluttuazione. Tale dato corrisponde poi alla cosiddetta "soggiacenza della 

falda". 

Per quanto riguarda le caratteristiche stratigrafiche sono stai raccolti i dati relativi a 

145 perforazioni: di esse 67 si riferiscono a pozzi pubblici (42 del Civico Acquedotto e 25 

del Consorzio per l'Acqua Potabile), 78 quelli privati. Tra questi ultimi possono essere 

segnalate alcune Società che hanno perforato un numero notevole di pozzi, molti dei 

quali non sono più in attività. La soc. Falck è presente con ben 18 pozzi, seguita dalla 

soc. Breda con 17 pozzi e dalla soc. Pirelli con 10 pozzi, quindi da Marelli con 7 pozzi e 

da SIR con 6 pozzi. 

Si ha quindi uno spaccato interessante del sottosuolo di Sesto San Giovanni sul quale 

è possibile trarre considerazioni di carattere stratigrafico e geomorfologico, oltre che 

idrogeologico vero e proprio. 

Di seguito si riporta l'elenco delle perforazioni censite: 





Acquedotto Comunale 42 pozzi 

Consorzio Acqua Potabile (CAP) 25 pozzi 

Acc.Ferr.Lombarde Falck (1930/85) 18 pozzi 

Breda Siderurgica (1955/1971) 17 pozzi 

Soc. Marelli (1956/1968) 7 pozzi 

Soc. Pirelli (1956/1967) 10 pozzi 

Soc. SIR (1956/1974) 6 pozzi 

Trafileria Gilardi (1970) 2 pozzi 

Immobiliare Risorgimento Sestese (1963) 2 pozzi 

Atlas Copco (1964) 2 pozzi 

Cartiera S. Cesario (1963) 2 pozzi 

Immobiliare spa ( - ) 1 pozzo 

Giuseppe & Fratello Redaelli 2 pozzi 

Immobiliare Rondò ( - ) 1 pozzo 

Comolo ( - ) 1 pozzo 

Natali (1968) 1 pozzo 

ICEDI Immobiliare ( - ) 1 pozzo 

Istituti Ospedalieri (1960) 1 pozzo 

Mapalst (1966) 1 pozzo 

CSVA (1967) 1 pozzo 

Roncoroni (1966) 1 pozzo 

Rottamindustria ( - ) 1 pozzo 

ICIFICIS (1969) 1 pozzo 

SIO (1970) 1 pozzo 

Distillerie Italiane (1965) 1 pozzo 

Opere sociali Don Bosco (1970) 1 pozzo 

INCON (1962) 1 pozzo 

Totale 145 

Pozzi 

Le perforazioni appaiono diffuse per tutto il territorio comunale e pertanto con le 

stratigrafie allegate e con la loro ubicazione in carta permetteranno una 

rappresentazione abbastanza fedele della struttura litologica del sottosuolo sestese; 

Prima della seconda guerra mondiale le perforazioni erano molto limitate: siamo 

tuttavia in possesso di una stratigrafia che risale agli anni '30. Il massimo sviluppo 

nell’utilizzo di acque sotterranee avviene negli anni '60/'70, con forti incidenze 

sull'abbassamento della falda freatica. 



Dopo il '70 iniziano i controlli e si attua in tutte le grosse industrie il riciclo della acque 

per uso industriale con forte caduta dei consumi. Attualmente i pozzi idropotabili in 

funzione sono totalmente gestiti dal Consorzio per l'Acqua Potabile (CAP), mentre sono 

ancora in funzione alcuni pozzi industriali. 

Notevole interesse idrogeologico presenta la stratigrafia del pozzo eseguito nel 1930 

(ultimato il 25/11/1930) per conto della soc. FALCK nell'area Vulcano: da essa si 

possono trarre indicazioni sulla situazione esistente a Sesto San Giovanni prima dell' 

installazione della maggior parte degli opifici industriali. 


Tabella 2- Stratigrafia pozzo Flack 1930 

da 0.00 a 23.50 Sabbia grossa 

da 23.50 a 35.50 Ghiaia con conglomerato 

da 35.50 a 36.00 Argilla sabbiosa 

da 36.00 a 38.00 Ghiaia e sabbia 



da 41.50 a 43.00 Arenaria con sabbia 

da 43.00 a 46.00 Conglomerato calcareo 

da 46.00 a 47.00 Ghiaia, sabbia e sassi 


da 47.70 a 49.00 Conglomerato 

da 49.00 a 53.00 Sabbia argillosa 

da 53.00 a 55.00 Sabbia e ghiaia 

da 55.00 a 62.00 Sabbia argillosa 

da 62.00 a 66.00 

Ghiaia con 

arenaria 

ciottoli e 

da 66.00 a 68.00 Ghiaia argillosa 



da 69.00 a 70.30 Arenaria 



Dai dati sopra riportati risulta una situazione litostratigrafica che conferma quanto 

riportato nell'inquadramento geomorfologico generale. Il pozzo ora descritto mette in 

evidenza la presenza nel sottosuolo di materiale di natura alluvionale ad alta 

permeabilità sino a forte profondità. Il pozzo è stato qui descritto sino a m -78.30. ma è 

stato perforato sino a 135 m incontrando un consistente strato dl argilla che può essere 

considerato la base impermeabile che sostiene l'acquifero solo a m -124,00 m dal p.c. 

Al disopra sono stati rinvenuti livelli prevalentemente ghiaiosi e sabbiosi saturi con filtri 



posti a diverse profondità (da m -16.00 a m -35.00 / da m -43.00 a m -49.00 / da m - 

72.00 a m -78.00 / da m -88.00 a m -92.00 / da m -114.50 a m -123.50). 

Nel 1930 il livello statico era situato alla profondità -6,5 m rispetto al piano 

campagna. mentre il livello dinamico si stabiliva a m -14.00 con una portata di ben 210 

l/sec e con una portata specifica di 28 l/sec per metro di abbassamento mettendo in 

evidenza una potenzialità dell'acquifero veramente ottima ed una permeabilità del 

complesso litologico molto alta. 

Nel 1956 una perforazione. sempre per la soc. Falck e quindi nello stesso ambito 

territoriale, giunta a fondo pozzo a m -90,50 permette di esaminare la situazione degli 

acquiferi a distanza di 26 anni dalla perforazione precedente. 

La colonna stratigrafica è ovviamente la stessa, la permeabilità è molto alta, il livello 

statico è situato a m – 8,20 ed è quindi inferiore di m 1.70 rispetto alla situazione 

precedente: il livello dinamico si posiziona a -14,00 m con una portata di 60 l/sec e 

quindi con una portata specifica di 10 l/sec per metro di abbassamento contro i 28 

l/sec riscontrati nel pozzo del 1930. Va però detto che la prima perforazione aveva 

utilizzato anche acquiferi posti al disotto dei 100 metri di profondità. 

Il pozzo perforato nel 1969 sempre per la soc. Falck raggiunge i 121 m di profondità: 

mancano i dati di livello dinamico e di portata, abbiamo però il livello statico che è 

sceso a m -26,30. 

Si tratta del periodo di più intenso sfruttamento delle risorse del sottosuolo. 

Più completo appare il pozzo, sempre perforato per conto della soc. Falck, ultimato 

il 4 aprile 1968. Esso ha raggiunto la profondità di m -117,00 dal piano campagna. 

Trascurando i dati stratigrafici che sono del tutto simili a quelli incontrati dai pozzi 

precedenti, assumono invece importanza quelli relativi alle caratteristiche degli 

acquiferi. Il livello statico è stato ritrovato a m -23,80 dal piano campagna, ed è quindi 

più alto di quello misurato un anno dopo nel pozzo precedente. Ciò significa che 

l'abbassamento della falda continua, e non ha ancora raggiunto la massima 

depressione. Molto interessanti sono i dati riguardanti i livelli dinamici in quanto essi sono 

forniti rispetto a tre diversi livelli di emungimento e quindi di portata. 

Per una portata di 335 metricubl/ora, corrispondenti a 93 l/sec si ha un 

abbassamento di 11 m circa con una portata specifica di 8.5 l/sec per metro di 

abbassamento; con una portata di 570 mc/h corrispondente a 158 l/sec si ha un livello 

dinamico di m -39,00 e pertanto un abbassamento di 15 metri, con una portata 

specifica di 10 l/sec. 

Infine con ben 800 mc/h corrispondenti a 220 l/sec si ha soltanto un ulteriore 

abbassamento di 2 metri e quindi in totale 17 m, con una portata specifica dl ben 13 




l/sec per metro di abbassamento. Questi dati mettono in evidenza la grande 

potenzialità dell'acquifero del sottosuolo di Sesto San Giovanni, e in particolare dei suoi 

acquiferi più profondi. 

Proseguendo nel tempo, al fine di verificare la dinamica evolutiva 

dell'abbassamento della falda, dati interessanti provengono dall'esame dl una 

perforazione abbastanza recente eseguita nel 1981 per conto del Consorzio Acqua 

Potabile (CAP) in via Baracca. La profondità raggiunta dal pozzo è stata dl 100 m e gli 

acquiferi incontrati sono stati numerosi ed abbondanti, con ben 7 zone filtranti da - 

50,00 a fondo foro. 

Il livello statico si è stabilizzato a m -27.,65. 

Nella curva dl portata sono stati verificati tre gradini; nel primo si ha avuto un 

abbassamento dl circa 3 metri con una portata di 30 l/sec e pertanto con una portata 

specifica di 30 l/sec per metro di abbassamento. Con una portata di 59 l/sec si è avuto 

un abbassamento di 6 metri, con una portata specifica sempre dl 10 l/sec, mentre con 

una portata dl 83 l/sec si è registrato un abbassamento dl m 9,50 con una portata 

specifica dl circa 9 l/sec. 

Per quanto riguarda il livello statico si può notare che dal 1969 al 1981 si è verificato 

un ulteriore abbassamento (da m -26,30 a m -27,65) che non è certo notevole, ma che 

indica che il fenomeno di abbassamento della falda non è ancora cessato. 

Si può dunque osservare che la superficie della falda freatica superficiale si sia 

abbassata dl una ventina di metri dal 1956 al 1981. Questo ha provocato un notevole 

aumento della cosiddetta "soggiacenza" ossia dello spessore di "non saturo" che 

separa la superficie topografica dalla superficie della falda. In base ai dati provenienti 

dai controlli che periodicamente vengono effettuati dal Consorzio per l'Acqua Potabile 

(CAP) su due pozzi campioni situati in Sesto San Giovanni potremo verificare lo stato 

attuale dei livelli statici, e controllare se sia in atto ancora un abbassamento o se si 

possa già parlare di una inversione di tendenza. 

Il dato che si può per ora prendere in esame fa parte di una ricerca che è stata 

eseguita nel 1991 nell’ area ex-Vulcano della soc. Falck. In seguito a sondaggi 

geognostici si è installato un piezometro al fondo di un pozzetto profondo 25 metri, al 

fine di predisporre una serie di misure appunto relative alla posizione del livello statico. 

In oltre un anno di osservazioni e di misure non è stata ritrovata acqua al fondo. Ciò 

significa che attualmente nella zona dello stabilimento Falck, dove il livello statico nel 

1954 era situato a m -7,60 dal piano campagna, nel 1991 era sicuramente al di sotto 

dei – 25,00 m. 







Un’altra considerazione di notevole Interesse idrogeologico che può essere fatta 

riguarda l'Influenza del f. Lambro, del suo alveo, del suo subalveo, del suoi paleoalvei 

sulla depressione del tetto della falda freatica superficiale. Dai dati in nostro possesso 

sembra di poter escludere una qualsiasi influenza: pozzi posti in vicinanza del corso del 

fiume e pozzi situati a molta distanza all'estremità occidentale del territorio comunale. 

presentano le stesse caratteristiche di abbassamento ed hanno quindi risentito 

uniformemente dell'irrazionale sfruttamento delle falde sotterranee. 




LA QUALITA' DELLE ACQUE SOTTERRANEE 

L'alimentazione idrica di Sosto San Giovanni proviene dal sottosuolo e presenta uno 

squilibrio tra utilizzi idropotabili e utilizzi industriali. 

Tenuto conto dei dati ISTAT al 1990 risulta che su un'estensione comunale di 11,74 

kmq vivono circa 90.000 abitanti con un consumo pro-capite di 144 mc/anno, 

corrispondenti a 390 l/giorno per abitante, quantitativo che va considerato piuttosto 

alto e nettamente superiore alla media per i Paesi della CEE. 

Tuttavia gli aspetti più preoccupanti per l'utilizzo delle falde acquifere sotterranee 

dell' area riguardano gli emungimenti per i consumi industriali che assommano a ben 

244 mc/anno per abitante, quasi il doppio del consumo idropotabile. 

In totale si ha un consumo pro-capite di 1063 l/giorno, che porta Sesto San Giovanni 

ad altissimi livelli di consumo idrico tra i Paesi Europei, avvicinandolo alle medie delle 

città americane. 

Nel 1992 si ha un bilancio dell'acqua venduta per i diversi usi idrici dall'Acquedotto 

Comunale: 


8.655.355 mc per usi civili 

1.496.515 mc per usi industriali 

6.512 mc per usi agricoli 

976.579 mc per usi diversi 

11.134.951 mc in totale 

Questo dato è abbastanza vicino, anche se inferiore, a quello desumibile dai dati 

ISTAT del 1990 in cui risulta un prelievo pubblico di 12.827.000 mc. 

Risulta invece chiaramente il piccolo quantitativo acquistato dalle industrie private 

(1.496.515 mc) contro l'emungimento di acqua industriale totale attraverso i pozzi 

privati (21.782.627 mc). A tali prelievi va addebitato il deficit tra afflussi ed emungimenti, 

che ha provocato il progressivo abbassamento dell’”aves” nel territorio comunale, e 

che potrebbe essere egregiamente sostituito da un acquedotto industriale con acqua 

di superficie, che ridurrebbe radicalmente l’impoverimento delle falde acquifere per 

del sottosuolo. 



LE ANALISI CHIMICHE PER I POZZI PUBBLICI 

Il Presidio Multizonale di Igene e Profilassi ha eseguito una serie di controlli sui pozzi 

del Civico Acquedotto utilizzati a scopo idropotabile, esaminando campioni di acqua 

allo stato grezzo e campioni di acqua trattata, valutando sia i parametri fisici e chimici 

sia gli eventuali solventi clorurati presenti. 

Le analisi in nostro possesso sono state eseguite dall’aprile al dicembre 1992 su 

buona parte dei pozzi che forniscono acqua potabile alla popolazione. In base a tali 

analisi è possibile fare alcune considerazioni: ci riferiamo in particolare ai campioni 

prelevati alla stato grezzo in quanto indicativi dello stato di salute della falda 

sotterranea. 

Per quanto riguarda la Centrale A dell' Acquedotto il pozzo A4 ha mostrato una 

durezza piuttosto elevata (38°F) ed un alto contenuto in nitrati (43 mg/l contro un limite 

max. di 50 mg/l) e un alto tenore in manganese. 

I solventi clorurati nel campione grezzo prelevato al pozzo 5 sempre dalla Centrale 

A dell'Acquedotto sono piuttosto elevati, con 40 mg/l di composti organo alogenati e 

26 mg/l di tetracloroetilene. 

Il pozzo Levrino 1 mostra elevati tenori di nitrati (48 mg/l) e una durezza sempre 

elevata (37°F), 

Migliore la situazione riscontrata al pozzo Da Vinci 1 con i nitrati Inferiori a 30 mg/l e 

la durezza pari a 26°F. Sempre presenti i composti organo alogenati. 

Il pozzo Cantore è invece allineato con gli alti tenori riscontrati alla Centrale A 

dell'Acquedotto. 

Nella norma l'acqua del pozzo Marelli 1, con nitrati a 29 mg/l e durezza di 29° F. Non 

particolarmente alti i solventi clorurati. 

Il pozzo Marx 1 presenta elevati valori di durezza (37°F) ma scarso contenuto in 

solventi clorurati. 

Il pozzo Tevere 1 si presenta abbastanza nella norma e povero in solventi clorurati. 

Il pozzo Bixio 1 ha alti valori di nitrati (38 mg/l) e qualche problema con i solventi 

clorurati. 

Il pozzo Podgora 1appare nella norma per quanto riguarda i parametri chimico- 

flsici, ma con alti tenori In solventi clorurati. 

Nel pozzo Casiraghi 1 sono molto alti i nitrati (45 mg/l) ed elevata la durezza (38°F); 

alto anche Il contenuto in solventi clorurati. 

Il pozzo Plrandello 1 si allinea con il precedente per i valori negativi. 

Il pozzo Plrandello 2 ha buoni valori nel contenuto salino, ma alti contenuti in solventi 

clorurati, con un totale di 46 mg/l su un limite di 30. 




Per il pozzo Gescal n. 1 buoni i nitrati, alta la durezza, presenti i solventi clorurati. 

Del tutto simile il Gescal n. 2. 

Il pozzo Zorn 1 ha valori elevati dl nitrati (38 mg/l) e basso contenuto in solventi 

clorurati. 

Il pozzo Curiel 1 buono come nitrati e durezza, con un moderato tenore di solventi 

clorurati 

Il pozzo Baracca 1 risulta alto come nitrati (36 mg/l) con tenori abbastanza elevati di 

solventi clorurati. 

Dalle analisi fornite risulta in generale uno stato di leggero malessere, soprattutto 

indicato dagli anomali tenori in nitrati. L'acqua della pianura milanese, in epoca 

precedente all'industrializzazione dell'area. presentava un contenuto in nitrati attorno ai 

10 mg/l. 

Il deterioramento delle condizioni qualitative generali è stato contrassegnato da un 

progressivo aumento del contenuto in nitrati che sta raggiungendo, per alcuni pozzi il 

livello dl guardia. 

Da segnalare anche la presenza di solventi clorurati, non ancora a livelli 

preoccupanti, ma tuttavia in genere al disopra dei limiti fissati dalla CEE. 

LE ANALISI CHIMICHE PER I POZZI PRIVATI 

Più preoccupanti appaiono i dati emergenti dalle analisi effettuate da U.S.L. sulla 

concentrazione degli inquinamenti nei pozzi privati. Le analisi si riferiscono a 

campionamenti eseguiti semestralmente negli anni 1985/1986/1987. 

Non tutti i pozzi presi in considerazione sono stati metodicamente visitati e analizzati. 

In ogni caso le analisi eseguite permettono alcune considerazioni di ordine qualitativo, 

soprattutto per le implicazioni che le sostanze ritrovate in falda possono avere sugli altri 

pozzi comunali e pubblici (CAP) destinati all'uso idropotabile. 

Le sostanze esaminate sono le seguenti: 

Triclocfluorometano, Freon 113, Cloroformio, Tetracloroetilene, Trielina, Tetracloruro 

di carbonio, Metilcloroformio. 

I tenori presenti sono valutati in parti per miliardo (ppb). 

Ad esempio nel pozzo 8/31 della soc. Pirelli Sapsa, nel primo semestre del 1985 

(unica analisi effettuata) la concentrazione di Solventi clorurati è stata di 94 ppb, con 

una punta di Trielina (ppb 56). 




Nel pozzo del Condominio di via Mazzini n. 33 l'analisi del primo semestre 1986 ha 

messo in evidenza 59 ppb di solventi clorurati (sempre in evidenza la Trielina) 

confermati dall'analisi del primo semestre 1987 con 57 ppb. 

nel pozzo n. 21/47 (ANIC in via Luini) le concentrazioni di solventi clorurati (in 

particolare Trielina e Tetracloroetilene) raggiungono i 101 ppb. 

Nel pozzo n. 42/88 (Deltasider in via Carducci) le analisi mostrano dall'85 all'87 un 

progressivo aumento dei Solventi clorurati da 43 ppb a 49 ppb sino a 59 ppb, in 

prevalenza sempre Trielina. 

Il pozzo della soc, Falck Unione in via Trento utilizzato a scopo potabile presenta 

invece una diluizione nella concentrazione dei solventi clorurati passando dal 1985 al 

1987, rispettivamente da 104 ppb,78 ppb, a 62 ppb. Presente soprattutto il 

Tetracloroetilene. 

Presso la stessa Società il pozzo n. 5 (ex Vulcano) sempre utilizzato a scopo potabile 

ha pure avuto una diminuzione, dal 1985 al 1987, con concentrazioni che sono passate 

da 162 ppb a 138 ppb sino a 66 ppb, in questo caso dominate dalla Trielina. 

I pozzi Falck Vittoria (n. 106 e n. 107) spiccano per l'alto contenuto in Trielina 

(rispettivamente 261 ppb e 330 ppb) che portano il totale di solventi clorurati a 292 ppb 

e 346 ppb: il tutto verificato in una sola analisi effettuata nel primo semestre del 1985. 

Si può dire che tutti i pozzi privati esaminati (sono 33) sono affetti da inquinamento 

da solventi clorurati, che presentano sempre concentrazioni superiori ai limiti fissati dalla 

CEE (30 ppb). 

Per quanto riguarda i pozzi pubblici i dati forniti dalla U.S.L. sono più completi e 

riguardano periodi di analisi e di controlli che vanno dal 1975 al 1987. 

La tendenza generale dell' inquinamento da solventi clorurati è fortunatamente 

positiva, anche se non mancano contro tendenze che non mancheremo di 

sottolineare, ma che sono ben lontane dalle situazioni veramente preoccupanti che si 

sono verificate negli anni 1977/1978. che hanno rappresentato la punta dl iceberg per 

tale inquinamento ambientale. 

Il pozzo n. 6 della Centrale B-1 dl vla F.lli Bandiera era partito nel 1975 con un 

contenuto totale relativamente modesto di 135 ppb e ha raggiunto già nel 1977 una 

concentrazione di 11146 ppb e 12771 ppb; il fatto ancor più grave è la concentrazione 

di cloroformio che nel secondo semestre del 1977 ha raggiunto una punta di 12700 

ppb. 

Le concentrazioni sono andate via via diminuendo, e nel primo trimestre del 1986 il 

Cloroformio si era ridotto a 24 ppb e il totale a 49 ppb. 




Anche nel pozzo n. 10 della Centrale B5 di via Rovani il Cloroformio nel primo 

semestre 1977 ha raggiunto la punta dl 12650 ppb riducendosi poi nel 1983 a 40 ppb. 

L'exploit della Trielina si è invece verificato nel pozzo n. 20/2 di via Pirandello, dove 

nel primo semestre del 1977 si sono registrate punte di 12939 ppb su un totale dl 13229 

ppb. Nel 1987 la Trielina era ridotta a 23 ppb su un totale di 36 ppb. 

Ulteriori punte di Trielina (anche se molto più modeste delle precedenti) si sono 

verificate sempre nel 1977, nel pozzo n. 25 di Villa Zorn con 554 ppb su un totale di 558 

ppb. 

La Trielina risultava ridotta nel 1987 a 26 ppb su un totale di 59 ppb. 

Nel pozzo n. 26 dl vla Curiel la concentrazione di Trielina ha raggiunto sempre nel 

1977 gli 827 ppb su un totale di 877 ppb. Anche qui nel 1987, e quindi a 10 anni di 

distanza si era ridotta a 19 ppb su un totale di 46 ppb. 

Il pozzo n. 21 di via Mazzini aveva nel 1977 82 ppb di Trielina che nel 1984 erano saliti 

a 125 ppb e nel 85/87 erano passate da 86 a 100 ppb. 

Occorre trovare le motivazioni per questi fenomeni in controtendenza. ed essi sono 

facilmente spiegabili. La presenza di altissime concentrazioni di Trielina o Cloroformio 

nella falda profonda, documentate dalle analisi del 1977, sono senza alcun dubbio 

dovute a sversamenti di tali materiali, non certo sul terreno superficiale, bensì 

direttamente nel sottosuolo e in falda attraverso pozzi perdenti in maniera 

assolutamente illegale. In seguito non si ha più avuto il coraggio di reiterare questo 

reato ambientale: è rimasto però il pozzo disperdente, che non è mai stato denunciato 

per ovvi motivi di prudenza. 

Questo pozzo disperdente rimane una ferita aperta nel sottosuolo e costituisce un 

vero pericolo per l'integrità delle acque sotterranee, che vengono raggiunte, ad ogni 

precipitazione meteorica, da acqua superficiale, che si incanala preferibilmente lungo 

queste vie di facile discesa apportando tutto il materiale di scarico che vi è stato nel 

tempo accumulato. 

Occorre pertanto rintracciare con una certosina opera di ripristino ambientale 

queste vie di polluzione, che sono ancora numerose nel territorio di Sesto San Giovanni 

e nell' area posta a nord del territorio comunale accuratamente e cementarle 

accuratamente. Solo in questo modo, se il lavoro viene eseguito in modo completo e a 

regola d'arte, scompariranno le tracce e le concentrazioni di solventi clorurati. 

Rimane tuttavia aperta la problematica relativa alla forte vulnerabilità del territorio 

di Sesto San Giovanni e delle sue aree limitrofe poste soprattutto a settentrione del 

comune. 




La riprova di questo fondato timore riguarda i dati relativi all’inquinamento subito 

dalla falda di Sesto San Giovanni dal 1981 al 1988 per sversamenti provenienti da nord 

e nord-ovest come si evince dalle figure sotto riportate. 

Nel 1981 vi erano tracce di Cr 6 , solo in una piccola zona all'estremità nord- 

occidentale che presentava concentrazioni da 15 a 30 mg/l. 

Nel 1985 la fascia inquinata si è progressivamente allargata e le concentrazioni al 

centro dell'area inquinata sono salite sino a 100 mg/l. 

Nel 1988 infine tutto il territorio Comunale, sempre lungo una fascia che ormai copre 

il 15% del Comune, è attraversato dall'inquinamento da Cr 6 , mentre la zona iniziale 

presente nel 1981 con 15/30 microgrammi/l è stata tutta raggiunta da concentrazioni 

di 50/100 microgrammi/l. 

Da questi dati emerge un segnale ben preciso per l'Amministrazione Provinciale, per 

l'individuazione dell'agente inquinante e per l'istituzione di adeguate aree di protezione 

e tutela idrogeologica. 







I VINCOLI TERRITORIALI 

Il quadro dei vincoli in materia ambientale vigenti sul territorio comunale è da riferirsi 

sia a normative nazionali sia regionali. 

In Tavola 5 sono stati riportati i vincoli relativi a: 

− D.P.R. 236/88 modificato dal D.lgs. 152/99 e dal successivo D.Lgs. 258/00, che 

definisce la zona di tutela assoluta e la zona di rispetto dei punti di captazione a 

scopo idropotabile. La zona di tutela assoluta, nel raggio di 10 m dal pozzo, è 

recintata e adibita esclusivamente ad opere di presa e a costruzioni di servizio; la 

zona di rispetto, definita con criterio geometrico con raggio di 200 m o limitata 

dalla linea isoipsa posta a quota inferiore al punto di emergenza nel caso di 

sorgenti. Le attività vietate sono quelle richiamate all’art. 5 del D.Lgs. 258/00. 

− D.Lgs. n° 42/2004 che definisce i vincoli paesistico-ambientali ed in particolare: 

la fascia di rispetto di 150 m (art. 142 lettera c) dai corsi d’acqua inscritti 

nell’elenco delle acque pubbliche ai sensi del R.D. 1775/33. Nel territorio rientra 

nell’elenco Il Fiume Lambro; le bellezze panoramiche o d’insieme (art. 139 lettera 

d). I parchi regionali (art. 142 lettera f). La porzione sud occidentale del territorio è 

inserita nel Parco Nord Milano. 

− Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico inerente in particolare le Fasce 

fluviali intorno al fiume Lambro. 

− D.lgs 152/06 e s.m.i. inerente le aree sottoposte a procedure relative la 

bonifica dei siti contaminati 

− R.D. 523/1904 sulle acque pubbliche che definisce il vincolo di inedificabilità 

assoluta ad una distanza inferiore ai 10 m rispetto ai corsi d’acqua. Tale normativa 

è stata applicata solo al Reticolo idrico principale (Fiume Lambro). 

COMPONENTE SISMICA 

INQUADRAMENTO SISMICO 

I “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e la formazione e 

l’aggiornamento degli elenchi e delle medesime zone” classificano il territorio 

comunale di Sesto San Giovanni in zona sismica 4 secondo quanto espresso 

dall’accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni 

compresa tra 0,025 g e 0,050g (Zona a bassa sismicità) e riportato nella DGR 

14964/2003. 




La sismicità del territorio è legata alla sola presenza di attività neotettonica, 

intendendo con questo termine i movimenti tettogenetici relativi al periodo compreso 

tra il Pliocene e l’attuale (cioè negli ultimi 5,2 milioni di anni). 

I movimenti neotettonici sono di tipo sia lineare, ovvero che si sviluppano lungo 

superfici di discontinuità preesistenti (faglie o superfici di sovrascorrimento) sia di tipo 

areale ovvero che determinano sollevamenti e/o abbassamenti differenziali. 

Nella Carta neotettonica dell'Italia (Ambrosetti et al., 1987) il territorio del comune di 

Sesto San Giovanni appartiene interamente ad un’area interessata da movimenti 

alterni di sollevamento e abbassamento, con tendenza al sollevamento durante il 

Pliocene ed il Quaternario. 

Il rischio sismico del territorio può essere identificato con i danni attesi prodotti da un 

terremoto e deriva dall’interazione tra la pericolosità sismica e la vulnerabilità sismica 

del sito stesso. La pericolosità sismica, intesa come la misura dello scuotimento al suolo 

atteso in un dato sito, è legata invece alle caratteristiche sismotettoniche, alle 

modalità di rilascio dell’energia alla sorgente, al percorso di propagazione delle onde 

sismiche dalla sorgente al sito e alla loro interazione con la geologia e la 

geomorfologia locale. La vulnerabilità sismica, intesa come la propensione di un 

edificio a subire un danneggiamento a seguito di un evento sismico, è legata alle 

caratteristiche costruttive dell’edificio stesso; la convoluzione di questi due fattori porta 

alla valutazione del rischio sismico. 

La pericolosità sismica è dunque, come visto, lo strumento di previsione delle azioni 

sismiche attese su base probabilistica mentre la valutazione della pericolosità è 

propedeutica a qualsiasi azione di valutazione e mitigazione del rischio sismico. Le 

carte di pericolosità si basano quindi su parametri di scuotimento maggiormente 

significativi a fini ingegneristici (intensità macrosismiche e valori di picco 

dell’accelerazione). 

I parametri si riferiscono alle azioni attese con una probabilità non superiore al 10% in 

50 anni, valore standard assunto dalla normativa italiana e da molte normative 

internazionali per definire il livello di scuotimento da utilizzare ai fini della progettazione 

degli edifici per civile abitazione. 

I massimi valori storicamente registrati nell’area di interesse sono in ogni caso 

coerenti con quanto indicato dai più recenti studi sulla pericolosità sismica del territorio 

nazionale, nei quali vengono definiti i seguenti valori degli indicatori di pericolosità con 

probabilità di non superamento pari al 90% dei casi in 50 anni (G.N.D.T. e S.S.N. 1999): 

- accelerazione orizzontale di picco amax. 0,025 - 0,050g 

- intensità macrosismica IM.C.S. VI 




Figura 4- Intensità macrosimiche attese secondo la scala MCS (Mercalli, Cancani, Sieberg). Secondo la scala 

MCS l’inizio del danno agli edifici si ha a partire dal 6° grado. 


Figura 5: Picco di accelerazione, PGA (valori in g, accelerazione di gravità). 



La carta mostra i valori del picco di accelerazione atteso al suolo su sito rigido di 

riferimento (per definizione Vs>800 m/sec); gli intervalli (di 0.025g, pari a circa 24.5 

cm/s 2 ) sono quelli previsti dall’ordinanza 3274 della PCM ai fini della classificazione 

sismica del territorio Italiano. 

La nuova normativa sismica (allegata alla OPCM n°3274 del 20 Marzo 2003) 

suddivide il territorio nazionale in 4 zone sismiche in base al valore del parametro ag 

definita come accelerazione orizzontale massima su suolo di categoria A (formazioni 

litoidi o suoli omogenei molto rigidi), ed espresso come frazione dell’accelerazione di 

gravità g. 

Il territorio comunale come già affermato, ricade in Zona Sismica 4, a cui è stato 

attribuito un valore di ag pari a 0.05g. 

Questa suddivisione nazionale costituisce la prima macrozonazione sismica del 

territorio, che non tiene conto degli effetti locali legati alle caratteristiche geologico- 

strutturali, litologiche, geomorfologiche e idrogeologiche del territorio comunale. 

Figura 6 - PGA – Classificazione. La carta mostra i valori di PGA raggruppati secondo i limiti previsti 

dall’ordinanza 3274 della PCM per l’inserimento dei comuni in una delle quattro zone sismiche. Vale al 

riguardo la seguente corrispondenza: zona 4: 0.05 < PGA < 0.15g 




Comportamento sismico locale 

Come richiesto nell’allegato 5 dei criteri attuativi della l.r. 12/05, sono state 

analizzate le condizioni del territorio del Comune di Sesto San Giovanni per valutarne gli 

scenari di pericolosità sismica locale. 

E’ stato redatto il primo livello di approfondimento sismico per l’intero territorio 

comunale. 

Il primo livello di approfondimento prevede la redazione della carta di pericolosità 

sismica locale in cui vengono riportate le perimetrazioni areali delle diverse situazioni 

tipo in grado di determinare effetti sismici locali come instabilità o amplificazioni 

sismiche .(tabella 3). 


Tabella 3 – Scenari di Pericolosità Sismica Locale 

Sigla SCENARIO PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE EFFETTI 

Z1a Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi 

Z1b Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti 

Instabilità 

Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di frana 

Z2 

Zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti (riporti poco 

addensati, terreni granulari fini con falda superficiale) 

Zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete 

Cedimenti e/o 

liquefazioni 

Z3a 

Z3b 

subverticale, bordo di cava, nicchia di distacco, orlo di terrazzo fluviale o di 

natura antropica) 

Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo: 

appuntite - arrotondate 

Amplificazioni 

topografiche 

Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvio-glaciali 

Z4a 

granulari e/o coesivi 

Z4b 

Zona pedemontana di falda di detrito, conoide 

alluvionale e conoide deltizio-lacustre 

Amplificazioni 

litologiche e 

Zona morenica con presenza di depositi granulari e/o coesivi (compresi le geometriche 

Z4c 

coltri loessiche) 

Z4d Zone con presenza di argille residuali e terre rosse di origine eluvio-colluviale 

Z5 

Zona di contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi con caratteristiche 

fisico-meccaniche molto diverse 

Comportamenti 

differenziali 

Il Primo livello di approfondimento della carta della pericolosità sismica locale 

rappresenta il riferimento per l’applicazione degli eventuali e successivi livelli di 

approfondimento (2° e 3°) in funzione della tipologia di effetto prodotto e della 

tipologia di costruzione potenzialmente interessata dai fenomeni. Per i territori ricadenti 

in Zona sismica 4 nelle aree PSL Z3 e Z4 come nel caso di Sesto San Giovanni, 

l’applicazione del secondo approfondimento è obbligatorio solo per edifici strategici e 

rilevanti ai sensi della d.g.r. n. 14964/2003. 



In generale il territorio di indagine si presenta per lo più pianeggiante con 

l’esclusione degli ambiti che riguardano l’ex cava Parpagliola e Melzi. 

Come già precedentemente descritto il territorio di interesse appartiene alla 

pianura alluvionale padana con depositi prevalentemente ghiaiosi e sabbiosi e la 

sporadica presenza di alcuni livelli più fini prevalentemente in superficie. Il pelo libero 

della falda freatica si imposta a quote maggiori di 10 m rispetto la p.c.; Solo in 

corrispondenza delle già citate aree di cava si hanno soggiacenze minori di 10 m. 

Al momento della redazione del presente studio non è prevista l’edificazione di 

edifici strategici ai sensi del d.d.u.o. 19904 del 2003. 

Per la realizzazione della Carta della Pericolosità Sismica Locale (Tavola 4) sono 

state utilizzate le informazioni derivanti dalle altre Carte che costituiscono lo Studio 

Geologico. In particolare si è fatto riferimento alla Carta Litologica e Gemorfologica. 

La gran parte del territorio Comunale ricade all’interno del PSL – Z4a “Zona di 

fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvio-glaciali granulari e/o coesivi”. 

Agli areali corrispondenti alle vecchie superfici di cava dove esistono dei cigli di 

scarpata superiore ai 10 m è stata attribuita la PSL Z3a. Nelle suddette aree non è 

comunque prevista la possibilità di nuove costruzioni. 

Non sono presenti altri scenari di pericolosità sismica. 

Si ricorda che nella zona 4 le norme tecniche di cui all’Ordinanza n°3274 si 

applichino esclusivamente per gli edifici strategici e per le opere infrastrutturali, di 

nuova realizzazione, la cui funzionalità durante gli eventi sismici potrà assumere rilievo 

fondamentale ai fini di protezione civile e per gli edifici e le opere infrastrutturali che 

possano assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso. 

All’inizio del 2008 sono state approvate le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni 

che contengono anche i nuovi criteri per la progettazione antisismica. 




CARTA DI FATTIBILITÀ GEOLOGICA 

A completamento di quanto già descritto é stata predisposta una Carta di Fattibilità 

Geologica che, tenuto conto delle caratteristiche generali geonaturali del territorio 

sestese, individua alcuni aspetti di fattibilità, di cui occorre tener conto anche nella 

futura pianificazione urbanistica comunale. 

L'area di Sesto San Giovanni ha subito nell'ultimo secolo notevoli variazioni nell'uso 

del suolo, che é passato da un sistema prevalentemente agricolo a quello 

caratterizzato dalla presenza massiccia di grandi gruppi industriali, che hanno in tempi 

recenti cessato le loro attività creando vaste aree dismesse su cui sono in corso progetti 

di trasformazione e di riconversione. Si riporta di seguito un breve riassunto delle 

caratteristiche di principali trattate nello studio. 

GEOLOGIA 

Dal punto di vista geologico l'area ha risentito fondamentalmente dell'attività di 

erosione, trasporto e deposito delle fiumane di scioglimento glaciale, con formazione 

di estesi depositi fluvioglaciali, con forti spessori che hanno raggiunto anche alcune 

centinaia di metri, estendendosi in modo abbastanza uniforme, costituiti da materiale 

ghiaioso e sabbioso, per decine di km 2 . 

Il tipo di materiale sopra descritto presenta in generale una permeabilità buona, 

che appare ancor più elevata nei primi pacchi di sedimenti (a partire dal piano 

campagna) nei quali predominano le ghiaie anche a granulometria decisamente 

grossolana. Nei primi 50 metri non si hanno notevoli variazioni da un punto di vista 

granulometrico. I letti argillosi e limosi si fanno più frequenti a maggior profondità, con 

aumento, sia di spessore che di estensione. 

MORFOLOGIA E IDROGRAFIA 

L'area di Sesto San Giovanni é tipica di pianura: la quota ufficiale del Comune é di 

137 m s.l.m., ma a settentrione la quota massima é di m 148, a meridione la quota 

minima é pari a 130 m. una sezione nord-sud mette in evidenza una pendenza dell’ 8 

per mille. Le uniche depressioni morfologiche, ma anch'esse ben limitate, sono 

circoscritte alla valle del fiume Lambro. 

Quest'ultimo costituisce l'unico reticolo idrografico superficiale di rilievo per i suoi 

rapporti con le acque di subalveo e con gli acquiferi profondi. 

Le modifiche più importanti apportate al reticolo idrografico superficiale 

dall'intervento antropico riguardano i fontanili, di cui l'area, prima della presa in 




possesso della grande industria, era molto ricca. Sulla cartografia IGM alla scala 

1:25.000 del 1888 sino alla Tavoletta del 1924 sono ben evidenti nella loro testa e nella 

loro asta il Fontanile Busca, il Fontanile Parpagliona, il F.le Piuma, il F.le Arbirola, i due 

rami del F.le Barinetti, il F.le San Cristoforo, il F.le Santa Maria e la Fontana Matta. 

Di tutte queste significative emergenze profonde é rimasto solo il Fontanile San 

Cristoforo nella porzione meridionale di Brugherio, che ha perso ormai completamento 

il suo significato idrogeologico di punto di risorgenza delle acque freatiche. 

Il reticolo idrografico artificiale è invece rappresentato dal Naviglio Martesana che 

corre per un breve tratto lungo il confine nord-orientale del Comune. Il Reticolo Idrico 

Minore individuato deriva da uno studio condotto dalla società REA. 

IDROGEOLOGIA 

Si é detto che il territorio di Sesto é pianeggiante, e che il sottosuolo é interessato da 

depositi caratterizzati da una permeabilità medio-alta, che contribuisce a definire alta 

la vulnerabilità degli acquiferi sotterranei. Solo localmente esistono terreni argillosi, 

sempre di debole spessore in genere inferiore al metro, di origine colluviale, in seguito ai 

fenomeni di argillificazione che hanno interessato i depositi appartenenti al Diluvium 

recente. Un deposito tipico di questo materiale é visibile in vicinanzaa della località C. 

na dei Gatti, dove é stata aperta nel passato una cava di argilla. 

Inoltre larghissime porzioni del territorio comunale sono state impermeabilizzate ed 

asfaltate, e questo sembrerebbe in teoria un fatto positivo, tendente ad abbassare la 

vulnerabilità della superficie. In realtà non é così, innanzitutto perché sono 

completamente mutate le caratteristiche ambientali dell'area con una concentrazione 

industriale che ha sostituito una realtà agricola, introducendo modifiche essenziali negli 

assetti non solo superficiali del territorio sestese, ma anche sotterranei e profondi. Infatti 

se sono diminuite le aree libere superficiali per le impermeabilizzazioni dovute agli 

edifici, alle strade, ai piazzali, sono aumentati a dismisura gli utilizzi dell'acqua 

sotterranea a scopo industriale e di conseguenza gli scarichi di acque di lavorazioni 

industriali nel sottosuolo: il rischio di inquinamento é pertanto aumentato. 

La Carta della Fattibilità geologica per le azioni di piano è stata elaborata in scala 

1:5.000 e fornisce indicazioni in ordine alle limitazioni e destinazioni d’uso del territorio, 

alle prescrizioni per gli interventi urbanistici, agli studi ed indagini da effettuare per gli 

approfondimenti richiesti, alle opere di mitigazione del rischio ed alle necessità di 

controllo dei fenomeni in atto o potenziali. 




Il territorio è stato diviso in quattro classi di fattibilità, con grado di limitazione d’uso 

del territorio crescente. 

Per ogni classe vengono introdotte norme che precisano, in funzione delle tipologie 

di fenomeno in atto, gli interventi ammissibili, le precauzioni da adottare e indicazioni 

per eventuali studi approfondimento. 

CLASSE 1 – FATTIBILITÀ SENZA PARTICOLARI LIMITAZIONI 

In questa classe ricadono le aree per le quali non esistono problematiche di 

carattere geologico-tecnico o geomorfologico che richiedano approfondimenti di 

studio e che possano limitare in alcun modo la modificazione d’uso del territorio. Non si 

è ritenuto inserire in questa classe alcuna area del territorio comunale 

prevalentemente a causa delle sostanziali modificazioni antropiche subite dallo stesso. 

CLASSE 2 – FATTIBILITÀ CON MODESTE LIMITAZIONI 

In questa classe ricadono le aree nelle quali sono state riscontrate modeste 

limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni. Sono aree sostanzialmente 

stabili che coprono gran parte della superficie comunale; possono esistere limitate 

problematiche connesse per esempio alla presenza localmente di materiale di riporto 

poco addensato, o a venute d’acqua in occasioni di eventi pluviometrici intensi. 

CLASSE 3 – FATTIBILITÀ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI 

In questa classe ricadono le aree con condizioni di pericolosità serie che non 

possono in alcun modo essere trascurate in fase di modifica della destinazione d’uso 

dei terreni. L’utilizzo di queste zone è subordinato alla realizzazione di supplementi di 

indagine volti a meglio definire l’entità e la distribuzione dei fenomeni attraverso rilievi, 

prove in sito ed in laboratorio e ogni altra attività che possa consentire di precisare le 

idonee destinazioni, le volumetrie ammissibili e le tipologie costruttive più opportune. Gli 

studi dovranno inoltre definire gli interventi atti alla mitigazione del rischio e, dove 

possibile alla sua completa rimozione. 

Per l’edificato esistente dovranno essere fornite indicazioni in merito alle indagini da 

seguire per la progettazione delle opere di difesa e per la sistemazione idrogeologica. 

Potranno essere previsti sistemi di monitoraggio al fine di compiere previsioni sulla 

possibile evoluzione dei fenomeni prevedendone in tal modo gli effetti. 

Sono state create quattro sottoclassi in funzione delle tipologie di fenomeno o di 

vincolo esistente: 




− 3a – sono aree potenzialmente inquinate in cui sono state attivate le 

procedure di Bonifica ai sensi del D.lgs 152/06. 

− 3b – Sono le aree interessate dalla fascia di rispetto delle captazioni ad uso 

idropotabile 

− 3c – Sono le aree che sono state oggetto nel passato da esondazioni storiche 

del Fiume Lambro e le aree che ricadono in Fascia C del PAI 

− 3d – solo le aree che presentano in superficie materiali con caratteristiche 

geotecniche potenzialmente scadenti. 

CLASSE 4 – FATTIBILITÀ CON GRAVI LIMITAZIONI 

L’alto rischio riconosciuto in questi settori di territorio pregiudica la fattibilità delle 

opere civili e più in generale di ogni modifica di destinazione d’uso del terreno. Dovrà 

essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non per opere tese al consolidamento o 

alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti 

saranno consentiti esclusivamente interventi così come definiti nell’art. 31, lettere a), b), 

c) della L. 457/1978. 

Anche in questo caso sono state definite tre sottoclassi. 

− 4a – Sono le aree di rispetto di 10 m intorno al reticolo idrico ex R.D. 523/04. 

Sono state inserite anche le aree ricadenti in Fascia A del PAI. 

− 4b – Sono le aree di tutela assoluta intorno alle captazioni idropotabili. 

− 4c – Sono le aree ricadenti all’interno della Fascia B del PAI 

NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE 

Le prescrizioni geologiche di seguito definite dovranno essere integralmente 

riportate nel Piano delle Regole del nuovo P.G.T. di cui formeranno parte integrante 

formale e sostanziale. 

AMBITO GEOLOGICO ED IDROGEOLOGICO 

CLASSE 1 - FATTIBILITÀ SENZA PARTICOLARI LIMITAZIONI 

Non sono presenti aree comprese in questa classe. Si ritiene comunque riportare 

una norma tecnica anche per questa classe. Tale noma costituisce comunque il 

riferimento base per ogni tipo di intervento edilizio da effettuare sul territorio. 

In tali aree è consentito qualsiasi intervento di modifica alla destinazione d’uso dei 

suoli, il quale dovrà comunque essere subordinato alla redazione degli studi geologici e 




geotecnici ai sensi delle nuove norme tecniche per le costruzioni per tutti i livelli di 

progettazione previsti per legge (preliminare, definitivo ed esecutivo). 

In caso di edifici che prevedano la realizzazione di piani interrati, sarà necessaria 

l’acquisizione di un parere geologico-idrogeologico preventivo, finalizzato alla verifica 

della compatibilità delle previsioni di progetto con lo stato dei luoghi. 

CLASSE 2 - FATTIBILITÀ CON MODESTE LIMITAZIONI 

Si tratta di aree nelle quali, in generale, sono ancora ammissibili tutte le categorie di 

opere edificatorie, fatto salvo l’obbligo di verifica della compatibilità geologica e 

geotecnica ai sensi delle nuove norme tecniche per le costruzioni, per tutti i livelli di 

progettazione previsti per legge. 

In caso di edifici che prevedano la realizzazione di piani interrati, sarà necessaria 

l’acquisizione di un parere geologico-idrogeologico preventivo, finalizzato alla verifica 

della compatibilità delle previsioni di progetto con lo stato dei luoghi. 

Si prescrive inoltre di: 

- curare il sostegno o il rimodellamento degli sbancamenti, anche di modesta 

entità, su basse pendenze (max. 35 gradi); 

- preferire opere di sostegno e controripa altamente drenanti (gabbioni, terre 

armate) o comunque prevederne un accurato drenaggio a tergo; 

- garantire la regimazione delle acque sulle aree impermeabilizzate o denudate 

(strade, piazzali, piste, scarpate), curando altresì l’immediato rinverdimento di queste 

ultime; 

- curare il drenaggio di scavi e sbancamenti, con l’eventuale bonifica di terreni 

imbibiti presenti al contorno dell’area di intervento. Prevedere comunque la capillare 

raccolta delle acque drenate, che andranno convogliate verso la rete fognaria o gli 

impluvi naturali stabili; 

- verificare che i pozzetti siano sempre in perfetta efficienza, coperti da chiusino o 

griglia che impedisca l'accidentale o deliberata immissione di materiale in grado di 

intasarne la sezione; 

- evitare di addurre alla superficie acque di falda intercettate nel corso di scavi o 

sbancamenti, senza prevedere adeguati sistemi di regimazione del loro deflusso; 

- limitare al minimo gli spandimenti irrigui, in particolare nelle aree già per loro 

natura imbibite e soprattutto nelle vicinanze delle aree in dissesto, particolarmente 

vulnerabili, curando la manutenzione della rete di drenaggio la cui funzionalità andrà 

garantita nel tempo; 




- prevedere per le aree destinate ad insediamenti produttivi, in particolare ove 

ipotizzabile lo stoccaggio e/o la presenza di rifiuti e materie prime pericolose nel ciclo 

produttivo, la predisposizione di sistemi di controllo ambientale; 

CLASSE 3 - FATTIBILITÀ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI 

Per le aree comprese in questa classe, la progettazione e la realizzazione di nuove 

infrastrutture, edificazioni, ristrutturazioni con sopraelevazioni e/o ampliamenti 

dell’esistente e che comportino variazioni dei carichi trasmessi dovranno essere 

attentamente valutate alla luce di specifici studi geologi e geotecnici, con riferimento 

alle problematiche riconosciute nella Carta di Fattibilità. 

Oltre a quanto previsto per le aree ricadenti nella Classe 2, si prescrive di: 

- nelle aree più acclivi, evitare opere estese continue e rigide, più vulnerabili a 

eventuali movimenti differenziali del terreno, inserendo giunti di separazione o giunti 

elastici che consentano l’adattamento dell’opera (ove compatibile con la sua 

funzionalità) ai eventuali cedimenti del terreno; 

- preferire quindi, ove possibile, opere di forma compatta e ridotte dimensioni, 

per le quali sarà preferibile irrigidire la struttura, uniformando i cedimenti. Nelle 

ristrutturazioni e ampliamenti, evitare quindi legami rigidi tra vecchie e nuove strutture 

accostate; 

- evitare opere che comportino la realizzazione di importanti scavi o accumuli di 

terreno e limitare i carichi imposti, bilanciando i volumi sbancati ed i riporti. Andrà 

quindi verificato che l’intervento operato non muti sostanzialmente la situazione 

geostatica della zona; 

lavori; 

- procedere agli scavi di una certa importanza per campioni di pochi metri; 

- richiedere particolare attenzione nel controllo delle modalità di esecuzione dei 

Per quanto riguarda gli interventi ricadenti nelle aree di rispetto delle captazioni ad 

uso idropotabile si dovrà fare riferimento a quanto prescritto del documento “Direttive 

per la disciplina delle attività all’interno delle aree di rispetto (comma 6, art. 21 del 

D.lgs. 11 maggio 1999, n.152 e successive modificazioni) approvato con d.g.r. 10 aprile 

2003 – n.7/12693. 

Ambiti ricadenti nella fascia C del Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico 




Per i territori ricadenti nella Fascia C del PAI, in attesa che l’Amministrazione 

Comunale definisca le Classi di rischio idraulico, come da allegato 4 alla D.G.R. n. 

8/1566 del 22 dicembre 2005, aggiornata con la D.G.R. 8/7374 del 28 maggio 2008, si 

applicano le seguenti norme: 

Per le aree di Fascia C delimitati dal segno grafico indicato come limite tra Fascia B 

di Progetto e Fascia C andranno applicate integralmente le norme di Fascia B del PAI. 

Per le aree di Fascia C delimitate dal segno grafico indicato come limite tra Fascia B 

e Fascia C, come previsto già dal PTCP, è vietata la nuova localizzazione e/o 

l’ampliamento di industrie chimiche e petrolchimiche, discariche di RSU e assimilabili, 

discariche di rifiuti speciali e T/N, impianti di incenerimento e trattamento dei rifiuti. 

Sarà inoltre necessario presentare una relazione idraulica elaborata secondo i criteri 

dell’allegato 4 alla D.G.R. n. 8/1566 del 22 dicembre 2005 e secondo la Direttiva 

dell’Autorità di Bacino “Verifica della Compatibilità Idraulica delle infrastrutture 

pubbliche e di interesse pubblico in fascia A e B” (approvata con deliberazione del 

Comitato Istituzionale n. 2 dell’11maggio 1999 e aggiornata con delibera n. 10 del 5 

aprile 2006)) che certifichi la reale condizione di rischio idraulico in relazione alle 

tipologie di opere da realizzarsi. 

In ogni caso dovranno comunque essere presi in considerazione, per la mitigazione 

del rischio, i seguenti accorgimenti: 

Misure per evitare il danneggiamento dei beni e delle strutture: 

- progettare la disposizione dei fabbricati e della viabilità minore interna così da 

limitare allineamenti di grande lunghezza nel senso di scorrimento delle acque , 

che potrebbero indurre la creazione di canali di scorrimento a elevata 

velocità; 

- progettare la disposizione dei fabbricati in modo da limitare la presenza di 

lunghe strutture trasversali alla corrente principale e favorire il 

deflusso/assorbimento delle acque di esondazione, evitando interventi che ne 

comportino l’accumulo. 

Misure atte a garantire la stabilità delle fondazioni: 

- opere drenanti per evitare le sottopressioni idrostatiche nei terreni di 

fondazione; 

- opere di difesa per evitare fenomeni di erosione delle fondazioni superficiali; 

- fondazioni profonde per limitare i fenomeni di cedimento o di rigonfiamento di 

suoli coesivi. 




Utilizzo di materiali e tecnologie costruttive che permettano alle strutture di resistere 

alle pressioni idrodinamiche 

Utilizzo di materiali da costruzione e tecnologici adatti a subire contatti con l’acqua. 

Di seguito si elencano, a titolo di esempio e senza pretesa di esaustività, alcune 

delle possibili soluzioni da prendere in considerazione per la predisposizione di 

accorgimenti costruttivi che impediscano danni a beni e a strutture e che consentano 

la facile ed immediata evacuazione dell’area inondabile da parte di persone e beni 

mobili: 

- progettazione di accessi agli spazi in sotterraneo a quote idraulicamente 

compatibili con la piena di progetto. 

- progettazione di aperture aeroilluminanti a quote idraulicamente compatibili 

con la piena di progetto. 

Sono comunque fatte salve le eventuali indicazioni più restrittive presenti nei Titoli 

delle presenti Norme nonché nei Piani sovraordinati e nella normativa regionale e 

nazionale vigente in materia. 

CLASSE 4 - FATTIBILITÀ CON GRAVI LIMITAZIONI 

Ai sensi della D.G.R. 7/6645/01, nelle aree comprese in questa classe non sono 

ammesse nuove costruzioni. Sono però consentiti gli interventi previsti all’art. 31 lettere 

a), b) e c) della legge 475/78, ovvero: 


Art. 31. 

(Definizione degli interventi) 

Gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente sono così definiti: 

a) interventi di manutenzione ordinaria, quelli che riguardano le opere di 

riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie 

ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti; 

b) interventi di manutenzione straordinaria, le opere e le modifiche necessarie per 

rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed 

integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le 

superfici delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni di 

uso; 

c) interventi di restauro e di risanamento conservativo, quelli rivolti a conservare 

l'organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di 



opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell'organismo 

stesso, ne consentano destinazioni d'uso con essi compatibili. Tali interventi 

comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi 

dell'edificio, l'inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle 

esigenze dell'uso, l'eliminazione degli elementi estranei all'organismo edilizio. 

In queste aree, in relazione ai fenomeni riportati nella carta di Fattibilità, sarà altresì 

necessario: 

- pianificare interventi di gestione e manutenzione idraulica del reticolo idrico 

urbano ed extraurbano, avendo cura, in primo luogo, di garantire un’idonea sezione di 

deflusso; 

- programmare periodiche pulizie degli alvei naturali, dei canali e delle opere di 

attraversamento (tombini, sottopassi, tubazioni); 

Detti interventi dovranno sempre essere appoggiati ad approfonditi studi e indagini 

geologici e geotecnici. 

Ambiti ricadenti nella fascia B del Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico – 

Sottoclasse di fattibilità 4c 

Per le aree ricadenti all’interno della fascia B valgono le limitazioni e le Norme di Uso 

del Suolo del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico 

AMBITO SISMICO 

La carta della Pericolosità Sismica Locale (Tavola 4) indica gli scenari presenti sul 

territorio di Sesto San Giovanni. In particolare, gli scenari individuati nel presente studio 

ed indicati in carta sono: 

- Z4a – Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvio-glaciali 

granulari e/o coesivi 

- Z3b – Zona di ciglio H > 10 m (bordo di cava) 

Per tali ambiti si applicano gli approfondimenti di 2° livello previsti dall’allegato 5 

della DGR 8/1566 22/12/05, aggiornata con la D.G.R. 8/7374 del 28 maggio 2008, per 

verificare se i parametri della normativa vigente tengono in considerazione gli effetti di 

amplificazione locale. 

Essendo il Comune di Sesto San Giovanni inserito in Zona sismica 4 tali 

approfondimenti riguarderanno esclusivamente le aree in cui è prevista la realizzazione 




di edifici strategici e/o rilevanti come indicato del d.d.u.o. n. 19904 del 21 novembre 

2003. 

Sono escluse dall’approfondimento tutte le aree non edificabili per motivi geologici 

e/o soggette a vincolo di natura ambientale, fintanto che tale vincolo garantisce la 

loro inedificabilità. 





ALLEGATO 1 

Stratigrafie Pozzi Privati

piano di governo del territorio adeguamento dello studio geologico ...

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